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Elaborazione dagli Studi del Dott. Maurice Mussat in ‘‘Les Reseaux d'Acupuncture - Etude Critique et Experimentale’’

047_AGO DI AGOPUNTURA

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Elaborazione dagli Studi del Dott. Maurice Mussat in ‘‘Les Reseaux d'Acupuncture - Etude Critique et Experimentale’’ INTRODUZIONE 3 4

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Elaborazione dagli Studidel Dott. Maurice Mussat

in ‘‘Les Reseaux d'Acupuncture - EtudeCritique et Experimentale’’

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INTRODUZIONE

L’approccio più immediato per uno studio concernente l'ago di Agopuntura è costitu-ito dalla conoscenza delle proprietà elettriche della pelle: essendo essa l’intermedia-rio inevitabile, non si può non tener conto delle sue condizioni biofisiche.

Nello stesso tempo è evidente che questo non è e non può essere il solo campo diazione, ancor meno il solo terreno di ricerca. Tuttavia, come primo stadio, uno studiodel rivestimento cutaneo è senza dubbio indispensabile. Si scopre allora la grande dif-ficoltà di reperire dei dati completi riguardanti la pelle e le sue proprietà: gli studisono dispersivi, selettivi e scarsi per quanto riguarda gli aspetti biofisici.

Ciò nonostante, un punto sul quale tutti i ricercatori sono concordi è il caratteremolto speciale dei “dati” elettrici cutanei, dei quali ne abbiamo tracciato un brevequadro. Quello che deve essere sottolineato, tra le altre cose, è l’aspetto di “capacità“e di conduzione: la pelle può “condurre” l’elettricità, ma può ugualmente “conservar-la”.

Si rendono evidenti, allora, tre direzioni di ricerca:-in che modo la pelle conduce l’elettricità;-come si può “caricare” la pelle;-che cosa succede a questa eventuale carica.

Questo primo approccio al problema, portò a dei risultati positivi e suscitò dellenuove osservazioni che si collegarono le une con le altre. Sarebbero necessarie nuovericerche, ma esse sono impraticabili al nostro livello, perché richiederebbero dei mezzitecnici di cui non disponiamo.

Diamo qui un resoconto delle ricerche fatte, tenendo ben presente che esse sono tut-t’ora in corso e si rinnovano costantemente. Il che apre nuove prospettive e nuove ipo-tesi, che indirizzano verso nuove sperimentazioni.

Si capisce, quindi, come questo resoconto non possa che essere incompleto ed incom-piuto: il fatto stesso di stamparlo, implica un ritardo in rapporto ai tentativi ed alleverifiche ininterrotte. Può essere, e certamente lo sarà, che questa stessa progressioneporterà a negare o modificare delle osservazioni che vengono qui riferite. Ma è esatta-mente questo il senso vero della Ricerca.

Un secondo aspetto da considerare con attenzione è quello specificamente bio-elet-trolitico del liquido interstiziale, poichè solo in questo modo si può realmente comin-ciare a comprendere il possibile gioco elettro-ionico scatenato dall'ago di Agopunturaquando viene immerso nel piano sottocutaneo e in un ambiente ‘‘umido’’, quale il Me-ridiano ed il punto di Agopuntura.

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Conoscendo bene questi dati fisiologici vedremo come la progettazione dell'ago ‘‘ide-ale’’ risponde a delle precise leggi biofisiche e si capirà come sia difficile pensare an-cora alla nascita dell'Agopuntura da fatti esclusivamente empirici. I Taoisti conosce-vano alla perfezione i segreti dei metalli, anzi la lavorazione degli stessi rivestiva uncarattere di ‘‘sacralità’’ e si rifaceva ad un rituale preciso ed affascinante che nascon-deva i segreti del loro profondo sapere.

Vedremo quindi in progressione dei dati fondamentali sulla elettrofisiologia cutanea,qualche cenno sugli elettroliti ed i liquidi corporei, per arrivare ai dati specifici delpresente studio che concerne la Fisica dell'Ago di Agopuntura, la sua manutanzione, iproblemi della sterilizzazione.

I dati riportati sono estrapolati da lavori del Dott. Maurice Mussat, raccolti in par-ticolare nei libri:

Physique de l'Acupuncture, Librairie Le Francois, ParisLes Réseaux d'Acupuncture dello stesso editore.

Parte dei dati sono attinti anche da:R. Bianchini , L. Cuoghi Fisica e Biofisica del corpo umano,

ed.La Nuova Italia Scientifica, 1991Arthur C. Guiton Trattato di Fisiologia Medica, Piccin Editore, 1987.

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ELETTROFISIOLOGIA CUTANEA

ogni istante, ad un campo di forze che va-riano continuamente in tutti i loro parame-tri.

-In più, la fisiologia propria della pellesi accompagna a produzione di elettricità,di origine metabolica, come tutti gli altriorgani che ci compongono.

-Tutti questi elementi e tutti questi vet-tori rendono la pelle il luogo elettivo di nu-merosi fenomeni elettrici, che si svolgononon solo secondo la conduzione piana delrivestimento cutaneo, ma interessano an-

che il flusso elettroionico trans-cutaneo.-L’ago di Agopuntura sarà perciò un pa-

rametro aggiunto all’equazione biofisicacutanea del momento, e questo parametroavrà parallelamente una azione elettroio-

Come si può facilmente intuire, il rive-stimento cutaneo ha una importanza fon-damentale in Agopuntura. Non solo perchècostituisce il vettore del gesto terapeutico,ma anche perchè costituisce la frontiera chesepara l’ambiente interno da quello ester-no.

La pelle è tutt’altro che un rivestimentoinerte; essa vive, respira, elimina e soprat-tutto costituisce il supporto di una orga-nizzazione complessa di recettori, i qualistabiliscono i nostri contatti di integrazio-ne con l’ambiente. La si può dunque con-siderare come una struttura avente un suoproprio metabolismo.

E, come ogni altra struttura organizzatadel corpo, avrà un aspetto biofisico che nelsuo caso ha una importanza particolare, es-sendo essa sottoposta, costantemente, adelle aggressioni e a dei segnali di origineesterna, dunque di natura essenzialmentefisica.

Fra i rapporti biofisici in gioco, un ruo-lo preponderante deve essere attribuitoall’elettricità. Questo perchè i fenomenielettrici che ci circondano e ci riguardanosono innumerevoli e costituiscono real-mente il nostro ambiente quotidiano e co-stante. L’impiego continuo di apparecchia-ture elettriche ci circonda di “campi” chehanno un’influenza sull’organismo, comepure le comuni cariche elettrostatiche del-le nostre abitazioni, degli oggetti di pla-stica di ogni tipo, dell’aria ambiente e del-la meteorobiologia. Siamo sottoposti, in

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nica fondamentale, proprio grazie alle pro-prietà elettroioniche della pelle.

Lo studio delle caratteristiche elettroio-niche della pelle, e dei fattori che influen-zano la conduzione cutanea, deve tenerconto di due parametri:

-da una parte, la nozione dieterogeneità della pelle,

-dall’altra, la nozione di cambiamentifisici conseguentiall’invecchiamento.

Questi due fattori devono essere costan-temente rapportati alle variazioni dei fat-tori esterni.

In effetti la pelle svolge un ruolo di ter-moregolazione, simile ad un radiatore ri-cevente o emittente. Ma parallelamentegioca anche un ruolo cruciale nella rego-lazione della evaporazione idrica.

In più e soprattutto, essa è interamentepercorsa da una rete nervosa complessa, laquale riceve e poi trasmette dei segnali af-ferenti, che vanno a provocare delle indi-spensabili modifiche di adattamento. Lecaratteristiche meccaniche della pelle sa-ranno dunque un importante parametro dicui bisognerà assolutamente tener conto, inparticolare la resistenza all’usura.

