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Sped. abh. post. , Filiale di Pordenonè Pubhl inf. 70% ^ Tassa riscossat Taxe Percne -jkii r IL&1RB04^ Periodico edito dalla "Pro Spilimbergo" Rivista semestrale - Anno XXXIX n. 1 - Ijiglio 2002 Aut. Trib. di PX - N. 37 del 15.7.1964 m m- / A % c\ h V fT f.Sr- m m «wn& «e 0 3M« mi mi «»« m % TI mm m r»e

IL&1RB04^ - EXTRAMUROS

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Sped. abh. post. ,Filiale di Pordenonè

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IL&1RB04^Periodico edito dalla "Pro Spilimbergo"Rivista semestrale - Anno XXXIX n. 1 - Ijiglio 2002

Aut. Trib. di PX - N. 37 del 15.7.1964m

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IL BARBACIAN

ANNO XXXIX - n. 1 Luglio 2002

925 da la Patria dal Friùl

Semestràl spilinberghésdi storia, art, contis e cultura

Par Spilinberce lis nestris radis

Indice

Claudio Romanzin 3 Una Pro, tanti impegniDonatella Cesare 3 English Summary

Bruno Sedran 7 11 furlan tes SCUelisBruno Sedran 8 L'Institut Placerean a SpilimbercDanila Venuto 9 La Scuola ha 80 anni

Danila Venuto 13 Luniverso della Scuola MosaicistiPaolo Venti 13 SoSOS

Renzo Peressini 17 Sempre a proposito di "macia"EiioDusso 21 Castello, 26 gennaio 1988Dario Avon 23 Le Opere idrauliche nel medio corso

del PagliamentoArmando Miorini 27 Per vecchie Strade e anconeAdriano Noacco 29 Cade il monte Corona!FuMo Graziussi 33 Lis Vilis di Tramong

Luigi Luchini 35 La chiesa di San Floreano

Adriana e Dani Pagnucco 37 Tradizioni religiose in Val TramontinaGianni Coiiedani 41 Via Filippo CorridoniRoberta Zavagno 43 Laltra metà del cielo... in riva al PagliamentoRoberta Zavagno 48 Un "filo di Arianna" per destreggiarsi

nei labirinti dell'imprenditorialitàSilvana Ridoifi 49 Di ritorno da Santiago

Stefano Barachino ir i r t j -i i-e Lucia D'Andrea Una nuova bibliotecaClaudio Romanzin 54 La leggenda della Bocciofila

Fabio Pes 55 Concorso "Franca Spagnolo"Renata De Rosa 57 1 StragoRoberta Zavagno 61 Ricordi di IstragoAntonio Liberti 62 Dopo il terremotoAntoni Beline 63 Eutanasie di un Patriarcjàt

Bruno Coliedani 65 Barhacjan tal mont, Friùl tal montc.d.R. 66 Lettere internazionali

Età Mizaky 69 Garagioz!Gianni Colledani 70 Fischia il vento...Massimo Miian 73 Gli ultimi giorni del PatriarcaDimpraMiroio 74 Intorno al beato Bertrando

Tito Pasquaiis 75 Don Mattia PasqualisStefano Zozzoiotto 7 8 Via Mazzini

Gianni Colledani 82 Mosaico a Panama

Claudio Romanzin 83 Edicola Sarcinelli: mezzo secolo di stampaLucio Costantini 84 Un piccolo lume

Lara Zilii 86 Somsi: una vecchia signora di 110 anniCesare Serafino 89 IIfiglio di Poleon

Fabiana GorassinI 90 Cavalieri delle steppeC.d.R. 92 Chiuso il 14° anno di attività dell'Università

Bruno Colledani 93 Una musica da guardareGiorgio Zoccoietto 94 Vi SÌ respira un'aria saluberrimaStefano Barachino 97 25 anni fa

Antonio Liberti lOO Mandi Elio, Osvaldo, Livioc.d.R. 101 Lettere al direttore

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EDITORIALE

Una Pro, tanti impegniD I CLAUDIO ROMANZ I N

Se per caso avete già sfogliato le pagine seguenti, nonspaventatevi: non avete sbagliato giornale, è sempre ilcaro, vecchio notiziario della Pro Spilimbergo. Soloche - poiché viviamo ormai in una dimensione mondiale - abbiamo voluto dare la possibilità di leggerlo aun numero più vasto di persone. Ecco perché abbiamoriassunto alcuni articoli in inglese. Ma diamo semprespazio anche al friulano. Non è un'incongruenza: dasempre impegnati nella tutela della madrelingua, siamo convinti che occorra attribuirle una piena dignitàanche sul palcoscenico internazionale. Confinarla inuna riserva indiana, sarebbe un gravissimo errore. Peril resto, in questo numero: le condizioni di vita femminile, il Tagliamento, le testimonianze sul passato, la vita di comunità e molti articoli riferiti al territorio(Istrago, Clauzetto, Lestans, Tramonti).In questo spazio, vogliamo ricordare anche l'attivitàdella Pro Spilimbergo. Insieme ad altre associazioni,alle categorie produttive e ^ ,

" ̂ Die Zeilung der VS'irtschaflskammer Steiermark

alle amministrazioni pubbli-che, abbiamo organizzato IÉ|l||f||||fl||3|innei primi mesi dell'anno pa- | ■recchie iniziative, con buoni m m I 1^risultati: dalla tradizionale iwnriWTSII M'LIUsfUata di Carnevale alla no- bqBBÌÉi riUnIDH'vità di Sapori d'Europa (do- SPÀRER Oght b(ve hanno partecipato le (0316)321012 o , .città di Modica in Sicilia, di WlriSCI

burg in Carinzia e Bàrnbachin Stiria). Senza contare la

collaborazione al Mercatino ■

di Primavera, al congresso 1interdiocesano dei Pueri m

Cantores e alla prima Festa ^internazionale delle Scuole.

il sostegno all'attività teatra- 'ffiyWle (tre spettacoli in primave-

successo dei gruppi storici c/i sbandieratovi e musici deidella nostra città, che ormai prima pattina sullo

MM Mùhibac

Gli sbandieratovi e musici del

her: Steìermarkgeht beneidenswerte

Z::— wirtschaftliche Wege_ OscHm:

Leon Coronato hanno meritato

la prima pagina sullo "Steirische Wirtschaft".

"tutti mi cercano, tutti mi vogliono" per la cura e labellezza dei vestiti, ma anche per la loro dedizione eserietà. Si sono fatti onore a Graz, a Padova, a Viennae a Maniago. E prossimamente saranno a Udine e aParma.

Infine, ci preme sottolineare un'iniziativa di eccezionale rilievo che va oltre Spilimbergo. E' quella della macchina Eco Color Doppler per l'ospedale unico dellaPedemontana. In febbraio è stato costituito un Comitato, cui hanno aderito Comune, associazioni e privati,per la raccolta dei fondi necessari al suo acquisto. Almomento in cui scriviamo, il risultato è quasi raggiunto, grazie alla sensibilità di coloro che hanno contribuito, chi con un euro, chi con diecimila. E' stata unadimostrazione di grande responsabilità, ma anche unsegnale per chi amministra la sanità: i cittadini sonocapaci non solo di parole, ma anche di fatti, se lo scopo è giusto. Facessero altrettanto certi nostri politici...

Nr 20, Jalifgang 1, Fnàlag, 7. limi 2002 Sc pUV CÙS O vSS dÙt UH CUC d

Its pagjinis dopo, non acjapà póre: no vès sbaliàt

^ I [5 I I 4 gJornàl, al è simpri il vieli< " notiziari de Pro Spilimherc.

IPK* Oome che - sicome che aro-icr. .jicicriiKtrn ^

l6ICl6riSW6l''l6 Sion mondiàl - o vin volùt fà

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V. ^ Sonnug (y. jgm) iiij Gnzer '*/ * ./" 1 J J •V F-nmiun«v..r..i Die be gioTHal SI jcvele 0.63 condi-nihnuBi Eahnenchwinger und

zions di vite des feminis, dalTiliment, di testimoneancis

on Coronato hanno meritato su ce ch'ai è stàt, dt vite deeirische Wirtschaft". comunitàt e dal teritori

Der groBte lisch derHHt aù dot Gofdanqfta 6,5X 2.4 r 2,6 Mder wèd amDnrmerst/^ (J3. ai 19Utv in Grtaer LattBmsi^priiseniicrt. Jiien Jig SM"uifftnKornbei^Desi^'PsA-lev uni làdturtùàder Btilag

Frìau/ zu GostDie HandclsLaimneT Udine lie-ien dea Giazern und Stdrenid.is lienihmie Udinoei StidtfeuFiiuli Doc mit aU scincn kulina-rùdioi Kóstiidikeùen itoch bsSonnug (y. Jumi ins GraderFraneislunorvieric!. Die b<-riihnuBi Eahnemchwniger undTionuoler aus Ckacinovo zele-luiciUBU dic'Ei'dfliiiuig.

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IL BARBACIAN

ANNO XXXIX - n. 1 Luglio 2002

Periodico edito dalla "Pro Spilimbergo"Associazione Turistico Culturale

aderente ad ARCOMETA

Consorzio Turistico

delle Pro Loco dello Spilimberghesee all'Associazione Regionale fra le Pro Locodel Friuli-Venezia Giulia

Redazione - Amministrazione:

Pro Spilimbergo - palazzo "La loggia",piazza Duomo - Tel. 0427 2274Pubblicità: COSE SpilimbergoTel. 0427 927169

Sito internet:

www.prospilimbergo.org

e-mail: [email protected]@prospilimbergo.org

Registrato alla Cancelleria del Tribunaledi Pordenone con n. 36 in data 15/7/1964

Direttore Responsabile:Giaimi CoUedani

Coordinamento Redazionale:Claudio Romanzin

Comitato di Redazione:Stefano Barachino, Daniele Bisaro, Gianni Col-ledani, Maria Luisa CoUedani, Mario Concina,Cristina Corba, Maurizio Driol, Antonio Liberti, Francesco Maiorana, Loris Menegon, StefanoMezzolo, Armando Miorini, Luca Pellegrini,Paolo Presta, Bruno Sedran, Danila Venuto, Roberta Zavagno.

Consiglio di Amministrazione:Claudio Romanzin PresidenteDenis Bergamasco Vice-PresidenteSante Liva Vice-PresidenteGiovanni Principi SegretarioAlido Gerussi ConsigliereMarco Bendoni ConsigliereAdriana CataUo ConsigliereGianpaolo Ceconi ConsigliereBruno Cinque ConsigliereCorrado Concina ConsigliereCristina Corba ConsigliereFrancesco Maiorana ConsigliereLorenzo Marzona ConsigliereStefano Padrini Consigliere

Segretaria:DonateUa Cesare

Quota sociale € 10,00Abbonamenti:

Italia € 11,00Estero € 13,00

€ 10,00

€ 11,00€ 13,00

Conto corrente postale 12180592 intestato a"Pro Spilimbergo" oppure a mezzo vaglia postale

Archivio Scuola Mosaicisti del Friuli, Gianni Bor-ghesan, Archivio Genio Civile Udine, Adriana Ma-derni, Adriano Noacco, Fulvio Graziussi, SilvanaRidolfi, Archivio Provincia Pordenone, Tino Gres-sani, Gianni Cesare Borghesan.

Disegni:Eho Dusso, Archivio Fondazione Gortani Tolmez-zo, Adriano Noacco, Otto D'Angelo, LeandroFomasier.

In copertina:La torre occidentale e il palazzo Ercole(foto Giuhano Borghesan)

Consulenza fiscale:Studio dott. Alberto Grassetti / Spilimbergo

Stampa:Tipografia succ. Menini / SpUimbergo

apiniiutii'iu APINOUSTRIA-PORDENONE U.O. MEDICINA SPILIMBER60

Vrìjm Buona/ Azione^ deJltUKOLa Cittadinanza, gli Enti pubblici e privati sono invitati a parteciparealla raccolta di fondi, finalizzata a dotare il Reparto e gli annessiAmbulatori di Medicina dell'Ospedale di Spilimbergo di un

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• Oppure presso njssjBZSSi contenitori

che si trovano negli i •—"nStSjSesercizi pubblici 1 ̂che espongono

l'apposito adesivo 1 * v (.

SosteHÙu*u> conaretoMvente'it nostro Ospe^taie^

Ha avuto successo l'iniziativa per l'acquisto della nuova macchinaEco Color Doppler a favore dell'Ospedale S. Giovanni dei Battutt.

(Distra, Clauzìet, Lestans, Tramong).In chest toc o voltn ricuardà ancje l'ativitàt de Pro Spi-limberc. Insiemit cun altris associazions, cu lis categoriisprodutivis e cu lis aministrazions publichis, o vin metùtadun tai prins mès dal an tantis iniziativis, cun bogns ri-sultàts: de sfilade usade di Carnevàl a Sapori d'Europa(gnove manifestazions dulà ch'a àn partecipàt lis citàtsdi Modica in Sicilie, Latera intal Lazi, Sachsenburg inCarinzie e Bdrnbach in Staiare). Cence feveld cb'o vinddt une man al Mercatino di Primavera, al congres in-terdiocesan dai Pueri Cantores e a la prime Fieste inter-nazionàl des Scuelis. E dispò: il secont volum dai Quaderni Parteniani, il concors di poesie, il gnùf libri diFranca Spagnolo, il jutori a l'ativitàt teatràl (tre spetacuicheste primevere) e indenant cussi.Ma la sodisfazion plui biele e ven dai grops storics de ne-stre citdt, che aromai "tutti mi cercano, tutti mi vogliono" pai vistits biei e biel curàts, ma ancje pe lór dedizione serietàt. Si son fats onòr a Graz, a Padue, a Viene e aMania. E di chi a póc a saran a Udin e a Parme.Par ultin, nus intaresse di marcà une iniziative di grantvalor, eh'e va plui in nà di Spilimberc. E je che de machine Eco Color Doppler pai ospeddl unic de Pedemontane. Tal mès di fevrdr al è stdt fat un Comitdt, dulà ch'aàn adertt Comun, associazions e privdts, par tird sù ibegs ch'a coventin par cjoile. Cumò ch'o sin daùr a scrivi, si è scuasi rivdts insomp, par merit di chei ch'a àncontribuii cun sensibilitdt, cui cuntun euro, cui cun di-smil. E je stade une dimostrazion di grande responsabi-litdt, ma ancje un segndl par cui ch'ai aministre la sa-nitdt: i citadins a son bogns no dome di berld, ma ancjedifd, se l'intenzion e je juste. S'al fases l'istes cualchi ne-stri pulitic...

LB4R&OM

SOME ARTICLES YOU CAN FINO IN BARBACIAN JULY EDITION

EngUsh summaryD I DONATELLA CESAR

La Scuola ha 80 anni

(The School is 80)

The mosaic school has been createci in 1922 and it cele-

brates 80 years of uninterrupted activity. Who must wethank fot the creation of the school and who did help itto move it's first steps?The soni of the school seems to be in the thoughts ofthe pioneers of modem Mosaic. They are the mosaicistsof the Vedemontana who hved in the passed century su-ch as Tacchina, Pellarin, Odorico.The school has been supported by open minded peoplethat operate with far-sighted spirit to integrate traditionand innovation. We bave to be grateful to this peopleand esteem them. That's why in such an occasion as the80*^ anniversary of the school, many rooms have beendedicated in memory of those that aUowed the schoolto take it's first steps. Their life and working coursehelp US to estabhsh an important chapter of our history.

L'universo della Scuola Mosaicisti

(People of Mosaic School)

The mosaic school of Friuli is attended by students co-ming from aU over the world: Korea, Mexico, Nicaragua, Columbia, Denmark, Trance, Hungary, Austria,Greece, HoUand, Germany, Croatia, Slovenia.They represent one third of the about 90 students en-tered the school this year. But another third is repre-sented by students coming from ali over Italy, from Si-cily, from Calabria and Apulia, only to mention themost distant places.So the Friuli mosaic school of SpUimbergo is rich inlanguages, religions and different usages. So we canstate that the students of this school give a great shareto create in Spilimbergo a variegated atmosphere.They also are the testimonies in Italy and in the worldof what the Mosaic school from TriuH in Spilimbergois able to teach.

Castello, 26 gennaio 1988(Castle, Januaiy 26'-'^ 1988)Re-adaptation works of the ground floor of the paintedpalace of the casde of Spilimbergo were carried out in1988. During the removal workings of the old floor ofone of the rooms the foimdations of a building of pre-vious age carne to light. Several interesting materialswere found out thanks to an extraordinary excavation.

which gave the opportunity to formulate a supposition.It seems to be a little building (servile habitation, cow-shed or storeroom) older than the present casde, proba-bly destroyed by a fire or puUed down to aUow the rea-hzation of the painted palace.

Cade il monte Corona!

(Mount Corona faUs down)

On the 21®*^ March 1914, during a Saturday after-noon, long cracks come out on the way that connectsClauzetto with Vito d'Asio, while the support waUs ofthe way, because of the earth pressure started archingand sweUing.These were the first warning signs of a huge landslideof the "Mount Corona", which continued untd the 1®^May. The slope before this event was fertile and inha-bited but after this landscape it looked like a widegravely sod, more than 1 Idlometre long and 300 me-ters wide.

L'altra metà del cielo... in riva al Tagliamento(Women world... in Spilimbergo)

How do the women of Spilimbergo live? Which is theperception of themselves? How do they want their social and working reality to be organized?The councd administration decides to sound women's

world, after having promoted a research to examinethe life conditions of the elder population (see Barba-cian dated December 2001). This research has been

carried out by IRES (Institute of Economics and Social Researches of T.V.G).

The research took into consideration some importantfactors of the existence of each man or woman such

as: famdy composition, professional sphere, opportu-nities to spend free time, the relations with the locaiexisting services.

Istrago

The trip trough the hamlets of Spilimbergo goes on tolearn something more about present time and past.It's now Istrago's turn.The first historical references go back to the MiddleAges with the BuU of Alexander III dated 1196. In theRenaissance period Istrago had the power to elect di-rectly it's own podestà. It become an hamlet of Spilim-

ILB4RB4CMN

bergo in 1893. In succession we analyse some particu-lar aspects such as the bridge on the river Cosa (reali-zed 100 years ago), the presence during the first worldwar of an hangar for airships, the old cemetery whichhas now become a light-fuU green area, the grasslandthat once was a waste land but now has became a va-

luable agricultural area so as seat of important industriai activities.

di DARIO MARTINA

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IL RITROVO DELLO SPORTIVO

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Barbacjan tal mont, Friùl tal mont(Barbacian around the world, Friuli around the world)

This short article tries to analyse the world wide spreadpresence of friulian emigrants by analysing the addres-ses of ali Barbacian subscribers from foreign countries.The articles proves the presence of subscribers in fivecontinents (Europe, North and South America, Africaand Australia).

The countries with the largest presence of Barbacian'sreaders are Argentina (137 subscribers). Trance (121subscribers) and, although the big distance, Canadawith nearly one hundred subscribers and Australia withfifteen subscribers. It's nice indeed to discover Barba

cian readers in exotic countries such as Nigeria, Mexico, Ecuador, Morocco, Cuba, ChOe and South Africa.

Don Mattia Pasqualis

Mattia Pasqualis was born in Vito d'Asio on the 13'-^October 1708, he came from a humble family.He became priest in 1727 and at the age of 42 the bi-shop of Concordia gave him the office of rector of theSeminary in Portogruaro. So for a long rime he hasbeen the priest in the parish of Saint Italo and Tizianoin Torre di Pordenone, place where he died in 1797.During his long life he kept a Catapano (day-book), avery interesting and singular document, now retained inthe Historical Record Office of Pordenone. This day-book quotes a misceUany of news, prayers, devotions,stories regarding famUies and their viUages, meteorolo-gical events, lunar cycles, practical information to produce good wine, to coltivate the kitchen garden, tomake coffee with rye and bitter almonds, curative pre-scriptions and more on.

Cavalieri delle steppe(Steppe riders)

During the months of February and March 2002 theLocai Councd of Pasian di Prato had organised the set-ting up of the exhibition dedicated to the folk costumesand traditions from Mongolia, in co-operation with theethnographical section of the National Museum of Hi-story in Ulaan Baatar.For the first time, in the Region and in Italy, was possi-ble to see costumes sewing with wonderful and colour-ful silk fabrics rich of gold and silver embroideries;wood pottery; one necklace made in coral, turquoise,amber, silver, silver gilded in gold and silver filigree;one typical saddle (19*^^ century), made in leather andbirch-wood.

In the City Hall there was the traditional gher (typicalMongohan house that is a tent with a particular semi-conical shape), where, tiU nowadays, people from Mongolia use to live and, with it, emigrate around thecountry.

ILB4RB4CMN 7 —

FRIULANO

UN ALTRO PASSO IMPORTANTE È STATO COMPIUTO, PER LA TUTELA E LA DIFFUSIONE DELLA LINGUA E DELLA CULTURA FRIULANE.ECCO COME HANNO RISPOSTO LE FAMIGLIE

lì furiati tcs scuelis

Ci sono voluti oltre 50 anni perché ifriulani, appartenenti a una delle 12minoranze linguistiche storiche d'Ita-ha, vedessero riconosciuti i diritti riguardanti l'insegnamento della propria lingua nella scuola, diritti sanciticon legge dello Stato n. 482/99. Per laverità, dall'approvazione della leggeabbiamo dovuto attendere altri due

anni per vederla attuata col regolamento di tutela linguistica. Ma dalloscorso settembre 2001 la legge è applicabile a tutti gli effetti.L'ufficio scolastico regionale si è prontamente attivato nella distribuzione

dei moduli dove figli e genitori hannoespresso il loro parere. Tutto sommatole percentuali di adesione sono alte e ildirettore scolastico regionale BrunoForte sta predisponendo l'attivazioneoperativa perché tutto sia pronto peril prossimo anno scolastico. I modulinon riconsegnati sfiorano il 20 percento e le maggiori defezioni si riscontrano nei capoluoghi di provincia, conparticolare riguardo alla città di Pordenone. Gli indecisi però potrannocambiare idea anche il prossimo anno.Va osservato per inciso che, oltre allalingua friulana, la stessa opzione è stata prevista anche per lo sloveno (nellescuole di Cividale-Prepotto, Faedis, S.Pietro al Natisene, Tarcento, Ponteb-ba e Tarvisio), il tedesco (Moggio Udinese, Pontebba e Tarvisio), il tedescosaurano (Ampezzo), il tedesco timave-se (Paluzza), il resiano (Moggio Udinese e Pontebba) e il rom (Udine).

Da sottolineare, infine, il caso dellascuola quadrilingue di Tarvisio: ogniallievo ha potuto scegliere anche perpiù parlate (italiano, friulano, sloveno,tedesco) e in molti hanno colto l'occasione.

L'Università di Udine, la Direzionescolastica regionale, la Società Filologica Friulana e le Direzioni didattiche

di vari circoh hanno inoltre già predisposto corsi pratici di formazioni dibase per docenti delle scuole materne,elementari e medie.

Per quanto riguarda Spilimbergo sonouna trentina gli insegnanti che hanno

Provincia di Pordenone

IstitutoIst. comprensivo AvianoIst. comprensivo CanevaDir. didattica Casarsa

Scuola Media Casarsa

Dir. didattica Cordenons

Scuola Media Cordenons

Ist. comprensivo CordovadoDir. didattica Fiume Veneto

Ist. comprensivo FontanafreddaDir. didattica ManiagoScuola Media ManiagoIst. comprensivo MedunoIst. comprensivo Montereale V.Dir. didattica Porcia

Dir. didattica Pordenone 1

Dir. didattica Pordenone 2

Dir. didattica Pordenone 3

Scuola Media Pordenone centro

Scuola Media Pordenone Torre

Scuola Media Pordenone 3

Dir. didattica San Vito al T.to

Scuola Media San Vito al T.to

Dir. didattica SpilimbergoScuola Media SpilimbergoIst. comprensivo TravesioScuola Media Zoppola

Situazione generale

Province

Gorizia

Pordenone

Udine

aderito all'iniziativa.

Di seguito si propongono tabelle illustrative con i numeri degh allievi dellaprovincia di Pordenone che hannoaderito, oltre a un raffronto tra le diverse province friulane.

medie %

95 46

15 22

124 38

11 25

100 44

82 31

113 90

materne % elementari %

39 26 169 36

- - 15 14

57 62 274 49

66 26 253 32

64 48 179 51

27 44 137 48

26 26 99 22

161 52 481 61

45 78 148 80

33 46 67 49

87 26 115 17

29 21 130 18

55 16 198 34

16 7 104 17

- - - - 31 5

- - - - 33 13

- - - - 35 7

69 33 298 49 - -

- - - - 76 30

76 75 498 69 - -

- - - - 155 33

68 77 234 79 71 58

- - - - 82 29

materne %

495 55

918 34

5.265 64

Altre lingue (in provincia di Udine)Lingue maternesloveno 149

tedesco (-(- saurano e timavese) 179

resiano 33

rom 42

elementari % medie %

951 48 366 25

3.399 42 1.147 27

11.332 61 5.079 69

elementari medie261 112

348 125

41 19

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SPILIMBERGO

Via Umberto 1°, 25

(cond. CristobaI)

Tel. 0427 51110

L'Institùt ladin-furlan "Pre Che-

co Placerean" con sedi a Zompic-chia di Codroipo, Coderno di Se-degliano (nella casa di DavideMaria Turoldo) e ora anche nelFriuli occidentale, a Spilimbergo,in questi anni ha potenziato lapropria attività culturale con importanti iniziative. Ha infatti organizzato manifestazioni collaterali alla mostra di pittura "IlFriuli di Ernesto Mitri" tenutasi a

Bruxelles presso l'Ambasciatad'Italia ed è da sempre organizzatore della "Fieste de Patrie dal

Friùl", svoltasi quest'anno dal 3al 7 aprile ad Aiello, nella Diocesidi Gorizia.

L'Istituto nel 2001 ha prodottoun cd-rom e una musicassetta ti

tolati "...e vie pe Furlanie" programma di marketing turistico-culturale della media pianurafriulana che continuerà con una

nuova produzione anche quest'anno, toccando il Friuli occidentale con particolare riferimento ai guadi sul Tagliamento. Hainoltre presentato uno studio sugli affreschi della chiesa di Re-denzicco, redatto dalla dottoressaMichela Cimolino e, in collaborazione con il Comune di Sedeglia-no, aperto la mostra sul Catapandi San Lorenzo, restaurando unimportante volume che riportanotizie dal XV al XVII secolo, altempo delle invasioni turche inFriuli.

Da oltre un anno edita "Int furla

ne" e ora il mensile "Int", giornale bilingue friulano-italiano cheincontra il parere favorevole deilettori. Adeguandosi e precorrendo i tempi dati dalla legge 482 inmateria di insegnamento nellescuole del friulano ha pubblicato

strumenti didattici quali i libri"La nomenclature dai animai" di

Angelo M. Pittana e Lionello Ba-ruzzini e la "Nomencladure des

matematichis" di Angelo M. Pittana, Gottardo Mitri e Licio DeClara. In questi ultimi tempi, peri tipi delle edizioni Chiandetti,sono stati pubblicati anche "Lisplantis", "Plantis nostranis e fo-restis" e U "Dizionari dai sportsolimpics", sempre a cura di Gottardo Mitri.

Ma l'Istituto ha inteso fare anche

un ulteriore sforzo organizzandoa Villa Manin il Congresso Inter-ladino, laddove per tre giorni si èdiscusso fra friulani, ladini deiGrigioni (Svizzera) e ladini dolo-mitani sui temi della salvaguardiadella nostra lingua e cultura,coinvolgendo i mass media e personalità di vari paesi. Si è parlatodi autonomismo e delle grandi figure che in Friuli hanno determinato la crescita culturale nel popolo friulano, pubblicando perdi più un volume di poesie "Iltimp al à alis" in friulano, ladinodolomitano, romancio sursilva-no, italiano e inglese, e un librosugli scritti e discorsi del consigliere regionale Fausto Schiavi, atrent'anni dalla morte. Quest'ultima opera di fatto apre una nuova coUana di pubblicazioni e studi su persone quali pre ChecoPlacereani, monsignor PietroPondero, Gino di Caporiacco,Romano Guerra, Mario Comini ealtri.

Tanto fervore fa ben sperare perdare vitalità al friulano, anche seè d'obbligo un richiamo; moltoandrà vanificato se non si troverà

collaborazione da parte dell'istituto familiare.

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MOSAICO

IN OCCASIONE DELL'ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE, LA SCUOLA MOSAICISTI DEL FRIULI HA RESO OMAGGIO

AI PROTAGONISTI CHE NE HANNO FATTO LA STORIA, INTITOLANDO LORO I LABORATORI

La Scuola ha 80 anniDAN I LA VENUTO

Nata nel 1922, la Scuola Mosaicisti festeggia quest'anno i suoi 80 anni di ininterrotta attività.

Nella luminosità dei laboratori di mosaico e di terraz

zo, marteUine, ceppi e taglioli ancora oggi scandisconoil tempo di un lavoro di lontana memoria (quello delmosaicista e quello del terrazziere).I mosaici che vengono realizzati sono ritenuti prestigiosi a livello internazionale e stupiscono per la forza materica, lo studio delle superfici e del colore.Ma a chi dobbiamo la nascita della Scuola Mosaicisti

del Friuli e chi l'ha aiutata a fare i primi passi?Tra le righe di diversi articoli, apparsi per esempio su"La Patria del Friuli" nei primi lustri del XX secolo,l'anima della scuola pare aggirarsi tra i pensieri dei pionieri del mosaico moderno: mi riferisco ai mosaicisti

della Pedemontana, •vissuti nel secolo scorso.Essi hanno diramato la loro

arte in tutto il mondo, dalla ^

valorizzato dai mosai-

Questi uomini si sono cori-

artistiche, di conoscere unalingua, ̂osMa di avere un mi-

ne illuminate hanno opera- | ̂to con lungimiranza per la I .nascita e 1 avvio di una Scuola nasce per dare spec,Scuola del mosaico che in- zione culturale ad aspiranti n.tegrasse tradizione e inno- ne forzata, per garantire loro ,■vazione, realtà lavorativa e (Archivio SMF).

La Scuola nasce per dare speci

realtà culturale. A queste persone dobbiamo guardarecon riconoscimento e stima. Per questo, in un'occasione di festa come l'ottantesimo anniversario della ScuolaMosaicisti del Friuli, sono state intitolate delle aule allamemoria di Lodovico Zanini, Ezio Cantarutti, AntonioSussi, Antonio Baldini, Severino Giacomello, FredPittino.Qui, ora, voglio ricordare i loro nomi, la loro storia e illoro lavoro per una Scuola che stava compiendo i primipassi. Per il momento le aule sono state intitolate ai primi direttori didattici o consulenti artistici: le loro schede, di seguito proposte, ci aiutano anche a ricostruireuna pagina della nostra storia.

Lodovico ZaniniVillanova di San Daniele 18831883

alizzazione artigianale e preparazione culturale ad aspiranti mosaicisti, candidati all' emigrazione forzata, per garantire loro un'esistenza e un lavoro dignitosi(Archivio SMF).

- Udine 1975. Vico diCec, insegnante, pubblicista, storico. Fu fornaciaio inBaviera. Autodidatta, conseguì il diploma di maestro.Nel Primo Dopoguerra funominato delegato della Società Umanitaria di Milano- sezione della Provincia diUdine. Nello stesso capoluogo friulano gli fu assegnato prima l'incarico di direttore didattico comunaledal 1919 al 1933, poi quellodi direttore didattico stataledal 1934 al 1952. Fu tra ipromotori dell'Associazionedei maestri Cattolici e tra ifondatori dell'ente Friulinel Mondo. Si interessòspecialmente di storia dell'emigrazione friulana, pubblicando diversi articoli su"La Patria del Friuli" ediffondendo alcuni preziosivolumi riccamente illustrati:per citarne alcuni, ricordiamo "Per i Mosaicisti e i Terrazzai del Friuli" (edizionedel 1920), "Friuli Migrante" (edizione del 1937,1964,1992). Scrisse sporadicamente in friulano. Collaborò alla rivista "La Pana-

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PROFUMERIA

artìcoli

SANITARI

SPILIMBERGO

Via XX Settembre, 19

Tei. 0427 2428

rie", ricevette il Premio Epifanianel 1961 e nel 1966 si segnalò tra isoci sostenitori dell'Associazione

"Italia Nostra".

In qualità di responsabile per ilFriuli della Società Umanitaria di

Milano propose l'istituzione di unascuola per il mosaico. Essa ebbe sede provvisoria a Sequals, poi fuspostata definitivamente a Spilim-bergo, centro strategico della Pedemontana. Zanini, ideatore e promotore della Scuola Mosaicisti, pretesel'applicazione di criteri razionali ecoerenti metodologie; incentivò lastesura di programmi didattici, orari, modalità di ammissione e di insegnamento. Uomo di pensiero e diazione, Zanini non si preoccupò solo di trovare locali adeguati e finanziamenti per la nuova scuola; ebbecome obiettivo primario quello diintegrare uno scrupoloso tirociniopratico di mosaico con una buonacultura di base, fondamento di ognieffettiva conquista professionale.Sostenne che "la conoscenza e l'e

sercizio dell'arte musiva, paziente egeniale arte delle muse, presuppongono uno spirito colto. ...il difettodi cultura ha sempre impedito agliartigiani d'intendere il linguaggio ele funzioni dell'arte, e li ha resi vittime d'impacci penosi ...".

Ezio Cantarutti

Mortegliano 1881 - Spilimbergo1949. Trascorse gli anni della formazione tra Mortegliano e Udine.Esigenze di lavoro lo condussero aSpilimbergo nel 1910. Fin da giovane manifestò idee umanitarie che

furono poi alla base del socialismocui aderì. Si accostò al gruppo chefaceva capo all'avv. Giovanni Co-sattini, fondatore del segretariatodell'emigrazione, aperto a rendereconsci dei loro diritti gli operai cheraggiungevano vari stati d'Europa el'America. Nel 1915 Cantarutti fu

chiamato alle armi: visse il conflitto

in trincea fino alla rotta di Caporet-to. Tornato a casa nel 1919 ripresel'attività commerciale nella sua

azienda e fu eletto Sindaco di Spilimbergo. Si diede da fare per la ricostruzione dopo il confhtto: fondòla scuola complementare (la primapost elementare a Spilimbergo) e lascuola di mosaico. Dopo la Marciasu Roma (ottobre 1922) che segnòl'avvento del fascismo, rassegnò ledimissioni. Subì negli anni le persecuzioni delle "camice nere" organizzate contro i sovversivi. Nel

1945, dopo la Liberazione fu rielet

to Sindaco di Spilimbergo e sipreoccupò delle opere pubblichepiù urgenti: favorì la ripresa dellascuola di mosaico, attivò una sezione della scuola media unica, indirizzo necessario accanto alla scuola

di avviamento esistente.

Adoperò tutte le energie per istituire una Scuola Mosaicisti in Friuli.

L'intento era nobile: valorizzare una

tradizione fortemente radicata nel

territorio della pedemontana. 11 17novembre 1921 firmò la convenzio

ne per l'istituzione della ScuolaMosaicisti insieme alla Giunta Co

munale di Spilimbergo e alla Società Umanitaria di Milano, per laquale operava Lodovico Zanini.Mise inoltre a disposizione dellanuova realtà gli spaziosi locali dell'ex caserma Bevilacqua (oggi CorteEuropa), consentendo l'inizio dellelezioni il giorno 22 gennaio 1922.Nel secondo dopoguerra Cantaruttiprese un'altra importante iniziativaper dare alla Scuola Mosaicisti unpunto di riferimento e per risollevarla dalle devastazioni del conflit

to mondiale e dal conseguente calodelle iscrizioni: esprimendosi perconto del Consiglio di Amministrazione, che presiedeva, nominò Severo GiacomeUo "direttore dirigente responsabile e coordinatore diogni attività ed iniziativa dellaScuola Mosaicisti, della Scuola diDisegno, del Laboratorio Mosaicisti". Creò le premesse per un nuovoinizio della Scuola Mosaicisti del

Friuli.

Antonio Sussi

Venezia 1858 - Valdagno 1951. Frequentò l'Accademia di Belle Arti aVenezia e divenne noto come pittore ritrattista, specializzato in pitturadecorativa. Fu un grande professionista anche in materia musiva: in

qualità di disegnatore di cartoni permosaico lavorò con le ditte Salviati

a Venezia e PuU & Wagner a Berlino (di cui assunse anche la direzione tecnico-artistica per un anno),gestì, inoltre, un laboratorio musivoa Trieste; per il suo qualificato curriculum, fu scelto quale direttoredella Scuola Mosaicisti del Friuli

direttamente dalla Società Umani

taria di Milano e dal suo delegatoper la provincia di Udine, LodovicoZanini; fu sostenuto inoltre congrande stima anche dal mosaicistadi Sequals Pietro Pellarin, che lodefinì "il più adatto e il più capacealla mansione" affidatagli.Sussi ebbe l'onore e l'onere di esse-

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re il primo direttore dellaScuola: restò in carica fino

al 1928. Fu affiancato, nel- mr''l'impegnativo compito, dalprimo M.° di mosaico An- fJ/mdrea Avon, come lui forma- Kjr^tosi all'Accademia di Vene-

Sussi inaugurò la prima le-zione della Scuola Mosaici- j^^jBsti del Friuli il 22 gennaio a1922 di fronte ai primi 46 | ^allievi. Oltre al ruolo di di- jrettore didattico e artistico r jàassunse anche la docenza E ^di disegno tecnico: ebbe il ^ «nobile obiettivo di formare Ét !mosaicisti-artisti, indipen-denti nel creare, sviluppare 'ed eseguire un bozzetto e "jSun cartone per mosaico. ^Voleva creare "buoni disc-

gnatori, capaci di destreg-giarsi con i più elementari *calcoli geometrici per poi p ^passare all'applicazione del fc-jfmosaico vero e proprio".In una relazione del sinda- ,co Cantarutti, Sussi fu ri-cordato come insegnantepaterno e paziente, disponibile nel coordinamento

del programma didattico e nel recupero del materiale indispensabileper le lezioni (libri, fotografie, modelli, disegni). Fu anche il protagonista di un'impresa straordinaria:pur avendo allievi che percorrevano i primi timidi passi nel campodel mosaico. Sussi fu per loro unaguida impareggiabile nella realizzazione del mosaico destinato alla

fontana progettata dall'architettoRaimondo D'Aronco: i mosaici fu

rono realizzati su bozzetto del pittore udinese Enrico Miani. I loro

colori squillanti, le sinuose armoniecompositive si integrarono bene nelritmico perimetro decò della fontana. Presentata alla prima Biennaledi Monza, nel 1923, essa fu premiata con medaglia d'oro e rappresentò il primo trampolino di lancioper la Scuola Mosaicisti del Friuli.

Antonio Baldini

Boretto (Reggio Emilia) 1899 - Milano 1986. Frequentò l'Istituto diBelle Arti di Parma conseguendo ildiploma nel 1915, il diploma di Licenza del Corso Speciale di Figuranel 1919, il diploma di Licenza delCorso Speciale d'Ornato e Decorazione nel 1919 e il diploma di Abilitazione all'Insegnamento del Disegno nelle Scuole Tecniche e Nor-

Negli ultimi anni l'Istituto ha raggiunto lo statusdi scuola di livello superiore (Archivio SMF).

mali nel 1919. Nel 1921 giunse aSpUimbergo quale insegnante di disegno e calligrafia nella scuola Tecnica Comunale appena istituita. Inseguito assunse l'insegnamento deldisegno e la direzione delle localiScuole Serali.

Incaricato, dal 15 marzo 1928, delladirezione e dell'insegnamento nellaScuola Mosaicisti di SpUimbergo edel Consorzio di scuole professionali del capoluogo e delle frazioni,il professor Baldini assunse una posizione di primo piano per le ideeinnovative, per il temperamento eper il carisma che lo contraddistinguevano. Mantenne il suo incaricofino al 1941, quando decise di spostarsi a Monza e poi a Milano contutta la famiglia, dedicandosi ancora alla sua pittura e al suo mosaico,passioni condivise con l'amicoCantò.

Grazie alla sua opera lungimirantela Scuola Mosaicisti visse un'importante fase di positiva trasformazione, vivace sul piano della formazione, del dibattito, delle esperienzeartistiche e culturali. Baldini inserì

nei programmi didattici materienuove, come storia musiva, avviò

stage di studio ad AquUeia e a Ravenna, realizzò personalmente nuovi e moderni cartoni pensati per

mosaico, comprò libri e ta-vole per la formazione cul-turale e artistica dei ragaz-

^ zi: "Gli stili a colori" del

Terrari, "I Mosaici del Va-ticano e del Laterano" del

Nogara, foto d'arte Alinari.Favorì la realizzazione di

una refezione per gli alunni^ provenienti da lontano, ce-

0.. dette alla scuola diversimobili e, fino a consuma

ci zione, tutto il suo materialeprofessionale (compassi, ri-ghe, squadre, colori, pen-

^^3 nelli, telai). Intrecciò im-portanti rapporti con dittedi mosaico europee e asso-

\ ciazioni di terrazzo e mo-sai co d'oltreoceano che fi-

nanziarono con entusiasmo

la Scuola. Questo consentìa quest'ultima di avere unmagazzino di marmi e

^^3 smalti e una nuova e deco-WKjS rosa sede, l'attuale, in viaIfDQ Corridoni, sorta con l'aiutotyifl importante del Comune di

Spilimbergo. Tra i grandipregi del Baldini sono poida segnalare la dialettica ele doti giornalistiche, stru

menti straordinari per creare ascendente e per far conoscere la realtàdella Scuola a livello nazionale e in

ternazionale. La capacità di scelteartistiche gli rese facile il coinvolgimento nella scuola di artisti famosi

(Marcello Nizzoli, Augusto Cerni-goj, Ernesto Mitri, Gino Severini) edi influenti committenti. Il premiodi tutto questo lavoro trova eco neimonumentali mosaici di romana

grandiosità del Foro Italico di Roma, commissionati daU'O.N.B neglianni Trenta.

Baldini pensava che il mosaico fosse adatto non solo alle grandi su-perfici (secondo le tematiche portate avanti parallelamente da Sironinell'ambito della pittura murale),ma anche a oggetti comuni o piccole architetture che possono inserireil mosaico nel campo deU'arreda-

Severino Giacomello

Spilimbergo 1899 - 1992. Terminate le scuole elementari, nel 1912viene ingaggiato dal padre nell'impresa edile di famiglia come semplice muratore, senza godere di particolari privilegi. Contemporaneamente frequenta ogni giorno laScuola Serale di Disegno Professionale, distinguendosi per la sua ver-

— 12 ILMRB4CWN

satilità e facilità di apprendimento. Si dedica anche allostudio della musica. L'interesse per il disegno e per latecnologia edile Io portano ad abbandonare l'impresadel padre per frequentare con sempre maggior assiduitàlo studio dell'ingegner Pievatolo a Spilimbergo. Nelnuovo ambiente di lavoro, da autodidatta si specializzain testi di ingegneria tanto che rilievi topografici e nozioni matematiche non rappresentavano per lui alcunproblema.Nel 1922 accettò la proposta del professor Baldini d'insegnare disegno nella scuola serale di Spilimbergo inqualità di assistente. Nel 1927 fu incaricato d'insegnarematerie teorico-pratiche alla Scuola Mosaicisti. Insegnòininterrottamente fino al 1941, anno in cui fu chiamatoalle armi in terra dalmata. Rientrato diventò direttore

della Scuola Mosaicisti nel 1946, mantenendo poi il ruolo fino al 1975.

Dette impulso al terrazzo e al mosaico su pavimento perallargare la rosa di prospettive degli allievi: chiese chealla Scuola fossero affidati i lavori di pavimentazione degli ambienti pubblici locali come l'asilo infantile e l'orfanotrofio di Spilimbergo. Giacomello ritenne essenziali ilavori su commissione. Naturalmente il criterio da seguire era quello dell'accettazione di lavori attinenti all'insegnamento, tenendo conto delle esigenze di carattere didattico proprie di ogni singolo corso. Nacquero cosìproficui rapporti di collaborazione con l'artista FredPittino - che dal 1941 operava nella Scuola con il ruolodi consulente artistico - e con gli artisti Mario Deluigi eErnesto Mitri - personalità che, pur non insegnandonella Scuola, collaborarono con i maestri mosaicisti nelcampo della sperimentazione. Gli allievi mosaicisti nondovevano essere dei semplici riproduttori di cartoni, mainterpreti e collaboratori degli ideatori dei cartoni stessi.Giacomello sostenne sempre il proposito di formaremosaicisti esperti, tecnici del mosaico, artigiani, non ar-

inl Pi

Inizialmente i coni seguivano quelli delle scuole d'Arti e Mestierigestita dalle Società Operaie. Era previsto un corso preparatorio diIV e V elementare e lezioni di francese, utili per l'emigrazione(Archivio SMF).

tisti, professionisti con possibilità di facile inserimentonel mondo del lavoro, in grado di eseguire con periziaqualsiasi tipo di mosaico richiesto dai committenti. Inbase ai punti del programma didattico, i maestri furonoquindi invitati a preparare gli allievi in varie tecniche:mosaico romano, bizantino, cosmatesco, moderno secondo l'uso che l'architetto ne volesse fare o che il cartone dell'artista esigesse.

Fred Pittino

Dogna 1906 - Udine 1991. A Udine conseguì il diploma di geometra nel 1924. Pittore autodidatta, all'iniziodella sua carriera artistica rimase affascinato dalle strut

ture compositive di Cézanne, dal realismo di Funi e dalgusto Novecento di Sironi. Fu amico dei BassaldeUa, diModotto e Fihpponi, schierandosi contro la pittura tardo-ottocentesca. Partecipò nel 1928 alla II BiennaleFriulana d'Arte di Udine, nel 1929 alla XX Esposizionedell'Opera Bevilacqua La Masa di Venezia. Tra il 1929 eil 1930 allestì la sua prima mostra personale al cinemaEden di Udine (insieme all'amico scultore Max Piccini).Nel 1930 si trasferì a Mdano, risiedendovi stabilmentefino al 1938. Qui entrò in contatto con gh artisti dellaGalleria del Mihone (diretta da Persico), dove nel 1933espose insieme ad Afro. Nel 1934, insieme a Mirko,Grassi e Modotto espose alla Galleria SabateUo di Roma, che rendeva omaggio ai giovani friulani con la mostra del Gruppo Friulano d'Avanguardia; nello stessoanno partecipò alla Biennale di Venezia (come pure nelle edizioni del 1936, del 1948 e del 1950), mentre nel1935 fu alla Quadriennale di Roma (così nel 1943). Tornato definitivamente in Friuli, a partire dal 1939 decoròcon pitture e mosaici diverse chiese, edifici pubblici eprivati.Direttore artistico della Scuola Mosaicisti del Friuli dal

1941 al 1977, Fred Pittino personalizzò con la sua manogran parte della produzione artistica della Scuola. Findai primi anni di attività, pensò e disegnò cartoni permosaico: si ricordano i lavori relativi ai cicli musivi perla Chiesa di Cristo Re a Urbignacco di Buia (1942-1951), per le chiese domenicane di Waterford (1948-1952) e Drogheda (1954) in Irlanda, per U Tempio Votivo di Cargnacco (1957-1962) e per d Tempio Ossario(1961-1968) a Udine, per il Santuario di Madonna diRosa a San Vito al Tagliamento (1960-1973), per la salaconsiliare del municipio di Spilimbergo (1976), per ilcimitero di Sant'Anna (1979-1982) a Trieste. I suoi mosaici si trovano anche nella chiesa dell'Ospedale Civiledi Udine e nel Collegio Salesiano di Gorizia; altri ancora in Austria, Svezia, Libano, Stati Uniti, RepubblicaDominicana e Giappone. Le opere testimoniano la continuità e l'impegno di un lavoro appassionato, protrattosi anche a conclusione del rapporto di dipendenzadalla Scuola.

Sotto l'ala protettiva e la guida artistica di Pittino, laScuola Mosaicisti partecipò poi alla XXVI Biennale diVenezia, Sezione Arti Decorative, con un mosaico insmalto raffigurante un cacciatore, eseguito su cartonedello stesso Maestro (1952). Egli seppe valorizzare ilmosaico anche sensibilizzando i giovani discepoli pittoriche frequentavano il suo studio a Udine: gli artisti interessati al mosaico potevano infatti suggerire nuove ideeda realizzare, aggiornate sul piano estetico. Tra loro sipuò ricordare Carlo Ciussi che fino a oggi, in più occasioni, ha instaurato un rapporto dialettico con la ScuolaMosaicisti.

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VITA DI COMUNITÀ'

OGNI ANNO ALLA SCUOLA DI MOSAICO SI ISCRIVONO ALCUNE DECINE DI NUOVI STUDENTI. DI QUESTI LA MAGGIOR PARTEPROVENGONO DALL'ESTERO O DA REGIONI LONTANE DELL'ITALIA. CHI SONO E COME VIVONO QUES'H RAGAZZI?

L'universo

della Sonala MosaicistiDAN I LA N U T O

La Scuola Mosaicisti del Friuli è frequentata da ragazziprovenienti da tutte le parti del mondo; Mi-Lim arrivadalla Corea, Michiyo, Naomy e Kazumi dal Giappone,Carlos e Nadine dalla Florida (anche se nati rispettivamente in Messico e in Nicaragua), Alvaro dalla Colombia, Kristine e Bella dalla Danimarca, Renaud, MarieLaure, Stephanie, Aude, Aurelie, Hakan, Isabelle, Melarne e Geraldine dalla Francia, Timea dall'Ungheria,Katharina e Karin dall'Austria, Ekaterini dalla Grecia,Fausto dall'Olanda, Franziska, Sophie, Anna, Ruth,Johanna e Joana dalla Germania, Matko dalla Croazia,Vesna dalla Slovenia. Rappresentano pressappoco unterzo dei circa 90 alunni iscritti quest'anno a Scuola. Maun altro terzo è rappresentato da ragazzi provenienti datutta Italia, dalla Sicilia (Marina), dalla Calabria (Simona) e dalla Puglia (Donato), solo per citare i luoghi piùlontani!

Questo aspetto mi fa pensare a tutte le volte che sui hbridi storia dell'arte ho letto frammenti di annotazioni, diari di viaggio di artisti lasciatisi assorbire totalmente dapaesi lontani... nuovi per i loro occhi?Sono famosi gli appunti di viaggio di Klee in Tunisia, diDelacroix in Marocco, di Bòldin, Klimt e Le Corbusierin Italia, di Gauguin nelle isole della Polinesia, solo perricordame alcuni!

Si percepisce quanto essi si siano lasciati sorprenderedagli effetti della luce, dai colori, dai paesaggi, dalla musica, dalla cultura di un "mondo" diverso dal loro.La contaminazione con "l'altro", "il diverso" suscitainevitabilmente - in chi ha voglia di aprirsi - nuove ideee nuovi punti di vista fino a far germogliare qualcosa d'inedito, fino a svelare anche un'arte nuova e originale.Certo il confronto con gli altri non è sempre così facile eimmediato come potrebbe far supporre questa mia appassionata introduzione: spesso si vive "tranquillamente" in mezzo agli altri, ma con un'indifferenza sconcertante. Anche se la tecnologia e le conoscenze ci fanno girare il mondo, ci fanno spaziare dal cuore della terra allaluna, manca ancora la cultura dell'altro, la cultura dellacomunicazione che, forse, vuol dire anche sentire, ascoltare pareri altrui, compresi quelli provenienti da luoghilontani.

"Comunicare" attraverso l'arte o la musica è una moda

lità di comprensione, un modo per tentare di capirsi purnon parlando la stessa lingua o pur avendo abitudini divita diverse.

Di lingue, religioni, costumi diversi è ricca, ricchissimala Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo!Dunque sono anche i ragazzi della nostra Scuola a crea

re a Spihmbergo un'atmosfera variopinta. Sono ancheloro testimoni in Italia e nel mondo di quanto viene fatto nella Scuola Mosaicisti del FriuB di Spilimbergo.Riporto qui di seguito alcune loro considerazioni, positive e negative.

"Un'immensa soddisfazione mi fa creare i mosaici e

questo mi spinge ogni giorno a continuare a fare semprecon più devocion e a mettere sempre tutto il cuore inogni tessera che taglio. Abbastanza parole non ci sonoper spiegare le emozioni che crea in me il mosaico. Nontrovo la parola giusta per dire che cosa significa per mela Scuola. Solo posso dire che mi sento ogni giorno piùenamoratà" (Nadine).

"La passione per l'arte del mosaico mi ha condotta allaScuola Mosaicisti del Friuli a Spilimbergo, una scuolafamosa a livello internazionale e senza equivalenti inFrancia. Il mio scopo è quello di tradurre la passione inmestiere" (Isabelle).

"Nessuno mi ha chiesto da dove vengo" (Geraldine).

"Andare a studiare in un altro paese per me significavaimparare un'altra lingua, un'altra cultura, avere unanuova apertura. Ma pensavo che significasse anche unoscambio di culture. Invece, e mi dispiace di questo, funziona solo in un senso. C'è una mancanza di curiosità

sulle culture dei nostri paesi di provenienza" (Melarne).

"La presenza degli stranieri a Scuola?... fantastico...quello che sto vivendo io è un continuo scambio di tradizioni, feste, musica e poi mentalità di paesi così lontani ma vicinissimi nelle abitudini ... la politica e le varieconvinzioni tramandate di generazione in generazione... un continuo traduttore simultaneo. Cibo? ... basta

un itahano, un francese, una tedesca e una danese (nonè una barzelletta!) per conoscere lo stesso nome di unaricetta in quattro lingue diverse con annesso elenco diingredienti tradizionali e rari ricordi di lontani paesi ...e crollano molti stereotipi che io personalmente mi erocreata ... i tedeschi non mangiano solo male e non vanno solo al mare a Lignano ... e le ragazze francesi nonsono tutte smorfiose.

