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OO cJ' étr-rcJes o riti rl r r.J-,:i THELLENISATION EN MEDITERRANEE OCCIDENTATE qu lemps des guerres puniques (260 - 180 qv. J.C.) Acies du Colloque interncrtionol de Toulouse 3'l mcrrs - 2 ovril 2005 Actes reunis por : Pcrul Froneois. Pierre Moret, Sondro Péré-Nogues, Publié ovec le concours de : - UTAH -.ASA o?\fàr.r' Revr re 1:iut lieie overt lr"' corr(l(ll lrs rjt t r:r:ttf fl nrtticrriti rJr.1 lv'11a" PRESSES UNIVERSITAIRES DU MIRAIL revLie

La Sardegna tra Cartagine e Roma

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OOcJ' étr-rcJes o riti rl r r.J-,:i

THELLENISATIONEN MEDITERRANEE

OCCIDENTATEqu lemps des guerres

puniques(260 - 180 qv. J.C.)

Acies du Colloque interncrtionol de Toulouse3'l mcrrs - 2 ovril 2005

Actes reunis por :

Pcrul Froneois.Pierre Moret,

Sondro Péré-Nogues,

Publié ovec le concours de :

- UTAH

-.ASA o?\fàr.r'Revr re 1:iut lieie overt lr"' corr(l(ll lrs rjt t r:r:ttf fl nrtticrriti rJr.1 lv'11a"

PRESSES UNIVERSITAIRES DU MIRAIL

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Plrtrfr:r : " Nlonnore: her:ide d FsprqgTT;s2 c7t.t lll siet:le" ,

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Corri5rosiliorr : Nirlhr:lie Vitse.

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PALt" s, 7 0, 2006, pp. 61 -92.

La Sardegna tra Cartagine e Roma :

tradizioni puniche e ellen izzazione

Paolo BERNARDINI*

ll 238 a.C. segna il passaggio della Sardegna sotto il controllo politico di Roma ; ma

I'isola resta ancora a lungo profondamente permeata dalla tradizione punica nelle sue

manifestazioni culturali e nei suoi modelli fondamentali dr organizzazione e gestione delterritorio' (fig. l).

Questa considerazione, presente in modo ampio negli studi che si occupano deimomenti cruciali di svolgimento della storia mediterranea tra il III e il II secolo', si

accompagna peraltro a una seconda riflessione, ancora più generale, per la quale iprogressivi successi di Roma contro la città rivale, Cartagine d'Africa, sono in realta l'esitodi un fenomeno più antico e profondo : il cedimento delle tradizioni portanti, costitutivedella cultura punica, la quale, fiaccata dalle lusinghe dell'Ellenismo, confonde e perde divista la propria identita, la propria specificità ; come dire che i fichi, troppo freschi

secondo Catone, erano in realta gia abbondantemente rinsecchiti'.Vi è nei due enunciati che ho ricordato, oltre una certa contraddizione, una

debolezza di struttura e di impostazione che percepisce come "scontro culturale" unfenomeno di wiluppo e di trasformazione che segna in profondità la fisionomia delle due

città antagoniste, Cartagine e Roma, proprio sotto il segno dell'appropriazione e

dell'interpretazione dei modelli dell'ellenismo impiegati a dar conto di una peculiare

Direttore Archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliarie Oristano-Ministero per i Beni e le Attività Culturali ([email protected]).

Per i quadri d'insieme si v. Moscati, Bartoloni et Bondì, 1997, pp. 99-115, sulla linea delle

impostazioni già presenti in Moscati, 1992 ; ld., 1993 ; 1994a; L995, pp. 489-578. Per le fasi

di passaggio al controllo romano sull'isola e il rappono tra cultura punica e i nuovi modelliemergenti si v. Van Dommelen, 1998, pp. 16l-209; si v. ancora, RowlandJr, 2001, pp. 89-125 e, per i quadri storico-economici generali, Meloni, 1980, pp.7-128.Si v., in particolare, le lucide esposizioni di Bondì, 1988, pp. 205-211 ;448-449 e Id., 1990,

pp.457-464; cfr. Van Dommelen, 1998, pp. 205-208.Il concetto, con specifica allusione ai fichi catoniani, è ripreso in una bella sintesi divulgativa diMoscati, 1994b.

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espressione ideologica, legata al potere, al messaggio e alla propaganda, e organizzativa,relativa alle forme di costruzione e uso del territorio.

Il divenire della Sardegna punica tra il III e il II secolo conserva esempiparticolarmente illuminanti dei processi per i quali I'interrelazione tra tradizioni puniche e

ellenistiche esprime il linguaggio dell'epicrazia punica da una parte, il formarsidell'autoctonia sardo-punica dall'altra ; una fase culturale intricata, complessivamentepoco indagata e nella quale confluiscono, in vario modo, le esigenze e i programmi deinegotiatores e publicani di provenienza e tradizione etrusco-italica'.

I secoli IV e III sono i tempi nei quali il radicamento punico nel territorio sardoassume espetti di capillarità di diffusione e omogeneità di "forma" culturale.

