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Glocale 04 Di Rocco.pdf · 316 I di Capua in Molise e il controllo del territorio. Note a margine della presentazione del volume curato da Daniele Ferrara, Il castello di Capua

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Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali (www.storiaglocale.it) Direttore: Gino Massullo ([email protected]) Comitato di redazione: Rossella Andreassi, Antonio Brusa, Oliviero Casacchia, Renato Cavallaro, Raffaele Colapietra, Gabriella Corona, Massimiliano Crisci, Marco De Nicolò, Norberto Lombardi, Sebastiano Martelli, Massimiliano Marzillo, Gino Massullo, Giorgio Palmieri, Roberto Parisi, Rossano Pazzagli, Edilio Petrocelli, Antonio Ruggieri, Saverio Russo, Ilaria Zilli Segreteria di redazione: Marinangela Bellomo, Maddalena Chimisso, Michele Colitti, Antonello Nardelli, Bice Tanno Direttore responsabile: Antonio Ruggieri Progetto grafico e impaginazione: Silvano Geremia Questa rivista è andata in stampa grazie al contributo di:

Provincia di Campobasso

MoliseUnioncamere

Unioncamere Molise Redazione e amministrazione: c/o Il Bene Comune, viale Regina Elena, 54 – 86100 Campobasso, tel. 0874 979903, fax 0874 979903, [email protected] Abbonamento annuo (due numeri): € 25,00. Per abbonamenti internazionali: paesi comunitari, due numeri, € 37,00; paesi extracomunitari, due numeri, € 43,00. I ver-samenti in conto corrente postale devono essere effettuati sul ccp n. 25507179 inte-stato a Ass. Il Bene Comune, Campobasso Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’editore fornisce la massima riservatezza nel trattamento dei dati forniti agli abbonati. Ai sensi degli artt. 7, 8, 9, D. lgs. 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: Il Bene Comune, viale Regina Elena, 54 – 86100 Cam-pobasso, tel. 0874 979903, fax 0874 979903, [email protected] Il garante per il trattamento dei dati stessi ad uso redazionale è il direttore responsabile

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Migrazioni

Novembre 2011

Argilli / Casacchia / Chieffo / Chiodi / Colucci / Costa / Crisci / De Clementi / De Luca / De Martino / Di Rocco / Di Stasi / Faonte /

Izzo / N. Lombardi / T. Lombardi / Marinaro / Martelli / Massa / Massullo / Melone / Palmieri / Pazzagli / Pesaresi / Piccoli / Pittau /

Presutti / Ruggieri / Scaroina / Spina / Tarozzi / Verazzo

In copertina: Berga, Gli emigranti, tecnica mista, tela, 110 x 140 cm, 2012 © 2013 Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali, Edizioni Il Bene Comune Tutti i diritti riservati Registrazione al Tribunale di Campobasso 5/2009 del 30 aprile 2009

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Indice 9 Migrazioni, dal secondo dopoguerra ad oggi

FACCIAMO IL PUNTO 17 L’emigrazione meridionale nel secondo dopoguerra

di Andreina De Clementi

1. I limiti della riforma agraria 2. Forme e tempi dell’esodo 3. Il sorpasso meridionale 4. I quartieri italiani 5. Il polo europeo 6. L’inarrestabile cataclisma 7. Ruoli e percorsi di genere 8. L’impiego dei risparmi e delle rimesse 9. Il futuro nel passato

37 Governi, partiti, sindacati: le politiche dell’emigrazione

di Michele Colucci

1. Le posizioni dei partiti e dei sindacati all’indomani della guerra 2. Le sinistre 3. La Democrazia cristiana

IN MOLISE

51 I molisani tra vocazioni transoceaniche e richiami continentali

di Norberto Lombardi

1. Cade lo steccato del Molise «ruralissimo» 2. Esodo e spopolamento 3. Vecchie traiettorie transoceaniche 4. Nuovi approdi transoceanici 5. La scoperta dell’Europa

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6. La svolta europea 7. Molisani nel mondo 8. Le reti associative 9. Le leggi e le Conferenze regionali 10. Studi e rappresentazioni dell’emigrazione dei molisani 11. Conclusioni: quasi un inizio

107 Appendice: Le associazioni di Molisani in Italia e nel mondo

a cura di Costanza Travaglini 117 L’esodo dal Molise tra il 1952 e il 1980. Nuove destinazioni e riflessi

socio-economici di Cristiano Pesaresi

1. Il quadro d’insieme 2. Le principali destinazioni nell’intervallo 1962-68 e le condizioni socio-

economiche del Molise 3. Le tendenze degli anni 1972-80 e le condizioni socio-economiche del Molise

