20
ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA

Martini F., Lo Vetro D., Brilli P., ColoneseA.C., Di Giuseppe Z. 2012, Dati preliminari sul Mesolitico di Grotta di Cala Mancina (S. Vito Lo Capo, Trapani): paletnologia e ambiente

  • Upload
    unifi

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA

PAGINE EDITORIALI_Campione_17x24_Daniela 04/10/12 15.10 Pagina 1

PAGINE EDITORIALI_Campione_17x24_Daniela 04/10/12 15.10 Pagina 2

ISTITUTOITALIANO DI PREISTORIA

E PROTOSTORIA

ATTI DELLA XLIRIUNIONE SCIENTIFICA

DAI CICLOPI AGLI ECISTISOCIETÀ E TERRITORIO

NELLA SICILIA PREISTORICA E PROTOSTORICA

San Cipirello (PA), 16-19 novembre 2006

FIRENZE 2012

PAGINE EDITORIALI_Campione_17x24_Daniela 04/10/12 15.10 Pagina 3

ENTI PROMOTORIIstituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaAssessorato Regionale dei Beni Culturali Ambientali e P.I.Comune di San CipirelloUnione de Comuni Monreale JetasCentro Siciliano di Preistoria e Protostoria Archeoclub di Corleone

COMITATO D’ONOREA. Buttitta, N. Bonacasa, E. De Miro, S. Lagona, V. La Rosa, G. Rizza, E. Tortorici,M. Tosi, V. Tusa, G. Voza

CON IL SOSTEGNO DISoprintendenza BB CC AA AgrigentoSoprintendenza BB CC AA CaltanissettaSoprintendenza BB CC AA CataniaSoprintendenza BB CC AA EnnaSoprintendenza BB CC AA MessinaSoprintendenza BB CC AA PalermoSoprintendenza BB CC AA RagusaSoprintendenza BB CC AA SiracusaSoprintendenza BB CC AA TrapaniSoprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”Museo Archeologico Regionale, AgrigentoMuseo Archeologico Regionale “A. Salinas”, PalermoMuseo Archeologico Regionale “P. Orsi”, SiracusaMuseo “Agostino Pepoli”, TrapaniMuseo Archeologico Regionale della Villa del Casale di Piazza ArmerinaMuseo Archeologico Regionale di CamarinaMuseo Archeologico Regionale di GelaMuseo Archeologico Regionale Eoliano “L. Bernabò Brea”Museo della Ceramica di CaltagironeMuseo di storia naturale e del carretto di Palazzo d’Aumale, TerrasiniParco Archeologico Regionale di Agrigento

COMITATO SCIENTIFICOPaleolitico e Mesolitico: M.R. Iovino, F. MartiniNeolitico: V. Tinè, S. Tusa Eneolitico: A. Cazzella, D. Cocchi Genik, L. Maniscalco Età del Bronzo: N. Bruno, M. Cavalier, M.C. Martinelli, F. Nicoletti, E. Procelli, S. Tusa Età del Ferro: R.M. Albanese ProcelliInterazioni Sicilia - Mediterraneo: A.M. Bietti Sestieri, M. Marazzi Coordinamento: S. Tusa

SEGRETERIA ORGANIZZATIVAC. Buccellato, A. Scuderi, A. Vintaloro, E. Viola

REDAZIONE DEGLI ATTIEnrico Procelli

In copertina: Vaso della cultura di Serrafarlicchio

© Istituo Italiano di Preistoria e Protostoria, 2012Via S. Egidio, 21 - 50122 Firenzetel. 055/2340765 - fax 055/5354821www.iipp.it - e-mail: [email protected]

PAGINE EDITORIALI_Campione_17x24_Daniela 04/10/12 15.10 Pagina 4

COMUNICAZIONI

Paleolitico-Mesolitico

occhielli per daniela_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 08.53 Pagina 1

06_oriente.qxp:Campione_17x24_Daniela 3-10-2012 9:47 Pagina 332

FABIO MARTINI* - DOMENICO LO VETRO* - PRASILDO BRILLI* - ANDRÉ CARLO COLONESE** - ZELIA DI GIUSEPPE* - VIRGINIA FORZISI* -