Si tratta di una vera e propria inversione di tendenza rispetto alle fasi incerte dellaprima dominazione punica : i principali insediamenti costieri, di antica origine fenicia,sono adesso in piena rinascita, quasi "rifondati" nel loro ruolo di centri di organizzazionedel territorio e integrati da nuove, importanti realtà urbane : penso a Neapolis punica nel

golfo interno di Oristano e a Olbia nel secentrione dell'isola'.Il territorio interno, a iniziare dalle fenili piane dei Campidani, è interessato da una

rete di nuclei produttivi, talora concentrati in veri e propri borghi e spesso ubicati a

rivitalizzare i luoghi di antichissima concentrazione indigena, presso i monumenti a torree i santuari della cultura nuragica".

Con tutto ciò, il fenomeno pienamente evidente da un punto di vista archeologico è

ancora per larga parte quello del grande sviluppo del popolamento rurale di gentipunicizzate nella fase della prima romanizzazione' ; ma esso ha le sue indubbie premesse

nella ricchezza del popolamento diffuso tra la fine del IV e il III sec.a.C. come indica ilgrande sviluppo, proprio in questo versante cronologico, della cittadina di Monte Sirai,uno degli esempi piir illuminanti, e ampiamente indagato, di questa tendenza'.

Nell' isola, attraverso la documentazione degli impianti insediativi e della produzioneartigianale, si coglie una sostanziale tenuta delle tradizioni sardo-puniche nelle fasi delladominazione romana : segno di un radicamento che non è per niente attaccamento alpassato o risposta polemica verso i nuovi padroni ma corrisponde a una complessivatenuta delle strutture fisiche e sociali di riferimento, forse anche attraverso la progressiva

immissione di coloni nord-africani nel corso delle fasi di transizione dal controllo politicopunico a quello romano', e la cui evidenza assai si prolunga nel tempo : penso allaperseveranza vitale di lingua e isrìtuzioni attestata nell'epigrafia ufficiale dalla trilingue diS.Nicolo Gerrei o dalla iscrizione neopunica di Bitia, di età antonina'".

Per i quali si v. il pregevole studio di sintesi di Colavini, 1999.

Moscati, Bartoloni et Bondì, 1997, pp.73-97; su Neapolis, in dettaglio, Zucca, 1987; stOlbia, D'Oriano, 1990, pp.487-495; D'Oriano et Sanciu, 1991 ; cfr. Bartoloni, 1996.

Si v. gli studi di Bondì e Van Dommelen richiamati suprailIa nota n.2 e Pirredda, 1992.

Olre i riferimenti presenti nella nota precedente v. Lilliu, 1990 ; P. Pala, 1990.

Bartoloni, 1994 : Id.,2000 (=CSF, 4r), pp. 4I-45.Éondì, 1990; Van Dornmelen, 1998, pp. 161-209; si v. la sezione "Popolazioni rurali traCanagine e Roma" in Bernardini, D'Oriano et Spanu, 1997, pp. 143-165.Da ultimaAmadasi, 1990, pp. 81-84, nn.14-15.

LA SARDEGNATM CARTAGINE E ROMA

Non tratterò in questa sede, neppure in estrema sintesi, la sterminata produzione diimportazione e influenza greca e greca ellenistica che, dalle fabbriche di ceramica a quelledella piccola plastica, si diffonde nella Sardegna tra il IV e il II secolo" ; 1o spazio di questa

relazione mi consente soltanto di sottolinearne I'estrema importanza quale "collante"culturale di fondo costantemente da tenere presente nel contesto di quelle specificheevidenze, da una parte provenienti dai grandi centri urbani, dall'altra da quelli periurbanie rurali, di cui vorrei parlare''.

Il centro urbano di Tharros, caposaldo insieme a Neapolis dell'epicrazia punica nelgolfo di Oristano, ha vissuto, tra la fine del IV e la fine del III secolo, una profondarevisione del suo tessuto cittadino e delle forme del decoro urbano.

Questo processo è testimoniato dalle due importanti fabbriche santuariali che ha

conseryato la città -il tempio cosiddetto delle semicolonne e il tempio K -e si muoveattraverso I'iniziativa di una classe dirigente la cui diretta connessione con iscrizionicommemorative di fasti edilizi ha un cefto sapore di evergetismo (fig. 2).

Il tempio delle semicolonne" illustra in modo significativo quanto consapevole sia lavalorizzazione della tradizione punica riletta e rivestita aftraverso il decoro greco (fig. 3a) :

la struttura della fabbrica, composta da una scalinata contenuta da murature laterali e diinvito ad una massiccia piattaforma sede di vî naiskos o edicola sacra o, secondo altreversioni, di un altare monumentale, è di chiara tradizione vicino-orientale'".