E' un continuo conoscere e un po' ■viaggiare senza spostarsi, così il mio pensiero è anche un ringraziamentoagli stranieri" (Isabella).

"Lunga -vita al cinema di Spilimbergo, altro modo simpatico per imparare l'itahano e unico divertimento dellacittà. Grazie alla signora e al signor Eranco Miotto per laloro gentilezza e i prezzi bassi tutti i giorni" (Stephanie).

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LB4RB4CMN

RACCONTO

PAOLO VENTI, INSEGNANTE AL LICEO "LEOPARDI" DI PORDENONE HA SCRITTO UNA RACCOLTA DI 34 DELIZIOSI RACCONTI,INTITOLATA "STORIE DI MOSAICI" DOVE SONO MESCOLATI RIFERIMENTI FILOLOGICAMENTE CORRETTI

A EVENTI STORICI E INVENZIONI, PER RACCONTARCI LA MERAVIGLIOSA AVVENTURA DEL MOSAICO

Sosos

PAOLO VENT

E ancora oggi vi è qualcuno — folle ma unico vero sacerdote, direbbe Borges — che va radunando schegge indurite,ossa tagliate della gran fiammata e le accosta a tentoni o con sapienza copiando le parvenze, come a rifare il gran specchio di Dio. Ed egli va a ritroso come le formiche di Apuleio, separando tinta e tinta, unendo frammento a frammentoin gigantesco rompicapo senza fine. Maledizione eroica dei figli di Prometeo, dannati come Sisifo in un mandala insolubile, follia di Dioniso che fa di un solo moto, di un solo movimento rottura e ordine. Spezzare all'infinito per ricomporre, contro ogni legge di entropia che vuole in fondo a tutto il tempo un magma uguale privo di differenze: mucchiodi scarti, mistura di ogni tessera. Ben lo sapeva il Greco allora, se sotto l'ala della Musa pose il "musaico", l'arte sublime di salvare il mondo ricomponendo pezzo dopo pezzo lo specchio infranto di Dio.

Plinio il Vecchio nel capitolo XXXVI, 184 della suaNaturalis Historia laconicamente ci racconta che nel

campo dei mosaici pavimentali (lithostrota) il più famoso fu Sosos. Fu proprio lui, infatti, che a Pergamo realizzò il cosiddetto asaro-

ton oecon, (aXsaérwton

oùkon), la stanza non .1» -spazzata, chiamata così % ■ -

dalla servitù. Nella stessa ''''Astanza era degna di osser-vazione anche una colom- «

altre si scaldavano al sole

e si pulivano le penne sul ||||||H^bordo del vaso. Fin quiPlinio che nel seguito ci ■ ''11=tedia a sufficienza con una

dotta dissertazione sulla

storia del mosaico greco eromano e sulla storia del

vetro, giustamente con-

Ma di spazzatura e colom- zato per Eutychides: dellehe null'altro si dice da bellissime scene acquati-parte del dotto Plinio e graziosi in cuioccorre far ricorso a tradi- yZ| |m|b|B!| iMpH|\ ilBHjiftX—-. nuotavano ninfe e in cuizìoni orali arabe per rico- fJBKtà — si vedevano guizzare pe-struire correttamente la I mosaici pavimentali di una casa romana di Ampurias (Spagna). sci multicolori. I tre in

singolare vicenda di quest'opera.Pare dunque che nel corso di un simposio al quale erastato invitato in casa del ricco Eutychides, Sosos si siatrovato invischiato in ima accesa discussione sul valore

delle arti. "La pittura è laeterea a ornare^'ie^ pareti^palma,'perché allieta l'o-

vano e come usava allora

gettavano a terra bucce,semi, ossa spolpate."E il mosaico?" chiese a

un tratto Sosos indicando

i mosaici che aveva realiz-

zato per Eutychides: dellebellissime scene acquati-

"™1 graziosi in cuiI HBhI\ IwBBàV— nuotavano ninfe e in cui

si vedevano guizzare pe-

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vitati ignoravano chi egli fosse e dopo un momento distupore scoppiarono in una risata: "Il mosaico? Pavimenti, sassi, vuoi dire? Ma se nemmeno l'occhio dellaserva fa ormai la fatica di chinarsi a guardarmi, i mosaici!". E cambiarono discorso.

Qualche mese dopo lo stesso Sosos invitò gli amici adun banchetto nella sua casa e fece in modo che anche i

tre commensali sconosciuti fossero presenti. Come entravano tutti restavano ammirati e si complimentavanocon il padrone di casa per la splendida raffigurazionedelle colombe che ornava l'ingresso. E Sosos raccontòche mentre stava realizzando il suo mosaico di Eutychi-des più e più volte le colombe erano scese illudendosidi poter bere l'acqua dagli stagni che egli stava componendo con le tessere, e di potersi rinfrescare dalla calura bagnandosi insieme a ninfe e pesci. All'animo semplice delle colombe e al loro gusto per il mosaico, disseridendo Sosos, aveva voluto dedicare l'unica immaginecolorata che aveva posto nel centro della sala. Per il resto il pavimento era in tessere biancastre con larghi riquadri di profili neri: qua e là si vedevano i resti deisimposi precedenti, bucce, semi, ossa spolpate.Uno dei tre giovani che Sosos aveva fatto invitare, dopo aver lodato grandemente la bellezza delle colombe,si stupì del fatto che le serve non avessero spazzato unastanza così bella e che il mosaico fosse circondato da

quella lordura. "Avete ragione, amici, ma cosa voletefarci? I mosaici non li guardano neanche le serve ormai, e certi invitati non si danno alcun pensiero di insozzare capolavori come questo: anzi, temo che ormaila sporcizia non verrà più via". E fece il gesto di scansare con un piede una lisca di pesce che, fatta essa stessadi mosaico, rimase dov'era. I tre rimasero stupiti e provarono con il piede a scansare gli altri resti del pranzo."Oggi i mosaici li apprezzano solo le colombe: per farliapprezzare agli uomini bisogna sporcarli apposta!" aggiunse ironicamente Sosos. Gli invitati capirono d gioco che finì in una bella risata e accrebbe ancora di piùl'ammirazione per il grande artista. Tutti entrarono nella stanza ma per un bel po' i passi si mossero esitantisui mosaici, sia che temessero di calpestare un osso siache temessero di calpestare la sua immagine perfetta.Le "stanze non spazzate" si diffusero da allora in tuttol'impero romano e divennero modelli di precisione erealismo, trompe l'oeil di grande raffinatezza. Nonostante il suo gusto portato spesso all'esaltazione e all'adulazione Stazio, raccontando le bellezze della villa ti-burtina dell'amico Manlio Vopisco ci fa rivivere in parte lo stupore dei convitati di Sosos:

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dum vagar aspectu visusque per omnia duco,calcabam necopinus opes. nam splendor ah altodefluus et nitidum referentes aera testaemonstravere solum, varias ubipicta per artesgaudet humus superatque novis asarota figuris.expavere gradus.

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[mentre volgo gli occhi da ogni lato calpesto senza accorgermi ricchezze. Infatti la luce viva che scendevadall'alto e le tegole che lasciano filtrare l'aria tersa mostravano il pavimento, dove la terra gode dei disegnitracciati con arte e fantasia e supera con nuove figure lestanze non spazzate. Il passo esita.]

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STORIA

L'UNITÀ DI MISURA MEDIEVALE, CHE È DIVENTATA SIMBOLO DELLA STORIA STESSA DI SPILIMBERGO, ERA IN REALTÀ ADOTTATAE DIFFUSA IN BUONA PARTE DEL FRIULI. LO TESTIMONIA UNA RICERCA DOCUMENTALE APPROFONDITA

Sempre a proposito1 r ti f //

di macia

RENZO PERESS I N

Nell'agosto di tre anni fa il Barbacian pubblicava un mioscritto riguardante la "macia", la nota unità di misura perpanni incisa sul pilastro d'angolo del palazzo della Pergola, in piazza del Duomo a Spilimbergo.In quell'occasione riferivo, tra l'altro, che la lunghezzadella "macia" (in italiano "mazza") corrispondeva a quellache in altre locahtà era denominata "braccio", e citavo gliesempi di Dignano e di SacUe. Poteva sembrare che la denominazione "macia" fosse limitata a Spilimbergo, di contro a "braccio" usato nel resto del Friuli. Sarà bene chiari

re che così non è.

La voce che definisce la nostra misura, scritta in varie forme (macia, mavì, mazca, maga, mago, con i relativi plurali)e nelle lingue in uso all'epoca (friulano, italiano, latino), ètestimoniata in molte altre località del Friuh, come risultada numerosi documenti. Alcuni di questi documenti sonocitati dal Nuovo Pirona che, sotto il lemma Mazze, riportaalcune testimonianze antiche di Gemona, Udine e Tol-mezzo.'

La testimonianza di Tolmezzo riguarda il quattrocentescoquaderno dei camerari della chie-sa parrocchiale di San Martino, " 'pubblicato da Pio Paschini nel j .1920.^ Ai fini del nostro discorso l*-

il documento presenta più di un ■motivo d'interesse. Innanzi tutto

troviamo diversi esempi dell'uso p; ■ r "j 'della "maza": "Adi primo febra- p"'®ro 1481 compera) tela nostranamazes V per sol. XIII la maza perfar..."; "Item per lentima' mazes {n che io fesi metter sotto la por- fiporah.."; "Adi 28 luio 1481, deij '■tela mazes VII, a razon de soldiXII la maza per far uno chiame-sotto...". In un altro punto dello fi",' •stesso documento, in un'annota-zione di qualche mese successiva 5«_ma sempre di mano dello stesso • '' 'camerario, troviamo invece, al |posto di "mazas", il sinonimo"braza"; "Adi 30 novembro 1481 .< .comperai zendal braza 6 per far . 4''ticonzar li paramenti". Probabil- - ^mente "mazas" e "braza" sono idue misure diverse; sappiamo in- "■fatti che i drappi di seta avevano La macia in una fokLa macia in una foto di Gianni Borghesan.

misure proprie, diverse da quelle delle altre stoffe, e lozendàdo ("zendal") è appunto una finissima stoffa di seta.Ma il documento tolmezzino ci riserva un'altra sorpresa:l'uso di "maza" in senso proprio, cioè nel significato dibastone, mazza, asta: "Item spendei per far depenzer lesmazes che se tien li confoloni... " (per far dipingere le astecon cui si sostengono i gonfaloni).Di numerose altre attestazioni riguardanti la nostra misuram'informa cortesemente l'amico Roberto Moschion, ilquale, attento lettore di edizioni di documenti friulani antichi, ha potuto reperire la presenza della "macia" in contesti e in tempi diversi (non escluso il Paschini testé citato). Per mettere a disposizione dei lettori del Barbacian ilfrutto di tali accurate indagini, riporto i passi in cui la"macia" è nominata in locahtà diverse da Spihmbergo, ordinandoli cronologicamente, cioè secondo la data del documento in cui compaiono.La testimonianza più antica ce la fornisce - finora, manon è da escludere che successivi ritrovamenti ci costringano a retrodatazioni - Antonino di Prampero, che ripor

ta i dazi pagati a Udine sui vari'■> I 1 tipi di panni. ' Nel 1324 per una

•^1* ' "macia" di "pannus griseus" si-G' ' I p pagava 1 denaro e mezzo, mentre> <■ nel 1363 il dazio per la stessa

l'i" I merce era di 4 piccoli, mentre3 "• I ^1^ che per il "barcandus vergatus"

• ' ■ Jfcc l era un tessuto di lino e coto-■ j/ "i ne di colore variegato) era di 7

'• piccoli la "macia". E interessante1 ■HHj notare che nel documento relati-. , t . ? Wi 'li ■Ki'l vo al 1363 altri tipi di panno so-^ ̂ no misurati col "brachius" e non

I con la "macia".• r ' • I Un'altra testimonianza molto an-

. .:jl tica (1361) si trova nel quadernodi appunti di spesa, scritto in

> '1; friulano, del notaio Odorlico da' ; « '■ Cividale, quaderno studiato ed

> , ■' -'v' edito da Federico Vicario.'Nel-■* f" ' ■ ' l'ultima carta del fascicolo ci so-' ■ V ' no, tra l'altro, due annotazioni ri-

guardanti spese per una mazza diA* ^ panno: "anchimò per j mago di

i drap dinas viij" (ancora per 11 , .V > mazza di panno denari 8) e

Gianni Borghesan. "Jtem si dirin ady xiij d-auost per

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mago j di drap dinas viij" (poi si diedero il giorno 13 agosto per mazza 1di panno denari 8).Di qualche anno dopo, e precisamente del 1380, è il quaderno delle spese,edito dal Marchetti,' del camerateMuzirino dell'ospedale di San Michele di Gemona. Tra le varie spese annotate troviamo anche le seguenti:'"Item spendey par xxiiij Magis didrap di lin par cischiduna maga - frx.'vij" e "Item spendy par iij macis didrap par cische-duna maga par chelmidessim drap jo fes viij lingugl'" -frx. vij".Il successivo documento da prenderein considerazione è costituito dagliappunti di amministrazione privatadi una famiglia cividalese, riprodottoin parte da Gianfranco D'Aronco."Sotto Tanno 1414 è segnata la seguente spesa: "Adi xiij di genar si haycomprat per lanart fradi di paulj crotmio masar di tavagna macis ij 1/2 dipan per ss. xliij" (il 13 gennaio hocomprato per Leonardo fratello diPaolo Crot mio massaro di Tavagnac-co mazze 2 e 1/2 di panno per soldi43).

Passiamo poi al 1460. NéH'ArchwumCivitatis Vtini,^^ nella sezione dedicata alle Fiere publiche troviamo infatticitata una disposizione (il documentooriginale è nella Biblioteca civica diUdine) del 7 febbraio di tale anno

con la quale si prescrive "che nessuno possa vendere o comprare nellafiera di santa Catterina con mazze,stadiere et altre misure non bollate".

Del 1467-68 è invece il libro di am

ministrazione di S. Maria dell'Ospedale di Pordenone, presente pressol'Archivio di Stato di Udine. Da queldocumento Paolo Gol" riporta alcunipassi, tra i quali il seguente: "Avi permaza vinti de tela per lo armar, monta 1. 12".

Con un salto cronologico passiamo al1577 e con un balzo geografico cispostiamo da Pordenone a Resia perprendere in considerazione una ricerca storico-antropologica di GaetanoPerusini relativa a quella vallata, sottomessa alla giurisdizione dell'abbazia di Moggio." Di alcuni documentiabbaziali relativi all'amministrazione

della giustizia il Perusini compila i regesti, attraverso i quali si propone diillustrare particolari aspetti della vitanella valle nel corso del Cinquecento.A noi interessano alcuni passi del documento relativo ad un processosvoltosi il 27 novembre 1577. Un cer

to Stefano Romanino di Artegna si la

menta che "in die Sancti Martini... in

loco Arteneae vensero alcuni de Re

sia et ancor de Mozo al mercato con

panni grisi" e di aver comprato dauno di essi "tre maze a reson de L. 3

s. 3 la maza con la garanzia chel nonse scurti". Invece il panno si era accorciato di molto per cui chiede diessere indennizzato. Il nostro Stefano

dichiara di non conoscere il nome del

venditore, però riesce a dare indicazioni utili alla sua identificazione.

Rintracciato, il venditore ammette:"Questo santo Martino io fui ad Artegna con panno et portai circa 11over 12 maze", però dichiara anche:"non è vero che io avessi ditto ad al

cuno di quelli che comprarono panno da mi chel panno non si scurtas-•se". Alla fine il venditore verrà con

dannato secondo quanto prevedevano le disposizioni in simili casi.Ulteriori attestazioni sull'uso della

mazza le troviamo in altri documenti

raccolti da Gaetano Perusini e poiriordinati da Giampaolo Gri per il"Ce fastu?"." I documenti ivi consi

derati vanno dal 1411 al 1798, maquelli nei quali sono comprese stoffemisurate con mazze sono degli anni1556 (documento 6), 1558 (doc. 7),1559 (docc. 8 e 9), 1573 (doc. 16) e1609 (doc. 55). 11 doc. 6 è l'inventario

del corredo di una sposa di Lonca(Codroipo), e vi troviamo, tra gli altricapi (tutti accompagnati dal valoreespresso in lire e soldi): "2 linzoh detelle 3 de lino suttiUi de mazze 15 de

teUe L. 16 s. 10 [...] 1 meza lana nova de maze n.° 6 L. 9 [...] 1 cameso-

to de stopa de maze n.° 3 de teUa L. 2s. 5 - 1 de lino de mazze n.° 5 de tella

L. 6". Nel doc. 7 una certa Maria di

Carpacco dichiara di aver ricevutodal pievano di Dignano, per il servizio prestato, alcuni effetti personaliin aggiunta al salario, tra i quali: "doipara de lenzuoli uno di lino e uno destopa sono tutti tela maze nr. 14 nonbagnati L. 12 [...] tela di lino crea"maze nr. 4 L. 4". 11 doc. 8 provieneda Beano e contiene l'elenco di alcu

ni beni il cui valore viene fatto stima

re: "1 mezalana de maza n.° 4 L. 4 -

telle maza IL. 1 [...] 2 maza de teUa

de lino L. 1 s. 12". Dal doc. 9 (altro

inventario dotale): "1 par de linzolinovi de maze 15 L. 24 s. 16". 11 doc.

16 è un testamento, con il quale Angelo q. Leonardo di Flaibano lasciaalla figlia "unum vestitum pani griside quattuor maciis". 11 doc. 55 è l'inventario della dote di una certa Do

menica di Pozzo, vicino Codroipo,

ILB4^&OM

che elenca anche un "pezzo di telasottU di mazze nr. 3 L. 5".

A chiusura di questo arido elenco diattestazioni è opportuno fare alcuneconsiderazioni. Risulta innanzi tutto

chiaro che la mazza è una misura

adottata o comunque riconosciuta inmolte locahtà del Friuli. Se elenchia

mo tali località (nell'ordine in cui le

abbiamo incontrate; Gemona, Udine,Tolmezzo, Cividale, Pordenone, Re-sia. Moggio, Artegna, Lonca, Carpac-co, Dignano, Beano, Flaibano, Pozzo,più, naturalmente, Spiltmbergo) constatiamo che si distribuiscono su

buona parte della Regione, pur conuna maggior concentrazione nei pressi del medio corso del Tagliamento.Anche l'escursione cronologica èpiuttosto ampia: vediamo infatti chel'uso della mazza è rimasto in vigoreper quasi tre secoli, cioè almeno dal1324 al 1609.

Sarebbe comunque rischioso azzardare qualche conclusione poiché glielementi che abbiamo a disposizione,sia quelli geografici che quelli temporali, non si devono considerare definitivi: non è escluso che successivi

spogli effettuati su altri documentiantichi precisino meglio i dati finoraa nostra disposizione.A Spilimbergo resta comunque ilvanto di possedere una riproduzionedella misura incisa su pietra. Ma anche in questo la nostra cittadina nonè la sola. L'informatissimo Roberto

Moschion mi comunica infatti che a

Pirano, in Istria, si trova una colonnadi età medievale (a cui venivano inca

tenati i bestemmiatori e i ladri) suUa

quale si trovano scolpite varie astecorrispondenti ad antiche unità dimisura: tra esse ve ne è riprodottauna denominata "maz" (abbreviazio

ne per "mazza"). E chi conosce benePadova sa che anche in quella città sitrova incisa ima misura di lunghezzasimile alla "macia": si tratta del

"brazzolaro", scolpito in epoca comunale su un pilastro del Palazzodella Ragione, al piede della Scala de-gh Osei, a servizio del mercato che sisvolgeva (e che tuttora si svolge) neipressi. Sappiamo che anche a Spdim-bergo, ad un certo momento, la voce"macia" venne sostituita con "braz

zolaro": ce lo documenta il poeta spi-limberghese Eusebio Stella (1610-1671), che in un suo poemetto usa lalocuzione "un brazzolaar e miez" perindicare, in una particolare situazione, la distanza tra lui e la donna allaquale non ardisce avvicinarsi di più.

1. Cfr, Giulio Andrea Pirona - Ercole Car-letti - Giovanni Battista Corgnali, Il Nuovo Pirona. Vocabolario friulano, 2a ediz.,Udine, Società Filologica Friulana, 1992,p.584.

2. Pio Paschini, Curiosità tolmezzine e vecchi libri di conti del quattrocento, in"Memorie storiche forogiuliesi", 16(1920), pp. 153-168. Dal documento sipossono ricavare informazioni di vario tipo (su merci, prezzi, utensili, abitudini,ecc.), ma è soprattutto noto perché riporta molte voci usate nel friulano di Tolmezzo dell'epoca.

3. Per il significato di lentima ci soccorresempre il Nuovo Pirona, che, sotto la voce Entime, spiega: "Guscio di traUccio odi altra tela in cui s'insacca la lana o il crine per fame un materasso o un guanciale". 11 primo esempio che il Nuovo Pironaporta per questa voce (esempio ripresodagh spogh notarih dello Joppi, conservati manoscritti alla Biblioteca Civica diUdine) sembra fatto su misura per noi:"1400 9 luglo Dedit per x mazijs de telavocata entima causa faciendi lectos in catione X den. prò maza".

4. Il Paschini in nota spiega: "Ancor oggi sichiama a Gemona corpora o porpora ildrappo funebre".

5. Antonino di Prampero, Statuti friiJani. Ildazio dei panni e l'arte della lana in Udine dal 1324 al 1368, Udine, Doretti, 1881,p. 31, citato da In domo habitationis.L'arredo in Friuli nel tardo Medioevo, acura di Gianfranco Fiaccadori e MaurizioGrattoni d'Arcano, Venezia, Marsilio,1996, p. 112-13.

6. Il quaderno di Odorlico da Cividale.Contributo allo studio del friulano antico,a cura di Federico Vicario, Udine, Forum,1998.

7. Giuseppe Marchetti, 1 quaderni dei camerari di S. Michele a Gemona, in "Ce fa-stu?", 38 (1962), n. 1-6.

8. G. Marchetti cit. pp. 27-28.

9. Il Marchetti in nota spiega: "Frx. (= frixa-chenses), denari della zecca di Friessach(del principe-arcivescovo di Salisburgo).Il frisachese equivaleva al denaro patriarcale ed aveva corso legale in Friuh, ancheperché i Patriarchi d'Aquileja spesso nonavevano una zecca propria".

10. "col medesimo tessuto io feci 8 lenzuola"(Marchetti).

11. Gianfranco D'Aronco, Nuova antologiadella letteratura friulana, Udine-Tolmez-zo. Libreria Editrice Aquileia, 1960, pp.65-69.

12. Archivum Civitatis Utini, voi. Ili, a curadi Liliana Cargnelutti, Udine, Forum,1997, p. 183.

13. Paolo Gol, Momenti e maestri dell'intaglio in S. Maria di Spilimbergo nella seconda metà del Quattrocento, in II CoroLigneo del Duomo di Spilimbergo 1475-1477, a cura di Caterina Furlan, PaoloCasadio, Eho Gol, Tavagnacco, Arti Grafiche Friulane, 1997, pp. 17-31.

14. Gaetano Perusini, Le condizioni di vita inVal Resia nel secolo XVI, in Resia, a curadi Luigi Ciceri, Udine, Società FilologicaFriulana, 1967, pp. 30-49.

15. Gaetano Pemsini e Giampaolo Gri, 11 costume popolare friulano della media pianura fra Torre e Tagliamento, in "Ce fa-stu?",53 (1977), pp. 23-116.

16. Nel Glossario che accompagna il citatoarticolo di Perusini-Gri si definisce"creo" come "tela robusta di lino".

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ARCHEOLOGIA

CRONACA DI UN PICCOLO SCAVO D'URGENZA ESEGUITO ALL'INTERNO DEL PALAZZO DIPINTO,NEL CASTELLO DI SPILIMBERGO

Castello^ 26 gennaio 1988D U S S O

Da alcuni mesi sono iniziati i lavori di riadattamento

dei locali al piano terreno del palazzo dipinto. I lavorisono eseguiti secondo le direttive della Soprintendenzaai beni artistici, architettonici e storici per il Friuli Venezia Giulia di Trieste.

Durante l'opera di asportazione del vecchio pavimentodi una delle stanze facenti parte il lotto in opera sonovenute alla luce le fondamenta appartenenti ad un fabbricato di età precedente il palazzo dipinto. Esse sonocostituite da due muri che hanno un orientamento for

temente obliquo rispetto alle attuali mura castellane (sivedano gli allegati disegniin pianta).All'interno della stanza i /muri più antichi formano /un angolo retto, evidenzian- /do due lati: uno lungo eduno corto. /Il lato lungo raggiunge e /prosegue oltre l'attuale pa- —'rete nord ovest della stanza,mentre il più corto si arre- \sta prima di arrivare alla pa- \rete sud est.

I muratori, togliendo il vec- 'chio pavimento ed abbas-sando il livello della stanza

per far posto a nuova e piùconsistente base pavimenta- nX22^le (strato A), lo hanno de- ^molito di circa 30 cm. di al-

tezza in tutta la sua lun

ghezza e riducendolo a meno di metà.

Quanto rimane è fatto dipietre squadrate, addossatele une alle altre a secco sen-

za cioè alcun materiale di ^ 1^legamento o riempimento tdegli interstizi. IParte di esse sono in con-

glomerato naturale mistodi ciottoli e arenaria di co-

lore giallo-arancio e partein pietra silicea liscia tipica La pianta del castello didi fiume. Lo spessore dov'è stato effeti

La pianta del castello di S

P

pilimbergo e della stanzadov'è stato effettuato l'intervento.

medio è di cm 35 circa. L'altezza totale misurata al

l'angolo è di cm 20.Il proprietario ha già provveduto a far scoprire il latoesterno del muro per cm 150 dall'angolo, in entrambele direzioni ed ha fatto mettere a nudo le pietre ed ilbasamento di argilla.Ha provveduto anche a raccogliere tutto ciò che poteva sembrare manufatto o di origine organica (frammenti di ceramica di vario tipo ed ossa). Ha provveduto ad avvertire il soprintendente, e il direttore deilavori ha già eseguito i rilievi planimetrici.

Ho provveduto a fotogra-■s. » fare lo scavo già eseguito e

N. a raccogliere tutte le infor-N. JL mazioni possibili dal pro-

X \^L' prietario e dai lavoranti.Ho deciso poi di scoprirel'angolo interno del muroper evidenziare i vari stratidel terreno, asportando

\ con cura la terra nella mi-""Tpari." I di cm 60 X 80 fino ad

I una profondità di cm 70,y/%yZ^ cioè fino al raggiungimento

ZZA CASTELLO J 11 L* • 1della ghiaia naturale.

~ strato B consiste di ter-Amdeii'mac. ra molto scura, anneritaaia castellana

non più esistente dalla combustione di molto materiale organico peruna profondità variabile

1 I dai 15 ai 20 centimetri, al\ \ quale manca però la parte\ \rr7\ asportata dai muratori i\ quali affermano essere del-\ stessa consistenza. In es--i— sono potuti raccoglie-

alcuni chiodi in ferro,punta di freccia per ar-

^yy/Z/y^ \z^ co, a forma di foglia di oli-jvz^ vo, con attaccatura conica,

una punta di freccia perbalestra a forma e con at-taccatura conica, una zan-na di maiale, un molare di

limhergo e della stanza cavallo, ossa varie di ani-to l'intervento. mali non identificati, fram-

IAZZA CASTELLO

Aree dell'anticaala castellana

non più esistente

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La successione degli strati, come emersi dal sondaggio archeologico.

menti di ceramica (piatti, vasetti) di pasta molto scura,quasi nera, con inclusioni di granuli bianchi.Lo strato C è di argilla; appare inizialmente frammistoa pezzi di carbone di legno combusto e con l'aumentare della profondità sempre più compatto e pulito.Lo spessore totale di argilla è di cm 40 e termina aduna profondità di cm 60 su uno strato D di ciottoli divarie dimensioni che lo separa dal sottostante ghiaionenaturale.All'esterno del muro, sopra lo strato D di ciottoli vi èun riempimento E di ghiaione che non contiene nulladi particolare.I vari strati non si sono rivelati omogenei nel loro insieme essendo lo scavo eseguito in posizione di angoloed hanno messo alla luce la dimensione della trinceafatta dai costruttori per la posa della fondamenta delmuro ed il conseguente riempimento con materiale divario genere (argilla frammista a ciottoli e terriccio).Rilevati gli strati messi in luce dal piccolo scavo e constatato che il piano antico di calpestio all'interno dellastanza era probabilmente la parte superiore dello strato C, si è proceduto al riempimento con lo stesso materiale estratto.

OsservazioniSalvo diversa datazione della ceramica estratta dal sito,mi sembra si debba escludere l'appartenenza del muroad un fabbricato molto più antico di quanto oggi si conosca o si attribuisca al castello. Esso potrebbe esserebenissimo il resto di una piccola costruzione attigua alprimo fabbricato castellano (quello che chiudeva il lato sud e oggi non più esistente) con funzioni di servizio, di modeste dimensioni e comunque con elevazione non superiore al piano terreno.La presenza di terra ricca di materiali combusti sullostrato superiore indica che questo fabbricato è stata interessato da un incendio.

Considerazione conclusivaLa piccola costruzione, abitazione servile, stalla o ripostiglio che fosse, probabilmente fu devastata da incendio e fu demolita poi per dare spazio alla nuova co-struenda ala castellana di cui fa parte il palazzo dipinto.A completamento, qualcosa di più potranno dire i reperti ceramici ed organici raccolti, se analizzati e datatida esperti.Quanto raccolto è conservato dalla proprietaria, signora Brunilde D'Andrea di Spilimbergo.

ILMRfrOfM

AMBIENTE

Le opere idrauUchenel medio corso del TagUamento

D I DAR I O AVON

Da un'appasionante ricerca d'archivio sono emersi validi progetti e interessanti fotografie d'epoca sui lavori di sistemazione idraulica effettuati negli anni dal '21 al '46 nel medio corso del fiume, tra i ponti di Pinzano e Spilimbergo.La realizzazione cronologica mirata di opere simili, basata su un'attenta e puntuale analisi degli effetti provocati daiprecedenti lavori di sistemazione, ha portato a uno stato di consolidato equilibrio idrogeologico della tratta analizzatadel fiume.Completano l'articolo note di costume relative alla gestione dei lavori per lenire la disoccupazione dell'anno 1946 ealcune citazioni di carattere generale nell'intento di sensibilizzare una auspicabile e quantomai necessaria manutenzione degli alvei e delle opere idrauliche dei corsi d'acqua.Si ringrazia l'ingegnere capo dell'Ufficio del Genio civile di Udine, Enea Giuliani, per la concessione dell'uso ai finidella presente pubblicazione della documentazione dell'archivio di deposito dell'Ufficio stesso.

Grazie a una ricerca di materiale tecnico effettuata duran

te i lavori di pulitura e ricatalogazione della documentazione storica archiviata al Genio civile di Udine, ufficiodove attualmente lavoro, mi sono casualmente imbattutoin alcuni progetti inerenti le sistemazioni idrauliche dellesponde destra e sinistra del fiume Taghamento, riguardanti le tratte Spilimbergo-Pinzano e Dignano-Ragogna e relative al periodo 1921-1946.Vista l'attuahtà dell'argomento, riscontrata in recenti arti-

coh pubblicati dal Barbacian e dalla stampa locale, relativamente alle problematiche di tipo idrauhco e di regima-zione del Taghamento (casse d'espansione, sghiaiamenti,applicazione alle derivazioni del minimo deflusso vitale),mi sono addentrato nella ricerca di materiale bibliograficoe cartografico, edito ed medito, nonché di fotografie d'epoca e testimonianze di esperti del territorio in esame.Dopo alcuni mesi di ricerche è stato possibile ricostruirela cronologia delle opere realizzate nella tratta

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Anno 1933 - repellente n. 1 di Pinzano, visto sulla sponda (Arch. Ufficio Genio Civile di Udine).

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analizzata che risulta essere :

1. 1921-1923: costruzione del pontefra Spilimbergo e Dignano; di quest'opera esistono una nutrita seriedi foto presso l'osteria "Da Rico"di Dignano, nonché una validapubblicazione intitolata "L'inaugurazione del ponte sul Tagliamentofra Spilimbergo e Dignano", consultabile presso le biblioteche diUdine e Spilimbergo, che fornisceun importante dato storico qualel'altezza di m 7,20 tra il piano stradale di scorrimento dei veicoli ed

il piano medio delle ghiaie dell'epoca. Partendo dai risultati di recenti rilievi topografici, il piano attuale delle ghiaie risulta essere mediamente localizzato alle quote di6,50 e 7,00 metri, rispetto all'estradosso del ponte, stessa quota media rilevata negli anni venti, quando (a differenza di oggi), non sipraticavano scavi con mezzi meccanici in alveo. Questo è un indice

i

fondamentale per il controllo dell'equilibrio idrodinamico e geomorfologico del fiume.1933: costruzione di n° 5 repellenti a martello in sponda destra rispettivamente denominati : Pinzano n° 1 (foto dell'anno 1933), Va-leriano n° 2, Mizzari n° 3, Gaio n°4 e Baseglia n° 5; del relativo progetto a firma dell'ing. dirigentedell'Ufficio del Genio civile di

Udine, approvato dal Magistratoalle acque di Venezia nell'anno1933, non resta che una planimetria IGM in scala 1 a 25.000 e una

vasta serie di foto dei pennelli arealizzazione ultimata; di particolare interesse risulta la fotografiascattata nell'anno 1933 all'epocadella costruzione del pennello n°4, in località Gaio di Spilimbergo,dove, accanto all'opera, sono ritratti gli operai dell'impresa e icarri trainati da cavalli da tiro;

3. 1934: costruzione in sponda si-nistra di una serie di

sei pennelli, ai fini dilimitare l'erosione

provocata dalla co-struzione dei cinquemanufatti preceden-

(iJw temente descritti, nel-le località di Aonedis,S. Giacomo, Carpac-

' Selve", Vidulise Dignano; tale siste-mazione risulta dal

primo progetto in da-ta 02.04.1922 a firma

PiSIfi dell'ing. Pietro DelFabro di Osoppo, ap-provato dal Magistra-to alle acque di Vene-zia in data

31.03.1931.

1946: progetto in da-ta 15 gennaio di siste-mazione definitiva

della sponda destra,

K mediante completa-mento della difesa

esistente (cinque pen-nelli), con la costru-zione di ulteriori due

repellenti a martelloin allineamento tra le

testate dei pennelliesistenti ed il rilevato

della strada di acces-

so al ponte Spilim-bergo - Dignano.

Corografia in scala 1:25.000 dell'Istituto geografico militare l^i quest ultimo proget-con schema grafico dei pennelli. to sembra doveroso ci

tare parte dei contenuti tecnici dellarelazione idraulica, a firma dell'ing.dirigente Aldo Cremese dell'Ufficiodel Genio civile di Udine, allegandoil seguente estratto :"li Tagliamento, corso d'acqua a carattere spiccatamente torrentizio, dopoapertasi la strada attraverso le collinemioceniche allo stretto di Pinzano

scorre in un vasto solco scavato entro

un grande banco di alluvioni quaternarie. Lalveo di fronte a Spilimbergo sitrova circa 28 metri sotto la superficiedel banco ed è largo circa 3.300 metri.Entro tale varice che si estende dallo

stretto di Pinzano alla congiungentegli abitati di Amava del Comune di S.Giorgio della Richinvelda in destra equelli di Rivis, in Comune di Sedeglia-no in sinistra, il corso vivo del fiumedivaga serpeggiando, abbandonandotalora larghi spazi (mai o rarissimamente invasi dalle acque delle massime piene) e pur talora addossandosi alle sponde e dilani si da erodere e farsfranare le scarpate.Lungo le sponde del fiume sorgono allineati in destra e sinistra numerosi

abitati susseguentesi senza discontinuità tali in destra. Pinzano, Valeria-no. Gaio, Baseglia, Spilimbergo, Gradisca, Pozzo, Amava ed in sinistra Ra-gogna, Villanova di S. Daniele, Car-pacco, Vidulis, Dignano, Bonzicco, S.Odorico, Turrida e Rivis.Gli abitanti di questi paesi rivieraschihanno sempre tratto profitto dallepiarde non occupate dall'alveo vivo,ma il loro lavoro solerte e spesso proficuo è sempre stato ostacolato e poi distrutto dalle erosioni del corso d'acquadivagante.Quando verso il 1933 nella zona in destra a nord di Spilimbergo i terreninell'alveo erano stati ridotti alle coltu

re agrarie e si erano già formati deipiccoli nuclei di case, si vide che il fiume tendeva ad erodere i terreni colti

vati ed a distruggere le case e perciò sicorse ai ripari e lo Stato a mezzo delGenio Civile costrusse tra Pinzano e

Spilimbergo cinque opere salienti (repellenti) in blocchi di conglomerato cementizio della forma a martello intestati in lunghi gambi in rilevato di terra, e con essi non solo venne arrestatoil processo di erosione, ma vennero migliorate le condizioni di sicurezza di altre parti dell'aveo poste subito a valletra Spilimbergo e Gradisca, si che taleterritorio venne occupato da nuovi coltivi in parte provvisti delle relative case coloniche di abitazione degli agricol-

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Immediatamente o poco dopo la costruzione dei repellenti in destra, anche dal lato sinistro del fiume per ragioni analoghe le popolazioni rivierasche chiesero ed ottennero l'esecuzio

ne di consimili opere salienti a difesadelle sponde e delle golene coltivatedel fiume nella tratta tra Carpacco -Dignano al Tagliamento.Colla costruzione del ponte di Dignano circa a i Km a valle di Spilimber-go, erasi negli anni 1921-23 costrettol'alveo vivo del fiume entro una zonalarga circa un chilometro, costituitodalle luci del ponte mentre nei due lati i rilevati d'accesso e le relative spalle del fiume munite di argine di accompagno dal lato a nord e sud fungevano da repellenti a difesa delle sponde (vedi foto scattata in occasione dei

lavori di ripristino delle pile scalzatedurante la piena dell'anno 1926),Con questo sistema di opere il Tagliamento tra Pinzano ed il ponte di Dignano veniva regolarizzato nei suoi divagamenti permettendo la coltura delle zone esterne all'alveo vivo divenute

così zone di espansione delle acquedurante le piene eccezionali. Restavaindifeso il tratto in destra compresotra il repellente inferiore della spondadestra (alquanto a monte di Spilim-bergo) ed il rilevato di accesso al ponte per un tratto lungo circa metri4900".

Di qui la necessità di completare lasistemazione a difesa della spondadestra, mediante la costruzione didue argini trasversali, definiti dallascienza dell'idraulica come "pennelli" o "repellenti del tipo a martello",realizzati con il seguente sistema:• il gambo, cioè Ìl rilevato arginale

che staccandosi dalla sponda naturale del terrazzo si estende percirca mi 1000 fino alla linea di de

marcazione tra la golena e l'alveoattivo del fiume, con l'anima interra ghiaiosa e rivestito, in sommità e suUe scarpate, con strato diterra vegetale consolidato mediante inzoUatura di manto erboso;

• l'estremità, costituita da asta emartello della lunghezza pari acirca mi 100 ciascuno, edificatasui sedimi dell'alveo attivo percontrastare l'azione corrosiva dei

filoni del fiume, con blocchi diconglomerato cementizio montatiin opera in numero decrescente apartire dai tre dell'imposta di fondazione per arrivare ad uno sullasommità arginale.

I lavori di completamento della dtfe-

.

-T / ' -V T- -

Anno 1933 - repellente n. 4 di Gaio (Arch. Ufficio Gemo Civile di Udine).

?

Anno 1926 - ponte di Spilimhergo-Dignano. Scalzamento di alcune pile per gli eventidi piena del 1926, lavori di consolidamento (Arch. Ufficio Genio Civile di Udine).

sa della sponda destra del fiume Tagliamento, vennero affidati dall'Ufficio del Genio civile di Udine all'im

presa Veneta Costruzioni, con atto dicottimo fiduciario registrato all'Ufficio del Registro di Udine, in data 27maggio 1946 al numero 6441, perl'importo, al netto del ribasso d'asta,di lire 5.529.300.= e, iniziati in data14 maggio 1946, avrebbero dovutocompiersi entro duecento giorni.La giunta comunale di Spilimbergo,con debberà n° 12 del 16.02.1946, siassunse l'onere di finanziare il cin

quanta percento della spesa complessiva, stimata dalla perizia originariain lire 10.000.000.=, contribuendocon l'importo di lire 5.000.000.= alloscopo di "tutelare l'ordine pubblicominacciato da turbamenti provocatidal migliaio e più di operai disoccupati" ed in conformità a quanto disposto dal Decreto legislativo - luogotenenziale n° 517 in data 10.08.1945,che disponeva finanziamenti straordinari per lenire la disoccupazionepost - bellica.Purtroppo i lavori cominciarono inun clima di contenzioso tra l'impresa

e il Genio, con sospensioni e ritardinell'esecuzione delle opere, che ponevano gli operai spilimberghesi inuna delicata situazione: l'impresa Veneta Costruzioni non riconosceva il

compenso dovuto per le giornate difermo e ai poveri operai non conveniva certo licenziarsi in mancanza di

valide alternative di lavoro. Il signorGiuseppe Del Gobbo, all'epoca sindaco di Spilimbergo, che aveva seguito da vicino l'inizio dei lavori,causa le continue sospensioni intraprese dall'impresa appaltatrice, conatto n° 7050 del 11 settembre 1946,chiedeva alla Prefettura di Udine, vista la situazione di pericoloso abbandono in cui giaceva U cantiere e l'imminente pericolo di asportazione deimateriali a piè d'opera, l'autorizzazione della procedura d'urgenza delsequestro conservativo dei beni stoccati in cantiere. Per evitare il verifi

carsi di furti e per scongiurare conseguenti richieste di risarcimento daparte delle ditta appaltatrice, venneassunto un custode a spese del Comune, che alloggiava in prossimitàdel cantiere in una baracca per effet-

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tuare la sorveglianza il giorno ela notte.

La lettera del sindaco, inviataper conoscenza all'Ufficio delGenio civile, che già di suo aveva più volte ordinato all'impresa la ripresa dei lavori, provocava, a seguito di una dettagliatarelazione inviata dal Genio civi

le di Udine al Magistrato alleacque di Venezia, la rescissione "dell'atto di cottimo per inadempimento dei patti contrattuali,autorizzata con Decreto presidenziale n° 15928 del 21 otto- j-,bre 1946. r

Questa data coincide con la fi- tne della parte dei lavori eseguitidalla ditta Veneta Costruzioni.

Per la parte restante il Genio civile provvedette ad affidared'ufficio al Consorzio Lavor-

coop di Udine il completamento delle opere per l'importo di ^lire 5.000.000. ^Per effetto dei precitati lavoricessavano per gli spOimberghesile possibilità di balneazione del fiume nelle immediate vicinanze delle

"mucuUs".

La spiaggia fluviale di Spilimbergo,come ricorda l'amico e collega batterista Adolfo Pezzetta, era molto frequentata nei mesi estivi, anche graziealla buona qualità dell'acqua, perl'assenza, in epoca antecedente allaseconda guerra mondiale, di tutti gliscarichi industriali che oggi il fiumedeve sopportare.

P

Per motivi affettivi, poiché la realizzazione dell'opera fu coordinata e diretta anche da mio nonno Bepi Bor-tuzzo (detto il Poeta), bisogna aggiungere alla lista dei lavori eseguitinella tratta in esame, la realizzazione,avvenuta durante la guerra, della "pista" in cemento, che collegava la nostra cittadina all'abitato di Vidulis, dicui sono ancora visibili i resti, sia della parte golenale spilimberghese, chedell'arrivo dell'opera stradale insponda sinistra.Infine, sempre per esigenze militari,fu costruita all'inizio del secolo scor

so la passerella Bonzicco-Gradisca,che risulta graficamente dalla cartografia IGM degli anni '20 e che è stata utilizzata per il collegamento pedonale e veicolare delle due spondefino all'entrata in funzione del ponteSpOimbergo-Dignano.Volendo quindi commentare, ritornando agli aspetti tecnici, gli effetti

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articolare tecnico. Sezione tipo del martello del repellente. Progetto 15.1.1946 dell'Ufficio del GenioCivile di Udine.

di tali interventi sull'assetto geomorfologico e ambientale del fiume,si può sicuramente decretare il buonesito delle sistemazioni idrauliche

realizzate, che hanno radicalmentemodificato la tipologia dell'alveo attivo, (si cita spesso, infatti, la tendenzafisica delle acque a lambire il piededella sponda naturale del fiume a Spilimbergo in prossimità della chiesadell'Ancona - vedi anche la foto del

l'anno 1927 del prof. A. Baldini pubblicata su questo giornale nel numerodell'agosto 1969), trasformando partedi esso in una piana coltivabile e diparticolare pregio ambientale per lapresenza di ampi prati stabili.Dal punto di vista strettamenteidraulico si può affermare l'indubbiafunzione di zona di espansione delleacque svolta da queste terre golenaliin destra idrografica, come peraltrosi evince dalla relazione citata del-

l'ing. Cremese, da quanto mi è statogentilmente raccontato da GiuseppeZuliani (lacumina) nella descrizione

della piena del 1966 e dalla direttaosservazione degli eventi delle successive fasi di intumescenza degli ultimi anni (1996-2000).

Questa sistemazione con repellentinon ha provocato particolari dannialla morfologia del fiume, se non lamarcata erosione dei terreni in sini

stra idrografica, per la quale sonostate realizzate, negli stessi anni, simili difese trasversali di cui al progetto

per la sistemazione della trattaAonedis -Dignano.

Data l'importanza storica degliinterventi in esame, è auspicabile la loro accurata manutenzio

ne; l'ormai trentennale abbandono di queste opere ne ha causato il degrado dei versanti el'invasione da parte della vegetazione arbustiva ad alto fusto.

Lo stesso alveo attivo del fiume,sia in sinistra che in destra idro

grafica, soprattutto, si è trasformato, nell'ultimo trentennio, inun vero e proprio bosco in prevalenza costituito da pioppi evegetazione pioniera.Gli interventi minimi ed indi

spensabili da intraprendereconstano in un consolidamento

dei versanti e nella pulitura delle essenze infestanti.

Si può attualmente affermareche la tratta in esame del fiume

risulta essere in uno stato di

equilibrio idrogeologico per leseguenti considerazioni :• l'alveo si mantiene alle stesse quo

te medie riconducibili a quelle delpiano medio delle ghiaie degli anni Venti;

• non sono visibili particolari fenomeni di erosione e di incisione

profonda per effetto dell'opera discavo in alveo dei canali di magrae di piena;

• il corso d'acqua si può ancora definire plurimeandriforme, poichéè attualmente visibile il costante

divagare di più meandri, paragonabile all'andamento tipicamenteserpeggiante riportato sulla cartografia dell'Istituto geografico - militare degli anni Venti.

Da questa mirata indagine storica sitraggono utili indicazioni sulle conseguenze di una graduale e controllatasistemazione idraulica del fiume, basata su misurati e puntuali interventidi manutenzione, atti a modificare ilregime idraulico del corso d'acqua,senza stravolgerne il tipico andamento meandriforme.

Pertanto, in conclusione, nel meritodell'attuale dibattito sull'opportunitàdi nuove, imponenti e invasive opereidrauliche, si deduce come esse potrebbero pericolosamente sconvolgere questa consolidata situazione dicompromesso tra le necessità dell'uomo ed il delicato equilibrio delsistema idraulico e biologico dell'alveo del fiume Tagliamento.

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TESTIMONIANZE

ALLA RISCOPERTA DEI LUOGHI DI DEVOZIONE POPOLARE NELLO SPILIMBERGHESE

Per vecchie strade e ancone

ARMANDO MI OR I N

Spesso mi muovo, preso dai ricordi, nei luoghi che piùhanno conservato la loro originalità percorrendo strade e visitando luoghi che sono quasi abbandonati perché non si sono o meglio non sono stati adeguati alprogresso che avanza e cerco di spiegare a chi mi accompagna, con parole a volte non necessarie, il loro fascino.

Una delle mete più dense di ricordi è sicuramente l'ancona o, come si chiamava un tempo. Santa Sabida, nome oggi in parte ricuperato.Lì, da ragazzi, ci ritrovavamo spesso per giocare allatria a cavalcioni del muretto del peristilio o anche semplicemente per fare una passeggiata o per prendere Ufresco o per una sosta nei pomeriggi d'estate dopo ilbagno nelle acque fresche del Taghamento ora ridottoad una distesa di ciottoli qua e là tappezzata da arbusticresciuti rubando il nutrimento al limo sottostante.

Ricordo che una sera in cui ci siamo trovati una decina

di noi per le sohte chiacchiere, ci siamo lasciati andarea parlare della scuola ed il discorso ha naturalmentecompreso i professori dei quali non abbiamo sicuramente parlato inmodo gratifican-te il che, fra ra-gazzi, non è certo

inusuale.

Non ci siamo ac-

corti che ci aveva

seguiti propriouno dei professo-ri, il prof. Panta-leoni che, avendoascoltato in silen-

zio i nostri di-

scorsi, il giornodopo ci ha fattouna bella predicain forma molto

familiare, quasi l-lfi'fii-paterna, facen-doci riflettere so-

prattutto sul fat-to che certi giù-dizi, sia pure ba- ■sati su verità, ^BBH^^BPf^ ~non avrebbero Lestans. Quel che resta dell'ancona dtLestans. Quel che resta dell'ancona di casa B

ma

elgrado (Foto Adriana Maderni).

i dovuto essere espressi. Il suo comportamento miha sorpreso perché invece di un pesante e giusto castigo ci ha dato una bella lezione di convivenza civile.Quel giorno ho imparato che l'educazione si può impartire in tanti modi diversi e che il metodo da lui impiegato era sicuramente il più efficace. Era uno dei migliori professori della nostra scuola e credo che questofatto abbia trasformato in affetto la stima che provavoper lui.In questo stesso luogo ci siamo riuniti una sera, agliinizi della guerra, con Ilario Sarcinelli, Aldo Ferigo,Danilo De Cet, Aldo Zannier ed altri, per commemorare la morte del nostro amico Aurelio Sedran, da noisoprannominato Aurelio Saffi, forse il primo caduto diSpilimbergo nella seconda guerra mondiale. Di questofatto, dopo più di sessant'anni, ho parlato con Gigi Si-monutti che mi ha raccontato la triste circostanza della

sua morte avvenuta al fronte greco albanese. Nel freddo umido della trincea Aurelio, lamentandosi per ilfreddo alle mani, aveva accettato un paio di guanti daGigi ed in cambio gli aveva offerto tm paio di calze di

lana. Mentre sta-

ed ora'ia^ a con una certa

W frequenza dopocirca sessant'an-

^ di lontananzaisa Belgrado (Foto Adriana Maderni). fluiscono, con la

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leggera brezza, ricordi e nostalgia.Il parco vicino, detto della Rimembranza in onore dei caduti della

grande guerra, un tempo considerato luogo sacro è ora lasciato nelpiù completo abbandono.Innumerevoli altri posti mi attraggono quando desidero un momento di evasione.

Negli spostamenti seguo le vie chepercorrevo da ragazzo in biciclettae che, allora, erano le uniche vie dicomunicazione.

Ritrovo dei posti che hanno conservato quasi intatta la loro suggestione e che assai spesso rivelano lacura con la quale vengono tenuti.Percorrendo la strada della filanda

vecchia verso Gaio, dopo aver passato il passaggio a livello che impone alla strada due curve ormai inu

tili, si ritrova quasi intatto il vecchio tracciato. La strada è fian

cheggiata da campi coltivati che, aseconda delle stagioni cambianocolore e riflettono, con il rigogliodelle colture, l'intervento dei moderni metodi di coltivazione; lastrada è quasi sempre deserta tranne nelle ore in cui transitano i lavo

ratori.

Si arriva alla piazzetta del paesedalla quale si diparte una stradic-ciola unica nella sua bellezza: un

ruscelletto che scorre lento e silen

zioso la accompagna da un latomentre gli alberi che la fiancheggiano, con le loro chiome, la trasformano, d'estate, in una verde,fresca galleria che passa davanti alla villa Andervolti ed arriva fino al

la statale. Ormai di questa strada,da qualche anno, non rimane piùche il ruscello e qualche sparutoarbusto.

A Lestans, sempre percorrendo lavecchia strada che conduce ad

Usago, all'incrocio della via cheporta al cimitero, appaiono sulladestra le rovine di una ancona no

tevole per la sua fattura ma quasicompletamente distrutta dal tempoe dal terremoto. Era stata eretta al

la fine dell'ottocento come cappella votiva dalla famiglia Belgrado lacui casa padronale si trova, ristrutturata dopo il terremoto, in unostretto viottolo, di fronte a VillaGertrude, che porta alla chiesa diS. Maria Assimta.

Il signor Giacomo Bortuzzo, permolti anni sindaco di Sequals edattuale presidente della Società

Operaia, mi spiega che in originel'interno della cappella vantava, fral'altro, un affresco pregiato, orascomparso, dell'ignoto pittore cheha affrescato il battistero della

chiesa parrocchiale.La Società Operaia vorrebbe curarne il restauro la cui realizzazio

ne, purtroppo è messa in forse dalle condizioni molto precarie delmanufatto dal quale sono state trafugate alctme parti, probabilmentele più interessanti. Si rischia così diperdere forse non tanto un'operad'arte, ma certo un segno rimarchevole della nostra storia come è

avvenuto a VacOe per il palazzo dinobili origini con annesso stabilimento bacologico, recente proprietà della famiglia Chiesa, che,trascurato per anni, ha dovuto essere demolito per il pericolo dicrollo.

Penso che si debbano ammirare la

semplicità e l'amore che hanno lepersone anziane per le loro vecchieusanze e per le tradizioni ormai invia di estinzione.

