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UNIVERSITร DI PISA โ FACOLTร DI MATEMATICA
APPUNTI DI
Geometria Analitica e Algebra Lineare
Giacomo Mezzedimi
frutto della rielaborazione delle lezioni tenute dai professori
E. Fortuna
R. Frigerio
a.a. 2013-2014
09/05/2017
1
INTRODUZIONE
Questi appunti nascono dallโesigenza mia (ma credo anche di altri) di un supporto per lo studio
del corso โGeometria Analitica e Algebra Lineareโ al primo anno; a differenza infatti di molti
altri corsi, non รจ facile trovare del materiale adatto da affiancare durante lo studio.
Sostanzialmente queste pagine contengono gli argomenti svolti dalla professoressa E. Fortuna e
dal professore R. Frigerio durante lโanno accademico 2013-2014, anno in cui io ho seguito il
corso; molte parti sono prese dai lucidi della professoressa Fortuna, ma alcune sono state
riadattate/modificate/completate per dare una continuitร al testo.
I paragrafi 3.6 (Basi cicliche per endomorfismi) e 5.3 (Geometria affine euclidea) sono stati
aggiunti nel giugno del 2015, in quanto svolti nellโa.a. 2014-2015; voglio ringraziare a tal
proposito Dario Balboni, che ha realizzato questi due paragrafi, oltre ad avermi aiutato
nellโopera di correzione del testo.
Voglio infine ringraziare tutti quelli che hanno contribuito o contribuiranno a migliorare questi
appunti: รจ impossibile rendere un testo completamente privo di errori, ma lโobiettivo รจ quello di
ripulirlo piรน possibile; invito dunque tutti a segnalarmi qualunque tipo di errore/imprecisione
presente in queste pagine (la mia e-mail รจ [email protected]). Nella speranza che questi appunti vi siano utili, vi auguro un buono studio.
Giacomo Mezzedimi (con lโaccento sulla seconda e)
2
SOMMARIO
CAPITOLO 1: Prime definizioni e proprietร 3
1.1 Prime definizioni 3
1.2 Strutture algebriche 6
CAPITOLO 2: Spazi vettoriali e applicazioni lineari 13 2.1 Spazi vettoriali 13
2.2 Spazi di matrici 14
2.3 Sottospazi e combinazioni lineari 15
2.4 Applicazioni lineari 18
2.5 Sistemi lineari 25
2.6 Basi e dimensione 30
2.7 Rango 38
2.8 SD-equivalenza 42
2.9 Spazio duale 47
CAPITOLO 3: Endomorfismi 50 3.0 Alcune nozioni sulle permutazioni 50
3.1 Determinante 51
3.2 Endomorfismi simili 60
3.3 Diagonalizzabilitร 68
3.4 Triangolabilitร 72
3.5 Forma canonica di Jordan 75
3.6 Basi cicliche per endomorfismi 90
CAPITOLO 4: Forme bilineari 92 4.1 Forme bilineari e forme quadratiche 92
4.2 Congruenza e decomposizione di Witt 97
4.3 Isometrie 111
4.4 Aggiunto 113
4.5 Spazi euclidei 117
4.6 Il teorema spettrale reale 123
CAPITOLO 5: Spazi affini 127 5.1 Isometrie affini 127
5.2 Spazi e sottospazi affini 134
5.3 Geometria affine euclidea 143
5.4 Affinitร di ๐๐ 145
5.5 Quadriche 148
3
1 PRIME DEFINIZIONI E PROPRIETร
1.1 PRIME DEFINIZIONI
DEFINIZIONE 1.1.1: Siano ๐ด, ๐ต insiemi. Diciamo che:
๐ด รจ sottoinsieme di ๐ต (๐ด โ ๐ต oppure ๐ด โ ๐ต) se โ๐ โ ๐ด, ๐ โ ๐ต;
๐ด รจ uguale a ๐ต (๐ด = ๐ต) se ๐ด โ ๐ต โง ๐ต โ ๐ด.
Se un insieme รจ finito, si puรฒ definire elencando tutti i suoi elementi: ๐ด = {๐1, โฆ , ๐๐}
Se un insieme รจ infinito, si definisce enunciando la proprietร che caratterizza tutti i suoi
elementi: ๐ด = {๐ฅ|๐(๐ฅ)}
Esempio: ๐ = {๐ โ โ|๐ โก 0 (2)} รจ lโinsieme dei numeri pari.
DEFINIZIONE 1.1.2: Dati ๐ด, ๐ต insiemi, definiamo:
unione di due insiemi ๐ด โช ๐ต = {๐ฅ|๐ฅ โ ๐ด โจ ๐ฅ โ ๐ต};
intersezione di due insiemi ๐ด โฉ ๐ต = {๐ฅ|๐ฅ โ ๐ด โง ๐ฅ โ ๐ต};
differenza di due insiemi ๐ด โ ๐ต = ๐ด\๐ต = {๐ฅ|๐ฅ โ ๐ด โง ๐ฅ โ ๐ต};
prodotto cartesiano di due insiemi ๐ด ร ๐ต = {(๐, ๐)|๐ โ ๐ด, ๐ โ ๐ต}.
DEFINIZIONE 1.1.3: Una applicazione รจ una terna ๐: ๐ด โ ๐ต, dove ๐ด e ๐ต sono insiemi, chiamati
rispettivamente dominio e codominio, e ๐ รจ una legge che associa ad ogni elemento ๐ฅ โ ๐ด uno e
un solo elemento ๐(๐ฅ) di ๐ต.
๐๐๐ด: ๐ด โ ๐ด รจ lโapplicazione identica, tale che โ๐ฅ โ ๐ด, ๐๐๐ด(๐ฅ) = ๐ฅ.
DEFINIZIONE 1.1.4: Data unโapplicazione ๐: ๐ด โ ๐ต, si definisce immagine di ๐ lโinsieme
๐ผ๐(๐) = {๐ฆ โ ๐ต|โ๐ฅ โ ๐ด ๐ก๐๐๐ ๐โ๐ ๐(๐ฅ) = ๐ฆ}.
Vale sempre ๐ผ๐(๐) โ ๐ต.
Esempio: ๐:โ โ โ| ๐(๐ฅ) = 2๐ฅ; ๐ผ๐(๐) = {๐๐๐๐}.
In generale, se ๐ โ ๐ด, allora ๐(๐) = {๐ฆ โ ๐ต|โ๐ฅ โ ๐ ๐ก๐๐๐ ๐โ๐ ๐(๐ฅ) = ๐ฆ} perciรฒ ๐(๐) โ ๐ต.
DEFINIZIONE 1.1.5: Si definisce restrizione di ๐ a ๐, dove ๐: ๐ด โ ๐ต e ๐ โ ๐ด, come la
funzione ๐|๐:๐ โ ๐ต tale che โ๐ฅ โ ๐ (๐|๐)(๐ฅ) โ ๐(๐ฅ).
In parole povere, ๐|๐ agisce come ๐ ma in un dominio ristretto; si parla infatti di una restrizione
del dominio.
Perciรฒ: ๐ผ๐(๐|๐) = ๐(๐).
DEFINIZIONE 1.1.6: Sia ๐: ๐ด โ ๐ต e ๐ โ ๐ต. Si indica con ๐โ1(๐) il sottoinsieme del dominio
che contiene tutti gli elementi che hanno immagine in ๐, cioรจ: ๐โ1(๐) = {๐ฅ โ ๐ด|๐(๐ฅ) โ ๐}
4
๐โ1(๐) viene chiamata controimmagine di ๐.
DEFINIZIONE 1.1.7: Una applicazione ๐: ๐ด โ ๐ต si dice:
surgettiva se ๐ผ๐(๐) = ๐ต oppure equivalentemente se โ๐ฆ โ ๐ต, โ๐ฅ โ ๐ด| ๐(๐ฅ) = ๐ฆ;
iniettiva se โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐ด, ๐ฅ โ ๐ฆ โ ๐(๐ฅ) โ ๐(๐ฆ) oppure equivalentemente se ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฆ) โ
๐ฅ = ๐ฆ;
bigettiva (o biunivoca) se รจ sia iniettiva che surgettiva.
DEFINIZIONE 1.1.8: Data unโapplicazione ๐: ๐ด โ ๐ต bigettiva, si definisce funzione inversa
๐โ1: ๐ต โ ๐ด tale che โ๐ฆ โ ๐ต, ๐โ1(๐ฆ) = ๐ฅ, dove ๐ฅ| ๐(๐ฅ) = ๐ฆ.
Lโunicitร della ๐ฅ viene garantita dalla bigettivitร di ๐.
DEFINIZIONE 1.1.9: Date ๐: ๐ด โ ๐ต e ๐: ๐ต โ ๐ถ, si definisce composizione di funzioni la
funzione ๐ โ ๐: ๐ด โ ๐ถ tale che โ๐ฅ โ ๐ด (๐ โ ๐)(๐ฅ) โ ๐(๐(๐ฅ)).
PROPOSIZIONE 1.1.1: ๐ผ๐(๐ โ ๐) = ๐ผ๐(๐|๐ผ๐(๐))
Dimostrazione:
Entrambi i contenimenti derivano direttamente dalla definizione di composizione.
DEFINIZIONE 1.1.10: Dato un insieme ๐ธ โ โ , si definisce relazione โ su ๐ธ come un
sottoinsieme di ๐ธ ร ๐ธ tale che (๐ฅ, ๐ฆ) โ โ per alcuni ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐ธ.
(๐ฅ, ๐ฆ) โ โ viene comunemente scritto ๐ฅโ๐ฆ (๐ฅ รจ in relazione con ๐ฆ).
DEFINIZIONE 1.1.11: Una relazione โ si dice di equivalenza se:
รจ riflessiva, cioรจ โ๐ฅ โ ๐ธ, ๐ฅโ๐ฅ;
รจ simmetrica, cioรจ ๐ฅโ๐ฆ โ ๐ฆโ๐ฅ;
รจ transitiva, cioรจ ๐ฅโ๐ฆ โง ๐ฆโ๐ง โ ๐ฅโ๐ง.
DEFINIZIONE 1.1.12: Sia โ una relazione di equivalenza. โ๐ฅ โ ๐ธ, si definisce classe di
equivalenza di ๐ฅ lโinsieme [๐ฅ] = {๐ฆ โ ๐ธ|๐ฅโ๐ฆ}, cioรจ lโinsieme degli elementi di ๐ธ in relazione
con ๐ฅ.
Evidentemente โ๐ฅ โ ๐ธ, [๐ฅ] โ โ , poichรฉ ๐ฅ โ [๐ฅ].
LEMMA 1.1.2: Siano ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐ธ e sia โ una relazione di equivalenza su ๐ธ. Allora [๐ฅ] = [๐ฆ] โ
๐ฅโ๐ฆ.
Dimostrazione:
โ) ๐ฅ โ [๐ฅ] โ ๐ฅ โ [๐ฆ] โ ๐ฅโ๐ฆ.
โ) Sia ๐ง โ [๐ฅ]; allora ๐งโ๐ฅ.
Ma ๐ฅโ๐ฆ per ipotesi, quindi per transitivitร ๐งโ๐ฆ โ ๐ง โ [๐ฆ].
Perciรฒ [๐ฅ] โ [๐ฆ].
Analogamente si prova che [๐ฆ] โ [๐ฅ], da cui la tesi.
PROPOSIZIONE 1.1.3: Le classi di equivalenza formano una partizione, cioรจ:
1) ogni classe รจ non vuota;
2) โ [๐ฅ]๐ฅโ๐ธ = ๐ธ;
5
3) [๐ฅ] โฉ [๐ฆ] โ โ โ [๐ฅ] = [๐ฆ].
Dimostrazione:
1) giร fatta.
2) โ๐ฅ โ ๐ธ, [๐ฅ] โ ๐ธ โ โ [๐ฅ]๐ฅโ๐ธ โ ๐ธ;
โ๐ฅ โ ๐ธ, ๐ฅ โ [๐ฅ] โ ๐ธ โ โ [๐ฅ]๐ฅโ๐ธ , da cui segue la tesi.
3) [๐ฅ] โฉ [๐ฆ] โ โ โ โ๐ง โ [๐ฅ] โฉ [๐ฆ] โ ๐งโ๐ฅ โง ๐งโ๐ฆ โ ๐ฅโ๐ฆ e per il lemma precedente ho che
[๐ฅ] = [๐ฆ], cioรจ la tesi.
Esempio: ๐ธ = โ, (๐ฅ, ๐ฆ) โ โ โ ๐ฅ โ ๐ฆ โ โค.
Questa relazione รจ di equivalenza, in quanto:
1) รจ riflessiva, poichรฉ ๐ฅ โ ๐ฅ = 0 โ โค;
2) รจ simmetrica, poichรฉ se ๐ฅ โ ๐ฆ = ๐ โ โค โ ๐ฆ โ ๐ฅ = โ๐ โ โค;
3) รจ transitiva, poichรฉ se ๐ฅ โ ๐ฆ = ๐1 โ โค e ๐ฆ โ ๐ง = ๐2 โ โค โ ๐ฅ โ ๐ง = ๐1 + ๐2 โ โค.
DEFINIZIONE 1.1.13: Si definiscono rappresentanti di una classe di equivalenza tutti gli
elementi di una certa classe.
DEFINIZIONE 1.1.14: Sia ๐ธ โ โ e โ una relazione di equivalenza su ๐ธ. Si definisce insieme
quoziente ๐ธ/โโ {[๐ฅ]| ๐ฅ โ ๐ธ} (si legge ๐ธ modulo โ).
DEFINIZIONE 1.1.15: Si definisce proiezione naturale al quoziente lโapplicazione: ๐โ: ๐ธ โ ๐ธ/โ | ๐โ(๐ฅ) = [๐ฅ]
๐โ รจ surgettiva poichรฉ ogni classe di ๐ธ/โ รจ immagine di tutti i suoi rappresentanti. Per lo stesso
motivo non รจ iniettiva.
PROPOSIZIONE 1.1.4 (Leggi di De Morgan): Sia ๐ un insieme e ๐ด, ๐ต โ ๐. Allora, se ๐ด = ๐\๐ด:
1) (๐ด โช ๐ต) = ๐ด โฉ ๐ต
2) (๐ด โฉ ๐ต) = ๐ด โช ๐ต Dimostrazione:
1) ๐ฅ โ (๐ด โช ๐ต) โ ๐ฅ โ ๐ด โช ๐ต โ ๐ฅ โ ๐ด โง ๐ฅ โ ๐ต โ ๐ฅ โ ๐ด โง ๐ฅ โ ๐ต โ ๐ฅ โ ๐ด โฉ ๐ต.
2) Analoga.
PROPOSIZIONE 1.1.5: Sia ๐: ๐ โ ๐. Allora:
1) โ๐: ๐ โ ๐| ๐ โ ๐ = ๐๐๐ (inversa destra) โ ๐ รจ surgettiva;
2) โ๐: ๐ โ ๐| ๐ โ ๐ = ๐๐๐ (inversa sinistra) โ ๐ รจ iniettiva;
3) ๐ รจ unica sia in 1) che in 2).
