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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
Hisense, ecco la gamma TV 2017 per l’Europa
AGCOM: addio alle bollette a 28 giorni Le telco reagiscono 04
Nasce Kena, il low cost di TIM. Prezzi buoni ma niente LTE 03
Preview Samsung Q TV: che qualità!Prestazioni notevoli ma il prezzo non scherza Si parla di un listino “base” di 2500 euro
B&O, 92 anni di design e innovazione Viaggio al quartier generale di Bang & Olufsen Perfetta sintesi tra design, elettronica e lusso
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Nilox DOC Skateboard Movimento giovane
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Sony XE90, immagini al top anche in 49”
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Unieuro costretta a fare lo sconto anche in borsaA forza di fare sconti, anche la collocazio-ne in borsa finisce a sconto. La nemesi che ha colpito Unieuro è il risultato del vicolo cieco nel quale si è infilato il settore del retail specializzato dell’hi-tech. Margini sottoterra e distruzione del valore sono all’ordine del giorno di un mercato oramai guidato solo dai volantini e dagli scontacci: condizioni che ovviamente non permettono investimenti sulla qualità della vendita, sulla presenza e la preparazione dei commessi, sull’ampiezza dell’offerta e sulle proposte di gamma media e alta. E così difficilmente si cresce e si costruisce un mercato sano. Verrebbe da chiedersi, quindi, chi può essere interessato a investire in un settore così devastato dai propri stessi protagonisti.
La data fissata per la collocazione in borsa di Unieruro è domani 4 aprile. Malgrado l’Ipo sia stata congegnata da partner autorevoli come Mediobanca, Citigroup e Credit Suisse, la valutazione inziale dell’azienda di 260-330 milioni di euro si è rivelata decisamente avventata: il mercato degli investitori istituzionali per impegnarsi nell’investimento ha chiesto a Unieuro lo “sconto” (consuetudine a cui l’insegna evidentemente ha troppo abituato i propri interlocutori), rivedendo al ribasso il valore dell’azienda a 220 milioni, con le azioni che partiranno da un valore di 11 euro. E non basta: anche la quota che verrà collocata è stata ritoc-cata al ribasso: solo il 31,8% del capitale, contro le previsioni di arrivare quasi alla soglia del 50%. Numeri che hanno portato il solitamente compassato Sole 24 Ore a parlare esplicitamente di “mezzo flop”.
Questa è la conclusione dei tentativi del fondo Rhone Capital di uscire dal capi-tale di Unieuro, di cui detiene il 75%: per diverso tempo si è parlato sul mercato di tentativi di vendita sempre sfumati. La via della borsa è sembrata, quindi, l’unica percorribile per un fondo che, strutturalmente, è in cerca di exit strate-gy a plusvalenza ed è meno interessata a un piano industriale pluriennale.
La vicenda accade a valle di almeno un paio d’anni di grande aggressività com-merciale di Unieuro, culminata nelle più volte ripetute campagne “giù pesante”, week-end in cui tutti i prodotti del negozio venivano indiscriminatamente scontati del 22%, uno per l’altro. Un evidente nonsense commerciale che certamente ha fatto felice qualche cliente opportuni-sta, ma che non può aver premiato più di tanto le casse di Unieuro. E, soprattutto, non ha fatto del bene alla sua immagine: chi vende a sconto indiscriminato potrà anche attirare clienti, ma più difficilmen-te attrae investitori. La concorrenza, ovviamente, non è stata a guardare e il mercato ha sofferto portando a un impoverimento generalizzato dell’offerta. Fatto sta che il progetto di Unieuro di arrivare alla collocazione da numero uno del mercato è fallito e la collocazione è stata deludente. Una riflessione su questa gestione del mercato dovrebbe essere doverosa: ai retailer non chiediamo certo di straguadagnare alle spalle dei clienti; ma di guadagnare il giusto per allestire negozi migliori con commessi più prepa-rati (e magari anche gentili). Anche perché questa è l’unica via per salvare il negozio dall’aggressione di Amazon e compagni.
Gianfranco Giardina
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IN PROVA
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Emanuele VILLA
E nel Open Fiber sta diventando il
vero protagonista della banda ultra-
larga in Italia. Nonostante intenda
operare nel settore wholesale, senza
contatto diretto con i clienti finali, Open
Fiber è in procinto di realizzare opere
infrastrutturali capillari e profonde sfrut-
tando (ove possibile) i cavidotti e le infra-
strutture esistenti per una ovvia questio-
ne di contenimento dei costi.
L’azienda si è appena aggiudicata il pri-
mo bando Infratel per le zone bianche
(quelle a fallimento di mercato, dove gli
investitori privati non intendono investi-
re), sconfiggendo Telecom con un so-
noro 5-0 nelle relative zone di Lombar-
dia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana
Abruzzo e Molise, per un totale di 4,5 mi-
lioni di abitazioni. Ma occorre ricordare
che la stessa Open Fiber è anche attiva
nell’ambito del piano nazionale che mira
a portare la connettività in fibra a 1 Gbps
nella stragrande maggioranza delle città
italiane entro il 2022.
Ciò premesso, sono emersi nuovi det-
MERCATO Enel Open Fiber si è aggiudicata il bando Infratel per le zone a fallimento di mercato
Open Fiber, ecco il piano banda ultralargaLa società ha svelato come intende portare la banda ultralarga nelle case degli italiani
tagli sull’infrastruttura
che Open Fiber inten-
de usare per la propria
rete: come riportato
da Affari&Finanza, OF
permetterà l’accesso
alla banda ultralarga al
100% delle unità inte-
ressate, comprensive
di quelle considerate
“facoltative” dal bando (questo potrebbe
aver dato un grosso vantaggio a OF nei
confronti di Telecom). Tra queste ci sono
circa 300 mila utenze coperte con ponti
wireless, che si riferiscono alle unità im-
mobiliari più difficilmente raggiungibili
con l’infrastruttura in fibra: queste ver-
ranno raggiunte con linee Fixed Wire-
less Access su frequenze a 28 giga con
banda minima a 30 Mbit.
La struttura che Open Fiber porrà in
essere è sintetizzata nell’immagine più
in alto: 1 POP (point of presence) ogni
60.000 abitazioni, ovvero un punto di
diramazione da cui partiranno punti di
snodo primari (1 ogni mille case, PFP) e
secondari (PFS). Da questo partiranno
i PTE, cioè i punti di terminazione degli
edifici (nel caso di FTTH), oppure la con-
nettività wireless per le 300.000 utente
coperte senza cablaggio.
Notevoli i numeri del piano generale di
OF: parliamo di 20 milioni di case, 9,5
milioni delle quali sono nelle aree grigie
o nere di mercato (quelle a successo di
mercato), corrispondenti a 280 comuni,
4 milioni di chilometri di fibra e un inve-
stimento di 3,7 miliardi. A queste si ag-
giungono i 4,5 milioni di abitazioni del
primo bando Infratel (stravinto da OF) e
10 milioni per i prossimi bandi, per i quali
sono già state presentate le offerte.
di Emanuele VILLA
T IM,dopo aver perso il bando Infra-
tel per aggiudicarsi i finanziamenti
destinati al cablaggio in fibra delle
aree bianche, ha deciso di andare avan-
ti da sola. Sembra un paradosso, ma le
aree che vengono chiamate “a fallimen-
to di mercato” perché gli investimenti
fatti potrebbero non essere ripagati poi
dall’erogazione dei servizi diventano
terreno di scontro e di concorrenza.
Enel Open Fiber, che si è aggiudicata
la commessa pubblica, aveva previsto
la copertura di oltre 200 città entro il
2021 con almeno 15 città cablate entro
fine 2017 e inizio 2018, ma la mossa di
Telecom rischia di far saltare tutti i piani
mettendo fretta. Enel parte da zero in
molti casi, TIM parte già in posizione
di vantaggio e ha deciso di cercare un
MERCATO TIM cerca un partner per creare una società con cui portare la fibra nelle aree bianche
TIM vuole “fregare” Open Fiber e promette il 99% di copertura della popolazione nel 2019Copertura del 95% della popolazione con connessioni FTTC entro il primo semestre 2018 Il 99% della copertura verrebbe raggiunto nel corso del 2019 grazie a tecnologie wireless
partner privato per costituire una nuova
società dedicata proprio a connettere
queste zone a larga banda.
“La realizzazione di questa partnership
permetterà a TIM, tramite la nuova
società, di raggiungere i propri obiet-
tivi di copertura del Paese con Banda
Ultralarga con quasi 2 anni di anticipo
rispetto alla tempistica prevista dal
piano triennale. Grazie a questa acce-
lerazione nei Cluster C e D, l’obiettivo
di copertura del 95% della popolazione
italiana con connessioni UBB sarà già
raggiunto alla fine del primo semestre
del 2018 mentre nel 2019, termine del-
l’attuale piano, la copertura salirà al
99% anche con il contributo di tecno-
logie wireless.” si legge nella nota rila-
sciata alla stampa.
“Per realizzare questa infrastruttura
la nuova società utilizzerà le migliori
tecnologie disponibili sul mercato con
architetture FTTC fino a 300 megabit/s.
I comuni interessati dal progetto sono
oltre 6 mila e saranno collegate oltre 7
milioni di abitazioni. La società offrirà a
tutti gli operatori servizi di connessione
wholesale, garantendo parità di tratta-
mento.”
In poche parole Enel, dopo aver vinto il
bando, si potrebbe trovare un concor-
rente molto più avanti di lei con connes-
sioni che non saranno certo FTTH ma
che offriranno comunque una velocità
da sogno in posti dove ancora oggi si
viaggia a 1 Mbps se va bene. Se TIM
riesce a mantenere la promessa di una
copertura del 99% della popolazione
usando FTTC e tecnologie wireless
probabilmente molti non aspetteranno
neppure Open Fiber, che a questo pun-
to deve accelerare sui tempi.
Amazon Go Il supermercato senza casse non funzionaL’esperimento dell’innovativo negozio privo di casse e cassieri si è rivelato un flop Questa volta la colpa è della tecnologia L’apertura finale verrà rinviata di un bel po’ di Giulio MINOTTI
Lanciato con grande clamore lo scorso dicembre, Amazon Go era stato presentato come il supermer-cato del futuro. Un negozio senza casse, dove l’utente dopo essersi autenticato tramite l’app, entra, sceglie i prodotti ed esce, con la spesa addebitata direttamente sul suo account Amazon. Un negozio gestito da un complesso sistema di machine learning, intelligenza artificiale e computer vision ne-cessari per individuare i clienti e i prodotti acquistati. Il primo Ama-zon Go era stato inaugurato in via sperimentale a Seattle, uno store di 167 mq aperto solo ai dipendenti dell’azienda. Test purtroppo fallito, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. La versione beta del sistema ha, infatti, riscontrato problemi nella gestione di più di 20 utenti nel supermercato, insieme alla difficoltà di tracciare i prodot-ti, in particolare quando vengono spostati dalla loro posizione spe-cifica sullo scaffale. Il sistema fun-ziona solo quando ci sono poche persone o quando i loro movimen-ti sono lenti. Amazon al momento non ha commentato la notizia, con il lancio ufficiale che dovrà essere sicuramente rimandato visti i gravi problemi tecnici riscontrati. I piani iniziali prevedevano di aprirlo al pubblico nei primi mesi del 2017, con una diffusione globale nel giro di qualche anno.
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
B en 120 milioni di euro investiti negli
ultimi tre anni e 200 milioni pronti
per investimenti nel prossimo trien-
nio: EOLO, il provider paladino del fixed
wireless, si prepara a fare il grande salto
verso il 5G con un progetto ambizioso e
interessante: portare banda larga nelle
zone “impossibili” utilizzando tecnologie
wireless all’avanguardia come l’imminen-
te 5G. “Il 5G è una grande opportunità,
– commenta Luca Spada, CEO di EOLO
– per coglierla occorre favorirne tutte le
declinazioni: quello fisso può portare la
banda ultra-larga nelle zone più difficili
del nostro Paese”
MERCATO Eolo conferma il suo impegno per offrire connettività wireless veloce nei posti più remoti
EOLO lancia la sfida alla fibra con il wirelessCon la nuova rete fixed wireless offrirà 100 Mbps in download anche dove la fibra non arriva
EOLO ha recentemente acquisito dal
MISE, spendendo 10 milioni di euro, i di-
ritti d’uso per 224MHz di spettro radio a
28GHz su scala nazionale e l’inizio della
sperimentazione e la posa degli apparati
inizierà a breve. L’obiettivo è semplice:
erogare servizi entro la seconda metà
del 2017 di connettività con una velocità
pari a 100Mbps in download e 50Mbps in
upload, il tutto con tecnologie 5G ready.
“Da anni EOLO ha messo in campo
importanti investimenti di ricerca e svi-
luppo per migliorare la rete verso il 5G
puntando su velocità di banda, efficienza
spettrale e bassa latenza. – commenta
Spada - Si tratta di un passo fondamen-
tale per rendere il nostro
Paese davvero competiti-
vo in Europa, dove siamo
al 25° posto in quanto a
sviluppo dell’economia e
della società digitale, e nel
mondo. EOLO, mettendo a
disposizione rete e com-
petenze, è pronta a gioca-
re un ruolo da protagoni-
sta per rendere il cambiamento possibile
anche nelle aree più periferiche d’Italia”.
Un inizio, con un occhio a quello che il 5G
permetterà di fare in termini di velocità
e distribuzione del segnale: è un errore
considerare il 5G solo una tecnologia
per dispositivi mobili, perché anche sul
fisso può rilanciare l’economia del paese.
Basta pensare ad esempio ai 6.950 co-
muni che con estremo ritardo hanno visto
arrivare la banda larga: rappresentano il
37% della popolazione, che senza una
adeguata connessione per le piccole e
medie imprese non possono contribuire
allo sviluppo per il Paese.
“Per agevolare anche lo sviluppo del 5G
fisso (il Fixed Wireless Access) – prose-
gue Luca Spada –, occorrono ulteriori
frequenze specificatamente dedicate
e modelli di assegnazione ad hoc. In
quest’ottica, la sperimentazione avviata
recentemente dal MISE sulle frequenze
3.6-3.8 MHz dovrebbe coinvolgere anche
l’FWA, soprattutto nelle aree extra-urba-
ne e rurali, da sempre i territori dove gli
operatori wireless fissi hanno investito”.
di Roberto PEZZALI
K ena ha fretta: l’operatore telefo-
nico di TIM nato per aggredire la
fascia bassa di mercato in previsio-
ne dello sbarco, entro l’anno, della fran-
cese Free, è già attivo e operativo. Gli
utenti interessati possono sottoscrivere
una delle offerte disponibile, a partire da
quella destinata a chi non ha bisogno di
internet e che prevede a 3.99 euro (in
promozione, altrimenti 8,99) ogni 30
giorni 1000 minuti di chiamate e nessun
costo di attivazione. Una scelta, quel-
la dei 30 giorni di tariffazione, che va
controtendenza rispetto ai 28 giorni / 4
settimane che ormai stanno diventando
la normalità tra gli operatori. All’offerta
voce base di può poi abbinare il pac-
chetto da 1000 SMS a 2.99 euro o 1 GB
di Internet a 3,99 euro. La connettività
sarà 3G: TIM ha scelto di usare la rete
LTE per le offerte di alto profilo “stroz-
zando” la banda a chi scegli il prodotto
MERCATO Kena, il low cost di TIM, anticipa i tempi: è già possibile sottoscrivere l’offerta
Nasce Kena, prezzi competitivi ma niente LTESi parte da 3.99 euro, ma per i dati si paga qualcosa in più. Niente offerte LTE: tutto 3G
low cost, una scelta co-
munque comprensibile.
Chi invece vuole avere
qualche GB di dati per
la navigazione può atti-
vare Kena Internet: co-
sta 3.99 euro (al posto
di 6.99 euro) e offre 4
GB di dati 3G a fronte
di 9 euro di costo di
attivazione: anche a
questa offerta possono essere abbina-
ti i 100 SMS a 2.99 euro al mese e 100
minuti di chiamata a 2.99 euro. C’è pure
una offerta completa, Kena Digital, che
a 9.99 euro (12.99 il prezzo piano) ogni
30 giorni garantisce 6 GB, 100 minuti e
600 SMS.
I prezzi non sono affatto male, ma va
considerato che chi sfora le soglie dovrà
pagare la tariffa prevista dal piano base
di 0,50 euro ogni 50 MB, 0,35 euro al
minuto e 0,25 euro per SMS.
Kena non permette di fare SIM solo
SMS: 2.99 euro al mese per 1000 SMS
sull’offerta base poteva essere una solu-
zione interessante per servizi come anti-
furti e tracker GPS che necessitano solo
di messaggistica. Si tratta ovviamente
di una offerta di partenza che verrà mo-
dulata nel tempo e arricchita con nuove
offerte, probabilmente puntando anche
al ribasso. Kena ha già attivato 8 punti
vendita nelle principali città e per l’atti-
vazione è previsto anche supporto chat
e un servizio clienti che risponde all’181:
la SIM arriverà a casa.
Rivoluzione 3 Addio alle soglie settimanali e roaming gratis su TIM e WindTre elimina le soglie settimanali: le opzioni si rinnoveranno ogni 28 giorni. In più il roaming su rete TIM e Wind sarà gratuito di Gaetano MERO
Tre elimina le soglie settimanali: dal 1 maggio tutte le offerte non si rinnoveranno più ogni 7 giorni ma ogni 28 giorni. Minuti, SMS e Giga non saranno più vincolati ad una scadenza settimanale, ma potran-no essere utilizzati liberamente all’interno delle quattro settimane. Gli eventuali costi extra saranno addebitati al termine del consumo totale di minuti, messaggi e giga-byte previsti dall’opzione. Tre speci-fica che fanno eccezione le opzioni con soglie giornaliere; in questo caso, la fruizione resta invariata mentre il canone sarà addebitato ogni 28 giorni. Al superamento dei minuti e degli SMS verrà applicata una tariffa extrasoglia (29 centesimi al minuto senza scatto alla risposta per le chiamate, 29 centesimi per gli SMS, 20 centesimi ogni 20 MB). Altra novità sarà la riattivazione immediata dell’offerta dopo la so-spensione per credito insufficiente non appena effettuta la ricarica. A seguito della fusione con Wind arri-va anche una modifica sul roaming: dai primi giorni di maggio infatti si potranno utilizzare i giga in roaming nazionale sotto rete TIM senza costi aggiuntivi e il traffico incluso dall’opzione attiva sulla propria li-nea potrà essere usato anche sotto rete Wind. I clienti riceveranno una comunicazione tramite SMS con un preavviso di almeno 30 giorni. In alcuni casi Tre addebiterà 2,99 euro in più oltre al costo dell’opzio-ne ogni 28 giorni, ma non è ancora chiaro quali offerte subiranno l’au-mento. Entro il 30 aprile 2017 è pos-sibile recedere dall’opzione senza costi aggiuntivi accedendo al link https://areaclienti3.tre.it.
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Emanuele VILLA
R eplicando uno schema ormai dif-
fuso nel mondo mobile, le telco
hanno recentemente esteso la fat-
turazione a 28 giorni anche ai piani e alle
tariffe domestiche. Vale a dire che oggi
il prezzo comunicato dagli operatori per
gli abbonamenti a Internet (e voce) di
casa non si riferisce più a un mese ma
precisamente a 4 settimane, col risultato
che in un anno paghiamo 13 “mensilità”
anzichè 12 con un incremento dell’8% ri-
spetto al passato. Ormai ci sono dentro
un po’ tutti: ha iniziato Wind-Infostrada,
poi Vodafone, recentemente TIM e dal
1 maggio tocca a Fastweb, cosa che di
fatto lascia Tiscali da sola nel mondo
(ormai arido) delle tariffe mensili.Questa
situazione potrebbe subire una battuta
d’arresto a seguito della delibera del-
l’AGCOM che di fatto impone il ritorno alla
cadenza mensile per i servizi di telefonia
fissa, voce e Internet. L’authority è giunta
a questa conclusione avendo ravvisato
problemi di trasparenza: l’assenza di un
parametro temporale certo che consen-
ta una facile comparazione tre le offerte
MERCATO AGCOM boccia le bollette basate sulla tariffazione a quattro settimane anziché un mese
AGCOM dice addio alle bollette a 28 giorni90 giorni di tempo per tornare alla tariffazione mensile, ma le telco non ci stanno e reagiscono
e il controllo dei consumi
può disorientare l’utente,
specie in mondo come
quello della connettività
domestica ancora ba-
sato su abbonamenti a
lungo termine. L’universo
degli smartphone e del-
le tariffe mobile non è
coinvolto, fermo restan-
do che il rinnovo minimo
deve essere di 28 giorni: in questo modo
AGCOM mantiene inalterata la situazio-
ne vigente ma preclude agli operatori la
possibilità di limitare ulteriormente in fu-
turo il periodo minimo per il rinnovo degli
opzioni in abbonamento e ricaricabili.
A seguito della delibera, AGCOM ha
deciso che il mese è l’unità di misura
corretta per garantire agli utenti dome-
stici un’informazione trasparente, tenuto
anche conto che il mercato dei servizi al-
l’ingrosso è basato sulla medesima unità
di tempo. Le telco hanno ora 90 giorni
per adeguarsi alle nuove regole, ma nel-
la serata di ieri Asstel, associazione delle
telco in seno a Confindustria, ha già con-
testato la delibera sostenendo che non
sia compito nè prerogativa di AGCOM
entrare nel merito dei rapporti tra le tel-
co e gli utenti: “AGCOM non ha il potere
di disciplinare il contenuto dei rapporti
contrattuali fra operatori telefonici e
clienti”, si legge nella nota, “quale ad
esempio la durata di rinnovo e dei cicli
di fatturazione, ma può soltanto interve-
nire a tutela della clientela in materia di
trasparenza informativa”. L’associazione
promette di difendere a spada tratta gli
interessi dei propri associati: “Tutelere-
mo i diritti dei nostri associati nelle sedi
più opportune”, aggiunge il presidente
di Asstel Dina Ravera “con l’obiettivo di
ripristinare il diritto degli operatori al li-
bero esercizio dell’attività di impresa”.
di Gaetano MERO
I l Parlamento Europeo ha appena
approvato una nuova tipologia di
etichetta per indicare le classi di
consumo energetico degli elettrodo-
mestici, un metodo più rigido e chiaro
di quello attuale, privo di sottocategorie
che possono disorientare gli acquirenti.
La classificazione definita 2.0 prevede
una scala che va dalla lettera A alla G,
MERCATO L’UE ha approvato il sistema 2.0 per la classe di consumo energetico degli apparecchi
Nuova etichetta energetica, appuntamento al 2019Etichetta più chiara grazie al QR Code e caratteristiche dei prodotti su un database online
eliminando dunque i +, le lettere doppie
o ulteriori simboli. Secondo quanto di-
chiarato da Dario Tamburrano, membro
dell’Europe of Freedom and Direct De-
mocracy Group, il sistema potrà include-
re un codice QR o un link che consenta
ai cittadini di accedere ad un database
online in cui sono contenute ulteriori
informazioni sul prodotto, impossibili
da riportare per intero sull’etichetta. La
creazione di una banca dati dettagliata
associata a strumen-
ti digitali, quali app
per smartphone,
permetterà ai con-
sumatori di fare dei
confronti immediati
tra i prodotti presenti
sul mercato.
Al fine di tenere il
passo con il progres-
so del settore, le
classi di consumo saranno aggiornate
nel momento in cui almeno il 30% dei
prodotti venduti all’interno del mercato
UE superano in termini di prestazioni la
categoria A. Nel caso di aggiornamen-
ti che possono influenzare l’efficienza
energetica di un prodotto già in com-
mercio il produttore è tenuto ad infor-
mare i clienti, la Commissione Europea
valuterà la possibilità che in presenza
di indicazioni inesatte sull’etichetta i
consumatori possano ottenere un ade-
guato risarcimento. Il nuovo sistema
di classificazione comparirà sugli elet-
trodomestici entro il 2019, nel frattem-
po la CE elaborerà le linee guida per
l’applicazione del nuovo regolamento,
fornendo indicazioni specifiche ai pro-
duttori relative ai test da effettuare sui
prodotti, e procederà con la creazione
di un portale di riferimento online per
favorire trasparenza e conformità.