Su questa matrice culturale, il decoro opera aftraverso I'inserimento, puramenteesornativo, di semicolonne sormontate da capitelli dorici e paraste d'angolo e di facciata

applicando un programma complesso di contaminazione e di interrelazione giocato sullacompenetrazione di due tradizioni: i capitelli dorici, che chiudono i fusti scalanati dellecolonne, sorreggono un'elegante gola egizia, mentre le paraste si chiudevano forse concapitelli di tipo eolico-cipriota, documentati tra i materiali di spoglio ; all'altare o edicolacentrali sono da riferire inoltre frammenti architettonici, forse anch'essi di capitello, conmodvi a meandro e a ovuli, una sorta di fotmation ionico''.

Nel quadro dei prototipi vicino-orientali, il riferimento all'architettura egizia

Per la diffusione dei motivi, tipologici e iconografici, di ambito greco.-ellenisriconell'artigianato punico si v. in generale il repertorio illustrato, per le sezioni specifiche sullaSardegna, in Moscati, 1988a; Id., 1990; Id., 1995, pp. 489-578; Bernardini, D'Oriano etSpanu, 1997, cui si rimanda per i riferimenti bibliografici e critici di dettaglio ; per la ceramicavanno almeno ricordati i fondamentali studi sulla vernice nera di Tronchetti, 1988 ; Id.,1992;1d.,7994, cui va aggiunto Id., 1996; si v. anche I'ottimo lavoro di Campanella, 1999(=csF, 3e).

Nel quadro della fase culturale punica e tardo-punica in Sardegna e dell'interrelazione diquesta con i modelli greci e ellenistici mi sono occupato di recente del tema dell'integrazione e

dell'autoctonia: rimando a Bemardini, 2003b e a Bartoloni et Bernardini, 2003.

Pesce, l96la; Id., 1961b; Acquaro, 1991; cfr. Zucca, 1984, pp.54-56; Acquaro etMezzalani, 1996, pp. 39 -46.

Perra, 1998, pp. 7 3-7 4 ; 1 51 -155 ; Stiglio, 2004, pp. 87 -88.Ibid., pp. 151-155, per una discussione sui vari elementi della decorazione architettonica; inogni caso, la proposta di restituzione di Acquaro, 1991, non riesce a dare una collocazione ad

alcuni laceni architettonici tra i quali, soprattutto, i capitelli di tipo eolico-cipriota.

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interpretata in un discorso disinvolto e moderno di contaminazione è rivelatore dellatemperie punico-ellenistica del progetto -verosimilmente in collegamento con i rinnovaticontatti tra Cartagine e I'Egitto e il conseguente primo impulso alla diffusionemediterranea dei culti isiaci'" -abbellito, ai lati della rampa d'accesso, da due mosse efluide sculture di leone, purtroppo assai mal conservate e di nuovo in sintonia con laplurisecolare tradizione orientale dei leoni guardiani di mura urbiche o di porte deltempio".

Con il tempio K", forse da collocare all'estrema fine del III se non gia nel II secolo, ilcuore del santuario, ribadito da una iscrizione mutila nell'appellativo di "vano sacro"

espresso in punico'", è un piccolo edificio prostilo, su podio emergente, con due pilastri difacciata e frontone di coronamento, associato a spazi porticati e, soprattutto, inserito inuna sistemazione a lunga rampa gradonata che definisce in termini scenografici il pendiodel colle e che innova in modo fortissimo sulla organizzazione degli spazi urbani che sono

già o stanno per essere quelli delle ciuitates stipendiariae di matrice culturale punicadell'isola^ (fiS. 3b).

Se I'area sacra che gravita intorno al tempio K sembra essere un luogo destinatoall'affissione di iscrizioni importanti per la vita pubblica e mercantil€ della città'', unalastra in marmo, di antico ritrovamento tharrense, conserva la dedica "Al Signore, al diosanto Melqarì'".

La dedica commemora, in una fase di piena espansione culturale ellenistica, tra il IIIe il II secolo, il restauro o I'ampliamento di un edificio sacro : vi è menzione di un portico,della costruzione di un tetto e di colonne.

L'iscrizione rivela, in via indiretta, la presenza nel sito di Tharros di un santuario diMelqart più antico, che in questa occasione viene rimesso a nuovo e conferma il fervoreedilizio del periodo ; si tratta di un impegno importante, che coinvolge tutta lacittadinanza e la sua amministrazione politica ; il dedicante è forse un sufeta, e cenamenteha sufeti nella sua genealogia; I'opera è tale che diventa oppoftuno citarne i responsabilitecnici, i costruttori e fissarne in modo preciso la data di esecuzione con il richiamo al

sufetato in corso ma anche con una chiara impronta di evergetismo operanre.

L'identificazione del santuario cui la dedica fa riferimento rimane irrisolta : perquanto suggestiva, la sua connessione al tempio delle semicolonne non può essere

assicurata anche per il richiamo, nella dedica, ad un portico, a colonne e a un tetto che

sembrano configurare una sistemazione abbastanza diversa da quella della fabbrica indiscorso ; senza insistervi oltre, vorrei invece notare come, nell'iscrizione, si faccia

Bowman, 1988, pp. 139-226.Bernardini, 1988, p. 16 ; cfr. Moscati, 1987 (= StPun, 2), pp.2l-22.Acquaro, 1983, pp. 623-631 ; cft. Zucc:,1984, pp. 57-58 ; Acquaro et Mezzolani, 1996, pp.