ELISA LOCATELLI*** - CHRISTIAN PEDROLLI* - BENEDETTO SALA*** - SEBASTIANO TUSA****

Dati preliminari sul Mesolitico di Grotta di Cala Mancina (S. Vito Lo Capo, TP):

paletnologia e ambiente

IL SITO E LE RICERCHE (P. Brilli, D. Lo Vetro, F. Martini)

Il sito è localizzato sulla costa orientale del promontorio di San VitoLo Capo, ad ovest dell’abitato. La grotta è una cavità che si apre ad unaquota di circa 15 metri slm sulla falesia costiera di calcare dolomitico diepoca miocenica. Attualmente la cavità si presenta come una sorta di nic-chia, con alta volta, che costituisce il fondo di un’ampia caverna il cui sof-fitto è arretrato a causa del crollo della parte più aggettante della volta.

La Grotta di Cala Mancina fu oggetto di indagine da parte di R. Vau-frey nel 1925 (Vaufrey 1928), il quale, nel corso delle sue esplorazioni inmolte caverne siciliane, vi effettuò un piccolo sondaggio in prossimitàdell’ingresso. Vaufrey rinvenne manufatti litici da lui riferiti al Paleoliticosuperiore e resti faunistici relativi a grandi mammiferi, uccelli e mollu-schi. Lo studioso francese scrive anche della presenza di resti umani, for-se residuo di una sepoltura, per i quali non si hanno informazioni suffi-

* Dipartimento di Scienze dell’Antichità “G. Pasquali”, Paletnologia, Università degliStudi di Firenze; Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria “P. Graziosi”, Via S: Egidio 21, Fi-renze; tel. 055215788; e-mail: [email protected]; [email protected]; [email protected].

** Department of Archaeology and Anthropology (IMF-CSIC). Laboratori d’Arqueozoo-logia (UAB), Research group: GASA (UAB), AGREST (Generalitat de Catalunya). Carrer deles Egipcíaques, 15, 08001, Barcelona, Spain. [email protected].

*** Dipartimento di Biologia ed Evoluzione Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropo-logia, Università degli Studi di Ferrara, Corso Ercole I d’Este, 32, 44100 Ferrara; tel.053229.3710; e-mail [email protected].

**** Soprintendenza del Mare, Assessorato per i Beni Culturali Ambientali e Pubblica Istru-zione Regione Siciliana, Palazzetto Mirto, Via Lungarini, 9, 90133 Palermo; tel. 0916230821; e-mail: [email protected].

424 F. MARTINI et alii

1 L’indagine archeologica è stata realizzata dalla cattedra di Paletnologia del Dipartimentodi Scienze dell’Antichità “G. Pasquali” dell’Università degli Studi di Firenze, di concerto con ilMuseo e Istituto Fiorentino di Preistoria, su incarico dell’Assessorato regionale per il BB. CC.AA. e P.I., Area Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani. Ci è gradito ringra-ziare il prof. Sebastiano Tusa, responsabile e coordinatore del progetto, per averci coinvoltonelle indagini previste.

2 Quando non espressamente indicato tutte le date menzionate nel testo sono state cali-brate utilizzando il software OxCal ver. 3.10 basato sui dati atmosferici di Reimer et alii 2004.

cienti per verificarne l’attendibilità. Le ricerche promosse nell’ambito delprogetto POR Sicilia 2000-2006 hanno consentito di avviare nel 2004 unaindagine archeologica pluridisciplinare con scavi stratigrafici1.

La stratigrafia messa in luce, e qui di seguito descritta, si riferisce aduna successione che è stata individuata sia all’interno sia nella zona at-tualmente all’aperto:

- strato1: deposito rimaneggiato distinto in vari eventi di epoca storica(1b-c-d) che hanno inquinato o distrutto livelli antropici preistorici, il li-vello superficiale 1a si riferisce all’impiego della cavità come stalla in epo-ca attuale;

- strato 2: deposito sabbioso argilloso di colore bruno-rossastro conscheletro calcareo di piccole dimensioni poco abbondante, a luoghi con-crezionato, suddiviso su base sedimentologica e archeologica in 5 sotto-rizzonti insediativi (2a-2e). Si tratta probabilmente di singole paleosuper-fici, ciascuna di esiguo spessore. Un solo orizzonte (2e) è associato ad unfocolare. A luoghi il dettaglio tra le singole paleosuperfici è stato possibilegrazie alla presenza di livelli sterili di separazione. Lo strato 2 è riferibileal Mesolitico;