Dyson a gonfie vele grazie all’aspirapolvere hi-tech. E pensa all’automotiveOttimo stato di salute per Dyson, con vendite complessive salite a 3 miliardi di dollari Investimenti nella ricerca e si pensa all’ automotive di Matteo SERVADIO
Dyson continua a guardare al futu-ro, anche oltre il settore degli elet-trodomestici. Non a caso la società ha previsto una spesa pari a 2.5 miliardi di sterline per studiare tec-nologie che vanno dall’intelligenza artificiale alla robotica, passando per soluzioni innovative nel campo delle batterie - forse l’obiettivo prin-cipale di Dyson che lo scorso anno ha dichiarato di voler investire 1 mi-liardo di sterline in cinque anni per vincere questa scommessa. Tale mossa, preceduta nel 2015 dall’ac-quisizione del produttore di batterie a stato solido Sakti3, ha incremen-tato le indiscrezioni secondo le quali l’azienda inglese sia interessa-ta ad entrare nel settore automotive e in particolare delle auto elettriche. Dyson non ha confermato, ma am-mette che ci saranno molti nuovi player nel mercato automotive nel prossimo futuro. Per quanto riguar-da il presente, le vendite totali del-l’azienda si sono impennate fino a 2.5 miliardi di sterline (3.12 miliardi di dollari), soprattutto grazie alla nuova linea di aspirapolveri senza fili di fascia alta. Dyson infatti si ap-presta ad aprire ben 25 nuovi store nel mondo, tra San Francisco, New York e la Cina. Se l’azienda doves-se davvero entrare interamente o parzialmente nel settore Automo-tive offrirebbe un ulteriore segnale di forza, supportato dalla volontà di studiare soluzioni innovative.
torna al sommario 5
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Dario RONZONI
U na sentenza sullo streaminng
online ha tenuto banco nei gior-
ni scorsi: nel mese di febbraio il
Tribunale di Frosinone ha annullato una
sanzione da 600.000 euro nei confronti
di un gestore di siti che pubblicava link a
streaming di film. La notizia è stata resa
nota dall’avvocato difensore Fulvio Sar-
zana, che ha sottolineato quella che era,
secondo lui, la portata storica della deci-
sione: non è più illegale mettere a dispo-
sizione link a film in streaming, purché si
possa dimostrare la totale assenza di fini
di lucro da parte del fornitore del servizio.
Anche in presenza di banner pubblicitari,
lo streaming può tutt’al più essere consi-
derato un risparmio di spesa, e come tale
non soggetto alle normative sul copyri-
ght. “Non basta infatti che il sito produ-
ca reddito, ma occorre dimostrare che
l’attività di lucro sia collegata alla singola
opera e che ne sia il corrispettivo, per-
ché altrimenti siamo in presenza di un
risparmio di spesa e non di una attività
ENTERTAINMENT Annullata la sanzione a un gestore di un sito che pubblicava link ai film
Streaming legale? Un vizio procedurale alla base della sentenza che fa discutereIl Tribunale di Frosinone ha annullato la sanzione da 600.000 euro già comminata Ma le motivazioni dell’annullamento sono in realtà da ricercare in un vizio procedurale
di messa a disposi-
zione per finalità di
lucro”, ha dichiarato
Sarzana in un’intervi-
sta a Repubblica. In
realtà, approfondendo l’argomento, la
sentenza del tribunale di Frosinone (di
cui riportiamo uno stralcio qui sopra non
cita espressamente quanto affermato da
Sarzana, ma si limita a sottolineare una
lacuna, vizio procedurale o altro, da parte
della Guardia di Finanza che, pare, non
avrebbe allegato prove concrete in rela-
di Roberto PEZZALI
Secondo GFK quest’anno si vende-
ranno in Europa 3.1 milioni di TV
curvi e 0,45 milioni di TV OLED.
In pratica per ogni TV OLED venduto
si venderanno 6 TV curvi: un dominio
globale di Samsung. Una situazione ad-
dirittura peggiore se si guarda al mondo
intero: a fronte di 12.3 milioni di TV curvi
si venderanno solo 1 milione di TV OLED.
Se si considera che a supportare il TV
curvo è rimasto ormai solo Samsung e
che gli OLED invece iniziano a comparire
nei listini di tutti i produttori, anche se LG
resta e resterà il principale sponsor. Una
previsione decisamente strana, che sto-
na anche con le scelte dei produttori
di abbandonare un form factor che di
certo non ha avuto il successo sperato:
MERCATO GFK mostra le sue previsioni di vendita dei TV per il 2017 in Europa e nel mondo
GFK: 6 TV curvi per ogni TV OLED venduto in Europa Il TV curvo, appoggiato solo da Samsung, dovrebbe stracciare i TV OLED. Sarà davvero così?
Samsung continuerà a fare
TV curvi, ma è anche l’azien-
da che li ha creati e che spin-
ge per questa esperienza di
visione che comunque molti
apprezzano.
Secondo la società di analisi,
inoltre, nei trend l’OLED è già
stato sorpassato dal “curvo”,
un dato che non riflette affat-
to la situazione reale. GFK
prevede anche l’aumento
delle dimensioni degli schermi, con il
5% di TV oltre i 60” entro il 2018 e la
consacrazione di 4K e Smart TV: il 40%
dei TV sarà 4K alla fine del prossimo
anno e il 60% sarà “smart”. Previsione
questa decisamente facile: ormai 4K e
smart TV sono tecnologie di massa.
zione alla natura dei banner pubblicitari
e alla loro effettiva capacità di produrre
reddito. Detto in parole povere, il pro-
blema sarebbe la mancanza di prove di
un effettivo guadagno, che la Guardia di
Finanza non avrebbe dimostrato, e non
l’impossibilità di legare un banner pubbli-
citario al singolo file condiviso.
Troppe persone scaricano e guardano contenuti pirata I big di cinema e musica chiedono aiuto al G7Una lettera firmata dai principali player nel mondo della musica e del cinema è stata consegnata ai Ministri della Cultura del G7 riuniti a Firenze: serve un fronte comune contro la pirateria Il 30% delle persone fruisce di contenuti in modo illegale di Roberto Pezzali
Presidenti e amministratori dele-gati delle più importanti aziende del mondo dei media e dell’intrat-tenimento hanno inviato ai Ministri della Cultura del G7 una lettera per sollevare l’attenzione su un tema che da troppo tempo viene trascu-rato e combattuto solo localmente, ovvero la pirateria. Vivendi, Sky Group, Sky Italia, Sky Deutschland, BBC Worldwide, Canal+, Media-set, Fox, Disney, NBCU, Sony Pic-tures, Constantin Film, European Producers’ Club, Anica, Warner Music, Universal Music, Premier League, Bundesliga, Lega Serie A e la UEFA ogni anno contribui-scono con 2250 miliardi di dollari all’economia globale, garantiscono decine di milioni di posti di lavoro e investono in arte, cultura e sport, eppure l’intero sistema è a rischio a causa della sempre più diffusa pirateria. Un fenomeno che esiste da sempre, fin dai tempi della co-pia delle audio cassette, ma che con l’arrivo di larga banda e nuove tecnologie diventa sempre più dif-ficile da arginare. Secondo gli studi il 30% degli utenti in tutto il mondo scarica o vede contenuti in strea-ming illegalmente, anche quando ormai le offerte legali ci sono e sono pure competitive.
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto FAGGIANO
P er lanciarsi in un mercato dove già
si trovano concorrenti del calibro di
Spotify, Apple Music e Google Play
Musica ci vuole molto coraggio e una
formula diversa da tutte le altre. Caratte-
ristiche che si possono trovare nel nuovo
Voltra, società di streaming fondata da
Paolo Fragomeni, statunitense di chiari
origini italiane, che ha già realizzato una
versione beta per desktop del servizio.
Le caratteristiche di Voltra sono molto
originali, non solo per gli ascoltatori ma
anche per gli artisti. Il servizio prevede un
ascolto gratuito in anteprima di un’intera
canzone e non di soli 30 secondi come
avviene di solito, invece si pagherà un
piccolo contributo - non ancora precisa-
to - per i successivi dieci ascolti, dopo i
quali però la canzone diventerà di pro-
ENTERTAINMENT Lanciata la versione beta di un nuovo servizio di streaming molto particolare
Voltra, lo streaming musicale con download e FlacSi può ascoltare un brano completo in anteprima gratuita, si possono scaricare i brani e ci sono anche i Flac. L’abbonamento Premium prevede uno spazio personale sul cloud
prietà e potrà essere scaricata
e ascoltata liberamente. Non ci
saranno nemmeno interruzioni
pubblicitarie.
Per chi invece sceglierà un
abbonamento Premium (10 $
al mese) disporrà di un proprio
spazio personale in un archivio
sul cloud, liberamente acces-
sibile quando si desidera; si
dovrà comunque pagare il piccolo con-
tributo come sopra prima di disporne
liberamente. Altra caratteristica molto
interessante è che Voltra non usa sola-
mente i soliti MP3 ma è già pronto per al-
tri formati come AAC, Flac, OGG, ALAC,
WAV, AAC e MP4; su questo punto però
le informazioni sono minime e non ci
sono altri dettagli sulle concrete modali-
tà di fruizione dei file ad alta risoluzione.
Buone notizie anche per i musicisti, per-
chè Voltra pagherà loro 99 cent di dolla-
ro ogni 10 streaming delle loro canzoni,
una bella cifra se paragonata a quanto
pagano Spotify, Apple Music e Google
Play: rispettivamente un pagamento
di poco superiore ogni 226, 134 e 146
streaming, Al momento la versione beta
di Voltra ospita circa 3 milioni di brani e
oltre 5.000 iscritti, per la versione defini-
tiva e la app per smartphone e streaming
bisognerà aspettare il mese di maggio.
Con VUDU i film in DVD e Blu-Ray vanno sul cloud Si parte da 2 dollariVUDU ha lanciato in America la funzione Disc-to-digital per trasformare i propri film in DVD e Blu-Ray in copie digitali da archiviare sul cloud di Gaetano MERO
VUDU, parte del gruppo Walmart, ha lanciato la funzionalità Disc-to-Digital che permette agli abbonati di trasferire la propria collezione di DVD nella libreria digitale della piattaforma. Si tratta in realtà della possibilità di ottenere una copia in versione liquida dei propri titoli a patto che rientrino tra gli 8.000 at-tualmente disponibili. All’iniziativa hanno finora aderito Lionsgate, Pa-ramount, Sony Pictures, Twentieth Century Fox, Universal e Warner Bros. L’operazione da compiere è semplice: scaricando l’applicazio-ne per smartphone, compatibile con iOS e Android, basterà esegui-re la scansione del codice a barre riportato sulla custodia del DVD o Blu-Ray per verificare la presenza del film ed inserirlo nell’archivio personale sul cloud. Il costo è di 2 dollari per ottenere la versione ad alta definizione di un Blu-Ray o la versione in qualità SD di un DVD classico, se si vuole invece tramuta-re un film in Full HD partendo da un DVD si dovranno sborsare 5 dollari. A questo va aggiunto il costo di Ul-traViolet, un servizio di archiviazio-ne basato su cloud, complementa-re a VUDU. I film potranno essere consultati e guardati sui dispositivi abilitati utilizzando VUDU, Flixster e Verizon FiOS. Coloro che acquista-no un film su supporto fisico presso la catena Walmart possono ottene-re in automatico una copia digitale gratuita del titolo tra i 3.000 attual-mente disponibili. Si attendono ora le mosse di altri competitor, tra cui Amazon e iTunes, e che il servizio possa essere esteso anche ad utenti al di fuori degli USA.
di Roberto PEZZALI
I tre mesi di “finestra” cinematografi-
ca a tutela degli esercenti sono un
retaggio del passato che i nuovi mo-
delli di business digitale non possono
più sostenere. Con questa tesi, già av-
valorata dall’incredibile lavoro fatto da
Netflix (cinema e streaming insieme), sei
delle sette principali major di Hollywood
stanno negoziando con il loro partner la
possibilità di offrire i film sul canale home
video, quindi nelle case, solo pochi gior-
ni dopo Attualmente si deve aspettare
da 70 a 90 giorni, la nuova proposta
degli studios, secondo il settimanale Variety, sarebbe di portare la window a
soli 17 giorni, quindi tre weekend piena-
mente sfruttabili.
L’unica contraria sarebbe Disney, mentre
Warner avrebbe avanzato l’ipotesi più
coraggiosa, ovvero 17 giorni di window
e 50$ a noleggio per ogni film con parte
del ricavato da usare come indennizzo
per il canale cinematografico, che ver-
ENTERTAINMENT Una proposta shock di Warner vuole rivitalizzare il segmento home video
Hollywood prepara lo sgambetto ai cinema Film in home video dopo solo due settimaneSi cerca di ridurre la finestra temporale: 3 mesi per vedere un film in home video sono troppi
rebbe comunque penalizzato da questa
scelta. Gli altri stanno pensando a vie di
mezzo: prezzi più bassi per il contenuti
e finestra che va dai 25 giorni al mese
e mezzo, una soluzione più ragionevole.
Oggi un film non sta al cinema per più
di un mese e non ha senso perdere altri
due mesi prima di poterlo rivedere in TV.
La scelta permetterebbe anche la crea-
zione di campagne marketing uniche: se
un film esce in home video pochi giorni
dopo l’uscita al cinema il suo ricordo è
ancora fresco, e non si deve investire
nuovamente in una grande e dispendio-
sa campagna per la promozione di even-
tuali DVD o blu-ray.
La speranza è anche quella di riuscire
a rivitalizzare il mercato dei DVD e dei
Blu-ray, che sta soffrendo lo streaming:
un film appena uscito al cinema potreb-
be riportare il prezzo del Blu-ray ad una
soglia di guadagno accettabile per tutti.
L’accordo, in ogni caso, è ben lontano
dall’essere trovato.
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
N el mondo degli smartphone non c’è più nulla da
inventare, ormai sono tutti uguali. Falso, almeno
se guardiamo al nuovo Galaxy S8 che Samsung
ha svelato con un global launch da New York. Tutto
quello che si è visto nelle ultime settimane era vero,
le foto, i video, le specifiche, ma è solo tenendo tra
le mani l’ultimo sforzo dell’azienda coreana che ci si
rende conto di quanto Samsung sia ormai in grado di
innovare e plasmare nel mondo della telefonia. Uno
smartphone che ha richiesto uno sforzo tecnologico
e di tempo notevole per lo sviluppo, ma il risultato
ripaga tutto: i primi esemplari sono stati mostrati a
pochi dipendenti a settembre, e a fine febbraio l’S8
era già pronto al lancio. “Il progetto Dream, perché
questo è il codice usato per lo sviluppo di S8, nasce
a inizio dello scorso anno: ci siamo detti che dove-
vamo in qualche modo reinventare lo smartphone
perché nessuno avrebbe più speso tanto per un top
di gamma se non fosse stato davvero innovativo” ci
racconta Riccardo De Franchis, direttore marketing
della divisione mobile di Samsung Italia. Nonostante
l’S8 fosse pronto, Samsung ha lasciato che sia LG che
Huawei giocassero le loro carte prima di calare l’asso
di briscola: due modelli, da 5.8” e 6.2”, belli fuori e
belli dentro, con uno schermo da primo della classe
e tante piccole soluzioni che lo rendono un prodotto
quasi perfetto. Quasi per il prezzo, 829 euro la ver-
sione da 5.8” e 929 euro quella da 6.2”, un premium
price per due smartphone che non avranno varianti
di alcun tipo, con la dotazione di 4 GB di RAM e 64
GB di memoria (espandibile) per tutti i modelli. Tre
le finiture disponibili per tutti, Midnight Black, Orchid
Gray e Arctic Silver, mentre una quarta finitura, blu,
dovrebbe essere esclusiva di Vodafone per i primi tre
mesi di lancio.
Colpisce la cura costruttiva E non è affatto grandeColpiscono a prima vista ergonomia e costruzione:
Samsung lo chiama seamless design, una perfetta fu-
sione di vetro e alluminio che sembrano costituire un
MOBILE Samsung con l’S8 dimostra che è possibile ridisegnare lo smartphone conservando ciò che di buono è stato fatto negli anni
Galaxy S8, Samsung reinventa lo smartphone Il nuovo Galaxy S8 è completamente rivisto nel design e pieno di soluzioni innovative per la sicurezza e l’interazione
materiale unico che danza attorno alle sinuose curve
dello schermo. Da riparare probabilmente è un incu-
bo, ma questo è un problema del centro di assistenza.
I bordi arrotondati e lo schermo che tocca ii lati come
l’S7 Edge sono valorizzati al massimo dagli angoli
stessi del pannello OLED smussato ai bordi che ac-
compagna la sagoma del telefono stesso. La curvatu-
ra è in ogni caso diversa da quella di un S7 Edge: se
sul modello precedente lo schermo si avvolgeva sulla
piega creando qualche problema con qualche app e
qualche controllo che finivano sul bordo, con il nuovo
S8 la curva dello schermo è prettamente estetica, e il
feeling è simile nell’uso a quello di uno smartphone
con schermo piatto.
“Lo scorso anno il 30% degli utenti ha scelto l’S7 piat-
to: crediamo che S8 venga incontro anche a loro, no-
nostante lo schermo appaia curvo ai lati se lo si usa
la sensazione è ben diversa da quella dell’S7 Edge.
Abbiamo trovato una via di mezzo bilanciata” ci dice
De Franchis confermando le nostre impressioni.
Samsung ha costruito l’intero S8 (e anche l’S8+) attor-
no al nuovissimo schermo Quad HD+ Super Amoled:
ha un formato addirittura più spinto del 18:9, un 18.5:9
che grazie all’assenza di cornici laterali e all’ingombro
minimo superiore e inferiore riesce nel modello più
grande ad essere più piccolo di un iPhone 7 Plus nella
versione da 6.2”. Li abbiamo ovviamente confrontati
e, con soli 5.5” di schermo l’iPhone è più grande di
entrambi.
Lo schermo stretto ovviamente inganna, però biso-
gna ammettere che Samsung è riuscito a sfruttarlo
alla grande intervenendo sul software: oltre ad una
serie di modalità per l’utilizzo ad una mano l’ampia
superficie verticale può essere sfruttata posizionando
un elemento fisso nella parte superiore insieme ad
una seconda applicazione posizionata sotto. Si può
scrivere e chattare mentre si guarda un film, si può te-
nere aperta la calcolatrice mentre si lavora ad un do-
cumento finanziario e si può addirittura ritagliare una
porzione di app a piacere da tenere in primo piano.
Lo schermo ha anche altre due particolarità: con una
risoluzione di 2960 x 1440 ( 570 ppi) è composto pra-
ticamente da due quadrati affiancati che con il nuovo
visore VR vanno a nozze: immagine più definita, meno
motion blur e un miglior sfruttamento della superficie
dello schermo con le due lenti.
Samsung ha ricevuto anche la certificazione Mobi-
le HDR Premium: la riteniamo una etichetta di puro
Samsung Galaxy S8La nostra video anteprima
lab
video
segue a pagina 09
S8, S8 e Plus e iPhone 7 Plus: il prodotto Apple è in assoluto il più grande.
torna al sommario 9
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
marketing, ma in ogni caso il pannello AMOLED sem-
bra avere la luminosità giusta e il nero giusto per
gestire una buona dinamica anche su una diagonale
così piccola. La certificazione ci dice comunque che
il pannello dev’essere a 10 bit, che deve coprire il
90% dello spazio colore P3 e che la luminosità mas-
sima deve toccare i 540 nits con un livello del nero
di 0.0005 nits. Nel pannello di configurazione, oltre
alle classiche modalità di gestione dei profili colore,
si può anche intervenire sul bilanciamento del bianco
e andare a ottimizzare la resa sui video con un filtro
di enhancing.
Per la prima volta sparisce il logo Samsung dal frontaleIl frontale è pulitissimo: l’S8 è forse il primo smartphone
Samsung privo di logo aziendale sul frontale, e manca
pure il tasto fisico. In realtà un tasto c’è, ed è invisibile:
un rilevatore di pressione è stato infatti inserito nella
parte bassa dello schermo e funziona con il telefono
in standby. L’assenza di un tasto vero è un vero taglio
con il passato, e bisogna vedere come la prenderanno
i fedelissimi della serie Galaxy: il sensore per l’autenti-
cazione è stato sul retro, a portata di pollice. Il rischio,
all’inizio, è che si vada a toccare con le dita la lente
della fotocamera sporcandola. In ogni caso Samsung
ha inserito anche altri sistemi di autenticazione: il layer
più basso è il riconoscimento facciale, funziona bene
ma non dovrebbe offrire troppa sicurezza (non abbia-
mo provato ma crediamo che una foto potrebbe sbloc-
carlo) mentre lo scan dell’iride è più sicuro ma non così
immediato. Gestendo le diverse possibilità l’utente po-
trebbe anche decidere di tenere l’accesso fingerprint
solo in qualche situazione, usando lo sblocco facciale
per quando tiene lo smartphone in tasca.
L’inserimento di un gran numero di sensori ha co-
stretto Samsung ha realizzare versioni di S8 solo con
frontale scuro: sensore ambientale, fotocamera e due
sensori per l’iride (tramissione e ricezione) avrebbero
rovinato la linea, mentre con la finitura scura questi ri-
sultano quasi invisibili. Dal Galaxy S7 Edge Samsung
eredita il livello di protezione IP68 per acqua e polve-
re, il fast charging e il wireless fast charging, anche se
qualche piccola modifica migliorativa è stata inserita
pure qui. Quando si tiene infatti immerso lo smartpho-
ne in acqua più dei 30 minuti consentiti dalla specifica,
una sorta di “kill switch” di emergenza toglie energia
ai componenti vitali rendendo lo smartphone immune
ad eventuali corto circuiti. Basta prenderlo, asciugarlo
bene e attendere un po’ per riaccenderlo: tutto tornerà
come prima. Rinnovate anche le fotocamere: la came-
ra posteriore di S7 era eccellente, S8 replica usando
sempre un sensore da 12 megapixel stabilizzato con
apertura F 1.7 dotato sia di messa a fuoco dual pixel
(eccellente) sia di scatto rapido. La lettura veloce dei
dati del CMOS permette a Samsung di eliminare fe-
nomeni di rolling shutter e di catturare tre foto con
ogni singolo scatto, dove una viene tenuta come base
e le altre due vengono usate per ridurre il rumore o
migliorare la nitidezza. L’utente non si accorge di nulla,
è lo smartphone a fare tutto da solo, ma in situazio-
ni critiche gli scatti escono più puliti e più dettagliati
sulle alte e sulle basse luci, le zone dove solitamente
l’esposizione crea problemi.
Non manca la modalità manuale ed è stata semplifi-
cata notevolmente l’app per la fotocamera: più facile
gestire lo zoom (digitale) e immediati l’inserimento di
filtri e di sticker, questi senza bisogno di app. Da nota-
re che Samsung è l’unica azienda che ha presentato il
suo top di gamma senza doppia fotocamera: un tempo
sarebbe stata la prima a seguire queste mode, oggi
non ne ha più bisogno. Diversa anche la camera fron-
tale: non sale la risoluzione, che resta 8 megapixel, ma
migliora l’apertura portata a F1.7 e soprattutto viene
integrato un sistema di riconoscimento del volto per
meglio ottimizzare l’esposizione dei selfie singoli e di
gruppo.
