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PPE.Atti IX PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA L’alba dell’Etruria Fenomeni di continuità e trasformazione nei seco li XII-VIII a.C. Ricerche e scavi PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA ATTI DEL NONO INCONTRO DI STUDI CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano

Rita Vargiu, Domenico Mancinelli, Robert R. Paine, Flavia Trucco, Condizioni di vita e stato di salute a Tarquinia (Vt) nella fase iniziale della prima età del ferro

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PPE.Atti IX

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

L’alba dell’EtruriaFenomeni di continuità e trasformazione

nei secoli XII-VIII a.C.

Ricerche e scavi

Da molti anni gli studiosi di Protostoria e gli Etruscologi focalizzano la loro attenzionesulle vicende e sulle trasformazioni avvenute in Etruria tra i secoli XII e VIII a.C.,un’epoca cruciale in cui si forma quella che nei secoli successivi sarà la Civiltà etruscaormai completamente sviluppata. Lo scopo del convegno è stato quello di indagare queste trasformazioni, i processi che le sottendono, e la spiegazione delle loro cause, sia dal punto di vista del territorio,sia da quello dello sviluppo sociale, culturale, ideologico.I dati archeologici ora a nostra disposizione, frutto di scavi e studi recenti permettono di rivisitare gli eventi di questo lungo periodo e di ricostruirli e leggerli in modo critico.Si sono prese in esame le continuità e le trasformazioni che avvengono nel tempo in situazioni particolarmente indicative: quali l’uso del territorio; gli insediamenti, le singole strutture abitative o di servizio, la programmazione degli spazi interni; la formazione di villaggi rurali e artigianali; i luoghi del culto, la concezione del sacro e l’ideologia funeraria; gli oggetti del quotidiano; l’organizzazione sociale e i corrispondenti indicatori; la concezione del potere e i simboli di status; la mentalità.Come sempre il tema ha riguardato l’Etruria in senso lato, ma per i necessari confronti sono stati accettati anche interventi relativi ad aree diverse, purché conproblematiche collegate. In qualche caso, strettamente legato all’Etruria, è stato anchepossibile analizzare elementi di epoca più recente, come esiti di situazioni protostoriche. La seconda sezione ha raccolto gli interventi relativi agli studi e alle scoperte pre e protostoriche effettuate in Etruria durante gli ultimi anni.

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CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIAMilano

vol. I

llee eeddiizziioonnii ddeell CCSSPP Centro Studi di Preistoria e Archeologia

Atti del Nono Incontro di StudiValentano (Vt) – Pitigliano (Gr), 12-14 Settembre 2008

L’alba dell’EtruriaFenomeni di continuità e trasformazione nei secoli XII-VIII a.C.

Ricerche e scavi

a cura di Nuccia Negroni Catacchio

In copertinaL’alba dell’Etruria, disegno di Ercole Negroni

Questo volume è stato stampato con il contributo dell’Università degli Studi di Milano

È vietata la riproduzione anche parziale a uso interno o didattico,con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia non autorizzata.

ISBN 978-88-639-9038-6

© 2010 by Centro Studi di Preistoria e Archeologia – Onlusvia Fiori Chiari 8, 20121 Milanowww.preistoria.it

Nono Incontro di StudiValentano (Vt) – Pitigliano (Gr), 12-14 Settembre 2008

Direzione scientificaNuccia Negroni Catacchio

Coordinamento scientificoMassimo Cardosa, Laura Guidetti, Enrico Pellegrini

SegreteriaChiara Fizzotti, Maria Teresa Peragine, Centro Studi di Preistoria e Archeologia

Enti PromotoriUniversità degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze dell’Antichità,Sezione di ArcheologiaCentro Studi di Preistoria e Archeologia – Onlus, MilanoComune di Pitigliano (Gr) – Museo Civico Archeologico della Civiltà EtruscaComune di Valentano (Vt) – Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese

Enti di patrocinioMinistero per i Beni e le Attività Culturali: Soprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaSoprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria MeridionaleIstituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaRegione Toscana – Assessorato alla CulturaRegione Lazio – Assessorato alla CulturaProvincia di Grosseto – Assessorato alla CulturaProvincia di Viterbo – Assessorato alla Cultura