Ora, tutti questi aspetti sono strettamen-te legati all’attività delle ghiandole sudo-ripare. Esse sono sotto il controllo nervo-so e condizionano non solo l’equilibrio ter-mico attraverso l’evaporazione, ma anchele caratteristiche meccaniche cutanee, fa-cendo variare l’idratazione dello stratocorneo.

Nello stesso tempo e parallelamente, l’ir-rorazione sanguigna degli strati profondisvolge non solo una funzione nutritizia, maanche di dispersione calorica per ‘‘conve-zione’’.

La conseguenza è che una misurazioneelettrica cutanea sarà legata alle variazio-ni dei parametri descritti e soprattutto almaggiore o minore grado di idratazione. Diqui l’incidenza diretta del fattore sudori-paro, del livello di vascolarizzazione ed

anche dell’attività elettrica propria dellecellule viventi profonde. Il che è un fatto-re importante da considerare quando si uti-lizza un cercapunti, poichè minime varia-zioni dell'idratazione cutanea possono fal-sare la sensibilità dell'apparecchio.

Ora, l’anatomo-fisiologia dimostra ancheche la densità dei recettori non è costante:ci sono variazioni a seconda delle diverseparti del corpo. Per cui non deve sorpren-dere il fatto che le caratteristiche elettri-che cutanee hanno una specificità topogra-fica, che spiega anche la differenza nellatecnica di puntura a seconda delle varieparti del corpo, dell'età del paziente e del-la sua particolare costituzione.

Va sottolineato un altro aspetto, di natu-ra filogenetica: lo studio delle variazionicutanee degli animali, soprattutto quelli apelliccia, a seconda delle stagioni, fannoregistrare le stesse variazioni riguardantila pelle umana, anche se meno marcate.

Quindi effettivamente è possibile consta-tare delle variazioni dell’elettrologia cuta-nea, non solo circadiane o circannuali, maancora e soprattutto in funzione dell’età.

Lo studio dell’evoluzione macroscopicadella pelle a seconda dell’età fanno pensa-re che le variazioni elettriche legate all’in-

vecchiamento sono in funzione non dellevariazioni neurologiche, ma essenziale-mente anatomiche. In più, e per compli-care il problema, è evidente che le proprie-tà elettriche cutanee rifletteranno anche le

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variazioni di origine interna. La patologiaavrà anch’essa un’importante incidenza. Diconseguenza, si vede come lo studio dellecaratteristiche elettro-ioniche della pelledovrà tener conto non solo dei vettori cu-tanei strutturali, ma anche dei vettori in-terni, fisio-patologici.

Lo studio dei componenti anatomici cu-tanei mostra che la pelle è un insieme la-mellare. Ogni strato o livello si distingueper caratteristiche anatomo-istologiche eparallelamente per caratteristiche elettri-che. In più essa è perforata perpendicolar-mente da elementi molto differenziati, inparticolare dai sistemi sudoriparo e pilife-ro.

Si avranno quindi due aspetti elettricispecifici:

- una conduzione orizzontale, secondoil piano lamellare

- una conduzione transcutanea,soprattutto per la presenza delsistema sudoriparo.

Il che vuol dire che la pelle presenta dueassi di traslazione elettrica. Uno orizzon-tale o piano, l’altro verticale o trans-cuta-neo. La conduzione piana, a sua volta, sidivide in due altri assi, uno superficiale eduno profondo.

Se si effettuano delle registrazioni diresistenza elettrica cutanea, non con elet-trodi piatti, ma pungendo trasversalmentela cute, si può constatare che la resistenzasi riduce considerevolmente rispetto allemisurazioni superficiali.

Ora, quale che sia la struttura anatomicaconsiderata, la conducibilità elettrica èsempre direttamente legata alla sua per-meabilità ionica. Ecco perchè il ruolo elo spessore dello strato corneo avranno unagrande importanza. Questo studio è statogia effettuato molti anni fa e si è ritenutogeneralmente che lo strato corneo fosse im-permeabile agli ioni. Ma ricerche succes-sive, condotte da Rein negli Stati Unitihanno dimostrato che degli ioni pesanticolorati potevano diffondere fino agli strati

profondi. Nello stesso tempo Fleishmayere coll. hanno visto che il Torio X potevaraggiungere lo strato germinativo e addi-rittura il tessuto connettivo.

Anche Witten è arrivato a risultati si-mili, utilizzando lo ione fosfato marcatocon fosforo radioattivo.

Questi esperimenti, così come altri, con-fermano la proprietà di permeabilità ioni-ca attaverso lo strato corneo, e nello stes-so tempo hanno dimostrato che il tessutoconnettivo è molto meno permeabile.

Fleishmayer e Witten hanno anche sta-bilito che il Torio X, se sottoposto ad elet-troforesi, raggiunge il limite dermo-epider-mico e anche il corion.

Sembra dunque, secondo questi numerosilavori, che lo strato esterno ha un poteredi conduzione che gli è proprio, indipen-dentemente dalle formazioni perpendi-colari sudoripare.

-Inoltre, tutte le misurazioni effettuatedimostrano che questo potere di traslazio-ne elettrico è direttamente in funzione deltasso di idratazione: lo strato corneo èmolto meno conduttore se è secco.

In definitiva si può dire che esiste unaopzione di conduzione: in un primo tempodirettamente attraverso lo strato corneo,fino al sistema sudoriparo più vicino, poi,in un secondo tempo, fino alla profondità,con la mediazione del canale sudoriparostesso.

Lo strato corneo può dunque essere con-siderato come uno “strato barriera” ver-so la profondità. Altri studi hanno dimo-strato che molto probabilmente esiste unsecondo strato barriera a livello della par-te profonda dello strato germinativo, o cheesso stesso costituisce uno “strato barrie-ra”. Tutto lascia pensare che la zona cuta-nea al di sopra di questa barriera contribu-isce alla conducibilità orizzontale.

Parallelamente l’evidenziazione di que-sto strato barriera si può anche effettuarecon un microelettrodo infisso progressiva-mente attraverso la cute, studio effettuato

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da Suchi. Spingendo lentamente il micro-elettrodo, a partire dallo strato corneo, siosserva che la resistenza diminuisce pro-gressivamente, probabilmente in conse-guenza di una variazione della idratazioneprofonda. Poi, ad un certo livello, il sog-getto segnala una sensazione dolorosa eappena oltre si nota che la resistenza di-minuisce brutalmente. Suchi ha stabilitoche questa immediata variazione comparea delle profondità variabili a seconda del-la regione anatomica: 50 micron sull’avan-braccio e 350 sul palmo della mano.

Questa mostra che la punta del microe-lettrodo oltrepassa una barriera ionica,ma è anche una conferma degli esperimen-ti con il Torio X, che hanno evidenziatoquesta barriera al limite dermo-epidermi-co. I fatti svelati dalla infissione di un mi-croelettrodo transcutaneo, così come quellidei diversi ioni-traccia, sembrano dimo-strare che si deve trattare di una distribu-zione stratificata dei piani istologici, percui la permeabilità ionica varia a secondadel livello e a seconda della differenzia-zione cellulare. Di modo che l’effetto bar-riera dovrebbe essere il risultato di unaprobabile distribuzione delle capacità difiltrazione ionica, piuttosto che di uno stra-to unico e reale.

Il corion, lo strato più profondo, presen-ta degli spazi o canalicoli intercellulari chepermettono una libera circolazione ionica.La sua permeabilità agli ioni è stata dimo-strata da Kligmann: la colorazione catio-nica al bleu di metilene introdotta in unaghiandola sudoripara tramite corrente elet-trica, scende lungo la ghiandola, fino alcorion, dove diffonde lateralmente.

Questa stessa diffusione si osserva an-che in certa misura intorno al canale sudo-riparo.

Il libero passaggio significa che la tra-slazione elettrica si effettua soprattutto at-traverso i diversi strati sopra-corionici, ilche è una conferma delle misurazioni ef-fettuate con il microelettrodo.