Processore Exynos e Bluetooth 5.0Il processore, per quanto possa ormai contare (sono
tutti potentissimi), è un Exynos 8895: sul modello Usa
verrà usato lo Snapdragon 835, ma sui modelli euro-
pei ci sarà il System on Chip che Samsung produce in
casa. L’ultima versione, realizzata con tecnologia a 10
nanometri, è decisamente più efficiente dal punto di
vista energetico e riesce a guadagnare anche qualche
punto rispetto alla versione usata su S7: la stima è di
un 10% di prestazioni in più lato CPU e di una crescita
del 20% circa delle performance per il processore gra-
fico. all’interno del processore trovano spazio 4 core
M2 a 2,5 GHz e 4 core Cortex A53 a 1,7GHz affiancati
dalla GPU Mali G71 MP20. Il vero elemento di forza è
però la parte radio / modem: quattro antenne per la
ricezione, LTE Cat 16 con 1 Gbps in download sulle reti
predisposte e Wi-fi ac MU-MIMO per una connessio-
ne rapidissima in modalità wireless. Samsung è anche
una delle prime ad integrare un controller Buetooth
5.0, capace in modalità LE di arrivare a 2 Mbps: un
grosso passo avanti per gli accessori e i Device IoT
che arriveranno sul mercato. Presente anche la com-
patibilità con i dispositivi fitness Ant+: il protocollo più
usato per fasce cardio e attrezzi da palestra sale a
bordo di un dispositivo Samsung. Per il GPS, infine,
arriva anche il supporto a Galileo.
Galaxy S8 avrà una batteria da 3000 mAh, S8+ da
3500 mAh: con il processore a 10 manometri dovreb-
bero essere ben dimensionate per gestire la giornata
abbondante: la ricarica rapida tramite il connettore
USB Type C dovrebbe in ogni caso risolvere molti
problemi.
Tante novità lato software Bixby è un work in progressLato software la novità più grande è Bixby, l’assi-
stente virtuale di Samsung: lo abbiamo provato, ma
al momento parla solo inglese e coreano e non ci è
sembrato un fulmine, anzi, per fare alcune cose pro-
segue a pagina 10
MOBILE
Anteprima Samsung Galaxy S8segue Da pagina 08
Resta il jack audio, arriva l’USB Type C.
torna al sommario 10
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
babilmente ci si mette di meno ad usare la dita. At-
tendiamo in ogni caso la versione italiana per un giu-
dizio. Bixby in ogni caso non si limita all’interazione
vocale: ci sono tante altre feature smart di assistenza
pro-attiva che possono aiutare a gestire situazione
di uso comune in automatico e senza l’intervento
dell’utente. Va considerato che è l’ultimo nato in fat-
to di assistenti smart, e come fatto per Siri, Cortana
e per Google Assistant gli va dato un po’ di tempo
per migliorare.
L’interfaccia utente invece, rivista e basata su An-
droid 7.0 Nougat l’abbiamo trovata semplice e pia-
cevole: le app sono raggiungibili con una gesture, il
pannello di controllo è chiaro e ben organizzato e le
icone e anche la barra dei controlli è personalizza-
bile nel colore. Samsung per migliorare l’organizza-
zione e facilitare la ricerca ha anche usato un codice
colore per le icone, raggruppandole a seconda del
tipo di applicazione.
Le novità più grandi però a livello di software e in-
terazione utente sono rappresentate dall’app Sam-
sung Connect, una sorta di anello per domare tutti i
dispositivi connessi della casa (Samsung ovviamen-
te) e Dex, una docking station che permette di tra-
sformare lo smartphone in un ambiente di lavoro con
gestione multitasking delle app e accesso remoto a
sistemi Windows. Una scatolina piccola, con tastiera
e mouse USB o wireless, da collegare tramite HDMI
ad un monitor per accedere ad una interfaccia otti-
mizzata. Una buona idea in ambito business, anche
se ovviamente è un accessorio da acquistare a parte
(e da portarsi appresso).
MOBILE
Anteprima Samsung Galaxy S8
segue Da pagina 09
Non sono invece optional, ma sono inserite nella
confezione gli auricolari in-ear che AKG ha prepa-
rato appositamente per il Galaxy S8: hanno un filo
ricoperto in tessuto per evitare grovigli e suona-
no discretamente bene. Tra gli accessori optional
ci saranno custodie di ogni tipo, cuffie e auricolari
premium e due chicche, il visore VR di nuova ge-
nerazione e la nuova Gear 360, la piccola camera
per riprendere video a 360°. Il visore è ottimizzato
per i nuovi schermi, ma resta comunque compatibile
anche con i vecchi Galaxy di fascia alta: è comodo,
leggero ma quello che fa la differenza è il controller
esterno, un piccolo joypad da tenere in mano che
evita di usare gli scomodi e poco intuitivi comandi
sul visore stesso.
La Gear 360 cambia invece forma: è più piccola, leg-
gera e compatta, ha sempre le due ottiche sferiche
e lavora in 4K per foto e video. La novità più interes-
sante è la possibilità di sfruttare la potenza di calcolo
dell’S8 per gestire un live streaming VR: la camera
invia i dati in wi-fi allo smartphone che elabora in
tempo reale l’immagine fondendo le due camere, e
grazie al collegamento 4G si può fare una diretta su
Facebook o su YouTube a 360 gradi.
Samsung Galaxy S8 sarà disponibile in Italia dal
28 di aprile, ma coloro che lo ordinano in anticipo
lo riceveranno una settimana prima. “Per il lancio
non ci saranno bundle promozionali, non abbiamo
più bisogno di regalare cose per vendere - ci dice
De Franchis. Stiamo comunque lavorando con una
finanziaria per creare una sorta di programma che
permetta a tutti, anche senza operatori, di pagare
una piccola quota mensile per portare a casa S8 e
decidere, dopo un anno, se tenerlo o se passare al
modello nuovo. Lo smartphone in questa modalità
sarà interamente assicurato”
Samsung ha fatto un lavoro davvero eccellente e for-
se per la prima volta le foto non riescono a rendere
giustizia ad un prodotto che dev’essere preso tra le
mani almeno una volta per giocarci un po’ e vedere
come uno schermo apparentemente grande riesce a
essere così piccolo e maneggevole. Quest’anno non
sarà affatto facile: Huawei ha appena presentato un
ottimo P10, LG si appresta a lanciare il G6 anche lei
con uno stile e un concetto simile a quello di S8 e a
settembre arriva il nuovo iPhone.
Guardando a quanto di nuovo sotto il profilo stilistico
ha portato il Galaxy S8 è evidente che Apple non
può riproporre con il nuovo modello la stessa linea
per il quarto anno consecutivo: è ora di cambiare.
torna al sommario 11
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
N on c’è Solo Galaxy S8, ma anche
una nuova Gear 360 cam. La
videocamera per produrre con-
tenuti VR di Samsung, si rinnova intera-
mente per venire incontro a tre precise
esigenze degli utenti che hanno provato
la prima generazione. Cambia il design,
è più piccola, più leggera e più facile da
impugnare, può trasmettere video VR in
live streaming e soprattutto è compa-
tibile con dispositivi iOS tra cui iPhone
7, iPhone 7 Plus, iPhone 6s, iPhone 6s
Plus e iPhone SE oltre a computer Win-
dows e Mac. Solo 130 grammi di peso,
con la sfera nella parte alta che integra la
doppia lente fish-eye F2.2 con sensore
CMOS da 8.4 megapixel e 4096 x 2048
di risoluzione. Le immagini sono gestite
dal nuovo processore DRIMe5s, evo-
luzione dei processori che Samsung
montava sulle sue videocamere mentre i
video vengono registrati in 4K sulla card
SD interna, capacità massima 256 GB.
La Gear 360 scatta anche fotografie VR
360°, queste ultime con una risoluzione
di 15 megapixel. Certificata IP53 per pro-
teggere il corpo da acqua a polvere (ma
è una certificazione abbastanza blanda)
la camera ha a bordo bluetooth 4.1 per
il controllo e Wi-Fi per trasferire le foto
e i video ai dispositivi compatibili. L’app
per smartphone e tablet, migliorata, oltre
a permettere la condivisione di foto sui
social e l’elaborazione degli scatti, intro-
duce anche la condivisione dei contenu-
ti in tempo reale. Gear 360, sincronizzata
con uno smartphone o computer compa-
tibile, offre la possibilità, banda permet-
tendo, di fare streaming live in diretta su
piattaforme social come Facebook, You-
Tube o Samsung VR.La nuova Gear 360
cam dovrebbe arrivare a breve insieme
al nuovo visore e il prezzo non è ancora
stato annunciato. Dovrebbe comunque
essere simile a quello del modello attual-
mente sul mercato: la doppia lente e la
potenza di calcolo necessarie per fonde-
re le due foto purtroppo si pagano.
MOBILE Insieme al Galaxy S8 Samsung lancia la nuova versione della Gear 360, la camera per la creazione di contenuti VR2
Nuova Gear 360 è più piccola e funziona anche con l’iPhoneLe novità sono davvero tante, ma la più importante è sicuramente la compatibilità con l’ecosistema iOS e con l’iPhone
di Francesco FIORILLO
I nsieme al nuovo Galaxy S8, Sam-
sung ha mostrato anche il nuovo
Gear VR 2017, annunciato inizial-
mente insieme a Galaxy Tab S3 e Gala-
xy Book al MWC. La nuova versione del
visore per la realtà virtuale, destinato
agli smartphone della famiglia Galaxy,
non stravolge però l’esperienza uten-
te, ma si limita a presentare un unica
e interessante novità, il controller. In
termini di specifiche ci troviamo infatti
di fronte ad un device simile al prede-
cessore: a parte il colore Orchid grey,
il nuovo visore infatti potrà ospitare i
vecchi Galaxy e i nuovi modelli di S8,
incompatibili questi con le versioni pre-
cedenti. All’interno della confezione
verrà incluso anche uno speciale con-
troller, vera novità.
Disponibile anche separatamente al
prezzo di 39 euro e compatibile con i
modelli precedenti (interfacciandosi di
fatto allo smartphone via Bluetooth),
GADGET Praticamente identico al precedente modello, il visore VR Samsung includerà nella confezione un interessante controller
Samsung Gear VR 2017: data di uscita e caratteristicheIl controller, in vendita anche separatamente, ha sensori per il rilevamento della posizione e un touchpad cliccabile
questo piccolo controller potrà con-
tare sugli immancabili sensori per il
rilevamento della posizione, su un tou-
chpad cliccabile, un grilletto e i soliti
tasti home, indietro e quelli adibiti alla
gestione del volume. Caratterizzato
da un peso di 64,3 grammi, tale peri-
ferica, stando ai dati divulgati da Sam-
sung, garantirà 40 giorni di autonomia
con un utilizzo di circa 2 ore al giorno.
Compatibile con Galaxy S8, S8+, S7,
S7 edge, Note5, S6 edge+, S6 ed S6
edge, il nuovo Samsung Gear VR appa-
rirà sugli scaffali dei negozi negli ultimi
giorni di aprile a un prezzo consigliato
di 129€. Il colosso coreano ha infine
assicurato che, sin dal lancio, ben 60
saranno le app compatibili con il con-
troller, mentre le solite lenti da 42 mm,
unite al nuovo schermo del Galaxy S8,
scongiureranno qualsivoglia problema
legato al fastidioso motion sickness.
Qui le specifiche tecniche complete
divulgate da Samsung.
torna al sommario 12
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
G oogle O è quasi pronto, e gli sviluppatori posso-no scaricare la prima “immagine pubblica” per
iniziare a lavorare, con largo anticipo, su quello
che sarà il sistema operativo di tutti i prossimi smar-
tphone Android. Il nome resta ancora top secret, sarà
svelato probabilmente al Google I/O in programma dal
17 al 19 maggio, ma più che il nome è la sostanza che
conta e in questo caso di carne al fuoco Google ne ha
messa tanta.
Trattandosi di una “preview” non è ancora definitiva,
e sicuramente Google si è tenuta qualche asso nella
manica per l’evento dedicato agli sviluppatori, ma chi
già oggi ha tra le mani uno dei dispositivi compatibili
(Nexus 5X, Nexus 6P, Nexus Player, Pixel, Pixel XL, Pixel
C) può già capire dove è intervenuta Big G, quali saran-
no le modifiche sostanziali e come si possono adattare
le app per farle girare al meglio dopo l’aggiornamento.
Per il rilascio della prossima versione di Android Goo-
gle prevede cinque tappe: a questa prima “preview”
seguirà una seconda “preview” a metà maggio, una
terza preview sempre destinata agli sviluppatori a metà
giugno e un’ultima versione più stabile a metà fine lu-
glio. Il rilascio della versione finale per gli utenti è pre-
visto per il terzo trimestre del 2017, con la distribuzione
che finirà prima sui dispositivi Google e poi su quelli dei
partner, a seconda dei tempi di aggiornamento.
Ecco un elenco dettagliato di tutte le novità presenti in
questa prima versione di test.
Stop alle app succhia batteriaApple ha risolto il problema da tempo su iOS, deci-
samente aggressivo nei confronti delle app in back-
ground, mentre Google è sempre stato piuttosto per-
missivo, con applicazioni in secondo piano libere di
accedere a molte risorse sovraccaricando lo smartpho-
ne e riducendo quindi l’autonomia. Ora con Google O
cambia tutto: le applicazioni che non vengono usate
non potranno più avere libero accesso alle risorse ma
saranno messe in una modalità “energy saving”.
Oggi, giusto per fare un esempio, un utente mentre
gioca ad un racing game potrebbe avere un music
player in background funzionante e un browser con
più schede aperte: il gioco ne risente, con vistosi cali di
prestazioni dovute alle risorse occupate dalle altre app,
e pure la batteria viene colpita, con il sistema impegna-
to a spostare risorse da un’app all’altra per far fronte
a tutte le richieste. Questo non vuol dire che le app in
MOBILE Sulla prossima versione di Android si possono già vedere miglioramenti per quanto riguarda autonomia, notifiche e audio
Android O si può già provare: ecco tutte le novitàGoogle toglie i veli su Android O. Nella preview che si può già provare su alcuni dispositivi emergono novità interessanti
background non funzioneranno più: si continueranno a
ricevere ad esempio notifiche, le app stesse potranno
interrogare altri servizi per aggiornamenti periodici, ma
il loro impatto sul sistema sarà minimo.
Una vera rivoluzione nella gestione del multitasking,
che però sarà applicato e funzionerà solo ed esclusiva-
mente con app aggiornate per supportare le librerie di
Android 7.1 Nougat (api level 25).
Google ha deciso di limitare anche gli accessi alla geo-
localizzazione per le app in background: applicazioni
che richiedono i dati del GPS e non sono in primo piano
potranno farlo solo un paio di volte all’ora. Gli sviluppa-
tori potranno comunque sfruttare api di localizzazione
alternative ottimizzate per l’uso in background.
Notifiche a tema e a gruppiUn’altra grande rivoluzione di Android O sarà la ge-
stione delle notifiche. Oggi la notifica sullo smartpho-
ne è l’elemento che facilita e massimizza l’interazio-
ne: se non ci fossero le notifiche app come Facebook,
Twitter e Instagram perderebbero più della metà delle
interazioni. Le app che inviano le notifiche iniziano
però ad essere troppe,
e soprattutto per ogni
singola app potreb-
bero esserci notifiche
che interessano e
altre che interessano
meno: Google ha pen-
sato così di creare i
Notification Channel,
ovvero la possibilità
per uno sviluppatore
di applicazioni di cate-
gorizzare le notifiche
in gruppi persona-
lizzando l’aspetto, il
suono, il modo in cui
appaiono e il colore segue a pagina 13
dell’eventuale Led di notifica dello smartphone. Face-
book potrebbe ad esempio separare le notifiche di
citazione in un commento da quelle di nuovo post su
una pagina che si segue, e allo stesso modo un sito di
notizie potrebbe separare i contenuti editoriali dalle
notifiche legate ai commenti.
Non solo, Google si è spinta oltre facilitando l’uso
delle app multi account: un utente potrebbe avere su
Twitter un account personale e un account aziendale:
tramite i Notification Channel si possono separare le
notifiche dei due account per evitare confusione. Inol-
tre, gran bella cosa, si può impostare lo “snooze” per
le notifiche: basta un click per ricevere la notifica di
una cosa importante in un momento successivo.
Login e password semplificatiUsername e password, un incubo da ricordare e da
digitare. Oggi gli utenti sono facilitati dalla presenza
di app di password manager come 1Password e La-
stPass, e proprio per questo motivo Google ha deciso
di rendere ancora più facile la vita a coloro che utiliz-
zano un password manager. All’interno del pannello
impostazioni, App e Notifiche, App Predefinite sarà
torna al sommario 13
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
possibile selezionare un password manager tra quelli
installati dall’utente da utilizzare per tutte le app e per
ogni schermata che richiede la password.
Sarà quindi Google a fare da ponte tra l’applicazione
che tiene in memoria tutti i dati di accesso e le singole
app che devono utilizzarli, un po’ come oggi avviene
con un campo di testo: basterà cliccare sul campo
della carta di credito o di una password per trovarsi di
fronte la finestra del Password Manager preferito che,
tramite autenticazione biometrica o chiave d’accesso,
provvederà a complicare i campi richiesti senza pas-
sword o dati sensibili visibili.
Icone dinamiche per le appPersonalizzare Android sarà semplicissimo per i pro-
duttori che vorranno cambiare leggermente il design
senza però caricare una pesante interfaccia aggiunti-
va. Google infatti in Android O permetterà la gestio-
ne di quelle che vengono chiamate Adaptive Icons,
icone per le app che possono cambiare forma dina-
micamente seguendo una maschera predefinita dal
produttore.
La stessa app potrà così avere forma tonda su un
Samsung, squadrata e netta su un LG oppure a rom-
bo su un Huawei. Le icone dinamiche saranno usate
sulla home e all’interno dei vari menu, come quello
impostazioni, e potranno essere anche animate con
piacevoli effetti.
Finalmente la gestione dei coloriAndroid non ha mai saputo gestire bene i colori, e con
l’arrivo dei nuovi schermi “Wide Color Gamut”, ovve-
ro schermi in grado di mostrare più colori maggiori e
quindi una zona più ampia dello spettro questa inca-
pacità rappresentava un problema ai fini della fedeltà
cromatica. Fino ad oggi le applicazioni e i giochi han-
no avuto in Android uno spazio colore fisso, sRGB, ma
i display degli smartphone più recenti sono in grado di
riprodurre molti più colori di quelli definiti dall’sRGB. I
produttori si sono così fatti carico della “conversione”
creando i loro rossi, i loro verdi e i loro blu e cercando
di interpretare chi meglio chi peggio l’espansione dei
colori delle app su uno schermo migliore.
Con Android O non ci sarà più bisogno di fare tutto
questo, perché gli sviluppatori di app potranno final-
mente definire all’interno di una applicazione lo spa-
zio colore che vogliono sfruttare. Un’app di fotoritoc-
co potrà così chiedere al display di usare Adobe RGB
se una foto è stata scattata con questo profilo, mentre
un’app di editing o un player video potranno chiedere
la modalità Cinema P3. Una gestione del colore che
ancora non è completa come quella che si trova sui
computer, ma che in ogni caso permette ad un utente
Android di apprezzare la fedeltà del rosso di una rosa
senza trovarsi di fronte a colori flou o super saturi, del
tutto innaturali.
Sony migliora l’audio, ora hi-resDai miglioramenti video si passa all’audio, e qui Goo-
gle deve ringraziare Sony che ha lavorato con lei non
solo per rivedere tutta la gestione audio ma anche
per migliorare la qualità audio stessa. Con Android O
Google apre ai produttori di hardware che vogliono
contribuire in modo significativo allo sviluppo del si-
stema, e sull’ultima versione “O” Sony ha contribuito
migliorando circa 30 aspetti delle funzionalità audio e
chiudendo 250 bug. Il contributo più grande però la
casa giapponese l’ha data offrendo a Google il suo
codec LDAC, un sistema di trasmissione audio ad al-
tissima qualità anche tramite bluetooth (presenti an-
che i più diffusi apt-x e aptx-hd).
Android avrà quindi a bordo una soluzione capace
di trasmettere hi-resolution audio a cuffie, auricolari
wireless e speaker senza fili, migliorando in modo
sensibile l’esperienza di ascolto.
Non solo: Google si è resa conto che in questi anni
non ha fatto molto per venire incontro alle esigenze
dei musicisti e di chi vuole sviluppare app per la mu-
sica e ha lanciato, ancora in forma embrionale, una
nuova libreria denominata AAudio, Advenced Audio,
che apre le porte alla creazione di applicazioni pro-
fessionali con audio a bassissima latenza e gestione
prioritaria da parte del sistema.
Wi-fi Aware, il wi-fi senza hotspotScambiare file, video e fotografie con persone vicine
sarà molto più semplice e non richiederà connessio-
ne 4G o Wi-f ad un hotspot: Google ha infatti introdot-
to il supporto allo standard Wi-fi Aware, detto anche
Neighbor Awareness Networking o NAN.
In questa particolare modalità di wi-fi, standardizzata
dalla Wi-fi Alliance, che ricorda il P2P, un dispositivo
Android può percepire la presenza di altri dispositivi e
aprire un tunnel per l’invio di contenuti ad alta velocità
senza la necessità di una connessione fisica ad una
rete o ad un access point.
il Wi-fi Aware ricorda molto AirDrop di Apple, anche se
AirDrop utilizza una connessione mesh proprietaria e
il bluetooth per rilevare dispositivi nelle vicinanze. In
ogni caso questa è una soluzione standard aperta,
AirDrop purtroppo no.
Arriva il Picture in Picture per le appGià visto su Android TV il Picture in Picture arriva
anche sugli smartphone: se sopraggiunge una tele-
fonata mentre l’utente sta guardando un video oppu-
re la comparsa di una notifica lo costringe ad aprire
un’app per rispondere ad un messaggio il video au-
tomaticamente viene ridimensionato a finestra e, a
seconda della scelta fatta dallo sviluppatore, può es-
sere messo in pausa o continuare la riproduzione (se
l’app non richiede audio). Sono comunque presenti i
controlli per gestire il video e per riportarlo e finestra
piena. Sotto il profilo del video Android O supporta
anche una modalità Multi display, una estensione
della modalità multi-windows già presente su An-
droid Nougat.
Le app già ottimizzate per la visualizzazione “mul-
ti windows”, ovvero quelle che supportano lo split
screen, grazie alla funzionalità Multi Display possono
essere spostate su un display specifico del disposi-
tivo se il tablet (o lo smartphone) ne ha più di uno.
Una feature questa che ad oggi non vede suppor-
to hardware, ma non è escluso che Google abbia in
mente qualcosa, magari una sorta di “Continuum” tra
Android smartphone e Chromebook.
MOBILE
Android Osegue Da pagina 12
Le diverse modalità di espansione del gamut di Samsung
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
MOBILE iPhone 7 in edizione speciale (PRODUCT)RED
iPhone 7 si tinge anche di rosso di Gaetano MERO
Apple ha presentato iPhone 7 e iPhone 7 Plus
(PRODUCT)RED Special Edition, entrambi con
finitura in alluminio di colore rosso, per celebra-
re gli oltre 10 anni di collaborazione fra Apple e (RED),
continuando a contribuire al fondo globale per la lot-
ta contro HIV e AIDS. Si tratta della prima volta in cui
è lo smartphone di punta del produttore a colorarsi
di rosso, aggiungendosi ad un’intera gamma di pro-
dotti (PRODUCT)RED già disponibili che comprende
l’intera famiglia di iPod, le cuffie on-ear wireless Bea-
ts Solo 3, l’altoparlante portatile Beats Pill+, lo Smart
Battery Case per iPhone 7 e una serie di accessori
per iPhone, iPad e Apple Watch. (RED) garantisce
l’accesso a programmi di prevenzione per HIV e
AIDS nell’Africa subsahariana, offrendo test, consu-
lenza, farmaci e prevenzione, con lo specifico obietti-
vo di impedire la trasmissione dell’HIV in gravidanza.
Dalla sua creazione nel 2006, (RED) ha raccolto più
di 465 milioni di dollari destinati al Fondo globale, di cui oltre 130 milioni devoluti da
Apple. iPhone 7 e iPhone 7 Plus (PRODUCT)RED Special Edition sono disposnibili nei
modelli da 128GB e 256GB a partire da 909 euro.