Contributi diCentro Studi di Preistoria e Archeologia – Onlus, MilanoFondazione Carivit, ViterboProvincia di Viterbo – Assessorato alla CulturaComune di Pitigliano Comune di ValentanoBanca di Credito Cooperativo di Pitigliano

PresidenzeFilippo Delpino, CNR. Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo AnticoMaurizio Harari, Università degli Studi di PaviaFulvia Lo Schiavo, Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana,FirenzeLuigi Malnati, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’EmiliaRomagna, BolognaAnna Maria Moretti Sgubini, Soprintendente per i Beni Archeologicidell’Etruria Meridionale, RomaEnrico Pellegrini, Musei Civici di Pitigliano Anna Maria Sestieri, Presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria

Atti del Nono Incontro di StudiCoordinamento, redazione e impaginazioneLaura Guidetti

Preistoria e Protostoria in Etruria

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Il problema della ricostruzione dello stile di vita, delle condizionidi salute e della struttura biologica di gruppi umani a partire dai lo-ro resti scheletrici è divenuto uno dei temi centrali della moderna ri-cerca antropologica. La misurazione e lo studio morfologico, immu-nologico e biochimico dei resti scheletrici sono finalizzati al recupe-ro di tutto quel complesso di informazioni che contribuiscono a farluce sull’interazione uomo-ambiente e sulle dinamiche del passato.La ricerca antropologica appare dunque di primaria importanza nelfornire informazioni biologiche e culturali relative ad antiche popo-lazioni. Essa procede integrando i dati provenienti da diverse linee diindagine in sinergia con i dati archeologici, fra cui lo studio dellestrutture abitative, funerarie e dei corredi associati ai defunti.

Lo scopo di questa ricerca è quello di ricostruire la storia biologicadelle comunità che hanno abitato l’Etruria meridionale nella prima etàdel ferro, con particolare riguardo alla fase iniziale (IX - metà VIII sec.a.C. secondo la cronologia convenzionale) partendo dalle informazio-ni che si possono ottenere dall’analisi dei resti scheletrici. A tal fine,sono stati analizzati i resti scheletrici provenienti dallo scavo delle ne-cropoli coeve di Villa Bruschi Falgari e di Le Rose, entrambe situatenell’area di Tarquinia (Viterbo). Per quanto riguarda il rito funerario,sono presenti sia la cremazione sia l’inumazione. Tutte le incinerazio-ni, in biconici, sono riferibili alla fase iniziale della prima età del ferro,solamente due tombe a fossa di due individui femminili inumati sonoattribuibili alla fase 2 (Trucco 2006). Fanno inoltre parte del campio-ne anche due inumazioni attribuibili all’Orientalizzante, che però nonsono state considerate nell’analisi antropologica.

Nel caso della necropoli di Villa Bruschi Falgari, fin dalla fase di sca-vo il progetto ha visto la collaborazione di diverse competenze scienti-fiche, tra le quali quella dell’antropologo (Trucco et alii 2002; 2005).

Per entrambi i campioni è stato effettuato il rilevamento di quelleinformazioni utili alla ricostruzione delle condizioni di vita e dellostato di salute della comunità i cui membri sono stati seppelliti nellanecropoli. In particolare sono stati presi in considerazione gli indica-tori demografici (determinazione dell’età alla morte e diagnosi delsesso) e quelli paleopatologici, nell’intento di ricostruire il profilo de-mografico e lo stato di salute del campione, nonché di ottenere infor-mazioni circa l’attività fisica degli individui.

Metodologie utilizzateLa diagnosi del sesso è stata operata seguendo le tecniche propo-

ste da Acsadi e Nemeskeri (1970), e ridiscusse da Ferembach et alii

* Charun S.r.l., Roma.** Istituto Italiano di Antropologia, Roma.*** Università de “L’Aquila”, L’Aquila.

**** Texas Tech University, Stati Uniti. ***** Soprintendenza per i Beni Archeo-logici dell’Etruria Meridionale, Roma.

Rita Vargiu*** Domenico Mancinelli*** Robert R. Paine**** Flavia Trucco*****

Condizioni di vita e stato di salute a Tarquinia (Vt) nella fase iniziale della prima età del ferro

Rita Vargiu - Domenico Mancinelli - Robert R. Paine - Flavia Trucco

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1977-79, utilizzando le caratteristiche morfologiche del cranio, dellamandibola e della pelvi.

