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Marzia Pontone LETTERE INEDITE DI AMBROGIO TRAVERSARI NEL CODICE TRIVULZIANO 1626* La storia della tradizione manoscritta dell’epistolario traversaria- no, come ripetutamente osservato da molti, attende ancora di esse- re indagata in modo approfondito. 1 L’impresa, del resto, non è sem- plice, perché la produzione epistolografica di Ambrogio Traversari, generale dell’ordine camaldolese dal 1431 alla morte nel 1439, fu una delle piú ricche dell’età umanistica e fino ad oggi sono state rinve- nute circa 870 lettere da lui indirizzate a svariati corrispondenti. La quasi totalità è conservata in voluminose copie manoscritte, ordina- te sulla base dei destinatari, ma che differiscono per numero e suc- cessione dei libri o delle missive. Ad esse si aggiungono le trascri- zioni di piccoli gruppi o addirittura di singole epistole traversariane in codici umanistici dai contenuti piú disparati, 2 oltre alle lettere pervenuteci in originale autografo. 3 * Ringrazio Marco Fassino per aver letto e discusso con me una prima versione di questo contributo, proponendo utili emendamenti ai testi qui pubblicati. Un ringra- ziamento particolare va anche a Carla Maria Monti, Edoardo Fumagalli e Marco Pe- toletti, i cui consigli mi sono stati d’aiuto nel corso del lavoro. Ringrazio infine Lore- dana Minenna per la revisione del testo in bozze. 1. Cfr. in particolare G. Mercati, Traversariana, in Id., Ultimi contributi alla storia de- gli umanisti, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1939, vol. i pp. 1-96, al- le pp. 50-52; A. Perosa, Sulla pubblicazione degli epistolari degli umanisti, in Id., Studi di fi- lologia umanistica, a cura di P. Viti, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 2000, vol. iii pp. 9-21, alle pp. 14-16; A. Sottili, Epistolografia fiorentina: Ambrogio Traversari e Kaspar Schlick, in Florenz in der Frührenaissance. Kunst-Literatur-Epistolographie in der Sphäre des Humanismus. Gedenkschrift für Paul Oskar Kristeller (1905-1999), hrsg. von J. Müller Hofstede, Rheinbach, CMZ, 2002, pp. 181-216, a p. 193. 2. Si ricordino ad esempio il Laurenziano Plut. 54 10, un manoscritto contenente le Collectiones Cosmianae che ospita pure una selezione di diciannove epistole traver- sariane, o il Riccardiano 827 che, tra i nove libri di epistole di Pier Candido Decem- brio, ne conserva anche una indirizzatagli dal Camaldolese. Epistole di Ambrogio Traversari trovano posto perfino negli spazi residuali di codici prevalentemente mi- scellanei, come nei Riccardiani 554 e 675. 3. Finora sono state individuate dodici epistole autografe del Traversari: Firenze, Archivio di Stato, Carte Strozziane, serie i, 136, f. 14; Firenze, Archivio di Stato, Di- 01_IMU_LII_2011 07-12-2012 14:24 Pagina 71

Lettere inedite di Ambrogio Traversari nel codice Trivulziano 1626

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Marzia Pontone

LETTERE INEDITE DI AMBROGIO TRAVERSARI

NEL CODICE TRIVULZIANO 1626*

La storia della tradizione manoscritta dell’epistolario traversaria-no, come ripetutamente osservato da molti, attende ancora di esse-re indagata in modo approfondito.1 L’impresa, del resto, non è sem-plice, perché la produzione epistolografica di Ambrogio Traversari,generale dell’ordine camaldolese dal 1431 alla morte nel 1439, fu unadelle piú ricche dell’età umanistica e fino ad oggi sono state rinve-nute circa 870 lettere da lui indirizzate a svariati corrispondenti. Laquasi totalità è conservata in voluminose copie manoscritte, ordina-te sulla base dei destinatari, ma che differiscono per numero e suc-cessione dei libri o delle missive. Ad esse si aggiungono le trascri-zioni di piccoli gruppi o addirittura di singole epistole traversarianein codici umanistici dai contenuti piú disparati,2 oltre alle letterepervenuteci in originale autografo.3

* Ringrazio Marco Fassino per aver letto e discusso con me una prima versione diquesto contributo, proponendo utili emendamenti ai testi qui pubblicati. Un ringra-ziamento particolare va anche a Carla Maria Monti, Edoardo Fumagalli e Marco Pe-toletti, i cui consigli mi sono stati d’aiuto nel corso del lavoro. Ringrazio infine Lore-dana Minenna per la revisione del testo in bozze.

1. Cfr. in particolare G. Mercati, Traversariana, in Id., Ultimi contributi alla storia de-gli umanisti, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1939, vol. i pp. 1-96, al-le pp. 50-52; A. Perosa, Sulla pubblicazione degli epistolari degli umanisti, in Id., Studi di fi-lologia umanistica, a cura di P. Viti, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 2000, vol. iiipp. 9-21, alle pp. 14-16; A. Sottili, Epistolografia fiorentina: Ambrogio Traversari e KasparSchlick, in Florenz in der Frührenaissance. Kunst-Literatur-Epistolographie in der Sphäre desHumanismus. Gedenkschrift für Paul Oskar Kristeller (1905-1999), hrsg. von J. MüllerHofstede, Rheinbach, CMZ, 2002, pp. 181-216, a p. 193.

2. Si ricordino ad esempio il Laurenziano Plut. 54 10, un manoscritto contenentele Collectiones Cosmianae che ospita pure una selezione di diciannove epistole traver-sariane, o il Riccardiano 827 che, tra i nove libri di epistole di Pier Candido Decem-brio, ne conserva anche una indirizzatagli dal Camaldolese. Epistole di AmbrogioTraversari trovano posto perfino negli spazi residuali di codici prevalentemente mi-scellanei, come nei Riccardiani 554 e 675.

3. Finora sono state individuate dodici epistole autografe del Traversari: Firenze,Archivio di Stato, Carte Strozziane, serie i, 136, f. 14; Firenze, Archivio di Stato, Di-

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Tanta e tale varietà di testimonianze manoscritte rispecchia difatto le complesse modalità attraverso cui presero forma, negli ulti-mi anni di vita del monaco, le prime sillogi ordinate dei suoi mate-riali epistolografici.4 In base a quanto documentato dallo stesso epi-stolario traversariano, infatti, il Camaldolese avrebbe cominciato araccogliere sistematicamente le proprie lettere solo a partire dal1434 per soddisfare le richieste di Cristoforo da San Marcello, vesco-vo di Rimini e referendario di Eugenio IV, che desiderava leggere etrascrivere sia le graviores sia le familiares del monaco.5 Per acconten-tarlo però Ambrogio Traversari si vide costretto a farsi restituiretemporaneamente dai propri corrispondenti le lettere inviate, dalmomento che non ne aveva conservata copia presso di sé. Conte-stualmente approfittò dell’occasione per rimaneggiare le vecchielettere dal punto di vista linguistico, letterario e retorico, in modo daadeguarle ai dettami del nuovo gusto umanistico. Nasceva cosí quel-

plomatico, Normali, Camaldoli, S. Salvatore (eremo), 6 novembre 1433 (Fontebuo-no) e 19 dicembre 1433 (Cesena); Firenze, Archivio di Stato, Mediceo Avanti il Prin-cipato, xiii 11; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conventi Soppr. da ordinare,Badia 4, pp. 163-64, a-b; Forlí, Biblioteca Comunale A. Saffi, Fondo Piancastelli, Car-te Romagna, busta 641, documento 210; Genova, Archivio Capitolare di San Loren-zo, cartella 391, num. 71 e num. 89; Siena, Archivio di Stato, Concistoro, Carteggi, fil-za 1931, f. 62 e filza 1937, f. 75; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat.lat. 3908, f. 241. Cfr. da ultimo S. Iaria, Nuove testimonianze autografe di Ambrogio Traver-sari nell’Archivio di Stato di Firenze, in Margarita amicorum. Studi di cultura europea per Ago-stino Sottili, a cura di F. Forner, C.M. Monti e P.G. Schmidt, Milano, Vita e Pensie-ro, 2005, vol. ii pp. 585-602; M. Pontone, Ambrogio Traversari monaco e umanista fra scrit-tura latina e scrittura greca, Firenze-Torino, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimen-to - Nino Aragno, 2010, pp. 161-85.

4. Cfr. in particolare C.L. Stinger, Humanism and the Church Fathers. Ambrogio Tra-versari (1386-1439) and Christian Antiquity in the Italian Renaissance, Albany, State Uni-versity of New York Press, 1977, pp. xii-xv; A. Favi, Note sulla trasmissione testuale dell’e-pistolario di Ambrogio Traversari, in « Medioevo e Rinascimento », n.s., a. xii 2001, pp.89-103; Sottili, Epistolografia fiorentina, cit., pp. 193-201; S. Iaria, Un discepolo di Ambro-gio Traversari: fra’ Michele di Giovanni camaldolese, in « Italia medioevale e umanistica », a.xlv 2004, pp. 243-94, alle pp. 244-46; Pontone, Ambrogio Traversari, cit., pp. 185-96.

5. Cfr. ep., iii 20, iii 21, iii 22, iii 23, iii 29, iii 30. Le lettere sono citate per libro e nu-mero secondo l’edizione Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, ed. L. Mehus, Flo-rentiae, ex typographio Caesareo, 1759, vol. ii [rist. anast. Bologna, Forni, 1968]. Per ledatazioni si rimanda a F.P. Luiso, Riordinamento dell’epistolario di Ambrogio Traversari conlettere inedite e note storico-cronologiche, Firenze, Tipografia Franceschini, 1898-1903, 3voll.

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la che sembrerebbe la prima raccolta strutturata e « autorizzata » diepistole traversariane, anche se già in precedenza gruppi di missiveavevano iniziato a circolare tra studiosi e appassionati. Ad esempio,infatti, in data 4 febbraio 1432 il Traversari aveva chiesto al fratelloGirolamo di fargli pervenire a Roma « quaternionem quoque epi-stolarum nostrarum Parentis nostri manu, et alium manu nostrabreviorem », rimasti per errore in Santa Maria degli Angeli a Firen-ze.6 La lettera documenta quindi un’attività di trascrizione e conser-vazione di gruppi consistenti di missive traversariane almeno dueanni prima che acquisisse forma la raccolta organizzata presso il ve-scovo di Rimini.

Alcuni anni piú tardi, nel 1436, anche un altro corrispondente delCamaldolese, il cubiculario papale Placido Pavanelli, riceveva rego-larmente fascicoli di lettere da trascrivere per approntarne una sillo-ge. E, contemporaneamente, prendeva corpo presso lo stesso auto-re una raccolta « ufficiale » di tutte le missive radunate fino a quelmomento, ripartite sulla base dei destinatari, a cominciare da quelleindirizzate al pontefice Eugenio IV, allo stesso Cristoforo da SanMarcello, al fratello Girolamo e ad altri ancora.7 Di essa il Traversa-ri, pur tra le gravose incombenze del generalato, avrebbe cercato dioccuparsi fin nei minimi dettagli della vera e propria confezionemateriale, al punto da istruire dettagliatamente il confratello Mi-chele, in una famosa lettera del 1437, circa la veste grafica che avreb-be dovuto assumere la sua silloge maior : elegante littera antiqua per iltesto, iniziali a bianchi girari e titula rubricati per l’apparato decora-tivo.8

Sconosciuta è la sorte della raccolta che il Camaldolese iniziò adallestire negli ultimi anni di vita, come pure di quelle approntatepresso Cristoforo da San Marcello e Placido Pavanelli, ammesso chesiano state effettivamente realizzate e ultimate. Di fatto, dopo il 1437Ambrogio Traversari non vi accennerà piú, anche se ancora nel 1438ventilava il progetto di far realizzare dagli amici Paolo dal Pozzo To-

6. Cfr. ep., xi 13. Si legga al riguardo Sottili, Epistolografia fiorentina, cit., pp. 193-94.7. Cfr. ep., iv 26.8. Cfr. ep., xiii 14.

