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I problemi della sostanza e
dell'equivalenza nella traduzione
poetica con esempi d'alcune poesie
tradotte in arabo
Dr. Hussein Mahmoud, Facoltà di lettere, Università
di Helwan
Introduzione
Lo studio della traduzione poetica ha
oltrepassato lo slogan classico della bell'infedele
con le sue variazioni belle- brutte e fedeli – infedeli.
Ora si parla della sostanza linguistica ed
extralinguistica della poesia e quale fra loro si
prende e quale si lascia nella traduzione della
poesia.
1
Per tradurre una poesia - vale a dire un
testo letterario a fini estetici – si deve
prendere in considerazione l'analisi semantica di
questo testo per poter traslocare la sua sostanza
linguistica, analizzando nello stesso tempo il
fondo fonologico e musicale della poesia per
poter trasferire la sua sostanza
extralinguistica. In questa tesina si cerca di
trovare soluzioni dei problemi della traduzione
poetica dall'italiano in arabo discutendo le
questioni della sostanza e dell'equivalente
diviso in due tipi: il culturale e il temporale.
L'analisi semantica
2
La traduzione stessa si considera uno
strumento d'analisi grazie alla "tecnica del
duplicato non identico del testo letterario" che
" consente un'analisi comparativa degli effetti
stilistici del segno linguistico"1. In questo
caso si distingue tra i diversi elementi
linguistici, vale a dire tra significato e
significante. Nella poesia il significato indica,
quasi il valore semantico del lessico scelto
dall'autore, mentre il significante indica la
funzione, ma anche il modo, con cui si usa questo
lessico. Il processo tradottivo della poesia
consiste nel disaggregare le componenti
linguistiche e ed extralinguistiche e il
riaggregarle in codici diversi2. A chiarire le
componenti del testo poetico è Roman Jakobson
nella seguente citazione:
1 Sergio Cigada, La traduzione come strumento di analisi critica deltesto letterario, in Processi traduttivi: Teorie de applicazioni.
Atti del seminario su "la traduzione", Brescia, 1981, Pubicazioni delcentro di lingutistica dell'Università Cattolica, saggi e monografie
– 3, La Scuola. Brescia:1982, p. 196.2 Cfr Ibidem.
3
"Il testo poetico come testo linguistico in
equilibrio interno, con autofinalizzazione del
messaggio: ciò che in concreto si traduce nel fatto che
chi costituisce quel testo procede all'aggregazione di
nuovi segmenti discreti non compiendo l'opzione
paradigmatica per ragioni referenziali, o comunque
esogene, ma in funzione di parallelismo col segmento
già composto: la funzione poetica proietta il criterio di
selezione dell'asse paradigmatico all'asse
sintagmatico3".
L'equilibrio interno della poesia è una
particolarità del testo poetico in cui
"l'intreccio di significato e significante va ben
la di là del rapporto fra contenuto semantico o
l'immagine acustica che simboleggia4".
3 R. Jakobson. Lingusitica e poetica, in Processi traduttivi, op. cit., p. 197 .4Sergio Cigada, op.cit, p. 6.
4
Nella traduzione della poesia si suole
affermare che si mantiene il significato e si
sostituisce il significante, in pratica la
traduzione poetica mantiene alcune strutture
essenziali della versione originale (semantica) e
ne modifica altre (fonologiche). Il livello
semantico e il livello morfo-sintattico sono due
livelli diversi nelle due lingue, araba ed
italiana5. C'è una certa coincidenza invece tra
le dicotomie significato – significante e sostanza linguistica
– sostanza extralinguistica nello stesso codice. Visto
che, comparando l'italiano e l'arabo, non c'è
differenza tra le sostanze linguistiche ed
extralinguistiche nelle due lingue (dato che le
sostanze non sono variabili, anche al livello
acustico, perché nelle due lingua ci sono un
certi metro e un certo sistema di rime) si deduce
che differenza si limita alle strutture
linguistiche. Non possiamo, perciò, essere
d'accordo con questa opinione che afferma la
5 Si sa che non c'è "coincidenza (tra) le aree semantiche dei segni in diversi codici" e che sono addirittura "irrepetibili". "Le strutture morfo-sintattiche sono esse stesse portatrici di semanticità e diverse per funzione e valore da codice a codice", cfr.Ibid, p. 188.
5
trasposizione semantica e la modifica fonologica.
E come vedremo dopo si può anche trasferire la
sostanza non linguistica di un testo poetico.
Tutto dipende, insomma, da altri parametri
che dobbiamo prendere in considerazione, che sono
stati discussi da Umberto Eco recentemente6.
La sostanza linguistica:
6 Si tratta di esercizi di parafrasare alcuni versi tradotti per ilfine di arrivare ad una formula che garantisce il trasferimento anche
della sostanza extralinguistca, Vedi: U. Eco, Dire quasi la stessa cosa,
Bombiani, Milano: 2003 , p. 261.