Lo smartphone del papà di Android è senza corniciSu Twitter appare la prima foto che lascia intravedere lo smartphone espandibile con display senza cornici sviluppato da Andy Rubin Lo vedremo nel corso del 2017 di Giulio MINOTTI
Andy Rubin, noto al mondo per essere uno dei creatori di Android, ha pubblicato su Twitter la prima foto dello smartphone creato dalla sua startup Essen-tial Products Inc. che nonostante qualche problema finanziario è ormai prossima al lancio di que-sto nuovo device, previsto forse per la metà dell’anno. Dal social network non arriva nessuna in-formazione sul prodotto, ma solo una prima immagine parziale, che sembra già molto interessante.In particolare si notano le cornici arrotondate davvero ridotte an-che nella parte superiore dello smartphone dove normalmente sono installati la camera fronta-le (forse spostata in basso) e la capsula auricolare che potrebbe adottare una tecnologia simile a quella presente sullo Xiaomi MI Mix. Uno smartphone, dotato di retro in ceramica, che dovrebbe vantare buone caratteristiche tecniche con un SoC Snapdra-gon 835 e qualche sistema di intelligenza artificiale. Inoltre su questo device dovrebbe anche essere presente un particolare connettore magnetico per la ri-carica da utilizzare anche per il collegamento di diversi moduli esterni, come ad esempio una camera a 360 gradi.
di Roberto PEZZALI
I l tablet più venduto al mondo miglio-
ra e costa meno: Apple toglie l’iPad
Air 2 dal catalogo e lancia il nuovo
“iPad”. La semplicità nella scelta del
nome racconta alla perfezione il mer-
cato dei tablet: l’hardware conta sem-
pre meno, e il tablet non è altro che la
cornice per le ottime applicazioni che
Apple e gli sviluppatori iOS hanno sa-
puto creare per trasformare la tavoletta
magica in qualcosa di veramente utile.
La nuova versione di iPad ricopia il for-
mato più noto degli iPad, 9.7”, e ha uno
schermo retina hi-res con stessa riso-
luzione dei modelli precedenti ma più
luminoso, il 25% circa. Resta il touch ID,
resta super light il peso (469 grammi) e
c’è la connettività 802.11ac con MIMO.
Migliora leggermente l’hardware, dove
al posto dell’A8X troviamo il processore
A9 di iPhone 6S e 6S Plus, più efficien-
te. È nel prezzo però che Apple riesce
finalmente a stupire: iPad parte infatti
da 409 euro in Italia per la versione Wi-
fi da 32 GB e da €569 per il modello
Wi-Fi + Cellular da 32GB, quest’ultimo
dotato anche di Apple SIM.
“iPad è il tablet più popolare al mondo.
I clienti apprezzano il suo ampio scher-
mo da 9,7” per guardare film e program-
mi TV, navigare sul web, videochiama-
re con FaceTime e ammirare foto; e ora
l’iPad è ancora più accessibile,” ha di-
chiarato Philip Schiller, Senior Vice Pre-
sident Worldwide Marketing di Apple. “I
nuovi clienti e tutti gli utenti che deside-
rano effettuare l’aggiornamento da un
modello precedente ameranno questo
nuovo iPad da utilizzare a casa, a scuo-
la e al lavoro, grazie allo splendido di-
splay Retina, al nostro potente chip A9
e alla possibilità di accedere alle oltre
1,3 milioni di app sviluppate specifica-
mente per questo dispositivo.”
Il nuovo iPad è già in vendita , disponi-
bile negli Apple Store e nei negozi.
Apple rinnova anche l’iPad mini 4, che
offre ora una capacità superiore allo
stesso prezzo: si parte da €489 per il
modello Wi-Fi da 128GB e da €639 per
il modello Wi-Fi + Cellular da 128GB. Ta-
gli più piccoli non esistono più.
MOBILE Apple rinnova il suo tablet più venduto. Nuovo processore e prezzi a partire da 409 euro
Apple sostituisce l’iPad Air 2 con il nuovo iPad Novità anche per l’iPad Mini 4, che ora ha una capacità superiore (128 GB) allo stesso prezzo
MOBILE
iPhone SE memoria doppia stesso prezzoTra le novita presentate da Apple anche due versioni con storage rad-doppiato di iPhone SE. Scompaiono difatti dallo store i modelli da 16 GB e 64 GB per dare spazio a due nuove configurazioni con a bordo rispettivamente 32 GB e 128 GB. I prezzi non subiranno alcuna variazione, saranno necessari 509 € per il modello base e 619 € per quello più capiente, restano dispo-nibili anche le quattro colorazioni: argento, oro, grigio siderale, oro rosa. Il processore A9, lo stesso di iPhone 6S, garantisce prestazioni eccellenti anche sotto stress, la fotocamera principale da 12 me-gapixel permette di scattare foto dettagliate e girare video in 4K.
torna al sommario 16
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Gaetano MERO
D opo gli annunci da parte di marchi
importanti come Montblanc, Tag
Heuer e Guess, scende in cam-
po anche il Gruppo Fossil promettendo
ben 300 nuovi smartwatch, in uscita
entro dicembre. Non si tratta in realtà di
300 modelli diversi bensì di altrettante
combinazioni tra colori, dimensioni e
cinturini personalizzati di una ventina di
dispositivi in totale, che arriveranno sul
mercato attraverso 14 differenti brand
collegati alla società americana.
Fossil intende dunque modificare il con-
cetto d i orologio classico invaden-
do letteralmente il set-
tore con una miriade
di modelli che si
adattano alle esi-
genze di stile dei
consumatori. La
collezione si sud-
divide in smartwa-
tch ibridi e dispositivi
MOBILE Ibridi e touch con a bordo Android: la nuova collezione Fossil potrà accontentare tutti
Da Fossil 300 nuovi smartwatch nel 2017La realizzazione dei dispositivi vede la collaborazione di 14 diverse griffe partner del Gruppo
completamente touch.
I modelli ibridi hanno ora un design sot-
tile e linee più eleganti assicura Fossil,
conservano un meccanismo classico
a lancette ed includono naturalmente
funzionalità intelligenti, se associati ad
uno smartphone.
Gli smartwhatch veri e propri saranno
accomunati da un quadrante touch,
avranno a bordo il sistema operati-
vo Android Wear 2.0 ed il processore
Qualcomm Snapdragon Wear 2100.
Fossil garantisce compatibilità con tele-
foni Android ed iOS e numerose perso-
nalizzazioni da parte dei diversi brand
coinvolti.
“Questa esplosione di nuovi stili è un’ul-
teriore prova che il modo di concepire
ed utilizzare l’orologio sta cambiando
- ha dichiarato Greg McKelvey, Chief
Strategy Fossil. I nostri clienti non in-
dossano più l’orologio semplicemen-
te per guardare l’ora, ma desiderano
rimanere in contatto con gli amici ed
essere aggiornati sulle attività di pro-
prio interesse in ogni momento, senza
rinunciare allo stile”.
Le griffe che prenderanno parte alla
collezione 2017 saranno Chaps, Diesel,
Emporio Armani, Armani Exchange, Fos-
sil, Kate Spade New York, Michael Kors,
Misfit, Skagen, DKNY, Marc Jacobs, Mi-
chele, Relic e Tory Burch.
I primi modelli arriveranno sul mercato
poco prima dell’estate, nessuna infor-
mazione però su prezzi e Paesi in cui
verranno commercializzati.
Fitbit Alta HR in Italia Compagno per il giorno e la notteFitbit ha presentato in Italia Alta HR Un prodotto che registra “di tutto”, compreso il battito e il sonno Ha una batteria che dura una settimana
di Emanuele VILLA
Fitbt ha presentato l’ultimo nato della sua line up di fitness tracker, il modello Alta HR. Niente di rivo-luzionario ma un ulteriore perfezio-namento alla gamma esistente. A livello estetico è un modello molto più sottile ed elegante del Charge HR recentemente introdotto sul mercato; per questo motivo non è pensato per chi fa un’attività di fitness intenso ma come compa-gno di vita, un braccialetto di stile (soprattutto nelle varianti con cin-turino metallico) che registra l’at-tività quotidiana, battito cardiaco compreso, e anche tutte le varie fasi del sonno. Al di là del sensore cardio che effettua monitoraggio costante, l’aspetto più interessante di questo tracker è la durata della singola carica: 7 giorni contro i 5 del Charge HR, che dal canto suo è un prodotto più indicato a chi fa attività sportiva. Come Charge HR il nuovo nato ha un “tap display”, non può andare sott’acqua, rice-ve le notifiche dallo smartphone, registra svariate attività automa-ticamente grazie alla tecnologia SmartTrack e si basa sul software completissimo di Fitbit. Alta HR è disponibile in Italia a 149,99 euro nelle varianti con cin-turino nero, grigio, fucsia e rosso corallo. Le versioni speciali con cassa in finitura nera e oro rosa sono proposte a 169,99 euro.
HI-FI E HOME CINEMA Yamaha rinnova la gamma dei suoi apparecchi AV più accessibili
Yamaha presenta i sintoampli AV serie 83Sono compatibili con il Dolby Vision, con Deezer e Tidal. Rimangono invariati i prezzi
di Roberto FAGGIANO
L’arrivo della primavera ci porta i
nuovi sintoamplificatori AV della
serie 83 di Yamaha, sono quattro
modelli che hanno piccole differenze
costruttive rispetto a quelli della scor-
sa stagione, ma vedono l’aggiunta di
importanti funzionalità come il Dolby
Vision e i servizi di streaming Tidal e
Deezer.
La nuova serie parte dal modello base
RX-V383, l’unico privo di connessione di
rete ma comunque dotato di bluetooth e
sistema di calibrazione YPAO, prosegue
con il 483 che ha il wi-fi per i servizi di
rete e il Music Cast per le funzioni mul-
tiroom. A partire dal modello 583 arriva
la compatibilità con Dolby Atmos e dts:
X mentre il top di gamma RX-V683 ha
l’ingresso phono MM per un giradischi
e aggiunge il sistema di calibrazione au-
tomatico YPAO con l’opzione Reflected
Sound Control, per una più accurata ri-
levazione dell’acustica ambientale.
Se l’aspetto dei nuovi
modelli riprende quella
della serie precedente,
portando lo sguardo sui
pannelli posteriori si no-
tano alcune differenze:
sul top di gamma 683 ora
tutti i diffusori hanno dei
morsetti a vite mentre in precedenza
una coppia secondaria prevedeva quelli
a molla. Razionalizzati anche gli ingressi
video con la parziale eliminazione dei
segnali component, ormai poco usati.
nuovi modelli 383 e 483 saranno dispo-
nibili da maggio, i 583 e 683 lo saranno
da giugno.
torna al sommario 17
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
P arigi, museo del Louvre. Samsung sceglie la
suggestiva cornice di uno dei più bei musei del
mondo per presentare in Europa la sua nuova
serie di TV Q, evoluzione di quella gamma che lo
scorso anno portava il nome di SUHD, difficile e poco
piacevole da pronunciare, soprattutto in italiano. La
serie Q per Samsung è l’inizio di un percorso evolu-
tivo che porterà, nei prossimi anni, alla progressiva
scomparsa dell’LCD per arrivare a quello che sarà il
Quantum Display, uno schermo fatto da tanti piccoli
pixel inorganici in grado di emettere uno spettro cro-
matico puro. Se questo è il futuro, il presente ci mette
davanti ad una serie composta da TV pur sempre LCD
con un nuovissimo filtro Quantum Dots, e se è vero
che la parola “LCD” a molti appassionati può far ve-
nire la pelle d’oca, come abbiamo già visto sul TV Sony XE90 anche sui Samsung è il risultato a parlare,
e in questo caso ci troviamo davanti ad una gamma
di TV che riesce a coniugare nel migliore dei modi
il classico design pulito Samsung con una qualità vi-
deo che, nonostante l’uso di una tecnologia ritenuta
da molti obsoleta, continua anno dopo anno a stupire
sempre di più.
Samsung non si nasconde ed è consapevole che è
l’OLED il TV da battere, ma un po’ come ha spiegato
Sony con il suo ZD9 l’OLED, seppur bellissimo, ha an-
cora qualche punto debole soprattutto in chiave HDR,
dove è la luminosità a farla da padrone.
Ed è proprio in chiave QLED contro OLED che Sam-
sung ha esposto la sua line-up a Parigi, e se da una
parte dobbiamo considerare che ognuno tira l’acqua
al suo mulino le dimostrazioni fatte evidenziano un
TV che sotto diversi aspetti sembra migliore di quan-
to abbiamo visto sul fronte OLED, almeno dei modelli
entry level. Sotto il profilo della qualità il modello di
punta, il Q9, ha lasciato tutti a bocca aperta: contraria-
mente a quanto abbiamo scritto a Las Vegas, dove
mancavano info tecniche, il Q9 non è un Full Led ma
è un Edge LED che usa però un nuovo diffusore e un
TV E VIDEO Abbiamo avuto modo di dare uno sguardo ravvicinato ai nuovi TV della serie Q di Samsung. Prezzi a partire da 2500 euro
Samsung Q TV: la qualità c’è ma si paga tutta!I Q TV Samsung offrono soluzioni innovative per il posizionamento, un’interfaccia veloce e una notevole qualità dei colori
nuovo filtro. Samsung è riuscita non solo a gestire un
nero praticamente perfetto (se visto centralmente) ma
riesce pure a generare un picco di luminosità in deter-
minate zone senza impattare sul livello del nero. L’ele-
vata luminosità del pannello, che passa i 1500 nits, e
l’ottimo nero impressionano forse più in un ambiente
luminoso che in ambiente oscurato, restituendo una
immagine decisamente dinamica e piacevole in ogni
situazione.
Samsung quest’anno insiste moltissimo sul concetto
di “volume colore” (qui il nostro approfondimento), e
effettivamente i nuovi nano cristalli Quantum che ha
utilizzato sembrano darle ragione sulla riproduzione
cromatica ad elevatissime luminosità, con sfumature
e gradienti morbidi e incisivi. Il colosso coreano lo
scorso anno ha comprato QD Vision, azienda spe-
cializzata in Quantum Dots, e i nuovi cristalli privi di
cadmio sono probabilmente l’elemento che riesce a
dare a Samsung quella marcia in più rispetto a molti
competitor. Il cadmio, materiale pericoloso e bandito
in elevate percentuali in Europa, è infatti alla base dei
pannelli quantum dots ed è proprio questo il moti-
vo che ha spinto molti produttori a trovare surrogati
(Triluminous) o soluzioni simili meno concentrate. Il
risultato però parla chiaro: la precisione cromatica ot-
tenuta da Samsung non è eguagliabile oggi e a dirlo
non sono gli occhi, le brochure o i volantini ma è uno
spettrofotometro Colorimetry Research CR-250-RH
con software Sencore a corredo.
Un tecnico Calman ci ha permesso di misurare il Q9
con una versione beta del software di calibrazione
più usato al mondo, e al variare della luminosità il TV
Samsung riesce a mantenere una incredibile preci-
sione sui colori primari e secondari. Per gli appassio-
nati della calibrazione Samsung ha dotato i suoi TV
di “Autocal”: basta acquistare Calman, una sonda da
circa 250 euro per avere un sistema di calibrazione
semiautomatico pronto all’uso. Chi investe tanto per
un TV forse dovrebbe farci un pensierino.
Ottimo l’angolo di visione, che mantiene immutati i
colori anche oltre i 45°, migliorato tantissimo il pro-
cessore soprattutto su sport e movimenti veloci: non
siamo ai livelli del Sony ma quasi.
L’interfaccia smart Tizen non si discute: è la più com-
pleta che oggi si può trovare sul mercato, grazie an-
che alla forza economica di Samsung che è riuscita a
convincere quasi tutti i fornitori di contenuti italiani a
sviluppare un’app dedicata.
Immagine ok, ma il design...Un TV si compra (e dovrebbe essere comprato) per
la qualità, ma è innegabile che anche l’occhio vuole
la sua parte: Samsung è rimasta l’unica a difendere
il concetto di curvo, c’è chi lo adora e chi invece pre-
ferisce, come noi, di gran lunga un TV piatto. Fortu-
natamente la gamma è ampia e ci sono sia modelli
piatti sia modelli curvi, abbinabili ad una serie di base
eleganti e ben studiate.
Samsung ha fatto un grandissimo lavoro anche per
rendere il design gradevole a 360°: zero viti sul pan-
nello posteriore, nessun elemento a vista e i cavi che
grazie al one box connector non esistono.
Da questo punto di vista sono due gli elementi di for-
za: per i TV piatti è disponibile un aggancio a muro che
tiene il TV praticamente incollato, richiede un minimo
di installazione ma l’effetto scenico è assicurato.
I cavi vengono poi sostituiti da una sottile e invisibile
fibra ottica che va dal televisore al Connect Box: si
può nascondere facilmente, è disponibile con esten-
sione fino a 15 metri e permette di collocare l’elettro-
nica di gestione vicino alle antenne, lasciando libertà
di posizionamento per il TV. Il cavo di alimentazione
segue a pagina 18
Preview Samsung Q TVAnteprima TV della serie Q di Samsung
lab
video
Al variare dell’angolo di visione il QLED mantiene una notevole stabilità cromatica.
torna al sommario 18
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
è comunque presente, ma Samsung ci fa sapere che
non è il classico cavo “nero” ma un sottilissimo cavo
che corre insieme alla fibra e che, ai fini di una installa-
zione libera, risulta anche lui quasi invisibile.
I TV OLED sono fantastici, ma abbiamo anche visto
che per alzare un po’ l’asticella della qualità con un
processore adeguato e un design convincente si
deve spendere qualcosa in più: Sony costerà più di
4000 euro, Loewe pure, Panasonic forse ancor di più
e solo Philips sembra essere posizionata leggermen-
te più in basso. Solo LG è conveniente e competitiva,
motivo per il quale ne sta vendendo davvero tanti.
Il QLED può competere ad armi pari con questi TV,
forse non avrà il nero totale dell’OLED se visto in am-
biente oscurato ma può vantare un ottimo processo-
re, un design ricercato e piacevole e una luminosità e
una resa cromatica ineguagliabili.
Il problema resta il prezzo: Samsung Italia non ha an-
cora dato il listino ufficiale ma le indicazioni che abbia-
TV E VIDEO
Preview Samsung Q TVsegue Da pagina 17
Il cono di appoggio a stand, disponibile con diver-se finiture, è davvero bello, e la stessa cosa si può dire per lo stand da pavimento.
mo colto sono di un prezzo di partenza di 2500 euro
circa. Il Q9, top di gamma piatto eccezionale a livello
qualitativo, non ci sarà da 55” ma si dovrà andare a
65” e a nostro avviso non costerà meno di 5000 euro.
E con questi prezzi si può avere tutta la qualità e tut-
to il design del mondo, ma Samsung dovrà lavorare
duro per convincere gli appassionati a dare almeno
una possibilità ai Q quando si trova un OLED 55” 4K a
1600 euro in promozione.
di Roberto PEZZALI
Sono passati più di 100 anni da quel
28 dicembre 1895, quando nel sot-
terraneo di un locale di Parigi i fra-
telli Lumiere proiettarono in rapida suc-
cessione una serie di fotografie dando
l’impressione di immagini in movimento.
Era il cinematografo, il primo rudimentale
proiettore che nel corso degli anni è cam-
biato lasciandosi alle spalle la pellicola
per abbracciare il digitale con lampada
prima e poi, negli ultimi anni, il laser. Può il
cinema lasciarsi alle spalle tutto questo?
Samsung lo spera: al CinemaCon 2017, la
più importante Convention destinata al
mondo dei cinema e dei multiplex Sam-
sung ha presentato il primo “televisore”
per sale cinematografiche. Televisore è
forse riduttivo: Samsung Cinema Screen
è un sistema di pannelli LED modulari
che mira a sostituire lo schermo di proie-
zione tradizionale con un super video
wall ad altissima definizione, luminosità
e con una resa cromatica paragonabile a
quella degli attuali TV di fascia alta.
Samsung assicura che la nuova tecnolo-
gia riesce a garantire una resa qualitativa
ENTERTAINMENT Samsung lancia Cinema Screen: un taglio netto con il passato (e con la storia)
Via i proiettori, dentro i super schermi Samsung prova a rivoluzionare i cinemaUn super schermo LED al posto del proiettore: qualità più elevata, maggiore luminosità e HDR
di gran lunga superiore a quella offerta
dai sistemi di proiezione attuali, ha una
risoluzione 4K (4,096 x 2,160) e una lu-
minosità di picco 10 volte più elevata di
quella di una lampada o di un laser. Que-
sto permette non solo un contrasto più
elevato, ma anche la possibilità di offrire
con incredibile realismo contenuti a dina-
mica estesa, il famoso HDR che oggi è
sulla bocca di tutti. La sostituzione dello
schermo tradizionale con un super televi-
sore pone ovviamente un grosso proble-
ma legato all’audio: oggi i diffusori sono
infatti nascosti dietro lo schermo che è in
tessuto fono-trasparente. Samsung assi-
cura di aver risolto il problema brillante-
mente con una soluzione audio innova-
tiva sviluppata da Harman Professional
Solutions’ Cinema Group e dai Samsung
Audio Lab. L’acquisizione di Harman ini-
zia ad avere un ruolo chiave nelle strate-
gie del colosso coreano.
Una rivoluzione, quella del Samsung Ci-
nema Screen, che potrebbe anche cam-
biare il modo di fruire dei cinema: l’eleva-
ta luminosità permetterebbe la nascita di
cinema all’aperto e in condizioni di luce
che oggi sono proibitive, oltre all’uso di
schermi enormi per convention e eventi.
Il prodotto finale è quasi pronto: i tecnici
della Digital Cinema Initiative stanno cer-
tificando la qualità mentre all’Università
Keyo di Tokyo si stanno finalizzando i test
di durata e resistenza.
ENTERTAINMENT
Disney ha grandi piani per Star WarsIl CEO di Disney, Bob Iger ha parlato dei piani futuri della Casa di pro-duzione americana per il franchise di Star Wars, dichiarando: “Stiamo iniziando a parlare di quello che potrebbe accadere dopo Episodio IX, di quello che potrebbe essere un altro decennio e mezzo di storie di Star Wars”. Al momento non è chiaro se si tratterà di lungometrag-gi della saga riguardanti la famiglia Skywalker, nuovi spin-off come Rogue One o di un filone narrativo completamente inedito. Inoltre il CEO ha anche fornito ulteriori informazioni sullo spin-off dedicato ad Han Solo. Il prequel seguirà la vita del celebre personaggio, ora interpretato da Alden Ehrenreich, dai 18 ai 24 anni; film che svelerà anche come Han Solo ha incontrato il suo compagno Chewbecca e nuovi dettagli sull’acquisizione del Millen-nium Falcon. Le ultime dichiarazioni di Iger riguardano la morte di Carrie Fisher: “Carrie appare nell’ottavo capitolo The Last Jedi, la sua per-formance resterà intatta. In Rogue One, abbiamo avuto un personaggio digitale. Non lavoreremo in quel modo con Carrie”.
torna al sommario 19
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
H isense, ha presentato la sua lineup di prodot-
ti europei, basata sulla stategia: “Impossibile competere ancora suo prezzo basso, meglio
offrire allo stesso prezzo qualcosa in più”. Il portfolio
è completissimo, 6 famiglie di TV composte quasi
esclusivamente da modelli piatti con qualche ecce-
zione, e tra questi si trovano anche TV che cercano
di ritagliarsi un posto speciale nelle posizioni che
contano grazie all’adozioni di filtri Quantum Dots
veri, prodotti da QD Vision, e di una illuminazione
local dimming full LED.
Top di gamma veri, come il NU9750 da 75”, il NU7500
da 70” e la serie NU8700 da 65” e 55”, questa previ-
sta però nella seconda metà dell’anno.
Cornice in metallo, finiture pregevoli per la fascia
prezzo a cui vengono proposti e una interfaccia
rinnovata, Vidaa U, che può contare sulla presenza
delle app di base come YouTube e Netflix e su una
buona velocità. Una costante per tutte le gamme è la
presenza del pannello 4K, mentre l’HDR è presente
solo sulla fascia media e sulla fascia alta.