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scanelli e Filippo di Ugolino Peruzzi una raccolta di sole epistole« electiores » e « digniores », trascurando cioè le familiares.9

Dopo la morte del generale, altri provvidero a portare a terminel’impresa, in primo luogo il fidato confratello Michele, che, per con-to di Cosimo de’ Medici, approntò una silloge di ben 548 letteresuddivise in diciotto libri, a partire – comprensibilmente – da quel-le indirizzate allo stesso Cosimo.10 Inoltre, a partire dal terzo quartodel Quattrocento fu copiata piú volte anche una raccolta meno am-pia, composta di circa 435 epistole ripartite in tredici libri, allestitaforse in ambito monastico privilegiando le sole familiares indirizzateper lo piú a monaci della congregazione.11

In una prospettiva collezionistica globale (cercando cioè di racco-gliere tutte le lettere conservate del Camaldolese) furono poi costi-tuite nel Settecento le due grandi edizioni a stampa dell’epistolariotraversariano, a cui ancora oggi si fa riferimento.12 Una silloge im-

9. Cfr. ep., xiii 15. Questa silloge minor dell’epistolario traversariano andrà forseidentificata con la collezione conservata nel Vat. lat. 3911 (cosí Stinger, Humanismand the Church Fathers, cit., p. xiii).

10. L’edizione di Michele monaco è attestata da almeno tre testimoni: Laurenzia-no Strozzi 102, Vat. lat. 1793 e Lucca, Biblioteca Capitolare, 540.

11. La cosiddetta edizione monastica è attestata da almeno quattro testimoni: Fi-renze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conventi Soppr. C II 38 (sottoscritto da Gio-vanni da Laterina nel 1468); D IV 37 (acefalo e mutilo); G III 35 (sottoscritto da Rinal-do di Ludovico Volterrano nel 1463); Napoli, Biblioteca Nazionale « Vittorio Ema-nuele III », Brancacci, VI A 8.

12. L’edizione in venticinque libri data alle stampe da Lorenzo Mehus nel 1759 sul-la base del lavoro di Pietro Canneti (Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., vol.ii) era stata preceduta dall’edizione in venti libri curata da Edmond Martène e UrsinDurand all’inizio del terzo volume (col. 1-728) della loro Veterum scriptorum et monu-mentorum historicorum, dogmaticorum, moralium amplissima collectio (Parisiis, apud Monta-lant, 1724). Per una sintesi dei dati noti sul complesso rapporto tra le edizioni a stam-pa dell’epistolario traversariano e le raccolte manoscritte da cui esse attingono, purcon differenze nell’ordine e nella ripartizione dei libri, cfr. Pontone, Ambrogio Tra-versari, cit., pp. 193-96. Le lettere individuate dopo l’edizione del Mehus sono statepubblicate in contributi separati: Codices manuscripti latini Bibliothecae Nanianae a JacoboMorellio relati, Venetiis, typis Antonii Zattae, 1776, p. 106 [ried. in A. Dini-Traversari,Ambrogio Traversari e i suoi tempi. Albero genealogico Traversari ricostruito. Hodoeporicon, Fi-renze, Succ. B. Seeber, 1912, App. prima, p. 6, documento 4]; Luiso, Riordinamento del-l’epistolario, cit., vol. i p. 42 (vii 1); vol. i p. 46 (vii 20); vol. ii pp. 7-9 (viii 33); R. Sabbadi-ni, Niccolò da Cusa e i Conciliari di Basilea alla scoperta dei codici, in « Rendiconti della Rea-le Accademia dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche », s. v, a. xx

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ponente, che restituisce un affresco a tutto campo dell’universo tra-versariano tra il 1415 e il 1439, in cui si intrecciano, spesso in rapidasuccessione o solo per criptiche allusioni, tematiche religiose e mo-rali, prudenti valutazioni politiche, raccomandazioni ad personam,resoconti di viaggi, dettagliate osservazioni codicologiche e filologi-che, perfino le piú insignificanti richieste personali di ogni giorno(un mantello, dei calzari, una boccetta d’inchiostro) e le ripetute la-mentele per le incombenze imposte dall’amministrazione dell’or-dine.

Ora, senza avere la pretesa di indagare approfonditamente la sto-ria degli allestimenti delle sillogi traversariane, si intende presentarequi un codice interessante, il Trivulziano 1626 (d’ora in poi T),13 cherestituisce dieci lettere del Camaldolese finora inedite. Il mano-scritto si compone di due soli fascicoli cartacei di sedici fogli ciascu-no ed è copiato da una pluralità di mani umanistiche in scritturecorsive con qualche elemento di ritorno all’antico, databili al quar-to-quinto decennio del Quattrocento.14 Una prima mano trascrive

1911, pp. 3-40, alle pp. 16-21; Dini-Traversari, Ambrogio Traversari, cit., App. prima, pp.3-5 (documenti 1-3); P. Lugano, Una lettera inedita di Ambrogio Traversari ai monaci olive-tani di S. Michele in Bosco, in « Rivista storica benedettina », a. viii 1913, pp. 49-56; L.Bertalot, Zwölf Briefe des Ambrogio Traversari, in « Römische Quartalschrift », a. xxxix1915, pp. 91-106 [ried. in L. Bertalot, Studien zum italienischen und deutschen Humanismus,a cura di P.O. Kristeller, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 1975, vol. i pp. 251-67];G. Battelli, Una dedica inedita di Ambrogio Traversari all’infante Don Pedro di Portogallo, du-ca di Coimbra, in « La Rinascita », a. ii 1939, pp. 613-16; Mercati, Traversariana, cit., pp. 1-50; P.E. Bulletti, Due lettere inedite di Ambrogio Traversari, in « Bullettino senese di storiapatria », a. li-liv 1944-47, pp. 97-105; G. Hofmann, Ambrosius Traversari. Sein griechischerBrief an Franz Filelfo, in « Ostkirchliche Studien », a. ii 1953, pp. 214-17 [ried. in N. Zorzi,A proposito di una lettera greca del Traversari, in « Lettere italiane », a. xlix 1997, pp. 624-36];C. Griggio, Un gruppo di lettere inedite di Francesco Barbaro e Ambrogio Traversari, in Ambro-gio Traversari nel vi centenario della nascita. Convegno internazionale di studi (Camaldoli-Firenze, 15-18 settembre 1986), a cura di G.C. Garfagnini, Firenze, Olschki, 1988, pp.329-66, alle pp. 347-55; A. Sottili, Una corrispondenza epistolare tra Ambrogio Traversari e l’ar-civescovo Pizzolpasso, in Ambrogio Traversari nel vi centenario, cit., pp. 287-328, alle pp. 320-22;Sottili, Epistolografia fiorentina, cit., pp. 213-16; Iaria, Nuove testimonianze autografe, cit.,pp. 599-602; Pontone, Ambrogio Traversari, cit., pp. 261-64, tav. 24.

13. Per la descrizione codicologica di T cfr. infra l’App., i. Le tavv. i-ii riproduconoi ff. 7v e 22v del manoscritto e ne documentano la tipologia grafica.

14. Terminus post quem è la data espressa in calce alle epistole piú recenti copiate nelmanoscritto, che risalgono agli ultimi mesi del 1432. La filigrana dei tre monti sor-

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al f. 1r solo la lettera incipitaria xi 1 (rr. 1-11), cui segue un bloccocompatto di epistole, tutte riconducibili a una seconda unica mano(ff. 1r-11v, fino al r. 34 premunt). Da quel punto in avanti, invece, icambi di mano si fanno piú frequenti e le scritture piú disordinate, alpunto che in diversi casi è difficile distinguere se si tratti di una nuo-va mano o della medesima con variazioni.15 Nella seconda parte delmanoscritto, inoltre, aumentano gli errori di trascrizione e di com-prensione del testo avuto a modello; in piú punti si osservano spazilasciati in bianco dal copista, nonché integrazioni e correzioni inter-lineari o marginali ad opera di mani coeve. La trascrizione si arrestaal f. 23r, lasciando interrotta a metà un’epistola. I fogli successivi so-no rimasti in bianco.

Nessun elemento lascia invece supporre una eventuale mutila-zione iniziale. La prima lettera del manoscritto, indirizzata al fra-tello Girolamo e datata 12 ottobre 1431, doveva evidentemente apri-re la raccolta già nelle intenzioni di chi iniziò a confezionare il vo-lumetto, tanto da essere copiata con particolare accuratezza. Seguepoi una selezione di altre cinquantacinque epistole traversariane,indirizzate in massima parte allo stesso Girolamo, ma anche, spora-dicamente, al priore di Santa Maria degli Angeli (Luca di Neri Ma-lefici) e ad altri confratelli del monastero (Agostino, Eufrosino eGiacomo), nonché in un caso a Sebastiano, abate di San Salvatore diCamaldoli a Firenze. Le lettere raccontano circa un anno dellaparabola traversariana, dal 12 ottobre 1431 al 9 ottobre 1432 almeno,e ripercorrono, tra l’altro, due delle piú importanti tappe dell’asce-sa politica e istituzionale del monaco: il Capitolo generale di Berti-noro, dove fu nominato generale il 26 ottobre 1431, e il viaggio aRoma per visitare Eugenio IV e diversi cardinali, dal 27 gennaio al29 maggio 1432.

L’intento sotteso a T parrebbe dunque quello di mettere insieme

montati da croce rilevata nel codice (simile a Briquet, 11719), sebbene non sia parti-colarmente significativa perché diffusissima nelle sue numerose varietà, concorre aconfermare la datazione proposta.

15. La difficoltà è accentuata dalla somiglianza tra le mani e dal fatto che, in alcunicasi, una stessa mano interviene nuovamente nel lavoro di copia dopo essere stata so-stituita da un’altra per alcuni fogli.

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una raccolta di sole familiares di Ambrogio al fratello Girolamo e, inmisura minore, ad altri confratelli di Santa Maria degli Angeli, an-che se, per qualche ignota ragione, il lavoro fu abbandonato in cor-so d’opera. Sub iudice resta anche se il manoscritto copi direttamentegli originali di lettere traversariane o se sia a sua volta copia di copia,come indurrebbero a ritenere la pluralità degli scriventi e l’interru-zione della trascrizione a metà di una lettera in corrispondenza del-la fine del f. 23r. Ma, anche se T non fosse copia di primo grado, è in-teressante che non appaia dipendere direttamente dalle sillogi ma-noscritte canoniche dell’epistolario traversariano e sembri docu-mentare invece una di quelle raccolte di lettere che presero corpoancor prima delle sillogi « autorizzate » alla base dei successivi alle-stimenti dell’epistolario.

È innanzi tutto la presenza di documentazione inedita a rivela-re l’alterità e l’indipendenza di T, che conserva infatti dieci episto-le in piú rispetto a quelle finora note e pubblicate, indirizzate alfratello Girolamo. Ne mancano invece parecchie altre. La succes-sione stessa delle missive, pur cercando di rispettare prevalente-mente l’ordine cronologico,16 differisce in piú punti da quella atte-stata ad esempio nell’edizione « monastica », con cui si è cercato diverificare un possibile legame.17 Uno scarto analogo si ha anche ri-

16. Ad esempio, a f. 3r di T, dopo l’ep., xiv 3, per sanare un’evidente incongruenzanella successione cronologica delle lettere, lo stesso copista annota inter scribendum:« Ista epistola debuerat quidem superiori preponi sed errore actum est ».

17. Allo scopo di effettuare una prima verifica per valutare l’indipendeza di T daitestimoni della cosiddetta edizione monastica delle missive traversariane, ho condot-to un confronto tra le epistole note del codice qui esaminato e quelle dei libri viii e ix(lettere al fratello Girolamo) nel ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Con-venti Soppr. G III 35. In quest’ultimo, il libro viii si apre con la seguente successionedi lettere: xi 1, xi 2, xiv 1, xiv 2, xi 3, xi 4, xiv 3, xiv 5, xiv 4, xi 5, xii 1, xiv 12, xi 8, xi 9, xi10, xiv 13, xi 11 (mutila in fine). L’ordine iniziale è identico a quello di T, ma presto so-praggiungono le alterazioni, come rivela il confronto con la successione attestata perT, di cui si è dato conto infra in App., i. Dopo la lacuna materiale, nel Conventi Soppr.G III 35 riparte una successione di lettere assolutamente distante da quella di T (iv 3,xxii 7, xxii 8, ii 5, xvi 1, xviii 5, xiv 14, xviii 18, xiv 15, xi 12 ecc.) su cui sarebbe oppor-tuno riflettere in modo piú approfondito. Anche il libro ix del Conventi Soppr. G III35, che pur si apre con una successione confrontabile con quella documentata a parti-re dalla lettera num. 40 (ep., xi 34) di T (cfr. infra in App., i), rivela alcune dislocazioni:xi 34, xi 33, xi 36, xi 35, xi 38, xi 39 ecc.