Invece, una volta che la “barriera” èstata attraversata, cosa che avviene quasisempre con l'ago di Agopuntura, non si re-gistrano più variazioni della resistenza glo-bale. Per quanto riguarda il follicolo pili-fero, è evidente che anch’esso costituisceun canale di conduzione preferenziale tran-scutaneo.

Si è anche constatato che il cranio è laregione più conduttrice del corpo. La suaconducibilità è 4 volte più forte di quelladel palmo della mano e più di 10 volte ri-spetto a quella dell’avanbraccio.

Ora, dato che la zona frontale, essendosprovvista di sistema pilifero, ha una con-ducibilità 4 volte superiore a quella del-l’avanbraccio, se ne deve concludere chel’alta conducibilità del cuoio capelluto èdovuta precisamente ai follicoli piliferi.

In più uno studio della variazione di re-sistenza, effettuato con un microelettrodo,mostra che la pelle vicina al follicolo hauna resistenza nettamente più debole ri-spetto ad una regione lontana. Per quantoriguarda il sistema vascolare, la vaso-dila-tazione provoca una diminuzione di resi-stenza, mentre la vaso-costrizione ne pro-voca un aumento.

Per concludere, i parametri che influen-zano la conducibilità cutanea sono dunquela conduzione orizzontale propriamentedetta e quella verticale, tramite le organiz-zazioni sudoripare e pilifere. Ma essi nonsono i soli fattori, essendo fondamentaleanche il parametro neurologico. In effet-ti l’attività neurologica efferente varia nonsolo a seconda delle diverse regioni cor-poree, ma anche nel tempo e si accompa-gna a variazioni parallele della resistenzamedia (per esempio, in un’ora, da 1,3 a0,8).Mettendosi ora dal solo punto di vistadella ricerca in Agopuntura, si possonofocalizzare alcuni dati fondamentali:

- L’ago costituirà una connessione fra idiversi strati cutanei, soprattutto fra quel-li più estremi.

- Inoltre, attraversando la pelle, l’ago si

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spinge nel piano di clivaggio sottocutaneo,vale a dire nello spazio interstiziale, il checorto-circuita la profondità con la superficie.Questo è dimostrato dalla caduta critica del-la resistenza misurata nello stesso punto pri-ma e dopo l’infissione dell’ago. Il corpo del-l’ago si comporterà, perciò, come un canalesudoriparo metallico, dunque a resistenza pra-ticamente nulla rispetto alle zone cutanee cir-costanti.

In sostanza la pelle è formata da un mosai-co continuo di condensatori e di resistenzeche vengono direttamente scavalcate dall'ago,la cui azione si porta nei piani sottocutanei,negli spazi che contengono liquido intersti-ziale e ioni positivi e negativi.

LIQUIDI ED ELETTROLITI

Tra i bordi delle diverse strutture anato-miche e l’ambiente interstiziale esiste unadifferenza di potenzialità detta potenzialeEta. E’ un fattore che influenza la diffe-renza di potenzialità esistente fra la super-ficie del corpo e la profondità, senza, tut-tavia, esserne l’origine.

In effetti questo “potenziale Eta” è unacarica costante, interna. I valori misuratisulla pelle provengono essenzialmente damovimenti ionici trans-cutanei di differentientità: la velocità di traslazione varia infunzione del peso ionico e della distri-buzione delle cariche locali e i diversistrati oltrepassati si comportano comedelle membrane semipermeabili. Questaselettività o questo freno per gli ioni per-mette, da un lato, l’instaurarsi di una po-tenzialità superficie-profondità e, dall’al-tro, la conduzione ionica propriamente det-ta permette anche una conduzione elettro-statica concomitante.

Diventa necessario qualche cenno sulmetabolismo idrico ed elettrolitico del cor-po, per comprendere l'entità dei fenomeniindotti da un elettrodo a funzione multi-pla, come è in effetti un ago di Agopuntu-ra.

L'acqua è quantitativamente il principa-le costituente dell'organismo. Essa costi-tuisce l'ambiente universale in cui si svol-gono tutti i processi viventi, la vita non èpossibile senza l'acqua. La sua importan-za biologica è dovuta alle sue eccezionaliproprietà chimiche e fisiche. Di tutti i fluidiè quello che può sciogliere il maggior nu-mero di sostanze: alcune di queste subisco-no una dispersione molecolare, altre for-mano particelle di maggiori dimensioni(micelle di dispersione colloidale), ed al-tre vengono dissociate in ioni. La disper-sione ionica (ossia la dissociazione elet-trolitica) è resa possibile dalla elevata co-stante dielettrica dell'acqua che è supe-riore a quella di ogni altro liquido.

La quantità totale di acqua dell'organi-smo diminuisce nel corso della vita. E' parial 90% del peso corporeo nell'embrione, eal 60-70% negli adulti, con una gradualediminuzione fino all'età senile. Da segna-lare che essa è molto abbondante nei mu-scoli e nella cute, tessuti dai quali la mag-gior parte dell'acqua ingerita o iniettataviene assunta.

L'assunzione giornaliera varia da un in-dividuo all'altro, e da un giorno all'altro

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nello stesso individuo. Nei climi tempera-ti varia da 850 a 2500 ml al giorno, a se-conda anche del lavoro muscolare e dellatemperatura dell'ambiente.

Nell'organismo l'acqua si distribuisce intre compartimenti:

a) plasma del sangueb) liquido intracellularec) liquido interstiziale

Il plasma ed il liquido interstiziale co-stituiscono nel loro insieme il liquido ex-tracellulare. Tra i suddetti compartimentisi attua uno scambio continuo di fluidi eioni, tanto che in un minuto un volume diacqua pari al contenuto di acqua del pla-sma entra ed esce dai vasi sanguigni.

La quantità di acqua nel plasma sangui-gno è solo di circa 4,2 litri per un uomo di70 Kg, e di circa 3 litri per una donna di55 Kg, ma la sua importanza è enorme,perchè è il mezzo di comunicazione tral'ambiente interno e quello esterno alle cel-lule. La sua velocità di circolazione è ele-vata e la sua composizione viene mantenu-ta rigorosamente costante.

Queste caratteristiche dinamiche spiega-no ampiamente come una variazione ed unaridistribuzione di cariche bioelettriche pro-vocata da una terapia agopunturistica pos-sa rendere ragione di effetti clinici su tut-to il corpo. In effetti in un primo momentol'infissione di uno strumento terapeuticoquasi insignificante per la sua dimensio-ne, come può essere considerato un ago diAgopuntura, sembra non possa dare varia-zioni di una qualche importanza in un or-ganismo tanto più grande come il corpoumano, anche per l'entità delle microcari-che in gioco. Eppure, grazie all'acqua, alla

Peso Percentuale Percen- TotaleKg peso corporeo tuale litri

Corpo 70 .... 66 46,0Muscoli 30 42 76 22,8Cute 12 18 72 8,5Grasso 13 18 30 3,8Ossa 11 16 22 2,4Sangue 5,6 8 76 4,2Fegato 1,5 2,2 70 1,0

Distribuzione dell'acqua nei tessuti per un uomo di 70 Kg

Schema della distribuzione ecircolazione dell'acqua nell'organismo

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sua diffusibilità, ed agli ioni che contiene,le micro-variazioni elettroioniche provoca-te in estrema superficie, nel meridiano di

Agopuntura costituito dallo spazio intersti-ziale, si ripercuotono in profondità edinfluenzano la distribuzione ionica delplasma e dei fluidi intracellulari.

E' interessante considerare la distribu-zione ionica dei compartimenti intra ed ex-tracellulari, per comprendere meglio suquali ioni positivi o negativi si va ad agirecon l'Agopuntura.

Come si vede nel grafico alla pagina pre-cedente, mentre all'interno delle cellule ilcatione principale è il potassio, ed i prin-cipali anioni sono il fosfato e gli anioniproteici, nel liquido extracellulare il catio-ne principale è il sodio, ed i principali anio-ni il cloro ed il bicarbonato.

