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Un taccuino per gli inizi della tipografia mantovana

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a cura di

Andrea CanovaPasquale Di Viesti

Q M

nel

a antova uattrocento

la Tipografia

PUBLI PAOLINI

Provincia di Mantova

Accademia Nazionale Virgiliana

Ambasciata d’Austria in Italia

Comunità Ebraica di Mantova

Sistema BibliotecarioGrande Mantova

Fondo Famiglia drigo

AutorizzazioniSu concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Biblioteca Nazionale Marciana. Divieto di riproduzione (rif. prot. 746, cl.28.34.10.02/8 del 20 febbraio 2014).Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Archivio di Stato di Mantova: aut. n. 14/2014 del 10 marzo 2014.

Associazione Italiana Biblioteche

Ringraziamenti

ISBN 978-88-95490-68-7

Sindaco di MantovaNicola Sodano

Assessore alle BibliotecheMarco Cavarocchi

Dirigente Settore Cultura Irma Pagliari

Responsabile Servizio BibliotecheCesare Guerra

Segreteria amministrativaM. Patrizia Chévez, Rita Tondelli

Biblioteca TeresianaGiancarlo Ciaramelli, Pasquale Di Viesti, Romolo Leonori, Cinzia Palù, Raffaella Perini, Daniela Saccenti

Biblioteca BarattaLaura Bertani, Ranjanben Camurri, Francesca Graneri, Giovanna Lavezzi,Elena Montanari, Francesca Paoletti, Nicla Rottichieri, Chiara Tosi, Mara Webber

CollaboratoriGiulia Balestrazzi, Elena Bertuzzi, Alessia Crestale, Silvio Gobbati, Patrizia Magotti, Elena Martini, Davide Montaldi, Davide Pignatta, Walter Tommasi

e inoltre

Clelia Alessandrini, Annalisa Bruni, Stefano Calzolari, Giancarlo Ciaramelli, Corrado Corradini, Cristiano Firriolo, Grazia Maria De Rubeis, Barbara Feltre, Franco Negri, Fabio Piccinelli, Christine Sauer, Mara Webber, Giusi Zanichelli

Assessore Culture, Identità e AutonomieCristina Cappellini

Direttore GeneraleSabrina Sammuri

Direttore Generale Vicario Dirigente Valorizzazione del Patrimonio e degli Istituti Culturali Giuseppe Costa

Dirigente Musei, Biblioteche, Archivi e Soprintendenza Beni Librari Claudio Gamba

Tutela dei Beni Librari e DocumentariFrancesca Giupponi Casimiro MusuMaria Laura Trapletti

Amici di Palazzo Tee dei Musei Mantovani

e di

rapporti con le biblioteche prestantiM. Patrizia Chévez, Raffaella Perini

consulenza organizzativaRoberto Soggia

riproduzioni dei volumiRomolo Leonori

copertinaRenzo Paolini

per i volumi prestati

Daniela Ferrari, direttore Archivio di Stato di Mantova

Rosanna Golinelli Berto, responsabile Casa della beata Osanna Andreasi (Mantova)

Sabina Magrini, direttore Biblioteca Palatina (Parma)

Rosella Parma, responsabile Servizio Biblioteche e Massimo Baucia, conservatore del Fondo antico Biblioteca Comunale Passerini-Landi (Piacenza)

Maurizio Messina, direttore Biblioteca Nazionale Marciana (Venezia)

Gabriele Ren, dirigente e Agostino Contò, funzionario responsabile Biblioteca Civica (Verona)

per altre immagini

Elisabeth Sträter, direttore Stadtbibliothek (Norimberga)

Livio Sparapani, direttore e Katia Pizzini vicedirettrice Biblioteca capitolare dell’Archivio Diocesano Tridentino (Trento)

© 2014 Biblioteca Comunale Teresiana© 2014 Publi Paolini – Mantova

Tutti i diritti riservati.Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in nessuna forma e con nessun mezzo (elettro-nico o meccanico, inclusi la fotocopia, la registrazione od ogni altro mezzo di ripresa delle informazioni) senza il permesso scritto dell’editore.

Realizzazione editoriale e stampaPubli Paolini, Mantova

Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri

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La riapertura della Biblioteca Teresiana - dopo una lunga e travagliata storia di

restauri, chiusure e nuovi interventi a seguito del terremoto 2012 – restituisce alla città,

alla comunità degli studiosi e al mondo un vero e proprio monumento alla cultura

universale. E non è un caso che, per celebrare l’evento, si sia scelto di allestire una

mostra sugli incunaboli del Quattrocento: pezzi rari e libri a stampa miniati che la

Teresiana custodisce fra i suoi tesori più preziosi. Qui infatti si conservano fondamentali

testimonianze delle origini della stampa a caratteri mobili in Italia, grazie a tipografie

impiantate pochi anni dopo l’invenzione della stampa. Del 1472 è la prima edizione

a stampa mantovana in caratteri latini, a cura di Pietro Adamo De Micheli; nel 1474,

con il tipografo-editore Abraham Conat, viene pubblicata la prima edizione mantovana

in caratteri ebraici. Da allora, la vocazione culturale di questa città ha avuto modo

di esprimersi nei più diversi spazi e luoghi, ma il colpo d’occhio delle sale teresiane

– restituite al loro originale splendore – è di per sé spettacolo suggestivo, nel quale

contenitore e contenuto sono scenografia ideale per un’esposizione di straordinario

interesse.

Marco Cavarocchi Nicola SodanoAssessore Opere Pubbliche e Biblioteche Sindaco di Mantova

Presentazione

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L’introduzione in Europa della stampa a caratteri mobili, intorno alla metà del Quattro-cento (a Magonza, ad opera di Johann Gutenberg), rende più facile ed economica la pro-duzione dei libri e questo determina, nel giro di pochi decenni, il tramonto degli scripto-ria per la produzione dei codici manoscritti a favore di quella di volumi stampati. I libri prodotti con la tecnologia dei caratteri mobili realizzati fra la metà del XV secolo e l’anno 1500 incluso, cioè quei “libri in cuna”, nella culla, prima typographicae incunabula, come furono definiti dal bibliofilo Bernhard von Mallinckrodt in un trattato sull’arte tipografica, De ortu et progressu artis typographicae, stampato a Colonia nel 1639, e oggi detti “incu-naboli”, si diffondono rapidamente grazie al costo contenuto, alla più semplice circolazio-ne e facile reperibilità sul mercato. Dalla Germania, tipografi itineranti che si spostano per raggiungere e soddisfare nuovi mercati, si insediano presto in modo capillare anche in Italia settentrionale, giungendo an-che a Mantova intorno al 1472, anno di avvio dell’arte tipografica locale.Mantova è dunque tra le prime città in Italia ad ospitare una tipografia e a dar vita a un piccolo commercio librario tramite una rete di distribuzione verso le vicine città dell’area padana. I primi libri a stampa furono commissionati nel 1472 dall’editore Pietro Adamo De Micheli che aveva convinto alcuni stampatori tedeschi, Giorgio di Augusta e Paolo Butz-bach, a installare i propri torchi in città. Appena due anni dopo, nel 1474, fu stampato an-che il primo incunabolo ebraico ad opera di Abraham Conat, che nel giro di appena due anni ne produsse almeno sette edizioni. A queste imprese, per l’epoca assai impegnative dal punto di vista finanziario, altre fecero seguito, a riprova dell’interesse per il “nuovo” prodotto e anche del valore strategico dell’area mantovana, che riusciva a rifornirsi facil-mente dalle cartiere del Garda e a distribuire la produzione in aree limitrofe. Verso la fine del secolo XV le officine tipografiche attive a Mantova furono circa una decina, impegnate a produrre testi in latino, volgare e anche in ebraico, ma questo promettente avvio non si consolidò e nel corso del secolo successivo non produsse i frutti sperati. Tuttavia, i primi volumi stampati in città furono apprezzati e commercializzati in tutta Europa, come atte-stano gli esemplari presenti nelle collezioni delle biblioteche italiane e straniere.

A distanza di cinque secoli non è semplice reperire le tracce degli incunaboli, individuare i percorsi dei tipografi e la storia delle officine mantovane, né produrre un esaustivo inven-tario dei libri usciti dai torchi locali. Per questo va salutata con grande soddisfazione la pre-sentazione del lavoro di ricerca di Andrea Canova e Pasquale Di Viesti che ha permesso di conoscere con maggior dettaglio la produzione tipografica a Mantova nel Quattrocento.Come primo risultato di questa attività di indagine e catalogazione delle edizioni manto-vane del secolo XV, partita dallo studio degli esemplari conservati presso la Biblioteca co-munale Teresiana ma finalizzata alla redazione del catalogo complessivo degli incunabo-li mantovani, lavoro che auspico possa pure vedere presto la luce, vengono ora esposti gli esemplari teresiani, insieme ad alcuni altri ottenuti in prestito da diverse biblioteche per rendere più ampia l’esposizione, scelti fra le oltre 50 edizioni documentate stampate a Mantova entro l’anno 1500.

I libri “in cuna” della Teresiana e la tipografia a Mantova nel Quattrocento

Desidero esprimere una parola di ringraziamento in occasione di questa mostra su “La Tipografia a Mantova nel Quattrocento”, che inaugura la riapertura al pubblico delle due sale Teresiane a conclusione dei lavori di ristrutturazione.

Un lavoro esemplare che interpreta nel miglior modo un rinnovato metodo di riflessione e presentazione pubblica del patrimonio culturale custodito in Biblioteca.

Si tratta di una significativa rassegna delle origini della stampa a Mantova che, ricordo, avviene nel 1472, a soli sette anni dal suo arrivo in Italia presso l’abbazia di Subiaco (1465), quale sintesi delle conoscenze tecnologiche, dei saperi applicati e, più in generale, delle forme della produzione culturale.

Ringrazio infine i curatori Pasquale Di Viesti, che in questo lavoro ci anticipa la più organica catalogazione dell’intera raccolta degli incunaboli posseduta dalla Teresiana, e Andrea Canova per il nuovo contributo di studio e di ricerca alla maggiore conoscenza del vivace quadro culturale della Mantova dei Gonzaga.

Cesare Guerra Responsabile Servizio Biblioteche

Premessa

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Un taccuino per gli inizi della tipografia mantovana

1. Gli studi sui primi decenni mantovani della tipografia a caratteri mobili sono fa-cilitati da una buona sopravvivenza docu-mentaria, concentrata soprattutto tra le bu-ste dell’Archivio Gonzaga e dell’Archivio notarile conservate nell’Archivio di Stato, proprio di fianco alla Biblioteca Comunale Teresiana, che custodisce molti incunaboli prodotti in città. La vicinanza riveste un for-te valore simbolico e sembra proteggere fi-sicamente una tradizione di ricerche, spes-so animata da intraprendenti bibliotecari, che comincia nel secolo XVIII e, attraver-so i nomi di Leopoldo Camillo Volta, Car-lo D’Arco, Antonio Mainardi, Pierre Arnaul-det, Ubaldo Meroni, Giancarlo Schizzerot-to, giunge fino alle acquisizioni più episo-diche ma preziose degli ultimi tempi. Così ci sono note le condizioni dell’arrivo piuttosto precoce dell’invenzione di Guten-berg: nel novembre del 1471, Pietro Ada-mo de’ Micheli, attempato studente di leg-ge appartenente a una famiglia della picco-la nobiltà locale, ha già convocato a Manto-va alcuni tipografi e il 25 di quel mese scri-ve al marchese Ludovico Gonzaga per ot-tenere in prestito un codice del Decame-ron boccacciano che vuole fare stampare. Tra il 1470 e il 1471 i due tipografi tede-schi Paul (di) Butzbach (Butzbach è una piccola città dell’Assia) e Georg di Augusta (cioè Augsburg) avevano lavorato a Vero-na, impiantando la prima officina della cit-tà, ma, trovatisi in disaccordo con la loro committenza, si erano trasferiti a Mantova, dove il 15 febbraio regolavano le penden-ze con i loro precedenti editori (il gramma-tico Cosma o Cosimo Bogioni da Brescia e

il sacerdote Pietro Villa da Orzinuovi) tra-mite una scrittura notarile. Erano testimoni a quell’atto Pietro Adamo de’ Micheli e suo fratello Francesco: il cerchio sembra dun-que stringersi attorno a questi protagoni-sti, mentre si perdono le tracce del Nicco-lò tedesco «compositore a l’arte del stam-par libri, cioè quello che infilcia le littere cum che se imprimme», del quale Pietro Adamo scriveva al marchese il 29 novem-bre 1471 [doc. 2]. Ha quindi inizio un periodo abbastanza mosso per l’attività tipografica mantovana che durerà fino al 1481. Ovviamente l’in-tensità va commisurata alle dimensioni del-la città e alla portata complessiva del suo sistema economico-culturale, tenendo per esempio conto dell’assenza di un’univer-sità nel territorio. Tuttavia, in quegli anni aurorali, non poche persone furono coin-volte nei fatti determinati dall’avvento della stampa, il quale fu pure in grado di attira-re figure significative dall’esterno, che altri-menti non si sarebbero probabilmente mai affacciate sulla scena mantovana. Motore potente fu senz’altro la speranza di gua-dagno. I rogiti notarili estratti dagli archivi fanno fede di una notevole circolazione di denaro: investimenti sostanziosi, ma anche debiti, prestiti, litigi, cause legali, arbitra-ti, incarceramenti e così via. L’epoca “eroi-ca” del libro a stampa – si sa – fu anche un tempo di crisi vaste e repentine, che sacri-ficò molte vittime sul campo. Queste osser-vazioni economiche generali devono bilan-ciare la visione romantica che talvolta be-neficia le fasi pionieristiche di un’era. Al-le preoccupazioni culturali in senso stret-

Andrea Canova

Il catalogo di questa mostra si può considerare un primo traguardo di complesse ricerche in più direzioni, quali l’analisi del singolo esemplare, con particolare riguardo agli aspetti materiali del libro, e la verifica della sua provenienza, la ricostruzione, ove possibile, delle vicende del volume, della sua circolazione e dei passaggi di proprietà prima dell’ingresso in Biblioteca. Ciò ha implicato sia il riscontro degli antichi cataloghi della Biblioteca, sia ricerche su documenti d’archivio, alcuni dei quali pure esposti in mostra.L’occasione che ha determinato la proposta di questa esposizione e l’edizione del relati-vo catalogo è data dalla riapertura delle due monumentali Sale Teresiane, chiuse dal 1999. Ma non si tratta della prima mostra di incunaboli mantovani realizzata dalla Biblioteca: la memoria corre subito a una precedente mostra, curata da Ubaldo Meroni e dedicata ai li-bri stampati a Mantova nel secolo XV, che venne allestita e inaugurata nel 1959 alla pre-senza del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, anche allora in seguito all’aper-tura al pubblico delle stesse sale monumentali, mai utilizzate nei decenni precedenti e da poco ristrutturate per essere adibite la prima a sala di lettura e la seconda come spazio espositivo. Ricordiamo, inoltre, l’esposizione di incunaboli proposta da Giancarlo Schiz-zerotto nel 1972 sempre in Teresiana.

Questo lavoro rientra in un programma culturale in corso da molti anni e che ha prodot-to ricerche e azioni di valorizzazione del patrimonio librario antico della Teresiana anche durante gli anni in cui la Biblioteca ha ridotto la propria attività di servizio (comunque mai sospeso) a causa dei lavori di ristrutturazione. Infatti, si aggiunge ad altre pubblicazioni sui manoscritti polironiani e di altra provenienza, sul fondo ebraico manoscritto e a stampa, sulle cinquecentine, solo per fare qualche esempio, che hanno permesso di conoscere in modo più approfondito i tesori bibliografici e tipografici che la Comunale custodisce. Diventa pure il miglior segno tangibile della ripresa delle attività della Biblioteca Teresia-na, una istituzione che ha nel proprio patrimonio librario e documentario antico la linfa vitale per l’avanzamento della ricerca non solo in ambito locale. La Teresiana, infatti, fi-nalmente riaperta e attiva in tutti i suoi spazi sia monumentali che di servizio, nel panora-ma bibliotecario di Mantova si ripropone come la Biblioteca storica della città, vocata alla conservazione della memoria e del patrimonio bibliografico e documentario antico. Spe-cializzata soprattutto nell’àmbito delle discipline umanistiche, storiche e artistiche, rispon-derà alle esigenze di salvaguardia della produzione editoriale locale e sarà attenta alla va-lorizzazione delle sue collezioni antiche, per promuovere la consapevolezza dell’eredità culturale specifica del territorio.

Irma PagliariDirigente del Settore Cultura del Comune di Mantova

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to, chi pubblicava libri doveva infatti as-sociare il tentativo – non di rado rischio-so – di interpretare il mercato producendo i titoli che potevano essere venduti più fa-cilmente; e in questo le cose oggi non so-no cambiate di molto. Non è un caso che Pietro Adamo de’ Micheli, nella lettera del 25 novembre 1471 [doc. 1], scriva al mar-chese di voler «far stampare principalmen-te libri de lege», cioè di diritto, appetibili al vasto pubblico dei giuristi. Si poneva poi un grosso problema economico legato allo smercio: una tiratura di alcune centinaia di esemplari non si poteva destinare integral-mente al mercato locale – specie se questo era ridotto come quello mantovano – e bi-sognava dunque entrare in una rete distri-butiva larga, efficace e possibilmente velo-ce, contro il rischio di deperimento di un materiale delicato e contro una concorren-za agguerrita.Da qui l’importanza per noi di non sepa-rare le questioni legate alla tipografia da quelle inerenti al commercio librario delle origini. Le attività si intrecciano ben presto nelle mani delle stesse persone e a Manto-va se ne ha più di un esempio. Sollecita-te dall’aumentata disponibilità numerica di esemplari, nascono diverse società per la vendita dei libri; e dai primi anni Ottanta del Quattrocento cresce – forse non casual-mente – la massa documentaria relativa al-le botteghe, che si inseriscono sempre più in reti ampie, sovracittadine. Anche per il periodo di “silenzio tipografico” che segue il 1481, gli archivi ci hanno restituito pro-ve di una certa attività di librai a Mantova, sia mercatores (commercianti su larga sca-la) sia revenditores (dettaglianti di bottega) librorum, rivelandoci pure l’arrivo di fore-stieri di varia provenienza e l’ingresso di un gigante della distribuzione come la Compa-gnia di Venezia. Quest’ultima contava tra i suoi agenti Andrea Torresani da Asola (an-che tipografo e futuro suocero di Aldo Ma-nuzio), ormai trasferitosi nella Serenissima, che nel 1486 a Mantova nominava il man-tovano Giovanni figlio di Zanebono del Po-dio suo procuratore (era una sorta di de-lega territoriale?); e negli anni seguenti si moltiplicano le tracce di operazioni della Compagnia di Venezia in città. D’altra par-te anche in precedenza il commercio libra-rio aveva attirato a Mantova forestieri, che in qualche caso avevano assunto la cittadi-nanza e si erano fermati in riva ai laghi fino

alla morte, come il bresciano Giovan Fran-cesco Stellini Tironi e i due francesi Anto-nio d’Avignone e Stefano Corallo.Tornando alla tipografia, nel 1472 fu stam-pato dunque il primo libro mantovano. Non si trattava del Decameron (che lo avrebbe seguito entro breve), ma di un testo lega-le: il Tractatus maleficiorum (IGI 4154) di Angelo Gambiglioni, orgogliosamente sot-toscritto da Pietro Adamo che vi appone-va un distico latino a sigillo: «Petrus Adam Mantus opus hoc impressit in urbe. | Il-lic nullus eo scripserat ere prius. m.cccc.lx-xii.». La scelta di questo titolo si spiega be-ne; l’opera è infatti il trattato di diritto e procedura penale più diffuso dei suoi tem-pi. Gambiglioni lo terminò nel 1438, ma ne rielaborò alcune parti in seguito; oggi ne sopravvivono diciotto manoscritti e fu più volte ristampato tra Quattro e Cinquecento. Va aggiunto che l’autore fu un giurista ce-leberrimo e che insegnò proprio a Ferrara, dove Pietro Adamo visse la sua lunga car-riera di studente. Poiché Gambiglioni mo-rì nel 1461 e già nel 1459 risulta che Mi-cheli frequentasse lo studio ferrarese, non è escluso che i due qualche volta si incon-trassero.Nel 1472 uscì pure il Decameron (GW 4442) [fig. 1] e anche in questa edizione Pietro Adamo volle lasciare un ricordo del proprio spirito d’iniziativa firmandola co-me «Petrus adam de michaelibus eiusdem urbis Ciuis imprime(n)di auctor». Non reca invece nome di tipografo un’altra edizione: la Roma triumphans di Biondo Flavio (IGI 1761), che gli è attribuita e viene collocata tra il 1472 e il 1473. L’attività del 1472 creò comunque qualche difficoltà a Pietro Ada-mo, che il 17 febbraio 1473 scriveva anco-ra al marchese Ludovico chiedendo un pre-stito di sessanta ducati perché si era indebi-tato per stampare libri: libri che ormai ave-va accumulato per un valore di 600 ducati «a butargli via». Impossibile sapere se l’edi-tore (e ormai anche tipografo) esagerasse: di sicuro i problemi della distribuzione si

facevano sentire. Non si sa se il marche-se accondiscendesse; sta di fatto che il 14 marzo Pietro Adamo pagava un debito di 14 ducati e 54 soldi a Antonio Zoco, car-tolaio parmense, per la carta comperata e contestualmente gli versava un ducato per l’acquisto di un libro di cui non si specifi-cava il titolo.