Il NU9700 da 70” arriverà a maggio e costerà di li-
stino 2999 euro: piatto, sarà certificato ultra HD Pre-
mium, avrà pannello quantum dots e retroillumina-
zione local Led full dimming a 240 zone.
Si dovrà attendere inizio settembre per la serie
NU8700: saranno più curati sotto l’aspetto del de-
sign, senza viti a vista sul pannello posteriore rifinito
e elegante. Super slim e con una base a sciabola la
serie NU8700 ricorda molto la serie 8000 di Sam-
TV E VIDEO Presentata ufficialmente la gamma TV Hisense 2017 per l’Europa. Tutti i dettagli e i prezzi dei modelli in arrivo
TV Hisense 2017: grandi schermi al giusto prezzoSei serie di TV con tecnologie all’avanguardia come il Quantum Dots e il Full LED Local Dimming, presente sui modelli top
sung dello scorso anno, sia vista dal frontale che dal
retro.
Manca la certificazione Ultra HD Premium e manca
anche il local dimming, ma resta il pannello wide
gamut e il filtro quantum. Il prezzo di questa serie,
disponibile nei tagli da 55” e 65”, non è ancora stato
definito.
Interessante la N6800: è la serie di attacco 4K con
listino più abbordabile e un livello costruttivo ade-
guato: HDR ma niente quantum dots, parte dal 50”
a 749 euro per passare agli 849 euro del 55” e ai
1499 euro del 65”.
Si risparmia ancora qualcosa sulle due serie entry:
per il 45” U5755 il listino parte da 599 euro e ci tro-
viamo davanti ad un taglio sostanzialmente inedito,
mentre la serie U5705 passa dai 43 pollici a 529
euro per arrivare ai 799 euro del 55”.
Hisense vuole continuare a vendere schermi grandi
a prezzi super competitivi, anche perché sul picco-
lo taglio la concorrenza è serrata: lo scorso anno il
modello 65M5500 in promozione a 1199 euro è sta-
to il 65” più venduto in Italia e questo ha permesso
all’azienda di arrivare ad una quota di mercato del
7 - 8% sui 65”, quota che è arrivata a toccare pure il
10% sul 75%, altro modello che Hisense vendeva ad
un prezzo decisamente interessante.
La nuova lineup è ricca e variegata: i prezzi di par-
tenza probabilmente non sono bassissimi anche a
causa di dinamiche attuali di mercato e della concor-
renza sempre più forte in certi segmenti, ma almeno
sulla fascia bassa Hisense cerca di offrire finiture
leggermente più curate.
In questa schermata, presa direttamente dala presentazione, la gamma TV Hisense 2017.
torna al sommario 20
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Mirko SPASIANO
M icrosoft ha annunciato che la di-
stribuzione per tablet e PC del
Creators Update – l’incombente
aggiornamento per Windows 10 – co-mincerà il giorno 11 aprile attraverso
Windows Update. Poco dopo l’annuncio,
però, gli eventi hanno preso una piega
inaspettata: nel giro di qualche ora, il co-
losso statunitense ha rilasciato il mede-simo aggiornamento per Xbox One e,
quindi, ha rilasciato un altro comunicato
con buone nuove per i cosiddetti early
adopters.
I più impazienti – o i più coraggiosi, a
seconda del punto di vista – potranno
effettuare l’upgrade al Creators Update
già a partire dal 5 aprile. Microsoft, infat-
ti, provvederà ad attivare lo stesso tool ufficiale gia trapelato in predenza. At-
traverso l’Update Assistant si potrà, così,
non solo anticipare il “debutto ufficiale”,
ma si potrà anche bypassare la politica di
rilascio a scaglioni che contraddistingue
gli aggiornamenti Windows più corposi.
Tipicamente, i primi device a ricevere
l’aggiornamento sono quelli più recenti,
o comunque quelle particolari configura-
zioni ampiamente testate dagli ingegneri
Microsoft e dagli Insider. Tutto il parco
macchine verrà aggiornato al Creators
Update nell’arco di qualche mese, per li-
mitare al minimo gli incidenti di percorso
ed i disagi per gli utenti.
Nota finale su Windows 10 Mobile: anche
gli smartphone Windows riceveranno il
tanto agognato Creators Update. In ter-
mini di features, ci saranno pochissime
novità, a dispetto di un focus particolare
sulle performance (a beneficiarne mag-
giormente saranno gli smartphone non
nativi Windows 10, ovvero quelli immessi
sul mercato con Windows Phone 8.1). Per
i pochi superstiti rimasti sulla piattaforma
mobile di Microsoft, l’appuntamento è
fissato al 25 di aprile. Anche in questo
caso, però, ci sarà da attendere la di-
sponibilità per il proprio device e, per
i più sfortunati, anche quella del brand
dell’operatore telefonico.
PC Il Creators Update comincerà l’11 aprile, ma è possibile forzare l’update a partire dal 5 aprile
Windows 10, l’update può arrivare primaAttraverso lo strumento ufficiale dell’Update Assistant Microsoft consentirà di scaricare l’aggiornamento di Windows 10, l’atteso Creators Update, con qualche giorno di anticipo
di Gaetano MERO
I ntel rivoluziona il mondo della memo-
ria cache per PC lanciando Optane, un
modulo di memoria ultraveloce che
promette tempi di avvio di un computer
2 volte più rapidi e prestazioni di sistema
il 28% più celeri, rendendo un sistema
basato su HDD tradizionale veloce come
uno con disco a stato solido. Il quadro
generale rivela che circa il 79% dei PC
desktop impiega unità a disco rigido
come sistema di storage principale, per
esigenze di spazio e anche per il costo
di gran lunga minore rispetto alle unità
SSD, cosa che il più delle volte rallenta il
sistema e lo rende meno reattivo.
I nuovi livelli di velocità e reattività della
memoria cache Intel Optane, che sfrutta
la tecnologia proprietaria 3D Xpoint, in un
sistema basato su processore Intel Core
di settima generazione offrono presta-
zioni di storage fino a 14 volte più veloci
in presenza di un HDD, dichiara
la società. Questo perché la me-
moria “alleggerisce” il compito
del dispositivo di memorizzazio-
ne più lento fungendo da bypass
ultrarapido per le informazioni di
accesso più comune.
Applicazioni come Microsoft Ou-
tlook potranno essere avviate
fino a 6 volte più rapidamente e il
browser Chrome fino a 5 volte, l’avvio
dei videogame è addirittura il 67% più
immediato. I dati archiviati nello spazio di
storage dei PC saranno dunque acces-
sibili in modo più immediato, rendendo
possibile un’esperienza complessiva più
scattante e reattiva. Nulla vieta di instal-
lare i moduli di memoria Optane su PC
dotati di SSD anche se il miglioramento
delle prestazioni sarebbe tutto somma-
to ridotto. Più di 130 schede madri sono
già predisposte per ospitare la memoria
Intel Optane, grazie al programma Intel
Optane Memory Ready, realizzate da
produttori come Asus, Gigabyte, MSI e
ASRock. I moduli di memoria Optane,
con connettore M.2 tipo 2280 su con-
troller PCIe/NVMe 3.0 x2, per PC desk-
top attualmente in produzione sono da
16 e 32GB e saranno in commercio dal
24 aprile a 44 e 77 dollari (prezzi ameri-
cani). A partire dal secondo trimestre del
2017 alcuni nomi importanti del settore,
tra cui HP, Dell, Lenovo, Asus e Acer,
inizieranno ad immettere sul mercato
prodotti sia per utenza consumer che
business dotati di memoria Intel Optane.
PC Intel ha annunciato Optane, la memoria cache ultraveloce che può rendere i PC il 28% più veloci
Hard Disk veloci come SSD grazie a Intel OptaneI primi moduli avranno capacità da 16 GB e 32 GB, arriveranno già nel mese di aprile
Tinder sbarca su desktop Finalmente si rimorchia anche su PCLa social app dedicata agli incontri sbarca anche sul PC, cercare l’anima gemella ora sarà ancora più facile e comodo di Alvise SALICE
Tinder non è più appannaggio esclusivo dell’utenza mobile. La compagnia ha infatti annunciato una versione web della sua so-cial app dedicata agli incontri: concepita inizialmente per quei mercati dove gli smartphone soffrono ancora una capacità di storage molto limitata, Tinder Online propone un approccio di tipo desktop leggermente diverso dal modello di fruizione che ben conosciamo sui nostri telefoni. Disponibile sul portale tinder.com, la piattaforma per PC è ottimizzata soprattutto per le conversazioni, naturalmente, e consente di consultare tutte le informazioni e le fotografie del-l’interlocutore simultaneamente all’interazione via chat. Finora, il servizio desktop è stato testato in Argentina, Brasile, Colombia, Indonesia, Messico, Filippine, Svezia e Italia. Il log in va ancora eseguito necessariamente trami-te Facebook, ma la compagnia sta testando una nuova forma di accessibilità via sms.
Tinder Online Demo
torna al sommario 21
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Mirko SPASIANO
Secondo quanto rivelato da Mary-Jo
Foley, nota reporter di ZDNet, Mi-
crosoft si starebbe preparando per
un keynote primaverile, nel corso del
quale verrà annunciato nuovo hardware.
La notizia non giunge certo inaspettata:
del resto, la linea Surface Pro e Surface
Book sta cominciando a mostrare i segni
del tempo a circa un anno e mezzo dal-
l’unveiling dell’ottobre del 2015. La sor-
presa, invece, è che secondo la reporter
americana, il Surface Book 2 non sareb-
be ancora pronto e che, pertanto, sarà il
grande assente dell’hardware event in
salsa Microsoft. Inoltre, secondo le sue
fonti, ci sarebbero dubbi perfino sulla pre-
senza del Surface Pro 5. Ipotizzando che
questi rumor siano corretti, soprattutto
quanto concerne la linea Surface Pro, ci si
domanda cosa potrebbe mai presentare il
colosso statunitense in primavera.
Le ipotesi che circolano in rete sono mol-
teplici, ma la più plausibile è che Microsoft
stia per presentare un prodotto che possa
PC Microsoft terrà un evento in cui mostrerà i nuovi prodotti, ma non ci sarà il Surface Book 2
Nuovi Surface in primavera, ma niente Book 2Dubbi anche sulla presenza del Surface Pro 5: arriverà una nuova categoria di Surface?
fungere da vetrina per
Windows 10 Cloud,
la nuova versione
alleggerita del siste-
ma operativo di casa
Redmond. Del resto
il Creators Update, il
prossimo aggiorna-
mento per Windows
10, afrriverà l’11 di aprile
e qualche nuovo devi-
ce che ne metta in mo-
stra le principali caratteristiche potrebbe
non essere una cattiva idea.
È da scartare, con ogni probabilità, l’ipo-
tesi di un debutto anticipato dell’ormai
chimerico Surface Phone. Sebbene lo
sviluppo di Windows 10 Mobile continui,
il software per la rivoluzione copernicana
della versione completa di Windows 10
su processori ARM è tutt’altro che pron-
to. Sotto questo profilo – essenzialmente
lato software – dovrebbero esserci novi-
tà in autunno con Redstone 3, l’aggior-
namento per Windows 10 che seguirà
il Creators Update. Il Surface Phone, o
comunque si chiamerà ciò che Satya Na-
della ha definito il dispositivo mobile de-
finitivo, vedrà la luce più verosimilmente
nell’anno venturo. È invece bassa, ma non
del tutto da scartare, la probabilità che il
gigante dell’informatica possa cogliere
la palla al balzo per la presentazione di
Project Scorpio, la sua console di nuova
generazione. In effetti, Phil Spencer ha re-
centemente dichiarato che negli uffici di
Redmond stanno valutando la possibilità
di un unveiling anticipato rispetto all’E3
dell’11 giugno, per non sottrarre spazio
alla presentazione dei videogames.
MOBILE Samsung ha presentato un’innovativa piattaforma per i pagamenti elettronici contactless
Pagamenti smart, Samsung prepara la rivoluzione Tutti i dispositivi indossabili possono essere trasformati in moneta smart accettata dai POS
di Tommaso ELIANI
Samsung annuncia il lancio di Con-
tactless Companion Platform (CCP)
un’innovativa piattaforma per i servi-
zi di moneta elettronica che permetterà a
dispositivi indossabili di qualunque gene-
re e forma di essere accettati quale me-
todo di pagamento valido su tutta la rete
di POS che già oggi riconosce le carte
quando vengono avvicinate al terminale
contactless. La nuova soluzione di paga-
mento, concepita come alternativa al’’uso
delle carte di credito associate a smar-
tphone, si basa su un microchip simile a
quello presente sulle smart-card (carte a
bancomat comprese) dotato di doppia
interfaccia (a contatti e contacless) ma
realizzabile in differenti fattori di forma
e quindi adatto ad essere integrato in
qualunque “oggetto” indossabile, dal-
le fitness band agli anelli, dalle collane
agli orologi meccanici. Questo permette
di svincolare i pagamenti in mobilità dai
due paradigmi oggi in uso: il primo basato
sulle carte tradizionali in plastica oppure
sugli smartphone/smartwatch dotati di
chip NFC (Near Field Communication); e
il secondo cloud-based, fondato cioè sul
dialogo via internet tra lo smar-
tphone del cliente e il sistema
informatico dell’esercente.
Grazie alla partnership stretta
da Samsung con Smartlink,
azienda attiva nel settore dei
pagamenti tramite “mobile wal-
let” e Ingenico, leader mondia-
le nella produzione di terminali
POS innovativi, la piattaforma
CCP di Samsung permetterà di raggiun-
gere consumatori di ogni tipo, che potran-
no contare su un elevato livello di sicurez-
za intrinseca, generata dal modo in cui il
sistema stesso è concepito. La soluzione
CPP spezza infatti il legame tra “device” e
carta di credito, classica o prepagata che
sia, in favore di una disponibilità di spesa
diretta e vincolata - tramite le funzionalità
di un’app dedicata - in termini di importo,
numero di ricariche giornaliere e dispo-
nibilità temporale del plafond di spesa.
In questo scenario i grattacapi in caso di
furto o smarrimento si riducono e lo stru-
mento diventa anche una potente leva, in
famiglia tanto per fare un esempio, per il
controllo della capacità di spesa dei figli.
Con questa mossa Samsung potrebbe
avviare una vera rivoluzione nel mondo
dei pagamenti elettronici, favorendone
la diffusione in molti settori di mercato,
come quello dei micro-pagamenti a oggi
non ancora raggiunto dalla digitalizzazio-
ne del denaro.
Ecco il primo monitor 8K da 32 pollici Costa “solo” 5000 dollariLa corsa alla massima risoluzione non si ferma Dell è in prima linea con l’UltraSharp 32 8K Oltre alla risoluzione da primato, c’è grande attenzione al design e alla qualità costruttiva di Giulio MINOTTI
Annunciato a gennaio al CES di Las Vegas, l’UltraSharp 32 8K di Dell fa la sua comparsa sullo store americano. L’azienda statu-nitense è pronta a immettere sul mercato il suo primo monitor 8K da 32 pollici, con una risoluzione di 7680 x 4320 pixel: ne risulta un pannello da 280 ppi, una densi-tà di pixel paragonabile a quella degli smartphone – che su una superficie così grande è sempli-cemente mostruosa.Si tratta di un IPS, con trattamen-to antiriflesso, con un rapporto di contrasto stimato di 1300:1, una luminosità di 200 cd/m² e un tempo di risposta di 6 millise-condi (da grigio a grigio). A com-pletare il quadro ci sono cornici sottilissime e la massima versati-lità: il display è infatti reclinabile, girabile e regolabile in altezza.Chiaramente non si tratta di un prodotto indirizzato al mercato consumer, ma a quello business, con qualcosa di più di un occhio di riguardo per la fotografia e la qualità dell’immagine. Professio-nista o meno, per rifarsi gli occhi bisogna rompere il salvadanaio: a partire dal 14 aprile servono 4999.99 dollari.
torna al sommario 22
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
A finire al centro del mirino questa
volta non sono le smart TV ma i
prodotti Apple: l’ultimo pacchetto di documenti del dossier di WikiLeaks
chiamato Vault 7 mette in luce tutti gli
strumenti di hacking della CIA creati per
forzare i dispositivi Apple. Che Apple fos-
se il bersaglio preferito c’era da aspettar-
selo: l’iPhone è lo smartphone più diffuso
negli States. I documenti, come tutti gli
altri pubblicati online da WikiLeaks, non
sono recentissimi e riguardano prodot-
ti e tecniche di exploit con diversi anni
sulle spalle, ma è evidente che il lavoro
di spionaggio dell’Agenzia negli ultimi
anni si è evoluto ed è lecito pensare che
la CIA abbia trovato il modo di adattarsi
anche ai dispositivi più recenti, cercando
di scardinare le difese inserite dai pro-
duttori.
In ogni caso, come abbiamo già detto
per le TV, quasi tutti gli exploit richiedono
un accesso fisico al dispositivo: una in-
fezione remota come quella che si vede
nei film americani è pura fantasia, esisto-
no dei sistemi che però non permettono
di accedere al kernel o al bios scalando
i privilegi.
“Sonic Screwdriver”, il cacciavite so-
nico, è ad esempio un malware usato
per infettare i MacBook tramite Thun-
derbolt. Nel PDF di istruzioni si capisce
che lo strumento non è software ma è
hardware, un adattatore da Thunderbolt
a Ethernet modificato per caricare una
estensione del bios al boot, risultando
invisibile all’utente e capace di superare
anche la verifica della password che Ap-
ple chiede per la sovrascrittura del bios
nei sistemi protetti.
C’è poi DerStarke, che nella sua ver-
sione 1.4 si installa come un esegui-
bile su una chiavetta USB da inserire
in MacBook Pro e MacBook Air fino al
2013, anche lui capace di agire a livello
hardware per intercettare tutte le comu-
nicazioni. Per gli iPhone invece è stato
approntato NightSkies, un malware che
controlla alcune directory dell’iPhone a
caccia di log dopo essere stato installa-
to tramite iTunes come custom firmware
dopo aver messo lo smartphone in mo-
dalità DFU.
Tutti tool da hacker che richiedono co-
munque un accesso fisico per l’installa-
zione e che si basano sulle falle presenti
nei sistemi: vulnerabilità che, secondo
Apple, sono già state chiuse da tempo.
Quella dei MacBook è stata chiusa nel
2013, mentre quella degli iPhone sfrut-
tava un bug che permetteva anche il
jailbreak e funzionava solo sull’iPhone
SOCIAL MEDIA E WEB Vault 7 “Dark Matter”: l’elenco degli strumenti usati dalla CIA negli anni passati per infettare iPhone e MacBook
WikiLeaks:“Ecco come la CIA buca MacBook e iPhone”Secondo Apple sono sistemi che non funzionano più, tutte le falle che permettavano l’accesso sono chiuse da tempo
3G, neppure sul 3GS. Nessuno può dire
quali strumenti abbiano in mano le agen-
zie investigative di oggi, ma come molti
hacker più o meno bravi trovano il modo
per eseguire il root di smartphone An-
droid o jailbreak di iPhone con versioni
di iOS anche recenti è evidente che la
CIA, con i mezzi che ha a disposizione, è
in grado di penetrare in ogni dispositivo
digitale, sia tramite software che, quan-
do necessario, tramite hardware, come
dimostra Sonic Screwdriver.
SOCIALMEDIA È iniziata la lotta alle fake news, Facebook comincia davvero a fare sul serio
Facebook attiva gli alert per le notizie falsePostando notizie false verrà mostrato un avviso che avverte del “pericolo” disinformazione
di Mirko SPASIANO
D opo il gran parlare degli ultimi
mesi, finalmente si comincia ad
intravedere il primo segno tan-
gibile del contrasto alle fake news.
Facebook infatti ha attivato il suo tool
anti-fake news negli Stati Uniti: si tratta
di uno strumento, a cui contribuiscono
terze parti, che mostra un piccolo avvi-
so all’atto della condivisione.
Condividendo un link che riporta una
notizia contrassegnata come fake
news, Facebook mostrerà un avviso,
segnalando da chi sia stata conte-
stata. Cliccando sull’alert, verranno
visualizzate diverse informazioni che
motivano l’etichetta di fake news, ol-
tre ai link alle fonti che ne mettono in
dubbio la veridicità. Nel caso l’utente
decida di procedere comunque con la
condivisione, il link incriminato com-
parirà sulla timeline con il flag di fake
news. Nel caso spe-
cifico dell’immagine
allegata, provando a
condividere un link
in cui viene raccon-
tata la storia di come
centinaia di migliaia
di cittadini irlandesi
siano stato deportati
negli Stati Uniti per
il commercio degli
schiavi – motivo per
il quale sarebbe sta-
to istituito il St. Patrick’s Day del 17
marzo – Facebook mostra le legittime
obiezioni di Associated Press e Sno-
pes.com.
Certo, a questo punto si pone un in-
terrogativo sulle parti coinvolte nel
fact-checking. Nel caso degli USA, il
social network si affida soltanto ad en-
tità che aderiscano al codice di princi-
pi di “non-faziosità” Poynter. Resta da
vedere come, e soprattutto quando,
questa pratica verrà riproposta anche
nel nostro Paese. Tuttavia, una cosa è
certa: riportando in calce le fonti del-
la “disputa” – a totale beneficio della
trasparenza – il fenomeno delle fake
news potrebbe quantomeno sgonfiar-
si, senza che gli strumenti di fact-che-
cking siano subito tacciati di faziosità...
con buona pace dei complottisti.
MAGAZINE
Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabileGianfranco Giardina
editingClaudio Stellari, Davide Ceriani,
Simona Zucca
EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154
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torna al sommario 24
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Gianfranco GIARDINA
L a signora Iza Mikkelsen che ci accompagna nel-
la visita alla sede e al museo che ripercorre tut-
ta la storia di B&O si presenta ci dice: “Lavoro
in Bang & Olufsen dal 1981, ci lavorano i miei tre fra-
telli e ci lavorava mio padre”. Siamo a Struer, cittadi-
na del nord ovest della Danimarca, dove 92 anni fa
Bang & Olufsen è nata: è senza dubbio l’azienda che
più di chiunque altra è riuscita a coniugare ai massimi
livelli tecnologia, design e lusso. Quel lusso discreto,
non chiassoso, funzionalista, essenzialmente nordico
eppure così universale, tanto da far perdere la testa
a Steve Jobs, che di B&O era un grande estimatore,
nonché proprietario di molti apparecchi.
Struer ha circa 12mila abitanti, di cui quasi mille lavo-
rano in B&O: “Tra la città e l’azienda c’è un legame
strettissimo – ci racconta la nostra accompagnatrice -;
c’è un senso di fedeltà e di riconoscenza reciproca: la
cura che i lavoratori pongono nella loro attività è ripa-
gata dalla scelta di B&O di rimanere qui con gli stabi-
limenti produttivi e gli uffici, senza andare a Copenha-
gen e neppure delocalizzare in aree a minore costo
del lavoro”. Lo stabilimento di Struer, che abbiamo
visitato in alcune parti, più che una fabbrica sembra un
laboratorio: il rumore è tutt’altro che forte, i macchinari
di lavorazione dei metalli sono “inscatolati” in custodie
di insonorizzazione; la pulizia è estrema e l’ordine as-
soluto. La presenza umana, pur corposa, è discreta: si
parla poco da queste parti e si lavora tanto.
“Struer – ci dice la nostra accompagnatrice – è un po’
come Ehindoven per la Philips: qui tutta la cittadina
ruota attorno all’azienda”. E ci mostrano un lunghissi-
mo muro con le foto, piccolissime, di tutti i dipendenti
che hanno festeggiato i 25 anni di militanza in azienda:
sono circa 1250, tantissimi e ai primi due posti ci sono
proprio Bang &Olufsen, anche se quest’ultimo è morto
pochi mesi prima di compiere il quarto di secolo di an-
zianità professionale. La forza di quest’azienda è tutta
lì, nella passione e nella fedeltà che tutti i lavoratori,
MERCATO Siamo andati in visita al quartier generale di Bang & Olufsen a Struer, in Danimarca, là dove 92 anni fa è iniziato il mito di B&O
Viaggio al quartier generale di Bang & Olufsen tra i prodotti che fecero impazzire Steve JobsScopriamo come, ancora oggi, B&O riesce a coniugare il massimo dell’automazione con la cura artigianale del prodotto
dal più importante manager all’ultimo magazziniere,
ci mettono e ci hanno messo negli ultimi 92 anni. Per
quello che abbiamo respirato nei due giorni della no-
stra visita, la capacità di rimanere grande e piccola a
un tempo, di rimanere in Europa, di rimanere ai picchi
dell’eccellenza, di rialzarsi anche quando gli affari sem-
bravano andare male, è tutta lì, nella passione e nella
fedeltà.