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spetto alla cosiddetta edizione « di Michele monaco ».18 Inoltre, al-l’interno delle singole epistole si osservano alcune differenze dicarattere testuale, dovute forse al lavoro di rilettura a cui il Camal-dolese sottoponeva le sue missive prima di affidarle agli interessa-ti per la trascrizione, oppure traccia di diverse fasi di revisione daparte dell’autore.19

Infine, una delle lettere inedite di T sembra testimoniare aperta-mente il progetto compositivo della raccolta in esso conservata.Nell’epistola, spedita da Fontebuono il 9 ottobre 1432, AmbrogioTraversari accenna infatti al desiderio di un giovane monaco, tal Fa-cino,20 di trascrivere le lettere indirizzate dal generale a suo fratello,insieme ad altre, e di approntarne un registro. Per soddisfare questarichiesta, il Camaldolese chiede a Girolamo di rimandargli le pro-prie epistole. Dopo averle rilette, forse emendate, e fatte trascrivere,gliele avrebbe fatte riavere a sua volta, secondo una prassi anche inseguito ben documentata:21

Litteras ad te meas Fazinus noster iuvenis plane bonus et mihi in primisgratus transcribere cum nostris caeteris cupit registrumque conficere. Gra-tum erit si votis illius satisfeceris ipsasque litteras miseris a me ipso relegen-das interdum. Affectum enim illum nostrum repraesentant animumqueetiam nostrum suaviter dum repetuntur afficiunt. Eas cum scriptae eruntprotinus mittam.22

18. Ringrazio Simona Iaria per aver controllato per me l’ordine delle lettere tra-versariane al fratello Girolamo all’inizio del libro xvii nel Laurenziano Strozzi 102, iltestimone di mano dello stesso Michele. Esattamente come nell’edizione « monasti-ca » (ma con varianti testuali all’interno delle singole lettere) si osserva la seguentesuccessione: xi 1, xi 2, xiv 1, xiv 2, xi 3, xi 4, xiv 3, xiv 5, xiv 4 ecc. Rispetto a T, quindi,manca l’epistola inedita del 27 ottobre 1431 a Luca di Neri Malefici dopo l’ep., xiv 2, esi ha una diversa sequenza a partire dall’ep., xi 3 (cfr. infra in App., i ).

19. Ad esempio, a f. 4r di T, alla fine dell’ep., xi 6, si legge in merito all’Hodoeporicon:« Commentariolum illud nostrum, quod scribere ceperam de omnibus que contige-runt nobis, petes a fratre meo Silvestro ». Nell’edizione a stampa del Mehus, invece,il testo recita: « Commentariolum illud nostrum, quod de rebus nostris conscribereceperam, petes a fratre Silvestro ». Inoltre, in T tutta la porzione testuale segue, a gui-sa di post scriptum, la formula di datazione, mentre nell’edizione a stampa la precede.

20. Facino, giovane monaco forse del monastero di San Salvatore in Valdicastro:cfr. Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xxii 24, xxii 25.

21. Cfr. Sottili, Epistolografia fiorentina, cit., pp. 197-98.22. Cfr. infra l’Ep., 9, in App., ii.

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Non è dunque forse un caso che il manoscritto qui preso in esa-me conservi proprio e solo (limitatamente a quanto possiamo valu-tare dalla porzione di testo trascritta prima dell’interruzione del la-voro di copia) lettere del Traversari al fratello Girolamo, insieme adaltre in prevalenza indirizzate a confratelli di Santa Maria degli An-geli. Parimenti, non è forse casuale nemmeno che la facies codicolo-gica di T ricordi da vicino piú le trascrizioni di documenti in coeviregistri di cancelleria (supporto scrittorio cartaceo, assenza di appa-rato decorativo, scritture corsive, pluralità di mani) che non le copiemanoscritte delle selezioni di lettere « di Michele monaco » e « mo-nastica ».

Se l’ipotesi è corretta, T dovrebbe quindi essere un testimone, sep-pur parziale, di un’ulteriore silloge di epistole traversariane, quellavoluta dal monaco Facino nell’autunno del 1432, ben prima che ini-ziasse l’allestimento della famosa raccolta per Cristoforo da SanMarcello. Del resto, che ancor prima delle collezioni « ufficiali » cir-colassero, fossero copiati e conservati interi blocchi di lettere del Ca-maldolese era noto dalla già menzionata epistola al fratello Girola-mo del 4 febbraio 1432.23 Adesso siamo forse in presenza di una diqueste raccolte primordiali, che ha conservato fino a noi anche il no-me del suo ideatore e il periodo in cui prese forma.

Pur consapevole dell’importanza che tali ricerche rivestiranno infuturo in vista dell’auspicata riedizione dell’epistolario traversaria-no,24 non mi è possibile in questa sede indagare ulteriormente i rap-porti tra la silloge del monaco Facino e le raccolte successive, né det-tagliare le modalità di revisione contenutistica e linguistica delle let-tere attestate sia nell’una sia nelle altre, per mano dello stesso auto-re.25 Scopo del contributo è infatti presentare a questo punto le die-

23. Cfr. supra n. 6. L’ep., xi 13, non sembra però in relazione diretta con la sillogedel monaco Facino.

24. Cfr. Mercati, Traversariana, cit., p. 50, e Sottili, Epistolografia fiorentina, cit., p. 193.25. Il problema delle diverse redazioni d’autore delle singole missive traversariane

è ampio e complesso, e non si limita solo alle varianti tra lettere conservate sia in tra-smissiva autografa sia in copia manoscritta (per un confronto relativo all’ep., i 7, cfr.Pontone, Ambrogio Traversari, cit., pp. 176-77). Già Mercati, Traversariana, cit., pp. 52-66, e poi Sottili, Epistolografia fiorentina, cit., pp. 183-85 avevano insistito particolar-

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ci lettere inedite trasmesse da T, che aggiungono alla conoscenzaconsolidata della biografia traversariana tra il 1431 e il 1432-1433 ulte-riori informazioni di carattere non solo personale, umano e spiri-tuale, ma anche politico e letterario.26

La prima di esse (Ep., 1, in App., ii) restituisce il testo che Ambro-gio Traversari inviò il 27 ottobre 1431, mentre si trovava al Capitolodi Bertinoro,27 a Luca di Neri Malefici, priore di Santa Maria degliAngeli a Firenze.28 La lettera, che reca la data del giorno immedia-tamente successivo all’elezione del Traversari a nuovo generale del-la congregazione, forse per volontà dello stesso Eugenio IV,29 docu-menta il processo di riforma degli ordini monastici vigorosamentepromosso dal pontefice attraverso uomini di sua fiducia.30 In parti-colare, la missiva contiene la richiesta formale del Traversari al prio-re degli Angeli di ospitare presso il monastero fiorentino BenedettoLanci da Forlí, suo predecessore alla guida dell’ordine, appena desti-

mente sul fatto che talvolta il Camaldolese spediva una missiva identica, o quasi iden-tica, a persone diverse. Un caso di tal genere si registra ad esempio per le lettere indi-rizzate a Michele monaco: cfr. Iaria, Un discepolo di Ambrogio Traversari, cit., p. 246. Ilfenomeno però non è documentato per le epistole di T confrontabili con l’edizionea stampa del Mehus. Inoltre, Favi, Note, cit., p. 100 osserva che in numerosi casi unastessa lettera è tradita dai codici in differenti redazioni e cita l’ep., xv 38 a Mariotto Al-legri, di cui pubblica una duplice redazione alle pp. 102-3 del suo contributo. Per unesempio analogo di varianti testuali in una missiva di T cfr. supra n. 19.

26. Per un inquadramento del contesto storico camaldolese nel quale visse Am-brogio Traversari e da cui non si può prescindere per l’interpretazione delle sue let-tere cfr. almeno C. Caby, De l’érémitisme rural au monachisme urbain. Les Camaldules enItalie à la fin du Moyen Âge, Rome, École française de Rome, 1999, con ampia biblio-grafia (al Traversari sono dedicate in particolare le pp. 605-12). Cfr. anche il recentesaggio C. Caby, À propos du ‘De seculo et religione’. Coluccio Salutati et Santa Maria degli An-geli, in Vie active et vie contemplative au Moyen Âge at au seuil de la Renaissance, éd. par C.Trottmann, Rome, École française de Rome, 2009, pp. 483-529.

27. Il Capitolo generale dell’ordine camaldolese era stato indetto il 18 ottobre 1431

a Santa Maria di Urano, presso Bertinoro (provincia di Forlí-Cesena). Anche Am-brogio Traversari vi si recò in tale giorno e ne ripartí il successivo 27 ottobre, accom-pagnato da frate Silvestro, monaco e camerlengo di Santa Maria degli Angeli.

28. A lui Ambrogio Traversari aveva già indirizzato un’altra lettera da Bertinoro,in data 25 ottobre 1431: Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xiv 2.

29. La nomina era infatti avvenuta il 26 ottobre 1431.30. Sulla partecipazione del Traversari al progetto di riforma monastica voluto da

Eugenio IV: Caby, De l’érémitisme rural, cit., pp. 747-59.

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tuito perché accusato di amministrazione fraudolenta.31 Questa par-ticolare richiesta, formulata dallo stesso don Benedetto per evitarel’onta del carcere in occasione della rinuncia spontanea all’incaricodi generale in presenza del cardinale Cervantes,32 fu accolta dal Tra-versari anche allo scopo di controllare il rendiconto ammministrati-vo e la condotta di Benedetto Lanci in un contesto fidato e senz’al-tro favorevole al neoeletto generale.

Le epistole inedite al f. 5r (Ep., 2-3, in App., ii) sono invece duesemplici e brevi biglietti di carattere personale indirizzati rispettiva-mente a Luca di Neri Malefici e al fratello Girolamo dalla Certosadel Galluzzo, presso Firenze, in data 23 novembre 1431.33 Il Traver-sari segnala a entrambi che non sarebbe arrivato in tempo per ilpranzo, mentre sarebbe venuto in sua vece Sebastiano, abate di SanSalvatore di Camaldoli a Firenze, a cui stava appunto scrivendo direcarsi al monastero degli Angeli.34

Di particolare interesse letterario è l’epistola al f. 7v del mano-scritto (Ep., 4, in App., ii), inviata a Girolamo da Santa Maria in Gra-di il 20 dicembre 1431.35 In vista del viaggio a Roma presso il papa e icardinali,36 Ambrogio chiede al fratello di recuperare presso Nicco-

31. Benedetto Lanci da Forlí fu generale dei Camaldolesi dal 1422 al 1431. In data26 ottobre 1431, durante il processo disciplinare a suo carico in occasione del Capito-lo di Bertinoro, rinunciò spontaneamente all’incarico e ottenne di ritirarsi in SantaMaria degli Angeli a Firenze. Sulla destituzione di Benedetto Lanci vd. anche Dini-Traversari, Ambrogio Traversari, cit., App. Hodoeporicon, pp. 12-13 (trad. italiana in A.Traversari, Hodoeporicon, a cura di V. Tamburini, Firenze, Le Monnier, 1985, pp. 26-27); Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 3, xiv 2.

32. Giovanni Cervantes, cardinale di San Pietro in Vincoli dal 1426 (K. Eubel, Hie-rarchia catholica Medii Aevi sive summorum pontificum, s. r. e. cardinalium, ecclesiarum antisti-tum ab anno 1198 usque ad annum 1431 perducta, Münster, Regensberg, vol. i 1913, pp. 34,45) e protettore dell’ordine camaldolese.

33. Ambrogio Traversari si era recato in visita alla Certosa il giorno prima (22 no-vembre 1431).

34. Il testo di questa lettera a Sebastiano, spedita dal Traversari lo stesso 23 novem-bre 1431, è edito in Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xvii 10.

35. Santa Maria in Gradi ad Arezzo. Qui Ambrogio Traversari soggiornò dal 9 al21 dicembre 1431.

36. Ambrogio Traversari si sarebbe effettivamente recato a Roma dal 27 gennaioal 29 maggio 1432. L’opportunità di compiere questo viaggio era già stata anticipata alfratello Girolamo in una lettera del 12 dicembre 1431 (Ambrosii Traversarii LatinaeEpistolae, cit., ep., xi 9), come del resto ricorda lo stesso Traversari nell’epistola qui pre-

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lò Niccoli la propria traduzione del Theophrastus di Enea di Gaza, dapoco ultimata, e di inviargliela:

Dialogum quoque Eneae Sophystae quem dudum transtuli, ut a Nicolaonostro petas, nam apud ipsum est, atque ad me mittas [. . .] cupio.