La determinazione dell’età alla morte degli individui adulti è stataeffettuata secondo le indicazioni di Nemeskeri et alii 1960 e di Ferem-bach et alii 1977-79, prendendo in considerazione il grado di oblitera-zione delle suture endocraniche, il grado di rimodellamento della su-perficie della sinfisi pubica e il grado di riassorbimento del tessuto spu-gnoso della diafisi delle ossa lunghe. Inoltre è stato considerato il gra-do di usura dei denti in accordo alla metodologia elaborata da Lovejoy1985 e il grado di obliterazione delle suture ectocraniche (Meindl-Lo-vejoy 1985). Nel caso degli individui giovanili e infantili, la determina-zione dell’età alla morte è stata effettuata in base alla lunghezza delleossa lunghe (Stloukal-Hanakova 1978; Scheuer et alii 1980) e al gradodi sviluppo della dentizione decidua e mista (Wheeler 1978).

L’analisi paleopatologica è stata svolta utilizzando i metodi pre-sentati da Buikstra e Ubelaker 1994. Allo scopo di determinare lo sta-to di salute del campione analizzato è stata rilevata la presenza di pe-riostiti, traumi (Merbs 1989; Lovell 1997; Mann-Murphy 1990), in-dicatori di problemi alimentari (cribra orbitalia e periostosi porotica)(Goodman-Martin 2002), rimodellamenti delle articolazioni appen-dicolari e osteoartriti delle vertebre (Jurmain 1980). La stima dellatemperatura di combustione dei resti cremati è stata effettuata in ba-se alle indicazioni della scala cromatica messa a punto da Shipman etalii nel 1984.

RisultatiIn totale sono stati analizzati i resti scheletrici appartenenti a 202

individui provenienti dallo scavo delle necropoli di Villa Bruschi Fal-gari (198 individui) e di Le Rose (quattro individui) per un totale di207 tombe. Il rito funerario prevalente è quello della cremazione,presente con 195 casi (pari al 96,5%), contro sette inumazioni(3,5%). Le sepolture provenienti dalla necropoli di Le Rose sono tut-te a incinerazione. La maggior parte delle incinerazioni (183, pari al96,8%) contiene i resti di un solo individuo, mentre è presente soloun caso di sepoltura doppia in cui due biconici, contenenti un indi-viduo ciascuno, sono stati seppelliti all’interno della stessa tomba.

Di seguito vengono presentati i risultati complessivi dello studioantropologico, divisi per tipologia di analisi.

PaleodemografiaI dati paleodemografici (diagnosi del sesso e determinazione del-

l’età alla morte) sono stati utilizzati per costruire le tavole di morta-lità, attraverso le quali è possibile esaminare le modalità di estinzionedi una generazione nel tempo e le differenze della mortalità nelle va-rie classi di età, con l’individuazione di eventuali intervalli critici.

Condizioni di vita e stato di salute a Tarquinia (Viterbo) nella fase iniziale della prima età del ferro

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Nella figura 1 viene mostrata la distribuzione percentuale dei sogget-ti deceduti (dx) nelle varie classi di età. Allo scopo di definire meglioil profilo demografico sono state utilizzate classi di età differenziate:classi biennali e triennali per le porzioni infantile e giovanile, quin-quennali per gli adulti. Dall’analisi della struttura demografica delcampione si evince la sottostima del segmento infantile e giovaniledella popolazione, con una presenza di individui sotto ai sedici annidi età pari al 20,6%. È degna di nota anche una scarsa presenza di in-dividui nell’ultima classe di età (oltre cinquant’anni), con un valoredel 3,3%. La maggior parte delle morti si concentra dunque nelleclassi comprese tra sedici e quarantaquattro anni di età (fig. 1).

Nella figura 2 viene presentata la distribuzione percentuale degli

individui adulti divisi per sesso. A causa della scarsa numerosità (ot-tantaquattro femmine e cinquanta maschi) sono state considerateclassi di età decennali. La sex ratio o indice di mascolinità (il rappor-to tra numero di maschi e numero di femmine) è pari a 0,59 indican-do un rapporto fortemente sbilanciato a favore delle presenze fem-minili.

