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- L’editio princeps del Canzoniere, ossia la prima edizione a stampa, viene pubblicata, insieme con i capitoli delle terzine dei Trionfi, a Venezia nel 1470 per i tipi di Vindelino da Spira. - L’edizione si presenta come un elegante volume formato in-quarto, di nitida impressione e tirata in poco più di 100 esemplari. - L’aspetto del libro a stampa non si discostava molto da quello dei codici, ed è di grande pregio per la notevole qualità della stampa stessa.

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- L’editio princeps del Canzoniere, ossia la prima edizione a stampa, viene pubblicata, insieme con i capitoli delle terzine dei Trionfi, a Venezia nel 1470 per i tipi di Vindelino da Spira.

- L’edizione si presenta come un elegante volume formato in-quarto, di nitida impressione e tirata in poco più di 100 esemplari.

- L’aspetto del libro a stampa non si discostava molto da quello dei codici, ed è di grande pregio per la notevole qualità della stampa stessa.

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L’editio princeps

allestita in duplice emissione:

- una pergamenacea, più pregiata, della quale conserviamo solo due esemplari;

- una cartacea, più numerosa, di cui possediamo 25 copie.

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L’incunabolo Queriniano

è uno dei venticinque esemplari cartacei

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• Le vicende storiche dell’incunabolo, dopo che uscì dalle mani del suo autore, rimasero in una zone d’ombra per la durata di quasi due secoli: le prime notizie al riguardo iniziano ad affiorare solamente sul principio del Settecento.

• Quando lo Zatta, censendo le copie superstiti della stampa vindeliniana, annotava come

«i chiarissimi signori Gagliardi di Brescia ne conservano un esemplare nella loro preziosa e abbondante raccolta d’ottimi libri, adornato distintamente di miniature e indorature».

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Dalla biblioteca dei fratelli Giulio Antonio e Paolo Gagliardi il Petrarca passò per legato testamentario alla libreria dei Filippini della Pace: dopo il 1797 le vicende conseguenti la soppressione napoleonica lo fecero giungere alla Biblioteca Queriniana dove è ancora conservato.

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• Nell’esemplare queriniano il primo foglio “in papiro”, lasciato negli originali in funzione di guardia, è stato a suo tempo sostituito da una pagina di dedica, scritta a mano su pergamena, una lettera in stile encomiastico, rivolta a una non meglio identificata “altissima madonna (....) di real sangue nata”.

• Si tratta di un misterioso personaggio femminile che non viene mai nominato possiamo dunque dedurre che l’incunabolo viene offerto ad una donna di alto lignaggio.

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Antonio Grifohuomo prestantissimo

• L’elemento determinante, per l’identificazione del postillatore, si è rivelata l’edizione del Dante veneziano, stampata nel 1491 da Pietro Cremonese, similmente annotato.

• E’ stata accertata a partire dagli anni novanta la presenza di Antonio Grifo alla corte di Ludovico Sforza, e nella cerchia letteraria dei cortigiani milanesi egli interpretava Dante per gli Sforza, nei medesimi anni Grifo si applicava anche a una lectura Petrarcae rivolta al pubblico femminile delle dame di corte, apparirebbe scontato, quindi, che la destinataria dell’esemplare queriniano si debba scegliere nella cerchia di nobildonne milanesi e la candidatura più appropriata cadrebbe su Beatrice d’Este.

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• Il lungo e paziente lavoro decorativo operato da Antonio Grifo sul volume bresciano ha lo scopo di fornire una lettura interpretativa delle rime quindi le miniature non si esauriscono in una funzione semplicemente decorativa. La sequenza di immagini, simboli e colori, che campisce i bordi delle composizioni poetiche fu intenzionalmente predisposta per servire di commento alle rime in vita e in morte di Laura nonché ai capitoli dei Trionfi questo rende eccezionale l’esemplare queriniano.