131 La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

di Oliviero Casacchia e Massimiliano Crisci

1. La mobilità residenziale dagli anni novanta ad oggi 2. Concetto e fonti della mobilità temporanea di lavoro 3. I flussi temporanei per lavoro 4. Alcune conclusioni

151 L’immigrazione nel Molise: presenze, aspetti sociali e occupazionali

di Renato Marinaro e Franco Pittau

1. Il Molise nell’attuale quadro nazionale dell’immigrazione 2. I dati principali sulle presenze 3. Gli indicatori sociali 4. Le statistiche occupazionali 5. Immigrazione e integrazione 6. L’emergenza del 2011: l’accoglienza dei flussi in provenienza dal Nord Africa 7. Conclusioni: potenziare le politiche migratorie e la sensibilizzazione

165 Letteratura come autobiografia: la scrittura di Rimanelli tra le due

sponde dell’oceano di Sebastiano Martelli

Indice

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INTERVISTE 185 Testimonianze d’altrove: domande per alcuni giovani diplomati e

laureati che hanno lasciato il Molise negli ultimi anni a cura di Norberto Lombardi

IERI, OGGI E DOMANI

205 Risorse umane

Tavola rotonda a cura di Antonio Ruggieri

RIFLESSIONI 247 Dal globale al locale. Riflessioni sul progetto territorialista

di Rossano Pazzagli

1. Ritorno al territorio 2. Il territorio come bene comune 3. Urbano e rurale 4. Nuovi sentieri nell’orizzonte della crisi

253 Territorialità, glocalità e storiografia

di Gino Massullo

1. Comparazione e contestualizzazione 2. Territorialità e glocalità

WORK IN PROGRESS

261 Identità, emigrazione e positivismo antropologico

di Paola Melone

1. Introduzione 2. Considerazioni concettuali 3. La corrente del positivismo antropologico 4. L’emigrazione italiana negli Stati Uniti: la classificazione etnica e gli

stereotipi culturali 5. Conclusioni

275 Donne e corporazioni nell’Italia medievale

di Jacopo Maria Argilli

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DIDATTICA 289 Tra “buona pratica” e teoria efficace. Quando la Storia aiuta la persona,

stimola il gruppo, sostiene un popolo di Clara Chiodi e Paola De Luca

1. Primi giorni di scuola 2. Cognizione e metacognizione 3. Dal bisogno educativo all’azione didattica

STORIOGRAFIA

297 Fra storiografia e bibliografia. Note sui “libri dei libri”

di Giorgio Palmieri

1. Un “libro dei libri” 2. Altri “libri dei libri” 3. I “libri dei libri”

MOLISANA

307 Almanacco del Molise 2011

Recensione di Antonella Presutti 313 Salvatore Mantegna, Giacinta Manzo, Bagnoli del Trigno. Ricerche

per la tutela di un centro molisano Recensione di Clara Verazzo

316 I di Capua in Molise e il controllo del territorio. Note a margine della

presentazione del volume curato da Daniele Ferrara, Il castello di Capua e Gambatesa. Mito, Storia e Paesaggio di Gabriella Di Rocco

321 Abstracts 327 Gli autori di questo numero

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I di Capua in Molise e il controllo del territorio. Note a margine della presentazione del volume curato da Daniele Ferrara,

Il castello di Capua e Gambatesa. Mito, Storia e Paesaggio

di Gabriella Di Rocco

Il primo marzo 2012, presso la sala conferenze della Biblioteca “Pasquale Albino” di Campobasso, è stato presentato il volume Il castello di Capua e Gambatesa. Mito, Storia e Paesaggio a cura di Daniele Ferrara, soprinten-dente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Molise. L’evento ha fornito l’occasione per tornare a parlare dei di Capua e rinnovare l’interesse, ultimamente un po’ sopito, verso una delle più antiche dinastie dell’Italia meridionale che ha lasciato profonda traccia di sé anche in Molise.

Non è possibile comprendere il ruolo e l’importanza di questo casato senza ripercorrere, seppur brevemente, le principali vicende di cui i di Capua furo-no protagonisti.

