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Mediazione familiare e violenza domestica: prospettive internazionali

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Url¿* gundm per e-hi L¿*wmr'Ëî s;r¡t" r,¿¡nìpffi

A cura di Patrizia Romitoe Mauro Melato

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pregiudizi culturalirte a una realtà diffì-ne mai in alcune re-ino rare le situazionitorio sono centinaia¡io che in assenza di)ossono venir offerti

osanitario e di ogni:olli di intervenro su:d estese conseguen-r colloquio con una

to, senza interruzioni

entuali accompagna-re fonte di sostegno).:he collega che li puòr ciò non è possibile,imo di fiducia con laenza del partner non

ause della donna e il

pe domande e senzaiere se e quanto rac-

che sui fatti. Quandopotrà raccogliere la

rrosi e rassicurare lamigliorare la sua si-

'ranno trattate le in-

)qur0

7. DALLA vut-NeRnelLlrÀ nLt'en¡powenmENT, coN tL sosrEcNo DEGLT opERAToRt

formazioni raccolte. lnformarla chiaramente, però, anche degli obblighi di legge,soprattutto rispetto ad eventuali reati e situazioni di pericolo ai danni deifigli.' Porre domande dirette sulla violenza ("È o è maistata in una relazione nellaquale si sente minacciata? Mi può spiegare in che modo? Come reagisce il suocompagno quando si arrabbia?"), senza insistere però su particolari dei quali ladonna non vuole parlare o che la mettono a disagio.' Riconoscere I'inaccettabilità del comportamento violento e la responsabilitàdi chi lo commette.. Non fare domande che possano suonare accusatorie: "Perché non ha parlatoprima? Perché non lo ha lasciato? Cos'ha fatto per provocare la violenza?".' Aiutare la donna a identificare cosa desidera e dicosa ha bisogno nell'imme-diato (allontanarsi da casa, parlare con qualche familiare, vedere un medico ecc.)e aiutarla a realizzare ibisogni, nei limiti del possibile e senza fare promessei rrea I isti ch e.. Attivare, con ilconsenso della donna, altriservizi (medico, forze dell'ordine esoprattutto centro antiviolenza) per permetterle di allontanarsi e di proteggersida I violento.. Se la donna desidera allontanarsi, proporle un'ospitalità di emergenza (ingenere presso iCentri antiviolenza o altre strutture comunitarie), ed elaborarecon leialcune strategie perfarlo in sicurezza (quando e con chi recarsia casa perrecuperare i propri oggetti, cos'è importante portare via ecc.).' Se la donna non desidera allontanarsi dalviolento, fornirle gli indirizzi pressoi quali potrà trovare aiuto ed elaborare con lei alcune strategie per aumentare lapropria sicu rezza.

' Riflettere con la donna rispetto ai bisognideifigli; progettare I'allontanamen-to e il piano di sicurezza tenendo conto anche dei loro bisogni e priorità. Se ne-cessario, mettere in atto misure per la lorotutela anche aldi là della condivisionedel consenso della madre.. Ricordare sempre che la priorità è la protezione della donna e dei suoi figli:ogni azione deve essere tesa a garantirla.

7.5. Mediazione familiare e violenza domestica:prospett¡ve internazionalidi Glòria Casas Vila

Nella maggior parte dei paesi europei, si sranno sviluppando nuovi dispo-sitivi di mediazione, come modalità alternative per gestire e risolvere si-tuazioni conflittuali. Per quanto riguarda i conflitti familiari, i servizi di

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LA VIOLENZA SULLE DONNE E SUI MINORI

mediazione familiare, ancora Poco numerosi negli anni ottanta-novanta)stanno istituzionalizzandosi, anche attraverso nuove misure legali, promos-se spesso da istanze europee. Citiamo qui la Raccomandazione zl gennaio1998 R (98) r sulla mediazione familiare, votata dal Consiglio dei ministridel Consiglio d'Europa e I'approvazione, dieci anni dopo, della DirettivacE T maggio zoo8, n. 5z del Parlamento europeo e del Consiglio su alcuniâspetti della mediazione in materia civile e commerciale. In generale, lamediazione può essere definita come un processo nel quale un tefzo impar-ziale, la mediatrice, aiuta le parti â tfovere una soluzione al loro conflitto.La mediazione familiare si applica soprattutto alle situazioni di divorzio o

;.di separazione quando ci sono bambini. Alla mediazione le parti Possono\ accedere in modo volontario (mediazione indipendente), ma può anche.l .rr.r" imposta dal giudice in una procedura civile o penale, con o senzai I'accordo delle parti (mediazione intragiudiziaria). Quest'ultima modalità

pone seri problemi rispetto al principio della volontà delle parti di parteci-pare o meno a una mediazione. Studi negli Stati Uniti hanno dimostratoche in pirì di due terzi delle mediazioni familiari imposte da un giudice,queste al'venivano in presenza di violenza domestica (Beck, Sales, zoor).