2. Parallelamente, entro il 1472 Paul e Georg stamparono a Mantova la Comme-dia dantesca (IGI 353) [cat. 1]: è l’unica edizione che i due firmano insieme, peral-tro in un modo («Magister georgius & ma-gister paulus teu- | tonici hoc opus man-tuae impresserunt ad | iuuante Colombi-no ueronensi.») che ha indotto lungamen-te a crederli fratelli: fatto smentito da docu-menti noti almeno dal 1995 ma che la bi-bliografia meno attenta continua a ripete-re imperterrita. L’incunabolo mantovano ri-veste una certa importanza nell’ambito del-la storia del testo dantesco. Il 1472 vede l’esordio a stampa della Commedia con tre edizioni allestite rispettivamente a Venezia, Mantova e Foligno: quella di Paul e Georg dovrebbe essere la seconda, e dunque la seconda in assoluto. Di certo essa ha go-duto fin dall’Ottocento di un’ottima repu-tazione filologica e la si è ritenuta fedele a un ottimo manoscritto; tale buon giudizio è stato forse influenzato dalla pessima quali-tà degli altri incunaboli, ma è vero che an-che gli ultimi studi hanno rilevato una buo-na tenuta testuale della stampa mantovana. Essa fu curata, come informa il colophon, da Colombino Agazzi, detto anche Colom-bino Veronese, un umanista nativo di Vil-lafranca, trasferitosi a Mantova almeno dal 1460, maestro di grammatica e anche pre-cettore dei rampolli Gonzaga. Colombino inserisce nell’edizione anche un proprio capitolo in terza rima in onore di Filippo Nuvoloni, figura ben nota di gentiluomo e poeta mantovano, cui Carlo Dionisotti con-feriva una sorta di ruolo simbolico nell’ela-borazione di una cultura di tipo cortigiano nell’ambito gonzaghesco. Ed effettivamen-te le lodi che Colombino tributa a Filippo, poeta eccelso e dotto in volgare, latino e greco, fanno intravvedere oltre la piagge-ria un orizzonte un po’ più largo. Nuvolo-ni era d’altronde a casa propria anche alla corte estense e, in patria, si mise in mostra recitando pubblicamente l’orazione latina per il re Cristiano di Danimarca il 12 mag-

gio del 1474, testo anch’esso stampato da Paul Butzbach in un incunabolo sine notis (IGI 6940) che dimostra la grande rilevan-za pubblica dell’evento. Quello di Nuvolo-ni è un caso raro e significativo di intellet-tuale mantovano che trova una certa dime-stichezza con la tipografia della sua città. Il dato può essere messo in rapporto con la sua attività letteraria e con un certo sforzo di uscire dai paraggi gonzagheschi più an-gusti. Le rime e il Dyalogo di Nuvoloni ri-flettono il desiderio di rivolgersi a un pub-blico più vasto, un desiderio non sganciato dal riconoscimento delle possibilità di dif-fusione offerte dalla tipografia. In questi primi anni Pietro Adamo e i due tedeschi dovettero operare di comune ac-cordo, sebbene i dettagli esatti della col-laborazione ci sfuggano, talvolta occultati dalla mancanza delle note tipografiche nei libri stampati. Così accade, per esempio, nel caso dell’opuscolo scritto da Micheli sull’orologio della torre di piazza delle Er-be e la cui impressione è solitamente attri-buita a Paul Butzbach attorno al 1473 (IGI 7743) [cat. 2]. Su questa edizione sarebbe utile sapere qualcosa di più, per esempio riguardo alla ripartizione delle responsabi-lità nell’esecuzione; quanto alla cronologia va di certo annotato che la cronaca cittadi-na di Andrea da Schivenoglia riporta la col-locazione dell’orologio sulla torre del Pa-lazzo della Ragione al dicembre del 1473: la data di uscita del libretto sarà forse di poco successiva.Sta comunque di fatto che il 6 agosto 1474 Pietro Adamo e i due tedeschi si trovava-no di fronte al notaio Sigismondo de’ Preti per regolare i loro affari. Oltre ai debiti re-ciproci che venivano saldati (anche facen-do ricorso a libri stampati di cui purtrop-po non si esplicita il titolo), è interessante leggere che Pietro Adamo versava ai tipo-grafi una buona somma di denaro perché gli avevano insegnato l’«artem stamparie et omnia secreta dicte artis». Pare che qui si chiuda un cerchio di breve raggio apertosi quasi tre anni prima. È verosimile che Pie-tro Adamo (protoeditore e protostampato-re mantovano, dunque) dopo di allora non stampasse più e si dedicasse alla professio-ne legale fino alla tragica morte nel 1481, quando fu assassinato da Teseo da Sesso, suo parente acquisito, in seguito a torbi-di familiari dai contorni abbastanza oscuri. Georg aveva lasciato Mantova per esercita-

Fig. 1. Giovanni Boccaccio. Decamerone. Mantova, Pietro Adamo de Micheli, 1472.Colophon dell’esemplare conservato a No-rimberga, Stadtbibliothek.

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re la tipografia a Brescia e in città era rima-sto solo Paul, lo stampatore e mercante di libri più longevo.

3. Già dal 1472, tuttavia, a Mantova erano attivi altri tipografi e si erano formate al-tre società per la stampa dei libri. Non pos-sediamo dati certissimi, ma quasi contem-poraneamente a Paul e Georg erano arri-vati altri tedeschi, che avevano trovato fi-nanziatori per la propria opera. Nel fatidi-co 1472 si davano da fare ai torchi Tho-mas Siebenburger e Johann Vurster; e nel-lo stesso periodo Johann Baumeister firmò con Vurster un’edizione non datata dei Pro-blemata aristotelici tradotti da Teodoro Ga-za (IGI 846) [cat. 20]: la si colloca al 1473 circa. Sembra questa l’unica sortita di Bau-meister, mentre Vurster ha un curriculum di una ventina di stampe che si snoda tra Mantova, Modena e forse altri luoghi. An-che sul piano dei documenti egli può van-tare qualche merito postumo, perché il 5 ottobre 1472 lo si trova a regolare, in pre-senza di un notaio, i propri affari con il fra-te carmelitano Ludovico Ghezzi cremone-se (divenuto cittadino mantovano): gli af-fari riguardano una società stretta fra i due per stampare libri e il periodo interessato viene fatto cominciare dal Natale preceden-te. Accordi erano stati dunque presi già nel 1471, più o meno quando Pietro Adamo chiamava a Mantova i suoi tipografi. Inol-tre un successivo atto notarile datato 14 ot-tobre 1473 [doc. 3] ci presenta ancora Jo-hann e frate Ludovico, questa volta intenti a un rendiconto circa un’edizione ricono-scibile: Pietro da Abano, Conciliator diffe-rentiarum philosophorum et medicorum e De venenis, Mantova, Thomas Siebenbur-ger e Johann Vurster per Ludovico Ghezzi da Cremona, 1472 (IGI 7596). Johann do-veva 38 ducati a Ludovico, che tratteneva presso di sé una certa quantità di volumi a titolo cautelativo: se il debito non fosse stato saldato per tempo, Ludovico avreb-be potuto vendere i libri al prezzo che gli fosse piaciuto. Inoltre Johann accettava di operare come agente di vendita per conto della società a Parma e a Reggio Emilia in cambio di un rimborso spese. E siamo an-cora alle prese con i problemi di distribu-zione: qui si vede un tipografo che stam-pa su finanziamento e si fa anche vendito-re dei libri in piazze diverse.È così entrata in scena la figura piuttosto

singolare di frate Ludovico Ghezzi, cui già Schizzerotto dedicava una scheda nel ca-talogo del 1972 (pp. 39-43). Il suo profilo biografico stimola una certa curiosità: car-melitano appartenente alla Congregazione riformata detta Mantovana, priore del con-vento di Santa Maria del Carmine di Man-tova almeno dal 1465 al 1468, vicario ge-nerale dell’ordine almeno dal 1471 al 1473, maestro di sacra pagina, lo troviamo il 3 settembre 1478 mentre scrive al marchese Federico Gonzaga e gli racconta gli espe-rimenti alchemici che sta conducendo nel convento di San Pietro d’Ungheria, vicino al Lago Superiore, mentre in città c’è sospet-to di peste, e lo informa che si sta disco-stando dalla «praticha dil Paduano», ovvero dai precetti di Pietro d’Abano, la cui edizio-ne aveva finanziato pochi anni prima. So-no d’altra parte noti gli interessi alchemici del giovane marchese, che ha appena ere-ditato la signoria del padre defunto. Ghez-zi è comunque un personaggio di rilievo per la storia tipografica mantovana; oltre al Conciliator impresso da Vurster, finanzia l’Expositio super Summulam Petri Hispani di Iohannes Versor (Jean Letourneur) (IGI 10257) [cat. 6] e la Secunda secundae del-la Summa theologiae di san Tommaso (IGI 9590) [cat. 5] stampate da Paul Butzbach ri-spettivamente il 27 novembre 1473 e sen-za data, ma entro il 1474. Si tratta perciò di un uomo in grado di procurarsi somme di denaro ingenti e, allo stesso tempo, in pos-sesso di competenze culturali varie e di al-to livello. Non va poi trascurato il suo sta-to religioso, che ne fa un rappresentante di primo piano, per quanto isolato, della con-dizione clericale nella storia della prima età tipografica mantovana.4. Ancora sul filo dei rapporti tra tipogra-fia e alchimia, entra nel racconto, alla me-tà degli anni Settanta, lo stampatore che più ha ricevuto lustro dagli studi recenti e sul quale si spera che le ricerche pos-sano rivelare altre novità. Johann Schall era un altro tedesco, proveniente da Bad Hersfeld, che stampò a Mantova tra il 1475 e il 1479, lasciando comunque anche al-cune edizioni non datate. Schall fa la sua comparsa in modo abbastanza clamoroso nella trama che si va ricostruendo: è uno dei testimoni all’atto notarile del 5 aprile 1475 con cui Andrea Mantegna incarica il giovane orefice viadanese Gian Marco Ca-valli di intagliare le lastre destinate a pro-

durre le sue famosissime stampe. La pre-senza di un tipografo in quella sede inte-ressa perché certo le competenze di Schall potevano essere tecnicamente utili in una fase ancora acerba dell’incisione iconogra-fica, sebbene sia difficile specificare in che termini potesse svilupparsi un’eventuale collaborazione. È invece più semplice ca-pire il motivo della scelta di quel tipogra-fo da parte di Mantegna, ormai affermato artista di corte dei Gonzaga e reduce dal-la decorazione della “Camera degli Sposi” nel Castello di San Giorgio. Schall figura in un documento del 1479 come «medicus

illustrissime domine domine marchionisse Mantue», cioè medico di Margherita di Wit-telsbach, moglie di Federico Gonzaga, o di Barbara di Brandeburgo, vedova di Ludo-vico (in entrambi i casi principesse prove-nienti dalla Germania come Johann). Inol-tre una lettera di Schall al marchese Fede-rico datata 14 ottobre 1483 [fig. 2] contie-ne la dettagliata descrizione in latino di un esperimento alchemico, non dissimile da quello di frate Ludovico Ghezzi, e la ri-chiesta di una casa nel territorio di Asola dove ritirarsi in una tranquilla vecchiaia. Anche le lettere dedicatorie inserite nel-le sue edizioni paiono riflettere una certa consuetudine con la famiglia dominante, in particolare quella che si trova nell’Hi-storia ecclesiastica di Eusebio (IGI 3762) [cat. 24] del 1479 e che Schizzerotto richia-mava all’attenzione nel 1972 (p. 47), rile-vando pure la prossimità fisica del luogo da cui era scritta (le vicinanze della chiesa mantovana di Sant’Alessandro) ai palazzi gonzagheschi. L’Eusebio, stampato in niti-do carattere romano, è il libro più elegante tra quelli prodotti da Schall e forse tra tut-ti quelli pubblicati a Mantova nel Quattro-cento. L’intrinsecità dell’artista e del tipo-grafo con i signori avrà probabilmente fa-vorito il loro incontro e lo scambio di pa-reri sulle questioni legate alla stampa del-le incisioni.Vale la pena di aggiungere una scheda. Nel 1475 Johann aveva stampato lo Scru-tinium scripturarum di Paolo di Santa Ma-ria (Paolo di Burgos) con l’Epistola contra Judaeorum errores di Samuel de Fez (IGI 7328) [cat. 23], due testi di polemica an-tiebraica piuttosto diffusi. Ora sappiamo che un esemplare di quell’edizione gli ser-vì per comprare un manoscritto. Infatti l’Ex-positio in Epistulas Pauli di Radulfo Flavia-cense copiata alla fine del secolo XII e ora ms. 21 della Biblioteca Capitolare dell’Ar-chivio Diocesano di Trento [fig. 3] reca al f. 110v questa nota: «Ego Ioh(ann)es Schal-lus emj hu(n)c libr(um) Parme a Damiano et Bernhardo Bocalarijs fr(atr)ib(us) p(ro) uno scrutinio scripturar(um) Jn Mense Maij MccccLxxvj°». Il termine bocalariis va in-terpretato come nome comune (‘vasai’) e dunque ci imbattiamo nei fratelli parmen-si Damiano e Bernardo da Moile, ben no-ti per le loro attività legate ai mestieri del libro in quegli anni. Insieme i due opera-rono come tipografi, ma Damiano fu certo

Fig. 2. Lettera di Johann Schall al marche-se Federico Gonzaga (Mantova, 14 ottobre 1483).Mantova, Archivio di Stato, Archivio Gonza-ga, b. 2430, c. 635r.

Fig. 3. Dettaglio con nota di acquisizione au-tografa di Johann Schall (maggio 1476).Trento, Biblioteca Capitolare dell’Archivio Diocesano, ms. 21 (Radulfo Flaviacense, Ex-positio in Epistulas Pauli, sec. XII), f. 110v.

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la personalità più spiccata: miniatore, cal-ligrafo, libraio e cartolaio, disegnò proba-bilmente una serie completa di lettere ro-mane maiuscole che poi stampò sotto for-ma di piccoli fogli ordinati in alfabeto; or-ganizzò inoltre una rete di rapporti econo-mici che comprendeva anche il monastero benedettino di San Giovanni Evangelista di Parma. Il manoscritto ora a Trento sarebbe forse dovuto servire a Schall per un’edizio-ne che non fu poi eseguita, ma è certamen-te utile a noi per riannodare un filo tra tipo-grafi e librai di qua e di là dal Po: scheggia di un albero che dovette essere molto rigo-glioso e ramificato.

5. Tipografia e commercio furono anche «affari di famiglia» e Mantova conta alme-no una famiglia degna di nota per le sue strategie editoriali e geografiche. Per quan-to si capisce dai documenti, i Siliprandi do-vevano la loro ricchezza principalmente ai possedimenti fondiari. Gaspare, padre di Domenico e Alvise, compare in un buon numero di strumenti notarili della seconda metà del Quattrocento che hanno che fa-re con compravendite terriere e si destreg-gia piuttosto bene tra la corte gonzaghe-sca e le istituzioni ecclesiastiche. È assai probabile che Gaspare, intuite le possibilità economiche che la nuova invenzione offri-va, decidesse di impegnarvisi come capita-lista in una sorta di azienda familiare piut-tosto flessibile. Se ci limitiamo ai dati libra-ri espliciti, egli risulta solo editore del Pe-trarca stampato a Venezia nel 1477 dal fi-glio Domenico (IGI 7525); va però osserva-to che sia Domenico sia Alvise, nei parate-sti dei libri che producono, insistono sulla propria paternità: «in officina Alvisii filii do-mini Gasparis de Siliprandis civis Mantue» (BMC V, p. 260); «io Dominico fiolo de Ga-spare Siliprando» (IGI 9401) e così via. Una lettera scritta da Domenico al marche-se Ludovico il 13 aprile 1461 e inedita illu-mina lunghi tratti della biografia di questo figlio di Gaspare. Nella missiva, redatta in latino, Domenico chiede di poter succede-re al banco notarile del defunto Ludovico de Paulinis e, per dimostrare la propria pe-rizia, racconta di avere esercitato l’arte no-tarile già molti anni prima al servizio del «perito causidico» Filippo de Bonfantis e di non avere lavorato solo a Mantova, ma an-che a Forlì – quando vi era podestà il man-tovano Ludovico da Gatego – e anche a Fi-

renze, all’Ufficio dell’ordinario della Mer-canzia, con il giurista forlivese Manfredo Maldenti. Questi era figura celebre nel pa-norama del diritto e dell’amministrazione secondo-quattrocentesca, soprattutto in pa-tria e a Ferrara, dove concluse vita e car-riera nel 1478; poteva inoltre vantare le-gami umanistici illustri, poiché sua sorel-la Paola aveva sposato Biondo Flavio, che lo ricordò nelle aggiunte all’Italia illustra-ta. Mi pare che la sosta fiorentina di Man-fredo non compaia nelle ricostruzioni bio-grafiche del personaggio. A maggior ragio-ne teniamo conto del curriculum di Dome-nico, ben arricchito dalla nuova accessione documentaria, che ci fa supporre per lui una data di nascita abbastanza alta e che ce lo conferma notaio (andrà ricordato che, ai tempi, non era necessaria una laurea per esercitare tale professione).A Mantova, nel 1471, Domenico in veste di notaio roga il 16 marzo un atto in cui è coinvolto l’importante cartolaio locale Luca Avogadri, e nello stesso anno sottoscrive un codice contenente l’Isagoge ad iudicia astrorum di Alcabizio e il Liber de significa-tionibus iudiciorum super accidentia (ora ms. Cicogna 2346 della Biblioteca del Mu-seo Correr di Venezia), opere di carattere astrologico. Nel 1472 è a Venezia e concor-re a finanziare l’editio princeps dei Sonetti di Burchiello (IGI 2234-A) allestita dal tede-sco Cristoforo Arnold: un testo fondamen-tale, per la poesia non solo quattrocente-sca. In seguito Domenico passa a Padova per studiare diritto canonico, sebbene non arriverà mai alla laurea, però non interrom-pe il commercio e la stampa dei libri. Nel 1475 il Mantovano stringeva accordi con i due tipografi francesi Pietro Maufer e Carlo Ridolfi (o Dubue), però l’armonia non era destinata a durare. Le cose precipi-tarono quando, cominciata la stampa della Lectura super tribus libris Codicis di Barto-lo da Sassoferrato (un testo giuridico molto richiesto), Pietro e Carlo la interruppero e si diedero a imprimere, adoperando anche i torchi di Domenico (che si era esposto finanziariamente per il Bartolo) i Consilia medica di Bartolomeo da Montagnana (IGI 6698) per conto del professore universita-rio Paolo Dotti e del medico Giacomo Vita-li: il libro porta la data 4 maggio 1476. Domenico aveva ripiegato su Mantova e si era rivolto a Paul Butzbach: con lui e con il padre Gaspare aveva stretto una nuova so-

cietà che, oltre al Bartolo con le aggiunte di Angelo degli Ubaldi, uscito il 17 novembre 1476 (IGI 1310) [cat. 11], era stata in grado di dare fuori in pochi mesi le Institutiones di Giustiniano con il commento di Accursio (IGI 5494) e le Apostillae ad Bartolum su-per tribus libris Codicis di Alessandro Tarta-gni (IGI 9268) [cat. 10]. Due documenti no-tarili nelle date 8 ottobre 1476 e 18 agosto 1477 permettono di ricostruire le comples-se transazioni fra i Siliprandi e Paul, che ri-cevette per la sua opere un cospicuo com-penso, buona parte del quale sotto forma di terreni nella zona di Suzzara. Purtroppo per Domenico, il rimedio mantovano alla defezione dei soci francesi fu tra i motivi che lo portarono a perdere la causa con-tro di loro in terra padovana. La sentenza definitiva emessa dal podestà il 18 dicem-bre 1477 dava infatti ragione a Pietro e Car-lo e obbligava Domenico a pagare danni e spese legali.Negli anni successivi, Domenico proseguì editoria e commercio. Ultimamente, grazie agli studi di Daniela Fattori, si è chiarita la vicenda del già citato Petrarca del 1477, cui fece seguito, forse l’anno successivo, dopo la morte del marchese Ludovico Gonzaga, il volume di commento dello pseudo-An-tonio da Tempo; si tende inoltre a crede-re con più convinzione che la sigla «D. S.» collocata sotto al registro finale dei fascico-li di alcune edizioni sine notis possa indi-care la partecipazione finanziaria di Dome-nico e segnalare gli esemplari di sua spet-tanza entro la tiratura.Anche Alvise si muove tra tipografia e com-mercio, spostandosi tra Mantova, Padova e Venezia. Le due città venete non erano una scelta casuale: Venezia stava diventando ra-pidamente un centro di primaria importan-za per la stampa e Padova, studium di tra-dizione consolidata, rappresentava un mer-cato ideale per chiudere il triangolo, sen-za contare il fatto che era da sempre una delle università di riferimento per i manto-vani. Le prime notizie su Alvise sono no-tevolmente più tarde rispetto a quelle su Domenico, cosa che fa pensare a una sua età più giovane rispetto a quella del fratel-lo. Nel 1477 e nel 1478 egli stampa a Vene-zia; nel 1479 risulta essere libraio a Pado-va, però trasferisce caratteri tipografici da Bologna a Venezia; nel 1480 è a Mantova e pubblica la Postilla super Actus Apostolo-rum, Epistolas canonicales et Apocalypsim

di Niccolò da Lira con le Additiones di Pa-olo da Santa Maria (IGI 6825) [cat. 27]. An-che per Alvise si propone dunque la geo-grafia che caratterizza l’attività di Domeni-co; i due fratelli tuttavia mantengono sepa-rati i propri nomi sia nelle edizioni sia nel-le ragioni commerciali. Ormai, però, Alvi-se deve cavarsela da solo. Tra il 29 marzo e l’8 ottobre 1481 muore Gaspare ed entro la seconda data è già morto anche Dome-nico: quel giorno tocca ad Alvise presentar-si davanti a un notaio e, in qualità di erede del padre e del fratello defunti, trovare un accordo con Paul Butzbach circa una serie di liti pendenti tra i Siliprandi e il Tedesco per questioni di libri. Le cause legali si sta-vano trascinando a Padova e a Venezia, in una di esse era già stata pronunciata una sentenza (podestarile?) sfavorevole a Paul e in un’altra Paul chiedeva cento ducati «pro certis Problematibus» e sessanta ducati per danni e interessi ai Siliprandi (su questi fatti torneremo più avanti). L’8 ottobre 1481, le parti, volendo giungere a un compromes-so e rinnovare l’antica amicizia, sceglieva-no un arbitro nel libraio Giovan Francesco Stellini Tironi. Il parere di quest’ultimo fa-ceva sì che il 12 dicembre seguente Alvise versasse a Paul una certa quantità di soldi e beni mobili, e altra ne promettesse en-tro la successiva stagione del raccolto e a un’ulteriore scadenza, chiudendo così ogni contenzioso.Intanto si andava esaurendo l’attività tipo-grafica di Alvise, almeno per quanto riu-sciamo oggi a comprendere. Oltre al Nicco-lò da Lira già ricordato, l’unica altra sua edi-zione localizzata a Mantova, sebbene sine notis, è la Silva cui titulus Andes (IGI 6214) di Pietro Marso, un umanista protetto dal cardinale Francesco Gonzaga. Per questo incunabolo i repertori propongono [Manto-va, Alvise Siliprandi, 1480 c.], ma bisognerà considerare alcuni documenti segnalati da Arnauldet. Nel 1482 sorse un’ennesima di-sputa, questa volta tra Alvise e un cartolaio di nome Guglielmo (Guielmus o Guielmi-nus negli atti), per la vendita di undici ri-sme e mezza di fogli di carta. I tre gradi di giudizio (22 agosto, 13 ottobre e 18 dicem-bre 1482) confermarono che Guglielmo do-veva vendere le risme al prezzo di quaran-ta soldi l’una e che Alvise doveva sborsare cinquanta ducati a Guglielmo. Non si può escludere che quei fogli servissero anche per l’edizione di un testo di piccole dimen-

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sioni (quattro carte) come la Silva di Pietro Marso, ma altre ipotesi sono praticabili. Un riscontro interessante, per esempio, si ha con l’attività di libraio che Alvise cominciò a Mantova nella primavera del 1483 apren-do una bottega con Giovan Francesco Stel-lini. Anche questa è una conoscenza pre-ziosa che dobbiamo a Pierre Arnauldet, il quale rintracciò pure l’inventario dei libri con i quali i due diedero principio al loro esercizio. Nella lista, divisa tra i soci, risulta «pro parte Aloisii» un fondo di ben «12 re-smi de carta», ovvero ‘dodici risme’. Pertan-to una quantità di quella merce poteva ben rientrare tra gli articoli di una libreria.Proprio l’inventario trascritto per la prima volta da Arnauldet, pur con molte impreci-sioni, ci è di grande aiuto per farci un’idea parziale di che cosa leggessero i Mantovani dell’epoca. È una sorta di stratigrafia che ri-guarda trasversalmente vari livelli di cultu-ra: la scuola, le professioni liberali, il clero e così via. Un fatto è rilevante, e piuttosto raro per documenti di questo genere, la li-sta riflette il momento iniziale dell’attività, e dunque la fase in cui i due librai cercano di conquistarsi il mercato con i titoli più appe-tibili, e non una più comune fase terminale, in cui l’inventario è compilato a causa del fallimento o della morte del rivenditore, e dunque include residui e giacenze.Alvise resterà in sella ancora per molto; si ignora la data della sua morte, ma i docu-menti lo danno ancora vivo nel 1499. In questo periodo l’incartamento che lo ri-guarda è cospicuo: innanzitutto compra-vendite immobiliari e affari in campo li-brario con nomi noti. Basterà ricordare la vendita di alcuni terreni a Paul Butzbach nel 1483 e l’acquisto di libri per 105 duca-ti (una somma ragguardevole) da Stefano Corallo nel 1486.

