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sibrium 28

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Il Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese, superata la boa dei sessanta anni di attività celebrati lo scorso anno con la pubblicazione del volume XXVII di Sibrium e la sua presentazione nella prestigiosa cornice del Salone Estense, propone ora il nuovo numero dedicato alle “Genti del territorio varesino” che ci hanno preceduto e che hanno reso il nostro ambito geografico un punto di riferimento sia culturale sia artistico.L’Assessorato alla Cultura del Comune di Varese, che sostiene la pubblicazione di questa iniziativa, con una sensibilità particolare rivolge un saluto ai lettori e un plauso al Centro Studi che ha saputo rinnovarsi offrendo una pubblicazione, se pur con il consueto alto profilo scientifico, accessibile a tutti, ‘al passo coi tempi’, ricca di immagini e dall’approccio accattivante.Le pagine di Sibrium ben documentano quanto siano importanti la ricerca archeologica e la diffusione dei risultati di una scienza che, scavando nel passato, riporta alla luce la memoria dell’identità di un popolo. Dunque, ben lontani dal credere che l’archeologia possa essere considerata una materia morta poiché quando tocchiamo un oggetto carico di secoli, carico di memoria, sul quale sono passati i fiumi della storia, ci rendiamo conto che non ci è indifferente. Il significato è appunto questo: il mondo che ci restituisce echi remoti è il nostro mondo, è il mondo che noi abbiamo ereditato, che vogliamo sempre più conoscere e che vogliamo tramandare alle generazioni future. La nostra capacità di conservare il passato e trasmetterlo a chi verrà dopo di noi dipende quindi da una partecipazione profonda, intensa, consapevole e dalle nostre cognizioni.

Simone Longhini Assessore alla Cultura

Pittore lombardo attivo

nel 1450 circa, La Sollecitudine,

Varese, Castello

di Masnago, Sala superiore

Pittore lombardo attivo nel 1423, Decorazioni, motti e putti ignudi intenti a giochi e lavori campestri, Castiglione Olona, Palazzo Branda Castiglioni(Foto: A. Bottelli)

Con il XXVIII volume la rivista Sibrium, punto di riferimento tradizionale da tanti anni della ricerca archeologica non solo in Lombardia, si riallinea dopo il notevole sforzo del sesto decennale su una preziosa e coraggiosa regolarità di uscita, che confidiamo tutti possa mantenere con il ritmo, la tonicità e l’entusiasmo di una rivista giovane ed ambiziosa.Il titolo generale “Genti del territorio varesino dalle origini al medioevo” vuole sottolineare la centralità di una storia degli uomini e delle loro società, in cui non casuale cade il deferente omaggio al magistero storico di Jacques Le Goff, recentemente scomparso.Presentare il territorio a partire dalla più aggiornata carta geologica aiuta dunque ad una contestualizzazione precisa del teatro in cui si sviluppano le relazioni ecosistemiche tra uomo ed ambiente e rappresenta un’efficace introduzione agli approfondimenti che seguono su specifici ambiti della preistoria varesina; dall’epigrafia, dall’organizzazione territoriale vediamo poi riemergere e sfilare davanti ai nostri occhi la società varesina tra età romana e tardo antico; completano il quadro infine importanti riferimenti a strutture e oggetti rappresentativi del medioevo.In questo volume, con provocatoria trasversalità e interdisciplinarietà, si riesce così ad affiancare la ricostruzione di momenti particolari della storia delle ricerche sui siti lacustri neolitici, ben calati nel clima scientifico e culturale dell’epoca, ai depositi di una grotta della Valganna ed agli orecchini di una elegante dama. Una stimolante sezione di metodologia e recensioni utilissime e strategiche completano l’offerta stuzzicante di questo numero. Si spera che proprio dalla rinata vitalità della rivista possa partire una maggiore e ancora più incisiva azione del Centro Studi, tanto più necessaria in questo momento così difficile per la cultura e la ricerca, che riesca a riunire nuove forze, le parti più attive e impegnate della società civile ed i giovani ricercatori, alle strutture istituzionali, superando personalismi individuali e steccati per puntare ad un livello di grande inclusività e di alta qualità nel dibattito scientifico locale e più ampio. Con l’augurio che l’avvio di questo nuovo sessantennio della cara vecchia Sibrium segni davvero una fase nuova.

Filippo Maria GambariSoprintendente per i Beni Archeologici della Lombardia

Anche quest’anno la pubblicazione del volume Sibrium beneficia del patrocinio della Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus a testimonianza del costante impegno per la tutela dell’arte e della cultura che costituiscono un importante segmento tra le finalità e interventi della Fondazione Comunitaria.Infatti, una quota rilevante di fondi vengono utilizzati dalla Fondazione Comunitaria per il sostegno di progetti nel campo dell’arte e cultura proposti da Enti, Fondazioni, Associazioni e Organizzazioni.Il volume XXVIII di Sibrium continua la lunga serie annuale della Collana di Studi e Documentazioni curati dal Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese, Organizzazione che con grande capacità e impegno promuove iniziative di notevole rilievo.La Fondazione Comunitaria persegue finalità di beneficenza e filantropia per il miglioramento della qualità della vita, lo sviluppo della cultura del dono e la crescita della coesione sociale.Ad un grande impegno profuso dai promotori dell’iniziativa farà certamente seguito un importante risultato culturale e sociale a favore della Comunità.

Il Presidentedella Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus

Luca Galli

Maestro della Tomba Fissiraga, XIV secolo, Due Santi vescovi, Varese, Battistero di San Giovanni, tribuna

Sommario

Note di presentazione

Pierluigi PianoPensieri su maestro Le Goff

Editoriale

Alfredo Bini, Claudio Bussolini, Stefano Turri e Luisa Zuccoli Carta geologica alla scala 1:100.000 dell’anfiteatro morenico del Verbano

Daria Giuseppina BanchieriLa Grotta Fontana degli Ammalati e la Valganna nella Preistoria

Mario MineoLa Palude Brabbia e la Collezione Quaglia al Museo Etnografico Pigorini di Roma

Maria A. Borrello e Samuel van WilligenLe Chasséen du Midi de la France et l’Italie.Caractères céramiques, distribution spatiale et données chronologiques

Giulio Calegari e Barbara CermesoniRiflessioni sulla Lagozza di Besnate: dialogo con gli appunti inediti di Ottavio Cornaggia Castiglioni

Rita ScuderiEsempi epigrafici delle élites del territorio varesino in età Romana

Marco SannazaroGenti del territorio varesino nella testimonianza delle epigrafi paleocristiane

Paola PortaGli orecchini a cestello da Ligurno di Porto Valtravaglia (VA)

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Tecnologia

Paola Rolfo ArzarelloUn calco: perche? Tecniche per la realizzazione di calchi in campo archeologico

Laboratorio San Gregorio Il restauro degli affreschi Quattrocenteschi nella cripta dell’Abbazia di San Donato a Sesto Calende

recenSioni

Marco GiolaAntonio da Tradate, La pittura tardo-gotica tra Ticino e Lombardia

Alfredo LucioniFacino CaneSagacia e astuzia nei travagli d’Italia tra fine Trecento e inizio Quattrocento

Marta PiazzaAlle radici di una presenza

FreSchi di STampa

Castelseprio e Torba. Sintesi delle ricerche e aggiornamenti

Un monastero nei secoli. Santa Maria Assunta di Cairate. Scavi e ricerche

noTiziario

Daria Giuseppina Banchieri Attività svolte da Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, Preistorico Isolino Virginia e CSPA nel 2013 e nel 2014

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13Pierluigi Piano

Gli allievi di Le Goff per i suoi 75 anni gli avevano offerto un volume di saggi intitolato: L’Ogre historien, memori di quanto scrisse Marc Bloch, in una sua pagina memorabile: “lo storico è come l’orco delle fiabe: è attirato dall’odore della carne umana”. Jacques Le Goff, con il suo lavoro scientifico, cui ha sempre affiancato quello divulgativo, ha reso il Medioevo vivo e popolare, appassionando tanti lettori comuni. Con altri storici francesi ed europei anche lui ha condiviso l’avventura de «Les Annales», unanimemente considerata la pagina più importante della storiografia francese del XX secolo. Fu chiamato a collaborare con la rivista da Braudel e con Emannuel Le Roy Ladurie e Marc Ferro ha diretto per molti anni la stessa, prima di lasciare la direzione a storici più giovani di lui.

“I suoi studi hanno rinnovato radicalmente la nostra visione di quell’epoca storica. E ciò grazie soprattutto alla sua grande creatività. Le Goff, infatti, si è sempre interessato a temi di ricerca di solito trascurati dalla storia più tradizionale. Ad esempio, è stato il primo a studiare la problematica del tempo nel medioevo, mostrando come il tempo dei mercanti fosse diverso dal tempo della chiesa e da quello degli agricoltori. Dimostrando che i mercanti avevano una diversa visione del presente e del futuro, ha saputo affrontare in maniera radicalmente nuova un problema essenziale per la storia, vale a dire la percezione del tempo. Un altro aspetto fondamentale del suo lavoro è l’attenzione alla mentalità dei gruppi sociali, che per lui era cosa molto diversa dalle idee e dalle ideologie”,

così ricorda l’amico Marc Ferro, intervistato da Fabio Gambaro per “La Repubblica” qualche giorno dopo la scomparsa di Le Goff.

Pierluigi Piano *

L’Ogre histOrien - L’OrcO stOricO (Breve memoria su Jacques le goff)

Parole chiave: Jacques Le Goff; Medioevo; Les Annales; Storia

* Già Direttore Archivio di Stato di Varese - [email protected]

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(Elaborazione sulla base di http://it.bing.com/maps ® 2014 Microsoft Corporation)

EditorialE

60 anni fa veniva alla luce il primo volume della nostra Collanacosì, per ricordare l’inizio di quell’avventurae ribadire il nostro amore per il territorio Varesino, per questo numero di Sibrium si è scelto come tema “Genti del territorio Varesino dalle origini al Medioevo”. Inizialmente si era pensato di raccogliere contributi esclusivamente relativi alle élites del nostro territorio,si è poi optato per un criterio meno selettivo poiché, di fatto, sarebbero stati esclusi argomenti di notevole rilevanza che contribuiscono alla divulgazione di un patrimonio,frutto della stratificazione delle diverse civiltà che vi si sono succedute,che merita di essere sempre più conosciuto, apprezzato, conservato e valorizzato.Le eccellenze del comprensorio varesino e i suoi records contribuiscono ad accrescerne sempre più l’alto valore culturale:• il più antico abitato preistorico palafitticolo dell’arco Alpino (Isolino Virginia),• tra le più antiche manifestazioni artistiche preistoriche,• tra le più antiche testimonianze relative alla pratica dell’agricoltura,• ben quattro siti unesco:

1. Paesaggio culturale dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia – Sito seriale,2. Monte San Giorgio sito fossilifero transnazionale italo-svizzero,3. I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.) – Sito seriale,4. Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino – Sito seriale transnazionale

• un’area mab unesco (area Nord del Parco del Ticino),• innumerevoli monumenti che rendono il varesotto un grande museo diffuso.Sostenere il ruolo strategico ricoperto dalla Cultura per una sempre più condivisa valorizzazione delle radici, della storia e delle identità culturali attraverso i canali dell’Educazione, della Scienza e della Comunicazione è alla base della costituzione del nostro Centro Studiche sempre più si adopera per mettere in evidenza i legami ultramillenari che da sempre hanno unito l’ambito locale e peninsulare ai Paesi del Nord-Europa, illustrando le radici storiche più antiche dell’Unione Europea, ossia di quando l’Europa era unicamente un Continenteall’interno del quale uomini e merci si muovevano liberamente e le barriere erano costituite solo da ‘ostacoli’ morfologici divenuti nel tempo le principali vie per la circolazione di idee, esperienze, Cultura.Nell’augurare buona lettura e rivolgere un grazie particolare ai nostri Autori e a tutti coloro che col loro sostegno hanno contribuito alla realizzazione di questo nostro Sibrium, il mio pensiero va a Jacques Le Goff ,“il gigante degli studi sull’età di mezzo”,uno studioso della corrente della “Nouvelle Histoire” che ha contribuito a rinnovare gli studi storici ricordandoci che “La Storia è memoria”.Varese, 10 Giugno 2014

25Bini, Bussolini, Turri e Zuccoli

La carta geologica alla scala 1:100.000 a colori è allegata fuori testo al presente volume

1. IntroduzIone

L’anfiteatro morenico del Verbano o, meglio, l’Apparato Glaciale del Verbano è stato il primo anfiteatro rilevato con criteri completamente nuovi per l’Italia. Il rilevamento è iniziato nel 1985 ed è terminato intorno al 1999-2000. Per poter giungere a queste brevi note riassuntive e a questa carta, riassuntiva anch’essa, è stato necessario che molte persone lavorassero per molti anni: sei tesi di dottorato1 e oltre sessanta tesi di laurea in diciassette anni (1983-1999) hanno consentito di conoscere la geologia del Quaternario del territorio. Il metodo, a partire dalla prima tesi di dottorato, si è man mano affinato sino a giungere alla schematizzazione illustrata nel Congresso di Lugano dell’IGCP 378 del 19952. Tutto il territorio è stato rilevato a scala 1:10.000 o, talvolta, 1:5.000 e innumerevoli affioramenti sono stati descritti; in pratica il territorio è stato guardato palmo a palmo.