La lettera rappresenta dunque un sicuro terminus ante quem dellatraduzione traversariana e permette di precisarne in modo univocola cronologia, su cui finora si erano avanzate ipotesi diverse in assen-za di stringente documentazione.37 Nel prosieguo della lettera, ilTraversari chiede che gli venga recapitato anche il testo greco dellaVita Iohannis Chrysostomi del Palladio, che avrebbe poi effettivamentetradotto a Roma nel marzo 1432 e dedicato a Eugenio IV.38 Il mano-scritto su cui il Camaldolese condusse la versione non è ancora statoidentificato, ma l’epistola lascia intendere che il volume doveva esse-re corposo, se il Traversari suggeriva di smembrarlo e di inviargli so-lo la parte di suo interesse. Inoltre, la Vita del Crisostomo occupavaprobabilmente dodici fascicoli rilegati oltre la metà del codice:

Si volumen ipsum minus apte ferri integrum potest, separa quaternionesillos qui vitam ipsam continent, et ex volumine abscisos mitte. Sunt au-

sa in esame: « si Romam proficisci opus erit, qua de re scripsi et ad te antea et heri Co-smo nostro [. . .] ». Non sembra invece conservata la lettera che il Traversari dichiaradi aver inviato a Cosimo de’ Medici il 19 dicembre 1431.

37. Della traduzione di Enea di Gaza Ambrogio Traversari parla pochissimo nel-l’epistolario e a distanza di molti anni. Nel 1419 era alla ricerca, presso FrancescoBarbaro, di un originale greco non mutilo per completare il lavoro appena abbozza-to (Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., vi 12, e Griggio, Lettere inedite,cit., pp. 357-58). Nel 1435 dedicò la sua versione latina ad Andreolo Giustiniani (Am-brosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xxiii 11, e Mercati, Traversariana, cit.,pp. 26-29). Ancora nel 1438 scriveva al confratello Michele di fargli pervenire il vo-lume greco su cui aveva condotto il lavoro (Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae,cit., ep., xiii 21). Si segnala che già Stinger, Humanism and the Church Fathers, cit., p.254 n. 179 aveva ipotizzato, come possibile arco cronologico per la traduzione tra-versariana del dialogo, anche il periodo dal 1427 al 1431, in quanto scarso di evidenzedocumentarie. Rimane però aperta la domanda dello stesso Stinger: se la traduzio-ne fu ultimata entro il 1431, « why would he [Ambrogio Traversari] wait so long be-fore publication? ».

38. Cfr. Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., ii 9, viii 37, viii 42, xi 8, xi9, xi 15, xi 23, xi 24, xi 31, xi 56, xi 58, xi 73, xi 75, xii 13, xii 20, xiii 8, xxiii 3. Vd. ancheDini-Traversari, Ambrogio Traversari, cit., App. Hodoeporicon, pp. 28, 30, 84, 134 (trad.italiana in Traversari, Hodoeporicon, cit., pp. 56-57, 60, 161, 253).

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tem nisi fallor xii. Vita enim ipsa ultra dimidium voluminis quaerenda ti-bi est.

In alternativa, Ambrogio chiede che il fratello ne faccia copiare daMichele monaco39 un esemplare su pergamena, nello stesso forma-to librario « parvulum et aptum » già riservato ai libri per EugenioIV, per un massimo di venticinque o trenta fascicoli, rigorosamenterigato a secco « antiquo more » e allestito compiutamente dal puntodi vista materiale, perché fosse pronto ad accogliere la scrittura (« utcalamus solus ad id transcribendum sit necessarius » ). Concludonola lettera i saluti del Traversari a Gabriele Landini, monaco degliAngeli,40 e quelli del giovane Parente41 allo stesso Girolamo e alconfratello Agostino da Portico.

Il giorno dopo, 21 dicembre 1431, il Traversari scrive nuovamenteal fratello da Arezzo (Ep., 5, in App., ii). Dopo aver affrontato la deli-cata questione dell’incarcerazione di due monaci di Santa Maria de-gli Angeli, tali frati Ranieri42 e Bartolomeo,43 Ambrogio torna a par-

39. Su Michele di Giovanni, monaco di Santa Maria degli Angeli a Firenze e copi-sta prediletto dal Traversari: Iaria, Un discepolo di Ambrogio Traversari, cit.

40. Cfr. Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., vol. ii col. 629 n. 1.41. Sul monaco Parente: Sottili, Epistolografia fiorentina, cit., p. 194 n. 58. Accompa-

gnava il Traversari nel suo peregrinare tra i monasteri dell’ordine camaldolese dal 3dicembre 1431: Dini-Traversari, Ambrogio Traversari, cit., App. Hodoeporicon, p. 20(trad. italiana in Traversari, Hodoeporicon, cit., p. 40).

42. Sul mandato di carcerazione per frate Ranieri, che era stato converso degli An-geli, ma che ormai da tempo viveva « perditis moribus », si legga l’epistola indirizzataper l’occasione dal Traversari a Sebastiano, abate di San Salvatore di Camaldoli a Fi-renze (Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xvii 11). Ad essa Ambrogio al-lude anche nella presente lettera. Non sembra invece conservata l’ulteriore missivache il Traversari dichiara qui di aver inviato da poco a Cosimo de’ Medici per chieder-gli sostegno nell’affrontare il problema: « Scripsi nuper ad Cosmum de illo, ut mone-ret eum pergere ad me. Credo nihil faciet ». È interessante tuttavia sottolineare lostretto rapporto tra Ambrogio e i fratelli Medici, che investiva, oltre al piano persona-le, anche il discorso politico del governo della città e – come in questo caso – la gestio-ne amministrativa e disciplinare dell’ordine: Caby, De l’érémitisme rural, cit., pp. 570-74.

43. A Bartolomeo il Traversari aveva già inviato due lettere, dall’eremo di Fonte-buono in data 6 dicembre 1431 e da Santa Maria in Gradi ad Arezzo in data 19 (?) di-cembre 1431 (Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xxii 4, xxii 5), con l’or-dine di comparire alla sua presenza. La mancata comparizione costò a Bartolomeo ilcarcere a cui si allude nella presente lettera. Esecutore materiale della condanna fuforse quello stesso frate Tommaso, priore di San Severo ed economo del monastero

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lare della copia del dialogo di Enea di Gaza « quem habet Nicolausmanu mea in papyro ». Insieme ad essa chiede che gli venga inviataanche la copia membranacea trascritta da Antonio di Mario44 persua stessa richiesta:

Excidit scribere ut a ser Antonio Marii postulares hunc ipsum dialogum a sein membranis postulatu meo transcriptum, licet non integre illum absolve-rit, eumque mitteres cum rebus caeteris.

Tuttavia, né l’autografo del Camaldolese su carta né la copia diAntonio di Mario su pergamena sono stati ancora identificati tra imanoscritti superstiti della traduzione traversariana del Theophra-stus.45 Nella seconda parte della lettera Ambrogio Traversari affron-ta lungamente il problema della possibilità di « distrahere » una Bib-bia in ebraico,46 la cui proprietà era contesa tra lo stesso generale e ilpriore degli Angeli, Luca di Neri Malefici.47 Quest’ultimo ritenevainfatti che la Bibbia in questione non potesse essere liberamentealienata dal Traversari, perché acquistata a suo tempo per trenta fio-rini dal precedente priore di Santa Maria degli Angeli, Matteo diGuido Cardinali.48 Ambrogio confuta tale opinione, elencando det-

camaldolese di Agnano, a cui il Traversari aveva affidato di recapitare la lettera del 6dicembre a Bartolomeo, perché ne facesse rispettare le prescrizioni (Ambrosii Tra-versarii Latinae Epistolae, cit., ep., xxii 4).

44. Sul copista Antonio di Mario vd. almeno B.L. Ullman, The Origin and Devel-opment of Humanistic Script, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 1960, pp. 99-104;A.C. de la Mare, New Research on Humanistic Scribes in Florence, in Miniatura fiorentinadel Rinascimento, 1440-1525. Un primo censimento, a cura di A. Garzelli, Firenze, Giun-ta Regionale Toscana - La Nuova Italia, 1985, pp. 393-600, alle pp. 482-84 num. 5.

45. Cfr. A. Sottili, Griechische Kirchenväter im System der humanistischen Ethik: AmbrogioTraversaris Beitrag zur Rezeption der patristischen Literatur, in Ethik im Humanismus, hrsg. vonW. Rüegg und D. Wuttke, Boppard, H. Boldt, 1979, pp. 63-85, alle pp. 76-77 n. 22.

46. Il problema gli era stato sottoposto da Silvestro, monaco e camerlengo di San-ta Maria degli Angeli, su cui cfr. anche supra n. 27. Non sembra tuttavia conservata lalettera a cui il Traversari fa qui riferimento, mentre ne sono pervenute fino a noi al-tre nove, tutte spedite negli anni successivi: Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae,cit., ep., xiv 18, xiv 19, xiv 20, xiv 21, xiv 22, xiv 23, xiv 24, xiv 25, xiv 26.

47. I rapporti tra Ambrogio Traversari e Luca di Neri Malefici non erano mai sta-ti amichevoli: Caby, De l’érémitisme rural, cit., p. 572, e Caby, À propos du ‘De seculo et re-ligione’, cit., p. 514 n. 85.

48. Sul ruolo rivestito da Matteo Cardinali nel processo di rinnovamento di SantaMaria degli Angeli agli inizi del Quattrocento, nonostante l’avversione di una fazione

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tagliatamente i nomi di quanti avevano contribuito con le loro ele-mosine a raccogliere la somma di trentatré fiorini necessaria all’ac-quisto.49

Il 23 dicembre 1431, di ritorno a Camaldoli, Ambrogio Traversaririprende col fratello Girolamo (Ep., 6, in App., ii) il discorso sulla cat-tura e l’imprigionamento di frate Ranieri, già anticipato nella prece-dente lettera del 21 dicembre 1431 da Arezzo,50 e aggiunge di averscritto in merito anche all’abate di San Felice in Piazza a Firenze.Racconta poi il periglioso viaggio durato due giorni e appena con-cluso da Arezzo all’eremo di Fontebuono, con pernottamento a So-ci, nella tormenta di neve.51 Accenna brevemente anche alla contro-versa vicenda dell’elezione di Iacopo Tornaquinci, monaco di SantaMaria degli Angeli, ad abate di Santa Maria di Agnano52 e, da ulti-

di confratelli: Caby, À propos du ‘De seculo et religione’, cit., pp. 510-14. Grazie a questo stu-dio è stato possibile fare parzialmente luce su una figura a cui lo stesso Traversari rico-nosceva grande importanza per la sua formazione umana e letteraria, e a cui aveva de-dicato due delle sue piú antiche traduzioni: l’Adversus vituperatores vitae monasticae di Gio-vanni Crisostomo (Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., vi 16, vi 17) e la Sca-la Paradisi di Giovanni Climaco (Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., vi 12).Sull’importanza di Santa Maria degli Angeli come centro culturale e artistico nella Fi-renze del primo trentennio del XV secolo: Caby, De l’érémitisme rural, cit., pp. 616-20.

49. Tra i nomi di costoro si riconoscono Giovanni Cervantes, protettore dell’ordi-ne camaldolese (« cardinalis Hispanus »: cfr. supra n. 32); Egidio Sánchez-Muñoz, an-tipapa con il nome di Clemente VIII dal 1423 al 1429, poi arcivescovo di Maiorca finoalla morte nel 1446 (« archiepiscopus Maioricensis »: Eubel, Hierarchia catholica, cit., p.323); Gaspare Rossi da Perugia, camaldolese, vescovo di Foligno dal 1421 al 1423 e poidi Frigento dal 1424 fino alla morte nel 1455 (« Guaspar de Perusio » : Eubel, Hierar-chia catholica, cit., pp. 255-56) e perfino Palla Strozzi (« dominus Pallas » ).