6
La traduzione ci permette di individuare nel
testo poetico dati e strutture – e valenze
poetiche – puramente semantici, traducibili, ed
altri legati al significante (sostanza
extralinguistica) indipendenti e totalmente
diversi dai primi. Nella traduzione poetica si
punta spesso al rifacimento radicale, come
sottoposto alla sfida del testo originale per
ricrearlo in altra forma e altra sostanza
cercando di rimanere fedeli, non alla lettera, ma
a un principio ispiratore la cui individuazione
dipende ovviamente dall’interpretazione del
traduttore7. Il traduttore, infatti, deve cercare
prima, tramite un’analisi curata, di ritrovare
quello che viene definito da alcuni teorici di
traduttologia l’aspetto dominante della poesia: alcune
poesie hanno l’aspetto fonologico come aspetto
dominante e l’aspetto semantico come
sottodominante e vice versa. In altri testi la
mutazione del significante non intacca le valenze
poetiche, queste appaiono estranee alla “couch”
fonetica, appaiono come pure strutture
7 Vedi: Id, p. 293.
7
sinsemantiche che sopravvivono inalterate nei
diversi codici: il testo poetico è riproducibile,
la scissione del significante non lo altera. Come
esempio di questo genere di testo riportiamo
alcuni versi di Hassan Teleb tradotti in italiano
con la scissione del significante. In una poesia
intitolata “Il diluvio” il poeta egiziano dice:
م ع لي ا أ� ي
ان� � وص ل أل طوف
سرع ت� أ أ� ذ� ك& أ% س ع لي لي � ف
ة� ب/. ت� ع لي م ق�ر ي ن� ل رأ� ذ� أ%
دة� ج. ا ل لن; ات� ط لي. اس ب .رأي عض� أل ي� . لوح ب I ف� ي ك ي
. ات� ي Mا . اس ي عض� أل ي� . م ب ت�مت� ف� ي و ك ي 8أ�
Ho tradotto questi versi in italiano come
segue:
8 , ة, ح سن� ط لت. ي �Yي ا � ع عض� أ� . لة وب � وأن� رس اي ي^ ي ع لي وذ .Yب ف� أ� � ة�م وأق ع لي ل لصجاف� لس ألأ� : أل مج. اه رة� .89, ص 2002, أل ق�
8
O madre di Ali
È giunto il diluvio
Nessuno ti rimproverebbe se fosti inquieta
Allora vedresti da vicino alcuni che si
affannano sbandierando
Chiedendo aiuto
O vedresti altri mormorare versetti
coranici9.
È evidente che il pensiero, malgrado triste,
di Hassan Teleb è più dominante in questi versi,
e l’omissione della sostanza extralinguistica non
ha danneggiato il significato.
9 Traduzione non publicata dll’autore di questa ricerca e rivisionata
da Rosella Cipollone.
9
Dall’altra parte ci sono dei testi poetici
cui le valenze poetiche appaiono estranei al
codice in cui si presentano. La trasposizione di
questi testi da un codice all’altro con
l’eliminazione del significante non intacca la
sostanza poetica evidentemente connessa a pure
strutture semantiche di questi testi. Come
esempio di questo tipo portiamo alcuni versi da
una poesia prosaica (رrث دة� أل ن; صي � che non perderebbero (قnessuna valenza poetica quando vengono trasposti
dall’arabo in italiano:
Questa mappa è molto mutata
L’universo è un fuoco
L’oriente e l’occidente sono una tomba
Sola
Raccolta dalle sue ceneri.10
10 Adonis, Memoria del vento, Guanda, 1998.
10
La specificità del testo poetico – non
scientifico, non referenziale – non nega che ogni
testo è un senso, è una dimensione semantica, e a
un certo punto traducibile. Un’altra volta il
testo poetico non è un’eccezione per quanto
riguarda gli aspetti estetici, poiché ogni
traduzione, anche quella di un cartello stradale,
ha in sé un aspetto estetico11.
11 U. Eco, op.cit., p. 264.
11
Questi due esempi approvano che la poesia è
traducibile, anche se si accettasse che la poesia
per definizione è intraducibile – e certamente
alcune lo sono – e che la traduzione poetica rende
evidente il fatto che una traduzione può essere soddisfacente solo
quando rispetta anche le sostanze della manifestazione lineare,
persino quando si tratta di traduzioni strumentali, utilitaristiche e
dunque prive di pretese estetiche12. Per cui posso affermare
che tutti i testi che usano la lingua come
strumento hanno due tecniche strutturalmente
diverse ma possono essere dipendenti una
all’altra, una generata dalla funzione semantica
e l’altra condizionata dalla strumentazione
fonetica della lingua. È ormai vecchio
l’argomento che la poesia sia piu difficile da
tradurre di ogni altro genere testuale. L’unica
difficoltà che ci appare è quella di poter
lavorare sulle sostanze ed avvicinare il più
possibile tra le sostanze dei codici diversi.
12Ibid., p. 296.
12
Bisogna affermare però che al livello della
sostanza linguistica, i problemi non sono tanti,
perché la maggior parte delle traduzioni poetiche
dall’italiano in arabo ci hanno portato bene il
contenuto semantico delle poesie tradotte, anzi i
bravi traduttori si sono consentiti, come dice
Eco, di compiere lo stesso “va e vieni” tra
manifestazione lineare e contenuto13. Le
differenze maggiori tra un traduttore ed un altro
consistono nel “come” cogliere il contenuto
denotato e quello connotato, e questo “come”
dipende dal livello di conoscenza sia della
lingua araba che della lingua italiana; ma
dipende anche dal “gusto” del traduttore stesso.
