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Pasquale Della Torca La bellezza dell’Avvento e del Natale

La bellezza dell'Avvento e del Natale

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Pasquale Della Torca

La bellezza dell’Avvento e del Natale

INDICE RAGIONATO

Questo volumetto vuole essere una sorta di “navigatore”attraverso i tempi di Avvento e Natale, che sono “tempiliturgici forti”. Si può leggere come se fosse un “breviariospeciale” che ci accompagna in questa parte specialedell’anno dov’è presente molta spiritualità, ma difficile daacchiappare per la grande confusione che accompagnasolitamente le festività natalizie.Dopo l’introduzione, si inizia a navigare nel tempo diAvvento (adventus o venuta del Signore) da pagina 13, cheè un periodo di quattro settimane (sei nel rito ambrosiano)che comincia dai primi vespri della domenica (cioè fin dalsabato sera precedente) che capita il 30 novembre o ladomenica più vicina e termina prima dei primi vespri diNatale.A completamento della narrazione dell’Avvento troviamoun Meditazione a pagina 38 e una Riflessione a pagina41.Si prosegue poi con il tempo di Natale a pagina 49 cheinizia con i primi vespri del Natale del Signore e terminacon la festa del Battesimo del Signore.Anche alla narrazione del Natale seguono una Meditazionea pagina 66 e una Riflessione a pagina 68.Buona lettura e buon Natale.

Introduzione

Il Figlio dell’uomo quando verrà, pensi che troverà la fede sulla terra?

Lc 18,8

Noi siamo viandanti. Nel corso del lungoviaggio, che inizia con la nascita e finoall’ultimo giorno, quello della morte, ci sonoconcesse infinite opportunità per dare allanostra vita un senso, un indirizzo, una metaaffinché essa non sia insignificante, nonvissuta. «A ogni uomo Dio distribuisce i suoitalenti: il dono della vita, la capacitàd’intendere e di volere, di amare e di agire,la grazia, la carità, le virtù infuse, lavocazione personale» (Intimità Divine,p.1443). Poi, tutto avviene attraverso dellescelte: consapevoli o inconsapevoli.Comunque, adottando uno schemamanichèo, possiamo percorrere le strade del

bene o possiamo aderire agli inganni delmale. Non è una semplificazione, perchériflettendo, tali sono le strade che un uomoha davanti a sé; certo potrebbe esservi unaterza strada, quella che chiameremo ignaviae che comunque non rientra tra quellegradite a Dio. A Dio non sono graditi i tiepidicome si può leggere in Ap 6, 14-22.Come dice Giovanni Crisostomo: «Non saiche la vita presente è un viaggio? Sei forseun cittadino di questa terra? Sei unviandante. Hai capito ciò che ti ho detto?Non sei un cittadino, ma un viandante e unpellegrino…La cittadinanza è lassù. La realtàpresente è un cammino». (GiovanniCrisostomo, Omelie su Eutropio 2, 5-6).L’indicazione che ci dà Giovanni Crisostomoè di coltivare una vita che ci permetta diaccedere alla grazia della vita eterna.Più chiaro Pseudo-Macario che dice: «Se unocammina in questa vita con noncuranza eindolenza, senza fare attenzione e nonrigetta di sua volontà ogni mondano

desiderio e non volge ogni suo desiderio acercare soltanto il Signore, è ferito dallespine e dagli arbusti di questo mondo…».(Pseudo-Macario, Omelie 4, 5-6).Dio non impone; dà possibilità di scelta, percui il viandante è libero di incontrarsi conchiunque e scegliere Dio o il demonio. Aognuno di noi non deve sfuggire che nellungo cammino è sempre data,quotidianamente, la possibilità di scegliere ilbene, cioè Dio, grazie ad un mediatore che èsempre con noi: Gesù. Non scordandocicomunque ciò che Amma Sincletica disse:«Per quelli che si accostano a Dio, all’inizio viè lotta e grande fatica; poi, gioia indicibile».In questi tempi moderni, tanto vorticosi,liquidi come dice il sociologo Baumann, etanto segnati dalla presenza di Satanaovunque, come è perché accostarsi a Dio;perché intraprendere una strada di lotta efatica –come dice Sincletica- per accostarsi aun Dio che non si vede in alcun luogo? Vistoanche che la vita quotidiana è

contrassegnata da lotta e fatica. Eppure ciricorda Paolo nella Lettera ai Romani che laScrittura dice: «Chiunque crede in lui nonsarà deluso» (Rm 10,11). Lo stesso Paolo ciaiuta dicendo che «la fede viene dall’ascoltoe l’ascolto riguarda la parola di Cristo». (Rm10,17).La parola di Cristo è il Vangelo che deveaiutarci a percorrere la vita da buoniviandanti, e prepararci la salvezza. Gesùdice: «Io sono la porta: se uno entraattraverso di me, sarà salvato; entrerà,uscirà e troverà pascolo». (Gv 10,9). Lafiducia che si diffonde da questo versetto diGiovanni la meditiamo nella sua semplicità ebellezza nel Salmo 23(22), Salmo Di Davide.

Il Signore è il mio pastore,non manco di nulla.Su pascoli erbosi mi fa riposare,ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,

mi guida per il giusto cammino,a motivo del suo nome.Anche se vado per una valle oscura,non temo alcun male, perché tu sei con me.Il tuo bastone e il tuo vincastromi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.Ungi di olio il mio capo;il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagnetutti i giorni della mia vita,abiterò ancora nella casa del Signoreper lunghi giorni.

Il pastore è guida e compagno di viaggio. Lasimilitudine di Dio con il pastore implica lapresenza continua e costante perché ilpastore non abbandona mai il suo gregge;egli è sicurezza, certezza per le pecoregiacché è colui che conduce-verso standoattento a evitare rischi e pericoli e, dunque, è

colui che decide del destino. La similitudineperò è ben più profonda di quellaassimilabile alla figura del “condottiero”.Come dice Ravasi, “Jahvé è pastore-salvatoreassoluto”. Qui la metafora rappresenta ilpastore che intimamente legato al gregge nediventa padre e protettore. Il pastore-Dio èbastone, cioè sicurezza, è fiducia, stabilità edifesa. Egli amministra i nostri sforzi e ciconcede il riposo; il pastore-Dio ci cura comepadre i figli, ci nutre, ci difende dai nemici eci dona felicità e grazia.Se fra i tanti nostri desideri superficiali emondani ricercassimo e dessimo più spazioa quell’incomprensibile e a volte fastidioso,più intimo e dimenticato desideriorifugiatosi nel profondo del nostro cuore,diverremo capaci di accogliere e riconoscereDio, così come ci suggerisce Agostino diIppona, per accendere in noi quel desideriocui cooperano la divina Scrittura,l’assemblea liturgica, la celebrazione dei

sacramenti, il santo battesimo, il canto dellelodi di Dio…

Un pensiero dobbiamo rivolgerlo anche allafase escatologica legata al messianismo deitempi di Avvento e Natale. L’aspettativaescatologica portata dal Messia si ribalta sulMistero dell’Avvento e della nascita delbambino. Il Verbo si «incarna» nel Figliodell’uomo che diviene il Messia. Gesù Cristoè «il Dio inviato», colui che deve assicurare ilfuturo degli uomini a Dio padre. Egli disvelaagli uomini un modo nuovo di considerare lavita presente come «viatico», provvista perla vita futura. Gesù insegna agli uomini cosaserve per la vita futura, quali provvistemettere nello zaino. Tutto questo è il portatooriginario dell’Avvento e del Natale che ognianno si ripropogono come evento salvifico ecollegamento con il messaggio dellaconversione al Vangelo. Con la venuta di Gesù sono iniziati gli «ultimigiorni» e i tempi di Avvento e Natale

dovrebbero essere il momento «forte» nelquale si rinnova la venuta di Cristo e siripropone un futuro tramite la salvezzaprofetizzata nel Vangelo. Nel Vangelo diLuca (21,5-11) si fa un richiamo esplicitoalle cose materiali del mondo «Verrannogiorni nei quali, di quello che vedete, nonsarà lasciata pietra su pietra che non saràdistrutta» che si lega profondamenteall’avvertenza circa i falsi profeti che cisviano portandoci lontani dal messaggio diCristo. Chi sono i falsi profeti se non le vanitàe le falsità materiali del mondo in cuiviviamo? Cristo nel Natale ci invita ad alzaregli occhi che abbiamo fissi sul vuoto e sulnon senso per rivolgerli al messaggiosalvifico che egli ci propone, ricordandociproprio quei suoi ultimi giorni nei quali sipreparava a portare a compimento lavolontà del Padre. Egli ci ricorda che èvenuto per strapparci dal male e da ognischiavitù. Il Natale, dunque, dovrebbesignificare l’inizio del nuovo mondo e della