Principali costituenti chimici dei liquidi dei tre compartimenti corporei.Le colonne a sinistra corrispondono alla concentrazione totale dei cationi e

quelle di destra alla concentrazione totale degli anioni. I numeri dellascala rappresentano milliequivalenti per litro di acqua.

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Come vedremo, quando si usa l'ago in‘‘dispersione’’ la sua punta, immersa nelliquido interstiziale, si comporta da polopositivo e attira gli anioni cloro e bicarbo-nato. Per intenderci, sono questi ultimi iresponsabili della caratteristica iperemialocale che si manifesta sulla pelle intornoal punto di infissione.

Meccanismo identico alle conseguenzelocali di una microbruciatura e identicoanche al corollario biofisico del fenomenodella infiammazione. Siamo abituati a stu-

diare in Patologia generale gli aspetti bio-chimici di quest'ultima, ma in realtà nel-l'organismo vivente ogni evento, fisiologi-co o patologico si accompagna sempre avariazioni chimiche e fisiche.

Viceversa in ‘‘tonificazione’’ si metto-no in atto delle tecniche per rendere la pun-ta dell'ago negativa rispetto all'ambiente incui si trova. In questo modo le cariche po-sitive vengono attratte e gli ioni negativivengono allontanati.

L'AGO ‘‘IDEALE’’

In diversi studi effettuati da molti Auto-ri, fra i quali facciamo riferimento in par-ticolare a quelli del Dott. Maurice Mussat,si è visto come tutti i cosiddetti ‘‘Meri-diani di Agopuntura’’ non sono delle re-altà anatomiche che si possano evidenzia-re in quanto tali con il riscontro autoptico,essi sono delle realtà bio-elettriche e ladissezione anatomica evidenzia semplice-mente che il loro disegno al di sopra dellasuperficie cutanea corrisponde a piani diclivaggio sottostanti che possono essere tramuscolo e muscolo, tra muscolo ed osso,tra osso e tendine, ecc. In ogni caso sonospazi in cui è presente liquido interstiziale in quantità significativa rispetto alle strut-

ture vicine.Ora una metodica terapeutica che si pro-

pone di influire su di un equilibrio elettro-ionico alterato deve prevedere prima ditutto l'attraversamento della barriera cuta-nea e l'accesso al liquido interstiziale.

Diverso è il discorso per quanto riguar-da il punto di Agopuntura. Esso corrispon-de a quelle zone del piano di clivaggio pro-iettato in superficie, che presentano ana-tomicamente una maggiore ampiezza e pro-

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fondità. Sono ormai numerosi gli studi isto-logici che hanno dimostrato la ‘‘realtàanatomica’’ di quest'ultimo.

Da notare che il termine cinese per quel-

lo che in Occidente è stato definito ‘‘pun-to’’, è in realtà ‘‘Hsueh’’, che significa‘‘pozzo’’ da cui attingere l'acqua-Energia.Nella loro semantica, effettivamente mol-to più precisa e significante della nostra,riuscivano ad implicare il con-cetto di profondità e di dinami-smo.

Per ottenere un movimentoed una ridistribuzione di cari-che bio-elettriche, lo strumen-to util izzato, quale che sia,deve avere due proprietà fon-damentali:

a) Essere adatto a penetrarefacilmente al di sotto della cute senza trau-matizzarla eccessivamente e senza lascia-re segni antiestetici o di altro tipo.

b) Essere un conduttore, condizione in-dispensabile per veicolare cariche elettri-che.

Ovviamente a queste due caratteristichedi base, senza le quali non si potrebbe par-lare di strumento terapeutico, se ne aggiun-gono molte altre, secondarie ai fini dell'ef-fetto clinico, ma indispensabili per un suoreale uso pratico. Per esempio una buona

resistenza alle alte temperature della ste-rilizzazione, una certa elasticità per segui-re ed adattarsi ai piani sottocutanei, unasufficiente durezza per permettere l'affila-tura della punta e una discreta durata dellastessa, un aspetto estetico accettabile, ecc.

Già da quanto detto si comprende comesia perfettamente logico pensare ai metal-li, ognuno dei quali ha un suo specificogrado di conducibilità. Indispensabile, aquesto punto, rifarsi ad alcune leggi dellaFisica che riguardano le caratteristiche spe-cifiche dei metalli, in particolare quelle cheriguardano gli scopi di questo studio.

1) Effetto termo-elettronicoConsiderando un filo metallico qualsia-

si, se si riscalda una delle due estremità, sinota che la parte calda diventa elettrica-mente positiva rispetto a quella fredda equindi una corrente elettrica si muove dal-la prima estremità verso la seconda. In ter-mini fisici significa che esiste un movimen-

to di elettroni che si muove in senso inver-so a quello della corrente, cioè dalla partefredda verso quella calda.

b) Effetto di BenedicksSe i differenti punti di un conduttore

omogeneo sono portati a temperature dif-ferenti, si genera una corrente lungo il me-tallo conduttore.

c) Effetto Kelvin-ThomsonE' il fenomeno inverso a quello prece-

dente: il passaggio di una corrente lungo

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un conduttore omogeneo portato a tempe-rature differenti, fa annullare gradualmen-te le differenze di temperatura.

d) Coppia bimetallicaSe si saldano insieme due fili di metallo

che hanno un diverso livello di conducibi-

lità, riscaldando il punto di saldatura, sistabilisce fra i due una forza elettromotri-ce tanto maggiore quanto più grande è ladifferenza di conducibilità dei due metallie quanto più alta è la temperatura cui vie-ne portato il punto di saldatura.

Considerando i punti precedenti, si puòcominciare ad avere un'idea per la costru-

zione di un ago ideale che abbia un certomeccanismo d'azione quando viene infisso

al di sotto della cute in corrispondenza dicerti punti. Questo senza dubbio è uno deimeccanismi principali che spiegano l'azio-ne terapeutica dell'Agopuntura, azione cheper troppo tempo è stata messa in dubbionegli stessi ambienti scientifici e medici‘‘ufficiali’’.

In effetti, considerando che la tempera-tura interna del corpo è intorno ai 37 gradie che quella esterna è sensibilmente infe-riore, in media 20 gradi, si comprendecome un filo metallico appuntito immersoin profondità al di sotto della cute, si ri-scalda nella zona della punta. Quindi si hauna propagazione di calore e di correnteelettrica dalla profondità verso la superfi-cie, mentre un flusso di elettroni corre insenso inverso, contribuendo a rendere po-sitiva la punta stessa.

Come è comprensibile, questo fenome-no provoca un'attrazione e una migrazionedi cariche negative del liquido interstizia-le, contemporaneamente ad un'allontana-

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mento di cariche ioniche positive. Il tuttodura fino al livellamento termico di tuttoil filo metallico, condizione che annullacompletamente i fenomeni termo-elet-tronici e con essi l'effetto bio-fisico.

Quindi la ricerca deve essere orientataverso un metallo che sia buon conduttore,ma cattivo scambiatore di calore. In que-sto modo il tempo per l'equilibrio termicosi allunga e con esso l'azione terapeutica.Questa caratteristica portata all'eccesso sirivela però controproducente, poichè allun-gherebbe di molto il tempo di latenza tral'infissione dell'ago e l'inizio dell'azione te-rapeutica, essendo lungo il riscaldamentodella parte immersa e l'inizio della diffe-renza di potenziale tra i due estremi delmetallo.

Molto più efficace cercare delle soluzio-ni che ritardino il più possibile il riscal-damento della parte esterna. In effetti ba-sterebbe usare un filo metallico molto lun-go: il risultato biofisico sarebbe accettabi-le, ma non bisogna essere agopuntori percomprenderne la scarsa praticità, sia perl'impossibilità quasi assoluta di manegge-volezza al momento dell'infissione, sia peril curioso aspetto che assumerebbe un pa-ziente sottoposto a trattamento con unostrumento di questo tipo.

Una seconda possibilità è quella di co-struire un ago che abbia nella parte ester-na delle alette funzionanti come radiatori

disperdenti, soluzione questa che avrebbemaggiore efficacia e minore ingombro. Tut-tavia anche in questo caso la maneggevo-lezza sarebbe difficile e scomoda.