Umberto Eco suggerisce tre formule per la
traduzione della poesia, tra cui due riguardano
la trasposizione della sostanza linguistica (i e
ii) e la terza tratta la trasposizione della
sostanza extralinguistica.
13Ibid., p. 293.
13
A dire il vero la prima formula non riguarda
solamente la traduzione nel suo significato
terminologico, anche se la parafrasi del testo si
considera in certi sistemi linguistici una vera
traduzione, come per esempio la traduzione del
Decamerone dal volgare del Medioevo alla lingua
italiana d’oggi, la cosa che non possiamo
verificare nella lingua araba. Dal punto di vista
di Eco la sostanza linguistica muta anche nelle
operazioni di parafrasi, nella traduzione vera,
invece, si individua la stessa sostanza del
contenuto ma attraverso due manifestazioni
diverse.
14
Secondo la teoria dello scopo
(Skopostheorie14) la parafrasi serve solo ad
aiutare il lettore ad accedere
all’interpretazione del testo attraverso la
chiarificazione dei valori semantici
dell’originale, sia nello stesso codice o in un
altro codice diverso. Questa modalità è diffusa
nelle traduzioni di tipo accademico, quando la
traduzione viene sempre accompagnata con una
introduzione critica che mira ad spiegare diveri
aspetti del testo tradotto, tra cui l’aspetto
semantico.
Un esempio si può riscontrare nella
traduzione di Salama M. Soliman, di due poesie di
Antonio Contiliano “Combattente palestinese” e
Rolando Certa “Senza confini” accompagnati di un
apparato critico sulle “poesia per pace” che era
il contesto in cui si sono composte le due
poesie, ma Salama combina anche la
14 Vedi: K. Reiss e H. J. Vermeer, Grundelgungen einer allgemeinen
Translationstheorie, Niemeyer, Tút, 1984 .
15
chiarificazione critica delle due poesie con una
traduzione di tipo filologico dei due testi15.
Ritorniamo alla formula proposta da Eco quale
è :
Formula (i)
SL1/C1 SL2/C1a dove C1a = C1
Dove SL1, la sostanza linguistica del testo
fonte che esprime il contenuto C1, , viene
trasformato in una diversa sostanza linguistica
SL2 che esprime un contenuto C1a dove C1a è lo
stesso C1 16. In un altro posto Eco, commentando la
traduzione di Bonfantini, afferma che questa
modalità bisogna essere esclusa dal novero delle
traduzioni propriamente dette17.
Pare che salama, da bravo traduttore, era
consapevole di questo fatto, così ha combinato la
traduzione (proprio detta) con la critica per
dare al lettore il massimo aiuto.
, ص15 �ي Yاب rي عرأء, أل عدذ أل rش عر وأل rش لأل أل � , أل سلأم م ن� خ طالي Yي عر ألأ% rش ارأت� م ن� أل ت� , م خ� مة� . ل سن� ل لث�رج لة� ألأ� , م ج. مان� س لأمة� م حمد س لتر 135 اب ي� . 2002, ي اه رة� , أل ق� ل سن� ة� ألأ� : ك لي
16 U. Eco, op. cit., p. 261.17 Ibid., pp. 264-265.
16
La seconda formula di Eco, considerata da lui
stesso insoddisfacente rispetto al modo di
tradurre cui è consigliabile mantenere la stessa
sostanza, calcola:
Formula (ii)
SL1/C1 SL2/C1,
dove la sostanza linguistica, che esprime il
contenuto C1 viene trasformata a sostanza
linguistica diversa SL2 che esprime lo stesso
contenuto.18
Un esempio dell’applicazione di questa
formula è la frase:
È pericoloso sporgersi.
Che viene tradotta in arabo come segue:
. ة� د; � اف س ك& م ن� أل ي� خ�رح� رأ� � لأ ت
18Ibid, p. 262.
17
Secondo noi, questa formula è insoddisfacente
solo nei testi poetici, perché è valida nei testi
a fini pratici, come nel esempio sopra citato. Ma
nei testi poetici siamo costretti a considerare
le proporzioni quantitative tra le sostanze
linguistiche nei diversi codici.
Tra le altre modalità di uso corrente
classificate secondo lo scopo: la traduzione
interlineare con testo a fronte. Qui anche il
lettore viene ausiliato tramite la traduzione del
testo ed il testo stesso; l’ausilio dunque è
testuale e non più metatestuale come nella
parafrasi con l’ausilio critico.