Dimostrazione:
1) โ) โ๐ฆ โ ๐, ๐ฆ = ๐(๐(๐ฆ)) โ ogni ๐ฆ โ ๐ appartiene a ๐ผ๐(๐) โ ๐ รจ surgettiva
โ) ๐ surgettiva โ โ๐ฆ0 โ ๐ โ๐ฅ0 โ ๐| ๐(๐ฅ0) = ๐ฆ0.
Scelgo ๐| ๐(๐ฆ0) = ๐ฅ0 โ๐ฆ0 โ ๐.
Allora ๐(๐(๐ฆ0)) = ๐ฆ0 โ๐ฆ0 โ ๐ โ ๐ โ ๐ = ๐๐๐ .
2) Analoga.
3) ๐ รจ fissata โ๐ฆ0 โ ๐, dunque รจ sicuramente unica.
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1.2 STRUTTURE ALGEBRICHE
DEFINIZIONE 1.2.1: Dato un insieme ๐ด, si definisce operazione su ๐ด unโapplicazione: โ: ๐ด ร ๐ด โ ๐ด
Esempio: la somma su โค รจ definita come +:โค ร โค โ โค| + (๐ฅ, ๐ฆ) = ๐ฅ + ๐ฆ.
DEFINIZIONE 1.2.2: La coppia (๐ด,โ), con ๐ด insieme e โ operazione su ๐ด, si chiama gruppo se
valgono le seguenti proprietร :
1) associativa: โ๐, ๐, ๐ โ ๐ด, (๐ โ ๐) โ ๐ = ๐ โ (๐ โ ๐);
2) dellโelemento neutro: โ๐ โ ๐ด โ๐ โ ๐ด| ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐ = ๐;
3) dellโinverso: โ๐ โ ๐ด โ๐ โ ๐ด| ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐ = ๐.
Se vale anche la proprietร commutativa (cioรจ โ๐, ๐ โ ๐ด, ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐), allora (๐ด,โ) si dice
gruppo abeliano.
Esempi: (โ,+) non รจ un gruppo (non vale la proprietร dellโinverso).
(โค,+) รจ un gruppo abeliano.
(โ,โ) non รจ un gruppo perchรฉ non esiste lโinverso di 0. (โ\{0} ,โ) รจ un gruppo abeliano.
TEOREMA 1.2.1: Dato un gruppo (๐ด,โ):
1) lโelemento neutro รจ unico
2) lโinverso di un elemento รจ unico
3) se ๐, ๐, ๐ โ ๐ด e ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐, allora ๐ = ๐ (legge di cancellazione).
Dimostrazione:
1) Siano ๐1, ๐2 elementi neutri. Allora: ๐1 = ๐1 โ ๐2 = ๐2, da cui ๐1 = ๐2.
2) Sia ๐ โ ๐ด. Se ๐1 e ๐2 sono inversi di ๐ allora: ๐1 = ๐ โ ๐1 = (๐2 โ ๐) โ ๐1 = ๐2 โ (๐ โ ๐1) = ๐2 โ ๐ = ๐2
da cui ๐1 = ๐2.
3) Se ๐โ1 รจ lโinverso di ๐, allora ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐ โ ๐โ1 โ ๐ โ ๐ = ๐โ1 โ ๐ โ ๐ โ ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐ โ
๐ = ๐.
DEFINIZIONE 1.2.3: Siano ๐, ๐: ๐ด โ ๐ต. Si dice che ๐ = ๐ โ โ๐ฅ โ ๐ด, ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฅ).
DEFINIZIONE 1.2.4: Siano +, โ operazioni in ๐ด, con ๐ด insieme. La terna (๐ด,+,โ) si dice anello
se:
1) (๐ด,+) รจ un gruppo abeliano;
2) (associativa di โ) โ๐, ๐, ๐ โ ๐ด, (๐๐)๐ = ๐(๐๐);
3) (elemento neutro per โ) โ1| โ๐ โ ๐ด, ๐ โ 1 = 1 โ ๐ = ๐;
4) (distributiva) โ๐, ๐, ๐ โ ๐ด, (๐ + ๐) โ ๐ = ๐๐ + ๐๐; ๐ โ (๐ + ๐) = ๐๐ + ๐๐.
Se inoltre lโoperazione โ รจ commutativa, cioรจ โ๐, ๐ โ ๐ด, ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐, lโanello si dice
commutativo.
Esempio: (โค,+,โ) รจ un anello commutativo.
7
DEFINIZIONE 1.2.5: (๐ด,+,โ) รจ un campo se:
1) (๐ด,+,โ) รจ un anello commutativo;
2) โ๐ โ ๐ด, ๐ โ 0 (dove lo 0 rappresenta lโelemento neutro per la somma) โ๐ โ ๐ด| ๐๐ = ๐๐ = 1.
Notazione: lโinverso rispetto alla somma ๐โ1 si denota con โ ๐.
Esempi: (โ,+,โ) รจ un campo.
(โ,+,โ) รจ un campo.
(โค,+,โ) non รจ un campo perchรฉ โ๐ โ 1 โ๐ โ โค| ๐๐ = 1.
PROPOSIZIONE 1.2.2: Sia (๐ด,+,โ) un anello. Allora:
1) โ๐ โ ๐ด, ๐ โ 0 = 0 โ ๐ = 0;
2) โ๐ โ ๐ด, (โ1) โ ๐ = โ๐ (โ1 rappresenta lโinverso rispetto alla somma dellโelemento neutro
per il prodotto).
Dimostrazione:
1) ๐ โ 0 = ๐ โ (0 + 0) = ๐ โ 0 + ๐ โ 0.
Sommando da entrambe le parti lโinverso dellโelemento ๐ โ 0:
๐ โ 0 โ ๐ โ 0 = ๐ โ 0 + ๐ โ 0 โ ๐ โ 0 โ ๐ โ 0 = 0.
2) Dobbiamo verificare che (โ1) โ ๐ + ๐ = 0.
(โ1) โ ๐ + ๐ = (โ1) โ ๐ + 1 โ ๐ = ((โ1) + 1) โ ๐ = 0 โ ๐ = 0.
PROPOSIZIONE 1.2.3: Sia (๐,+,โ) un campo. Allora ๐๐ = 0 โง ๐ โ 0 โ ๐ = 0.
Dimostrazione:
โ๐โ1, dunque: ๐๐ = 0 โ ๐โ1๐๐ = ๐โ1 โ 0 = 0 โ 1 โ ๐ = 0 โ ๐ = 0.
Questo significa che in un campo non esistono divisori di ๐, cioรจ, dato un
๐ โ ๐\{0}, โ๐ โ ๐\{0}| ๐๐ = 0.
DEFINIZIONE 1.2.6: Definiamo lโinsieme dei numeri complessi โ = {๐ + ๐๐| ๐, ๐ โ โ}, dove ๐ รจ
lโunitร immaginaria tale che ๐2 = โ1.
DEFINIZIONE 1.2.7: Definiamo su โ una somma e un prodotto:
+:โ ร โ โ โ| (๐ + ๐๐, ๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐๐) + (๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐) + ๐(๐ + ๐);
โ โถ โ ร โ โ โ| (๐ + ๐๐, ๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐๐) โ (๐๐ โ ๐๐) + ๐(๐๐ + ๐๐).
DEFINIZIONE 1.2.8: ๐ + ๐๐, ๐ + ๐๐ โ โ, ๐ + ๐๐ = ๐ + ๐๐ โ ๐ = ๐ โง ๐ = ๐.
PROPOSIZIONE 1.2.4: (โ,+,โ) รจ un campo.
Dimostrazione:
(โ,+) รจ evidentemente un gruppo abeliano;
โ รจ associativa;
โ ha un elemento neutro, il numero 1 = 1 + 0๐;
gode della proprietร distributiva:
8
((๐ + ๐๐) + (๐ + ๐๐)) โ (๐ + ๐๐) = ((๐ + ๐) + ๐(๐ + ๐)) โ (๐ + ๐๐) = (๐๐ + ๐๐ โ ๐๐ โ ๐๐) +
๐(๐๐ + ๐๐ + ๐๐ + ๐๐), (๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐๐) + (๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐๐) = (๐๐ โ ๐๐) + ๐(๐๐ + ๐๐) + (๐๐ โ ๐๐) +๐(๐๐ + ๐๐) = (๐๐ โ ๐๐ + ๐๐ โ ๐๐) + ๐(๐๐ + ๐๐ + ๐๐ + ๐๐);
(๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐๐) = (๐ + ๐๐) โ (๐ + ๐๐) = (๐๐ โ ๐๐) + ๐(๐๐ + ๐๐), dunque โ gode della
proprietร commutativa;
โ๐ง = ๐ + ๐๐ โ โ, โ๐ค โ โ| ๐ค๐ง = ๐ง๐ค = 1.
Infatti poniamo ๐ค =๐
๐2+๐2โ ๐
๐
๐2+๐2. Allora:
๐ง๐ค = (๐ + ๐๐) (๐
๐2 + ๐2โ ๐
๐
๐2 + ๐2) =
๐2 + ๐2
๐2 + ๐2+ ๐ (
๐๐
๐2 + ๐2โ
๐๐
๐2 + ๐2) = 1
DEFINIZIONE 1.2.9: Sia ๐ un campo. Si definisce polinomio nellโindeterminata ๐ a coefficienti
in ๐ ๐(๐ฅ) = โ ๐๐๐ฅ๐๐
๐=0 , con ๐๐ โ ๐ โ0 โค ๐ โค ๐.
DEFINIZIONE 1.2.10: Sia ๐[๐ฅ] lโinsieme dei polinomi in ๐ฅ a coefficienti in ๐.
๐[๐ฅ] = {๐(๐ฅ) =โ๐๐๐ฅ๐
๐
๐=0
| ๐๐ โ ๐ โ๐}
DEFINIZIONE 1.2.11: Due polinomi ๐(๐ฅ) = โ ๐๐๐ฅ๐๐
๐=0 , ๐(๐ฅ) = โ ๐๐๐ฅ๐๐
๐=0 โ ๐[๐ฅ] si dicono
uguali si ๐๐ = ๐๐ โ0 โค ๐ โค ๐.
Notiamo che se gli esponenti massimi di ๐(๐ฅ) e ๐(๐ฅ) sono diversi, รจ sufficiente aggiungere
termini del tipo 0 โ ๐ฅ๐ per renderli uguali.
Notazione: Si denota con 0 โ ๐[๐ฅ] il polinomio con tutti i coefficienti nulli.
DEFINIZIONE 1.2.12: Dato ๐(๐ฅ) = โ ๐๐๐ฅ๐๐
๐=0 โ ๐[๐ฅ]\{0}, si definisce grado del polinomio
deg(๐(๐ฅ)) = max{๐ โ โ| ๐๐ โ 0}.
DEFINIZIONE 1.2.13: Dati ๐(๐ฅ) = โ ๐๐๐ฅ๐๐
๐=0 e ๐(๐ฅ) = โ ๐๐๐ฅ๐๐
๐=0 โ ๐[๐ฅ], definiamo:
(๐ + ๐)(๐ฅ) โ โ (๐๐ + ๐๐)๐ฅ๐๐
๐=0 ;
(๐๐)(๐ฅ) โ โ ๐๐๐ฅ๐2๐
๐=0 , dove ๐๐ = โ ๐๐๐๐โ๐๐๐=0 .
PROPOSIZIONE 1.2.5: (๐[๐ฅ], +,โ) รจ un anello commutativo ma non un campo.
Dimostrazione:
(๐[๐ฅ], +) รจ evidentemente un gruppo abeliano; inoltre valgono le proprietร associativa,
distributiva e commutativa di โ perchรฉ valgono in ๐; โ ha lโelemento neutro ๐(๐ฅ) โก 1.
Dunque รจ un anello commutativo.
Poichรฉ deg(๐๐(๐ฅ)) = deg(๐(๐ฅ)) + deg(๐(๐ฅ)) (basta vedere che il coefficiente di grado
massimo รจ il prodotto di due termini โ 0), allora se esistesse ๐โ1(๐ฅ), 0 = deg 1 = deg(๐(๐ฅ)) +
deg(๐โ1(๐ฅ)) โ โ๐(๐ฅ)| deg ๐ > 0 โ๐โ1(๐ฅ) โ (๐[๐ฅ], +,โ) non รจ un campo.
TEOREMA 1.2.6 (di divisione in โค): โ๐, ๐ โ โค โง ๐ โ 0 โ๐ข๐๐๐๐ ๐, ๐ โ โค:
๐ = ๐๐ + ๐;
0 โค ๐ < |๐|.
9
TEOREMA 1.2.7 (di divisione in ๐[๐ฅ]): โ๐(๐ฅ), ๐(๐ฅ) โ ๐[๐ฅ]\{0} โ๐ข๐๐๐๐ ๐(๐ฅ), ๐(๐ฅ) โ ๐[๐ฅ]:
๐(๐ฅ) = ๐(๐ฅ)๐(๐ฅ) + ๐(๐ฅ);
deg(๐(๐ฅ)) < deg(๐(๐ฅ)).
Notiamo una similitudine fra la divisione in โค e in ๐[๐ฅ], poichรฉ cโรจ una similitudine stretta fra la
funzione valore assoluto e la funzione deg.
Osservazione: se ๐(๐ฅ) = 0 โ ๐(๐ฅ)|๐(๐ฅ).
DEFINIZIONE 1.2.14: ๐ โ ๐ si dice radice di ๐(๐ฅ) se ๐(๐) = 0.
TEOREMA 1.2.8 (di Ruffini): se ๐ รจ radice di ๐(๐ฅ), allora (๐ฅ โ ๐)|๐(๐ฅ).
Dimostrazione:
Applico il teorema di divisione; โ๐(๐ฅ), ๐(๐ฅ) โ ๐[๐ฅ] tali che:
{๐(๐ฅ) = (๐ฅ โ ๐)๐(๐ฅ) + ๐(๐ฅ)
deg(๐(๐ฅ)) < deg(๐ฅ โ ๐) = 1, dunque ๐(๐ฅ) = ๐๐๐ ๐ก๐๐๐ก๐.
Valuto in ๐:
0 = ๐(๐) = (๐ โ ๐)๐(๐) + ๐(๐) = ๐(๐), da cui segue la tesi.
DEFINIZIONE 1.2.15: Sia ๐ una radice di ๐(๐ฅ). Si definisce molteplicitร algebrica della radice ๐
il massimo numero naturale ๐ tale che (๐ฅ โ ๐)๐|๐(๐ฅ).
TEOREMA 1.2.9 (fondamentale dellโalgebra): Ogni polinomio ๐(๐ฅ) โ โ[๐ฅ] di grado ๐ โฅ 1 ha
almeno una radice.