vita nuova utile per procurarci quel futuropromesso e che richiede il nostro impegnod’amore, di perdono, di misericordia e dicarità.«La prima domenica di Avvento, che segnal’inizio di un nuovo anno liturgico, contieneun invito a ricominciare: si tratta diriprendere il cammino di fede ascoltando dinuovo la parola di Dio…facendo memoriadegli inizi della fede, dunque del battesimo…assumendo la storia quotidiana come luogodi vigilanza e discernimento (vangelo)»(Comunità di Bose, Eucaristia e Parola –Anno A, Vita&Pensiero).Nell’Avvento germoglia il nuovo uomo; èsimile alla primavera questo tempo che noisiamo chiamati a seguire e vivere comesemina entro noi stessi, ricordandoci quantoGesù ci dice: «Il cielo e la terra passeranno,ma le mie parole non passeranno» (Lc 21,33).Questa piccola serie di riflessioniracchiudono la velleità di essere seminato

affinché, chi vi si accosti, possa poi fargermogliare in sé quel desiderio diaccoglienza della parola di Dio. E’ un bussarealla porta di chi legge, nella speranza cheessa sia aperta al Cristo.

AVVENTO

«Le tre venute di Cristo sono i perni sui quali sicostruisce la teologia dell’Avvento, tre venuteche si relazionano e si spiegano a vicenda. Laprima venuta di Cristo nell'umiltà della nostracarne ci ricorda la sua ultima venuta alla fine deitempi... La prima e l'ultima venuta del Signorediventano manifestazioni attuali nellacelebrazione liturgica che attualizza il misterodella parusia come quello dell'incarnazione. Inquesto modo l'avvento si collega con il misterodella manifestazione del Signore (Natale-Epifania) in una tematica teologica comune: lavenuta del Signore per la nostra redenzione» (D.BOROBIO (ed.), La celebrazione nella Chiesa, vol.3, LDC, Leumann (Torino) 1994, 203- 204).

1. Dio promise, per mezzo di Mosè, unProfeta: il Messia. (Cf. Deut. XVIII). 15-20).2. I dottori e il popolo d’Israele attribuivanodiversi significati alla parola Messia.Secondo le Scritture del vecchio Testamento,Messia doveva essere l’Ambasciatore di Dio,il Maestro, il Dottore d’Israele, ilRestauratore del Regno Davidico e colui cheavrebbe portato sulla terra pace, giustizia,santità e felicità. Il Messia, tuttavia, secondoun’altra interpretazione doveva esserel’umile Servitore di Yahve [*1]; la vittimavolontaria per i peccati dell’umanità,l’Agnello espiatorio per le iniquità delmondo. Né altro significato era attribuitodagli Apostoli e dai primi cristiani alla parolaMessia. Gesù di Nazareth, per loro, eral’uomo Messia aspettato e preannunciato dalVecchio Testamento.Gesù era per loro il Cristo, cioè il Messiapromesso al Popolo d’Israele, il profetapredetto da Mosè, il grande Re e Figlio di

Davide descritto nei Salmi, il Servo fedele diYahve, l’Agnello di Dio che toglie i peccati dalmondo, mostrato da Giovanni Battista, ilFiglio di Dio annunciato dall’ArcangeloGabriele a Maria.3. A quel tempo Giovanni Battista era unseguitissimo predicatore così le autoritàreligiose di Gerusalemme gli mandaronodirettamente dal Sinedrio dei Giudei unmanipolo di ambasciatori per chiedergli senon fosse lui stesso il Messia atteso.Le profezie del Vecchio Testamentomostrano che il promesso Messia dovevaessere oltre che un uomo perfetto anche ilFiglio di Dio, cioè Dio Lui stesso. Giovanniera piuttosto un precursore.In occasione dell’Angelus della secondadomenica di Avvento anno A, PapaBenedetto XVI così tratteggia s. GiovanniBattista: «[Il Vangelo di Matteo 3, 1-12;N.d.R.] ci presenta la figura di san Giovanni ilBattista, il quale, secondo una celebreprofezia di Isaia (cfr. 40, 3), si ritirò nel

deserto della Giudea e, con la suapredicazione, chiamò il popolo a convertirsiper essere pronto all’imminente venuta delMessia. San Gregorio Magno commenta cheil Battista "predica la retta fede e le operebuone... affinché la forza della grazia penetri,la luce della verità risplenda, le strade versoDio si raddrizzino e nascano nell'animoonesti pensieri dopo l'ascolto della Parolache guida al bene" (Hom. in Evangelia, XX, 3,CCL 141, 155). Il Precursore di Gesù, posto tra l'Antica e laNuova Alleanza, è come una stella cheprecede il sorgere del Sole, di Cristo, di Colui,cioè, sul quale - secondo un'altra profezia diIsaia - "si poserà lo Spirito del Signore,spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito diconsiglio e di fortezza, spirito di conoscenzae di timore del Signore». (Is 11, 2).4. Dice il Profeta Isaia: «Un bambino è natoper noi, ci è stato dato un figlio. Sulle suespalle è il potere e il suo nome sarà:

Consigliere mirabile, Dio potente, Padre persempre, Principe della Pace. (Is 9, 5-6).E il profeta Michea alludendo alla città dovedoveva nascere il Messia, esclama: “E tu,Betlemme di Èfrata, così piccola per esserefra i villaggi di Giuda, da te uscirà per mecolui che dovrà essere il dominatore inIsraele: le sue origini sono dall’antichità, daigiorni più remoti». (Michea 5, 1- 2).5. Adventus «dal greco Parusia, che vuol direpresenza»: nei testi dell’Antico Testamentoindica la venuta, arrivo di Gesù “alla fine deitempi”per instaurare il Regno di Dio. Comedice Papa Benedetto XVI «I cristianiadottarono la parola «avvento» peresprimere la loro relazione con Gesù Cristo[…] Con la parola adventus s’intendevasostanzialmente dire: Dio è qui, non si èritirato dal mondo, non ci ha lasciato soli.[…] Il significato dell’espressione «avvento»comprende quindi anche quello di visitatio,che vuol dire semplicemente e propriamente«visita». In questo caso si tratta di una visita

di Dio: egli entra nella mia vita e vuolerivolgersi a me». (Benedetto XVI, Omelie2010, Libri Scheiwiller, p.16).Abbiamo dato un breve sguardo alle profeziesul Messia dall’Antico Testamento perrichiamare alla nostra memoria quel tempomessianico che rappresenta il rinnovodell’attesa della venuta di Cristo.Dal punto di vista teologico il Tempo diAvvento non rappresenta solo il ricordo dellaprima epifania di Cristo ma il rinnovatoimpegno di fede da parte del credente, nellanuova venuta di Cristo. Non è solo un tempodi memoria che ha il suo epicentro nellafesta del Natale, ma è un tempo dipreparazione e di attesa-speranza del nuovoarrivo. Il Papa Benedetto XVI nella sua LectioDivina della Prima Domenica di AvventoAnno C dice: «Il tempo di Avvento è per noinon soltanto preparazione al prossimoNatale, ma significa anche preparazioneall’incontro definitivo col Signore Gesù,preparazione cioè a quella che sarà la

Parusia per noi, l’Avvento per noi delSignore».Punto centrale dell’Avvento è la venuta delSalvatore per ristabilire la giustizia sullaterra e per portare agli uomini la salvezzadal peccato per ricongiungerli a Dio.«Iniziando l’Avvento con la lettura delVangelo che parla della fine del mondo edella venuta finale del Signore, la Chiesa nonintende spaventare i suoi figli, ma ammonirliche il tempo passa, la vita terrena èprovvisoria, che la meta delle speranze e deidesideri non può essere la città terrestre, mala città celeste. Se il mondo attuale èsconvolto da guerre, disordini, sbandamentoideologico, depravazione di costumi, tuttoquesto deve essere un avviso: ripudiandoDio l’uomo perisce, solo da lui può esseresalvato…Invece di lasciarsi sommergere etravolgere dalle vicende terrene, occorredominarle e viverle in vista della venuta delSignore. «State attenti a voi stessi, che ivostri cuori non si appesantiscano in

dissipazioni, ubriachezze e affanni della vitae che quel giorno non vi piombi addossoall’improvviso…» (Lc 21, 34). Bisogna invecevegliare «pregando in ogni momento» (Lc21, 36) e valersi del tempo per progredirenell’amore verso Dio e verso il prossimo…Quella giustizia, quella santità che ilSalvatore è venuto a portare sulla terradevono germinare e crescere nel cuore delcristiano e da lì dilagare nel mondo». (P.Gabriele di S.M. Maddalena, Intimità Divina,Monastero S.Giuseppe-Carmelitane scalze,p.27).6. Nella Lectio Divina della Prima Domenicadi Avvento Anno C Benedetto XVI cita Cirillodi Gerusalemme: «noi non annunciamosoltanto una prima venuta di Cristo, maanche una seconda, molto più splendidadella prima. L’una avvenne sotto il segnodella pazienza, l’altra porta la corona delRegno divino…Nella prima venuta fu avvoltoin fasce nella mangiatoia, nella seconda sicirconda di luce come di un mantello (cf.

