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Tsao CEVOLI* Οrigine e diffusione dell’elmo miceneo “a zanne di cinghiale”. Considerazioni sulle attestazioni cretesi L’elmo miceneo “a zanne di cinghiale” conobbe una duratura ed un’ampia diffusione in tutto il mondo miceneo e fu una componen- te fondamentale dell’armamento dei Micenei, tanto da diventare un vero e proprio simbolo identitario del guerriero miceneo. Nel complesso di testimonianze iconografiche che possediamo sull’elmo miceneo a zanne di cinghiale, possiamo osservare che vi sono degli elementi caratterizzanti, costanti nello spazio e nel tempo, come la disposizione a “ς” delle zanne di cinghiale, ricordata persino da Omero con l’espressione “ένθα και ένθα”, ossia “rivolte di qua e di là”, riferita alla disposizione delle zanne di cinghiale sull’elmo che Merione dà ad Ulisse che si prepara a compiere con Diomede una missione notturna nell’accampamento troiano (Il. X, 260-265). La disposizione a “ς” delle zanne appare quindi essere stata una caratte- ristica tanto fondamentale dell’elmo a zanne di cinghiale, da esserse- ne tramandato il ricordo persino nella successiva tradizione poetica orale. Accanto a questa caratteristica costante, reperti e raffigurazio- ni attestano, però, anche numerose varianti formali e struttura- li, concernenti principalmente la forma della calotta dell’elmo, il numero di fasce orizzontali in cui sono ordinate le zanne, il tipo — 421 — 10 th IntCretCongr (Khania 2006) Α3 (Khania 2011) 421–433 * Archeologo, Piazza Santa Maria La Nova 12, 80134 Napoli, Italia. E-mail: [email protected]

T. Cevoli, Οrigine e diffusione dell’elmo miceneo “a zanne di cinghiale”. Considerazioni sulle attestazioni cretesi, in Πεπραγμένα του Ι' Διεθνούς Κρητολογικού

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Tsao CEVOLI*

Οrigine e diffusione dell’elmo miceneo “a zanne di cinghiale”. Considerazioni sulle attestazioni cretesi

L’elmo miceneo “a zanne di cinghiale” conobbe una duratura ed un’ampia diffusione in tutto il mondo miceneo e fu una componen-te fondamentale dell’armamento dei Micenei, tanto da diventare un vero e proprio simbolo identitario del guerriero miceneo.

Nel complesso di testimonianze iconografiche che possediamo sull’elmo miceneo a zanne di cinghiale, possiamo osservare che vi sono degli elementi caratterizzanti, costanti nello spazio e nel tempo, come la disposizione a “ς” delle zanne di cinghiale, ricordata persino da Omero con l’espressione “ένθα και ένθα”, ossia “rivolte di qua e di là”, riferita alla disposizione delle zanne di cinghiale sull’elmo che Merione dà ad Ulisse che si prepara a compiere con Diomede una missione notturna nell’accampamento troiano (Il. X, 260-265). La disposizione a “ς” delle zanne appare quindi essere stata una caratte-ristica tanto fondamentale dell’elmo a zanne di cinghiale, da esserse-ne tramandato il ricordo persino nella successiva tradizione poetica orale.

Accanto a questa caratteristica costante, reperti e raffigurazio-ni attestano, però, anche numerose varianti formali e struttura-li, concernenti principalmente la forma della calotta dell’elmo, il numero di fasce orizzontali in cui sono ordinate le zanne, il tipo

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* Archeologo, Piazza Santa Maria La Nova 12, 80134 Napoli, Italia. E-mail: [email protected]

di cimiero, la presenza o no dei paraguance, del paranuca e della cosiddetta “sthephane”, costituita da una serie di riccioli o cerchietti presenti certe volte sulla fronte del guerriero, che taluni interpretano come una fascia, altri come raffigurazione schematica dei capelli.