50. Cfr. Ep., 5, in App., ii.51. Ambrogio Traversari aveva soggiornato ad Arezzo, in Santa Maria in Gradi,

dal 9 al 21 dicembre 1431. Il 21 dicembre si rimise in viaggio per l’eremo di Fontebuo-no, dove arrivò il giorno successivo, dopo un pernottamento a Soci. Il faticoso viag-gio nella neve è narrato pure nell’Hodoeporicon: Dini-Traversari, Ambrogio Traversari,cit., App. Hodoeporicon, p. 24 (trad. italiana in Traversari, Hodoeporicon, cit., pp. 48-49).La vicinanza, anche lessicale e sintattica, tra il testo della lettera e il corrispondentepasso dell’Hodoeporicon supporta l’ipotesi (già in S. Iaria, L’ ‘Hodoeporicon’ di AmbrogioTraversari: una fonte « privata » nella storiografia camaldolese, in « Italia medioevale e uma-nistica », a. xlvi 2005, pp. 91-118, alle pp. 98-100) che le lettere traversariane, in parti-colare quelle al fratello Girolamo, e gli appunti presi currenti calamo dallo stesso mo-naco per stendere poi il testo vero e proprio del diario (la cui redazione andrà plausi-bilmente collocata tra il 1434 e il 1435) siano strettamente correlati.

52. Iacopo Tornaquinci era stato eletto abate di Santa Maria di Agnano il 19 dicem-

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mo, chiede di far sapere a Niccolò Della Luna53 – tramite tal Nicco-lò, allievo di Iacopo Corbizzi –54 che il giovane Parente55 avrebbe ri-tardato l’intrapresa trascrizione dell’Aulo Gellio56 perché stava ac-compagnando il Camaldolese nel suo viaggio attraverso i monaste-ri dell’ordine. Di grande sensibilità umana è l’attenzione per l’anzia-no padre Gregorio, altro monaco degli Angeli, a cui il Traversari,pur tra i gravosi impegni amministrativi e gli interessi letterari, nontrascura di inviare le richieste radici medicinali per curare i disturbidi stomaco. In calce alla lettera è aggiunta una breve nota relativa adue codici, un Salterio e un Nuovo Testamento, da restituire rispet-tivamente a ser Antonio Agli, sacerdote fiorentino,57 e a ser Loren-zo da Pisa, anche lui sacerdote.58

bre 1431. Sulla controversa vicenda dell’elezione: Dini-Traversari, Ambrogio Traversari,cit., App. Hodoeporicon, pp. 20-25 (trad. italiana in Traversari, Hodoeporicon, cit., pp. 41-49). Vd. anche Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 8, ii 4, iv 3, xi 9, xi 10,xiv 13, xiv 32, xiv 14, xviii 17, xviii 18, ii 5.

53. Niccolò di Francesco Della Luna (1410-1451) fu allievo allo Studio fiorentinoprima di Francesco Filelfo, poi di Carlo Marsuppini: P. Viti, Della Luna, Niccolò, in Di-zionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. xxxvii1989, pp. 84-86.

54. A Iacopo di Niccolò Corbizzi, umanista fiorentino, Antonio Corbinelli avevalasciato nel 1425 i propri codici greci e latini, perché ne facesse uso « toto tempore vi-tae ». Alla morte del Corbizzi i codici corbinelliani passarono definitivamente alla bi-blioteca della Badia fiorentina. Vd. R. Blum, La biblioteca della Badia Fiorentina e i codici diAntonio Corbinelli, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1951; A. Rollo,Sulle tracce di Antonio Corbinelli, in « Studi medievali e umanistici », a. ii 2004, pp. 25-93.

55. Sul monaco Parente cfr. supra n. 41. Della sua abilità di copista il Traversari parle-rà ancora in una lettera al fratello Girolamo spedita da Roma il 4 febbraio 1432: Am-brosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 13.

56. Già in precedenza Ambrogio Traversari si era interessato al testo di Aulo Gellio.In data 8 luglio 1431, infatti, aveva scritto a Niccolò Niccoli a proposito di una copia del-le Noctes Atticae trascritta ed emendata dall’amico, in cui lui stesso intendeva integrare ipassi greci: cfr. Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., viii 2. I passi greci nelGellio di mano del Niccoli pervenutoci (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Con-venti Soppr. J IV 26) non sono però di mano del Traversari. Suoi interventi autografi siriconoscono invece nel Gellio trascritto da Antonio di Mario nel 1425 (Firenze, Biblio-teca Medicea Laurenziana, Plut. 54 30).

57. Antonio Agli, canonico fiorentino (1400 circa - 1477), vescovo di Ragusa di Dal-mazia dal 1465, di Fiesole dal 1466, di Volterra dal 1470: A. D’Addario, Agli, Antonio, inDizionario Biografico degli Italiani, cit., vol. i pp. 400-1.

58. Lorenzo di Giovanni da Pisa, umanista e canonico a Firenze e a Pisa (1390 cir-ca - 1465): Mercati, Traversariana, cit., p. 69.

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Circa un mese dopo, Ambrogio Traversari è ormai partito perRoma.59 Durante il viaggio fa tappa presso il monastero di SantaMaria in Gradi ad Arezzo e da qui invia, in data 21 gennaio 1432, unbreve biglietto al fratello (Ep., 7, in App., ii), in cui si limita a comuni-care che sarebbe ripartito immediatamente insieme a Bartolomeoda Montegonzi e a Eustachio, abate di San Salvatore in Valdicastro.Precisa che non sono invece con lui né Tommaso, priore di SantaTrinità nel territorio di Perugia (« Tommas Perusinus » ), né il co-gnato Benedetto Morelli.60 Infine, nonostante il poco tempo a di-sposizione, Ambrogio non dimentica di suggerire a Gabriele Landi-ni, giovane monaco degli Angeli, la lettura del Cantico dei Cantici edella relativa Expositio in Canticum Canticorum di Bernardo di Chia-ravalle.61 Si osservi che la datazione di questa lettera si discosta leg-germente da quanto dichiarato nell’Hodoeporicon, dove la sosta adArezzo è anticipata alla notte tra il 19 e il 20 gennaio.62 Sembra peròpiú probabile una semplificazione nella cronologia degli eventi nar-rati nel diario di viaggio, forse dettata da una precisa scelta narrati-va,63 che non un errore di trascrizione nella data della lettera con-servata da T.

59. Il 18 gennaio 1432 Ambrogio Traversari era partito da Firenze alla volta di Ro-ma, dove giunse il successivo 27 gennaio. Di questo viaggio il Traversari parlerà an-cora e piú diffusamente in una seconda lettera inviata al fratello Girolamo da Perugiain data 23 gennaio 1432: Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 11.

60. Benedetto Morelli aveva sposato alcuni anni prima Agostina Traversari, sorel-la di Ambrogio e Girolamo: Dini-Traversari, Ambrogio Traversari, cit., App. seconda,pp. xlix-li.

61. La lettura degli stessi testi è consigliata a Gabriele anche in una lettera a lui di-rettamente indirizzata da Roma in data 12 febbraio 1432: Ambrosii Traversarii La-tinae Epistolae, cit., ep., xiii 23.

62. Cfr. Dini-Traversari, Ambrogio Traversari, cit., App. Hodoeporicon, p. 27 (trad.italiana in Traversari, Hodoeporicon, cit., p. 54).

63. Si ricordi che l’Hodoeporicon si apre con la partenza del Traversari per il capito-lo generale di Bertinoro (11 ottobre 1431) e si chiude con la fuga di Eugenio IV da Ro-ma e il suo successivo ricovero prima a Pisa, poi a Firenze (giugno 1434). La narrazio-ne sembra interrotta, ma forse la causa di tale abbandono andrà ricercata nei gravosiimpegni del generalato: la riforma dei monasteri dell’ordine camaldolese e vallom-brosiano, nonché il concilio a Basilea e poi a Ferrara-Firenze. Anche se sembra diffi-cile stabilire con esattezza a quando risale la redazione definitiva del testo soprag-giunto fino a noi (Iaria, L’ ‘Hodoeporicon’ di Ambrogio Traversari, cit., p. 100 ipotizzaplausibilmente tra la seconda metà del 1434 e la prima metà del 1435), è indiscutibile

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Un altro brevissimo biglietto accompagna anche la partenza delTraversari da Roma (Ep., 8, in App., ii). In data 17 maggio 1432 egliscrive al fratello di essere intenzionato a ripartire l’indomani o duegiorni dopo « nisi aliquis casus occurrerit ». In realtà, la partenza sa-rebbe stata rimandata fino al 29 maggio.64 Se non si tratta di un erro-re di copia nel manoscritto, in questo caso invece altamente proba-bile,65 si dovrà ipotizzare che sia capitato il temuto impedimento.

Le ultime due lettere del codice, entrambe indirizzate a Girola-mo, risalgono all’autunno-inverno del 1432-33. Nell’epistola ai ff.22v-23r (Ep., 9, in App., ii), inviata dall’eremo di Fontebuono in data9 ottobre 1432, dopo un veloce richiamo a una lettera spedita qual-che giorno prima allo stesso Girolamo,66 si succedono accenni a mi-nute questioni personali e indicazioni concernenti la vita quotidia-na dei monaci: un’incomprensione col fratello per le troppe richie-ste ingiunte, un frate malato che avrebbe dovuto essere curato inSanta Maria degli Angeli,67 l’acquisto delle stoffe per l’inverno,68 l’in-vio di un vasetto d’inchiostro in terracotta. Infine, il Traversari non

che Ambrogio Traversari non poté scrivere il racconto interamente a posteriori, ma siavvalse anche di note e appunti registrati currenti calamo lungo un arco di tre anni, non-ché delle lettere di quel periodo, che proprio a partire dal 1434 stava raccogliendo perCristoforo da San Marcello (cfr. sempre Iaria, L’ ‘Hodoeporicon’ di Ambrogio Traversari,cit., pp. 98-100). Tuttavia, non si può escludere che le esigenze dettate dalla narrazio-ne autobiografica dell’Hodoeporicon, peraltro con risvolto celebrativo, abbiano co-stretto talora il Camaldolese a sacrificare o alterare alcuni dettagli storici, come la da-ta del pernottamento ad Arezzo qui discusso.

64. Cfr. Dini-Traversari, Ambrogio Traversari, cit., App. Hodoeporicon, p. 31 (trad.italiana in Traversari, Hodoeporicon, cit., p. 63).

65. Il copista potrebbe aver trascritto xvii al posto di xxvii, omettendo la x di unadecina.

66. Cfr. Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 43 (lettera del 4 ottobre1432).

67. Si tratta del « senex optimus et infirmus » di cui Ambrogio aveva già scritto inprecedenza al fratello Girolamo: Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 43.

68. Sempre nella lettera del 4 ottobre 1432 a Girolamo (Ambrosii Traversarii Lati-nae Epistolae, cit., ep., xi 43) si era già accennato alla necessità di provvedere all’acquisto distoffe invernali per i monaci degli Angeli. Il Traversari assicura adesso che entro pochigiorni avrebbe provveduto a inviare il priore del monastero camaldolese di Santa Mariaa Bagno di Romagna (« mittam fidelissimum curarum nostrarum socium priorem deBalneo » ) presso Dino Pecori, canonico fiorentino, per trattare con lui « panni nego-tium ». Per Dino di Bartolomeo di Iacopo Pecori: Catalogo cronologico de’ canonici della chie-sa metropolitana fiorentina, a cura di S. Salvini, Firenze, Cambiagi, 1782, p. 30 num. 280.

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dimentica il desiderio del monaco Facino69 di copiare le sue lettereal fratello (come già visto sopra) né trascura di richiedere a Girola-mo l’invio di alcuni libri, tra cui anche le opere dell’imperatore Giu-liano « in papyro et pessimis litteris », oltre a ricordargli di ammoni-re il confratello Benedetto perché si occupasse con cura di un pro-blema economico del monastero.70

Segue, al f. 23r di T, l’ultima epistola traversariana inedita e mutila(Ep., 10, in App., ii). Nella lettera – non datata, ma senz’altro succes-siva alla precedente – Ambrogio inizia a raccontare che il giornoprima il monaco Girolamo da Bagno di Romagna si era presentatoal suo cospetto presso la Badia fiorentina, accompagnato da Bartolodi Bartolo Tedaldi, per implorare il suo perdono, recando con sé let-tere di raccomandazione da Roma.71 Si allude poi forse (ma il riferi-mento non è del tutto chiaro) alla delicata questione del movimen-to congregazionista in seno all’ordine camaldolese, promosso daLudovico Barbo, abate di Santa Giustina a Padova, e sostenuto dallostesso Eugenio IV come possibile percorso di riforma monastica,ma a cui il Traversari era poco favorevole.72

69. Cfr. supra n. 20.70. Il testo (« Benedictum admonebis ut calculum Tani et reliquorum studio se-

ponendum curet » ) non è del tutto chiaro. Forse si allude ai conteggi relativi a un ac-cordo economico con Cosimo de’ Medici, di cui si era occupato quello stesso Tanogià menzionato dal Traversari in una precedente missiva al fratello Girolamo: Am-brosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 41 (lettera del 22 agosto 1432).