A Vacile ci sono due ancone di gradevole fattura una delle quali avevauna statua lignea della Madonna,purtroppo trafugata. Esse sono affidate alle cure dei compaesani chele trattano come se appartenesseroalla parte più importante della lorocasa. Una di queste è situata vicinoal monumento ai caduti ed è affi

data alla signora Juti De Stefanoche ne cura la pulizia e che alla sera, all'ora dell'Ave Maria, ne accende il cero votivo mentre l'altra è af

fidata alle amorevoli mani delle si

gnore Luigina e Maddalena Zulia-ni.

Questo comportamento non è casuale né unico tant'è vero che nella

nostra zona sono sorte di recente

altre due ancone costruite a cura

degli abitanti del luogo.Una di questa è stata costruita aLestans sulle rovine di una analogacostruzione preesistente ripristinata di recente con il contributo an

che manuale degli abitanti del borgo e dedicata a Santa Maria Assunta. L'interno è ornato da una riproduzione musiva dell'Assunta di Ti

ziano sita nella chiesa dei Erari a

Venezia, eseguita da Franco Lunari. La piccola acquasantiera, ricavata da una pietra della vecchia costruzione, rimodellata da BrunoRusalen dà un'idea della cura con

cui sono stati ricuperati i vecchimateriali. All'esterno, sempre inmosaico, vi sono due rosoni con illogo del giubileo da una parte e lacorona di stelle della vergine Regina dall'altra. Il manufatto è stato

benedetto, presend le autorità, neldicembre scorso.

L'altra, sempre a spese degli abitanti del rione, è stata costruita invia Santa Chiara a Spilimbergo emerita particolare menzione per lasua pregevole fattura e per il mosaico della Santa eseguito da BepiCancian su cartone di Plinio Mis-

sana.

Per l'occasione il Comitato rionale

ha edito un opuscolo con interventi di Gianni Colledani e di mons.

Basilio Danelon che ha benedetto

il manufatto domenica 23 settem

bre 2001.

Ho parlato di ancone perché pensoche queste traducano meglio la capacità di conservazione delle antiche tradizioni miste di religiositàed anche un po' di superstizione laquale incombeva in modo insistente nei racconti di tanto tempo fache per noi bambini avevano il fascino dell'orrore e dell'ignoto mescolando diavoli, santi e fantasmiin avventure, spacciate per vere,ereditate dagli antenati dei cantastorie. Ci sono però altri argomentidi indubbio fascino.

Pensiamo soltanto al fatto che in

tempi passati, anche da non molto,le ancone costituivano il passaggioobbligato di sosta e di preghieradurante le tre rogazioni annualidelle quali la maggiore si svolgevail giorno di S. Marco, il 25 aprile,mentre il lunedì, martedì e mercoledì prima dell'Ascensione, che cadeva sempre di giovedì, si effettuavano le tre minori.

Un tempo, quasi ogni comunità riservava un pascolo comune per imeno abbienti e la via che condu

ceva ad esso, si chiamava armenta-

ressa. Questo nome, ormai, è statomantenuto solamente dal comune

di San Giorgio.Mi piace pensare che nella nostrazona questa strada, oggi, sia rappresentata da quella che, alle spalledella collina di Usago porta a Toppo, dove, al mattino presto, i fortunati passanti, possono osservare lospettacolo dei caprioli saltellantiche raggiungono il luogo preferitoper bere e per pascolare.

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AMBIENTE

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA FRANA DI CLAUZETTO DEL 1914

Cade ti monte Corona!

D I ADR I ANO NOACCO

Premessa

La lettura dell'interessante articolo che Lelia Sereni' ha de

dicato agli avvenimenti che fra il marzo e l'aprile del 1914sconvolsero la media valle dell'Arzino ha risvegliato in chiscrive l'interesse per un episodio che agli albori del primoconflitto mondiale catalizzò per lungo tempo l'attenzionedella stampa regionale e in certa misura nazionale.Il saggio comunica con drammatica efficacia il senso di sgomento e di paura che le popolazioni locali provarono difronte alle proporzioni del disastro, il comportamento delleautorità locali e del governo, la curiosità dell'opinione pubblica. Ma poiché manca in quel lavoro il punto di vista delnaturalista (e non me ne voglia l'autrice, anche perché pensonon fosse un obiettivo che si era proposta), mi sono preso lalibertà di completare il resoconto della sciagura con alcuneprecisazioni e riflessioni. Lafonte principale sono i docu-

Per la cronistoria dettagliatadegli avvenimenti, di cui m ^questa sede si dà un riassun-to per completezza di esposi- ^ "zione, si rimanda senza indù- " 'k.""

gi all'esauriente saggio della ' " •

ì -r.-.- .V

La frana

Nel pomeriggio di sabato 21marzo 1914, lunghe fenditure compaiono sulla stradache collega Clauzetto a Vitod'Asio, mentre il muro di sostegno della strada stessa siinarca e si gonfia sotto la tremenda spinta del terreno.Sono i segni premonitori diun incipiente ed esteso franamento del versante.

Durante la notte, dalla sommità del pendio, la borduradel monte Corona, cominciano a rotolare massi di calca

re; il giorno seguente questiinvestono, facendole rovina- Lembi della frana non ancora riconquistati dalla vegetazione.

re, la casa di Natale Fabricio e la stalla Simoni.Le Autorità locali chiedono l'intervento del Genio Civile di

Udine, che invia subito personale esperto. Si constata nonsolo che dal monte Corona, propaggine del retrostantemonte Pala, scende una gran quantità di materiale calcareo,ma che il detrito che giace sul pendio e lo stesso manto dialterazione superficiale fluiscono lentamente verso valle;fenditure e crepe nel suolo delimitano una porzione, che vasempre più allargandosi, di terreno in movimento. 11 Corona, descritto negli appunti di Gortani come "tagliato di netto sotto la cima", è la fonte di quasi tutto il pietrame chescorre ininterrottamente distruggendo qualunque cosa incontri sul suo cammino.

1 danni alle costruzioni sono provocati sia dalla pressionedel materiale che si addossa agli edifici, sia dal cedimento

del terreno sottostante le fon-

La velocità del movimento al

27 marzo stimata con dei

capisaldi, e risulta in mediada 10 a 20 cm l'ora; questo

' k permette di salvare non solo;. . le vite umane e il bestiame,

V' ni® nella maggior parte deicasi anche le suppellettili piùpreziose, che sono portate inluoghi sicuri dalla popolazio-

^ militari giunti sul po-' ' sto. 11 giorno 8 aprile l'esten-

me appare oggi. sione della frana viene stima-

ta in 30 ettari, mentre i darmi

sante con grande fragore.■quistati dalla vegetazione. 11 declivio, prima fertile e co-

«<.i GV-

La nicchia di distacco della frana come appare oggi.

— 30 LB4RB4CMN

sparso di abitazioni, appare ormai come un'ampia fascia ghiaiosa aventeuna larghezza massima di circa 300metri ed una lunghezza di più di unchilometro, che si snoda lungo l'alveodel Rio Lavandarie (detto anche Rio di

Gretta).

Nella relazione inoltrata dal geometraDe Cilha, inviato del Genio Civile, alprofessor Gortani possiamo leggere lastima finale dei danni: furono ingoiatidallo sfasciume pascoli, vigneti, frutteti e campi; crollarono 11 case, 12 stalle, 1 fienile e 2 mulini (18 edifici in territorio di Vito d'Asio e 8 in territorio

di Clauzetto).

Le cause della frana

e i rimedi propostiGià durante il corso degli avvenimentimolti vollero far conoscere il loro parere sulle cause del dissesto. Significativo a questo proposito un articolo apparso il 12 aprile 1914 sul quotidiano"La Patria del Friuli". Il giornalistadescrive un'escursione sui luoghi deldisastro, mettendo come sottotitolo"impressioni di competenti"; ai qualicompetenti lascia il compito di illustrare la situazione.

Così il lettore viene

informato che il feno

meno avviene lungo lalinea d'incontro fra

terreni geologicamentediversi, e che le acquepercolanti attraversole rocce calcaree nelle

sottostanti marne possono essere considera

te causa principaledella frana; e ancorache il rimedio sovrano

al danno, oltre alla re-gimazione delle acque,è un esteso rimboschi

mento già nei progettidella "Pro Montibus",della quale uno degliaccompagnatori è il vicepresidente e un altroun consigliere. La"Pro Montibus et Syl-

R

re per onestà di cronaca che i rimboschimenti in quegli anni erano effettuati, anche se non ovunque, e soprattutto per merito delle personalità locali con in prima fila l'onnipresente conte Giacomo Ceconi di Pielungo. Erastata proprio la stessa Società alcunianni prima a conferire al conte, deceduto nel 1910, un'onorificenza per isuoi meriti nella salvaguardia delle foreste.

In un articolo apparso su un altro quotidiano, l'ingegner Odorico Valussi delGenio Civile di Udine illustra con do

vizia di particolari la situazione geologica, sbagliando però nel porre la zonadissestata sul tracciato del Sovrascorri-

mento Periadriatico (Valussi scrive

Frattura Periadriatica), la notissima faglia inversa che in realtà si manifesta anord del monte Pala. In linea con la

convinzione generale, indica quale fattore scatenante il continuo percolaredelle acque carsiche dal Pala.Assorbite dai calcari proprio sopra lanicchia di distacco della frana, le acque ricompaiono presso il fondovaUecome sorgenti; lungo il loro percorsosotterraneo rammolliscono e fluidifica-

• M. PALA

Litologia schematica dell' area colpita dalla frana

VIS era un associazio-

ne molto attiva nella

difesa del paesaggio edella natura, operantecon sezioni regionaliin tutta Italia; la potremmo definire l'an

tesignana delle odierne associazioni am

bientaliste. Bisogna di-

occe calcaree a conìportanìcalo rigido, locahncatc frattumtc

□ Rocce arenaceo- marnose a comixxtnmento plastico (llyscli)[ I I [ Sabbie e molasse poco coerenti

CorfX> di ùima (lOld)

Linea di sovrascorrimento

Sezione geologica del versante franoso; schizzo originale eseguitoda Gortani (per gentile concessione della Fondazione Gortani, Tolmezzo).

no gli alterabili orizzonti argillosi e

Una catastrofe annunciata?Originale e non priva di aspri rimbrotti per le autorità locali una relazioneche il geometra Silvio Rossi di Casiac-co aveva inviato alla "Pro Montibus etSylvis", che evidentemente l'aveva girata ai giornali. Nella relazione. Rossiafferma essere fatto noto che le acquepiovane, penetrando nel massiccio delPala scavavano sotto la superficie dellevoragini che di tanto in tanto crollavano. Non solo, ma la situazione era resacritica dalla presenza, appena sotto ilbordo del monte Corona e sopra alcune di quelle voragini, di una cava dipietrisco, nella quale si usavano abitualmente le mine. Erano stati quindi ilavori di cava, coadiuvati dal disboscamento del bacino soprastante e dal libero pascolo del bestiame ad esso seguito, a provocare tutti i guai. Il Comune avrebbe potuto, anzi dovutoprevenire i danni, vietando nella zonasia l'estrazione di calcare sia il pascoloincontrollato. Il Rossi si appella al Governo perché sorvegli meglio il territo

rio, notoriamente soggetto a frane, poiché asuo avviso vi erano dellesituazioni pericolose, come le cave operanti sopra la frana di Anduins,che per ì'"inettitudine(in genere) delle autoritàcomunali " erano abbandonate a se stesse. Nellarelazione è descritto unnutrito elenco di possibili rimedi, fra i quali adesempio ''vincolare edimboscare tutta la zonain frana e tutto il bacinosoprastante".Evidentemente il Rossi,vivendo sul posto, eraun conoscitore dellarealtà locale ed era costantemente aggiornatodi quel che vi avveniva.Rimproverava quindi alComune di non aver saputo prevedere i dissestinonostante ce ne fosseroi sintomi o, peggio ancora, di non aver volutoprendere provvedimentisia per semplice incuriasia per altri più o menoreconditi motivi. A di-seguito

Tnlyytpy^n) stanza di tanti anni è

LB4R&1CMN 31 —

difficile capire come stessero effettivamente le cose. Mi limito ad osservare

come la storia sovente si ripete, e certepolemiche pure. Sembra trasparire anche da questi fatti che finché il propriointeresse non è toccato i singoli, dandoprova di scarsa lungimiranza, trascurano quanto avviene loro intorno, purtroppo anche quando ne hanno la responsabilità; iniziando a ruggire o aguaire quando il danno è fatto e bisogna rappezzarlo. Nessuna catastrofe annunciata, quindi, ma la triste normahtàdi certe situazioni.

La Commissione governativaAUo scopo di avere un parere autorevole e incontrovertibile, che non potesse essere soggetto a polemiche, sul quale fondare i futuri interventi di ripristino e recupero, il Regio Magistrato alleAcque di Venezia, che aveva autoritàsul luogo (curava fra l'altro la stesuradelle carte geologiche), ottenne il 17luglio 1914 l'istituzione di ima commissione di studio composta da ben undicimembri di notevole competenza.Di essa facevano parte rappresentantidel Ministero dei Lavori Pubblici, dellaProvincia di Udine, dell'Ufficio Idrografico dello stesso Magistrato alle Acque, del Genio Civile di Udine (fra cuiil già menzionato ingegner Valussi) e soprattutto tre pilastri dell'ambientescientifico di quei tempi: il presidentedella commissione professor TorquatoTarameUi, ordinario di geologia nell'Università di Pavia, notissimo studiosodel territorio friulano, il professor Giorgio Dal Piaz, ordinario di geologia nell'Università di Padova, e il professorMichele Gortani, giovane ma già conosciuto e promettente aiuto alla cattedradi geologia nell'Università di Pisa.Dopo im paio di mesi di lavori, periziee sopralluoghi, la Commissione diede ilproprio responso^

Recitava la relazione conclusiva: il

monte Pala è un ellissoide calcareo car

sico, rovesciato verso sud contro un

substrato di marne e arenarie; a causadel rovesciamento le rocce calcaree si

sono notevolmente fratturate ed altera

te, perciò le acque piovane che penetrano dall'alto entro il substrato mar

noso e argilloso riducono le resistenzemeccaniche di quest'ultimo, creandodelle superfici di scivolamento. Anchese allo stato attuale la frana si può direassestata, permanendo i presuppostigeologici, una ripresa del fenomenopotrà avvenire in futuro in qualsiasi

Schema litologico semplificato dell'area presa in considerazione.

Circa i possibili rimedi, la Commissione sentenziava che il rimboschimento

del corpo franoso non sarebbe stato dialcuna utilità, a causa delle deboh pendenze e della facile aUagabdità dei luoghi; sarebbe stato invece molto vantaggioso rimboschire gli affioramenti calcarei del Pala, allo scopo di diminuirel'altissima permeabihtà di quelle roccesoggette a carsismo.Si riconosceva poi che, sebbene tuttala fascia da Clauzetto a Anduins fosse

nelle stesse condizioni, a correre imaggiori rischi era proprio Clauzetto,a causa della presenza di numerosi ri-gagnoh e torrenti. Bisognava perciò regolare le acque, in particolare quelledel Rio Maggiore, un corso d'acquache scorreva immediatamente a ridos

so del paese.Queste le raccomandazioni finah dellaCommissione del Magistrato alle Acque lette negli appunti di Gortani: regimare e incanalare le acque sorgive edel rio Maggiore; rimboschire le superfici carsiche del M. Pala; vietare lacostruzione di fabbricati, tanto sullafrana e nelle sue adiacenze che nelle

altre aree a rischio individuate.

Come U lettore può notare, nessun intervento diretto sulla frana, la cui moleera del resto eccessiva rispetto alleopere d'arte approntabili, ma una politica di riequilibrio e di risanamentodelle condizioni al contorno per unraggio ben maggiore di quello del singolo dissesto.

Una diffìcile classificazione

Resta ora da definire a quale tipo difrana si può ascrivere l'episodio diClauzetto, e paradossalmente questo èil compito più difficile, come sempreavviene, del resto, quando si cerca difar rientrare avvenimenti naturalmente

complessi e ibridi in categorie createartificialmente. Infatti, esistono molteclassificazioni, e si può dire che ognuno ricorre a quella che gli è più conge

niale. In questo caso si è preferita laclassificazione di Vames (1978) riportata da Panizza.

Dai vari resoconti abbiamo inferito

che l'evento fu la risultante di più fenomeni concomitanti o poco distanziati nel tempo e nello spazio: il collasso della parete del monte Corona peril contemporaneo cedimento della base d'appoggio (fenomeni di crollo e discivolamento rotazionale) seguito dalmovimento in massa di un'ingentequantità di detrito, con blocchi anchedi grandi dimensioni, a velocità relativamente bassa (fenomeni di scorri

mento), favorito e accompagnato dalcolamento del substrato imbevuto

d'acqua e da smottamenti. Per talemotivo può essere fatto rientrare fra icosiddetti movimenti complessi. 'Per casi come quello di Clauzetto ilGortani propose il termine "scorrimenti caotici ", dei quali dà in untesto"" la seguente descrizione: "Consistono nel lento scivolare di masse roc

ciose che nel franare si frantumano finoa dare alla massa scivolante il carattere

di una frana di detrito Per lo più lasuperficie di scivolamento è offerta darocce o da interstrati argillosi o che sialterano in prodotti argillosi". Proprioa proposito di Clauzetto nella stessasede scrive: "...la pendenza di questi(gli strati di flysch, la roccia che formail piano di scorrimento) è a reggipog-gio, ma è la roccia sana che offre il piano di scivolamento alla massa calcarea e

alla coltre di alterazione".

Ecco spiegata con lucida sintesi la dinamica dell'episodio: gli strati di flysch si immergono verso l'interno delpendio, situazione favorevole per la tenuta, ma il materiale argilloso di alterazione che lo ricopre, reso fluido dall'acqua, slitta con tutto il detrito soprastante.

Considerazioni fìnali

Poche righe per completare dal punto

ILMRB4CMN

gioielleriaoreficeria

orologeriaargenteria

SEIKO

VETTA

CITIZEN

di vista geologico quanto finora esposto.II monte Pala, definito dai vecchi Autori come una bra-chianticlinale, è stato da molti anni riconosciuto essere unozoccolo calcareo quasi del tutto sradicato e traslato versosud sopra rocce di natura arenaceo - marnosa; in questomodo forma parte di una struttura tettonica che ha preso ilnome di sovrascorrimento dei monti Pala e Prat.

Chi legge può quindi immagmare a quali tensioni e deformazioni sono stati sottoposti i calcari, soprattutto nel pianodi scorrimento al contatto con il flysch, e come queste abbiano influito sull'integrità della roccia; il luogo della frana èsituato non a caso proprio lungo il confine fra i due tipi rocciosi.

A riprova dell'instabilità dell'area, comune del resto a buonaparte delle Prealpi Gamiche, giova ricordare come la vallataabbia una lunga serie di precedenti.In una relazione inviata al professor Gortani, l'ingegnerGadda del Genio Civile ricorda che si aveva notizia di frane

nel medesimo luogo nell'anno 1492 e intomo al 1600 (in altri documenti si riporta la data del 1606). Nel 1909 una frana di minori proporzioni si verificò quasi nello stesso pimtodi quella considerata in questa nota.Il fenomeno si ripresentò una trentina d'anni dopo gli avvenimenti narrati; questa volta ad essere colpito fu il vicinocentro di Anduins (ricordiamo la relazione del geometraRossi di Casiacco), famoso per le sue sorgenti termali e posto in analoga situazione geologica. Molto più vicino al presente, in seguito al catastrofico sisma del maggio 1976, si ebbero in tutta la valle diffusi dissesti.

Oggi è piuttosto difficile leggere nel territorio le tracce deilontani avvenimenti che abbiamo preso in considerazione; ildivieto di costruire è stato in apparenza osservato, il boscoha ripreso possesso dei luoghi in maniera naturale e spontanea, coprendo quasi del tutto l'immane pietraia; e poiché lecicatrici residue sono entrate per diritto d'anzianità a farparte dei tratti del paesaggio, vengono riconosciute solo dagli abitanti e dagli escursionisti che ne ricordano o ne sannol'origine.

Si ringrazia per la disponibilità la Fondazione per il MuseoCamice di Tolmezzo, in particolare il signor G.B. Marsilio e labibliotecaria, signora G. Rainis.

SPILIMBERGO

CORSO ROMA, 5

TEL. 0427 2034

1. L. Sereni, La indeprecabil marcia della frana di Clauzetto, in As, int ecjere, S.F.F., 1992

2. Cartolare n.5. Archivio Gortani

3. M. Panizza, Geomorfologia applicata, NIS, Roma 19884. M. Gottani,Compendio di geologia per Naturalisti e Ingegneri, Udine

1959 (pag.52)

BibliografiaArchivio Gortani. Lettere e relazioni. Cartolare n.5. Fondazione Gortani, TolmezzoCastighoni Giovanni Battista, Geomorfologia, UTET, Torino 1979Cavallin Angelo, Martinis Brtmo, Gli scorrimenti del margine settentrionale della piattaforma carbonatica adriatica', in Guida alla geologia del Su-dalpino centro-orientale. Guide reg. S.G.I. 349-359, Bologna 1982Gortani Michele, Compendio di Geologia per Naturalisti e Ingegneri,Del Bianco Editore, Udine 1959

Panizza Mario, Geomorfologia applicata. Nuova Itaha Scientifica, Roma1988

Querini Riccardo, Frane provocate dal terremoto del 1976 nel Friuli, Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine, Arti Grafiche Friulane,Udine 1977

Sereni Lelia, La indeprecabil marcia della frana di Clauzetto, in As, int ecjere (a cura di M. Michelutti), Società Filologica Friulana, Udine 1992

ILB4RB4CWN

LIBRI

E' DA POCO USCITO IL QUINTO VOLUME DI UNA PREZIOSISSIMA COLLANA EDITORIALE SULLA VAL TRAMONTINA.ECCO IL QUADRO COMPLETO DELL'OPERA

Lts VtUs di Tramong

F U L V G R A Z I U S S I

Il noto storico prof. Pier Carlo Begotti, anche nella suaveste di vice presidente della Società Filologica Friulanaper il Friuli occidentale, ha presentato domenica 23 marzoa Tramonti di Sotto il quinto volume della collana "Lis Vi-lis di Tramong" dal titolo: "Lis cjasis da la gent: la vita inalcime borgate della Val Tramontina raccontata dagli ultimi abitanti".

L'avventura editoriale di questa serie di pubblicazioni denominata appunto "Lis Vilis di Tramong", che prendespunto dall'antica denominazione dei tre paesi Villa di Sotto, di Mezzo e di Sopra, nasce nel 1977 quando l'aUora vicepresidente della Società Filologica Friulana Dani Pagnuc-co, in collaborazione con amministrazioni e associazioni

locali, organizzò la manifestazione denominata "Frae diViarte" (Festa di Primavera), svoltasi il 22 giugno 1997 perla prima volta in Val Tramontma.In quell'occasione fu presentato il primo volume "Lis VUisdi Tramong", con il sottotitolo "Tal timp, tal cor, ta la storia" che con i suoi 9 capitoli spazia su vari argomenti: ambiente, insediamenti abitativi, onomastica, toponomastica,gastronomia, abbigliamento femminile, gli arvàrs (stagni-ni), i sliperàrs (tagliatori di traversine), i geàrs (cestai) e infine l'emigrazione. Da ricordare che le numerose foto d'epoca che arricchiscono il volume, sono opera del famosofotografo ed etnografo Ugo Pellis: ogni immagine pubbh-cata rappresenta un vero e proprio documento di storia edetnografia locale.Al volume hanno collaborato: Marco Pradella, MorenoBaccichet, Nerio Pertis, Luigi Luchini, Vittorina e MagdaCanon, Elvia Appi, Adriana Cesselli, Gianni CoUedani,

Fulvio Graziussi e Angelo Filipuzzi.11 secondo volume "Lis ciasis dal Signor" è una documentata illustrazione della storia delle varie chiese della

valle e delle sue tradizioni religiose. Presentato il 22 novembre 1998, la prima parte curata da Luigi Luchini riguarda le chiese di Tramonti di Sotto: Pieve di Santa Maria Maggiore, San Nicolò di Campone, San Giovarmi Battista e San Rocco; le chiese di Tramonti di Mezzo:

Sant'Antonio Abate e San Vincenzo in Canal di Cuna; lechiese di Tramonti di Sopra: San Floriano, Madonna dellaSalute, Beata Vergine delle Grazie, Chiesetta del CultoValdese, Santi Pietro e Paolo di Chievolis.La seconda parte del hbro riferisce circa i legami che lagente aveva con la propria chiesa: feste, processioni, riti,preghiere e quant'altro hanno raccontato gli anziani delluogo intervistati da Adriana e Dani Pagnucco, RaffaelaCorrado, Rosetta Facchin, Irma Marmai, Giuseppe Rugoe Antonino Titolo.

11 terzo volume "1 segreti dei muri di pietra", presentato il15 agosto 1999 dal prof. Gianni CoUedani, narra i ricordidell'infanzia trascorsa a Inglagna di Tramonti di SopradaUa signora Lina Mongiat: la maestra Lina con fervidamemoria e felice vena espressiva ricorda luoghi, persone,avvenimenti deUa sua infanzia descrivendoli con suggestione, a tal punto che il lettore con facilità rivive ambientie personaggi da lei così ben descritti. La presentazione dellibro è stata curata daUa scrittore Elio Bartolini. L'autrice

dedica il Hbro aUa sua nipotina: "soffia il vento fra le vecchie pietre, U tuo cuore ascolta la sua voce".11 quarto volume "Insediametni storici e paesaggio in Val

et.'*®'»', ! Street!

da Muri di Pidra t

Iflurdiamenti storici v

in NaI Mcituna

La sequenza dei cinque volumi sulla vita, le opere e le tradizioni nella vallata dei Tramonti.

— 34 ILB4RB4CMN

SpilimbergoTel. 0427 9271Ó9

j

%

Meduna" parte prima (Canal delChiarchia e Canal di Cuna, Canal diTarcenò e Canal del Sdisia) illustra leorigini e la storia delle tante borgate elocalità della Val Tramontina, con citazione di numerosi documenti storici

consultati dallo studioso Moreno Bac-

cichet, autore della ricerca.

Presentato il 22 novembre 2000, il volume testimonia la forte antropizzazione del vasto territorio della Val

Tramontina a partire dal 1600 fino aiprimi del '900, epoca in cui la stragrande maggioranza dei borghi sonostati abbandonati. Ogni borgata è individuata nella riproduzione del Catasto Austriaco (1832) e nella Carta

Tecnica Regionale (1988), che offronola possibilità di leggere alcuni segnimorfologici quali l'idrografia, l'altime-tria, la viabilità.Infine è uscito il quinto volume "Liscjasis da la gent: la vita in alcune borgate della Val Tramontina raccontatadagli ultimi abitanti". Ultimo della serie (per il momento) e presentato, come già detto, il 23 marzo di quest'anno.

"Sen stats gli ultens ahitantsdi Pian de Maccan.

A jera un calvario la vita!"[Siamo stati gli ultimi abitanti

di Pian de Maccan.

La vita era un calvario!]

Questa la frase scelta dal curatore dellibro Dani Pagnucco per sintetizzare ivari racconti di una quindicina circadi anziani della Val Tramontina che

hanno abitato - non un tempo moltolontano da noi, ma l'altro ieri - stavolie borgate oggi abbandonate."Non con nostalgia, ma con grandeattenzione e partecipazione ci addentriamo nella vita delle borgate e dellefamiglie, nei loro usi e tradizioni, percercare i significati e le ragioni di unavita fatta dì stenti e difficoltà".

Le testimonianze degli ultimi abitantidelle borgate sono state divise per argomenti; la borgata, la stalla, il lavoro,il cibo, le cerimonie religiose, le fasidella vita e della morte e numerosi al

tri, fino all'incontro con esseri mitici eperfino con il diavolo. Le intervistesono riportate fedelmente così comesono state raccontate, in tramontino,

con una sintesi e un piccolo glossarioin italiano.

La seconda parte è costituita da quattro piccoli "racconti" di due particolari narratori: Gianni CoUedani, originario di Clauzetto e noto studioso di

friulanità, e Giacomo Miniutti, proveniente dalla borgata di Moschiasinisdi Tramonti di Sotto, che ricorda con

vivacità di particolari la sua infanziatramontina.

Un particolare accenno meritano lenumerose foto d'epoca - la più anticaè datata 11 febbraio 1911 - che illu

strano località, attività e personaggicitati dal testo, ad iniziare dalla copertina che riporta una tipica famigliatramontina all'interno del propriocortile della borgata di Frassaneit diTramonti di Sopra nell'anno 1934.Un ringraziamento particolare va aivari informatori sempre disponibili araccontare la loro vita vissuta e alle

collaboratrici-intervistatrici Adriana

Cesselli, Raffaella Corrado, RosettaFacchin e Irma Marmai.

A conclusione di questa breve illustrazione, è necessario ricordare chela collana è stata realizzata grazie alprezioso, appassionato e volontarioimpegno in primis del curatore di tutti e cinque i libri, Dani Pagnucco, deivolontari succitati e di quanti, in varieforme, collaborano all'iniziativa: i parroci passati e presenti della valle, ilCircolo Culturale, le Pro Loco e le altre associazioni locali, con l'indispensabile sostegno finanziario del dueComuni di Tramonti, della Banca di

Credito Cooperativo di San Giorgio eMeduno, della Quinta ComunitàMontana, della Società FilologicaFriulana e dell'Amministrazione Pro

vinciale di Pordenone.

Il gruppo di lavoro è già all'opera perimpostare il sesto volume della collana "Lis Vihs", che parlerà di... (lo sapremo a tempo debito, alla prossimaoccasione).

I libri sono reperibili presso le sedidelle due Amministrazioni Comunali

di Tramonti.

ILB4RfrOM

TERRITORIO

"US CJASIS DAL SIGNÒR", PARLA DI CHIESE E DI ANCONE. DI FESTE, RITI E PREGHIERE, METTENDO IN EVIDENZA IL PESODELLA RELIGIONE NELLA VITA QUOTIDIANA DELLA COMUNITÀ. PER GENTILE CONCESSIONE DELL'EDITORE,

PROPONIAMO L'INTERVENTO SU UNA DELLE COSTRUZIONI PIÙ BELLE E PARTICOLARI

La chiesa di San FloreanoLU I G I LUCH I N I

La chiesa di San Floreano di Tramonti di Sopra si trova fuori dell'abitato, in bella posizione panoramica,quasi di guardia alla vallata.Un tempo era circondata dal vecchio cimitero. Sipresenta formata da una navata di dimensioni 21,95 x11,00 m e da un presbiterio delle dimensioni 7,85 x8,05 m, sul lato est la sacrestia. D campanile è posto interamente a ridosso della facciata principale. La cellacampanaria ha subito una sopraelevazione per la collocazione della terza campana. L'edificio è stato restaurato e controsoffittato nel 1861. L'interno è ampio ed armonioso. L'aitar maggiore si presenta con una scenografia barocca in marmo policromo. Le due statue laterali danno maggiore slancio e movimento al tabernacolo ricco di marmi. I due altari lateraU sono appoggiatiall'arco trionfale. Quello dedicato alla Madonna è arricchito da una bella ed artistica statua settecentesca

della Beata Vergine delRosario in marmo bian-

paliotto sottostan-sempre marmo

bianco, porta scolpital'immagine della Madon-na opera di altaristi dellazona. Dalla parte oppo- 'jraLjsta l'altare di San Dome-

nico (?) con la statua

marmorea del Santo. Il

paliotto sottostante por- ^ ■■ s-ta scolpita l'immagine diSan Rocco. La facciata è W ^

ingentilita da una recen-te vetrata di Pierino

Sam.

Da notare sono le opere | ' JÉU ̂artigianali in legno qualeil pulpito e un tempo iM-'Sgl'armadio della sacrestia, -sono opere anonime che ■ " j; 'fiorirono in gran quan- 7 vT*!-'tità nel XVII secolo e ■' ^ricordano un poi modeUi ^gardenesi. _Dal catapan della pievedi Tramonti di Sotto si «irileva che la chiesa di La chiesa di San FloreaLa chiesa di San Floreano a Tramonti di Sopra.

San Floreano era funzionante già nel 1400. Nel 1445poi il Vicario Vescovile di Concordia conferiva l'investitura, al cameraro di San Floreano di Tramonti diSopra, dei feudi e della metà della decima della villa,concessi dal Vescovo alla chiesa stessa.Mons. Notes Vescovo di Parenzo nel 1584 durante lasua visita apostolica la trovò consacrata, come purel'aitar maggiore mentre i due laterali non consacrati,con cimitero e battistero per la comodità del popolo; ilbeneficio era di 138 lire annue. Non appare sacerdotein loco. Nel 1625 su supplica dei fedeli, il Vescovo Sa-nudo riconobbe la necessità di un sacerdote residentee nel 1669 il Vescovo Agostino Premoli concesse al comune di Tramonti di Sopra con le sue borgate Ìl juspa-tronato, cioè il diritto di eleggersi il sacerdote della loro cura previa dotazione della chiesa e del mantenimento del presbitero.

Il 14 novembre 1669 fu'.-' l" steso l'atto costitutivo in

cui veniva fissato per ilcurato 100 ducati annuida lire 6,4 per ducato da

necessitava per il mante-

Santo alla pieve di Traili' ' j monti di Sotto per assi-

j stere il pievano nella be-) a Tramonti di Sopra. nedizione del Fonte Bat-

m

ILB4RB4CMN

attrezzatura ed

abbigliamento sportivi

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tesimale e del Cero Pasquale, nonché nel giorno dell'Assunzione di Maria Vergine (15 agosto) e di SanMatteo Apostolo.Da parte sua il pievano doveva recarsi processio-nalmente nella filiale per concelebrare nel giorno delpatrono San Floreano (4 maggio) e della dedicazionedella chiesa (20 domenica di settembre).Il 2 gennaio 1670 11 Vescovo Agostino firmò il decretodi istituzione della nuova parrocchia.L'applicazione del decreto di separazione delle chiesenon fu facile, perché certe consuetudini ed usanzecontinuarono a perdurare nel tempo. Il pievano diTramonti di Sotto avrebbe voluto seguitare a riscuotere il quartese su tutti i seminati e questo non fu accettato dagli abitanti di Tramonti di Sopra. Per fortuna sitrovò un compromesso tra parroci e cioè il parroco diTramonti di Sopra si impegnò a versare lire sessantaannue a quello di Tramonti di Sotto come affitto delquartese, o meglio come risarcimento per le minorientrate. In questa maniera la vita proseguì tranquillafino al 1776, quando morto don Domenico Zatti, parroco di Tramonti di Sopra, gli successe Don MicheleZatti il quale si rifiutò di versare le sessanta lire annueal parroco di Tramonti di Sotto. Sorse una lite acerrima e molto costosa con denunce all'autorità costituita,si ricorse al Luogotenente Veneto, con appello al Collegio dei Quaranta Savi a Venezia tramite la Cancelleria Ducale.

La vertenza andò avanti fino al 1792 con grandi costiper mantenere gli avvocati a Venezia.Finalmente si accorsero che la lite costava di più diquello che avrebbero versato per il quartese, si cercòun accordo per il regresso e per U futuro fu concessoal parroco di Tramonti di Sotto di continuare a riscuotere il suo quartese.Naturalmente quando il pievano mandò i suoirappresentanti per la raccolta non trovarono nessunoin casa o le porte erano sbarrate e quelli rintracciati sirifiutarono di versare il loro tributo.

Con l'arrivo dei francesi e la soppressione della Repubblica Veneta caddero tutti i privilegi, parte dei beni delle chiese furono sequestrati, ebbero termine leprocessioni tra le due chiese.Il parroco di Tramonti di Sopra continuò a versare aquello di Sotto un simbolico contributo ancora perqualche anno.Cancellati i privilegi e le sudditanze si placarono anche i rancori tra le due parrocchie. Nel 1830 si cantò ilTe Deum per la pace finalmente raggiunta tra i duepaesi. La chiesa di San Floreano divenne a sua voltamatrice con il distacco della parrocchia di Chievolis(Curazia indipendente nel 1924 e parrocchia nel1942).

In seguito poi alla rinuncia del juspatronato il22.05.1938 (cioè del diritto di eleggersi il proprio parroco), la chiesa di San Floreano fu elevata il 2 giugno1938, dal Vescovo Paolini, ad Arcipretale.Nel 1939 U soffitto della navata fu affrescato da Gino

Marchetot.

Il terremoto del 1976 arrecò al fabbricato danni e le

sioni alla muratura abbastanza contenuti, che furonoriparati con lavori di iniezioni e consolidamento deimuri portanti e di rifacimento del tetto.

LB4RB4CMN

TRADIZIONI

LA PRESENTE RICERCA, ESTRATTA DAL SECONDO VOLUME DE "LIS VILIS DI TRAMONC", È STATA CONDOTTAIN COLLABORAZIONE CON RAFFAELLA CORRADO, ROSETTA FACCHIN, IRMA MARMAI E GIUSEPPE RUGO

Tradizioni religiosein Val Tramontina

D I ADR I ANA E DAN I PAGNUCCO

Sul ruolo determinante che '

la chiesa istituzionale ha

avuto nella vita del Friuli ^crediamo non serva dilun- &

garci in quanto ahbondan- "temente è già stato scritto. tIn questa breve ricerca cer-cheremo ancora di riporta- "re alla luce quanto disensazioni intime e ricordi m ' '*

viva ancora nella memoria

dei tramontini riguardo i Vrapporti che la gente avevacon la chiesa.

E' una ricerca di notizie,

iniziata con l'ausilio del E^F' -registratore, che poi sonostate riportate per iscritto Tramonti di Sopra:ed eventualmente verificate senza l'ausilio del mezzo meccanico. Del lavoro effettuato con le registrazioni, rimane prova e traccia negli archivicomunali dove i nastri sono stati depositati anche in previsione di altri lavori a cui dette cassette potranno evidentemente servire. Il lavoro primario di registrazione è stato reso alquanto semplice dalla disponibilità dimostrata dagliintervistati e certamente dovrebbe continuare dato che la

voce della memoria lentamente ma inesorabilmente si sta

affievolendo e, nel breve e medio tempo, sparirà.Per una maggior comprensione abbiamo trascritto questocontributo seguendo prima il ciclo dell'anno, con tutte lesue ricorrenze, per passare poi al ciclo della vita.Per la trascrizione della parlata locale abbiamo riscontratosensibili differenze fra alcuni intervistati di Tramonti di Sopra rispetto a quelli di Sotto ed in alcuni casi delle mescolanze dovute alle evidenti vicende della vita umana. Questo delicatissimo aspetto lo lasciamo ai competenti studiosidella lingua. Floi abbiamo cercato di rimanere più fedelmente aderenti a quanto ci hanno raccontato.E' storia, storia vera e vissuta che non si trova nei libri di

testo ma che è ugualmente vita della nostra gente che tramille sofferenze e patimenti ha dato a questo lembodimenticato del Friuli il concetto della dignità.

Benedizione dell'acqua e della frutta (5 gennaio)La vigilia dell'Epifania in tutta la Val Tramontina era, edè, consuetudine benedire l'acqua e la frutta.

Tramonti di Sopra: momenti di preghiera.

a Questo avveniva duranteil rito della S.Messa offi

ciata o nel tardo pomeriggio o alla sera."Il cine di genàr i vin labenedission da Paga, e sibinidis milug, pirug, cò-clias, nòlas, sài e Vaga. Ilpredi al binidis Vaga e dopo nos, cun tun bog, gen sutal coru, tolen Vaga tal pi-ciul bog cu la dàcia o cuicop di ram"."Si deva fòr Vaga".Pur nella grandi ristrettezze dei tempi passati lagente aveva soggezione e

imenti di preghiera. portava rispetto ai parrocied a loro era anche vicina

con semplici ma significativi gesti."Dopo a si va a ciapà su, in ogni tirina, un pirug, un milug,un ale e po' si fa un sachitut pai predi".Durante tutto l'anno l'acqua e il sale venivano usati neimomenti importanti o quando la necessità imponeval'intervento soprannaturale.Si metteva l'acqua benedetta o il sale nel caffè senza chele persone destinate a gustarlo lo sapessero."Cui sài benidit, s'al vegneva un temporàl, a sci geva difàre si ghi buta un ninin di sài che las animas dal Purgatorioas vuardin di tirà via chistu temporàl e la tampiesta".U sale era pure usato contro il malocchio: "Si veis un du-bio di cualcbi strianèg, a si met il sài ta la mignestra".Anche agli animah, se davano segno di qualche disturbo,si destinava del sale benedetto mescolato alla crusca.

L'acqua diventava necessariamente un irrinunciabilemedicamento: "Me madona, cuan' ch'i vevi gno fi picinin,s'al no mangiava o se al veva la fievra, a diseva - Va jù, vajù, tuei la butiglia da Vaga santa e tu i meti tre gotas ta lamignestra. Tu i vedaras se a no jpassa".E poi "Cuan eh'a sunava il Gloria cu Vaga a si lavavin i

•))

VUi .

Tutta la frutta benedetta veniva gelosamente conservata:"ha fruta binidida la mangèan i canais, i vecius, i malàs;guai butà via nenda 'na spela (buccia)".All'Epifania si portava a benedire pure il filo per cucire."Na volta a si binidiva ancia il fil da pontà, il fìl da las scar-

ILB4RB4CMN

ALESSANDRA

DE ROSA

I MATRIMONI

STUDIO PIETRO DE ROSA

VIA DEI PONTI, 2A

TEL. 0427.2307

petas, par pontà las scarpetas".Si narra di un fatto accaduto nei

tempi: "Na volta, il dì dai muars, nosi veva di gi atór" perché i defunticon le loro anime "e àn da fà la soprocession. Un dì un al geva via da piedi Spineit, il dì dai muarz, dai defunspuarez, e cuan' ch'ai è stài là da la Ru-tizza e si presentar lór i muarz, e di-sèan - Ben tu pos pred il Signor che tuàs pontdt las scarpetas cui ftl benedetil dì da la Pifania, sino tu era puaret".

S. Antonio Abate (17 gennaio)La chiesa di Tramonti di Mezzo è de

dicata a S.Antonio Abate, "chel dalpurcit".Si faceva la Messa come nelle grandisolennità. A nome del taumaturgo,veniva acquistato, a metà anno , unpiccolo maiale, che, lasciato libero,girava per il paese, di casa in casa, incerca di cibo (questa tradizione è tipica di tutto il Friuli)."1 lu mantigneva dug chei dalpaés".Il maiale, ingrassato e pronto per essere venduto, il 17 gennaio venivamesso all'asta; "Si lu meteva a l'asta...pa la gleisia... a era 'na gran fiestona,comi chei eh'a portavan i geis".Oltre alla vendita del maiale, si vendevano anche le ceste che, offerte daicestai, erano portate ed esposte all'altare dedicato al santo. "Comi i

geàrs, a i portava un gei paron, a i meteva las balas dai geis devant Sant'Antoni; a i faseva 'na tassa di geis... e ilhutiru, cui eh'a lu veva". La festa continuava fino a sera quando "si baiavasul breàr".

"A era 'na grandissima fiesta,'na fiestona pai pais; a era messa granda e je-spui di chei grang".Nella giornata "a era la henedissionda las stàlas, al girava il plevan e aldeva la henedission a dutas las he-

stias".

Si faceva pure una grande processione con la reliquia del santo tenutasotto "l'onbrenina".

Se si smarriva un oggetto "diseàn,cuan che perdeàn cualchi rouba, cual-chi ale - gen a pred Sant'Antoni, che tila fds ciatd".

Le Ceneri

Dopo il martedì grasso inizia il periodo della moderazione chiamato quaresima; dura quaranta giorni. Il primo di essi è dedicato alle Sacre Ce

neri.

La Chiesa in questa giornata ha parafrasato un monito ripetuto ovimque:

-Polvere eri e polvere ritornerai-.Iniziava il periodo dell'astinenza edel digiuno. Proprio in detto giornosi mangiava di magro; farina con latte, uova, baccalà e "hìgui in salsa".AUa sera si celebravano le cerimonie

liturgiche; "Il dì da la cinisa a si venin gleisia a ciapdla"."Prin, Paulina a brusa la ulif eh è eh'aè restada dal dì da l'ultf de l'an prima, for da la gleisia, e dopo ciapa sula cinisa e i la prepara al predi. La cinisa a ven tarnesada cui cól (passino)par ch'a vegnifòr hiela e cencia falìs'-

Domenìca delle Palme

La domenica antecedente quella diPasqua è una festività particolarmente importante; è la domenicadell'ulivo o, come viene comune

mente chiamata, "Pasca Uliva". Viene celebrata una messa durante la

quale vengono benedetti ramoscellidi ulivo.

"Il dì da l'ultf a si ven a messa e situei un ramag di ulif. Dopo a ciasa a itiravan jù dos fueas di ulif, a i fasè-van i busii (fori) in tal mieg e a ifase-van la crous di ulif: i omins a i la meteva in tal ciapièl, tal nastro dal cia-pièl, e la feminas, cun tun pontapetuchì (nel reggiseno); il ramag al èsempri in ciasa o in tal cuadri da laMadona in ciamara".

In questa giornata si mettevano ramidi faggio (fras'cias) in tutto il paese.

La Settimana Santa

L'importante festività della Pasqua èpreceduta dalla Settimana Santa.Pasqua nella comunità è un momento assai importante in quanto la resurrezione è la rivincita del debole,il trionfo della giustizia. Dopo lalunga e penitenziale Quaresima, siallontanano sacrifici, stenti e privazioni. In detto periodo c'è pure unnetto cambio della stagione; al postodel tenebroso, cupo e freddo inverno fa capolino la primavera con lasua luce, i suoi nuovi colori ed il tiepido calore. Dal buio si passa allaluce, sia con la cadenza del giornopiù lungo della notte che interiormente.

Si sommano simboh e dolori, gioie esperanze, fede e desideri.Già con il lunedì si entrava nell'inti

mo e nella spiritualità della settimana.

"Ogni dì a si ciantava il Passio"."Lunis a si preparava la gleisia duta

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cuierta: dutas las statuas, las Ma-

donas, Signor, las eros, dut cuiertda viola".

"A si fàs las òras di adorassion. Asi ciantava las professtas; a i era icanais e a ogni professìaa distudavin 'na ciandela".

All'interno della chiesa si svolgeva la tradizionale processionedella Passione con la fermata ad

ogni singolo quadro delle quattordici stazioni della Via Crucis.

"A i era la Via Crucis; i geàn cu vche eros cun duciu chei articui che

vèan doprdt par copà Gesù". |11 giovedì veniva effettuata la la- |Vanda dei piedi "a dodis canais" |ed incominciava l'omaggio al se- Ipolcro. '"Giòiha de sera, dopo il Gloria a 'se doleva la' ciampanas e a gevin !cui hatecul o cu las craciulas e la '

Macola"-, il paese era tutto buio e |si faceva un gran rumore."Il giòiha a si meteva jù il Signor, tala s'cialinada, e ai vinars, a buinora,apena jevàs, cencia bevi 'na gota dicafè nè nuia, vegneàn a saludà il Si-gnór".Al venerdì si faceva la processione;sui portoni delle abitazioni si costruivano gli altarini, ogni famigliaideava qualcosa di diverso, come inuna intima sfida al più bello.Alle finestre si esponevano le piùbelle lenzuola ricamate con sopra unvaso di fiori.

Durante la Messa il prete predicavadal pulpito e poi usciva in processione col baldacchino.

"Il vinars di sera a si faseva 'na granprucission e cuan' eh'a si rivava ingleisia a si dantava tanq ciants par latin". "Si meteva un peciot su tun ba-ston e si zeva pai heàrz"."La domenia matina a sunava il Glo-

M

II rispetto per il non lavoro durantela Settimana Santa era ampio: "No titociavis ciera, ti rispetavis la setema-na santa".

In caso di decessi, dal giovedì al sabato santo non si suonavano le cam

pane, ma ugualmente si facevano leesequie.

"S'a cumbinava di giòiha, no si tignava tre dis il muart in ciasa; no eran tal'ospedàl"."Durant la setemana santa a no si po-deva batià; e dopo i procurava duq dategni indavór parseche cui eh'a screava l'aga santa a veva da paia il gjòcul(capretto)".

Kihii m

Sposi, 1957.

S. Floriano (4 maggio)A Tramonti di Sopra il giorno dedicato al santo era una ricorrenza che

veniva celebrata solennemente. In

detto giorno si portavano due "parti" di latte per il santo ed una per ilprete affinché officiasse la Messa.L'intera raccolta andava venduta ed

il ricavato veniva devoluto alla chie

sa. "Tre dis di lat pa la gleisia".Si celebrava la Messa alla qualepartecipava molta gente.

Le RogazioniLe processioni campestri che si svolgevano nei tre giorni precedenti l'Ascensione venivano comunemente

chiamate Rogazioni. Esse venivanoeffettuate in tre giorni diversi maconsecutivi, con itinerari differenti.Lo scopo era di coprire tutto il territorio della comunità, di giungere aisuoi limiti geografici.Alle rogazioni si andava con l'ostensorio, pregando e recitando le litaniedei santi.

A Tramonti di Mezzo il primo giorno portava i fedeli fino a S.Antonio(strada verso Canal di Cuna) alle

pendici del Monte Spineit; O secondo si arrivava fino al capitello dedicato alla Madonna AusOitrice, dovea volte ci si incontrava con i devoti

della comunità di Tramonti di Sotto;con l'ultimo si arrivava nei pressi delcimitero, verso Tramonti di Sopra,fino al ponte di Chiavalìr.A Tramonti di Sopra la prima uscita

( si portava attraverso il paese, la. seconda arrivava a Fradici, Cùrs

e Pradis, infine l'ultima versoMaleon (dove si celebrava la

I» Messa) passando per la Taviela,' Rivons (?) e Sot Maleon (?).

"Si geva e, dopo, si tornava indavór sempri ciantant las litanìas;ogni tant il predi si fermava e aldeva la henedission a dug". "Si fer-mean tre-quatri voltas"."Si geva e dopo a si tornava indavór sempri ciantant las chi-riélas".

Ascensione

Pur riconoscendo questa solennità come una giornata particola-

S re non si sono trovate notizie im-■ portanti.H "S'a plouf il di da l'Assensa cua-* ranta dis no si sta cencia".

^ "Sifaseva messa".

Corpus DominiNel mese di giugno ricorre un'importante festa che coinvolgeva tuttigli abitanti dei paesi tramontini edanche coloro che da queste zone sierano trasferiti nelle cittadine della

pianura friulana.Alla Messa "grande" partecipavanoanche tutti i bambini e ragazzi: simettevano il vestito della Prima Co

munione e portavano un cestinoriempito di fiori e di petali (margari-tes) da spargere per la strada. Apriva il corteo la "pi veda" dell'annatadei comunicandi e dopo in fila a duea due.

L'intero paese era addobbato con"frasc'ias". Si esponevano quadri,tappeti, fiori e tutto quello che poteva abbelhre.

In chiesa venivano esposti gli stendardi delle confraternite.

"A la matina si fa la messa, 'na granfa messa. Si mètin fór pai harcons icovertórs, las tavàias, dut ce ch'i 'ven,ch'ai à dipassà il Signór. Faseàn alta-rus, altarins, la crous. Dut ce eh'a iven, mitìn fór".

Madonna del Carmine ( 16 luglio)Un'importante ricorrenza religiosaper Tramonti di Mezzo era il giornodedicato alla Madonna del Carmine,

il 16 luglio.La moglie del sagrestano e le donnedi buona volontà aiutavano a puhre,sistemare ed abbellire la chiesa.

11 tempio veniva adornato con fiorifreschi raccolti nei prati della zona.

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SUPERMERCATI

A SPILIMBERGO

VIA VERDI

VIA CAVOUR

Quando la moglie del sagrestano, durante la settimana,suonava le campane alle due pomeridiane, le donneandavano a "netà i altàrs, gambid las tavaias, stira".Le campane suonavano a distesa dalle cinque del mattino per annunciare la solennità. Un sagrestano che nonaveva figli maschi atti a tirare le corde delle campanechiamava i nipoti dalla Gamia "a scampanati".Si teneva una sentita e partecipata processione con la sacra statua portata a spalla dalle giovani ragazze dellacomunità, "las bulgidatas vistidas a blanc".Per portare la statua le ragazze "puarètas fasèvas barufaparceche a n'iera tantas... Puareta, la Cia a era semprescartada, parceche a scompagnava {massa granda) e a voleva esse jè a puartà la Madona".Si portava in processione la statua della Madonna: "Prima l'aveàn di chès vistidas, che ades a è lassù, là difront alsimiteri; e ades a è chesta, uchì da la gleisia".In occasione di queste solennità, si andava al ballo. "A igeva a bali, a i veva la sala, là da l'alimentir, e il predi algeva a vedèi e a noi voleva puarti pi la Madona parceche ai eran stis a bali".

Le ragazze che erano state a ballare non erano degne diportare la Madonna in processione.In piazza c'era una grande sagra con bancarelle che vendevano un po' di tutto.Si racconta che un tempo proprio in quel periodo, c'erauna grande siccità ed allora per implorare la Madonnaaffinché portasse un po' di pioggia si andò in processione con la statua fino a Redona dove c'è "l'altra" Madon

na. Siccome vi era il detto che quando due sorelle litigano ima certamente piange, si dice che anche le due Madonne "sorelle" abbiano litigato: una avrebbe pianto edallora è venuta la pioggia: "mola la plea".

Madonna della Salute

La Madonna della Salute viene tutt'ora venerata a Tra

monti di Sopra dove si festeggia con grande solennità.A questa festa, soprattutto alla Messa, giimgevano anchei "Camici" dopo una lunga camminata attraverso il Passo Rest e la relativa barriera montuosa.