Numerosi sono i fattori che possono aver contribuito a generare tali varianti: funzionalità, estetica, status del guerriero ecc. Un ruolo fondamentale giocano, però, senz’altro il fattore geografico e quello cronologico, ossia il contesto nel quale è prodotta sia la raffigura-zione, che il referente materiale cui essa si richiama. In questo breve contributo ci concentreremo sul primo di questi due fattori, quello geografico, cercando in particolare la presenza di eventuali elementi costanti e ricorrenti che distinguono le attestazioni cretesi da quelle continentali, per stabilire se è possibile individuare delle “caratte-ristiche regionali cretesi” e quindi una variante “cretese” dell’elmo miceneo a zanne di cinghiale.

Tra le regioni della Grecia, Creta presenta una delle situazioni più favorevoli ad una analisi del genere: a differenza dell’Argolide e delle altre regioni dove abbiamo un’enorme quantità di attestazio-ni iconografiche di elmi “a zanne di cinghiale”, ma in maggioran-za coeve e concentrate in pochi siti,1 per Creta abbiamo, invece, un corpus di attestazioni provenienti da una discreta quantità di siti diversi: Aghia Triada, Cnosso, Katsaba, Episkopi Pediados, Archa-nes, Philaki Chanion, che ci danno la possibilità di confrontare anche dati geograficamente e cronologicamente abbastanza differen-ziati. Questa base documentaria più vasta ed eterogenea ci consen-te di verificare se gli elementi esaminati siano effettivamente ricor-

1 Pressoché metà del totale delle raffigurazioni di elmi a zanne di cinghiale a noi giunte proviene dal Peloponneso, da Micene in particolare. Anche a Pilo e a Thera abbiamo parecchie attestazioni di elmi a zanne di cinghiale, ma anche in questo caso, come a Micene, provenienti tutte dallo stesso contesto (rispettiva-mente gli affreschi del cosiddetto Palazzo di Nestore e quelli della West House), il che ci priva della possibilità di confrontare dati cronologicamente e topografi-camente distanti, ed elevare il dato specifico a caratteristica regionale. Dalle altre regioni, come la Laconia, la Beozia, l’Attica, Cipro ecc., provengono soltanto dati isolati.

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renti e costanti nello spazio e nel tempo nell’ambito di una regione, ed ipotizzare, dunque, che si possa effettivamente trattare di varianti regionali.

Diamo un rapido sguardo alle attestazioni di raffigurazioni di elmi a zanne di cinghiale, a partire da una cretula2 scoperta ad Aghia Triada (fig.1) agli inizi del secolo scorso, datata alla fine del MM III (Iraklion, Museo Archeologico Nazionale, inv. n. 494). La cretula era stata pubblicata capovolta rispetto alla visione corretta e quindi non era stato individuato subito il soggetto della raffigurazione, interpre-tato inizialmente come un “oggetto indeterminabile” o un cesto con fiori. Per primo Doro Levi3 si rese conto del verso corretto di lettura