Salmo 103 (104), 2). Nella prima sopportò lacroce, disprezzandone la vergogna: nellaseconda è scortato da schiere di angeli nellagloria. Non fermiamoci, dunque, soltanto allaprima venuta, ma aspettiamo anche laseconda. Perché ciò accada c’è bisogno diperseveranza nella fede, e affinché lacomunità cristiana “sia pronta al momentodella Parusia del Signore –dice PapaBenedetto XVI- e occorre in primo luogo lapreghiera»; ma non basta questo, ci vuoleanche una condotta aderente alla parola diCristo espresso nel Vangelo. “Tutti prenderemo parte alla Parusia delSignore; ma non ne sappiamo il tempo.Perciò occorre vegliare e pregare: «Vegliatee pregate in ogni momento»(Lc 21, 36).Vegliare significa non perdere di vista l’unicacosa veramente importante, vivere secondoil Vangelo. Il pericolo che corre chi non“veglia è grave; il male in cui è possibilecadere può essere irrimediabile: «che quelgiorno non vi piombi addosso improvviso;

come un laccio esso si abbatterà sopra tutticoloro che abitano sulla faccia della terra»(Lc 21, 35). Solo chi veglia può sfuggire allaccio. «Pregare» è l’altro comando:«Vegliate e pregate» (Lc 21, 36): è unapreghiera da fare ininterrottamente:«Pregate in ogni momento» (Lc 21, 35)”.(Papa Benedetto XVI, Lectio Divina cit.).

7. «La prima domenica di Avvento…contieneun invito a ricominciare, si tratta diricominciare il cammino di fede ascoltandodi nuovo la parola di Dio, facendo memoriadegli inizi della fede, dunque del battesimo,assumendo la storia quotidiana come luogodi vigilanza e discernimento (vangelo)». (daRiflessione sulle letture, Comunità di Bose,Anno A, pag. 4). La vigilanza, il vegliare, l’attesa implica lacostanza nella fede che è preparazione aessere pronti a ricevere, predisporsi aricevere il Signore. L’esortazione a “vegliare”che troviamo ripetuta nei vangeli è la

formazione di quell’esperienza di fede checonduce al desiderio dell’incontro conCristo, che diventa incontro quotidianotramite l’Eucaristia. E’ un passaggio decisivoche può cambiare la nostra vita, cioè dandouna sferzata alla quotidianità che viviamospesso schiacciati nelle meschinità della“strada” per riportarla invece in unaprospettiva di bellezza e serenità del tuttonuove.8. «Un segno grandioso apparve nel cielo:una donna vestita di sole, con la luna sotto isuoi piedi e, sul capo, una corona di dodicistelle. Era incinta, e gridava per le doglie e iltravaglio del parto…Essa partorì un figliomaschio, destinato a governare tutte lenazioni con scettro di ferro” (Apocalisse 12,1-5).Come scrive Jean-Pierre Prévost: «Di chenascita si tratta? [...]di una nascita del tuttoparticolare, quella di Gesù sul Calvario, e nona Betlemme. Proprio sul Calvario si ècompiuto il travaglio del parto, e Gesù stesso

aveva paragonato la sua morte a unanascita…». (Prévost, Apocalisse, p.111).La storia di questo Tempo di Avvento nascecome una rappresentazione simile allaQuaresima, infatti, la celebrazione del Natalefin dalle origini fu concepita come lacelebrazione della risurrezione di Cristo nelgiorno in cui si fa memoria della sua nascita.9. Nell’Angelus Domini si recita: «L’Angelodel Signore portò l’annuncio a Maria./ E laVergine concepì per opera dello SpiritoSanto. (Angelus Domini nuntiavit Mariae/Etconcepit de Spiritu Sancto.)». Così i richiamialla nascita li meditiamo nel 1° MisteroGaudioso del S. Rosario: «L’Angelo le disse:«Non temere, Maria, perché hai trovatograzia presso Dio. Ed ecco, concepirai unfiglio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù[…]Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santoscenderà su di te e la potenza dell’Altissimoti coprirà con la sua ombra. Perciò colui chenascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio diDio[…] Allora Maria disse: «Ecco la serva del

Signore: avvenga di me secondo la tuaparola» (Lc 1, 30-38). Mentre nel Credoricordiamo: “…e per opera dello SpiritoSanto si è incarnato nel seno della VergineMaria e si è fatto uomo”.10. Nella visione dell’Apocalisse la donnaappare, grazie alla sua corona di stelle, giàparte del popolo di Dio. Maria appare in“perpetua inimicizia con il serpente” perchésolo la sua verginità che diventa graziaoriginale in vista di Cristo può essere segnodi rottura con la “prima donna”, Eva, checede al tentatore e, quindi, rinnegando Diodiviene creatura del Peccato, di Satana.Maria rappresenta una “ripetizione” dellacreazione perché Dio pone subito rimedioalla deviazione nel peccato e lei è scelta perfar parte della redenzione, per partecipareattivamente a essa. «Maria è santificata findalla sua concezione “in vista dei meriti diCristo”, per la sua comunione conLui[…]L’origine di Maria coincide conl’innocenza originale, iniziale, nella quale è

creata tutta l’umanità» (Dicono i nostripadri. Un segno grandioso e un altro segno,ed. Chirico, p.19.)11. «La tradizione bizantina in Oriente e latradizione medievale in Occidente hannovisto nella kecharitomene (piena di grazia)l’indicazione della perfetta santità di Maria.Kecharitomene indica che Maria è statatrasformata dalla grazia di Dio: è la“gratificata”, come traduce la Vetus Latina.S’indica l’effetto prodotto in Maria dallagrazia di Dio, lo stesso che dirà san Paolo deicristiani che sono stati toccati e trasformatidalla grazia di Dio: “Dio ci ha trasformatoattraverso questa grazia miracolosa” (Ef1,6), come commenta san GiovanniCrisostomo che conosceva bene il greco. Ilperfetto della voce passiva, utilizzato daLuca, indica che la trasformazione di Mariaper la grazia ha avuto luogo prima delmomento dell’Annunciazione…Maria è stataprecedentemente “trasformata per la grazia”di Dio, in considerazione della sua missione:

essere la Madre del Figlio di Dio. Mediante lagrazia, Dio prepara per il suo disegno disalvezza la Madre verginale delMessia[…]Maria, la Vergine Immacolata…sain cuor suo che, senza la grazia pervenutaletramite l’intercessione della Croce di SuoFiglio, lei sarebbe stata non più la Figlia diSion, bensì la Grande Prostituta di Babilonia.Ed è proprio perché lo sa –lei, l’umile serva-che nella sua estrema e assoluta purezza puòessere il “Rifugio dei Peccatori”. Se inveceavesse creduto di essere immacolata permerito suo, se si fosse affidata ai propri lumiper aver l’iniziativa della misericordia, e seinfine si fosse pavoneggiata della suapienezza di grazia come di qualche cosa chel’era dovuto, sarebbe stata la figlia di Satana.Invece è Madre di Dio, ed è per essersiaffidata a Dio come un bambino piccolo chenon è nulla senza suo Padre». (FabriceHadjadi, La fede dei demoni, Marietti,pp.227-228).