Le funzioni che si svolgevano oltre alla Messa eranoquelle della processione e del vespero. Si racconta che lapovertà di un tempo precludeva la partecipazione allasentita processione a tutti coloro che erano sprovvisti discarpe e decoroso vestito. Costoro si insediavano, senzafarsi notare, sulle scarpate dei monti e da lì osservavanolo snodarsi del corteo. AUa processione, ai lati della Madonna, c'erano quattro ragazze vestite di bianco con unacandela in mano. A Tramonti, per l'Importanza della festa, giungevano bancarelle e giostre.

S. Lucia (13 dicembre)

Una delle sante che veniva molto venerata era S. Lucia

A Tramonti di Mezzo "faseàni 'na gran fiestona". S. Lucia era pregata "pa la lùs dai vui".Alle cerimonie religiose partecipavano sia i fedeli di Tramonti di Sotto che quelli di Sopra. La processione, chesi snodava per le vie dell'abitato, era rigorosamente cosìarticolata: davanti la croce seguita dagh uomini, venivano poi i bimbi e subito dopo la statua della santa portataa spalle dalle giovani della comunità, il prete ed infine ledonne.

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PERSONAGGI

UNA DELLE STRADE CENTRALI DI SPILIMBERGO È INTITOLATA AL MARCHIGIANO CORRIDONI. MA CHI ERA COSTUI?

Via Filippo CorridoniG I ANN I COLLEDAN

In una foto scattata il 14 settembre

del 1918 da un ricognitore austriaco,Spilimbergo, se non fosse per il trac-ciato della ferrovia, per l'area cimite-riale di via Milaredo e per qualcheisolata casa colonica al di fuori del

perimetro delle mura, potrebbe dir- Msi, per molti versi, ancora medievale. 3 TInfatti solo sul finire dell'SOO e so- 'iprattutto agli inizi del '900 la città, ^dopo aver spianato i barbacani ecolmato i fossati extra moenia, co-minciò a proiettarsi timidamente jjHHPr;verso l'esterno, alla ricerca di nuovi *spazi vitali.Osservando la foto risulta, partendo ■'da viale Barbacane, già tracciata eoperativa fino all'altezza delle attualivie don Bortolussi e don Colin, quel-la che, prolungata poi verso i primi Filippoanni '20 fino a via Percoto, sarà viaFilippo Corridoni. In questa nuova area e zone adiacenti,essendo da poco finita la Grande Guerra con tutta la suaimponente scia di lutti, di carneficine e di sacrifici, la civica Amministrazione vide l'opportunità di intitolare a futura memoria alcune strade e luoghi a persone legate inqualche modo al tragico avvenimento.Lo attestano via Isonzo, via Vittorio Veneto, via Baracca,Via Toti, via Duca d'Aosta (nel capoluogo) e, nelle frazioni, le innumerevoH vie legate al nome dei tanti calvari deinostri soldati: Gorizia, Monte Grappa, Monte Hermada,Monte Nero, Monte Ortigara, Monte Sabotino, MonteVodice, o a quello, non sempre irreprensibile dei loro comandanti: Caneva, Cadorna, Chinotto, Cantore, Diaz.Di tutte queste vie che abbiamo ricordato, la più ampia ela più lunga, insomma la più bella, fu dedicata, verso il1925/26, a Filippo Corridoni. Fu una via che si abbellì inbreve con il Monumento ai Caduti e annesso Asilo infantile, inaugurato il 22 novembre del 1931 dal trentatreen-ne Amedeo, figlio di quell'Emanuele Filiberto, invitto comandante della III armata, a cui è dedicata la via Ducad'Aosta che passa dietro la Scuola Elementare. L'augustoprincipe, anche lui naturalmente Duca d'Aosta, che proprio qui a Spilimbergo aveva cominciato la sua carrieramilitare ed era legato alla città da vincoli di amicizia e diaffetto, trovò la via splendidamente pavesata, animata da

Filippo Corridoni.

una foUa imponente e gioiosa, aUie-tata dal suono delle fanfare. Ricordal'amico Daniele Bisaro sul Barba-clan agostano dello scorso annoche, sul far di sera la via fu anchesfarzosamente illuminata.Ulteriore prestigio portò alla via laScuola di Mosaico quando essa aprìi battenti nel 1932, trasferendosi dailocali della caserma "Luigi Bevdac-qua", dove era sorta nel gennaio del

iir I Ma chi era Filippo Corridoni perI meritarsi tanto? Lo storico Renzo

De Felice lo definisce "figura ada-mantina", personaggio di spicconella storia del movimento operaioitaliano. Ma ciò di per sé non baste-rebbe se non sapessimo che fu in-

rridoni. terventista insieme a D'Annunzio eMussolini, medaglia d'oro al valor

militare e soprattutto caldamente sponsorizzato dal nascente partito fascista.Ma vediamo in sintesi alcune note biografiche.Filippo Corridoni nacque a Pausula (Macerata) il 19 agosto 1887, da Enrico, fornaciaio e da Enrica Paccazocchi.Fu il maggiore di quattro figli.Di famiglia operaia Corridoni ebbe un'infanzia comimea tutti i bambini di un piccolo centro maceratese, a finesecolo. L'unico fatto saliente fu la possibilità di fruire degli insegnamenti del prozio Filippo, frate francescano,maestro direttore delle missioni in Oriente, predicatoreassai noto e di viva eloquenza.Dal prozio, Corridoni venne introdotto nel mondo delsapere e, con pochi mesi di insegnamento riuscì a superare, ad otto anni, la terza elementare e ad apprenderequalcosa di latino e di francese. La conoscenza di quest'ultima lingua fu fondamentale nella sua formazionepolitica. A Pausula, Corridoni frequentò anche le scuoletecniche, ma anche per lui arrivò il momento in cui ungiovane povero doveva rinunciare agli studi, allora prerogativa dei ricchi. Fu condotto così dal padre a lavorarenella fornace dei laterizi. Tuttavia Pippo non voUe abbandonare i suoi diletti libri e non rinunciò alla speranzadi riprendere gli studi.Nel gennaio del 1905, non ancora diciottenne, col diplo-

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ma di perito meccanico ottenuto aFermo, fu assunto presso una grandeazienda metallurgica a Milano. Nelvolgere di pochi mesi la sua formazione mazziniana lo portò in primafila nei gruppi rivoluzionari di quellacittà e, dopo una breve militanzanelle file del socialismo rivoluziona

rio, aderì al sindacalismo rivoluzionario, un movimento di pensiero edi azione al quale restò fedele pertutta la sua brevissima vita. Nell'a

prile del 1907 fondò il foglio antimilitarista "Rompete le righe" e nelmaggio dello stesso anno venne arrestato perché sorpreso a distribuirequelle pagine sovversive ai soldati.Subì una condanna a cinque anni direclusione sollevando l'indignazionedi tutti i democratici milanesi. Nella

sua breve vita sopportò oltre trentacondanne e molti mesi di detenzione

nelle carceri di San Giovanni in

Monte di Bologna, di Modena e soprattutto di San Vittore a Milano,sempre per reati di opinione, mai diatti di violenza. Venne amnistiato

dopo sei mesi di carcere, ma dovetteesiliare in Francia da dove ritornò

clandestinamente l'anno successivo,nel maggio del 1908, diretto a Parmain aiuto dei braccianti in lotta, in

quello che fu il più lungo e dramma-

11 monumento a Filippo Corridoni alla trinceadelle Frasche, colossale opera realizzata dalla ditta Giovanni Cotti di Gorizia su bozzetto dello

scultore Francesco Ellero di Latisana, inauguratoil 24 maggio 1933.

tico sciopero agrario, guidato dalsuo grande amico e maestro AlcesteDe Ambris.

Ben presto il nome di Leo Calvisio,pseudonimo di Corridoni, divenneleggendario tra i contadini, ma la vera identità fu scoperta dalla polizia ecosì Corridoni fu costretto a riprendere la via dell'esilio, questa volta aZurigo. Fu un lungo periodo digrande sofferenza fisica, di povertà edi sconforto. Scrisse memorabili pagine sul pietoso stato dei perseguitatipolitici in esilio e di incitamento aicompagni milanesi. Rientrò in Italianel 1909, a seguito di amnistia. Riprese la sua campagna sindacalistadapprima a Milano e poi nel modenese dove guidò numerosi scioperiagricoli e lotte sociali, conoscendonuovamente il carcere. Visse qualchetempo anche a Bologna dove diresseil sindacato dei muratori. Ma soprattutto a Milano le sue qualità di organizzatore e di grande oratore lo resero famoso.

Nel 1911 guidò vittoriosamente isindacalisti in importanti lotte perl'emancipazione dei lavoratori.Nel novembre del 1912 concorse in

modo determinante, insieme adAmilcare e Alceste De Ambris, allafondazione dell'Unione Sindacale

Italiana, la seconda organizzazio-!! ne dei lavoratori dopo la Confederazione Generale del Lavoro.

Solo quattro mesi più tardi, grazie alla sua indefessa attività,fondò a Milano l'Unione Sinda

cale Milanese di cui divenne se

gretario. Lo stesso anno guidò igrandi scioperi metallurgici del1913, che da Milano si diffuseroben presto in Lombardia e nellealtre regioni del nord. Venne

j nuovamente e pretestuosamentearrestato e tenuto in carcere per

M molti mesi. Riprese con nuovori vigore la lotta, appena uscito dalij; carcere, ed ebbe scontri sulla> stampa anche con Mussolini, al

lora direttore deIl'"Avanti".

Fu nuovamente arrestato per idrammatici fatti della settimana

rossa del giugno 1914.Scoppiato il conflitto mondiale,

V- si dichiarò tra i primi della sini-B stra rivoluzionaria a favore del

l'intervento dell'Italia a fianco

■" della "Francia calpestata e delBelgio martire". Guidò il movi-mento interventista a Milano e,nonostante le sue pessime condi

zioni di salute, pur dichiarato piùvolte non idoneo, riuscì ad arruolarsicome volontario, insieme a centinaiadei suoi compagni milanesi.C'è da chiedersi come Corridoni,uno che aveva fatto del carcere unadimora abituale. Anche per il suo antimilitarismo, di colpo non solo diventò strenuo interventista, insieme aD'Annunzio e Mussolini, ma si misealla testa di un gruppo di volontari alfronte nelle "radiose giornate" dimaggio che imposero al Governo laguerra a fianco delle potenze dell'Intesa.

Ebbe a scrivere: "Se il destino lovorrà, morirò senza odiare nessuno,neanche gli Austriaci, con un granrimpianto, quello di non aver potutodare tutta la somma delle energie,che sento ancora racchiuse in me, alla causa dei lavoratori".Era il 23 ottobre del 1913, verso lecinque della sera, quando Corridoni,appena ventottenne, cadde eroicamente suUa conquistata trincea carsica che egli aveva chiamato "Trinceadelle frasche", mentre era a capo della terza compagnia del 32° fanteria,brigata Siena, detta la "compagniadella morte".Invano i suoi pochi compagni superstiti cercarono 0 suo corpo neU'infu-riare del combattimento.Forse il destino ha voluto che cosìfosse, che anche le sue spoglie siconfondessero nella folla anonimadei caduti, ultimo dono dell'eroe chealla redenzione degli umili e alla libertà della Patria aveva offerto la suaintelligenza e la sua giovane vita.Nel 1925 venne decorato di medagliad'oro al valor militare.Una volta a Roma, il cav. BenitoMussolini non voUe dimenticarsi dell'amico e strenuo sindacalista con cuiaveva condiviso tante battaglie e siattivò per onorarlo convenientemente, sollecitando a tal proposito le civiche amministrazioni.Inoltre, con Regio Decreto n. 1229del 10 settembre 1931, Vittorio Emanuele III re d'Italia per grazia di Dioe volontà della nazione, autorizzò ilcomune di Pausula a modificare lapropria denominazione in quella diCorridonia.Corridonia è oggi una cittadina attivaed industriosa che ha saputo offrirenuova linfa al ceppo antico grazie alle benemerenze di un figho illustre, ilcui nome illustra a sua volta tantestrade e piazze d'Italia.

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ATTUALITÀ'

PER MAO LE DONNE COSTITUISCONO L'ALTRA METÀ DEL CIELO; PER L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE, UNA REALTÀ DA STUDIAREPER POTER OFFRIRE SERVIZI U'DLI, CONOSCIUTI ED APPREZZATI

L'altra metà del etelo...

in riva al TagliamentoR I ROBERTA ZAVAGNO

Le spilimberghesi, queste (s)conosciuteL'altra metà del cielo, in riva al Tagliamento... ovvero:come vivono, quale percezione hanno di sé, come vorrebbero fossero impostati i propri rapporti di vita e di lavoro, le donne di Spdimbergo?Dopo la ricerca commissionata per esaminare nel dettaglio la condizione della popolazione anziana (si veda alriguardo il Barbacian del dicembre 2001), l'Amministrazione comunale ba deciso di scandagliare - per la primavolta nella storia - Ìl mondo delle donne. Entrambe le

iniziative sono nate da una proposta delle "consigliere"comunali Leonarduzzi, Pellis e Cbiaradia, per favorireprogetti e organizzare servizi che rispondessero realmente ai bisogni di queste due categorie, maggiormente rappresentative delle problematiche familiari.Anche questa ricerca, come la precedente, è statacondotta dall'Ires, l'Istituto di Ricerche Economi-

che e Sociali del Friuli-Ve- «T H

nezia Giulia, prendendo inconsiderazione alcuni eie-

menti chiave del vissuto

esistenziale del singolo:composizione e dinamichefamiliari, sfera professio- j/jf *1 |naie, opportunità per tra-scorrere il tempo libero,rapporto con i servizi esi- ^ 1 "stenti sul territorio e grado Ydi conoscenza e di accesso ^agli stessi. t /Il ponderoso lavoro parte \dall'inquadramento delcontesto locale attraverso I .1la lettura di indicatori spe- t'cifici (andamento della po- lpolazione, processo di in- Vvecchiamento, trend della ^ ^ ^ ^natalità, ricambio genera-zionale, incremento dellapopolazione straniera resi-dente), per approdare poi- mediante 1 analisi di un

j. 1 Che fatica essere donna! Sono setiquestionano di 46 doman- . , „ ; • • •, stonale e nelle relazioni sonali, :de somministrato a 323

Che fatica essere donna! Sono sempre più inserite nell'attività professionale e nelle relazioni sociali, ma su di loro grava ancora il pesoprincipale di casa e famiglia (Foto di Gianni Borghesan).

cittadine - all'analisi della realtà femminile. Le intervista

te costituiscono dunque un campione delle 3.072 donnedi età compresa tra i 20 ed i 60 anni residenti a Spilim-bergo, 2.091 delle quah nel capoluogo, le altre nelle frazioni, con un'incidenza più marcata a Tauriano (254, pariall'8% del totale) ed una minore densità a Gaio (67 donne, pari al 2% del totale).L'indagine ha posto a confronto i dati relativi alle donneresidenti nel capoluogo con quelle che abitano nelle frazioni, secondo due fasce d'età: dai 20 ai 40 anni la prima,dai 41 ai 60 la seconda.

"Si è ritenuto infatti - si specifica nella presentazione -che questa matrice per area di residenza e per età permetta di cogliere da un lato le differenze esistenti nel territorio per quanto riguarda la composizione familiare, il

lavoro, l'utdizzo dei servizi, dall'altro di confrontare

due classi di donne che sit trovano ad affrontare duefasi distinte del proprio ciclo di vita, ed evidenziando pertanto problematiche, esigenze e caratteristiche profondamente diffe-

In particolare, "la scelta diconsiderare la fascia cen

trale d'età della popolazione femminile muove dalla

consapevolezza che a partire dai venti anni emergeuna progettuahtà nuova rispetto alla propria vita: alcune, uscite dal ciclo formativo, creano propri nuclei familiari, iniziano arapportarsi con il mondodel lavoro uscendo dal

contesto di origine e affrontando così una serie di

problematiche estranee alle ragazze più giovani.Altresì, per quanto riguarda la scelta di porre comelimite massimo i 60 anni,

si è pensato che intomo a

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questa età iniziano a crearsi diverse

aspettative e problematiche: le donne si avvicinano lentamente alla so

glia della Terza Età e manifestano lecaratteristiche proprie di questosegmento di popolazione".

H territorio e le donne

Anche Spilimbergo, con i suoi11.049 abitanti censiti nell'anno

2000, risente delle dinamiche de

mografiche tipiche del Nordest.Nell'aumento, sia pure contenuto,del numero di abitanti (271 personein più tra il 1995 ed il 2000), chepuò essere ascritto alle buone opportunità in termini di lavoro e servizi, va tenuta in considerazione la

crescente rilevanza acquisita dallacomponente extracomunitaria, edun'inarrestabile tendenza all'invec

chiamento medio della popolazione, alla quale si accompagna unacontestuale contrazione della presenza di giovani.Gli spilimberghesi con più di 65 anni costituiscono il 21% del totale; lamaggior durata della vita media delle donne fa sì che ben un quartodella popolazione femminile abbiasuperato i 65 anni di età.In ripresa la natalità: il quozientegenerico di fecondità (che indica ilnumero di bambini nati per ognimiUe donne in età compresa tra i 15ed i 49 anni) è passato da 37 (nel1993) a 39 (nel 2000). Tale dato puòessere spiegato tenendo in considerazione il numero di donne con piùdi 30 anni che, avendo posticipatola prima maternità, avevano rallentato tale indice; ma vi è anche daconsiderare l'aumento di donne im

migrate, più propense alla maternitàe più prolifiche, come attesta del resto la crescente componente extracomunitaria osservabile nelle scuole

materne ed elementari. A Spilimbergo, il 4,5% degli abitanti conmeno di 18 anni è costituito da stra

nieri.

Invecchia la popolazione, e si restringono le famiglie, tanto che prevalgono le famiglie di un solo componente (1.486 nel 2000), seguiteda quelle mononucleari (2 persone),pari a 1.249.Il tessuto sociale e familiare è quindi radicalmente cambiato, nel girodi tre generazioni.Dalle mega-famiglie dei nostri nonni, siamo passati ad una media di2,6 componenti per famiglia, ed in

questo dato, ovviamente, rientranoanche i pochissimi casi di nuclei con5 o più componenti (in tutto, 188).

I sei indicatori che definiscono

l'identikit

La ricerca si basa sull'osservazione

di sei indicatori, e precisamente:1. dati personali (luogo di residen

za, anno di nascita, titolo di studio, numero di anni trascorsi a

Spilimbergo...)2. famiglia (composizione della fa

miglia, caratteristiche, dinamicherelazionali, con particolare riferimento alla gestione delle incombenze domestiche ed alla cura

dei figli, strutturazione dellagiornata-tipo della spilimberghe-se...)

3. lavoro (condizione professionaleed economica, modalità e stabilità dell'impiego, tempi e motivazioni)

4. tempo libero (disponibilità efruibilità di spazi dedicati a sé)

5. servizi (grado di conoscenza e diutilizzo)

6. proposte per nuovi servizi

Le Spilimberghesinella ricerca dell'Ires

La Persona. Tra gli indicatori,quello relativo al titolo di studio acquista una rilevanza particolare, inquanto - via via che la ricerca si addentra nelle aree di indagine - sinota come la differente scolarizza

zione porti a situazioni, dinamicheed aspettative diverse nel campionedi donne intervistate e quindi, presumibilmente, nell'universo da questo rappresentato.

In proposito, emerge che il 41% haun diploma, il 27% la licenza media, il 16% la licenza elementare onessun titolo di studio, il 9% la laurea, il 7 % una qualifica professionale. Come ci si poteva aspettare, ilgrado di istruzione cresce con il diminuire dell'età media: le giovanigenerazioni dunque hanno maggioriopportunità rispetto alle generazioni precedenti. Le più giovani del capoluogo conseguono in media maggiore istruzione rispetto alle coetanee residenti nelle frazioni.

Le donne spilimberghesi risultanofortemente radicate nel territorio,tanto che il 48% del campione risiede da sempre a Spilimbergo, il 42%da più di dieci anni, e benché comunque il 10% delle intervistate si

sia trasferita nella città del mosaico

da meno di cinque anni.La classe d'età incide - com'è ovvio

- anche nello stato civile. Predomi

nano le donne sposate o conviventi(63%), nubili e single si attestano al29% (ma sono il 48% delle intervi

state in età compresa tra 20 e 40 anni); separate, divorziate e vedovecostituiscono il 7% del campione.

La Famiglia. Ed il fatto che l'inda

gine si occupi di soggetti di età nonsuperiore ai 60 anni incide profondamente anche sul numero medio

di componenti del nucleo familiare:3 persone per il 34%, 4 per il 31%,2 per il 20%. Prevale quindi una tipologia tradizionale, composta cioèdalla coppia di genitori con uno odue figli, ma ci sono anche famiglie"monogenitoriali".Delle single, il 58% ha intenzionedi sposarsi (e di questa percentualer8% ha già programmato l'evento),il 32% dichiara di non pensarci peril momento, per il 9% il matrimonio non rientra proprio nel progettodi vita.

Per coloro che convolano, comunque, l'età media è di 24 anni; le loromamme, nel senso della fascia d'etàpiù matura, arrivavano all'altare dueanni prima.

La Maternità'. Per quanto riguarda la maternità, sono mamme il63% delle donne intervistate; nel44% dei casi, hanno due figli, nel42% un figlio unico.Solo due mamme su 100 hanno piùdi tre figli.Aumentano, come in tutto l'occidente, le "primipare tardive" (nonsono bestie strane, bensì le donneche arrivano alla prima maternitàdopo i 35 anni, vale a dire in una fase biologicamente meno adeguataper la riproduzione: i cromosominon sono politically correct). Seimamme su cento appartengono a

questa categoria, che sta rivoluzionando l'assetto ostetrico e materno-

infantile del ricco ed evoluto occi

dente.

L'età media della prima maternitànella generazione più giovane si assesta ai 26 anni, per le loro mammetale appuntamento era anticipato didue anni.

I dati indicano anche come la propensione alla maternità non sempresi traduca concretamente nel nume-

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ro di figli reale: le motivazioni vannoascritte a fattori economici e sociali,soprattutto per la carenza di servizidi supporto alla maternità e per ladifficoltà di coniugare la sfera professionale con quella familiare, specie in caso di famiglie numerose e/ocon componenti disagiati (handicap,disabilità, ecc...).

"Le donne segnalano tutte quellecriticità legate al fatto di dover conciliare il ruolo di madre con quellodi lavoratrice, soprattutto dove nonvi sia la possibilità di un impiego apart-time, l'offerta di asili nido nonriesca a soddisfare completamente ladomanda o infine se la donna non

possa appoggiarsi ad una rete familiare ed amicale".

I nonni rappresentano una risorsapreziosa, perché generalmente affidabile, flessibile ed economica; subentrano anche quando vi sianostrutture alle quali il bambino vienenormalmente affidato ma che, in caso di malattia, non sono accessibili.Ai nonni ricorre il 54% delle mam

me lavoratrici; ril% delle mammesi affida a personale a pagamento(spesso accollandosi un onere di poco inferiore se non uguale al propriostipendio, pur di non perdere il lavoro), un altro 11% ad amici e vicini di casa, il 24% si arrangia. Conquanti sacrifici ed a costo di qualestress, si può ben immaginare.

La Gestione della casa. Emergedalla ricerca un atteggiamento "hou-sehold oriented" diffuso in tutte le

donne: vale a dire che il principiodella cura del focolare domestico re

sta appannaggio della padrona dicasa la quale, anche se realizzataprofessionalmente, gestisce comunque in prima persona le incombenzedomestiche, pur avvalendosi, quando e per quanto possibile, dell'aiutodel coniuge o di personale a pagamento.

E molte di queste donne, così impegnate sul duphce fronte lavoro-casa,si trovano anche a dover far fronte

al carico assistenziale derivante dalla

presenza di parenti anziani e bisognosi di cure, carico che grava per lamassima parte su spalle femminili.La carenza di servizi di supporto alla persona, infatti, determina lacreazione di un ulteriore fronte di

impegno, soprattutto per coloro lequali non possono permettersi di ricorrere a personale a pagamento.

Il ruolo del partner. Dalla ricer

ca condotta dall'Ires escono promossi i "partner" delle intervistate.Più della metà delle coniugate si dice "pienamente soddisfatta" dellacollaborazione offerta dal marito,che sembra - nella media - cavarsela

assai bene tra Uste della spesa, aspirapolvere e pannolini; bocciato soloun partner su quattro. Stando allaricerca, gli uomini scarsamente collaborativi sarebbero più concentratinelle frazioni.

La giornata tipo. La ricerca ha

anche indagato sulle attività svoltein una giornata feriale "tipo", dalle5 del mattino alle 2 di notte.

Sei ore la media delle ore dedicate

al sonno, più di sette quelle trascorse fuori casa da parte delle donnelavoratrici.

Le donne casalinghe dichiarano didedicare otto ore al giorno alla curadella casa ed alle incombenze do

mestiche; le loro coUeghe lavoratrici, quattro (da sommarsi ovviamente alle 7 e passa impegnate sul fronte della professione).Le donne con figli dedicano lorodue ore al giorno se casalinghe, unase lavoratrici.

Resta poco tempo, per queste ultime, da occupare con hobby e relazioni; la televisione comunque la fada padrona nel tempo libero dellecasalinghe, che passano in mediadavanti al tubo catodico più di dueore e mezza. La tv "cattura" maggiormente le donne casalinghe equelle con grado di istruzione inferiore: più di tre ore al giorno per leintervistate con licenza elementare,meno di due ore le diplomate e laureate. Un quarto del campione dichiara di non guardare praticamente mai la tv.

Percezione di casi di disagio sul

TERRITORIO. Il 71% del campionenon è a diretta conoscenza di casi di

disagio (maltrattamenti in famiglia,condizione di povertà, tossicodipendenza o alcolismo). Per coloroche affermano di essere a conoscen

za di una o più situazioni critiche, ilproblema prevalente è costituitoproprio dall'alcolismo, seguito dallapovertà.Sono le donne meno giovani, menoistruite e residenti nelle frazioni, adessere maggiormente a conoscenza

diretta di casi di disagio.

SPILIMBERGO

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Il lavoro. Il terziario {commercio

e servizi) si tinge sempre più di rosaanche nella città del mosaico, se èvero che - del 65% del campioneche ha un'occupazione - più dellametà è attiva proprio in tale settore.Solo il 15% è occupato in aziendemanifatturiere; 8% e 5% sono lepercentuali riferite rispettivamenteall'agricoltura (maggiormente rappresentato nelle frazioni rispetto alcapoluogo) ed all'artigianato.La professione più diffusa è quelladell'impiegata; commessa e banco-niera rappresentano voci consistentinella tipologia occupazionale media.11 18% delle lavoratrici dichiara di

dedicare all'occupazione fuori casapiù di 42 ore la settimana (eccodunque spiegato come - nonostantel'incidenza del part-time che riguarda il 17% del totale delle lavoratrici

- la media delle ore lavorative si at

testi oltre le 7 ore giornaliere).Tra le donne impegnate a tempopieno, vi è un 15% per le quali ilpart-time rappresenta il "vorrei manon posso"; a queste si somma unulteriore 4% di intervistate che di

chiarano di essere attivamente im

pegnate per conseguire un traguardo che - nell'immaginario collettivocome nel vissuto quotidiano di molte - consente l'agognata conciliazione tra presenza in casa ed occupazione extra-domestica. Eppure ilpart-time pesa: in termini economici, oltre che professionali. Viene retribuito meno, e spesso precludepossibilità di progressione e consolidamento nell'iter professionale delladonna.

E le donne che non lavorano? Si

tratta di una scelta felice per il 43 %delle casalinghe; mentre il 35% noncerca un'occupazione per motivi familiari. Molte delle donne che at

tualmente non lavorano (il 66% perla precisione) hanno dovuto abbandonare la propria professione; i motivi sono ascrivibili per lo più a dinamiche familiari (matrimonio, nascitadel figli, parenti bisognosi di cure,ecc...). Ma la percentuale di donneche decidono di non uscire dal mon

do del lavoro in concomitanza con

eventi importanti nella sfera familiare cresce progressivamente nelle giovani generazioni: per scelta e spessoper necessità, perché in tanti casi unsolo stipendio non può garantire unlivello di vita dignitoso ad un nucleodi tre o più persone.

Il valore del lavoro. Le spilim-berghesi del campione sono state intervistate per capire anche il significato da loro attribuito al lavoro.

E' stato chiesto di esprimere un giudizio (scala da 1, totale disaccordo,a 7, pieno accordo) su tre affermazioni: il lavoro è solo un modo peraumentare le entrate della famiglia;il lavoro è l'aspetto più importantedella vita; il lavoro è un buon modoper stare in contatto con la gente.Ebbene, le prime due espressionihanno trovato un consenso mediopari a 3, mentre la terza ha ottenutoun punteggio pari a 5. Questo significa che l'aspetto "relazionale", valea dire il principio del lavoro comestrumento per gestire contatti quotidiani con altre persone, domina nettamente.

Un particolare: le donne menoistruite attribuiscono una maggiorimportanza all'aspetto "strumentale" dell'occupazione extra-domestica: secondo la ricerca, "ciò si puòprobabilmente spiegare con il fattoche chi ha un titolo di studio infe

riore svolga un'attività poco gratificante da un punto di vista soggettivo, dei contenuti e delle mansionicui è adibita".

Il tempo per se'. Nell'analizzare il

tempo libero delle intervistate, sonostate loro elencate una serie di atti

vità, afferenti alla sfera relazionale,sportiva, culturale, o più "impegnate", come le attività di volontariato.Emerge così che, nel corso di settegiorni, il 68% delle donne è riuscitaa svolgere un hobby o un'attività diinteresse personale, il 72% ha frequentato gli amici, il 54% ha fattoshopping, il 27% ha praticatosport, ril% è andata al cinema e il9% si è dedicata ad attività di vo

lontariato.

Naturalmente, il tempo libero a disposizione, come pure le attività cuidedicarsi, decrescono proporzionalmente a fattori quali l'età e la cosiddetta "doppia presenza" (donna lavoratrice che segue anche la casa ela famiglia).11 59% delle intervistate dichiara

poi di trascorrere il proprio tempolibero senza spostarsi dal territoriocomunale, trovandovi sufficienti occasioni di svago e buone possibilitàper praticare attività sportive e culturali.

Pordenone e Udine costituiscono

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altrettanti poli di attrazione, soprattutto per le più giovani.Al 30% del campione, comunque,piacerebbe un tessuto sociale e culturale più ricco e diversificato. Entrando nel dettaglio, sarebbero auspicabili nuove attività culturali,centri di aggregazione giovanile,strutture sportive in grado di supportare più ampie ed articolaterealtà. E all'8% non dispiacerebbeaffatto l'apertura di nuovi shoppingcenter o di ulteriori esercizi com

merciali.

Infine, un ultimo 8% propugnamaggiori iniziative in termini di volontariato e/o associazionismo, ed

tm 5 % propone - tra le altre cose -anche l'apertura di un secondo ci-

I SERVIZI: GRADO DI CONOSCENZA E

DI UTILIZZO. Tra i servizi più conosciuti ed utilizzati, sono in pole po-sition la biblioteca (frequentata dal64% del campione) e le strutturesportive (43%). Riscontro positivoanche per il consultorio familiare(16%) e per i centri estivi per i ragazzi (11%).Più articolato il discorso in merito

ai servizi di cui il campione risultapoco o per niente a conoscenza: visono casi molto specifici, che riguardano un limitato settore di donne (vedi il progetto Eolo in favoredelle mamme di bambini che fre

quentano o hanno appena terminato le scuole elementari), ma va anche detto che il 33% del campionenon conosce "Informagiovani", o ilconsultorio familiare, o l'asdo nido,oppure la biblioteca e le strutturesportive.Secondo la ricerca, probabilmentesi tratta di "nuove spilimberghesi",cioè di cittadine di recente trasferi

mento. Va comunque valutata l'efficacia e l'efficienza della modalità di

diffusione della conoscenza, se è vero tra l'altro che sul grado di conoscenza e fruizione di una struttura

incidono pesantemente fattori quaUl'età, d titolo di studio, il reddito.E' infatti ipotizzabile che talune fasce socio-economiche (proprioquelle che ne beneficerebbero proporzionalmente di più) rischino dirimanere escluse dalla possibilità diaccedere a servizi di comime utilità.

La PERCEZIONE DI COMODITÀ'. Fer

mata delle corriere, banca, medico.

strutture scolastiche e sportive, sonogiudicate sufficientemente comodeed a portata di mano dalla maggioranza del campione, anche se ledonne residenti nelle frazioni trova

no spesso distante la fermata deimezzi pubblici.Anche la percezione della comoditàviene influenzata dalla condizione

socio-culturale delle intervistate:

cresce con l'aumentare del grado diistruzione.

Proposte per nuovi servizi"al femminile"

"L'ultima parte del questionario riporta i risultati di quello che può essere interpretato come un confrontotra la popolazione femminile ed imaserie di proposte innovative, orientate ad introdurre alcuni servizi ed

iniziative che possano in qualchemodo venire incontro ad una molte-

phcità di esigenze femminili: il reperimento di informazioni relative al

lavoro, alla formazione, all'assistenza ed alla cultura, la possibilità difacilitare ed intensificare gli scambisociah, di vivere in una città attentaall'importanza che il tempo rivesteper ciascuna donna, ed infine l'opportunità di trovare un punto di riferimento per quelle donne che vivono situazioni di forte disagio".Sono stati quindi indicati una seriedi servizi ed iniziative, su cui si è

cercato di capire il grado di conoscenza ed il possibile interesse, eprecisamente:

- la Banca del Tempo

- la Flessibilizzazione dei tempidella città

- l'Informadonna

- il Centro di Ascolto per Donnein difficoltà

Più della metà del campione conosce e si dichiara favorevole all'apertura del Centro di Ascolto e del-

l'Informadonna; da quest'ultimoservizio, il campione si attende risposte in termini di supporto allaformazione, al lavoro ed allo sviluppo di idee imprenditoriali (soprattutto nella fascia di età più giovane),ai servizi assistenziali ed alla cultura

(vale in particolare per la generazione più matura).La Banca del Tempo è invece unconcetto nuovo per il 71 % delle intervistate (e piace soprattutto alledonne più istruite); mentre per il52% lo è la Flessibilizzazione dei

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tempi della città.La sfida: portare rinformazione a tutta "l'altra metàdel cielo".

Le evidenze dell'indagine dimostrano l'importanza diun ripensamento globale dell'approccio comunicativoin modo da ridurre il rischio di esclusione che si profila per le donne meno istruite e meno integrate.Vi è in particolare la necessità nell'accesso a canaliinformativi efficaci, fabbisogno tipicamente femminilein quanto le donne tendono a costruire reti relazionalied amicali meno estese, "meno fitte ed in certi casimeno efficaci rispetto a quelle maschili.La stessa frequentazione di luoghi di ritrovo in cui tradizionalmente avviene uno scambio informale di noti

zie - per esempio i bar - è meno radicata nelle donne,le quali tendono a ripartire il proprio tempo tra lavoroe famiglia, dedicando minor spazio alle relazioni sociali e di scambio".

Secondo la ricerca condotta dall'Ires, è opportuno"diffondere in maniera capillare la conoscenza riguardo a tutte le proposte avanzate a tutti i segmenti dellapopolazione femminile: questo passo infatti risulta difondamentale importanza per creare una cultura dibase comune che si riveli pronta ad accogliere iniziative che, per il loro grado di novità, per i meccanismiparticolarmente complessi (in particolare la Banca delTempo) o per la tipologia di servizio (si pensi all'Infor-madonna, che potrebbe essere interpretato dalle fascea bassa scolarità come una versione femminile del-

l'Informagiovani, e quindi reputata poco accessibile achi non presenta determinati requisiti di istruzione) ri-schierebbe di non raggiungere tutta la popolazione edin particolare quelle fasce che invece avrebbero bisogno di orientarsi nella mappa dei servizi comunali eusufruirne".

Ma se, sempre per citare Mao, "tutte le lunghe marcecominciano con un piccolo passo", qualcosa di positivo per "l'altra metà del cielo" in riva al Tagliamento èstato compiuto.

La Banca del Tempo

La Banca del Tempo è il luogo dove le persone mettonoa disposizione il proprio tempo per determinate prestazioni, con la possibilità di ricevere un'altra prestazioneda parte degli altri correntisti della Banca. Si tratta pertanto di un vero e proprio luogo dove si tesaurizzano e siscambiano ore e bisogni.Chi vi aderisce deposita infatti il proprio tempo e specifica quale attività intende svolgere. Al tempo depositatocorrisponde un tempo da ritirare.In genere i movimenti vengono registrati dalla bancache ad ogni correntista consegna un libretto degli assegni su cui indica il tempo in dare e quello in avere.In definitiva, queste banche si fondano su tre principi: loscambio, il valore della prestazione in tempo, ed infineuna parità tra soggetti.

La Banca del Tempo ha anche una finalità sociale, dalmomento che intende ricreare i perduti rapporti di buonvicinato, sviluppare le relazioni tra gli individui rompendo l'isolamento, migliorare la qualità della vita e l'utilizzo del proprio tempo.

Un yUo di Arianna'per destreggiarsi nei labirinti

dell'imprenditorialitàDI ROBERTA ZAVAGNO

I Servizi Sociali del Comune di Spilimbergo hannoelaborato un progetto, intitolato significativamente"Filo di Arianna", volto a creare un "Centro Donna",vale a dire un "centro condotto da donne ed al servi

zio delle donne finalizzato a promuovere le opportunità per l'inserimento femminile nel campo del lavoro,con particolare riferimento ad interventi culturali, artistici, rivolti comunque alla salvaguardia dell'ambiente ed alla conservazione delle tradizioni popolari".Spiega Elisabetta Turani, Responsabile dei Servizi Sociali: "Presso il Centro Donna le donne potranno verificare la loro idea imprenditoriale, le motivazioni personali, le competenze e le capacità. Sarà un punto dipartenza per l'inserimento occupazionale delle donne.Se avranno un'idea imprenditoriale, e sono convinteche possa funzionare, ma non sanno come, potrannoessere aiutate ad esplorare anche diversi piani di impresa.

Se la loro idea imprenditoriale è chiara ma sono incerca di finanziamenti per realizzarla troveranno lenecessarie consulenze legali e finanziarie che le orienteranno nell'ambito delle normative di riferimento ed

offriranno la possibilità di accedere ai finanziamentiprevisti".II progetto fa proprie l'esperienza e le evidenze dellaricerca condotta dall'Ires: in tal senso, prevede unaprima fase, dedicata alla costituzione di una rete di relazioni e/o collaborazioni con istituzioni pubbliche eprivate attive nel mondo della formazione, dell'avviamento al lavoro, del supporto sociale, della tutela epromozione del patrimonio ambientale e delle tradizioni.

Successivamente, proprio constatando l'importanza diun piano di informazione e comunicazione efficienteed efficace, è prevista una fase di pubblicizzazionedell'iniziativa e della sensibilizzazione sui temi affron

tati e suUe finalità del progetto.La durata del progetto copre un arco di tempo di 12mesi e si concluderà presumibilmente entro l'estatedel 2003.

Beneficiarie saranno donne studenti e non, lavoratricioccupate temporaneamente o definitivamente che intendono cambiare lavoro per migliorare il proprio status socio-economico, disoccupate temporaneamente(per motivi di cura familiare) o definitivamente.Il progetto ha recepito i requisiti per essere ammessoal finanziamento regionale ai sensi della legge 23/90(progetti di azione positiva in favore delle donne), capo c) : progetti volti a promuovere le opportunità perl'inserimento occupazionale delle donne nel campodel lavoro con particolare riferimento ad interventiculturali, artistici, alla salvaguardia del territorio, allaconservazione delle tradizioni popolari.

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ESPERIENZE

SILVANA, SPILIMBERGHESE DELLA VALBRUNA, CON L'AMICA MILENA,HA PERCORSO IL "CAMINO DI SAN'HAGO" A PIEDI, DA PUENTE LA REINA ALL'ATLANTICO.

SI RIPETE L'INCANTESIMO PROVATO DA MILIONI DI "ROMEROS", CHE SPESSO AVEVANO ED HANNO COME UNICI COMPAGNIDI VIAGGIO I LATRATI DEI CANI E LA LUCE DELLE STELLE. SILVANA E MILENA, SIETE STATE BRAVISSIME!

Di ritorno da SantiagoD I S I LVANA D O L F

luoghi d incantodi storia, di leg- Silvana e Mtgende, di preghiere. Una Spagna diversa... una terra di madonne, cattedrali, monasteri, re, conquistadores...San Giacomo era nato forse a Saffa, vicino Nazareth,e insieme al padre e al fratello faceva il pescatore. Gesù di Nazareth lo scorse mentre camminava lungo lariva del lago di Galilea; "vide due fratelli, Giacomo,figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, che eranoin una barca con Zebedeo, loro padre, a rassettar lereti, e li chiamò. Essi, lasciata prontamente la barca eil loro padre, lo seguirono" (Matteo, 4, 18-22). Un carattere ardente quello di Giacomo, che ne fece uno

Silvana e Milena verso Leonì verso Leon. arabo-mussulma

na era in Spagnaconsolidata e il cristianesimo restava frammentato in

piccoli regni del nord che non avevano né la forza néla compattezza per riaffermarlo. Il miracoloso ritrovamento del corpo di un apostolo dava alla cristianitàun segnale forte, un grande impulso a unirsi e a combattere. Sant'Iago diventò il simbolo di cui la Spagnacristiana aveva bisogno.Gerusalemme era troppo lontana per gli umili diFrancia e Inghilterra, e per arrivare a Roma bisognavascavalcare le Alpi piene di insidie. Santiago de Compostela diventa così la nuova destinazione dei peUegri-

dei prediletti del Messia e lo spinse, forse nel 33, in naggi e, a partire daU'XI secolo, sulla strada che simissione evangelica in Hispania, ai confini della terra:Finis Terrae.

Primo fra gli apostoli a subire il martirio, fu fatto decapitare da Erode Agrippa, a Gerusalemme, fra il 42 eU 43. Secondo il credo di allora, gli apostoli dovevanotrovare sepoltura nei luoghi ove avevano diffuso ilvangelo, così i suoi discepoli ne trafugarono il corpo

snoda da Pamplona fin sull'Atlantico, re cattolici e ordini rehgiosi costruiscono ponti, chiese, ospizi.Il cammino fu percorso da migliaia di fedeli con la veste corta per non intralciare il cammino, un cappelloper proteggersi dal sole e dalla pioggia, un bastoneper difendersi dai lupi e dai malvagi. "Si coprivano ilcapo con un gran cappello, per camminare si appog-

che, traslato via mare, fu — fra disastri, opposizioni e giavano ad un bastone che chiamavano bordone emiracoli - inumato in Galizia.

Molti secoli dopo - era l'SM - apparve nel cielo unastella che scintillava d'azzurro. Così si racconta. La vi-

avevano il cappotto pieno di conchiglie", scrive Ber-nardez VUar.

Il bordone lo si raccoglie nei boschi in Navarra, o lo side brillare Pelagio, che viveva in pio eremitaggio, e compra lungo il cammino, e magari lo si sceglie concorse subito a informare il vescovo di Iria Flavia, il appesa una zucca essiccata, che in tempi più antichi

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Caminorie

Verso Castrojeriz. Il cammino è lungo ma la conchiglia raggiata ti segue sempre.

fungeva da borraccia.Anche la conchiglia del pellegrino(la nostra "capasanta", la "coquUlesaint-Jacques" per i francesi), cheun tempo fungeva da tazza perl'acqua, è patrimonio caro al pellegrino. Ancor oggi nessuno riparteda Santiago senza aver compratouna conchiglia con su dipinta unaspada rossa a forma di croce, simbolo del pellegrinaggio composte-liano.

Ed è proprio la conchiglia che fada guida attraverso tutto il cammino, assieme alla freccia "amarilla"(gialla), che gli spagnoli chiamano"flecha Maria". Chi fa questo viaggio vede conchiglie ovunque. Scolpite su antichi portali, su colonne,su fontane, incise, stampate, abbozzate sui muri, sugli alberi, suicippi, rassicurano il pellegrinoche, quando le vede, sa di esseresuUa strada giusta e sa come andare avanti.

Oggi il percorso non si allontanadi molto da quello per secoli battuto dalla foUa dei pellegrini, chehanno lasciato in eredità straordi

nari ricordi di quei tempi: santuari, chiese, cappelle, ospizi che formano una catena ininterrotta di

sogno e speranza. I sentieri chepartono dalla Germania, dall'Italia, dall'Olanda e dal Belgio convergono in Francia in quattro località: Arles, Le Puy, Vézelay eOrléans: Da qui scendono percongiungersi in un solo punto, a

Puente la Reina (24 km da Pam-plona), per dirigersi poi, in un'unica via, a Compostela.Appuntamento quindi a Puente laReina per me e per Milena, miacompagna di viaggio. Più di 700km a piedi, fatti in 29 tappe: unalunga camminata su strade e sentieri che attraversano prima la Na-varra, poi la Rioja, la Castiglia, ilLeon e infine la profumata Galizia. Campagne di grano, verdi vallate spesso avvolte da un leggerostrato di nebbiolina che confonde

i borghi di pietra: si è avvolti in distese infinite, in spazi immensi, si ècircondati dal nulla, o, meglio, daun giallo, da un rosso, da un verdedalle mille tonalità. Non c'è paura:il mare di grano, i papaveri, i greggi di pecore, le terre sapientemente lavorate dicono che l'uomo è lì

presente. E sotto il sole che dardeggia, con lo zaino che pesa suUespalle, con il bordone in mano, sipassa da un rifugio all'altro.E un viaggio speciale, questo: sientra in uno spazio diverso daquello della quotidianità familiarenella quale viviamo. E come farparte di una nuova società, nellaquale pellegrini francesi, spagnoli,italiani, brasiliani, australiani si ri

conoscono, si identificano, per lastrada si aiutano, si lasciano (perché ognuno ha il proprio passo e ilproprio cammino) per poi incontrarsi di nuovo in qualche rifugioe, insieme, condividere tutto.

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Migliaia di persone che vanno,ogni giorno, persone di tutte leetà, di ogni cultura, di tutte le religioni, o anche di nessuna. Con,forse, niente in comune, solamentel'ostinata volontà di arrivare a San

tiago, malgrado la stanchezza, i disagi, la grande fatica. E tutto diventa comune.

Il cammino adesso tocca EsteUa (U

nome le venne attribuito in onore

della stella che aveva indicato il se

polcro di Santiago), Los Arcos,Torres del Rio, Viana, e penetranella regione della Rioja, doveSanto Domingo de la Calzada èuno dei centri più importanti lungo il percorso.Cammina cammina, l'itinerario siarrampica fra le continue sorpresedei monumenti romanici penetrando nell'austero e antico regnodi Castiglia e Leon. Lo spettacoloè d'arte e di natura, con i sentieriaccompagnati dalle file di case inpietra e dagli "horreos", i granai ingranito isolati nella campagna. Cisi ferma a bere qualcosa, a parlarecon la gente del luogo; paesaggi epersone che sfumano via nella vo-gha di andare e il cui ricordo vienepresto coperto da quello che segue. Burgos, Sahagun, Leon,Astorga, e tanti borghi da attraversare, modi di vita diversi, giornilunghissimi che non conoscono sera, una Spagna di gesti lenti, dovesembra che tutto abbia il colore

dell'oro: i campi, le case, le terre...oro chiaro, rosso, brunito. L'andare a piedi è contemplazione lenta eintensa del paesaggio, dove ci siimmerge in una conquista totale.Paesaggi, ma anche volti di pastori, contadini, donne sedute sullasogha che vedono passare il pellegrino e lo sentono fragile, esposto,debole; e lo aiutano, lo accolgonocon simpatia; e poi: "Buen camino", "Hasta luego", "Ultreia!". Sidimenticano i nomi, le facce, ma lesensazioni rimangono, forti!Ecco ViUafranca del Bierzo, all'ingresso della terra galiziana. Qui ipellegrini cadevano in ginocchio eimploravano Santiago. Entrare nelborgo di ViUafranca era come averottenuto il giubileo, e bastava bagnare i piedi neUa fontana per averdiritto aU'indulgenza.Finalmente, dopo 29 giorni di vitarandagia, di sete, di pasti casuali edi rifugi alla buona, arriviamo a

Monte do Gozo, da dove si vedono le guglie deUa cattedrale di Santiago che 'sfondano' il tenue velodi nebbia, dono deU'Atlantico. Untempo il monte veniva percorsocantando il Te Deum. A piedi nudisi proseguiva per cinque chilometrifino aUa tomba del santo, fino aUacattedrale. Magnifica, grandiosa,superba. E sotto il portico dellagloria, fra quattro colonne, ecco ilpilastro su cui spiccano i solchiprofondi di un'impronta scavatanel marmo, solchi lasciati daUe mani - milioni di mani - dei tanti pellegrini arrivati qui da lontano chehanno voluto toccare la sacra co

lonna che reca l'immagine dell'apostolo Pietro. Anche noi abbiamoappoggiato le dita aperte deUa mano destra nei cinque incavi dellacolonna.

Ora siamo nella cattedrale. Nella

cappella barocca, dietro l'altare,una statua del XIII secolo rappresenta san Giacomo seduto, vestito

da peUegrino, con la schiavina e ilbordone d'argento. Lo si raggiunge aUe spalle e lo si abbraccia trevolte. E un momento che ognunovive a modo suo.

La navata centrale è ormai piena dipellegrini che attendono la messa,quotidianamente a loro dedicata. Eprima della funzione, dall'altare, sisente la voce del prete che, leggendo su un grande foglio, elenca i nomi dei pellegrini arrivati quel giorno. "Dos peregrinas italianas lle-gan da Puente la Reina... Un brivido di emozione... La mia mano e

quella di Milena si stringono forte.Per noi la meravigliosa avventura èfinita. Ma quanta nostalgia, ormai!Molti proseguono "ad limina sanc-ti lacobi", fino ai confini del mondo, l'ultimo lembo di terra conosciuto dai romani. Finis Terrae, dove fu portato su una semphce barca il corpo dell'apostolo. Qui haavuto sepoltura, un piccolo eremita lo ha trovato, un grande re hacostruito intorno una chiesa, persecoli milioni di uomini hanno af

frontato un lungo viaggio per venirlo a pregare. E hanno raccoltoconchiglie per non dimenticare.Qui, a Finis Terrae, affacciata sull'oceano, dove si credeva ci fosse lasoglia tra la vita e la morte, si gettano in mare le scarpe che hanno fatto la strada.

Non servono più.

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VITA DI COMUNITÀ'

COSTITUITA LA BIBLIOTECA SCOLASTICA MULTIMEDIALE DELL'ISTITUTO D'ISTRUZIONE SUPERIORE

Una nuova hihliotcca

STEFANO BARACHINO LUCIA D'ANDREA

Da qualche mese gli spilim-berghesi e gli abitanti della

zona hanno a disposizioneun nuovo consistente patri

monio librario. È infatti di

venuta operativa la biblio- ^teca multimediale dell'Isti- /

tuto d'istruzione superioredi Spilimbergo. \Il progetto, inserito nel Pia- \no dell'offerta formativa, \prevede la raccolta e la ca-talogazione, seguendo i pa- — — ^rametti dell'Istituto biblio- ,

r- - , Bi/OtLOtecagrafico nazionale e gh stan

dard intemazionali, di tutti hiuJtii libri in possesso degli Istituti superiori di Spilimbergo ora accorpati in unicarealtà.

L'operazione, complessa e laboriosa, è ancora in corso,

poiché mancano da catalogare i libri dell'Istituto professionale per il commercio, ma sono già disponibiliper il prestito o la consultazione circa tremila documenti del patrimonio dell'Istituto tecnico agrario edell'Istituto tecnico industriale oltre alle nuove acquisizioni. Altrettanti volumi sono ancora in attesa di es

sere catalogati.Il risultato di questo lavoro è la disponibilità per studenti, genitori, personale della scuola e utenti esternidi documenti talvolta difficilmente reperibili altrimenti. La biblioteca, infatti, appartenendo a una scuolatecnico professionale, possiede oltre a titoli di narrativa e a libri di carattere pedagogico e didattico, anchetesti d'argomento tecnico scientifico specifico dei treindirizzi di studio (agrario, industriale, commerciale),che rappresentano probabilmente la maggior raccoltadisponibile in zona.Sono inoltre presenti numerose enciclopedie anchesettoriali e la serie quasi completa delle opere della casa editrice Treccani.

Per rendere tutto questo patrimonio fruibile agli utentila biblioteca è stata riorganizzata anche materialmente:la scuola ha riorganizzato un ampio spazio attrezzato

in cui hanno trovato posto,

- oltre agli scaffali per laconsultazione diretta, an-

che i tavoli per lo studio ola lettura e, tra un po', sa-

1 1 ranno attive anche delle

1 postazioni multimediali.Alla fine del lavoro l'inten-

/ zione è di mettere in rete la

/ biblioteca scolastica con la

J Biblioteca civica del comu-ne di Spilimbergo.

- La biblioteca scolastica ha

-, t ^ ^ precise finalità formative e3Cbliote<My Sccia^CUa/ . ,

SI pone non solo e non tan-

raccoglitrice e dispensatrice di libri, ma co

me un servizio didattico per:

- promuovere l'educazione attraverso un percorso dicontinuità;

- costituire, in integrazione con il contesto sociale,una risorsa informativa, documentale, culturale a

supporto dei processi d'apprendimento e d'aggiornamento all'interno del mondo della scuola e per Hterritorio;

- favorire, anche attraverso l'utdizzo dello strumento

informatico, l'apprendimento, l'autonomia e l'abilità nell'organizzazione dello studio e delle ricerchee l'uso consapevole dell'informazione;

- promuovere l'affezione alla lettura progettando opportuni percorsi per gli studenti;

- educare all'uso degli strumenti per l'accesso ai testi;- arginare il fenomeno della dispersione scolastica,

educando alla lettura, ad un corretto accesso al

l'informazione e ad una sua utilizzazione autonoma.