2 Halbherr, F., «Resti dell’Età Micenea scoperti ad Haghia Triada presso Festòs», Monumenti Antichi 13, 1903, p. 55, fig. 27, tav. V; Levi, D., «Le cretule di Haghia Triada e di Zakro», ASAIA, 8-9, 1925-1926, p. 87, fig. 33, tav. XIII, 6; Evans, A.J., The Palace of Minos at Knossos, Londra 1921-1935, vol. I, p. 681; vol. IV, p. 867-8, fig. 856; Persson, A.W., New Tombs at Dendra near Midea, Lund 1942, p.129; Lorimer, H., Homer and the Monuments, Londra 1950, p. 216-7, fig. 21; Hood, M.S.F. – De Jong, P., «Late Minoan Warrior-Graves from Ayios Ioannis and the New Hospital Site at Knossos», BSA 47, 1952, p. 261 nt. 101; Sakellariou, A., «La représentation du casque en dents de sanglier (Époque minoenne)», BCH 77, 1953, p. 48 nt. 1.3, p.57; Alexiou, S., «The Boar’s-Tusk Helmet: a recent find», Antiquity 28, 1954, p. 213; Korres, G., «Η Μεγαλοπρέπεια των Μυκηναϊκών Κρανών (The Splendour of Mycenaean Helmets)», ΑΑΑ 2, Ι, 1969, p. 450; Korres, G., Τα μετά κεφαλών κριών κράνη. Η κεφαλή κριού ως έμβλημα αρχής, Atene 1970, p. 40; Borchhardt, J., Homerische Helme. Helmformen der Ägäis in ihren Beziehungen zu orientalischen und europäischen Helmen in der Bronze- und frühen Eisenzeit, Mainz am Rhein, 1972, p. 48-51, p. 48 nt. 194, p. 52 (9,B,I), tav. 4,9; Cassola Guida, P., Le armi difensive dei micenei nelle figurazioni, (Incunabula Graeca LVI), Roma 1973, p. 91, tav. XXIV,4; Varva-rigos, A.P., Το Οδοντόφρακτον Μυκηναϊκόν Κράνος (ως προς την τεχνικήν της κατασκευής του), Atene 1981, p. 115-116, tav. XII, δ (nella tavola affianco all’im-magine la cretula è indicata erroneamente con la lettera γ).

3 Levi, D. 1925-1926, p. 87.

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Fig. 1

ORIGINE E DIFFUSIONE DELL’ELMO MICENEO “A ZANNE DI CINGHIALE”

dell’immagine e vi riconobbe un elmo. Persson4 ha espresso i suoi dubbi sul considerarlo un elmo del tipo “a zanne di cinghiale”, come ritiene invece la maggior parte degli studiosi, basando-si sul fatto che i trattini presen-ti sulle fasce della calotta sono privi della curvatura caratteristica delle zanne di cinghiale. In realtà, considerata la mancanza di reali-smo, la schematicità della raffigu-razione e le difficoltà tecniche di esecuzione, sia per il materiale che per l’esiguo spazio a disposizione, la mancanza di curvatura non può

ritenersi sufficiente a scartare l’ipotesi che si tratti di elmo a zanne di cinghiale, che, tenendo conto delle tipologie di elmi attestate in questo periodo in ambito egeo, resta comunque la più probabile.

Passiamo ad un frammento di rhyton in steatite5 con scena di caccia, proveniente dalla zona nord-ovest del palazzo di Cnosso (fig.2), risalente al MM III B – TM I (Oxford, Ashmolean Museum). Il frammento, di forma pressoché triangolare, presenta nella parte superiore una scena di lotta in cui un uomo tiene per le corna un toro, mentre nella parte inferiore vi compare invece un elmo di cui

4 Persson, A.W. 1942, p. 129.5 Karo, G., Die Schachtgräber von Mykenai, München 1930, tav. XXIV e XXXV;

Evans, A.J. 1921-1935, vol. III, p. 184-185, fig. 128; Lorimer, H. 1950, p. 220; Mylonas, G., «The Figured Mycenaean Stelai», AJA 55, 1951, p. 144, fig. 7, h; Hood, M.S.F. – De Jong, P. 1952, p. 261 nt. 101; Sakellariou, A. 1953, p. 48 nt. 1.6, p. 50 fig. 5, p. 51-57; Alexiou, S., 1954, p. 213; Korres, G., «Οδοντόφρακτα κερατοφόρα κράνη (το κράνος του πολεμιστού τών Σπάτων)», ΑΕ, 1966, p. 122 nt. 3; Korres, G. 1969, p. 450; Korres, G. 1970, p. 41; Sakellariou, A., «Scène de battaille sur un vase mycénien en pierre?», RA, 1971, p. 6, fig. 5; Borch-hardt, J. 1972, p. 47-51, p. 48 nt. 194, p.52 (9, B, II), tav. 4,10; Cassola Guida, P. 1972, p. 91, tav. XXIV,3; Varvarigos, A.P. 1981, p. 112-113.