Secondo Scipione Ammirato, che pubblica nel 1580 in due poderosi volu-mi il suo prezioso lavoro Delle famiglie nobili napoletane, capostipite della famiglia fu Andrea, capuano di origine e consigliere prima di Federico II, poi di Carlo I d’Angiò; costui ebbe in sposa Giovanna da cui nacquero Bar-tolomeo, Jacopo, Riccardo e Benvenuta. Di questi Bartolomeo è certamente il più noto alle cronache: arcivescovo di Pisa a soli venti anni, lasciò gli studi teologici per dedicarsi alla giurisprudenza divenendo, in seguito, protonota-rio e logoteta del Regno. Scrive Ammirato che egli «avanzò tutti gli huomini della sua età nello splendore e magnificenza del fabricare». Alla sua munifi-cenza si devono, tra le altre cose, il rifacimento della facciata delle chiese di San Lorenzo e di San Domenico a Napoli. Bartolomeo realizzò una splendi-da cappella nel Duomo della Capitale del Regno dove volle essere sepolto; fece, inoltre, lasciti e donazioni, come certifica il suo testamento che reca la data del 1325; si prodigò in Avignone, presso papa Clemente V, affinché Roberto d’Angiò, nella lotta dinastica con il cugino, potesse succedere al pa-dre Carlo II. Fu signore di molti feudi e castelli, tra cui Riccia. Il nipote di Bartolomeo, Roberto, molto amato dal nonno, ereditò i suoi feudi e venne nominato da Re Roberto primo conte d’Altavilla.

Figlio di Roberto fu Bartolomeo, II conte d’Altavilla, mentre il figlio di co-stui, Luigi, III conte d’Altavilla, è noto per essere stato uomo d’armi, capita-no delle milizie fiorentine morto sul campo a Capua nel 1397 combattendo al fianco dei Durazzo contro gli Angioini. Fu sepolto a Riccia. Suo figlio Andrea, IV conte d’Altavilla, crebbe alla Corte di Napoli e sposò la Regina, Costanza di Chiaromonte, ripudiata dal Re Ladislao; narrano le cronache che

Recensioni

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i due, Andrea e Costanza, vissero a Riccia sino alla morte avvenuta rispetti-vamente nel 1421 e nel 1423.

Il nipote, Andrea, VI conte d’Altavilla, morendo senza eredi, lasciò il titolo al germano Francesco, VII conte d’Altavilla. Costui sposò Elisabetta dalla quale ebbe ben sette figli: Luigi, Bartolomeo, Andrea, Giovanni, Annibale, Fabrizio e Giulio. Di costoro ricordiamo brevemente Luigi che, designato erede universale dal padre Francesco, resse i feudi sino al 1496, anno in cui cedette i titoli al fratello Bartolomeo; Bartolomeo stesso che grande impor-tanza ebbe a Riccia; Andrea duca di Termoli e Giovanni, morto eroicamente per salvare la vita del Re Ferrante d’Aragona nella celebre battaglia di Semi-nara combattuta contro i francesi di Carlo VIII.

Proprio in seguito a questa vittoria, il 23 novembre del 1495 Ferrante d’Aragona concesse ad Andrea di Capua i feudi precedentemente appartenuti ai Monforte divisi tra il Contado di Molise e la Capitanata. L’anno seguente egli ottenne, inoltre, il feudo di Termoli con il titolo di duca e con il diritto di passo del tratturo. Il di Capua divenne in tal modo signore di un immenso feudo che si estendeva tra il Biferno e il Fortore e si proiettava da Campo-basso e dal Molise centromeridionale sino all’Adriatico, «dalle colline al ma-re» come è stato molto ben scritto nel volume curato dalla Soprintendenza e presentato in questa occasione.

Come ha ben evidenziato Giovanni Brancaccio, l’importanza assunta dallo “Stato” dei di Capua nella geografia feudale del Molise non ebbe tanto con-notati politico-militari, quanto piuttosto un’esplicita valenza economica, im-perniata particolarmente sull’economia pastorale, che rimase il perno del feudo per molti anni1.

Dall’unione tra Andrea, conte di Campobasso e duca di Termoli, e Maria d’Ayerbe d’Aragona nacque l’unico erede, Ferdinando. Costui, che successe al padre nel 1512, sposò Antonicca del Balzo, cugina di Isabella, Regina di Napoli. Da Antonicca egli ebbe due sole figlie: Isabella e Maria; la prima, il 29 maggio del 1528, sposò in seconde nozze Ferrante Gonzaga, dopo l’annullamento del suo primo matrimonio con Traiano Caracciolo, e in tal modo i possedimenti dei di Capua nel Molise interno, incluso l’importante feudo di Campobasso, passarono ai Gonzaga. Le carte d’archivio narrano che cinquanta uomini a cavallo furono mandati a Serracapriola ad accogliere i coniugi, Isabella e Ferrante, per essere condotti a Campobasso; qui giunti il corteo sfilò con i vari trionfi e sontuosi festeggiamenti.