18
Un esempio di questa modalità lo troviamo
nella traduzione di Moheb Saad di alcune poesie
di Ungaretti, in cui ha tradotto le poesie:
Agonie, Chiaroscuro, Ricordo d’Africa, Tramonto, Notte di maggio,
Un sogno solito e Canto beduino, con il testo originale
a fronte. Qui portiamo la poesia Tramonto non solo
per la bellezza della poesia e della versione
araba, tutte due garantite, ma per affermare che
la traduzione interlineare non esclude gli
aspetti estetici della poesia originale nella
traduzione:
Tramonto
Il carnato del cielo
Sveglia oasi
Al nomade d’amore
روت. � غ
رة� أل سماء rش . ب
ظ� وأخ ات� � وق � ي
ا ق� rش 19ل لرخ ال ع
, ص 19 �ي Yب ا rي , أل عدذ أل طالي Yي عر ألأ% rش ارأت� م ن� أل ت� , م خ� مة� . ل سن� ل لث�رج لة� ألأ� ر 134 م خت. س عد, م ج. اب ي� .2002, ي اه رة� , أل ق� ل سن� ة� ألأ� : ك لي
19
Questa modalità offre al lettore conoscente
delle due lingue l’opportunità di godere sia la
poesia che la sua traduzione araba. Il lettore –
critico possa anche verificare la fedeltà del
traduttore al testo originale. In questo caso lo
scopo del traduttore è indicare al lettore il
significato scelto, tra i tanti possibili,
attribuito alle singole parole dell’originale
malgrado che veramente il risultato nell’insieme
può essere chiamato testo nel senso autentico
della parola, ossia sistema coeso e coerente di
parole. Essa offre inoltre al lettore conoscente
solamente della lingua araba la possibilità di
sentire le sostanza extralinguistica della poesia
originale, vale a dire il gusto e la musica dei
versi di Ungaretti. Il testo riprodotto da
Moheb, aiutato dalle caratteristiche artistiche
di Ungaretti, specialmente la brevità e
l’intensità che sfrutta tutte le energie della
parola, riesce a rendere efficientemente la
poeticità ungarettiana nella lingua araba.
20
La modalità più classica della traduzione
poetica è forse quella adottata da Hassan Osman
nella sua famosa traduzione della Divina
Commedia: la traduzione filologica. Si tratta di
una traduzione che tiene conto del rispetto
filologico del prototesto. Lo scopo di tale
traduzione è dare accesso all’originale per il
lettore che non è in grado di accostarlo con una
delle procedure precedenti. La traduzione di
Osman viene in prosa che non tiene conto della
rima o del ritmo. L’unico oggetto e l’unica
giustificazione di questo genere di traduzione,
secondo Vladmire Nabòkov, è veicolare le
informazioni più esatte possibili, e ciò può
essere ottenuto soltanto con una traduzione
letterale, con note20. Prendiamo un esempio
dall’Inferno di Dante:
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Ché la diritta via era smarrita21.20 Vladimir Nabòkov, Strong Opinions, 1973, New York, Vintage, p. 81.21 Dante Alighieri, Divina Commedia, 1909, Quinta edizione a cura di
Adriano Saloni, p. 16.
21
La traduzione di Osman:
وأء للت� س������ � ذ� ص������ , أ% لم������ة� ة� م ط� . اب������ � ي ع س������ي ف� ف� � دت� ب . ا, وخ������ ي������� ي^� ا ق� ح ي ي������ ص������ف� ط ر ت� ي م ن; ف�
ل ي .22أل سن¦In questa traduzione prosaica il traduttore
non ha cambiato niente del testo originale,
eccetto il passivo, odiato nel buon stile arabo,
trasformato in attivo. Più importante però le due
note aggiunte dal traduttore a questa terzaria
dantesca: a chiarire “il mezzo cammin di nostra
vita” dice:
ن� ص��د س�� ق� ة ب . اب�� ي ك ي� ك& ف� ل�� ي ع ن� ذ� ت� �Yر ذأي�� , وع��ث. ن� ي r لأث rي ام س��ة� وأل أل ج� ، م����ة� يConv. IV, 23أل ول ت وذأ ف� ي م ول���� ت� �Yان� ذأي���� . ول م����ا ك����
ام( ي 1265)ع��� أ أل عم���ر ف� د� ل���غ� ه��� ¦ د ي � ك���ون� ف��� ي � عض�1300 ف . رى ب . ب���مع�ة� ل��ة� أل ح. س ل ي مي ة� م س�اء أل ح� ال ي� ي ة أل خ� دأ� رخ لي�� . ي ي ت� �Yن� ذأي اذ أ� ق� -7أل ي�
ث^ل 8 ب .ر ام. 1300 أ� ي عة� أ� ت� أل رخ لة� س ي. � ع�رف وأس ي�E per chiarire il simbolo della selva oscura
e il concetto della diritta via dice:
م, ط22 خت , أل ج. مة� ح سن� ع تrمان� . , ب �رج ة� ل هي ا ألأ% Yدي , أل كوم ي ثرى Iن ي أل ج. ت� �Y4 ذأي �رة اه ، أل ق� .82, ص 2001, ذأر أل معارف�
22
ة� . اب� ي أل ع� لة� ف� ي ص�� م�ان� وأل ق� ي^ ق� ألأ% ي ل ط ر � ي ص ت� �Yن� ذأي ى أ� لم�ة�أ� أل مط�مة� rYي Mألأ �اة .23رمر� أل خي
Queste due note analizzano semanticamente i
versi di Dante, ma alcuni critici vedono che
queste note sono l’aspetto più importante di
questa traduzione perché senza le quali il
lettore non potrà capire correttamente la
Commedia di Dante.