Si nota, infatti, nella prima fascia di età (venti-ventinove anni), unascarsa presenza di individui di sesso maschile (23,6% contro il 40,8%di femmine) e la differenza tra i due sessi perdura, pur se in misuraminore, nella classe trenta-trentanove anni. Successivamente si haun’inversione, con valori maggiori per i maschi in tutte e due le clas-si (40-49 anni e oltre i 50 anni). Comunque, in entrambi i sessi pochiindividui raggiungevano un’età avanzata, come mostrano i valori del-l’ultima classe di età (cinquanta-X) e il fenomeno è più accentuato nelsesso femminile (9,5% dei maschi e 2,2% delle femmine) (fig. 2).

1. Distribuzione percentualedella mortalità (dx).

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Analisi PaleopatologicaIn base alla presenza delle lesioni scheletriche si può ricostruire lo

stato di salute della comunità, assumendo che la loro presenza è in-dicatore di uno stress cronico, mentre la loro assenza può indicareanche un evento acuto che ha causato la morte (Wood et alii 1992;Katezenberg 1992).

Lo studio paleopatologico è stato svolto sull’intero campione e ilconteggio dell’incidenza delle diverse patologie è stato effettuato inbase al numero dei distretti scheletrici analizzati.

La frequenza delle lesioni scheletriche negli individui subadulti èmolto bassa (4%). Infatti, tutti gli individui di età inferiore a dieci an-ni non presentano lesioni, mentre tra quelli di età superiore (venti-quattro) solo tre (12,5%) mostrano patologie. In particolare, questeconsistono in cribra cranii e periostiti delle ossa lunghe. Entrambi i ti-pi di lesioni sono indicatori di infezioni generalizzate o di inadegua-tezze nutrizionali (Stuart-Macadam 1992; Paine-Brenton 2006). Que-sta scarsa presenza di lesioni tra i subadulti è probabilmente dovutaalle precarie condizioni di conservazione dei resti e al fatto che spes-so la morte era causata da malatie acute che non lasciavano segni sul-le ossa (Wood et alii 1992). Tutte le osservazioni che seguiranno so-no quindi riferite agli individui adulti.

Nella tabella 1 vengono presentate le frequenze percentuali dellelesioni scheletriche rilevate nel campione e divise per sesso.

Tabella 1. Frequenze percentualidelle lesioni scheletriche.

2. Distribuzione percentualedella mortalità degli individuiadulti.

Lesioni scheletriche Maschi Femmine TotaleOsteoartriti vertebrali 16,9 9,7 13,0Degenerazione delle articolazioni 39,6 22,5 29,0Iperostosi porotica + Cribra orbitalia 9,0 4,0 6,2Periostiti 15,1 9,7 11,6

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Come si può notare, entrambi i sessi mostrano elevate frequenzedi osteoartriti vertebrali (16,9% nei maschi e 9,7% nelle femmine),particolarmente accentuate a carico del segmento cervicale. Questotipo di patologia è molto comune a prescindere dall’epoca, dello sta-to sociale e dell’ambiente di vita.

La patologia più frequente nel nostro campione è rappresentatadalla degenerazione delle articolazioni, presente con un valore del29%. Questo tipo di lesioni è causato da infiammazioni associate aprocessi di invecchiamento e/o a traumi che danneggiano la cartila-gine delle articolazioni. La presenza della patologia è infatti indicati-va di gesti ripetuti e il suo studio può essere di aiuto nella ricostru-zione dello stile e della qualità della vita delle popolazioni preistori-che (Jurmain 1980). Nel nostro campione la presenza di questo tipodi lesione risulta differenziata per sesso: i maschi, infatti, ne risultanopiù colpiti (39,6%) rispetto alle femmine (22,5%).

Inoltre, le articolazioni più affette da tale patologia sono la spalla, ilgomito e il ginocchio nei maschi, e il ginocchio nelle femmine (tab. 2).

I cribra orbitalia e l’iperostosiporotica sono lesioni a carico delleossa del cranio che generalmentevengono interpretati come una ri-sposta non-specifica causata da uncerto numero di fattori, tra i qualiil corredo genetico, la dieta e lecondizioni ambientali in senso lato

(Goodman et alii 1988; Larsen 1977). In generale, disordini metaboli-ci e alimentari possono produrre l’iperostosi porotica e i cribra orbita-lia e la loro presenza in elevate frequenze viene associata a un tipo divita qualitativamente povera. Nel campione di Villa Bruschi Falgari-LeRose la frequenza percentuale di queste lesioni è relativamente bassa(6,2%), con una maggiore incidenza nei maschi (9,0%) (tab. 1).