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Fig. 2

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si è persa l’estremità inferiore. Anche in questo caso la maggior parte degli studiosi, tra cui Evans, Lorimer, Sakellariou, Korres e Borchhardt, concorda nel ritenere che si tratti di un elmo “a zanne di cinghiale”, nonostante non vi siano elementi per indicare la curvatura delle zanne.

Continuiamo con alcuni frammenti di vasi con elmi dipin-ti (Cnosso, Museo Stratigrafico, inv. n. SI5, SI9, SI-Wace&Blegen), provenienti dalla South-House, dalla zona Sud-Ovest e dalla zona del “Cowboy Fresco” del palazzo, per i quali è stata proposta una datazione al TE II. Il primo è una “coppa su basso piede” (goblet)6 ricostruita da Popham con alcuni frammenti provenienti dagli scavi di Evans nella South-House e nella zona Sud-Ovest del palazzo di Cnosso (fig.3). Sul vaso dovevano essere raffigurati due elmi a zanne di cinghiale: uno per ciascuna faccia del vaso. In base ai frammenti disponibili Popham, combinando gli elementi delle due raffigurazio-ni, ha ottenuto, per sua stessa ammissione, una “somewhat imagina-tive reconstrution” 7 dell’elmo. Stile e caratteristiche del tutto simili a quello della coppa appena descritta presentano alcune raffigura-zioni di elmi su un pithos8 frammentario proveniente sempre dalla South-House e dalla zona Sud-Ovest del palazzo di Cnosso. Popham addirittura avanza l’ipotesi che la decorazione di questi vasi si possa

6 Popham, M.R., «The Destruction of the Palace at Knossos. Pottery of the Late Minoan III A Period», SIMA 12, Göteborg 1970, p. 59; Åström, P. – Verdelis, N.M., «The Cuirass Tomb and Other Finds at Dendra», SIMA 4, 1977, p. 13 n. 8; Popham, M.R., «Notes from Knossos», BSA 73, 1978, p. 179-181, fig. 1a, tav. 22, a; Varvarigos, A.P. 1981, p. 113 n. 2; Shelmerdine, C.W., «From Mycenae to Homer: The Next Generation», Atti e Memorie del Secondo Congresso Interna-zionale di Micenologia (a cura di E. De Miro, L. Godart, A. Sacconi), Roma 1996, vol. I, p. 490 nt. 116.

7 Popham, M.R. 1978, p. 179.8 Popham, M.R. 1970, p. 59, tav. 47; Popham, M.R. 1978, p. 179, tav. 22, b; Varva-

rigos, A.P. 1981, p. 113 n. 3; Shelmerdine, C.W. 1996, p. 490 nt. 116.

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Fig. 3

ORIGINE E DIFFUSIONE DELL’ELMO MICENEO “A ZANNE DI CINGHIALE”

attribuire alla stessa mano. Per completare il quadro delle raffi-gurazioni attestate a Cnosso, citiamo, infine, un frammento di ceramica9 proveniente dalla zona del “Cowboy Fresco” del palaz-zo, sul quale Popham propone di riconoscere un elmo a zanne di cinghiale.

Dalla tomba Z della necropo-li di Katsabas10 (fig.4), databile al TE II, proviene un’anfora triansa-ta dello Stile Palaziale, sulla quale sono dipinti in nero sulla superfi-cie bianca quattro elmi stilizzati, ispirati al tipo a zanne di cinghia-

le, alternate a elementi decorativi di fantasia. Interessante è la raffigurazione presente su un’ascia della colle-

zione Giamalakis (fig.5), proveniente forse da Cnosso.11 Diverse

9 Popham, M.R. 1970, p. 39-40, tav. 26, a; Popham, M.R. 1978, p. 181 nt. 6; Varvarigos, A.P. 1981, p. 113 n. 4; Shelmerdine, C.W. 1996, p. 490 nt. 117.