Maria nel 1530 andò, invece, sposa all’anziano zio Vincenzo di Capua, cu-gino di Ferdinando e figlio di Annibale, cui spettò, tra gli altri, anche il feudo di Gambatesa. Com’è noto, Vincenzo fu il committente degli splendidi affre-

1 Giovanni Brancaccio, Il Molise medievale e moderno: storia di spazio regionale, Esi, Na-poli 2005.

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schi che ancora oggi ornano le sale del castello di Gambatesa, certamente la più celebre opera di Donato Decumbertino.

Tra tutti i vasti possedimenti dei di Capua in Molise, quello di Riccia è senza dubbio il più noto.

Il borgo, edificato a guardia del torrente Succida nell’alta valle del Fortore, conserva intatto l’impianto originario medievale. I tre elementi chiave del complesso architettonico di Piano della Corte, il Castello, la chiesa del Beato Stefano, meglio nota come Santa Maria delle Grazie, e l’antico Magazeno, costituiscono l’asse portante di quel rinnovamento architettonico e monu-mentale che Bartolomeo III di Capua, principe di Riccia, volle realizzare a perenne memoria di sé e della propria famiglia. La piazzetta su cui si aprono le tre strutture è stata, a buon diritto, considerata un vivido esempio della ri-voluzione culturale e architettonica del principio del XVI secolo in Molise.

Bartolomeo III di Capua, ispirandosi al grande avo Bartolomeo I, protono-tario e logoteta del Regno con gli Angioini, è ricordato nell’epigrafe posta sull’architrave del portale del castello, nonché in quella della chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Con l’istituzione della Dogana della Mena delle pecore nel 1447 Alfonso d’Aragona creò le premesse per una moderna economia pastorale. Il ruolo di Campobasso nel Contado di Molise e la sua strategica ubicazione all’incrocio di tre assi viari si fece, in questo periodo, più marcato e determinante. I di Ca-pua posero, infatti, la città al centro del loro disegno economico fondato sui profitti derivanti dalla pastorizia e diedero nuovo vigore apportando grandi tra-sformazioni urbane.

Con lo sviluppo economico fu promosso anche quello edilizio; l’abitato si estese al di là delle mura monfortiane, seppure in maniera non organica: la chiesa della SS. Trinità sulla piazza del Mercato e il convento di Santa Maria delle Grazie, solo per citare i casi più emblematici, ne sono conferma.

Nella sua Storia di Campobasso Gasdia scrive:

[…] il conte Andrea di Capua nel 1504, quasi che avesse voluto festeggiare le vittorie di Spagna a Seminara e Cerignola, favorì di parole e di mezzi la edi-ficazione in Campobasso di un nuovo spazioso tempio che eccellesse su tutti gli altri della terra e lo volle là dove la città nuova timidamente dapprincipio ma poi con case herme si era distesa […] Incorporò il sacro edificio la chiesa clarissa? Vi si pose accanto? Risultò non più vasta della chiesa di Santa Ma-ria della Croce […] proseguì verso la Trinità la protezione del conte Ferrante di Capua, quando nel 1512 successe al defunto genitore […]2.

Quando la chiesa fu completata l’intera confraternita dei Trinitari, compo-

sta dalle famiglie più nobili della città, si trasferì nella zona dove sorge l’at-tuale cattedrale.

2 Vincenzo Eduardo Gasdia, Storia di Campobasso, Lampo. Campobasso 1991.

Recensioni

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Grazie alla munificenza di Andrea di Capua, oltre le Campera, i campi col-tivati a giardini e seminativi nella zona rurale ad ovest della città, furono rea-lizzati la chiesa e il convento di Santa Maria delle Grazie; al fine di collegare la struttura con il borgo antico fu costruita via Santa Maria delle Grazie, l’attuale via Roma. Per circa tre secoli il convento fu gestito dai frati minori osservanti; disponeva di infermeria e spezieria, come si legge nella relazione dell’ingegner Stendardo, nonché di una valente scuola di filosofia e teologia. Quando nel 1809 l’ordine francescano fu soppresso, i frati si trasferirono presso il convento di San Giovanni dei Gelsi. L’edificio del convento dopo il sisma del 1805 fu restaurato, utilizzato come ospedale provinciale e anche come caserma.