È stata infine rilevata la periostite, una lesione scheletrica associataall’infiammazione del periostio (porzione esterna dell’osso), che puòavere a sua volta svariate origini: trauma, infezione, vene varicose e squi-libri alimentari (Mann-Murphy 1990). Tale patologia viene spesso attri-buita a una dieta povera (Ortner-Putcshar 1981); infatti la mancanza dielementi nutritivi può indebolire la risposta immunitaria alle infezioniche possono causare lesioni scheletriche, come appunto la periostite. Ingenere l’anemia da ferro e lo scorbuto, di origine alimentare, possonoessere causa di questo tipo di lesione, così come le infezioni. È noto chei maschi sono più suscettibili rispetto alle femmine e quindi differentimodalità di insorgenza della patologia possono essere legate ad attivitàdifferenziate per sesso (Larsen 1977; Stuart-Macadam 1989; 1992). Nelnostro caso, solo il 9,7% delle femmine presenta questa lesione nelle os-sa lunghe, mentre nei maschi si ha un valore del 15,1%.

Tabella 2. Frequenze percentualidelle degenerazioni divise pertipo di articolazione.

Articolazione Maschi FemmineSpalla 13,0 6,5Gomito 15,0 4,0Polso 7,5 3,0Anca 0,0 2,0Ginocchio 15,0 10,8Caviglia 6,0 0,0

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ConclusioniNonostante la complessa struttura sociale del campione di Villa

Bruschi-Le Rose, messa in evidenza dall’analisi archeologica dellapratica funeraria e dei corredi associati alle deposizioni, lo studio an-tropologico dei resti scheletrici ha evidenziato una considerevole pre-senza di problemi di salute. È quindi evidente che anche la presenzadi uno stato sociale “elevato” non rappresenta una protezione versole cause che possono provocare lesioni scheletriche. D’altronde que-sto risultato è in accordo con studi effettuati su resti scheletrici ap-partenenti a individui di rango elevato, provenienti da diversi conte-sti geografici e cronologici (Paine et alii 2007; Powell 1991).

Per quel che riguarda i parametri demografici il nostro lavoro haevidenziato una chiara sottostima della porzione infantile della po-polazione e una scarsa presenza dei soggetti maschili in giovane etàadulta, fenomeni probabilmente riconducibili a fattori di natura cul-turale. Si può escludere, infatti, la presenza di aree differenti di se-poltura all’interno della necropoli, in quanto l’indagine archeologicaè stata pressoché completa.

La scarsa presenza di individui sopravvissuti fino a un’età avanza-ta, testimoniata dai bassi valori nell’ultima classe di età (oltre i 50 an-ni), particolarmente per il sesso femminile, farebbe supporre dellecondizioni di vita non buone per la comunità oggetto di indagine equindi difficoltà a interagire con l’ambiente e a utilizzarne le risorse.

La maggior diffusione delle lesioni scheletriche riscontrate negliindividui maschili potrebbe essere imputabile al fatto che questi ulti-mi avessero maggiori probabilità di raggiungere età avanzate e quin-di di contrarre patologie. D’altro canto gli individui femminili, vi-vendo meno anni, sarebbero stati meno esposti alla diffusione dieventi cronici.

Inoltre le differenze riscontrate per le lesioni legate alle attività la-vorative (osteoartrosi e degenerazione delle articolazioni) suggerisco-no l’esistenza, nella popolazione di Villa Bruschi Falgari - Le Rose, diuna divisione del lavoro tra i due sessi.