2. Breve cenno alle conoscenze precedentI

La prima citazione del Quaternario del varesotto risale all’Amoretti (1794), ma è solo nel 1850 con Martins e Gastaldi che viene presentato un primo schema stratigrafico basato su una glaciazione e nel 1854 vengono pubblicate le prime carte dell’anfiteatro da parte di Zollikofer. Altre carte a piccola scala sono poi pubblicate da Omboni (1856, 1861) che per primo distingue varie cerchie moreniche. A partire dagli anni ‘60 dell’800 iniziano varie discussioni sul problema dell’origine delle valli prealpine e soprattutto delle valli occupate dai grandi laghi, il cui fondo è a quota inferiore al livello del mare, e in pochi anni vengono pubblicati numerosi lavori sull’argomento. I punti essenziali di questa lunga storia possono essere così riassunti.* Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”, Università degli Studi di Milano

[email protected]

1. Bini, Da Rold, Felber, Zuccoli, Uggeri, Viviani.2. BInI 1997a, b.

alfredo BInI, claudIo BussolInI, stefano turrI e luIsa zuccolI *

Carta geologiCa alla sCala 1:100.000 dell’anfiteatro moreniCo del Verbano

parole chIave: Quaternario, Unità Stratigrafiche, Glaciazioni, Anfiteatro Morenico, Verbano, Lario

75Bini, Bussolini, Turri e Zuccoli

rIassunto La carta geologica alla scala 1:100.000 dell’anfiteatro morenico del Verbano riassume i lavori condotti in dettaglio alla scala 1:10.000 con metodi di rilevamento innovativi e che hanno impegnato per molti anni decine di ricercatori, studenti e dottorandi. L’area compresa va dall’alveo del torrente Agogna, a Ovest, al fiume Olona, a Est e, dalle montagne si spinge, a Sud sino a Busto Arsizio in Lombardia e sino a Novara, in Piemonte. Rispetto alle carte geologiche precedenti è cambiato il modo di rilevare e denominare i corpi geologici quaternari per cui questa nuova carta appare più ricca di informazioni e perciò più complessa. Basta considerare che il numero di glaciazioni riconosciute sul terreno sono attualmente 13 mentre nelle carte precedenti erano 4, pur divise in numerosi “stadi”. La carta è accompagnata da una breve nota illustrativa.

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aBstractGeoloGIcal Map on a 1:100.000 scale of verBano MoraIne aMphItheatre

keywords: Quaternary; Stratigraphic Units; Glaciations; Moraine amphitheatre; Verbano; Lario

The geological map drawn on a 1:100.000 scale of the Verbano morainic amphitheatre is based both on a survey carried on scale 1:10.000 and an innovative stratigraphic method. Tens of researchers, final year students and PhD students worked for many years to achieve the outcome of this geological map that ranges from the river Agogna (Western side) to the river Olona (Eastern side), and from the mountain ridge (Northern side) to Busto Arsizio and Novara (Southern side).If compared with previous maps, this one has lots of data so it seems to be more complex. It is enough evaluating the number of the glaciations: 13 in this work, instead of the 4 in the previous ones, although split down in many “stages”. A brief note describes the map.

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résuMécarte GéoloGIque à l’échelle 1:100.000 du aMphIthéâtre MoraInIque du verBano

Mots-clés: Quaternaire; Unité Stratigraphique; Ice-Âge; l’amphithéâtre Moraine; Verbano; Lario

La carte géologique à l’échelle 1 : 100.000 de l’amphithéâtre morainique du Verbano résume le travail effectué dans le détail à l’échelle de 1 : 10.000 avec des méthodes de détection innovateurs et qui ont engagé par depuis de nombreuses années des dizaines de chercheurs, d’étudiants et de doctorants. La zone comprise c’est du lit du torrent Agogna, à l’ouest, jusqu’au rivière Olona, à l’est et, des montagnes se dirige vers le sud jusqu’à Busto Arsizio en Lombardie et à Novara, en Piémont. Par rapport aux cartes géologiques antérieures on a changé la façon de détecter et nommer les éléments géologiques quaternaires, pour qui ce nouveau

77Bini, Bussolini, Turri e Zuccoli

papier est plus informative et donc plus complexe. Il suffit de considérer que le numéro de glaciations reconnues sur le terrain sont actuellement de 13 alors que dans les cartes précédentes étaient 4, bien que divisées en plusieurs “étapes”. La carte est accompagnée d’une brève note explicative.

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zusaMMenfassunGGeoloGIsche karte IM MassstaB 1:100.000des MoränenaMphItheaters von verBano

schlüsselwörter: Quartär; stratigraphische Einheiten; Glazialzeiten; Moränenamphitheater; Verbano; Lario

Die geologische Karte im Maßstab 1:100.000 des Moränenamphitheaters von Verbano fasst die im Detail im Maßstab 1:10.000 durchgeführten Arbeiten zusammen, mit innovativen Nachweismethoden und die seit vielen Jahren Dutzende von Forschern, Studenten und Doktoranden engagiert haben. Das Gebiet geht zum Flussbett des Agogna, westlich, bis dem Fluss Olona, östlich, und von den Bergen geht es in den Süden, bis Busto Arsizio in der Lombardei und bis zu Novara, in Piemont. Im Vergleich zu den bisherigen geologischen Karten hat die Technik von Erhebung und Benennung der quartären geologischen Elementen verändert, für die ist dieses neue Papier informativer und damit komplexer. Man denkt nur, dass die Vergletscherungen auf dem Boden 13 sind, während in den vorherigen Karten sie 4 waren, obwohl in mehreren “Stufen” unterteilt. Die Karte wird durch eine kurze Erläuterung begleitet.

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resuMenMapa GeolóGIco a escala 1:100.000

del anfIteatro MorrénIco del verBano

palaBras llave: Cuaternario; Unidades estratigráficas; Glaciaciones; Anfiteatro Morrénico; Verbano; Lario

El mapa geológico a escala 1:100.000 del anfiteatro morrénico del Verbano resume los trabajos realizados en detalle a escala 1:10.000 con métodos de levantamiento innovadores y que han ocupado durante muchos años ayudantes, estudiantes y doctorandos. La zona es desde el lecho del torrente Agogna, al oeste, y el rio Olona, al este, y desde las montañas se va, hacía el sur, hasta Busto Arsizio en Lombardia y hasta Novara, en Piemonte. Con respecto a los mapas geológicos precedentes, se cambió el modo de registrar y nombrar los elementos geológicos cuaternarios, por eso este nuevo mapa es más rico en informaciones y por eso más complejo. Es suficiente considerar que el número de glaciaciones reconocidas en el terreno actualmente son 13 mientras en los mapas precedente eran 4, con tal que divididas en numerosos “estadios”. El mapa se acompaña con un breve informe ilustrativo.

83Daria G. Banchieri

Lago di Ganna

Minieradi ValleCastellera

antrodelle Gallerie

Grottadell’alabastro

Grottala boGia

Grottadel tufo

GrottafontanaaMMalati

Induno Olona

Arcisate

Velate

Veduta aerea della Valganna(Elaborazione sulla base di http://it.bing.com/maps - ® 2014 Microsoft Corporation)

1. Storia delle ricerche e degli Studi

1.1. PremessaIl ventennio 1850-1870 è un periodo molto importante per le innovazioni che si cominciano a innestare nel tessuto varesino, anche sulla scia degli avvenimenti del 1848. Ne parla ampiamente Luigi Zanzi 1 che sottolinea che questo desiderio di mutamenti, di riforme

... coinvolge istituzioni ed uomini per indole e per natura restii ai subiti mutamenti. I principi e le affermazioni della libertà economica cominciano ad insinuarsi nelle deliberazioni e nei regolamenti municipali e a ridestare la coscienza dei diritti e dei doveri cittadini 2.

Varese è una delle città d’Italia che partecipò più attivamente alle campagne risorgimentali del 1859 e successive e saranno molti i cittadini che vivranno in prima persona questa importante pagina della storia nazionale. È proprio nel ’59 che nell’entusiasmo del momento si sottolinea al Congresso dei Ministri la necessità di realizzare la nuova linea ferroviaria Milano-Varese-Laveno. La cosa non andrà in porto ma il Comune, con la collaborazione di privati cittadini nel 1863 costruirà il tronco Gallarate-Varese. Il 1863 è anche l’anno della fondazione del C.A.I. (Club Alpino Italiano) del quale fu ideatore Quintino Sella e al quale è legato anche Bartolomeo Gastaldi, uno dei nomi più prestigiosi della paletnologia italiana3.

* Conservatore Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, Varese e Preistorico Isolino Virginia, Varese-Biandronno - [email protected]

1. nel tracciare la figura del fratello Ezechiele che tanto si dedicò alla vita varesina e che fu uno dei fondatori della Società del Museo Patrio nata ufficialmente il 16 ottobre 1871. Scopo della Società era quello di riunire in un Museo Patrio tutto ciò che potesse contribuire a illustrare dal punto di vista storico-archeologico, scientifico e artistico “il territorio tradizionalmente chiamato il Varesotto, compreso quindi l’antico Seprio”.

2. ZanZi 1889, p. 7.3. Gastaldi con Gaetano Chierici, Pellegrino Strobel e Luigi Pigorini, verrà a costituire in Italia la

ricerca di archeologia preistorica.

daria giuSeppina Banchieri *

La Grotta Fontana deGLi ammaLati e La VaLGanna neLLa Preistoria

parole chiave: Valganna; Grotta Fontana degli Ammalati; Grotta del Tufo; Mesolitico; Neolitico; Età del Bronzo

111Daria G. Banchieri

riaSSunto La Valganna, importante valico infravallivo e collegamento fra i laghi varesini e l’oltre Alpe , è nota prima di tutto per la presenza del Mesolitico recente in vaste aree poste lungo le antiche rive dei Laghi di Ganna e Torba. Vengono presi in considerazione lo stato della ricerca in questa valle nel tempo, la Grotta Fontana degli Ammalati e la Grotta del Tufo che furono oggetto di scavo negli anni ’70 di due secoli fa.A oggi in Valganna risultano presenti anche tracce di Neolitico medio/recente e dell’Eneolitico. Il Bronzo medio è attestato nella Grotta del Tufo.

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aBStractthe “Fontana degli aMMalati” cave and valganna in prehiStory

KeywordS: Valganna; “Fontana degli Ammalati” cave; “Tufo” cave; Mesolithic; Neolithic; Bronze Age

West lowland Lombardy is connected with Alp Swiss lakes by Valganna. The documentary basis for the definition of the cultural framework of prehistory in this valley is represented above all by Mesolithic period located on areas along the ancient shores Ganna and Torba Lakes. This work at first considers the state of research, then “Grotta Fontana degli Ammalati” and Grotta del Tufo” which were excavated in 19th century.Up today Valganna shows data also for Neolithic period and Copper Age; Middle Bronze Age is attested in Grotta del Tufo.

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réSuMéla grotte “Fontana degli aMMalati” et valganna danS la préhiStoire

MotS-cléS: Valganna; Grotte “Fontana degli Ammalati” Grotte “del Tufo”; Mésolithique; Néolithique; âge du bronze

Valganna, important col entre vallées et lien entre le lacs de la zone de Varese et au-delà des Alpes, c’est connue avant tout pour la présence du Mésolithique récent en vastes zones le long des anciens bords des Lacs de Ganna et Torba. On considère l’état de la recherche dans cette vallée pendant les années, la grotte “Fontana degli Ammalati” et la Grotte “del Tufo”, qui ont été objects d’excavation pendant les années ‘70 d’il y a deux siècles.Aujourd’hui en Valganna il y a traces de moyen/récent Néolithique et de Enéolithique. L’âge du Bronze moyen est attesté dans la grotte “del Tufo”.

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113Daria G. Banchieri

ZuSaMMenFaSSungdie grotte “Fontana degli aMMalati” und valganna

in der vorgeSchichte

SchlüSSelwörter: Valganna; Grotte “Fontana degli Ammalati”; Grotte del “Tufo”; Mesolithikum; Neolithikum; Bronzezeit

Valganna, wichtiger Bergpass zwischen den Tälern und Verbindung zwischen den Seen im Gebiet von Varese und jenseits der Alpen, ist besonders für die Anwesenheit des Neumesolithikums in weiten Gebieten entlang den alten Ufern des Sees von Ganna und Torba bekannt. Man zieht in Erwägung den Zustand der Forschung in diesem Tal im Laufe der Zeit, die Grotte “Fontana degli Ammalati” und die Grotte “del Tufo”, die das Object von Ausgrabung in 70er Jahren vor 2 Jahrhunderten waren.Heutzutage gibt es in Valganna auch Spur von Mittel-/Neuneolithikum und Äneolithikum. Die Mittelbronzezeit ist in der Grotte “del Tufo” bezeugt.