6. Credo che quanto è stato esposto dimo-stri con chiarezza sufficiente le difficoltà economiche legate all’avvio di un’impre-sa tipografica e la conseguente necessità di un concorso di forze per arrivare alla stampa di un libro: uno o più finanziato-ri, un tipografo (di fatto: una squadra di operatori in grado di eseguire il lavoro), una o più figure che si occupassero dello smercio. Di questo aspetto fondamentale, e molto evidente nella documentazione man-tovana quattrocentesca, si accorgeva già il pioniere Arnauldet che infatti intitolava il

suo articolo del 1898 Les associations d’im-primeurs et de libraires à Mantoue au XVe siècle. Tra le carte più interessanti scoper-te dal Francese c’erano gli accordi succes-sivi alla stampa del De animalibus di Al-berto Magno (IGI 162) [cat. 16] impresso da Paul Butzbach il 12 gennaio 1479. Quel rogito, datato 17 novembre 1479, svelava che, nonostante l’edizione non lo dichia-rasse, al suo finanziamento aveva provve-duto una società composta da Marco Maz-zola, notaio abitante a Brescia, e il potente libraio Antonio d’Avignone, che aveva poi rilevato la quota di Marco e fatto spedire 190 volumi a Venezia, oltre ai 155 che ave-va tenuto presso di sé. L’archivio permette insomma di precisare la fisionomia storica dell’edizione, anche dal punto di vista ca-talografico (e infatti l’Incunabula short tit-le catalogue, ia 00224000, recita al riguar-do: «Mantua: Paulus de Butzbach [for him-self and for Marco Mazola and Antonius de Vignono], 12 Jan. 1479»), e di chiarire le cir-costanze più generali in cui il libro fu pro-gettato e vide la luce.Propongo qui un caso simile e un docu-mento inedito che obbliga a modificare sensibilmente alcune idee acquisite circa un’altra edizione mantovana quattrocente-sca. Nel 1475 Butzbach stampava l’Expositio Problematum Aristotelis di Pietro d’Abano (IGI 846-A) [cat. 9], in un massiccio in folio di quasi trecento pagine. Dopo una «Tabula maxime proficua terminorum existentiu(m) in problematibus Aristotelis In qua per par intelligitur piarticula [sic] cum suo numero. Et per pro intelligit(ur) problema cum suo numero», il volume, che costituiva uno dei più diffusi “manuali” di medicina dell’epo-ca, conteneva una lettera dedicatoria del medico mantovano Stefano Illari, curato-re del libro, indirizzata «Preclaris doctori-bus uiris litteratis nec non scolaribus acu-tissimis», nella quale si spiegava come il te-sto offerto ai lettori derivasse da un codi-ce che Illari stesso aveva acquistato per di-ciotto aurei e che aveva poi corretto con grande pazienza. Infine il medico si era ri-volto a Paul per stampare il frutto delle sue fatiche, onde rimediare ai danni provoca-ti da altri tipografi. La lettera, scritta in un buon latino indulgente a qualche compiaci-mento formale, ci presenta perciò una sce-na all’apparenza chiara, nella quale il me-dico umanista Stefano funge da editore-fi-lologo e procura a Paul, editore-finanziato-

re e stampatore insieme, un testo da pub-blicare. La figura di Stefano, così come esce dalla dedicatoria, non sfuggì a Schizzerotto, che la immortalò in un bel medaglione nel catalogo del 1972 (pp. 33-34), sottolinean-done gli aspetti più romantici: il desiderio di mettere le proprie conoscenze al servi-zio della comunità, il dettaglio commoven-te della spesa sostenuta per il codice, l’elo-gio alle doti del tipografo Butzbach. Schiz-zerotto inoltre, nel capitolo dedicato alle compagnie di stampatori (p. 21), specifica-va che Illari non poteva essere considerato “socio” di una di esse in quanto solo emen-datore del testo da imprimere. Tutto, dun-que, parrebbe chiaro circa il ruolo di que-sto dotto medico prestato all’editoria, sul conto del quale Schizzerotto aggiungeva in nota qualche tratto biografico, e in partico-lare gli studi universitari a Ferrara.L’incartamento su Illari può assumere mag-giore consistenza. Dagli spogli di Giacomo Pardi si apprende che Stefano si addottorò in medicina a Ferrara il 9 maggio 1447 ed ebbe tra i suoi promotori il celebre Miche-le Savonarola. È probabilmente ancora lui lo Stefano da Mantova che figura nella Se-rie dei lettori di arti e medicina per l’anno 1449/1450. Già questo minimo curriculum delinea un profilo scientifico non trascura-bile. Un paio di lettere, poi, che ho rintrac-ciato nell’Archivio Gonzaga ci forniscono altre schede minime e campioni della sua

scrittura: il 7 novembre 1471 [fig. 4] Stefa-no scrive da Mantova al marchese Ludovi-co per problemi di confini (sono forse gli stessi di cui Schizzerotto rinveniva traccia nei libri dei Decreti); mentre il 18 febbra-io 1479 si trova a Cesena e fa rapporto al marchese Federico su una complessa que-stione di cavalli. A parte la cronologia, le missive non ci dicono molto se non la na-tura querula e un po’ pedante dell’uomo. La prima tuttavia ci dà un’informazione uti-le; vi si legge infatti: «perché zà segnor mio son passati anni 21 che io son visso soto la vostra illustre signoria». Dunque Stefano era entrato, in qualche forma, al servizio dei Gonzaga dopo il periodo universitario fer-rarese. Non so quando il medico morisse, ma risulta già defunto l’11 maggio 1492.La novità più inaspettata, però, viene dall’Archivio notarile. Dopo la stampa dei Problemata, il 12 marzo 1476 [doc. 4 e ap-pendice] Stefano e Paul si incontravano in presenza del notaio Eugenio Framberti per ratificare alcuni accordi in merito all’edizio-ne. La prima parte del testo era una sorta di preliminare vergato dal medico, come di-mostra un confronto con le sue lettere. La seconda era invece di mano del notaio, co-me pure il rogito vero e proprio che chiu-de il documento. Si viene dunque a sapere che tra i due era stata costituita una «com-pagnia», cioè l’ennesima società, e che Illa-ri non era solo il curatore filologico. I conti dicevano infatti che a Paul spettavano 105 ducati e a Stefano 216 ducati, 3 lire e 7 sol-di, a fronte di 504 volumi stampati dalla so-cietà (presumibilmente la tiratura comple-ta dell’edizione).Quanto alla suddivisione dei libri tra i soci, pare che la situazione si precisi in due fasi della parte scritta da Stefano. Dapprima ne risultano 285 in consegna a Stefano e 201 a Paul in vari luoghi, ma il totale 486 non torna. In un secondo momento, però, Ste-fano scrive «Maistro Paulo ha libri 218, do-sente e desdoto, tra Mantua e fora de Man-toa»: così il totale arriva a 503, che coinci-de quasi perfettamente con il 504 che ci at-tendiamo.Il preliminare abbonda di dettagli. C’è un cartolaio da pagare e che aspetta ben 136 ducati. Ci dovrà pensare Paul con la ven-dita della sua parte di volumi e, se la cosa non dovesse avvenire in tempi rapidi, sa-rà lecito ai due soci impegnare una quanti-tà di libri sufficiente a saldare il debito. In-

Fig. 4. Lettera di Stefano Illari al marchese Lu-dovico Gonzaga (Goito, 7 novembre 1471).Mantova, Archivio di Stato, Archivio Gonza-ga, b. 2412, c. 1294r.

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tanto i 285 esemplari di Stefano restano nel suo studiolo a garanzia del fornitore. Di co-stui apprendiamo il nome: «Antonio carto-lare da Parma», che sarà – penso – il me-desimo «Antonio Zocho cartolaro» affidata-rio di 20 copie dei Problemata a Parma ci-tato di seguito più sotto. Ritroviamo perciò il cartolaio di Pietro Adamo de’ Micheli. La carta impiegata per i Problemata ha la fili-grana dell’agnello con la croce, di origine parmense e molto usata – a quanto pare – entro il 1480.Nel documento si annotano i luoghi e i li-brai tra i quali Paul ha diviso quasi tutti i suoi volumi (201) affinché siano venduti. Stefano scrive solo le città e il numero delle copie, ma il notaio specifica anche i nomi; e c’è qualche nostra conoscenza. A Vene-zia e a Padova Domenico Siliprandi; a Bo-logna Matteo Moreto da Brescia: professore di astronomia, medico e editore, membro della cerchia bolognese del cardinal Fran-cesco Gonzaga, autore di una lettera astro-logica al marchese Ludovico datata 19 giu-gno 1471; a Parma il già ricordato Antonio Zocho. Le altre città, sui cui librai non pos-so per ora dire nulla, sono Ferrara, Bre-scia e Verona. È comunque lo schema di una elementare rete distributiva che cerca di raggiungere i centri strategici a distanza breve e media da Mantova, con attenzio-ne comprensibile alle università e al gran-de emporio veneziano. Una chiosa: ora si capiscono il senso del documento dell’8 ot-tobre 1481 e l’accenno ai dissidi padovani e veneziani che avevano contrapposto Paul ai Siliprandi «pro certis Problematibus». Si trattava, con ogni verosimiglianza, di volu-mi di questa edizione.Su questo bel documento, uno dei più det-tagliati che siano mai stati scoperti sulla ti-pografia mantovana delle origini, si po-trebbe discutere a lungo, ma chiudo con poche osservazioni. Tra i testimoni com-pare un «Floravantus filius quondam The-daldi de Violantis grammatice professor ci-vis et habitator Mantue in contrata Ursi»: era frequente che maestri di scuola fosse-ro presenti a contratti di questo genere; fat-to che suggerisce una loro collaborazione alla produzione e alla vendita dei libri. In secondo luogo, il documento prevede una nutrita serie di eventuali problemi: incassi procrastinati, pegni, solleciti e così via. A pochi anni dagli inizi, le complicazioni del mestiere erano già evidenti e dovevano es-

sere regolate: si ricordino le lettere di Pie-tro Adamo al marchese Ludovico. In ter-zo luogo: alcune cose ancora ci sfuggono. All’inizio della sua dichiarazione, Stefano si riferisce a «una scrita fata tra nuy per stam-pir li Problemi de Aristotele como el co-mente de Pedre de Ebano»: ci fu dunque un documento preesistente, non si sa se autenticato da un notaio, nel quale la «com-pagnia» prendeva forma e noi non lo cono-sciamo. Nella carta del 1476 diverse perso-ne devono essere pagate per importi mino-ri (Cristoforo Marangono «el becharo», cioè il macellaio, Michele da Milano, il Fiamen-go e così via) e si ignora a che titolo: ave-vano partecipato finanziariamente (ipotesi improbabile), avevano fornito opera o ma-teriali all’edizione? Il giro debitorio doveva essere d’altronde più complesso se Stefano disponeva che il suo «credito» fosse sbor-sato a Giacomo Negri, un ricco cittadino mantovano (come ci dice l’informato croni-sta locale Andrea da Schivenoglia).Un altro fortunato ritrovamento archivisti-co mi permette di chiudere le vicende con-tabili dell’edizione del 1475. Il 22 marzo 1483, circa otto anni dopo la stampa dei Problemata, Stefano e Paul si ritrovavano alla presenza del notaio Gabriele Ceppi. Paul aveva ancora un debito di quaranta ducati, venti dei quali versava a Stefano in quell’occasione e gli altri venti prometteva di «dare in tot libris aut aliis rebus de rebus que haberet ipse magister Paulus». Stefano si diceva soddisfatto.A proposito della cronaca di Andrea da Schivenoglia, così attenta ai particolari, tal-volta minimi, di quanto accadeva a Manto-va tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta del Quattrocento, si dovrà dire che non vi si trova alcun cenno alla tipografia, anche se vi si trovano notizie su alcune delle per-sone che le diedero vita. Passando dal par-ticolare all’universale, va comunque detto che questo caso non rappresenta un’ecce-zione: normalmente le cronache cittadine non dedicano attenzione all’avvento della stampa. Il motivo del disinteresse sta forse nel fatto che gli oggetti prodotti, cioè i li-bri, non erano una novità; sta di fatto che la portata innovativa dell’invenzione non fu rilevata. Alla luce del documento del 1476, il silenzio di Andrea risulta ancora più si-gnificativo, perché una persona vicina a lui era direttamente coinvolta nella stampa dei Problemata. Tra coloro che dovevano esse-

re pagati è infatti annoverato Giovanni An-tonio Beccaguto («Zohanantonio Bechagu-do»), sposo di Maria, la primogenita di An-drea, il quale non risparmia un po’ di ve-leno alla famiglia del genero: «abitano da S. Domenico, hanno una possesioncella al-le valli e una speziaria in Mantova e vivo-no di queste. Cittadini antichi, ma malvagi e rei fra lor fratelli», perché le buone abi-tudini della provincia hanno radici remote nel tempo. Uno dei generi del cronista fu dunque tra i responsabili dell’edizione del 1475, ma Andrea passa la cosa sotto silen-zio e per lui Pietro Adamo de’ Micheli è so-lo un giudice.

7. Il vero personaggio-simbolo dell’età eroi-ca della tipografia mantovana è però Paul Butzbach: tra i primi, se non il primo, a portare l’invenzione di Gutenberg in città, fu certamente il suo praticante più prolifico (Schizzerotto pp. 24-25). Seppe combinare la stampa e il commercio, trovando gli ag-ganci giusti fuori dalla città e dentro, anche presso la corte. Si conoscono difatti due let-tere, una di Federico e l’altra di Francesco Gonzaga, che aiutano Paul nei suoi traffi-ci a Milano e a Ferrara rispettivamente nel 1481 e nel 1485 (Schizzerotto p 27).Dopo il 1481 non sono note edizioni fir-mate da Butzbach, che sembrerebbe es-sersi dedicato solo alla mercatura. Tuttavia nei documenti, oltre che libraio, egli risul-ta stampatore in diverse occasioni e alme-no fino al 1491, come se la professione gli fosse rimasta attaccata addosso. Ovviamen-te non si può escludere che egli imprimes-se ancora edizioni per noi non riconoscibi-li, magari di poco impegno, come la cedo-la di solito designata Littera pro provisione fienda contra Turcum (IGI 4504) [cat. 17-18]. Va però messo in conto che, almeno dal 1490, negli atti che lo riguardano com-pare anche la qualifica di organista. E so-lo come organista Paul fa testamento il 17 settembre 1495 [doc. 5], ormai «corpore lan-guens», dunque gravemente ammalato. Qui si legge che sua erede universale fu la sua unica figlia, di nome Girolama, sposata con un uomo soprannominato Todeschino: for-se il «Matheus de Verona dictus Todeschi-nus» morto il 6 maggio 1496, che era pe-rò molto giovane (24 anni). Nel testamento non compare alcun nome legato alla stam-pa o al commercio librario, né si fa alcun cenno ad attrezzature o a magazzini. Si par-

la invece ancora dei terreni nelle zone di Suzzara e di Gonzaga, fortunata sopravvi-venza del periodo precedente. Sembra pro-prio che un’epoca si sia conclusa; e forse, dopo non molto, si concluse anche la vi-cenda terrena di Paul, del quale non sono noti documenti successivi al testamento.

8. Se, verso la fine del secolo, si assistet-te a una debole ripresa dell’attività tipo-grafica, fu per l’intervento di forze ester-ne. Nel 1498 il reggiano Vincenzo Bertoc-co, figlio di Dionisio, stampò in città due li-bri (Schizzerotto pp. 62-63): le egloghe lati-ne dell’Adulescentia della gloria locale Bat-tista Spagnoli (IGI 1175, datata 16 settem-bre) [cat. 29] e le Epistolae familiares et se-cundae di Matteo Bosso (IGI 2019, datate 9 novembre) [cat. 30]. Nello stesso anno, il 5 novembre, avvenne a Mantova un incontro che ha molta rilevanza per questo discorso. Vi partecipavano Dionisio Bertocco e l’ago-stiniano bergamasco Ambrogio da Calepio, che si dovevano accordare sulla stampa del Dictionarium compilato dal frate. Quel di-zionario, che avrebbe preso il nome del suo autore (Calepinus) e sarebbe diventato tanto famoso da trasformarsi in nome co-mune, non era oggetto di trattative tipogra-fiche per la prima volta. Già il 10 giugno precedente, a Bergamo, il conte Andrea da Calepio, nipote di Ambrogio, aveva stipu-lato patti con Dionisio Bertocco per fare stampare l’opera dello zio. Evidentemente, però, quel tentativo non era andato a buon fine e ora Ambrogio in persona veniva a Mantova per regolare la faccenda. Il fasci-coletto contenente i patti tra i due soprav-vive tra le imbreviature del notaio ed è un caso piuttosto raro, per il Quattrocento, di contratto tipografico cui è presente l’auto-re. La parte scritta da Dionisio riguarda la tiratura (1700 esemplari complessivi), il co-sto dell’edizione a carico del committente (160 ducati), i dettagli relativi al pagamen-to e alla carta; seguono le sottoscrizioni di due cittadini reggiani e di due mantovani a garanzia. La parte di Ambrogio contiene altre condizioni: che il manoscritto origina-le sia restituito indenne; che non si stampi-no volumi oltre a quelli convenuti; che i li-bri non si vendano a meno del prezzo sta-bilito; che la parte spettante all’autore sia consegnata a lui a Bergamo entro la Pasqua successiva; che l’edizione sia eseguita su carta e con caratteri di buona qualità e che

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su di essa vigili un «bono correctore e doc-to»; che lo stampatore ottenga il privilegio di stampa dalla Signoria di Venezia. Si sta-biliscono infine le zone di esclusiva per la vendita: ad Ambrogio Mantova, Brescia, il ducato di Milano (eccetto Parma) e il Mon-ferrato; a Dionisio Verona, Vicenza e il ter-ritorio da Parma a Mantova. Il che fa capi-re come il frate avesse una salda consape-volezza di tutti gli aspetti legati alla produ-zione libraria: il pericolo che il manoscritto di tipografia andasse distrutto o seriamen-te danneggiato e che venisse stampato in modo scorretto; il pericolo che il tipografo economizzasse sulla qualità dei materiali e così via. Patti chiari anche sullo smercio, e aree di vendita ben definite.Ma il cammino che doveva condurre il Dic-tionarium ai torchi non era terminato. Il 2 giugno 1499 autore e tipografo tornava-no a incontrarsi in presenza del notaio Zai-ta nel capitolo del convento agostiniano di Sant’Agnese a Mantova. Ambrogio risultava debitore di venticinque ducati a Dionisio e dunque provvedeva a versarglieli, parte in oro e parte in monete. Ora i contraenti ri-conoscevano la validità degli accordi già stretti e la via sembrava spianata. Tuttavia bisognò attendere ancora tre anni: il Dic-tionarium vide la luce a Reggio Emilia, per Dionisio Bertocco, solo nel 1502. I motivi dell’ulteriore ritardo non sono noti, ma gio-va tornare a Mantova e al 1498. Oltre alle due edizioni di Vincenzo e ai patti tra frate Ambrogio e Dionisio, un documento d’ar-chivio ci serve a spiegare quanto stava ac-cadendo in quel periodo. Si tratta di un de-creto del marchese Francesco, datato 8 no-vembre 1498, a favore proprio di Dionisio, cui è concesso di far transitare per i territo-ri gonzagheschi 2000 pesi di stracci per fare carta e di portare a Mantova 2000 risme di fogli di carta da scrivere senza pagamento di tratta e di dazi, a patto che lo stampatore si stabilisca in città con tutta la sua «familia»

(che sarà da intendere come ‘azienda fami-liare’). Il decreto è di straordinaria rilevanza perché è la prima prova certa di un interes-samento effettivo dei Gonzaga per sostene-re l’industria tipografica nel loro dominio e supera la convinzione per cui i marche-si avrebbero guardato la stampa solo con sufficienza, vittime di un pregiudizio un po’ snobistico in favore dei manoscritti. Di fat-to Francesco Gonzaga dovette capire alme-no l’utilità economica delle officine tipogra-fiche; e andrebbero messe nel conto anche le ricerche di libri a stampa effettuate da lui e da Gonzaga precedenti. Dionisio aveva stampato in diverse città (Vicenza, Treviso, Venezia, Bologna, Reg-gio Emilia), ma il tentativo di trattenerlo a Mantova fallì. Nel 1498 non risultano edi-zioni da lui sottoscritte, come se il soggior-no mantovano avesse coinciso con un pro-getto di rendere autonomo il figlio Vincen-zo (il quale, oltre ai due incunaboli già ci-tati, firmerà solo due stampe reggiane nel 1501), ma tra il 1499 e il 1502 Dionisio la-vorerà a Modena e a Reggio Emilia. Per ri-trovare Mantova nel colophon di un libro a stampa bisognerà varcare la soglia del se-colo e spingersi fino al 1507. Sarà quello l’anno d’inizio di una nuova e lenta ripresa della tipografia cittadina, con una biografia della beata Osanna Andreasi (la “santa vi-va” locale) intitolata Vita et porta Paradi-si ac omnium virtutum, stampata il 10 lu-glio da Leonardo Bruschi, un altro reggiano (allettato a sua volta da qualche promessa dei marchesi?). La provenienza geografica del tipografo ci esorta comunque a trova-re una continuità: tra i due centri i contatti di carattere librario erano abituali da tem-po e Leonardo, svolgendo allora il suo me-stiere di cartolaio, era già stato a Mantova nel 1483, ospite del celebre organista Ales-sandro. Dopo Leonardo, suo figlio France-sco avrebbe proseguito l’attività tipografica nella città dei Gonzaga.