Per cui l'unica soluzione logica, prati-ca ed efficace ai fini degli effetti biofisiciricercati è quella di avvolgere a spirale lalunga parte di filo metallico esterno, il checostituirà un vero e proprio manico del-

l'ago. Rispetto alla lunghezza, è evidenteche se essa è minima, la conduzione termi-ca porterà troppo velocemente al livella-mento della temperatura, se è eccessiva,l'ago sarà troppo pesante e non potrà esse-re manipolato. Ecco perchè, anche empiri-camente, si arriva ad una lunghezza di cir-ca 8 cm, con perfetta maneggevolezza elungo periodo di raffredddamento dellaparte non infissa. La spirale che costitui-sce il manico assicurerà nello stesso tem-po una buona dispersione calorica.

Ma perchè non sfruttare i principi fisicidella coppia bimetallica? In pratica, se laspirale del manico viene realizzata con unmetallo differente da quello dell'‘‘anima’’dell'ago, si avranno anche le condizioni diagitazione termo-elettronica, soprattutto se

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l'ago viene infisso profondamen-te fino alle prime spire, il che’’riscalda’’ il punto di collega-mento fra i due metalli.

In un certo senso questa strut-tura bimetallica costituisce unavera e propria ’’micropila’’, chepermette la carica elettrica ditutta la parte costituita dall'av-volgimento, stretto intorno alfilo centrale dell'ago. Si ha unmicrocondensatore circolare,in cui il dielettrico indispensa-bile alla carica esistente fra i duetipi di metallo è data dalla sotti-le lamina di ossidazione che siforma tra le spire e l'anima. Lacarica stessa sarà assicurata dal-la differenza di potenziale tra laspira più bassa e l'estremità delmanico (effetto Benedicks).

Le caratteristiche fisiche elen-cate erano sicuramente conosciu-te nella loro completezza dai Ta-oisti e da chi descrisse nel NeiKing le tecniche di costruzionedell'Ago di Agopuntura, com-presa la necessità della forma-zione di una lamina di micro-ossidazione del manico. Que-st'ultima è ovviamente assentenell'ago appena costruito e si for-ma gradualmente in 10-15 gior-ni soprattutto se si ha l'abitudi-ne di tenere gli aghi in un mezzo

disinfettante, ma liquido. A questo propo-sito il testi antichi precisano che l'ago nuo-vo non può essere usato efficacemente poi-chè è troppo giovane ed inesperto, esso‘‘ancora non sa’’. Bisogna allora metterel'ago nella Terra, precisamente nell'argillaumida per un periodo di tre volte sette gior-ni ed alla fine si avrà un ago che ‘‘sa agi-re’’ e che dovrà essere maneggiato con curaed attenzione, poichè esso è potente. Biso-gnerà usarlo come se si guidasse la po-tenza di una tigre reggendola per la coda.

Tornando ai tempi attuali, è importantenotare che la carica di un tale condensato-re è estremamente debole in un'ago asciut-to e ‘‘fermo’’. I calcoli mostrano che perun filo di 40/100 di diametro, con una lun-ghezza del manico di 3,5 cm, la capacità èdell'ordine di 1000 picofarads. Diversa èla condizione d'uso.

In ogni caso sorge il problema di cerca-re i due metalli che nel loro accoppiamen-to costituiscano la soluzione ottimale pergli scopi prefissi.

Le caratteristiche di base devono esserele seguenti:

a) resistenza minima alla corrente elettricab) buona conduzione termica, soprattutto

per il metallo che costituisce il manico,poiché deve anche avere l'effetto‘‘radiatore’’

c) caratteristiche molecolari chepermettano la maggiore facilità nello‘‘scambio’’ di elettroni.

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L'AGO ‘‘REALE’’

Per quanto riguarda gli studi effettuatisugli accoppiamenti bimetallici per realiz-zare un ago con tutte le caratteristiche ri-chieste di performances biofisiche e prati-che, riportiamo un estratto dal lavoro delDott. Maurice Mussat descritto nel libroLes Reseaux d'Acupuncture, nel capito-lo dedicato agli aghi.

Fin dall'inizio la ricerca in Agopunturaconcernente gli aghi è stato un tema costan-te (Vedere Fisica dell'Agopuntura). Da al-lora le ricerche non si sono mai interrottee sono passate attraverso diverse fasi discelta, di tentativi, di considerazioni diver-se, di ripensamenti, di fallimenti e di suc-cessi. In particolare per quanto riguarda gliaghi di tungsteno. In breve, questi aghisono stati per noi lo strumento migliore,quello più scientificamente valido, risul-tante da una logica rigorosa. I fatti ci han-no dato ragione, ma la pratica ha eviden-ziato diversi inconvenienti che ci hannoobbligati a ricercare soluzioni alternative.

1. Aghi di tungsteno

Utilizziamo due modelli, uno in tungste-no degrafitato, di 35/100 di diametro, ac-coppiato ad argento, l'altro in tungstenonormale di 40/100 di diametro, accoppiatoa rame. La lunghezza è di 8 cm. Abbiamoesposto in ''Fisica dell'Agopuntura'' i mo-tivi che ci hanno portato all'utilizzo di que-sti aghi.

Essi, per la forte tensione di polarizza-zione del tungsteno, provocano molto fre-quentemente delle sensazioni di ''formico-lio '', di ''lavoro'', di ''calore '', di ''tensio-

ne '', fenomeni segnalati spesso dai pazien-ti. La loro azione sembra essere nettamen-te più rapida e più potente: l'azione elet-trotropica essendo direttamente in funzio-ne dell'intensità dei fenomeni elettrici in-nescati dalla puntura stessa. In pratica,abbiamo spesso constatato, e il nostro col-lega Nguyen Van Nghi ce lo ha conferma-to, che le analgesie-agopuntura sono net-tamente più rapide ed efficaci con questiaghi. Parallelamente anche l'azione tera-peutica è più lunga. Vale a dire che le ca-ratteristiche elettriche di questi aghi per-mettono delle sedute terapeutiche in cuil'effetto bio-elettrico è ben più prolungatonel tempo: essendo più lungo il tempo dilatenza per la polarizzazione della punta,viene automaticamente prolungata la dura-ta utile della puntura.

Queste qualità di ''lavoro'' ce li facevautilizzare in modo esclusivo, e durante unviaggio in Estremo Oriente, questi aghisono stati molto apprezzati anche dai col-leghi cinesi.

Purtroppo sono comparsi nel tempo duegrossi inconvenienti:

a) questi aghi, per la particolare tramametallica del tungsteno, sono avvertiti inmodo più netto dai pazienti e molto spessosono particolarmente dolorosi al momentodell'infissione. Di questo inconveniente cieravamo accorti quasi subito, ma le buonequalità terapeutiche osservate ci spingevaad ignorare questo problema, anche perchègli stessi colleghi cinesi ci segnalavano chela scelta del calibro dell'ago avveniva perloro in funzione dell'''equazione indivi-duale del malato '', essendo per loro del

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tutto secondaria la dolorabilità conseguen-te alla puntura. Noi abbiamo in vario modotentato di attenuare questo difetto pratican-do una limatura accurata e frequente dellapunta; il risultato è effettivamente positi-vo ed utilizziamo ancora aghi di questotipo.

b) il difetto principale è costituito tutta-via dal ''clivaggio'': da un lato per la costi-tuzione cristallografica del tungsteno, dal-l'altro per le condizione di trafilatura delmetallo, si verifica purtroppo frequente-mente che dopo un certo tempo la punta sidivide in due parti e se si tenta di riaffilarel'ago, questo clivaggio si prolunga per tut-to il corpo dell'ago: il metallo si frammen-ta in scagliette a contatto con la mola.