«L’icona della Panaria o Tutta Santa che sivenera nella Chiesa russa lo esprimemeravigliosamente». (Dicono i nostri padri.Un segno grandioso e un altro segno, ed.Chirico, p.22-23).12. Fin dall’Antico Testamento la storia dellasalvezza è legata a una figura di donna qualemadre del Redentore. «Lo SpiritoSanto[…]ispirando i diversi autori umani, haorientato la Rivelazione antica testamentariaverso Cristo, che sarebbe venuto al mondodal grembo della Vergine Maria.». (Dicono inostri padri. Un segno grandioso e un altrosegno, ed. Chirico, p.150).Il più antico dogma mariano della chiesa –ciricorda papa Benedetto XVI-, il dogmamariano fondamentale dice: Maria è vergine(semper virgo) e madre, madre di Dio(Theotókos). «…la figura della donna è indispensabile perla struttura della fede biblica. Essa esprimela realtà della creazione, esprime lafecondità della grazia». (Joseph Ratzinger, La

figlia di Sion, Jaca Book, p. 27 e 33). Laverginità di Maria è parte del suo essereImmacolata, è il capolavoro della creazioneperché è immacolata prima e dopo il parto, èimmacolata sempre, e non conosce peccato.San Lorenzo da Brindisi è particolarmentepreciso sull’immacolatezza di Maria; per luinon rientra nell’ordine dalla natura macostituisce un privilegio unico concessole daDio. Si è trattato di un grande miracolo(signum magnum).13. «All’immacolata san Lorenzo da Brindisidedica molti discorsi e panegirici…tra l’altroannota che Maria è simile a Cristo nellapredestinazione, nella nascita, nella vita,nella morte, nella risurrezione,nell’assunzione e nella glorificazione.».(Cosmo Francesco Ruppi, Maria madre deicredenti, Paoline, p.26).14. «Attraverso Maria, tempio del Cristo, vi èla prima risurrezione. Vi è la ri-creazionedopo il peccato originale, vi è l’interventosalvifico diretto di Dio. Dio agisce realmente

e in terra porta il suo frutto proprio perchéagisce. […]il natus ex Maria virgine[…]testimonia ilDio che non ha liquidato la creazione». (J.Ratzinger, op. cit. p. 58).15. L’Avvento è un tempo chiaramentesegnato dalla presenza della beata VergineMaria: è lei che ci invita all’attesa, che c’è diesempio nell’ascolto, nell’accoglienza delloSpirito Santo; la solennità dell’ImmacolataConcezione per questo ci viene in aiuto. 16. Il tempo di Avvento è un tempo dipreparazione alla venuta del Signore. Questotempo di attesa si esprime in diversesfaccettature: per il credente è il tempo dadedicare all’ascolto della Paola di Dio, allapreparazione a riconoscere i propri peccati,a meditare sulla propria fede, dagli inizi, perrinnovare e completare il percorso diconversione e ritrovare l’essenzialità di vita.Di fronte al Signore che viene noiriconosciamo che le nostre vie non sono lesue (cfr. Is 55,9) e siamo spinti a

conversione, a cambiare strada, a mutaredirezione di vita per ritornare al Signore(Comunità di Bose), mentre per gli altri èl’invito a un cammino nel deserto perincontrare il Signore o un invito a porsi in“ascolto” per iniziare un cammino diconversione, cioè di risurrezione.17. La risurrezione, come si vede, è semprepresente perché essa non deve essere intesanel limitato senso di “risurrezione dai morti”perché la risurrezione è sia dei morti sia deivivi perché è il preparare una via,raddrizzare i sentieri con la parola delCristo.18. «A Maria è rivolta una promessa da Dio esuo compito è credere alla promessa.Ovvero, credere l’incredibile: lei, vergine,avrà un figlio[…]Trova compimento grazie alsì di Maria quella storia della promessadivina che già nell’Antico Testamento si èfatta strada grazie a nascite prodigiose dadonne sterili. La storia della salvezza è lastoria dell’impossibile che Dio rende possibile.

Il saluto rivolto a Maria dall’angelonell’annunciazione significa[…]ilcompimento della promessa “originale” diDio Creatore e Salvatore, solitamentedesignata col termine di “proto-vangelo”. Inessa, fin dal principio, Dio aveva assicuratola venuta del Messia come Redentore delmondo, vincitore della morte, del peccato edi Satana, preannunciandolo come “stirpe”,cioè figlio, della Donna.Maria appare donna di fede: essa è chiamataa credere di più alla promessa incredibile diDio e alla potenza della sua Parola cheall’evidenza della sua impotenza umana arealizzarla (“Non conosco uomo!”: v.34)…Lafede di Maria è quella di una donna cheascolta la Parola di Dio». (Comunità di Bose,Riflessione sulle letture, IV domenica diAvvento, Anno B). Maria, dunque,accogliendo incondizionatamente la Paroladi Dio diviene serva del Signore, cioèaccoglie la sua richiesta e ne fa principio diconversione.

19. «L’annuncio della venuta del Signore,che domina l’Avvento, […]diviene annunciodell’incarnazione, della sua venuta nellacarne[…]Questo annuncio chiede fede eobbedienza […]ciò che Dio ha compiuto inGesù Cristo e che l’Apostolo (Matteo)annuncia agli uomini è volto a ottenere“l’obbedienza della fede” da parte dellegenti, ovvero la fede che si esprime comeobbedienza e l’obbedienza che è fondatasulla fede. Vi è un intrinseco rapporto tra fede eobbedienza: la fede consiste nell’obbedire el’obbedienza consiste nel credere».(Comunità di Bose, Riflessioni sulle letture,IV domenica di Avvento, Anno A).20. Per una riflessione sul significato di fedee obbedienza va prima di tutto chiarito ilrapporto fede-obbedienza-fede. Come diceGianfranco Ravasi la fede costituisce l’animastessa della religione e più volte nellescritture vi è il richiamo forte alla fede. Lacoppia propostaci dalla Comunità di Bose è

una delle tante praticabili. Fede-obbedienzaè coppia tematica aspra che dovrebbetradursi nel sostantivo adesione. La rispostaalla richiesta di Cristo può essere diadesione o di rifiuto. La libertà dell’uomo diaderire o rifiutare la parola e l’incontro conDio è salvaguardata da Dio stesso. Quandol’uomo, trasformandosi, abbraccia Dio edegli “infonde” in lui il suo “spirito”divenendo così figlio adottivo, gli è richiestal’obbedienza. In tal senso la fede del figlionel Padre è fondata sull’obbedire e,viceversa, l’obbedienza è fondata sulla fede.Possiamo includere una nuova meditazioneintroducendo il concetto di fiducia; la fedestabilisce un’adesione soggettiva dellapersona a un’altra persona (Ravasi), equest’adesione presuppone la fiducia cherende operativa l’obbedienza. La fede è lasostanza mentre l’obbedienza è il mezzo perpreservare quella sostanza tramite la fiducianel rapporto reciproco, uomo-Dio.

Più precisamente «Il frutto dello Spirito[invece] è amore, gioia, pace, magnanimità,benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,dominio di sé…» (Gal 2,1 6).21. «Quando Agostino dice: “Maria primacredette e poi diventò Madre”, afferma nonsolo una verità da credere, ma una verità davivere, perché è la fede che rende fecondi,mentre la mancanza di fede rende sterili».(Cosmo Francesco Ruppi, op. cit., p.125).Maria partorì credendo e credendo concepì,ci dice S. Agostino.22. Un punto cardine dell’adesione di Mariaal Verbo di Dio è, come dice papa GiovanniPaolo II, «…il consenso totale eincondizionato dell’”ancella del Signore” alpiano di Dio. Non si trattò di un sempliceconsenso ma della responsabile accettazionedi partecipare all’opera della salvezza che ilCristo veniva ad attuare…Pronunciando ilsuo “fiat”, Maria non divenne soltanto Madredel Cristo storico; il suo gesto la pone comemadre del Cristo totale, “Madre della

Chiesa”». (Il Vangelo di Giovanni Paolo II,Paoline, p. 10-11). Maria, dice papa Giovanni Paolo II, «…èinizio e immagine della Chiesa. E’ a Lei che“Cristo sul Golgota indicò il camminosuccessivo, consegnandole il discepoloprediletto: “Ecco il tuo figlio”; e, in lui,affidandole tutti gli uomini». (G.Paolo II, op.cit., p.21).