36-38.Garbini, 1991, p. 231, n.25.Yerya, 1997, pp. 107-120.Mi riferisco alla famosa iscrizione con la garanzia del tesoriere Arish: Garbinî, 1991, pp.227-234, n.19.ICO Sard.32; cfr. C. Bonnet, 1988, pp.253-255; Garbini, 1991, p. 224;Amadasi, 1992,pp. 524-532 ; cfr. Ead., 1990, pp. 51-52.

LA SARDEGNA TRA CARTAGINE E ROMA

riferimento ai funzionari pubblici di una città che viene definita con il nome di 4rrhadasth, in cui molti autori vogliono riconoscere il nome effettivo di Tharros".

Che questo sia stato il nome antico del centro, sin dalla sua fondazione, non è darosapere ; ma certamente l'allusione ad una "città nuova" ha un senso nel fervore ediliziodell'epoca e può ben riflettere I'impegno e la propaganda di una eliteurbana impegnata inquesto senso; penso anche ad un'altra citta nuova, Neapolis, sempre nel golfo oristanese,

che, come Tharros, nel IV secolo avanzato definisce il suo essere citta con laperimetrazione delle mura urbiche, come succederà, nello stesso periodo, alla nuova cittàolbiese ma anche al borgo rinnovato e ampliato di Monte Sirai".

La sistemazione scenografica del tempio K richiama una fabbrica santuariale affineche si localizza a Sulcis: qui, tra l'estrema fine del III e il successivo II secolo, I'acropolidel centro punico e le sue pendici meridionali, sedi di un settore della necropoli punicamonumentale, sono interessate da un ampio programma edilizio che stravolge settoricruciali della tradizionale forma urbana.

I dati, per quanto ancora molto parziali, consentono di ricostruire la presenza allasommita del colle di un tempio su alto podio che la presenza attigua di un corridoiopavimentato asigninurn e delimitato da una serie di nove colonne a fusto liscio consente

di riferire ai modelli del tempio periptero sine postico; dal tempio e lungo le pendicicollinari si individua una imponente sistemazione a gradoni e tetrez:Lamenti successivi

desinente con una fronte muraria articolata in nicchie che si affaccia su un grande spazio

ellittico, certamente uno spírzio per rappresentazioni teatrali o ludiche" (fig. 4a, b).Si tratta di un apprestamento di fabbrica santuariale con sviluppo e impianto

scenografico che richiama modelli ben noti nella tradizione ellenistica di ambito italico,dal santuario di Gabi al tempio di Ercole a Tivoli, al complesso teatro-tempio fattoedificare a Roma da Pompeo, con corrispondenze anche di dettaglio, come il riferimentoal periptero sine postico, presente, in III secolo, nel tempio C di Largo Argentina a Roma e

nel tempio della Pace di Paestum'".

I mercatores italicihanno ceftarnente un ruolo imponante nella trasmissione nell'isola

di questi modelli : il gusto, attestato a Sulcis, per I'uso della nicchia come elementodecorativo impiegato a spezzaÍe una parete continua si ambienta con la presenza delcapitello composito con testa umana inserita tra le volute, forse registrata nel centrosulcitano in un esemplare ora scomparso ma documentata anche a Nora e di nuovo affine

Per la discussione sull'identificazione, che coinvolge Tharros e Neapolis, cfr. supra notaprecedente.

Zucca, 7987, p. 100, propende per una cronologia piii antica, possibilmente ancora nel Vsec.a.C.; ma si veda Moscati, Bartoloni et Bondì, 1997, p.95, con riferimento alla cintaurbica tharrense , ibid", p.78, per la cronologia delle mura urbiche di Olbia ; per Monte Sirai si

v. Banoloni, 2OOO, p. 43.

Bernardini, 1988, pp. 39-42;'îronchetti, 1995a, pp. 103-115; Id., 1995b, p.273; Colavini,1999, p.41. Per una ricostruzione del tutto divergente da quella proposta si v. Bartoloni,1989, pp. 33-38.

Per i contesti italici e il relativo wiluppo delle architenure si v., in sintesi, Coarelli,1987 ;Id.,1996, pp. 327-343; cfr. anche La Rocca, 1990, pp. 148-197.

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al ilp1 PestanlSulla fronte articolata che fronteggia I'arena, a Sulcis, sono messe in opera due

sculture in arenaria di leoni accosciati, opera di artigianato fenicio del W secolo e quireimpiegate ; a parte il confronto con i leoni del tempio tharrense prima ricordato, è

suggestivo vedere nella sistemazione un procedimento di contaminazione che di nuovoindica la profondità e lo spessore della interrelazione tra cuhura punica ed ellenismo :

perché la riconversione decorativa di una scultura arcaica non è fatto concettualmenrediverso dall'utilizzn, ad. esempio, dell'ordine dorico in funzione ornamentale di facciata^.