Il modello di biblioteca delineato è quindi funzionalealla promozione degli interessi degli utenti e alle esigenze dei tre indirizzi di studio dell'Istituto ed è contemporaneamente aperto alla cooperazione con lerealtà bibliotecarie scolastiche del territorio e con le

biblioteche degli Enti locali, fornendo così un servizioa tutta la popolazione del mandamento.

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SPORT

LA STORICA ASSOCIAZIONE SPORTIVA RICORDA LINO MARTINA, IL CAMPIONE DI SEMPRE

La leggenda della Boceiofila

C L A U D R O M A N Z I N

volta di fila vinceva il

Giro d'Italia (gettandonella disperazione gliorganizzatori, tantoche l'anno dopo lo invitarono a non presentarsi al via per"manifesta superiorità"). A pensarci bene, ci accorgiamoche la grande depressione è passata, insieme a Stalin e alLaterano; invece la musica di Sachmo Armstrong e il Girod'Italia (doping permettendo) sono rimasti. Il che dimostra che a scuola si studia l'effimero e le cose importantisi trascurano.

Tutto questo per dire che, se in quello stesso tempo ungruppo di appassionati fondò a Spilimbergo la SocietàBocciofUa Spilimberghese, è cosa che ha la sua importanza. E lo rivela il fatto che, a distanza di 73 anni, l'associazione è ancora ben viva e in salute e ad agosto 2002, nell'impianto dell'osteria da Afro, riproporrà per la 55esimavolta il Gran Premio "Città di Spilimbergo", la gara nazionale di bocce a quadrette.Quella della Boceiofila è una storia ricca di successi e ditrofei. Anzi, ha un che di leggendario se si guarda alle origini, quando in territorio comunale si ricordano qualcosacome 30 corsie per uno dei giochi più popolari di sempre. E non si contano le gare vinte, le manifestazioni organizzate, i riconoscimenti conseguiti. Basti solo ricordare che la Boceiofila ha ottenuto la Stella nazionale al Me

rito e il premio Marche e vanta anche il primato moraledi aver varcato per prima la frontiera con la Yugoslavia,entrando in contatto con società di Fola, Umago, Capo-distria e Portorose (sulla storia dell'associazione invito arileggere l'articolo apparso nel dicembre 1980 sulle pagine del Barbacian).

Lino Martina in un'adone di gioco.

Ip' . 11 Siccome ogni leggendaI* ■ pt " I ha il suo eroe, pure nel

~ '*■ Il ■ I nostro caso ce n'è uno.E, SjH Non un condottiero* insanguinato, ma un

uomo della nostra ter-ra, umile, dotato comeDavide di una mira in-

w chiedevamo come ave-m va imparato a giocare

così bene - racconta il■jk presidente Toni Della

I Savia - lui rispondevait rM I che nella vita certe co-_ jpjJg se le può dare solo la

< ,■ ]■ fortuna o il Padreter-aztone dt gioco. ^no. Diceva; c'è chi hail dono del canto e chi

della musica; io ho avuto la fortuna di giocare bene allebocce, che è cosa più modesta delle altre".Lino Martina tirava sassi in Tagliamento con gli altribambini, l'uno contro l'altro, come facevano tutti, e da lìera sbocciata la sua passione per il gioco. Lino ha vintotutto: campione provinciale, regionale, del Triveneto e haben figurato ai campionati italiani. Ha vinto praticamentetutto. "Io ho giocato insieme a lui, era impossibile perdere: era capace di fare tre partite di fila senza sbaghare unaboccia, né a tiro né a punto. Un uomo così la Boceiofilanon l'avrà più. Metà del patrimonio dell'associazione èmerito suo. Una persona di valori, di ideali: negli anniSessanta ha rinunciato a contratti di milioni (di allora)con club del Piemonte e della Liguria; ma lui è rimastoqui perché era attaccato ai colori di Spilimbergo".Il presidente racconta un aneddoto, l'ultimo: "Prima della sua dipartita, lo scorso anno, gli avevo detto: ti aspettoper la gara dell'11 agosto. E lui mi ha risposto: guarda.Toni, forse non arrivo, ma tu ricordami. Ecco, ho mantenuto il mio impegno. L'anno prima ancora, nel 2000, aveva lanciato il lanciato il boccino per l'ultima partita. Giàminato dal male e sofferente, ha dimostrato di essere ungrande uomo e un campione. Terminata la gara, tutti gliatleti si sono avvicinati per ringraziarlo e l'hanno chiamato maestro".La Boceiofila Spilimberghese è una leggenda e Lino Martina era d suo eroe. Anzi, lo è. Perché gli eroi, come leleggende, non muoiono mai.

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P O E S I A

SI È CONCLUSA LA QUINTA EDIZIONE DAL TEMA "CONFINI-CJERMINS"

Concorso''Franca Spagnolo"D I FAB I O PES

Vengono da Spilimbergo, da Valvasone, dalla Val CeUina e dalia Val d'Arzino i vincitori della quinta edizione delconcorso di poesia "Franca Spagnolo", rivolto a ragazzi di elementari e medie delle province di Pordenone e Udine.AUa manifestazione, organizzata dalla Pro Spilimbergo in collaborazione con le amministrazioni comunale e provinciale, la direzione didattica, l'università della terza età e il consorzio Arcometa, hanno partecipato quasi 300 ragazziprovenienti dagli istituti di Valvasone, Travesio, Muzzana del Turgnano, Anduins, Montereale ValceUina, Morsano alTagliamento e Pasiano di Pordenone, oltre naturalmente a Spilimbergo e San Giorgio della Richinvelda. 11 tema assegnato era "confini - cjermins". 1 componimenti sono stati valutati da una giuria, composta dal professor Gianni Col-ledani, direttore della casa dello studente; dalla professoressa Lucia D'Andrea, docente di letteratura italiana all'istituto superiore di Spilimbergo; dal dottor Mario Di Michiel, già preside della scuola media "B. Partenio"; e da donPierluigi Di Piazza, il sacerdote noto per il suo impegno sociale e fondatore del centro di accoglienza "Balducci" diZughano.Il primo premio per la sezione delle scuole elementari, è andato a Amy CuccaroUo, di Montereale ValceUina; secondae terzo rispettivamente Romina Cobai e Matteo Michelutti, entrambi deU'istituto di Anduins. Per la sezione scuolemedie, invece, prima si è classificata Celestina Monaco, di Spilimbergo, seguita da Mattia MarineUo e Silvia Nocente,entrambi di Valvasone.

Oltre ai premi dei vincitori, sono stati assegnati riconoscimenti anche agli istituti coinvolti e agli insegnanti, mentre atutti i partecipanti è stato rilasciato un diploma.

Confinedi Celestina Monaco (Spilimbergo)primo premio scuole medie

Tu hai attraversato troppo prestoQuel confineAttraversandoloDa sola mi hai lasciata

E con questa poesialo vorrei fare una magia

Nonna al contrario quel confine dovraiAttraversare

Perché ti voglioRiabbracciare

L'uomo si crea i confinidi Mattia MarineUo (Valvasone)secondo premio scuole medie

L'uomo tra tanti

solo cammina;col ceUularescrive messaggi,parla e ripetea tutte le ore,non è mai fermonon è mai stanco:

Schiavo del mondoe dei microchip.

I confini del mondodi Silvia Nocente (Valvasone)terzo premio scuole medie

Mondo ricolmo di confiniCose proibite, impossibili.Confini stretti, minuscoliInvisibili agli occhiConfini immensi, sconosciutiDa scoprire in chissà quale epocaConfini beUi da scoprireQuando separano dal maleConfini brutti, da disprezzareQuando allontanano te da me.

Confini

di Amy CuccaroUo (Montereale ValceUina)primo premio scuole elementari

Confini naturali: un fiume, una montagna,confini tra Paesi: Scozia e Gran Bretagna.Confini deU'Universo: nessuno ancora li sa,confini deUa mente: non hanno alcuna età.

Confini di guerra: fra recinti e fUo spinato,confini tra religioni... dove tutto è santificato!

Confini confini confini confini confini confini

Il mio sognodi Romina Cobai (Anduins)secondo premio scuole elementari

Nei sogni girovagava la realtà,e nella realtà girovagano i sogni.Quando sono sveglia sogno,quando dormo sono sveglia.Ho sognato di essere in un prato immensoe c'era un vetro

e al di là del vetro c'era quello che avevo fatto ieri.Quel vetro era il confine tra il mio sogno e il mio ieri!Ma allora non c'è confine, se è solo un vetro,il vetro è trasparente!E io gioco e sogno, sogno e gioco...

Confini

di Matteo Michelutti (Anduins)terzo premio scuole elementari

Confini...

Il confine tra terra e cielo,il confine tra l'oggi e il domani,il confine tra la mia lingua e la tua.Quanti confini esistono al mondo?11 confine tra l'uomo e la natura,il confine tra i ricchi e i poveri,il confine tra il mio campo e il tuo,il confine tra quello che so e quello che non so.Perché tanti confini?

Alcuni non li vedo!

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FRAZIONI

CONTINUA IL VIAGGIO TRA LE FRAZIONI DI SPILIMBERGO, PER CONOSCERNE PASSATO E PRESENTE

IstragoRENATA DE ROSA

Cenni Storici

Istrago, una piccola comunità ^ 0|^ijposta a nord del Capoluogo, Vf ijijiltra il torrente Cosa a sud, il Ru-go a est, "la praderia" a nord e , 1la campagna di Tauriano a ovest; non è certo un paese moltoimportante storicamente abita-to da sempre da gente comime: CI*contadini, emigranti, terrazzie- Iri, ma è ricco di tradizioni e di l 1

Anche se i primi documenti ufficiali che parlano del nostropaese risalgono al 1174, si può v ìaffermare che il sito, seppur ^spostato più verso nord-est, era \ 1già presente in epoca romana. ì I IInfatti la Via Germanica, deno- , ..r„. .

,T La chiesa dt A. ìitagto coimmata per un tratto Via Giù-lia, (è un caso che la strada

principale di Istrago si chiami Via Giulia?) lambiva questa

La chiesa di S. Biagio con il vecchio campanile. Mappaestratta dal libro catastale della parrocchia XVIII secolo.

Il percorso di questa antica strada romana che rientra trale strade vicinali (cioè le "bretelle" che univano le diverseparti delle colonie alle Vie Consolari) partiva da Concordia, toccava Bagnarola, S. Lorenzo, Arzene, S. Giorgio,Provesano, Tauriano, passava a Istrago a nord del Cosa,arrivava a Lestans e, attraversato il Tagliamento, raggiungeva Ragogna, Osoppo e si congiungeva alla via detta Car-nica Aquileiese.Prova di un insediamento di epoca romana nella nostra zona, lungo l'asse stradale citato, sono alcuni ritrovamentifatti, ad opera di amatori locali, di cocci, resti di piccoli recipienti di terracotta probabilmente usati per cucinare ilcibo, basamenti o manici di anforette, ma soprattutto, nella zona nord-est, accanto al Rugo è stata individuata unazona di spargimento di tegole, mattoni e coppi che, per laloro incanalatura particolare, sono da attribuire ad epocaromana.

Nell'area si è ipotizzato l'insediamento di 1 o 2 edifici rustici di discrete dimensioni.

Ma tralasciamo, per ora, questo periodo storico del qualenon abbiamo che qualche frammento e tante ipotesi.I territori assoggettati a Roma venivano divisi in appezzamenti di forma quadrata o rettangolare (centuriazione) equindi numerati e registrati su delle "tabelle", una sorta di

moderno catasto. Per non

^ confondere una tabella conun'altra si dava ad ogni appez-

^ zamento il nome del primoproprietario aggettivato, edecco che da Histrius, al qualeviene aggiunto il suffisso cel-

WBSÉIÌH I to-latino "-acus", deriva Istra-' 8°' secondo la tesi del prof.

i ̂ 9* I La storiografia ufficiale docu-I T ̂ iJL menta per la prima volta laP presenza della nostra comu-

p nità, seppur con nome impre-- ' ciso, nella BoUa di Alessandro

- III con la quale confermava alPreposito e Capitolo di Aqui-

' Ti g 8^' antichi possessi, fra i° quali "la Pieve di Traveis e leecchio carnpaml^ Mappa pertinenze e le decime di Suc-

a parrocchia AVIn secolo. ,, , , „ .colles (bequals) e btriago

(Istrago)". L'appartenenza di questi possedimenti vieneconfermata da Costantino nel 1196.

Istrago ha comunque sempre avuto la sua Chiesa dedicataa San Biagio, come si deduce dal testamento di Walterper-toldo II di Spilimbergo del 1290, ed aveva i suoi possedimenti. Una menzione non molto onorevole viene però fatta degli abitanti di Istrago nel 1400, scomunicati perchénon avevano pagato le decime ecclesiastiche.Dal punto di vista religioso il villaggio era soggetto all'antica matrice di Travesio; Tauriano, staccatosi da essa, nel1527 si aggrega anche la chiesa di S. Biagio.Per quanto riguarda l'amministrazione civile non pare chei consorti di Spilimbergo avessero mai esercitato sul villaggio la vera e propria giurisdizione.Istrago, con altre ville del Friuli, faceva parte della proprietà degli Zucco, anche se fonti documentarie non consentono di stabilire da quando fosse entrata a far parte deidominii di questa famiglia: probabilmente da tarda epocapatriarcale. Sembra certo comimque che la giurisdizionedella casata sia continuata fino alla fine delle giurisdizionifeudali nel 1806 o a pochi anni prima.Da antica documentazione sappiamo che anche Istragoaveva la sua "vicinìa", l'assemblea dei capifamiglia, e cheeleggeva un suo podestà.In data 1556 il podestà dichiarava che nella villa "ogni anno si deputavano tre uomini, uno dei ricchi, imo dei mez-

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Zani e uno dei poveri ai quali venivadato il carico giurato dal Comune ditatare (tassare) la villa secondo co

scienza, per ricavare denaro a beneficio della villa stessa".

Le rarissime delibere vicinali di Istra-

go, tutte risalenti al secolo XVII, riguardano soprattutto livelli del comune, confini e lasciano supporre unamodesta vita amministrativa.

I passaggi successivi sono molto incerti; si sa per certo che i conti Fulinidi Floriano ricevettero in feudo dalDoge Domenico Contarmi il 9 dicembre 1673 i beni feudali della casa diCuccagna e, fra l'altro, la giurisdizione per 57 giorni l'anno sulle ville diGramigliano, Istrago e Bellazoia.Dal 1893 è frazione del Comune di

Spilimbergo.

n ponte sul CosaFin dai tempi remoti il Cosa è statoprotagonista di piene devastanti, tanto che Roberto di Spilimbergo nellasua Cronaca annota che nell'anno

1527 il torrente, reso gonfio dalleabbondanti piogge estive, inondòla città a tal punto che "ognun credeva che la Cosa venisse per la via diIstrago".La situazione non era migliorata neppure verso la metà dell'800 per Spilimbergo ed il suo territorio, posto trail ragliamento ed il Cosa. Quando idue corsi d'acqua si ingrossavano rendevano i guadi intransitabili e, nellospecifico, il nostro torrente, oltre adisolare le frazioni a nord del capoluogo, rendeva impossibili le comunicazioni verso il maniaghese, la Val Tra-montina e Clauzetto, paesi che storicamente, per commerci e scambi, gravitavano su Spilimbergo. Reperireperò i fondi per costruire un pontestabile che ovviasse a questa situazione, non era una cosa semplice, vistoche le casse comunali non offrivano

molte risorse.

La prima notizia relativa alla costruzione del ponte è datata 16.11.1894,quando il sindaco, con una nota aldeputato provinciale F. Concari, sottolineava che, con l'arrivo della ferrovia, si faceva sempre più urgente lacostruzione di un ponte sul Cosa, l'esempio di un fatto successo qualchegiorno prima, quando una comitiva dimaniaghesi ha dovuto fermarsi adIstrago per la piena del torrente, perdendo così la coincidenza con il mez

zo che li avrebbe portati a Casarsa esprecando un'intera giornata. Grazieall'intervento dell'avv. Concari, che

SMOì'2001

Il ponte sul Cosa.

nel dicembre 1896 era riuscito a portare la proposta in Consiglio Provincialedove venne approvata agli inizi del1897, si stavano ormai precisando itermini per la costruzione del ponte.Il manufatto, realizzato in travate metalliche, venne eseguito in conformitàal progetto dell'ing. De Rosa e la spesasostenuta in parte dalla provincia ed inparte con il concorso dei Comuni interessati. I lavori furono ultimati in tem

pi brevissimi, visto che l'inaugurazionedel ponte venne stabilita per il 23 dicembre 1901, ed il grande banchettoofferto dai commercianti di Spilimbergo per il 28 dello stesso mese.Ora, a 100 anni suonati, questa costruzione svolge ancora egregiamentela sua funzione, anche se con la realizzazione della strada di circonvallazio

ne il traffico, un tempo obbligato sulnostro ponte, viene dirottato sul piùrecente manufatto realizzato a nord

del paese e collaudato nel 1968.Per questo, a dicembre dello scorsoanno abbiamo festeggiato il suo centenario con una pubblicazione, una targa in mosaico cementata su una spalletta ed una grande festa alla quale hapartecipato tutta la popolazione.Per sintetizzare quanto noi istraghesireputiamo un'isola felice il nostro paese e consideriamo il ponte come mezzo di unione/separazione con il capoluogo, riporto una battuta rivolta dauna signora al genero venuto ad abitare da Spilimbergo ad Istrago:" Eh baltramin, tu ti as cjatat l'America dome pasant il punt dal Cosa! "

Bibliografia: Stefano Zozzolotto, Ilponte sul Cosa (1901-2001), Istrago2001.

L'hangarAncora oggi, quando si parla della zona della ex-caserma Zamparo e dintorni ad Istrago si dice "Là da hangar". L'hangar, per quelli nati dopo laguerra, è qualcosa di mitico di cui si èsempre sentito parlare, ma di cui nonrestano tracce.

Molti compaesani, o per curiosità oper collezionismo, stanno cercandonotizie o immagini di quest'opera perquei tempi poderosa che fungeva dagarage per il dirigibile. La difficoltà direperire materiali è probabilmentedovuta al fatto che era un'opera militare e come tale vincolata da segreto,per cui le informazioni che ho potutoavere, sono legate al ricordo di alcunianziani. L'unica immagine che abbiamo si trova alle spalle del quadro raffigurante Raffaele Libroia, il capitanodei cavalleggeri di Saluzzo morto inbattaglia il 2 novembre 1918 nellacampagna fra Istrago e Tauriano.Per tutti era qualcosa di colossale tanto che alcuni "ragazzini del 1909" diSpilimbergo mi hanno raccontato chequando giocavano presso il stazioneferroviaria del capoluogo e salivanosui vagoni merci, riuscivano a vederedistintamente il tetto della rimessa.

L'informatore più attendibile e preciso nella ricostruzione dei suoi ricordi

è Alessandro De Rosa, "Sandrin Balo-ta". Che ha ancora ben presente, aveva 4 o 5 anni, quando sono iniziati ilavori, specificando che, introno aglianni 1914-1915, le case del paese erano molto più raccolte ai "rosàs" etutt'intorno era campagna....Rammenta chiaramente quando ungiorno arrivò in paese im'automobile,accolta con entusiasmo dai ragazziche ne vedevano pochissime, con a

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bordo un gruppo di ufficiali, direttaverso la periferia del paese. Qui ilgruppo, con carte e strumenti, cominciò a misurare, segnare, delimitare lazona e dopo qualche tempo iniziaronoi lavori che si protrassero per circa unanno.

La struttura completa era enorme: costituita da una struttura metallica rico

perta da lamiere spiccava isolata nellacampagna con i suoi quasi 100 metridi lunghezza ed i 40 di altezza. Accanto avevano costruito anche il "corpodi guardia", una baracca di legno per imilitari che curavano la gestione e lamanutenzione del dirigibile.Lo "zeppelin" era costituito da unanavicella, fornita di due eliche e didue motori, mantenuta in sospensioneda un involucro affusolato a fora dienorme pesce gonfiato con elio o idrogeno. All'interno della navicella vi erano i piloti con le bombe da scagliaresugli obiettivi fissati.La sua funzione infatti era quella dibombardare le postazioni o le città nemiche, arrivando fino in Austria e nel-

ff.,- /

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! n ..ri

la vicina ex-Jugoslavia.Le operazioni di decollo erano moltoimpegnative e faticose anche perchéerano completamente manuali. "San-drin" mi riferisce che in paese si sapeva perfettamente quando il dirigibilepartiva perché sui sentiva il rumoredelle grandi porte a scorrimento dell'hangar che si aprivano. Il dirigibile,all'interno, veniva "imbragato" condelle funi, fatto scivolare su dei binarie pian piano, tirandolo con le corde,fatto uscire all'aperto e quindi rilasciato dal cemento per farlo salire.In paese ancora oggi non si sa che fineabbia fatto: i vecchi dicono che fosse

partito per andare a bombardare Polae non è più tornato.Dopo la rotta di Caporetto l'hangarcadde in mano alle forze di occupazione austriache e probabilmente ebbesolo una funzione di deposito e ricovero. Verso la fine di ottobre del 1918

i soldati dell'esercito austriaco travolto

dai nostri sul Piave, marciando in ritirata verso nord, asportarono anchemateriale dall'hangar.

■■

□ ^4

ED a

Ricostruzione dell'hangar di Istrago.

Nel cuore

del centro storico

di Spilimbergo,il fascino

della tradizione,

il gusto della novità

88, corso Roma

Spilimbergo, PnTel. 0427 50120

chiuso il lunedì

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LA MACIA

Il ritorno di un dirigibile della nostra Marina dal bombardamento d'uno scalo austriaco.

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L'uno e il due novembre gli abitanti di Istrago e dei paesivicini iniziarono lo spoglio dei resti, soprattutto del legname, dei tavolati, degli attrezzi rimasti, e a questo lavoroparteciparono centinaia di persone con carriole, carretti ecavalli.

La mattina del due novembre 1918, quando ormai la vittoria era certa, alcuni ragazzi del paese salirono, attraversouna scaletta a pioli di ferro che seguiva il coperto della rimessa, sulla piattaforma dove sventolava la bandiera austriaca e al suo posto issarono quella italiana.Anche per il nostro piccolo paese era il giorno della liberazione, festeggiato con O tricolore che sventolava superbosul tetto dell'hangar.

Il vecchio cimitero

E' risaputo che nei nostri paesi, in tempi passati, il cimiterosi trovava intorno alla Chiesa ed anche Istrago non esulavada questa consuetudine, come dimostra l'acquerello che sitrova nel manoscritto del "Catasto dei beni della Chiesa di

Istrago", datato 1770, che ritrae la nostra vecchia Chiesacinta da un muro entro il quale venivano seppelliti i morti.Con l'andare del tempo però molte cose sono cambiate,non solo da un punto di vista economico ed amministrativo, ma anche sanitario ed igienico tanto che venne legiferato che i cimiteri non potessero più aver sede in paese, dovesi trovava la Chiesa, ma dove dovevano sorgere alla periferia dei centri abitati.

Questa novità, se da una parte sembrava stravolgere la tradizione, che vedeva i morti comunque facenti ancora partedella comunità alla quale appartenevano (e lo prova il luogo centrale della loro sepoltura) e li confinava ai limiti delpaese, dall'altra questo cambiamento deve quasi certamente ricercarsi nell'ambito della tutela igienica e sanitaria della popolazione.La sepoltura a quei tempi, infatti, non era soggetta a tanteregole come oggi: il materiale dell'involucro era semplicemente di legno ed i defunti erano, per lo più, collocati sotto terra.

Anche Istrago, quindi ha dovuto rispettare le nuove disposizioni legislative.Da una sommaria ricerca effettuata presso l'Archivio storico del Comune di Spilimbergo, abbiamo cercato di dare unordine cronologico ai lavori riguardanti "il cimitero vecchio":

20 aprile 1860: il Comune esprime un parere positivo dimassima per "costruire due cimiteri a norma di legge nellefrazioni di Istrago e Provesano "(allora frazione di Spilimbergo).Non conosciamo la data precisa dell'inizio lavori, ma sappiamo per certo che è stato ampliato nel 1883 e nel 1920.Nel luglio di questo stesso anno viene dato l'incarico per lascelta di un'area per la costruzione di un nuovo cimitero. Ilavori non harmo avuto però un iter veloce, se solo il 15 ottobre 1932 si giunge all'approvazione effettiva del progetto. L'attuazione di questa nuova opera viene motivata dalfatto che le salme seppellite nel "vecchio" camposanto, dopo oltre 20 anni non si erano decomposte, impedendoquindi la rotazione delle sepolture.4 luglio 1937: Anna Maria De Paoli, per prima, viene sepolta nel "nuovo cimitero".Inizia così il lento declino del vecchio sito cimiteriale che

verrà pian piano, prima dimenticato, poi definitivamenteabbandonato, diventando un groviglio informe di pianteinfestanti che toglievano ogni sacralità al luogo.

Intorno al primo quinquennio degli anni '80, il Comune habonificato la zona rimovendo tutto quello che c'era e piantando alcuni cipressi. L'opera però non ha avuto molta fortuna perché con l'andar del tempo la natura ha preso dinuovo il sopravvento rendendo il posto impraticabile.Oggi, alcuni nostri ragazzi, con mesi di lavoro, hanno dinuovo ripulito la zona da quanto la rendeva selvaggia edinaccessibile, hanno creato uno splendido giardino che, coltempo, avrà una funzione ricreativa con giochi per bambinied una lapide in mosaico a ricordo di quanti ci hanno preceduto, ma soprattutto hanno rivalutato e dato nuova dignità ad un luogo tanto caro a tutti gli abitanti del nostropaese.

Com'è cambiata la "praderia"La "praderia", vastissima zona che si estende tra Istrago eSequals, negli ultimi 50 anni ha mutato completamente fisionomia.

Se fino agli anni '50 questo territorio offriva ben poche risorse, visto il terreno, arido e sassoso ed 11 poco foraggioche dava era salatamente pagato col sudore dei contadini emezzadri che non di rado pernottavano nei campi o partivano da casa all'alba per essere già pronti alla prima luce delsole con la falce in mano, ora la situazione è completamentediversa.

Tra gli anni '50 e '60, in seguito anche alla canalizzazionedel Meduna ed alla felice intuizione di alcuni imprenditoriagricoli trentini che hanno reputato questo terreno idoneoalla coltivazione di frutteti e vigneti, sono sorte le primeaziende che producevano quasi esclusivamente mele. Vistoil successo ottenuto, altri imprenditori si sono insediati nella zona affiancando alla produzione di mele e alle coltureviticole frutteti di pere, pesche e kiwi.Per la lavorazione e lo stoccaggio delle mele sorse, nelle immediate vicinanze, la Cooperativa Frutticoitori Friulani,primo e isolato insediamento produttivo della zona.Accanto a questa struttura, intorno agli anni '80, si è venutarealizzando pian piano la Zona Industriale Nord del Comune di Spilimbergo, gestita dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale dello SpUimberghese, che interviene con investimenti mirati per dotare la zona delle infrastrutture necessarie per l'insediamento di attività produttive.Oggi, su una superficie di 86 ettari, le imprese insediate sono 20 e lo sviluppo è sensibilmente cresciuto con la recenterealizzazione del tratto viario di collegamento con la reteautostradale.

Trovandosi a nord della Provincia di Pordenone, nella cosiddetta pedemontana spUimberghese, questa realtà svolgeun forte potere di attrazione per la manodopera e le professionalità locali attualmente impiegate in attività orientate alla ricerca e allo sviluppo delle materie plastiche, allo studioe costruzione di chiusure esterne per edifici, alla realizzazione di prodotti con un elevato contenuto di design nell'ambito del mosaico industriale, dei sistemi sanitari per il bagno e dei complementi per l'abitazione.Chi percorre oggi la Statale 464 che da Istrago porta a Ma-niago si trova di fronte una realtà economica molto variegata e vivace. Appena fuori dell'abitato, suUa destra, si sviluppano le aziende produttive con le loro multiformi e coloratestrutture, mentre più avanti si estendono le aziende agricolee pare di entrare in un vastissimo giardino prosperoso bencurato ed allineato che, a primavera con la fioritura ed inautunno con i frutti sui rami, offre un quadro naturale chedifficilmente ha eguali nei dintorni.

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FRAZIONI

IL PAESE VISTO CON GLI OCCHI DI CHI È PARTITO, MA NON LHA MAI LASCIATO

Ricordi di IstragoD I ROBERTA ZAVAGNO

Avevo quattro anni quando i miei decisero di venire adabitare a Istrago.Prima una fugace permanenza nella casetta di via Diaz,lì di Enio, l'americano, poi l'approdo al "Casello", periferia sud-ovest rispetto al "Centro".Non sorrida il lettore di queste considerazioni, né sipensi a facile sarcasmo, allorché si parla di un paese ditrecento anime, alle quali andavano sommate — finoalmeno agli ultimi anni 70 — un centinaio di mucche,qualche maiale, e un patrimonio avicunicolo comprendente una cifra non definibile di galline, anatre, oche, eondate più o meno consistenti di conigli.Una popolazione variegata e, nel suo genere, multietni-ca, che assicurava un tranquillo tran tran di vita di paesello.

Internet era di là da venire, il cellulare si vedeva in tv e

serviva in occasioni di scioperi e sommosse, si contavano sulle dita della mano le famigUe collegate al telefono.H posto telefonico pubblico era l'osteria "Agli Amici",ima telefonata da ricevere o da effettuare un avveni

mento, per scambiarsi quattro parole con gli altri parenti rimasti oltre la Manica occorreva scandire ai cen

tralini intemazionali le cifre del lungo numero che collegava l'osteria di Romeo al centro di Londra.Solo date queste premesse, possono prendere consistenza queste brevi righe di ricordi, che vanno sicure ailunghi giorni della tarda primavera quando il maggiochiamava a rosario tutte le sere, riunendo generazionial femminile (dai sei agli ottanta anni) che — tra un intercalare di Ave Maria e Salve Regina — si scambiavano informazioni e pettegolezzi, suggerimenti e confidenze. 11 Grande Fratello, diu nus vuardi, trovava così

una dimensione paesana che il villaggio globale nonpuò più permettersi.

11 centro commerciale era riunito intorno a piazza Regina Margherita, la piccola agorà nostrana era animata dados huteghis (rispettivamente Santini, tuttora esistente,che in casa veniva identificata con l'indicazione di "'prima butega", per differenziarla nel colloquio domesticoda quella di Romeo, alias De Rosa), altrettanti bar-oste-ria, cioè la già nominata osteria Agh Amici ed il bar chefa angolo con via Caneva.

L'approvvigionamento di riviste, generi vari e mercerieera affidato prima al piccolo tabacchino della Genovef

fa e di Pieri (memorabile la sua imprecazione daglischermi di Telefriuli a commento dell'esplosione dellapolveriera dei Rovina), poi ad Elsi, nei locali tutt'oggiattivi, le cui consistenti scaffalature mi parevano veramente modernissime ed imponenti, e mi sembrava quasi inverosimile un negozio così grande ed assortito nellamia Istrago... Per la serie: Harrod's, chi è mai costui?Per il resto, la vita scorreva con i tranquilli ritmi di untranquillo paese, abbastanza vicino a Spilimbergo, econ l'innegabile vantaggio del collegamento diretto —a mezzo corriera — con Udine, meta delle superioripreferite, quando ancora resisteva più strenuo il sensodi appartenenza alla capital dal Friùl piuttosto che lasudditanza a Pordenone, città meneghela, veneteggian-te, e quindi piuttosto estranea al modo di fare, pensaree lavorare dai furlans.

Le autolinee Pupin gestivano i collegamenti tra Mania-go, Spilimbergo ed Udine, passando proprio per Istrago: vantaggio da non sottovalutare, ciò consentiva disalire a bordo prima dell'assalto alla dUigenza che si verificava all'arrivo alla stazione di Spilimbergo (all'epoca, situata nell'area Serena, e sofferente di quella situazione di devastante degrado che ancora oggi caratterizza quella zona). 11 che equivaleva ad un più o menotranquillo, limgo tragitto che, prima di fermarsi davantiallo Zanon, consentiva di rivedere le ultime particolarità della quarta declinazione, di ripassare la teoria delParallasse, di mandare a memoria i versi di Catullo sil

labati in metrica.

1 pochi metri di marciapiede antistanti O tabacchino-emporio di Elsi — fermata ufficiale dell'autolinea - diventavano quindi area di sosta obbligata, nel buio deimattini invernali, neU'azzuffo interrotto dallo sfrecciare

delle rondini nei mesi più caldi. L'occhio, sempre rivolto verso il curvone, dal quale spuntava il blu della corriera, pronta a portare verso altre destinazioni.... Nelpomeriggio più o meno inoltrato, era invece la sagomaamica e sempre uguale del campanile a dare il bentornato a casa, l'aquila dal monument dava l'ok allo "sciogliete le righe", riprendeva la strada verso il Casello,verso quel troi asfaltato, costeggiato dal canale e daghalberi, che curvava infine — terminato il tratto in di

scesa - verso il grande abete. Ero arrivata a casa.

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LIBRI

PRESENTATO IL LIBRO DI TARGHETTA SULLA RICOSTRUZIONE IN FRIULI

Dopo il terremotoD I ANTON I O L I BERT

Sabato 20 aprile 2002 all'Hotel ^President di Spilimbergo è stato ipresentato il volume "Friuli fc ,

costruzione", realizzato da Do- Imenico Targhetta e pubblicatodalla Provincia di Pordenone.

All'incontro erano presenti ilcapo del Dipartimento naziona-le della Protezione civile Guido

Bertolaso, il direttore regionale Jdella Protezione civile Gugliel-mo Berlasso, il sindaco di Spi-limbergo Alido Gerussi e l'as- ^sessore provinciale alla Prote- (Arch. Provinezione civile Renzo Francesconi.

Il saluto iniziale è stato porto a ^tutti i convenuti dal sindaco Ge- \russi, che ha testimoniato il suopersonale riconoscimento alla m/Èbontà dell'opera ed al lavoro di 't"]grande impegno dell'autore. aFrancesconi, da parte sua, ha Iraccontato le circostanze che

hanno portato alla conoscenzadell'autore del libro; "In un in- -l:

contro, convocato in seguito auna recente scossa di terremoto ,, ' c

, L assessore rrancescont :qui in Friuli, venni a conoscenza all'autore (Arch. P,del lavoro che Domenico Tar

ghetta aveva prodotto. Chiedemmo di visionare la bozzadel libro, che fu ritenuta molto buona e di semplice approccio e lettura. Da quel momento è maturata l'idea chefosse opportuno darne la massima divulgazione".Questo libro costituisce un documento importante dellastoria friulana; costituisce un esempio di come la nostragente, con volontà, abnegazione e solidarietà, abbia iniziato il lungo cammino della ricostruzione come rivincitacontro r"Orcolat". Quella stessa gente che ha pianto isuoi cari e li ha sepolti con la dignità di sempre, ha subitocapito che nuUa può e deve fermare la vita. Questo è statoil punto di partenza della nostra ricostruzione, avvenimento ancor oggi considerato esemplare e unico in Italiaper il metodo seguito e i risultati raggiunti.L'autore ha voluto porre questa dedica all'inizio della suaopera: "Oggi a 25 anni da quella tragica sera, dedico queste

Le autorità pr

L'assessore Francesconi c

esenti alla serata(Arch. Provincia di Pordenone).

onsegna un riconoscimentoall'autore (Arch. Provincia di Pordenone).

a pagine a tutti coloro che sonostati colpiti dal tragico evento".Un evento che ancora lo emo

ziona, per essere stato colpitopersonalmente dalla scomparsadi una persona cara, per quelricordo che tornava inesorabile

alla mente ripercorrendo escandendo attimo per attimo igesti, i pensieri, le emozioni diquella notte, rivisitando pietrasu pietra quelle macerie doveegli ha perso quel grande affet-

tti alla serata figlia ^^^o Euge-'/ Pordenone). nio, che tra le mura di una trat

toria, da lui abbandonata pochie minuti prima dell'imprevedibile e violento sussulto della ter

ra, aveva abbracciato ancorgiovanissima, 17 anni, la morte.Targhetta, nella presentazione,ha ricordato la grande dignitàcon cui la famiglia ha vissuto ilgrave lutto e ha voluto consegnare in forma ufficiale nelle

quella giovaneragazza, la prima copia del li-

ìegna un riconoscimento i

ncia di Pordenone).Un momento toccante, com

movente e ricco di significati umani."Questo libro rappresenta l'opera di un volontario che siconiuga perfettamente con lo spirito del volontariato".Questo il preambolo con cui Guido Bertolaso, capo delDipartimento nazionale della Protezione civile, ha iniziato il suo intervento. "L'azione del volontario è importantenel meccanismo della Protezione civile, dove tali figuresono necessarie per sviluppare sinergia sul territorio erealizzare un grande disegno di prevenzione che consenta, in caso di emergenza, un efficace e tempestivo inter-

Domenico Targhetta

Friuli 1976 - 2001. Dal Sisma alla Ricostruzione

Provincia di Pordenone, 2002

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PAMPHLET

PRE' ANTONI BELINE, MAI STRAC DI LAVORA FA LA SÒINT, AL À DAT FÓR L'AN PASSAT UN LIBRUT CETANT PRESEÒS PAR CAPÌ MIEILA NESTRE STORIE: "EUTANASIE DI UN PATRIARCJÀT", EDIZION GLESIE FURLANE. VÈ UN TOCUT PAI NESTRIS LETÓRS.

Eutanasie di un EatriarcjàtANTON BEL I NE

E, infìn, la fìnIl malàt ai à finìt di tribulà e di fa tribulà ai 6 di lui dal

an de Redenzion 1751. Al jere di martars e la glesie diRome e celebrave l'otave dai Ss. Pieri e Pauli. Al è

muart, come che àn spesseàt a dì, di consunzion, parcèche al jere masse decrepit e noi veve pini ni fuarcis niresons di esisti. In realtàt al è muart parcè che lu àncopàt.Prime lu àn copàt un pòc a la volte gjavant ogni pecu-haritàt e origjmalitit e ricjece; po a àn tacàt a dì che aljere plui di intric e di damp che di utilitàt. Dut chest aljere vèr, dome che i davin la colpe a luidi ce che a fase-vin lòr e lu fasevin responsabil di robis che lui al jere inrealtàt vitime impotente e involontarie. In contempora-nie, cuntune furbetàt diaboUche, a àn slontanàt di luiducj i amìs e i cognossints, di mùt che noi ves nissunche u judàs in vite o che lu vaìs in muart. Al pont cheancje i siei fìs plui cjaàrs, che a varessin vùt di batisicun devozion e rabie, a àn cunvignùt cui nemìs che aljere miei par ducj se al mu-

pe, come i cunìns. Lu àn fat

sepolci^àls: penitus, omnino,^^ ^ ^meretorie, al è stàt un pape,

pape di grande culture e di San Marc, pituràt di DretSan Marc, pituràt di Dree Mantegna. La só predicazione je la fonde de dignitàt patriarcàl di Aquilee.

temperament gjoldibil come ducj i bolognés. Al vevenon Prospar Lambertini e al veve dividude la sò vite ela só ativitàt fra la citàt di san Petroni, Bologne la grasse, e la citàt di san Pieri, Rome la sante. Espert di dirite grant politicant, amant de buine taule e de conversa-zion brilant e ironiche, noi varès mai fat un dituart a ungrant par difindi un pi^ul.Biel che al firmave cu la sò grafie minude un documentcussi nefast, al veve dongje di se i siei assistents: il gard.Tomàs Rufo, vescul di Ostie e dean, il gard. Anibal Albani, vescul di Puart, il gard. Pieri Luis Carafa, vesculdi Alban, il gard. Antoni Saveri Gentih, vescul di Pale-strine e il gard. Zuan Antoni Guadagni, vescul di Tu-scul.

Dapìt dal jet, cu la compunzion che il moment al domandavo, a jerin dòs infermieris une vote navigadis:l'Austrie de catolicone Marie Taresie e la Serenissime

Republiche di Vignesie. Stant che U malàt al jere un dairimpins dai lòr cavìi secolàrs, nissune midisine plui

adate, nissun provediment' plui just e Lnduvinàt che fà

sparì la reson primarole ditantis rognis e di une in-

Fùr il dint, fur il dolor

Cu la fin (disttnade par consunzion endemiche o pro-curade par carognetàt esterne fate passà par pietàt, di lìil tiermin di "eutanasie" o

"biele muart") dal Patrircjàtdi Aquilee, si siete une storie plurisecolàr, si sotere unpatrimoni cultural, musical,teologjic, hturgjic di grandeorigjinalitàt, si fàs tasé unedes vòs plui autorevolis dalOcident, un Patriarcjàt dinon e di fat, "l'unic dal Oci

dent, insieme e dopo chel diRome" al diseve pre Checo,il cantór di Aquilee.Chei che a àn passion dichestis robis, ch'a son lis

ILB4RfrOM

plui bielis e interessantis pai fat chea àn sfidàt i secui e si son inlidrisa-

dis te memorie e te cussience o sub-

cussience dai sengui e de coletivitàt,a fasaran ben a studia une realtàt e

une istituzion straordenarie, chenissun libri di storie civìl o glesea-stiche al à indiment, ossessionàtscome ch'a son, di une unitàt a sensunic, ancje se mortificant e sterpe, edi celebra la propie mitologjie, sim-pri grande e degne e gloriose, ancjese poiade su fondis che no àn pluitignince des nestris.Al fàs pensa che i nostalgjics de ro-manitàt a dinein e a sbelein la ne-

stre identitàt, considerade come false, e a pierdin timp e dignitàt aesalta robis siguramentri storichis edocumentabilis, come il Nadàl diRome dai 21 di avril, love e zimui

comprendùts, o l'eroicitàt e l'ideali-sim dal Olimpo risorgjimentàl ta-lian, che il timp lu scualifiche cun-tune demolizion iconoclastiche si

stematiche metint in lùs la medio-

critàt, l'ignorance, la prepotence, lavolgaritàt, l'improvisazion e il pro-vincialisim dal nestri santoràl civìl

uficiàl.

Al va dit che ancje la glesie catoli-che, tes sòs struturis di podé, no sislontane di chest sisteme balarin,pòc serio e póc onest, là che al vencjapàt par Vanzeli dut ce che al sadi roman, ancje se noi è storie, e alven scartar cence remission dut ce

che noi è roman, ancje se al à buineprobabilitàt di jessi ver. Il Pa-triarcjàt di Aquilee, cuant che al je-re in vite e ancje dopo sassinàt, si ècjatàt a fà i conts cun cheste vision echeste realtàt paralizant. Nissunearme e je plui micidiàl dal silenzi ede rimozion. Se nissun no'nt fevele

o int fevele in maniere negative einfastidide, ancje Tom plui grant ela realtàt plui splendide e ven sote-rade. O dal silenzi o de ironie.

Inte só Costituzion apostoliche oBole, il pape Benedet XIV noi fàsnissun riferiment ni al inizi, ni a la

peculiaritàt, ni a la funzion religjosee culturàl e storiche dal Patriarcjàtdi Aquilee, e tant mancul dai vescuie predis e int che e vìf a l'ombre dalgrant arbul plurisecolàr e che parsecui e je lade a cirì aghe di sapien-ce e di vite in cheste risultive bene-

dete che e rivave a distudà cu la

stesse limpide aghe la set di int diferente par culture, par gocje e parsensibilitàt, ma al presente cheste

istituzion come une rogne seguitive,un clap jentràt tal ingranagjo degrande politiche dal centri-Europe,un berdei che prime si lu distrighe eprime si tire il flàt.Probabilmentri, in chel moment, larealtàt e jere come che le contave ilpape. O come che je contavin al pape lis canceleriis di Viene e di Vi-gnesie e lui le ripeteve a pampagalvie. Pò stài che in chel moment noi

restàs nule di fà. Al capite ancje intevite che cualchidun i domandi al

miedi o a une persone cjare di fài lacaritàt di lassàlu muri o di dài ale

par meti fin a une agunie masselungje, dolorose, patetiche e umi-liant. Al pò jessi un at meretori. Aldevente diabolic se a conseà e a

judà a fàle finide a son proprit cheiche lu àn ridusQt in fin di vite e a

vuelin passà par int di caritàt e dijustizie lòr che no son ni bogns nijuscj.Stant che la storie si le capìs plui culis storiis, come che nus dimostreFedro cui so tratàt di justizie e dipolitiche internazionàl intitulàt "Illòf e l'agnel", là che la colpe pluigrande le à chel che proprit noi àcolpe, come tal càs dal Patriarcjàtdi Aquilee, o cu lis parabulis o pa-ragons, o preferìs esprimimi cuntunparagon.

Il Patriarcjàt al è come un dint, undint san, che al à resistùt a tantistraviersiis. Un masselàr. Al pò ve unprincipi di carùl o carie, come dutislis robis in etàt, ma nuie di preocu-pant. Baste un fregul di atenzion ela cure adate.

A un cert pont i esperts tal gjavà lisgramulis di chei altris a scomencin asdrondenà di une bande e di che al

tre, fintremai che il dint al piert ognitignince e al tricule mo viers tra-montan mo viers misdì. E ognun alcìr di ripuartàlu de só bande, fasintlà lis robis simpri plui stuartis. Ilmalàt al calne e alore l'uniche robe

serie e umane e je che di gjavà ilgnerf, in mùt di eliminà il dolor. Ma,gjavant il gnerf, si gjave ancje ognipussibUitàt di risanament e si conda-ne definitivamentri il dint. Cui passàdal timp, si fevele no di agns ma disecui, il biàt masselàr che al crustavedi dut si è ridusùt a une crepe cheno rivave plui a fru^à nuie, dome ataià la lenghe e a fà dolorà il pazient.Fint che al è rivàt il colp di gracie,fra la comozion e l'ipocrisie gjeneràl.Fùr il dint, fùr il dolor.

Acelerazion final

Lis robis, che si jerin strissinadis alune, a un cert pont a precipitarin.Par vie de presse di Marie Taresieche, come une clocje monumentàl, evoleve vé sot des sòs cotulis no do

me i siei sedis fìs ma ancje ducj i sieiteritoris. Par vie dal dime favorevul

che e cjatave a Rome, cuntun papenavigàt che no i dineave nissun plasèal grant e che al jere làt sù cui vòtsdai imperiài e duncje al veve cualchidebit di ricognossince tai confrontsde Catolicone. Par vie de debolece

politiche che e stave traviersant laSerenissime, za inviade inesorabil-mentri viers di un tramont doràt ma

simpri malinconie.Il dut si è distrigàt in doi agns. Dal1749 il pape Benedet, scoltant lispropuestis e lis protestis imperiàls,al nomene un vicjari apostolic pai te-ritori a parte Imperii, a dipendenceinmediade de Sante Sede. Il vescul

designàt al è Carli Micjél dai contsd'Attems, une persone di dut ri-spiet. La fertae e je fate e Vignesie ecor ai ripàrs fasint fente di inrabiàsipar une situazion che le viòt respon-sabil in teste e cirint di molzi pluiche e pò di une situazion che no sirive plui a fermàle jessint inviadeviers la soluzion finàl.

Lis dòs parts si incuintrin a Vienesul finì dal 1750, par viodi cemùtche si pò saltà fùr te maniere pluiutUe e mancul dolorose. Scartade la

propueste di une Aquilee gnove aUdin, dongje de Aquilee viere, e cja-pe pìt la propueste salomoniche daidoi vescovàts o arcivescovàts di Udi

ne e Gurize, che si spartissaran hs ri-spetivis diocesis sufraganeis e i pos-sediments.

Conclusion

La sopression dal Patriarcjàt e je sta-de un at di vQanie, di prevaricazionche, se e pò cjatà une justificazioninte "reson di stàt" di Viene e di Vi

gnesie, no à nissune justificazion inche istituzion che e à di partì diprìncipis ben plui alts e cristians. Miriferìs a la "politiche" dal Vatican. Ilno vé tignùt in nissun cont il principi pastorél, in no vé pensàt al dampspirituàl che si faseve a une comu-nitàt cussi slargjade e armonizade, ilvé mistificàt cu la religjon e il bendes animis chel che al jere unmarcjàt di vacjis, noi fàs onòr a chéglesie che e ame proclamàsi mari emestre. Mari e mestre di ce? Dulà?

LB4RB4CMN

BARBACIAN NEL MONDO

IL RAPUART 'NE VORE STRET CH'AL LÈE CHESTE RIVISTE CUI FURLANS SPARNigATS PAR DUT IL MONT

Barbacjan tal mont,Frtùl tal mont

D I BRUNO COLLEDAN I

Se lai ultins agns il nastri Friùl al è deventàt cjere diimigrazion soredut nò no vin di dismenteànus che fina pocs agns fa il Friùl al ere cjere di emigrazion. O sintcentantis voltis favela personis no masse inlà cui agnsdi "Fieste dal emigrant" e j rezoni sore, pensant che sìl'emigrazion stagjonàl e à permitùt di forma lis primisbasis economichis di ce che pò al sares deventàt "ilmitic Nordest" ma che e à ancje robàt lis fuarcis pluizovinis e preseósis a un Friùl che al faseve fadìe atorna a metisi a plomp daspò dai rips de uere e dal ta-ramot.

Pò e esist ancje un'ate sorte di emigrazion: tancj fur-lans ano vùt la necessitar di scjampà de cjere che ju ve-ve nudrìts fin a chel pont, par cjatantint une gnoveche e fos in gràt di dàur il bon acet e soredut unlavòr?

Nissun al à mai fat un scandai precìs dUunc i agns e"Il Barbacian" al ùl dà une man a capi il fenomeno-emigrazion traviers l'analisi dai siei abonàts tal forestviudùt che il nestri semestràl al rive tes parts pluispierdudis di chest mont, in cuatri continents e vincje-doi stàts forescj.Dongje ai passe mH abonàts in Friùl e in Italie a 'nd' ècirche 670 sparnigàts ator pai mont.Il Barbacian al rive in Europe, tes Americhis, in Afriche e infin in Australie; purtrop no si àn abonàts inAsie e Antartide ma chest a no ùl di che il nestri

gjornàl a noi seti let di dinissun in chei borcs: cuissàche cumò cualchidun a noi si stedi gjoldint II Barbacian sentàt a Tokio, a Hong Kong o intune base sienti-fiche tai glags dal polo sud?In assulùt il pais cu plui abonàts e je l'Argjentine cuisiei 137 aficionados, distribuits da Buenos Aires aePampe, dal Màr dal Piate ae Patagonie e in citàts come San Carlos de BarHoche, Bahia Bianca, Cordoba,Tucuman e Colonia Caroya.In cheste ete di insigurece pai grant e sior stàt suda-merican nus sintin ancjamò plui dongje ai nestris fra-dis furlans e j mandìn Ìl nestri auguri, che al fò cussifurtunàt te ete dal taramot in Friùl: "un modon parome o tornareis a plomp".In Sudameriche cjatin ancje un ami cilen, cine "fan-tats" tal Uruguay, cuatri letòrs dividùts ienfri Ecuador,Messic, Colombie e Cube. Une schirie di amìs dal

Barbacjan si le cjatUe ancje in Brasìl cun 16 abonàts

(ad esempli vin amìs a Rio Grande do Sul, Videira,Botuverà e San Pauli) e in Venezuele cuntune sdrume

di ben 32 personis distribuidis ienfri Carabobo, Bar-quisimeto, Maracaibo, Puerto Orsaz e atis citàts.Restant tes Americhis e spostantsi viers nort, vin oca-sion di fevelà dai letòrs sparnigàts ienfri Canada eStàts Units. Cjatin 32 abonàts in USA, da New York alTexas, dal Kentucky al Michigan, dal Ohio ae Califor-nie (San José), da Nashville, la citàt dal country, aeGeòrgie, patrie de Cocacole, dae Alaske a lis Hawaii.A si reste però maraveàts dal numer di furlans che nusléin in Canade: ben 92 ienfri privàts e asociazions come la "Famee furlane", da Vancouver a Montreal,

passant pai Fogolàr furlan di Winnipeg, te regjon dalManitoba. Passant te vecje Europe a pàin l'abonamentcu la monede uniche 16 abonàts in Austrie, 40 in

Belgjo, 25 in Gjermanie, 19 in Olande e ben 121 inFrance, il stàt european plui rapresentàt intai nestriselencs.

A no àn la furtune di paà l'abonament cui euro 10emigràts in Inghiltere e 66 in Suissare, là che i Fo-golàrs furlans a son particolarmentri numeròs e atìfstal mantigniment dai rapuarts cu la pigule patrie, fa-vurìts dal sigùr ancje dae vissinance cui amis restàts inFriùl. La plui grande maravé e ven dai doi continentsplui mistereòs e esotics, l'Afriche e l'Australie.Poben, il Barbacjan, magaru cun cualchi ritart duvùtae lontanance, al rive fin là, e plui precisamentri al rive te cjase dal sior Guido a Casablanca, in Maroc e tecjase de siore Anelila a Lagos, in Nigerie, sul Golf diGuinee, in 8 pais dal Sud Afriche tes sedes de Fameefurlane di Platteklòf Parow, di Grange Grove e di Wa-verley e in ben 49 cjasis o associazions furlanis in Australie, da Perth a Sidney, dal New South Wales aDarwin.

Chest elenc di citàts, magari sintudis pe prime voltete vite a noi ùl essi nome un sterd elencà puescj esotics ma al ùl essi une oportunitàt in plui par tigni benstret un leam cui nestris fradis, amis o paisans atorpai mont e par capi la vastitàt dal fenomeno de emigrazion furlane, magaru sentantsi cui fis e un atlantein man par fà in famee une lezion di gjeografie pratiche e par capi, come ch'a disevin i nestris vons, cheun frane vuadagnàt sot di tet al è simpri un franebenedet.

ILB4RB4a4M

BARBACIAN NEL MONDO

m Lettere

internazionaUC . d . R .

mi

SUCC. DONADON

A h bigliamentoUomo - Donna

SPILIMBERGO

Corso Roma, 21

Tel. 0427 2067

Alla redazione della nostra rivista

giungono ogni numero molte letteredi persone, friulani e non, a voltenemmeno italiani, che si rivolgono anoi per ricordare un fatto passato,cercare un parente lontano, chiedere un libro o anche solo esprimereun parere.