Nota bibliografica (e altro)

Devo assolvere al compito di tracciare un veloce quadro storico della tipografia quat-trocentesca a Mantova, argomento che non si può scindere dalla questione com-plementare relativa al commercio librario e che mi ha spesso impegnato negli ulti-mi quindici anni. Le indagini saltuarie, che ho indirizzato alla costituzione di un codi-ce diplomatico, hanno preso più volte la piega di inchieste quasi poliziesche, nelle quali il reperimento e il riordino degli indi-zi è bastato a divertirmi, talvolta senza che ne dessi notizia pubblica, e a farmi differi-re sine die la chiusura degli ingressi nel de-posito documentario. Perché, tuttavia, que-sto scritto è l’introduzione a un catalogo, non posso evitare un paio di confronti e un esame di coscienza. Bisogna ammettere la fortuna di avere precedenti come quelli di Meroni (1959) e, soprattutto, di Schizze-rotto (1972); la messa a fuoco di quest’ulti-mo, pur con le sue mende inevitabili, ser-ve ancora come punto di partenza, anche per misurare i progressi che quarant’anni di lavori hanno fruttato: perciò ho inserito direttamente nel testo i rinvii a quel volu-me. Schizzerotto – gli va riconosciuto, an-che se la previsione non era difficile – era stato buon profeta: «L’archivio Notarile di Mantova potrà riservare qualche sorpresa» (p. 28). Per quanto sappiamo oggi, le filze del Notarile sono state generosissime. Co-me al solito quei documenti si sono rivelati una miniera di informazioni anche per chi, come me, non fa lo storico del libro e resta più interessato alle vicende culturali com-plessive della città. Lo studio di quelle carte mi ha progressivamente indotto a cambia-re idea su alcuni punti; per esempio mi so-no convinto dell’attività tipografica, e non solo editoriale, di Pietro Adamo de’ Miche-li, sulla quale ero stato da principio scettico nonostante le testimonianze documentarie. Faccio dunque ammenda di questo mio de-funto pregiudizio, troppo legato a una vi-sione antiquata del problema. Ho anche ri-valutato lo spessore di alcuni personaggi, come Domenico Siliprandi, che mi erano parsi all’inizio piuttosto opachi.Cerco pertanto di fissare alcune linee es-senziali nel modo più “narrativo” possibi-le, limitando in questa Nota la bibliogra-fia imprescindibile (spesso lascio che i ti-toli più recenti facciano da collettori per

la letteratura remota), qualche appunto su questioni non centrali, ipotesi e dubbi re-sidui. Ringrazio Pasquale Di Viesti, con cui ho discusso la struttura del saggio e alcu-ni problemi che qui affronto. Un grazie an-che a Fabio Piccinelli, per le fulminee con-sulenze storico-legali via etere (a lui e alla nostra vecchia amicizia sono dedicate que-ste pagine).Faccio uso delle seguenti abbreviazioni: ASMn = Mantova, Archivio di Stato; AG = Archivio Gonzaga; An = Archivio notarile; En = Estensioni notarili; Rn = Registrazio-ni notarili.

1. I titoli immancabili sulla scrivania di chi vuole occuparsi di tipografia mantovana del Quattrocento sono Leopoldo Camillo Volta, Saggio storico-critico sulla tipografia mantovana del secolo XV, Venezia, Colet-ti, 1786; Rodolfo Renier, Il primo tipogra-fo mantovano. Documenti illustrati. Per le nozze Cipolla-Vittone, Vincenzo Bona, To-rino 1890; Dennis E. Rhodes, A Bibliogra-phy of Mantua. I: 1472-1498, «La Biblio-filía», LVII, 1955, pp. 173-187; [Ubaldo Me-roni], Libri stampati a Mantova nel seco-lo XV. Catalogo della mostra, Mantova, Bi-blioteca Comunale, 1959; Luigi Pescasio, L’arte della stampa a Mantova nei secoli XV - XVI - XVII, Mantova, Padus, 1971; Gian-carlo Schizzerotto, Libri stampati a Manto-va nel Quattrocento. Catalogo della Mostra … 1-20 ottobre 1972, Mantova, Bibliote-ca Comunale, 1972; Luigi Pescasio, Pietro Adamo de’ Micheli protoeditore mantova-no, Mantova, Padus, 1972; Rodolfo Signo-rini, Inediti su Pietroadamo de’ Micheli. Il protostampatore, l’uomo di legge e la sua morte violenta, «Civiltà Mantovana», n.s., I (1983), pp. 43-62. Negli ultimi anni le vi-cende legate all’inizio dell’attività tipografi-ca mantovana e all’identità dei personaggi che vi presero parte sono state chiarite dal-la sequenza: Gian Maria Varanini, I primor-di della tipografia veronese (1471 anziché 1472), «La Bibliofilía», LXXXVII, 1985, pp. 209-225; Ennio Sandal, Agli inizi della tipo-grafia bresciana 1470-1474, «Commenta-ri dell’Ateneo di Brescia», CLXXXVII, 1988, pp. 81-110; Daniela Fattori, Nuove ricerche sulla tipografia veronese del Quattrocento, «La Bibliofilía», XCVII, 1995, pp. 1-20. Altre novità in Andrea Canova, Tipografi, librai e cartolai tra Mantova e l’Emilia nel Quattro-cento, in Rhegii Lingobardiae. Studi sulla

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cultura a Reggio Emilia in età umanistica, a cura dello stesso Canova, Reggio Emilia, Aliberti, 2004, pp. 139-167 e Id., Letteratu-ra, tipografia e commercio librario a Man-tova nel Quattrocento, in Studi in memoria di Cesare Mozzarelli, I, Milano, Vita e Pen-siero, 2008, pp. 75-105.Per quanto riguarda il commercio librario ci si orienta con Angela Nuovo, Il commercio librario nell’Italia del Rinascimento, nuova edizione riveduta e ampliata, Franco Ange-li, Milano 2003 e con Ead., The Book Tra-de in the Italian Renaissance, Leiden-Bo-ston, Brill, 2013.Su Andrea Torresani a Mantova rimando al mio Paul Butzbach organista, Andrea Torresani mercante e le letture del marche-se Federico Gonzaga, in Mantova e il Ri-nascimento italiano. Studi in onore di Da-vid S. Chambers, a cura di Philippa Jack-son e Guido Rebecchini, Mantova, Somet-ti, 2011, pp. 25-36. Per la Compagnia di Ve-nezia: Nuovo, Il commercio librario pp. 76-88; Ead., The book trade, pp. 21-45.Il testa a testa tra Gambiglioni e Boccaccio è stato variamente risolto a favore dell’uno o dell’altro; credo che le sottoscrizioni di Pietro Adamo vadano interpretate dando la precedenza al primo. Di recente Danie-la Fattori, La prima tipografia mantova-na, «La Bibliofilía», CXVII, 2005, pp. 105-114 ha proposto Pietro d’Abano, Concilia-tor, Thomas Siebenburger e Johannes Vur-ster per Ludovico da Cremona, Mantova 1472 (IGI 7596, e Add. 7956), come primo libro stampato in città. L’ipotesi e i docu-menti a suffragio sono interessanti, ma tro-vo onerosa l’interpretazione del colophon sostenuta dalla studiosa (si veda Canova, Letteratura, tipografia e commercio libra-rio, p. 79 n.).Su Angelo Gambiglioni: Domenico e Pao-la Maffei, Angelo Gambiglioni giureconsul-to aretino del Quattrocento. La vita, i libri, le opere, Roma, Fondazione Sergio Mochi Onory, 1994 e Paola Maffei, voce Gambi-glioni Angelo in Dizionario biografico de-gli Italiani, LII, Roma, Istituto dell’Enciclo-pedia Italiana, 1999, pp. 115-118.Il documento del 14 marzo 1473 si trova in ASMn, An, Giovan Domenico Moltoni, b. 132.

2. Dell’edizione esiste un facsimile: Dante Alighieri, L’edizione “principe” mantovana della Commedia, a cura di Luigi Pescasio,

Mantova, Padus, 1972, ma si vedano le ri-serve di Franco Riva, Il Dante di Mantova (spunti e appunti su un facsimile), «Acca-demie e Biblioteche d’Italia», n.s., XXIV/2, 1973, pp. 68-71 e, più recentemente, le os-servazioni di Giorgio Montecchi, Il Dan-te di Mantova: ambiente, tipografo, com-mittenza, descrizione, comparazione, «Pri-ma edizione a stampa della ‘Divina Com-media’. Studi», III, 2004, pp. 61-79. Sul te-sto dell’incunabolo mantovano: Angelo Eu-genio Mecca, La tradizione a stampa della Commedia: gli incunaboli, «Nuova Rivista di Letteratura Italiana», XIII, 1-2, 2010, pp. 33-77. Su Colombino si veda la voce Co-lombino (Columbino, Columbinus) Verone-se di Valentino Romani nel Dizionario bio-grafico degli Italiani, XXVII, Roma, Istitu-to dell’Enciclopedia Italiana, 1982, pp. 155-157, da aggiornare con Daniela Fattori, Per la biografia di Colombino veronese, in Stu-di in memoria di Mario Carrara, a cura di Agostino Contò, Verona, Biblioteca Civica di Verona, 1995, pp. 85-88 («Bollettino del-la Biblioteca Civica di Verona», 1 [1995]). Per Filippo Nuvoloni si dispone del recen-te e informato Stefano Cracolici, Il ritrat-to di Archigynia, Firenze, Olschki, 2009; è comunque da ricordare il giudizio di Carlo Dionisotti, Dante nel Quattrocento (1965), in Id., Scritti di storia della letteratura ita-liana, II: 1963-1971, a cura di Tania Basile et alii, Roma, Storia e Letteratura, 2009, pp. 173-212: 202-203. Il contratto del 6 agosto 1474 tra Pietro Adamo e i tipografi tedeschi è pubblicato da Signorini, Inediti su Pietroadamo, pp. 57-58; questo contributo riferisce anche sull’omicidio del protostampatore. Si veda-no poi al riguardo Canova, Letteratura, ti-pografia e commercio, p. 83 e Rodolfo Si-gnorini, Ragioni dell’assassinio di Pietroa-damo de’ Micheli, «Civiltà Mantovana», XL-VII, 2012, pp. 41-49.

3. Sulla società tra Johann Vurster e frate Ludovico Ghezzi si vedano Canova, Tipo-grafi, librai e cartolai, pp. 142-144, 159 e Fattori, La prima tipografia, pp. 112-113.

4. Per Johann Schall e Andrea Mantegna: Andrea Canova, Gian Marco Cavalli in-cisore per Andrea Mantegna e altre noti-zie sull’oreficeria e la tipografia a Manto-va nel XV secolo, «Italia medioevale e uma-nistica», XLII, 2001, pp. 149-179 e Id., An-

drea Mantegna e Gian Marco Cavalli: nuo-vi documenti mantovani, «Italia medioeva-le e umanistica», XLIII, 2002, pp. 201-229. La lettera di Schall al marchese Federico è trascritta da Id., Letteratura, tipografia e commercio librario, p. 103. Per il mano-scritto di Trento si veda I manoscritti me-dievali di Trento e provincia. Trento, Bi-blioteca Capitolare dell’Archivio diocesa-no, Castello del Buonconsiglio, Fondazio-ne Biblioteca S. Bernardino, Museo Dioce-sano Tridentino, Seminario teologico; Ala, Biblioteca comunale; Arco, Biblioteca civi-ca; Lizzana, Archivio diocesano; Riva del Garda, Biblioteca civica; Rovereto, Biblio-teca civica, a cura di Adriana Paolini, con la collaborazione di Marina Bernasconi e Leonardo Granata, Trento-Tavarnuzze, Pro-vincia autonoma di Trento, Soprintenden-za per i Beni librari, archivistici e archeo-logici-SISMEL, Edizioni del Galluzzo, 2010, p. 61, n. 17. Sui Da Moile: Giorgio Montec-chi, I Benedettini di San Giovanni Evange-lista di Parma tra ‘artis scriptoriae peritia’ e arte della stampa (1983), in Id., Il libro nel Rinascimento, II: Scrittura e immagine, te-sto e contesto, Roma, Viella, 2005, pp. 173-195: 180-194.

5. Sui Siliprandi, oltre al catalogo di Schiz-zerotto, si vedano Daniela Fattori, Nuovi documenti per la storia della tipografia pa-dovana del ’400, «La Bibliofilía», C, 1998, pp. 3-25; Matteo Marangon, Domenico Sili-prandi da Mantova copista e tipografo, «Ci-viltà mantovana», CXIV, 2002, pp. 31-33; Andrea Canova, Paul Butzbach e Gaspare Siliprandi in due nuovi documenti manto-vani (1476-1477), in Margarita amicorum. Studi in onore di Agostino Sottili, I, a cura di Fabio Forner et alii, Milano, Vita e Pen-siero, 2005, pp. 179-190; Fattori, Il manto-vano Domenico Siliprandi copista, tipogra-fo, editore e mercante di libri a stampa, «Ci-viltà Mantovana», XLI, 2006, pp. 53-63. La lettera di Domenico del 13 aprile 1461 è in ASMn, AG, b. 2395, c. 567. Su Manfredo Maldenti: Alessandra Chiappini, Manfredo Maldenti forlivese tra Biondo Flavio, Civis Ravennae, Venetiae et Ferrarie e Ludovico Carbone, in Ravenna in età veneziana, a cura di Dante Bolognesi, Ravenna, Longo, 1986, pp. 227-244. L’atto rogato da Dome-nico il 16 marzo 1471 è in ASMn, Rn, 1471, c. 572r; . Per le edizioni di Burchiello e di Petrarca si veda Fattori, Il mantovano Do-

menico Siliprandi.Il documento dell’8 ottobre 1481 è segnala-to in ASMn, An, Gabriele Ceppi, b. 190; Ga-spare risulta ancora vivo il 29 marzo 1481: ASMn, En, A 110, c. 16r (Giovanni q. Bat-tista Moltoni).Le sentenze a favore di Alvise contro il car-tolaio Guglielmo sono in ASMn, Rn, 1482, cc. 63v-64r, 22v, 93r.Una trascrizione piuttosto approssimativa dell’inventario del 1483 è in Arnauldet, Les associations, pp. 103-104; ma una nuova edizione commentata si leggerà nel mio Di-spersioni. Cultura letteraria a Mantova tra Medio Evo e Umanesimo, in c.d.s. Per il si-gnificato di questo documento nel suo con-testo storico si veda Nuovo, The Book Tra-de, pp. 351-357.Alvise vende alcuni terreni a Paul nel mar-zo del 1483 (ASMn, Rn, 1483, c. 527; Arnaul-det, Les associations, p. 91) e compra libri da Stefano Corallo il 5 giugno 1486 (ASMn, An, Marco Andrea Saraceni, b. 116 bis).

6. Il contratto del 1479 è trascritto da Ar-nauldet, Les associations, pp. 106-108. Le notizie su Illari si ricavano da Giuseppe Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo studio di Ferrara nei sec. XV e XVI, Lucca, Marchi, 1901, pp. 20-21 e Id., Lo Studio di Ferra-ra nei secoli XV e XVI, Ferrara, Zuffi, 1903, p. 136. Queste le collocazioni delle lettere di Stefano: ASMn, AG, b. 2412, c. 1294; b. 846, c. 370. Per la sua data di morte: un atto dell’11 maggio 1492 riguarda Antonio figlio del quondam Stefano de Illariis (ASMn, En, H 8, f. 204r, Giacomo Marasca).Gli accordi per i Problemata si trovano in-vece in ASMn, An, Eugenio Framberti, b. 123 bis (del documento si dà trascrizione in appendice). Sulla filigrana dell’agnello si veda Giorgio Montecchi, Filigrane, forma-ti, consistenza ed uso della carta nei primi libri a stampa: l’area padana, in Id., Il libro nel Rinascimento. Saggi di bibliologia, Mi-lano, La Storia, 1994, pp. 132-153: 142. Per Matteo Moreto si vedano Albano Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Zanichel-li, Bologna 1929, pp. 18-22 e Canova, Tipo-grafi, librai e cartolai, pp. 144-145.Su Andrea da Schivenoglia si vedano alme-no Ercolano Marani, Il codice 1019 della Bi-blioteca Comunale di Mantova ossia il ma-noscritto autografo del memoriale di An-drea da Schivenoglia, «Civiltà Mantovana», n.s., III, 1984, pp. 1-9; Id., Andrea da Schi-

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venoglia testimone della coeva società man-tovana, «Civiltà Mantovana», n.s., IV, 1985, pp. 7-15 e le considerazioni che emergono dal recente Isabella Lazzarini, Fra un prin-cipe e altri stati. Relazioni di potere e for-me di servizio a Mantova nell’età di Ludovi-co Gonzaga, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 1996. Citerò la cronaca da una copia settecentesca in mio possesso.Il rogito del 22 marzo 1483 è in ASMn, An, Gabriele Ceppi, 190.Per l’indifferenza dei contemporanei all’ar-rivo della tipografia si ricordi Luigi Balsa-mo, Primordi della stampa tipografica a Modena: 1473 anziché 1475, in Id., Pro-duzione e circolazione libraria in Emilia (XV-XVIII sec.). Studi e ricerche, Parma, Ca-sanova, 1983, pp. 89-99: 99.

7. Gli aggiornamenti su Paul Butzbach si trovano in Canova, Paul Butzbach orga-nista, in attesa della voce che ho scritto per il Dizionario biografico degli Italiani, in c.d.s.; la notizia del suo matrimonio con una Anna «filia quondam Enrici de Aremes de Lambingen» è stata indicata da Signorini, Ragioni dell’assassinio, p. 48 n. Per la mor-

te di Todeschino si veda ASMn, AG, Regi-stri necrologici, 1, c. 14v.

8. Ho ricostruito le vicende mantovane di Ambrogio da Calepio in Nuovi documen-ti mantovani su Ambrogio da Calepio e sulla stampa del suo Dictionarium, in So-cietà, luoghi, cultura al tempo di Ambro-gio da Calepio, a cura di Maria Mencaro-ni Zoppetti e Erminio Gennaro, Bergamo, Edizioni dell’Ateneo, 2005, pp. 355-384 (At-ti del Convegno, Bergamo, 22-23 novem-bre 2002); una versione abbreviata, con il titolo Una mancata edizione mantova-na del Dictionarium di Ambrogio da Cale-pio (1498-1499), è ne «La Bibliofilía», CVII (2005), pp. 3-16. Le 2000 risme di carta da stampare sono una quantità enorme: sarà errore del copista?Su Leonardo Bruschi si vedano le voci Bru-schi Francesco e Bruschi Leonardo di Lo-renzo Carpanè, nel Dizionario dei tipogra-fi e degli editori italiani. Il Cinquecento, I: A-F, a cura di Marco Menato et alii, Milano, Editrice Bibliografica, 1997, pp. 214-215, in-tegrandole con Canova, Tipografi, librai e cartolai, pp. 156-158.

APPENDICE [doc. 4]

Patti tra Stefano Illari e Paul Butzbach dopo la stampa dei Problemata di Aristotele con il commento di Pietro d’Abano

12 marzo 1476

ASMn, An, Eugenio Framberti, b. 123 bis.

In libro C Calicule a cartis.

Sia noto e manifesto a cadauna persona che lezerà questa presente scripta como my mai-stro Stephano de Illariis e maistro Paulo stampadore habiamo fato saldo de ogni rason ha-biamo habuto a far insema de una compagnia fata tra luy e mi secundo che appar per una scrita fata tra nuy per stampir li Problemi de Aristotele como el comente de Pedre de Eba-no. È romaso d’acordo che maistro Paulo resta havir dala dita compagnia ducati cento e cinque e maistro Stephano resta havir ducati dosente e sedese e lire 3 soldi 7 e la compa-gnia de’ havir per li prediti Problemi libri compiti1 504, deli quale ne son a Padoa e a Ve-nesia nonanta e a Bologna trenta, a Bressa trenta, a Parma vinti, a Verona vinti, a Ferra-ra undese,2 apresso a mi libri 285, apresso a maistro Paulo 201,3 li quali libri de’ vender el predito maistro Paulo e pagar el cartolar, el qual resta havir ducati 136 e Christofalo becha-ro, el qual resta havir lire trenta, e, in caso che li libri non se podessene vender così pre-sto como faria bisogno4 per pagar el cartolar e lo bechare e li altri,5 che ’l sia licito a mai-stro Paulo over a maistro Stephano a impignar tanti libri che ’l se possa pagar el cartola-re e lo becharo e che maistro Paulo possa solicita’ de vender de quelli che sono in li pre-diti logi tanti che se possa6 scoder quelli impignati e pagar la usura al costo dela compa-gnia e, pagato che siano li diti creditori, che del resto deli denari se cava foro lo credito de maistro Paulo e che luy l’abia a recevere e così lo credito de mi maistro Stephano sia exborsato a Iacomo deli Nigri.Maistro Paulo ha libri 218, dosente e desdoto, tra Mantua e fora de Mantoa7, deli quali luy ne de’ assignar bona rason.Maistro Stephano ha libri 285, dosente e octantacinque, in casa soa indel studiolo, li qual son posti lì per far cauto e seguro maistro Antonio cartolare da Parma, el qual resta havir ducati cento e trentasey, li quali dinari de’ pagar maistro Paulo de quelli che ’l cavarà de-li libri che ’l venderà e deli primi dinar <ca>vati.Item maistro Paulo de’ pagar Michelo da Milano e ’l Fiamengo e lo famiglio e Stephano e lo becharo8 (zoè Christopharo Marangono) e Zohanantonio Bechagudo de ogni cosa che lor deno havir dala compagnia, perché tuti questi denari son posti indel so credito.La compagnie de’ havir da maistro Stephano e maistro Paulo libri 504 compiti, como apar di supra.Item de’ havir per cosi stampite in altra materia per maistro Paulo ducati quatro.Item se ’l dito maistro Paulo se absentasse como li libre e li dinari, che ’l possa fir con-venuto e destenuto per tuti li parte del mundo e festi e dì da lavore, in gesia, in casa, de dì e de note e, se per ventura anchora luy havesse salvoconduto, d’esser seguro in quel-li terri dove el si ritrovasse.