La sostanza extralinguistica
La traduzione poetica mira a produrre in
lingua diversa l’effetto estetico della poesia
originale dando al lettore della traduzione la
stessa opportunità che aveva il lettore del testo
originale, vale a dire del “godere” e sentire lo
stesso piacere che il lettore del testo originale
sente ascoltandolo.
، ص 23 ق� . غ أل ساي . .88 أل مرج
23
La difficoltà inizia quando il testo
originale quando il testo originale è del tipo
fono-poetico, in cui il significante diviene
significato. In questo caso il testo sembra
intraducibile. Perciò l’artisticità legata al
significante perde la sua sostanza nella
traduzione:
In certi testi dunque l’eliminazionedel significante originale e la suasostituzione con altro significanteporterà con sé la completa scomparsadegli effetti poetici del testo:dimostrazione evidente che talivalori testuali erano inestricamentelegati alle strutture fonetiche, alsignificante del testo che qualchemodo la presenza o le interrelazionidi quel significante determinano ivalori poetici – poiché quelleomesse, questi parimenti svaniscono24
Questo vuol dire che certi testi basano il
loro effetto su caratteristiche ritmiche che
pertengono alla sostanza extralinguistica e sono
indipendenti dalla struttura della lingua. Ma
cosa fa il traduttore per rispettare queste
caratteristiche?
24 Sergio Cigada, op.cit, p. 189.
24
Se il traduttore decida di preservare il
metro e la rima perderà forse l’ossequenza alla
lettera. Ci sono eccezioni? Certamente sì.
A volte il rispetto della rima non èsufficiente a mantenere l’effetto del testo.Altre volte il ritmo in sé non trasmette lospirito della poesia. Eco propone una formula perpreservare il più possibile della sostanzadell’espressione del testo originale:
Formula (iii)
SL1SE1 /C1 SL1a SE1a/C1a,
dove la sostanza dell’espressione del testo
di destinazione cerca in qualche modo di essere
equivalente sia alla sostanza linguistica SL che
alle sostanze extralinguistiche SE del testo
fonte ai fini di produrre “quasi” lo stesso
effetto. 25
Proprio per questo “quasi” che dobbiamo
modificare la formula proposta da Eco per essere:
SL1SE1 /C1 SL1a SE1a/C1a, dove SE1 < >
SE1a.
25 U. Eco, op. cit., p.266.
25
Ciò vuol dire che la sostanza
extralinguistica del testo fonte deve essere più
o meno uguale di quella del testo di
destinazione.
A dire il vero, le sostanze extralinguistiche
di un testo non possono essere completamente
trasferiti da un codice all’altro. Il vero
problema della traduzione poetica, specialmente
dall’italiano in arabo, è come trasporre il ritmo
ed il metro italiani alla lingua araba.
Secondo Dante la poesia è un discorso legato
con numero e con rime (Conv., I xiii 6) per un
mezzo di un “legame musaico” (Conv., I vii 14).
Quello che caratterizza la poesia è il legame
stretto tra le parole in unità metriche. Le
parole non si possono spostare a piacere;
assumono certi valori perche si trovano in una
data posizione. Metrica e poesia sono
strettamente unite. Queste definizioni generali
riguardano sia la poesia araba che l’italiana, ma
ci sono ancora definizioni particolari di ognuna.
26
Il verso ( ت� ي ¦ ) nella metrica araba (ي روص� si(غ��chiama casa perché si consiste da diverse parti
riunite insieme come la struttura architettonica
di una casa26 .
ر26 ظ� � ي اص )أ� � حو خ � ة ع لي ت � ي ع مارب ت� ف� ي أء أل ن¦ ر� . ج م أ� ض� � اص ك ما ي � وع خ � عض� ع لي ي ها أل ي. عض� . لي ب م أ% ض� � أء ي ر� . ج ة م ن� أ� ت�مل ع لي rس ت� ل ما ب ي ¦ س مي يت� ي ظرة� أل ن¦ r كون� ش ي� � ن� وي ي � ظرث r ت� ك ما ه و م عروف� م ن� ش ي كون� أل ن¦ ي� هما( وي rلث rي اء وم ا ي اء م غ أل ي� , ي .ات. أل ي. ومي ي ر ل لمق�رى أل ف� ث اح أل من� أل مصي.ء ن� أل خ.ر� ر أ� ث ولي ع� ظرة� ألأ� rش ة أل كون� م ي� ي� � كون� م ما ي ي� � ة� ي ي �Yي ا rي ظرة� أل rش لأت� وأل عي ف� ن� م ن� أل ي� هما ع دذ م عي و وغ روص� ل كل م ث� rش أل وأخ دة� م ن� ح
. طالي Yي عر ألأ% rش ت� أل ي ¦ ات� ي � مام ا ع ن� م كوي � ة� ي لف� ت� ي م خ� .áب عرى أل عر rش ت� أل ي ات� ل لن¦ � ة أل مكوي . وه د� رت. سمي أل ض� ها ب ر م ث� ث خ� ألأ�
27
Il verso italiano è un segmento di discorso
strutturato secondo un ritmo e percepito come
ripetibile. Si chiama verso da versus = versura = il
momento in cui si ritorna indietro, quindi verso significa ciò che è
rivolto indietro. Metrica quindi è lo studio dei
fenomeni relativi alla versificazione27. Ogni
poesia secondo le regole della metrica araba deve
basarsi su un unico metro (خر . (ت ed ogni metro
deve avere diversi piedi: ل) عي ف� � .(ب Quindi la
metrica della poesia araba è composta da 16
metri. La poesia italiana ha una metrica
qualitativa dove le sillabe sono isocrone, le
vocali sono aperte o chiuse, l’accento intensivo
e dinamico, verso fondato sul numero delle
sillabe e scandito degli accenti metrici, versi
classificati secondo l’ultima sillaba tonica.