10 Alexiou, S. 1954, p. 211-213, tav. VII-IX; Alexiou, S., «Chronique des fouilles et découvertes archéologiques en Grèce en 1953. Katsamba», BCH 78, 1954(b), p. 150-152, fig. 49-51; Zervos, Ch., L’art de la Crète néolithique et minoenne, Parigi 1956, p. 53, fig. 708; Marinatos, S., Kreta und das mykenische Hellas, München 1959, tav. 94; Alexiou, S., Υστερομινωϊκοί τάφοι λιμένος Κνωσού (Κατσαμπά), Atene 1967, p. 51, p. 69-71, tav. 18-19; Alexiou, S., Guide to the Archeological Museum of Heraclion, Atene 1968, p. 64, tav. 9,b; Korres, G. 1969, p. 451, fig. 4; Buchholz, H.G. – Karageorghis, V., Altägäis und Altkypros, Tübingen 1971, n. 938; Borchhardt, J. 1972, p. 52 (9,V), tav. 8,1; Cassola Guida, P. 1972, p. 135 n. 53, tav. XXIX, 1; Stella, L.A., La civiltà micenea nei documenti contem-poranei, Roma 1965 (Incunabula Graeca VI), p. 13 nt. 25; Varvarigos, A.P. 1981, p. 114, tav. XII, β; Shelmerdine, C.W. 1996, p. 490 nt.118.

11 Evans, A.J. 1921-1935, vol. IV, p. 867, fig. 854; Sakellariou, A., «Όπλα και εργαλεία της συλλογής Γιαμαλάκη», Κρητικά Χρονικά 4, 1950, p. 115 n.6, tav. VI; Sakellariou, A. 1953, p. 46 e sg., fig. 1-3; Alexiou, S. 1954, p. 213; Deonna, W., «Casque gravé sur une hache minoenne», BCH 78, 1954, p. 253-257; Zervos, Ch. 1956, p. 54; Buchholz, H.G., Zur Herkunft der Kreti-

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Fig. 4

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le opinioni sulla sua datazione: Sakellariou (che lo definisce un “casque minoen”),12 Deonna e Korres hanno proposto di datarla al MM III – TM I, Cassola Guida e Shelmerdine al TM II, Varvari-gos al TM II–III. Su ciascuna delle due facce della doppia ascia, al centro, è inciso un elmo a zanne di cinghiale con caratteristiche pressoché identiche. Alla base dell’elmo troviamo un elemento insolito: una sorta di calotta inter-na, stretta e aderente, che “fascia” la testa del guerriero dalla fronte alla nuca.

Da uno scavo di Platon a Episkopì Pediàdos proviene una sottile lamina d’oro13 risalente al TM III, su cui è raffigurato un elmo a zanne di cinghiale (fig.6). Un elemento comune alla citata ascia della collezione Giamalakis è l’insolito elemento presente sulla parte

schen Doppelaxt, München 1959, p. 38, tav. IV,1; Buchholz, H.G. 1962, «Eine Kultaxt aus des Messara», Kadmos 1, 1962, p. 167; Snodgrass 1967 (1991), fig. 8.; Korres, G. 1969, p. 446 fig.1; Korres, G. 1970, p. 41; Sakellariou, A., «A propos des cimiers du casque en dents de sanglier», in Antichità Cretesi. Studi in onore di Doro Levi, Cronache di Archeologia 12, I, (Catania), 1973, p. 128-129, fig. 1; Borchhardt, J. 1972, p. 52 (9, B, III, 1), tav. 4,5 e 4,6; Garlan, Y., La guerre dans l’antiquitè, Parigi 1972. Trad.it.: Guerra e società nel mondo antico, Bologna 1985, p. 128 fig. 2,A; Cassola Guida, P. 1972, p. 163 n. 152, tav. XXVIII,3; Varvarigos, A.P. 1981, p. 116-117, tav. XII,ε; Shelmerdine, C.W. 1996, p. 490 nt.123.