71. Difficile è proporre una datazione precisa di quest’ultima lettera, ma essa sem-brerebbe senz’altro successiva a un’altra epistola al fratello Girolamo, inviata da Fon-tebuono il 7 novembre 1432, in cui si racconta del tentativo di Girolamo da Bagno diraggiungere Firenze per procurarsi lettere commendatizie dalla curia romana: Am-brosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 48. L’incontro tra Ambrogio Traversa-ri e Girolamo da Bagno, rientrato a Firenze da Roma con le suddette lettere di racco-mandazione, è narrato anche nell’Hodoeporicon: Dini-Traversari, Ambrogio Traversa-ri, cit., App. Hodoeporicon, p. 52 (trad. italiana in Traversari, Hodoeporicon, cit., p. 103).L’episodio non è esplicitamente datato, ma si inserisce nella cronologia degli eventidella prima ventina di giorni del febbraio 1433. Inoltre, in una lettera del 28 gennaio1433, ancora una volta indirizzata al fratello Girolamo, è menzionata l’apparente dis-ponibilità di Girolamo da Bagno a obbedire agli ordini del Camaldolese: AmbrosiiTraversarii Latinae Epistolae, cit., ep., xi 54.

72. Sulla posizione del Traversari rispetto al problema di costituire unioni di mo-nasteri come micro-congregazioni all’interno dell’ordine camaldolese: Caby, De l’éré-mitisme rural, cit., pp. 752-53.

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Poco dopo il testo si interrompe, per ragioni a noi sconosciute,prima che la trascrizione dell’ultima lettera fosse ultimata. Eppure, idiversi fogli rimasti in bianco al termine del fascicolo (dal f. 23v al f.32v) lasciano supporre che il lavoro dovesse proseguire. Per quantoparziale, dunque, la raccolta di familiares al fratello Girolamo conser-vata in T apre uno spaccato sulle piú antiche modalità di allestimen-to di sillogi organiche di epistole traversariane e, attraverso le diecilettere inedite qui trascritte ed esaminate, restituisce ulteriori detta-gli della biografia umana e intellettuale di uno dei piú interessantiumanisti della prima metà del Quattrocento fiorentino.

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APPENDICE

I

Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Triv. 1626 (T).

Sec. XV quarto-quinto decennio; cart. (filigrana dei tre monti sormonta-ti da croce simile a Briquet, 11719 = Siena, 1401-1419; Firenze, 1403; Cler-mont-Ferrand, 1406-1429; Ambérieu, 1422; Siena, 1422-1431; Utrecht, 1423;Roma, 1427; Ferrara, 1430); ff. iii, 32, i; bianchi i ff. 23v-32v; 1-216; richiami as-senti; in-folio; 290 «210 = 28 [210] 52 «28 [152] 30 mm; rr. 2 / ll. 40 variabili (ri-levamento al f. 9r); rigatura a colore, eseguita con mina a piombo, delle so-le rettrici superiore e inferiore e delle due righe di giustificazione laterali.Trascritto da una pluralità di mani coeve in corsiva con elementi di ritornoall’antico; correzioni e annotazioni di mano degli stessi copisti o di altri let-tori quattrocenteschi; presenza di maniculae. Apparato decorativo assente.Legatura del sec. XIX coi piatti in cartone coperti in carta marmorizzata;dorso e angoli in cuoio.

Ambrogio Traversari, Epistolae ad Hieronymum fratrem et ad alios fratres,secondo l’ordine: 1 = xi 1, 2 = xi 2, 3 = xiv 1, 4 = xiv 2, 5 = Ep., 1, in App., ii, 6 =xi 3, 7 = xiv 4, 8 = xiv 3, 9 = xiv 5, 10 = xi 6, 11 = xi 4, 12 = xi 5, 13 = xii 1, 14 = xiv12, 15 = Ep., 2, in App., ii 16 = Ep., 3, in App., ii 17 = xi 8, 18 = xi 9, 19 = xi 10, 20= xii 2, 21 = Ep., 4, in App., ii 22 = Ep., 5, in App., ii 23 = Ep., 6, in App., ii 24 =Ep., 7, in App., ii 25 = xi 12, 26 = xi 13, 27 = xi 15, 28 = xi 16, 29 = xi 14, 30 = xi 18,31 = xi 22, 32 = xi 23, 33 = xi 24, 34 = xi 26, 35 = xi 27, 36 = xi 28, 37 = xi 29, 38 =Ep., 8, in App., ii 39 = xi 36, 40 = xi 34, 41 = xi 33, 42 = xi 35, 43 = xi 38, 44 = xi 39,45 = xi 40, 46 = xi 43, 47 = xi 49, 48 = xi 7, 49 = xi 53, 50 = xvii 18, 51 = xi 46, 52 =xi 41, 53 = xi 37, 54 = xi 42, 55 = Ep., 9, in App., ii 56 = Ep., 10, in App., ii (muti-la). Le epistole note sono identificate per libro e numero secondo l’edizio-ne Ambrosii Traversarii Latinae Epistolae, cit., vol. ii. Per le dieci epistoleinedite cfr. infra l’App., ii.

Il codice entrò a far parte delle collezioni di casa Trivulzio a seguito delmatrimonio, nel 1864, di Giulia Amalia Barbiano di Belgioioso con GianGiacomo Trivulzio, principe di Musocco dal 1885. Sul contropiatto anterio-re ex libris con lo stemma dei Barbiano di Belgioioso e segnatura a matitadella loro biblioteca: N. 345 Biblioteca Belgioioso. Sulla guardia anteriore ir exlibris della Biblioteca Trivulzio con lo stemma di Gian Giacomo Trivulziodi Musocco (1839-1902), accompagnato dalla segnatura e dall’antica colloca-zione del manoscritto: Codice N° 1626. Scaffale N° 79. Palchetto N° 4. Nel 1935le raccolte Trivulzio furono acquisite dal Comune di Milano.

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G. Porro, Catalogo dei codici manoscritti della Trivulziana, Torino, Bocca,1884, p. 11; I codici medioevali della Biblioteca Trivulziana. Catalogo, a cura di C.Santoro, Milano, Comune di Milano-Biblioteca Trivulziana, 1965, p. 306num. 459; Ambrogio Traversari. Un monaco e un monastero nell’umanesimo fioren-tino, a cura di S. Frigerio, Camaldoli-Siena, Edizioni Camaldoli-Alsaba,1988, p. 205.

II

Nella trascrizione dal manoscritto le abbreviazioni sono state scioltetacitamente. La punteggiatura, la separazione delle parole e l’alternanzatra maiuscole e minuscole sono state adeguate all’uso moderno. Si è di-scriminato tra u e v. La lettera j è stata trascritta come i, mentre è stata con-servata o restituita la y con valore di i semplice (ad esempio nel nome Hie-ronymus). La c cedigliata è stata resa come ç. Le varianti grafiche del mano-scritto sono state normalizzate in base all’usus scribendi di Ambrogio Tra-versari, per quanto documentato dalle sue epistole autografe note (indi-cazioni sull’ortografia traversariana anche in Iaria, Nuove testimonianze au-tografe, cit., p. 599). Ad esempio, sono state promosse sistematicamente atesto le forme classiche mihi e nihil, anche laddove il manoscritto presen-ta michi o nichil per esteso. Analogamente, sono state preferite le variantigrafiche Arretium rispetto ad Aretium, ecclesia rispetto a eclesia, mitto rispet-to a micto, monachus rispetto a monacus, Nicolaus rispetto a Niccolaus, obtem-perare rispetto a optemperare. Nel caso dei mesi novembris e decembris si èscelta uniformemente la forma con la m, anche se il Camaldolese nei suoiautografi aveva sempre l’abitudine di abbreviare la nasale. Per i dittonghisono state adottate le forme normalizzate, scritte per esteso con le duelettere ae/oe affiancate, che adeguano all’uso grafico moderno la rigorosaprassi scrittoria traversariana di avvalersi della e cedigliata per rendere ildittongo, anche se nel manoscritto è impiegata di norma la e semplicecon analoga funzione. Coerentemente, sono state accolte a testo anche leforme caeterus, praecor e praex (e forme derivate), che il Traversari trascri-veva con la e cedigliata per ipercorrettismo.

Infine, in calce alle singole lettere si è dato un breve apparato critico, cheregistra le varianti testuali del manoscritto (T), corrette a testo per conget-tura, insieme alle varianti grafiche piú significative al fine di documentare ilcontesto culturale dei copisti all’opera nel codice.

L’indicazione in apparato delle fonti e dei loci similes non ha pretesa diesaustività ed è stata data solo nel caso di lemmi significativi, atti a docu-mentare il riecheggiamento di un lessico in prevalenza biblico e patristico,profondamente connaturato allo stile scrittorio di un monaco degli inizi del

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Quattrocento. Si è fatto uso, laddove necessario per il reperimento del pas-so, delle seguenti sigle: PL = Patrologia Latina (ed. J.-P. Migne, Parisiis, Mi-gne, 1844-1855, 1862-1865); BS = Biblia Sacra iuxta Vulgatam versionem (ed. R.Weber-R. Gryson, Stuttgart, Deutsche Bibelgesellschaft, 2007).

Epistola 1

T, f. 2r

Venerabili patri et desideratissimis fratribus Ambrosius in Domino ae-ternam salutem.

Invito mihi multumque renitenti iniunctum est patris ac pastoris offi-cium, grave quidem et quod premat imbecillos humeros meos. Credo, siqua in vobis sunt pietatis viscera, si perseverat in corde dulcissimae illius ca-ritatis affectus, doletis vicem meam et infelici conditioni meae compatimi-ni ex animo. Ego sane hoc onus molestissimum plane moerens et tristis as-sumpsi. Neque enim licuit auctoritati apostolicae et supplicantium praeci-bus diutius reluctari. Sed Dei voluntati atque consilio cedendum ratus,etiam quod ultra vires meas esse non ignorabam, subii pondus sub quo ge-mo et premor atque utinam non opprimar et sub fasce ruam. Unica me,dulcissimi fratres, consolatio recreat, unica refovet spes, quod vestris praeci-bus ac meritis relevandum me esse confido ut conari audeam etiam supravires. Persistite itaque dilectissimi in orationibus et caritatem illam veramatque germanum dilectionis affectum in me prorsus ostendite. Ego enimantiquae caritatis in patres meos ac dulcissimos fratres non exui viscera. Im-mo vos omnes prae oculis diligo, et si iugiter interesse angelico cetui pecca-tis meis agentibus ultra non mereor, quantum tamen licebit, dum vivam,dum spiritus hos reget artus, memoriam et affectum vestri nunquam peni-tus deseram, conaborque interdum visere patres meos et cum eis una con-solari. Sane quoniam dominus Benedictus praeteritus generalis sponteabrenuntians officio coram domino protectore de spetiali gratia postulavitin vestro monasterio collocari, ut ibi in humilitate Deo serviat et reddat vo-ta sua, praecor et oro illum pie et grate suscipere et in vestrum cetum ad-mittere nostri gratia dignemini. Id quippe voluntatis est reverendissimi do-mini cardinalis et nostrae, ut illic primo reddat diligentem rationem admi-nistrationis suae vivatque diebus omnibus. Mecum vero illuc venturus estproxime. Vos autem amantissimi fratres perseverate in disciplina Domini etardenti proposito quae coepistis implete. Videte vocationem vestram et nul-la ratione ascetico instituto laxemini. Adicite semper operibus piis et caele-stem militiam quam professi estis amplectimini ex corde: haec est spes mea,istud solatium, hoc refrigerium, inter animi angores et curas. Salutate invi-cem et amplectimini mutuo in visceribus caritatis. Valete in Domino et im-

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pensius pro me orate. Frater meus Silvester vel mecum veniet vel praecedetme.