7.5.1. Mediazione e violenza domestica

Gli esperti in questo campo pongono, a ragione, la questione dell'oppor-runirà di ricorrere alla mediazione familiare nelle rotture "molto conflit-tuali", in cui potrebbe essere presente la violenza del partner: questo entrainfatti in contraddizione con la pratica stessa della mediazione, basata sulprincipio di uguagliaîza tfa le palti. Dato che la violenza maschile rap-presenta I'espressione pitr brutale della disuguaglianzatÍa uomini e donne(cfr. Risoluzione oNu z5 novembre 2ooo, n. 54144, per l'istituzione dellaGiornata internazionale contro la violenza sulle donne), in questi casi cisembra necessario opporsi alla pratica della mediazione. Vediamone le ra-gioni principali. Nei casi di violenza domestica, la mediazione familiarepuò penalizzarele donne in quanto:. il processo di mediazione esige l'interruzione dei contenziosi a livellogiudiziario, cosa che potrebbe impedire alla vittima di sporgere denuncia;. la mediazione si concentra piùr sul presente e sul futuro che su quanto è

awenuto in passato, una leftura della realtà molto più vantaggiosa per chiha compiuto le violenze che per chi le ha subite;. il modello di responsabilità condivisa che sottende la mecliazione rischiadi colpevolizzarele clonne (Romito, zool). Secondo questa autlice (sem-

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rnr ottanta-novanta,isure legali, promos-ndazione zr gennaioonsiglio dei ministrilopo, della DirettivaI Consiglio su alcuni:iale. In generale, lauale un terzo impar-rne al loro conflitto.azioni di divorzio orne le parti possonorte), ma può anchepenale, con o senzarest'uldma modalitàlelle parti di parteci-¡i hanno dimostratoroste da un giudice,ìeck, Sales,2ool).

uestione dell'oppor-:ure "molto conflit-,aftner: questo entra:diazione, basata sul'lenza maschile rap-tra uomini e donneer l'istituzione dellaLe), in questi casi cie. Vediamone le ra-rediazione familiare

:ontenziosi a livellosporgere denuncia;uro che su quanto è

vantaggiosa per chi

r mediazione rischialuesta autrice (sem-

7. DALLA vut_N¡ennelLtrÀ ALL'EMpowERMENI coN tL sosrEcNo DEGLT opERATqRt

bra che la mediazione sia proposta o imposta proprio quando ci sono statigravi conflitti accompagnati da violenze, dato che negli altri casi di solito igenitori si accordano tra di loro sulla gestione dei figlir.

Secondo alcune raccomandazioni legali e secondo numerose ricerche scien-itifiche, praticare la mediazione tra un uomo violento e una donna vittimaì,,

ista cilena Luz ia diversi diritticome il diritto

alla sicurezza (art. l) o il diritto a non essere vittime di tortura, di tratta-menti inumani o degradanti (art. 5). In altri termini: "Le¡gdt-aZio-4ç' se

non ha una prospettiva di genere, può significare la perpetuazione delledisgguaglia 22,9_ e la violazione dei diritti delle donne rispetto all'accesso allagiustizia, (Rioseco, r99ù. Per impedire che questo awenga, in Spagna lamediazione è vietata nei casi di violenza, secondo l'art. 44 della legge or-ganica zB dicembre zoo4, n. r, relativa alle misure di protezione integralecontro la violenza di genere. In Catalogna, una regione a forte eutonomia,la legge z4 aprlle 2oo8, n. ;, sulle violenze di genere ha introdotto anche laseguente disposizione specifica a modifica della precedente legge tt marzo2oo1, n. r, sulla mediazione familiare (art. zz bis):

Limite alla mediazione. Si deve interrompere o, eventualmente, non iniziare qual-siasi processo di mediazione nell'ambito della coppia o della famiglia in cui sia

implicata una donna che abbia subito o subisca violenza fisica, psichica o sessualenel rapporto di coppia.

L'interdizione della mediazione in presenza di violenza è specificata anchenella legge catalana sulla mediazione nell'ambito del diritto privato (leggezzl:uglio zoo9, n. r5).