12 Sakellariou, A. 1953, p. 46.13 Sakellariou, A. 1953, p. 53 nt. 3; Alexiou, S. 1954, p. 213; Alexiou, S. 1967,

p. 71; Korres, G. 1969, p. 450; Borchhardt, J. 1972, p. 52 (9, B, IV), tav. 4, 4; Cassola Guida, P. 1972, p. 170 n. 126 bis; Varvarigos, A.P. 1981, p. 115, tav. XII, γ; Shelmerdine, C.W. 1996, p. 490 nt.120.

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Fig. 5

ORIGINE E DIFFUSIONE DELL’ELMO MICENEO “A ZANNE DI CINGHIALE”

posteriore dell’elmo, interpretato in entrambi i casi come una sorta di contrappeso.

Due testine di guerriero in avorio14 (fig.7) con elmi a zanne di cinghiale fanno parte di un complesso di avori provenienti dalla stanza laterale della Tholos A di Archanes e datati al TM IIIA, comprendente anche una serie di scudi a otto (tre grandi e diciotto piccoli) e altri elementi plastici decorativi. Nel complesso degli avori notiamo due tipi di appli-ques: quelle piatte con decorazione

incisa (a forma di cerchietti o altro) e quelle a rilievo (testine di guer-riero e scudi a otto). Solo queste ultime sono dotate di supporti, costi-tuiti da placchette sempre di avorio, alle quali sono attaccate tramite piccoli pioletti anch’essi di avorio. Tali placchette dovevano servire a consentire il montaggio su di un supporto di materiale deperibile: con tutta probabilità un oggetto di legno sul quale gli avori erano

14 Sakellarakis, I., «Archanes 1965. Report on the Excavation», Kadmos 4, 1965, p. 179; Sakellarakis, I., «Αρχαιότητες και Μνημεία Κεντρικής και Ανατολικής Κρήτης (1964)», ΑΔ 21, 1966, Χρονικά β΄2, p. 413, tav. 446, β; Megaw, A.H.S., «Archaeology in Greece 1965-1966», Archaeological Reports, p. 22; Sakella-rakis, I.A., «Ελεφαντοστά εκ των Αρχανών», Atti e memorie del I° Congresso Internazionale di Micenologia, Roma 1968 (Incunabula Graeca XXV), p. 253 e sg., tav. V; Alexiou, S., Guide to the Archeological Museum of Heraclion, Atene 1968, p. 66; Korres, G. 1969, p. 451; Borchhardt, J. 1972, p. 52 (9, B, VI); Cassola Guida, P. 1972, p. 151 n. 108, tav. XII, 3; Poursat, J.-Cl., Les ivoires mycéniens, Atene/Parigi 1977, p. 54 n. 8, tav. VII,3; Varvarigos, A.P. 1981, p. 114-115, tav. XIII,α; Sakellarakis, I.A. – Sakellaraki, E., Κρήτη. Αρχάνες, Atene 1991, p. 82 fig. 59, p. 83 fig. 60; Sakellarakis, I.A. – Sakellaraki, E., «Mycenaean Archanes», Atti e Memorie del secondo congresso internazionale di Micenologia, Roma 1996 (Incunabula Graeca XCVIII), vol. III, p. 1113; Shel-merdine, C.W. 1996, p. 490 nt.119.

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Fig. 6

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“intarsiati”. Solo la tecnica dell’in-tarsio giustifica, infatti, la presen-za delle placchette di supporto per il montaggio degli elementi a rilievo (elmi e scudi) sull’ogget-to di legno, mentre gli elementi piatti (cerchietti etc.) potevano essere intarsiati direttamente. Gli elmi a zanne di cinghiale raffigu-rati sembrano privi di cimiero, tuttavia su uno dei due esempla-ri la presenza e la disposizione di alcuni fori, che partono dal lato anteriore della calotta fanno parte di un complesso di avori prove-nienti dalla stanza laterale della Tholos A di Archanes e datati al TM IIIA.