Ex Britonoro, xxvii octobris.

Epistola 2

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Domino patri meo Lucae Ambrosius.Sperabam hoc mane prandere vobiscum, sed nimia caritas istorum pa-

trum me detinet ne ante prandium discedam. Statui dominum abbatemCamaldulensem meo nomine pergere ad vos. Quem oro suscipiatis plenoaffectu in prandio vobiscum. Veniam statim post prandium. Valete et oratepro me.

Ex Cartusia, xxiii novembris.

Epistola 3

T, f. 5r

Ambrosius Hieronymo fratri plurimam salutem.Cupiebam lectis litteris tuis continuo pergere ad vos, ne quid moeroris

per absentiam meam sancto cetui vestro gigneretur. Sed cum in procinctuveniendi essem adiit me prior monasterii summaque praecum vi extorsitne se desererem, ut vel saltem pranderem secum. Renuentem diutius vicittandem instantia sua neque obstinatius obsistere honestum fuit violentissi-mae caritati suae. Scribo domino abbati Camaldulensi ut veniat ad vos, vo-

2 nimia caritas: cfr. Rufin., Patr., ii 30; Cassiod., In psalm., 62 9 (PL, lxx 437 5).

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7 assumpsi ] asumpsi T 24 oro ] horo T 29 implete ] inplete T 30 laxemi-ni ] forse da correggere in laxamini

4 imbecillos humeros: cfr. Bonaventura, Legenda maior, viii 5. 5 pietatis viscera: cfr.Lc., 1 78 « viscera misericordiae »; Col., 3 12 « viscera misericordiae »; Aug., C. Iulian.,i (PL, xliv 649); Greg., In euang., ii 25 7; ecc.; Regula, i 10; ecc.; Bern., Epist., 219 2;ecc. 10 ultra vires meas : Ex., 18 18 « ultra vires tuas »; cfr. Aug., Civ., xii 16; Haer.,praef. i (PL, xlii 21); Hier., Epist., 114 3. 11 sub fasce ruam: cfr. Hier., Prol. in Esr.(BS, p. 638 3); Bern., Epist., 523. 28 perseverate in disciplina: Hbr., 12 7 « in discipli-na perseverate » (variante). 29 videte vocationem vestram: i Cor., 1 26 « videte enimvocationem vestram ».

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biscum pransurus vice mea. Ego post prandium continuo proficiscar. Vale,amantissime frater.

Ex Cartusia, xxiii novembris.

Epistola 4

T, f. 7v

Ambrosius Hieronymo fratri salutem.Excidit animo scribere ad te sive admonere Benedictum nostrum, ut se-

cum ferret pilleum nostrum illum maiorem nigrumque cum mappulis sac-culo inclusum. Nam si Romam proficisci opus erit, qua de re scripsi et ad teantea et heri Cosmo nostro, mecum ut feram necessario consulitur mihi.Mittas igitur illum obsecro tradasque Benedicto perferendum ad me. Dia-logum quoque Eneae Sophystae quem dudum transtuli, ut a Nicolao no-stro petas, nam apud ipsum est, atque ad me mittas una cum volumine inquo est vita Chrysostomi cupio. Quod si volumen ipsum minus apte ferriintegrum potest, separa quaterniones illos qui vitam ipsam continent, et exvolumine abscisos mitte. Sunt autem nisi fallor xii. Vita enim ipsa ultra di-midium voluminis quaerenda tibi est, quam scripsit Palladius Helenopoli-tanus episcopus in morem dialogi cum Theodoro Romanae Ecclesiae dia-cono. Facito ut hanc omnino mittas, neque hanc modo, verum et membra-nas illas quae sunt in capsula nostra, ubi transcribi possit commode utrum-que opus, sive eas Michaeli carissimo filio meo tradas et ab eo volumen par-vulum et aptum, iuxta illius modum in quo libros ad Eugenium scripsit,xxv quinternionum vel xxx, lineis antiquo more insignitis ferro, praepare-tur, ut calamus solus ad id transcribendum sit necessarius. Cuius rei gratia siexpectandum una die vel duobus Benedicto sit, remoretur. Vides quid ve-lim quidque facto sit opus. Commenda me patri monasterii et filios meoscarissimos admone ut perseverent in timore Dei neque moveantur ab insti-tuto suo nostrae levitatis exemplo. Ego enim, si dabitur, spero ad vos regre-di vobiscum permansurus perpetuo. Amplectere in primis Gabrielem dul-cem filium et caeteros nostros. Vale.

Ex nostro monasterio Sanctae Mariae in Gradibus, xx decembris.Salutat vos Parens dulcis filius meus, te scilicet et Augustinum nostrum.

6 violentissimae caritati: cfr. Aug., In psalm., 47 13.

3 procinctu ] procintu T 10 novembris ] novenbris T

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3 mappulis ] p in rasura tra ma- e -pulis T 6 Mittas ] Mictas T 7 Sophystae ] So-phiste T Nicolao ] Niccolao T 8 mittas ] mictas T 13 Ecclesiae ] Eclesie T18 praeparetur ] preparatum T, in alternativa si integri praeparatum ‹sit ›

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Epistola 5

T, f. 8r

Ambrosius Hieronymo fratri salutem.Ex tuis litteris sum factus certior quid perditus ille frater Rainerius in dies

agat utque deterior efficiatur semper. Scripsi nuper ad Cosmum de illo, utmoneret eum pergere ad me. Credo nihil faciet. Domino abbati Camaldu-lensi ut videtur scribo, mandans ut illum in carcerem mittat teneatque tamdiu quoad meis litteris admonitus fuerit. Quid de fratre Bartholomeo scri-bas animadverti, gratulorque patrem obtemperasse monitis meis. Serveturadhuc in carcere donec resipiscat. Est enim pia crudelitas qua ita corpus at-teritur ut animarum periculis obvietur. Scribit mihi frater meus Silvestersententiam vestram de mea profectione ad urbem et de profectionis modo.Id abs te omissum satis admiror. Nosti enim, consilium super ea re ut a Co-smo nostro et priore flagitares, a me aliis litteris monitum. Oravi ut mitteresdialogum illum Eneae Sophystae quem habet Nicolaus manu mea in papyro.Excidit scribere ut a ser Antonio Marii postulares hunc ipsum dialogum a sein membranis postulatu meo transcriptum, licet non integre illum absolve-rit, eumque mitteres cum rebus caeteris. De Biblia Hebrea scribit mihi fra-ter Silvester patrem priorem suspicari non posse me salva conscientia illamita distrahere quod opinio sit antiquum patrem nostrum Mattheum trigin-ta pro illa florinos exsolvisse. Hunc ab eis scrupulum facile amovere pos-sum. Namque pretium omne ex elemosynis ob hoc ipsum quaesitis con-gregavi. Dedit mihi protonotarius domini Placentini modo episcopus obhanc rem aureos x, pro domino Placentino v et quinque alios nomine suo.Cardinalis item Hispanus hospes noster quinque alios et archiepiscopusMaioricensis alios quinque. Dominus Guaspar de Perusio tres. DominusPallas quattuor, et alii alios, donec impleta est summa florinorum xxxiii.Plus enim non constitit. Credant itaque patres mei nihil me fraudis cogita-re inferre monasterio, cuius mihi integritas et status optimus carior quamvita mea est. Praeterea hanc ipsam vendendi licentiam, cum a patre prioreante aliquot annos postulassem, largitus est libere. Nolo tamen ea uti si dis-plicet. Faciant de ea quod volunt. Ego enim grate admittam omnem sen-tentiam suam. Vale et patri priori fratribusque caeteris me commenda. Sa-luta nostros filios. Salutat vos Parens carissimus noster.

Arretii, xxi decembris.Hodie credo revertemur ad monasterium nostrum Fontis Boni.

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8 pia crudelitas: cfr. ps.-Aug., Erem., 40 (PL, xl 1311); Bern., Serm. de diversis, 41 2.

5 mittat ] mictat T 7 obtemperasse ] optemperasse T 13 papyro ] papiro T20 elemosynis ] elemosinis T 26 Credant ] Credat T 33 Arretii ] Aretii T

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Epistola 6

T, f. 8r-v

Ambrosius Hieronymo fratri salutem.Nudius tertius scripsi ad te ex Arretio dedique litteras et ad abbatem no-

strum Camaldulensem de capiendo fratre Rainerio atque servando ad nu-tum nostrum in custodia. Admonui et de corrigendis monachis suis. Abba-ti quoque Sancti Felicis et in hanc rem scripsi, admonens ut curam haberetdiligentem commissi sibi gregis, hortareturque monachos perficere moni-ta nostrae parvitatis ne, si negligerent, quem placidum et mitem expertierant, iratum et severum sentirent. Ea ipsa die inclementiore caelo, cumpluvia fere praeceps rueret, retinere nos volentibus omnibus ac discessumdissuadere temptantibus, et ne periculo nos exponeremus orantibus, veritiquod evenisset ne, si tunc profectionem differre voluissemus nostram, re-morari nimium postea cogeremur, contra omnium sententiam iter aggres-si sumus, tantaque velocitate iter egimus, ut ferme intra quinque horas de-cem et octo milia passuum explicaremus, nive nos perpetua comitante om-nique ex parte irruente: a tergo, in faciem, a destris ac sinistris, tanta densi-tate et constipatione fundebatur ut omnia praeter aquas operiret, cum ip-sum quoque iter publicum ob aquarum praeteritam illuviem aquis instartorrentium decurreret. Natabant pedes calceis licet laneis atque pelliceis,duplicibusque caligis muniti, adeo nimia nivium vis omnia infecerat atquepenetraverat, solumque aerumpnis defuit nostris, ne a facie et mento gla-cies lineas duceret. Cum inter haec omnia incommoda devia quoque secu-ti sumus. Nam cum Socium ad duo ferme miliaria propinquaremus, niveomnia tegente, viam amisimus. Ac nisi audito campanae sonitu proximamecclesiam adivissemus, quod reliquum erat itineris ea die non expedisse-mus. Namque bonum quendam virum vix multa praece induximus ut viaenos redderet sicque tandem applicuimus Socium. Ubi igne ac cibo recreatinocte ipsa utcumque quievimus. Postridie Camaldulum venimus. Ibiquerequiescere paucis diebus intendimus, donec certi aliquid a vobis afferaturan modo Romam proficiscendum amici suadeant. Nihil certe mihi ipsi par-cere institui, dum iniunctum mihi debite exequar munus. Deus aderit sciobene proponenti, neque ulla ‹re› Romae nos deseret, exoratus maximepraecibus vestris. Non enim aspiciet peccata mea, sed iuxta multitudinemmiserationum suarum faciet mecum. Scire aveo an electus noster abbassuum accommodarit assensum. Sollicitus quippe animi sum ne quid scan-dalorum oriatur. Hortare omnes ut persistant in proposito, et in primis dul-cem filiolum meum Gabrielem. Huic enim magis quam caeteris timeo.Mitto Gregorio patri radices illas medicatas, confovendo stomacho maxi-me accommodatas. Requiri facies meo nomine a domino Benedicto bisa-cias et valisiam, quae fuerunt antecessoris sui, mittesque fratrem Domini-

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cum qui repetat, ipse quippe illas emit, curabisque mittere ad me quam pri-mum, ut habeam ubi necessaria itineri perferre possim. Vide quantis undi-que difficultatibus premar, quam multa immineant pericula. Hortare mo-nasterii patrem et fratres omnes ac filios nostros ut pro me orent. Ego enimostentum factus videor, quem Dominus noster ita exercere voluerit, ut la-borum patiens efficiar. Atque utinam illi proficiant ad salutem meam! Adtolerandum enim me satis constanter institui. Accersiri facies Nicolaumadulescentem illum a Iacobo Corbiço educatum, monebisque uti conve-niat Nicolaum Francisci de Luna filium, dicatque illi ex Parente nostro sua-vissimo, qui Aulum Gellium scribere illi iam coeperat, peregre se aliquan-diu futurum, rogare uti recipiat codicem suum, membranasque et exem-plar, ne mora illi scandalum faciat. Ac si quidem animadverterit illum itavelle, pergat ad matrem Parentis codicemque et membranas ab ea recipiat,illique restituat, ut libero animo et quieto iuvenis ipse noster optimus atquefidissimus esse possit. Commendat se ille tuis et Augustini nostri praecibusvosque oppido salutat. Vale amantissime frater.