Meditazione

[Maria] andò con sollecitudine da Elisabettaper ammirare il grande prodigio del nuovo concepimento.Maria prestò fede a quanto le aveva detto l’angelo veritieroe mirabilmente accolse la concezione come cosa vera.Andò a vedere l’anziana, già avanti negli anni e anch’essa incinte,

perché ritenne vere le parole udite dall’angelo.La giovane e l’anziana, com’è detto, si videro:il mattino e la sera s’incontrarono e siabbracciarono (cf. Lc 1,40).Maria è il mattino e porta il sole di giustizia (cfr.Ml 3,20);Elisabetta, invece, è la sera che porta la stella luminosa (cf. Gv 5,35).Venne il mattino e salutò la sera sua compagna,e la sera si commosse al vedersi abbracciare dal mattino.La Vergine ragazza era prudente e umilee come madre onorò l’anziana quando questa l’accolse.Ma poiché la stella non poteva accogliere il sole,al suo apparire sussultò e affrettandosi cominciò a esultare (cf. Lc 1, 41-44).La luce del mattino s’incontrò con l’oscurità della sera e la scosse,e questa non poteva sopportare i suoi raggi.La giovane parlò, e il figlio dell’anziana Si commosse e stupì.e il Verbo scosse la voce perché si manifestasse.Il figlio della Vergine, l’antico dei giorni (cf. Dn7,9)

e l’antico dei secoli,tra i leviti, iniziò a compiere una nuova opera:unse di Spirito santo il fanciullo nel seno di sua madre,e, prima che nascesse, gli diede il battesimo nelseno.Il saluto di Maria fu pronunciato alle orecchie dell’anzianae lo Spirito santo penetrò l’anima del fanciullo.Così infatti aveva annunciato l’angelo:Il bambino sarà ripieno di Spirito santo Fin dal seno di sua madre (Lc 1,15).E il figlio di Dio prendendo da sé lo Spirito santodiede lo Spirito all’araldo mentre era ancora dentro sua madre.Il saluto di Maria fece lì ufficio di sacerdote,Elisabetta invece fu il vaso del battesimo.

Giacomo di Sarug, Omelia sull’Annunciazione 121-152In Nuove letture dei giorni, Monastero di Bose, Edizioni

Quiquajon.

Riflessioni sul Tempo di Avvento

L’8 Dicembre è l’Immacolata Concezione. E’una festa di «passaggio» tra il tempo diAvvento e il Natale in onore della Madre diGesù. «La Vergine Maria diviene per noi unesempio di come vivere questo tempo diAvvento, di come attendere il Signore che staper nascere in mezzo a noi.Nella festa [dell’Immacolata Concezione]ricordiamo il giorno in cui Maria fuconcepita dai suoi genitori, Gioacchino eAnna. Maria fu concepita senza peccato, cioèsenza la macchia della colpa originale, e diconseguenza è esente dal dramma dellalontananza da Dio propria di Adamo ed Evae di ognuno di noi. [Immacolata Concezione]Che cosa vuole significare? Maria non erauna bambina come tutte le altre? Da un certopunto di vista, potremmo rispondere checertamente lo era. Su di lei si era posato lo

sguardo di Dio in modo del tutto particolare.In tal senso quella lontananza rappresentatadal peccato originale per lei non ci fu. Findall’inizio, infatti, fu prescelta per essere lamadre di Gesù. Non poteva quindi esserelontana da Dio colei che sarebbe dovutadivenire la madre del Figlio. Ricevette perciòil dono di nascere immacolata, senzapeccato, senza alcuna macchia. Non fu unsuo merito, ma una grazia. Il Signorepreparò in lei una dimora degna di suoFiglio. L’amore del Figlio ha dunque protettola madre. A lei possiamo perciò applicare leparole di Dio nel Cantico dei cantici: ”Tuttabella sei tu, amata mia, e in te non vi èdifetto” (4,7). E’ quanto le dice l’angeloall’annunciazione: «Rallegrati, piena digrazia, il Signore è con te». (Lc 1,28)».(Vincenzo Paglia, 365 giorni con Gesù, SanPaolo, p. 446-447).S. Alfonso M. de Liguori ci dice che dalladisgrazia causata da Adamo, Dio «…volleesimere la Vergine benedetta che egli aveva

destinato come madre del secondo Adamo,Gesù Cristo, il quale doveva riparare il dannofatto dal primo». (S. Alfonso M. de Liguori, Leglorie di Maria, Shalom, p. 280).Ci fa sapere il Siracide (Sir 24, 5 Vg): Mariaafferma di essere logos «Io sono uscita dallabocca dell’Altissimo, primogenita di tutte lecreature», in perfetta sintonia con quantodice sant’Ambrogio: «Ogni cristiano checrede, in un certo senso concepisce e generail Verbo di Dio (Esort. ap. postsin. VerbumDomini, 28)». «L’eterno Padre […]la destinava a diventareriparatrice del mondo perduto e mediatricedi pace tra gli uomini e Dio.». (S. Alfonso deLiguori, op. cit., p. 281).

Nella catechesi di san Cirillo di Gerusalemmeleggiamo che la venuta di Cristo non è unevento unico; ve ne sarà una seconda moltopiù gloriosa della precedente.«La prima, infatti, ebbe il sigillo dellasofferenza, l’altra porterà una corona di

divina regalità[…]Una prima volta è venutoin modo oscuro e silenzioso[…]Una secondavolta verrà nel futuro in splendore echiarezza davanti agli occhi di tutti.Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce eposto in una stalla, nella seconda si vestirà diluce come di un manto. Nella prima accettòla croce senza rifiutare il disonore, nell’altraavanzerà scortato dalle schiere degli angeli esarà pieno di gloria. Perciò non limitiamoci ameditare solo la prima venuta, ma viviamoin attesa della seconda[…]Il Salvatore verrànon per essere di nuovo giudicato, ma perfarsi giudice di coloro che lo condannarono».San Cirillo ci ricorda che anche il profetaMalachìa e Paolo ci parlano della secondavenuta di Gesù. Verrà, dunque, di nuovo ilSignore nella gloria e vi saranno allora lafine di questo mondo e la nascita di unnuovo mondo.Queste parole ci suggeriscono che ognicredente deve contemplare nella sua fedel’attesa, vivere cioè un continuo tempo di

avvento che consiste nella fede del ritorno diCristo.Luca (17, 20-25) ci presenta questo tempo diavvento continuo in attesa della rivelazionealla fine dei tempi: «I farisei glidomandarono [a Gesù, N.d.A.]: “Quandoverrà il regno di Dio?” Egli rispose loro: “Ilregno di Dio non viene in modo da attirarel’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”,oppure “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno diDio è in mezzo a voi”. Disse poi ai discepoli:“Verranno giorni in cui desidererete vedereanche uno solo dei giorni del Figliodell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno:“Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; nonandateci, non seguiteli. Perché come lafolgore, guizzando, brilla da un capo all’altrodel cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suogiorno. Ma prima è necessario che egli sofframolto e venga rifiutato da ognigenerazione».Anche san Benedetto nei suoi Discorsirichiama la nostra attenzione sulla seconda

venuta del Signore invitandoci a prenderecognizione del fatto che “Il Salvatoretrasfigurerà” con la sua venuta “il nostromisero corpo per conformarlo al suo corpoglorioso” solo se già prima troverà rinnovatoe conformato nell’umiltà al suo il nostrocuore. Per questo dice: «Imparate da me chesono mite e umile di cuore (Mt11, 29)».Gesù ci ricorda che il regno di Dio è già inmezzo a noi «…il Regno di Dio è in mezzo avoi (Lc 17,21)», «Perché dove sono due o treriuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo aloro (Mt 18,20)». Questa è quella “terzavenuta” che san Bernardo indica comeintermedia tra la prima e l’ultima. Essa è lavenuta occulta in cui solo gli eletti lo vedonoentro se stessi. In questa intermedia vienenella potenza dello Spirito. In questa venutaintermedia è nostro riposo e consolazione.