Il Barbacian, nel suo piccolo, conoltre un migliaio di copie spedite inabbonamento in ogni parte delmondo, costituisce uno strumento

di contatto non solo culturale, mapiù profondamente umano, che ciriempie d'orgoglio e ci fa sentireimportanti,

Dall'ArgentinaCaro signor Colledani, ho letto sul

periodico "Il Barbacian" la sua recensione al libro di don Antoni Beline

(mia nonna era una Bellina) "La fa-bricbe dai predis" . Di don Beline bovari libri: tra gli altri "La Bihie" finalmente autorizzata dalla GEI (cbei

da Rome) e i tre "Vanseli par un po-pul" anni A, B e C, che leggo e assaporo tutte le domeniche.Certamente Lei sa cosa sta succeden

do in questo paese (...). Ho 70 anni eoltre 50 di Patagonia, devo ancora lavorare, però sono senza lavoro. Inquesta situazione, oso oggi chiederleun favore: se facendo uno strappo alle regole, a mezzo della Pro Spilim-bergo, non potrebbe inviarmi unesemplare del libro da Lei recensito...Nella speranza Lei possa esaudire larichiesta di questo lontano e tristeemigrante, anticipatamente La rin

grazio, chiedo scusa se troppo bo osato e ben cordialmente la saluto con

un mandi, mandi di cùr.

Tino Gressani, S. Carlos de Barilo-

che (Rio Negro, Argentina)

Scorcio della Patagoniaa 30 km. da Bariloche (Poto Tino Gressani).

San Carlos de Bariloche è una

splendida città, di quasi 100 milaabitanti.

Si snoda lungo 20 km di sponda dellago Nahuel Huapi, dove si apre ungrande parco nazionale che prendenome dal lago stesso e che racchiude tutta la conca e le Ande circo

stanti. E' anche un centro di sportinvernali, definito la Cortina d'Am

pezzo dell'Argentina. Da Barilochepartono numerosi sentieri naturali

stici.

Tra gli altri, è possibile raggiungereU Cerro Llao Llao, un balcone natu

rale da cui si gode di una splendidavista del parco, del lago e dei suoibracci secondari. A Bariloche la

presenza italiana è quanto mai consistente (la maggiore tra le 13 nazionalità europee presenti) e la scuolaitaliana, creata nel 1980, è oggi lapiù grande della Patagonia, conquasi 700 allievi.

Dal Canada

Spett.le Direzione, a tutti vada il mioringraziamento per il periodico chericevo puntualmente. Come miespressi precedentemente in una lettera, nel leggere tra le pagine del"Barbacian" si scoprono sempre dellenovità, specialmente di carattere storico della nostra città, e questo è un

IL&IR&OM 67 —

fattore concreto per conosce Spilim-hergo in un viaggio giù giù attraversoi secoli. Ancora grazie a tutti. Rispettosi saluti.

Antonio C. Tracanelli,

Concord (Ontario, Canada)

Dal Venezuela

Caro Gianni, ricevere il "Barbacian" e

pensare a te fu tutt'uno. Grazie per lagentilezza. Leggerlo è come ricevereuna ventata di aria fresca in un giornoafoso.Ventata di friulanità che porta il sapore della sua gente, mia gente, dei suoicasi, delle sue cose quindi vita friulana, amore per la nostra terra dove siamo nati, cresciuti e circostanze estra

nee alla nostra volontà ci hanno allon

tanati e sparpagliati interre lontane.Nonostante i molti decenni di assenza

dal nostro Friuli, la sua presenza è costante nel pensiero e nel cuore e il"Barbacian" è la scintilla che ravviva

questo fuoco, rimasto quieto però vivosotto le ceneri accumulate sulla superficie. Grazie Gianni e grazie allo staffdel "Barbacian". Mandi.

Bruno Marcuzzi,

Caracas (Venezuela)

Dagli Stati UnitiSpettabile direzione, mi è arrivato ilBarbacian (dicembre 2001) sorprendendomi poiché credevo che non fossecoperto dall'abbonamento. Ringraziandovi lo rinnovo, dato che non vo

glio privarmi di questa qualificantelettura, che per lunghi anni è stata anche la preferita di mio marito EgidioTolusso, che purtroppo adesso "riposa"fra i suoi cari nel cimitero di Tesis.Egli scorreva con attenzione e curiosità ogni pagina, dove trovava localitàe nomi a lui noti. Vi ha anche trovato

il riscontro ad un suo scritto nel nu

mero di luglio 2000, provando verasoddisfazione. Vi sono grata pur io.Continuate con la "correttezza" di

sempre, che vi distingue e vi onora.Con rispettoso saluto.

Amelia Tolusso, Atlanta

(Georgia, USA)

Dalla Francia

Monsieur le Directeur, c'est avec

grand plaisir que fai regu votre revuede Dicembre 2001 et j'espère quevous continuerez de m'apportar unebouffée d'air frais qui vieni raviver lessouvenirs de mes jeunes années à Vitod'Asio (Celante). Veuillez trouver ci

joint une modeste contribution à ProSpilimbergo, pour continuar à nousdonner des brihes de la vie de nos an-

ciens : mon beau-père a travaillé neufans sur le transibérien, mon pére apassi quelques annies aux Etats Unisdans les annies 1920 e moi mime ai

travaillé 15 ans en Venezuela, c'est

vous dire combien vos articles m'inti-

ressent. Bien à Vous. Un salut particu-lier à votre Conseiller Gianpaolo Caconi, mon homonyme e peut-ètre pa-rent.

Americo Ceconi,

Négrepelisse (Francia)

[Signor direttore, è con grande piacere che ho ricevuto la vostra rivista di

dicembre 2001 e spero che continuerete a portarmi una ventata di ariafresca che viene a ravvivare i ricordi

dei miei giovani anni a Vito d'Asio(Celante). Troverà allegato un modesto contributo per la prò Spilimbergo, per continuare a darci dei passaggi della vita dei nostri avi; mio nonnoha lavorato per nove anni suUa transiberiana, mio padre ha trascorso alcuni anni negli Stati Uniti negli anniVenti e io stesso ho lavorato per 15 inVenezuela, per farle capire quantom'interessano i vostri articoli. Cordia

li saluti. Un saluto particolare al vostro consigliere Gianpaolo Ceconi,mio omonimo e forse parente].

La piccola cittadina di Negrepelisse,nella regione dei Pirenei, è nota perun antico castello del XIII secolo, re

staurato nel trecento, che sorge suUerive del fiume Aveyrone. Qui si svolgono tra l'altro dei campi di volontariato internazionale destinati ai ra

gazzi, che si impegnano nella manutenzione nell'area circostante l'antica

costruzione.

Dalla Germania

Gentilissima redazione, anzitutto vi

devo ringraziare per il costante inviodel "Barbacian", il quale mo portasempre vicino a "casa mia" in questavita da emigrante. Il contenuto portacon si vita, racconti, usi e costumi, co

me pure moltissima coltura. Tuttoquesto è una realtà talmente viva chemoltissimi ricordi d'infanzia ritornanoad essere presenti. Grazie! Un particolare saluto dalla Baviera. Con un man

di di cùr.

Lorenzo Cattaneo, Monaco

(Baviera, Germania)

Gianna

DI Marco

Bomboniere

Liste Nozze

SPILIMBERGO

Via XX Settembre, 19

Tel. 0427 3434

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BORGHESAN

OTTICA

FOTOTTICA BORGHESAN P.zza S. Rocco 2 Spllimbergo (PN)

LB4RB4a4N

FILM

OVVERO L'INVASIONE DEI TERRIFICANTI ANDROIDI ALIENI NELLA PACIFICA E RIDENTE CITTADINA DI SPILIMBERGO E DINTORNI.I RETROSCENA DI UN B-MOVIE REALIZZATO DA UN GRUPPO DI GIOVANI, INSOLITI CINEASTI.LA PELLICOLA È STATA PROIETTATA PER LA PRIMA VOLTA IN PUBBLICO LO SCORSO FEBBRAIO

Garagwz!

ETÀ M I ZAKY

Gli Accattoni della Pellicola na

scono circa una decina di anni fa

come cineclub privato dedito alla visione esclusiva di B-movies e

altre nefandezze cinematografi

che; gettonatissimi gli oramai

classici Thomas Milian e Alvaro

Vitali; ma la preferenza veniva

data a oscure e improbabili pelli

cole fanta-horror come "Il vendi

catore tossico", "L'orgia dei mor

ti", "Cannibal holocaust" ed altre

amenità.

Accadde che uno dei film in

questione fosse il fatidico "Pian

9 from outer space" di Ed Wood:

una pietra miliare del trash (cinema spazzatura).

Gli Accattoni si guardarono ne

gli occhi sfaviUanti del sacro fuo

co dell'irresponsabilità. "Anche

noifaremo un film!".

Armati di una pessima videoca

mera vhs, scarse doti tecnico-re

citative, coraggio da vendere e un'innata dote per il rici

claggio onnivoro, i nostri danno il via nel 1994 (ma ladata non è certa, nessuno la ricorda con esattezza) alle

riprese di "Garagioz!", la loro prima (e ultima?) fatica.Sfruttando ironicamente stereotipi e luoghi comuni del

cinema di fantascienza americano degli anni Cinquanta

{"Idinvasione degli ultracorpi", "La guerra dei mondi",

ecc.), ma anche spazzatura televisiva anni Ottanta e de-

hri self-made, Età Mizaky (alias Andrea Muzzatti), An

gelico Bello (alias Alberto Zannier) e soci fanno atterra

re a SpUimbergo un'orda di alieni spietati e ferocissimi,

decisi a conquistare il pianeta.

Sorgono però svariati problemi: la recitazione è a livelli

infimi, qualche Accattone se ne va a studiare lontano,

l'estate dura poco e girare in esterni in tanga è più pro

blematico del previsto.

Sbeffeggiati da amici, genitori, conoscenti e, pare, an-

l

r J^oeiazlQoe Cultiraie " i. tmsUf ,

i

che dal Tg3 regionale (a causadell'invasione aliena durante il

tradizionale mercato cittadino

del sabato), i nostri incappano

anche in una volante dei Carabi-

AUa domanda "cosa state facendo

vicino al cimitero a mezzanotte?"

beatamente gli Accattoni rispon

dono: "Stiamo girando un film!"

e i tutori dell'ordine, più o meno

prontamente, li lasciano andare.

Tutto sembra congiurare contro

Uy~N la realizzazione di "Garagioz!".Ma incredibilmente, dopo mille

peripezie, nell'autunno 2001 le

riprese vengono terminate; ora il

problema è il montaggio.

A questo punto la sorte intervie

ne: il buon samaritano, sotto le

mentite spoglie di Donato Guer

ra dell'Associazione culturale II

Circolo, permette agh Accattonidi montare il film.

Fondamentale è la colonna sonora, affidata per la mag

gior parte al duo elettronico spilimberghese Kakebekia,

che plasma sonorità electro-amhient vicine ad AphexTwin e Boards of Canada.

Ma c'è spazio anche per il metal-core degli Slapsticks, la

minimal-techno di Endria TM, nonché di una schitarra

ta country low-fi del regista.L'ultimo tocco è dell'illustratore triestino Giancarlo

Travani, che reahzza i titoH di testa e l'immagine di co

pertina della videocassetta, la cui grafica è curata da

Massimo Cigaina.

Dopo otto anni gli Accattoni della pellicola pongono

così la parola fine a questa travagliata produzione, tra lo

stupore generale.

Qualcuno vocifera di un possibile "Garagioz! 2"... Ne

riparliamo tra altri sette anni? Nel frattempo, buona vi-

Ut

IL&1RB4CMN

LIBRI

L'ULTIMA OPERA DI BRUNO STEFFÉSULLA LOTTA PARTIGIANA NELLO SPILIMBERGHESE

Fischia il vento..

DANIELA LANFRIT

SPILIMBERGO

VIA C0RRiD0NI,3

TEL 0427 2127

COLLEDAN

Tre anni fa al- ̂Clini insegnantidi Scuola Me-

dia e di Scuola

Superiore misollecitarono, ANTIFASCISMO E Iquale direttore NELLO SPILIdi questa rivista, a pubblica- » ' 're un articolo

sulla lotta par- 'ytS^ • 11 ijl • f' fiMtesseritigiana nello - S&ItsSpilimberghe-se, un sunto

che, racco-gliendo le tantetestimonianze

sparse, orali escritte, potesseessere di valido

aiuto ai ragazziche, spesso, distoria contemporanea e locale conoscono a malapena i fatti più importanti.

Pensai subito al dott. Bruno Steffè,Presidente onorario dell'Istituto

Provinciale di Storia del Movimento

di Liberazione ed Età contemporanea e Presidente della locale sezione

dell'ANPI, attento studioso e già autore di numerose pubblicazioni sull'argomento. La mia proposta trovòpresso di lui una pronta adesione.Ma, cammin facendo, il previsto articolo riassuntivo si fece più corposoe sostanzioso di dati, di aneddoti, ditestimonianze, raccolti dall'amicoSteffè con la consueta diligenza edelicatezza. Un giorno Egli mi confidò che ne sarebbe uscito addirittu

ra un volumetto. Fui sorpreso, mafino a un certo punto. Se da un latoera saltata l'idea iniziale, dall'altrone ero contento perché questa felixculpa avrebbe permesso alla storiaspilimberghese di arricchirsi di un

ANTIFASCISMO F LOTTA PARTIGIANA

NELLO SPILIMBERGHESE

quaderno n. Il•t nostre cose di tutti

ottobre 2001

ulteriore tassel

lo.

Nell'ottobre

scorso, per i tipi dell'IPSML

)TTA PARTIGIANA di Pordenone,[BERGHESE è uscito "Anti

fascismo e lotta

partigiana nelloSpilimberghese", n. 11 della

tante tesserine compongono un mosaico 11tante memorie/anno la storia COildOS V^U0~

derni di Storia

"Cose nostre

cose di tutti",illustrato da di-

qmdtrmn.II SOgUl di Elie-cose nostre cose di tutti

Mobniooi drich. Onesti,

Basaglia, Zava-gno, Zanier,Tavagnacco,Polli e Truant.

Dalla lettura di queste pagine ci siaccorge, come spesso avviene, che lamemorialistica prima magari dispersa e frammentata, s'è fatta storia vivae anima di un popolo.Dice infatti il dott. Cesare Marzona

nella presentazione; "Il dott. Steffèbene ha utilizzato il suo intuito e la

sua esperienza scrivendo le pagineche seguono così contribuendo conun ricchissimo contenuto e una fe

dele panoramica di tutte le vicendebelliche a riconoscere a Spilimbergoe a parte dei Comuni dello Spilimberghese il peso militare e politicoche essi hanno avuto negli anni1943-1945 ". Nell'introduzione in

vece il prof. Fulvio Salimbeni, docente di Storia Contemporaneapresso l'ateneo udinese, sottolinea ilpluridecennale impegno di testimonianza civile e d'indagine scientificadi Steffè, uno storico che ha fornitoapporti preziosi alla conoscenza della storia friulana e giuliana contem-

ILB4RB4a4Sl 71 —

poranea, trattando temi che neppurel'Istituto Regionale per la Storia delMovimento di Liberazione, pur a ciòdeputato, aveva affrontato.Leggendo queste pagine ci troviamodi fronte ad un'opera che dà moltodi più di quanto in apparenza promette il sobrio titolo, poiché in essa èsvolta un'esemplare analisi di microstoria a tutto campo.Dice Sahmbeni: "Illustrando aspetti,momenti, vicende e personalità dellaResistenza nello Spilimberghese inmaniera quanto più precisa e dettagliata possibile, lo studioso attingecon ampiezza alla memorialistica disponibile, a raccolte documentarieprivate e a testimonianze orali e, contrariamente a molti contemporaneitimorosi di sporcarsi le mani negh archivi, dimostra di possedere una veratempra di ricercatore, impegnato afondare la ricostruzione solo su dati

di prima mano, di quelli secondariavvalendosi solo per lo stretto indispensabile e sempre con molta misura e discrezione".

Analogo atteggiamento critico Steffètiene sul discorso relativo al pluralismo politico e ai CLN, atteggiamento che "...gli consente di smontare,almeno per quel che riguarda lo Spilimberghese, il mito di ima Resistenza esclusivamente "rossa", dominataed egemonizzata dai comunisti, mentre a fianco di essi, che comunquesvolsero un ruolo primario e di grande innervamento sociale, operavanoosovani, giellisti e altri gruppi di diversa coloritura ideologica".La tensione e gli isolati fatti negativiverificatisi - come sostiene Cesare

Marzona - nuUa tolgono tuttavia all'unicità dello scopo primario, fineper cui le formazioni hanno combattuto: la realizzazione di un mondo

migliore, più libero e più giusto nelquale le virtù civili consentissero agliitaliani di vivere in dignità, nel rispetto della legge e dell'etica.L'opera è suddivisa in 15 comodicapitoli che scandiscono il ritmocronologico delle azioni e sapientemente legandosi a vicenda riesconoa darci una visione unitaria del

l'insieme.

Sono ricordati fatti, luoghi e nomiormai lontani che gli Spilimberghesioggi ignorano totalmente, come quelCelestino Cavedoni, commercianteemiliano di legname, che non ebbealcun particolare merito se non quello di aver capeggiato a Spilimbergouna squadraccia di manganellatori

fascisti venuti da fuori. La cosa non

impedì che la Municipalità gli intitolasse, nel 1936 (come mi informagentilmente l'amico Mario Concina),l'attuale via XX settembre. Via Cele

stino Cavedoni restò nella toponomastica cittadina fino al 1946 quando, cambiati amori e umori, diventòprima via Giacomo Matteotti, poivia Pietro Zorutti (nel 1951), per riprendere finalmente (nel 1960) ilnome originario che ricorda la presadi Roma del 1870.

L'oblio però non ha ancora travoltoquel coraggioso "Intrepido", partigiano di Paludea che l'S settembredel 1944, a capo di una pattuglia delBtg; Garibaldi, penetrò in pienogiorno nella polveriera di Usago, minando i capannoni e distruggendocirca 200 tonnellate di tritolo e una

grande quantità di materiali.Una storia fatte di tante storie, di vicende infinitesimali nate e cresciute

nel turbine di una lotta feroce che a

tutti tolse e a tutti diede qualcosa. Ame per esempio, pur nato dopo laguerra, diede una graziosa cagnettache gli Inglesi avevano paracadutatonel 1943 in alta vai Cosa, e che subito...disertò per seguire come un'ombra mia madre, vivandiera sul Cjaur-leg. Fu così che Rena divenne l'affezionata ed indimenticabile compagna dei poveri trastulli della mia infanzia.

Questo volumetto si connota pertanto come un apporto originale e dinotevole spessore scientifico nelcampo della storia locale, scritto conun linguaggio piano, lineare e sobrio, com'è nello stUe di questo appartato e riservato studioso nostroconcittadino, "animato da un'ammirevole carica di passione civile e diimpegno etico-politico".Aveva fischiato greve il vento, travolgendo Italiani, Tedeschi, Cosacchi,Anglo-Americani.La bufera che era pazzamente infuriata per lunghi anni si placò. Era laprimavera inoltrata del 1945.Pier Paolo Pasolini aveva previstoquel momento tanto atteso con versidi rara sensibilità:"...a/ora ilgno coural sarà un soreli e i cjamps lihars asvualaran...^.

Bruno Steffè

Antifascismo e lotta partigiananello Spilimbergheseed. IPSML, Pordenone 2001

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LIBRI

PROSEGUE CON SUCCESSO L'ATTIVITÀ LETTERARIA DI GUERRINO ERMACORA

gU ultimi giorni del PatriarcaD i IMASS IMO MI LAN

"Nell'anno 1350 indizione terza, il 61 . .1 ■ Gucrrini

giugno, domenica, il patriarca aqui-leiese Bertrando insieme con Federi

co, Armano di Carnia, e Gerardo diCucanea, proveniente da Sacile, ' >mentre con un folto seguito si dirige- "<rWva verso Odine, depredava e bruciava i- ' *le ville di Vivaro, Basaldella e la f lerraichiesa di Basaldella. Per questi i si- ^ s'' ®

gli udinesi g^^^ ^ sepoltura. G//altri prigionieri furono condotti aSpilimbergo, Questo combattimento ebbe luogo nellacampagna della Ricbinvelda, che dista da Spilimbergo tremiglia".Così il Chronicon Spilimbergense dà la notizia del fattopiù clamoroso che sconvolse il Friuli medievale, paragonabile al giorno d'oggi solo all'uccisione di un capo distato.

La notizia della sua morte destò sorpresa e cordoglioovunque, non solo dentro i confini della Patria. L'uccisione di un vescovo così famoso e venerando (quandoaccadde il fattaccio, aveva 90 anni suonati) lasciò grandeimpressione in tutto il mondo cristiano: nel popolo, neicastellani, nei vescovi suffraganei, nel papa e nei cardinali. Non tutti però erano colpiti allo stesso modo. E seda un lato c'era grande dispiacere e cordoglio in quantiavevano apprezzato la sua opera, molti nobili e principitrassero grande soddisfazione dalla sua prematura scomparsa, anche se per poco: all'agguato, infatti, seguironoanni di repressione feroce e molti potenti finirono giustiziati.

L'autore del Chronicon mette in particolare luce il comportamento odioso di Bertrando e giustifica l'atto delconte Enrico, che appare protagonista unico di un gesto

Guerrino Ermacora

di legittima difesa. La realtà, però,era molto più complessa: si trattavadell'atto finale di una lunga e complessa congiura tra signori, i cui filierano tirati dal conte di Gorizia, Onemico numero uno di Aquileia.

, ' • j, , , Negli anni in cui governò (1334-erra di uomini 1350), il patriarca operò energica-

gli ultimi giorni del Patriarca Bertrando mente per rinnovare lo Stato friula-^ J1 -L ̂ ̂ no, per rafforzare il potere della

chiesa aquileiese e allo stesso tem-po per tenere a bada i signori loca-h, che invece spingevano per man-tenere la loro autonomia e i privile-gi. Fu anche uno scontro tra città,una contro l'altro armate, perchése Udine era schierata con Bertran-

|BBt do, Gorizia gli dava contro; e cosìtutti gli altri castelli finirono perschierarsi dall'una o dall'altra par-te. Fu il momento più acuto di unalunghissima guerra civile, che devastò il Friuli per tutta la metà del

Trecento: un tempo di odi e fazioni, di intrighi, di lottee di contrapposizioni violente.Nel 1349, in una regione già molto indebohta dal terremoto (25 gennaio 1348) e dalla morte nera (la peste, lastessa che colpì tutta l'Europa e l'Oriente), la situazioneprecipitò. I congiurati si organizzarono, trovarono uomini e denaro, e si prepararono allo scontro finale.Lo scrittore friulano Guerrino Ermacora, divenuto celebre pochi anni fa con il successo di "Chi ha ucciso ilcurato di San Martino?", ricostruisce in un nuovo Hbroil fatto di sangue e la sua genesi, a metà tra la documentazione e la fantasia dove emergono, accanto ai protagonisti politici, le figure del capitano Rizzardo e della prostituta Orsola. L'opera è stata pubblicata in occasionedelle celebrazioni per il 650° anniversario della mortedel patriarca Bertrando, organizzate nel comune di SanGiorgio della Ricbinvelda.

Guerrino Ermacora

Terra di uomini. Gli ultimi giorni del Patriarca BertrandoLa Nuova Base Editrice, Udine 2000

ILB4RB4CMN

Intorno al beato BertrandoOROLOGERIA

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Viale Venezia, 1

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La grande figura del beato Bertrando, patriarca di Aquileia, nonha mai cessato di dinteressare vivamente gli amatori di storia friulana.

Serrando, francese di origine,nacque nel 1260 nel castello di S.Genesio (Saint-Geniès), pressoCahor, capitale del Quercy, inGuienna. Percorse gli studi teologici e divenne prete. Fu decanodella chiesa di Angoulème. Dallacattedrale passò al Tribunale dell'Inquisizione e poi alla cortepontificia, allora in Avignone, oveper 17 anni fu uditore della SacraRota e anche cappellano confessore del pontefice GiovanniXXII. Il papa, francese lui pure,il giorno 8 luglio 1334 lo eleggevapatriarca di Aquileia. Bertrandoallora partì ai primi di ottobredello stesso anno e arrivò a Pado

va il venti del mese. La sera del

28 ottobre, passando per Udine,fece il suo solenne ingresso inAquileia.Questo grande vegliardo fu, senza dubbio, un uomo di vaste vedute ed esercitò un'azione febbri

le in tutti i campi, sia in quellospirituale che in quello temporale. Si può dire che il patriarcaBertrando tenne in una mano la

croce e nell'altra il pugnale. Fervente zelatore del lustro della sua

chiesa, fu secondo alcuni ungrande benefattore e, secondo altri, un grande malfattore. Luistesso confessò le enormi somme

di denaro versate nel viaggio aLubiana nel 1335, con strepitosacorte, senza alcun risultato; e nella guerra del 1340 contro Enricoconte di Gorizia, di aver speso500 fiorini d'oro al giorno. Suscitò il malcontento di molti feu

datari, sfociato in aperta ostilità,anche perché voleva (a vantaggiodi Udine) trasportare in questacittà tutte le spoglie di Aquileia,persino i santi Ermacora e Fortu-

n 7 maggio del 1350 a Padova sitenne un concilio, per sedare lediscordie friulane, al quale partecipò anche Bertrando con il suoseguito.Molti feudatari del Friuli, tra cuii conti di Gorizia, di Spilimbergo,di ViUalta, di Prata, di Caporiac-co, si riunirono nella casa ex Ci-

matoribus, che si trova presso latorre orientale di Spilimbergo,per giurare il suo eccidio.Nella pianura della Richinvelda,in aperta campagna, dove dovevapassare di ritorno da Padova ilpatriarca con il suo seguito, all'alba di domenica 6 giugno 1350,gli antipatriarcali si appostavanopresso la chiesa di San Nicolò. Idue drappelli, ormai in vista unodell'altro, si apparecchiarono allalotta. La scorta patriarcale vennebattuta e il Bertrando, alla veneranda età di 90 anni, cadde mortalmente ferito da un Villalta,mentre i nobili udinesi furono

trasportati prigionieri a Spilimbergo.Ora un cippo di pietra, sul sito,ricorda il fatto. Nella chiesetta di

San Nicolò si trova la pietra sopra la quale il patriarca, gravemente ferito, spirò.Nel passato, specialmente durante la festa che si celebrava per ricordare il "di lui eccidio", venivano distesi suUa pietra fazzoletti,per poi tentare di far guarire piaghe e altre affezioni della pelle. Eanch'io, in seguito a una gita scolastica, come la povera gente diallora che lo riteneva un tauma

turgo, ricordo di aver tenuto inun cassetto per diversi anni unfazzoletto che avevo disteso sulla

pietra.Nel duomo di Udine esiste il sar

cofago del beato Bertrando, degno - secondo gli udinesi - dieterna ricordanza. La morte di

Bertrando segnò praticamente ildeclino dello "stato" patriarcalein Friuli.

PERSONAGGI

LA STORIA DI UN PRETE DELLA VAL D'ARZINO NEL SETTECENTO, PARROCO AUSTERO E UOMO DI CULTURA

Don Mattia PasqualtsD I T I TO PASQUAL I S

Mattia (o Mattio) Pa-

squalis di Daniele eLucia Gubian nacquea Vito d'Asie il 13 et-

tobre 1708 da una fa-

miglia modesta ma non ^povera, della quale si I thanno notizie fin dal ^ 11400 e più precise me- Mmorie nel Seicento. Era 3Vil tredicesimo di 16 fra- SB jfytelli, dei quali solo set-te, tre maschi e quattrofemmine, sopravvisse-ro fino all'età adulta. Il

padre morì giovane nel1722 e Mattia venne

aiutato negli studi daifratelli, dapprima aUdine e poi nel semi-nario di Portogruaro. ||Kx%Durante la sua lunga 3k,c 'vita ha tenuto un cata-

pano (diario-registro),singolare ed interes-sante documento, ora

conservato presso l'Ar-chivio storico diocesa-

no di Pordenone, nelquale ha riportato una BJtratto dt don Mattia Past^ualts,miscellanea di notizie,

preghiere, devozioni, storie della famiglia e del paese,eventi meteorologici, fasi lunari, indicazioni praticheper produrre un buon vino, per coltivare l'orto, per fare il caffè con ségale e mandorle amare, ricette curativee altro ancora. Il 13 novembre 1727, in occasione dellavisita pastorale del vescovo Jacopo Maria Erizzo, Mattia Pasquahs vestì l'abito sacerdotale e il 30 settembre1731 celebrò la prima messa nella chiesa di Vito. Lasua casa natale si trovava nella parte inferiore del paese, lungo la strada che in tempi moderni è stata intitolata a Jacopo Ortis. Adesso non esiste più, perché fu abbattuta dopo il terremoto del 1976, ma del cortile di allora è stata conservata qualche struttura in pietra, comeil portale ad arco e una scala.SuUa chiave di volta dell'arco si legge l'anno della co-

Ritratto di don Mattia Pasquali!, rettore del Seminario di Portogruaro

gstruzione (1772), ricordato pure nel Catapano,dove don Mattia se

gnava avvenimenti espese con meticolosaprecisione. Si può cosìconoscere anche il no

me del muratore che

costruì quell'opera,Mattia Tivan, le cuiiniziali sono incise sul

la pietra vicine a quelledel committente,

espresse nella siglaD.M.P.P.E.F. (Don

Mattia Pasqualis Presbiterio Pece Fare).

Dopo la sua consacrazione, don Mattia proseguì ancora negh studi a Udine ed effettuò

anche alcuni viaggi: aCastelmonte, Sauris,

Grado, Barbana e adaltri santuari del Eriuh.

Una volta, di ritornoda uno di questi pellegrinaggi, rischiò diaffogare nelle acque

tore del Seminario di Portogruaro. del Tagliamento allastretta di Pinzano,

mentre di notte attraversava il fiume a cavallo assieme

agli amici di Vito, Candido Ortis e suo figlio Giandomenico.

Particolarmente impegnativo deve essere stato il viaggio per arrivare al santuario di Santa Maria di Luggau,nella valle della Gail in Austria, compiuto per la primavolta nel 1732 e ripetuto anni dopo. Richiedeva qualche giorno di cammino poiché, partendo da ForniAvoltri, bisognava attraversare la principale catenamontuosa della Gamia. La tradizione del pellegrinaggio delle parrocchie di Fomi, Sappada e Sauris a quellachiesa, eretta nel XVI secolo sul luogo di un'apparizione, si rinnova ogni anno, anche ai giorni nostri, nel mese di settembre, sugh stessi sentieri che venivano percorsi dai pellegrini di una volta. Don Mattia era legato

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a Forni Avoltri perché vi abitavanodei lontani parenti. Molti anni prima infatti un suo prozio di Vitod'Asio, Zuanne Pasqual, si era trasferito lassù, si era fatto una famigliae i fornesi gli avevano dato il soprannome di furiati.Don Mattio tornò a Forni, nella frazione di Frassenetto, anche per battezzare una bambina di Gio.Batta

Furlan (il soprannome aveva prevalso sul cognome!) figlio di Zuanne.Un altro viaggio importante per donMattia è stato quello che lo portòper via d'acqua, attraverso le lagunedella bassa pianura friulana e veneta, fino a Venezia dove soggiornòper una ventina di giorni e celebròMessa in varie chiese della città.

Nei suoi pellegrinaggi don Mattiamanifesta fede, interesse e curiosità.Accenna spesso anche alle originidelle devozioni dei santuari e dei

luoghi da lui visitati, ma non si sofferma sui loro contenuti artistici.

Racconta dei viaggi con entusiasmoquasi infantile e con la sensibilitàche manifesta anche nei momenti

tristi della sua vita. Quando, adesempio, morì il fratello più giovaneZuanne, che in paese era dettoVuàrp perché non vedente, egli cosìlo ricordò: "...orbo, ma non di mente... don Mattia non può andare innanzi in segnare le di Lui buone rarecristiane qualità, e gli conviene farepunto perché le lagrime già copiosescaturiscono".

Nel 1742 don Mattia passò comeprecettore presso la casa dei conti diVarmo. Qui restò otto anni trascorsinello studio e nell'educazione dei

tre figh, due dei quaU poi divennerosacerdoti. Nel 1750, quando eragiunto all'età di 42 anni, don Mattiofu chiamato dal vescovo di Concor

dia a reggere la carica di rettore delSeminario a Portogruaro, ove rimase per oltre cinque anni. Un quadrodel pittore veneziano Pietro Antonio Novelli (1729-1804) lo ritrae in

quel periodo accanto al registro delle "entrate ed uscite", per cui si puòa ragione ritenere che egli abbiasvolto pure le funzioni di economo.Tuttavia della sua attività in Semina

rio nel Catapano egli con modestiariferisce solo: "...e feci l'Esaminatoredegli ordinandi e dei confessori dellaDiocesi tutta... e fui da tutti compatito nel governo... Alli22 maggio 1755rinunziai la Rettoria pella mia salute... e venni a casa a godere nel Signore e Maria la mia quiete". Tornò

quindi nel suo amato paese di Vito equi lo raggiunse la nomina a proto-natario apostolico, alta onorificenzapontificia.Gli anni del rettorato sono da lui

condensati in poche parole, ma èsenza dubbio da ritenere che egliabbia grandemente influito sullaformazione di quel clero che, inmezzo allo scetticismo settecente

sco, si distingueva in diocesi per rigidezza di costumi e austerità di vitae veniva contrapposto al più permissivo clero secolaresco. Natural

mente l'appartenenza ad uno o all'altro dei due "partiti" sacerdotaliriguardava essenzialmente il comportamento sociale e non la dottrina. Sia i primi, che si potrebberoqualificare conservatori, sia i secondi, tendenzialmente progressisti,comprendevano preti buoni e preticattivi.

Sembra di poter cogliere il pensierodi don Mattio anche nella breve

scritta latina che egh volle incisa sulla sua casa e che può essere così tradotta: "Sono la porta del Signore cheviene bussata di notte e di giorno. Sesono chiusa mi apro ai buoni, se sonoaperta mi chiudo ai cattivi." (Januasum Dn quae pulsar nocte dieque.Clausa bonis reseror, claudor apertamalis). E certamente un principioequo, ma anche severo, attribuitoad uno dei Padri della Chiesa, che10 immaginava scritto sulla porta delParadiso, a monito delle anime chedi notte e di giorno chiedono di entrare.

Se si fa eccezione per i lutti familiarie per qualche problema creatogh inetà avanzata da uno dei due nipoti acausa di una divisione di beni (con11 passare degli anni don Mattio, anche per motivi di eredità, si era costituito un discreto patrimonio), pare che egli abbia avuto una vita sacerdotale abbastanza serena, sia pure non priva di qualche amarezza.Aveva ricoperto per un certo periodo la carica di cappellano di Vito,ma quando nel 1747 si presentò alconcorso di curato, il Comune glipreferì il giovane don DomenicoFabrici di Clauzetto.

Questi era nipote del pievano diSan Martino d'Asio pre' Gio.Antonio CavaUuti che in quegli anni stava conducendo un'astiosa battagliaper ripristinare la sua autorità sututte le chiese filiali della Pieve. Pa

re che anche don Mattia si sia trova

to marginalmente coinvolto nella

LB4^B<ia4M

contesa, nella veste di intermediarioassieme a don Pietro Concina, percercare di "...acquietare quei animiche per avventura fossero torbidi...",come aveva precisato U pievano nella lettera d'incarico (crf. B. Tonello,

ha Pieve di S. Martino d'Asio dalle

origini allo smembramento. Grafiche Buttazzoni, San Daniele delFriuli, 1974).

Dopo aver rinunciato ad un canonicato a Cèneda (Vittorio Veneto),con il 1759 ebbe inizio per donMattia la cura d'anime nella pievedei Santi Ilario e Taziano di Torre di

Pordenone. Il registro parrocchiale,nel quale egli annotò con grande cura e chiara scrittura i morti dal 1759

al 1796, porta la seguente premessa:"lo don Mattia Pasqualis di Vito,protonotario apostolico, fui eletto daMons. Erizzo vescovo di Concordia,Piovano di Torre li 11 maggio1759...". Suoi esaminatori furono

l'arciprete di Azzano Decimo e iparroci di Morsane al Tagliamento edi Cinto Caomaggiore.La chiesa di Torre era la matrice di

tutte le chiese circostanti. Monsi

gnor Mattio, come egli veniva chiamato, ne era giustamente fiero escriveva: "Ella è antichissima certa

mente, perché era Matrice anche della Chiesa di S. Marco di Pordenone,la quale separassi dalla Chiesa Matrice di Torre nell'anno 1278...". Il pievano di Torre era anche vicario di

una forania che comprendeva alcune grosse parrocchie: Pordenone-San Giorgio, Cordenons, San Quirino, Roraigrande, Villanova e Valle-nonceUo. Il castello di Torre, di remota origine, era abitato dai contidi Ragogna, una delle più antichefamiglie della nobiltà friulana.Una pubblicazione sulla storia diTorre (cfr. P.C. Begotti, Torre. Storiacivile e religiosa dalle origini all'Ottocento, Associazione "Il Castello",Pordenone 1995) ricorda la figuradi mons. Mattio come quella di ungrande parroco e uomo di culturache curò e riordinò l'archivio parrocchiale e diresse la costruzione

del campanile, inaugurato nel 1777.Vengono apprezzate anche le suerelazioni, scritte in modo preciso eordinato, che danno un quadro reale della vita della pieve da lui diretta. Da esse emerge un'immagine positiva sia dell'attività pastorale didon Mattio, sia della religiosità deisuoi parrocchiani.Le pratiche religiose erano seguite e

tutti si confessavano e si comunica

vano almeno una volta all'anno,

tuttavia pare che se non altro aduno dei parrocchiani don Mattionon riuscisse... simpatico. In unasua relazione del 1767 si legge infatti: "In quest'anno niuno è inconfesso. Vi è uno però, che da 6 anni inPasqua non riconosce la Parrocchia,e va a Cordenons" \

Nel 1779 il vescovo Alvise Maria

Gabrielli nominò don Mattio parroco di Cavasso, ma egli ottenne ilpermesso di rinunciare. Ritenevainfatti troppo oneroso assumerel'incarico di guidare una nuova parrocchia all'età di oltre 70 anni. Ri

mase quindi a Torre dove fu in attività fino agli ultimi giorni di vita. Il27 dicembre 1796 annotò personalmente con calligrafia sicura un decesso nel "registro dei morti". La

nota successiva, vergata da altramano, dà notizia della sua sepolturanella chiesa di Torre avvenuta il 7

gennaio 1797, alla presenza dei sacerdoti della forania.

Era morto il giorno dell'Epifaniaverso le sette di sera, in piena lucidità. Due giorni prima, sentendovenire meno le forze, don Mattioaveva fatto chiamare il notaio

Gio.Batta Scotti di Pordenone ("in

canonica di sua solita abitazione...

obbligato a letto da grave male, masano di mente...") e gli aveva comunicato le ultime volontà.

Nella sua lunga esistenza, abbrac-ciante quasi tutto il XVIII secolo,don Mattia visse il sacerdozio con

fede e onestà coniugando con decoro due secoli: l'antico mondo dei

castelli e quello nuovo dell'epocacontemporanea.

il premio bontà'stella di Natale looi

ad Antonio Bisaro

Antonio Bisaro premiato dal Vescovo.

Antonio Bisaro, di Gradisca di Spilimbergo, è stato conferito lo scorso dicembre il premio bontà "Stella di Natale 2001" da parte dellaPro Pordenone, con la seguente motivazione: "Accortosi che all'interno di una casa di Gradisca, ormai completamente avvolta dallefiamme, ci doveva essere una persona in estremo pericolo paralizzatadal terrore, si è gettato con gravissimo rischio di vita all'interno, portandola in salvo. La persona, una donna che - pur gravemente ustionata - è stata poi recuperata dafie pronte cure ospedaliere, poco dopo ha dato alla luce una bambina".Al signor Bisaro vanno le congratulazioni e la stima della Pro Spilimbergo e di tutta la redazione del Barbacian.

ILB4RB4CMN

URBANISTICA - DOCUMENTIL'ULTIMA PARTE DEL XIX SECOLO FU SEGNATA DA UNA FRENETICA SERIE DI OPERE PUBBLICHE PER ADATTARE

LA STRUTTURA URBANA DI SPILIMBERGO ALLE NUOVE ESIGENZE ECONOMICHE E SOCIALI. SUL TEMA È PROSSIMALA PUBBLICAZIONE DI UN'OPERA, CURATA DALL'ARCHITETTO ZOZZOLOTTO, DI CUI PROPONIAMO UN'ANTICIPAZIONE

Via Mazzini

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mente via Mazzmi e la

più importante tra levie spilimberghesi delBorgo Nuovo. Nata

originariamente per -■collegare la via Princi- * *■ ' Jpale alle chiese ed al ' ' ' 'convento che la carat- 6^ -, ' 'r%,terizzavano e quindi a "Z- . .i.v 'via della Cinta di Sot- i» ■ v-,to, si è evoluta nel tem-po acquistando sempre V |

dapprima per la pre- _ l ~ '-lsenza delle "Poste Vec- |chie", quindi come Swi^ •maggiore via di pene- Spilimhergo... d'altri tempi.trazione al centro sto- (Illustrazione dirico da sud, dopo ilsuo prolungamento in questa direzione a seguito dell'edificazione della stazione ferroviaria e dei nuovi coUegamenti stradali, in special modo verso Udine, a seguito della costruzionedel ponte sul Tagliamento.

Porta la data del 23.09.1890 la prima relativa Delibera Consigliare che aveva per oggetto: "Proposta per aprire una stradache partendo dalla via detta del Municipio raggiunga la Stazione Ferroviaria, ed autorizzazione alla Giunta di far redigere ilProgetto per la esecuzione del lavoro mediante Prestito collaCivica Cassa di Risparmio di Verona".In una successiva nota all'ingegner Giovanni Bearzi, datata16.11.1890 n° 1024 VI, si specifica, in modo invero abbastanza inusuale, come la Giunta sia stata incaricata "a far redigereun Progetto per aprire una strada che dalla via detta del Municipio raggiunga la Stazione Ferroviaria da costruirsi interiormente al paese a destra della Strada di Gradisca in località trail primo e secondo Molino. La Giunta prima di arrivare all'esaurimento dell'incarico ricevuto, bramerebbe conoscere in proposito le di Lei idee sul punto precipuamente del taglio che necessariamente deve verificarsi nella proprietà Asti e sull'ampliamento della via del Municipio di fronte alla Chiesa di SanPantaleone. In una parola bramerebbe avere sott'occhio il tracciato con relativa dimensioni di larghezza stradale, espropriazioni di terreni, tagli di caseggiati ecc.Siccome il paese ci tiene molto a tale apertura, è appunto perciòche la Giunta prima di passare alla compilazione del formale

Spilimbergo... d'altri tempi. Via Mazzini - Piazza del pesce(Illustrazione di Otto D'Angelo).

progetto, desidera esse-

-ji re in possesso d'uno—.liCL 'H studio in base al quale.o/jk possa sentire la opinio-

ne pubblica e così evita-at® j- re le recriminazioni che

1 ̂ potessero diversamenteconseguire".Il 13.11.1890 l'inge-

- gnere risponde awer-W-* , tendo "che negli Studi

eseguiti non si è tenutoconto del tratto nuovo

li l' ^ ^. ! j I di Strada che dalla Pro-- 'S-j» ■ . ^ ■■ ■'d'I vinciale attraverso il, I- Ih • fondo Marini P. mette

-lAa. V w . ■ alla Stazione. Anche la'a Mazzini - Piazza del pesce Variante al 1° StudioIttoD Angelo). merita attento esame,

come quella che elide losconcio della convergenza delle strade che si uniscono intornoall'Orto Ciriani sotto il Battiferro".Forse la nota al Bearzi si può leggere in maniera diversa allaluce della lettera che l'ingegnere civile Nicolò Cigolotti inviaalla Giunta 0 21.02.1891, allegata alla quale è lo "Schizzo Planimetrico per Progetto eventuale di una nuova Strada di allacciamento con l'accesso alla Stazione Ferroviaria", e che dimostra l'attenzione della Giunta alla diversificazione delle proposte. Scrive con modestia il Cigolotti: "In omaggio alla lusinghiera benevolenza della quale, in onta alla mia pochezza, miveggo fatto segno da tutti indistintamente gli Ottimi Cittadinidi Spilimbergo, ardisco di presentare, in attualità di circostanza,uno Schizzo (...) và senza dire che tale mio concetto, oggi inistato embrionale, sarebbe per se stesso rimuneratore oltre usura, ove potesse essere ritenuto meritevole almeno di una qualche considerazione. ..".Tuttavia nella successiva seduta consiliare del 26.02.1891 ilPresidente ricorda che l'ingegner Bearzi era stato incaricatodi proporre un tracciato della strada e che un altro studio erastato "prodotto di spontanea volontà dal signor Conte CigolottiIng. Civile". I consiglieri Concari e Pognici intervengono proponendo di "nominare una Commissione capitanata da un tecnico, la quale analizzando gli studi già fatti, nei rapporti dipubblico comodo, edili, e della maggior possibile brevità dalpunto di partenza non disgiunti da una ragionata economia,possa indurre il Consiglio, con una dettagliata relazione da presentarsi entro 15 giorni ad accogliere senza ambagi il di Esso

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parere, e di conseguenza far redigere ti progetto di dettaglio abase della esecuzione dei lavori". Accolta la proposta citata,viene nominata la Commissione nelle persone seguenti: "Ko-viglio dr. Damiano ing. civile di Pordenone, Antonio Fognici eDe Rosa Giuseppe fu Vincenzo".La corposa "Relazione sulla scelta del tracciato per la costruzione di una strada d'accesso alla Stazione Ferroviaria di Spi-limbergo" viene presentata il 28.03.1891. In questa nota, dopo aver ripercorso l'iter burocratico nel quale viene ribaditocome il Gigoletti abbia presentato spontaneamente la suaproposta, i Commissari, a seguito di sopralluogo effettuatoin data domenica 8 alla presenza degli ingegneri, considerano che entrambe le proposte prevedono una strada larga metri 10,50 e della lunghezza di circa metri 350 e sottolineanoda ultimo che;

"Dal fin qui detto i sottoscritti interpretando nel loro vero senso i giusti criteri direttivi tracciati dal Comunale Consiglio abase della scelta della linea stradale, devengono alle seguenticonsiderazioni:

La strada d'accesso alla Stazione ferroviaria giusta il secondostudio dell'ing. Bearzi, cioè quella che staccandosi sulla sinistradell'ingresso Nord della proprietà Asti, attraversa la proprietàMongiat e Ciriani, e tagliando l'orto di quest'ultimo mette sulla strada provinciale, avrebbe una cattiva esposizione, sarebbecertamente poco comoda e niente affatto estetica, ed importerebbe una spesa relativamente forte.La strada di cui lo studio dell'ing. Cigolotti presenterebbe perse stessa un'ottima esposizione, comodità ed estetica, la spesaperò riescirebbe gravosa troppo ed il suo andamento planimetrico male si allinearehbe coli'andamento della strada del Mu

nicipio, inconveniente anche questo che sotto un certo aspettodevesi tenere a calcolo.

Il primo studio dell'ing. Bearzi, cioè quel tracciato che dallafronte della chiesa dei Frati, passando per l'orto Fognici e pelfondo Asti e Spilimbergo Nob. Federico mette sulla strada provinciale, presenta una buona esposizione di levante ed un andamento regolare; soddisfa sufficientemente alle esigenze dell'estetica e del pubblico comodo, e riguardo alla spesa è il progetto meno dispendioso.L'ing. Bearzi per viste puramente economiche nel suo primostudio sviluppò il tracciato in modo da evitare la demolizionedi tutta la stalla Asti, limitandosi alla demolizione di una solaparte di detto fabbricato, ciò porta conseguentemente l'inconveniente che la nuova strada incontra quella del Municipio conuna sensibile inclinazione.

Dalle considerazioni sopra esposte i sottoscritti devengonoconcordemente alle seguenti conclusioni proposte:Il secondo progetto dell'ing. Bearzi e quello dell'ing. Cigolottinon sono assolutamente accettabili, il primo perché non corrisponde a nessuno dei criteri direttivi esposti dal Consiglio Comunale, il secondo perché importerebbe una spesa (...).Il primo progetto Bearzi soddisfa alle esigenze richieste in linea di pubblica comodità, brevità ed estetica compatibdmentead una ragionevole economia di spesa. Siccome però ancbequesto progetto presenterebbe qualche inconveniente, cosi isottoscritti propongono al Consiglio Comunale dt accettarlocon le varianti seguenti:Che per meglio allacciare la nuova via con quella detta delMunicipio venga spostato a ponente l'asse stradale abbattendola stalla Asti Che venga diminuita la smussatura del fondoSpilimbergo occupando interamente l'Orto Ciriani allo scopodiformare una piazzetta sul quadrivio, come proposto dal progettista nella sua relazione. Se in conseguenza di tali variantie più particolarmente della prima, verrà aumentata la spesa,questo maggiore dispendio sarà compensato dalla migliore riu

scita dell'opera. Con ciò viene esaurito l'incarico avuto".Dunque non solo non viene posto al progettista alcun limitepreciso spesa, ma viene addirittura per la prima volta proposto un maggiore dispendio per la migliore riuscita dell'opera,segno evidente dell'importanza dell'argomento. Per ima migliore comprensione delle problematiche e delle variantiproposte, appare opportuno verificare il tracciato della nuova strada e delle preesistenze rispettivamente sul tipo delBearzi del 1891 e sulla parte della mappa del catasto austriaco riguardante la stessa area.

11 11.05.1891 il Consiglio Comunale, pur bocciando le proposte degli ingegneri, delibera di accogliere quelle dellaCommissione, in sostanza quindi quelle del primo progettoBearzi, con le dovute correzioni. Nella Relazione al "Frogettodi apertura di una strada che da quella detta dei Frati nell'abitato di Spilimbergo mette alla Stazione Ferroviaria", datata06.11.1891, l'ingegner Giovanni Bearzi cita la lettera d'incarico ricevuta in proposito U 14.05.1891, quindi quattro giorni dopo il Consiglio Comunale e, dopo aver citato anche lenuove direttive della Commissione e le sue precedenti proposte, aggiunge e conclude:"Siccome poi l'incarico ricevuto dal Municipio contempla entrambi i due casi, e cioè

-1 ° di conoscere l'importo dei lavori con le varianti suggeritedalla Commissione,

-2° di conoscere la spesa del Frogetto senza quelle varianti, così la presente descrizione riguarda distintamente i due criteri

^ Con le varianti proposte dalla Commissione.Con le varianti proposte dalla Commissione il presente Frogetto trova il suo necessario svolgimento nelle pezze B usque L, leopere necessarie sono:1. La copertura della Roggia lungo la via detta dei Frati ab

battendo i due ponticelli, quello di fronte l'ex Convento equello detto di Fredi, per essere i medesimi troppo elevatidal piano stradale. Detta copertura sarà da eseguirsi convolto in mattoni e rinfianchi in sasso, sopra le vecchiefondazioni.

2. Taglio dell'Orto Fognici ed allargamento della sede stradale, con ricostruzione del muro di cinta verso la strada.

3. Demolizione del muro di cinta sul fondo fratelli Asti perla necessaria apertura della nuova via, ribassandone il piano del cortile per la quota corrispondente al profilo dellalivellazione.

4. Demolizione della stalla e stalletta fratelli Asti, situata sulmedesimo fondo, impiegando il materiale utile risultantedalla demolizione.

5. Esecuzione degli scavi ed imbonimenti necessari alla nuova carreggiata stradale secondo i profili e sezioni di cui iTipi allegati.

6. Tubulatura per la derivazione d'acqua estratta dalla Roggia che serve per gli usi delle colonie Zavagno e Spilimbergo Nob. Federico.

7. Demolizioni dei due pilastri del cancello Asti.8. Costruzione del muro di riparo verso il fondale della Rog

gia e di quello di parapetto in congiunzione a quello amonte del ponticello del Battiferro.

9. Copertura della Roggia dal ponticello medesimo fino all'abbeveratoio sulla strada provinciale previa demolizionedi parapetto a valle del ponticello stesso. Detta coperturasarà da eseguire con volto in mattoni, spalle e rinfianchiin muro in sasso, sopra fondazioni in betton di calceidraulica di Falazzolo.

10. Muretto di parapetto in mattoni con superiore copertinain pietra di Torreano, dell'A... Comunale.

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11. spianamento dell'orto Ciriani, a formazione di un piccolopiazzale.

12. Copertura del fosso scolatore sotto lo stesso orto, eseguitacome le precedenti.

13. Abbeveratoio inferiormente alla copertura della roggia,con rampa in ciottolato.

14. Piccolo ritiro in curva del fondo Spilimbergo Nob. Federico, smussando l'angolo nord-ovest.

15. Occupazione di parte del fondo Mann Pietro a formazione dell'accesso alla Stazione.

Le corrispondenti occupazioni dei fondi per i lavori descrittiformano oggetto della Stima Pezza H.

Senza le Varianti.