- strato 3: deposito sabbioso argilloso di colore grigiastro-rossastro conscheletro calcareo di piccole dimensioni poco abbondante, a luoghi con-crezionato suddiviso su base sedimentologica e archeologica in 10 sotto-rizzonti insediativi (3a-3l) di esiguo spessore talvolta associato a focolari.Come per lo strato soprastante sottili livelli sterili a luoghi separavano lepaleosuperfici. Lo strato 3 è riferibile al Mesolitico. Per gli orizzonti 3b e3c sono state ottenute due misure radiometriche rispettivamente pari a8.467±55 BP (7600-7450 a.C. cal. 2s) e 9.332±60 BP (8760-8420 a.C. cal.2s)2;

- strato 4: deposito argilloso-limoso archeologicamente sterile distintoin due livelli (a e b). Questo strato è stato indagato fino ad una profon-dità di circa 55 cm.

Questa serie si appoggia in contatto laterale ad un deposito continen-tale a brecce, eroso, attualmente presente solo sul fondo della grotta;

DATI PRELIMINARI SUL MESOLITICO DI GROTTA DI CALA MANCINA 425

3 Lo studio dell’ittiofauna è attualmente in corso.

l’erosione marina è documentata da un solco di battente posizionato acirca m 13 slm. Tale solco potrebbe essere correlato con lo stazionamentomarino durante la trasgressione eutirreniana (stadio isotopico 5), cometestimoniato da recenti studi sull’area di S. Vito Lo Capo (Antonioli etalii 2002), e fornirebbe per il deposito a brecce un terminus ante quem.Questo deposito, molto cementato e inglobante massi di crollo, è stato in-dagato su una superficie molto esigua ed è apparso archeologicamentesterile. Sulla parete della grotta a luoghi sono presenti placche di depositocon molluschi.

ECONOMIA E AMBIENTE

(A.C. Colonese, Z. Di Giuseppe, E. Locatelli, B. Sala)

I reperti faunistici di Grotta di Cala Mancina forniscono dati significa-tivi sul sistema economico mesolitico nella Sicilia nord-occidentale. Inquesto giacimento l’economia di sussistenza si manifesta nella caccia aglierbivori e nello sfruttamento delle risorse marine, in particolare mollu-schi. I macromammiferi sono scarsamente rappresentati, in tutti gli oriz-zonti la specie più frequente è Cervus elaphus, seguito da Sus scrofa, sonoinoltre presenti Bos primigenius, Vulpes vulpes, Lepus sp. e Erinaceus eu-ropaeus. L’abbondante presenza di malacofauna marina, a scapito dellealtre faune (es. ungulati), appare significativa dato che i molluschi marinisono spesso considerati una risorsa marginale nell’economia di sussisten-za paleolitica e mesolitica nel Mediterraneo (es. Bailey e Milner 2002/3).Associata ad altre evidenze (es. Taschini 1964), le attività di raccolta a G.di Cala Mancina enfatizzano la rilevanza, almeno occasionale, dei mollu-schi marini nell’economia dei gruppi mesolitici dell’Italia meridionale tir-renica.

Lo sfruttamento delle risorse marine3 è documentato a partire dall’o-rizzonte 3G, tuttavia è soltanto dall’orizzonte 3D che esso è documentatoin modo rilevante. Presumibilmente, a partire da questa fase l’avvicina-mento della linea di costa consentiva l’approvvigionamento dei molluschiin zone non molto distanti dalla grotta. Le specie raccolte appartengonoalla biocenosi delle rocce mesolitorali, in particolare Osilinus turbinatus,seguito da Patella caerulea e Patella ferruginea. Oltre ai taxa eduli, sono inminor misura presenti specie non eduli di piccola taglia. Esse potrebberoessere il risultato dell’introduzione nella grotta, da parte dell’uomo, di

426 F. MARTINI et alii

piante marine utilizzate come giacigli, combustibile o per la produzionedi manufatti (ad esempi cordame, reti e ceste) (Vellanoweth 2003). Similideposizioni si osservano nei livelli mesolitici di Grotta d’Oriente (Marti-ni, Lo Vetro, Colonese et alii in questo volume).