Nota [*1]: Il nome più venerabile della divinità presso gliEbrei era Jahwe. Nel suo significato primario Jahwe

significa l’Essere per eccellenza, Colui che è, Colui cheha l’essere in sé, non derivato da altri; quindil’eternamente Esistente. Tutte le creature, anchel’angelo più sublime, traggono il loro essere da Jahwe.Jahwe è l’Io in Sé, è l’essere in-creato, è colui che E’ enon deriva da alcuno. Il verbo ebraico Havah, dal qualederiva Jawe, significa anche divenire, ossia venirconosciuto, per cui Jahwe significa l’Eterno esistente.Dal sacro nome Jahwe è derivato il nome compostoJosua (Giosuè) che significa “Jahwe dà aiuto”, e da essoè derivato anche il nome Jesus, Gesù, che significa“Jahwe salvatore”. In effetti, la derivazione del nomeGesù da Jahwe conferma la natura divina di Gesù, cioèche Egli è Dio; Gesù, Figlio di Dio e Dio egli stesso. Lostesso nome ebraico di Dio, Elohim, un vero plurale,accoppiato come spesso è con quello di Yahwe, a suavolta un perfetto singolare, implica la Trinitànell’Unità. Yahwe-Elohim è il nome del Dio d’Israele eimplica una pluralità divina. Implica un certo misteroil fatto che nel Vecchio Testamento i nomi di Dio sonoraggruppati tre a tre; così abbiamo tre nomi primaridi Dio: El, Elah ovvero Elohim, Dio (Gen. I); Yahwe,Signore (Gen. II, 4); Adon, oppure Adonai, Signore(Gen.XV, 2). Troviamo, poi, tre altri nomi composti con El:El-Shaddai, Onnipotente Iddio (Gen. XVII); El Elyon,Altissimo Iddio (Gen. XIV, 18); El-Olam, Eterno Iddio(Gen. XXI. 33). E, ancora, la Scrittura ci mostra tre altri

nomi divini composti con Yahwe: Yahwe-Elohim,Signore Dio (Gen. II, 7); Adonai-Yahwe, Signore Dio(Gen. XV. 2); Yahwe-Sabaoth, Signore degli eserciti (I.Sam., I, 3). Sono nomi divini, dipendenti l’uno dall’altroche descrivono l’Essere Divino sotto vari aspetti, e sonosempre distribuiti tre a tre.

NATALE

«Con la caduta di Adamo, il peccato hainfranto il piano divino per la santificazionedell’uomo. I progenitori dell’umanità, creati aimmagine e somiglianza di Dio, in uno statodi grazia e di giustizia che li costituisce figlidell’Altissimo, precipitano in un abisso dimiseria trascinando con sé tutto il genereumano. Per secoli e secoli l’uomo geme nelsuo peccato; esso ha scavato un abissoinsormontabile tra l’umanità e Dio e l’uomogiace di là dall’abisso, assolutamenteincapace di risollevarsi. Per fare ciò chel’uomo non può fare, per distruggere in lui ilpeccato e restituirgli la grazia, Dio promette

un Salvatore […] Gesù Salvatore è venuto perogni uomo, e a ogni uomo offre i mezzinecessari alla sua salvezza» (Intimità Divina,op. cit. p.28-29).

1. «Ecco, di nuovo è venuta l’ora di questomeraviglioso avvenimento: “Si compironoper Maria i giorni del parto. Diede alla luce ilsuo figlio primogenito, lo avvolse in fasce elo depose in una mangiatoia». (G.Paolo II, op.cit. p.23).«Oggi un germoglio è spuntato dalla radicedella casa di Iesse (cfr. Is 11,1; Rm 15,12),per fare da bastone al mondo invecchiato,perché questo vi si appoggi. Oggi è stataaperta la bocca di Eva, perché dica a vocealta e a viso scoperto che la sua colpa è stataperdonata grazie alla seconda Vergine cheha pagato il debito dei suoi padri con ilprezioso tesoro che ha partorito allacreazione. Oggi taccia il serpente, perchéparla Gabriele. Sia annientata la menzogna,

perché è spiegata la verità. E passi ciò che èvecchio, perché tutto è stato rinnovato dalparto della Vergine. Oggi la mano delcherubino abbandoni la lancia di fuoco (cf.Gen 3,24), perché l’albero della vita non hapiù da essere custodito. Ecco, infatti, che ilsuo frutto è posto nella mangiatoia per fareda cibo agli uomini che, di loro volontà,erano diventati simili agli animali…»(Giacomo di Sarug, Omelia festale sullaNatività 11-14.18-22, In Nuove letture deigiorni, Monastero di Bose, EdizioniQuiquajon.2. Nel Natale si realizza un altro “mistero”:quello di Giuseppe, l’uomo che diede il nomeal Figlio di Dio. L’angelo lo annunzia aGiuseppe: «Giuseppe, figlio di Davide, nontemere di prendere con te Maria, tua sposa.Infatti, il bambino che è generato in lei vienedallo Spirito Santo; ella darà alla luce unfiglio e tu lo chiamerai Gesù: egli infattisalverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt1,21).

La vicenda dello «…sposo di Maria insegnache le opere dell’uomo non sono maiestranee al disegno di Dio». (G. Paolo II, op.cit. p.15).Giovanni Crisostomo nella sua Omelia sulVangelo di Matteo (4, 5-6) dice riferendosi aGiuseppe: «Vedi la bontà di quest’uomo?Non solo non la fece punire (Maria), ma nondisse niente a nessuno, neppure alla stessaMaria che era oggetto di sospetto, mapensava tra sé e sé e cercava di nasconderealla stessa Vergine il motivo del suoallontanamento. L’Evangelista (Matteo) nonha detto: “Voleva scacciarla”, ma: “Volevarimandarla”; a tal punto era mite e buonoquell’uomo. Mentre però stava pensando aqueste cose, gli apparve in sogno un angelodel Signore…Come riesce a convincerlol’angelo? Ascolta e ammira la sapienza dellesue parole. Viene e dice: “Giuseppe, figlio diDavid, non temere di prendere con te Maria,tua sposa (Mt 1,20). Subito gli ricorda David,da cui doveva venire Cristo e non gli

permette di restare turbato perché,nominando gli antenati, gli ricorda lapromessa fatta a tutta la stirpe[…]Chiamaqui sposa la fidanzata, come la Scrittura usachiamare i fidanzati anche prima dellenozze. Che cosa significa prendere con te?[...]significa: “Tieni questa donna che nei tuoipensieri avevi già congedato; tieni colei cheti è stata affidata da Dio”[…]Poi, alludendoalla questione, non ha proferito un cattivosospetto ma lo ha eliminato[… ](dicendogli)infatti che non solo è estranea a unioniillegittime, ma anche che il suoconcepimento è al di là della natura.Giuseppe ebbe fede, credette nella virginitàdella fidanzata, e credette alla promessadivina. “Giuseppe, figlio di Davide, nontemere di prendere con te Maria, tua sposa.Infatti, il bambino che è generato in lei vienedallo Spirito Santo; ella darà alla luce unfiglio e tu lo chiamerai Gesù: egli infattisalverà il suo popolo dai suoi peccati”. (Mt 1,20-21).

La storia della salvezza avviene attraversostorie particolari, famigliari, attraverso quelreticolo di relazioni quotidiane di cui èintessuta l’esistenza umana. E passaattraverso la salvezza di storie e relazioniquotidiane: salvando la propria famiglia dalpericolo incombente, con un atto diresponsabilità, perché assicura un futuro aMaria e a Gesù, Giuseppe salva anche lastoria della salvezza di Dio con l’umanitàtutta. (Comunità di Bose, Riflessione sulleletture anno A).3. La stalla, la mangiatoia, gli animalidomestici, i pastori non compongonoun’oleografia che si adorna della stellacometa, dei magi che arrivano suntuosi suimpettiti cammelli; è la notte del Mistero, èla notte del “segno”. Nasce a mezzanotte ilMessia per significare il passaggio-da-a, perdare alla notte la “luce” tramite il Figlio diDio che assume natura umana. Il Verbo si facarne.