Come già detto, è un difetto legato alprocesso di fabbricazione. Alcuni lotti difilo di tungsteno permettono la fabbrica-zione di aghi quasi perfetti, altri sono deltutto inutilizzabili. Ma anche nell'ambitodel lotto buono, abbiamo visto che dopo uncerto tempo alcuni aghi presentavano unclivaggio spontaneo. Questo fenomeno èsenza dubbio legato all'affilatura molto fineed accurata: per l'effetto di tensioni inter-ne al metallo, per variazioni di temperatu-ra o anche per fenomeni elettrici, la picco-la dimensione della punta permette l'iniziodi un piano di clivaggio che si accentualungo l'ago a mano a mano che si tenta diriaffilarlo.

Si comprende quindi come un tale difet-to impedisce un uso intenso e costante diquesti aghi: è impossibile pungere con unago a doppia punta!

Ma, se si ha la fortuna di mettere le manisu un ''lotto buono'' di filo di tungsteno, gliaghi che si possono ricavare sono perfetti,e ne abbiamo un certo numero che conser-viamo gelosamente.

Questi i motivi per i quali si rese indi-spensabile trovare altre soluzioni.

2. Aghi di acciaio

Il fine è quello di ottenere il massimorendimento elettrico: DDP più elevata pos-sibile come conseguenza del fenomeno diThomson, carica del manico dell'ago la piùalta possibile in conseguenza del fenome-no di Benediks, senza dimenticare l'effet-to ''radiatore ''. Abbiamo pensato dunquedi utilizzare un metallo diverso dal tung-steno, con una formula molecolare la più''pesante'' possibile, ma che non avesse idifetti meccanici del tungsteno. Abbiamopensato all'Iridio, ma questo metallo, aparte la difficoltà di trovarlo sotto formadi filo di 40/100 di diametro, ha il grandedifetto di essere fragile.

Ecco perchè ci siamo orientati verso unasoluzione differente e più pratica. Diverseapplicazioni industriali utilizzano degliacciai speciali, risultato dell'associazionedi diversi componenti, la cui scelta ed ilcui processo di fusione e di tempera dannocome risultato delle caratteristiche mecca-niche particolari.

Per questi motivi e dopo tentativi di va-rio genere, la nostra scelta è caduta su filidi un acciaio speciale composto da cromo,nichel e molibdeno, oltre ad altri elementichimici propri del processo di tempera.

Questi fili, di 40/100 di diametro, sonoin acciaio scuro (nero) estremamente resi-stenti (270-290 Kg per millimetro quadra-to) e perfettamente levigati.

L'associazione delle diverse molecolemetalliche pesanti offre una buona soluzio-ne al problema elettrico, come vedremo frapoco.

Abbiamo cercato di migliorare ulterior-mente, tentando di trovare una soluzionediversa al rame o all'argento come metal-lo-coppia per il manico; in effetti il ramesi ossida rapidamente ed un buon aspettoestetico dell'ago non ci è mai sembrato disecondaria importanza.

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Inoltre, come abbiamo già detto nellanostra prima opera, si tratta di ottenere unago ''logico'', con un rendimento il più ele-vato possibile.

Ora, ci è sembrato evidente che l'utiliz-zo di un'associazione di molecole scelte infunzione delle tensioni elettrolitiche, po-tesse portare ad una soluzione che nonavesse i difetti del tungsteno, conservandotuttavia le buone proprietà di questi aghi.E' per questo motivo che, per quanto riguar-da il manico, la nostra scelta si è orientatasu un filo di ''cupron'', che non è altro cheuna lega di rame e nichel. Questa lega èutilizzata nell'industria elettrica per le sueperformences elettriche e meccaniche. Sipresenta sotto forma di un filo di 25/100di diametro, brillante, molto resistente e difacile lavorabilità.

L'associazione del filo di acciaio specia-le scuro e del manico in cupron dà la se-guente disposizione molecolare:

a) ferro + molibdeno + nichel perl'anima dell'ago.

b) rame + più nichel per il manico.

Le tensioni elettrolitiche hanno questotipo di distribuzione:

cromo: -0,56 Vferro: -0.43 Vnichel: -0,2 Vrame: +0,35 V

Le leggi elettrolitiche precisano che ilmetallo ''meno nobile'', vale a dire quelloche ha tensione negativa più elevata in va-lore assoluto, si comporta da anodo se èmesso in contatto con un metallo più nobi-le che si comporterà conseguentemente dacatodo. In questo modo tutte le caratteri-stiche sono associate ''a cascata'' per farein modo che la punta sia positiva e vengainnescato il fenomeno fisico di Thomson.

Al momento della fabbricazione degliaghi si sono rese evidenti delle necessitàtecniche particolari. In effetti l'acciaio spe-ciale scuro è molto liscio, come pure il filodi cupron, per cui il contatto dell'uno sul-l'altro richiede una energica tecnica di av-volgimento.

Dopo diversi tentativi, il problema è sta-to risolto in modo molto semplice utiliz-zando un trapano a velocità ridotta: il filodi rame viene avvolto con l'aiuto di unasemplice pinza piatta.

D'altra parte, l'associazione di un filo di40/100 di diametro e di uno di 25/100 por-ta ad un ago molto leggero, ma troppo finee liscio per essere ben manipolato. Eccoperchè è sorto un nuovo problema: miglio-rare la prensione.

La migliore soluzione è stata quella diaggiungere un secondo avvolgimento sulprimo, disposto in modo da presentare de-gli ''arresti '' o ''creste'' di presa distanzia-te, esse stesse avvolte sul primo avvolgi-mento: il meccanismo elettrico è assicura-to dal primo avvolgimento sul filo di ac-ciaio, il secondo assicura un effetto mec-canico e potenzia lo stesso effetto elettri-co. Uno strumento di lavoro non perdeniente se è anche esteticamente ineccepi-bile, anzi aumenta il piacere del suo uso.Perciò abbiamo pensato di utilizzare un filodi cupron placcato oro per il secondo av-volgimento: l'estetica è molto soddisfacen-te, gli aghi sono neri e brillanti, con un ma-nico molto pratico e scintillante.

Consideriamo un'altro aspetto, puramen-te quantitativo: utilizzando un banale mi-croamperometro con le estremità dei dueelettrodi di misura avvolti in un batuffolodi cotone imbevuto di acqua o di alcool,colleghiamo questi ultimi alle due estremi-tà dei vari tipi di aghi descritti. Si possonovedere nel riquadro alla pagina successivai risultati delle diverse misurazioni.

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Ago di tungsteno 1 - 1,5 microampére

Ago acciaio-argento 0,5 - 1 microampére rapidoannullamento

Ago acciaio-rame 1 microampére annullamentomeno rapido

Ago acciaio scuro-cupron 1 - 1,5 microampére resa di pocoinferiore all'ago in tungsteno.

Va senza dire che queste stesse misure,effettuate con apparecchi più sensibili, da-ranno valori nettamente più elevati.

Questa esperienza molto semplice dimo-stra che gli ultimi aghi descritti hanno del-le qualità che li avvicinano molto a quellidi tungsteno.

Questo il motivo per il quale utilizzia-mo attualmente gli aghi ''neri'' nell'attivitàprivata o ospedaliera; ma abbiamo semprea portata di mano delle provette di aghi ditungsteno che utilizziamo ogni volta che èpossibile, in particolare sui soggetti cor-pulenti, o con scarsa sensibilità, o ancorae soprattutto in traumatologia. Concludia-mo precisando che l'utilizzazione del se-condo filo (creste di prensione) in cupronplaccato oro può ancora accrescere in sen-so positivo il fenomeno elettrico: l'ora haeffettivamente una tensione elettrolitica di+1,5 Volt.

Speriamo solamente che queste righecadranno sotto gli occhi di un ingegnierespecializzato in metalli e susciteranno ab-bastanza il suo interesse da indurlo ad aiu-tarci e a continuare le nostre ricerche.