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reSuMenla gruta “Fontana degli aMMalati” y valganna en la prehiStoria

palaBraS llave: Valganna; Gruta “Fontana degli Ammalati”; Gruta “del Tufo”; Mesolítico; Neolítico; Edad del Bronce

El Valganna, importante paso entre los valles y conexión entre los lagos de la zona de Varese y allende los Alpes, se conoce sobretodo por la presencia del Mesolítico reciente en amplias zonas a lo largo de las orillas antiguas de los lagos de Ganna y Torba. Se considera el estado de la investigación en este valle a lo largo del tiempo, la Gruta “Fontana degli Ammalati” y la Gruta “del Tufo” que fueron objeto de excavación en los años Setenta de hace dos siglos.Hoy en día en Valganna resultan presentes también trazas de Neolítico mediano/reciente y de Eneolítico. El Bronce mediano está atestiguado en la Gruta “del Tufo”.

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117Mario Mineo

Veduta aerea della Palude Brabbia e arpione in osso di cervo(Elaborazione sulla base di http://it.bing.com/maps - ® 2014 Microsoft Corporation)

Lago di Varese

Questo contributo è focalizzato sulla documentazione d’archivio riguardante l’acquisizione della notevole Collezione preistorica raccolta dai fratelli Giuseppe e Angelo Quaglia, nel territorio del Lago di Varese e presso i loro possedimenti.La Palude Brabbia è un’importante zona umida posta a sud-ovest del lago di Varese avente una superficie di circa di circa 450 ettari compresa fra il lago di Varese e quello di Comabbio, ricadente nei territori dei Comuni di Inarzo, Cazzago Brabbia, Biandronno, Ternate, Varano Borghi e Casale Litta. La palude, che si trova a una quota di 240-242 metri s.l.m., è attraversata dal canale Brabbia, che corre da sud a nord, dal bacino del Comabbio a quello di Varese, da altri brevi corsi e specchi d’acqua artificiali creatisi all’epoca dell’escavazione della torba. L’attività di estrazione della torba è collegata direttamente al fabbisogno di materiale comburente a basso costo necessario alla nascente industria italiana della prima metà dell’ottocento. La scoperta nella Brabbia, intorno al 1830, di consistenti livelli torbosi fece scattare la corsa all’acquisto di terreni, da parte di diversi e importanti imprenditori privati.Il primo a eseguire scavi sistematici di torba fu, nel 1847, il parroco di Casale Litta proprietario di quindici ettari. L’affaire torba, in poco tempo, attirò l’interesse di grossi investitori che entrarono con i loro capitali nell’affare. Tra questi sono da ricordare il duca Litta Visconti Arese, i Quaglia, i Borghi, i Moroni. Lo sfruttamento intensivo imposto dagli interessi economici, fece si che nell’arco di una trentina d’anni quasi metà dei depositi di torba fu scavata e messa in vendita. Le torbe della Brabbia oltre ad essere un ottimo ed economico combustile, contenevano molti resti archeologici inglobati col passare del tempo al suo interno, in particolare una notevole quantità di reperti preistorici, relativi ad abitazioni palafitticole.

Mario Mineo *

La PaLude BraBBia e La coLLezione QuagLia aL Museo etnografico Pigorini di roMa

Parole chiave: Palude Brabbia; Lago di Varese; Preistoria; Collezione Quaglia;Museo Pigorini Roma

* Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” Resp. Archivio Storico Cartaceo - [email protected]

167Mario Mineo

riassunto

Questo contributo è focalizzato sulla documentazione d’archivio riguardante l’acquisizione, da parte di Luigi Pigorini, Direttore dell’allora Museo Nazionale di Preistoria ed Etnografia di Roma, della notevole Collezione preistorica raccolta dai fratelli Giuseppe e Angelo Quaglia, nel territorio del Lago di Varese e presso i loro possedimenti nella seconda metà dell’ottocento.Nel 1891 veniva registrata sul Registro Cronologico di Entrata (RCE), con la dicitura “Dono Ing. G. Quaglia”, una raccolta di materiale preistorico proveniente dalle paludi del lago di Varese. La documentazione d’archivio presente, relativa a questa acquisizione di materiali al Museo Preistorico Etnografico di Roma, numerata con la sigla MPRm 374_1, consiste in 32 tra lettere, telegrammi e giornali, presenta tra le righe della corrispondenza alcuni aspetti interessanti delle personalità in questione e di quel periodo storico-culturale.

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abstractthe brabbia swaMP

and the Quaglia collection at the etnograPhic MuseuM “Pigorini” in roMa

Keywords: The Brabbia swamp; Varese Lake; Prehistory; Quaglia Collection; Museum Pigorini Rome

This contribution is focused on the archival documentation concerning the acquisition, by Luigi Pigorini, Director of the former National Museum of Prehistory and Ethnography in Rome, of the remarkable Collection of prehistoric remains collected by two brothers, Giuseppe and Angelo Quaglia, in the area of Varese Lake and by their own property during the second half of the Nineteenth Century.In 1891 they recorded a collection of prehistoric remains from the swamps of Varese Lake under the name “Donation of Mr. G. Quaglia” in the Chronological Register of Purchase (C.R.P.). This archive documents concerning the acquisition of materials at the Museum of Prehistory and Ethnography in Rome, numbered with the abbreviation MPRm 374_1, consists of 32 letters, telegrams and newspapers. It also shows between the lines of the correspondence some interesting aspects of these personalities and of that historic and cultural period.

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résuMéle Marais brabbia

et la collection Quaglia au Musée ethnograPhiQue “Pigorini” de roMa

Mots-clés: Marais Brabbia; Lac de Varèse; Préhistoire; Collection Quaglia; Musée Pigorini Rome

Cette contribution s’articule autour des documents d’archives qui concernent l’acquisition, par Luigi Pigorini, directeur du ancien Musée National de Préhistoire et Ethnographie de Rome, de la remarquable collection préhistorique formé par le frères Giuseppe et Angelo Quaglia, sur le territoire du Lac de Varèse et dans leur propriétés pendant la seconde moitié du XIXe siècle.En 1891, on a inscrit sur le Registre Chronologique d’Entrée (RCE), comme “Cadeau de M. G. Quaglia”, une collection de matériel préhistorique provenant des marais du Lac de Varèse. Les documents présents sur cette acquisition de matériel au Musée Préhistorique et Ethnographique de Rome, numérotée avec la sigle MPRm 374_1, composé par 32 lettres, télégrammes et journaux, entre les lignes de correspondance, présente des aspects intéressants sur les personnalités impliquées et sur la période historique et culturelle.

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ZusaMMenfassung

der brabbia suMPf und die saMMlung “Quaglia”aM ethnograPhischen MuseuM “Pigorini” von roM

schlüsselwörter: Brabbia Sumpf; See von Varese; Vorgeschichte; Sammlung Quaglia; Museum Pigorini Roma

Dieses Papier basiert sich auf den Archivalien im Zusammenhang mit dem Erwerb, der von Luigi Pigorini, Direktor des damaligen Nationalmuseum für Urgeschichte und Ethnographie in Rom, der bemerkenswerten prähistorische Sammlung von Brüdern Giuseppe und Angelo Quaglia, im Gebiet von Lago Varese und an ihren Besitzungen in der zweiten Hälfte des neunzehnten Jahrhunderts.Im Jahre 1891 wurde die Sammlung auf dem Chronologischen Register von Erwerb (CRE) registriert, mit den Worten “Geschenk von Ing. G. Quaglia”; es ist eine Sammlung vom prähistorischen Material aus den Sümpfen von Lago Varese. Die Archivalien auf diesem Erwerb von Materialien im Museum für Urgeschichte und Ethnographie in Rom, mit den Initialen MPRm 374_1 nummeriert, besteht aus 32 Briefen, Telegrammen und Zeitungen, wird die Übereinstimmung zwischen den Zeilen einige interessante Aspekte dieser Persönlichkeit und Kulturgeschichte der Zeit.

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169Mario Mineo

resuMen

el Pantano brabbiay la colección Quaglia al Museo etnográfico Pigorini de roMa

Palabras claves: Pantano Brabbia; Lago de Varese; Prehistoria; Colección Quaglia; Museo Pigorini Roma

Este ensayo se reconcentra en la documentación de archivo sobre el adquisición, por Luigi Pigorini, Director del antiguo Museo Nacional de Prehistoria y Etnografía de Roma, de la considerable Colección prehistórica coleccionada por los hermanos Giuseppe y Angelo Quaglia, en el territorio del Lago de Varese y alrededor de sus propiedades durante la segunda midad del Ochocientos.En 1981 se registró en el Registro Cronológico de Entrada (RCE), con la inscripción “Don de Ing. G. Quaglia” una recogida de material prehistórico proveniente de los pantanos del Lago de Varese. La documentación de archivo presente, sobre esta adquisición de materiales al Museo Prehistórico Etnográfico de Roma, numerada con la sigla MPRm 374_1, consiste en 32 cartas, telegramas y periódicos, presenta entre las lineas del correo unos aspectos interesantes de estas personalidades y de la época histórica y cultural.

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171

Fig. 1. Sites mentionnés dans le texte. 1 Arene Candide (Finale Ligure, Savona); 2 Grotta all’Onda (Camaiore, Lucca); 3 Grotta del Leone (Agnano, Pisa); 4 Riparo La Romita (Asciano, Pisa); 5 Poggio di Mezzo (San Rosore, Pisa); 6 Podere Casanuova (Pontedera, Pisa); 7 Paduletto (Castagnetto Carducci, Livorno); 8 Garden Club Toscana (San Vincenzo, Livorno); 9 Poggio Olivastro (Canino, Viterbo); 10 Quadrato di Torre Spaccata (Roma); 11 La Maddalena (Chiomonte, Torino); 12 San Valeriano (Borgone di Susa, Torino); 13 Alba Scuola Rodari (Alba); 14 Castello d’Annone (Asti); 15 Cascina Chiappona (Alessandria); 16 Loc. Poncioni (Ghemme, Novara); 17 Isolino di Varese/Isola Virginia (Biandronno, Varese); 18 Bosisio Parini (Lecco); 19 Lagozza (Besnate, Varese); 20 Castello di Breno (Breno, Brescia); 21 Monte Còvolo (Villanuova sui Clisi, Brescia); 22 Rocca di Manerba (Manerba, Brescia); 23 Rocca di Rivoli (Rivoli, Verona); 24 Colombare di Negrar (Negrar, Verona); 25 Mosio (Acquanegra sul Chiese, Mantova); 26 Palù di Livenza (Livenza, Pordenone); 27 Le Mose (Piacenza); 28 Sant’Andrea di Travo (Travo, Piacenza); 29 Botteghino (Parma); 30 Pescale (Modena); 31 Spilamberto (Modena); 32 La Consuma I (Pieve Santo Stefano, Arezzo); 33 Neto-Via Verga (Sesto Fiorentino, Firenze); 34 Cava Giacometti (Acervia, Ancona); 35 Attiggio di Fabriano (Fabriano, Ancona); 36 Coppetella (Jesi, Ancona); 37 Santa Maria in Selva (Treia, Macerata); 38 Norcia (Perugia); 39 Fossacesia (Chieti); 40 Grotta dei Piccioni (Bolognano, Chetti)

1. IntroductIon

Le terme «Chasséen» ou «Chassey» est fréquemment utilisé par la recherche italienne pour désigner certains ensembles du Neolitico recente d’Italie centre-septentrionale. Il établit en même temps un lien explicite entre ces mêmes ensembles, le site français du Camp de Chassey en Bourgogne et le Chasséen, une des principales cultures archéologiques du Néolithique moyen français.Les travaux réalisés au cours des vingt dernières années dans le Midi de la France permettent actuellement de proposer une définition relativement précise du Chasséen, fondée sur une série consistante d’ensembles clos et d’ensembles stratifiés datés1. Nous ne reviendrons ici sur l’utilisation des termes «Chassey», «Chassey-Lagozza» et «Lagozza» des préhistoriens italiens2 que pour insister sur le fait que «Chassey» et «Lagozza» font référence à deux entités distinctes et vraisemblablement diachrones. La première renvoi à un assemblage précis, celui du Camp de Chassey, centré sur le dernier tiers du Ve millénaire. La deuxième est matérialisée par le mobilier provenant du site de Lagozza di Besnate, ensemble dont l’homogénéité est loin d’être démontrée et qui, pour l’essentiel, correspond à des occupations plus tardives qui s’échelonnent au cours de la première moitié IVe millénaire. Le terme «assemblage Besnate» (complesso Besnate) proposé dans un article précédent3 permet d’insister à la fois sur le caractère particulier de ce corpus et sur le fait qu’il ne s’agit ni d’un ensemble clos, ni d’un ensemble homogène d’un point de vue chronologique.

* c/o Département de Géographie et Environnement, Université di Genève, Uni-Mail, 40 Bld du Pont-d’Arve, 1211 Genève 4, Suisse - [email protected]

** UMR 6636, Maison Méditerranéenne des Sciences de l’homme (Aix-en-Provence, France) et Musée national suisse, Museumstrasse 2, Postfach, 8021 Zurich, Suisse [email protected]

1. SargIano et al. 2010, van WIllIgen et al. 2014.2. Borrello c.d.s. a, c.d.s. b; Borrello, van WIllIgen 2013, c.d.s.3. Borrello, van WIllIgen 2010-2012, p. 93-94.