Gli apprestamenti tharrensi e sulcitani preparano nella Karalis romana del II secolo ilmodello "classico" del teatro-tempio, quale ci è restituito dalla fabbrica di via Malta", conampia platea teîîazzata che sostiene un largo podio in opera quadrata fronteggiante unacavea teatrale (fig. 5a) ; I'area ha rapporti diretti con l'attivita dei nercatoret italici, comeevidenzia un frammento in campana B con dedica votiva, la probabile pertinenza di unastatua di culto isiaco al santuario e la presenza nell'area sacra della gens Lollia, nota per isuoi affari nel traffico dei minerali e degli schiavi'".

Ma soprattutto la fabbrica di via Malta testimonia quanto sia mutata, tra il III e il IIsecolo, la "forma" urbana della prestigiosa "capitale" punica della Sardegna meridionale,che lascia a margine i settori di tradizionale e antico habitat fenicio e punico, incenrratosulle rive dell'attuale laguna di Santa Gilla, tracciando i nuovi spazi della città attraverso ladefinizione del porto, del foro e una viabilità accuraramenre programmata" (fig, 5b).

Nei tempi del passaggio e del mutamento, le camere funerarie monumentali del colledi Tuvixeddu, utilizzate ancora nel II secolo dalla elitepunico-karalitana, esibiscono decorie anedi, a rilievo e in pittura, che, al di là dei riferimenti ai simboli della religione e delrito, rivelano I'abitudine a disegnare spazi confortevoli e esteticamente godibili e chetrovano il loro logico complemento nelle sale porticate e negli accurati pavimenti a

cocciopesto con inserti decorativi del vivere quotidiano; tra tutte, ricordo la belladecorazione con fregio a palmette, serpenti urei e gorgone di una famosa tomba dellanecropoli di Karali' (fig. 6a, b).

Negli importanti santuari urbani, le statue di culto e le dediche vodve assumono, rral'avanzato IV e il II secolo, le forme dell'ellenismo trionfanre : a Nora, la bella testa didivinità in argilla riprende e reinterpreta modelli del classicismo maturo (fig.7a) e precedela produzione di dormienti con serpente del santuario di Esculapio, già totalmente di

Per il capitello si v. Angiolillo,1987, pp.95-97, collocato al II sec.a.C. soprattutto per ilconfronto con gli esemplari di Utica.Bernardini, 1988, p. 42.

Angiolillo, 1989a,pp.57-81,cft. Colavitti, 1992,pp. 1021-1034;Colavitti, 1999,pp.39-41.Ib;d-, pp. 40-41 : i frammento, di campana B, reca il grafflo adtigi (terram o aram) ; un aTtro

frammento, con bollo M. Lollius viene nel pono F del tempio di via Malta ; per la statua isiaca

v. Angiolillo, 1989b, p. 209, n.9 e Angiolillo, 1987, p. 143 (ibid.,la tesrina ellenistica delsatiro fanciullo, sempre dalla fabbrica di via Malta).Da ultima Colavitti, 2003, pp.71-73; cfr. Aa.Vv, 200f , pp. 13-31.Sull'insediamento tardo-punico e le sue abitazioni v. Tronchetti, 1990, pp. 9-34; J5-56;;bid.,46-49,Ia tomba dipinta detta'dell'Ureo", sulla quale v. anche Canepa, 1983, pp. f3l-135 eMattazzi,1994, pp. 15-30.

LA SARDEGNATRA CARTAGINE E ROMA

matrice ellenistica" ; a Sulcis, un'immagine ormai totalmente greca di Eracle dovevasormontare la base marmorea con rilievi inquadrati da pilastri con capitello dorico chereca la dedica di un membro importante della dirigenza sulcitanf' ; e I'evergetismodell'epoca popola i santuari di offerte di rilievo fatte da personaggi di prestigio, comeindicano le iscrizioni del santuario di Sid-Sardus Pater ad Antas, dove, in una cornicearchitettonica rinnovata di gusto punico-ellenistico (fig. 7b), circolano ex-voto complessi,realizzati con gusto per I'abbinamento e il contrasto polimaterico, come testimonia, tra glialtri, la testina faraonica di diretta importazione dall'Egitto tolemaico" (frg. 7 c) .

Ma, accanto alle dediche ellenistiche del santuario di Padria'" e alla ricca stipedemetriaca di San Simplicio a Olbia", con le sue immagini di dee con la colomba, con ilvelo, kourothrophoi o porratrici di ghirlande e di collane, con le quali siamo già nel IIsecolo, vorrei ricordare la grande fioritura delle stele grecizzanri che accompagna laproduzione dei lapicidi al lavoro nel santuario ray'zdi Sulcis e che opera, rinnovandola, su

una tradizione figurativa e iconografica profondamente punica in momenti del IV e del

III secolo'".