4. «Era necessario, proprio in quella notte,un Messaggero che portasse la “grande luce”della profezia di Isaia alla stalla e allamangiatoia di Betlemme. Era necessariaquesta luce, era necessaria la manifestazionedella gloria –come scrive san Paolo- perchési potesse leggere bene il segno! Troverete un bambino avvolto in fasce, chegiace in una mangiatoia». (G.Paolo II, op. cit.,p.26).5. «Domandiamoci: chi c’era –la notte diNatale- alla grotta di Betlemme? Chi haaccolto la sapienza quando è nata? Chi èaccorso per vederla, l’ha riconosciuta eadorata? Non dottori della legge, scribi osapienti. C’erano Maria e Giuseppe, e poi ipastori. Che significa questo? Gesù un giornodirà: «Sì, o Padre, perché così hai decisonella tua benevolenza» (Mt 11, 26): hairivelato il tuo mistero ai piccoli(cfr. Mt 11,25)». (Benedetto XVI, Omelie, cit., p. 34).I pastori furono i primi testimoni delmistero. «…come leggiamo nel Vangelo di

Luca –“c’erano in quella regione alcunipastori che vegliavano di notte facendo laguardia al loro gregge …eletti “per vedere lagrande luce”…scrive san Luca: “Un angelodel Signore si presentò davanti a loro e lagloria del Signore li avvolse di luce. Essifurono presi da grande spavento”. E dalprofondo di quella luce che viene loro da Dioe nella profondità di quello spavento che è larisposta dei cuori semplici alla luce divina,giunge la voce: “Non temete, ecco, viannunzio una grande gioia…oggi vi è natonella città di Davide un Salvatore, che è ilCristo Signore”». (G. Paolo II, op. cit., p.25).6. Il Salvatore nasce nella stalla, innanzi aipastori; vi è già il segno del proprio divenire.La luce è percepita da occhi e cuori semplici.La luce è il segno d’illuminazione delletenebre nelle quali camminava il Popolo diDio e speranza nel nuovo che era diffusoattraverso il Salvatore. «Già quella notte èl’Epifania (Epifania vuol dire manifestazione,n.d.r.) di Dio, che è venuto: Dio che è nato

dalla Vergine ed è stato deposto nella poveramangiatoia. Dio che ha nascosto la suavenuta nella povertà della nascita aBetlemme: ecco l’Epifania del Divinonascondimento». (G.Paolo II, op. cit., p.30).Quella nascita non è solo un illuminare letenebre del popolo d’Israele ma unarinascita che è indicazione di rinascita delcredente. Nella nascita del Bambino, che è ilSalvatore, il Cristo Signore, vi è il richiamo atutti gli uomini alla rinascita.Il messaggio forte di quella nascita povera diGesù che si rafforza con l’effusione della lucedella gloria divina sui pastori è che quellaluce (individuata anche nella stella cometa)deve servirci per riconoscere la presenza diDio nella povertà e debolezza della carneumana.La nascita del Salvatore è, dunque, un eventodi salvezza. Tutto ciò significa entrare-in-un-divenire, cioè in quella dinamica ditrasformazione e cambiamento che oltre aessere evento storico ed evento di parola,

annuncio, comporta il coraggio di compiereun passaggio-verso, di intraprendere lastrada del mutamento attraverso l’inizio diun cammino esistenziale nuovo, segnatodalla presenza e dalla parola del Cristovivente. La strada è pre-corsa dai pastori edestesa ai Magi; cioè parte dai semplici perarrivare ai forti. La richiesta è semplice eimpegnativa: transeamus usque…, andiamofino a Cristo.7. Ci sono anche i Magi che la luce di Diostesso, tramite la stella cometa, trasformainfondendo loro la fede che permette diriconoscere il Messia nel Bambino che giacenella mangiatoia. «Al vedere la stella,provarono una gioia grandissima. Entratinella casa, videro il Bambino con Maria suamadre, si prostrarono e lo adorarono. Poiaprirono i loro scrigni e gli offrirono in donooro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno dinon tornare da Erode, per un’altra stradafecero ritorno al loro paese». (Mt 2, 10-12)

In tutta la manifestazione della Natività vi èla presenza costante di Dio, finoall’avvertimento ai Magi di cambiare stradaper il ritorno. Anche qui i Magi sonoilluminati dalla Parola di Dio che simanifesta nel sogno che è mezzo di“rivelazione”.8. Nell’economia della grande Promessa edell’attesa del Messia il simbolismo è moltoesplicito anche per i Magi, rappresentazionedel Popolo in cammino verso Dio, guidatidalla luce che è fede. Fede nel Verboincarnato e nel cammino che è indicato dalleinsolite condizioni di quella nascita. 9. «Se nella notte pasquale cantiamo che“Cristo è veramente risorto!”, [nella notte diNatale] cantiamo che il Risorto è veramentevenuto nella carne umana condividendo ilcammino di ogni uomo». (Comunità di Bose,Riflessioni sulle letture anno A). 10. «Ecco qual è la festa che celebriamooggi: la venuta di Dio presso gli uominiaffinché andiamo a Dio o ritorniamo a lui – è

più esatto parlare di ritorno -, affinchédeponiamo l’uomo vecchio e ci rivestiamodel nuovo.» (Gregorio Di Naziano, Discorsi,Comunità di Bose, Riflessioni sulle lettureanno A).11. C’è una sorta di immanenza nel misterodell’incarnazione attraverso la nascita delBambino, perché è la manifestazionedefinitiva di Dio agli uomini. Dio non parlapiù attraverso i profeti; la nascita di Gesù èla rivelazione definitiva di Dio che attraversoil mistero dell’incarnazione portadirettamente la propria Parola agli uominiquale strumento di salvazione.«Attraverso il Figlio riceviamo il Padre, enon possiamo ricevere il Padreindipendentemente dal Figlio (cf. tra l’altroGv 14, 7-11.21.23; 8, 19)». (Marie-Dominique Philippe, Tre misteri dimisericordia, Città Nuova, p.93).Più semplicemente Gesù è il Verbo, che èparola di Dio, è dunque Dio in persona chevuole salvarci.

«Colui che è veramente Signore e creatore diogni cosa, l’invisibile Dio, egli stesso mandòdai cieli la verità e la parola santa eincomprensibile agli uomini e la stabilìsaldamente nei loro cuori; e non mandò,come alcuni potrebbero immaginare, unservitore, un angelo, un arconte, uno dicoloro che reggono le realtà terrestri o dicoloro ai quali è affidato il governo dellerealtà celesti, ma lo stesso autore e creatoredell’universo, per mezzo del quale creò i cielie racchiuse il mare entro i suoi confini[…]èlui che Dio ha inviato agli uomini. Forse,come qualcuno potrebbe pensare, [fecequesto] per imporre tirannia, paura,spavento? No di certo! Lo ha inviato, invece,nella bontà e nella mitezza, come un re cheinvia suo figlio re; lo ha inviato come Dio; loha inviato come uomo agli uomini; lo hainviato per salvare, per convincere e non percostringere; la costrizione non si addice aDio. Lo ha inviato per chiamare, non peraccusare; lo ha inviato per amare, non per

giudicare (cf. Gv 3,16-17)…Nessun uomo havisto o ha conosciuto [Dio] (cf. Gv 1, 18; 1Gv4, 12), ma egli stesso si è manifestato. E si èmanifestato attraverso la fede, grazie allaquale soltanto è consentito vedere Dio. Dio,infatti, il padrone e il creatore di tutte lecose, colui che le ha fatte tutte e le hadisposte secondo un ordine, non solo si èmostrato pieno di amore per gli uomini, maanche longanime. Sempre fu, è, e sarà tale:benevolo, buono, senza ira e veritiero, il solobuono. Avendo concepito un progettogrande e inesprimibile, lo comunicò soltantoal Figlio. Finché dunque conservava ecustodiva nel mistero il suo sapienteproposito, sembrava non interessarsi di noie non preoccuparsene. Ma quando lo ebberivelato attraverso il suo Figlio amato edebbe manifestato ciò che fin da principio erastato preparato (cf. Rm 16, 25-26; Ef 3, 4-12), ci offrì un tempo per ogni cosa: l’esserepartecipi dei suoi doni, il vedere e ilcomprendere. Chi mai di noi se lo sarebbe

aspettato?» (A Diogneto 7-8, In Nuoveletture dei giorni, Monastero di Bose,Edizioni Quiquajon.12. «L’evento celebrato nella notte di Nataleè il paradosso per cui Dio si è fatto uomo, ilCreatore si è fatto creatura, l’Eterno si è fattomortale, l’Onnipotente si è fatto bambino,povero, impotente[…] Il Dio che abita (ora)l’umanità dell’uomo ordina anche taleumanità. Gesù Cristo insegna a vivereall’uomo, orienta il suo vivere, dona il sensoradicale ai sensi che l’uomo si dà».(Comunità di Bose, Riflessioni sulle lettureAnno B).13. “Ma quando venne la pienezza deltempo, Dio mandò il suo figlio, nato dadonna, nato sotto la Legge, per riscattarequelli che erano sotto la Legge, perchéricevessimo l’adozione a figli»(Gal 4, 4-5).L’adozione a figli di Dio, di cui parla Paolo aiGalati, è dono dello Spirito come lo èl’incarnazione e la maternità divina di Maria-scrive Cosmo Francesco Ruppi-.