Senza le Varianti proposte dalla Commissione, e cioè portando il tracciato della nuova via verso levante in modo da evitare la demolizione della stalla Asti, occupando la sola stallettaed evitando ancora l'occupazione dell'orto Ciriani -il presente Progetto trova il suo svolgimento nelle pezze medesime,con le modificazioni specificate nella pezza".A conclusione della relazione vengono infine date alcunespiegazioni sulla lettura dei tipi allegati e sulle espropriazioni. Malgrado lo stillicidio delle varianti, si era comunquearrivati alla approvazione del progetto, ma non si era tenuto conto della molteplicità degli interessi che ruotavano attorno ad opere riguardanti una parte così importante delpaese e del gran numero di enti e ditte che venivano direttamente o indirettamente implicati.Le sole pratiche di esproprio si erano arenate ben presto inrapporto alle proprietà dei fratelli Asti (Domenico era ingegnere e Giuliano era avvocato), che fra tutte erano quelleche erano state interessate in misura maggiore dal progettoapprovato. Solo il 31.08.1897 si tiene 0 Consiglio Comunale nel quale viene deliberato di approvare la convenzionetra gli Asti ed il sindaco Fognici e si conviene che la cifradell'esproprio rimane ferma alle seimila lire concordateprecedentemente per la "espropriazione del terreno e l'atterramento della stalla e tettoja (...) e tutto il materiale risultante dalla demolizione (...) rimane di ragione degli espropriati (...) a loro cura e spese dovranno provvedere alla chiusura dei fondi ai lati della costruendo via mediante due muridi altezza non superiore a metri 2Una ulteriore Variante viene approvata nel Consiglio Comunale del 20.05.1898 e, a seguito di questa nuova modifica, viene incaricato l'ingegner Bearzi di progettare "la demolizione delle murarie e dell'ex convento, la costruzionedel nuovo muro e la livellazione della strada sia sull'orto del

l'ex convento che sulla proprietà Asti". Il costo previsto perle opere si limita a 400 lire, già concordato con il capoma-stro Raimondo GiacomeUo.

Un altro intoppo deriva dalla ruota antistante l'entrata dell'ex Convento di Sotto, la cui demohzione si rende necessaria per la copertura della parte di Roja non ancora intubatain quel tratto di strada, per cui deve intervenire il Prefettoda Udine, pur preoccupato che i lavori vengano portati atermine nei tempi previsti, decretando in data 02.02.1899che "si rende necessaria la soppressione della ruota idraulicaesistente su quel corso d'acqua di proprietà dei conjugi Grisucceduti at consorti Santorini, soppressione per la quale insorsero (...) questioni che non poterono essere definite

DECRETA

la proroga di un anno (...) per condurre a compimento leespropriazioni".Nella primavera del 1899 le sole opere eseguite erano quelle riguardanti l'apertura della nuova via sui fondi espropriati ai fratelli Asti ed ai proprietari dell'ex convento, di cui

precedentemente si è detto. La Giimta il 15.05.1899, perpoter continuare i lavori, propone al Consigho Comunaleil seguente oggetto: "Sul modo di proseguire i lavori per lanuova strada della Stazione". Nella sua esposizione il sindaco fa la cronistoria dei lavori e conclude.- "I lavori tuttorada eseguirsi (...) ammontano a lire 6.700 (...) Epperciò LaGiunta vi propone di deliberare la immediata esecuzione deilavori di completamento della strada mediante appalto aschede segrete e provvedendo con la spesa di lire 4.000 nell'esercizio corrente (...) e con lire 2.700 nell'esercizio 1900".Ma molti sono ancora gli intoppi derivanti dai moltepliciproblemi derivanti dalle svariate incerte applicazioni delprogetto che disperdono in rivoli strani ed imprevisti itempi dell'esecuzione dei lavori, in particolar modo a seguito di ulteriori varianti o a fatti non prevedibili.Un primo esempio è relativo alla decisione di prolungare ilponte a valle del Molino Ciriani: il sindaco Andervolti nedà notizia al Consorzio Foggiale, il 15.11.1899, chiedendodi "autorizzare la costruzione di tale manufatto e il conseguente lieve spostamento dell'alveo roggiale", contestualmente chiede di prosciugare la roggia nei giorni 22, 23 e 24per eseguire i lavori. La risposta del Presidente del Consorzio arriva quattro giorni dopo, favorevole, ma con accento preciso per le possibili implicazioni relative ad altriutenti, sottolineando che "datone opportuno avviso agli opi-ficianti della roggia di Spilimbergo, la ditta Mongiat dichiarava dt opporsi per 15 giorni, perché non tiene deposito di farine e conseguentemente ne risentirebbe un grave danno".Il giorno successivo U sindaco comunica all'ingegner Cigo-lotti la variazione del tracciato proposta dalla Giunta: "interesso in pari tempo la S. V. alla costruzione del canale discarico delle acque della via Stretta", aggiungendo inoltreche sarebbe opportuno far deviare la roggia lungo i fossilaterali alla strada di Barbeano.

Evidentemente queste opere devono essere state comunque realizzate se, in occasione dell'asciutta della roggia, avvenuta regolarmente pochi giorni dopo. Luigi Lanfrit, Antonio Fognici e Giobatta de Rosa scrivono al sindaco che"in seguito ai lavori ultimamente eseguiti dal Comune nelcanale roggiale (...) alli sottoscritti venne a mancare l'acqua

Tipo del Bearzi relativo al progetto di apertura di via Mazzini Si noti la parte della Kojc

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che alimenta le fontane di loro ragione e nelle rispettive proprietà, l'una nell'orto dell'ex convento dei frati, l'altra nelcortile di ragione Lanfrit in borgo Lucido".Tre giorno dopo il sindaco invita l'ingegner Cigolotti ad interessarsi onde poter ovviare al caso, sottolineando come"con la soppressione della ruota ex Santorini dicesi sia statodi parecchio abbassato il livello dell'acqua della roggia inmodo che la stessa non giunge ad alimentare la derivazionedi cui al bocchetto di fronte al Comizio Agrario". Siamo nelcaso diametralmente contrario a quanto era precedentemente accaduto, in quanto la ruota, in corrispondenza della quale veniva similarmente erogata anche l'acqua che alimentava il setificio dei Santorini, era stata oggetto di ripetute proteste in quanto sollevava troppo il livello dellaRoggia. La risposta del Cigolotti è corredata da una sezione quotata della roggia e della relativa derivazione che, come afferma l'ingegnere "varrà all'uopo più che qualsiasi dimostrazione": la quota 129.437 era il limite del pelo d'acqua rilevato il 12.09.1899 ("prima della soppressione dellaruota"), mentre la quota 129.130 era stato rilevato un mesedopo, quando la ruota era già stata asportata.Il sindaco, nello stesso giorno in cui riceve la relazione Cigolotti, invia una nota a Luigi Lanfrit sostenendo che "questa Amministrazione non ha a che vedere se l'acqua che alimenta le loro fontane venne a mancare. Il comune non feceche sopprimere la Ruota idraulica ex Santorini, concessioneprettamente precaria, e l'alveo roggiale a valle ed a montedella soppressa ruota fu rispettato sia nella platea che nellesponde".Resta da registrare un piccolo strascico polemico tra il Progettista ed il Direttore dei Lavori dell'opera: l'ingegnereBearzi aveva infatti scritto al sindaco il 15.11.1899 facendo

la cronistoria del progetto e delle varianti, sottolineando inparticolare come "in conseguenza dello spostamento ordinato, la copertura della Roggia, sotto il Molino Ciriani, ancheper conservare l'attuale lavatojo, venne portato verso il suoprolungamento aumentando di conseguenza la sua lunghezza. E qui è bene affermare che gli spostamenti deliberati dalComune hanno di necessità modificato sensibilmente lo

sbocco della strada in confronto con quello progettato da

me". Nel finale della nota viene palesato il motivo della lettera, in particolare viene affermato che "non farà meravigliase ho creduto mio obbligo il presentare queste spiegazioni alla S. V. trattandosi di salvaguardarmi dagli attacchi ingiustidi un'immonda stampa, e dalle imprudenti asserzioni dei soliti incompetenti".Tra le ragioni della nota esposta deve aver avuto una certaparte l'ingegner Nicolò Cigolotti, Direttore dei Lavori della nuova strada, il quale, con una lettera non autografa epertanto finalmente stilata in una grafia facilmente comprensibile, si era lagnato a proposito dell'inconsistenza delle carte d'appoggio, costituite da una unica "planimetria incarta lucida, di un'esattezza piuttosto discutibile, non accompagnata da profilo longitudinale di livellazione, non da profili a sezioni trasversali sia della carreggiata stradale che delCanale Roggiale che si doveva coprire con un manufatto, enon da una sola quota di livello... ". Giova dire, per una migliore comprensione dei fatti, che il progetto originario delBearzi era completo di ogni particolare e che solo la variante planimetrica era stata presentata nei modi citati dalCigolotti. Questi comunque fornisce successivamente tuttii disegni necessari, le opere vengono infatti regolarmentecollaudate dall'ingegner Damiano Roviglio il 12.02.1901.

In sostanza questi sono stati i lavori che hanno permesso diovviare al problema dell'apertura della nuova strada. Dopol'acquisizione del terreno a sud della chiesa dei Frati(1897) di proprietà Asti, e la demolizione la ruota di proprietà dei coniugi Ori, che permetteva la copertura dellaRoja, ancora a cielo aperto, viene resa quindi agibile quellaparte di strada che l'anno successivo, in data 15.10.1900,verrà dedicata a Giuseppe Mazzini e che, così completata,veniva a collegare direttamente piazza Garibaldi alla Stazione ferroviaria.

Sono molte le modificazioni che nel tempo sono state apportate a via Mazzini, non tutte condivisibih nella qualità enella quantità: possiamo commentarle solamente con laconsiderazione che nessuna strada del centro storico, nel

bene e nel male, può rappresentare in modo migliore lemutazioni di SpUimbergo degli ultimi due secoli.

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planimetria

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ord della terza cinta muraria (già ritombata), il Rojotto lungo la via del Molino, il ponte a fianco del Molino Pielli e del battiferro (28.03.1891, ASS. - Busta 824).

ILB^RBCMM

MOSAICOIMPORTANTE OPERA MUSIVA ESEGUITA A ROMA PRESSO LA DITTA DOMUS DEI E A SPILIMBERGO PRESSO IL LABORATORIO

"MOSAICO-PRO" DI SERGIO PASTORUTTI, PER LA BASILICA DI PANAMA CITY DEDICATA A DON GIOVANNI BOSCO

Mosaico a Panama

G 1 A N N COLLEDAN

Panama, Basilica Don Bosco. Ottobre 2001. Fase di applicazione del mosaicoraffigurante il Santo Padre. Sergio Pastorutti con l'aiutante Angel.

Nella primaveradel 1904 molti epe- ^ ^rai della nostra Pe-

ni di Clauzetto e di k''-Vito d'Asio, alle di-pendenze dell'im-presario Domenico flS^ Sm%Sr I/S'Iiidri, non^^partiro^ ^ ^ |

t:. 11, Panama, Basilica Don Bosco. Ottobrira apparsa a O raffigurante il Santo Padre. Ser^nzzonte come una

meteora una meta

altrettanto esotica e più ambita: la "Canal zone" diPanama dove, per iniziativa degli Stati Uniti, era cominciato lo scavo dell'imponente canale che avrebbecollegato finalmente l'Atlantico col Pacifico. Si realizzava così d grande sogno di Vasco Nunez de Balboache, nel 1513, aveva attraversato per la prima volta apiedi l'istmo per andare incontro all'altro mare.A Clauzetto era giunta notizia che la paga oraria fossemaggiore e soprattutto che si potevano fare orestraordinarie a volontà. Poveri e benedetti Friulani.

Nessuno però li aveva informati del caldo torrido edella devastante malaria.

Panama, già elevata a dignità di città da Carlo V nel1521 per l'importanza assunta come punto di sbarcodelle grandi ricchezze che affluivano dal regno Inca,cominciava ora a muovere passi decisivi per entrarenel novero dei più importanti snodi di traffico delmondo.

Premessa un po' lunga ma non inutile per dire che ilrapporto di lavoro tra Panama, l'Italia e il Friuli ècollaudato e apprezzato.Ne è segno tangibile di continuità anche il lavoro delle imprese edili e di terrazzo friulane che qui operarono prima e dopo l'ultimo conflitto mondiale. Percerto è finito il tempo in cui, a Panama come altrove.

g appresso una vec-

spago. Ora

^ emigrazione ma di

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-e j. ,. . j , musiva installataUUi. rase d! applicazione del mosaico ,,, ,Pastorutti con l'aiutante Angel. nell ottobre scorso

a Panama Citypresso la basilica

dedicata a don Giovanni Bosco.

Si tratta di un rivestimento di circa 180 mq eseguitoin parte a Roma presso la ditta Domus Dei e a Spi-limbergo presso il laboratorio Mosaicopro di SergioPastorutti.

Il tema dell'opera, spiega U concittadino maestro Rino Pastorutti, già direttore della nostra Scuola di Mosaico, consulente per l'esecuzione e l'applicazione delmanufatto, illustra il pontificato di Giovanni PaoloII, fatti della vita esemplare di Giovanni Bosco dall'infanzia alla maturità e, attraverso 42 ritratti, sceltitra i 189 testimoni della fede della famiglia salesianamondiale, i santi titolari e altri in attesa di esserlo.Il mosaico è stato eseguito con materiali naturali e artificiali come marmo, pasta di vetro e smalti. L'opera,voluta dalla Chiesa locale per ricordare il grandeGiubileo del 2000, è stata eseguita in sette mesi di lavoro e ora impreziosisce, all'interno e all'esterno, labasilica dedicata a Giovanni Bosco, proclamato santonel 1934 da Pio XI. Bosco è una figura di religiosoche a Panama, grazie all'impegno della congregazione salesiana e alla venerazione di tanti devoti, gode diun favore del tutto particolare.L'applicazione dei mosaici, durata una ventina digiorni a partire dal 6 ottobre, è stata direttamente cu-

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rata dagli esecutori Sergio Pasto-rutti, Marina Rossi e Maria Luisa

Mesiano, guidati dall'esperienzadel maestro Rino acquisita in dozzine di impegnativi lavori, non ultimo quello della decorazione della"Redemptoris Mater", la cappellaprivata di Sua Santità.Coordinatore del progetto è statoil sacerdote locale Francisco VaUe-

steros che ha sempre garantito lamassima collaborazione. Inaspettata, ma per questo ancora piùgradita è stata, durante la posa deimosaici, la visita del cardinale Costa Rodriguez, proveniente dall'Honduras, che si è trattenuto

amabilmente con gli esecutoricomplimentandosi per l'ottimo risultato conseguito.Con questa ulteriore opera la travagliata Chiesa Centro-Americana, pur tra immense difficoltà, rivela la sua vitalità straordinaria a

prò di una comunità bisognosaspesso del necessario ma il cuianelito alla pace e alla spiritualitàdivampa con la forza di una fiamma viva, alimentata dall'abnegazione dei religiosi, sacerdoti, missionari e suore che giorno dopogiorno, destreggiandosi tra l'arroganza di chi ha troppo e la rassegnazione di chi ha troppo poco,comprovano quanto qui la vita siavasta e complicata.I mosaici della basilica, splendidi eimparziali, lanciano a tutti dalle alte volte un messaggio di speranza.

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VITA DI COMUNITÀ'

TRAGUARDO STORICO PER L'EDICOLA SARCINELLI

Mezzo secolo dt stampaCLAUDIO RGMANZIN

Cinquant'an- |/ . . N. Aaiic

ni al servizio

dell'informa- COIzione: è la DELLdefinizione oiowiui,forse piùadatta perdescrivere —^l'operato di

C * 1 • oriswab di Vm»-una famiglia, ^quella deiSarcinelli,che gestiscel'edicola di

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marzo 1952, Li-quando Ma-ria Simonutti Un giornale/,intrapresequesta dura attività commercialeinsieme alla figlia Dolores, collaboratrice storica del negozio, eal marito Ilario che, pur impegnato diversamente, aiutava laconsorte nelle primissime oredel mattino.

Anni eroici, ricordati con emozione proprio dalla signora Dolores: "La piccola edicola avevaa quel tempo quotidiani e settimanali meno numerosi. Dava fi

ducia in momenti difficili, lasimpatia, direi l'affetto di tanticlienti che si potrebbero definireamici e maestri di vita e di com

mercio, specialmente per me,giovanissima.Ricordo i vicini di negozio, iMenini, i De Rosa, Santina delpane, Nicola del caffè Piccolo, ibarbieri Larise, i Del Fin, i Piel-11, Polentes, Ida fruttivendola...Da ognuno di essi ho imparatoqualcosa"."Guardare al 1952 - continua

Dolores - mi riporta a tempi ben

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I.* jrèrrhc in an Gi<tfnalHÌa di mode, li cai carattere {HÌn<cipaie è una tal eguale variala levità <Ìì argowntl e «ti mateile,a» pareva chr un aoaJUi criiù-a, io (atto dì fctdlo arti, firue wia■pfKie di dìvconlanza: un oxicctto grave, per tuudo d'oempio,a cmta <ii nn «^pij^amma.

X.' PCTchè vJ1(mmJo parlare di arti noa «I può Ix-ne addi^ta-ani tveiJ'i ma(«-rta, col aoio corredo di o^niuAni tetnóefae; ew-dioindo poi a liaon aeiuu e p<nr Ìiopre:Ki!oni ricevute, «^oavHme•civubr Itovi Itovi (gSsi^), iver non com-r pertoolo, ndcndo &rfona, «f iueiampare, e «li ralli^p'ar le Ivrigale dei ctnanteatatoirìe degli ioomientabili, dei ^uali wm Lmle e si hiasarre le spoeto,loe rrtliche «lei togli pn-kxiici poBou recare gran bene, oppuregran tnaic agli artkti: e »c tanta cautela vi vuole a de-Uarto , «etanta iiapim.iiità. w lauta vt^ua di cuguiaiunì. wglto é ( diiarvaio I BtHi parlai or.

mminile dell'800.

diversi daAsso XXXlV. 9o SsrrBauit iSJi.

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ITI E LETIXSE, ITlOCil Ql VÌ"iiK,tiiivtniitcrouTicni,ee. VCfC clÌ Icg"au òou«,du piatàdttt ou di CO"

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modo pos-ninile dell'800. sibile. Per

la piccolaedicola, solo qualche mensUe unpo' più patinato e un bel mazzodi fiori! Ricordo un anno in cuidette scandalo il mensile cheaveva una copertina, per queitempi, un po' osé. Oggi, ripensandoci, sorrido guardando lecopertine di tutti i giornali".Dolores rimase fino al '60. Poivennero nuove persone e nuovitempi, ma la conduzione è continuata con la barra a dritta. Oggi, a condurla nel segno dellacontinuità, sono la signora IrmaOngaro e il marito Angelo Sarcinelli. Marito e moglie hannodedicato una vita intera al servizio dell'informazione e dellagente, con serietà, disponibilitàe quotidiano impegno. Accantoa loro, dietro il bancone, lecommesse ormai istituzionaliGraziella e Giuliana e, quandoserve, pure i figli.Per usare le parole di Dolores,"la piccola piantina del '52 è diventata un bell'albero".

Kino e Sergio Pastoruttiospiti della tribù dei Cuna.

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RACCONTO

Un piccolo lume

D I L U C COSTANT I N

C'era un giorno di primavera - quando le magnolie lungo i viali cittadini davano il meglio di sé trasformandosiin nuvole di stelle odorose, e le forsizie coloravanod'un giallo vistoso gli angoli dei giardini - c'era un giorno, quel giorno, puntualmente ogni anno, in cui lui sinegava. Introvabile. Quel "Ho delle faccende da sbrigare fuori città" divenne col passare del tempo "Faccioun salto al paese dei miei". Lei non gliene chiese mairagione, rispettando i suoi spazi di libertà, così comechiedeva che lui rispettasse i propri. Peraltro lei sapevache al paese dei suoi non c'era più alcun parente in vita, né altre persone con cui Angelo avesse mantenutoun qualsiasi legame. Tutti i parenti da parte materna epaterna stavano da tempo nel piccolo camposanto a ridosso della pieve, alta sul coUe. Di suo padre Angelonon le aveva mai parlato. Era stato sempre piuttosto riservato nel dirle di sua madre; quando l'aveva fatto, iricordi, i riferimenti, tratteggiavano il profilo d'unadonna molto dolce, tenera, il cui sorriso cedeva spessoal canto. Tante e tante volte Silvia s'era detta che le sa

rebbe piaciuto conoscerla. Purtroppo, quando incontrò Angelo, sua madre se n'era andata da poco. Rispettosa dei suoi sentimenti, non aveva mai insistito per recarsi insieme a lui sulla tomba di famiglia. Era quelloun "pellegrinaggio" dell'anima, tutto suo, un percorrere il tempo a ritroso che, lei lo capiva, Angelo amavacompiere in solitudine.Quell'anno la primavera, dopo sparute, timide avvisaglie, s'era annunciata aUa grande. Il giardino, reso spoglio da una gelata tardiva, necessitava di nuove piante.Lei le voleva odorose, fiorite. Si recarono insieme al vivaio, un'esplosione di colori in una gradazione quasiimpensabile. Lei a quella vista s'era fatta ilare e si muoveva da una serra all'altra lanciando gridolini di stupore, affascinata da quel rigoglio anticipatore di vita. Silasciò incantare da alcune piante di gelsomini che mostravano le prime candide capocchie odorose. Ne scelse alcune, le più vigorose, desiderosa di coprire quell'orrido muro grigiastro che separava il suo giardino daquello della casa contigua. Mentre Silvia sceglieva lepiante, ad Angelo sembrò che le sue mani minute intrattenessero dei silenziosi dialoghi con le foglie, con igermogli, quasi volesse chiedere loro "Non mi deluderete, vero?". Nel fare ciò Silvia sembrava entrare inun'altra dimensione, quasi le piante fossero delle creature in grado di sentirla e desiderose di vita. Come lei.Perché Silvia era fatta così: amava la vita sotto qualsiasi

forma le si manifestasse. Per lei, dialogare con un piccolo volatile ferito, con un animale domestico o conuna pianta, dal crocus precoce alla betulla docile alvento di primavera, era una cosa che la trasformava, accentuando quell'aspetto etereo che caratterizzava la suapersonalità.Quando stivarono le piante nell'ampio bagagliaio dell'auto lui realizzò che quell'anno il giardino di Silvia sarebbe profondamente cambiato. Quanto alla giustacollocazione del pirus, delle impatiens, della forsizia,delle canne di bambù, delle violacciocche, della clematide e dei bulbi dei giacinti, oltre che, ben s'intende,dei gelsomini. Angelo capiva che Silvia avrebbe saputotrovare per ciascuna pianta i luoghi più adatti, vuoi perla posizione al sole o a mezz'ombra, vuoi soprattuttoper l'effetto che il giardino avrebbe assunto con il variare delle stagioni e che lui - uomo da tavohno adusoad altre incombenze - non sarebbe stato nemmeno in

grado di immaginare.Quel giorno di primavera, dopo un lungo periodo dipioggia insistente, si annunciò con un sole sfolgorante.Sembrava che la corona di monti al l'orizzonte non fos

se mai stata così nitida come quel mattino. Pareva quasi la si potesse toccare.Contrariamente a quanto era solito fare. Angelo non letelefonò dal laboratorio per annunciarle che a mezzamattina se ne sarebbe andato a fare un salto al paesedei suoi. Semplicemente si presentò sotto casa e, conaltrettanta semplicità, le chiese se le avrebbe fatto piacere accompagnarlo. Era la prima volta. Silvia sentì dilatarsi dentro qualcosa e fu tale la gioia sottile cheprovò di fronte a quell'invito - improvviso eppure inqualche modo atteso - che sul momento non riuscì abalbettare altro che delle parole assai confuse relativeal fatto ch'era ancora in abbigliamento da casa, ma chesarebbe stata pronta in pochi minuti. Così fu. Scesa, glipropose di usare la propria automobile. Ad Angelol'offerta non parve vera, dato che tra le tante incombenze quotidiane che la vita gli poneva davanti, se c'erauna alla quale avrebbe volentieri rinunciato, era proprio quella di guidare. Gli piaceva farsi trasportare. Leilo sapeva e quando se ne presentava l'occasione lo assecondava, facilitata dal fatto che per lei invece la guida -era un'autista disinvolta e nel contempo prudente - leera congeniale.La strada, lasciata la città, cominciò a snodarsi traquinte di gelsi capitozzati, tra filari di pioppi che co-

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mindavano a solleticare il cielo con esili embrioni difoglie, tra siepi di cotoneastro, di carpino e macchie digiunchi e noccioli. Isolata, qualche superstite querciaancora spoglia. I campi sembravano pennellati d'unverde intenso, qua e là cangiante sotto i riflessi d'unsole quasi estivo.Il piccolo camposanto se ne stava quieto e appartatopoco fuori il paese, dominandone i tetti, i cipressi antichi come solide austere sentinelle.

Angelo, varcata la soglia del cimitero si segnò e da quelmomento divenne assolutamente silenzioso. Lei ri

spettò quel suo richiudersi in se stesso, comprendendoche era il momento dell'appuntamento annuale con isuoi e le parole divenivano superflue.Silvia s'era fatta l'idea, chissà perché, che la tomba difamiglia di Angelo fosse una costruzione monumentale, magari im po' barocca; rimase sorpresa trovandosidi fronte, poggiata sul terreno, una semplice, chiarapietra d'Istria, smussata grossolanamente, circondatada un folto tappeto d'erba tenuto all'inglese. Scolpitosulla pietra soltanto un cognome.Angelo, constatato che la pietra tombale necessitava diun po' di pulizia - foglie appassite erano sparse im po'ovunque - andò alla ricerca d'una scopa. Tornato di lìa poco non trovò Silvia accanto alla tomba. Eccolaperò venire verso di lui reggendo a fatica un vaso conuna delicata composizione floreale. Lo sguardo di Angelo si fece interrogativo, mentre protendeva le bracciaper aiutarla. Lei, sentendosi interpellata, "Sì - disse -provengono dal vivaio. Le ho scelte l'altro ieri questepiante, quando ci sono stata con te. Confuse con le altre che hanno riempito il baule dell'auto non le haicerto notate. In cuor mio, Silvio, pensavo che non fossero destinate al mio giardino. Le ho riunite in un unico vaso: mi piaceva il contrasto delicato dei colori delle foglie. E ho atteso. Sicura che qua, finalmente, miavresti portata". Lui tacque. Non sollevò lo sguardo aincontrare U suo. Sentiva gli occhi farsi umidi e un nodo alla gola. L'aiutò a disporre il vaso. Entrambi arretrarono di qualche passo per cogliere l'effetto d'insieme. Sostarono. Silenziosi. Poi lei, con atteggiamento dinoncuranza frugò nella borsa e ne trasse un piccolo lume inserito nella sua custodia di latta che subito accese

ponendolo con grazia alla base della pietra bianca.Lui, colpito da quel gesto inatteso, non riuscì a trovareparole. Continuava a osservarla, muto, lo sguardo carico di affetto. Fu lei a trovare parole per entrambi."Sai, Angelo, questo picco lo lume l'ho acceso in casa,un attimo prima di uscirne con te, poi l'ho spento soltanto per il tempo necessario a compiere il viaggio finqua. Ora che l'ho riacceso accanto alla tomba dei tuoi,credo che ci sia un filo che lega la mia casa a questapietra bianca". Non disse di più. Gli rimase accanto,silenziosa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, inquell'atteggiamento che lui ben conosceva e che stavaa indicare che Silvia, in quel momento, si sentiva in armonia.

"S'è fatto tardi. Andiamo". Angelo pronunciò quelleparole con im fd di voce. "Grazie, Silvia" aggiunse.Appena varcata la soglia del camposanto le cinse la vita con un braccio, delicatamente. Lei reclinò il caposulla sua spalla.La fiammella del piccolo lume, alla base della pietrabianca, continuava, tremula, a danzare col vento...

di donolo lino

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ASSOCIAZIONIQUESTA È UNA SINTESI DELLA RICERCA REALIZZATA DALL'AUTRICE SULLA BASE DEI DOCUMENTI CUSTODITI DALLA SOMSI

DI LESTANS E PUBBLICATA IN OCCASIONE DEL 110 ANNIVERSARIO DELLA STESSA SOCIETÀ

Somst: una vecchia signoradina anni

LARA

L'8 dicembre 2001, la SocietàOperaia di Mutuo Soccorso"Eco del lavoro" di Lestans ha

ufficialmente compiuto 110 anni.L'occasione ci sembra quindiideale per commemorare un tra-guardo importante e fare il pun-to sul ruolo che questo sodalizioebbe nel corso degli anni nellavita degli abitanti di Lestans eche continua ad avere, essendotuttora sempre molto vivace e di-

Mentre in Francia e in Inghilter-ra le associazioni di mutua assi- r 2-^stenza appaiono alla fine del Set- ÀijWp^tecento, in contemporanea conl'inizio della Rivoluzione Indù-

striale, per fronteggiare con lacooperazione e il mutuo soccor-so le carenze della legislazionenel settore dell'assistenza e della

previdenza sociale degli operai,in Italia le prime Società Operaiecominciano a svilupparsi soltanto nella seconda metàdell'Ottocento in Lombardia, Piemonte e Toscana.In Friuli, bisognerà aspettare addirittura il periodo successivo all'annessione al Regno d'Italia, per vedere nascere i primi sodalizi, sotto l'impulso della classe dirigenteliberale e soprattutto grazie all'iniziativa di alcune personalità di spicco: dopo la Somsi di Udine nel mese di settembre 1866, nascono, nel mese di dicembre dello stessoanno, quelle di Pordenone e di San Vito al Tagliamento.La Società Operaia di Spilimbergo vede il giorno il 1 novembre 1867.

Nello Spilimberghese, gli ideatori del movimento mutualistico furono, sul finire del secolo, imprenditori del calibro del Conte Ceconi di Pielungo, che una volta rientratinei loro paesi d'origine, impiegarono parte della fortunarealizzata all'estero per migliorare la vita dei loro compaesani costruendo scuole, strade, latterie... e applicando a livello locale i modelli di organizzazione sociale incontrati nel nord deU'Luropa. L' così che nel 1892 nascela Somsi di Castelnovo, nel 1894 nascono quelle di Vitod'Asio e Toppo, nel 1896 è il turno di quella di Pinzano,nel 1897 viene creata la Somsi di Tramonti di Sopra, nel

1898 quella di Solimbergo, nel1899 quelle di Travesio e Campo-ne e nel 1902 quelle di Meduno e

Anche a Lestans, il principalepromotore della fondazione dellaSocietà Operaia fu un grande im-

■lljiiÉljH prenditore del luogo: il Commen-datore Giovanni Ciani. Nato nel1847, da un'umile famiglia, il gio-vane Ciani impara ben presto consuo padre Leonardo, i primi rudi-menti del mestiere di scalpellino,allenandosi con la pietra dura ricavata dalla "cava da la mont" sulcoUe di San Zenone e successivamente frequentando la scuola serale di disegno di Spilimbergo.Negli anni '60, partecipa tra l'altro ai lavori di costruzione delTeatro dell'Opera di Vienna e allacostruzione della cappella dellaMadonna del Rosario di Spilimbergo. All'inizio degli anni '70,

dopo essersi perfezionato a Roma nell'arte dello scultoree decoratore di marmo, fa ritorno a Vienna dove le suealte capacità gli procurano ben presto una grande fama eil titolo di Regio maestro-scalpellino di Corte. Nel 1875,si reca a Praga per eseguire lavori decorativi di sculturapresso il Teatro Nazionale Boemo e vi si installa, fondando nel 1876 la ditta di marmi italiani Marmar und graniiindustrie. Gli onori e la ricchezza non gli fanno tuttaviadimenticare le umili condizioni di vita dei suoi compaesani - sia quelli che lo hanno seguito in Boemia per iquali fonda l'Associazione Italiana di Soccorso - sia quelli rimasti in paese e per i quali fonda la Latteria Sociale,contribuisce economicamente alla costruzione dell'AsiloInfantile e favorisce l'istruzione elementare istituendo laclasse di quarta elementare. L'8 dicembre 1891, Giovanni Ciani diventa il primo Presidente della neonata Società Operaia di Mutuo Soccorso "Leo del Lavoro" diLestans. Rimarrà in carica ininterrottamente fino al 1913per poi riprendere la sua funzione di presidente nel periodo 1922/1923. Il ruolo del Ciani fu fondamentale nella storia della Somsi di Lestans: nel 1909 avendo decisodi dotare il sodahzio di una sede degna di questo nome.

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cedette per metà del suo valore l'edificio chiamato CasaVignala che si trovava tra l'Osteria Alla Stella d'Italia el'Osteria Al Poligono e di cui era il proprietario. Volleinoltre curare personalmente i lavori di ristrutturazionedell'edificio che viene tuttora utilizzato come sede sociale. Nel mese di gennaio del 1926, il Commendatore cedette alla Società Operaia un terreno di 4475 metri, situato ad ovest della sua dimora, e la somma di 50.000 lire affinché si potesse procedere alla costruzione dell'Asilo Infantile che venne rapidamente edificato e aperto, il28 ottobre 1927, ai bambini di Lestans, Valeriano, Vacilee Castebovo. L'Asilo fu utilizzato a fini didattici minter-rottamente fino al 1976; i danni causati dal terremoto re

sero necessaria la costruzione di un edificio più modernoe più funzionale. Ma grazie ai lavori di ristrutturazione ealla volontà dei soci di preservare l'edificio che comprende anche il Monumento ai Caduti, l'ex asilo è ritornato aisuoi antichi splendori e viene oggi utilizzato come sedeculturale e ricreativa della Società Operaia.Giovanni Ciani trasmise anche al resto della sua famiglial'amore per il suo paese e l'attaccamento al sodalizio.Suo nipote Edoardo, che gli succedette alla testa dellaMarmar und Granit Industrie, seguì la sua tradizione filantropica contribuendo nel 1928, con l'ausilio di un cospicuo contributo alla Società Operaia, alla creazionedella locale Scuola di Disegno. Quest'istituzione, fondatasul modello della Scuola Professionale di Disegno diTauriano, ebbe un ruolo molto importante nella vita della piccola comunità poiché contribuì alla formazione culturale e professionale di decine di ragazzi che ebbero mseguito modo di affermarsi come abili artigiani e imprenditori sia m Italia che all'estero. La Scuola fu attiva finoall'inizio degli anni '50 e impartiva lezioni di italiano,matematica, disegno professionale e geometria. Anche lafiglia di Edoardo Ciani, la signorina Geltrude, fu moltosensibile alle vicende della Somsi di cui entrò a fare partecome socia effettiva negli anni '70 - periodo in cui ledonne erano poco rappresentate all'mterno del sodalizio- e alla quale lasciò dopo la sua morte un terreno di suaproprietà. E' da notare che questo gesto contribuì alla rinascita della Società Operaia di Lestans che aveva praticamente cessato ogni attività dopo il terremoto: nel1988, per poter accettare la donazione, il sodalizio dovette ricostituirsi eleggendo le nuove cariche sociali e riprendendo l'attività di ordinaria amministrazione poichécome fece notare Giacomo Bortuzzo, allora sindaco diSequals e attuale presidente della Somsi, "la ripresa dell'attività del sodalizio a favore della collettività era il modomigliore per onorare il gesto generoso" della SignorinaCiani.

"E' istituita in Lestans una Società di Mutuo Soccorso fra ilavoranti dei paesi limitrofi collo scopo di sussidiarli in caso di malattia". Così recita l'articolo 1 dello Statuto della

Società di Mutuo Soccorso "Eco del Lavoro" di Lestansapprovato dall'Assemblea Generale nella sua sedutadell'8 dicembre 1891. In un epoca in cui non esisteva ancora un'adeguata legislazione nel campo della previdenza e dell'assistenza sociale, le Società di Mutuo Soccorsopermettevano di garantire agli operai e alle loro famiglieun introito giornaliero che di solito veniva completamente a mancare in caso di malattia o mfortunio sul lavoro. 11versamento sistematico della quota sociale dava diritto alsussidio anche agli operai emigrati all'estero che doveva

no fare recapitare al Segretario della Somsi un certificatodi malattia vistato dalle autorità locah. La Società Operaia era particolarmente attenta e severa e per evitareogni abuso procedeva a regolari controlli per accertarsidella veridicità della malattia. 1 soci dovevano avere mol-tre una condotta esemplare e chiunque fosse stato sorpreso m stato di ubriachezza, avesse subito una condanna per furto o per falso, avesse attentato ai costumi o simulato una malattia per percepire l'indennità o ancoraimpugnato le armi contro la patria, veniva immediatamente espulso.Con il versamento regolare delle quote sociali e con legenerose offerte che ricevette da parte di soci benefattori, la Somsi di Lestans ebbe modo di aiutare anche i sociche per vecchiaia non potevano più lavorare e rischiavano, m assenza di un valido sistema pensionistico, di rappresentare un'ulteriore peso per le loro famiglie o, peggio ancora, se vivevano da soli, di versare m gravi condizioni di povertà: ogni socio di più di 70 anni che avessepagato inmterrottamente la propria quota sociale per 25anni e su presentazione di un certificato medico avevadiritto a un sussidio giornaliero il cui ammontare venivafissato dai soci riuniti in Assemblea secondo le condizioni economiche della Società.

La Società Operaia di Lestans, come tante sue consorelle, fu all'avanguardia anche nel campo dell'attività creditizia poiché accordava ai soci che ne facevano richiestadei prestiti ad mteressi molto vantaggiosi. 1 prmcipali beneficiari di questi prestiti erano solitamente dei piccoliproprietari agricoH che, non essendo riusciti a risparmiare durante l'anno, vi facevano ricorso in caso di cattivaannata o malattia, o degli operai che, dovendo emigrareall'estero per lavoro, chiedevano un aiuto per affrontarele spese di viaggio senza dover in questo modo rivolgersiai Monti di Pietà o, peggio ancora, agli usurai.In momenti particolari della Storia, la Somsi assunse msenno alla comunità un'importanza maggiore diventandoun punto di riferimento fondamentale per la popolazione. Fu il caso m particolare nel 1914, quando lo scoppiodelle prima guerra mondiale provocò il rientro anticipatodall'estero di ben 400 uomini di Lestans e Vacile che siritrovarono senza lavoro e possibilità di guadagno. LaSocietà Operaia si prodigò per risolvere, al meno temporaneamente, la situazione chiedendo al Sindaco di Sequals, all'Onorevole Marco Ciriani e quindi - non avendo ricevuto nessuna risposta in merito - al Mmistro deiLavori Pubblici di accelerare l'bizio dei lavori di costru

zione del Ponte sul Cosa, tra Lestans e Ampiano, al fmedi permettere a chi fosse rimasto senza lavoro di guadagnare un po' di soldi nell'attesa di poter ripartire. Dopoqualche schermaglia con il Comune di Sequals, i lavorivennero effettivamente portati a termine nel 1915. Inquel periodo, la Somsi riuscì anche a dare lavoro ai suoisoci ordmando e fmanziando varie opere di ristrutturazione e manutenzione delle strade o di demolizione dimuri fatiscenti e chiedendo, nella misura del possibile, aisoci più abbienti di aiutare quelli più indigenti con l'ausilio di lavoretti edili e agricoli.Negli anni '20, la Società Operaia si prefisse di trasmettere alle generazioni future il ricordo di tutti quelli chemorirono per assicurare libertà e indipendenza alla nazione e, con l'aiuto di tutti i suoi soci, eresse il Monumento ai Caduti di Lestans (attiguo all'Asilo Infantile)sul quale vennero riportati non soltanto i nomi di tutti

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quelli che perirono durante la Grande Guerra ma anchedi coloro che scomparvero durante la campagna di Albania e durante il secondo conflitto mondiale. L'annessacappella viene tuttora utilizzata per la funzione sacra pomeridiana del giovedì mentre l'insieme della strutturaviene gelosamente custodito dalla Società Operaia i cuisoci assicurano volontariamente la manutenzione.I soci della Somsi di Lestans sono sempre stati particolarmente attaccati e attenti alle sorti del loro sodalizio.Le assemblee annuali che di solito si tenevano nel mesedi dicembre - per permettere agli uomini che lavoranoall'estero durante la buona stagione di parteciparvi - erano sempre gremite. La presentazione dei rendiconti annuali era seguita con grande interesse e i soci manifestavano apertamente la loro soddisfazione o il loro disappunto a secondo dell'andamento dei bilanci, non esitando a autotassarsi in caso di disavanzo e a rinunciare all'organizzazione della festa sociale - una delle poche occasioni di riunione e divertimento - pur di non dover incorrere in fastidiose mancanze di liquidità. La festa sociale era solitamente organizzata durante U mese di gennaio. Il rito della manifestazione - consolidatosi nel tempo - prevedeva la messa sociale seguita dalla riunione deisoci davanti alla sede della Somsi per dare inizio alla sfilata lungo le vie del paese, quindi il banchetto e per finire il ballo sociale con ingresso a pagamento.La sfilata rendeva partecipe tutta la popolazione che poteva ammirare il corteo preceduto dall'alfiere, dal vessilloe dalla banda locale. Spesso la sfilata si prolungava anchenei paesi vicini dove coinvolgeva le locali Società Operaie venute ad accogliere in gran pompa la loro consorella: nel 1907 l'intera Società si recò a Sequals, nel 1908 aValeriano e nel 1913 a Vacile. Nel 1909, dopo molte discussioni, si decise di sfilare a Travesio anziché a Spilim-bergo perché "colà [a SpOimbergo] sono avvocati gentedota, e quindi noi faresimo meschina figura".Questa scelta rivela come all'inizio del Novecento gliabitanti di Lestans, umili operai e contadini, fossero a disaggio con la gente "colta e benestante" di una piccolacittadina come Spilimbergo. Oggi quest'imbarazzo fasorridere ma in realtà esso rivela la grande umiltà di questa gente semplice ma fiera che non osava sfilare a Spilimbergo e tuttavia non esitava a partire per le grandi capitali del nord dell'Europa pur di mantenere dignitosamente le loro famiglie.

Con il passare del tempo e i progressi in campo sociale,la funzione principale delle società operaie - che eraquello del mutuo soccorso - venne meno e molte di loroscomparvero. Nel 1974 la Somsi di Lestans comprendeva appena una settantina di soci laddove era riuscita a

contarne ben 230 nel 1908. Con il terremoto e successivamente durante il periodo della ricostruzione, essa cessò completamente ogni tipo d'attività. Soltanto nel 1988,grazie alla donazione fatta da Geltrude Ciani, veneroelette le nuove cariche sociali e il Consiglio Direttivo riprese l'attività di ordinaria amministrazione volta essenzialmente alla salvaguardia del patrimonio finanziario eimmobiliare del sodalizio.

Nel 1998, lo Statuto della Somsi venne modificato al finedi adeguarlo alle nuove funzioni delle Società Operaie eal decreto di legge 460 del 4 dicembre 1997 sulle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. La Somsi capìche per continuare ad avere un ruolo attivo nella comu

nità, avrebbe dovuto seguire la strada dell'assistenza civile e sociale tramite il volontariato dei suoi soci. L'articolo2) venne quindi integrato in questo senso: "La societàoperaia esercita inoltre la sua attività di volontariato per laconservazione e valorizzazione dei beni culturali del paese,per la tutela, ti risanamento e la valorizzazione dell'ambiente e nel settore dei diritti civili a favore della Comunità di Lestans. La Società operaia di Mutuo Soccorso eIstruzione di Lestans è un'organizzazione non lucrativa diutilità sociale che esercita la sua attività avvalendosi delvolontariato dei propri associati. E' un'organizzazione apolitica e senza fini di lucro. "Dal 1999, la Somsi di Lestans può accedere a contributipubblici, stipulare convenzioni con Enti Pubblici e beneficiare di agevolazioni fiscali essendo iscritta nel RegistroRegionale deUe organizzazioni di volontariato nei settoridel sociale, della cultura e dell'ambiente e nell'Albo delleAssociazioni e Organizzazioni di Volontariato della Provincia di Pordenone nei settori del sociale, della cultura,dell'ambiente, dei diritti civili e delle attività innovative.Lo stesso anno, il nostro sodalizio e alcune altre consorelle suggerirono in sede Regionale la legge n. 21 del 12luglio 1999 che permette alle Somsi di beneficiare dicontributi per provvedere alla conservazione e al restauro del materiale storico in loro possesso, all'approfondimento della conoscenza della loro storia, all'attuazionedi opere di ammodernamento delle loro sedi e soprattutto allo sviluppo del concetto di mutualità in funzionedelle nuove leggi relative alla previdenza integrativa come la legge n° 317 del 7 dicembre 1993, art.lO che disciplina "i fondi sanitari integrativi" e stipula che questifondi possono essere gestiti dalle Società di Mutuo Soccorso: centocinquanta anni dopo dalla creazione delleprime Società Operaie italiane, e dopo un periodo dieclissi, il movimento mutualistico torna quindi con prepotenza alla ribalta e s'impone come una soluzione alternativa al problema pensionistico che tanto ci preoccupa.

Da alcuni anni la Società Operaia di Lestans ha ripresoun'intensa attività occupandosi, grazie all'azione volontaria dei suoi soci, del recupero dei suoi beni immobiliari(ristrutturando, ammodernando e portando a norma disicurezza la sede sociale di Vicolo Latteria e l'ex asilo infantile), del recupero dei beni culturali del paese (comela conservazione e manutenzione della chiesetta di SanZenone e del monumento ai caduti), del restauro deglioggetti e attrezzi della civiltà contadina, del sostegno eaiuto alle persone anziane e in difficoltà, dell'integrazione degli immigrati, dell'inserimento dei giovani nella comunità venendo in aiuto alle altre associazioni sportive ericreative locali. La Somsi si occupa inoltre della tuteladei diritti civili e dei problemi di attualità, come il lavoroe l'imprenditoria, organizzando delle conferenze a temae tenendo a disposizione dei suoi soci una copia del Codice Civile e una copia del piano regolatore comunaleper permetterne la consultazione a tutti coloro che ne

avessero bisogno al fine di tutelarli qualora fossero statilesi da soggetti privati o pubblici. Infine sono state recentemente ripristinate sia la festa che la gita sociale i cuienormi successi di pubblico, non soltanto confermano larinnovata vivacità del sodalizio, ma rivelano anche unanuova positiva tendenza che sembra voler dimostrareuna maggior partecipazione degli abitanti alla vita dellaloro comunità.

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LA LEGGENDA

UNA TARGA SULLA FACCIATA DI PALAZZO STELLA RICORDA IL PASSAGGIO DEL GENERALE FRANCESE

il figlio di PoleonCESARE SERAF I NO

Attomiat^ 'alcuni fedeli

generali, studiava su una grande mappa le strategieda mettere in atto nella battaglia del giorno suc-

Gradtsca di Spilimbergo. Piazza Gorizia in una vecchia immagine.

Ad un tratto uscì dalla tenda, ordinò di sellare il suobianco destriero e, imprecando in francese, si allontanò. Due generali e un trombettiere lo seguivano abreve distanza.

Bonaparte era incollerito e desiderava trovare unabella donna che gli massaggiasse le stanche caviglie.Alcune case bruciavano vicino al guado del fiume Ta-ghamento.Forse era il paese di Bonzicco. Il fiume era minaccioso per la gran quantità d'acqua che scorreva nel suoletto. Bonaparte determinato ad attraversare il fiumein piena, convinse per cinque marenghi d'oro un prestante giovane a trasportarlo sull'altra sponda assiemeal suo nero cane Athos. Così avvenne.

Da lontano i due generali e il trombettiere guardavano impalliditi la scena dell'attraversamento del fiume.Per raggiungerlo al più presto, cercarono il ponte dibarche che si trovava a monte. Il ponte era presidiatoda alcuni sbandati, ma dopo una breve scaramuccia itre giunsero nella piazza di Gradisca e pazientementeattesero il loro comandante.

■■■■■■WAa- . . • ■ pg Nel frattempoNapoleone

j-ggg g senza

• f ^ I immaginare

irizia in una vecchia immagine. buon vino,del salame e

del pane bianco appena sfornato da sua moglie.I due popolani non capivano molto la lingua parlatada Napoleone, ma Leo riuscì a cogliere che il "GranSoldato" cercava una donna con la quale trascorrerela notte. Allora si ricordò e gli disse: "In una casa aSpilimbergo abita una donna, già da dieci anni vedova, che per dieci soldi d'argento ti ospiterà tutta lanotte e forse anche domani."Napoleone, ricongiuntosi con il suo piccolo drappello, si mise in cammino e giunto a Spilimbergo sifermò davanti all'entrata del palazzo Stella, dove entrò frettolosamente.Ne riuscì l'indomani mattina, quando dalla vicina torre dell'orologio scoccavano otto rintocchi, e rientrò alsuo accampamento di Sedeghano.Nessuno raccontò mai che cosa accadde quella notte;ma dopo nove mesi nacque un bambino maschio cuifu assegnato il nome di Gusto; ma tutto 0 paese lochiamava "il fì biel di Poleon".Sulla facciata del palazzo Stella, in corso Roma, ancoroggi è affissa una targa di pietra a perenne ricordodella breve, gradita visita di "Poleon" a Spilimbergo."Questa casa ospitò Napoleone Bonaparte il 7 ottobre 1979".

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COSTUME - MOSTREMONGOLIA: DALLA TERRA DI GENGHIS KHAN. UN'ECCEZIONALE ESPOSIZIONE A PASIAN DI PRATO

SULL'ABBIGLIAMENTO TRADIZIONALE DEI...

Cavaltert delle steppeFAB I ANA GORASS

Per la prima volta in Italia e tn Friuli-Venezia Giulia sono stati rappresentati, questa primavera, presso l'Auditorium del comune di Pasian di Prato, alcuni dei più significativi abiti delle etnie di Mongolia, oggi conservati pressoil Museo Nazionale di Storia Mongola di Ulaan Baatar.

La terra che chiamiamo Friuli fu

sempre attraversata, nell'antichità, Ada orde di popoli diretti verso Occi-dente alla ricerca di fertili terre daconquistare. Celti, Avari, Hun-Unni, Bl'Longobardi arrivarono da est con-trastati dai Romani a loro volta tesi |ad allargare il proprio impero. Cadu- Hf 1ta la supremazia del potere romano UMifu la volta dei Longobardi che scon-fitti lasciarono il posto ai Franchi diCarlo Magno. Alla fine del Sacro Ro- raBtomano Impero, verso l'ultimo quartodel primo millennio dell'era cristianail Friuli divenne una landa senza di-

fese attraversata dalle continue scor-

rerie e devastazioni degli Hun-gari,popolazione feroce proveniente dalle , ,steppe asiatiche mongoliche. r^. , . .„ . . . _ . ,,, Stivali ricamati conResisi stanziah m Pannonia (1 attuale p^r muoversi meglnUngheria) tale popolazione vennegradualmente convertita al cristianesimo dai missionari delPatriarca di Aquileia, la cui chiesa diventava sempre più importante assumendo attorno al XI secolo, grazie alle donazioni di re ed imperatori, solido carattere temporale. L'investitura da parte di Enrico IV a Duca del Patriarca Sigeardo il 3aprile 1077 trasferì di fatto ogni diritto e privilegio regale educale alla sede aquileiese, costituendo la nascita della Patriadel Friuli, che sotto la guida dei Patriarchi e del Parlamentodurò sino al 1420 anno in cui la regione finì sotto la dominazione veneziana. In questo periodo il Patriarcato e l'Occidente corsero un pericolo gravissimo causa la progressiva invasione verso occidente dei Mongoli.Era questo un popolo asiatico nomade di antichissima origine che agli inizi del XIII secolo sconfiggendo i Tartari ed altri popoli finì per integrarli formando un potente esercito comandato dal Khakan, il Grande Khan (Cercarcan in quelvolgare che non è ancora il friulano). Il più noto tra questicondottieri fu Temujin (1167-1227) detto Genghis o Gengiz(l'Immenso) che unificò il popolo mongolo nel 1206 sottoun'unica monarchia. Egli allestì il più grande impero dellastoria comprendendo territori che spaziavano dall'Asia al-

Stivali ricamati con la tipica punta rialzata,per muoversi meglio su terreni accidentati.

l'Europa. Il grande stratega occupònel 1215 Cambaluc (la Pechino d'og-

i gi) vanificando l'immensa opera di-ì fensiva della Grande Muraglia. Nel

■Kr I 1220 caddero Buchara e SamarcandaI' nodi carovanieri molto importanti,r Dopodiché i Mongoli volsero gli

HkJ I sguardi verso l'ovest. Morto a 60 an-HUMI ' ni Gengiz, il di lui figlio OgodeywK$V proseguì nella conquista dell'Occi-

dente.

HMSSx A guidare l'immensa orda versol'Europa fu un nipote di Genghis,

f Batu Khan con l'ordine di arrivareall'Oceano Adantico. L'esercito con-lava 150.000 cavalieri, innumerevolefanteria e macchine da guerra traina-

i. • ' te da un terzo dei cavalieri. Nell'in-

ipica punta rialzata, ^237, i Mongoli, entraronoterreni accidentati. iri terra russa conquistando Mosca.

Nel 1240 Kiev fu presa e bruciata;uguale sorte toccò, nella primavera successiva, alla Polonia dire Boleslav V, sconfitto a Cracovia, e all'Ungheria di re Bela.La città di Pest, dopo grandissima strage, cedette nel 1241.Nello stesso anno i Mongoli attraversarono il Danubio gelatodirigendosi verso l'Adriatico, mare che toccheranno nel 1242dopo aver distrutto e bruciato Zagabria, Cattaro, Spalato eSebrenica. Il Patriarca di Aquileia, Bertoldo di Andechs,cercò disperatamente di organizzare resistenza trovandoscarsa collaborazione tra i rissosi feudatari della Patria, Eor-tunatamente, quando già gli esploratori e le avanguardie dell'esercito mongolo erano giunti nei pressi di Treviso, Ogodeymorì nella lontana Karakorum la prima capitale dell'impero,senza lasciare eredi. L'usanza voleva che tutto il popolo presenziasse alla nomina del nuovo sovrano, così i mongoh abbandonarono la loro volontà di conquistare il resto d'Europaritornando ai loro paesi. Era la primavera del 1242.Molta acqua è passata nel greto del Tagliamento da quegheventi e i Mongoh questa primavera sono tornati, pacificamente, in Friuh per un incontro culturale che verteva su unaeccezionale esposizione di costumi tipici della steppa.L'abbighamento tradizionale nazionale del popolo mongolo è

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il risultato di tradizioni artistiche, che risalgono a molti secoli addietro.