COROLLARIO 1.2.10: Ogni polinomio ๐(๐ฅ) โ โ[๐ฅ] di grado ๐ โฅ 1 ha esattamente ๐ radici
(contate con molteplicitร ).
Dimostrazione:
Per induzione su ๐:
Passo base): ๐ = 1, ovvio.
Passo induttivo): Per il teorema, so che โ๐ radice di ๐(๐ฅ), quindi per Ruffini ๐(๐ฅ) =
(๐ฅ โ ๐) ๐1(๐ฅ), con deg(๐1(๐ฅ)) = ๐ โ 1, dunque per ipotesi induttiva ๐1(๐ฅ) ha esattamente
๐ โ 1 radici contate con molteplicitร . Dunque ๐(๐ฅ) ne ha ๐, da cui la tesi.
DEFINIZIONE 1.2.16: Un polinomio ๐(๐ฅ) โ ๐[๐ฅ] si dice irriducibile su ๐[๐ฅ] se non puรฒ essere
scritto come ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฅ)๐(๐ฅ), con ๐(๐ฅ), ๐(๐ฅ) โ ๐[๐ฅ] non costanti.
Esempi: I polinomi di grado 1 sono sempre irriducibili.
๐๐ฅ2 + ๐๐ฅ + ๐ รจ riducibile su โ[๐ฅ] se ha radici (poichรฉ la fattorizzazione di un polinomio di
secondo grado puรฒ avvenire solo per mezzo di due polinomi di grado 1), quindi รจ riducibile โ
ฮ โฅ 0 โ ๐2 โ 4๐๐ โฅ 0.
๐ฅ2 โ 2 รจ riducibile su โ[๐ฅ], ma non รจ riducibile su โ[๐ฅ].
10
DEFINIZIONE 1.2.17: Si definisce lโoperazione prodotto per scalari in ๐[๐ฅ]:
โ :๐ร ๐[๐ฅ] โ ๐[๐ฅ]| (๐ผ, ๐(๐ฅ)) โ ๐ผ๐(๐ฅ), con ๐ผ โ ๐ e ๐(๐ฅ) โ ๐[๐ฅ].
Se ๐(๐ฅ) = โ ๐๐ ๐ฅ๐๐
๐=0 , allora ๐ผ๐(๐ฅ) = โ (๐ผ๐๐)๐ฅ๐๐
๐=0 .
PROPOSIZIONE 1.2.11: (๐[๐ฅ], +,โ), dove โ รจ il prodotto per scalari, รจ un anello (nel senso che +
e โ |๐ร๐[๐ฅ] soddisfano le proprietร di anello)
Dimostrazione:
Poichรฉ (๐[๐ฅ], +) รจ un gruppo abeliano, le restanti verifiche sono immediate.
Riprendiamo la notazione ๐(๐) = {๐: ๐ โ ๐|๐ ๐๐๐๐๐ก๐ก๐๐ฃ๐}, dove ๐ โ โ รจ un insieme.
PROPOSIZIONE 1.2.12: La funzione inversa ๐โ1 di una funzione ๐: ๐ โ ๐ bigettiva รจ bigettiva.
Dimostrazione:
๐โ1 รจ iniettiva, poichรฉ se non lo fosse due elementi del dominio sarebbero immagine di un solo
elementi del codominio, quindi ๐โ1 โ ๐ โ ๐๐๐.
Poichรฉ ๐ โ ๐โ1 = ๐๐, allora โ๐ฅ โ ๐, (๐ โ ๐โ1)(๐(๐ฅ)) = ๐(๐ฅ), ma ๐ รจ bigettiva, dunque
(๐โ1 โ ๐)(๐ฅ) = ๐ฅ โ ๐ รจ unโinversa destra, quindi ๐โ1 รจ surgettiva.
PROPOSIZIONE 1.2.13: (๐(๐),โ) รจ un gruppo (in generale non abeliano).
Dimostrazione:
Lโelemento neutro รจ evidentemente ๐๐๐, e poichรฉ abbiamo visto che lโinversa di una funzione
bigettiva รจ bigettiva, resta la banale verifica dellโassociativitร .
Abbiamo inoltre visto che in generale le funzioni non commutano, dunque ho la tesi.
PROPOSIZIONE 1.2.14: (๐(๐),โ) รจ un gruppo abeliano โ |๐| โค 2.
Dimostrazione:
Sicuramente se |๐| = 1 โ ๐(๐) = {๐๐} โ (๐(๐),โ) รจ gruppo abeliano.
Se |๐| = 2 โ ๐(๐) = {๐๐, ๐}, dove ๐ โ ๐ = ๐๐, dunque (๐(๐),โ) รจ gruppo abeliano.
Se |๐| = 3, supponiamo ๐ = {๐, ๐, ๐}. Sia ๐: ๐ โ ๐|๐(๐) = ๐, ๐(๐) = ๐, ๐(๐) = ๐ e sia
๐: ๐ โ ๐|๐(๐) = ๐, ๐(๐) = ๐, ๐(๐) = ๐.
Allora (๐ โ ๐)(๐) = ๐(๐(๐)) = ๐(๐) = ๐; (๐ โ ๐)(๐) = ๐(๐) = ๐, quindi per |๐| = 3, (๐(๐),โ)
non รจ un gruppo abeliano.
Per |๐| > 3 il ragionamento รจ analogo, basta scegliere come controesempio il precedente esteso
con lโidentitร agli altri elementi di ๐.
Osservazione: Ogni gruppo ๐บ di due elementi รจ abeliano. La dimostrazione รจ analoga alla
precedente.
Osservazione: Esistono campi con un numero finito di elementi.
Prendiamo ๐ฝ = {[0]3, [1]3, [2]3}, dove [๐]3 รจ la classe di resto ๐ nella divisione per 3.
Definendo [๐]3 โ [๐]3 = [๐๐]3 e [๐]3 + [๐]3 = [๐ + ๐]3, non รจ difficile mostrare che (๐ฝ,+,โ) รจ
un campo.
11
Notazione: Sia ๐ un campo e ๐ โ โ, ๐ โฅ 1. Si denota con: ๐๐ = ๐ร โฆร ๐โ
๐ ๐ฃ๐๐๐ก๐
il prodotto cartesiano di ๐ per se stesso ๐ volte.
Perciรฒ ๐๐ = {(๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐)|๐ฅ๐ โ ๐ โ๐}.
DEFINIZIONE 1.2.18: Definiamo una somma e un prodotto per scalari su ๐๐:
+:๐๐ ร๐๐ โ ๐๐| (๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐) + (๐ฆ1, โฆ , ๐ฆ๐) โ (๐ฅ1 + ๐ฆ1, โฆ , ๐ฅ๐ + ๐ฆ๐);
โ โถ ๐ ร ๐๐ โ ๐๐| ๐ผ โ (๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐) โ (๐ผ๐ฅ1, โฆ , ๐ผ๐ฅ๐).
PROPOSIZIONE 1.2.15: (๐๐, +,โ) รจ un anello (nello stesso senso della PROPOSIZIONE 1.2.11).
Dimostrazione:
Le semplici verifiche sono lasciate al lettore.
PROPOSIZIONE 1.2.16: Siano ๐(๐ก), ๐(๐ก) polinomi in โ[๐ก], con ๐(๐ก) โ 0. Sia โ(๐ก) un polinomio
in โ[๐ก]| ๐(๐ก) = ๐(๐ก) โ โ(๐ก) in โ[๐ก], allora โ(๐ก) โ โ[๐ก].
Dimostrazione 1:
Siano ๐(๐ก) = ๐๐๐ก๐+. . . +๐0, ๐(๐ก) = ๐๐๐ก
๐+. . . +๐0, โ(๐ก) = ๐๐๐ก๐+. . . +๐, ๐๐ โ 0, ๐๐ โ 0, ๐๐ โ 0.
La nostra ipotesi รจ che ๐๐, ๐๐ โ โ โ๐, ๐.
Mostriamo con lโinduzione II su ๐ che ๐๐โ๐ โ โ.
Passo base): Poichรฉ ๐(๐ก) = ๐(๐ก) โ โ(๐ก) e ๐๐ โ 0 โ ๐๐ =๐๐
๐๐โ โ.
Passo induttivo): Mostriamo che se ๐๐โ๐ โ โ โ0 โค ๐ โค ๐ โ ๐๐โ๐โ1 โ โ.
๐๐โ๐โ1 = ๐๐๐๐โ๐โ1 + ๐๐โ1๐๐โ๐+. . . +๐๐โ๐โ1๐๐, perciรฒ ๐๐โ๐โ1 =๐๐โ๐โ1โ๐๐โ1๐๐โ๐โ...โ๐๐โ๐โ1๐๐
๐๐.
Ma tutti i termini della frazione โ โ, dunque ho la tesi.
Dimostrazione 2: Poichรฉ in โ[๐ก] ho che ๐(๐ก) = ๐(๐ก) โ โ(๐ก) e ๐(๐ก) โ 0, allora ๐(๐ก) โ 0.
Dunque divido ๐(๐ก) per ๐(๐ก) in โ[๐ก]: ๐(๐ก) = ๐(๐ก) โ ๐(๐ก) + ๐(๐ก)
deg ๐(๐ก) < deg ๐(๐ก) in โ[๐ก] e dunque in โ[๐ก].
Allora ๐(๐ก)โ(๐ก) = ๐(๐ก)๐(๐ก) + ๐(๐ก) in โ[๐ก] โ ๐(๐ก)(โ(๐ก) โ ๐(๐ก)) = ๐(๐ก) in โ[๐ก], ma
deg ๐(๐ก) < deg ๐(๐ก) e poichรฉ il grado รจ additivo, allora โ(๐ก) โ ๐(๐ก) = 0 โ โ(๐ก) = ๐(๐ก) โ โ[๐ก].
DEFINIZIONE 1.2.18: Sia ๐: โ โ โ lโapplicazione definita in modo tale che associ ad ogni
numero complesso ๐ง = ๐ + ๐๐ il suo coniugato ๐ง = ๐ โ ๐๐. ๐ prende il nome di coniugio ed รจ
evidentemente biunivoca.
PROPOSIZIONE 1.2.17: 1) ๐ง = ๐ง โ ๐ง โ โ
2) ๐ง1 + ๐ง2 = ๐ง1 + ๐ง2 3) ๐ง1 โ ๐ง2 = ๐ง1 โ ๐ง2
4) ๐ง = ๐ง 5) ๐ง + ๐ง โ โ, ๐ง โ ๐ง โ โ.
Dimostrazione:
Queste semplici verifiche sono lasciate al lettore per esercizio.
12
COROLLARIO 1.2.18: 1) โ ๐ง๐๐๐=1 = โ ๐ง๐
๐๐=1
2) โ ๐ง๐๐๐=1 = โ ๐ง๐
๐๐=1
3) ๐ง๐ = ๐ง๐
Dimostrazione:
1) Per induzione su ๐ โฅ 2:
Passo base): ๐ = 2, giร visto;
Passo induttivo): โ ๐ง๐๐๐=1 = โ ๐ง๐
๐โ1๐=1 + ๐ง๐ = (๐๐. ๐๐๐. ) = โ ๐ง๐
๐โ1๐=1 + ๐ง๐ = โ ๐ง๐
๐๐=1 .
2) Analoga.
3) ร un caso particolare del 2) con ๐ง1 =. . . = ๐ง๐ = ๐ง.
PROPOSIZIONE 1.2.18: Sia ๐(๐ก) โ โ[๐ก]\{0} e sia ๐ผ un numero complesso non reale. Allora, se
๐ผ รจ radice di ๐(๐ก):
1) anche ๐ผ รจ radice di ๐(๐ก);
2) la molteplicitร algebrica di ๐ผ รจ uguale a quella di ๐ผ.
Dimostrazione:
1) Poichรฉ ๐ผ รจ radice di ๐(๐ก), allora ๐(๐ผ) = โ ๐๐๐ผ๐๐
๐=0 = 0. Allora:
0 = ๐๐๐ผ๐+. . . +๐0 = ๐๐๐ผ๐+. . . +๐0 = ๐๐๐ผ๐+. . . +๐0 = (๐๐๐๐โรจ ๐๐ โ โ) = ๐๐๐ผ๐+. . . +๐0 =
๐๐๐ผ๐+. . . +๐0 = ๐(๐ผ).
2) Dimostriamolo per induzione II su ๐ = deg ๐(๐ก):
Passo base): ๐ = 0 โ ๐(๐ก) = ๐ฝ โ ๐(๐ก) non ha radici, quindi molteplicitร algebrica di ๐ผ =
molteplicitร algebrica di ๐ผ = 0.
Passo induttivo): Supponiamo che lโenunciato sia vero โ๐ โค ๐ e dimostriamo che รจ vero per
๐ + 1.
Se nรฉ ๐ผ nรฉ ๐ผ sono radice, ho la tesi.
Altrimenti ๐(๐ผ) = 0 e ๐(๐ผ) = 0.
Dunque ๐(๐ก) = (๐ก โ ๐ผ)๐(๐ก) per Ruffini in โ[๐ก].
Valutando in ๐ผ:
0 = ๐(๐ผ) = (๐ผ โ ๐ผ)๐(๐ผ), ma ๐ผ โ ๐ผ, dunque ๐(๐ผ) = 0 e quindi (๐ก โ ๐ผ)|๐(๐ก)|๐(๐ก).
Per cui ๐(๐ก) = (๐ก โ ๐ผ)(๐ก โ ๐ผ)โ(๐ก) = (๐ก2 โ (๐ผ + ๐ผ)๐ก + ๐ผ๐ผ)โ(๐ก).
Sappiamo che ๐ผ + ๐ผ, ๐ผ๐ผ โ โ, dunque per la proposizione 1.2.16 so che โ(๐ก) โ โ[๐ก].
Applicando lโipotesi induttiva a โ(๐ก), vediamo che la molteplicitร algebrica ๐ di ๐ผ e ๐ di ๐ผ in
โ(๐ก) coincidono, ma le loro molteplicitร in ๐(๐ก) sono semplicemente ๐ + 1 e ๐ + 1, che
quindi coincidono.
13
2 SPAZI VETTORIALI E APPLICAZIONI
LINEARI
2.1 SPAZI VETTORIALI
DEFINIZIONE 2.1.1: Un ๐-spazio vettoriale รจ una quaterna (๐,+,โ, ๐), dove ๐ รจ un campo e ๐
insieme โ โ .
+:๐ ร ๐ โ ๐ โ โถ ๐ ร ๐ โ ๐ tali che:
1) (๐,+) รจ un gruppo abeliano;
2) โ๐ผ, ๐ฝ โ ๐, โ๐ฅ โ ๐, (๐ผ๐ฝ)๐ฅ = ๐ผ(๐ฝ๐ฅ);
3) โ๐ผ, ๐ฝ โ ๐, โ๐ฅ โ ๐, (๐ผ + ๐ฝ)๐ฅ = ๐ผ๐ฅ + ๐ฝ๐ฅ;
4) โ๐ผ โ ๐, โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, ๐ผ(๐ฅ + ๐ฆ) = ๐ผ๐ฅ + ๐ผ๐ฆ;
5) โ๐ฅ โ ๐, 1 โ ๐ฅ = ๐ฅ.