3. Gli aghi lunghi

Prendere un punto di Agopuntura nonconsiste semplicemente nel pungere legger-mente la pelle. Bisogna non solo oltrepas-sare il rivestimento cutaneo, ma in più esoprattutto bisogna che l'ago arrivi nel pia-

no di clivaggio determinato: più è notevo-le l'immersione del metallo nel liquido in-terstiziale, più l'azione elettrolitica saràpotente.

La profondità media di puntura, peresempio in un ambito muscolare, è nell'or-dine di 1,5 - 3 cm. Per dare qualche esem-pio, pungiamo il 36 ST almeno a 3 cm espesso anche di più; il 15 GI ad 1 cm cir-ca; i punti addominali, a seconda dellospessore del pannicolo adiposo, sopo pun-ti fino a raggiungere la parete muscolare.

Ecco perchè in alcuni casi viene sponta-nea l'idea di utilizzare degli aghi molto lun-ghi per ottenere un effetto particolarmentepotente.

Nello stesso modo può essere estrema-mente utile il collegamento ''a ponte '' didue punti vicini, ma facenti parte di duemeridiani differenti: tutti gli antichi trat-tati di Agopuntura descrivono una tecnicadi transfissione dell'avanbraccio che col-lega il 6 MC con il 5 TR. Allo stesso modosi può considerare la possibilità di utiliz-zare un ago molto lungo nel piano di cli-vaggio di uno stesso meridiano: la maggio-re quantità di metallo immerso si compor-ta come una vera e propria ''calamita '' cheraggruppa delle linee di forza, in modoanalogo all'azione di un elettrodo-placca.Beninteso, bisogna sempre tener conto deipericoli di questa tecnica e considerare conattenzione tutti i fattori di indicazione e dicontroindicazione.

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a) Tecnica longitudinale - Consiste nelpungere lungo uno stesso meridiano peravere un effetto di grande potenza. Alcuneregioni si prestano per questa tecnica, al-tre no: è indispensabile una perfetta cono-scenza non solo del tragitto stesso, ma an-che dell'anatomia regionale. Così il34 ST, punto di ''disostruzione''del meridiano dello Stoma-co, permette l'utilizzo diun ago lungo che siinfiltra tra il ret-to ante-

riore della coscia ed il vasto laterale, sen-za incontrare strutture importanti o delica-te.

Nello stesso modo il 36 ST, dirigendobene l'ago tra i muscoli tibiali, permette diottenere un'azione potente. Esistono anchealtri punti che permettono questa tecnica,come, per esempio, quelli del tragitto dor-sale del meridiano della vescica, dove sipuò far scorrere l'ago nel tragitto sottocu-taneo profondo, parallelamente al rachide.

Sulla faccia dorsale dell'avanbraccio, alpunto 5 TR, si può effettuare una punturalunga infiltrando l'ago fra i muscoli esten-sori, ma è necessaria una certa pratica perpassare al di sotto della radice venosa sot-tocutanea.

Altre regioni sono piuttosto pericolosecome, per esempio, la faccia anteriore del-l'avanbraccio: la puntura del 6 MC secon-do questa tecnica rischia di ledere il nervomediano sottostante.

In pratica si possono considerare tutte leregioni del corpo, ma prima di arrischiarsiin questa tecnica è senza dubbio utile unabuona conoscenza dell'anatomia.

b) Tecnica trasversale - Consiste nelcollegare due meridiani fra loro. L'ago co-stituisce un ponte che cortocircuita duepunti importanti di due differenti meridia-ni. L'esempio più classico che abbiamo ci-tato prima è la transfissione dell'avanbrac-cio dal 6 MC al 5 TR.

Altri punti possono essere collegati nel-lo stesso modo: al viso, alla gamba, allacoscia, al dorso, all'addome e addiritturasul cranio collegando, per esempio, il me-ridiano della Vescica e quello della Vesci-ca Biliare a livello del piano sottocutaneo.

Il nome cinese di questa tecnica è essostesso esplicito: è il metodo ''Kouo-Liang'',la cui traduzione è ''attraversare il ponte''(Lavier).

In questo modo all'effetto di ponte elet-trico, si somma l'effetto elettrolitico, cheè tanto più intenso quanto maggiore è laquantità di metallo infissa.

Una variante di questa tecnica, che noipreferiamo, consiste nel pungere longitu-dinalmente un punto determinato del me-ridiano accoppiato. Per esempio, invece ditrafiggere l'avanbraccio per collegare il 6MC ed il 5 TR, preferiamo effettuare unapuntura con un ago lungo sul 5 TR e pun-gere poi normalmente il 6 MC con un agonormale: si ha una iperpolarizzazione ener-getica dal 6 MC verso il 5 TR, come dauna punta-catodo verso una placca-anodo.Gli effetti osservati sono effettivamenteben più potenti rispetto alla tecnica abitua-le e noi la utilizziamo nei casi in cui la tra-slazione energetica deve essere potente, peresempio dopo una emiplegia, o in fase post-operatoria (Utilizzo anche due aghi moltoprofondi entrambi sul 5 TR ed un solo agosul 6 MC: si iperpolarizza da ''dentro ver-so fuori''. Situazione simile alla trilogia 6R-62 V-63 V).

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Una dimostrazione sperimentale del-l'azione elettrica di questa tecnica è datadall'anestesia-analgesia: la puntura e l'ec-citazione longitudinale danno dei risultatimolto più rapidi e potenti rispetto alla pun-tura classica. E, logicamente, se si aggiun-ge a questa puntura particolare una eccita-zione galvanica modulata, l'effetto sarà tan-to più potente quanto più l'ago-elettrodoarriva lontano nel piano di clivaggio sot-tocutaneo.

Ci sembra importante segnalare i peri-coli di questa tecnica: alcuni colleghi, dopoaverla vista praticare in Cina o semplice-mente su documenti filmati, si abbandona-no ad eccessi; ne conosciamo alcuni chefanno scorrere l'ago dal 20 GI (in corri-spondenza dell'ala del naso) fino al punto1 V all'angolo interno dell'occhio. Siamoin attesa di seguire i primi processi per re-sponsabilità civile!

A conti fatti questa è una tecnica diprim'ordine, ma per essere applicata richie-de diverse condizioni:

-non deve essere utilizzata se non in casiprecisi, che richiedono una potentetraslazione energetica.

-esige, prima della puntura, una perfettaconoscenza dell'anatomiatopografica della regione scelta.

-richiede una manualità ed unadisinfezione perfetta.

-esige la sorveglianza costante delmalato.

Insomma va praticata solo da un Agopun-tore esperto.

c) Tecnologia - In seguito ad uno studioaccurato di tutte le regioni in cui è appli-cabile questa tecnica, si sono rese evidentitre caratteristiche:

1-Gli aghi devono essere molto flessibi-li, per seguire senza difficoltà i piani di cli-vaggio. Il miglior tipo di acciaio è quellodetto ''elastico '', utilizzato soprattutto in

odontologia. Il calibro è normale, 40/100di diametro. Alcuni preferiscono degli aghipiù sottili, di 35/100, ma all'atto della pun-tura si corre il rischio dell'incurvamento,vale a dire che l'ago è troppo sottile e trop-po flessibile e tende a torcersi su sé stes-so; 40/100 di diametro è un calibro cheassicura nello stesso tempo una certa rigi-dità e una eccellente elasticità.

2-L'affilatura della punta deve essere''corta'' o meglio ogivale: una punta trop-po fine rischierebbe di attraversare le apo-nevrosi o le pareti del solco che l'ago deveseguire, creando delle false strade.

3-La lunghezza media di questi aghi è di14 cm, il che permette una puntura suffi-ciente senza rischi eccessivi. Si potrebbe-ro fabbricare degli aghi più lunghi, ma lapratica ci ha largamente dimostrato chequesta lunghezza offre la migliore maneg-gevolezza e nello stesso tempo dei risulta-ti qualche volta impressionanti.