MarIa a. Borrello *, SaMuel van WIllIgen **

Le Chasséen du Midi de La FranCe et L’itaLie.CaraCtères CéraMiques, distribution spatiaLe et données ChronoLogiques

MotS-cléS: Italie centre-septentrionale; Néolithique; Chassey; Attributs céramiques diagnostiques

189Maria A. Borrello, Samuel van Willigen

réSuMé

Une série d’observations récentes sur les matériaux céramiques néolithiques d'Italie centre-septentrionale permet d’identifier un groupe d’attributs diagnostiques chasséens. Des tels attributs trouvent comparaison dans des ensembles clos -principalement du sud de la France- datés entre 4300-4000 cal BC mais ils sont rarement associés en Italie à des datations fiables. L’article propose quelques considérations sur le Chasséen à l’ouest des Alpes, suivi de l’analyse de la répartition spatiale des attributs italiens et les informations fournies par la chronologie radiocarbone. En l’absence d’un décalage chronologique entre les ensembles italiens et français, il est impossible de dessiner une ou plusieurs directions pour la diffusion des attributs céramiques chasséens. Un chapitre est dédié à la région de Varèse. Les matériels d’Isolino/IsolaVirginia révèlent un riche ensemble attribuable au Chasséen, aujourd’hui le seul associé à un site lacustre.

wvwvwrIaSSunto

lo chaSSeano del Sud della FrancIa e l’ItalIa.caratterIStIche ceraMIche, dIStrIBuzIone SpazIale e datI cronologIcI

parole chIave: Italia centro-settentrionale; Neolitico; Chassey; Attributi ceramici diagnostici

Una serie di osservazioni recenti sui materiali ceramici neolitici dell’Italia centro-settentrionale permettono d’identificare un gruppo di attributi diagnostici chasseani.Tali attributi trovano confronto in insiemi chiusi datati -principalmente del sud della Francia- tra 4300-4000 cal BC ma sono in Italia raramente associati a datazioni affidabili.L’articolo propone alcune considerazioni sullo Chasseano ad Ovest delle Alpi, inseguito alle quali sono analizzate la ripartizione spaziale degli attributi italiani e le informazioni fornite dalla cronologia radiocarbonica. In assenza d’un qualsiasi décalage cronologico tra gli insiemi italiani e francesi, risulta impossibile di disegnare una o più direttrici per la diffusione degli attributi chasseani.Un capitolo è dedicato al territorio varesino. I materiali dell’Isolino/IsolaVirginia rivelano un ricco insieme attribuito allo Chasseano, l’unico associato finora a un insediamento perilacustre.

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191Maria A. Borrello, Samuel van Willigen

aBStractSouthern France chaSSey and Italy.

pottery, SpatIal dIStrIButIon and chronologIcal data

keyWordS: Northern and Central Italy; Neolithic; Chassey; pottery attributs

A series of recent observations on the Center-Northern Italy Neolithic ceramics allows to identify a group of pottery diagnostic attributes. Such attributes appear in dated closed sets in Southern France (4300-4000 cal BC) but they are rarely associated in Italy with reliable dating. The paper offers some considerations on the Chassey culture West of the Alps, followed by the analysis of the spatial distribution of the Italian attributes as well as information provided by the radiocarbon chronology. In absence of a chronological gap between the Italian and French sets, it is impossible to draw one or more guidelines for the diffusion of the Chassey ceramic attributes. A chapter is dedicated to the Varese area. Isolino/IsolaVirginia reveals a rich collection attributed to the Chassey culture, the only one in Italy associated with a particular site type, the lake-shore settlement.

wvwvwzuSaMMenFaSSung

daS SüdFranzöSISche chaSSéen und ItalIen.keraMISche MerkMale, verBreItung und datIerung

SchlüSSelWörter: Mittel- und Norditalien; Neolithikum; Chassey; Keramikmerkmale

Durch neuere Untersuchungen zur neolithischen Keramik aus Mittel- und Norditalien konnte eine Reihe von Elementen identifiziert werden, welche in die Zeit zwischen 4300 und 4000 cal BC datiert werden können und klare Bezüge zum Chasséen westlich der Alpen aufweisen.Anders als in Südfrankreich ist in Italien allerdings ein Defizit an geschlossenen Funden zu verzeichnen. Dennoch beschäftigt sich dieser Beitrag mit der Datierung und Verbreitung der Chasséen-Merkmale in Italien und mit der Frage, ob diese Merkmale als Hinweis auf das Vorhandensein eines Chasséen als archäologische Kultur in Italien gewertet werden können.Ein Teil dieses Beitrags ist der Region Varese gewidmet, wo sich die Fundstelle Isolino/Isola Virginia befindet, eines der wichtigsten Fundkomplexe des norditalienischen Neolitico recente und die einzige Seeufersiedlung mit einer Chasséen Belegung.

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reSúMenel chaSSeano del Sur de FrancIa e ItalIa.

caracteríStIcaS ceráMIcaS, dIStrIBucIón eSpacIal y datoS cronológIcoS

palaBraS clave: Italia centro-septentrional; Neolítico; Chassey; atributos cerámicos diagnósticos

Una serie de observaciones recientes efectuadas sobre materiales cerámicos neolíticos de Italia centro-septentrional ha permetido identificar un grupo de atributos diagnósticos chassenanos. Tales atributos son comparables a los que aparecen en conjuntos datados entre 4300-4000 cal BC, principalmente en el sur de Francia pero se encuentran raremente associados a dataciones seguras en Italia. El artículo propone algunas consideraciones sobre el Chasseano localizado al oeste de los Alpes y el análisis de la repartición espacial de los atributos diagnósticos italianos y de las informaciones propuestas por la cronologia por radiocarbono. Resulta claro que, en ausencia de diferencias cronológicas marcadas entre los materiales italianos y franceses, es imposible trazar una o varias líneas de difusión para los atributos diagnósticos chasseanos. Un capítulo es dedicado a la región de Varese. Isolino/IsolaVirginia revela una rica colección chasseana, la única associada con seguridad a un asentamiento de borde de lago.

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199

Veduta aerea della Lagozza e della Lagozzetta, a. 2014(Elaborazione sulla base di http://it.bing.com/maps ® 2014 Microsoft Corporation)

Lagozzetta

Nel 1962 il Prof. Ottavio Cornaggia Castiglioni fece girare, e giungere a chi di dovere, una lettera dal carattere di errata corrige critico, relativo alla Piccola Guida della Preistoria Italiana edita nel 1962 in occasione del VI Congresso Internazionale di Scienze Preistoriche1.Battuta sulla sua macchina per scrivere portatile, la lettera voleva chiarire una scorrettezza di cui Cornaggia si sentiva vittima e ribadire alcune intuizioni, frutto di sue approfondite ricerche, sulla Cultura della Lagozza, di cui aveva fornito indicazioni e didascalia per la Guida stessa e che l’arbitrario intervento operato dal curatore aveva decisamente modificato (Fig. 1).

* Museo Civico di Storia Naturale di Milano - [email protected]** Civico Museo di Erba (CO) - [email protected]

Dove non diversamente indicato, didascalie e fotografie: Ottavio Cornaggia Castiglioni, archivio Ottavio Cornaggia Castiglioni, proprietà Giulio Calegari.

1. Cornaggia Castiglioni 1962; radmilli 1962.

giulio Calegari *, BarBara Cermesoni **

Riflessioni sulla lagozza di Besnate: dialogo con gli appunti inediti di ottavio coRnaggia castiglioni

Parole Chiave: Ottavio Cornaggia Castiglioni; Cultura della Lagozza; civiltà; cultura/facies; Lagozza di Besnate

213

riassunto

Il presente lavoro prende in considerazione la Lagozza di Besnate, giacimento quasi dimenticato sebbene il suo nome sia ormai diventato sinonimo di Neolitico Recente. Sulla scorta dei materiali conosciuti e tra i documenti inediti di Ottavio Cornaggia Castiglioni viene cercato un nuovo punto di vista che apra ad una riflessione più attuale di questo importante momento della preistoria lombarda.

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aBstraCtremarks on lagoZZa di Besnate:

a dialogue With ottavio Cornaggia Castiglioni’s unPuBlished notes

keyWords: Ottavio Cornaggia Castiglioni; Lagozza Culture; civilisation; culture/facies; Lagozza di Besnate

This article deals with Lagozza di Besnate, archaeological site almost forgotten even if its name is now a synonym for Late Neolithic. Starting from published articles and on examining Ottavio Cornaggia Castiglioni’s unpublished notes, we are looking for a new point of view to start a remark with a different approach on this important period of the prehistory of Lombardy.

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résuméréFlexions sur la lagoZZa di Besnate:

un dialogue aveC les notes inédites de ottavio Cornaggia Castiglioni

mots-Clés: Ottavio Cornaggia Castiglioni; Culture de la Lagozza; civilisation; cuture/facies; Lagozza di Besnate

L’article traite de la Lagozza di Besnate, site archéologique presque oublié bien que son nom soit désormais devenu synonyme de Néolithique Récent. À l’aide des articles publiés e des documents inédits de Ottavio Cornaggia Castiglioni, on cherche un nouvel point de vue qui permette le début d’une réflexion plus actuelle sur cet importat moment de la préhistoire de Lombardie.

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215

ZusammenFassungreFlexionen üBer lagoZZa di Besnate:

dialog mit den unveröFFentliChten notiZen von ottavio Castiglioni Cornaggia

sChlüsselWörter: Ottavio Cornaggia Castiglioni; Kultur der Lagozza; Zivilisation; Kultur/facies; Lagozza di Besnate

Dieses Papier berücksichtigt die Lagozza Besnate, Feld fast vergessen, obwohl sein Name nun auch mit der späten Jungsteinzeit geworden ist. Auf der Grundlage der bekannten Materialien und bei den unveröffentlichte Dokumente von Ottavio Cornaggia Castiglioni wir für eine neue Sichtweise, die sich um eine aktuelle Reflexion dieser wichtigen Zeit in der Vorgeschichte Lombard öffnet, suchen.

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resúmenreFlexiones soBre lagoZZa di Besnate:

un dialogo Con las notaCiones inéditas de ottavio Cornaggia Castiglioni

PalaBras llaves: Ottavio Cornaggia Castiglioni; Cultura de Lagozza; civilización;cultura/facies; Lagozza di Besnate

El texto presente considera la Lagozza de Besnate, un yacimiento cuasi olvidado no obstante su nombre sea ya el sinónimo de Neolítico Reciente. Con la ayuda de los materiales conocidos y entre los documentos inéditos de Ottavio Cornaggia Castiglioni se busca un nuevo punto de vista que pueda abrir a una reflexión más actual sobre este importante momento de la prehistoria lombarda.

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219Rita Scuderi

Masnago

Cedrate

Brebbia

Besozzo

Arsago

Angera

Bregano

1

23

4-5

6-7

8

9

Caramella - 2014

Poiché la città di Varese in epoca romana non esisteva, il suo attuale territorio non apparteneva a un’unica amministrazione municipale, ma era suddiviso fra quelle di Comum e Mediolanum, municipia iscritti entrambi alla tribù Oufentina. L’identità tribale si spiega col fatto che l’area comense venne ritagliata dall’antica unità territoriale insubre1: furono stabiliti i confini, sui quali gli studiosi discutono2. Per giunta le due città furono sempre in rapporti molto stretti e, per quanto riguarda l’origine dei personaggi, le testimonianze epigrafiche possono indicare che Mediolanensi avevano proprietà terriere nell’ager di Como e viceversa. Così sono presenti magistrati comensi nel Milanese e viceversa.La mancanza di un centro urbano favorisce la dispersione della documentazione epigrafica, in una zona collinare e boscosa, che era popolata per vicos, in continuità col diecismo celtico3, con insediamenti rurali sparsi, talora caratterizzati da misere abitazioni contadine, talora da ville padronali. Almeno sette iscrizioni esplicitano vici o vicani4, indicativi di piccoli agglomerati insediativi, peraltro con una loro

* Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Antichità [email protected]

1. Con la fondazione di Novum Comum nel 59 a.C. e la costituzione del municipio nel 49 a.C. i confini comensi si estesero a danno di Mediolanum: Luraschi 2013, p. 9.

2. Cfr. Passerini 1953, pp. 123-129; BaLdacci 1977, pp. 100-102; Luraschi 1997, pp. 466-467; Mariotti 2009, p. 51. sartori 1967-’68, pp. 273-290, ritiene che il territorio di Comum si estendesse a Sud in Brianza. Più recenti proposte in Luraschi 2013, pp. 8-10; tozzi, c.s., pp. 26-29.