PROPOSIZIONE 2.1.1: Sia (๐,+,โ, ๐) un ๐-spazio vettoriale. Allora:
1) 0 รจ unico;
2) โ๐ฅ โ ๐,โ๐ฅ รจ unico;
3) โ๐ฅ โ ๐, 0 โ ๐ฅ = 0;
4) โ๐ผ โ ๐, ๐ผ โ 0 = 0 5) โ๐ผ โ ๐, โ๐ฅ โ ๐, ๐ผ๐ฅ = 0 โ ๐ผ = 0 โจ ๐ฅ = 0;
6) โ๐ฅ โ ๐, (โ1) โ ๐ฅ = โ๐ฅ.
Dimostrazione:
1), 2) derivano dal fatto che (๐,+) รจ un gruppo abeliano.
3) 0 โ ๐ฅ = (0 + 0) โ ๐ฅ = 0 โ ๐ฅ + 0 โ ๐ฅ โ 0 โ ๐ฅ = 0 4) analoga alla 3)
5) Se ๐ผ = 0, abbiamo subito la tesi.
Se ๐ผ โ 0 โ 0 = ๐ผโ1 โ 0 = ๐ผโ1 โ ๐ โ ๐ฅ = 1 โ ๐ฅ = ๐ฅ
6) ๐ฅ + (โ1) โ ๐ฅ = 1 โ ๐ฅ + (โ1) โ ๐ฅ = (1 + (โ1)) โ ๐ฅ = 0 โ ๐ฅ = 0
DEFINIZIONE 2.1.2: Ogni elemento di uno spazio vettoriale si definisce vettore.
Notazione: Al posto di ๐ฅ + (โ๐ฆ) scriveremo ๐ฅ โ ๐ฆ.
PROPOSIZIONE 2.1.2: ๐๐ รจ un ๐-spazio vettoriale โ๐ โฅ 1.
Dimostrazione:
La verifica รจ lasciata al lettore.
Osservazioni: โ Se ๐ = ๐, il prodotto per scalari รจ definito โ โถ ๐ ร ๐ โ ๐, dove il primo ๐
rappresenta il campo degli scalari, mentre il secondo lo spazio vettoriale.
Per lโosservazione precedente โ รจ un โ-spazio vettoriale. Consideriamo ora una restrizione
dellโoperazione prodotto per scalari su โ, cioรจ โ โถ โ ร โ โ โ.
14
Poichรฉ โ โ โ, le definizioni che valgono su โ valgono anche su โ; perciรฒ โ รจ un โ-spazio
vettoriale.
In generale possiamo effettuare una restrizione del campo degli scalari, cioรจ se ๐โฒ รจ
sottocampo di ๐ (๐โฒ โ ๐ e ๐โฒ รจ chiuso rispetto a + e โ), ogni ๐-spazio vettoriale รจ anche un
๐โฒ-spazio vettoriale.
Fissiamo nel piano due assi cartesiani. Allora la funzione: ๐๐๐๐๐ โ โ2
๐ โ (๐ฅ๐, ๐ฆ๐) รจ biunivoca.
Inoltre la funzione: ๐๐๐๐๐ โ ๐ฃ๐๐ก๐ก๐๐๐ ๐ข๐ ๐๐๐๐ก๐ ๐๐ ๐
๐ โ ๐๐ รจ biunivoca, dunque possiamo identificare ๐ con (๐ฅ๐, ๐ฆ๐) e
con ๐๐ . Quindi la somma in โ2 corrisponde alla regola del parallelogramma.
2.2 SPAZI DI MATRICI
DEFINIZIONE 2.2.1: Definiamo lโinsieme โณ(๐, ๐,๐) come lโinsieme delle matrici ๐ ร ๐, cioรจ
con ๐ righe e ๐ colonne, a coefficienti in ๐.
DEFINIZIONE 2.2.2: Una matrice di dice quadrata se ๐ = ๐ e lโinsieme delle matrici ๐ ร ๐ si
indica con โณ(๐,๐) (o piรน semplicemente con โณ(๐)).
Notazioni: โ Per indicare lโelemento di posto ๐, ๐ della matrice ๐ด si usa il simbolo [๐ด]๐๐;
๐ด๐ indica lโ๐-esima riga di ๐ด;
๐ด๐ indica la ๐-esima colonna di ๐ด;
0 rappresenta la matrice nulla, cioรจ [0]๐๐ = 0 โ๐, ๐.
DEFINIZIONE 2.2.3: Siano ๐ด, ๐ต โ โณ(๐, ๐,๐) matrici. Allora si dice che ๐ด e ๐ต sono uguali se [๐ด]๐๐ = [๐ต]๐๐ โ๐, ๐.
DEFINIZIONE 2.2.4: โ๐ด, ๐ต โ โณ(๐, ๐, ๐), poniamo: [๐ด + ๐ต]๐๐ โ [๐ด]๐๐ + [๐ต]๐๐ โ๐, ๐;
[๐ผ๐ด]๐๐ โ ๐ผ[๐ด]๐๐ โ๐, ๐.
PROPOSIZIONE 2.2.1: โณ(๐, ๐,๐) รจ un ๐-spazio vettoriale.
Dimostrazione:
Le verifiche sono immediate.
Osservazione: Lโapplicazione: ๐๐ โโณ(๐, 1, ๐)
(๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐) โ (
๐ฅ1โฎ๐ฅ๐)
รจ bigettiva, quindi scriveremo indifferentemente un vettore di ๐๐ come ๐-upla o come colonna.
15
DEFINIZIONE 2.2.5: ๐ด โ โณ(๐) si dice:
diagonale se [๐ด]๐๐ = 0 โ๐ โ ๐;
simmetrica se [๐ด]๐๐ = [๐ด]๐๐ โ๐, ๐;
antisimmetrica se [๐ด]๐๐ = โ[๐ด]๐๐ โ๐, ๐ (dunque [๐ด]๐๐ = 0 โ๐);
triangolare superiore se [๐ด]๐๐ = 0 โ๐ > ๐.
Notazione: Denoteremo:
๐(๐) = {๐ด โ โณ(๐)|๐ด รจ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐};
๐ฎ(๐) = {๐ด โ โณ(๐)|๐ด รจ ๐ ๐๐๐๐๐ก๐๐๐๐};
๐(๐) = {๐ด โ โณ(๐)|๐ด รจ ๐๐๐ก๐๐ ๐๐๐๐๐ก๐๐๐๐};
๐ฏ(๐) = {๐ด โ โณ(๐)|๐ด รจ ๐ก๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐ข๐๐๐๐๐๐๐}.
PROPOSIZIONE 2.2.2: Ogni spazio di polinomi ๐[๐ฅ] รจ un ๐-spazio vettoriale.
DEFINIZIONE 2.2.6: Sia ๐ด un insieme e ๐ un ๐-spazio vettoriale. Definiamo
โฑ(๐ด, ๐) = {๐: ๐ด โ ๐} tale che โ๐, ๐ โ โฑ(๐ด, ๐), โ๐ผ โ ๐: (๐ + ๐)(๐ฅ) โ ๐(๐ฅ) + ๐(๐ฅ) โ๐ฅ โ ๐ด;
(๐ผ๐)(๐ฅ) โ ๐ผ๐(๐ฅ) โ๐ฅ โ ๐ด.
PROPOSIZIONE 2.2.3: โฑ(๐ด, ๐) รจ uno spazio vettoriale di funzioni.
Osservazioni: โ โฑ(โ,๐) = {๐ ๐ข๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐ ๐ ๐ฃ๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐}
โฑ({1,โฆ , ๐}, ๐) = ๐๐ โฑ({1,โฆ , ๐} ร {1,โฆ , ๐}, ๐) = โณ(๐, ๐,๐).
2.3 SOTTOSPAZI E COMBINAZIONI LINEARI
DEFINIZIONE 2.3.1: Dato ๐ ๐-spazio vettoriale, ๐ โ ๐ si dice sottospazio vettoriale di ๐ se:
1) 0๐ โ ๐;
2) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, ๐ฅ + ๐ฆ โ ๐ (cioรจ ๐ รจ chiuso rispetto alla somma);
3) โ๐ผ โ ๐, โ๐ฅ โ ๐, ๐ผ๐ฅ โ ๐ (cioรจ ๐ รจ chiuso rispetto al prodotto per scalari).
Quindi, poichรฉ se le 8 proprietร di spazio vettoriale valgono per ๐, allora valgono anche per ๐ e
poichรฉ + e โ sono chiusi rispetto a ๐, allora ๐ รจ uno spazio vettoriale.
PROPOSIZIONE 2.3.1: ๐(๐), ๐ฎ(๐),๐(๐), ๐ฏ(๐) sono sottospazi vettoriali di โณ(๐).
Dimostrazione:
Dimostriamolo per ๐(๐), per gli altri il procedimento รจ analogo.
1) 0 โ ๐(๐), poichรฉ [0]๐๐ = 0 โ๐ โ ๐;
2), 3) Evidentemente, se ๐ด, ๐ต โ ๐(๐), allora ๐ด + ๐ต โ ๐(๐) e ๐ผ๐ด โ ๐(๐).
Notazione: Fissato ๐ โ โ, si denoti con ๐๐[๐ฅ] = {๐(๐ฅ) โ ๐[๐ฅ]| deg ๐(๐ฅ) โค ๐} lโinsieme dei
polinomi di ๐[๐ฅ] di grado โค ๐.
16
PROPOSIZIONE 2.3.2: โ๐ โ โ, ๐๐[๐ฅ] รจ sottospazio vettoriale di ๐[๐ฅ].
Dimostrazione:
La verifica รจ lasciata al lettore.
PROPOSIZIONE 2.3.3: Le rette in โ2 per lโorigine sono sottospazi vettoriali di โ2.
Le rette e i piani per lโorigine in โ3 sono sottospazi vettoriali di โ3.
Dimostrazione:
Semplice verifica.
PROPOSIZIONE 2.3.4: Se {๐๐}๐โ๐ผ รจ una famiglia arbitraria di sottospazi vettoriali di ๐, allora
โ ๐๐๐โ๐ผ รจ sottospazio vettoriale di ๐.
Dimostrazione:
1) 0๐ โ ๐๐ โ๐ โ ๐ผ, perciรฒ 0๐ โ โ ๐๐๐โ๐ผ .
2), 3) Se + e โ sono chiusi in ๐๐ โ๐ โ ๐ผ, a maggior ragione saranno chiusi in โ ๐๐๐โ๐ผ .
DEFINIZIONE 2.3.2: Dati ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐ e ๐ผ1, โฆ , ๐ผ๐ โ ๐, si definisce combinazione lineare dei
๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ il vettore ๐ผ1๐ฃ1+. . . +๐ผ๐๐ฃ๐ โ ๐.
DEFINIZIONE 2.3.3: Dato ๐ โ ๐, denotiamo con:
๐๐๐๐(๐) โ {๐ฃ โ ๐|โ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐, โ๐ผ1, โฆ , ๐ผ๐ โ ๐ ๐๐๐ ๐๐ข๐ ๐ฃ = ๐ผ1๐ฃ1+. . . +๐ผ๐๐ฃ๐}.
Esempio: ๐ = โ2, ๐ = {(1,1)}.
๐๐๐๐(๐) = {๐(1,1)|๐ โ โ}, cioรจ ๐๐๐๐(๐) รจ semplicemente la retta passante per lโorigine e per
(1,1) (che รจ quindi uno spazio vettoriale).
PROPOSIZIONE 2.3.5: 1) ๐๐๐๐(๐) รจ sottospazio vettoriale di ๐ โ๐ โ ๐.
2) ๐ โ ๐๐๐๐(๐) 3) Se ๐ รจ sottospazio vettoriale di ๐| ๐ โ ๐ โ ๐๐๐๐(๐) โ ๐ = ๐๐๐๐(๐).
Dimostrazione:
1) Semplice verifica.
2) Ovvia.
3) Sappiamo che ๐ โ ๐๐๐๐(๐) per ipotesi, dunque basta dimostrare che ๐๐๐๐(๐) โ ๐.
Se ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐) โ ๐ฃ = ๐ผ1๐ฃ1+. . . +๐ผ๐๐ฃ๐ per certi ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐, ๐ผ1, โฆ , ๐ผ๐ โ ๐.
Ma ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐ โ ๐, dunque, poichรฉ ๐ รจ sottospazio vettoriale,
๐ฃ = ๐ผ1๐ฃ1+. . . +๐ผ๐๐ฃ๐ โ ๐, da cui segue immediatamente la tesi.
PROPOSIZIONE 2.3.6: ๐๐๐๐(๐) = โ ๐๐ ๐ ๐ ๐ฃ ๐๐ ๐๐โ๐
.
Dimostrazione:
Evidentemente ๐ โ โ ๐๐ ๐ ๐ ๐ฃ ๐๐ ๐๐โ๐
, poichรฉ interseco insiemi che contengono ๐.
Inoltre โ ๐๐ ๐ ๐ ๐ฃ ๐๐ ๐๐โ๐
โ ๐๐๐๐(๐), poichรฉ fra i ๐ che interseco cโรจ anche ๐๐๐๐(๐), dunque
lโintersezione sarร sicuramente โpiรน piccolaโ di ๐๐๐๐(๐).
17
Grazie alla proposizione precedente, ho la tesi.
Osservazione: In generale lโunione di sottospazi vettoriali non รจ un sottospazio vettoriale.
Esempio: ๐ = โ2 e prendiamo due rette per lโorigine distinte come sottospazi.
Vediamo che evidentemente la somma non รจ chiusa, dunque ๐ข โช ๐ฃ non รจ sottospazio di โ2.
DEFINIZIONE 2.3.4: Siano ๐,๐ sottospazi vettoriali di ๐. Definiamo lโinsieme somma:
๐ +๐ โ {๐ฅ โ ๐|โ๐ข โ ๐, โ๐ค โ ๐ ๐ก. ๐. ๐ฅ = ๐ข + ๐ค}.
Osservazione: Se ad esempio ๐ e ๐ sono due rette per lโorigine distinte, con combinazioni
lineari di vettori su di esse posso individuare qualsiasi altro vettore di โ2, semplicemente
scomponendolo nelle due componenti. Dunque ๐ +๐ = โ2.
PROPOSIZIONE 2.3.7: ๐ +๐ รจ sottospazio vettoriale di ๐ ed รจ il piรน piccolo sottospazio
contenente ๐ e ๐.
Dimostrazione:
Evidentemente ๐ +๐ รจ sottospazio vettoriale.