Anche in questo caso, gli inquadramenti delle edicole, le iconografie dei personaggiawolti nelle vesti panneggiate, la comparsa dei coronamenti frontonali di ambientazionegreca si evolvono gradatamente in formule in cui I'intervento della cultura etrusco-italicadiventa evidente (fig. 8-10): mi riferisco a quei prodorri, spesso di dimensioni piùmodeste rispetto alla norma e sovente destinati, di nuovo con gusto per il polimaterico,all'inserzione in blocchi più grandi di pietra differente e contraddistinti dalla rosetta inevidenza al centro del timpano frontonale ma anche nelle colonne e nell'architrave a gola

Troncheni, 1989, p. 197, nn. \4-("dama di Nora") ; nn. 1J-16 (dal santuario di Esculapio) :

I'autore discute sui tratti ancora "classici" della testa di Nora che, a suo giudizio, sonocomunque interpretati in un contesto culturale e artigianale decisamente tardo-ellenistico, delII sec.a.C.

Amadasi, 1986, p. 104 ; Moscati, 1988a, p. 669, n.504. L'iscrizione ci informa che la dedica èstata fatta da hmlk che ha nella sua genealogia alcuni sufeti sulcitani. La base sosteneva unbronzo figurato, di cui restano le impiombature, il cui riconoscimento come immagine diHerakles dipende dall'individuazione della scena con Herakles come faccia principale dellabase, cosa che pare comunque confermata dalla posizione e dall'orientamento delleimpiombature. Oltre il lato con Herakles, le altre scene si riferiscono a Afrodite-Tanit (lato

sinistro) e Trittolemo-Baal Frugifer (lato destro).

R. Zucca, 1989, pp. 35-36: il tempio presentava la trabeazione a gola egizia unita all'ordinedorico delle colonne e dei pilastri ; cfr. in generale, Bernardini, 2002, pp. 17-28; per la testinadi faraone, di età tolemaica, si v. Uberti, ).995, pp.259-261 e, da ultimo, Bernardini, 2004.

Va notata, nel discorso dell'evergetismo, la presenza di personaggi eminenti di cultura punicache devono appartenere, socialmente, a quella elite impegnata in dediche imponanti : cfr.Zucca,1992; si v. in particolare, per Karales, oltre le basi di donario della moglie delgovernatore L. Aurelius Orestes e del praetor Cispius, rispettivamente del II e del I sec.a.C., lamonetazione di Arisn e Mutumbal Ricore, o le attestazioni di Bostare, Sillinis flius, SulguinumCaralitanus e d:. M. Plotias Silisonis filius Rufus: cfr. Id., 1990, pp.659-660.Campus, 1994 ; 1d., 1996, pp. 579-590.D'Oriano, 1997a, pp. 139-141 ; 317 -319.Moscati et Bartoloni, 1986 : Moscati, 1988b, passim.

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egtzr

La fase grecizzante delle officine sulcitane si colloca in quel secolo nel quale e ai suoi

inizi, le fonti antiche collocano I'episodio della fondazione di Feronia palls in Sardegna,

cui si lega un documento di eccezionale interesse, il bronzo di officina italica della

campania oschizzata raffigurante Eracle rinvenuto nel territorio di Posada* (fig. 1 1a).

Il tentativo di Roma di dedurre una colonia in Sardegna sembra oggi, anche dopo ilritrovamento di un frammento di cratere apulo dallo stesso territorio (fig. llb),difficilmente da sottovalutare ; per quanto effìmera sia stata la vita dell'insediamento, esso

si legge in controluce nei fatti della fondazione olbiese di Cartagine in un'area

evidentemente sensibile e delicata e nelle clausole del trattato con Roma del 348 e

soprattutto, nel riuscito tentarivo di incanalare la corrente commerciale di area romano-

italica nel cenrro conrrollato di Olbia come suggerisce la circolazione nella citta di anfore

greco-italiche, di piattelli di Genucilia, di prodotti dell' Atelier des petites exampilles, di

Herahlesschalen (fig. l2c-d):oggetti che certamente segnano anche il divenire e il mutare

della committe nza, úa epicrazia punica ellenizzante e la nuova linfa dei mercatores itafici' .

Il fenomeno si ripropone con chiarezza attraverso I'analisi di altre serie artigianali o di

singoli prodotti : impronta ellenistica e riferimenti isiaci distinguono, tra la fine del III e ilII secolo la esperta fabbrica di Karali che produce nell'argilla immagini di divinità ma

anche di animali o ex-voro raffìguranti parti anatomiche ; è una offìcina di livello elevato,

cenamente da relazionare ai tempi della committenza che produce la rivoluzione urbana

del centro karalitano e che op€ra con mezzi espressivi di accentuato colorismo su un

patrimonio ben assimilato di esperienze del classicismo maturo e del primo ellenismo"

(fig. l3a).Nel caso karalitano, e in quello coevo, almeno nella elaborazione dell'originale in

bronzo da cui deriva, della statua di Melqart da olbil' (fig. l3b) si è individuata in modo

verosimile una provenienza, geograîrca e culturale, italica delle officine anche alla luce di

un livello qualitativo decisamente più raffinato rispetto alle migliaia di prodotti della

coroplastica locale di derivazione e imitazione ellenistica.