Li libri da Venesia apresso de Dominico di Siliprandi da Mantoa.Li libri da Padua sonno apresso il suprascripto, li quali libri sonno 90 in tuto.Li libri da Ferrara, zoè 11, apresso Iacomo de Andriolo.Li libri da Bologna, zoè 30, apresso maistro Mattheo de Moretis de Brixia.Li libri da Parma, zoè 20, apresso maistro Antonio Zocho cartularo.Li libri da Bressa, zoè 30, apresso Antonio di Mozi.Li libri da Verona, zoè 20, apresso maistro Zorzo maistro da organi.

1 Cassato «deli quali».2 Soprascritto «xi».3 Soprascritto «dosento e uno».4 Cassato «chel posse».5 Cassato «si».6 Cassato «pag».7 Nel doc. «matoa».8 Cassato «e lo spe».

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In libro C Calicule a cartis.

In Christi nomine amen. Anno Domini a nativitate eiusdem millesimo quadringentesimo septuagesimo sexto, indictione nona, die martis duodecimo mensis martii, tempore sere-nissimi domini domini Federici imperatoris etc., Mantue in domo habitationis infrascrip-ti magistri Stefani sita in contrata Ursi, presentibus Floravante filio quondam Thedaldi de Violantis grammatice professore cive et habitatore Mantue in contrata Ursi teste qui iura-vit etc., don Albertino de Cigognaria priore Sancti Martini et Ventura filio quondam An-dree del Bego in Levata testibus.Ibi eximius medicine doctor magister Stefanus de Illariis filius quondam ser Zontini civis et habitator Mantue in contrata Ursi per se etc. et Paulus filius quondam Iohannis de Io-hanne de Alemania impressor librorum per se etc. ad instantiam unus alterius etc. volun-tarie etc. dixit et confessus fuit esse suprascripta omnia in dicta scripta contenta vera esse [sic] etc. et unus [sic] esse verum debitorem alterius prout etc. [...]

1 Volta 1786.2 Volta 1786: 8.

La Tipografia a Mantova nel QuattrocentoMostra bibliografica

Le ragioni di una esposizioneQuesta mostra bibliografica si riallaccia idealmente ad altre due tappe significative che, in un passato non più recente, hanno illustrato in forma organica una larga parte delle opere prodotte dalla nascente arte ti-pografica mantovana.L’ultima tappa in ordine di tempo risale a poco più di quarant’anni fa, quando nell’ot-tobre del 1972 furono esposte al pubblico tutte le 24 edizioni mantovane possedute dalla nostra Biblioteca, a cura di Giancarlo Schizzerotto, in occasione delle celebrazio-ni per il Cinquecentenario del primo libro stampato a Mantova.In precedenza, nel 1959, fu Ubaldo Meroni a tracciare un percorso organicamente im-postato per la fruizione pubblica di queste prime esperienze tipografiche, esponendo nei saloni della Biblioteca dieci pezzi signi-ficativi, a illustrazione delle otto officine ti-pografiche prese in esame. L’occasione, cu-riosamente, fu simile a quella in cui oggi ci troviamo: la Biblioteca era appena stata in-teressata da lavori di profonda ristruttura-zione e l’esposizione si inseriva così in un contesto di riacquisizione di dignità e fun-zionalità adeguate alle ricchezze culturali ivi conservate.Occasioni celebrative, s’è detto. Senza dub-bio. Ma anche punti di partenza – questo è l’auspicio di oggi - per sollecitare interes-se e ulteriori ricerche che contribuiscano ad arricchire, con nuove tessere, il mosai-co della tradizione di studi che la Bibliote-ca custodisce.Tradizione che, per quanto riguarda lo stretto ambito che qui ci interessa, comin-

cia a pochi anni dalla nascita della Biblio-teca Teresiana, su iniziativa del primo pre-fetto Leopoldo Camillo Volta.

Una breve cronistoriaNella sessione del 16 febbraio 1785, presso l’Accademia di Mantova, il Volta legge una breve ma densa memoria che l’anno suc-cessivo pubblica col titolo Saggio storico-critico sulla tipografia mantovana del se-colo XV 1.Gli studi specifici sulla stampa mantovana sono cominciati.In quegli anni il Volta poteva avvalersi, ol-tre che delle conoscenze derivate da una nutrita serie di rapporti culturali con gli stu-diosi del tempo, soprattutto degli esiti di alcune prime e meritorie imprese genera-li di censimento delle edizioni quattrocen-tesche.Con fermezza, e una punta di orgoglio pa-triottico, il Volta rigetta l’ipotesi che gli esor-di della tipografia a Mantova siano opera di tedeschi (“Giorgio e Paolo di Magonza, i quali eseguirono nel MCCCCLXXII la ma-gnifica Edizione di Dante”) e indica in Pie-tro Adamo de Micheli l’autore “della pri-ma introduzione ed esecuzione della stam-pa tra noi”2.Il Saggio è interessato soprattutto, com’è comprensibile, a costruire gli annali tipo-grafici della Città, ma si rivela fruttuoso an-che sotto altri aspetti, per le numerose an-notazioni critiche che lo percorrono, i fre-quenti confronti bibliografici, le analisi e le intelligenti osservazioni effettuate sui volu-mi a sua diretta disposizione.Conclude l’opera una lista di 34 edizioni

Pasquale Di Viesti

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che per molto tempo vennero sostanzial-mente validate, con qualche raro aggiorna-mento, fino alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso.È vero che gli studi di oggi riducono a 26 le edizioni mantovane segnalate in quell’elen-co, ma la strada era tracciata.A pochi anni di distanza, inoltre, nel 1795 i fondamentali Annales Hebraeo-Typogra-phici sec. XV di Giovanni Bernardo De Ros-si3 completarono il panorama, fornendo il materiale indispensabile per inquadrare con sistematicità la questione della stampa ebraica, registrando – oltre all’unica edizio-ne datata, già conosciuta dal Volta – altre cinque edizioni attribuite presuntivamente a Mantova.Nonostante questo apprezzabile aggiorna-mento, il Volta non tornò più sulla que-stione se non episodicamente, in qualche nota tecnica sparsa nel catalogo manoscrit-to degli incunaboli posseduti dalla Biblio-teca Teresiana, che andava compilando in quegli anni4.Nel corso dell’Ottocento non si registraro-no essenziali mutamenti di prospettiva, o forse l’interesse degli studiosi si era spo-stato.Le maggiori novità non vennero da una ri-considerazione critica dell’annalistica (an-che le successive compilazioni del Mai-nardi5 e del d’Arco6 sostanzialmente non uscirono dallo spazio disegnato dal Volta); nuovi spunti provennero invece dal campo delle ricerche archivistiche, che progressi-vamente gettavano nuova luce sui protago-nisti di quella stagione inaugurale.Nel 1881 Giuseppe Bonollo7 pubblica le due lettere del novembre 1471 in cui Pie-tro Adamo anticipa al Principe i suoi pro-getti; seguito dal Renier8, che nel 1890 pre-senta ulteriori documenti inediti sul nostro protoeditore/tipografo. Ma è soprattutto il saggio di Pierre Arnauldet, Les associations d’imprimeurs et de libraires à Mantoue au XVe siècle9, ricco di segnalazioni d’archivio, ad aprire nel 1898 una prospettiva origina-le. Ma non ebbe fortuna: occorrerà attende-re il 1972 perché le sue ricerche trovino uti-le impiego nel catalogo dello Schizzerotto, che ne raccoglie le sollecitazioni.Nel 1955 Dennis Rhodes pubblica A biblio-graphy of Mantua, I. 1472-149810, in cui prende criticamente in esame l’elenco del Volta, ne rigetta talvolta i titoli proposti, e imposta una nuova lista, anzi un vero e

proprio catalogo, con la dovuta competen-za catalografica.Rhodes poteva già utilizzare a questo fine i risultati, pur provvisori, di quelle grandi iniziative (GW, BMC, IGI) che ancor oggi costituiscono punto di riferimento per l’in-cunabolistica.L’esito fu che gli annali mantovani da lui redatti registrarono ben 42 edizioni, eccet-tuate quelle della tipografia ebraica, mate-ria non trattata dal Rhodes.Da questo elenco discende in sostanza il catalogo compilato da Ubaldo Meroni11 per la mostra del 1959. Agli incunaboli già de-scritti dal Rhodes, Meroni aggiunge i sei in-cunaboli ebraici segnalati a suo tempo dal De Rossi e la seconda edizione delle Auc-toritates ad misericordiam inducentes (del giugno 1486) che il Rhodes non aveva ri-levato.A questi 49 incunaboli nulla aggiungono né discutono i successivi elenchi dati nei vo-lumi di Emilio Faccioli12 e di Luigi Pesca-sio13, fino ad arrivare al catalogo della mo-stra del 1972, nostro punto costante di ri-ferimento.

Qualche nota al catalogoLe edizioni mantovane registrate da Schiz-zerotto14 sono anch’esse 49, ma non le me-desime del Meroni/Rhodes. Vengono da lui criticamente espunte due edizioni “fanta-sma”, tre ulteriori edizioni (ricondotte ai volumi di cui erano soltanto una parte) e una sesta edizione, attribuita a Vicenza.Ne aggiunge poi altre sei, non presenti nel Rhodes e nel Meroni, tutte puntualmente controllate e verificate.Per parte nostra, rispetto a questa base che ancora riteniamo valida, spendiamo due parole per rendere conto delle ulteriori ag-giunte da noi effettuate, che hanno portato a 57 i titoli complessivi degli elenchi com-pilati per i diversi tipografi.Al Conat è stata parzialmente assegnata un’ottava edizione (in realtà ferrarese) per il fatto che studi recenti hanno dimostrato che i primi fascicoli furono effettivamente stampati a Mantova.Per il Butzbach, il numero è sostanzialmen-te cresciuto poiché l’ISTC ha ritenuto di trattare ciascun esemplare conosciuto del-la Littera del Guazzi come registrazione au-tonoma (e su questa base abbiamo anche noi aggiunto il nuovo testimone mantova-no rinvenuto presso la biblioteca della Casa

3 de rossi 1795.4 Volta ms.5 mainardi 1868.6 d’arco ms-bib e d’arco ms-arc.7 bonollo 1881.8 renier 1890.9 arnauldet 1898.10 rhodes 1955.11 meroni 1959.12 Faccioli 1962: 142-144, che da parte sua di-chiara espressamente la derivazione dal Meroni, non essendo questo l’obiettivo primario del suo lavoro.13 pescasio 1971.14 schizzerotto 1972.

Andreasi, e qui esposto [cat. n. 17]).Al Vurster - se non altro come pura se-gnalazione dubitativa - abbiamo riattribui-to anche l’edizione che Schizzerotto aveva espunto in quanto vicentina (il De mirabi-libus mundi di Alberto Magno), nonché le Regulae di Guarino Veronese, conservato soltanto alla Bodleian Library.Abbiamo infine integrato la produzione del De Micheli con l’Esopo localizzato a Vien-na, e stampato con il carattere 106R di De Micheli/Butzbach.

Un’avvertenza finaleNello stilare le brevi schede sulle officine tipografiche mantovane mi sono largamen-te servito di ricerche e di studi che, spes-so non citati per evitare di appesantire un testo appunto “di servizio”, andranno co-munque sempre tenuti presenti e ai qua-li si rimanda per gli approfondimenti ne-cessari.Tra questi, ricordiamo ancora e soprattutto il precedente diretto della mostra bibliogra-fica qui realizzata, il catalogo Libri stampa-ti a Mantova nel Quattrocento di Giancar-lo Schizzerotto, ricco di notazioni critiche e digressioni erudite; ma anche, per quan-to riguarda la stampa ebraica, il fondamen-tale saggio di Vittore Colorni Abraham Co-nat, primo stampatore di opere ebraiche in Mantova15, che contribuì originalmente a

riaprire la discussione sulla cronologia del-le opere del Conat.Altri contributi preziosi, talvolta legati ad aspetti più specifici e settoriali, ci sono giunti dalle ricerche archivistiche di Rodol-fo Signorini16 e Daniela Fattori17.È quasi superfluo, da ultimo, ricordare che tutte le note qui offerte presuppongono, e spesso dipendono, dalle indagini che Andrea Canova da tempo conduce intor-no alla tipografia quattro-cinquecentesca18, senza scinderla dalle vicende più comples-sive del commercio librario e della fitta tra-ma dei rapporti che tra essi intercorrono.L’approfondita Nota bibliografica ragionata con la quale Canova, in questo stesso cata-logo, chiude il suo Taccuino mi dispensa dal doverne proporre organicamente una seconda. Nella bibliografia finale abbiamo perciò riportato esclusivamente i testi de-gli autori citati in questi appunti e nei cen-ni sommari che accompagnano le schede relative alla produzione delle officine tipo-grafiche.I ripetuti riferimenti al saggio introduttivo di Canova, indispensabili per una corret-ta contestualizzazione generale e di appro-fondimento, sono segnalati con un riman-do diretto al paragrafo del Taccuino. Tale rimando, ovviamente, vale anche per la re-lativa bibliografia ivi riportata.

15 colorni 1981.16 In particolare signorini 1983.17 In particolare Fattori 1995 e Fattori 2005.18 In particolare canoVa 2004 e canoVa 2008.

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Le officine tipografiche

Pietro Adamo de MicheliattiVità: 1472-1473

Elenco delle edizioni conosciute1. angelus de gambilionibus. Tractatus de maleficiis. Mantova, Pietro Adamo de Mi-cheli, 1472. 2° (ISTC ig00058000)2. gioVanni boccaccio. Decamerone. Manto-va, Pietro Adamo de Micheli, 1472. 2° (ISTC ib00725400)3. aesopus. Aesopus moralisatus <in latino>. [Mantova, Pietro Adamo de Micheli, circa 1472]. 8° (ISTC ia00123300) 4. FlaVius blondus. Roma triumphans. [Man-tova, Pietro Adamo de Micheli, circa 1473]. 2° (ISTC ib00703000)

La figura di Pietro Adamo de Micheli ha fin dall’inizio attirato l’attenzione dei nostri pri-mi studiosi che a fine Settecento si impe-gnarono a ricercare le origini dell’introdu-zione della stampa a Mantova.Sulle sue interessanti vicende biografiche, spesso attraversate da difficoltà economi-che e indebitamenti ai quali non riesce a far fronte, e che ragionevolmente lo porta-rono ad abbandonare forzatamente l’attivi-tà, si rimanda a quanto già detto nel sag-gio introduttivo di Andrea Canova (Taccu-ino, § 1).Le stampe del De Micheli sono caratteriz-zate dall’uso di un tipo carattere romano (106R) usato anche dalla società nata tra Georg di Augusta e Paul Butzbach. Questo ha fatto sorgere spesso dei dubbi nell’attri-buzione di alcune edizioni, o al De Micheli o ai due Tedeschi.Tra le edizioni in qualche modo attribuite

a Pietro Adamo, soltanto le prime due in elenco (il Gambiglioni e il Boccaccio) sono esplicitamente sottoscritte.Sulla Roma triumphans del Biondo, co-munque, vi è un sostanziale accordo tra gli studiosi, sulla base delle considerazioni esposte nel BMC, che prendono in esame i nessi culturali e la tipologia delle filigrane (corona, drago) presenti sulle carte.L’Esopo sine notis attribuito alla sua offi-cina e datato al 1472, che non compari-va nei precedenti cataloghi della tipografia mantovana, viene qui aggiunto sulla base dell’unico esemplare localizzato nella Bi-blioteca Nazionale di Vienna.Per quanto concerne due edizioni che tal-volta sono state ascritte a Pietro Adamo (l’Oratio del Nuvoloni e l’Orologio scritto dallo stesso De Micheli), le date di compo-sizione mal si accordano con la circostan-za che Pietro Adamo abbia molto probabil-mente abbandonato la propria attività en-tro il 1473, o comunque non oltre gli ini-zi del 1474.L’Oratio non può che essere stata stampata, ovviamente, dopo il discorso tenuto il 12 maggio 1474; ma anche l’Orologio, da parte sua, è con ragionevole certezza databile al 1474, o comunque non prima del dicembre 1473, in occasione del posizionamento sul-la Torre nell’attuale piazza Erbe a Mantova di “questo mirabile & singular ostensorio chiammato horlogio”, che avvenne appun-to in quella data (Taccuino, § 2)19.

Paul Butzbach e sociattiVità: 1472-1481

Elenco delle edizioni conosciute1. dante alighieri. La Commedia. Manto-va, Georg di Augusta e Paul Butzbach, per Colombino Agazzi, 1472. 2° (ISTC id00023000)2. christophorus scarpa. Orthographia. [Mantova, Georg di Augusta e Paul Butz-bach, circa 1472]. 8° (ISTC is00305000)3. Johannes Versoris. Dicta super septem tractatus Petri Hispani. Cur. Ludovico Ghezzi. Mantova, Paul Butzbach, per Lu-dovico Ghezzi, 27 novembre 1473. 4° (ISTC iv00237700)4. pietro adamo de micheli. Orologio. [Mantova, Georg di Augusta e Paul Butz-bach, non ante dicembre 1473]. 4° (ISTC im00568900)5. philippus nuVolonus. Oratio ad Christier-num Daciae, Norvegiae, Sveciae Gothorum Slavorumque Regem (tenuta a Mantova, 12 maggio 1474). [Mantova, Georg di Augusta e Paul Butzbach, post 12 maggio 1474]. 4° (ISTC in00279000)6. thomas aquinas. Summa theologiae. Pars secunda: secunda pars. Cur. Ludovico Ghezzi. Mantova, Paul Butzbach, [non post 1474]. 2° (ISTC it00213000)7. antoninus Florentinus. Confessionale: Curam illius habe <in italiano> Medicina dell’anima. Mantova, [Paul Butzbach], 21 febbraio 1475. 4° (ISTC ia00783500)8. antoninus Florentinus. Confessionale: Omnis mortalium cura <in italiano> Spec-chio di coscienza. [Mantova, Paul Butz-bach, circa 1475]. 4° (ISTC ia00846000)9. antoninus Florentinus. De censuris ec-clesiasticis, sive de excommunicationibus. [Mantova, Paul Butzbach, circa 1475]. 4° (ISTC ia00775000)10. aristoteles. Problemata (“Propter quid superabundantiae”). Comm. Pietro d’Aba-no. Cur. Stefano Illari. Mantova, Paul Butz-bach, [per se stesso e Stefano Illari], 1475. 2° (ISTC ia01044350)11. Justinianus. Institutiones (con la Glossa ordinaria di Accursio). Mantova, Paul Butz-bach, 18 aprile 1476. 2° (ISTC ij00511500)12. alexander tartagnus. Apostillae ad Bar-tolum super tribus libris Codicis. Mantova, Paul Butzbach, 12 settembre 1476. 2° (ISTC it00018600)13. bartolus de saxoFerrato. Super tribus ul-timis libris Codicis (cum additionibus An-

geli de Ubaldis). Mantova, Paul Butzbach, 17 settembre 1476. 2° (ISTC ib00204700)14. nicolaus de lyra. Postilla super Psal-terium (cum additionibus Pauli Burgen-sis et replicationibus Matthiae Doering). [Mantova, Paul Butzbach, 1477]. 2° (ISTC in00124000) 15. nicolaus de lyra. Postilla super quattuor Evangelistas (cum additionibus Pauli Bur-gensis et replicationibus Matthiae Doering). Mantova, Paul Butzbach, 24 luglio 1477. 2° (ISTC in00130000)16. nicolaus de lyra. Postilla super Epistolas Pauli. Mantova, Paul Butzbach, 28 aprile 1478. 2° (ISTC in00122000)17. albertus magnus. De animalibus. Man-tova, Paul Butzbach, [per se stesso, Marco Mazzola e Antonio d’Avignone], 12 genna-io 1479. 2° (ISTC ia00224000)18. nicolaus de lyra. Postilla super Actus Apostolorum, Epistolas Canonicales et Apo-calypsim. Mantova, Paul Butzbach, 30 mar-zo 1480. 2° (ISTC in00115000)19. nicolaus de lyra. Moralia super totam Bibliam. Mantova, Paul Butzbach, 29 apri-le 1481. 2° (ISTC in00113000)20. Johannes de guaciis. Littera indulgentia-rum pro provisione fienda contra Turcum <formulario per famiglie>. [Mantova, Paul Butzbach, non post 17 aprile (?) 1481] (ISTC ig00518600)21. Johannes de guaciis. Littera indulgentia-rum pro provisione fienda contra Turcum <formulario per singole persone>. [Manto-va, Paul Butzbach, non post 18 aprile 1481] (ISTC ig00518500)22. Johannes de guaciis. Littera indulgentia-rum pro provisione fienda contra Turcum <formulario per singole persone>. [Manto-va, Paul Butzbach, non post 29 aprile 1481]. Perg. (non censito in ISTC)23. Johannes de guaciis. Littera indulgentia-rum pro provisione fienda contra Turcum <formulario per singole persone>. [Man-tova, Paul Butzbach, non post 11 giugno 1481]. Perg. (ISTC ig00518550)24. Johannes de guaciis. Littera indulgentia-rum pro provisione fienda contra Turcum <formulario per singole persone>. [Manto-va, Paul Butzbach, non post 1 luglio 1481] (ISTC ig00518570)

Quasi la metà dell’intera produzione tipo-grafica mantovana del XV secolo porta il si-gillo di Paul Butzbach, a partire dagli esor-di del 1472 in società con Georg di Augu-