I problemi posti dalla mediazione nella gestione delle violenze domesti-che sono già stati descritti nel(997 dall'þNu. Infatti, in seguito alla quartaConferenza mondiale sulle doñrre a Pech-mo (tgg),I'Assemblea generaledell'oNu ha adottato strategie e misure concrete relative all'eliminazionedella violenza contro le donne nell'ambito della prevenzione del crimine e

della giustizia penale. Nell'allineato D. 9 del terzo capitolo (Miglioramentodel sistema di giustizia penale), il documento critica il ricorso alla mediazione(penale) nei casi di violenza domestica. Tra le altre cose, viene detto che lagrediazione, piir del sistema penale stesso, introduce I'idea che la violenzadomestica non sia un crimine, o che sia un crimine meno grave; che la me-

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LA VIOLENZA SULLE DONNE E SUI MINORI

diazione (sostiene I'idea secondo cui la vittima ha contribuito, in qualchemodo, al comportamenro dell'aggressore; che la vittima è dunque in parteresponsabile dågli arti di violenza commessi; e che, di conseguenza, essa deve

p"it".ip"r. all'elaborazione e alla messa in opera di una soluzione - unâ con-,.g.r.tr" che finisce per rivittimizzarele donne e renderle piir vulnerabili''

7.5.2. Altre criticità

I-e donne hanno un ruolo centrale nelle configurazioni familiari; sono loroîoltr. che spesso prendono l'iniziativadelle rotture coniugali (Fine, zooz)'Nei casi caràtteri"zati dalla violenza del partner' questa decisione è spesso

ausati dai sen questi uomi-agne, uomini bile la libertàrapporto. La interuiene in

queste circostanze: diverse esperienze, soPrattutto negli Stati Uniti' mostfa-,ro .h. riunire un uomo violento con I'ex moglie o compagna può rivelarsiestremamente pericoloso Per quest'ultima. In Spagna, va nello stesso senso

il Gru dei (composto da esperti sulla violenza domestica), che preco-nizza, nel suo decalogo, dieci "criteri di qualità per I'intervento con uomlnlche esercitano violenza nella coppia" (Hlvt' - Hombres que ejercen vio-lencia en la pareja). Nel criterio 4 "lnadeguetezza e rischi cl'interventi nonspecifici. Limiti" si afferma che:

Tenuto conto delle caratteristiche della violenza contro le donne, gli interven-

comportamenti violenti. È i.tdi.p.ntabile evitareo dare la priorità a una "neutralità" professionaleuomini o che li consiclera come dei maltrattanti irre

z. Ad esempio, seconclo i risultari della secor.rda macroinchiesta sulla violer.rza di ger.rele

co¡clotta in Spagna, tra le donne che avevano subito violenze da parte del lolo parCt-rer, il

460/oha.lichiaraìo che la violenza è srata il motivo pel cui si sono sepalate (Alberdi, Matas,

zooz).

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úto, in qualchelunque in partetenza, essa deveione - une con-ù vulnerabilir.

iliari; sono loroLli (Fine, zooz).:isione è spesso¡ensifica al mo-zione delle vio-renta proprio larra provoca deiCi questi uomi-:tabile la libertàre interviene inUniti, mostra-

q? può rivelarsi:llo stesso sensoica), che preco-lto COn Uomlnlue ejercen vio-'interventi non

ne, gli interven-perché rischianolI9 o $.qmpji!ça-e di adeguarsi alL I'estinzione deia psicopatologial'impunità deglirdi, gli interyenti

violenza di genereCel loro partner, il:e (Alberdi, Matas,

7. DALLA vur-rv¡RngrLrrÀ ALL'EMpowERMENl coN rL sosrEcNo DEcLr opERAToRt

inadeguati sono: quelli basati su modelli psicoterapeutici convenzionali (psicana-lisi, terapia di famiglia o comportamentale); le terapie interpersonali di coppia; lamediazione ecc.