Ex nostro monasterio Fontis Boni, xxiii decembris.Mittit praeterea Parens ipse noster bisacias et calcaria reddenda per te

matri, Psalteriolum item ser Antonio Allio sacerdoti et Testamentum No-vum parvi item voluminis ser Laurentio Pisano et ipsi sacerdoti restituendaper te. Sunt autem ambo noti nostri. Scis quos velim.

Epistola 7

T, f. 9r

Ambrosius Hieronymo fratri plurimam salutem.Post varia itineris incommoda veni Arretium lassus et paene toto fractus

corpore. Nocte in monasterio nostro Sanctae Mariae in Gradibus requievi-mus. Hodie, peracto iam prandio, hac ferme hora hinc discedimus, quia do-minus Bartholomeus ad nos hora iam prandii applicuit et tempus admonet

32 iuxta multitudinem miserationum suarum: Neh. (ii Esr.), 13 22 « secundum multitudi-nem miserationum tuarum »; Ps., 51 (50) 3 « iuxta multitudinem miserationum tua-rum »; Ps., 69 (68) 17 « secundum multitudinem miserationum tuarum »; cfr. Is., 63 15« multitudo viscerum tuorum et miserationum tuarum ».

2 Arretio ] Aretio T 6 monachos ] monacos T 18 calceis ] precede una lettera inrasura T 24 ecclesiam ] eclesiam T 29 Nihil ] Nichil T mihi ] michi T30 institui ] istitui T 32 iuxta ] iusta T 33 electus ] elettus T 37 stomacho ]stomaco T 40 mittere ] mictere T 46 tolerandum ] tollerandum T Accer-siri ] Acersiri T Nicolaum ] Nicholaum T 55 oppido ] opido T

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non ultra hic immorandum. Inveni hic abbatem Vallis Castri biduo iammeum praestolantem adventum. Cum quo iter agere institui. Tommas Pe-rusinus aberat. Quem omittere impraesentiarum satius putavi et in primisquia absens est et videtur esse excusatio satis legitima. Commenda me ora-tionibus fratrum et filios nostros dulcissimos confirma in gratia et timoreDei et praecipue quos nosti magis confirmatione opus habere. Gabrielemnostrum admone ut legat dulce Epithalamium et Expositionem Bernardisuper illud. Vale, mi dulcissime frater, et ora pro me.

Arretii, ex nostro monasterio Sanctae Mariae in Gradibus, xxi ianuarii.Benedictus cognatus noster non est mecum.

Epistola 8

T, f. 15v

Ambrosius Hieronymo fratri salutem.Litteras his inclusas ita signatas reddes fratri Francisco filio nostro. Cras si-

ve post biduum Deo duce hinc iter arripiemus nisi aliquis casus occurrerit.Vale et patri priori me commenda fratresque omnes nostros salutabis ex me.

Romae, xvii maii.

Epistola 9

T, ff. 22v-23r

Ambrosius Hieronymo fratri salutem in Domino.Scripsi ad te proxime quid fieri cuperem, satisque vereor ne mea haec ni-

mia instantia molestiae tibi aliquid vel certe Domini Dei detrimenti pariat,in qua te vices quoque meas strenue exequi quantum par laetor et gaudeo,maximeque in instituendis formandisque tyrunchulis Christi ad militiamcaelestem quam cupiunt profiteri vel certe servandis in ea quam professisunt servitute divina et armandis perpetua doctrina contra ferales antiqui

2 fractus corpore: cfr. Bern., Epist., 449; Serm. super Cantica Canticorum, 56 2. 7 meumpraestolantem adventum: cfr. Idc., 6 18 « praestolabor adventum tuum »; Idc., 9 25 « illiuspraestolantur adventum ».

2 Arretium ] Aretium T 14 Arretii ] Aretii T 15 Benedictus ] Benedittus T

1 Hieronymo ] Hieronimo T 2 Francisco ] Francischo T

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hostis insidias. Id inquam munus abs te impleri tanti extimo ut pigeat ani-mum tam piis intentum studiis ad alia longe diversa evocare terrenisqueimplicare curis. Sed quid facio, infelix, qui cui istic negotia huiusce‹modi ›iniungam praeter te habeo neminem? Partire illa quaeso cum Benedictonostro, immo illi omnia si videtur impone, ut totam ipse iste longe assuetussarcinam ferat et te hac interim cura levet. Scripseram litteras ad te fratri op-timo ut ad te perferret tradendas. Verum eas ipsas impraesentiarum mitte-re satius extimavi, cum praesertim frater ille morbo impeditus, cuius cu-randi gratia me auctore veniebat, an profecturus sit dubius animo sim. Fa-cies tu, si venerit, quae fieri nos velle intelligis in eius cura diligentissime in-quirenda. Paucis post diebus mittam fidelissimum curarum nostrarum so-cium priorem de Balneo cum litteris nostris ad Dinum amicissimum no-strum pannique negotium ut cum eo transigat iniungam. Litteras ad temeas Fazinus noster, iuvenis plane bonus et mihi in primis gratus, transcri-bere cum nostris caeteris cupit registrumque conficere. Gratum erit si votisillius satisfeceris ipsasque litteras miseris a me ipso relegendas interdum.Affectum enim illum nostrum repraesentant animumque etiam nostrumsuaviter dum repetuntur afficiunt. Eas cum scriptae erunt protinus mittam.Atramenti itidem vasculum fictile angusti oris ut mittas impendio praecor.Nam vitreum difficile afferri posset difficiliusque servari ob inclementiamaeris. Nosti cuiusmodi vasculum signem, eius scilicet generis quod, vitrocircumtectum candido, praeter unius oris angustias prominentem a colloveluti fistulam praefert, ex qua guttatim emitti atramentum solet. Librosquoque a me aliis litteris postulatos per hunc mulionem nostrum mitten-dos curabis, quibus adicies et Iulianum in papyro et pessimis litteris. Bene-dictum admonebis ut calculum Tani et reliquorum studio seponendum cu-ret. Pecunias item si quas potest nostris conductoribus exigat. Filios omnesnostros salvere iubebis ex me. Nos plurimis undique difficultatibus premi-mur, sed in Dei tamen misericordia et in orationum vestrarum fiducia re-spiramus. Vale in Domino.

Ex nostro monasterio Fontis Boni, viiii octobris.Salutat vos omnes dominus socius noster et in primis Euphrosynum et

Augustinum.

1 Hieronymo ] Hieronimo T 3 Domini ] Domni T 4 in qua ] segue tev depen-nato T 9 terrenisque ] terenisque T 13 levet ] levat corretto in levet T Scrip-seram ] Scriseram T 15 extimavi ] existimai T 16 profecturus ] profecturos T18 mittam ] mictam T 23 satisfeceris ] satisfecerit T 25 cum ] dum T mit-tam ] mictam T 26. Atramenti ] Attramenti T mittas ] mictas T 27 incle-mentiam ] inclementia T 29 circumtectum ] circhumtectum T 29 promi-nentem ] prominenet con segno abbreviativo dubbio sulla t T 30 praefert ] segue si-gnem depennato T emitti ] emicti T 31 mulionem ] segue ut calculum tani

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Epistola 10

T, f. 23r

Ambrosius Hieronymo fratri salutem.Excidit heri narrare tibi de Hieronymo quid factum esset. Venit heri ad

me comitante secum Bartholo Tedaldo cum essem in abbatia Florentinaprostratusque petiit errori suo veniam. Ego illi, ut eram pollicitus, libenterindulsi poenitentiamque suscepi in gratiam nostram, licet suspecta sit plu-rimum ista eius poenitentia. Attulit mihi ex urbe litteras quae supplicemcommendarent. Eas ad te mitto. Fractus multum est et magna de spe lapsus,si tamen sperare superbia rite dicitur. Venturus est ad vos visitandi causa.Benigne illum suscipite atque ad perseverantiam humilitatis hortamini.Negotium illud monasterii de caetero conferte cum patre monasterii, quiare vera consideratis omnibus ac diligenter inspectis non est renuenda iudi-cio meo illa conditio quam heri proposuimus. Scio patrem monasterii me-cum una huiusmodi unionem monachorum saepe immo semper execra-tum et in ea sententia fuisse ut utrumque dimitteret, si per se facere id qui-visset, quia re vera et infamiae plurimum importavit monasterio nostro etelemosynarum imminuendarum potissima causa fuit. Acceditque fructusinde minimum et periculosi laboris plurimum inde semper ortum est, cumsaepe necesse fuerit conversos illuc mittere in animarum suarum perni-ciem et monasterii dedecus. Fructus illi praeterea si impendio comparen-tur, parum emolumenti contulerunt. Audio quid cogitaverint fratres nostriet vere inanis illa erit spes et infamiam pariet monasterio si attemptata fue-rit. Quatuor aut sex orcas olei si habeant annis singulis plus commoditatiserit eis quam perceperint hactenus [. . .].

4 laetor et gaudeo: Laod., 6 « laetor et gaudeo ». 5 tyrunchulis Christi: cfr. Hier., Epist.,118 2; 130 4; ecc. 7 contra ferales antiqui hostis insidias: cfr. Aug., Serm., 275 (PL, xxxviii1254); Greg., Dial., iii 19; ecc.; Moral., xxx 25; xxxiii 11; ecc.; Beda, In euang. Luc., i 4 (PL,xcii 366); ecc. 13 sarcinam ferat: cfr. Sen., Epist., 76 8; Gell., ix 9 15; Aug., Epist., 157 33;In euang. Ioh., 11 1; Serm., 70 (PL, xxxviii 443); 164 (PL, xxxviii 898 27); ecc. 29 a colloveluti fistulam . . . guttatim: cfr. Apul., Met., iii 3. 36 in Dei tamen misericordia . . . respira-mus: cfr. Bern., Serm. in adnuntiatione dominica, 3 3.

espunto T 32 adicies ] adiicies T Iulianum ] Iuliam T 33 admonebis ]amonebis T 34 potest ] segue q con segno abbreviativo per qui di dubbia interpretazione,forse quidem T 35 plurimis ] us depennato tra pluri- e -mis T 36 Dei ] Di T 38octobris ] ottobris corretto in octobris T 39 salutat] salutant T dominus ] domi-nius T

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Ad Ambrogio Traversari, generale dell’ordine camaldolese dal 1431 al1439, si deve una delle piú ampie raccolte di lettere dell’età umanistica, la cuitradizione attende ancora di essere indagata in modo approfondito. L’arti-colo prende in esame il codice Trivulziano 1626, un manoscritto cartaceodel quarto-quinto decennio del Quattrocento, lasciato incompiuto, che tra-smette una selezione di sole familiares indirizzate al fratello Girolamo, alle-stita in un contesto monastico probabilmente già alcuni anni prima cheprendessero corpo le sillogi sistematiche e ufficiali dell’intero epistolariotraversariano. Nella raccolta conservata oggi in Trivulziana confluirono an-che dieci lettere ancora inedite, di cui si propone in appendice l’edizionecritica, che aggiungono alla consolidata conoscenza della biografia del Ca-maldolese tra il 1431 e il 1432-1433 ulteriori dettagli di carattere non solo per-sonale, umano e spirituale, ma anche politico e letterario.

To AmbrogioTraversari, head of the Camaldolese order from 1431 to 1439, we oweone of the largest collections of letters from the humanistic era. The textual transmissionhas still to be fully examined. This article deals with MS Trivulziano 1626, a papercodex of c. 1440-1450; it is incomplete and contains only letters addressed to his brotherGirolamo, a selection prepared in a monastic milieu probably some years before the sys-tematic official collections took shape. The selection in the Trivulziano MS includes tenletters not previously published, printed here as an appendix; to the known facts aboutTraversari’s life in 1431-1433 they add personal details, not only relating to the spiritu-ality of the man but also to political and literary matters.

5 libenter indulsi: cfr. Ambr., Epist., v 20 13; ecc.; Cassiod., Var., iv 25; ecc.

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1 Hieronymo ] Hieronimo T 2 Hieronymo ] Ieronimo T 3 comitante ] co-mitate T 5 indulsi ] induxi T suscepi ] sustcepi T 7 mitto ] micto T 9hortamini ] ortamini T 11 omnibus ] omibus T 13 monachorum ] monaco-rum T 14 utrumque ] utrunque vel utrimque T dimitteret ] dimicteret T17 ortum ] hortum con h depennata T 18 mittere ] mictere T

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