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Condizioni di vita e stato di salute a Tarquinia (Viterbo) nella fase iniziale della prima età del ferro

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Questo lavoro si basa sull’analisi paleodemografica e paleopatologica di due cam-pioni dell’età del ferro di Villa Bruschi Falgari e di Le Rose (Tarquinia, VT) conlo scopo di ricostruire le condizioni di vita e lo stato di salute delle comunità chevi erano seppellite. La maggior parte delle sepolture sono a incinerazione (96,5%)e contengono un solo individuo (96,8%). L’analisi paleodemografica (diagnosi delsesso e determinazione dell’età alla morte) è stata svolta allo scopo di costruire letavole di mortalità, attraverso le quali è possibile esaminare le differenze dellamortalità nelle varie classi di età e individuare eventuali intervalli critici. Nel cam-pione si nota una chiara sottostima del sottocampione infantile e giovanile, oltre aquello relativo alle classi più avanzate (oltre i 50 anni). La sex ratio negli adulti(0,59) indica una marcata prevalenza del sottogruppo femminile. L’analisi paleo-patologica ha messo in evidenza tra gli individui adulti la consistente presenza dilesioni scheletriche: il 6,2% mostra cribra cranii, il 29% presenta degenerazionidelle articolazioni, il 13% osteofiti associati a osteoartriti delle vertebre e l’11,6%periostiti. Quindi, lo studio antropologico dei resti scheletrici ha messo in eviden-za la presenza di problemi di salute, nonostante la complessa struttura sociale delcampione di Villa Bruschi Falgari - Le Rose, messa in evidenza dall’analisi ar-cheologica delle pratiche funerarie e dei corredi associati alle deposizioni.

Early Iron-Age burials from the necropolises of Villa Bruschi Falgari and Le Rose(Tarquinia, Viterbo) have been examined with the aim of reconstructing life condi-tions and health status by means of paleodemography and paleopathological assess-ment. The majority of the burials are cremations (96,5%) and most of them are con-tain one individual (96,8%). The paleodemographic data (identification of sex anddetermination of age at death), were used to compile life tables. These were thenused to evaluate the differences in mortality between the various age classes, fol-lowed by the identification of any critical intervals. The infants and the sub-adultsare not well represented, as well as the latest age class (more than 50 years). The sexratio of the adults (0.59) indicates a prevalence of females in the sample. Among theadult individuals, we found that 6.2% of them showed cranial pitting, 29% showeddegenerative joint disease lesions, 13% exhibited osteophytes associated with osteo-arthritis of the vertebral bones, and 11.6% exhibited periostitic lesions. Thus, fromcremated skeletal evidence, it can be determined that the health status of these ear-ly Iron Age peoples was poor, despite the very complex social structure detected fromthe archaeological evidence of the funerary practice and of the artifacts found in theburials.

Riassunto / Abstract

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Indice generale

Volume I

Prima sezioneL’alba dell’Etruria

Fenomeni di continuità e trasformazione nei secoli XII-VIII a.C.Nuccia Negroni Catacchio

La questione delle origini etrusche: dati archeologici e linguisticia confronto con i risultati di una recentissima indagine geneticaMaurizio Harari

Discussione

Astronomia e misura del tempo nella pre e protostoria d’EtruriaAdriano Gaspani

Comunità e territori nel Villanoviano evoluto dell’Etruria meridionaleCristiano Iaia - Alessandro Mandolesi

Breve contributo relativo ai processi di sviluppo verso l’urbanizzazione in ambiente mediotirrenicoGian Luigi Carancini

Etruria e Lazio

Processi di protourbanizzazione in aree interne alla sinistra del Tevere. Il caso dell’area ternanaRita Paola Guerzoni

Metallurgia e produzione ceramica al Trebbio (Sansepolcro, Arezzo) Nuovi dati archeometrici preliminari sulle attività produttive dell’alta Valtiberina durante l’età del ferroAndrea Ciacci - Adriana Moroni - Elisabetta Gliozzo - Isabella Memmi Turbanti - Azzurra Cherubini - Alberto Comini - Andrea Masi

L’area chiusina fra la fine del mondo terramaricolo e i nuovi assetti medio-tirrenici. Lo scavo di BagnoloCristina Balducci - Fulvia Lo Schiavo - Alessandro Zanini

Nuovi dati dallo scavo di Duna Feniglia (Orbetello, Gr)Laura Benedetti - Paola Capuzzo - Luca Fontana - Fabio Rossi

Corredi funerari femminili di rango a Vulci nella prima età del ferro: il caso della Tomba dei Bronzetti sardiLetizia Arancio - Anna Maria Moretti Sgubini - Enrico Pellegrini

Motivi decorativi e loro relazioni con le forme ceramiche del Bronzo Finale nella valle del fiume FioraMassimo Cardosa - Christian Metta