4-Il manico di questi aghi è più grossodegli aghi normali, ma comporta ugualmen-te delle creste di prensione; in effetti inquesta tecnica la valutazione del peso del-l'ago ha scarsa importanza: il malato è, perdefinizione, immobile, e l'ago che si infil-tra abbondantemente è sostenuto dal suostesso corpo in acciaio. Ecco perchè unmanico più voluminoso e ''rugoso'' permetteuna perfetta prensione e in più assicura un''fermo'' eccellente: l'ago non rischia di es-sere assorbito in profondità in seguito adun malaugurato movimento; si noti chequesti manici misurano in media 5-6-cm.

Segnaliamo infine che i nostri colleghicinesi utilizzano ampiamente questa tecni-ca. Essi addirittura facilitano la penetra-zione di questi lunghi aghi lubrificandolileggermente.

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MANUTENZIONE DEGLI AGHI

Abbiamo visto come gli aghi ‘‘reali’’,quelli che finiamo per usare nella praticaclinica, sono in un certo senso un compro-meso fra i dati meccanici di tenuta, l'acu-minatezza, la rigidità, l'elasticità, la resi-stenza alla sterilizzazione, ecc.

Anche la lunghezza dipende in fondodalla mano di chi li usa. Ma tutte le misuremostrano che l'ago da 8 cm offre di granlunga il miglior rendimento.. Tale lunghez-za si rileva ottimale, non solo perchè con-forme ai dati tradizionali, ma a causa dellasua maneggevolezza e delle sue caratteri-stiche termiche.

Bisogna capire che l'ago è un vero e pro-prio strumento di microchirurgia e cometale bisogna trattarlo. E' un mezzo ‘‘intel-ligente’’, semplice e scatenente effetti a ca-scata. I testi precisano, come già detto, cheil buon Agopuntore lo deve scegliere e ri-spettare come se tenesse ‘‘la coda di unatigre’’.

Infatti secondo i dati tradizionali, l'agoè la rappresentazione della ‘‘perfezionedel Cielo’’: concentra le energie celesti ene è il risultato. Riassume anche la perfe-zione della conoscenza e permette di ‘‘di-rigere Yin e Yang’’.

Tigre o no, l'Agopuntore moderno deveessere esigente riguardo all'ago: esso deveessere perfetto, pulito, appuntito e rego-larmente sterilizzato. Deve essere semprein bagno d'alcool a 90 gradi, in un recipien-te metallico chiuso.

Dopo una seduta terapeutica, gli aghivanno puliti singolarmente da eventualidetriti tessutali con una garza imbevuta dialcool e non vanno mai rimessi diretta-

mente nello stesso recipiente che contie-ne normalmente aghi sterili (provette orecipienti metallici). Si utilizzerà un secon-do contenitore, dal quale poi saranno presiper essere sterilizzati. Se si usa una pro-vetta, si metterà della garza sterile com-pressa nel fondo della stessa per salvaguar-dare la buona tenuta della punta. Non con-viene utilizzare del cotone idrofilo, perchèi peli del cotone finiscono per rimanere at-taccati all'ago, soprattutto nelle spira delmanico e possono penetrare nel sottocuta-neo all'atto della puntura. Si metterà delliquido disinfettante fino ad una certa al-tezza della provetta(gli aghi devono sem-

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pre essere mantenuti in ambiente umido),e si utilizzerà un tappo a tenuta se esiste lanecessità di portare le provette in borsa.

Per quanto riguarda in particolare il pro-blema della sterilizzazione, ovviamentel'uso di un'autoclave è la soluzione ideale.Tuttavia esistono altri metodi che garanti-scono sufficientemente la sicurezza. Alcu-ni colleghi utilizzano il bagno continuo insoluzioni sterilizzanti come il Barrycidalo affini, anche se il problema principale èche molti di essi provocano una eccessivaossidazione delle spire del manico, con de-terioramento precoce del manico. Stessoinconveniente si verifica con sterilizzazio-ni a secco, che provocano la bruciatura delmanico: il rame dell'avvolgimento diventarapidamente nero e dà una sgradevole im-pressione di ‘‘sporco’’, che non giova cer-to alla buona immagine dello studio di Ago-puntura. Personalmente preferiamo utiliz-zare una sterilizzatrice a cristalli di quar-zo che riesce a raggiungere senza difficol-tà temperature di 250 gradi. Il principalevantaggio è costituito dalle piccole dimen-sioni, dal costo accessibile e soprattutto dalfatto che solo l'anima dell'ago, quella cheeffettivamente entra nel sottocutaneo, èsottoposta alla temperatura più alta. Il ma-nico si riscalda molto per conduzione, equindi si sterilizza, ma non arriva a bru-ciarsi o annerirsi.

Dopo la sterilizzazione gli aghi vannomessi o in una provetta, nel modo descrit-to precedentemente, oppure messi in un re-cipiente metallico. In entrambi i casi van-no tenuti su una calamita o una elettroca-lamita, che li avvolge in un campo elettro-magnetico e li magnetizza completamente.Questo nell'uso clinico porta ad un aumentodi rendimento fino al 30% e più. Inoltre unago magnetizzato è certamente un luogodove un virus qualsiasi trova un ambienteestremamente ostile per attecchire, data laparticolare sensibilità di tutti i virus aicampi elettromagnetici.

Ogni tanto, a seconda anche della inten-sità d'uso, sarà necessario smerigliare ilcorpo dell'ago stringendolo fra due faccedi una carta abrasiva, la più fine esistentein commercio, con la quale si migliora an-che la tenuta della punta, strofinando lastessa con un angolo di 45° rispetto al pia-no della carta.

Insomma un ago di buona qualità è unostrumento al quale in un certo senso ci si‘‘affeziona’’. Esso può durare molti annise è ben tenuto e va cambiato solo se sitorce accidentalmente e non è più possibi-le metterlo manualmente di nuovo in asse.Oppure se notiamo con una lente d'ingran-

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dimento dei segni evidenti di ossidazionedel corpo dell'ago, vale a dire dell'acciaioche penetra nei tessuti.

Ricordiamo che un ago ‘‘vecchio’’ fun-ziona meglio di uno nuovo per la citatamicro-ossidazione dell'avvolgimento inrame del manico.

Per concludere, qualche parola sull'usodegli aghi cosiddetti ‘‘usa e getta’’, quellimonouso, richiesti qualche volta da pazien-ti ossessionati dalla trasmissione di germio virus, o che non si fidano della steriliz-zazione effettuata dal medico agopuntore.In un certo senso questa mancanza di fidu-cia nella serietà del medico potrebbe esse-re anche considerata offensiva, ma questonon risolverebbe il problema.

Alcune ditte producono oggi degli aghimonouso discreti, tuttavia niente e nessu-no garantisce al medico che nello stoccag-gio degli aghi, infilati in piccoli conteni-tori di plastica, non si sia verificata unacontaminazione degli stessi. Ma soprattut-to la differenza di rendimento è tale chepreferisco personalmente rifiutare un trat-tamento se il paziente mi vuole obbligareall'uso di questi aghi.

Per intenderci, mentre un buon ago condoppio avvolgimento bimetallico del ma-nico può raggiungere facilmente i 200 mi-croampére di differenza di potenziale pun-ta-manico, il migliore ago monouso, per ilsuo basso costo, e quindi la semplicità dicostruzione, per il fatto che è nuovo e peril fatto che è asciutto, raggiunge al massi-mo i 25-30 microampére. Se ne possonotrarre facilmente le conseguenze sul ren-dimento che può sviluppare in terapia!

Una soluzione alternativa, che personal-mente preferisco, è quella di avere sempredelle provette di aghi non usati, messi inprovette sterili e tenuti su una elettrocala-mita. All'occorrenza si propone al pazien-te di utilizzare questi aghi per tutto il ci-clo della terapia e alla fine farglieli com-prare, oppure unirli a tutti gli altri.

Un errore da non commettere mai è quel-lo di lasciare gli aghi al paziente fra unaseduta e l'altra. Niente e nessuno garanti-sce della loro sterilità ogni volta che il pa-ziente li riporta, e la responsabilità legaleè sempre del medico!