19 Sull’Orologio di Mantova, vedi schizzerotto 1972: 13-17 e signorini 1989.

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sta fino al 1481.Il periodo di sodalizio con Georg di Augu-sta è forse quello che ha prodotto l’edizio-ne più prestigiosa, il Dante curato filologi-camente da Colombino Veronese (Taccui-no, § 2) [cat. 1].Georg e Paul, i due “magistri Teutonici” che il De Micheli aveva chiamato a Man-tova per coadiuvarlo nell’impiantare la sua tipografia, lo stamparono col carattere ro-mano (il 106R) usato anche da Pietro Ada-mo nelle proprie edizioni.Nello stesso anno è forse dai loro torchi che esce anche il testo didattico di Cristo-foro Scarpa, Orthographia20 [cat. 3]. E nel 1474 sono ancora loro, con tutta probabi-lità, a stampare l’Orologio del De Micheli [cat. 2] e l’Oratio del Nuvoloni (si veda la precedente scheda dedicata a Pietro Ada-mo), anche se già dal 1473 il Butzbach si muoveva – a quanto ci consta – in autono-mia rispetto a Georg.Tra la fine di quell’anno, infatti, e l’anno successivo il Butzbach stampa, da solo e per conto del carmelitano Ludovico Ghezzi (Taccuino, § 3), due testi filosofici: i corpo-si Dicta del Versor [cat. 6], esposizione del-le Summulae logicales del medico e filoso-fo Pietro Ispano (papa Giovanni XXI) e la Secunda secundae dell’Aquinate [cat. 5].Nel 1475 si dedica alla stampa di alcune opere di sant’Antonino: il trattato De cen-suris [cat. 4] e due manuali per confessori, testi molto richiesti e diffusi, conosciuti in italiano col nome di Medicina dell’anima [cat. n. 8] e Specchio di coscienza [cat. 7].Ma il 1475 è anche l’anno di una bella edi-zione dei Problemata di Aristotele, con l’esposizione e il commento di Pietro d’Aba-no [cat. 9]: l’importanza di quest’edizione sta, per quanto maggiormente ci riguarda in questa sede, nella lettera che il curatore Stefano Illari premette al testo, piena di tra-sporto per un‘impresa che sembrava trop-po ardua, ma soprattutto piena di soddisfa-zione per aver potuto infine mettere a di-sposizione di tutti la sua fatica.Di quest’edizione occorre ancora dire che, dalle ricerche archivistiche di Andrea Cano-va, sono comparsi elementi nuovi sulla fi-gura dell’Illari e sul suo ruolo nella stampa del testo: non soltanto una responsabilità di cura filologica, ma anche di impegno eco-nomico e finanziario (Taccuino, § 6).Il documento che chiarisce la questione, edito da Canova in questo stesso catalo-

go (Taccuino, appendice), ci porta dunque ad attribuire al nostro Illari anche l’ulterio-re funzione di coeditore.Nella seconda parte della sua attività, il But-zbach si impegna soprattutto nella stampa di opere di diritto e di esegesi biblica.Dopo le Institutiones giustinianee del 1476 escono, a distanza di brevissimo tempo l’una dall’altra (12 e 17 settembre), le Apo-stillae ad Bartolum del Tartagni [cat. 10] e l’importantissima editio princeps di Bartolo da Sassoferrato [cat. 11], tra i massimi giuri-sti italiani, non soltanto del Trecento.Val forse la pena di ricordare che que-ste edizioni furono pubblicate con accor-do societario tra Paul e la famiglia Silipran-di (Taccuino, § 5), alla quale apparteneva quell’Alvise, anch’egli tipografo a Mantova, cui verrà dedicata una scheda.L’altro nutrito gruppo di opere che impe-gna il Butzbach a più riprese negli ultimi anni della sua attività, sono i cinque volu-mi delle Postille che il francescano Niccolò da Lira dedica all’interpretazione delle Sa-cre Scritture, e che Paul pubblica tra il 1477 e il 1481 [cat. 12-13-14-15].Nell’arco di questi anni, il 12 gennaio del 1479, esce anche il De animalibus di Alber-to Magno [cat. 16], edizione cofinanziata da Marco Mazzola, notaio bresciano, dal But-zbach stesso e dal libraio e tipografo Anto-nio d’Avignone, stampata con un carattere (90G) ancora diverso dai gotici usati in pre-cedenza, e che forse riutilizzerà per le Litte-rae di indulgenze a lui attribuite (per quan-to mi sembra possa sussistere qualche dub-bio, legato ad alcuni elementi di difformità tra le Litterae e l’Alberto Magno). Col 1481 si chiude la sua attività tipografica. Il Butzbach si occuperà di libri - a quanto sappiamo - soltanto attraverso il loro com-mercio (Taccuino, § 7).Soffermiamoci ancora su quelle Litterae, già citate, uscite verso la metà dell’anno 1481, senza indicazioni tipografiche ma at-tribuite all’ultimo Butzbach: foglietti di mo-desto impegno tecnico, impressi tra l’aprile e il giugno di quello stesso anno.Si tratta forse del primo esempio di mo-dulo predisposto per essere completato a mano, apponendo le generalità di colo-ro che avrebbero potuto acquistare indul-genza plenaria mediante una contribuzio-ne finalizzata alla crociata che Sisto IV in-disse contro i Turchi (in seguito alla strage di Otranto dell’8 agosto 1480). Il compito

di raccogliere fondi fu affidato ad Angelo da Chivasso, che a sua volta delegò il fra-te mantovano Giovanni Guazzi. La crociata non fu mai attuata, ma delle contribuzioni rimase traccia.Il ritrovamento di un nuovo testimone nell’Archivio di Stato di Roma ha di recente fornito a Paolo Cherubini21 l’occasione per un puntuale esame di tutti i quattro incuna-boli in quel momento conosciuti (di Roma, di Cesena, dell’Aquila e dell’Archivio di Sta-to di Mantova [cat. 18]). Oggi ne aggiungia-mo un altro, sempre conservato a Mantova, presso la Biblioteca della Casa della Beata Osanna Andreasi22 [cat. 17].Quest’ultimo incunabolo, che pure non è registrato nei repertori, non costituisce in assoluto una novità, essendo già stato espo-sto in una mostra mantovana nel 200523.Non ci addentriamo nella questione se queste (ormai cinque) Litterae siano frutto di singole edizioni o emissioni o altrettan-te varianti di un’unica edizione. Le abbia-mo qui elencate distinte, seguendo la scel-ta effettuata da ISTC che tra di esse non opera particolari distinzioni, se non quel-le tratte dalla data manoscritta apposta su-gli esemplari che ci rimangono. Ma “op-portunamente”, osserva Cherubini, nel GW si opera “una distinzione, sotto il medesi-mo autore, tra il dettato di una lettera rife-rita a persone singole [...] e quello riferito a famiglie”24; sempre nel medesimo inter-vento, inoltre, il Cherubini offre una lettu-ra probabile della data (poco chiara) scritta sull’unico esemplare del “formulario per fa-miglie” (conservato nella Biblioteca Provin-ciale dell’Aquila). Abbiamo ritenuto di in-corporare nella descrizione queste due uti-li indicazioni.

Johann Vurster e sociattiVità: 1472-1473

Elenco delle edizioni conosciute1. petrus de abano. Conciliator differentia-rum philosophorum et medicorum. Manto-va, Johannes Vurster e Thomas Siebenbur-ger, per Ludovico Ghezzi, 1472. 2° (ISTC ip00431000)2. aesopus. Aesopus moralisatus <in latino>. [Mantova, Johann Vurster e Thomas Sieben-burger, 1472]. 4° (ISTC ia00123400)3. augustinus datus. Elegantiolae. [Mantova, Johann Vurster, circa 1472]. 4° & 8° (ISTC

id00055000)4. conradus gemnicensis. Sertum beatae Ma-riae virginis. [Mantova, Johann Vurster, cir-ca 1472/73]. 4° (ISTC ic00854500)5. arnoldus de Villa noVa. De arte cogno-scendi venena. [Con:] Valascus de Taren-ta, De epidemia et peste. Petrus de Abano, De venenis eorumque remediis. Matthaeus Silvaticus, De lapide begaar ex pandectis. Mantova, [Johann Vurster], 1473. 4° (ISTC ia01065900)6. aristoteles. Problemata (“Cur exuperan-tiae”). Trad. Teodoro Gaza. Mantova, Jo-hann Vurster e Johann Baumeister, [circa 1473]. 4° (ISTC ia01030000)7. albertus magnus. De mirabilibus mun-di. [Mantova, Johann Vurster, circa 1473]. 4° (ISTC ia00284000)8. guarinus Veronensis. Regulae gramma-ticales. [Mantova], Johann Vurster, [circa 1473]. 4° (ISTC ig00534100)

Nello stesso anno 1472 in cui a Mantova cominciavano le attività imprenditoriali di Pietro Adamo, Georg di Augusta e Paul Butzbach, almeno un’altra società tipogra-fica concorrente vi si era installata.Il sodalizio tra i due tedeschi Johann Vur-ster e Thomas Siebenburger, stabilitosi fin dall’anno precedente, produce in quest’an-no il primo libro, ed è un libro di valore: la princeps della maggiore opera di Pietro d’Abano, il Conciliator, finanziato da Ludo-vico Ghezzi. A questo faranno seguito altri volumi fino all’anno seguente, in cui ritro-viamo il Vurster in società con un altro te-desco, Johann Baumeister.Promotore dell’edizione del Conciliator è ancora quel frate carmelitano Ludovico Ghezzi da Cremona, cittadino mantova-no, che abbiamo già trovato operoso e atti-vo anche in altre due imprese tipografiche tra il 1473 e il 1474, da lui favorite, con la stamperia di Paul Butzbach (il Versor e il san Tommaso).Il Conciliator è un segnale indicativo dei molteplici interessi religiosi e filosofici del Ghezzi, non sempre ortodossi, a giudicare dalle pratiche alchemiche, o quasi, cui fa cenno in una lettera al marchese Federico Gonzaga (Taccuino § 3).Si osserverà che in questo medesimo qua-dro di filosofia naturalistica e scienza me-dica nascente, dai torchi del Vurster escono anche altre importanti edizioni, come il De arte cognoscendi venena di Arnoldo da Vil-

20 Prende in esame il nostro esemplare Daniela Fattori (Fattori 1995).

21 cherubini 2009. In questi brevi cenni mi avval-go delle notizie da lui raccolte.22 Ho avuto modo di prendere visione di quest’incunabolo nel corso della catalogazio-ne del Fondo antico della biblioteca di Casa Andreasi, che possiede, oltre a questo, altre cin-que edizioni del XV secolo. Le piccole bibliote-che offrono spesso sorprese. Spero di riuscire a rendere pubblico, in un prossimo futuro, il pa-trimonio incunabolistico di tutta la provincia di Mantova: 38 incunaboli – escluso ovviamente il patrimonio della Biblioteca Teresiana – conser-vati in sei biblioteche, non tutte partecipanti e registrate in ISTC.23 andreasi 2005: 160. Il documento è stato tra-scritto da Anna Maria Lorenzoni.24 cherubini 2009: 86

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la Nova (insieme col De venenis dello stes-so Pietro d’Abano) nel 1973 [cat. 19], non-ché gli spuri Problemata di Aristotele [cat. 20], un insieme di scritti su temi molto vari, argomentati con ricchezza di osservazioni tratte dalla vita comune, tutti riconducibili agli interessi scientifici dell’epoca.Possiamo allora ipotizzare che, probabil-mente, in questo filone si sia inserita anche la stampa di un opuscolo sulla proprietà occulta delle cose come il De mirabilibus mundi attribuito ad Alberto Magno (edi-zione espunta da Schizzerotto, e qui riasse-gnata pur con molti dubbi). Anche questo libro, infatti, ci potrebbe riportare a quel “fervore” che “sembra animare a Mantova la tipografia verso le opere filosofiche e na-turalistiche”25, traccia evidente non solo de-gli interessi economici e culturali di stam-patori e committenti (ricordiamo il Ghezzi) ma anche segno di uno spazio sociale re-cettivo, sensibile e incline all’accoglimento di queste tematiche.Tra le restanti opere della produzione del Vurster possiamo annoverare testi a carat-tere popolare di letteratura moraleggian-te e didattica molto diffusi in quel perio-do (l’Aesopous moralisatus, le Elegantiolae del Dati e le Regulae di Guarino Veronese), nonché l’opuscolo devozionale del poeta certosino Conradus, che la tradizione ascri-veva a san Bernardo.Il tipo di carattere usato dal Vurster in tut-te le sue realizzazioni è un gotico di media grandezza, il 98R.

Johann SchallattiVità: 1475-1479

Elenco delle edizioni conosciute1. paulus de sancta maria. Scrutinium scrip-turarum. [Con:] Rabbi Samuel, Epistola contra Judaeorum errores (trad. Alphonsus Boni Hominis). Mantova, Johann Schall, 1475. 2° (ISTC ip00204000)2. alexander de Villa dei. Doctrinale. Mantova, [Johann Schall], 1475. 4° (ISTC ia00420800)3. robertus caracciolus. Sermones quadra-gesimales <in italiano> Le Prediche di Fra-te Roberto. [Mantova, Johann Schall, circa 1475]. 4° (ISTC ic00152500) 4. Psalterium cum hymnis, canticis et anti-phonis secundum Curiam Romanam. Man-tova, Johann Schall, [circa 1475]. 4° & 8°

(ISTC ip01039250)5. Johannes mathias tiberinus. Relatio de Simone puero Tridentino. Mantova, [Jo-hann Schall, post 4 aprile 1475]. 4° (ISTC it00482500)6. gaius sallustius crispus. Ex libris Histo-riarum orationes et epistolae. [Mantova, Jo-hann Schall, post settembre 1475]. 4° (ISTC is00092000)7. eusebius caesariensis. Historia ecclesiasti-ca. Trad. Rufino di Aquileia. Mantova, Jo-hann Schall, [non ante 15] luglio 1479. 2° (ISTC ie00127000)

L’attività di Johann Schall è per la maggior parte circoscritta all’anno 1475 (Taccuino § 4). In quest’anno tuttavia la sua produzio-ne è notevole: sei libri, di diversa natura e mole, testimoniano l’impegno che pro-fonde nell’arte tipografica, “arte apollinea” come egli stesso la chiama.Pur nell’incerta cronologia conseguente alla mancanza parziale o totale di sottoscrizio-ni, è in questo torno di tempo che escono il Sallustio e tre volumi di carattere religio-so (lo Scrutinium scripturarum dell’ebreo convertito Paolo di Santa Maria [cat. 23], un Salterio e i Sermoni del predicatore france-scano Roberto Caracciolo). Delle altre due opere in elenco avremo occasione di far cenno più avanti.Poi, per quattro anni, un’interruzione, o quanto meno nulla ci è pervenuto, fino all’Eusebio del 1479 [cat. 24], dedicato al marchese Federico Gonzaga.Quest’interruzione può sembrare poco comprensibile, ma i suoi molteplici interes-si e la sua professione di medico di corte potrebbero averlo allontanato da un mon-do che forse non gli aveva reso quello che si aspettava.O anche, più semplicemente, dopo attenta riflessione, ha ritentato dopo qualche tem-po l’impresa in termini nuovi, dotandosi di un nuova serie di caratteri più ariosi e ac-cattivanti (non più il gotico utilizzato prece-dentemente, ma un carattere rotondo).Tutte le edizioni del 1475 sono state in-fatti stampate con il 98G in possesso del-lo Schall, mentre per l’ultima pubblicazio-ne si era evidentemente procurato il pre-gevole 111R.Val senz’altro la pena di ricordare che, tra le quattro edizioni conservate in Biblioteca Teresiana e qui esposte, figurano due volu-mi estremamente rari: il Doctrinale di Ale-

xandre de Villedieu [cat. 21], testimoniato al mondo soltanto da questo nostro esempla-re, e la Relatio di Tiberino [cat. 22], conser-vata, oltre che dalla nostra Biblioteca, sol-tanto all’Angelica di Roma.Il Doctrinale è un testo largamente diffuso alla fine del Quattrocento, un manualetto didattico per i principianti che iniziavano a studiare il latino.La Relatio narra la controversa vicenda le-gata alla scomparsa a Trento di un bambi-no (conosciuto poi come “san Simonino”) durante la Pasqua del 1475, e alle accuse (infondate) rivolte egli ebrei di averlo tru-cidato in un “omicidio rituale”.

Abraham Conat e sociattiVità: 1474-1476/77

Elenco delle edizioni conosciute1. Jedaiah hapenini ben abraham bedarshi. Be-hinat Olam (Esame del mondo). [Mantova], Estellina, moglie di Abraham Conat, con l’aiuto di Jacob Levi di Tarascona, [1474]. 8° (ISTC ij00218520) 2. Judah ben Jehiel (messer leon). Nofet Zu-fim (Succo dei favi). [Mantova], Abraham Conat, [1474/75]. 8° (ISTC ij00493500)3. mordecai Finzi. Luhoth (Tabelle). [Man-tova, Abraham Conat, 1475]. 8° (ISTC im00860150)4. eldad hadani. Sefer Eldad (Epistola di El-dad Hadani). [Mantova, Abraham Conat, circa 1475]. 8° (ISTC ie00028750)5. Joseph ben gorion. Yosippon (Cronaca ebraica). [Mantova], Abraham Conat, 11 maggio [1475]. 4° (ISTC ij00479900) 6. leVi ben gershom. Perush ha-Torah (Com-mento al Pentateuco). [Mantova], Abraham Conat e Abraham Jedidiah, [1475/76]. 2° (ISTC il00189700) 7. Jacob ben asher. Tur Orah Hayyim (Sen-tiero della vita). [Mantova], Abraham Conat, 6 giugno 1476. 2° (ISTC ij00000350)8. Jacob ben asher. Tur Yoreh Deah (Chi insegna la sapienza). Ferrara, Abraham ben Hayyim, 25 luglio 1477. 2° (ISTC ij00000650) <prime 32 carte stampate a Mantova da Abraham Conat>

Sulla stampa ebraica, introdotta a Manto-va da Abraham Conat nel 1474, è forse op-portuno offrire brevemente un quadro più ampio e qualche notizia in più sulla sua figura, anche per la rilevanza che riveste

nel panorama italiano la nostra produzione quattrocentesca in caratteri ebraici.Abraham ben Shlomo Conat, dal natìo Roussillon (al confine franco-spagnolo), giunge in Italia poco prima del 1441, anno nel quale è attestata la sua attività di copi-sta, prima a Cortona e successivamente a Siena, dove si addottora in medicina, pro-babilmente in quello stesso Studio. Ritroviamo sue notizie nel 1457, quando termina di copiare un dizionario (il Ba’al ha-Lashon) del grammatico spagnolo Josef Zark, che allora risiedeva a Mantova, e nel cui colophon descrive il “lungo e doloroso peregrinare” che lo ha portato “casualmen-te” a giungere “nella casa del dotto gram-matico illustre”26. Mantova, in questo periodo, è una città ani-mata, vivace; la Comunità ebraica è forte, abbastanza numerosa, ben organizzata e strutturata; è inoltre un ambiente favore-vole agli scambi culturali con il clima uma-nistico della città, e vantaggioso per le op-portunità offerte dai rapporti con i ricchi banchieri quivi residenti. Ed è proprio dalla stretta amicizia e collaborazione con uno di questi, Angelo (Mordecai) Finzi, che il Co-nat riceverà supporto culturale e aiuto fi-nanziario per la sua impresa tipografica.Non è un caso se proprio in ambienti più o meno periferici (parliamo di Mantova, ma possiamo ricordare anche Reggio Calabria, Piove di Sacco e Ferrara) rispetto ai gran-di centri come Roma, Venezia e Firenze, la tipografia ebraica trovò terreno fertile per compiere i suoi primi passi.Come è stato autorevolmente osservato, occorreva da un lato poter disporre di un ambiente tranquillo e protetto (all’interno di una minoranza che in un piccolo centro risultava proporzionalmente più forte e si-gnificativa), e dall’altro lato poter avvantag-giarsi di relazioni e opportunità di frequen-tazione con autorità rabbiniche influenti27.Mantova rispondeva in maniera soddisfa-cente ad ambedue le condizioni.Nel 1473, infatti, si erano qui stabiliti due dei più dotti e stimati rabbini dell’epoca, di indiscussa fama internazionale, Josef Colon e Judah ben Jehiel (Messer Leon). Del pri-mo basti dire che fu certamente il più auto-revole giurista ebreo del suo tempo (e non solo); il secondo, umanista, grande talmu-dista e medico, “personalità geniale e di-scussa”28, ci interessa qui più da vicino per la stretta relazione che lo unisce al nostro 25 schizzerotto 1972: 43.

26 colorni 1981: 116-117.27 nissim 1976: 51.

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tipografo: la prima opera di spessore che impegna il Conat è proprio il Nofet Zufim di Messer Leon, trattato di retorica termina-to di scrivere il 12 ottobre del 1474 a Ferra-ra, che subito dopo – intuendone forse le potenzialità commerciali - dà alle stampe a Mantova [cat. 25].Qualcosa però, stando alla ricostruzione del Colorni, tra il 1475 e il 1476 incrina il felice equilibrio che il Conat era riuscito a crearsi, e lo induce a rivolgere le sue atten-zioni verso Ferrara: da una parte, la mor-te di Angelo Finzi avvenuta verso la fine del 1475 deve averlo lasciato privo di quel solido sostegno, anche economico, che gli aveva consentito di far fiorire l’impresa nel-la città virgiliana; e dall’altra parte, si an-dava profilando una nuova prospettiva di ottenere collaborazione finanziaria da par-te di Abraham Jedidiah da Cologna Vene-ta, banchiere a Ferrara, con il sostegno del quale imprime la sua opera più robusta, l’editio princeps del commento al Pentateu-co (Perush ha-Torah) di Levi ben Gershom. Nell’ottica del Colorni, dunque, l’opera do-trebbe essere posticipata al 1477 e attribuita a Ferrara, come pure aveva ipotizzato Da-niel Nissim29.La cronologia delle edizioni ebraiche man-tovane del Conat, comunque, ha un solo punto fermo: il Tur Orah Hayyim di Jacob ben Asher [cat. 26], prima parte della sua opera ritualistica, e unica edizione datata (6 giugno 1476). De Rossi ipotizzava che fos-se questa la prima opera stampata dal Co-nat, e collocava le altre in un arco di tem-po che andava fino al 1480 circa. Color-ni, al contrario, ritenne che l’ipotesi del De Rossi fosse priva di fondamento oggettivo, e avanzò l’ipotesi che questa edizione fosse invece la conclusione del percorso impren-ditoriale di Conat a Mantova. Da parte nostra, nello stilare il presente elenco delle edizioni conatiane, ci siamo affidati alla cronologia più recentemente proposta da Adri Offenberg30, che riconsi-dera l’intera produzione tipografica manto-vana in ebraico alla luce di alcuni aspetti strutturali e stili di composizione presenti nelle opere di Abraham Conat, e attribui-sce a Mantova il Perush ha-Torah riportan-dolo agli anni 1475/1476.L’elenco qui redatto include tutte le sei edizioni conosciute dal grande bibliogra-fo Giovanni Bernardo De Rossi31, con l’ag-giunta del Sefer Eldad, già segnalato a metà

Ottocento (edizione sfuggita al Meroni, ma debitamente elencata dallo Schizzerotto, che poteva peraltro avvalersi della prezio-sa consulenza e della vasta competenza di Vittore Colorni).L’ultima edizione della lista, inequivocabil-mente ferrarese, è stata comunque inseri-ta per il fatto che le prime 32 carte furono impresse a Mantova, con i caratteri e i tor-chi del Conat32.La sequenza cronologica qui seguita va comunque incontro e si armonizza anche con l’assunto del Colorni che il Conat “ab-bia iniziato la sua attività tipografica con le opere di più modesta entità”33: opera di consistenza limitata è per l’appunto anche la Behinat Olam (al pari delle Luhoth da lui suggerite come primo prodotto dell’of-ficina).Per tutte le sue edizioni, il Conat si serve di una serie di caratteri ebraici di sua ideazio-ne, modellati – pare – sulla sua stessa gra-fia di amanuense.