Recenti rinvenimenti del Bronzo Finale da Farnese (Vt)Nuccia Negroni Catacchio - Chiara Fizzotti

Condizioni di vita e stato di salute a Tarquinia (Vt) nella fase iniziale della prima età del ferro Rita Vargiu - Domenico Mancinelli - Robert R. Paine - Flavia Trucco

Continuità e trasformazione nel paesaggio protostorico cerite. Alcuni nuovi datiOrlando Cerasuolo

Le abitazioni a pianta ellittica in Etruria nei secoli XII-VIII a.C.Nuccia Negroni Catacchio - Matilde Kori Gaiaschi

Discussione

Alcuni dati sull’uso del territorio tra preistoria e protostoria nella media valle del torrente Arrone (Tuscania, Viterbo)Lucio Giuseppe Perego

La bassa valle del Tevere nel Primo FerroFormazione degli abitati e avvicendamento di assetti territorialiFrancesco di Gennaro - Angelo Amoroso

Il processo storico nel Lazio antico tra la tarda età del bronzo e la prima età del ferro: i protagonistiAnna De Santis - Olimpia Colacicchi - Maria Rita Giuliani - Barbara Santoro

Località Le Vignole, Maccarese (Fiumicino, Roma): risultati preliminari dello scavo protostoricoDaria Ruggeri - Monica Gala - Alessandra Facciolo - Maria Cristina Grossi - Cinzia Morelli - Maria Lucrezia Rinaldi - Sandra Sivilli - Elisa Carrisi - Daniela Citro- Francesca Romana De Castro

Nuovi rinvenimenti dalle “terre di Marino”Sepolture e aree funerarie del Bronzo FinaleMicaela Angle - Pamela Cerino - Agnese Livia Fischetti

Discussione

Per una revisione del popolamento in Romagna nell’età del bronzo finaleMaurizio Cattani - Vittorio Cavani - Bernardo Rondelli

Il sito di Monte Battaglia e il ruolo dei passi appenninici alla fine dell’età del bronzoMonica Miari

Dinamiche insediative nella tarda età del bronzo nell’Appennino bolognese. Nuove acquisizioniVittorio Cavani - Vanessa Poli

Nuove acquisizioni sul Villanoviano bolognese a quasi cento anni dalla scoperta della necropoli di San Vitale da parte di Gherardo Ghirardini Luigi Malnati - Caterina Cornelio - Davide Mengoli

Il lago Trasimeno tra Bronzo Medio e Primo Ferro: proposta per un’analisi dell’insediamentoMaria Cristina De Angelis

Nuovi rinvenimenti del Bronzo Finale sul colle Sant’Elia a SpoletoNicola Bruni

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Volume II

Aree di confronto

L’organizzazione del territorio in Polesine tra Bronzo Recente e prima età del ferro iniziale (XIII-IX sec. a.C.)Luciano Salzani - †Cecilia Colonna

L’Italia centrale adriatica tra il Bronzo Finale e la prima età del ferroMarco Ritrecina

L’occupazione della Campania meridionale nella tarda età del bronzo: fenomeni di continuità e discontinuità insediativaPaola Aurino

Le genti delle dune e del mare, le tribù delle colline: egemonia dei centri etruschi e ristrutturazione del mondo indigeno in Campania nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.Alessandra Gobbi - †Gianni Bailo Modesti

Il cavaliere e la morte? Tombe con morsi di cavallo nella Campania protostoricaMarco Minoja

Aggiornamenti sulla fase IB di Capua. Elementi di continuità e trasformazione culturale desumibili da contesti funerari inediti in località CappucciniGian Luca Melandri

Le strutture abitative e di servizio dell’insediamento dell’età del ferro di Longola (Poggiomarino, Na)Claude Albore Livadie - Emilio Castaldo - Nicola Castaldo - Barbara Cesarano - Daniela Citro - Adriana d’Avella - Matteo delle Donne - Maria Teresa Pappalardo -Natascia Pizzano - Roberto Vannata

Il XII secolo a.C. nella Puglia settentrionale e in Molise: fenomeni di continuità e trasformazioneAlberto Cazzella - Cristiana Ruggini

Discussione

I Sardi nell’Italia tirrenica nel Bronzo Finale - Primo Ferro (riassunto)Anna Depalmas