92 anni di storia e di prodottiB&O nasce nel 1925 su iniziativa di due ingegneri da-
nesi, Svend Olufsen e Peter Bang che, sedotti dalla na-
scita della radio, decidono di entrare nel settore della
produzione di apparecchi radiofonici, stabilendo il loro
laboratorio presso la residenza della famiglia Olufsen a
Struer. Siamo nella parte nord ovest della Danimarca,
a grande distanza da Copenhagen da dove proviene
Bang, che però si innamora di una ragazza del luogo
e non andrà più via da qui. Anche se i due fondatori
puntano a realizzare delle radio, il primo apparecchio
in vendita a marchio Bang & Olufsen è un accessorio:
si chiama “Eliminator” ed è quello che oggi chiame-
La radio a componenti separati di B&O: siamo alla fine degli anni ’20.
remmo un alimentatore di rete. In effetti, fino a quel
momento, gli apparecchi radio funzionavano a batterie
e, per avere qualche ora di funzionamento, era neces-
sario ricaricarle applicandole a una specie di dinamo
sulle biciclette dell’epoca. L’Eliminator appunto elimina-
va queste necessità e permetteva di collegare diretta-
mente la radio alla rete elettrica che stava prendendo
piede in quegli anni.
Peter Bang era la mente tecnica e progettuale, Svend
Olufsen era più rivolto agli aspetti commerciali: i due
erano inseparabili e affiatati e i prodotti iniziarono a
fioccare velocemente. Le prime radio B&O debuttano
sul mercato due anni dopo avevano, come di consueto
per l’epoca, il telaio in legno. Modelli inizialmente mol-
to tradizionali, anche se quasi subito si capisce che il
design e la qualità di ascolto è importantissimo per il
marchio: debuttano così abbastanza presto, dopo solo
una manciata di anni, dei modelli di radio a due telai,
con la cassa separata e posizionabile così in un punto
diverso dai “comandi”.
Inizia l’era del design ricercato Nel frattempo in Germania si sviluppa lo stile Bauhaus
e il funzionalismo che catturano l’attenzione di Bang &
Olufsen. Ne nasce un prodotto incredibile per l’epoca,
rivoluzionario e iconico: si tratta di Hyperbo, un sistema
integrato con giradischi, radio e diffusore in un unico
telaio nero sostenuto da un profilo metallico cromato
a sezione circolare, un prodotto che sembra venire
direttamente dagli anni ’70 e che è moderno ancora
adesso; eppure è stato concepito e lanciato nel lonta-
no 1934, probabilmente troppo in anticipo sui tempi e
sui gusti dell’epoca. Il sistema Hyperbo, una rivoluzio-
ne del design per il 1934, forse troppo: le linee troppo
moderne (che in effetti diventeranno di moda solo 30
anni dopo) vengono respinte dal pubblico, abituato agli
cahssis in essenza di legno.Il sistema Hyperbo, del 1934, le linee troppo moder-ne vengono respinte dal pubblico.
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Vista la malaparata con il design funzionalista introdot-
to troppo presto, riprende la produzione di radio tra-
dizionali, dal telaio in legno, introducendo comunque
delle novità: nel 1938 arriva la prima radio che utilizza
una pulsantiera per i preset, una cosa decisamente
innovativa per gli anni ’30 in cui le diverse stazioni si
sintonizzavano cambiando manualmente la frequenza
(come peraltro si è fatto per decenni nella stragrande
maggioranza degli apparecchi).
Iniziò anche la produzione di apparecchi radio integra-
ti con i giradischi, il tutto inserito in comò dall’aspetto
convenzionale quando chiusi: più consoni all’epoca
rispetto a Hyperbo, questi hanno un grande successo.
Ma la consacrazione definitiva arriva con un modello
rivoluzionario: si chiama Beolit 39 (il numero indica
l’anno del lancio commerciale), ha un design innovati-
vo senza spigoli vivi e ha il telaio interamente realizzato
in bachelite, soluzione che permette la realizzazione di
qualsiasi forma e la finitura in qualunque colore. Si trat-
ta, tra l’altro, del primo prodotto ad usare nel nome il
prefisso “Beo” che diventerà una costante in tutta la
produzione futura dell’azienda.
Nel frattempo è arrivato il cinema sonoro: Bang & Oluf-
sen intuiscono che si tratta di una rivoluzione importan-
tissima e si impegnano nella realizzazione di un siste-
ma di diffusione audio nelle sale. I primi cinema danesi
sonorizzati sono realizzati proprio grazie ai diffusori a
tromba B&O.
B&O negli anni ’30 introduce per prima una radio con i tasti di preset per le principali stazioni.
La Beolit 39 che prima della Guerra rompe il cliché del telaio in legno e apre a un design rivo-luzionario con l’unico materiale che all’epoca per-metteva forme innovative smussate, la bachelite.
Scoppia la Seconda Guerra Mondiale e Bang & Oluf-
sen si rifiutano di appoggiare i nazisti, anzi collaborano
nel far scappare dalla Danimarca alcuni ebrei perse-
guitati in patria. La vendetta arriva sei mesi prima del-
la conclusione del conflitto: la fabbrica di Stuer viene
data alle fiamme dagli squadristi nazisti. Con pazienza
e dedizione, dopo la fine del conflitto Bang & Olufsen e
tutti gli operai si rimettono al lavoro e ricostruiscono la
fabbrica, che ritorna operativa nel 1946.
Il dopoguerra: arriva anche la TVNegli anni subito successivi arrivano nuovi prodotti,
come il primo Beocord (1948): si tratta di un registra-
tore a nastro in bobina pensato inizialmente con per-
fetto compagno dei musicisti interessati a registrare le
proprie performance. Sarà il primo di una lunga serie
di registratori della serie Beocord che arriveranno fino
alla metà degli anni ’90.
Tra altri prodotti inconsueti per la gamma B&O, come
per esempio i rasoi elettrici, nei primi anni ’50 arrivano
anche i TV: il primo prototipo funzionante è del 1950,
ma ancora lo schermo è troppo curvo ai lati.
Il primo TV commerciale di B&O arriva nel 1952, è in-
tegrato in un mobile in legno con rotelle e, allineando
i costi dell’epoca con il potere di acquisto, si tratta del
TV più caro di Bang & Olufsen di tutti i tempi (se si tra-
scura il costosissimo 103” degli anni scorsi).
Nel frattempo, nel 1949 è morto Svend Olufsen all’età
di 52 anni; dopo pochi anni, nel 1957, scomparve anche
Peter Bang, che non riuscì più a recuperare il sorriso e
la voglia di vivere dopo la morte del socio e caro ami-
Il primo TV di B&O, predisposto per la fiera di Co-penhagen del 1950, non andò mai in produzione ma venne perfezionato prima di diventare un prodotto commerciale.
La prima TV commerciale di B&O (1952) ha nella parte posteriore due rotelle e sul frontale due barre in legno estraibili per poter trasportare l’apparecchio a mo’ di cariola.
co. B&O era oramai un’azienda di grandi dimensioni e
profittevole e avrebbe dovuto cavarsela senza i suoi
fondatori. Iniziò l’era dei grandi designer al servizio
dell’azienda e della progettazione innovativa di appa-
recchi audio e video. Inizio così la ricerca verso linee
più rigorose, nuovi form factor e l’utilizzo di materiali
innovativi.
Compaiono sugli apparecchi i frontali metallici al vivo
o verniciati e viene introdotto il concetto dei sistemi
a componenti separati: si tratta ancora di apparecchi
con il telaio in legno, ma viene progettato e realizzato,
su disegno di Ib Fabiansen, un vero sistema di arredo
che integra radio, giradischi, TV e diffusori all’interno
delle strutture capaci di scomparire totalmente alla vi-
sta quando non sono in uso e di essere organizzate in
composizioni e forme differenti.
Il lavoro di Jacob Jansen e David Lewis La grande era dell’alluminioNel frattempo, cresce in B&O l’interesse per un nuovo
materiale, l’alluminio: più tenero da lavorare rispetto al-
l’acciaio e privo dei problemi di ossidazione aggressiva
e ruggine, permette di realizzare un design nuovo e
attualissimo ancora oggi; per contro richiede una ca-
pacità e un’artigianalità estrema nei trattamenti gala-
vanici e nelle lavorazioni superficiali. L’alluminio, di cui
nel frattempo in Bang & Olufsen sono diventati tra i più
esperti trasformatori, diventa una specie di marchio di
fabbrica del celebre designer Jacob Jansen, che firma
tra i migliori e innovativi apparecchi hi-fi a partire dagli
anni ’60, tutti a marchio B&O.
Questo utilizzo estensivo dell’alluminio, non solo in fo-
gli ma anche in lavorazioni dal pieno diventeranno un
Il sistema Beomaster 1200, totalmente innovativo per interfaccia e design per essere stato lanciato nel 1969, introduce nei prodotti B&O la font Hel-vetica per le serigrafie.
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MERCATO
Reportage Bang & Olufsen segue Da pagina 24
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
caso di scuola per tutta l’industria dell’elettronica che
conta e ispirerà non poco Steve Jobs in alcune scelte,
prima tra tutti l’unibody in alluminio per Macbook, iPad
e iPhone.
Alcuni pezzi forti del museo B&O di Stuer, tra gli ap-
parecchi disegnati da Jacob Jensen, sono stati anche
richiesti per comparire sul set del film Steve Jobs: il
fondatore di Apple era un grande estimatore di B&O
e ne invidiava alcune scelte di design. Non è difficile
ritrovare tra le linee, le interfacce fisiche e le serigrafie
degli apparecchi B&O di allora alcuni elementi entrati
poi a far parte dei prodotti o dei sistemi operativi Apple.
Non a caso il lavoro di Jensen in B&O ha portato an-
che nel 1978 all’allestimento di una mostra monogra-
fica al MoMA di New York, cosa assai rara all’epoca,
con 28 prodotti B&O disegnati da Jensen, di cui una
quindicina sono entrati a far parte dell’esposizione per-
manente.
Tra gli altri designer importanti per lo sviluppo di B&O,
oltre a Jacob Jensen, che cessò la sua collaborazione
con B&O verso la fine degli anni ‘90, c’è sicuramente
l’inglese David Lewis che ha firmato i prodotti B&O tra
i più celebri degli anni ’90 e 2000, con particolare at-
tenzione ai TV: la penna di Lewis aveva infatti trovato il
modo di far sembrare piatti anche i tubi catodici, appli-
cando una specie di falsa parete al telaio.
E poi, sempre dalla creatività di Lewis è nato il fantasti-
co e iconico Beosound 9000 del 1996, l’iconico lettore
CD con caricatore in vista con 6 dischi, montabile sia
verticalmente che orizzontalmente.
Si arriva così all’ultimo “pezzo forte”: i diffusori Beo-
sound 90, creati appunto due anni fa per il novantesi-
mo anniversario della fondazione di B&O e frutto di lun-
ghissime ricerche di design e progettazione per offrire
lo stato dell’arte della riproduzione audio hi-end.
Artigiani “industriali” dell’alluminioNella nostra visita alla sede Bang & Olufsen non per-
diamo l’occasione per un passaggio per la celebre
Factory 5: è lo stabilimento presso il quale si lavora
l’alluminio fino ad arrivare ai particolari di design che
tutto il mondo invidia a B&O. Per certi aspetti l’allumi-
nio potrebbe sembrare più semplice da trattare rispet-
to all’acciaio: è più tenero da lavorare, da stampare e
trafilare e tutti i trucioli di lavorazione possono essere
facilmente riciclati e reinviati alla produzione. Ma con
l’alluminio sono necessari l’anodizzazione e una serie
di altri trattamenti galvanici che permettano di rendere
la superficie indenne da sporco, ditate e soprattutto
ogni forma di corrosione. Inoltre, grazie ad alcuni pro-
cessi specifici lungo il ciclo di trattamento, è possibile
conferire all’alluminio un’ampia gamma di colorazioni,
pur nel mantenimento dell’aspetto metallico, che lo
rendono un materiale praticamente unico.
Il successo del processo di anodizzazione, che di fatto
è l’operazione conclusiva della lavorazione dell’allumi-
nio, è fortemente dipendente da come sono condotte
le fasi precedenti: una minima asperità sulla superficie,
un po’ di sporco non rimosso, una lega imperfetta ren-
derebbero il prodotto finale inevitabilmente segnato e
di fatto da buttare.
Il processo di anodizzazione, con l’ultima aggiunta
all’impianto di qualche anno fa, è oramai del tutto ro-
botizzata; gli aspetti artigianali sono concentrati nella
preparazione dei pezzi che vanno nei bagni galvanici:
la lavorazione meccanica e soprattutto il trattamento
superficiale deve essere curato nei minimi particolari.
In particolare ad essere delicata è la progettazione del
processo per ottenere il risultato voluto: se due parti di
un apparecchio sono state lavorate con procedimenti
diversi, queste prenderanno il colore in maniera diffe-
rente, creando delle inaccettabili disuniformità di colo-
re nel prodotto finito.
Per questo motivo, i responsabili del processo, sulla
base della propria lunga esperienza di manifattura del-
le parti in alluminio, trattano le due parti con coloranti
differenti, calibrati espressamente per ottenere, a valle
del processo di anodizzazione, una colorazione unifor-
me. Inoltre, grazie ad un processo brevettato e nomi-
nato Beospray, le macchine possono conferire colora-
zioni differenziate sul medesimo pezzo, permettendo
una flessibilità produttiva pressoché infinita, una vera
pacchia per i designer, molto più liberi di creare.
La lavorazione parte sempre da alluminio grezzo in
foglio da stampare, in billette da trafilare o addirittura
in lastre da “scavare” con lavorazioni meccaniche. Una
batteria di macchine a controllo numerico realizzano la segue a pagina 27
MERCATO
Reportage Bang & Olufsen segue Da pagina 25
Il CD Changer a 6 CD Beosound 9000,incredibil-mente spettacolare e innovativo: è la meccanica a spostarsi all’altezza del CD da riprodurre.
Una cassa Beosound 90 in versione “naked”, senza il vestito nero che ne caratterizza l’originale design.
prima sgrossatura dei pezzi ed eventualmente la sa-
gomatura o risagomatura delle lamiere. Una volta rag-
giunta la forma finale, con tutte le tecnologie possibili
con l’alluminio, si passa alla lucidatura, passo indispen-
sabile per una buona anodizzazione.
Questa, a seconda delle parti, viene realizzata con di-
verse tecniche, la più particolare delle quali è quella
fatta da due robot coordinati: uno regge e rigira la par-
te da lucidare, l’altra manovra di conseguenza l’utensi-
La fabbrica di B&O è tra le più avanzate nella colorazione e il trattamento dell’alluminio.
I due “robot ballerini”, come vengono chiamati È in corso la lucidatura del profilo di alluminio delle casse Beosound 90: un robot regge il profilo ruotandolo secondo le necessità; l’altro muove avanti e indietro l’utensile di lucidatura.
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
le a spazzole che opera la lucidatura.
Alla fine del processo, tutte le parti da anodizzare, ven-
gono controllate una a una ed eventualmente ritrattate
a mano da artigiani esperti, che operano sotto un mix
non casuale di tubi a fluorescenza caldi e freddi a si-
mulare perfettamente la temperatura della luce solare
diurna e una piena illuminazione.
Quindi i pezzi, valutati uno a uno, vengono fissati a
delle rastrelliere in titanio: questo materiale, pur molto
costoso, è l’unico in grado di non essere aggredito dai
bagni galvanici.
Queste rastrelliere vengono agganciate da una serie di
carrelli automatici che corrono lungo il soffitto e portate
via, verso la sequenza di vasche. L’impianto galvanico
vero e proprio è composto da una stecca di 50 vasche
ognuna con 4000 litri di soluzione differenziata a se-
conda del tipo di trattamento. I carrelli automatici de-
positano le griglie con i pezzi da trattare nelle diverse
vasche e li prelevano dopo il tempo necessario, per
portarle al bagno successivo.
A parte le necessità dettate da lavorazioni particolari, le
fasi fondamentali prevedono prima una pulitura a fon-
do con sgrassaggio (l’anodizzazione non attacchereb-
be sulle parti sporche anche solo di una ditata); quindi
si passa all’etching, una leggerissima microerosione
chimica che permette di rendere la superfice pronta
a ricevere l’anodizzazione; la fase successiva è il de-
smutting che, grazie a un altro tipo di bagno galvanico,
è in grado di eliminare ogni possibile residuo di metalli
ferrosi (come per esempio quelli utilizzati per gli utensili
da taglio o quelli presenti in leghe impure) sulla superfi-
cie del pezzo, lasciando esposto di fatto solo alluminio
puro; si arriva quindi al processo di ossidazione vero e
proprio, in cui uno strato più o meno sottile di ossido di
alluminio viene depositato sul mezzo da trattare grazie
a un trattamento elettrochimico.
Si passa quindi alla fase di dyeing, in cui viene deposi-
tata la colorazione sul pezzo ancora poroso; quindi si
arriva all’ultima fase (salvo processi particolari) in cui di
fatto lo strato di ossido di alluminio che protegge il pez-
zo ma che è ancora molto poroso viene “sigillato” con il
deposito chimico di uno strato di cristalli che chiudono i
pori e di fatto creano una superficie del pezzo perfetta-
mente sigillata e impenetrabile a sporco e grassi.
Vedere questo gigantesco impianto in funzione tratta-
re magari minuscoli particolari di un telecomando o di
un apparecchio fa riconsiderare la “sufficienza” con la
quale spesso si considera una parte o un apparecchio
nel “solito” alluminio: dietro lavorazioni e trattamenti di
questo tipo ci sono capacità e conoscenze davvero
esclusive, tanto che B&O e la Factory 5 sono spesso
chiamate a realizzare particolari in alluminio per altri
produttori che magari non hanno nulla a che fare con
l’elettronica ma che non trovano chi è capace di realiz-
zare il prodotto in questione.
Per esempio, B&O realizza una serie di parti in allumi-
nio per le auto (Audi è un cliente storico, come anche
BMW) con finiture particolari che solo qui si riescono
a realizzare.
Una in particolare ci colpisce: su una parte di alluminio
c’è la serigrafia del logo Bang & Olufsen che si vede
chiaramente in buona luce; la stessa scritta, se si pone
una luce dietro di essa, è in realtà traslucida e riesce
a far trasparire una certa luminosità, perfetta per indi-
care lo stato di “on” dell’apparecchio e nel frattempo
nobilitare il logo dell’azienda che diventa luminoso. Il
particolare del collarino in alluminio che trasforma in
vero lusso il diffusore BeoLab 20.
La progettazione audio Scienza e sensibilitàIl pur limitato tempo della nostra visita a Struer non ci ha
impedito di visitare il celebre “cube”: si tratta del labo-
ratorio audio in cui vengono messi a punto gli speaker
di Bang & Olufsen che non ha pari nei laboratori di nes-
suna altro . Si tratta appunto di un gigantesco cubo in
muratura del lato di circa 12-13 metri (è una nostra stima
ad occhio) ben diverso da una stanza anecoica: due
pareti delle quattro verticali sono rivestite di materiale
assorbente, le altre sono grezze e quindi generalmente
riflettenti. Il principio su cui si basa questa sala è la pos-
sibilità, grazie all’elaborazione computerizzata, di fare
analisi acustiche in finestre temporali molto strette.
Se la sala è sufficientemente grande, come in questo
caso, il microfono di precisione riceve l’onda diretta dal
diffusore e, prima che qualsiasi riflessione delle pareti
possa arrivare ad esso, lo strumento “chiude” la fine-
stra temporale di analisi. In questo modo non serve che
la camera sia anecoica (condizione molto difficile da
realizzare e comunque sempre approssimata), basta
che sia sufficientemente grande.
Dal soffitto del grande cubo pende un gigantesco brac-
cio con un piatto semovente che può andare avanti e
indietro e può ruotare sul suo asse: in questo modo il
braccio può essere spostato per permettere ai tecnici
di montare sul piatto il diffusore da misurare, operando
su un apposito balcone. Quindi il braccio viene sposta-
to di fronte al microfono, che è sospeso nel mezzo del-
Il carrello arancione corre lungo le vasche e di fatto fa il “cuoco” dei trattamenti, spostando le rastrelliere da uno all’altro bagno nei tempi perfetti per una buona anodizzazione.
la stanza. Da quella posizione si iniziano le misurazioni
dapprima in asse; quindi si passa a ruotare il diffusore
con la risoluzione di un grado e si ripetono le misure;
e così via, su tutti i 360 gradi; inoltre, il braccio può es-
sere alzato o abbassato per misurare anche come si
modifica l’emissione lungo l’asse verticale. In questo
modo si possono studiare con precisione le caratteri-
stiche di un prototipo e porre dei correttivi progettuali.
Quando il prototipo arriva a dare le prestazioni stru-
mentali richieste, viene portato a rotazione nelle quat-
tro stanze di ascolto che ci sono all’interno della strut-
tura: al resto del lavoro ci pensa quindi Geoff Martin,
musicista, ingegnere del suono e “tonmeister” di B&O.
La successiva messa a punto viene fatta sulla base
degli ascolti fatti nelle quattro stanze, arredate come
ambienti domestici con materiali e conformazioni di-
verse: Martin ascolta il diffusore con diversi materiali
musicali e cerca di capire, sulla base della propria
esperienza e della propria sensibilità, come ottimizzare
ulteriormente la resa acustica, dato che le misure non
dicono tutto dell’equilibrio e della resa di un diffusore.
Alla fine, dopo diverse iterazioni, con il coinvolgimento
anche di chi cura la progettazione e l’ingegnerizzazio-
ne del prodotto, si arriva alla definizione del prototipo
finale sul quale verrà impostata la produzione finale.
Un processo lungo e meticoloso (per mettere a punto
le Beosound 90 ci sono voluti quasi quattro anni) ma
che porta all’eccellenza acustica. Quella che si richiede
a un prodotto a marchio B&O.
MERCATO
Reportage Bang & Olufsen segue Da pagina 26
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
SMARTHOME Trådfri è il nome della nuova linea di prodotti per l’illuminazione intelligente
Ikea sempre più smart con le luci connesseLa gestione delle luci può avvenire attraverso una app disponibile per Android e iOS
di Giulio MINOTTI
Anche Ikea si lancia nel settore delle
lampade intelligenti con la nuova
linea denominata Trådfri, “senza
fili” in svedese. Ecosistema composto
da lampadine, ante e pannelli Led e
mobili illuminati, telecomandi, Hub e
sensori. Ante e pannelli che si adattano
alle soluzioni Ikea per la cucina METOD
e per il soggiorno BESTÅ.
Dispositivi intelligenti compatibili con la
tecnologia ZigBee Light Link, la stessa
impiegata dai prodotti della linea Philips
Hue. In particolare, oltre all’hub centrale
per la connessione ad Internet, è anche
disponibile un telecomando che per-
mette di regolare l’intensità della luce
tramite gesture, ruotandolo semplice-
mente in aria come fosse una manopo-
la. Inoltre la gestione dei vari elementi
dell’ecosistema può avvenire attraverso
app per Android e iOS, applicazione
che permette anche la creazione di
profili personalizzati. I prodotti sono
già disponibili sul sito italiano di Ikea
con prezzi che partono da 39,99 euro
per il kit base che
comprende una lam-
padina E27 da 980
lumen e il relativo te-
lecomando wireless a
pulsanti che permette
di controllare fino a
10 fonti luminose.
Una singola lam-
padina E14 da 400
lumen costa invece
17,99 euro.