Ovviamente ๐ โ ๐ +๐, poichรฉ โ๐ข โ ๐, ๐ข = ๐ข + 0 โ ๐ +๐; analogamente ๐ โ ๐ +๐.
Prendiamo ๐ sottospazio di ๐ tale che ๐ โ ๐ e ๐ โ ๐ e mostriamo che ๐ +๐ โ ๐.
Infatti โ๐ข โ ๐, โ๐ค โ ๐, ๐ข, ๐ค โ ๐, ma ๐ รจ sottospazio vettoriale โ ๐ข + ๐ค โ ๐ โ tesi.
Osservazioni: โ In โ2, ๐๐๐ก๐ก๐ + ๐๐๐ก๐ก๐ =<๐ ๐ ๐ ๐ก๐๐ ๐ ๐ ๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐โ2 ๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐ก๐
;
In โ3, ๐๐๐ก๐ก๐ + ๐๐๐ก๐ก๐ = ๐๐๐๐๐ ๐โ๐ ๐๐ ๐๐๐๐ก๐๐๐๐;
In โ3, ๐๐๐๐๐ + ๐๐๐ก๐ก๐ = โ3.
DEFINIZIONE 2.3.5: Se ๐ โฉ๐ = {0}, la somma ๐ +๐ si denota con ๐โ๐ e prende il nome
di somma diretta.
PROPOSIZIONE 2.3.8: Ogni vettore in ๐โ๐ si scrive in modo unico come ๐ข + ๐ค, con ๐ข โ ๐
e ๐ค โ ๐.
Dimostrazione:
Supponiamo che il vettore ๐ฃ si scriva ๐ฃ = ๐ข1 + ๐ค1 e ๐ฃ = ๐ข2 + ๐ค2. Allora:
18
๐ข1 + ๐ค1 = ๐ข2 + ๐ค2 โ ๐ข1 โ ๐ข2 = ๐ค2 โ ๐ค1, ma ๐ข1 โ ๐ข2 โ ๐ e ๐ค2 โ ๐ค1 โ ๐, perciรฒ ๐ข1 โ ๐ข2 = ๐ค2 โ ๐ค1 โ ๐ โฉ๐ = {0} โ ๐ข1 = ๐ข2 e ๐ค1 = ๐ค2. DEFINIZIONE 2.3.6: Se ๐ = ๐โ๐, con ๐ e ๐ sottospazi vettoriali di ๐, sono ben definite le
applicazioni:
๐๐: ๐ โ ๐๐ฃ = ๐ข + ๐ค โ ๐ข
; ๐๐: ๐ โ ๐๐ฃ = ๐ข + ๐ค โ ๐ค
,
dette proiezioni di ๐ su ๐ e su ๐.
Esempio: In โ2 siano ๐,๐ gli assi cartesiani. Allora se ๐ฃ = (๐ฅ, ๐ฆ), semplicemente ๐๐(๐ฃ) = ๐ฅ e
๐๐(๐ฃ) = ๐ฆ.
DEFINIZIONE 2.3.7: Sia ๐ un sottospazio vettoriale di ๐. Si definisce supplementare di ๐ ogni
sottospazio ๐ di ๐ tale che ๐ = ๐โ๐.
Osservazione: Il supplementare non รจ unico, ad esempio in โ2 il supplementare di una retta per
lโorigine รจ una qualsiasi altra retta per lโorigine di โ2.
2.4 APPLICAZIONI LINEARI
DEFINIZIONE 2.4.1: Siano ๐,๐ ๐-spazi vettoriali. ๐: ๐ โ ๐ si dice ๐-lineare (o
semplicemente lineare) se:
1) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, ๐(๐ฅ + ๐ฆ) = ๐(๐ฅ) + ๐(๐ฆ);
2) โ๐ผ โ ๐, โ๐ฅ โ ๐, ๐(๐ผ๐ฅ) = ๐ผ๐(๐ฅ).
Osservazione: Se ๐ รจ lineare โ ๐(0) = 0.
Infatti ๐(0) = ๐(0 + 0) = ๐(0) + ๐(0) โ ๐(0) = 0.
DEFINIZIONE 2.4.2: Definiamo lโapplicazione trasposta: :.๐ก โณ(๐, ๐, ๐) โ โณ(๐, ๐,๐)| [ ๐ด.
๐ก ]๐๐ = [๐ด]๐๐ โ๐, ๐
DEFINIZIONE 2.4.3: Definiamo lโapplicazione traccia:
๐ก๐:โณ(๐) โ ๐| ๐ก๐(๐ด) =โ[๐ด]๐๐
๐
๐=1
DEFINIZIONE 2.4.4: Definiamo lโapplicazione valutazione in ๐ โ ๐:
๐ฃ๐: ๐[๐ฅ] โ ๐| ๐ฃ๐(๐(๐ฅ)) = ๐(๐)
PROPOSIZIONE 2.4.1: Le seguenti applicazioni sono lineari:
1) lโapplicazione nulla 0: ๐ โ ๐| ๐(๐ฃ) = 0 โ๐ฃ โ ๐;
2) lโapplicazione identica;
3) lโapplicazione trasposta;
19
4) lโapplicazione traccia;
5) la valutazione;
6) le proiezioni indotte dalla scomposizione ๐ = ๐โ๐.
Dimostrazione:
Mostriamo che la 3) รจ lineare, per le altre il ragionamento รจ analogo.
โ๐ด, ๐ต โ โณ(๐, ๐,๐), [ (๐ด + ๐ต).๐ก ]๐๐ = [๐ด + ๐ต]๐๐ = [๐ด]๐๐ + [๐ต]๐๐ = [ ๐ด.
๐ก ]๐๐ + [ ๐ต.๐ก ]๐๐;
โ๐ผ โ ๐, โ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐), [ (๐ผ๐ด).๐ก ]๐๐ = [๐ผ๐ด]๐๐ = ๐ผ[๐ด]๐๐ = ๐ผ[ ๐ด.
๐ก ]๐๐.
PROPOSIZIONE 2.4.2: โณ(๐,โ) = ๐ฎ(๐,โ) โ๐(๐,โ).
Dimostrazione:
Sia ๐ถ โ โณ(๐,โ). Poniamo ๐ =๐ถ+ ๐ถ.
๐ก
2 e ๐ด =
๐ถโ ๐ถ.๐ก
2.
Vediamo che:
๐.๐ก = (
๐ถ + ๐ถ.๐ก
2)
.
๐ก
=1
2( ๐ถ.๐ก + ๐ถ.
๐ก.
๐ก) =
1
2( ๐ถ.๐ก + ๐ถ) = ๐ โ ๐ โ ๐ฎ(๐,โ)
๐ด.๐ก = (
๐ถ โ ๐ถ.๐ก
2)
.
๐ก
=1
2( ๐ถ.๐ก โ ๐ถ.
๐ก.
๐ก) =
1
2( ๐ถ.๐ก โ ๐ถ) = โ๐ด โ ๐ด โ ๐(๐,โ)
๐ + ๐ด =๐ถ + ๐ถ.
๐ก
2+๐ถ โ ๐ถ.
๐ก
2= ๐ถ
Poichรฉ evidentemente ๐ฎ(๐, โ) โฉ๐(๐,โ) = {0}, ho la tesi.
PROPOSIZIONE 2.4.3: Lโapplicazione coniugio รจ โ-lineare (ma non โ-lineare).
Dimostrazione:
Sicuramente โ๐ง,๐ค โ โ, ๐ง + ๐ค = ๐ง + ๐ค; inoltre โ๐ผ โ โ, โ๐ง โ โ, ๐ผ๐ง = ๐ผ๐ง, poichรฉ ๐ผ = ๐ผ.
Se invece prendiamo โ come campo di scalari, in generale ๐ผ๐ง โ ๐ผ๐ง.
DEFINIZIONE 2.4.5: Sia ๐ un campo. Definiamo la caratteristica ๐โ๐๐(๐) del campo:
se โ๐ โ โ, ๐ โ 1 โ 0 โ ๐โ๐๐(๐) = 0;
se โ๐ โ โ| ๐ โ 1 = 0 โ ๐โ๐๐(๐) = min{๐ โ โ|๐ โ 1 = 0}. Osservazione: ร vero che โณ(๐,๐) = ๐ฎ(๐,๐) โ๐(๐,๐) per qualsiasi campo ๐?
Vediamo che ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ) โฉ ๐(๐,โ) โ [๐ด]๐๐ = โ[๐ด]๐๐ โ๐, ๐ โ 2[๐ด]๐๐ = 0 โ๐, ๐.
Questo implica ๐ด = 0 solamente se ๐โ๐๐(๐) โ 2.
In questo caso vediamo anche che ha senso dividere per 2 nella prima parte della dimostrazione,
dunque possiamo affermare che โณ(๐,๐) = ๐ฎ(๐,๐) โ๐(๐, ๐) โ ๐โ๐๐(๐) โ 2.
Infatti prendiamo un campo ๐ฝ2| ๐โ๐๐(๐ฝ2) = 2, ad esempio ๐ฝ2 = {[0]2, [1]2}, dove [๐]2 รจ la
classe di resto ๐ modulo 2:
([1]2 [1]2[1]2 [1]2
) + ([1]2 [1]2[1]2 [1]2
) = ([0]2 [0]2[0]2 [0]2
),
e ๐ = ([1]2 [1]2[1]2 [1]2
) โ ๐ฎ(2, ๐ฝ2) โฉ ๐(2, ๐ฝ2) (poichรฉ [1]2 = โ[1]2) e ๐ โ 0.
DEFINIZIONE 2.4.6: Siano ๐,๐ ๐-spazi vettoriali. Allora definiamo lโinsieme degli
omomorfismi:
20
๐ป๐๐(๐,๐) โ {๐: ๐ โ ๐| ๐ รจ ๐๐๐๐๐๐๐} โ โฑ(๐,๐)
PROPOSIZIONE 2.4.4: ๐ป๐๐(๐,๐) รจ sottospazio vettoriale di โฑ(๐,๐).
DEFINIZIONE 2.4.7: Sia ๐ โ ๐ป๐๐(๐,๐). Si definisce kernel (o nucleo) di ๐: ๐พ๐๐(๐) โ {๐ฅ โ ๐|๐(๐ฅ) = 0}
PROPOSIZIONE 2.4.5: Sia ๐ โ ๐ป๐๐(๐,๐). Allora:
1) ๐พ๐๐(๐) รจ sottospazio vettoriale di ๐;
2) ๐ผ๐(๐) รจ sottospazio vettoriale di ๐;
3) ๐ รจ iniettiva โ ๐พ๐๐(๐) = {0}.
Dimostrazione:
1), 2) ovvie.
3) โ) Sia ๐ฅ โ ๐พ๐๐(๐). Allora ๐(๐ฅ) = 0 = ๐(0), in quanto ๐ รจ lineare. Ma ๐ รจ iniettiva โ ๐ฅ = 0.
โ) Per dimostrare che ๐ รจ iniettiva, dobbiamo mostrare che se ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฆ) โ ๐ฅ = ๐ฆ.
Prendiamo ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฆ). Allora per linearitร ๐(๐ฅ) โ ๐(๐ฆ) = ๐(๐ฅ โ ๐ฆ) = 0, quindi
๐ฅ โ ๐ฆ โ ๐พ๐๐(๐) = {0}. Dunque ๐ฅ โ ๐ฆ = 0 โ ๐ฅ = ๐ฆ.
DEFINIZIONE 2.4.8: Siano (๐1โฆ๐๐) โ โณ(1, ๐,๐) e (๐1โฎ๐๐
) โ โณ(๐, 1,๐). Si definisce prodotto
fra la riga e la colonna:
(๐1โฆ๐๐) โ (๐1โฎ๐๐
) โ ๐1๐1+. . . +๐๐๐๐ =โ๐๐๐๐
๐
๐=1
DEFINIZIONE 2.4.9: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐), ๐ฅ โ โณ(๐, 1). Si definisce prodotto fra la matrice e la
colonna:
๐ด โ ๐ = (
๐ด1โฎ๐ด๐) โ (๐) โ (
๐ด1 โ ๐โฎ
๐ด๐ โ ๐) โ โณ(๐, 1)
Osservazione: Possiamo notare che fare il prodotto fra la matrice e la colonna nel modo
illustrato sopra รจ equivalente a eseguire il prodotto:
๐ โ ๐ด = (
๐ฅ1โฎ๐ฅ๐) โ (๐ด1 โฆ ๐ด๐) โ ๐ฅ1๐ด
1+. . . +๐ฅ๐๐ด๐
Esempio: (1 0 21 โ1 1
) โ (501) = (
1 โ 5 + 0 โ 0 + 2 โ 11 โ 5 โ 1 โ 0 + 1 โ 1
) = (76)
(501) โ (
1 0 21 โ1 1
) = 5 โ (11) + 0 โ (
0โ1
) + 1 โ (21) = (
76).
Perciรฒ ๐ด โ (
๐ฅ1โฎ๐ฅ๐) = ๐ฅ1๐ด
1+. . . +๐ฅ๐๐ด๐ โ ๐๐๐๐(๐ด1, โฆ , ๐ด๐).
21
DEFINIZIONE 2.4.10: Definiamo spazio delle colonne di una matrice ๐ด
๐(๐ด) = ๐๐๐๐(๐ด1, โฆ , ๐ด๐).
PROPOSIZIONE 2.4.6: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐). Allora lโapplicazione:
๐ฟ๐ด:๐๐ โ ๐๐
๐ โ ๐ด โ ๐ รจ lineare.
Dimostrazione:
Sfruttando la definizione ๐ด โ ๐ = ๐ฅ1๐ด1+. . . +๐ฅ๐๐ด
๐, la dimostrazione รจ immediata.
Notazione: Fissiamo il campo ๐๐. Denotiamo:
๐1 = (
10โฎ0
) โ ๐๐ , โฆ , ๐๐ = (
0โฎ01
) โ ๐๐
Osservazione: ๐ฟ๐ด(๐1) = ๐ด โ (
10โฎ0
) = ๐ด1, โฆ , ๐ฟ๐ด(๐๐) = ๐ด โ (
0โฎ01
) = ๐ด๐, quindi:
๐ด = (๐ด๐1 โฆ ๐ด๐๐)
Esempio: Prendiamo ๐ด = (0 11 0
), ๐ฟ๐ด: โ2 โ โ2| ๐ฟ๐ด (
๐ฅ๐ฆ) = (
0 11 0
) โ (๐ฅ๐ฆ) = (
๐ฆ๐ฅ).
Dunque ๐ด rappresenta la riflessione nel piano rispetto alla bisettrice del 1๐/3๐ quadrante.
TEOREMA 2.4.7: Ogni applicazione lineare ๐๐ โ ๐๐ รจ indotta da una matrice, ossia
โ๐:๐๐ โ ๐๐ lineare โ! ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐) tale che ๐(๐) = ๐ด โ ๐ โ๐ โ ๐๐.