27 Per la metrica italiana si vede: Maurizio Dardano e Pietro Trifone,La lingua italiana, Zanichelli, prima edizione Bologna, 1986. Per lametrica della poesia araba si può consultare il sito di Fathi
Makboul: www.arabcomint.com/makboul.htm.
28
Il verso della poesia araba si fonda sulla
alternanza tra le vocali ( ات� خرك�� e le consonanti (م ن�( وأك ن� ,(س����������������� mentre nella poesia italiana la
successione delle parole obbedisce a un criterio
ritmico, e il ritmo è fondato sulla quantità
sillabica delle parole, cioè sulla alternanza di
sillabe. I piedi del metro arabo ل) اع ي ق� � sono (ب
sette, mentre i tipi del verso italiano (i versi
prendono il nome del numero delle sillabe che li
costituiscono) sono nove.
La differenza tra la metrica araba e quella
italiana sono numerose, degne di uno studio
contrastivo dettagliato, perciò è impossibile
mettere i versi italiani nella veste della
metrica araba. L’esperienza di calcare sulla
metrica straniera28 rischia di rendere il testo
irriconoscibile come poesia.
28 Non ci sono esperienze di questo tipo nelle traduzione arabe dellepoesie italiane, ma possiamo referire qua all’esperienza nel campo
della traduzione dall’arabo in tedesco. Vedi:�كرت ي^ سr ر درب Yري� , ف وف� د أل رو� �ي ع ي. م حمد عوبر اب ي� . ي �ي Yاب rي , أل عدذ أل مة� . ل سن� ل لث�رج لة� ألأ� , م ج. ي .áب عر أل عر rش مة� أل . جات� 2002وب �رج .53-50, ص ف�
29
Comunque ho fatto un tentativo, seguendo gli
esercizi fatti da Eco nella traduzione di una
poesia di Eliot, e ho conservato la rima e il
metro in cui Dante ha messo la sua poema, ma il
testo prodotto mi fa ricordare delle poesie
mediocre nella letteratura araba. Per I versi
dell’Inferno sopra citati ho ottenuto:
ت�َ ي Iي د خ � صف� م ما ف ن� أل ت� لع� ي. � ن� ي م ا أ�Nel mezzo del cammin di nostra vita
ورأ م لي�ت� . ا وج شق� � اى ف .YريMi ritrovai per una selva oscura
م ت ف� ها وأل ضرأط أل مسي� ث � هت� ف � ك& ت . عاث r سChé la diritta via era smarrita
In questa versione la prima persona (plurale
nel primo verso, singolare nel secondo) è
trasformato in seconda persona per trovare la
rima adatta all’originale. Se cambiamo alla prima
persona otteniamo una rima diversa:
ت�ُ ي Iي د خ � صف� م ما ف ن� أل ت� لع� ¦ ي ن� أ� م ا أ�
30
ورأ . ا وج شق� � اى ف .Yري �لي�ت م
. ت� ي ص� � أ م ا أري ذ� ها أ% ث � هت� ف � ي ت .Yعاب r 29س
Nelle due soluzione il testo prodotto non ha
potuto conservare l’artisticità della poesia di
Dante malgrado che hanno conservato la sostanza
extralinguistica di essa.
Cercare l’equivalente La soluzione conveniente secondo me sarà nel
trovare un’equivalente nella cultura d’arrivo,
oppure l’omologo culturale delle forme poetiche.
David Connoly distingue tra due tipi di
equivalenti, il primo prende il nome proprio
dell’equivalente culturale malgrado che tutti i
due tipi sono culturali lo stesso. Il secondo
tipo è l’equivalente temporale30.
29 Proporrei una traduzione che rispetta il più possibile i due
aspetti : م ت ف� ها وأل ضرأط أل مسي� هت� ع ث� � ي ت .Yب عا r مة� / س ت ة� ع ي� ي. I ي و ي ع� �ي ف� ب^ د . خ ي أ� . ذ� ب ت� / أ% ي Iي د خ � صف� م ما ف ت� أل ت� لع� ¦ ن� ي م ا أ�30 David Connoly, Poetry Translation, in Routledge Encyclopedia of
Translation Studies, a cura di Mona Baker, London. Routledge 1998,
pp. 171-176.
31
Di equivalente culturale si intende trovare
un “bahr” arabo al posto del metro italiano,
mentre di quello temporale si intende usare il
verso libero moderno al posto delle forme
classiche del passato.