Le condizioni climatiche, ambientaH e lo stile di vita hannoinfluenzato l'abbigliamento adattandolo alle diverse esigenze: cavalcare, sedere, vivere all'interno della gher (tipica tenda semiconica in feltro, legno, tessuto di cotone), danzaredurante le feste tradizionali. Altri importanti fattori nell'abbigliamento sono le varianti stagionali: in estate si indossa unleggero e colorato abito, confezionato con tessuto di seta, avolte mista a cotone, definito in lingua mongola torlok\ in inverno portano pesanti sopravvesti e abiti (khovontei dool,khurgatt dotortoi dool, tsagaan nokhi dool), imbottiti con pelli di agnello o pelliccia di pecora.Gli abiti rivelano, anche, l'età di chi li indossa: le personepiù anziane vestono in maniera modesta, senza ornamenti, alcontrario i giovani indossano abiti eleganti e dai colori vivaci. I capi femminili si differenziano nei particolari, siano essidestinati a donne nubili o sposate (per queste ultime i capid'abbigliamento erano completati da splendidi gioielli e decorazioni).

Da tempi remoti le popolazioni mongole indossano una specie di cappotto con galloni cuciti obliquamente, giacche conalti orli e bordure che ricordano dei gilet molto lunghi. Capimolto antichi, visto che alcuni frammenti e parti di tessutosono stati ritrovati nella necropoli di Nam Ula. Lo stile deglielementi decorativi tessuti o ricamati, l'abbinamento dei colori, dei galloni sono importantissimi testimoni della storiadell'abbigliamento mongolo, basti pensare alle stoffe utilizzate nella confezione, queste attestano i contatti con buonaparte dell'Est del continente asiatico.Nel corso dei secoli i costumi subirono delle modificazioni e

si adeguarono all'evoluzione socio-economica del paese,mantenendo certe caratteristiche del passato.I tessuti utilizzati nella confezione degli abiti erano di produzione casalinga: cuoio, lana, pellicce, ma s'importavano,dai paesi vicini, cotone, seta. Datare una produzione localedi fibre tessili non è facile, già in tempiremoti venivano confezionati abiti di se

ta, cotone, lana, dai ricchi motivi broc- fc,, ì,cati, foderati (durante la stagione autun- 1 ' ' *naie o invernale), da pelli di pecora, capra, pellicce di lupo, volpe tartara, hn-ce, zibellini, procioni, ghiottoni.A volte il vello bianco delle pecore veni- U ''"•3^8!va tinto di giallo, rosa, verde, imprezio- ^sito da ornamenti vari. Durante la sta-

gione estiva si preferivano cotone mistoa seta, rasi, leggere stoffe di lana, velluti,foderati con leggere garze di cotone e fW.lEwjto

Le vesti erano, di solito, impreziosite daornamenti e gioielli d'oro, argento, per-le, coraflo, turchese, ambra e altre pietrepreziose tipici prodotti dell'artigianato

L'arte della confezione sartoriale era dif-

fusissima presso le genti di Mongolia,praticata da entrambi i sessi; il sarto do- m iveva avere una vasta conoscenza delle

fibre tessili, spiccato gusto artistico,abUtà nel ricamare, nel lavorare il feltro(un tempo ottenuto dal pelo del cammello) nel creare le imbottiture, una ^ jTddkdeprofonda conoscenza degli aspetti sim- era una caratteristh

Vestito femm

bologici dei capi, dei colori e dei loro accostamenti.Tra gli aspetti simbolici ricordiamo: le punte dei copricapiche si ergono dalla cupola a calottina, verso il cielo per indicare prosperità, felicità; i nastri cuciti posteriormente alla tesa indicano la casa e la famiglia; le frange in seta i raggi delsole; il nodo cucito sulla sommità del cappello indica la lima,ma anche forza e felicità, la base circolare su cui è cucito, ilsole.

Le tipologie decorative degli abiti hanno origini antichissime, si attengono rigidamente ad un unico stile, così pure latipologia svariata dei colori, anche se gli abiti più tradizionali sono sempre confezionati con tessuti dai colori blu o mar-

In Mongoha vivono numerose etnie: Khalkha, Buryat, Dor-vod, Barga, Bayit, Khoton, Mingat, Dariganga, Kazakhs, etc.Nelle stoffe si riconoscono le peculiarità di ciascun gruppoetnico, si vedano disegni, colore, stile degli ornamenti; aesempio i bordi delle sopravvesti, i tagli dei gilets, le guarnizioni alle estremità degli orh. I Khalkha vestono preferibilmente in blu e marrone, i Buryats in blu, i Khotons con tintescure. Il velluto di color nero viene usato da tutte le etnie

per confezionare gli orli degli abiti.Gli elementi decorativi non sono uguali per tutti i gruppi etnici, a esempio i gilet femminili sono simili per taglio sartoriale, si differenziano solo nei particolari dei motivi decorativi. Questi generalmente rappresentano o raffigurano draghi,serpenti, pipistrelli stilizzati, con le zampe terminanti concinque grossi artigli (influenza cinese), circondati da elementi nubiformi (di buon auspicio), inscritti in tondi o medaglioni; non mancano i rami di corallo (simbolo cinese di longevità), il nodo della vita infinita, le acque ascendenti dell'oceano cosmico (sotto forma di onde), dalle quali si erge ilmonte Kun Lu rappresentazione àtWaxis mmdi.Elementi fitomorfici caratterizzati da svariate tipologie floreali (fiori di pesco, di fragola, anemoni, dalie, peonie), alter

nate a coloratissime farfalle, il tutto ricamato a punto lanciato, filza ed erba.Un altro elemento essenziale del look

femminile è l'acconciatura, le donneKhalkha o Mingat pettinano

i capelli in modo tale da creare delle ali,, grazie a due trecce che si allargano al-1 - ̂ l'altezza delle tempie. Altri gruppi pre-^ feriscono ornare le capigliature con co-mm raUo, argento, oro, perle.

Per quanto riguarda i tradizionali copri-capi questi non mancano di varietà,ogni etnia ha un proprio cappello che

I si caratterizza per stile, colore, decora-

inile ricamato.La cura della decorazione sartoriale

era una caratteristica propria dei Mongoli.

Lo stesso avviene per gli stivali (naamalultai gutal), caratteristiche calzature dalla suola incollata e pressata. Realizzati inpelle, preferibilmente di color nero, sono variabilmente decorati da ricami in

seta o cotone, oppure da applicazionedi pelle colorata; presentano la partefrontale più alta per proteggere il ginocchio durante la cavalcata. La punta èsempre rialzata (tanto da ricordare i nostri tradizionali scarpez), pianta largaper far meglio aderire il piede su terreniaccidentati o ciotolosi.

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VITA DI COMUNITÀ'

chiuso il 14° anno di attività

dell'UniversitàC . d . R .

Giovedì 2 maggio t , ' HUU ■si è chiuso, presso - ^ ' ' ■'« " Bl'aula magna della • BCasa dello studen- - Hte, il 14° anno del-l'Università della ^Terza Età dello Spi- ,—limberghese. Allacerimonia erano ' ti' 'presenti gran partedei corsisti, alcuni ■■■-y!«Tdocenti e varie au- ■■ ^ H"' ■torità. ' ^'/B'"SbIBIl sindaco Alido ■' ytJlfj •' ?"Gerussi nel porgere *,il suo saluto si è BÌ V Vrcomplimentato peril sempre crescentesuccesso dell'inizia- " BIBir/ "^^^Btiva e ha conferma- i' -1 "to l'impegno del- ' 'l'Amministrazione ■■■RdQDBinBBNV'SC^^ Anel sostenere l'atti- Alcuni corsisti dehvità dell'Ute mettendo a disposizione, oltre ai locali già fruiti, anche un'ulteriore aula per la didattica delle lingue straniere, augurandosi che il programma che sarà posto in essere possaessere fruito anche da eventuali utenti della nostra Pedemontana, attualmente impossibilitati a partecipare permancanza di un'adeguata veicolazione.Dopo gli interventi di monsignor Natale Padovese e delpresidente della Pro Claudio Romanzin, ha portato il proprio saluto anche l'assessore provinciale all'AgricolturaRenzo Francesconi ribadendo come, a partire dal prossimo anno, le competenze regionali relative alla L.R.31/1989 saranno definitivamente gestite dall'Amministrazione provinciale.Infine il presidente dell'Ute professor Angelo Guerra, recentemente riconfermato ancora per un triennio, ha tracciato un breve ma esauriente profilo dell'attività dell'Associazione, che si propone per il futuro di ampliare e differenziare l'offerta formativa. Ha ringraziato per il lavorosvolto negli ultimi dieci anni i consiglieri uscenti RinoSecco e Rino Colonnello e ha auspicato che l'impegnodell'Associazione continui come sempre vivo ed appassionato grazie al nuovo Consiglio, che è così composto: vice

Alcuni corsisti dell'Ute in gita a Gubbio.

■ f. i' .. «.! presidente Ugo fi 3- Zannier, direttore j corsi Gianni: Colledani, consi-

■•"ìp glieri Elena Dori-go, Matteo Meloc-

■ I f ' W^J 1 ̂SfuSm ^ Claudio Romanzin■ Spilim-

iB^lBK^BBLr ' ~ Tft mente Luigi Tam-' '-^-4 bosso e Gianna

'•"-^.34 mTB?'iriiiiiiiw 11 im- c Santin.'/■Sr-'- " ' ; I Dopo l'interventoe in gita a Gubbio. delle autorità si è

proceduto alla distribuzione degli attestati di frequenza ai 220 iscritti, ingran parte presenti, che durante l'anno hanno frequentatole varie lezioni. Come di consueto è seguito un lauto rinfresco con dolci in gran parte preparati e offerti dai corsisti stessi che hanno voluto anche con questo atto ribadireil loro senso di appartenenza all'Ute e l'amore per ilsapere.

Prossimamente il direttivo si riunirà per discutere e decidere in merito ai prossimi corsi che orientativamente sono: C'era una volta il Friuli, Tradizioni popolari friulane, Inviaggio, Il corpo umano, Astronomia, Gli Ebrei in Italia,Iliade, Odissea, Eneide, Eectura Dantis, Qua e là per la Letteratura italiana. Storia del cinema. Primo Camera, I mosaici della basilica di Aquileia, Principi di fisica. Lingua e letteratura latina. Lingua e letteratura Inglese, Lingua e Letteratura tedesca. Lingua e letteratura spagnola.L'Ute, in collaborazione con altri Enti, sta impegnandosiinfine per l'edizione di "Por pai mont", un sunto dell'emigrazione friulana scritto dal professor Gianfranco Ellero,che sarà presentato e distribuito a tutti i corsisti i primi dinovembre, in occasione dell'inaugurazione del 15° annodi attività.

ILMRB^CWN

LIBRI

NEL VOLUME DI GIANNI CESARE BORGHESAN LE IMMAGINI CHE HANNO FATTO LA STORIADEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA ETNICA

Una musica da guardareD I BRUNO COLLEDAN

la fine di una serie di

concerti di livello mon- fdiale ci si aspetta di tro-vare un cofanetto di ed. HMWlMn' tBKì >Anche in questo la dire- Andreas Volleyweicler,zione di Folkest si è di-

mostrata già proiettata nell'aweni-re. Perché incidere musica solo su

supporti informatici se si possonoincidere note anche sulle pagine diun libro? Il libro "Una musica da

guardare" edito da Folkest Librivuole proprio rompere questa bar-

tra udito e

La musica non è solo una medicina

dello spirito assimilabile attraversol'udito, ma acquista nuove proprietàe sfumature attraverso le varietà

cromatiche di fotografie che ripro- j[JèÀ._ducono emozioni e ritmo alla pari | ^del suono del ed. r | J"E il taumaturgo che ci regala la mu- f ̂sica a colori è Gianni Cesare Bor- A?® tghesan, fotografo elegante e raffina- Ikto che ha l'immenso merito di far H||compiere ai menestrelli di Folkest il a U

ì % r- ■ ■ ■ ■ Amir (jwsalto dehnitivo; se prima i mene- q (streUi si sono allontanati dalla musi

ca di corte per portare la stessa musica al popolo-Volknelle piazze adesso i menestrelli allietano la vita di tuttinon solo attraverso le cuffie degli impianti stereo maanche attraverso la retina di chiunque ammiri questestilettate di colore, energia e vitahtà che sono le immagini di questo meraviglioso libro.Artisti di fama mondiale come Fabrizio De André o

Joan Beaz, Hevia o Mark Knopfler sono incastonatinella luce del momento in cui esprimono sì musica ma

Andreas Volleyweicler, 1

Amir Gwi

997 (Foto G.C. Borghesan).

rtzman, 1997(Foto G.C. Borghesan).

anche in quello che ren-rnagica la musica: ge-

V ' momenti che non po-trebberò essere colti se

^ macchina fotografica che» fissa su carta l'infotogra-

fabile, che coghe l'assen-

Afl te, che modella luci e ri-modella suoni.

libro si apre con H sa-Ittto del direttore artisti-

7 (Foto G.C. Borghesan). co Andrea Del Favero, econ le presentazioni del-

lo storico della fotografia Gianfran-co Ellero e dell'artista Vittorio Basa-

Le fotografie di questo libro non so-no ritratti puri ma sono la cattura diun momento creativo sfuggevole, ir-ripetibile, in cui H musicista è prota-genista di alchimie di colori e movi-menti, gocce di un momento quasidivino in cui l'artista "vede" cosa

suonare. E qui sta la bravura del fo-tografo: rubare all'artista una visio-ne del mondo che si sta facendo

■■Vi ^ ^ suono per portarla su pellicola, fer-mandola e salvandola poi su cartadall'inesorabile scorrere della vita

■MhmVl- che spesso ci fa dimenticare che an-che le cose impossibili accadono.

,„n, st si potranno sì ascoltare nei mera-man, 1997 , . .orghesan). vighosi luoghi che ogni anno vengo

no toccati dal festival ma anche vederli per sempre immortalati su carta: nel vero sensodella parola. Resi immortah da una apertura di obiettivo sfuggevole come uno sguardo della danzatrice etiope MaUet.

Gianni Cesare BorghesanUna musica da guardare. Momenti di Folkest.Edizioni Folkest Libri, 2001

ILB4RB4a4N

DOCUMENTI

NOTIZIE DEL DISTRETTO DI SPILIMBERGO DEL 1866

Vi si respiraun aria saluberrimaD I G I ORG I O ZOCCOLETTO

Certe vecchie foto, ormai arrossate, talvolta sorprendono e commuovono non solo perché ricordano fattipassati, ma perché conservano ancora riconoscibililuoghi e persone. I molti anni trascorsi rendono quasipatetiche certe immagini e danno loro un qualcosa diingenuo e primordiale, ma provano anche che il temponon distrugge del tutto ogni cosa. Così succede ancheper la descrizione dei comuni del distretto di SpUim-bergo fatta nel 1866 dopo il referendum per l'adesioneal regno d'Italia.Allora, quei pochissimi che avevano diritto al voto decisero in maniera schiacciante di abbandonare il regnoLombardo-Veneto per darsi ai Savoia. E proprio perillustrare al nuovo re Vittorio Emanuele II i territori

ottenuti per volontà popolare, furono interpellati gliuffici comunali dei vari comuni perché illustrassero inpoche, ma sufficienti righe, le principali caratteristiched'ogni singolo paese. Se il nuovo re avesse voluto portarsi in visita, sarebbe quindi stato informato a dovere.Le informazioni raccolte furono poi stampate in un'opera a più volumi, che nel 1867 venne riconosciuta aParigi come tra le migliori opere a stampa uscite inEuropa.E distretto di Spilimbergo risulta essere esteso soprauna superficie di 54.530 ettari e diviso in dodici comuni. In base all'ultimo censimento eseguito nel 1862, gliabitanti risultano essere complessivamente 31.183. Perogni singolo comune viene quindi presentata una breve scheda, evidentemente tratteggiata secondo unoschema prestampato di quesiti, che nulla tolgono allafreschezza delle risposte, anzi le rendono interessantied ancora utili per la loro omogeneità.

Comune di SpilimbergoComprende le frazioni di Barbeano, Baseglia, Gaio eBando, Gradisca, Istrago, Provesano e Tauriano. Haima superficie di 6104 ettari. La sua popolazione, secondo l'ultimo censimento del 1862, è di 4855 abitan

ti. Gli elettori amministrativi nel 1866 erano 379 iscrit

ti nel collegio omonimo.Ha ufficio postale, pretura, commissariato distrettuale,delegazione di sicurezza pubblica, agenzia delle imposte, ufficio di commisurazione, luogotenenza dei realicarabinieri, delegazione distrettuale forestale, brigatadi guardie doganali, dispensa dei generi di privativa.

ispettorato scolastico. Nella circoscrizione elettoraledà il nome al collegio n. 471, nella circoscrizione ecclesiastica appartiene alla diocesi di Portogruaro.Il suo territorio si estende in colle ed in monte e viene

bagnato dalle acque del Tagliamento, nonché da quelledi altri piccoli corsi d'acqua. Il suolo è fertile e discretamente ben coltivato. Abbondano le pasture e l'allevamento del bestiame è una delle principali risorse.Travasi selvaggina in gran copia.Questo comune, oltre la strada che va in Germania eduna provinciale, ha diverse altre strade comunali e vicinali tenute in buono stato. Vi si respira un'aria saluberrima.

Spilimbergo è un grosso borgo che giace fra monti e sudi un rialzo presso la riva destra del Tagliamento, quasial centro della provincia friulana. Sta a ponente ed a31 chilometri da Udine. Si novera fra i principali castelli del Friuli, il castello però è al presente ridotto inpalazzo. Vi si ammira un fregio con due ritratti a stucco di Giovanni da Udine. Nell'antica chiesa arcipretalesono degne di menzione le molte sculture di Pilacorte,un dipinto di Giovanni Martini e pregiatissime operedel Pordenone. Nella chiesa dello spedale si vede laVisitazione a S. Elisabetta di Gasparo Narvesa. Era leabitazioni private va ricordato il palazzo Marsoni-Asquini.Alla beneficenza provvede un ospedale degli infermi.L'istruzione primaria è in buono stato. B museo Pellegrini vuol essere menzionato per la copiosa collezionedi minerali, conchiglie e pietrificazioni, onde è ricco.L'attività degli abitanti si spiega principalmente nelcommercio che quivi fiorisce, attesa la situazione delluogo suUa via che conduce in Germania. Vi hanno parecchie filande di seta. Del comune e dei dintorni sono

molti lavoratori che lavorano i terrazzi (pavimenti diindole speciale a pezzetti di marmo) particolarmentein Venezia, nonché in altre parti d'Italia e fuori.Vi si tiene un mercato settimanale e, oltre la fiera cheha luogo nel terzo martedì di ogni mese, se ne tengonoannualmente altre sei, cioè nel giorno dopo la Pentecoste, nel giovedì santo, nel giovedì dopo il 15 giugno,nel primo lunedì di luglio, nel 16 agosto, nel primo lunedì di ottobre.

Fu Spilimbergo un antico feudo di Conti di questo nome, che si resero illustri nelle storie ed i quali, oltre

ILB4RB4a4Sl

che su questa terra, avevano pure giurisdizione sopra21 villaggi circostanti. Bernardino Partenio vi fondòun'accademia nel 1500, dove si introdussero le ideeprotestanti. Vi insegnava ebraico Francesco Stancarodi Mantova, che fu poi famoso fra gli Antitrinitari.E' celebre la pittrice Irene detta di Spilimbergo, di cuisi conserva un famoso ritratto dipinto da Tiziano inDomanins. Questa giovanetta, perduto il padre amicodelle belle arti, ricoverò in Venezia presso l'avo materno Gian Paolo da Ponte e potè colà secondare il suogenio profittando delle lezioni del gran Tiziano, cheper lei superò volentieri la ritrosia del farsi scolari.Incoraggiata, lodata, ardente d'amore per l'arte, assiduamente studiava, non curando i rigori del gelo ed ilnecessario riposo, per cui contrasse un morbo che larapì all'arte non ancora ventenne nel dicembre del1550. Vittima del genio, la sua morte fu deplorata inversi da molti poeti. Anche l'Emilia, sua sorella maggiore, coltivò con successo le belle arti.Esiste lo "Statuto di Spilimbergo con aggiunte posteriori" presso il signor dottor Vianella di Udine, notaioin Treviso indefesso raccoghtore delle memorie dellasua patria. Una parte dello Statuto di Spilimbergo indata 10 agosto 1326 fu edita dall'abate GiuseppeBianchi nei "Documenti per la storia del Friuli" stampata in Udine da Turchetto nel 1845.

Comune di Castelnovo

Comprende la frazione di Paludea. Ha una popolazione di 2602 abitanti. Il suo territorio è assai ghiaioso acagione dei depositi lasciativi dal Tagliamento. Scarseggia di cereali, ma abbonda di viti e di gelsi. Il capoluogo è un villaggio situato 2 chilometri a sciroccodalla fonti del torrente Cosa, Ila maestro da Spilimbergo e 34 circa a maestro di Udine.Nei tempi andati era una forte rocca abitata e custodita dall'illustre famiglia dei Savorgnani del Monte, giàpossenti sino dal secolo XIII, i quali ancora verso la fine del secolo scorso esercitavano giurisdizione su diesso e sul distretto. Il distretto, che era composto diquattro villaggi, andava poi esente dalle generali contribuzioni della provincia udinese. Il castello è presentemente rovinato.

Comune di Clauzetto

Ha una popolazione di 2093 abitanti. L'ufficio postaleè a Spilimbergo. Il suo territorio è in gran parte montuoso. E' però coltivato a cereali e ad alberi fruttiferidi varia sorte ed a viti, che danno buoni vini. Ha altresì ubertosi pascoli, nei quah si alleva molto bestiame,dai cui prodotti nell'estate si fabbrica un ottimo formaggio tenero che si smercia dappertutto. Il capoluogo è un borgo che trovasi presso le rive di un fiumicel-lo tributario del Tagliamento alla distanza di circa 11chilometri da Spilimbergo.

Comune di ForgariaComprende le frazioni di Cornino con S. Rocco e diFlagogna. Ha una popolazione di 2860 abitanti. L'ufficio postale è a Spilimbergo. Il suo territorio abbondasoprattutto di cereali ed in alcune parti è coltivato anche a vigneti, dalle cui uve si ricavano buoni vini. Ilcapoluogo è un villaggio che sorge presso la riva de-

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MENIMI PILADE

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unimpronta

di classe

corso roma n° 3 33097 spilimbergo (pn)

stra del Tagliamento, lontano circa 18 chilometri a settentrione del grosso borgo di Spilimbergo.

Comune di Meduno

Comprende le frazioni di Navarons e Toppo. La suapopolazione è di 3170 abitanti. Appartiene al collegiodi Spilimbergo ed alla diocesi di Portogruaro. Il suoterritorio è fertile e coltivato specialmente a viti e agelsi. Il capoluogo è un grosso villaggio posto pressola sponda sinistra del fiumicello Meduna, 18 chilometri circa a maestro da Spilimbergo. Vi ha di notevole ilpalazzo Policreti.

Comune di Pinzano

Comprende le frazioni di Valeriano e Manazzons. Hauna superficie di 1780 ettari. La sua popolazione, secondo il censimento del 1862, era di 2234 abitanti. Glielettori amministrativi nel 1866 erano 246 iscritti alcollegio di Spilimbergo. Ha ufficio postale, stazionetelegrafica e della ferrovia Venezia Trieste. AppartieneaU'arcidiocesi di Udine.

Il suo territorio, meno poca parte che è piana, si stende in colline di molta elevazione. Scarsi sono i prodotti del grano, della segale, del mais. Maggior profittodà il gelso. Vi abbondano le viti e ci sono molti pascoli. Le bestie bovine sono al di là dei bisogni dell'agricoltura e del consumo. Molti sono i suini e non mancala selvaggina. Il capoluogo è fabbricato presso lasponda destra del Tagliamento. Per ferrovia dista 59chilometri da Udine. Nella sua chiesa maggiore ammi-ransi lavori del Pordenone.

Comune di SequalsComprende le frazioni di Lestans, Solimbergo e Vaci-le. Ha una superficie di 3036 ettari. La sua popolazione, secondo l'ultimo censimento, è di 2502 abitanti.Gli elettori nel 1866 erano 167 iscritti nel collegio diSpilimbergo. L'ufficio postale è a Spilimbergo. Appartiene alla diocesi di Concordia.

Il suo territorio si estende in pianura ed in colle e viene percorso da un piccolo torrente. Il suolo è discretamente fertile e ben coltivato. La produzione principale è quella del grano turco. Vi si alleva una conveniente quantità di bestiame. Si ritrova selvaggina in qualche copia.Questo comune, avuto riguardo alla sua vastità ed allasua posizione, è ben fornito di strade comunah e vicinali. L'acqua potabile sgorga abbondante ed è di buona qualità. Vi si respira un'aria saluberrima.Il capoluogo è un grosso villaggio che sorge ai piedi diun colle, innanzi al quale si apre un vastissimo orizzonte. E' a circa 8 chilometri e mezzo da Spilimbergo.La chiesa è parrocchiale dedicata a S. Andrea. Nellafiliale, detta di S. Nicolò, si vede un bel lavoro di Marco Tiussi. Tra le abitazioni private primeggia il palazzodella famiglia Domini.All'istruzione primaria è sufficientemente provveduto.Questo comune rimane diviso in tre parrocchie. L'industria speciale degli abitanti è la costruzione di pavimenti a mosaico. Gli abitanti di tale arte di portanoannualmente nelle principali città del Regno ed all'estero, perfino in Egitto ed in America, e ritornano periodicamente in patria coi loro guadagni.

ILB4RB4CMN 97 —

DOCUMENTI

NEL NUMERO DEL BARBACIAN DELL'AGOSTO 1977,

UNA CITTÀ CHE STA RITORNANDO ALLA NORMALITÀ, CHE RICORDA GLI EPISODIDELLA VITA LOCALE E CHE PENSA AL FUTURO

25 anni faSTEFANO BARACH I NO

Con il numero del Barbacian del

l'agosto 1977 si evidenziava ancheper il giornale quella normalità chetornava ad affacciarsi in Friuli do

po il terribile 1976.L'argomento terremoto passava co

sì in seconda fila, facendo riemer

gere temi più abituali agli spilim-berghesi. Nemo Gonano, in un articolo in prima pagina intitolato"Recupero e rilancio del mosaico",manifestava la preoccupazione perl'assenza di una cultura del mosai

co, anche in città, che potesse supportare la scuola e indicava la necessità di un nuovo rapporto conl'architettura.

Proponeva l'idea, sostenuta da unacommissione di studio, di istituirea SpUimbergo una sezione staccatadell'istituto d'arte di Udine, affian

cando ad esso un Centro studi sul

mosaico.

Si riaffacciavano anche le diatribe

con i vicini maniaghesi, stavolta riguardo la sede del Distretto scolastico, con l'invito dell'allora sinda

co Vincenzo Iberto Capalozza a lavorare insieme anziché farsi la

guerra su tutto.

Venivano poi presentate le novità:il Centro medico sociale della Fa

vorita, del quale era appena cominciata la costruzione, e che sarebbestato affiancato, di lì a qualche anno, da una piscina scoperta e dauno stadio per il calcio e l'atletica(toh!). Anche l'Istituto agrario statale aveva iniziato i suoi corsi, nell'ex lai di via Ciriani, aggiungendocosì ima nuova opportunità di stu

dio ai ragazzi del mandamento enon solo.

Si parlava della situazione econo

mica dello spilimberghese, con ledifficoltà patite dai commercianti,soprattutto da quelli dei paesi delmandamento. Un articolo di Lucia

no Morandini invitava a ricostruire

bene, "iniziando quanto in Friulinon si è mai fatto, leggere cioè culturalmente questa terra per comprenderne le realtà più significativee i valori".

Veniva dato spazio anche alla storiadel bacherò e del suo padrone, Luchino Laurora.

Numerose poi le testimonianze suitanti gruppi e associazioni spilim-berghesi; comparivano il CircoloLuciano Rigutto, il Club cineamatori, l'Arma azzurra. Il Tupus, ilgruppo Giovani pittori spilimber-ghesi, il gruppo CE (possessori diricetrasmittenti), il Judo club, ilCai, l'Afds, le società sportive: laVis, che approdava quell'anno inserie C, la Polisportiva spilimberghese, la neonata Aquila, la Boccio-fila e il Tennis club.

Il terremoto tornava a riaffacciarsi

negli articoli, e soprattutto nelle foto, provenienti dai paesi vicini; talvolta si manifestava la preoccupazione per una ferita infetta a realtàgià in situazioni critiche, con paesispopolati e con un'elevata percentuale di anziani. In altri casi, prevaleva la sottohneatura della riscoperta dei valori a seguito dell'evento edella speranza per una ricostruzione apportatrice di sviluppo.Un Barbacian, dunque, che rifletteva un territorio impegnato non so

lo nel ricostruire, nel riedificare

quanto era andato distrutto, ma nel

progettare uno sviluppo guardandoal futuro delle comunità.

INTIMO

PELLETTERIA

ACCESSORI MODA

SPILIMBERGO

Corso Roma, 16

Tel. 0427 2110

ilAnno XIV - N. 1 - Agosto 1977 - PERIODICO EDITO DALLA "PRO SPILIMBERGO" - ASSOCIAZIONE TURISTICO-CULTURALE - Direz. e Amm. ex Palazzo Comunale - Via Piave, 2 - Tei. 2274

— Questo giornale viene Inviato in omaggio agli emigranti —

EDITORIALE

fiducia inun futurosereno

di AGOSTINO ZANELLI

Percorre le pagine di questo numero, assai più forse di quanto non appaiaa una prima lettura, il tono della meditazione e del raccoglimento.Esse riflettono e chiariscono condizionie atteggiamenti propri dei tempi cheseguono altri che furono di trepidazione e di sgomento, che ruppero un calmo ritmo di abitudini e di opere.E' un tono perciò che ha qualcosa didimesso e misurato, i modi sobri dellaprudenza e della modestia.

Questo avviene perchè premono il bisogno e la necessità di capire più afondo, di vedere tutto con lucida intelligenza, di sollevarsi a un più alto grado di consapevolezza.

Si tratta, innanzitutto, di rinnovare edi riaccendere, come premessa di qualsiasi grande o piccola iniziativa, contatti e rapporti di autentica e pulita umanità, di riscoprirsi veramente vicini, diavvertire la qualità e lo spessore dellasolidarietà o addirittura della fraternità.

Sono i mesi e saranno gli anni in cui

MANit6HESE recuDepo e rilancio del mosaico

SPILIM6ERGHESEdi VINCENZO I. CAPALOZZA

Giorni Ea ho letto, riportato dal "Messaggero Veneto", un articolo in cui si dava notizia della riunione della Comunità Montanadel Maniaghese a conclusione della quale e-rano state precisate le osservazioni al pianourbanistico regionale e la richiesta dei Comuni che la sede del distretto scolastico Spilim-bergo - Maniago doveva essere insediata aManiago. Quest'ultimo aspetto di richiestadella assemblea della Comunità Montana delmaniaghese m'ha portato ad alcune rifl^sio-ni. Tra Maniagcj e Spilìmbergo si continuanelle |K>sizioni di antagonismo e nello sforzoche ciascuno dei due centri mandamentalifanno di accaparramento di posizioni di prestigio. Un ufficio a te e uno a me, anzi meglio due uffici a me e nessuno a te.Come se nulla di nuovo, anzi di radic^mentenuovo venisse avanti, e come se la vita dellerispettive comunità dipendesse esclusivamente dalia conta degli uffici operanti nei rispettivi ambiti territoriali. A ciò aggiungasi laconstatazione delia tendenza che le Comunità Montane di Maniago e di Spilimbergo hanno di chiudersi in sè stesse, come se i problemi ben gravi che hanno da risolvere possanoessere risolti senza tener conto delle realtàche le circondano e senza tener conto deicontrasti ben evidenti che ci sono tra vallatae vallala.

Stiamo, in verità, assistendo ad una dispersione di forze che non può determinare concretezza di risultati, ne tantomeno il superamento delle situazioni di disagio in cui tro-vansi la Valcellina, la Val del Còlvera e letre Valli del Meduna, del (x>sa e dell* Arzino,e gli stessi centri di Spilimbergo e Maniago,situazione aggravata, e come!, dai terremotodell'anno scorso.

di NEMO GONANO

l^|i

aspetti politici, economici e sociali,convergano verso quella sola dimensione che può dissipare equivoci e presun-'»zioni, sprechi e dissidi.

E' la dimensione della cultura che liraccoglierà in armonica e feconda unità,che consentirà valutazioni attente e rigorose e che insieme fornirà il soffiodella creatività e del coraggio.Sono questi i tempi, ardui ed anche affascinanti, in cui si acquista e si accettail senso dei tempi lunghi, dell' ampiociclo degli eventi, dei lontani orizzonti,in cui si assiste senza rimpianto e senza pena al succedersi delle generazioni,perchè si intuisce con pronta certezzache un' eredità di valori e di esperienzenon viene dispersa e negletta ma conservata con amorosa fedeltà perchè filtrata e purificata dalla gravità e dallaseverità di un'eccezionale e inevitabilevicenda.

Perciò gli appelli e gli inviti ad operare e a collaborare vengono rivolti senzaclamore e senza assillo, con una sollecitudine sommessa e paziente.E' diffusa in queste pagine e le accomuna la persuasione che, al di là delle delusioni e degli smarrimenti, in tutti,in chi scrive e in chi legge, intatta eferma sia la fiducia in un futuro serenodei nostri luoghi e della nostra gente.

Agostino Zanelli

visitate

la XVi

fiera

del libro

6/20 agostoscuole

elementari

più indispensabile in presenza di forze chesolamente a parole additano le necessità dellezone montane e pedemontane, ed in presenzadelle attuazioni di rinnovamento sul pianoamministrativo e territoriale. Maniaghcsc eSpilimbcrghcsc saranno uniti sul piano dellaunità sanitaria, in quello del distretto scolastico, in quello più decisamente importantedel compren.sorio, mentre scomparirà l'Enteprovinciale. In tale prosj>ettiva la misura deiproblemi da impostare e risolvere divienepreminente e presuppone intese di fondo convisione generale e non di settore. Per cui ètempo che tempestivamente ci si ponga attorno ad un tavolo per un approfondito studio programmatico, che trovi le nostre Comunità pronte dinanzi a tutti che è ben orache le nostre popolazioni abbiano, come legenti delle altre zone, non solo diritto a^speranza, ma alla certezza di un tenore divita civile - sociale ed economico più elevato e consono alle esigenze di e che garantisca il futuro ai nostri giovani e ai nostrilavoratori.

Vincenzo I. Capdozza

iniziative più valide intraprese dalla Pro Spi-limbergo. Intendiamo riferirci ai "gruppi distudio" sostenuti dalla spontanea frequenzac dalla proficua collab^irazionc di molti nostriconcittadini. Uno di quei gruppi aveva affrontato il tenia della scuola di mosaico della nostra città analizzando le ragioni della crisi difrequenza in cui già allora si dibatteva quellascuola, il suo progressivo isolamento dalia i^l-tà scolastica spilimbcrghcsc, Ìl suo distaccodal contesto economico operativo, parametrofondamentale per una scuola di iiuiirizzotecnico • professionale.Non tutti apprezzarono questa iniziativa, ritenendola un'intromissione indebita da partedi un Ente come la Pro che aveva invece percompito statutario T obiettivo di rilanciare lascuola di mosaico. Non erano ancora giunti itempi attuali, i tempi della partecipazione,con la gestione sociale della scuola, con icomitati di quartiere, i consigli tributari.Allora creare partecipazione era consideratoquasi un reato di lesa maestà e il meno checi si poteva sentir dire era che "si faceva politica" e con questa parola si faceva intendere

Lìé. ..Il

zione che andava progressivamente svuotandosi. Della scuola di mosaico di Spi-limhcrgo si parlava in Consiglio Provinciale(la Provincia è uno degli Enti che costituisce il Consorzio), se ne parlava nella Commissione Pubblica istruzione (quando si discutevano i riparti delle somme destinate dalla Regione |)er l'istruzione professionale). Se neparlava e si prospettavano ipotesi e noi, maggiormente legati a Spilimbergo, alle sue istituzioni, alla sua storia e alla sua gente, vivevamo il problema con una intensità pari alloaffetto che sentiamo per questa città.Qui, parlando ora am gli stessi maestri dellascuola, ora con ex allievi, ora con artigiani,ora con rappresentanti dei genitori, emergevano le difficoltà e i vantaggi di una o altrasoluzione. Così maturarono pian piano, con-

istituire una Commissione di studio vedere se era possibile salvare la tradizione cheaveva reso Spilimbergo famosa nel mondo.In ogni caso occorreva rapportarsi ai tempi,ris|x)nderc alle richieste attuali del mondodel lavoro, scrutare a fondo le esigeneze deigiovani e interpretare le prccxcupazioni deigenitori di questa nostra difficile epHxa. DellaCommissione, presieduta dallo scrivente, oltre ai rappresentanti dell' Ente promotore,vennero chiamati o far parte due docenti universitari che conoscevano molto bene la realtà della scuola di mosaico, i professori DeLuigi e Zannier, il direttore dell' Istitutod'Arte di Udine prof. Santini e il rappre^n-tante del Provveditore agli studi dott. ̂ ala.Con questa scelta ritenevamo, senza volermancare dì rispetto a chicchessia, che Ifl

contlmja a pag. 2

IL CENTRO

MEDICO SOCIALEdi GIANNI COLLEDANI

I primi lavori del Centro Sociale (foto Borahesan)

Già da qualche settimana, alla Favorita, sono cominciati i lavori che porteranno alla realizzazione di un Centro medico - sociale che,a quanto ci consta, è unico non solo in R^o-nc ma anche nel Nord Italia.

E' una bella realtà che ha trovato le sue origini ncir interessamento e nella disponibilitàdell' Ing. Prof. Gastone Zannier, friulano diPradis, e docente al Politecnico di Milano,del nostro Sindaco avv. V. I. Capalozza edell' Amministrazione comunale.

Certo, dopo aver guardato il bellissimo progetto. c'è subito una domanda che afficM-aspontanea. Ma chi ha dato ì soldi ?

Proprio nei momenti del post - terremoto,mentre nelle neutre casse sarebbe stato impossibile r^ranellare più di una manciata di milioni per far fronte agli impegni più urgenti,la CriKe rossa tedesca metteva a disposizioneuna grossissima cifra per creare nella nostraRegione un Centro medico - sociale.

Allora ci fu una corsa contro il temjx).

II progetto deil'ing. Zannier fu portato in visione a Ginevra dall'aw. Capalozza (il quale sibattè con grande spirito di abnegazione riuscendo a superare una agguerrita concorrenza),risultò tecnicamente ineccepibile c, secondole abitudini teutoniche, fu subito comunicatar approvazione e da li a pochi giorni arrivarono anche i 2.300.000 marchi promessi, paria circa 800 milioni dì lire italiane, a confermadi altri segni di aiuto ncn meno tangibili datidalla Germania al Friuli terremotato.

Il Sig. Roderich LuttHcn della Croce rossa

tedesca è già sul fK>sto di lavoro come garantedi un serio e proficuo impiego dei soldi.Ou«ta a grandi linee la cronistroria degli avvenimenti. Vediamo ora di dare un'idea diquello che verrà costruito e perchè verrà costruito. Nella relazione tecnica illustrativadell' ingegnere progettista è detto; " laAmministrazione comunale di Spilimbergp,..su mandato dell'Amministrazione Provinciale di Pordenone .... ha promosso la realizzazione d'un Centro medico - sodale, ai fini diconsentire sia l'indagine medica sui ragazzid'età scolare e prescolare, sia di ccmsentireanche interventi di ginnastica formativa epreventiva e dì ginnastica correttiva. Detto(Dentro medico è stato altresì studiato ondeconsentire la partecipazione a corsi di gìnna-

! stica con fisioterapia medica di soggetti affetti da disformismi o paraformismi, od ancheda eventuali distrofie In genere."

Per quanto riguarda la dislocazione, così siesprime l'Ing. Zannier: "I vari ambienti co-

! siituenti il centro, sono disixjsti tutti a raggerà intorno al disimpegno centrale che consente la promiscuità fra i vari soggetti chericorreranno alle varie terapie, e ciò proprioper incoraggiare e consentire la sociabilità anche di coloro che ancora non solo si sentonoestranei alla società, ma che la jwrietà ancoroggi esclude dalla vita quotidiana.

I! Centro è pertanto composto dai seguentiambienti:

1) Studio medico e studio medico fisioterapista.

continua a pag. 8

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INFORMATICA

MACCHINE PER CFFICm

ARREDAMENTO UFFICI

VITA DI COMUNITÀ

IN BREVE TEMPO, QUESTA PRIMAVERA, SPILIMBERGO

HA DOVUTO SALUTARE TRE PERSONE PARTICOLARMENTE CARE

MANDI ELIOFisico robusto, le manone forti come tenaglie, erasolito verso mezzogiorno fare il giretto in corso Ro-ma. Aveva la curiosa caratteristica di avere un ▼

aspetto burbero e rude, ma allo stesso tempo di es- » jsere molto socievole e grande amico per gli amici.Agli inizi di aprile è scomparso anzitempo Elio Fra- ^ jfiSp lcItini, 60 anni condotti all'insegna della famiglia, del SSlavoro, dell'impegno sociale e sportivo. Da sempre Bl ^ .JHfldiviso tra la tipografia di viale Barbacane e la pale-stra del judo della riva del Macello, Elio ha lasciato hun'impronta che sarà difficile dimenticare. Dascout a presidente del Club Fenati, a consigliere epresidente del Comitato regionale di judo, il suo HHipercorso nell'associazionismo è stato lungo, continuo e operoso. E' stato anche attivo nella Tomat e nella Pro Spilimbergo eimpegnato in mille altre attività che avevano come fine ultimo la dedizioneagli altri.Sono rimasti nel dolore la moglie, i figli e il padre Balilla, altra colonna dellacomunità spilimberghese. La mamma Edda, invece, lo ha seguito poche settimane dopo nel suo viaggio. (A.L.)

TELEFONIA

ASSISTENZA TECNICA

CANCELLERIA PER UFFICIO

MANDI OSVALDO■■■■pHjlIIH Un altro amico ci ha lasciato, Osvaldo Tambosso.

Nel suo ruolo di assessore alle Attività produttive,ha avuto modo negh ultimi anni di mettersi in luce

H per presenza e correttezza. Ma la sua scomparsa, aI %. soli 45 anni, non ha colpito solo il mondo politico:1^2 scosso l'intera comunità spilimberghese, tanto

» ». che per le esequie tutte la città si è fermata.^HL. ÀAA» Osvaldo, o più semplicemente Aldo, era infatti co-'^fll nosciuto per il suo modo di fare gioviale e vivace.

Ed era anche un personaggio molto attivo nel tes-suto sociale. Per anni, con il suo camioncino cari-co di attrezzi, era stato una presenza fissa del campo estivo per ragazzi di Fusine.

Di lui restano le battaglie in difesa del Consorzio di sviluppo industriale,per l'inserimento di Spilimbergo nel circuito nazionale di "città slow", perla raccolta di fondi destinati all'acquisto della macchina Eco Color Dopplerper l'ospedale della Pedemontana. Ma resta soprattutto la sua innata simpatia e il senso dell'accoglienza e dell'ospitalità, che avevano trasformato lacasa dove viveva con la madre, la moglie e le figlie, in un luogo d'incontrosempre aperto.

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MANDI LIVIOLivio Zuliani, 48 anni, era della borgata Valbruna.Grande amante della pesca, era pure lui molto co-nosciuto e la sua passione lo aveva portato a impe- ■ ■gnarsi in prima persona nel settore.Entrato ancora ragazzo nell'Unione dei pescatorisportivi dello Spilimberghese, si era messo in luce \ ¥fin dall'inizio per la presenza attiva e appassiona- \ Mta, prima come segretario, quindi come consiglieree come presidente. Infine era stato scelto comerappresentante del collegio 8 nell'Ente regionaledi Tutela Pesca. Alle doti innate di correttezza elealtà sportiva, si aggiungeva in Livio anche una J/knotevole competenza e conoscenza dei problemiche riguardano le acque del territorio e il mondo della pesca in generale.

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LETTERE AL DIRETTORE

Egregio dott. Colledani,con la consueta puntualità mi ègiunto il numero di dicembre 2001della rivista "Il Barbacian", comesempre ricca di eccellenti servizi,tutti egualmente stimolanti e voltiad approfondire la conoscenza diSpilimbergo nei suoi vari aspetti:storico-artistici, naturali e sociali.Di tali servizi, due in special modohanno richiamato la mia attenzione:

il suo piacevolissimo articolo "Morae bisa" per il tono brillante, e forseanche un po' divertito, con cui,traendo ispirazione da un motivo digrande attualità, fa rivivere quelsuggestivo mondo agreste checaratterizzò il periodo della nostrastoria fra le due grandi guerre,e che aveva un suo fascino particolare.

L'altro è l'articolo di Cesare Bortot-

to riguardante il tronco della ferrovia Casarsa-Spilimbergo-Pinzano.Ignoravo che tale linea, come tantialtri "rami secchi", fosse stata soppressa a tutto vantaggio di un servizio di pullman.Faceva parte dei miei ricordi spi-limberghesi di quando, negli ormailontani anni 1957-58, ogni settimana la percorrevo durante i mieiviaggi da e per Brescia.Ora fa tristezza pensare al suo abbandono: trovo, tuttavia, interessante l'idea di sostituire l'antico

tracciato con la costruzione di una

pista ciclabile: proposta questa alquanto opportuna, che mi auguropossa essere accolta e realizzata nelpiù breve tempo possibile.Con i miei più sentiti ringraziamenti, porgo a Lei e ai suoi collaboratori un cordiale saluto.

Ileana Machina, Brescia

Gentile professoressa Ileana,accogliamo con orgoglio i suoi apprezzamenti e la ringraziamo. Perquanto riguarda la pista ciclabile,possiamo dirhe che l'ipotesi è statapresa in considerazione sia dall'amministrazione comunale che da quella provinciale.Al momento esistono varie soluzioni

possibili: dall'utilizzo "locale", cioèal servizio dei cittadini per muoversidal capoluogo alle frazioni e viceversa; a quello "generale", per un percorso che copra l'intera tratta, a van-taggio dei cicloturisti.Ma quanto alla Sua speranza che

TERRORISMO

-facciamo mine molto0\mi1A' BRUTTE,WfijuALl,(OSAimOIPEHMMCtt?

w.i j / 4-^-0(Disegno di Leandro Fornasier / HTC)

venga realizzata in tempi brevi, credo che potrebbe restare alquanto delusa. Se i treni corrono poco, le ferrovie dismesse sono praticamente... immobili.

Spett.le Redazione,sabato 8 giugno, ore 19 o giù di lì:apprendo da Telefriuli che a Spilimbergo apre una macelleria islamica, vale a dire un ameno luogodove si vende carne ricavata da ani

mali uccisi — spiega il musulmanointervistato - "senza stordimento",vale a dire lasciati barbaramente

morire dissanguati tra inenarrabilisofferenze, in ossequio ai precettidella religione di Maometto.Parlano di integrazione, i musulmani che festeggiano l'evento, e miprende un senso di sgomento.Come si fa a chiamare integrazioneil fatto di lasciar impunemente violare il comime sentimento di tutela

degli animali, anche se destinati all'alimentazione, solo per non fartorto ai discutibili dettami di una

rehgione che tra l'altro è del tuttoestranea alla nostra storia ed alla

nostra cultura?

Va bene tolleranza, ma a tutto c'èun limite, e poi vorrei tanto saperese altrettanto festeggiamento sarebbe previsto all'apertura - in unoqualsiasi dei paesi islamici nei quahti mandano in galera se ti beccano

con la Bibbia nella valigia - di unnegozio di articoli religiosi cristiani.

Perché dunque dovremmo accettare e - addirittura - essere contenti,

in nome di un malinteso concetto

di tolleranza, se una religione integralista sbarca nella nostra vita ditutti i giorni, violando il nostrosenso della giustizia verso gli uomini e verso gli animali?No, non mi va: è una montanteubriacatura da "multietnicismo"

quella che impone che tutto ciòche è estraneo e straniero, speciese africano o terzomondista in genere, debba comunque essere accettato e tutelato, anche se fa a pugni con le nostre leggi, con la nostra cultura, con il nostro comunesentire, con le nostre conquiste civili e sociali.

Meglio, molto meglio sarebbe dunque un po' di sobrietà: nei toni enei contenuti, ed un po' di sana"tolleranza zero", verso ciò che èintollerabile. A prescindere dallareligione, dal colore della pelle edai pastrocchi ideologici di chi lopropone.

E, se proprio vogliamo dar spazioai discepoli di Maometto, lasciamoche aprano negozi di couscous anziché le loro macellerie: il grano -perlomeno - non sanguina sullenostre coscienze. Tantum potest religio suadere malorum, scriveva Lucrezio, e Dio solo sa se aveva ragione.

Rosalba Rossi, Udine

Gentile signora Rosalba,Lei tocca un argomento talmentecomplesso, per cui ci vorrebberonon pochi minuti, ma forse altrettanti secoli di quelli che sono servitiper innalzare il muro che divide ledue culture.

Non mi addentro nel ginepraio delle religioni, dove ognuno ha le sueconvinzioni, più o meno profonde.Mi limito solo al tema degli animali. Che Vabbattimento secondo lo

schema occidentale (del colpo secco)sia meno cruento del metodo orien

tale (del dissanguamento), siamod'accordo.

Ma, chissà perché, mi viene in mente che nella nostra cucina, granchi earagoste vengono immersi vivi nell'acqua bollente perché la loro carneresti più gustosa; identico il tratta-

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mento per gli escargot (i lacais, parfurlan). E, se non ricordo male dall'infanzia trascorsa nei campi, quando non si conosceva la Bse, le gallinepure si usava sgozzare cast come altri animali, per il motivo opposto aquello dei musulmani: non per scartare il sangue, ma per utilizzarlo incucina. Lei ha tutto il diritto di manifestare la Sua contrarietà per ciòche ritiene sbagliato; ma credo anche che l'emozione non debba sopraffare il senso della misura: ci sono ben altre cose a questo mondoche fanno "sanguinare le coscienze",anche in casa di noi occidentali (o sepreferisce cristiani).

Claudio Romanzin

Sono state pubblicate tre importanti opere che interessano la cultura friulana.

Si tratta di "Bernardino Partenio el'Accademia di Spilimbergo 1538-1543. Gli statuti, il palazzo. Il restauro", a cura di Caterina Furlan

(edito dall'Amministrazione comunale di Spilimbergo); "Gaio e Base-glia. Testimonianze artistiche" diAnna Maria Cominotto e Pietro DeRosa (edito dai Due Campanili diGaio e Baseglia) e di "Caparentri.Uomini e tempo della civiltà contadina nel Friuli occidentale", raccolta postuma di Franca Spagnolo curata da Gianni Colledani (edito dalla Pro Spilimbergo). Li presenteremo nel prossimo numero.

Classe 1942 di Tauriano, primo anno di scuola, con la maestra Pia Baltico. Prima fila inpiedt da sinistra: Pino Gaspert, Gianni Colonnello, Raffaele Caregnato, Enrico Merli, Ettore Taina, Umberto Cristofoli, (?), Mauro Martina, Alfredo Dal Bello, Beppino Pitton,Manno Martina, Bruno Bellotto, Tonino Matranga. Seduti da sinistra: Ennio Momesso,Valter Colonnello, Alberto Martina. Prima fila dietro da sinistra: Lucilla Bellotto, (?), Stefania Gibellato, Mariucci Martina, Elide Saccavino. Seconda fila dietro da sinistra: LauraMartina, Nadia Carrer, Graziella Roitero, Graziella Gibellato, Vanda Concin, Maria Pas-sudetti. Terza fila da sinistra: Anis Indri, (?), Mirvana e Marisa Foschia, Giovannina Carrer, Caterina Sovran.

Classe 1942 di Tauriano, primo anno di scuola, con la maestra Balli-co. A tutti i compaesani coetaneisparsi per il mondo, auguriamobuon 60° anniversario.Ci ritroviamo il giorno 15 agosto2002 alle ore 10.30 davanti allachiesa di Tauriano. Chi non puòvenire, si faccia presente con unacartolina. Grazie e mandi a tutti.

Stefania, Lucilla, Mariucci

Gradirei pubblicare sul Barbacianla foto del primo anno di scuoladegli alunni di Barbeano della classe 1942. Ringrazio.

Lilia D'Innocente

Primo anno di scuola degli alunni di Barbeano della classe 1942. In piedi da destra: Bianca D'Innocente, Loris Battistella, Bruna Bortuzzo, Eli e Lilia D'Innocente, Olga Sbrizzi,Nives Rizzotti, Lauretta Battistella, Liliana Zannier, Luigia Babuin. Seduti da destra: Mario Partenio, Sergio Cancian, Vico Zannier, Giovanni Giacomello, Ercole Roitero, DanteValentinis, Gianni Bortuzzo, Michele Campanile, Ivan Cedolin.

Norme per i conaboratori.

La Redazione si riserva di decidere

sull'opportunità e siJ tempo di pubblicazione dei contributi. La proprietà letteraria è riservata agli Autori dei singoli articoli. Gli Autori, daparte loro, sono invitati a consegnarei documenti per lo meno dattiloscritti, non compilati a mano. Sono graditi i testi su floppy disk, se possibilesu formati tipo word (.doc) o solo testo (.txt). In caso di tabelle, grafici odisegni, specificare il programma concui sono stati creati. Lettere al diret

tore e materiali possono essere inviatianche via e-mail all'indirizzo barba-

[email protected] originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Chi riproduce anche parzialmente i testi, è tenuto a citare la fonte.

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