Dimostrazione:
Grazie allโosservazione precedente รจ chiaro che lโunica matrice di questo tipo puรฒ essere solo:
๐ด = (๐(๐1) โฆ ๐(๐๐))
poichรฉ per imposizione nel teorema ๐(๐1) = ๐ด โ ๐1 = ๐ด1โฆ
Verifichiamo che con una tale scelta ๐(๐) = ๐ด โ ๐ โ๐ โ ๐๐:
๐ด โ ๐ = ๐ฅ1๐(๐1)+. . . +๐ฅ๐๐(๐๐) = (๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐กร ) = ๐(๐ฅ1๐1+. . . +๐ฅ๐๐๐) = ๐ (
๐ฅ1โฎ๐ฅ๐) = ๐(๐)
Esempio: Lโapplicazione ๐:โ2 โ โ3| ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = (๐ฆ, 2๐ฅ โ ๐ฆ, 5๐ฅ) รจ indotta dalla matrice:
๐ด = (๐(๐1) ๐(๐2)) = (0 12 โ15 0
)
DEFINIZIONE 2.4.11: ๐: ๐ โ ๐ lineare si dice isomorfismo se รจ bigettiva.
PROPOSIZIONE 2.4.8: Lโapplicazione:
๐:โณ(๐, ๐,๐) โ ๐ป๐๐(๐๐, ๐๐)
๐ด โ ๐ฟ๐ด รจ un isomorfismo.
Dimostrazione:
a. ๐ รจ lineare:
22
โ๐ โ ๐๐ ๐ฟ๐ด+๐ต = (๐ด + ๐ต) โ ๐ = ๐ฅ1(๐ด + ๐ต)1+. . . +๐ฅ๐(๐ด + ๐ต)๐ == ๐ฅ1(๐ด
1 + ๐ต1)+. . . +๐ฅ๐(๐ด๐ + ๐ต๐) = ๐ด โ ๐ + ๐ต โ ๐ = ๐ฟ๐ด(๐) + ๐ฟ๐ต(๐)
Analogamente per il prodotto per scalari.
b. ๐ รจ surgettiva per il teorema precedente
c. ๐ รจ iniettiva:
Sia ๐ด โ ๐พ๐๐(๐) โ ๐ฟ๐ด(๐) = 0 โ๐ โ ๐ฟ๐ด(๐๐) = ๐ด โ ๐๐ = ๐ด๐ = 0 โ๐ โ ๐ด = 0 โ ๐พ๐๐(๐) = {0}. PROPOSIZIONE 2.4.9: Se ๐: ๐ โ ๐ รจ un isomorfismo, allora ๐โ1:๐ โ ๐ รจ un isomorfismo.
Dimostrazione:
Sappiamo giร che lโinversa di una funzione bigettiva รจ bigettiva, dunque dobbiamo mostrare che
๐โ1 รจ lineare.
Siano ๐ค1, ๐ค2 โ ๐ e sia ๐ฃ1 = ๐โ1(๐ค1), ๐ฃ2 = ๐โ1(๐ค2). Allora:
๐โ1(๐ค1 + ๐ค2) = ๐โ1(๐(๐ฃ1) + ๐(๐ฃ2)) = ๐โ1(๐(๐ฃ1 + ๐ฃ2)) = ๐ฃ1 + ๐ฃ2 = ๐โ1(๐ค1) + ๐โ1(๐ค2)
Per il prodotto per scalari il ragionamento รจ analogo.
PROPOSIZIONE 2.4.10: Dati ๐,๐, ๐ ๐-spazi vettoriali. Siano ๐: ๐ โ ๐ e ๐:๐ โ ๐ lineari.
Allora ๐ โ ๐: ๐ โ ๐ รจ lineare.
Dimostrazione:
La verifica รจ immediata.
COROLLARIO 2.4.11: La composizione di isomorfismi รจ un isomorfismo.
DEFINIZIONE 2.4.12: Definiamo ๐บ๐ฟ(๐) = {๐: ๐ โ ๐|๐ รจ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐}.
COROLLARIO 2.4.12: (๐บ๐ฟ(๐),โ) รจ un gruppo, detto gruppo lineare generale.
DEFINIZIONE 2.4.13: Siano ๐,๐ ๐-spazi vettoriali. ๐ e ๐ si dicono isomorfi (si scrive ๐ โ ๐)
se โ๐: ๐ โ ๐ isomorfismo.
Osservazione: โณ(๐, ๐,๐) โ ๐ป๐๐(๐๐ , ๐๐)
Osservazione: Lโโessere isomorfiโ รจ una relazione di equivalenza:
1) รจ riflessiva, poichรฉ sicuramente ๐ โ ๐ tramite ๐ = ๐๐๐;
2) รจ simmetrica, poichรฉ se ๐ โ ๐ tramite ๐, allora ๐ โ ๐ tramite ๐โ1, che sappiamo essere un
isomorfismo;
3) รจ transitiva, poichรฉ se ๐ โ ๐ tramite ๐ e ๐ โ ๐ tramite ๐, ๐ โ ๐ tramite ๐ โ ๐, che
sappiamo essere un isomorfismo.
DEFINIZIONE 2.4.14: Si definisce endomorfismo ogni applicazione ๐: ๐ โ ๐ lineare.
DEFINIZIONE 2.4.15: Si definisce spazio degli endomorfismi ๐ธ๐๐(๐) = {๐: ๐ โ ๐|๐ รจ ๐๐๐๐๐๐๐}.
Osservazione: ๐ธ๐๐(๐) = ๐ป๐๐(๐, ๐), dunque ๐ธ๐๐(๐) รจ sottospazio di โฑ(๐, ๐).
PROPOSIZIONE 2.4.13: (๐ธ๐๐(๐),+,โ) รจ un anello.
23
Dimostrazione:
Lasciata al lettore.
DEFINIZIONE 2.4.16: Una quaterna (๐, +,โ,โ) si dice algebra se (๐, +,โ) รจ uno spazio vettoriale,
(๐, +,โ) รจ un anello e (๐,โ,โ) ha la seguente proprietร : โ๐ผ โ ๐, โ๐, ๐ โ ๐ ๐ผ(๐ โ ๐) = (๐ผ๐) โ ๐ = ๐ โ (๐ผ๐)
PROPOSIZIONE 2.4.14: (๐ธ๐๐(๐),+,โ,โ) รจ unโalgebra.
Dimostrazione:
Lโultima verifica รจ lasciata al lettore.
Osservazione: Date ๐:๐๐ โ ๐๐, ๐:๐๐ โ ๐๐ lineari, sappiamo che:
โ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐)| ๐(๐) = ๐ด โ ๐ โ๐ฅ โ ๐๐;
โ๐ต โ โณ(๐, ๐,๐)| ๐(๐) = ๐ต โ ๐ โ๐ฅ โ ๐๐;
๐ โ ๐:๐๐ โ ๐๐ รจ lineare.
Quindi โ๐ถ โ โณ(๐, ๐,๐)| (๐ โ ๐)(๐) = ๐ถ โ ๐ โ๐ โ ๐๐.
Vediamo che ๐ถ๐ = (๐ โ ๐)(๐๐) = ๐(๐(๐๐)) = ๐(๐ด๐) = ๐ต โ ๐ด๐ โ๐, perciรฒ: ๐ถ = (๐ต๐ด1 โฆ ๐ต๐ด๐)
DEFINIZIONE 2.4.17: Si definisce prodotto fra due matrici ๐ต โ โณ(๐, ๐) e ๐ด โ โณ(๐, ๐) la
matrice ๐ถ โ โณ(๐, ๐) tale che: ๐ถ = ๐ต โ ๐ด = (๐ต๐ด1 โฆ ๐ต๐ด๐)
ossia [๐ถ]๐๐ = ๐ต๐ โ ๐ด๐.
Questo prodotto viene chiamato prodotto righe per colonne.
PROPOSIZIONE 2.4.15: Valgono le seguenti proprietร โ๐ด, ๐ต, ๐ถ di formato opportuno:
1) (๐ด๐ต)๐ถ = ๐ด(๐ต๐ถ);
2) (๐๐ด)๐ต = ๐(๐ด๐ต) = ๐ด(๐๐ต);
3) (๐ด + ๐ต)๐ถ = ๐ด๐ถ + ๐ต๐ถ;
4) ๐ด(๐ต + ๐ถ) = ๐ด๐ต + ๐ด๐ถ;
5) ๐ผ๐ด = ๐ด๐ผ = ๐ด, dove ๐ผ = (1 โฏ 0โฎ โฑ โฎ0 โฏ 1
) รจ la matrice identica.
Osservazioni: 1) Non ha senso parlare in generale di commutativitร del prodotto fra matrici,
poichรฉ se ๐ด, ๐ต non sono quadrate, se posso eseguire ๐ด โ ๐ต non posso eseguire ๐ต โ ๐ด e viceversa.
2) Anche se in โณ(๐) ha senso parlare di commutativitร del prodotto, in generale ๐ด๐ต โ ๐ต๐ด:
(1 21 โ1
) (2 31 0
) = (4 31 3
); (2 31 0
) (1 21 โ1
) = (5 11 2
).
3) ๐ด๐ต = 0 โ ๐ด = 0 โจ ๐ต = 0:
(1 10 0
) (2 1โ2 โ1
) = (0 00 0
)
Questo significa che โณ(๐) non รจ un campo, quindi vuol dire che esistono matrici che non
hanno unโinversa:
(1 10 0
) (๐ ๐๐ ๐
) = (๐ + ๐ ๐ + ๐0 0
) โ ๐ผ โ (๐ ๐๐ ๐
)
4) ๐ด๐ = 0 โ ๐ด = 0:
24
๐ด = (0 10 0
) , ๐ด2 = (0 00 0
)
DEFINIZIONE 2.4.18: ๐ด โ โณ(๐) si dice nilpotente se โ๐ โ โ| ๐ด๐ = 0.
PROPOSIZIONE 2.4.16: 1) (๐ด๐ต).๐ก = ๐ต.
๐ก ๐ด.๐ก โ๐ด, ๐ต โ โณ(๐)
2) โ๐ด โ โณ(๐), โ๐ โ ๐ฎ(๐), ๐ด.๐ก ๐๐ด โ ๐ฎ(๐)
3) ๐ก๐(๐ด๐ต) = ๐ก๐(๐ต๐ด) โ๐ด, ๐ต โ โณ(๐).
Dimostrazione:
1) [ (๐ด๐ต).๐ก ]๐๐ = [๐ด๐ต]๐๐ = ๐ด๐๐ต
๐ = โ [๐ด]๐๐[๐ต]๐๐๐๐=1 ;
[ ๐ต.๐ก ๐ด.
๐ก ]๐๐ = ( ๐ต.๐ก )๐( ๐ด.
๐ก )๐ = ๐ต๐๐ด๐ = โ [๐ต]๐๐[๐ด]๐๐๐๐=1 .
Dunque [ (๐ด๐ต).๐ก ]๐๐ = [ ๐ต.
๐ก ๐ด.๐ก ]๐๐ โ๐, ๐ โ (๐ด๐ต).
๐ก = ๐ต.๐ก ๐ด.
๐ก .
2) Dimostriamo che ( ๐ด.๐ก ๐๐ด.
๐ก ) = ๐ด.๐ก ๐๐ด:
( ๐ด.๐ก ๐๐ด.
๐ก ) = (๐๐ด.๐ก ) โ ๐ด.
๐ก.
๐ก= ๐ด.
๐ก ๐.๐ก ๐ด = ๐ด.
๐ก ๐๐ด.
3) ๐ก๐(๐ด๐ต) = โ ๐ด๐๐ต๐๐
๐=1 = โ โ [๐ด]๐๐ [๐ต]๐ ๐๐๐ =1
๐๐=1
๐ก๐(๐ต๐ด) = โ ๐ต๐๐ด๐๐
๐=1 = โ โ [๐ต]๐๐ [๐ด]๐ ๐๐๐ =1
๐๐=1 ,
che sono uguali perchรฉ ogni elemento della prima sta nella seconda con ๐ , ๐ scambiati.
DEFINIZIONE 2.4.19: Definiamo ๐บ๐ฟ(๐,๐) = {๐ด โ โณ(๐,๐)|๐ด รจ ๐ข๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐ ๐๐}.
Osservazione: So che โ๐ด, ๐ต โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), ๐ด โ ๐ต โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), poichรฉ ho definito il prodotto fra
matrici come composizione di ๐ด e ๐ต.
So anche che la composizione di isomorfismi รจ un isomorfismo, perciรฒ โ รจ unโoperazione in
๐บ๐ฟ(๐,๐).
PROPOSIZIONE 2.4.17: (๐บ๐ฟ(๐, ๐),โ) รจ un gruppo, detto gruppo lineare generale in ๐.
Dimostrazione:
Il prodotto fra matrici รจ associativo in โณ(๐,๐) โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), dunque lo รจ anche in ๐บ๐ฟ(๐,๐);
๐ผ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,๐);
โ๐ด โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), โ๐ดโ1| ๐ดโ1 โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), poichรฉ ho giร dimostrato che lโinversa di un
isomorfismo esiste ed รจ un isomorfismo.
PROPOSIZIONE 2.4.18: 1) โ๐ด โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), allora ๐ด.๐ก โ ๐บ๐ฟ(๐,๐) e ( ๐ด.
๐ก )โ1 = (๐ดโ1).๐ก ;
2) Se ๐ด, ๐ต โ ๐บ๐ฟ(๐, ๐), allora (๐ด๐ต)โ1 = ๐ตโ1๐ดโ1;
3) Se ๐ด โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), ๐ต โ โณ(๐,๐) e ๐ด๐ต = ๐ผ โ ๐ต๐ด = ๐ผ.
Dimostrazione:
1) (๐ดโ1) ๐ด.๐ก
.๐ก = (๐ด๐ดโ1).
๐ก = ๐ผ.๐ก = ๐ผ;
๐ด (๐ดโ1).๐ก
.๐ก = (๐ดโ1๐ด).
๐ก = ๐ผ.๐ก = ๐ผ,
dunque ๐ด.๐ก ha unโinversa destra che รจ anche unโinversa sinistra, dunque ๐ด.
๐ก โ ๐บ๐ฟ(๐,๐).
2) (๐ตโ1๐ดโ1)๐ด๐ต = ๐ตโ1๐ผ๐ต = ๐ตโ1๐ต = ๐ผ;
๐ด๐ต(๐ตโ1๐ดโ1) = ๐ดโ1๐ผ๐ด = ๐ดโ1๐ด = ๐ผ.
Perciรฒ (๐ด๐ต)โ1 = ๐ตโ1๐ดโ1.
3) ๐ด รจ bigettiva e ๐ต inversa sinistra di ๐ด, quindi ๐ต รจ anche inversa destra, cioรจ ๐ต๐ด = ๐ผ.