Partendo da diverse traduzioni francesi
Kadhim Jihad, critico e poeta francese di origine
irachena, ha tradotto recentemente la Divina
Commedia (la terza traduzione dell’opera in
lingua araba) trascrivendo questo lungo poema di
terzine in versi liberi, irregolari e non
rimati31. A parte la dipendenza del traduttore
dalle versioni francesi, la cosa che certamente
indebolisce la sua traduzione, la perdita sicura
nel significato traducendo da terza lingua, pare
che questa soluzione, vale a dire l’equivalente
temporale, sia più conveniente a trasporre una
poesia da un codice all’altro, manca però fare
uno studio approfondito per verificare che la
traduzione araba resti fedele all’opera di Dante.
ثروت� 31 ¦ ر, ب rش ة� ل لدرأس ات� وأل ي� ي ي ¦ س سة� أل عر هاذ, أل مو� . م ج مة� ك اظ� . , ب �رج ة� ل هي ا ألأ% Yدي , أل كوم ي ثرى Iن ع� ي أل ي ت� �Y2002 ذأي.
32
Bisogna anche segnalare altre modalità della
traduzione poetica che mira a trasporre le
sostanze della poesia da un codice all’altro,
cercando in ogni modo l’equivalente possibile:
1- Traduzione con una sola dominante:
solitamente è frutto di un’analisi del prototesto
insufficiente o superficiale, o di una scarsa
competenza poetica, o di una politica editoriale
di basso profilo. Viene preso un aspetto
dell’originale, quello che salta più all’occhio
del lettore inesperto, come per esempio la rima.
Si riproduce lo schema rimico in traduzione. Dato
l’anisomorfismo dei codici naturali, per
riprodurre la rima è necessario tralasciare il
senso. In nome della dominante, si sacrifica
tutto il resto, ponendo come unica sottodominante
il senso, quando si riesce a salvarne una parte.
33
2- traduzione con una gerarchia di dominante
e sottodominanti: è il metodo che, in una ricerca
d’equilibrio tra gli opposti estremismi della
traducibilità e dell’intraducibilità, acquisisce
come dato di fatto scontato (ma esplicitato)
l’impossibilità di tradurre tutto. È la strategia
derivante dalla concezione della traduzione
totale di Torop. Si procede innanzitutto a
un’analisi traduttologica del prototesto, per
riscontrare quali sono gli elementi dominanti per
la cultura emittente. Si procede a una proiezione
di tali dominanti sulla cultura ricevente, e si
realizza una previsione degli elementi
recepibili, di quelli non recepibili
testualmente, e di quelli parzialmente
recepibili. Sulla base del lettore modello, della
strategia editoriale, del tipo di pubblicazione
e, spesso, del gusto del traduttore, si decide
quali elementi importanti del prototesto possono
diventare le dominanti del metatesto, e quali
elementi sono passibili soltanto di resa
metatestuale. Quindi si realizza un apparato
critico nel quale si illustrano al lettore del
34
metatesto tutte queste considerazioni e si
propone una resa metatestuale del residuo
traduttivo (per esempio spiegando qual è il metro
del prototesto che il metatesto non riesce a
riprodurre, o quale significato connotativo abbia
una determinata forma poetica nella cultura
emittente. Nella stesura del testo tradotto, si
dà precedenza assoluta alla dominante principale,
e, una volta resa questa, si cerca di dare spazio
anche alle dominanti secondarie, nell’ordine
d’importanza che è stato assegnato loro nella
fase di analisi. L’aspetto più importante di
questo approccio è la trasparenza assoluta delle
decisioni prese dal traduttore (e, spesso,
dall’editore) per quanto riguarda la strategia
traduttiva. La traduzione di poesia che non dice
quali sono i propri punti di debolezza, scelti
con razionalità, rischia di proporsi come
traduzione "completa", "assoluta" o, come
qualcuno si ostina ancora a dire, "fedele"
dell’originale, situazione dalla quale il lettore
esce con un senso di manipolazione e presa in
giro.
35
3- Traduzione poetica - traduzione d’autore:
si affida a un poeta della cultura ricevente la
traduzione della poesia. Il risultato spesso è
una poesia, a volte splendida, a volte migliore
dell’originale. È la scelta migliore se si
desidera produrre testi poetici che traggono
ispirazione da un originale in altra lingua, e se
la preoccupazione filologica è l’ultima delle
sottodominanti.
4- Traduzione-Informazione. Ha lo scopo di
dare al lettore un’idea generale dell’originale.
Possiamo affermare di norma che tale tipo di
traduzione è in prosa e resterebbe priva di ogni
pretesa artistica.
5- Traduzione-Interpretazione. Combina la
traduzione con la parafrasi e l’analisi ed è il
compendio degli studi storici ed estetici.
36
6- Traduzione-Allusione. Questa si propone
soltanto di svegliare l’immaginazione del
lettore. Il traduttore richiede al lettore di
collaborare, conferendo al testo l’eventuale
tristezza tragica oppure la melanconia, lo
splendore della forma, le associazioni grazie
alle quali potrebbe configurarsi un equivalente
degno dell’originale, in sé intraducibile. Non di
rado accade così che i traduttori facciano rimare
solo i primi quattro o i primi otto versi
conformemente all’originale, come per orientare
lo spirito del lettore nella giusta direzione.