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• L’interpretazione del Petrarca che Antonio Grifo privilegia mediante il suo corredo iconografico offre una singolare lettura figurativa che appare fortemente influenzata dal pubblico femminile che lo induce a leggere il Canzoniere in chiave, cortese, maliziosa e non poche volte frivola da ciò ne consegue che protagonista delle rime non appare più messer Francesco nel suo tormentato amore in vita di Laura e negli angoscianti rimpianti dopo la morte di lei, ma Laura stessa, presente, dominatrice nella successioni di immagini e dei simboli accattivanti che illustrano i sonetti, le canzoni, i capitoli.

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• L’ambiente di corte gioca un ruolo determinante nella scelta del commento miniato: la profondità dei sentimenti viene diluita nel mondo quotidiano di quelle dame che circondavano l’“altissima madonna”, le pene d’amore rese in maniera allusiva e leggere, quasi da straniante romanzo di cavalleria, Laura si presenta come una donna del tardo Quattrocento, veste secondo la moda del tempo, indossando un varietà di abiti veramente eccezionali per fogge e per colori; la natura immaginata della Valchiusa non è quella che ci si aspetterebbe, realisticamente e un poco anche romanticamente selvaggia, ma ripresa sui giardini italiani delle ville e dei luoghi di delizia campestri con prati curati, aiuole coltivate, alberelli sagomati da sapienti giardinieri, fiori garbatamente accostati, dove allegre comitive di gentiluomini e madonne conversavano, si affrontavano in schermaglie raffinate di discorsi leggeri o di amori poco impegnativi.

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Il paesaggio, di un’apparenza sognante, è contrassegnato da colli verdeggianti, da boschi, castelli, borghi turriti specchianti nell’acqua.

Grifo interpreta quindi il diario poetico e amoroso di Petrarca alla guisa di una favola o di un ninfale cortigiano, alla stregua di un racconto cavalleresco o di un romanzo galante.

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• Il lettore cortigiano offriva senza parsimonia alle sue ascoltatrici l’esposizione delle più recenti e ardite mode femminili, ammiccamenti anche procaci, come l’inusuale figura di Laura esplicitamente nuda, immersa nelle onde del torrente Sorga, a commento della canzone Chiare, fresche e dolci acque, alla cui vista il serpentello che rappresenta la passione si affretta verso il libro, emblema del poeta

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• Ancora narrazioni movimentate come nell’esegesi iconografica del sonetto Sì traviato è ’l folle mio desio, dove Laura restia nell’angelica sembianza sfugge inseguita dall’implacabile serpentello che cavalca il libro.

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La simbologia dell’incunabolo

• Il piccolo libro variamente rilegato con eleganza che richiama il poeta;

• Il dardo, da solo oppure scagliato dall’arco di Cupido alato e bendato, che si interpone quasi come una terza persona tra il poeta e la donna, e raffigura le pene e le ferite d’amore;

• La face che simboleggia l’avvampare della passione;

• Il serpentello edenico che reca in evidenza l’insinuante tentazione dei sensi: il fiume, il lauro, il colle che rivelano la simbologia di Laura.

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- Il Petrarca queriniano si presenta come lo specchio di una società cortigiana che inconsapevolmente stava esaurendo gli anni estremi di una fortunata epoca di gaia e spensierata frivolezza: sulla corte di Milano, come sulle altre corti padane e su quelle di tutta l’Italia, sulle splendide signorie quattrocentesche e sulle dinastie mecenatesche dei condottieri, così come sul popolo umile e minuto si stavano addensando all’orizzonte fosche nubi di tempesta. La discesa di Carlo VIII nel 1494 avrebbe segnato l’inizio di quelle “guerre d’Italia” che sconvolsero il precario assetto politico tra i vari stati della Penisola.

- Immerso in quello scenario drammaticamente mutato Antonio Grifo si sarebbe rifugiato nelle smaglianti pagine del suo Petrarca dove avrebbe potuto ritrovare l’eco di una stagione tramontata.

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