3. Cfr. sena chiesa 1998, pp. 328-330; rossignani 2008, pp. 29-34; Mariotti 2009, pp. 57-58; Massa 2009, pp. 71-72.

4. Vicani Sebuini da Angera (CIL V 5471; cantareLLi 1996, pp. 178-189 e fig. 30); Montunates vicani da Albizzate (CIL V 5604); vicani Votodrones da Somma Lombardo (giussani 1931, pp. 71-72); Dellates da Gerenzano («Année Épigraphique» 1992, 760); vicani Statuini da Bregano (CIL V 5496; BaLdacci 1977, pp. 146-147); vicani da Brebbia (CIL V 5504) e da Crugnola di Mornago (CIL V 5528; tarPin 2002, p. 353; reaLi 2004, pp. 72; 78); cfr. scuderi, c.s., pp. 86-90.

rita scuderi *

EsEmpi Epigrafici dEllE élites dEl tErritorio varEsino in Età romana

ParoLe chiave: Provincia di Varese; Élites locali del Norditalia in epoca romana;Epigrafia

Distribuzione degli esempi epigrafici delle élites del territorio varesino in età romana(Elaborazione sulla base di http://it.bing.com/maps - ® 2014 Microsoft Corporation)

239Rita Scuderi

riassunto

L’attuale territorio varesino in età romana non apparteneva a un’unica amministrazione municipale, ma era suddiviso fra quelle di Comum e Mediolanum, città iscritte entrambe alla tribù Oufentina. Questa zona non aveva un centro urbano, ma era popolata con insediamenti rurali sparsi, caratterizzati da misere abitazioni contadine o da ville padronali. Legata a queste ultime è la documentazione epigrafica dei maggiorenti, che rivestirono cariche pubbliche nei municipia, tornando volentieri negli ameni luoghi dov’erano proprietari terrieri. Importante è per esempio la gens Albinia, di cui Mascellio e Optatus furono magistrati a Milano.L’evergetismo qualifica attraverso un riconoscimento sociale: a Brebbia il seviro Cn. Terenzio Primo e sua sorella Terenzia donarono le terme ai vicani e agli habitantes. Così anche nel ceto libertino possiamo esemplificare un’élite: da Bregano proviene la dedica a ricchi e benemeriti liberti, che offrirono un edificio termale ai vicani Statuini.Perfino in ambito servile troviamo un esponente di rilievo nel vilicus (lo schiavo responsabile del fondo agricolo) di Cedrate, il quale offrì a Ercole i restauri di una statua e di un tempio, pro salute dei suoi signori, i Fulvi, evidentemente facoltosi possidenti.

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aBstract

ePigraPhicaL exaMPLes of the eLites in the district of varese during the roMan age

Keywords: District of Varese; Local élites in Roman Northern Italy; Epigraphy

During the Roman Age the current territory of Varese was not under a unique municipal administration, actually it was divided between Comum and Mediolanum, both cities were part of the Oufentina tribe. This zone was without an urban centre and inhabitants lived in scattered rural villages, in poor farm homes or country villas. These villas are the one of the topics of the epigraphical documentation of the notables, who held important public positions in the municipia. They also used to come back to the pleasant places, where they had properties. Important, for instace, is the example the gens Albinia, of which Mascellio and Optatus were magistrates in Milan.The euergetism qualifies through a social acknowledgement: magistrate Cn. Terenzio Primo, sexvir, and his sister Terenzia gave thermal baths to the vicani and to the habitantes in Brebbia. In the same way, also in the freedman class we can exemplify an élite: a dedication to rich and meritorious freedmen from Bregano, who offered a thermal building to the vicani Statuini.Even in the servile class, it is possible to find an important representative in the vilicus (the slave responsible for the lands) of Cedrate, who offered the restoration of a statue and a temple to Hercules, pro salute of his masters, the Fulvi, who clearly should have been rich land owners

241Rita Scuderi

résuMé

exeMPLes éPigraPhiques des éLites du territoire de varese à L’éPoque roMaine

Mots-cLés: Province de Varese; Élites locaux d’Italie du Nord à l’époque romaine;Epigraphie

La zone courante de Varese à l’époque romaine n’appartenait pas à un gouvernement municipal unique, mais elle a été divisée entre Comum et Mediolanum , le deux villes ont été reconnue part de la tribu Oufentina. Cette zone n’avait pas un centre urbain, mais elle a été peuplée par des colonies rurales dispersées, caractérisés par des maisons de paysans pauvres ou de demeures. Liée à celles-ci c’est la documentation épigraphique des notables, qui revêtaient des charges publiques dans les municipia, revenant volontiers dans des endroits agréables où ils étaient propriétaires. Important c’est, par exemple, la gens Albinia, de la quelle Mascellio et Optatus étaient magistrats à Milan.L’évergétisme qualifie par une reconnaissance sociale: à Brebbia le magistrat Cn. Terenzio Primo, sexvir, et sa sœur Terenzia ont fait donné des thermes aux vicani et aux habitantes. Ainsi, même dans une classe des affranchis nous pouvons exemplifier une élite: de Bregano vient la dédicace aux riches et méritants affranchis, qui ont offert un établissement thermal aux vicani Statuini.Même au domaine servile nous trouvons un représentant important en le vilicus (l’esclave en charge des terres agricoles) de Cedrate, qui a offert à Hercule la restauration d’une statue et un temple, pro salute de ses seigneurs, les Fulvi, évidemment des riches propriétaires terriens.

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zusaMMenfassung

ePigraPhische BeisPieLe der eLite von varese in der röMerzeit

schLüsseLwörter: Provinz von Varese; Lokalelite von Norditalien in der Römerzeit; Epigraphik

Das aktuelle Gebiet von Varese in der Römerzeit gehört nicht zu einer einzigen Stadtregierung, sondern wurde es zwischen Comum und Mediolanum unterteilt, Städte im Oufentina Stamm. Dieser Bereich hätte kein städtisches Zentrum, sondern er wurde mit verstreuten ländlichen Siedlungen, die mit armen Bauernhäusernodervillen gekennzeichnet waren, besiedelt. Zu letzteren ist die epigraphische Dokumentation der Notabeln, die in den municipia öffentliche Amte bekleideten, und die bereitwillig zurück in angenehmen Orten, wo sie Grundbesitzer waren, kehrten. Wichtig ist zum Beispiel die gens Albinia, für die Mascellio und Optatus Richter in Mailand waren.Der Euergetismus qualifiziert durch soziale Anerkennung: in Brebbia haben der Richter Cn. Terenzio Primo, sexvir, und seine Schwester Terenzia die Thermen an den vicani und den habitantes geschenkt. So auch in einer Klasse von

Freigelassene können wir eine Elite an Beispielen erklären: aus Bregano kommt die Widmung an reiche und gute Freigelassenen, die ein Thermengebäude zu den vicani Statuini angeboten haben.Sogar in niedrigem Bereich finden wir ein wichtigen Vertreter im vilicus (der Sklave verantwortlich für landwirtschaftliche Flächen) von Cedrate, der an Herkules die Wiederherstellung einer Statue und eines Tempels, pro salute ihrer Herren, die Fulvi, offenbar wohlhabenden Grundbesitzer, angeboten hat.

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resuMen

ejeMPLos ePigráficos de Las eLites deL territorio de varese en éPoca roMana

PaLaBras LLave: Provincia de Varese; Elites locales del Norte de Italia en época romana; Epigrafía

El actual territorio de Varese en época romana no pertenecía a una única administración municipal, sino estaba dividido entre Comum y Mediolanum, las dos ciudades eran inscritas a la tribu Oufentina. Esta zona non tenia un centro urbano, sino era poblada con asentamientos rurales sueltos, caracterizados por pobres viviendas campesinas o por mansiones patronales. Conectada con estas ultimas es la documentación epigráfica de los notables, quienes ocupaban cargas publicas en los municipia, volviendo en los amenos lugares donde eran terratenientes. Importante es, por ejemplo, la gens Albinia, de quien Mascellio y Optatus fueron magistrados en Milan.El evergetismo cualifica a través de un reconocimiento social: en Brebbia el magistrado Cn. Terenzio Primo, sexvir, y su hermana Terenzia donaron las termas a los vicani y a los habitantes. Así también en la clase libertina podemos ejemplificar una elite: de Bregano viene la dedica a los ricos y beneméritos libertos, quienes ofrecieron un edificio termal a los vicani Statuini.También en ámbito servil encontramos un exponente importante en el vilicus (el esclavo responsable de la tierras) de Cedrate, quien ofreció a Hercules las restauraciones de una estatua y de un templo, pro salute de sus señores, los Fulvi, evidentemente ricos terratenientes.

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251Marco Sannazaro

Fig. 1. Località della provincia di Varese che hanno restituito iscrizioni paleocristiane(Elaborazione sulla base di http://it.bing.com/maps - ® 2014 Microsoft Corporation)

Brezzo di Bedero

ArcisateVelate

Varese

Azzate

Castelseprio

Angera

Taino

Il territorio dell’attuale provincia di Varese ha restituito quindici epigrafi funerarie cristiane inquadrabili tra V e VII secolo (Fig. 1); è un quantitativo solo apparentemente esiguo, dato che in Italia settentrionale è assai raro incontrare testimonianze di questo genere al difuori delle città di fondazione antica. I siti di rinvenimento risultano sparsi su tutta l’area, ma tra questi spicca Angera, che ha restituito sette lapidi iscritte e che anche sotto l’aspetto della fruizione epigrafica si conferma un centro demico di qualche importanza1. L’interesse per l’epigrafia antica ha una lunga tradizione di studi, che inizia già con l’umanesimo, quando dotti viaggiatori cominciarono a trascrivere iscrizioni ritenute vestigia significative della classicità che si voleva recuperare. Sebbene l’attenzione degli eruditi di quell’epoca privilegiasse senz’altro l’epigrafia della prima e media età romana, si cominciò a segnalare anche qualche testo paleocristiano; per l’area varesina fu il giurista milanese Andrea Alciato (1492-1550) a riportare per primo un’epigrafe di ambito cristiano da Angera, senz’altro incuriosito dalla citazione virgiliana contenuta in quel testo2, mentre diversi decenni dopo l’erudito fiammingo Jan Gruter (1560-1627), propose un epitaffio di Velate3. Otto nuovi apporti successivi confluiranno a vario titolo tra fine ottocento e inizi del novecento nel quinto volume del Corpus Inscriptionum Latinarum, curato da Teodoro Mommsen, e nelle sillogi di Pierfranco Volonté e di Ugo Monneret de Villard, mentre gli ultimi cent’anni hanno determinato il ritrovamento di altri cinque tituli, l’ultimo dei quali nel 20014.

* Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Dipartimento di Storia, archeologia e storia dell’[email protected]

1. Sui ritrovamenti archeologici che hanno interessato Angera, cfr. Massa 2009; Grassi 2009.2. Andreae Alciati Antiquae inscriptiones veteraque monumenta patriae, f. 158 (rist. an. del codice

biraghiano a c. di G. L. Barni, Milano 1973); Gruter 1602-1603, p. 1052,7; alleGranza 1773, p. 22, n. XXXV; CIL, V, 6221; Volonté 1900, p. 173; Monneret de Villard 1912, 142; CLE, 695; ILCV, 4815.

3. Gruter 1602-1603, p. 1161, 4 (il testo dell’epigrafe gli era stato trasmesso da Pietro Cantoni); alleGranza 1773, p. 21, n. XXXIV; CIL, V, 5720; ILCV, 335 adn.; Volonté 1900, pp. 154-157.

4. Cfr. Tabella.

Marco sannazaro *

Genti del territorio varesino nella testimonianza delle epiGrafi paleocristiane

Parole chiaVe: Epigrafia; iscrizioni funerarie; iscrizioni paleocristiane; territorio varesino

Caramella - 2014

267Marco Sannazaro

riassunto

Il territorio varesino ha restituito una quindicina di iscrizioni funerarie paleocristiane, inquadrabili tra V e VI secolo; i siti di rinvenimento risultano sparsi su tutta l’area e tra questi spicca Angera, che ha restituito sette lapidi iscritte e va considerato un significativo centro rurale di fruizione epigrafica e probabilmente un centro religioso di qualche importanza. Testimonianza diretta e volontaria, gli epitaffi paleocristiani ci presentano, in maniera certo sintetica e spesso stereotipa, l’immagine che singoli individui avevano della propria esistenza, della propria fede, della morte; forniscono inoltre preziosi indizi per la ricostruzione del quadro sociale in cui si sviluppò la cristianizzazione.Attraverso l’esame dei testi più significativi e della loro contestualizzazione il contributo intende presentare uno spaccato della popolazione locale, dei ceti che la caratterizzavano, delle forme della loro religiosità.

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aBstractPoPulation of the Varese area

throuGh the testiMony of the early christian ePiGraPhs

keywords: Epigraphy; funerary inscriptions; early Christian; Varese area

The Varese area gave about fifteen early Christian funerary inscriptions, dating back between the Fifth and Sixth Century; the discovery sites are scattered throughout the area and among them stands out Angera, which gave back seven carved gravestones and it should be considered a significant rural centre for epigraphic use and probably a religious centre of some importance. Direct and voluntary testimony, the early Christian epitaphs presented to us, in a certain synthetic and often stereotyped way, the image that individuals had of their own existence, faith and death; they also provide valuable clues for the reconstruction of the social framework in which the Christianization developed.Through the examination of the most significant texts and their contextualization, the article intends to present a cross-section of the local population, of the classes that characterized it and of the forms of their religiosity.