Anche nel piccolo borgo di Campolieto i di Capua hanno lasciato monu-mentali tracce del loro passaggio. Questo paese, è importante evidenziarlo, sorge in un luogo fondamentale per il controllo della viabilità e, quindi, della transumanza, ossia a ridosso del braccio tratturale Cortile-Centocelle, asse di collegamento tra il Castel di Sangro-Lucera a sud e il Celano-Foggia a nord.

È verosimile ritenere che un primo nucleo abitato esistesse già in epoca normanna, come accade per la maggior parte dei borghi molisani; l’antico castello medievale attorno al quale si sviluppò il paese fu, nei secoli, tra-sformato in residenza nobiliare perdendo il severo aspetto di fortilizio ed as-sumendo i connotati di sontuosa dimora rinascimentale.

Sappiamo che nel XV secolo signore di Campolieto fu Francesco di Mon-tagano; quando Giacomo, figlio di Francesco, morì senza eredi i suoi posse-dimenti furono concessi da Ferdinando I d’Aragona a Gherardo Felice di Appiano; costui, per essersi ribellato al Re in favore di Carlo VIII, fu privato di tutti i suoi beni compreso Campolieto, che fu concesso ad Andrea di Ca-pua, duca di Termoli. Il feudo rimase alla famiglia dei di Capua per circa un secolo, fino al 1584. Della struttura originaria del palazzo, smembrato nel corso del Novecento e parcellizzato tra diversi proprietari, si conserva l’elegante portale rinascimentale con arco a tutto sesto sostenuto da due se-micolonne, che conserva la data del 1551.

Giovanni Andrea Tria narra che la residenza ufficiale dei di Capua era a San Martino in Pensilis: «stimando essi questo luogo migliore di ogni altro del loro Stato, per la quantità dell’aria e per la vicinanza al mare Adriatico e a Termoli loro titolo»3.

Già il Masciotta annotava brevemente che:

i restauri e le variazioni, cui l’edificio (il palazzo ducale di San Marino in Pensilis) andò soggetto nel tempo, hanno cancellate le tracce della omogenei-

3 Giovanni Andrea Tria, Memorie storiche, civili e ecclesiastiche della città e diocesi di La-

rino, Cosmo Iannone, Isernia 1989.

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tà dello stile e della vetustà di esso, di guisa che nulla più sussiste di ciò che l’anonimo cronista accenna4.

Sempre il Masciotta riporta alcune righe di un manoscritto del 1590, per

noi preziosissimo, di anonimo cronista conservato fino a pochi anni addietro nel Convento di Gesù e Maria, sito un chilometro a sud di San Martino in Pensilis sul tratturo Centurelle-Montesecco:

Trovasi in dicta terra di S. Martino un antico palazzo in forma di castello ch’è di proprietà et pertinenzia del nostro Ill.mo Signore D. Ferdinando de Capua quarto duca di Termoli. Dicto palazzo è in forma di commoda et inespugna-bile fortezza, et è posto nel luogo più sublime di dicta terra. Ha a guardia del lato che è più esposto all’assalto delli nemici, un forte castello quadrato, con contromurali a scarpa, attaccato alle mura di dicta Terra. Si entra nel palazzo con alta e ben costructa sciulia di breccioni [rampa n.d.a.], dopo la quale vie-ne il ponte levatoio che cuopre il fosso di sicurezza, che gira tutto intorno al fabbricato. Passato il ponte si trova il primo portone del cortile con sua ritira-ta e difesa per merli e merloni di pietra massiccia et altre opere ben munite per improvvisi assalti. Dalla corte si passa ad un secondo portone che mette nelle stanzie tutte commode e ben constructe et assai numerose.

In conclusione, da questo breve excursus emerge come dal complesso intrec-

cio di storie locali, biografie, architetture, monumenti e territorio contribuisca enormemente a svelare la storia tout court che ha bisogno di essere indagata con consapevolezza, filtrata e approfondita attraverso l’analisi delle fonti stori-co-documentarie e lo studio di quel che davvero rimane sul territorio.

4 Giambattista Masciotta, Il Molise dalle origini ai giorni nostri, Lampo, Campobasso 1981.

Finito di stampare nel mese di gennaio 2013

da Arti Grafiche Solimene s.r.l. Via Indipendenza, 23 - Casoria

per conto delle Edizioni Il Bene Comune