Altre due placchette d’avorio lavorate a rilievo raffiguranti testine di guerriero15 furono scoperte nel 1981 dalla Soprintendenza Arche-ologica della Creta occidentale a Phylaki Chanion in una tholos risalente al TM III A-B (Chanià, Museo Archeologico). Secondo gli scopritori erano impiegate come appliques su un oggetto di legno. Esse fanno parte, come quelle di Archanes, di un complesso di plac-chette in avorio raffiguranti sfingi, rosette, papiri ecc. Altro elemento comune con quelle di Archanes è che le testine sono raffigurate rivol-te l’una verso destra e l’altra verso sinistra. L’elmo è privo di cimiero, paraguance e “stephane”.

Per completezza citiamo anche due esemplari custoditi in altret-tante collezioni private, per i quali è stata ipotizzata una possibile

15 Tzedakis, Y., «Φυλακή Αποκορώνου», ΑΔ 36, 1981, B΄2, p. 398-399; Godart, L. – Tzedakis, Y., Témoignages archéologiques et épigraphiques en Crète occidentale du Néolitique au Minoen récent IIIB, Roma 1992 (Incunabula Graeca XCIII), p. 59-60, tav. LVII,1-2.

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Fig. 7

ORIGINE E DIFFUSIONE DELL’ELMO MICENEO “A ZANNE DI CINGHIALE”

provenienza cretese: una gemma-sigillo con raffigurazione di elmo16 (fig.8) dalla collezione P. De Jong, ora all’ Ashmolean Museum di Oxford, datata al TM II–IIIA, ed un sigillo del British Museum (fig.9), datato invece al TM IIIC. La tecnica di realizzazione è simile: prima è inciso il profilo dell’elmo, compreso il cimiero, poi i trattini all’interno. Per entrambi si suppone una provenienza crete-se, ed anche le affinità tecniche e iconografiche ci spingono ad ipotizzare un medesimo ambien-te produttivo. Per questi motivi le datazioni sinora proposte, TM II–IIIA per quello della collezio-ne P. de Jong (fig.35) e TM IIIC per quello del British Museum (fig.36), appaiono troppo distanti. Un elemento ricurvo riempito di trattini simili a quelli della calotta rappresenta con tutta probabilità un cimiero a corno d’ariete.

Abbiamo con ciò rivisto in una rapida carrellata tutte le atte-stazioni iconografiche prove-nienti da Creta sull’elmo a zanne

di cinghiale. Dal punto di vista cronologico, compatibilmente con le già evidenziate incertezze di datazione dei singoli reperti e, più

16 Boardman, J., «The de Jong Gems», in Antichità Cretesi. Studi in onore di Doro Levi, Cronache di Archeologia 12, I, (Catania), 1973, p. 118 n. 4, fig. 1.4, tav. XIII.4.

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Fig. 8

Fig. 9

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< 35?

< 36?

in generale, con le ben note difficoltà del quadro cronologico della protostoria egea, possiamo suddividerle in tre fasi: 1) attestazioni precedenti la conquista micenea di Creta, cioè

essenzialmente la cretula da Aghia Triada datata alla fine del MM III (fig.1) ed il vaso di pietra da Cnosso del MM III B – TM I (fig.2). Vi notiamo delle caratteristiche comuni: le zanne sono indicate da trattini, dunque o si riferiscono a zanne lavorate a forma di placchette rettangolari oppure si deve interpretare come una scarsa conoscenza diretta dell’elmo, manca il bottone terminale alla sommità della calotta, ed infine in entrambi i casi si tratta di elmi con cimiero del tipo “a corno d’ariete”.

2) attestazioni risalenti al periodo tra la conquista micenea di Creta e la distruzione del palazzo miceneo di Cnosso (TM II – TM III A1/2, 1450–1370 a.C.), provenienti da Cnosso micenea o dalle sue vicinanze: ceramica dipinta dal palazzo di Cnosso e da Katsabas risalente al TM II (fig.3 e 4) la foglia d’oro da Episcopi Pediados del TM III (fig.6) e la testina di guerriero in avorio da Archanes datata al TM III A (fig.7).