SMARTHOME La famiglia Netgear Orbi si allarga con due modelli leggermente più economici
Netgear Orbi: prezzo più basso, prestazioni di livelloLa nuova serie Netgear Orbi ha un’ottima copertura Wi-Fi e setup semplice e immediato
di Mirko SPASIANO
Appena poco più di un mese fa ab-
biamo provato Orbi, il router Wi-Fi per le reti mesh di Netgear. Ne
siamo rimasti particolarmente colpiti – in
particolar modo dalla semplicità di con-
figurazione e dall’ottima copertura Wi-Fi
– rilevando come unico difetto un prezzo
di listino un po’ troppo elevato: 439 euro
anche per il migliore dei router restano
comunque tanti. A quanto pare, l’azienda
americana ha fatto tesoro delle critiche
ricevute, presentando due modelli più
economici: l’RBK30 e l’RBK40.
Si tratta ancora di router tri-band per reti
mesh, ma rispetto al modello che abbia-
mo avuto in prova, l’RBK50, Netgear ha
dovuto fare qualche compromesso per
ridurre il prezzo. Entrambi i modelli, infatti,
sono AC2400, a dispetto dell’RBK50, che
offre una connettività AC3000. La coper-
tura della rete Wi-Fi offerta dall’RBK40,
che costituisce una sorta di medio gam-
ma, resta immutata, attestandosi sui 175
mq per ciascuna unità (base e satellite):
dunque complessivamente 350 mq.
Questo parametro invece scende intor-
no ai 300 mq per il modello entry level,
l’RBK30. Questo modello vede anche la
sostituzione del satellite con un repeater
dal design più “tradizionale”, dalle dimen-
sioni ridotte e da inserire direttamente
nella presa a muro. I prezzi ufficiali per
il mercato italiano non sono stati ancora
annunciati, ma negli USA si parla rispet-
tivamente di 350 e 300 dollari. Tuttavia,
dovendo impegnare una cifra che resta
considerevole, ci si domanda se, nono-
stante tutto, non convenga comunque
puntare alla configurazione top.
Microsoft Edge e Safari i browser meno sicuriAll’evento hacking Pwn2Own 2017 Microsoft Edge è risultato il browser meno sicuro, invece Google Chrome ne è emerso “vincitore” di Mirko SPASIANOAll’evento annuale Pwn2Own, nel corso del quale i partecipanti sono invitati a “bucare” software e sistemi operativi particolarmente diffusi, Microsoft Edge è risultato il browser meno sicuro. Il browser di casa Microsoft è stato bucato 5 volte in 3 giorni. Gli hack sono stati condotti, per la maggior par-te, sfruttando il motore Chakra JavaScript. Il team di hacker 360 Security è riuscito ad aggiudicarsi un premio da 105.000 dollari per aver architettato un exploit davve-ro ingegnoso: sfruttando un bug nell’heap overflow, un buffer non inizializzato in una workstation VMWare e una type confusion nel kernel di Windows, sono riusciti ad accedere al sistema operativo da una macchina virtuale. Safari non se l’è cavata molto meglio, avendo subito 3 hack completi ed uno par-ziale. Gli hacker hanno provato a violare anche Firefox, ma solo uno dei due tentativi è andato a segno. Il browser di Google, invece, è stato oggetto di un solo tentativo di exploit, ma non ha avuto suc-cesso nei limiti di tempo imposti dalla competizione. Se da un lato il quadro emerso dal Pwn2Own 2017 non si può definire incorag-giante per Microsoft – soprattutto se si considera che, secondo il report dello scorso febbraio di NetMarketShare, soltanto il 5.33% degli utenti utilizza il browser di Re-dmond – è anche vero che Edge è stato il browser più bersagliato. A poche settimane dal rilascio del Creators Update, il prossimo ag-giornamento per Windows 10, arri-va l’ennesimo spunto di riflessione per Microsoft: Internet Explorer è in caduta libera in termini di quote di mercato ed è giunta l’ora per Edge di cambiare marcia.
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Massimiliano ZOCCHI
L a nuova Renault Zoe ha in dote una
batteria da 41 kWh, che porta l’omo-
logazione fino a 400 km di autono-
mia, di cui 300 abbastanza sicuri. I vertici
della casa francese più volte avevano
promesso ai vecchi proprietari la possi-
bilità di avere anche sulle loro vetture la
nuova batteria, tanto che ormai manca-
va solo l’ufficialità. Finalmente Renualt
Europa ha confermato questa possibili-
tà, con tanto di comunicato, per la gioia
di chi ha la piccola elettrica con solo
22 kWh di energia a disposizione.
La campagna partirà tra pochissimo, ma
non per tutti i mercati dove Zoe è pre-
sente, ma dapprima solo in due mercati
che faranno da test, anche se Renault
ancora non ha specificato quali saranno
i primi fortunati, ma di sicuro non l’Italia.
Per il Belpaese e tutti gli altri probabil-
mente si dovranno aspettare almeno
due mesi, nei quali le procedure verran-
no perfezionate grazie ai paesi prova.
Durante la nostra prova abbiamo avuto
modo di vedere la nuova batteria de-
nominata ZE40, e il dettaglio del lavoro
AUTOMOTIVE Renault Europa ufficializza la campagna di sostituzione delle batterie per la Zoe
Renault conferma: anche le vecchie Zoe potranno avere la batteria da 400 kmI proprietari dell’auto potranno installare le celle al litio che raddoppiano l’autonomia
svolto da LG Chem, per ottenere nello
stesso spazio e nello stesso peso, pra-
ticamente il doppio della densità ener-
getica.
Il cambio batteria tuttavia potrà essere
effettuato solo da chi ha l’accumulatore
con il meccanismo del noleggio men-
sile, mentre ancora non si sa nulla per
i paesi dove la vettura veniva venduta
anche con batterie di proprietà. Chi
deciderà di installare la batteria che
assicura viaggi più a lunga percorrenza
dovrà interrompere il vecchio contratto
di noleggio, e sottoscrivere una delle
nuove tariffe, come se acquistasse una
nuova Zoe. Oltre a questa procedura c’è
un entry ticket da pagare, 3.500 euro
IVA inclusa, che serviranno a coprire i
costi dell’intervento, del trasporto della
nuova batteria e la restituzione di quella
vecchia, oltre che l’aggiornamento del-
la carta di circolazione. Per questa cifra
tutto sommato contenuta, i clienti ag-
giorneranno l’auto rendendola di fatto
identica alla nuova versione, sfiorando
ormai la parità con una vettura termica.
di Giulio MINOTTI
D a Skoda arrivano le prime imma-
gini della Visione E, un concept
di crossover elettrico che verrà
presentato al prossimo Salone dell’au-
tomobile di Shanghai (19-28 aprile).
Prototipo che potrebbe prefigurare un
modello di serie previsto nel 2020; Sko-
da intende, infatti, immettere sul merca-
to cinque modelli a zero emissioni entro
il 2025. Modelli che come la Vision E
saranno basati sulla nuova piattaforma
MEB di Volkswagen già vista sulla I.D.
concept.
Per quanto riguarda il design, i boz-
zetti mostrano un crossover dall’anima
sportiva con una lunghezza di 4.645
mm, una larghezza di 1.917 mm e un’al-
tezza di 1.550 mm, oltre ad un passo di
AUTOMOTIVE Anche Skoda punta sull’elettrico con un Suv-coupè con 500 km di autonomia
Elettrica e semi-autonoma, arriva la Skoda Vision EVisione E è un concept di crossover elettrico, verrà presentato al Salone di Shanghai
2.850 mm. Il frontale
risulta molto pulito
e si caratterizza per
una doppia fila di fari
dalla forma sottile, al
posteriore si nota in-
vece la coda appena
accennata.
La Vision E è spinta
da due motori elet-
trici (uno all’anterio-
re ed uno al posteriore per ottenere la
trazione integrale) che sviluppano 225
kW (306 CV) con una velocità massima
di 180 km/h (autolimitata) e autonomia
dichiarata fino a 500 km. A bordo ci
sarà posto per quattro persone e non
mancheranno le soluzioni di infotain-
ment più avanzate con schermo centra-
le da 12 pollici e head-up display.
Prototipo che potrà anche vantare un
sistema di guida autonoma di livello
3; veicolo quindi in grado di muoversi
nelle code del traffico, entrare ed uscire
da un parcheggio autonomamente, ef-
fettuare sorpassi o cambiare corsia in
autostrada, ma con il guidatore sempre
pronto a riprendere il controllo della
vettura.
Anche le moto elettriche scendono in pistaDopo Formula E e GT, anche per le due ruote sono maturi i tempi per una classe dedicata all’elettrico. Ezpeleta ha pronto un progetto per una categoria ufficiale Dorna Sport di Massimiliano ZOCCHI
Si vociferava da tempo che una nuova classe dedicata alle moto elettriche fosse alle porte e a rompere gli indugi ci ha pensato il patron della Dorna Sport Carmelo Ezpeleta. Le idee sono chiare: si parte nel 2019, gare come evento collaterale della MotoGP e squa-dre direttamente coinvolte.Secondo il planning le gare po-trebbero essere inizialmente solo cinque, da distribuire in modo geograficamente equo. I team di MotoGP verrebbero coinvolti come gestori di team satellite, per mettere in pista 14 piloti della clas-se regina più i quattro rider più veloci della Moto2, per una gara da 10 giri. Inizialmente la moto potrebbe derivare da un unico co-struttore, e pare che due brand si siano già fatti avanti. Chissà che tra questi non sia presente anche l’italiana Energica, uno dei pochi costruttori che ha già in strada una moto sportiva elettrica, la Ego. Se si guarda al mondo di chi produ-ce moto elettriche, le scelte non sono poi tante. A parte Energica troviamo Lightning Motorcycles, che dichiara di avere la più veloce moto di produzione al mondo, la irlandese Volt, che sembrava un po’ dispersa ma sembra sia tor-nata recentemente attiva, ed altri progetti interessanti ma poi nau-fragati (più che altro per mancan-za di fondi) come Mission Motors.
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133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1
torna al sommario 31
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Massimiliano ZOCCHI
È disponibile su Amazon.it, BE-
FREE, la nuova formula Fiat per il
noleggio a lungo termine realizza-
ta in collaborazione con Leasys. L’offer-
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durata è di 48 mesi e 60.000 km tota-
li. Sono compresi nel canone anche la
copertura RCA, la tassa di proprietà,
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per la gestione di tutti i servizi e info-
AUTOMOTIVE Vantaggio della proposta online: dopo 13 mesi si può restituire l’auto senza penali
500 Fiat a noleggio lungo termine su AmazonDopo il Fiat Store su Amazon, nuova collaborazione di FCA con il colosso delle vendite online Leasys Be-Free è il noleggio a lungo termine per Fiat 500, in offerta speciale solo su Amazon
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none maggiorato di 269 euro si accede
anche alla copertura furto e incendio
e riparazioni. Per accedere alla propo-
sta è sufficiente collegarsi alla pagina
Amazon dedicata, scegliere il pacchet-
to preferito e acquistare il Welcome
Kit da 99 euro. A questo punto si verrà
ricontattati da un addetto Amazon, per
recarsi nella più vicina concessionaria
convenzionata per perfezionare il con-
tratto. Fiat infatti ha scoperto tramite dei
sondaggi che circa il 50% degli italiani è
disposto a comprare una vettura online,
ma quasi tutti desiderano la consegna e
il contatto diretto in concessionaria.
BMW entra in Formula E Ora manca solo FerrariBMW ha ufficializzato l’ingresso nel 2018-2019 nel campionato di Formula E, il primo in cui i costruttori potranno mettere mano ad ogni aspetto delle monoposto elettriche Nove i team confermati, si attende la mossa di Marchionne di M. Z.
BMW annuncia che per la stagio-ne 2018-2019 prenderà parte al campionato FIA Formula E. Non una data scelta a caso, infatti sarà la prima stagione in cui le vetture elettriche saranno modificabili dai costruttori sotto ogni aspetto e in cui la gara sarà portata a termi-ne con una sola vettura, senza il cambio ai box a metà gara. BMW, dopo l’impegno per la fornitura delle safety car elettriche e ibri-de, va così ad aggiungersi ad altri team già iscritti, che dovranno suc-cessivamente omologare le loro auto: ABT Formel E, BMW AG, DS Automobiles, Jaguar Land Rover, Mahindra Racing, NextEV NIO, Penske Autosport, Renault, Venturi Automobiles.Al momento nella lista mancano Abt Schaeffler Audi, Faraday Futu-re e Techeetah. Con anche Merce-des che ha già dichiarato un par-ticolare interesse nella serie, sono molti ormai i nomi importanti del settore automotive che si schie-reranno sulla griglia di partenza, e non è certo un caso che tutti siano in qualche modo impegnati in pro-getti di mobilità elettrica. A questo punto, dopo le recenti dichiarazio-ni, si aspetta una eventuale mossa di Sergio Marchionne, per l’ingres-so di Ferrari nel campionato dedi-cato alle 100% elettriche. Un’ipo-tesi suggestiva potrebbe anche essere il coinvolgimento di Alfa Romeo e Magneti Marelli, come vociferato da tempo.
di M. Z.
E ra già stata avvistata all’estero, e
ora arrivano altre immagini spia
della Nissan Leaf nella prossima
versione che sarà in vendita nel 2018,
rinnovata sia nell’aspetto che nelle ca-
ratteristiche tecniche. Per le percorren-
ze di prova europee sono stati scelti
pannelli camouflage molto leggeri, tan-
to che il design non è quasi per niente
nascosto. È chiaro il richiamo al family
design già visto in molte nuove vettu-
re Nissan, una su tutte la Micra, di cui
la Leaf sembra quasi una versione più
grande. Al tempo stesso però ci sono
diversi tratti mutuati dalla IDS Concept
vista in tutti i recenti saloni più impor-
tanti. Come spesso accade molti par-
ticolari del prototipo sono stati limati,
ma sia nel frontale che nel posteriore ci
sono dettagli ripresi e modificati. Resta
il cofano convergente al centro fino al
raccordo con la calandra, scompaiono
gli odiati fari rialzati della vecchia Leaf,
per abbracciare il nuovo taglio più ag-
gressivo, che fa coppia con i fendineb-
AUTOMOTIVE Avvistata anche in Europa la nuova Nissan Leaf camuffata per le fasi di test
Nuova Nissan Leaf, novità nel design e nell’autonomiaA bordo avrà una batteria da 400 km di autonomia, la presentazione è attesa a settembre
bia, che seppur in
modo più morbi-
do, mantengono la
forma che aveva-
no le ampie prese
d’aria di IDS. La
fiancata diventa
meno sinuosa,
mentre il posterio-
re è riconoscibile,
soprattutto per la
rinuncia ai fari verticali, tratto distintivo
del vecchio modello, per passare a una
più convenzionale posizione orizzonta-
le. Nel concept c’era anche un richia-
mo “a boomerang” della parte rossa
del fanalino, e non è chiaro se ci sia
anche nella versione finale, potrebbe
semplicemente essere nascosto dalla
plastica nera. Non sarebbe una totale
novità, la stessa forma da anni è utiliz-
zata per Nissan Juke.
L’aspetto esteriore è solo una delle
novità per l’attesissima Leaf. Ciò che
più conta è l’arrivo di una batteria più
capiente. È quasi certo che sarà da
60 kWh, per ricalcare ciò che fa la
concorrenza, Opel Ampera-e in testa,
e che permetterà di ottenere alme-
no 320 km di autonomia. Come visto
in test di altre vetture, a seconda dei
percorsi e degli stili di guida, potrebbe
arrivare oltre i 400 km. Non è chiaro
che tipologia di ricarica abbia scelto
Nissan. La carica fast è assodato che
sarà in DC, resta da vedere se diran-
no addio alla giapponese Chademo, in
favore dell’europeo Combo CCS. Ap-
puntamento a settembre quindi per la
presentazione (a Parigi?) e vendite che
inizieranno subito dopo.
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MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
BMW a tutto elettrico 25% del venduto entro il 2025BMW programma un biennio “elettrico” con tappe precise In arrivo la Mini elettrica, il SUV X3 e auto ibride plug-in di Massimiliano ZOCCHI
Dal 2013 BMW è una delle case automobilistiche più impegnate nella mobilità elettrica, tuttavia da allora le novità non sono state molte, se si escludono l’aggiorna-mento della batteria per la com-patta i3 e i restyling dell’ibrida i8. In occasione del meeting con gli azionisti, il CEO Harald Krüger ha fatto il punto della situazione, ribadendo l’impegno della casa tedesca per una progressiva ma inarrestabile elettrificazione. Krüger ha chiarito la posizione di BMW sulla mancanza di nuove proposte 100% elettriche, in favo-re delle ibride plug-in della serie BMWi. Secondo il CEO l’attenzio-ne mondiale in questo momento è concentrata più sull’ibrido rica-ricabile che sulle cosiddette BEV, poiché sono viste come di più fa-cile accesso e anello di congiun-zione verso l’elettrificazione della flotta. Sempre secondo Krüger, in BMW sono comunque soddisfatti dei numeri fatti registrare dalle vendite della i3, costantemente tra le prime 3 a livello mondiale, e prevedono per il 2017 circa 100.000 vetture consegnate, tra BEV e PHEV. Continuando con questo ritmo BMW punta a rag-giungere entro il 2025 una quota del proprio venduto tra il 15 e il 25%. Contribuiranno a questo traguardo anche una Mini elet-trica (dopo l’ibrida appena lan-ciata) e una versione a batterie del SUV X3.
di Massimiliano ZOCCHI
I clienti americani l’hanno sempre
amata, lasciandola per parecchio
tempo in cima alle classifiche di
soddisfazione, amore non corrisposto
da Sergio Marchionne, che tempo fa
aveva addirittura pregato di non acqui-
starla (a suo dire, per ogni esemplare
venduto, FCA perde 14.000 dollari).
Stiamo parlando della Fiat 500 in ver-
sione elettrica, modello presente solo
in alcuni Stati americani con legisla-
zione severa in materia di emissioni
inquinanti. La vettura non ha mai avuto
aggiornamenti tecnici fin dalla prima
versione, per cui ora sta diventando
lentamente obsoleta, per autonomia e
capacità di ricarica fast. Così i venditori
devono escogitare nuove strategie per
abbassare gli stock, e l’ultima di que-
sta è il noleggio a lungo termine con
prezzo imbattibile: solo 69 dollari. Ne-
gli Stati Uniti un prezzo così è più bas-
so addirittura di alcune tariffe flat per
smartphone, e in realtà non è la prima
volta che i costi per la compatta italiana
calano così tanto. Anche in occasione
dello scorso Black Friday erano circo-
late promozioni da 99 dollari al mese.
L’offerta attuale in California del sud è
di 69 dollari al mese, per una durata di
36 mesi, senza nessun deposito inizia-
le. Un prezzo ottimo, anche se i soli 132
km di autonomia certificati dall’EPA or-
mai sono davvero pochi, considerando
soprattutto le distanze enormi, consue-
tudine americana.
AUTOMOTIVE In California il prezzo di noleggio è 69 dollari al mese per una durata di 36 mesi
La 500 elettrica costa meno di uno smartphoneLa piccola elettrica di casa Fiat al momento è presente solamente sul mercato americano
di Alessandro CUCCA
I l comune di Magliano Sabina, in pro-
vincia di Rieti, ha inaugurato un uffi-
cio mobile perfettamente attrezzato
per i servizi della polizia municipale e
per la prima volta al mondo si tratta di
un mezzo totalmente elettrico. L’ufficio
mobile è stato realizzato in collabora-
zione con Nissan utilizzando un veicolo
commerciale tipo e-NV200 opportuna-
mente allestito e configurato per gli scopi
della Polizia locale di Magliano Sabina.
Il veicolo commerciale e-NV200 eredita
le stesse tecnologie ormai consolidate
della automobile Nissan Leaf e adotta lo
stesso motore e la stessa batteria da 24
kWh per un’autonomia nel ciclo NEDC
di circa 163 km e una velocità massima
limitata a 123 km/h. La ricarica del mez-
zo, sfruttando la ricarica veloce tramite
l’attacco Chademo, può essere conclusa
in 30 minuti, contro le 10 ore necessarie
ricaricando le batterie con la normale
presa di casa.
Queste sono le caratteristiche comuni
a tutti gli e-NV200 ma quello dei vigili è
ricco di personalizzazioni e impianti tec-
nici creati su misura. Dal punto di vista
elettrico questo mezzo ha una seconda
batteria da 10 kWh che viene utilizzata
per alimentare un impianto elettrico sup-
plementare a 12 V in
corrente continua per
la gestione dei lam-
peggianti, della sirena
bitonale, del faro di
ricerca orientante e,
grazie a un inverter
integrato, anche stam-
pante, Fax e computer
portatile con la cor-
rente alternata a 230
V. Queste tecnologie, unite a un arreda-
mento interno che prevede una ampia
scrivania e i sedili posteriori orientabili, fa
sì che i vigili abbiano a disposizione un
vero e proprio ufficio, mobile e coperto,
dove poter svolgere i loro servizi in totale
autonomia lontani dalla centrale ope-
rativa in paese e vicini a dove richiede
l’eventuale emergenza o normale attività
di controllo.
L’amministrazione comunale di Magliano
Sabina aveva già dimostrato di essere
molto attenta alle politiche green e di
mobilità sostenibile quando aveva accol-
to nel suo territorio un Supercharger Te-
sla (8 stalli per la ricarica di auto elettriche
Tesla ad alta velocità) e aveva installato in
paese un’altra colonnina pubblica e im-
pianti fotovoltaici sul tetto dell’ostello per
la gioventù; oggi in occasione del debut-
to del nuovo ufficio mobile viene anche
inaugurata una nuova colonnina di ricari-
ca di Enel portando così il numero totale
dei punti di ricarica a 10 e trasformando
il piccolo comune in quello con la mag-
gior densità di colonnine per la ricarica
di auto elettriche in relazione al numero
degli abitanti.
Grande enfasi è stata data a questa ini-
ziativa lo scorso 25-26 marzo in occasio-
ne del primo raduno interregionale sulla
mobilità elettrica e sostenibile promosso
dal comitato Mobilità Elettrica Roma e ac-
colto con favore dal comune di Magliano
Sabina, durante il quale si sono raduna-
te nella piazza principale del capoluogo
auto e mezzi elettrici provenienti da tutta
Italia (e non solo, anche dalla svizzera) e
si è potuto assistere a interessanti inter-
venti di relatori coinvolti nello sviluppo
delle energie rinnovabili e di nuove for-
me di mobilità sostenibile.
AUTOMOTIVE Il mezzo è attrezzato per svolgere servizi di sicurezza e controllo in mobilità
La Polizia Municipale ha un’anima green Ecco il primo ufficio mobile 100% elettricoIn provincia di Rieti la Polizia Municipale ha un mezzo elettrico allestito come ufficio mobile
torna al sommario 33
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
F ull LED, HDR e local dimming in un TV che parte
da 49”: finora chi voleva il meglio della tecnolo-
gia era costretto a partire dal 55” con una spesa
anche non indifferente, ma Sony, nella nuova gamma,
ha inserito questo modello che è unico nel suo ge-
nere. Un tempo c’era chi proponeva i top di gamma
anche nei formati da 32”, oggi sono rimasti pochi i
TV buoni e piccoli: abbiamo deciso così’ di provare
questo Sony che a 1599 euro di prezzo suggerito al
pubblico dovrebbe avere tutto quello che si desidera
senza compromessi di sorta. Un TV che non ha un
target ben specifico, ma che fa della versatilità il suo
punto di forza, e grazie alle sue dimensioni si ritaglia
pure uno spazio importante tra i gamer, che spesso
hanno la console in camera e non nell’ambiente di
visione principale. L’XE90 è perfetto per giocare il 4K
e in HDR, per fruire dei servizi di streaming e per guar-
dare gli eventi sportivi in generale, perché Sony non
tradisce la sua fama di “miglior processore video sul
mercato” e ancora una volta riesce a ottimizzare un
processore che è letteralmente in grado di fare mira-
coli con ogni tipo di segnale.