Fare ricorso all’immaginazione del lettore è in
sé una cosa ammissibile, ma supporre che questa
possa sostituire il lavoro del traduttore
significa dar prova di mancanza di realismo. Il
lettore infatti passerà oltre la strofa iniziale
e proverà una sensazione simile a quella
suscitata dal procedimento della «delusione
dell’attesa»,mentre l’uso di tale procedimento
non rientrava né nei fini dell’autore né in
quelli del traduttore.
37
7- Traduzione-Approssimazione quando l’autore
del testo d’arrivo giunge alla conclusione, ancor
prima di mettersi al lavoro, che non è in grado
di tradurre. Di solito, in un’introduzione più o
meno lunga, egli presenta al lettore le proprie
scuse, quindi si accontenta di fornire soluzioni
approssimative.
8- Traduzione-Imitazione. La critica ha da
tempo operato una netta distinzione fra
traduzione, imitazione e adattamento, sulla quale
non possiamo soffermarci in questa sede.
38
9- Traduzione-Riproduzione o Ricreazione.
Essa ricrea un insieme, conservando la struttura
dell’originale;garantisce il rispetto dei
contenuti, nonché dell’idea propria del modello
sistemico di partenza. Le differenze fondamentali
tra la ricreazione e l’imitazione sono numerose:
la prima conservala struttura dell’originale
mentre la seconda ne assume una nuova, che non è
in alcun caso equivalente a quella originale;
essa riproduce il sistema di immagini
dell’originale, la seconda lo trasforma per
adattarlo al proprio registro, senza preoccuparsi
della veridicità storica ed estetica di tale
sistema nel contesto. La traduzione-riproduzione
dà origine a un tutto adeguato al testo di
partenza; la traduzione-imitazione produce un
tutto nuovo, che risponde a regole diverse e
perfino a un’idea diversa32.
32 Si osservano comunque interferenze tra le varie modalità ditraduzione classificate finora, ciò perché i traduttologhi che hannoclassificato queste modalità hanno punti di vista diversi tra loro.
Le prime modalità sono classificate dai traduttologhi del sito famosodella traduttologia Logos.com e le altre da: Efim Etkind, Un art enCrise, essai de poétique; de la traduction poétique, L’Age d’Homme.
1982.
39
ConclusioneAbbiamo visto come sia difficile tradurre la
poesia, come difficile far sentire al lettore
moderno il sapore del testo poetico senza
ricorrere al concetto dell’equivalente temporale.
Al traduttore occorre dunque cercare “il nucleo”
della cosa che vuole rendere con una gerarchia di
dominanti e sottodominanti.
Il problema della negoziazione, di cui parla
Eco, chiamandola “dire quasi la stessa cosa” diventa
centrale nella traduzione poetica, sin al limite
della ricreazione geniale che dal quasi si passa a
una cosa assolutamente altra che all’originale ha
solo un debito morale.
Nel processo traduttivo si può
tranquillamente scegliere tra le diverse modalità
per trasporre la sostanza linguistica della
poesia, ma per trasmettere lo stesso effetto
poetico (rima e metro) bisogna affidare al gusto
del traduttore.
Riferimenti Bibliografici
40
5- Adonis, Memoria del vento, Guanda, 1998 .6- Buffoni, F. a cura di (1989). La traduzione del
testo poetico. Milano: Guerini e Associati. [Raccoglie, oltre a studi teorici e storici, numerose testimonianze di poeti-traduttori].
7- Dante Alighieri, Divina Commedia, 1909, Quinta edizione a cura di Adriano Saloni.
8- David Connoly, Poetry Translation, in Routledge Encyclopedia of Translation Studies, a cura di Mona Baker, London. Routledge 1998, pp. 171-176.
9- Efim Etkind, Un art en Crise, essai de poétique;de la traduction poétique, L’Age d’Homme. 1982.
10- K. Reiss e H. J. Vermeer, Grundelgungen einer allgemeinen Translationstheorie, Niemeyer, Tút, 1984.
11- Maurizio Dardano e Pietro Trifone, La lingua italiana, Zanichelli, prima edizione Bologna, 1986.
12- Sergio Cigada, La traduzione come strumento di analisi critica del testo letterario, in Processi traduttivi: Teorie de applicazioni. Atti del seminario su "la traduzione", Brescia, 1981, Pubblicazioni del centro di linguistica dell'Università Cattolica, saggi e monografie – 3, La Scuola. Brescia.
13- U. Eco, Dire quasi la stessa cosa, Bombiani, Milano: 2003.
14- Vladimir Nabòkov, Strong Opinions, 1973, New York, Vintage.
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41
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د أل رءوف�-20 �ي ع ي. ,،م حمد عوب ي .áب عر أل عر rش مة� أل . كرت� وب �رج ي^ سr ر درب Yري� ، ف مة� . ل سن� ل لث�رج لة� ألأ� م ج.ر اب ي� . ي �ي Yاب rي 2002أل عدذ أل
21-. ومي ي ر ل لمق�رى أل ف� ث اح أل من� أل مصي.22- Siti internet:23- www.arabcomint.com/makboul.htm .24- www.logos.com.
42