Alvise SiliprandiattiVità: 1480

Elenco delle edizioni conosciute1. nicolaus de lyra. Postilla super Actus Apostolorum, Epistolas Canonicales et Apo-calypsim. Mantova, Alvise Siliprandi, 10 maggio 1480. 2° (ISTC in00116000)2. petrus marsus. Silva cui titulus Andes, Vergilii natale solum. [Mantova, Alvise Sili-prandi, circa 1480]. 4° (ISTC im00292500)

Fino al d’Arco34, Alvise Siliprandi non fu considerato un vero e proprio tipografo, dotato di autonomia e officina propria.Il Volta per primo sollevò questo dubbio, trovandosi a considerare le due edizio-ni della Postilla super Actus Apostolorum di Niccolò da Lira uscite a Mantova nel 1480, a distanza di neppure due mesi, sia dal Butzbach (30 marzo) che dal Silipran-di (10 maggio); pur registrandole ambedue in maniera distinta, fu tuttavia propenso a credere che Alvise potesse forse essere “il Correttore delle stampe del Puzpach, come pare più verosimile”35. Sulla sua scia si pose anche il Mainardi.Oggi sappiamo invece che Alvise, prima di stampare a Mantova, aveva già avuto una breve attività di tipografo a Venezia, e pro-veniva da una famiglia dedita da tempo ai

traffici e agli affari concernenti il mondo li-brario nel suo complesso: stampatori e li-brai erano anche il padre Gaspare e il fra-tello Domenico, operanti non solo a Man-tova, ma anche in tutta l’adiacente area. Sui rapporti commerciali intrattenuti dalla fami-glia e su altre vicende legate alle loro attivi-tà imprenditoriali ha già fornito notizie Ca-nova (Taccuino § 5).A Mantova, Alvise sembra aver prodotto soltanto due edizioni nel 1480, con carat-teri gotici (75G), per poi dedicarsi all’atti-vità di libraio, esercitando nel suo negozio di piazza Broletto.Dopo la Postilla del Lirano [cat. 27], cui si è fatto cenno, dà alle stampe la Silva di Pietro Marso, che in quel momento sog-giornava a Mantova in qualità di precettore del fratello minore del cardinale Francesco Gonzaga, suo estimatore.Una chiosa è d’obbligo sulla data di que-sta seconda edizione, uscita dalla tipografia del Siliprandi senza alcuna sottoscrizione: i repertori la collocano nello stesso arco di tempo della prima, ma in base a una docu-mentazione d’archivio relativa al 1482, per un acquisto da parte di Alvise Siliprandi di alcune risme di carta che avrebbero potu-to servire proprio per la stampa della Silva, la sua pubblicazione potrebbe anche esse-re spostata di un paio di anni (Taccuino § 5). Manteniamo comunque la tradizionale datazione del 1480, in attesa di altri even-tuali rinvenimenti archivistici che possano corroborare l’ipotesi.

Tipografo delle Auctoritates ad misericordiamattiVità: 1485-1486

Elenco delle edizioni conosciute1. Auctoritates ad misericordiam inducen-tes. Mantova, [Tipografo delle Auctoritates ad misericordiam], 23 dicembre 1485. 4° (ISTC ia01205400)2. Auctoritates ad misericordiam inducen-tes. Mantova, [Tipografo delle Auctorita-tes ad misericordiam], 15 giugno 1486. 4° (ISTC ia01205450)

Nel lungo periodo che trascorre senza che a Mantova si registri alcuna traccia di attivi-tà tipografica, dalle ultime prove del Butz-bach risalenti al 1481 fino al 1498 che vede fiorire la breve stagione mantovana di Vin-

cenzo Bertocco, un anonimo tipografo - su commissione forse di qualche istituzione religiosa - imprime un opuscolo devozio-nale, in due diverse edizioni a distanza di breve tempo l’una dall’altra.Il Meroni aveva ipotizzato che queste due stampe potessero essere state opera del Butzbach, e fondava la congettura sulla base di alcuni documenti che, ancora negli anni 1483 e 1485, si riferivano a un “mae-stro Paulo stampatore da libri”36. Ma la con-seguenza tratta non sembra di per sé pro-bante: questo poteva forse essere divenu-to un mero appellativo per Paul Bitzbach, “come se la professione gli fosse rimasta attaccata addosso” (Taccuino § 7) anche dopo aver interrotto la propria attività ti-pografica ed essersi dato esclusivamento al commercio librario. E inoltre tale ipotesi mal si accorda con i tipi gotici precedente-mente utilizzati da Paul (il nostro anonimo tipografo ha usato un 117/118G che Butz-bach pare non abbia mai adoperato nella sua carriera).La rilevanza di quest’opuscolo, in assoluto, risiede per noi principalmente nel fatto che vi compare l’unica silografia che sia stata edita a Mantova nel Quattrocento.L’immagine rappresenta il Cristo in un sar-cofago, sostenuto ai lati da Maria e san Giovanni: il Sander37, nel suo repertorio sul libro illustrato italiano del Quattrocen-to e del primo Cinquecento, apparentava l’immagine a quella del Liber de gestis et translatione trium regum che il Rococcio-la stampò nel 1490, ma più convincenti a questo proposito ci sembrano le puntuali considerazioni di ordine stilistico esposte da Schizzerotto, che rigetta il parallelo e ri-conduce l’opera a un ambito tedesco o co-munque nordico38.Da notare infine che il nostro Tipografo, riproponendo dopo qualche mese l’opu-scolo (nel giugno 1486) [cat. 28], aggiun-ge anche una scritta all’interno della stes-sa immagine silografica, in uno spazio che la precedente edizione del dicembre 1485 mostrava vuoto.

Vincenzo BertoccoattiVità: 1498

Elenco delle edizioni conosciute1. baptista mantuanus. Adolescentia. Manto-va, Vincenzo Bertocco, 16 settembre 1498.

28 nissim 1976: 45.29 nissim 1976: 48 e colorni 1981: 124.30 oFFenberg 1994.31 de rossi 1795.32 colorni 1981: 124.33 colorni 1981: 12734 d’arco ms-arc.35 Volta 1786: 33.

36 meroni 1959: 8, 26-27.37 sander 1942: 117 (n. 666).38 schizzerotto 1972.

40 41

4° (ISTC ib00053000)2. matthaeus bossus. Epistolae familiares et secundae. Mantova, Vincenzo Bertocco, 9 novembre 1498. 2° (ISTC ib01042000)

Anche il reggiano Vincenzo Bertocco, come il Siliprandi, apparteneva a una famiglia di noti stampatori e librai, attivi in varie città italiane, con intensi rapporti commerciali e imprenditoriali (Taccuino § 8).Oltre ai due qui presenti in mostra, del Bertocco non si conoscono altri incunabo-li mantovani (continuò brevemente l’attivi-tà a Reggio Emilia nel 1501). Li realizza am-bedue verso la fine del 1498, con una ri-fusione del tipo di carattere romano (con qualche variante) che già il padre Dionisio

39 schizzerotto 1972: 63-66.

aveva utilizzato a Reggio Emilia un paio di anni prima, come osservato in BMC.Il 16 settembre termina le ecloghe del car-melitano Battista Mantovano (Spagnoli) [cat. 29], fecondo poeta esaltato da Erasmo come il “Virgilio cristiano”, e dopo neppure due mesi porta a compimento le Epistolae di Matteo Bosso [cat. 30]. Ambedue le edi-zioni portano la dedica a Francesco Gonza-ga, quarto marchese di Mantova.Riguardo a quest’ultimo volume, Schizze-rotto39 offre la ricostruzione di una vicenda legata alla sua stampa, che avrebbe dovu-to – pare - eseguirsi a Bologna, ma che il Bosso, dopo qualche tempo, dirotta verso il Bertocco a Mantova.

Bibliografia delle opere citate

andreasi 2005 = Osanna Andreasi da Mantova 1449-1505. La santità nel quotidiano. Catalogo della mostra, a cura di Rodolfo Signorini e Rosanna Golinelli Berto, Mantova, Casa Andreasi, 2005.arnauldet 1898 = Pierre Arnauldet, Les associa-tions d’imprimeurs et de libraires à Mantoue au XVe siècle, “Le bibliographe moderne”, 1898, p. 89-112.bonollo 1881 = Giuseppe Bonollo, I primordi dell’arte della stampa in Mantova (1471), “Il mendico”, 1881, n. 10, p. 9-10.canoVa 2004 = Andrea Canova, Tipografi, li-brai e cartolai tra Mantova e l’Emilia nel Quattrocento, in Rhegii Lingobardiae. Studi sul-la cultura a Reggio Emilia in età umanistica, Reggio Emilia, Aliberti, 2004, p. 139-167.canoVa 2008 = Andrea Canova, Letteratura, ti-pografia e commercio librario a Mantova nel Quattrocento, in Studi in memoria di Cesare Mozzarelli, Milano, V&P, 2008, v. I, p. 75-105.cherubini 2009 = Paolo Cherubini, Ancora Litterae prestampate nell’età degli incunaboli, in In uno volumine. Studi in onore di Cesare Scalon, a cura di Laura Pani, Udine, Forum, 2009, p. 79-95.colorni 1981 = Vittore Colorni, Abraham Conat primo stampatore di opere ebraiche in Mantova e la cronologia delle sue edizioni, “La Bibliofilia”, 1981, p. 113-128.d’arco ms-arc = Carlo d’Arco, Notizie delle acca-demie, dei giornali e delle tipografie che furono in Mantova e di mille scrittori mantovani, ms. conservato nell’Archivio di Stato di Mantova, Documenti patrii d’Arco, n. 224-227.d’arco ms-bib = Carlo d’Arco, Saggio di biblio-grafia mantovana dal 1472 fino al principiare

dell’anno 1869, ms. conservato nella Biblioteca Teresiana di Mantova, ms. 1062.de rossi 1795 = Giovanni Bernardo De Rossi, Annales Hebraeo-Typographici sec. XV, Parma, ex Regio Typographeo, 1795.Faccioli 1962 = Emilio Faccioli, Mantova. Le let-tere, v. II, Mantova, Istituto Carlo d’Arco per la storia di Mantova, 1962.Fattori 1995 = Daniela Fattori, Nuove ricerche sulla tipografia veronese del Quattrocento, “La Bibliofilia”, 1995, p. 1-20.Fattori 2005 = Daniela Fattori, La prima tipo-grafia mantovana, “La Bibliofilia”, 2005, p. 105-114.mainardi 1868 = Antonio Mainardi, Dell’arte tipografica in Mantova dall’invenzione della stampa a tutto l’anno MDCCCLXVII, “Giornale delle Biblioteche”, 1868, n. 2, p. 20-22 e n. 3, p. 33-34.meroni 1959 = [Ubaldo Meroni], Libri stampati a Mantova nel secolo XV. Catalogo della Mostra, Mantova, Biblioteca comunale, 1959.nissim 1976 = Daniel Nissim, Nel quinto cente-nario delle prime stampe ebraiche (1475-1975), Padova, 1976 (estr. da “Atti e memorie dell’Ac-cademia patavina di scienze, lettere ed arti”, 1975-76, pt. III, p. 43-52).oFFenberg 1994 = Adri K. Offenberg, The chro-nology of Hebrew printing at Mantua in the Fifteenth century: a re-examination, “Library”, 1994, p. 298-315.pescasio 1971 = Luigi Pescasio, L’arte della stam-pa a Mantova nei secoli XV-XVI-XVII, Mantova, Padus, 1971.renier 1890 = Rodolfo Renier, Il primo tipografo mantovano, Torino, V. Bona, 1890.rhodes 1955 = Dennis E. Rhodes, A bibliogra-

phy of Mantua, I. 1472-1498, “La Bibliofilia”, 1955, p. 173-187.sander 1942 = Max Sander, Le livre à figures italien depuis 1467 jusq’à 1530, v. I, Milano Hoepli 1942 (Kraus Reprint, 1969).schizzerotto 1972 = Giancarlo Schizzerotto, Libri stampati a Mantova nel Quattrocento. Catalogo della Mostra, Mantova, Biblioteca co-munale, 1972.signorini 1983 = Rodolfo Signorini, Inediti su Pietroadamo de’ Micheli. Il protostampatore, l’uomo di legge e la sua morte violenta, “Civiltà

mantovana”, 1983, p. 43-62.signorini 1989 = Rodolfo Signorini, L’ostensorio sognato, Mantova, Comune, 1989.Volta 1786 = Leopoldo Camillo Volta, Saggio storico-critico sulla tipografia mantovana del secolo XV, Venezia, Stamperia Coleti, 1786.Volta ms = Leopoldo Camillo Volta, Catalogo delle edizioni del sec. XV che si custodiscono nella R. Biblioteca pubblica di Mantova inco-minciato nel MDCCLXXX e di alcune brevi note illustrato, ms. conservato nell’Archivio storico della Biblioteca Teresiana.

Sigle dei repertori di riferimento

Accurti(1930) = Thomas Accurti, Editiones saeculi XV pleraeque bibliographis igno-tae. Annotationes ad opus quod inscribitur “Gesamtkatalog der Wiegendrucke”. Voll. I-IV, Florentiae, 1930.BMC = Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, v. VII, London, 1935, p. 927-935.Bod-inc (online) = A catalogue of books prin-ted in the fifteenth century now in the Bodleian Library (http://incunables.bodleian.ox.ac.uk/, ultimo accesso: febbraio 2014).BSB-Ink (online) = Inkunabelkatalog der Bayerischen Staatsbibliothek (http://inkuna-beln.digitale-sammlungen.de/, ultimo accesso: febbraio 2014).

CIBN = Catalogue des incunables (CIBN), Paris, Bibliothèque Nationale, 1992-.De Rossi = Giovanni Bernardo De Rossi, Annales Hebraeo-Typographici sec. XV, Parma, 1795.GW = Gesamtkatalog der Wiegendrucke, Leipzig, 1925-.GW-online = Gesamtkatalog der Wiegendrucke (http://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/, ultimo accesso: febbraio 2014).IGI = Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d’Italia, 6 v., 1943-1981.ISTC (online) = Incunabula Short Title Catalogue (http://www.bl.uk/catalogues/istc/, ultimo ac-cesso: febbraio 2014).

Nota tecnica alle schede catalografiche

Sia negli elenchi delle Edizioni conosciute (che corredano i testi delle Officine tipografiche), sia nelle schede catalografiche delle opere in mostra, le edizioni vengono descritte, con rare eccezioni, secondo le intestazioni (ma in forma diretta) e i titoli che compaiono in ISTC, con le note tipografiche essenziali.Nelle schede, si sono registrati anche ulteriori elementi relativi al rilevamento del tipo di ca-rattere, alla consistenza e alla formula collazio-nale, con eventuali note di variante o difformità

rispetto ai repertori di riferimento (di norma GW).Per quanto attiene agli elementi descrittivi dell’esemplare in mostra, questi si limitano alla segnatura di collocazione (o indicazione della biblioteca prestante) e a poche altre semplici annotazioni (dati di provenienza/possesso e se-gnalazione sommaria di particolarità dell’orna-mentazione, che – per i volumi prestati da altre biblioteche – sono ancor più ridotti o nulli).

43

1Dante AlighieriLa Commedia.Mantova, Georg di Augusta e Paul Butzbach, per Colombino Agazzi, 1472. 2° ; rom (106R)

ISTC id00023000 ; GW 7959 ; IGI 353 ; BMC VII 928 ; CIBN D-991 c. - [112-1 2-68 710 8-108 116]

Esemplare prestato dalla Biblioteca Comunale di Verona

I libri

44 45

2Pietro Adamo de MicheliOrologio.[Mantova, Georg di Augusta e Paul Butzbach, non ante dicembre 1473]. 4° ; rom (106R)

ISTC im00568900 ; GW M23377 ; IGI 7743 40 c. - [16 212 310 412]Edizione attribuita anche a: [Mantova, Pietro Adamo de Micheli, circa 1472].

Inc. 508Provenienza non determinata.Manca il primo fasc.

3Christophorus ScarpaOrthographia.[Mantova, Georg di Augusta e Paul Butzbach, circa 1472]. 8° ; rom (106R)

ISTC is00305000 ; GW M40767 ; IGI 8827 ; BMC VII 928 40 c. - [1-410]

Inc. 336(2)Proveniente dal monastero di S. Benedetto di Polirone. A c. [4]

10v nota ms. di appartenenza a S.

Zeno Maggiore di Verona, e sotto: “Frater Georgius”.

46 47

4Antoninus FlorentinusDe censuris ecclesiasticis, sive de excommunicationibus.[Mantova, Paul Butzbach, circa 1475]. 4° ; got (75G)

ISTC ia00775000 ; GW 2068 ; IGI 605 ; BMC VII 930 ; BSB-Ink A-609 112 c. - [112 2-710.8 8-118.10 1210]

Inc. 1094Provenienza non determinata. A c. [1]

2r stemma non ancora identificato, racchiuso all’inter-

no di una decorazione a cornice che si estende lungo il margine inferiore e risale parzial-mente tra le due colonne del testo.Iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. in rosso e in blu.

La Biblioteca possiede altri due esemplari di questa edizione:Inc. 524 - Proveniente dal monastero di S. Benedetto di Polirone.Inc. 954(2) - Proveniente dal convento di S. Maria degli Angeli di Mantova.

5Thomas AquinasSumma theologiae. Pars secunda: secunda pars. Cur. Ludovico Ghezzi.Mantova, Paul Butzbach, [non post 1474]. 2° ; got (75G)

ISTC it00213000 ; GW M46486 ; IGI 9590 ; BMC VII 930 ; CIBN T-180 396 c. - [18 2-310 4-910.8 10-178.10 1810 198 2012 2110 22-238 24-3110.8 32-398.10 406 418 42-4310 448]

Inc. 7Proveniente dal monastero di S. Benedetto di Polirone.A c. [2]

1r iniz. decorata in rosso; altre iniz. in rosso.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:Inc. 691 - Proviene dall’eremo di S. Maria Annunziata “Agri Brixiensis” (Castel Goffredo).

48 49

6Johannes VersorisDicta super septem tractatus Petri Hispani. Cur. Ludovico Ghezzi.Mantova, Paul Butzbach, per Ludovico Ghezzi, 27 novembre 1473. 4° ; got (75G)

ISTC iv00237700 ; GW M50250 ; IGI 10257 ; BMC VII 930 ; CIBN V-159 272 c. - [1-210 3-48 5-610 7-188.10 19-2010 21-2810.8 29-308]

Inc. 1271Provenienza non determinata.Qualche nota ms. marginale in inchiostro rosso.A c. [1]

1r iniz. decorata in rosso.

7Antoninus FlorentinusConfessionale: Omnis mortalium cura <in italiano> Specchio di coscienza.[Mantova, Paul Butzbach, circa 1475]. 4° ; got (75G)

ISTC ia00846000 ; GW 2175 (64 c.) ; Accurti(1930) p.136 (66 c.) ; IGI 665 ; Bod-inc A-340 64 c. - [110 2-48 5-610 78 82]Formula collazionale di riferimento scelta: Bod-Inc (varia in GW e Accurti) che ci sembra la più vicina alla struttura della nostra copia, mutila in più parti.GW-online registra: Typ. 1:106R

Inc. 1218Acquisito dalla Biblioteca il 18 maggio 1929, per cambio di duplicati con Giuseppe Gorini di Mantova, insieme con l’Inc. 1212 [cat. n. 30]. Sulla prima carta del testo timbro del Museo Cavaleri.Mancano le c. [2]

1, [5]

1.10, [6]

1.10; l’ultimo fascicolo è legato all’inizio.

50 51

8Antoninus FlorentinusConfessionale: Curam illius habe <in italiano> Medicina dell’anima.Mantova, [Paul Butzbach], 21 febbraio 1475. 4° ; got (75G)

ISTC ia00783500 ; GW 2077 ; IGI 613 ; BMC VII 931 ; CIBN A-411 72 c. - [16 28 3-88.10 94]

Inc. 1216Dono di Giovanni Battista Visi. A c. [1]

1r nota ms. di possesso: “Jiste liber meus fratris Gemignianj”;

a c. [1]5v altra nota ms. di possesso: “Questo libro sia di messer Zovan Batista Berezo”.

9AristotelesProblemata (“Propter quid superabundantiae”). Comm. Pietro d’Abano. Cur. Stefano Illari. Trad. Bartolomeo da Messina.Mantova, Paul Butzbach, [per se stesso e Stefano Illari], 1475. 2° ; got (78G commento; 104G testo)

ISTC ia01044350 ; GW M31865 ; IGI VI 846-A ; CIBN A-552 ; Bod-inc P-193 ; BSB-Ink P-313 300 c. - [14 2-510 6-98.10 10-1410 15-188 1910 20-218 22-2710.8 286 29-328 33-3410]Consistenza e collazione come CIBN, non come GW.

Inc. 419Proveniente dal monastero di S. Benedetto di Polirone.A c. [1]

1r iniz. min. in blu, verde, violetto e oro in foglia; altre iniz. in rosso e blu.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:Inc. 114 - Provenienza non determinata.

52 53

10Alexander TartagnusApostillae ad Bartolum super tribus libris Codicis.Mantova, Paul Butzbach, 12 settembre 1476. 2° ; got (85G)

ISTC it00018600 ; GW M44924 ; IGI 9268 ; CIBN T-25 ; BSB-Ink T-21 22 c. - a8 b6 c8

Inc. 122(2)Proveniente dal convento di S. Maria delle Grazie di Mantova.Legato con l’Inc. 122(1) [cat. n. 11].

11Bartolus de SaxoferratoSuper tribus ultimis libris Codicis (cum additionibus Angeli de Ubaldis).Mantova, Paul Butzbach, 17 settembre 1476. 2° ; got (85G)

ISTC ib00204700 ; GW 3524 ; IGI 1310 ; CIBN B-135 ; BSB-Ink B-143 70 c. - a10 b-e8 f6 g-h8 i6

Inc. 122(1)Proveniente dal convento di S. Maria delle Grazie di Mantova.Legato con l’Inc. 122(2) [cat. n. 10].

54 55

12Nicolaus de LyraPostilla super quattuor Evangelistas (cum additionibus Pauli Burgensis et replicationibus Matthiae Doering).Mantova, Paul Butzbach, 24 luglio 1477. 2° ; got (78G)

ISTC in00130000 ; GW M26574 ; IGI 6835 ; BMC VII 931 ; CIBN N-68 ; Bod-inc N-055 ; BSB-Ink N-119 244 c. - a10 b-g10.8 h8 i10 ii8 k8 kk8 l-q10.8 r8 8 s-z8 10 10

Consistenza e collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1079Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a

1r nota ms.