Sembra più grande di quello che èSaranno le cornici sottili da 8 mm, sarà il design mini-
mal ma l’XE90 nonostante i suoi 49” alla vista sembra
un 55”. Il livello costruttivo è buono, non eccellente:
Sony mimetizza abilmente le viti e riesce a dare al TV
una linea simile a quella dell’XD93 e dello ZD9.
La cornice è in alluminio spazzolato, unico vezzo este-
tico il logo con luce nella parte bassa che può essere
regolata nell’intensità tramite una apposita voce del
menu. La base è forse l’elemento che impressiona
meno, perché anche se stabile in fase di montaggio
ci dà l’impressione di essere un po’ troppo plastico-
sa: in realtà il rivestimento superficiale è in alluminio e
solo la parte inferiore e i due blocchi di supporto, con
passacavo annesso, sono in polimero. La base è in
ogni caso abbastanza bassa, e questo potrebbe osta-
colare l’eventuale posizionamento di una soundbar
sul frontale. Inoltre si sporca facilmente. il retro non è
ovviamente sottilissimo trattandosi di un TV Full LED,
ma questo permette di distribuire in modo intelligen-
te le connessioni: non manca davvero nulla, anche
TEST Sony XE90 nel taglio da 49” ha tutto quello che si può desiderare. È il più piccolo e completo TV di fascia alta sul mercato
Sony XE90 da 49”, il TV piccolo e quasi perfettoil TV XE90 offre Android TV, HDR e un pannello Full LED local dimming che regala un nero quasi perfetto. Il prezzo? Giusto
se ormai basta vedere se sono presenti USB, HDMI
2.0b con HDCP 2.2 e rete. L’alimentazione, come per
gli altri TV Sony, è esterna, un alimentatore piuttosto
voluminoso da nascondere da qualche parte. Ben
celato sotto uno sportellino lo slot per la CAM, con
lo spazio per ospitare un unico modulo di accesso
condizionato.
Identico a quello dello scorso anno il telecomando:
non è retroilluminato e alcuni tasti sono un po’ sot-
tili, ma nonostante questo si lascia usare bene ed è
sufficientemente pratico. L’importante è imparare a
memoria le posizioni dei tasti home, back e action,
facilmente raggiungibili con il pollice: bastano pochi
tasti infatti per far tutto. Presenti i tasti di accesso di-
retto a Netflix e a Google Play Movie.
Android TV è migliorato tanto ma resta lento Android N ancora non si vede sulle TV, ma arriverà nel
corso dell’anno. Il modello XE90 in prova ha a bordo
Android 6.0.1, l’ultima versione disponibile per i TV
Sony e utilizzata anche, dopo l’aggiornamento globa-
le, sui TV degli anni passati. Android TV non è ancora
perfetto ma si evolve, e più che la piattaforma a mi-
gliorare sono le app: oggi, fatta eccezione per le app
Sky e per quelle dei broadcaster italiani free troviamo
l’indispensabile per fruire dei servizi più diffusi.
C’è Netflix, ovviamente, c’è Amazon Prime Video e ci
sono Infinity, Chili, Wuaki TV e le due app di Premium,
segue a pagina 34
Sony KD49XE9005QUASI PERFETTO, LA QUALITÀ D’IMMAGINE È SUPER 1.599,00 €Il Sony XE90 è un gran bel TV e con la disponibilità economica e la necessità di un TV sotto i 50” non c’è altra scelta possibile. La qualità d’immagine ci ha entusiasmato, anche perché con la tecnologia usata e con un local dimming con così poche zone di più non si poteva fare. Il TV è versatilissimo, dallo sport ai film ai Blu-ray passando per lo streaming non abbiamo trovato punti deboli, con un processore che riesce davvero a far la differenza e dovrebbe far capire che il pannello, alla fine, non è così importante: Sony i pannelli non li fa, li compra da altri, eppure grazie al suo processore riesce a fare cose davvero notevoli. Android si arricchisce, ma Tizen è tutta un’altra cosa per rapidità: a tratti è talmente lento che viene voglia di lanciare il telecomando contro lo schermo. Per fortuna ci sono le app, finalmente in numero degno, che risollevano la situazione. Sottotono l’audio, ma da un TV così sottile non si possono pretendere miracoli. Sony ha fatto il prodotto “quasi” perfetto: un TV piccolo di fascia alta, quello che mancava. Speriamo ora che la seguano in tanti: chi ha una console next gen o ha già un 65” in sala non dev’essere costretto a prendere un TV entry level se vuole un 32” o un 40”.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACE- Qualità dell’immagine out of the box soddisfacente
- Non esiste un altro TV così piccolo con queste caratteristiche
- Android TV ha fatto passi avanti
- Poche zone nel local dimming- Android TV a tratti fa innervosi-re per la lentezza
- Audio solo discreto
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 9 9 8 9 88.7
lab
video
torna al sommario 34
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
Play e OnLine. Android TV offre ovviamente molto di
più, ma crediamo che bastino queste app oltre alla
possibilità di avere Google Cast integrato per rende-
re la piattaforma sufficientemente completa. Uniche
mancanze degne di nota Sky Go e Now TV: Google
ovviamente non le sviluppa, Sky non ci pensa neppu-
re considerando che Sky Go non è fatta per le TV e
che Now TV ha il suo set top box quindi crediamo che
la situazione resterà questa.
Sarebbe interessante avere a bordo Tivù On, con la
catch up TV di tutti i canali generalisti della piattafor-
ma satellitare, ma anche questo è un sogno che pro-
babilmente resterà irrealizzato. L’interfaccia è quella
classica arricchita da una serie di elementi sviluppati
da Sony, e come sui precedenti modelli l’integrazione
tra la user interface del TV stesso e quella di Android
è realizzata davvero bene. Oltre alla lista dei canali
per satellite e TV digitale terrestre, Google ha previ-
sto anche una lista per i canali in streaming: serve il
supporto delle app, ma crediamo che questa possa
diventare una chiave fondamentale per l’evoluzione
della Android TV. Al momento l’unico canale presente
mostra in loop i trailer di Play Movie.
Per quanto Android sia sempre più completo, a man-
care sono come sempre le performance: l’interfaccia
risponde sempre con un po’ di ritardo, che a seconda
delle operazioni diventa inaccettabile: durante la ripro-
duzione di uno streaming 4K da Netflix, ad esempio, i
comandi appaiono a schermo dopo qualche secondo.
Android non è il massimo in termini di ottimizzazione,
e forse i produttori di TV che lo usano dovrebbero
iniziare a considerare una piattaforma da smartphone
hi-end, processori multicore veloci e tanta RAM.
Regolazioni semplici Ma la calibrazione è superfluaPerfettamente integrata all’interno dell’ambiente
Android, l’interfaccia di regolazione del TV contempla
un numero davvero elevato di regolazioni, anche se
mancano quelle dedicate ai più esperti. Una assenza
che a nostro avviso non si fa sentire, anche perché i
due profili Cinema che Sony ha preparato sono qua-
si perfetti. Diciamo quasi perché, dopo aver regolato
luminosità e contrasto, siamo dovuti intervenire solo
ed esclusivamente sulla temperatura colore in modo
leggero, con il bianco troppo freddo oltre il 50% del
grigio. Poca cosa, che solo una sonda e un occhio al-
lenato riescono a cogliere: come si può vedere dalle
misure sotto il TV anche pre-calibrato
non è affatto messo male, anzi.
Altro non si può fare: manca una cor-
rezione della scala di grigi su più pun-
ti, non c’è una regolazione del CMS,
ci sono solo tantissimi parametri le-
gati ai vari filtri del processore X1 che
mostrano all’istante, se toccati, l’effet-
to che producono. Un menu quindi
completo in tutto e per tutto, che pure
senza strumenti adeguati può essere
toccato per portare il TV più vicino
alle proprie abitudini di visione. Come
vedremo, in ogni caso, consigliamo di
non toccare nulla, al massimo di portare il gamma da
-2 a -1 e, nella regolazione della temperatura colore,
di abbassare di uno o due punti il guadagno del blu.
Tutto qui
Prestazioni sonore non all’altezza Serve altroSono ormai lontani i tempi in cui si sceglieva un TV
Sony anche perché “suonava meglio”: senza tornare
ai tempi dei cinescopi Trinitron, fino a pochi anni fa
un TV Sony effettivamente si ascoltava con piacere,
specie con la musica. Questo 49 pollici però con la
resa sonora si ferma solo alla sufficienza con il par-
lato e non rende onore ai programmi musicali. Biso-
gna considerare che gli altoparlanti sono sistemati
alla base del TV e diffondono verso il basso, quando
l’apparecchio è appoggiato su un ripiano la distanza
tra diffusori e piano d’appoggio è molto ridotta e può
creare risonanze o comunque peggiorare la resa so-
nora. I controlli disponibili per l’audio sono molti: tre
posizioni DSP (musica, cinema, sport), equalizzatore a
sette bande, il circuito proprietario Clear Audio+ per
ottimizzare la resa sonora, perfino una modalità di
compressione per i soli programmi in Dolby Digital.
Purtroppo tutto poco utile appena si lascia il semplice
parlato: il DSP per la musica è quasi dannoso perché
esalta troppo gli acuti mentre l’intervento sport Live
football amplia effettivamente il campo sonoro. Con
la musica ciò che manca sono soprattutto i bassi e i
medio bassi e a poco serve alzare il volume perché
oltre un certo livello la resa diventa fastidiosa. Nota
positiva per la possibilità di regolare autonomamente
il volume della cuffia, funzione utile se in casa ci sono
persone deboli d’udito.
Qualità super senza dannarsi per regolarlo al meglioQuando siamo andati alla presentazione della nuo-
va gamma Sony non abbiamo avuto dubbi: “Vo-
gliamo provare per prima questo” abbiamo detto a
Sony Italia, affascinati soprattutto dalla presenza di un
vero local dimming full LED, di un HDR con un senso
e di tutto quello che Sony solitamente mette sui top di
gamma, fatta eccezione per la luminosità super dello
ZD9. Alla prima accensione il TV non offre una buona
TEST
Sony KD49XE9005segue Da pagina 33
segue a pagina 35
torna al sommario 35
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
impressione: il livello del nero sembra leggermente
alto e anche l’uniformità non perfetta: fortunatamente
la cosa si limita al setup iniziale, perché non appena si
finisce sulla pagina home di Android TV, con i canali
sintonizzati e il TV regolato al meglio, l’XE90 inizia a
far capire tutto il suo potenziale.
Iniziamo subito con lo streaming, Netflix: crediamo
che ormai lo streaming sia uno dei contenuti più fruiti
in assoluto su un televisore: Sony permette di rego-
lare anche per le app la qualità d’immagine e senza
neppure perdere troppo tempo andiamo a seleziona-
re Cinema Pro. L’immagine che si dipinge davanti ai
nostri occhi è quasi perfetta, e se pensiamo che non
è il top di gamma e che è un LCD ci troviamo davanti
ad un risultato davvero inaspettato. Tutto senza aver
perso tempo con sonde e calibrazioni varie: brillante
il giusto, un livello del nero decisamente basso, otti-
ma resa cromatica e una naturalezza nei movimenti
sono i punti che più ci hanno colpito. Senza neppure
chiedere a Netflix il 4K, ci limitiamo al Full HD che è il
profilo più usato: l’immagine è compatta, priva di arte-
fatti e decisamente dettagliata, merito soprattutto del
processore X1 che sembra essere in grado di creare
pixel inesistenti con una maestria unica. Impeccabile il
lavoro del MotionFlow XR, sembra davvero di trovarsi
davanti ad un film senza effetto blur o trascinamenti
che fanno percepire una risoluzione più bassa e otti-
ma la resa sulle alte e sulle basse luci, con un control-
lo delle sfumature precisissimo.
Il local dimming funziona: le aree di intervento non
sono moltissime, crediamo siano un numero variabi-
le da 16 a 24, ma riescono a fare molto bene il loro
lavoro creando un quadro più che soddisfacente:
l’unico limite lo vediamo se ci spostiamo in HDR, qui
il numero ridotto di zone si fa sentire un po’ di più
soprattutto nelle scene molto scure dove è richiesta
luminosità in una determinata zona e questa sborda
leggermente. Piccole cose in ogni caso che solo chi è
abituato a guardare un TV con un occhio veramente
critico riesce a percepire: per gli altri il TV Sony sarà
solo ed esclusivamente un grandissimo TV. Passiamo
ad un Blu-ray Ultra HD per saggiare il comportamento
del pannello Triluminous, dell’HDR e del 4K in gene-
rale: anche qui l’XE90 non tradisce le aspettative, con
l’illuminazione direct che, spalmata su uno schermo
piccolo, riesce a spingere davvero tanto (quasi 1000
nits). Resta in sporadiche situazioni qualche effetto
“halo”, ovvero qualche scia di luce attorno ad oggetti
molto luminosi in fondo nero, ma per il resto l’imma-
gine è davvero piacevole, con le bande nere “qua-
si nere”, colori saturi e credibilissimi, un’ottima resa
dell’HDR e una definizione super, merito anche del
pannello di piccolo taglio che ha più punti per pollice
rispetto ad un 55” o superiore. Con l’HDR si perde
qualcosa a livello di nero, ma si guadagna in dinami-
ca. Inutile fare confronti con l’OLED: l’OLED è a tratti
più nero ma il Sony è più luminoso, ha un processore
decisamente superiore a quello usato da LG sui suoi
TV e soprattutto il Sony ha anche un eccellente con-
trollo sulle bassissime luci. Poi, cosa non indifferente,
un OLED da 49” non esiste e quei pochi centimetri
per chi ha un posizionamento forzato possono fare la
differenza. La bontà del processore Sony e del TV in
generale si vedono poi in altri contesti: gaming, TV e
sport. Per il gaming ci troviamo davanti ad un TV che
offre una modalità HDR pensata per il gaming e un
input lag bassissimo, 30 ms: se a questo aggiungiamo
anche il processore che riesce a restituire un’ottima
definizione pure con le scene in forte movimento pos-
siamo dire che questo TV è perfetto sia per PS4 sia
per la Xbox One S. Nessuna scia nelle scene veloci
degli FPS, nessuno scatto nei giochi di corsa e una
naturalezza di movimento
che solitamente riscontria-
mo su monitor per PC dal
frame rate ben più eleva-
to. Le stesse impressioni
le abbiamo avute con
contenuti sportivi: zero
banding, ottima fluidità di
movimento e uno scaling
del segnale che riesce a
restituire la palla tonda e
non, come per alcuni com-
petitor, quadrata. Giocan-
do con le impostazioni del
processore si può interve-
nire andando a migliorare ulteriormente la fluidità, ma
quando si chiede troppo qualche piccolo artefatto di
moto emerge, meglio non esagerare.
Egregia la resa con la normale TV, nei limiti ovvia-
mente del segnale televisivo: il processore X1 riesce
a ripulire abbastanza bene le trasmissioni del digita-
le terrestre ma ovviamente non può fare miracoli in
fase di scaling. Qualche canale si lascia guardare, su
altri canali è meglio stendere un velo pietoso (e non
è colpa di Sony). Con la CAM di Tivusat inserita e la
parabola si riesce comunque a godere di una buonis-
sima qualità generale sui principali canali Rai e sugli
altri canali HD. E calibrato? Come abbiamo detto le
regolazioni applicabili sono davvero poche. Si può
intervenire sul bianco e sul gamma, ma quello che si
guadagna non è tantissimo e solo un occhio apprez-
zato lo può notare.
Una nota finale: il TV si vede benissimo se lo si guarda
perfettamente allineati: il tipo di pannello VA e il filtro
frontale penalizzano (e non poco) le performance per
chi lo guarda da posizione elevata e dai lati. Meglio
non appoggiarlo in basso (come prevedono certi ar-
redamenti moderni) e meglio averlo di fronte. Chiu-
diamo con i consumi: una volta calibrato il TV con-
suma davvero poco, circa 60 watt: in modalità HDR
qualcosa in più, ma restiamo comunque nella rigida
classe A.
Le nostre misure: a sinistra la pre calibrazione, a destra i risultati con un paio di correzioni.
La base del TV si sporca molto facilmente: vedere per credere.
TEST
Sony KD49XE9005segue Da pagina 34
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e alla sua famiglia nel percorso di sviluppo e crescita
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Tutto il personale di AISTMAR Onlus è volontario. L’intero ricavato delle donazioni viene impiegato in cure e assistenza ai neonati prematuri e patologici e alle loro famiglie.
AISTMAR Onlus - via della Commenda, 12 - 20122 Milano - www.aistmar.it
FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA - OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICODipartimento per la Salute delle Donna, del Bambino e del Neonato
U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatalevia Francesco Sforza, 28 - 20122 Milano
GIORNO MESE ANNO
CONTRIBUENTECOGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile) NOME SESSO (M o F)
DATA DI NASCITA COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA PROVINCIA (sigla)
CODICE FISCALE(obbligatorio)
DATI ANAGRAFICI
Da consegnare unitamente alla dichiarazioneMod. 730/2008 al sostituto d’imposta, alC.A.F. o al professionista abilitato, utilizzandol’apposita busta chiusa contrassegnata suilembi di chiusura.
MODELLO 730-1 redditi 2007
Stato
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa cattolica
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Assemblee di Dio in Italia
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa Evangelica Luterana in Italia
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Unione Comunità Ebraiche Italiane
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF
Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute
che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a),del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
FIRMA
Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e della università
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
genziantrate
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, ilcontribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delleistituzioni beneficiarie.La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal caso, la ri-partizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alleAssemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.
In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE
ALLEGATO B
9 7 0 2 8 2 1 0 1 5 7Mario Rossi
5 per mille claudio.indd 1 18/03/2010 19:42:07
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torna al sommario 37
MAGAZINEn.153 / 1703 APRILE 2017
di Roberto PEZZALI
P uò uno skateboard elettrico diventare un mezzo
per la mobilità smart del futuro? Con la normativa
attuale la risposta è no: come gli hoverboard e
i monopattini anche gli skateboard elettrici non sono
normati dal codice della strada, motivo per il quale chi
compra un prodotto simile è costretto ad utilizzarlo in
aree chiuse e in zona dove non sussistono pericoli
per se stessi né per gli altri. Nonostante questo limite
abbiamo voluto ugualmente sfidare il destino, pronti
a pagare i 25 euro di multa che la polizia solitamente
commina a chi trasgredisce l’articolo 9 del codice del-
la strada, e ci siamo avventurati, con molta attenzione,
tra le strade di Milano a bordo di un Nilox Doc Skate.
Presentato all’Ifa di Berlino Doc Skate raccoglie eredità
dell’hoverboard presentato da Nilox lo scorso anno e
si affianca al nuovo monopattino per diversificare una
offerta che può accontentare tutti. Se il monopattino è
più semplice, ma anche più classico, lo skate, o meglio
la longboard elettrica ha un sapore di California e di
gioventù che il monopattino non riesce a trasmettere.
Un giocattolo da 600 euro, disponibile in tre diverse
colorazioni e dotato di una batteria da 4400 mAh che
dovrebbe garantire circa 20 km di autonomia. Dovreb-
be, perché come vedremo sia l’autonomia sia la veloci-
tà sono strettamente legate al peso dell’utilizzatore, in
questo caso circa 80 kg.
Una discreta tavola con un solo motoreLa base del Doc Skate è una discreta longboard: la
base nera è ovviamente rivestita da materiale anti-
sdrucciolo e la lunghezza di circa 75 cm assicura una
discreta stabilità. Per essere più stabile forse servivano
20 cm in più, anche se è vero che questa non va spinta
a piedi ma si muove con il motore inserito nella ruota.
Anche il materiale non è pregiato come quello di molte
altre tavole: nonostante sia verniciata di nero tendiamo
a credere che sia una tavola di legno semplice, priva
di rinforzi in carbonio e kevlar. I due carrelli sono abba-
stanza morbidi, mentre le ruote sono abbastanza rigi-
de, ogni asperità del terreno si sente e non poco.
La batteria è alloggiata sotto il deck, con il cavo di ali-
mentazione collegato all’unico motore presente inseri-
to all’interno di una ruota posteriore. Il sistema in-wheel
potrebbe creare qualche perplessità, ma quasi tutti gli
skate elettrici utilizzano una distribuzione su singola
ruota e la potenza viene comunque distribuita in modo
TEST Nilox ha ampliato la gamma di veicoli elettrici aggiungendo all’hoverboard e al monopattino anche uno skateboard
Nilox DOC Skateboard Plus, movimento giovaneVa veloce, è facile gestire ma il feeling non è perfetto. Occhio al prezzo: 600 euro non sono certo una spesa da poco
uniforme alle altre tre. Di fianco alla batteria trovano
spazio la presa di ricarica e il tasto di accensione, che
di base impostato è sulla modalità “slow” ma, tramite
una sequenza, può attivare la modalità fast permetten-
do al Doc Skate di erogare tutti i 200 watt del motore.
Il controllo non avviene tramite il bilanciamento del
peso come nella nota (e costosa) ZBoard, ma mediante
un piccolo controller bluetooth che gestisce verso di
andatura, accelerazione e freno motore. Pure il control-
ler potrebbe essere costruito meglio, il gommino posto
sullo stick tende a staccarsi e la distribuzione dell’ero-
gazione non è troppo fluida.
Non deve spaventare Per imparare bastano pochi minutiPer prendere confidenza con lo skate elettrico bastano
pochi minuti, ed è decisamente più semplice del classo
hoverboard self balancing. Stance larga, piede frontale
ben piantato sul muso della tavola e piede posteriore
leggermente girato per aiutare a spingere di punta o di
tacco sulle curve: con lo skate si curva (o carva) spo-
stando il peso del corpo, e più si spinge più il raggio
di sterzata è stretto. Dopo pochi minuti si riesce già a
percorrere un rettilineo in sicurezza, provando anche
qualche zig zag per saltare le asperità del terreno: i
tombini si sentono, così come si sentono sassolini e
asfalto drenante, meglio una bella pista liscia.
La ruota aderisce bene e distribuisce la potenza in
modo uniforme, il freno motore forse è leggermente
brusco e andava dosato con maggior dolcezza. La ve-
locità massima raggiungibile in modalità slow è di circa
6 km/h con una persone di 80 kg, sicuramente con un
peso più leggero guadagna qualche punto.
In modalità fast si toccano i 14-15 km/h, una buona an-
datura che permette anche di salire qualche pendenza
poco impegnativa se si è già “lanciati”: da fermo, infatti,
lo skate fatica non poco sulla pendenza e si rischia di
danneggiare il rotore. La batteria ha l’autonomia dichia-
rata, anche se l’autonomia del litio è dipendente dalla
temperatura esterna: a 20 km si arriva senza problemi,
poi meglio non rischiare. La ricarica, con il caricatore di
rete in dotazione, richiede circa 2 ore.
Il prezzo è alto, ma quelli più belli costano il doppioNon si può usare in città (o meglio, si può usare a pro-
prio rischio e pericolo) ma nonostante questo il DOC
Skate è decisamente divertente. Non è un vero ska-
te, non si può spingere con i piedi e non permette
trick, ma la forma è quella di uno skate e si fa molta
meno fatica. Il vero problema è però legato al prezzo
di vendita: i 570 euro chiesti da Nilox sembrano tanto
i 550 euro chiesti per gli hoverboard lo scorso anno,
con il listino che si è rapidamente dimezzato davanti
alla domanda non esagerata. Con un solo motore, un
telecomando non troppo preciso e un deck un po’ cor-
to per una vera longboard “skate” dovrebbe costare
un po’ meno, anche se il prezzo della batteria incide
parecchio. Il prodotto che più si avvicina è lo Yuneec
E-Go, una bella longboard con una erogazione fluida
e un deck lungo quasi un metro: costa un po’ di più,
ma il livello costruttivo è superiore. Purtroppo siamo di
fronte a prodotti di nicchia: esistono modelli bellissimi,
anche senza telecomando (ZBoard) ma dai costi proibi-
tivi, oltre 1000 euro, e di fronte a questi il Nilox sembra
quasi costi poco.
Nilox DOC Skateboard PlusLa nostra video prova
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