I dati sulle associazioni a micromammiferi hanno evidenziato la pre-senza di soli tre taxa, Microtus (Terricola) ex gr. savii, Crocidura sp., Apo-demus (Sylvaemus) sp. Negli strati basali e in quello sommitale, gli scarsiresti hanno fornito percentuali non attendibili, mentre negli altri possonoessere considerati validi. La presenza della terricola indica ambienti rela-tivamente aridi, caratterizzati da una vegetazione principalmente erbacea.La crocidura è solitamente un indicatore di clima temperato ed ambienterelativamente aperto, mentre Apodemus è un muride ad ampia distribu-zione purché vi sia vegetazione arborea o arbustiva. Il quadro paleoam-bientale desunto da questa associazione oligotipica, dominata da Microtus(Terricola) ex gr. savii e Crocidura sp., indica la prevalenza di ambientiaperti lungo tutta la stratigrafia.

LE INDUSTRIE LITICHE (V. Forzisi, D. Lo Vetro, F. Martini, C. Pedrolli)

L’industria litica dello strato 3

Le industrie litiche dello strato 3 possono essere valutate raggruppan-dole in due macrorizzonti uno inferiore (livelli 3c-3l, fig. 1) e uno superio-re (livelli 3a-3b, fig. 2) cronologicamente distanti circa un millennio. Que-sti orizzonti sono accomunati da una generale omogeneità tipologica etecno-tipometrica, motivo per cui i caratteri dell’industria litica sono quiillustrati complessivamente. L’industria è composta da circa trecento ma-nufatti tra strumenti, supporti non ritoccati, scarti di lavorazione e nuclei.I dati preliminari sulla tecnologia fanno registrare lo sfruttamento di di-verse varietà di selce locale di buona qualità e l’applicazione ricorrente diuno schema laminare su nuclei ad un piano per la produzione di lamelle elame strette anche regolari. Lo sfruttamento dei nuclei è in genere piutto-sto intensivo, tanto che la maggior parte di questi raggiungono dimensio-ni molto ridotte.

Per quanto riguarda lo studio tipologico l’industria dello strato 3 am-monta a 143 elementi ritoccati pari a 148 tipi primari. A livello strutturalel’insieme, esaminato nel suo complesso, è caratterizzato dal Substrato(51,4%), al cui interno predominano raschiatoi corti (16,2%) e lunghi(14,9%) e denticolati (13,5%), seguiti dalle schegge a ritocco erto (4,1%).Gli Erti differenziati rappresentano il 44,6% dell’industria ed al loro in-terno sono le troncature ad assumere il primo rango (20,9%); di conse-

DATI PRELIMINARI SUL MESOLITICO DI GROTTA DI CALA MANCINA 427

guenza gli strumenti a dorso e i geometrici hanno un peso relativamentemodesto, con valori rispettivamente di 18,2% e 2,7%. Tra i dorsi preval-gono nettamente le punte a dorso. I rimanenti gruppi compaiono conpercentuali minime: grattatoi pari a 2,7%, bulini 0,7%, scagliati 0,7%.

Fig. 1 - Grotta di Cala Mancina, industria litica dello strato 3 inferiore: 1-4) troncature; 5-12) punte a dorso; 13) lama a dorso; 14) punta a dorso etroncatura; 15-18) frammenti di dorso; 19-22) geometrici; 23, 24) mi-crobulini; 25) raschiatoio lungo; 26-30) raschiatoi denticolati (dis. L.Baglioni).

428 F. MARTINI et alii

Fig. 2 - Grotta di Cala Mancina, industria litica dello strato 3 superiore: 1) buli-no; 2-5) grattatoi frontali; 6, 8) troncature; 7) becco; 9-12) punte a dorso;13) lama a dorso; 14) dorso e troncatura; 15) frammento di dorso;16) microbulino; 17, 18) raschiatoi lunghi inframarginali; 19, 20) raschia-toi denticolati; 21) pezzo scagliato (dis. L. Baglioni).