25
Osservazione: Siano ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐), ๐ต โ โณ(๐, ๐,๐), e siano ๐1๐2, ๐1, ๐2, ๐1, ๐2 tali che
๐ = ๐1 + ๐2, ๐ = ๐1 + ๐2, ๐ = ๐1 + ๐2.
Allora osserviamo che il prodotto fra matrici puรฒ essere fatto a blocchi:
๐ด = (๐ด1 ๐ด2๐ด3โ๐1
๐ด4โ๐2
) }๐1}๐2๐
, ๐ต = (๐ต1 ๐ต2๐ต3โ๐1
๐ต4โ๐2
) }๐1}๐2๐
โ ๐ด โ ๐ต = (๐ด1๐ต1 + ๐ด2๐ต3 ๐ด1๐ต2 + ๐ด2๐ต4๐ด3๐ต1 + ๐ด4๐ต3โ
๐1 ๐๐๐๐๐๐๐
๐ด3๐ต2 + ๐ด4๐ต4โ ๐2 ๐๐๐๐๐๐๐
) }๐1 ๐๐๐โ๐
}๐2 ๐๐๐โ๐๐
.
Il lettore puรฒ verificare per esercizio che il prodotto cosรฌ definito coincide con il prodotto
definito precedentemente.
2.5 SISTEMI LINEARI
DEFINIZIONE 2.5.1: Definiamo sistema lineare di ๐ equazioni in ๐ incognite:
{
๐11๐ฅ1+. . . +๐1๐๐ฅ๐ = ๐1โฎ
๐๐1๐ฅ1+. . . +๐๐๐๐ฅ๐ = ๐๐
.
Osservazione: Un sistema lineare si puรฒ scrivere nella forma ๐ด๐ = ๐ต, dove:
๐ด = (
๐11 โฆ ๐1๐โฎ โฑ โฎ๐๐1 โฆ ๐๐๐
) โ โณ(๐, ๐,๐),
๐ = (
๐ฅ1โฎ๐ฅ๐) โ ๐๐; ๐ต = (
๐1โฎ๐๐
) โ ๐๐.
Quindi ๐ = (
๐ฆ1โฎ๐ฆ๐) รจ soluzione del sistema โ ๐ด๐ = ๐ต.
DEFINIZIONE 2.5.2: Se ๐ต = 0, il sistema si dice omogeneo.
Osservazione: I sistemi omogenei ammettono sempre 0 โ ๐๐ come soluzione.
DEFINIZIONE 2.5.3: Risolvere il sistema ๐ด๐ = ๐ต significa trovare tutte le soluzioni del sistema.
Osservazione: ๐ด๐ = ๐ต รจ risolubile โ ๐ต โ ๐ผ๐(๐ด).
Notazione: Denotiamo lโinsieme delle soluzioni del sistema ๐ด๐ = ๐ต con:
๐๐๐๐ต = {๐ โ ๐๐|๐ด๐ = ๐ต}.
Osservazione: ๐๐๐0 = {๐ โ ๐๐|๐ด๐ = 0} = ๐พ๐๐(๐ด), dunque ๐๐๐0 รจ un sottospazio vettoriale di
๐๐ (mentre ๐๐๐๐ต non lo รจ perchรฉ non contiene 0).
DEFINIZIONE 2.5.4: Definiamo sistema omogeneo associato al sistema ๐ด๐ = ๐ต il sistema
๐ด๐ = 0.
PROPOSIZIONE 2.5.1: Sia ๐ฆ๐ต una qualsiasi soluzione di ๐ด๐ = ๐ต. Allora:
26
๐๐๐๐ต = ๐ฆ๐ต + ๐๐๐0 โ {๐ฆ๐ต + ๐|๐ โ ๐๐๐0}.
Dimostrazione:
โ) Sia ๐ โ ๐๐๐0. Devo verificare che ๐ฆ๐ต + ๐ โ ๐๐๐๐ต: ๐ฆ๐ต + ๐ โ ๐๐๐๐ต โ ๐ด(๐ฆ๐ต + ๐) = ๐ต e ๐ด(๐ฆ๐ต + ๐) = ๐ด๐ฆ๐ต + ๐ด๐ = ๐ต + 0 = ๐ต โ) Sia ๐ โ ๐๐๐๐ต. Poichรฉ ๐ = ๐ฆ๐ต + (๐ โ ๐ฆ๐ต), verifico che ๐ โ ๐ฆ๐ต โ ๐๐๐0.
Infatti ๐ด(๐ โ ๐ฆ๐ต) = ๐ด๐ โ ๐ด๐ฆ๐ต = ๐ต โ ๐ต = 0.
DEFINIZIONE 2.5.5: Due sistemi lineari si dicono equivalenti se hanno esattamente le stesse
soluzioni.
DEFINIZIONE 2.5.6: Definiamo operazioni elementari sul sistema le seguenti operazioni:
1๐ tipo: Scambiare due equazioni;
2๐ tipo: Moltiplicare unโequazione per uno scalare โ 0;
3๐ tipo: Sostituire unโequazione con quella ottenuta sommando ad essa un multiplo di unโaltra
equazione.
Osservazione: In notazione matriciale, ciรฒ corrisponde ad eseguire sulla matrice ๐ดโฒ = (๐ด โฎ ๐ต),
detta matrice completa del sistema, una delle seguenti operazioni elementari per riga:
1๐ tipo: Scambiare due righe;
2๐ tipo: Moltiplicare una riga per uno scalare โ 0;
3๐ tipo: Aggiungere ad una riga un multiplo di unโaltra riga.
Tutte queste operazioni non modificano lโinsieme delle soluzioni del sistema.
Esempio: {๐ฅ1 โ ๐ฅ2 + 2๐ฅ3 โ ๐ฅ4 = 1 2๐ฅ1 โ 2๐ฅ2 + 5๐ฅ3 + ๐ฅ4 = 3
.
๐ดโฒ = (12
โ1โ2
25
โ11 โฎโฎ 13)๐ด2โ๐ด2โ2๐ด1โ (
10
โ10
21
โ13 โฎโฎ 11)
Perciรฒ ๐ฅ3 = โ3๐ฅ4 + 1.
Sostituendo nellโaltra equazione: ๐ฅ1 โ ๐ฅ2 + 2(โ3๐ฅ4 + 1) โ ๐ฅ4 = 1 โ ๐ฅ1 โ ๐ฅ2 โ 7๐ฅ4 = โ1 โ ๐ฅ1 = ๐ฅ2 + 7๐ฅ4 โ 1. Quindi:
๐๐๐๐ต = {(
๐ฅ2 + 7๐ฅ4 โ 1๐ฅ2
โ3๐ฅ4 + 1๐ฅ4
) | ๐ฅ2, ๐ฅ4 โ โ} = {(
โ1010
) + ๐ฅ2 (
1100
) + ๐ฅ4 (
70โ31
) | ๐ฅ2, ๐ฅ4 โ โ}
Osservazione: Il termine (
โ1010
) non รจ altro che una soluzione ๐ฆ๐ต del sistema (nel caso ๐ฅ2 =
๐ฅ4 = 0), mentre il termine ๐ฅ2 (
1100
) + ๐ฅ4 (
70โ31
) รจ la soluzione generale del sistema omogeneo
associato, perciรฒ:
27
๐๐๐๐ต = (
โ1010
) + ๐๐๐๐
(
(
1100
) , (
70โ31
)
)
โ =๐๐๐0
Osservazione: Un sistema del tipo:
{
๐11๐ฅ1 + ๐12๐ฅ2 + ๐13๐ฅ3 + ๐14๐ฅ4. . . +๐1๐๐ฅ๐ = ๐1 ๐2๐2๐ฅ๐2 + ๐2(๐2+1)๐ฅ(๐2+1)+. . . +๐2๐๐ฅ๐ = ๐2
โฎ ๐๐๐๐๐ฅ๐๐+. . . +๐๐๐๐ฅ๐๐ = ๐๐
con ๐11 โ 0, ๐2๐2 โ 0,โฆ , ๐๐๐๐ โ 0, cioรจ se in una riga sono nulli i coefficienti di ๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐, nella
successiva sono nulli almeno quelli di ๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐, ๐ฅ๐+1, รจ facilmente risolubile.
Infatti ricavo ๐ฅ๐๐ nellโultima equazione (poichรฉ ๐๐๐ โ 0), poi ๐ฅ๐๐โ1 dalla penultima e cosรฌ via
fino a ๐ฅ1 dalla prima equazione, tutti in funzione dei ๐ฅ๐ con ๐ โ 1, ๐1, โฆ , ๐๐.
DEFINIZIONE 2.5.7: Una matrice ๐ด del tipo:
๐ด =
(
0โฆ0 | ๐1โฆโฆ
0โฆ0 0 โฆ0 | ๐2โฆ
| โฑ
0โฆ0 0โฆ0 0โฆ0 |๐๐โฆ
0โฆ โฆ 0)
cioรจ in cui se nella ๐-esima riga ci sono ๐ zeri iniziali, nella (๐ + 1)-esima ce ne sono almeno
๐ + 1, viene detta a scalini.
Il primo termine โ 0 di ogni riga viene detto pivot.
Osservazione: Se ๐ดโฒ = (๐ด โฎ ๐ต) รจ a scalini, il sistema ๐ด๐ = ๐ต รจ risolubile โ la colonna ๐ต non
contiene nessun pivot.
In tal caso, se i pivots sono contenuti nelle colonne ๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐, ricavo le incognite ๐ฅ๐1 , โฆ , ๐ฅ๐๐ in
funzione delle altre.
ALGORITMO DI GAUSS:
Data una ๐ โ โณ(๐, ๐), lโalgoritmo trasforma ๐ in una matrice a scalini attraverso un numero
finito di operazioni elementari per riga.
Sia ๐๐1 la prima colonna da sinistra non nulla.
A meno di scambi di riga, posso supporre [๐]1,๐1 โ 0.
Per ๐ = 2,โฆ , ๐ sostituisco la riga ๐๐ con la riga ๐๐ โ [๐]๐,๐1 โ ([๐]1,๐1)โ1
โ ๐1 (cioรจ rendo
[๐]๐,๐1 = 0).
Ottengo:
๏ฟฝ๏ฟฝ = (0 |
[๐]1,๐10โฎ0
| โ)
Considero in ๏ฟฝ๏ฟฝ la sottomatrice ottenuta eliminando la prima riga e le prime ๐1 colonne.
Itero il procedimento.
28
Termino quando ho trattato tutte le righe o quando restano solo righe nulle.
TEOREMA DI GAUSS: Ogni sistema lineare ๐ด๐ = ๐ต รจ equivalente ad un altro sistema lineare
๐๐ = ๐, dove ๐โฒ = (๐ โฎ ๐) รจ a scalini.
Il sistema ๐ด๐ = ๐ต รจ risolubile โ le matrici ๐ e ๐โฒ hanno lo stesso numero di pivots (cioรจ se ๐
non contiene pivots).
Osservazione: La riduzione a scalini di una matrice non รจ unica.
DEFINIZIONE 2.5.8: Definiamo forma parametrica di un sottospazio di ๐๐
๐ = ๐๐๐๐(๐ค1, โฆ , ๐ค๐) = {๐ โ ๐๐|โ๐ก1, . . , ๐ก๐ โ ๐ ๐ก. ๐. ๐ฅ = ๐ก1๐ค1+. . . +๐ก๐๐ค๐} la scrittura:
๐ = ๐ผ๐(๐ด) dove ๐ด:๐๐ โ ๐๐ รจ la matrice:
๐ด = (๐ค1 |โฆ | ๐ค๐)
con i vettori ๐ค1, โฆ , ๐ค๐ per colonne.
DEFINIZIONE 2.5.9: Definiamo forma cartesiana di un sottospazio ๐ di ๐๐ la scrittura: ๐ = {๐|๐ต๐ = 0} = ๐พ๐๐(๐ต)
con โณ(๐, ๐) โ ๐ต:๐๐ โ ๐๐.
Le equazioni del sistema ๐ต๐ = 0 si dicono equazioni cartesiane di ๐.
Osservazione: โ Si passa dalle equazioni cartesiane ๐ต๐ = 0 alla forma parametrica risolvendo il
sistema ๐ต๐ = 0.
Per passare dalla forma parametrica alla forma cartesiana, si costruisce il sistema (๐ด โฎ ๐),
dove ๐ด รจ tale che ๐ = ๐ผ๐(๐ด) e ๐ = (
๐ฅ1โฎ๐ฅ๐).
Si porta il sistema (๐ด โฎ ๐) nella forma a scalini (๐ โฎ ๐โฒ), dove ๐โฒ = (๐ฅ1โฒโฎ๐ฅ๐โฒ
), e, dette ๐๐1 , โฆ , ๐๐๐
le righe con pivot di ๐, poniamo ๐ฅ๐โฒ = 0 โ๐ โ ๐1, โฆ , ๐๐ (ottenendo quindi un sistema con
๐ โ ๐ equazioni).
Esempio: Sia ๐ โ โ3 il sottospazio vettoriale {๐ฅ = ๐ก ๐ฆ = ๐ก + ๐ ๐ง = 3๐ก + 2๐
, ossia ๐ = ๐๐๐๐((113) , (
012)).
Perciรฒ ๐ = (๐ฅ๐ฆ๐ง) โ ๐ โ โ๐ก, ๐ โ โ| {
๐ก = ๐ฅ ๐ก + ๐ = ๐ฆ 3๐ก + 2๐ = ๐ง
โ il sistema (113 012 โฎโฎโฎ ๐ฅ๐ฆ๐ง) ha soluzione โ
(100 012 โฎโฎโฎ
๐ฅ๐ฆ โ ๐ฅ๐ง โ 3๐ฅ
) ha soluzione โ (100 010 โฎโฎโฎ
๐ฅ๐ฆ โ ๐ฅ
๐ง โ ๐ฅ โ 2๐ฆ) ha soluzione โ ๐ง โ ๐ฅ โ 2๐ฆ = 0.
Quindi la forma cartesiana per ๐ รจ: ๐ = {๐ฅ + 2๐ฆ โ ๐ง = 0} = ๐พ๐๐(๐ต)
dove ๐ต = (1 2 โ1).
29
DEFINIZIONE 2.5.10: Sia ๐ uno spazio vettoriale e ๐ฃ โ ๐. Si definisce traslazione di ๐ฃ
lโapplicazione:
๐๐ฃ: ๐ โ ๐| ๐๐ฃ(๐ฅ) = ๐ฅ + ๐ฃ.
PROPOSIZIONE 2.5.2: 1) โ๐ฃ โ ๐, ๐๐ฃ รจ bigettiva;
2) โ๐ฃ,๐ค โ ๐, ๐๐ฃ+๐ค = ๐๐ฃ โ ๐๐ค = ๐๐ค โ ๐๐ฃ;
3) โ๐ฃ โ ๐, (๐๐ฃ)โ1 = ๐โ๐ฃ.