Nella regione sulcitana le officine dedite alla produzione del rilievo e della

coroplastica, documentate in particolare nel santuario tofetdiMonte Sirai e nel temPio di

Bes a Bitia, illustrano altri esiti che procedono in parallelo con I'ellenismo colto ma che

sono legati alle tendenze espressive di una autoctonia sardopunica e che operano attraverso

una peculiare contaminazione delle tradizione punica con forme di ellenismo provinciale.

'" A titolo esemplificativo v. Moscati et Bartoloni, 19S6, II, tav. XLIX-LIII ; l.){JKl, n.459 ;

DO(V-DO(UII. All'uso della palmetta e della rosetta si accompagna una complicazione delle

modanature architettoniche con la comparsa di listelli dentellati e di fregi di on:li e gocce; v.

anche Moscati, 1995, pp.494-505.'" Torelli, 1981, pp. 71-98; D'Oriano, 1985, pp.229-247; per il bronzo di Ercole v. Torelli,

197 3, pp. 341 -342 ; cfi. Colonna, 197 0' pp. 125-128 -

'' D'Ori"no, 1985, pp. 232-234, fig.2-4 (ctatete apulo) ; 235-237 (piattelli Genucilia) ;

D'Oriano et Petra, 2OO3, pp. 131-136 (Herakbsschalen).

^' Moscati, 1991 ; Moscati, 1995, Pp. 114-523.

" Gualandi, 1996, pp. 187-201 ; ivi, 200-201 non si sceglie tra una commiftenza punica o

quella della nuova elite romara.

IA SARDEGNATRA CARTAGINE E ROMA

Nel repertorio delle stele del tofet di Sirai è stata posta da tempo I'attenzionesull'adozione di formule corsive, nelle quali I'essenzialità e I'effetto del segno e delmessaggio prevalgono sulle formule convenzionali, classiche, dei modelli urbani, qualiconosciamo dalle offìcine dei lapicidi del centro vicino e primario di Sulcis (fig. l4-15).

Secondo I'interpretazione che ne ha dato il loro editore, esse dipendono "d.a una

componente artigianale locale, non integralmente punica, che reinterpreta il patrimoniotradizionale di questa chsse alh luce di an diuerso lingaaggio formale e riconendn talora a

rnotiuì del tutto nuouî"'.La progressiva autonomia del centro di Sirai rispetto a Sulcis e ii conseguente

allentamento degli schemi iconografici di tradizione "colta", per quanto elementiimportanti nella definizione di tale produzione, non sono in ogni caso interpretabili come

semplici cause "meccaniche" della sua origine, se non altro perché formule simili appaiono

adottate nel santuario ray'r di Sulcis" e perché, viceversa, la "forma" greca non fa presa a

Sirai : resta in primo piano il dato dell'originalità e intenzionalita di nuovi mezzi

espressivi, sintomo del divenire di una identita locale.

La produzione di coroplastica legata ai culti sanatori e di devozione popolare attestati

a Bitia in un tipico linguaggio tutto espressionistico e d'effetto (fig. 16a) popola un

santuario di area pienamence urbana, il che conferma, viste le analogie strette e strutturalicon le formule di Sirai, il convergere di ambienti cittadini e rurali, cioè il formarsi di una

cultura sardo-punica in senso ampio e generale, verso determinate scelte espressive e

culturali'".

Non mi pare giustificato porre alla base di questo processo la semplice premessa diuna sia pure vitale eredità punica ; siamo in realtà di fronte a un linguaggio con

caratteristiche specifiche di cui va riconosciuta I'appartenenza a forme di ellenismo

provinciale; il quale, cerramente, si innesta su radicate tradizioni culturali e di gusto

punico, sollecitando esigenze e trovando rispondenze vive e altrettanto radicate nella piùr

andca base autoctona che, con questi sffumenti, operando sulle stratificazioni del propriovissuto, realizza un proprio personale modo di essere dentro il Mediterraneodell'ellenismo".

Sul versante ideologico, questo processo, che rispecchia strutture sociali e di pensiero

e che è trasversale alla committenza urbana e rurale, sarà da leggere all'interno di una

nuova esigenza di apparire come €orpo sociale riconosciuto.In effetti, il ricorrere delle tipologie che ho descritto in parallelo con la circolazione di

dediche colte di diretta derivazione ellenistica in santuari di ambito urbano e in piìrmodesti luoghi di culto di ambiente rurale"' suggerisce di applicare a questa produzione di

Bond\, 1972; Id., 1980, pp. 51-70 ; Id., 1985, pp.73-89, Id., 1995, pp.225-238 (iai,23'I,lacitzione riponata nel testo) ; dr. Moscati, 1995, pp. 523-530.Ad es., Moscati, Banoloni, 1986, pp. 53 ;57-59, nn.l78, 198 ;2O0-204,2O7 ; tav.29, 32-35 ;

v. anche P. Banoloni, S. Moscati et C. Tronchetti, 1989, pp. 145-152.

Pesce, 1963 ; Uberti, 1973 ; Moscati, 1995, pp.351-361.L'espressione è debitrice di quella coniata da Van Dommelen, 1998, pp. 151-157, il quale

parla, a proposito dell'autoctonia, di un modo di essere dentro la cultura punica.