DATI PRELIMINARI SUL MESOLITICO DI GROTTA DI CALA MANCINA 429

Lo stile dell’industria è contraddistinto dalla lavorazione periferica checaratterizza tutti i gruppi appartenenti al Substrato. I raschiatoi, sia cortisia lunghi, sono rappresentati da elementi a ritocco parziale, talora som-mario. Tra le lame va rilevata la presenza di alcuni elementi con tendenzaalla denticolazione. I denticolati comprendono unicamente D2 (con alcu-ne varianti bilaterali e qualche pezzo a ritocco sommario) e D1 (in mag-gioranza profondi), entrambi con un valore pari a 6,8%. All’interno deglistrumenti a ritocco erto, le troncature, che vedono un notevole sviluppo,sono soprattutto a ritocco marginale (12,2% T1 contro 6,1% T2 e 2,7%T3); va rilevata la presenza di diverse varianti, sia con strumenti singolisia multipli. I becchi (2,7%) sono in un solo caso ad apice evidenziato;uno strumento è multiplo (Bc1.Bc2). Passando alle armature, le PD ap-paiono standardizzate sui due tipi primari PD2 e PD4, queste ultime pre-valenti. Prevalgono i ritocchi convessi. Le lame a dorso (due LD2, 1,4%)sono a ritocco convesso e in un caso concavo. I dorsi troncati sono solodue (1,4%): una DT7 (tendente a Gm7) e una DT8, entrambi a lavora-zione sommaria. I geometrici comprendono pochi esemplari (2,6%), treGm4 (2,0%) e un Gm1 (0,7%) asimmetrico tendente al Gm3, le loro di-mensioni sono ipermicrolitiche e microlitiche (al limite con la classe iper-microlitica). I grattatoi sono rappresentati da due G1, un G3 e un fram-mento di grattatoio frontale indeterminabile; vanno segnalate la morfolo-gia ben convessa del fronte in tutti gli esemplari, la presenza di un G1 afronte fuori asse, la morfologia simmetrica su due esemplari (G1, G3).Bulini e pezzi scagliati contano un solo esemplare ciascuno (un B3 e unE3 a ritocco invadente elaborato bipolare). L’assetto tipometrico relativoai manufatti ritoccati è caratterizzato da un forte microlitismo, con micro-liti prevalenti su ipermicroliti, laminarità complessiva poco importante ela prevalenza di supporti piatti e molto piatti.

Un esame dei due singoli macrorizzonti, 3 superiore e 3 inferiore, per-mette di evidenziare una dinamica evolutiva strutturale: tenue degressio-ne degli Erti differenziati (da 46,2 a 42,1); leggera progressione degli stru-menti a dorso (da 17,6 a 19,3%), progressione di PD (8,8 – 12,3%); sta-bilità di DT (1,1-1,8%); stabilità di LD (1,1-1,8%); degressione di Gm(3,3-1,8%); degressione delle T (24,2-15,8); degressione del Substrato (da53,8 a 47,4); forte degressione dei D (18,7-5,3); degressione degli A (da5,5 a 1,8); forte progressione di R (da 14,3 a 19,3); progressione di L (da13,2 a 17,5); comparsa di B, G, E (la degressione di AD e di Substrato fa-vorisce B, G, E assenti nel livello inferiore). A livello tecnotipometrico ladinamica riguarda i seguenti parametri: stabilità degli ipermicroliti (da25,2 a 26,2%); degressione dei microliti (da 45,8 a 38,1%); progressionedei pezzi piccoli (da 25,3 a 31,0%) e medi (da 3,6 a 4,8%); stabilità delle

schegge insieme alle schegge larghe e delle lame non slanciate; degressio-ne verso l’alto delle schegge laminari; progressione delle lame strette; sta-bilità della laminarità complessiva (da 47,0 a 48,0%); leggera degressionedei pezzi molto piatti a favore dei piatti e dei supporti massicci.