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résuMéPoPulations du territoire de Varese

dans le téMoiGnaGe des inscriPtions Paléochrétiennes

Mots-clés: Epigraphie; inscriptions funéraire; paléochrétiennes; territoire de Varese

Le territoire de Varese a redonné une quinzaine de inscriptions funéraire paléochrétiennes, qui remontent entre le V et le Vi siècle, les sites de découverte sont épars par toute la zone et entre leurs se distingue Angera, qui a redonné sept pierres tombales gravées et elle doit être considérée un important centre rural de jouissance épigraphique et probablement un centre religieux d’une certaine importance. Témoignage direct et volontaire, les épitaphes paléochrétiens nous nos présentent, en façon bien synthétique et souvent stéréotypée, l’image que chaque individu avait de sa propre existence, de sa propre foi et de la mort ; elles nous offrent aussi des indices précieux pour la reconstruction du cadre social dans le quel la christianisation s’a développé.A travers des texts plus importants et de leur contextualisation, l’article compte présenter une coupe de la population locale, des classes qui la caractérisaient, des formes de leur religiosité.

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zusaMMenfassunGVölker des territoriuMs Von Varese in

deM zeuGnis der frühchristlichen inschriften

schlüsselwörter: Epigraphik; Grabinschriften; frühchristliche; Territorium von Varese

Das Territorium von Varese hat etwa fünfzehn frühchristlichen Grabinschriften, die unter fünften und sechsten Jahrhundert enthalten sind, zurückgegeben. Die Auffindungsorte sind in der gesamten Region verstreut und unter ihnen sticht Angera, wo sieben Grabsteine gefunden wurden und es sollte als ein bedeutendes Landzentrum für die epigraphische Genuss und wahrscheinlich auch ein religiöses Zentrum von einiger Bedeutung betrachten. Direktes und freiwilliges Zeugnis, zeigen die frühchristlichen Epitaphen, synthetisch und oft stereotypisch, das Bild dass Individuen ihrer Existenz, ihres Glaubens und Tod hatten. Sie geben auch wertvolle Anhaltspunkte für die Rekonstruktion der sozialen Rahmen, wo die Christianisierung entwickelt.Durch die Untersuchung der wichtigsten Texte und ihrer Kontextualisierung will der Artikel einen Querschnitt der Bevölkerung, der Gesellschaftsklassen und der Formen ihrer Religiosität präsentieren.

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269Marco Sannazaro

resuMenPoBlaciones del territorio de Varese

en el testiMonio de las ePíGrafes Paleocristianas

PalaBras llaVe: Epigrafía; inscripciones funerarias; paleocristianas; territorio de Varese

El territorio de Varese ha devuelto una quincena de inscripciones funerarias paleocristianas, que remontan entre el V y el VI siglo; los lugares de hallazgo están esparcidos en toda el área y entre ellos destaca Angera, donde se encontraron siete lapidas inscritas y se tiene que considerar un centro rural importante de fruición epígraficas y probablemente un centro religioso de una cierta importancia. Testimonio directo y voluntario, los epitafios paleocristianos nos presentan, en modo claramente sintético y frecuentemente estereotipado, la imagen que cada individuo tenían de su propia existencia, de su propia fe y de la muerte; ellos aportan importantes pruebas para la reconstrucción de la situación social donde se desarrolló la cristianización.Mediante el estudio de los textos más importantes y de su contextualización, el ensayo presenta un cuadro de la población local, de las clases que la caracterizaban, de las formas de su religiosidad.

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275Paola Porta

Tra i manufatti di età altomedievale esposti nel Museo Archeologico di Villa Mirabello a Varese si distingue una coppia di orecchini in argento, in ottimo stato di conservazione e di notevoli dimensioni (Inv. MV 1152), rinvenuti occasionalmente sul finire del XIX secolo a Ligurno in Valtravaglia1 (Fig. I). Appartengono alla categoria di monili del tipo “a cestello” o “a canestro” concentrati prevalentemente tra metà VI e VII secolo circa e di grande fortuna critica2, la cui cifra distintiva è data da un pendente semiglobulare, fissato a un anello di sospensione con chiusura generalmente a pressione, che reca nella parte a vista una lamella circolare e nel retro un cestello in per lo più traforato in filigrana. Un occhiello di rinforzo è saldato tra anello e retro del cestello. Sono realizzati in gran parte in metallo nobile -oro o argento, ma in misura minore anche bronzo3-, e hanno come denominatore comune la tecnica raffinata, le linee eleganti e una certa varietà formale e decorativa.Derivati da prototipi a castone non articolato della popolazione autoctona della Tarda Antichità4, il loro ambito produttivo sembra quindi riconducibile, nel solco

* Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà [email protected]

1. Longhi 1880, pp. 44-45, tav. V, nn. 24-25; Possenti 1994, p. 78, n. 53. De Marchi 2000, p. 169. L’altezza, che varia leggermente da un orecchino all’altro, è di cm. 5, 70 circa.

2. Si segnalano qui solo gli studi fondamentali sull’argomento: von hessen 1971, pp. 333-338; MeLucco vaccaro 1972, pp. 8-19; Possenti 1994 (completamento bibliografico, storia degli studi e considerazioni alle pp. 27-33). Per il repertorio di esemplari nel meridione d’Italia e in Sicilia: BaLDini LiPPoLis 1999, pp. 85-87, pp. 109-112.

3. Possenti 1994, pp. 41-42, 83-94. Nel Norditalia la documentazione è scarna; ci si limita ad accennare, perché rinvenuti in corso di scavo, l’orecchino dalla tomba 6 di un sepolcreto di VII secolo in località Scafa di Pontedera (aLBerici, ciaMPoLtrini 2011, p. 29) e quello da Martorano nell’alta pianura parmense e datato intorno alla metà del VII secolo. (catarsi et al. 2013, p. 39, figg. 54-55), trovato nella tomba 8, che è stato confrontato con orecchini di Altavilla Silentina (SA) e di Cimitile (NA) (Possenti 1994, pp. 41-42, 91-93, n. 85, tav. XXXIII, 1-2; n. 88, tav. XXXIII, 5).

4. BierBrauer 1975, pp. 267-268, tav. VIII, 3; von hessen 1990, p. 202; Possenti 1994, pp. 29-30 e nota 18.

PaoLa Porta *

Gli orecchini a cestello da liGurno di Porto ValtraVaGlia (Va)

ParoLe chiave: Orecchini a cestello; Oreficeria; Ligurno in Valtravaglia; Alto Medioevo; Contesto funerario

301Paola Porta

riassunto

Il contributo prende in esame la coppia di orecchini in argento del tipo detto “a cestello” o “a canestro” conservato nel Museo Archeologico di Villa Mirabello (VA) rinvenuta fortuitamente nel 1879 a Ligurno di Musadino in Valtravaglia. Molto raffinati e in ottimo stato, rientrano in una categoria di gioielli largamente attestata tra avanzato VI e VII secolo circa in area peninsulare subalpina e alpina e nell’Europa centro-meridionale, ossia in terre di antica e radicata romanizzazione. Realizzati da botteghe italiche per una committenza bizantina e longobarda, attraverso le vie di comunicazione e i valichi alpini raggiunsero anche i paesi d’Oltralpe, dove vennero riprodotti localmente. La coppia di Ligurno è l’unica testimonianza superstite di tale tipo di gioiello nel territorio e di una realtà storico-artistica locale dai contorni ancora sfumati.

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aBstractthe BasKet earrings FroM Ligurno in vaLtravagLia (va)

KeyWorDs: Basket earrings; Goldsmithry; Ligurno in Valtravaglia; Early Middle Ages; Funerary context

This contribution examines the pair of silver earrings of the so called “basket” type, preserved in the Archaeological Museum of Villa Mirabello (VA) discovered accidentally in Ligurno di Musadino in Valtravaglia in 1879.Very refined and in good condition, they fall into a category of jewelry widely attested during the VI and VII Centuries around the subalpine and alpine peninsular area and in central and southern Europe, in countries of long -standing and deep-rooted romanization. They have been made in Italic workshops for Byzantine and Lombard clients, through the roads and mountain passes they have even reached the countries beyond the Alps, where the objects have been reproduced locally.The pair of Ligurno is the only surviving witness of this type of pieces of jewellery in the area and a local art -historical reality still blurred.

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résuMéLes BoucLes D’oreiLLes «Panier» De Ligurno en vaLtravagLia (va)

Mots-cLés: Boucles d’oreilles «panier»; Orfèvrerie; Ligurno in Valtravaglia; Haut Moyen-âge; Contexte funéraire

Cette contribution examine la paire de boucles d’oreilles en argent du type appelé “panier” conservée dans le Musée archéologique de Villa Mirabello (VA) découverte accidentellement en 1879 à Ligurno di Musadino en Valtravaglia.Très belle et en bon état, elle est dans une catégorie de bijoux largement attestée entre le VIe et VIIe siècles autour de la zone subalpine et alpine de la péninsule et en Europe centrale et du sud, notamment dans les pays de la romanisation de longue date. Fabriqués dans les ateliers italiques pour des clients byzantins et lombards, à travers les routes et cols de montagne a même atteint les pays au nord des Alpes, où ils ont été reproduits localement.La paire de Ligurno est le seul témoin survivant de ce type de bijoux dans la région et d’une réalité artistique-histoirique encore fumeux.

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ZusaMMenFassungDie KorB-ohrringe aus Ligurno in vaLtravagLia (va)

schLüsseLWörter: Korb-Ohrringe; Goldschmiedekunst; Ligurno in Valtravaglia; Hoch Mittelalter; Grabkontext

Dieses Papier untersucht das silberne Paar von Korb-Ohrringe im Archäologischen Museum von Villa Mirabello (VA), versehentlich im Jahr 1879 in Ligurno di Musadino in Valtravaglia entdeckt.Sehr fein und in gutem Zustand, fallen sie in eine Kategorie von Schmuck weit zwischen VI und VII Jahrhundert auf dem Bereich der subalpinen und alpinen Halbinsel und im mittleren und südlichen Europa, nämlich in den Ländern des langjährigen Romanisierung, bezeugt. Von italischen Werkstätten für byzantinische und langobarde Kunde realisiert, durch die Straßen und Pässe auch die Länder nördlich der Alpen, wo sie lokal wiedergegeben wurden, erreichten.Das Paar aus Ligurno ist die einzige überlebende Zeuge dieser Art von Schmuck in der Region und einem lokalen Kunst-historischen Realität mit noch unscharfen Konturen.

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305Paola Porta

resuMenLos PenDientes canasta De Ligurno in vaLtravagLia (va)

PaLaBras LLaves: Pendientes canasta, Orfebrería, Ligurno in Valtravaglia; Alta Edad Media; Contexto funerario

El texto examina la pareja de pendientes en plata del tipo “canasta” conservada en el Museo Arqueológico de Villa Mirabello (VA) encontrada casualmente en 1879 en Ligurno di Musadino en Valtravaglia.Muy finos y en muy bueno estado de conservación, entran en la categoría de joyas muy bien atestiguada entre los siglos VI y VII en la zona peninsular subalpina y alpina y en Europa centro-meridional, o sea en tierras de antigua y bien establecida romanización. Realizados por talleres itálicos para clientes bizantinos y longobardos, mediante las vías de comunicación y los pasos alpinos llegaron incluso en países transalpinos, donde fueron producidos localmente.La pareja de Ligurno es el único testimonio sobrevivido de este tipo de joya en el territorio y de una realidad histórico-artística local no muy bien clara.

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Tecnologia

313

Paola Rolfo aRzaRello *

Un calco: perche? Tecniche per la realizzazione di calchi in campo archeologico

PaRole chiave: Calco; Archeologia; Preistoria; Museologia; Tecniche di realizzazione

* Paola Rolfo Arzarello: Ikhos progetti s.a.s., Fiano (TO) - [email protected]

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1. PeRché si fanno calchi

I problemi legati alla conservazione del nostro patrimonio artistico e storico sono notevolmente cambiati in questi ultimi anni, l’inquinamento, le piogge acide, il contatto con un numero sempre più grande di visitatori, sovente distratti e ridotti al semplice ruolo di consumatori passivi, e quindi dannosi, dei nostri beni culturali, pone nuovi e gravissimi problemi per la loro manutenzione e protezione.Nel caso di reperti che per loro funzione o destinazione sono collocati all’esterno, ad esempio reperti lapidei, il quadro che emerge è particolarmente scoraggiante: il degrado sembra essere inarrestabile e rapidissimo. L’alternativa, per queste opere collocate all’esterno e quindi soggette ad incalzante decomposizione, è il ricovero all’interno, dove non si arrestano i processi di degrado, ma dove più facilmente si possono realizzare condizioni di migliore conservazione. Questa soluzione è sovente impopolare e comunque pone il problema ai responsabili della tutela, di sostituire con una copia l’opera originale.Ora il sistema più fedele e economico per duplicare un oggetto è quello della realizzazione di un calco.