Discussione

La céramique du Bronze Final dans le Sud de la Corse (XIIe-IXe siècle av. J.-C.)?:les assemblages récurrents de type «?Apazzu-Castidetta-Cucuruzzu?»Kewin Pêche-Quilichini

Seconda sezioneRicerche e scavi

Aggiornamenti e riflessioni sul problema del sale nella preistoria e nella protostoriaTomaso Di Fraia

Le armille tipo Zerba: un riesame della questioneSilvia Paltineri - Francesco Rubat Borel

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L’area di Gonfienti compresa tra il fiume Bisenzio e il torrente Marinella (Prato e Firenze): prime considerazioni sugli insediamenti dell’età del bronzo media e recente Paola Perazzi - Pasquino Pallecchi - Gabriella Poggesi - Lucia Pagnini - Cecilia Martini

L’applicazione della Tomografia Computerizzata (TC) al microscavo dei cinerari: il caso della necropoli villanoviana di PisaEmanuela Paribeni - Jasmine Bagnoli - Valentina Giuffra - Davide Giustini - Simona Minozzi - Davide Caramella - Gino Fornaciari

Nuove ricerche alla Grotta dei Santi (Monte Argentario, Grosseto) Adriana Moroni Lanfredini - Margherita Freguglia - Federico Bernardini - Giovanni Boschian - Carlo Cavanna - Jacopo Crezzini - Pamela Gambogi - Laura Longo - Lucio Milani - Fabio Parenti - Stefano Ricci

Discussione

Alcuni interventi di chirurgia cranica rinvenuti sui reperti ossei di recente recupero dalla grotta dello Scoglietto (Alberese, Gr)Filiberto Chilleri - Elsa Pacciani

Discussione

Pianetti di Sovana, Sorano (Grosseto): nuovi dati per la media età del bronzo nella valle del FioraGabriella Barbieri - Valentina Faudino - Enrico Di Nola - Anna Ferrarese Lupi - Fabrizio Diciotti - Luca Mario Nejrotti - Lara Arcangeli

Aspetti cronologici e primo inquadramento del villaggio sommerso di Sposetta nel lago di BraccianoIsabella Damiani - Patrizia Petitti - Flavia Trucco

Discussione

Alcuni corredi di età orientalizzante da Avella (Av)Elena Acampa

Elenco dei partecipanti

Elenco delle abbreviazioni

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PPE.Atti IX

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

L’alba dell’EtruriaFenomeni di continuità e trasformazione

nei secoli XII-VIII a.C.

Ricerche e scavi

Da molti anni gli studiosi di Protostoria e gli Etruscologi focalizzano la loro attenzionesulle vicende e sulle trasformazioni avvenute in Etruria tra i secoli XII e VIII a.C.,un’epoca cruciale in cui si forma quella che nei secoli successivi sarà la Civiltà etruscaormai completamente sviluppata. Lo scopo del convegno è stato quello di indagare queste trasformazioni, i processi che le sottendono, e la spiegazione delle loro cause, sia dal punto di vista del territorio,sia da quello dello sviluppo sociale, culturale, ideologico.I dati archeologici ora a nostra disposizione, frutto di scavi e studi recenti permettono di rivisitare gli eventi di questo lungo periodo e di ricostruirli e leggerli in modo critico.Si sono prese in esame le continuità e le trasformazioni che avvengono nel tempo in situazioni particolarmente indicative: quali l’uso del territorio; gli insediamenti, le singole strutture abitative o di servizio, la programmazione degli spazi interni; la formazione di villaggi rurali e artigianali; i luoghi del culto, la concezione del sacro e l’ideologia funeraria; gli oggetti del quotidiano; l’organizzazione sociale e i corrispondenti indicatori; la concezione del potere e i simboli di status; la mentalità.Come sempre il tema ha riguardato l’Etruria in senso lato, ma per i necessari confronti sono stati accettati anche interventi relativi ad aree diverse, purché conproblematiche collegate. In qualche caso, strettamente legato all’Etruria, è stato anchepossibile analizzare elementi di epoca più recente, come esiti di situazioni protostoriche. La seconda sezione ha raccolto gli interventi relativi agli studi e alle scoperte pre e protostoriche effettuate in Etruria durante gli ultimi anni.

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volume I

CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIAMilano

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