L’industria litica dello strato 2

L’industria litica di questo strato (fig. 3) è purtroppo esigua. Datal’omogeneità dell’insieme sono stati accorpati i reperti provenienti daicinque livelli per poter disporre di un numero statisticamente attendibileper lo studio tecno-tipologico. L’industria ammonta a poco più di due-cento manufatti tra ritoccati, non ritoccati, nuclei, e scarti di lavorazione.Essa è realizzata su selce locale rappresentata da diverse varietà di buonaqualità. I dati preliminari dello studio tecnologico documentano la pre-senza di uno schema di scheggiatura laminare mediante lo sfruttamentointensivo di nuclei ad uno o due piani per ricavare soprattutto lamelle elame strette. Alcune schegge di dimensioni ridotte attestano l’estrazioneda nuclei poliedrici. Il numero dei ritoccati ammonta a 77 strumenti (paria 80 tipi primari). A livello strutturale esso è caratterizzato dal Substrato(61,3%), al cui interno predominano i denticolati (22,5%) e, a seguire,schegge a ritocco erto (15,0%), raschiatoi corti (12,5%) e, con importan-te scarto, i raschiatoi lunghi (7,5%). Gli Erti differenziati non salgono ol-tre la percentuale di 33,8% ed al loro interno sono le troncature ad assu-mere il primo rango (22,5%), di conseguenza gli strumenti a dorso ed igeometrici hanno un peso molto modesto, con valori rispettivamente di2,5% e 5,0%. I rimanenti gruppi compaiono con percentuali minime:bulini 1,3%, grattatoi 2,5%, scagliati 1,3%. La lavorazione periferica,parziale e talvolta sommaria coinvolge la maggioranza degli strumenti ap-partenenti al Substrato. I denticolati, che rappresentano il gruppo domi-nante, comprendono esclusivamente D2, in maggioranza (13,8%) e piùrare D1 (8,8%). I D2 sono in netta maggioranza a ritocco marginale e po-co elaborati; non compaiono elementi bilaterali e qualche pezzo è a ritoc-co sommario, rari i casi di ritocco complementare sempre di scarso rilie-vo. I raschiatoi corti sono rappresentati soprattutto da elementi a ritoccomarginale e inframarginale; la lavorazione è parziale, talora sommaria, so-lo raramente più importante. I raschiatoi lunghi sono troppo scarsi (6pezzi, pari a 7,5%) per una diagnosi stilistica. I ritocchi profondi sonoparitari con quelli periferici tra le schegge a ritocco erto (7,5%); la lavora-zione è parziale, sia laterale sia trasversale; si segnala uno “skrobacz”. An-cora all’interno degli strumenti comuni, le troncature sono soprattutto aritocco marginale (15,0% contro 6,3% T2 e 1,3% T3); va rilevata la pre-

430 F. MARTINI et alii

DATI PRELIMINARI SUL MESOLITICO DI GROTTA DI CALA MANCINA 431

senza di diverse varianti, sia con strumenti singoli sia composti, a ritoccototale ma anche parziale, talora sommario. La delineazione è soprattuttorettilinea. I becchi ammontano a 3,8% e sono Bc1. Rari i frammenti didorso (2 elementi pari a 2,5%) che sono micro/ipermicrolitici, stretti,uno a ritocco leggermente convesso. I geometrici (5,0%) comprendonotre esemplari triangolari (Gm3 pari a 3,8%), due ipermicrolitici e uno mi-crolitico, a due lati ritoccati (un pezzo con ritocco complementare parzia-le), ai quali si aggiunge un Gm8(DT8) a morfologia triangolare ipermi-crolitico (1,3%).

Fig. 3 - Grotta di Cala Mancina, industria litica dello strato 2: 1) bulino; 2, 3)grattatoi frontali; 4-8) troncature; 9, 10) becco; 11) frammento di dorso;12) microbulino; 13-16) geometrici; 17, 18) raschiatoi lunghi, 19) ra-schiatoio corto; 20) raschiatoio denticolato; 21) skrobacz (dis. L. Baglio-ni).

432 F. MARTINI et alii

A livello tipometrico si osserva una predominanza dei microliti(40,6%) seguiti dagli ipermicroliti (36,23%) e dai pezzi piccoli (23,2%),assenti i manufatti medi e grandi. L’indice di laminarità complessivo èbasso (18,8%); prevale la classe delle schegge (circa la metà su un totaledi 49 pezzi utili), le lame misurabili indicano una produzione di lame e la-me strette. I supporti sono essenzialmente piatti e molto piatti.

Dinamica evolutiva tra gli strati 3 e 2

La sequenza di Cala Mancina permette di rilevare una certa dinamicaevolutiva dalla base al tetto della serie, che coinvolge non tanto le grandifamiglie ma alcuni singoli gruppi e, soprattutto, alcune tendenze tecno-ti-pologiche particolarmente diagnostiche. Sono in particolare gli assettistrutturali dei dorsi e dei geometrici e la fisionomia tipometrica che sem-brano indicare una differenza significativa che concerne le industrie dellostrato 3 e il soprastante strato 2.