1. 1. Calchi di superfici archeologiche

Attualmente è possibile realizzare calchi di livelli archeologici, anche di grosse dimensioni; i vantaggi che ne possono derivare sono evidenti.Durante uno scavo archeologico, specialmente se preistorico, ci si trova sovente in presenza di una superficie d’estremo interesse, un suolo d’abitato (Fig. 1), un focolare, delle sepolture, un atelier di lavorazione. Nel corso dello scavo è necessario distruggere queste testimonianze per passare alla stratigrafia più bassa. Con i calchi si possono conservare repliche fedeli, tridimensionali, degli strati più importanti.

Fig. 1. Isolino Virginia.a. L’area indagata da cui si è ottenuto il calcob. Il calco di resti lignei di abitazione, esposto dal 2007 nel percorso didattico del Parco Archeologico

335Paola Rolfo Arzarello

zusammenfassungein abdRuck: waRum?

techniken füR die RealisieRung von abdRucke in deR aRchäologie

schlüsselwöRteR: Abdruck; Archäologie; Vorgeschichte; Museologie; Techniken für die Realisierung

Der Artikel erklärt die Begründungen, die in der Archäologie die Wahl für die Realisierung von Abdrucke verursachen, die aktuellen Methodologien, die Phasen der Realisierung und die Resultaten, als Beispiel gibt es einen Abdruck einer vorgeschichtlichen Struktur, die auf der Insel Virginia (See von Varese) gefunden wurde.

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Resumenuna mascaRilla: ¿PoR qué?

técnicas PaRa RealizaR mascaRillas en ámbito aRqueológico

PalabRas llave: Mascarilla; Arqueología; Prehistoria; Museología; Técnicas de realización

El ensayo ilustra las motivaciones que en ámbito arqueológico determinan la elección de realizar mascarillas, las metodologías actuales en uso, las fases de realización y los resultados obtenidos, llevando como ejemplo la mascarilla de una estructura prehistórica encontrada en el islote Virginia (Lago de Varese).

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Riassunto Il contributo intende illustrare le motivazioni che in campo archeologico determinano la scelta di realizzare calchi, le metodologie attualmente in uso, le fasi di realizzazione e i risultati conseguiti portando come esempio il calco di una struttura preistorica individuata all’Isolino Virginia (Lago di Varese).

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abstRacta mold: why?

techniques to caRRy out molds in the aRcheological field

keywoRds: Mold; Archaeology; Prehistory; Museology; Techniques of realization

The essay illustrates the motivations that in the archeological field define the choice of carrying out molds, the methodologies currently in use, the phases of realization and the results obtained, taking the example of a mold of a prehistoric structure located in the Virginia isle (Lake of Varese).

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Résuméun moulage: PouRquoi?

techniques PouR la Réalisation de moulages en domaine aRchéologique

mots-clés: Moulage; Archéologie; Préhistoire; Muséologie; Techniques de réalisation

La contribution veut illustrer les motivations qui, en domaine archéologique, déterminent le choix de réaliser des moulages, les méthodologies actuellement utilisées, les phases de réalisation et les résultats obtenus en ayant comme exemple le moulage d’une structure préhistorique trouvée sur l’îlot Virginia (Lac de Varese).

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337Laboratorio San Gregorio

Fig. 1. Sesto Calende, Abbazia di San DonatoFig. 2. La navata centrale (Foto: P. Alemani)

1. Cenni storiCi del Complesso abbaziale

La chiesa di San Donato (Fig. 1) sorge nel luogo in cui, si ha motivo di credere, un tempo vi era un tempio pagano.Documenti attestano che il complesso abbaziale di San Donato fu voluto da Liutardo, vescovo di Pavia dall’830 all’864, e fu fondato durante il regno di Lotario, imperatore e re d’Italia.I restauri avviati nel 1959 nella chiesa e successivi lavori nell’area circostante hanno consentito la scoperta di frammenti marmorei lavorati di varie fogge e dimensioni: alcuni, reimpiegati nella costruzione dell’attuale edificio, sono inseriti nei muri della chiesa. La decorazione a intreccio e i procedimenti di lavorazione, confortati dall’analisi stilistica e iconografica, che ha messo in rilievo la rielaborazione di motivi tardoantichi, e dalla comparazione con analoghi manufatti concordano nel datare i pezzi alla prima metà del IX secolo, in coincidenza con l’insediamento di una comunità monastica nella località di Scozola, presso la chiesa di San Donato sorta a poca distanza dall’abitato di Sesto Calende. è dunque ipotizzabile che, parallelamente alla costruzione del monastero, la chiesa di San Donato -forse di epoca longobarda- sia stata riedificata o rinnovata. In tempi successivi, tra XI e XII secolo, l’edificio sacro venne abbattuto e radicalmente ricostruito, sostanzialmente nelle forme odierne, con il reimpiego di materiale risultante dalla demolizione della precedente cappella e di altro ancora di ignota provenienza.La chiesa è a tre navate, originariamente tutte absidate (Fig. 2). Il presbiterio, costruito sopra la cripta a oratorio, si presenta molto allungato e l’abside accoglie gli stalli lignei (del 1587) riservati un tempo ai monaci per la recita dell’ufficio divino1.

* Laboratorio San Gregorio srl – Via C. Abba, 5 – Busto Arsizio 21052 (VA)tel. e fax. 0331-320504 – [email protected] – www.restaurisangregorio.com

1. a. luCioni, L’abbazia di San Donato, in Museo Civico di Sesto Calende. La raccolta archeologica e il territorio, Antonio Ferrario Industria Grafica, Gallarate, pp. 180-185; Abbazia di San Donato, brochure, Parrocchia di San Donato, s.d.

laboratorio san GreGorio di busto arsizio *

Il restauro deglI affreschI della crIpta dell’abbazIa dI san donato a sesto calende (Va)

parole Chiave: Affreschi XV sec.; Cripta a oratorio; Abbazia di San Donato; Sesto Calende; Restauro

359Laboratorio San Gregorio

riassunto La cripta dell’Abbazia di San Donato a Sesto Calende è costituita da tre piccole navate. In fondo a quella centrale è posto l’altare della Madonna e la volta che lo sormonta è affrescata con episodi della vita della Vergine. I dipinti, del XV secolo, sono a buon fresco volutamente realizzati con protagoniste linee e contorni delle figure a discapito delle cromie.L’esigenza di ricorrere ad un intervento di restauro degli affreschi si è resa necessaria a seguito di un incendio, nell’Aprile 2012, che ha provocato dispersione e deposito di fumi e polveri carboniose sulle superfici dell’intera Abbazia.L’intervento, che ha permesso il recupero integrale delle cromie, ha mirato a rimuovere polveri e nero fumo ma anche all’asportazione di numerosi residui di scialbature sovrammesse alla pittura originale che impedivano una corretta e completa lettura delle immagini.

wvwvwabstraCt

the restoration of the fresCoesin the Crypt of the san donatus abbey in sesto Calende (va)

Keywords: Frescoes of the XV Century; Oratory crypt; Saint Donatus Abbey; Sesto Calende; Restoration

The crypt of the Saint Donatus Abbey in Sesto Calende has three little naves. At the end of the central one there is the altar dedicated to the Virgin and the vault above is decorated with frescoes representing scenes from the Virgin’s life. The paintings, dating back to the XV century, have been carried out well and the most important aspect consists of the importance given to the lines and the profiles of the figures to the detriment of colours.The need for a restoration of the frescoes became necessary after a fire, April 2012, which causes dispersions and deposits of smokes and carbon dusts on the surface of the entire Abbey.The intervention, which has allowed the entire recovery of the colours, has aimed at the removal of dusts and carbon black but also of the many additions to the original painting, which has prevented from seen correctly and completely the images.

wvwvwrésumé

la restauration des fresquesde la Crypte de l’abbaye de saint donat en sesto Calende (va)

mots-Clés: Fresques du XV siècle; Crypte oratoire; Abbaye de Saint Donat; Sesto Calende; Restauration

La crypte de l’Abbaye de Saint Donat en Sesto Calende est constituée par trois petites nefs. Au fond à la central il y a l’autel de la Vierge et la voûte, qui la surmonte, est décorée avec fresques représentant des épisodes de la vie de la Vierge. Les peintures, du XV siècle, ont été bien réalisées et on a voulu les réaliser avec grande importance aux lignes et contours des figures à désavantage des tonalités.L’exigence de recourir à une intervention de restauration des fresques c’est devenue nécessaire après d’un incendie, en Avril 2012, qui a provoqué dispersion

et dépôt de fumées et poudres de carbon sur le surfaces de toute l’Abbaye.L’intervention, qui a permis la récupération intégrale des tonalités, a visé a enlever poudres et noire de fumée mai aussi à enlever de nombreux résidus d’effacements superposés à la peinture originale qui ne permettaient pas une correcte et complète lecture des images.

wvwvwzusammenfassunG

die restaurierunG der fresKenin der Krypta der abtei von sanKt donatus in sesto Calende (va)

sChlüsselwörter: Fresken XV Jahrhundert; Krypta Oratorium; Abtei von Sankt Donatus; Sesto Calende; Restaurierung

Die Krypta der Abtei von Sankt Donatus in Sesto Calende ist mit drei kleinen Kirchenschiffen gebildet. Am Ende des Mittelschiffs gibt es den Altar der Madonna und das Gewölbe ist mit Fresken über das Leben der Jungfrau gemalt. Die Gemälde, aus XV Jahrhundert, sind gut gemacht und man hat mehr Wichtigkeit an den Linien und Umrissen der Figuren als an den Farbtone gegeben.Die Notwendigkeit einer Restaurierung der Fresken war nötiger nach einem Brand, April 2012, der Dispersion und Ablagerung von Rauch und Kohlenstaube auf die Oberfläche der ganze Abtei verursachte.Der Eingriff, der die Gesamtbergung der Farbtone erlaubte, hat auf das Wegräumen der Staube und des Kienrußes und auch auf das Wegräumen von zahlreichen Resten von Streichungen auf der originale Malarei, die keine korrekte und komplette Lektüre der Bilde erlaubten, abgezielt.

wvwvwresumen

la restauraCión de los fresCosde la Cripta de la abadía de san donato en sesto Calende (va)

alabras llave: Frescos siglo XV; Cripta oratorio; Abadía de San Donato; Sesto Calende; Restauración

La cripta de la Abadía de San Donato en Sesto Calende está formada por tres naves. Al final de la nave central hay el altar de la Virgen y la bóveda de arriba está decorada con frescos con escenas de la vida de la Virgen. Las pinturas, del siglo XV, fueron bien realizadas dando mucha importancia a las lineas y a los contornos de las figuras con daños a las tonalidades de los colores.La exigencia de recurrir a una intervención de restauración de los frescos llegó a ser necesaria después de un incendio, en Avril 2012, que causó dispersión y deposito de humos y polvos de carbon en las superficies de toda el Abadía.La intervención, que ha permitido el recupero integral de las tonalidades de los colores, aspiró a remover polvos y negro de humo pero también los numerosos residuos de borraduras sobrepuestas a la pintura original que no permitían una lectura correcta y completa de las imágenes.

Recensioni

363Marco Giola

Antonio da Tradate. La pittura tardo-gotica tra Ticino e Lombardia

Lara BroggiVarese, Pietro Macchione Editore, 2012, 146 pp., 59 figg. a colori

Considerazioni in margine al volume (con nota sulla diffusione popolare dei Vangeli apocrifi)

Data al 1497 (quando cioè Leonardo a Milano lavorava al Refettorio di Santa Maria delle Grazie) il primo documento noto che riporta il nome e le generalità di un «Magister Antonius de Tredate, pictor et habitator Locarni» della cui parabola artistica fra Canton Ticino e Alto Verbano si occupa per la prima volta in prospettiva critica uno studio di Lara Broggi.1 Il lavoro, nel quale l’autrice rielabora la propria tesi di laurea, prende in esame un artista spesso frequentato tangenzialmente da studi pregevoli (molti dei quali recano la firma di studiosi della miglior tradizione erudita elvetica del Novecento come Pietro Bianconi, Romano Broggini o Virgilio Gilardoni) ma mai affrontato con una trattazione sistematica e monografica. L’attenzione espressa dalla letteratura scientifica nei riguardi di Antonio da Tradate -esclusi i saggi di Broggini del 1966 e del 1992 sugli affreschi di Palagnedra e sui cicli dei mesi- rimaneva infatti nei termini spesso molto generali della descrizione di complessi pittorici nei quali si riconosceva l’intervento del Tradatese o nella definizione del corpus di massima di un minore -se non un minimo- della provincia lombarda del ’400, tenacemente ancorato ai paradigmi propri del tardo-gotico e in abbondantissimo ritardo rispetto ai centri maggiormente ricettivi di innovazione come la Milano ducale. La ricerca della Broggi, puntando alla individuazione esatta dell’opera del maestro e della sua bottega, muove da un tentativo di descrizione (complesso nell’impianto ma confortato da una solida bibliografia scientifica sul Quattrocento lombardo di periferia) delle tendenze medie della pittura a fresco nel Ticino del XV secolo, per farvi poi rilevare la figura del Tradatese, sia nelle sue linee di continuità con la consuetudine figurativa locale sia nei, seppur esigui, elementi di aggiornamento che il maestro seppe assimilare e riprodurre entro il suo stile personale.Un quadro generale del contesto artistico quattrocentesco nell’area occupata oggi dal Canton Ticino e dall’Alto Varesotto illustra un’evidentissima arretratezza sia dal punto di vista della tecnica sia da quello del linguaggio artistico: vuoi per il naturale isolamento del Ticino, collocato ai margini estremi del Ducato di Milano e terra di transito sulla via del Gottardo, vuoi per la scarsa richiesta culturale delle committenze, l’area compresa tra l’Alto Verbano e i Cantoni meridionali, almeno nel XV secolo, non conobbe la presenza di artisti e botteghe adeguate ai tempi, le cui invenzioni compositive e figurative potessero fornire spunti di imitazione: occorrerà attendere il secondo quarto del secolo successivo per trovarvi il lavoro di pittori di alta scuola come Bernardino Luini che nel 1529 lasciò una splendida Crocifissione in Santa Maria degli Angeli a Lugano. Caratterizzò invece questa zona, come quasi nemmeno sfiorata dalla rivoluzione prospettica del maggiore 1. L. Broggi, Antonio da Tradate. La pittura tardo-gotica tra Ticino e Lombardia, Varese,

Macchione, 2012; alla bibliografia allegata al volume rimando direttamente per i contributi specifici sul pittore citati in queste pagine.