“pro cella p. prioris”.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:Inc. 1123 - Proveniente dal Fondo Cavriani.

70 c. - a10

b-e8 f

6 g-h

8 i

6

Inc. 122(1)

Proveniente dal convento di S. Maria delle Grazie di Mantova.

Legato con l'Inc. 122(2) [cat. n. 10].

12

Nicolaus de Lyra

Postilla super quattuor Evangelistas (cum additionibus Pauli Burgensis et replicationibus Matthiae Doering).

Mantova, Paul Butzbach, 24 luglio 1477. 2° ; got (78G)

ISTC in00130000 ; GW M26574 ; IGI 6835 ; BMC VII 931 ; CIBN N-68 ; Bod-inc N-055 ; BSB-Ink N-119

244 c. - a10

b-g10.8

h8 i

10 ii

8 k

8 kk

8 l-q

10.8 r

8 ſ

8 s-z

8 ٦

10 כ

10

Consistenza e collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1079

Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a1r nota ms. “pro cella p. prioris”.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1123 - Proveniente dal Fondo Cavriani.

13

Nicolaus de Lyra

Postilla super Epistolas Pauli.

Mantova, Paul Butzbach, 28 aprile 1478. 2° ; got (78G)

ISTC in00122000 ; GW M26553 ; IGI 6832 ; BMC VII 931 ; CIBN N-66 ; BSB-Ink N-117

184 c. - a8 b

12 c-f

8 g

10 h

8 j

10 I

8 i-s

8 t

6 u

10

Inc. 665

Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova; precedente nota di appartenenza al

convento di S. Domenico di Mantova (c. a1r).

A c. a1r iniz. in blu decorata in rosso.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1286 – Dono di R. Radente Lusetti (18 febbraio 1989)

14

Nicolaus de Lyra

Postilla super Actus Apostolorum, Epistolas Canonicales et Apocalypsim.

Mantova, Paul Butzbach, 30 marzo 1480. 2° ; got (78G)

ISTC in00115000 ; GW M26482 ; IGI 6824 ; BMC VII 932 ; CIBN N-65 ; Bod-inc N-052

116 c. - A8 a

8 b

6 c

10 d

8 e-f

6 g-o

8

Collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1268

Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova.

A c. A2r iniz. in nero; a c. g1r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1255 - Provenienza non determinata.

15

Nicolaus de Lyra

Moralia super totam Bibliam.

Mantova, Paul Butzbach, 29 aprile 1481. 2° ; got (78G)

ISTC in00113000 ; GW M26485 ; IGI 6817 ; BMC VII 932 ; CIBN N-64 ; BSB-Ink N-122

270 c. - a10

b6 c

4 d-z

8 A-I

8 K

6 L

12

La c. a1 è legata in fine (girata, con il verso al recto)

Inc. 350

Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a2r nota ms. di possesso del frate

domenicano Serafino Mantovano “et amicorum”.

A c. a2r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede altri tre esemplari di questa edizione:

Inc. 1078 - Proveniente dall’eremo di S. Maria Annunziata "Agri Brixiensis” (Castelgoffredo).

Inc. 430 - Proveniente dal convento di S. Francesco di Mantova.

Inc. 556 - Provenienza non determinata.

70 c. - a10

b-e8 f

6 g-h

8 i

6

Inc. 122(1)

Proveniente dal convento di S. Maria delle Grazie di Mantova.

Legato con l'Inc. 122(2) [cat. n. 10].

12

Nicolaus de Lyra

Postilla super quattuor Evangelistas (cum additionibus Pauli Burgensis et replicationibus Matthiae Doering).

Mantova, Paul Butzbach, 24 luglio 1477. 2° ; got (78G)

ISTC in00130000 ; GW M26574 ; IGI 6835 ; BMC VII 931 ; CIBN N-68 ; Bod-inc N-055 ; BSB-Ink N-119

244 c. - a10

b-g10.8

h8 i

10 ii

8 k

8 kk

8 l-q

10.8 r

8 ſ

8 s-z

8 ٦

10 כ

10

Consistenza e collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1079

Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a1r nota ms. “pro cella p. prioris”.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1123 - Proveniente dal Fondo Cavriani.

13

Nicolaus de Lyra

Postilla super Epistolas Pauli.

Mantova, Paul Butzbach, 28 aprile 1478. 2° ; got (78G)

ISTC in00122000 ; GW M26553 ; IGI 6832 ; BMC VII 931 ; CIBN N-66 ; BSB-Ink N-117

184 c. - a8 b

12 c-f

8 g

10 h

8 j

10 I

8 i-s

8 t

6 u

10

Inc. 665

Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova; precedente nota di appartenenza al

convento di S. Domenico di Mantova (c. a1r).

A c. a1r iniz. in blu decorata in rosso.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1286 – Dono di R. Radente Lusetti (18 febbraio 1989)

14

Nicolaus de Lyra

Postilla super Actus Apostolorum, Epistolas Canonicales et Apocalypsim.

Mantova, Paul Butzbach, 30 marzo 1480. 2° ; got (78G)

ISTC in00115000 ; GW M26482 ; IGI 6824 ; BMC VII 932 ; CIBN N-65 ; Bod-inc N-052

116 c. - A8 a

8 b

6 c

10 d

8 e-f

6 g-o

8

Collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1268

Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova.

A c. A2r iniz. in nero; a c. g1r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1255 - Provenienza non determinata.

15

Nicolaus de Lyra

Moralia super totam Bibliam.

Mantova, Paul Butzbach, 29 aprile 1481. 2° ; got (78G)

ISTC in00113000 ; GW M26485 ; IGI 6817 ; BMC VII 932 ; CIBN N-64 ; BSB-Ink N-122

270 c. - a10

b6 c

4 d-z

8 A-I

8 K

6 L

12

La c. a1 è legata in fine (girata, con il verso al recto)

Inc. 350

Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a2r nota ms. di possesso del frate

domenicano Serafino Mantovano “et amicorum”.

A c. a2r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede altri tre esemplari di questa edizione:

Inc. 1078 - Proveniente dall’eremo di S. Maria Annunziata "Agri Brixiensis” (Castelgoffredo).

Inc. 430 - Proveniente dal convento di S. Francesco di Mantova.

Inc. 556 - Provenienza non determinata.

70 c. - a10

b-e8 f

6 g-h

8 i

6

Inc. 122(1)

Proveniente dal convento di S. Maria delle Grazie di Mantova.

Legato con l'Inc. 122(2) [cat. n. 10].

12

Nicolaus de Lyra

Postilla super quattuor Evangelistas (cum additionibus Pauli Burgensis et replicationibus Matthiae Doering).

Mantova, Paul Butzbach, 24 luglio 1477. 2° ; got (78G)

ISTC in00130000 ; GW M26574 ; IGI 6835 ; BMC VII 931 ; CIBN N-68 ; Bod-inc N-055 ; BSB-Ink N-119

244 c. - a10

b-g10.8

h8 i

10 ii

8 k

8 kk

8 l-q

10.8 r

8 ſ

8 s-z

8 ٦

10 כ

10

Consistenza e collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1079

Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a1r nota ms. “pro cella p. prioris”.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1123 - Proveniente dal Fondo Cavriani.

13

Nicolaus de Lyra

Postilla super Epistolas Pauli.

Mantova, Paul Butzbach, 28 aprile 1478. 2° ; got (78G)

ISTC in00122000 ; GW M26553 ; IGI 6832 ; BMC VII 931 ; CIBN N-66 ; BSB-Ink N-117

184 c. - a8 b

12 c-f

8 g

10 h

8 j

10 I

8 i-s

8 t

6 u

10

Inc. 665

Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova; precedente nota di appartenenza al

convento di S. Domenico di Mantova (c. a1r).

A c. a1r iniz. in blu decorata in rosso.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1286 – Dono di R. Radente Lusetti (18 febbraio 1989)

14

Nicolaus de Lyra

Postilla super Actus Apostolorum, Epistolas Canonicales et Apocalypsim.

Mantova, Paul Butzbach, 30 marzo 1480. 2° ; got (78G)

ISTC in00115000 ; GW M26482 ; IGI 6824 ; BMC VII 932 ; CIBN N-65 ; Bod-inc N-052

116 c. - A8 a

8 b

6 c

10 d

8 e-f

6 g-o

8

Collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1268

Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova.

A c. A2r iniz. in nero; a c. g1r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:

Inc. 1255 - Provenienza non determinata.

15

Nicolaus de Lyra

Moralia super totam Bibliam.

Mantova, Paul Butzbach, 29 aprile 1481. 2° ; got (78G)

ISTC in00113000 ; GW M26485 ; IGI 6817 ; BMC VII 932 ; CIBN N-64 ; BSB-Ink N-122

270 c. - a10

b6 c

4 d-z

8 A-I

8 K

6 L

12

La c. a1 è legata in fine (girata, con il verso al recto)

Inc. 350

Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a2r nota ms. di possesso del frate

domenicano Serafino Mantovano “et amicorum”.

A c. a2r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede altri tre esemplari di questa edizione:

Inc. 1078 - Proveniente dall’eremo di S. Maria Annunziata "Agri Brixiensis” (Castelgoffredo).

Inc. 430 - Proveniente dal convento di S. Francesco di Mantova.

Inc. 556 - Provenienza non determinata.

13Nicolaus de LyraPostilla super Epistolas Pauli.Mantova, Paul Butzbach, 28 aprile 1478. 2° ; got (78G)

ISTC in00122000 ; GW M26553 ; IGI 6832 ; BMC VII 931 ; CIBN N-66 ; BSB-Ink N-117 184 c. - a8 b12 c-f8 g10 h8 j10 I8 i-s8 t6 u10

Inc. 665Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova; prece-dente nota di appartenenza al convento di S. Domenico di Mantova (c. a1r).A c. a

1r iniz. in blu decorata in rosso.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:Inc. 1286 – Dono di R. Radente Lusetti (18 febbraio 1989)

56 57

14Nicolaus de LyraPostilla super Actus Apostolorum, Epistolas Canonicales et Apocalypsim.Mantova, Paul Butzbach, 30 marzo 1480. 2° ; got (78G)

ISTC in00115000 ; GW M26482 ; IGI 6824 ; BMC VII 932 ; CIBN N-65 ; Bod-inc N-052 116 c. - A8 a8 b6 c10 d8 e-f6 g-o8

Collazione come Bod-Inc, non come GW.

Inc. 1268Proveniente dal convento dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola di Mantova.A c. A

2r iniz. in nero; a c. g

1r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:Inc. 1255 - Provenienza non determinata.

15Nicolaus de LyraMoralia super totam Bibliam.Mantova, Paul Butzbach, 29 aprile 1481. 2° ; got (78G)

ISTC in00113000 ; GW M26485 ; IGI 6817 ; BMC VII 932 ; CIBN N-64 ; BSB-Ink N-122 270 c. - a10 b6 c4 d-z8 A-I8 K6 L12

La c. a1 è legata in fine (girata, con il verso al recto)

Inc. 350Proveniente dal convento di S. Luca (poi S. Domenico) di Mantova. A c. a

2r nota ms. di

possesso del frate domenicano Serafino Mantovano “et amicorum”.A c. a

2r iniz. in blu decorata in rosso; altre iniz. alternate in rosso e blu.

La Biblioteca possiede altri tre esemplari di questa edizione:Inc. 1078 - Proveniente dall’eremo di S. Maria Annunziata “Agri Brixiensis” (Castel Goffredo).Inc. 430 - Proveniente dal convento di S. Francesco di Mantova.Inc. 556 - Provenienza non determinata.

58 59

16Albertus MagnusDe animalibus.Mantova, Paul Butzbach, [per se stesso, Marco Mazzola e Antonio d’Avignone], 12 gennaio 1479. 2° ; got (90G)

ISTC ia00224000 ; GW 588 ; IGI 162 ; BMC VII 931 ; CIBN A-116 ; Bod-inc A-099 ; BSB-Ink A-143 306 c. - π4 a-c8 d10 e-i8 k10 l-m6 y8 z6 A10 B-I8 K10 L-P8 Q6 R-S8 T10 V-X8 Y-Z10

Inc. 418(1)Proveniente dal monastero di S. Benedetto di Polirone.A c. a

2r iniz. min. in blu, violetto e oro in foglia; altre iniz. alternate in rosso e blu.

Il fasc. iniziale è legato in fine.

17Johannes de GuaciisLittera indulgentiarum pro provisione fienda contra Turcum <formulario per singole persone>.[Mantova, Paul Butzbach, non post 29 aprile 1481]. Perg. (57x160 mm) ; got (90G)

non censito nei repertori

Esemplare prestato dalla Casa della Beata Osanna Andreasi di MantovaApposizione ms. del nome: “Soror Osanna filia quondam domini Nicolay de Andreasis ordinis predicatorum” e della data: “29 aprilis”.

18Johannes de GuaciisLittera indulgentiarum pro provisione fienda contra Turcum <formulario per singole persone>.[Mantova, Paul Butzbach, non post 11 giugno 1481]. Perg. (57x160 mm) ; got (90G)

ISTC ig00518550 ; GW 1157710N ; IGI(Corr) 4504

Esemplare prestato dall’Archivio di Stato di MantovaApposizione ms. del nome: “Lucretia filia Bartholomei quondam spectabilis Gabrielis de Crema” e della data: “XI iunii”.

60 61

19Arnoldus de Villa NovaDe arte cognoscendi venena. [Con:] Valascus de Tarenta, De epidemia et peste. Petrus de Abano, De venenis eorumque remediis. Matthaeus Silvaticus, De lapide begaar ex pandectis.Mantova, [Johann Vurster], 1473. 4° ; rom (98R)

ISTC ia01065900 ; GW 2522 ; IGI 861 ; BMC VII 929 ; CIBN A-569 ; Bod-inc A-433 ; BSB-Ink A-735 42 c. - [1-28 310 4-58]

Inc. 1003Al recto della I c. di guardia finale nota ms. di possesso: “Franciscus Tartaionus”.Alle c. [2]

8v e [3]

1r-v numerose note ms. di varie mani (con ricette, rimedi ed elettuari contro la

peste).

20AristotelesProblemata (“Cur exuperantiae”). Trad. Teodoro Gaza.Mantova, Johann Vurster e Johann Baumeister, [circa 1473]. 4° ; rom (98R)

ISTC ia01030000 ; GW 2452 ; IGI 846 ; BMC VII 929 ; CIBN A-543 96 c. - [110 2-38 4-710.8 88 9-1010 116]

Inc. 1125Acquisito dalla Biblioteca nel 1933, per cambio di duplicati con Cavallotti di Modena. A c. [1]

2r nota ms., in parte erasa: “Fra Cirillo di Giouanni Messe”.

A c. [1]2r iniz. min. in rosso, blu e oro; altre iniz. alternate in rosso e blu.

62 63

21Alexander de Villa DeiDoctrinale.Mantova, [Johann Schall], 1475. 4° ; got (98G)

ISTC ia00420800 ; GW 948 ; IGI 306 40 c. - [1-58]GW-online registra: Typ. 3:111REdizione localizzata soltanto a Mantova.

Inc. 1172Proveniente dal convento di S. Francesco di Mantova.Fitte annotazioni marginali e qualche nota interlineare in inchiostro bruno nelle prime carte.A c. [1]

1r iniz. in rosso decorata in blu e oro; altre iniz. in rosso.

22Johannes Mathias TiberinusRelatio de Simone puero Tridentino.Mantova, [Johann Schall, post 4 aprile 1475]. 4° ; got (98G)

ISTC it00482500 ; GW M47698 ; IGI 9646 8 c. - [18]Edizione localizzata soltanto a Mantova e a Roma, Biblioteca Angelica

Inc. 805(2)Provenienza incerta. Il volume è sicuramente appartenuto al monastero di S. Benedetto di Polirone (ex libris a c. [1]

1r), ma è molto probabilmente entrato in Biblioteca assieme all’Inc.

805(1), con cui è legato, e che presenta la nota di possesso di Bartolomeo Moreni.

64 65

23Paulus de Sancta MariaScrutinium scripturarum. [Con:] Rabbi Samuel, Epistola contra Judaeorum errores (trad. Alphonsus Boni Hominis).Mantova, Johann Schall, 1475. 2° ; got (98G)

ISTC ip00204000 ; GW M29967 ; IGI 7328 ; BMC VII 933 ; CIBN P-73 ; Bod-inc P-047 270 c. - [a]10 b-n8.10 o-r8 A-K10.8 L-N10

Inc. 351-352Proveniente dal convento di S. Francesco di Mantova.A c. [a]

1r iniz. min. in blu, rosa, verde e oro, dalla quale si diparte una cornice decorata a

motivi floreali che si estende sul lato sinistro. in alto e in basso; altre iniz. in rosso e blu.

La Biblioteca possiede altri tre esemplari di questa edizione:Inc. 952-953 - Proveniente dal convento di S. Ludovico di Revere.Inc. 729 - Proveniente dal convento di S. Domenico di Mantova.Inc. 894 - Proveniente dal convento dei Carmelitani di Mantova.

24Eusebius CaesariensisHistoria ecclesiastica. Trad. Rufino di Aquileia.Mantova, Johann Schall, [non ante 15] luglio 1479. 2° ; rom (111R)

ISTC ie00127000 ; GW 9437 ; IGI 3762 ; BMC VII 933 ; Bod-inc E-044 ; BSB-Ink E-112 172 c. - [1-188 19-226.8]

Inc. 1265Proveniente dal convento di S. Maria degli Angeli presso Mantova. A c. [2]

1r la nota ms. che

questo, e parecchi altri libri, furono donati dal physicus Antonio Azzoni, cui li aveva lasciati il fratello Bartolomeo canonico.

La Biblioteca possiede un altro esemplare di questa edizione:Inc. 28 - Proveniente dal monastero di S. Benedetto di Polirone.

66 67

25Judah ben Jehiel (Messer Leon)Nofet Zufim (Succo dei favi).[Mantova], Abraham Conat, [1474/75]. 8° ; ebr (140H quadr.)

ISTC ij00493500 ; GW M11908 ; IGI 5102 = VI E84 ; CIBN Heb-33 ; Bod-inc Heb-53 ; De Rossi II.5176 c. - [1-710 8-98 10-1910.8]

Esemplare prestato dalla Biblioteca Comunale Passerini-Landi di PiacenzaAnnotazione ms. del revisore Laurentius Franguellus.

26Jacob ben AsherTur Orah Hayyim (Sentiero della vita).[Mantova], Abraham Conat, 6 giugno 1476. 2° ; ebr (140H quadr.)

ISTC ij00000350 ; GW M10381 ; IGI 5091 = VI E78 ; De Rossi I.3130 c. - [112 2-1210 138]

Esemplare prestato dalla Biblioteca Palatina di Parma

68 69

27Nicolaus de LyraPostilla super Actus Apostolorum, Epistolas Canonicales et Apocalypsim.Mantova, Alvise Siliprandi, 10 maggio 1480. 2° ; got (75G)

ISTC in00116000 ; GW M26483 ; IGI 6825 ; Bod-inc N-053 104 c. - a-n8

Inc. 734Provenienza non determinata.

28Auctoritates ad misericordiam inducentes.Mantova, [Tipografo delle Auctoritates ad misericordiam], 15 giugno 1486. 4° ; got (118G) rosso e nero ; silogr.

ISTC ia01205450 ; GW 0283910N ; IGI 957 (& Tav. XV)4 c. - [14]

Esemplare prestato dalla Biblioteca Nazionale Marciana di VeneziaSilografia che raffigura Cristo in un sarcofago: ai lati, Maria e san Giovanni.

70 71

29Baptista MantuanusAdolescentia.Mantova, Vincenzo Bertocco, 16 settembre 1498. 4° ; rom (108/109R)

ISTC ib00053000 ; GW 3244 ; IGI 1175 ; BMC VII 934 ; CIBN B-36 ; Bod-inc B-025 ; BSB-Ink B-37 40 c. - a-f6 g4

L’esemplare presenta la variante con giorno e mese dichiarati nel colophon.

Inc. 961Provenienza non determinata.

30Bossus, MatthaeusEpistolae familiares et secundae.Mantova, Vincenzo Bertocco, 9 novembre 1498. 2° ; rom (108/109R)

ISTC ib01042000 ; GW 4956 ; IGI 2019 ; BMC VII 934 ; CIBN B-730 ; Bod-inc B-489 ; BSB-Ink B-761 144 c. - A10 b-i6 K6 l-y6 z8

Inc. 1212Acquisito dalla Biblioteca il 18 maggio 1929, per cambio di duplicati con Giuseppe Gorini di Mantova, insieme con l’Inc. 1218 [cat. n. 7].

Qualche sparsa annotazione ms. in inchiostro bruno.

73

Doc. 1Lettera di Pietro Adamo de’ Micheli al marchese Ludovico Gonzaga (Mantova, 25 novembre 1471).Mantova, Archivio di Stato, Archivio Gonzaga, b. 2413, c. 227r.

I documenti

74 75

Doc. 3Mantova, patti tra frate Ludovico Ghezzi e Johann Vurster circa l’edizione del Conciliator differentiarum philosophorum et medicorum stampata nel 1472.Mantova, Archivio di Stato, Archivio notarile, Gian Domenico Moltoni, b. 132, 14 ottobre 1473.

Doc. 2Lettera di Pietro Adamo de’ Micheli al marchese Ludovico Gonzaga (Mantova, 29 novembre 1471).Mantova, Archivio di Stato, Archivio Gonzaga, b. 2413, c. 228r.

76 77

Doc. 4aMantova, patti tra Stefano Illari e Paul Butzbach circa l’edizione dell’Expositio Problematum Aristotelis di Pietro d’Abano stampata nel 1475.Mantova, Archivio di Stato, Archivio notarile, Eugenio Framberti, b. 123 bis, 12 marzo 1476. Recto.

Doc. 4bMantova, patti tra Stefano Illari e Paul Butzbach circa l’edizione dell’Expositio Problematum Aristotelis di Pietro d’Abano stampata nel 1475.Mantova, Archivio di Stato, Archivio notarile, Eugenio Framberti, b. 123 bis, 12 marzo 1476. Verso.

78 79

Doc. 5aTestamento di Paul Butzbach (Mantova, 17 settembre 1495).Mantova, Archivio di Stato, Estensioni notarili, l. P 75 (Gabriele Ceppi), f. 83v.

Doc. 5bTestamento di Paul Butzbach (Mantova, 17 settembre 1495).Mantova, Archivio di Stato, Estensioni notarili, l. P 75 (Gabriele Ceppi), f. 84r.

Finito di stampare nel mese di marzo 2014da Publi Paolini in Mantova

[email protected]

per Mauroun pensiero che forsenon basta