I parametri più significativi che indicano similarità e diversità nell’evo-luzione della sequenza sono i seguenti:

- Il Substrato rimane la famiglia dominante con valori attorno o supe-riori al 50%, con una oscillazione degressiva nell’orizzonte intermedio3sup. Si registra un incremento importante del Substrato al passaggiodallo strato 3sup allo strato 2. All’interno del Substrato vanno rilevati iseguenti caratteri evolutivi: sviluppo dei denticolati, con una sensibileoscillazione negativa nello stadio intermedio 3 superiore; raschiatoi lun-ghi in forte degressione nel passaggio da 3superiore a 2; stabilità dei ra-schiatoi corti, non pare significativa l’oscillazione progressiva che si regi-stra al passaggio da 3inferiore a 3superiore;

- Erti differenziati in degressione, più accentuata nel passaggio da 3supa 2;

- perdita sostanziale delle armature a dorso, quasi assenti in 2;- sommando dorsi e geometrici si raggiungono valori attorno al 20%

nei due orizzonti dello strato 3 e si assiste ad una forte degressione nelpassaggio allo strato 2 (7,5%);

- la degressione delle armature si accompagna ad una stabilità delletroncature (oscillazione degressiva in 3sup) e ad una leggera progressioneoscillante dei becchi. In indice ristretto si osserva una progressione im-portante delle troncature al passaggio 3sup-2 (da 37,5% a 66,7%);

- all’interno dei gruppi minoritari possiamo rilevare una stabilità deibulini e degli scagliati ed una degressione dei grattatoi al passaggio dallostrato 3sup a 2 (da 7,0 a 2,5%);

- per quanto riguarda la tipometria, il fenomeno più importante riguar-

DATI PRELIMINARI SUL MESOLITICO DI GROTTA DI CALA MANCINA 433

4 Nei paragrafi a più nomi i contributi degli Autori sono equivalenti.

da il processo di delaminarizzazione osservabile soprattutto al passaggiodallo strato 3sup allo strato 2 dove il valore delle lame crolla rispetto al li-vello più antico (da 48,0 in 3inf a 47,0 in 3sup sino a 18,8% in 2);

- nell’ambito delle dimensioni, abbastanza standardizzate con preva-lenza e stabilità di microliti, vanno segnalati nel passaggio dal 3sup al 2l’aumento di ipermicroliti, la degressione delle piccole dimensioni e lascomparsa dei pezzi medi.

CONCLUSIONI

Le datazioni radiometriche dello strato 3 rimandano all’Olocene anti-co. Gli insiemi litici degli strati 3 e 2 sembrano indicare un aspetto chebene si inquadra nella locale facies mesolitica di tradizione epigravettiana,un aspetto a geometrici che mostra legami con la litotecnica dell’Epigra-vettiano finale dell’isola e che appare originale rispetto ai canoni dellecoeve industrie mesolitiche ad armature locali e continentali. Per una di-scussione sulle ipotesi relative all’insorgenza e diffusione di questa faciessi rimanda alla relazione generale sul Mesolitico di Lo Vetro e Martini, inquesto volume4.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ANDERSEN S. H., BIETTI A., BONSALL C., BROADBENT N. D., CLARK G. A.,GRAMSCH B., JACOBI R. M., LARSSON L., MORRISON A., NEWELL R. R., ROZOY

J., STRATUS L. G., WOODMAN P. C. 1990, Macking Cultural Ecology Relevantto Mesolithic Research: I. A Data Base of 413 Mesolithic Fauna Assemblages, inVERMEERSCH P. M. e VAN PEER P., a cura di, Contributions to the Mesolithic inEurope, Papers presented at the fourth international Symposium Leuven 1990,pp. 23-51.

ANTONIOLI F., CREMONA G., IMMORDINO F., PUGLIESI C., ROMAGNOLI C., SILEN-ZI S., VALPREDA E., VERRUBBI V. 2002, New data on the Holocenic sea-level risein NW Sicily (Central Mediterranean Sea), Global and Planetary Change 34,pp. 121-140.

BAILEY, G.N., MILNER, N., 2002/3. Coastal hunter-gatherers and social evolu-tion: marginal or central?, Before Farming 3-4, pp. 1-15.

COLONESE A.C. in questo volume, Lo sfruttamento dei molluschi mesolitorali: evi-denze mesolitiche a Grotta di Cala Mancina (S. Vito lo Capo - Trapani).