Il Dio trascendente e invisibile nel suotempo diede, tramite la sua creazione, unapossibilità all’uomo che noi chiamiamo“salvezza”. Questa possibilità contemplava lavenuta di Dio tra gli uomini, nel senso direndersi visibile; così il Creatore per operadi Maria, e secondo le leggi della suacreazione, per permutanza si rese visibilegrazie a una sorta di permeazione, tramiteMaria. Il Dio permea Maria di Sé e divienesostanza visibile in Gesù Cristo chericonosciamo come Figlio suo, ma è uno, cioèegli è Dio.14. Il Dio viene in terra la notte di Natalecome un bimbo qualunque in una condizionedi ordinaria indigenza, antica e moderna, persua scelta, per portare direttamente agliuomini il suo Verbo che è la Novellatramandata a noi dagli apostoli.Quel Dio porta in dono la promessa didistruggere la morte e permutarla con la vitaeterna in cambio della liberazione dalpeccato da parte degli uomini.

L’esultanza per questa venuta e per i doniche essa portava è cantata dagli angeliesultanti: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli esulla terra pace agli uomini che egli ama”.(Lc 2, 14).

Meditazione

Oggi un germoglio è spuntato dalla radice dellacasa di Iesse (cf. Is 11, 1; Rm 15,12), per fare dabastone al mondo invecchiato, perché questo visi appoggi. Oggi è stata aperta la bocca di Eva,perché dica a voce alta e a viso scoperto che lasua colpa è stata perdonata grazie ala secondaVergine che ha pagato il debito dei suoi padricon il prezioso tesoro che ha partorito allacreazione. Oggi taccia il serpente, perché parlaGabriele. Sia annientata la menzogna, perché èspiegata la verità. E passi ciò che è vecchio,perché tutto è stato rinnovato dal parto dellaVergine. Oggi la mano del cherubino abbandonila lancia di fuoco (cf. Gen 3, 24), perché l’albero

della vita non ha più da essere custodito. Ecco,infatti, che il suo frutto è posto nella mangiatoiaper fare da cibo agli uomini che, di loro volontà,erano diventati simili agli animali…Oggi Isaia suoni la sua cetra e, nello Spirito,faccia vibrare gli strumenti della rivelazione,dicendo non: Ecco la vergine concepirà epartorirà (Is 7, 14), ma: “Ecco la vergine haconcepito e partorito, come avevo detto”. Latestimonianza, dunque, è stata resa manifesta ela Legge è stata sigillata, poiché il segreto deimisteri è venuto alla luce.Oggi la grotta è diventata una stanza nuziale perquello sposo celeste che ha voluto unirsi allastirpe degli esseri terrestri e sostenerli nella loroascensione dalle profondità alle altezze. Oggi èstata chiaramente spiegata la rivelazione diGiacobbe: il Signore che stava sulla cima dellascala, ecco che è sceso per far salire in cielo gliuomini.Oggi l’aurora si è manifestata dalla grotta e ilgrande sole dalle fonde cavità, per illuminarecon il suo fulgore le profondità sotterranee,luogo che per il sole non è facile illuminare! Oggiil sole è tornato indietro di dodici gradi di luce

(cf. Is 38, 8) che lo opprimevano e gliopponevano resistenza, affinché per essi fosseesaltato il vero giorno che, con il suo fulgore, hamesso in fuga e soffocato le ombre del peccato.Giacomo di Sarug, Omelia festale sulla Natività 11-14.18-22

In Nuove letture dei giorni, Monastero di Bose, EdizioniQuiquajon.

Riflessioni sul Natale

Non è facile riflettere sul Natale nell’evo delrelativismo e della secolarizzazione piùspinti perché si è troppo distrattidall’andamento frenetico e compulsivo dellavita moderna.Spinoza dice che Dio è la causa prima ditutte le cose e che tutto ciò che è, è in Dio, eniente può esservi o esser pensato senzaDio. Prop. XV, Parte I).Eppure, –parafrasando il filosofo olandese-,la mancanza di riflessione ci porta più deldovuto ad adulare più che adorare Dio,riducendo la fede a un insieme di credulità edi pregiudizi, dando l’impressione che sitratti di forme evolute e moderne disuperstizione che si autocelebrano medianteil pomposo apparecchio che accompagna lecerimonie religiose. (cf. Spinoza, Trattatoteologico-politico).

La “religione filosofica” di Spinoza, la suarazionalità religiosa sembrano essere le basidella secolarizzazione e del relativismo tantoattivi oggi, a circa 350 anni dal Trattatoteologico-politico del filosofo.Il Natale sembra essere fatto apposta peressere “attaccato” come pomposocerimoniale religioso. In realtà esso èdiventato tale proprio per il radicarsi nellanostra età di quella sovrastrutturarelativistica progressivamente più invasiva,ridondante e pacchiana, simbolo dellasecolarizzazione e non certo della religione.Infatti, i richiami a vivere questo tempo difesta, ma soprattutto di fede, in modo piùsobrio e meditativo non mancano mai: ormaifanno parte dell’oleografia complessiva cheavvolge questa festa.Riguardo al Natale bisognerebbe porrel’attenzione più sulla “mistica” della nativitàche su una generica e vuota allegria per lanascita del Cristo perché se quella nascita èspogliata dei suoi elementi mistici perde la

parte più importante della sua essenza; «Diosi china» nella notte di Betlemme come diceBenedetto XVI. «Il chinarsi di Dio ha assuntoun realismo inaudito e primainimmaginabile. Egli si china, viene, proprioLui, come bimbo giù fin nella miseria dellastalla, simbolo di ogni necessità e stato diabbandono degli uomini. Dio scenderealmente. Diventa un bambino e si mettenella condizione di dipendenza totale che èpropria di un essere umano appena nato. Ilcreatore che tutto tiene nelle sue mani, dalquale noi tutti dipendiamo, si fa piccolo ebisognoso dell’amore umano[…]In chemodo, infatti, la sua predilezione per l’uomo,la sua preoccupazione per lui potrebbeapparire più grande e più pura?» (BenedettoXVI, Omelie anno liturgico 2009, Scheiwiller,p.31).Il Natale con la natività è l’apoteosi delcambiamento. A Natale si può ricominciaredaccapo lasciando la vecchia vita e i vecchipensieri per abbracciare la beatitudine della

santità che c’è offerta dal Dio che viene perspendere il suo amore in favore dell’uomo.Lo sforzo che ci è richiesto in fondo èminimo rispetto ai benefici offerti da Dio.Tutto questo nella confusione, tra ilciarpame delle vetrine e l’ossessione deimedia si perde; ecco perché nel tempo diNatale dovremmo fare uno sforzo perlasciare le nostre ipocrisie e le nostre lottemateriali per predisporci all’ascolto delmessaggio che ci viene dalla natività delCristo. Qual è questo messaggio che ogniNatale ritorna, si rinnova come fosse unanuova primavera dello spirito? Come diceLeone Magno: «Cristiano[…]sei stato fattopartecipe della natura divina, non ritornarecon una vita indegna alla tua primabassezza» (Leone Magno, Prima omelia perla natività del Signore 1-3, SC 22, pp.66-74;in Eucaristia e parola, Anno B, Comunità diBose, V&P).

Ecco dunque un inno che può accompagnarciproprio nella santa notte di Natale.

La notte del mite

Questa è notte di riconciliazione,non vi sia chi è adirato o rabbuiato.In questa notte, che tutto acquieta,non vi sia chi minaccia o strepita.

Questa è la notte del Mite,nessuno sia amaro o duro.In questa notte dell’Umilenon vi sia altezzoso o borioso.

In questo giorno di perdononon vendichiamo le offese.In questo giorno di gioienon distribuiamo dolori.

In questo giorno mitenon siamo violenti.In questo giorno quietonon siamo irritabili.

In questo giorno della venutadi Dio presso i peccatori,non si esalti, nella propria mente,il giusto sul peccatore.

In questo giorno della venutadel Signore dell’universo presso i servi,anche i signori si chininoamorevolmente verso i propri servi.

In questo giorno, nel quale si è fatto poveroper noi il RiccoAnche il ricco renda partecipeil povero della sua tavola.

Oggi si è impressala divinità nell’umanità,affinché anche l’umanitàfosse intagliata nel sigillo della divinità.

Efrem il Siro, Inni sulla Natività 1, 88-95.99, inId., Inni sulla Natività e sull’Epifania, Milano2003, pp. 134-136; (in Eucaristia e parola, AnnoA, Comunità di Bose, V&P).

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