Per la ricorrenza di tipologie analoghe a quelle descritte in parallelo con dediche "colte" si v.

69

70 Paolo BERNARDINI

tipo punico-ellenistica spunti di riflessione che hanno poca o scarsa tradizione in campo

punicologico : mi riferisco al tema dell'osmosi tra artigianato popolare e aftigianato colto,

dove andra sottolineato, in primo luogo, come il concetto di popolare non corrisponda a

incolto e possa essere viceversa"il risubato dell'opera di indiaidui che sono integrati nelksocietà e ltanno conoscenza delle sue tradizioni e drlle sue idtologià'^'.

Ma sottolineando anche, di seguito, che il tema non va semplicemente sciolto nel

dualismo tra ceri elitari e ceti subalterni, ai quali ultimi apparterrebbe la espressione

"popolare" con la finalità ideologica di distacco e/o opposizione rispetto ai primi; ilrappofto, non esclusivo né meccanico, tra artigianato popolare e ceti subalterni si precisa

al contrario nel comprendere come una condizione di subalternità non implichi il rifiutoall'adesione e alla condivisione di forme, espressioni e ideologie legate alla diffirsione e

generùizzazione di una determinata cultura'.Nelle regioni della Sardegna centro-meridionale, dal Cagliaritano all'Oristanese

sviluppi artigianali analoghi a quelli segnalati per il Sulcis sono presenti in connessione

con culti e rituali che trovano spazio ed at$azione negli antichi santuari indigeni'' ; se inalcuni casi, come nella stipe del Nuraghe Lugherras di Paulilatino", la serie delle

kernophoroi si allinea al modello ellenico, in altri, come nella stipe del Nuraghe Genna

Maria di Villanovaforru, emerge, nella tipologia degli ex-voto, tra cui lucerne e

mascherine, una specificità indigena che è limitativo circoscrivere ai culti e ritualidemetriaci".

Le figurine della stipe di Neapolis" (fig. 16b), sulla costa del golfo interno oristanese,

anticipano, ancora nel IV secolo, le tendenze già viste nella serie di Bitia, confermandone

la genesi da un processo stretto di interrelazione tra I'eredita punica e I'impressionismo

d'effetto di matrice ellenistica ; tendenze che, come si è accennato, sono Presenti anche in

piena area urbana, come documentano i due rilievi tharrensi della Lotta contro il drago

(fig. l7a) e della Danza sacra".

Nelle regioni settentrionali, siffatti fenomeni artigianali popolano aree di antica

venerazione indigena, connesse a sorgenti e fonti, come Monte Ruju di Thiai (fig. l7b) oSantu Giolzi di Romana, di nuovo con interferenze nei santuari urbani'" ; in generale, la

grande vitalità, che sarebbe riduttivo definire soprawivenza, della cultura punica pure

rivissuta e riproposta nella nuova temperie culturale dell'ellenismo, emerge nel

Logudorese, nel Sassarese, nell'Algherese, con la diffirsione delle stele a specchio (fig. 18) e

Campus, 1997, pp. 161-171 (Padria) ; D'Oriano, 1997a, pp. l4O ; 318-319 (San Simplicio diOlbia) ; Salvi, 1990, pp. 465-474 (Linna Penunta) ; cfi. Moscati, 1995, PP. 565-575 ;

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IA SARDEGNATRA CARTAGINE E ROMA 7I

di alcune particolari modalità. di sepolture, come le inumazioni in ziro, spesso distinte inpieno I secolo da anforette dipinte di chiara derivazione punica'.

Ancora, e infine, I'ex-voto che vi presento, proveniente dal santuario di Giorrè diFlorinas", interpreta, in pieno II secolo, una tradizione orientale antichissima, che opera

attraverso I'abbinamento di materie pregiate e che è nota in Occidente fin dalle fasi dellaprima espansione fenicia, con il gusto della vivacità d'effetto e della manipolazione inchiave decorativa, combinando una mascherina d'argento dorato di Hermes, estrapolata e

ritagliata da un diverso manufatto, forsern'appliqzr, alle membra nude del dio, rese conanatomia sommaria ormai molto lontana dai prototipi prassitelici e c?rat:.erizzato da unasona di clamide o stola (fig. l9a, b).

In questi momenti riusciamo a cogliere qualche indizio del ruolo non subalterno né

incolto di una societa locale che, pur vivendo in una dimensione prevalentemente rurale,esibisce un proprio status economico e sociale che la memoria punica raffolza e identifica:in questi termini, io credo, si esprime I'anonimo donatore del bronzo con la maschera

d'argento di Giorrè.Dai fichi di Catone al pastiche di un santuario campestre del Sassarese : il mio

discorso, ceftament€ approssimativo e preliminare, può concludersi a questo punto, conun'ultima sintetica riflessione : la Sardegna nel Mediterraneo dell'Ellenismo non vive nelrimpianto di una cultura punica infiacchita ma esprime il suo essere nella storia con nuovilinguaggi e nuove ideologie.

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