434 F. MARTINI et alii

COLONESE A.C., ZIVERI P., TROELSTRA S. in questo volume, Primi dati sulla sta-gionalità di raccolta di Osilinus turbinatus (von Born, 1778; Gastropoda, Proso-branchia) a Grotta d’Oriente (Favignana), Grotta delle Uccerie (Favignana) eGrotta di Cala Mancina (S. Vito Lo Capo).

LO VETRO D., MARTINI F. in questo volume, Il Paleolitico e il Mesolitico in Sicilia.MARTINI F., LO VETRO D., COLONESE A.C., CILLI C., DE CURTIS O., DI GIUSEP-

PE Z., GIGLIO R., LOCATELLI E., SALA B., TUSA S. in questo volume, Primi ri-sultati sulle nuove ricerche stratigrafiche a Grotta d’Oriente (Favignana, Trapa-ni). Scavi 2005.

REIMER P.J., BAILLIE M.G.L., BARD E., BAYLISS A., BECK J.W., BERTRAND C.J.H.,BLACKWELL P.G., BUCK C.E., BURR G.S., CUTLER K.B., DAMON P.E.,EDWARDS R.L., FAIRBANKS R.G., FRIEDRICH M., GUILDERSON T.P., HOGG

A.G., HUGHEN K.A., KROMER B., MCCORMAC G., MANNING S., BRONK RAM-SEY C., REIMER R.W., REMMELE S., SOUTHON J.R., STUIVER M., TALAMO S.,TAYLOR F.W., VAN DER PLICHT J., WEYHENMEYER C.E. 2004, IntCal04 terre-strial radiocarbon age calibration, 0-26 cal kyr BP, Radiocarbon, 46 (3), pp.1029-1058.

TASCHINI M. 1964. Il livello mesolitico del Riparo Blanc al Monte Circeo. Bulleti-no di Paleontologia Italiana, 73, pp. 65-88.

VAUFREY R. 1928, Le Paléolithique italien, Archives de l’Institut de PaléontologieHumaine, Mémoire 3, Paris.

VELLANOWETH R.L., LAMBRIGHT M.R., ERLANDSON J.M., RICK T.C. 2003, EarlyNew World maritime technologies: sea grass cordage, shell beads, and a bonetool from Cave of the Chimneys, San Miguel Island, California, USA, Journal ofArchaeological Science 30, pp. 1161-1173.

RIASSUNTO. - DATI PRELIMINARI SUL MESOLITICO DI GROTTA DI CALA MAN-CINA (S. VITO LO CAPO, TP): PALETNOLOGIA E AMBIENTE. - La Grotta di CalaMancina ha restituito una sequenza stratigrafica mesolitica che porta un nuovocontributo alla conoscenza dei complessi siciliani dell’Olocene antico. Lo studiodella microfauna indica un clima temperato e la prevalenza di ambienti aperti.L’economia di sussistenza si basa sulla caccia agli erbivori e nello sfruttamentodelle risorse marine (molluschi e pesci). L’abbondante e quasi esclusiva presenzadi malacofauna marina, a scapito delle mammalofaune cacciate, suggerisce che sitrattasse di un sito di frequentazione occasionale e di breve durata. Gli insiemi li-tici, corredati da datazioni radiometriche, si inseriscono nella facies mesolitica ditradizione epigravettiana.

RÉSUMÉ. - DONNÉES PRÉLIMINAIRES SUR LE MÉSOLITHIQUE DE LA GROTTA DI

CALA MANCINA (S. VITO LO CAPO, TP): PALETHNOLOGIE ET MILIEU. - Grotta diCala Mancina a rendu una séquence mésolithique qui donne une nouvelle con-

DATI PRELIMINARI SUL MESOLITICO DI GROTTA DI CALA MANCINA 435

tribution à la connaissance des complexes siciliens de l’Holocène ancien. L’étudede la microfaune révèle un climat tempéré et la priorité des habitats ouverts.L’économie de subsistence se base sur la chasse (herbivores) et sur l’exploitationdes ressources marines (mollusques et poissons). La présence, abondante et pre-sque exclusive, de malacofaune marine, au détriment des faunes à mammifères,suggere qu’il s’aggissait d’un site de fréquentation occasionnelle et de courtedurée. Les énsembles lithiques, accompagnés de datations au C14, s’insèrentdans le facies mésolithique de tradition épigravettienne.