375Alfredo Lucioni

Facino CaneSagacia e astuzia nei travagli d’Italiatra fine Trecento e inizio Quattrocento

A cura di r. MaEstri e p. pianoAlessandria, 2014, Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”, 399 pp.

Il 16 maggio 1412 a Pavia terminò la sua vita Facino Cane. Quel giorno non solo si chiuse la vita di un uomo, ma si può dire che su quell’uomo calò il sipario della storia. Facino non era stato un personaggio qualsiasi: per un quarto di secolo il condottiero originario di Casale aveva calcato le scene del teatro umano da protagonista assoluto lasciando una impronta profonda nella historia, eppure la historia rerum gestarum, la storiografia, non gli riservò lo spazio che le sue imprese gli avevano guadagnato sul campo. Ma è stato davvero lui il primo responsabile della sua sventura storiografica? È proprio vero che Facino «non pensava a farsi un posto nella storia», come ha scritto Nino Valeri? Se anche fosse così, occorrerebbe in ogni caso aggiungere che qualcuno ne ha agevolato la espulsione ottenendo eccellenti risultati. Insomma, una operazione riuscita quasi alla perfezione; una damnatio memoriae quasi completa. Il lavoro di Filippo Maria Visconti e del suo entourage ha ottenuto lo scopo di rendere sbiadito il ricordo di Facino fino a far dimenticare l’uomo che trattava alla pari con i Visconti, che era diventato il padrone assoluto del ducato, che si era creato dal nulla un suo ‘stato’.Se la fase distruttiva è stata condotta con accuratezza e ha raggiunto gli obiettivi prestabiliti, ora, a distanza di seicento anni, è veramente venuto il momento di impegnarsi nella fase ricostruttiva. Proprio la ricostruzione della fisionomia obliata dell’uomo, del politico e del soldato è l’impresa che si sono prefissi di compiere Roberto Maestri e Pierluigi Piano con la collaborazione di un gruppo di studiosi. Una impresa comprensibilmente di non facile attuazione, date le premesse di cui sopra.Come procedere per restituire ‘a vita storiografica’ l’uomo che l’ultimo Visconti volle cacciare nei sottoscala della storia? Maestri e Piano hanno dovuto incamminarsi sull’unica via possibile: raccogliere pazientemente tutti i frammenti che l’opera di ‘pulizia’ del duca non era riuscita a eliminare. «Raccogliete i pezzi avanzati»: la prescrizione di Giovanni 6,12 ha qui trovato piena applicazione e i superstiti frammenti si sono materializzati grazie a un impressionante scavo in archivi e cronache; basta scorrere le nove pagine del “Repertorio delle fonti archivistiche” (pp. 342-350) per rendersi conto di quanti depositi archivistici sono stati scandagliati. Piano scrive (p. 58): «Sino ad oggi siamo riusciti ad assemblare poco più di un centinaio di documenti che datano dal 1387 al 1412»; Maestri ha raccolto decine e decine di testimonianze coeve per dare un ordine cronologico alle imprese del Cane in quel venticinquennio di frenetica attività. È un lavoro per il quale si deve essere veramente grati ai due autori, poiché costituisce la indispensabile base preliminare sulla quale operare per poter costruire un credibile profilo di Facino.

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Il CSPA, grazie a convenzioni con il Comune di Varese, prosegue nella gestione di quanto pertinente a:

• didattica del Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello e Preistorico Isolino Virginia (visite guidate, laboratori, redazione di brochures informative e loro invio alle scuole),

• apertura stagionale del compendio dell’Isolino Virginia (visite guidate e organizzazione di eventi),

• assistenza nell’organizzazione e di parte della gestione amministrativa di quanto pertinente alle campagne archeologiche all’Isolino Virginia.

La disponibilità del CSPA, unita alla serietà con cui sono stati svolti gli incarichi affidatigli dal Comune di Varese, ha inoltre reso possibili significative collaborazioni su vari argomenti.

• 2013 •• Dicembre 2013: la Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus, nell’ambito del

“Bando 2013 ARCOBALENO” ha finanziato, unitamente al CSPA, il progetto “Isolino Virginia: conoscere per tutelare e valorizzare”.

• 2014 •• 3 Febbraio: Conferenza stampa per annunciare gli eventi correlati alla celebrazione

dei 60 anni del CSPA (Figg. 1).

• 8 Febbraio: presso il Salone Estense del Comune di Varese, presentazione del volume XXVII di «Sibrium» (Figg. 2); è seguita, presso il Ristorante della Scuola Alberghiera De Filippi di Varese (Fig. 3), la colazione a tema “7000 anni fa lungo le rive del Lago di Varese: antichi sapori dalla Preistoria” e la visita guidata, condotta da Maddalena Tavazzani, alla Camera picta di Villa Perabò.Un sentito ringraziamento a Paolo Alemani e Davide Dalle Ave, del Club Fotografico Foto Click di Carbonate, per la puntuale documentazione fotografica ora in http://www.cspa-va.it/sibrium-27.html

Daria Giuseppina Banchieri *

Attività svolte dAMuseo CiviCo ArCheologiCo di villA MirAbello,

PreistoriCo isolino virginiA e CsPA di vArese • 2013-2014 •

Figg. 2. 8 Febbraio 2014. Varese, Salone Estense. Momenti della cerimonia di presentazione di Sibrium

Fig. 3. Colazione al Ristorante della Scuola Alberghiera De Filippi

Figg. 1

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• 23 Febbraio: il CSPA ha concesso il patrocinio, collaborando anche all’organizzazione, al Concerto benefico pro Filippine -“dire, fare, Filippine”- promosso dal Comitato Promotore Club UNESCO di Biandronno nel Seprio (Fig. 4).

• 15 Marzo, a Gazzada Schianno, presso Villa Cagnola si è svolto il convegno “Guido Cagnola 1954-2014. Una generosità senza confini”; D.G. Banchieri, M.G. Diani e C. Tonini, hanno presentato “I vetri di Guido Cagnola al museo archeologico di Villa Mirabello a Varese” (Fig. 5).

• 28 Marzo-aprile, Isolino Virginia: coordinamento e controllo per pulizia, eliminazione di cataste di legna preesistenti, taglio tronchi alberi abbattuti dalla tromba d’aria dell’ottobre 2013 e asportazione degli stessi con elicottero (Fig. 6).

• 29 Marzo, in occasione della Festa di Primavera, presso il Teatro Santuccio Lucina Caramella ha tenuto la conferenza “Primavera magica nel territorio varesino -Mito e magia delle stelle-” (Fig. 7).

• Maggio, si è provveduto a pubblicizzare le offerte didattiche del Museo, anche in http://www.cspa-va.it/didattica.html

• 30 maggio-1 giugno: Banchieri presenzia al convegno organizzato presso l’Università di Costanza, da Landesamt für Denkmalpflege Im Regierungs Praesidium Stuttgart, Baden -Württemberg: “I siti preistorici palafitticoli intorno alla Alpi, nel Baden -Württemberg”.

• 7 Giugno-28 Settembre: apertura stagionale Museo Civico Preistorico Isolino Virginia.

• 7 Giugno, gli alunni della Scuola Primaria Montessori di Calcinate del Pesce, quali “ciceroni in erba”, hanno accompagnato il pubblico in visita al Museo Archeologico (Figg. 8).

• 8 Giugno, giornata archeologica aperta a tutti: “Geologia e Archeologia del territorio - appuntamento all’ombra del grande cedro” con la partecipazione del collega dr. Paolo Pozzi, geologo, che ha mostrato come leggere nel paesaggio la sua origine. Inoltre, si sono effettuate visite guidate al Museo e laboratori didattici. La giornata si è chiusa con un aperitivo secondo ricette di epoca romana (Fig. 9).

• 11-14 giugno, nell’ambito dei siti palafitticoli preistorici, Patrimonio Mondiale Unesco, Banchieri presenzia a Berna alla Conferenza Internazionale “Culture, Climate and Environment Interactions at Prehistoric Wetland Sites” organizzato dall’Università di Berna (Fig. 10).

• Settembre 2014, nell’ambito della cooperazione internazionale nel campo della ricerca sulle palafitte-sito seriale UNESCO, è stata richiesta dalla Germania,

Fig. 4

Fig. 5

Fig. 6

Fig. 7

Fig. 8a

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Landesamt für Denkmalpflege, dai dr. H. Schlichtherle e S. Hagmann, la partecipazione del Comune di Varese-Museo Civico Archeologico di Varese e Preistorico dell’Isolino Virginia e di D.G. Banchieri all’organizzazione di una mostra sul tema: “Abitati palafitticoli su isola in Italia e in Germania” che avrà luogo in Germania-Baden-Württemberg, nell’estate 2015. Per quanto riguarda l’Isolino, verranno forniti testi e immagini dei pannelli del nuovo allestimento del Museo Preistorico (aperto al pubblico nell’estate 2013); pannelli realizzati grazie alla collaborazione del CSPA e alla redazione di Lucina Caramella.

• 20 Settembre: aderendo ai festeggiamenti per i 100 anni della Biblioteca Civica, a Villa Mirabello è stata allestita la mostra, fino al 31 gennaio, “Baratelli: la collezione di vasi peruviani precolombiani” (Fig. 11).

• 20 settembre, giornata archeologica varesina per l’Associazione Archeologica Ticinese, con visita all’Isolino Virginia del Museo Preistorico e del Parco Archeologico al mattino; nel pomeriggio, a Varese al Museo Archeologico di Villa Mirabello.

• 5 Ottobre 2014 - 29 Marzo 2015: Ciclo di Incontri al Museo di Villa Mirabello. Seguendo il filone di “Il fascino di Indiana Jones”, in 10 appuntamenti di “Archeologia & altro” vengono presentati temi di grande attualità e interesse (Figg. 12).

• 8-10 ottobre, nell’ambito dei siti palafitticoli preistorici, Patrimonio Mondiale Unesco, Arenenberg- Hemmenhofen- Svizzera/Germania: Convegno Internazionale “Archéologie et Erosion 3”. In questa occasione il 10 ottobre Banchieri ha presentato con M. Mainberger e A. Bini “Isolino Virginia - Erosion and conservation problems” e gli ultimi risultati delle ricerche nel sito (Fig. 13).

• 12 Ottobre, aderendo al F@Mu 2014 (Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo), in collaborazione con la Scuola primaria S. Agostino di Casciago, al Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello è stato organizzato il “Gioco dell’Oca” (Figg. 14). Per favorire alunni con dislessia evolutiva, per i testi delle 43 caselle del gioco si è scelto un carattere di stampa ad alta leggibilità.La font, messa a disposizione gratuitamente da Biancoenero edizioni, è disegnata da Riccardo Lorusso e Umberto Mischi.

• 18 ottobre, la Guardia Costiera Ausiliaria di Arona, che dal 2012 è di supporto imprescindibile in occasione di ricerche e indagini subacquee all’Isolino Virginia, ha avuto modo di essere guidata alla visita della sezione preistorica del Museo Archeologico di Villa Mirabello.

• 21, 22 ottobre, a Starnberg-Roseninsel, in Baviera Banchieri presenzia, in rappresentanza del sito dell’Isolino e del Comune di Varese- Museo Archeologico di Varese, alla riunione internazionale di coordinamento dei siti palafitticoli (Figg. 15).

Fig. 10

Figg. 11. Brochure-catalogo della mostra

Fig. 8b Fig. 9

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Figg. 14. Momenti dello svolgimento del Gioco dell’Oca: “La Preistoria a portata di dadi: da 7000 anni fa in 43 caselle”

Fig. 13

Figg. 12a

Fig. 12c. Dott. Lanfredo CastellettiFig. 12b. Dott. Pierluigi Piano

Fig. 12d. Maddalena Tavazzani nel corso della visita guidata al Battistero di San Giovanni

Figg. 15. Lago di Starnberg, Roseninsel (Isola delle Rose)

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