3) attestazioni successive alla distruzione del palazzo miceneo di Cnosso nel TM III A1/2 (circa 1370 a.C.), provenienti dalla Creta occidentale, nella zona di Chanià, dove fino al TM III B vive un nuovo centro palaziale miceneo: le due testine di guerriero in avorio da Philaki Chanion del TM III A – III B.17

Un primo rilevante dato che emerge dall’analisi del complesso delle attestazioni iconografiche cretesi è che tutte provengono da contesti che, seppur legati al potere, potremmo definire di carattere più “personale”. Si tratta, infatti, di sigilli, di avori, di ceramica dipinta ecc., mentre sono, invece, assenti contesti di carattere più pienamen-te “pubblico”, al contrario della Grecia continentale, dove raffigura-zioni di elmi a zanne di cinghiale sono attestate negli affreschi dei centri palaziali micenei di Micene, Tirinto, Pilo, Tebe e Orchome-

17 In questo caso il discorso vale per le se testine di guerriero, tra le due proposte, accettiamo la datazione più bassa.

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ORIGINE E DIFFUSIONE DELL’ELMO MICENEO “A ZANNE DI CINGHIALE”

nos. Tale assenza è resa ancor più significativa dalla presenza invece, negli affreschi di Cnosso, di un’altra tipica arma difensiva micenea: gli scudi del tipo cosiddetto “a otto”.18

Ma la caratteristica dell’elmo a zanne di cinghiale cretese che più salta agli occhi è la frequente presenza del cimiero del tipo “a corna d’ariete”: ben 7 dei 16 elmi a zanne di cinghiale attestati nelle raffi-gurazioni provenienti da Creta (senza calcolare il cimiero a corna d’ariete che abbiamo ipotizzato per una delle due testine di guer-riero in avorio di Archanes), pari al 43,75 % del totale, presentano questo tipo di cimiero, contro i soli 4 documentati in tutto il resto del mondo miceneo.

Altro dato importante è che a Creta questo tipo di cimiero, rispet-to alla Grecia continentale dove le attestazioni più recenti non vanno oltre il TE II, conobbe maggiore durata, resistendo sino al TM III. Dopo la conquista micenea di Creta le attestazioni si concentrano nelle vicinanze di Cnosso, ad indicare forse il luogo ideale dove possono essersi incontrati e fusi insieme elementi micenei continen-tali e originali contributi locali.

Singolare è, inoltre, la coincidenza tra la scomparsa a Creta dell’elmo con cimiero a forma di corna di ariete e la seconda fase della miceneizzazione dell’isola, segnata dalla distruzione del centro miceneo di Cnosso nel TM III A1/2 (circa 1370 a.C.) e dallo stabilirsi di un nuovo centro palaziale miceneo a Chanià, sotto il più stretto controllo dei centri micenei continentali. Proprio in questo conte-sto storico, cronologico e geografico, si inquadrano le due testine di guerriero in avorio da Philaki Chanion del TM III A – III B, che risultano prive di cimiero corno d’ariete, segnando l’omologazione dell’elmo miceneo cretese ai modelli continentali.

Dati e percentuali ci consentono, insomma, di ipotizzare che il cimiero del tipo “a corna d’ariete” possa rappresentare una carat-teristica regionale cretese dell’elmo a zanne di cinghiale: sia la sua maggiore frequenza a Creta rispetto al continente ellenico, che la sua

18 Cassola Guida, P. 1972, p. 122 n. 12 e tav. IV, 2.

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TSAO CEVOLI

scomparsa dall’isola in coincidenza con la definitiva distruzione e abbandono del centro palaziale miceneo di Cnosso, ci spingono a ritenerlo essenzialmente un contributo cretese all’elmo miceneo a zanne di cinghiale, probabilmente in relazione anche con l’ampia diffusione di questo animale sull’isola, tanto in età micenea quanto oggi.

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ORIGINE E DIFFUSIONE DELL’ELMO MICENEO “A ZANNE DI CINGHIALE”