Il pl^oþlçp_a.' nei casi di violenza di genere nella coppia, è_llþçlZa _di_fi-sr-bil-itè!r-r-m-e_di4t4, FÇt i.!.tri, dç!-feqgr-neag_d-e-ll.a violenza, quando le suemanifestazioni non sono prevalentemente fisiche, (Biletta-_\._4ariller, t997,p. 4).Come sottolinea la psichiatra Marie-France flírigoyen (zoo5), laviolenza fisica non compare mai all'improwiso, perch-é ësiste sempre unprocesso di dominazione e di controllo (violefza-psicologica e morale).Non si può parlare della violenza fisica senza riferirsi a questa violenza psi-cologica, fatta di insulti, umiliazioni, controllo, minacce ecc., in quantoesiste un conllau!¿Lt tra le due tipologie. Inoltre, le donne possono sentirele pressioni normative del sistema giudiziario, incluse upressioni persino daparte degli awocati, per raggiungere "un'intesa", prima di arrivare davantial colloquio, (Cresson, 2ooo, p. r3o). A priori, non sembra che le media-

7.5.3. Conclusioni

Il dibattito tra i sostenitori e gli oppositori dell'adattamento della media-zione familiare a situazioni di violenza domestica si basa, secondo Cresson(zooo), su due concezioni antagoniste dei rapporti violenti presenti nellarelazione di coppia, e pir\ in generale dei rapporti tra uomini e donne. Senon si è ben consapevoli della condizione di inferiorità sociale in cui si tro-vano moltissime donne (ad es. minori possibilità economiche e lavorative)o delle caratteristiche distruttive della violenza domestica maschile, si ri-schia di condurre la mediazione familiare con un approccio di r¡eutralità di r '

genere, un epproccio che non corrisponde alla realtà e finirà quiìdr'þer pe- ;

nalizzare la parte più vulnerabile , quasi sempre la donna. Viceversa, anche ' '

le mediatricf p,ossgno giocare un ruolo positivo nell'identificazione di casidiftp-lgg*ra -d"qg_r"crqç31p_o_!io.qo accogliere, mettersi all'ascolto, informareed eventualmente orientare su altri servizi. Esse devono essere formate all'a-nalisi delle situazioni dilriolenàa domesiiôa e soprattutto, come sottolineaCresson (zooo), all'analisi delle risposte delle donne, ad esempio le lorodifficoltà nel lasciare il partner o la colpevolizzazione per la loro situazio-.r.. È t-t...ssario e urgente riflettere sulla mediazione in una prospettiva di

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LA VIOLENZA SULLE DONNE E SUI MINORI

genere, se vogliamo migliorare la situazione delle donne al momento dellarottura della coppia, permettere un accesso reale alla giustizia e prevenire leviolenze maschili dopo la separazione.

7.6. I Centri antiviolenzadi Tania Grimaldi

I Centri antiviolenza sono servizi gestiti da associazioni di donne, sto-ricamente nati dal Movimento delle Donne: hanno come obiettivo laprevenzione e il contrasto alla violenza maschile sulle donne. Si trattadi luoghi in cui le donne che subiscono violenza trovâno uno spazio diascolto e di sostegno delle loro scelte nel rispetto della riservatezza, at'traverso una relazione di aiuto con le operatrici. I centri operano anchea livello socioculturale, per la prevenzione e la sensibilizzazione sul temadella violenza di genere, âttraverso attività di formazione, di ricerca e lacostituzione di reti nazionali e internazionali. Le operatrici che lavoranonei centri sono professioniste che collaborano con altre esperte del settoregiuridico e sociosanitario, e lavorano in rete con istituzioni e servizi delterritorio.

In generale, i servizi offerti dai Centri antiviolenza sono:. colloqui telefoniciper individuare i bisogni e fornire le prime informazioni;. colloqui d'accoglienzø finalizzati all'elaborazione di un progetto Persona-lizzato di uscita dalla situazione di violenza attraverso I'analisi della violenzaelavalorizzazionelattivazionedelle risorse sia della donna che del territorio;. consulenze legali sugli strumenti giuridici cui la donna può far ricorso perla protezione e la tutela dei propri diritti;. gruPPi di autoaiuto finalizzati alla condivisione di esperienze e al con-fronto con altre donne eliminando anche la condizione di isolamento nella

nne si sentono imprigionate;ti e intermediazione, qualora la donna lo richieda, nella frui-quali forze dell'ordine' servizi sociosanitari, tribunali o altri

luoghi in cui la presenza delle operatrici possa raPpresentare un punto difotza per la donna. La strutturazione di una rete integrata di sostegno, in-fatti, è indispensabile per costruire efficaci strategie di uscita dalla situazio-ne di violenza;. ospitalità in Casa rifugio: molti centri sono dotati di Casa rifugio peroffrire ospitalità temporanea alle donne e ai loro figli che, per ragioni di si-cúrezzae per salvaguardare la loro incolumità, hanno la necessità di lasciarele loro case.

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