Dimostrazione:
1) ๐๐ฃ รจ iniettiva, poichรฉ se ๐ฅ โ ๐ฆ โ ๐, ๐๐ฃ(๐ฅ) = ๐ฅ + ๐ฃ โ ๐ฆ + ๐ฃ = ๐๐ฃ(๐ฆ);
๐๐ฃ รจ surgettiva, poichรฉ โ๐ฅ โ ๐, โ๐โ1(๐ฅ) โ ๐| ๐โ1(๐ฅ) + ๐ฃ = ๐ฅ.
2) โ๐ฅ โ ๐:
๐๐ฃ+๐ค(๐ฅ) = ๐ฅ + ๐ฃ + ๐ค;
(๐๐ฃ โ ๐๐ค)(๐ฅ) = ๐๐ฃ(๐๐ค(๐ฅ)) = ๐๐ฃ(๐ฅ + ๐ค) = ๐ฅ + ๐ฃ + ๐ค;
(๐๐ค โ ๐๐ฃ)(๐ฅ) = ๐๐ค(๐๐ฃ(๐ฅ)) = ๐๐ค(๐ฅ + ๐ฃ) = ๐ฅ + ๐ฃ + ๐ค.
3) (๐๐ฃ โ ๐โ๐ฃ)(๐ฅ) = ๐๐ฃ(๐โ๐ฃ(๐ฅ)) = ๐๐ฃ(๐ฅ โ ๐ฃ) = ๐ฅ โ๐ฅ โ ๐.
Quindi le traslazioni di ๐ formano un gruppo abeliano.
DEFINIZIONE 2.5.11: Sia ๐ un sottospazio vettoriale di ๐ e ๐ฃ โ ๐. Si definisce sottospazio
affine di ๐ con giacitura ๐ lโimmagine di ๐๐ฃ, cioรจ: ๐ป = ๐๐ฃ(๐) = {๐ฃ + ๐ค|๐ค โ ๐}
Esempi: 1) Sia dato il sistema ๐ด๐ = ๐ต, con ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐).
๐๐๐๐ต = ๐ฆ0 + ๐๐๐0, quindi ๐๐๐๐ต รจ sottospazio affine di ๐๐;
2) Ogni retta ๐ di โ3 รจ un sottospazio affine con giacitura la retta ๐0//๐ e passante per lโorigine.
Se ๐0 โ ๐, ๐ = ๐๐0(๐0);
se ๐0 = ๐๐๐๐(๐ฃ0), ๐ = {๐ โ โ3|๐ = ๐0 + ๐ก๐ฃ0, ๐ก โ โ}.
Graficamente:
Possiamo rappresentare un sottospazio affine di ๐๐ in forma parametrica e cartesiana:
Sia ๐ sottospazio vettoriale di ๐๐ e sia ๐ป = ๐0 +๐.
Per la forma parametrica, scrivo ๐ = ๐ผ๐(๐ด) = {๐ด๐|๐ โ ๐๐}.
Allora ๐ป = {๐ด๐ + ๐0|๐ โ ๐๐}.
Per la forma cartesiana, scrivo ๐ = ๐พ๐๐(๐ต) = {๐ โ ๐๐|๐ต๐ = 0}.
30
Allora: ๐ป = {๐ โ ๐๐|๐ = ๐ + ๐0, ๐ โ ๐} = {๐ โ ๐๐|๐ โ ๐0 โ ๐} = {๐ โ ๐๐|๐ต(๐ โ ๐0) = 0} =
= {๐ โ ๐๐|๐ต๐ = ๐ต๐0} Si passa da una rappresentazione allโaltra in modo analogo al caso vettoriale.
2.6 BASI E DIMENSIONE
DEFINIZIONE 2.6.1: Uno spazio vettoriale ๐ si dice finitamente generato se โ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐|
โ๐ฃ โ ๐ โ๐ผ1, โฆ , ๐ผ๐ โ ๐| ๐ฃ = ๐ผ1๐ฃ1+. . . +๐ผ๐๐ฃ๐, ossia ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐).
In tal caso, ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono detti generatori di ๐.
Esempio: ๐1 = (
10โฎ0
) ,โฆ , ๐๐ = (
0โฎ01
) generano ๐๐.
Osservazione: ๐[๐ฅ] non รจ finitamente generato, poichรฉ se per assurdo ๐[๐ฅ] = ๐๐๐๐(1, ๐ฅ, โฆ , ๐ฅ๐),
con ๐ โ โ, non si potrebbero rappresentare i polinomi di grado > ๐.
DEFINIZIONE 2.6.2: ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐ sono detti linearmente indipendenti se
๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ = 0 โ ๐1 =. . . = ๐๐ = 0.
Altrimenti sono detti linearmente dipendenti.
Esempio: ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐๐ sono linearmente indipendenti, infatti:
๐1๐1+. . . +๐๐๐๐ = 0 โ (
๐1โฎ๐๐) = 0 โ ๐1 =. . . = ๐๐ = 0.
Osservazione: ๐ฃ โ ๐ รจ linearmente indipendente โ ๐ฃ โ 0.
Osservazione: Se uno fra i vettori ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ รจ nullo, allora ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente dipendenti.
Infatti, se ad esempio ๐ฃ1 = 0:
๐๐ฃ1 + 0๐ฃ2+. . . +0๐ฃ๐ = 0 โ ๐ = 0.
PROPOSIZIONE 2.6.1: Sia ๐ โฅ 2. I vettori ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente dipendenti โ almeno
uno di essi si puรฒ esprimere come combinazione lineare degli altri.
Dimostrazione:
โ): Per ipotesi โ๐1, โฆ , ๐๐ non tutti nulli | ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ = 0.
Se ๐1 โ 0, allora ๐ฃ1 = โ๐1โ1(๐2๐ฃ2+. . . +๐๐๐ฃ๐), tesi.
โ): Se ๐ฃ1 = ๐2๐ฃ2+. . . +๐๐๐ฃ๐, allora ๐ฃ1 โ ๐2๐ฃ2โ. . . โ๐๐๐ฃ๐ = 0, da cui la tesi.
Osservazione: Se ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti e ๐ โค ๐, allora ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono
linearmente indipendenti.
31
PROPOSIZIONE 2.6.2: Se ๐ฃ๐ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐โ1), allora
๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐) = ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐โ1).
Dimostrazione:
โ) Se ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐) โ ๐ฃ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐โ1๐ฃ๐โ1 + ๐๐(๐1๐ฃ1 +โฏ+
๐๐โ1๐ฃ๐โ1) = (๐1 + ๐๐๐1)๐ฃ1+. . . +(๐๐โ1 + ๐๐๐๐โ1)๐ฃ๐โ1 โ ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐โ1).
โ) Se ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐โ1) โ ๐ฃ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐โ1๐ฃ๐โ1 = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐โ1๐ฃ๐โ1 + 0๐ฃ๐,
quindi ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐).
DEFINIZIONE 2.6.3: Un insieme ordinato {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} di vettori di ๐ รจ detto base di ๐ se
๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti e generano ๐.
Esempio: {๐1, โฆ , ๐๐} รจ una base di ๐๐, detta base canonica.
PROPOSIZIONE 2.6.3: Se โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ una base di ๐, allora ogni ๐ฃ โ ๐ puรฒ essere scritto
in modo unico come combinazione lineare dei ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐.
Dimostrazione:
Poichรฉ i ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono generatori, allora ๐ฃ โ ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐), dunque supponiamo:
๐ฃ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐;
๐ฃ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐.
Allora (๐1 โ ๐1)๐ฃ1+. . . +(๐๐ โ ๐๐)๐ฃ๐ = 0, ma i ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti, dunque
๐๐ = ๐๐ โ๐, da cui segue la tesi.
DEFINIZIONE 2.6.4: I coefficienti dellโunica combinazione lineare dei ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ che dร ๐ฃ si
chiamano coordinate di ๐ฃ rispetto alla base โฌ e denotati con [๐ฃ]โฌ.
DEFINIZIONE 2.6.5: Fissando una base โฌ si determina quindi una corrispondenza biunivoca: [ ]โฌ: ๐ โ ๐๐| ๐ฃ โ [๐ฃ]โฌ
chiamata โcoordinate rispetto a ๐โ.
PROPOSIZIONE 2.6.4: โโฌ base, [ ]โฌ รจ un isomorfismo.
Dimostrazione: [ ]โฌ รจ evidentemente lineare; inoltre รจ iniettiva, poichรฉ
๐พ๐๐([ ]โฌ) = {๐ฃ โ ๐|[๐ฃ]โฌ = 0} = {๐ฃ โ ๐|๐ฃ = 0๐ฃ1+. . . +0๐ฃ๐} = {0}, mentre รจ surgettiva in
quanto ogni (๐1โฆ๐๐) โ ๐๐ รจ immagine di ๐ฃ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ โ ๐.
COROLLARIO 2.6.5: Se ๐ รจ un ๐-spazio vettoriale che ammette una base formata da ๐ vettori,
allora ๐ โ ๐๐.
PROPOSIZIONE 2.6.6: Sia {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐ e ๐ค1, โฆ , ๐ค๐ dei vettori di ๐.
Se ๐ > ๐, allora ๐ค1, โฆ , ๐ค๐ sono linearmente dipendenti.
Dimostrazione:
Si ha: ๐ค1 = ๐11๐ฃ1+. . . ๐1๐๐ฃ๐ ๐ค2 = ๐21๐ฃ1+. . . ๐2๐๐ฃ๐ โฎ ๐ค๐ = ๐๐1๐ฃ1+. . . ๐๐๐๐ฃ๐.
32
Devo trovare degli ๐ผ๐ non tutti nulli tali che:
๐ผ1(๐11๐ฃ1+. . . ๐1๐๐ฃ๐)+. . . +๐ผ๐(๐๐1๐ฃ1+. . . ๐๐๐๐ฃ๐) = 0, ossia:
(๐11๐ผ1+. . . ๐๐1๐ผ๐)๐ฃ1+. . . +(๐1๐๐ผ1+. . . ๐๐๐๐ผ๐)๐ฃ๐ = 0.
Ma ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti, perciรฒ:
{๐11๐ผ1+. . . ๐๐1๐ผ๐ = 0โฎ
๐1๐๐ผ1+. . . ๐๐๐๐ผ๐ = 0.
Poichรฉ รจ un sistema omogeneo di ๐ equazioni in ๐ > ๐ incognite, ha infinite soluzioni, dunque
in particolare ne ha una non nulla, per cui i ๐ค๐ sono linearmente dipendenti.
COROLLARIO 2.6.7: Se {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} e {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} sono basi di ๐, allora ๐ = ๐.
Dimostrazione:
Se ๐ > ๐, i ๐ค๐ sono linearmente dipendenti per la proposizione precedente;
se ๐ < ๐, i ๐ฃ๐ sono linearmente dipendenti,
perciรฒ ๐ = ๐.
DEFINIZIONE 2.6.6: Se ๐ possiede una base finita {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐}, diciamo che ๐ ha dimensione ๐
(dim๐ = ๐).
Se ๐ = {0}, poniamo dim๐ = 0.
Esempi: 1) dim๐๐ = ๐;
2) dimโ โ = 1, in quanto {1} รจ una base di โ come โ-spazio vettoriale;
3) dimโ โ = 2, in quanto {1, ๐} รจ una base di โ come โ-spazio vettoriale;
4) dimโณ(๐, ๐) = ๐ โ ๐, in quanto {๐ธ๐๐}1โค๐โค๐1โค๐โค๐
รจ una base, dove:
[๐ธ๐๐]โ๐ = ๐ฟ๐โ โ ๐ฟ๐๐ =<1 ๐ ๐ (๐, ๐) = (โ, ๐)
0 ๐ ๐ (๐, ๐) โ (โ, ๐) (๐ฟ๐๐ โ<
1 ๐ ๐ ๐ = ๐0 ๐ ๐ ๐ โ ๐
รจ detto delta di Kronecker).
5) dim๐๐[๐ฅ] = ๐ + 1, in quanto {1, ๐ฅ, โฆ , ๐ฅ๐} รจ una base.
DEFINIZIONE 2.6.7: Siano ๐,๐ ๐-spazi vettoriali. Definiamo una somma e un prodotto per
scalari in ๐ ร๐:
(๐ฃ1, ๐ค1) + (๐ฃ2, ๐ค2) โ (๐ฃ1 + ๐ฃ2, ๐ค1 + ๐ค2);
๐ผ(๐ฃ,๐ค) โ (๐ผ๐ฃ, ๐ผ๐ค).
PROPOSIZIONE 2.6.8: ๐ ร๐ รจ spazio vettoriale e dim(๐ ร๐) = dim๐ + dim๐.
Dimostrazione:
Lasciamo la verifica che ๐ ร๐ รจ spazio vettoriale.
Sia {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐ e {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} base di ๐.
ร immediato mostrare che {(๐ฃ1, 0), โฆ , (๐ฃ๐, 0), (0, ๐ค1),โฆ , (0, ๐ค๐)} รจ base di ๐ ร๐, dunque segue
la tesi.
ALGORITMO PER LโESTRAZIONE DI UNA BASE: Sia ๐ โ {0} uno spazio vettoriale.
Da ogni insieme finito di generatori di ๐ si puรฒ estrarre una base.
Dimostrazione:
33
Siano ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ generatori di ๐. Posso supporre ๐ฃ๐ โ 0 โ๐, poichรฉ, se ce ne fossero, li potrei
togliere e non altererei lo spazio generato.
Allora ๐ฃ1 รจ linearmente indipendente.
Guardo {๐ฃ1, ๐ฃ2}:
se ๐ฃ1, ๐ฃ2 sono linearmente indipendenti, li tengo;
altrimenti ๐ฃ2 โ ๐๐๐๐(๐ฃ1) e quindi ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐) = ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ฃ3, โฆ , ๐ฃ๐).
Allora elimino ๐ฃ2.
Continuo cosรฌ fino a quando ho considerato tutti i vettori.
COROLLARIO 2.6.9: Sia dim๐ = ๐. Se ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono generatori di ๐, allora ๐ โฅ ๐.
PROPOSIZIONE 2.6.10: Se ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti e ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐),
allora ๐ฃ, ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti.
Dimostrazione:
Sia ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ + ๐๐ฃ = 0.
Deve essere ๐ = 0, poichรฉ altrimenti ๐ฃ = โ๐โ1(๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐) โ ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐).
Allora ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ = 0. Poichรฉ i ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti, segue
๐1 =. . . = ๐๐ = 0 e quindi la tesi.
TEOREMA DI COMPLETAMENTO A BASE: Sia ๐ uno spazio finitamente generato.
Se ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐ sono linearmente indipendenti, esistono ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐|
{๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ , ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ una base di ๐.
Dimostrazione:
Se {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} generano ๐, allora {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ una base di ๐.
Se non lo generano, allora โ๐ฃ๐+1 โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐).
Per la proposizione precedente, i ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ , ๐ฃ๐+1 sono linearmente indipendenti.
Se generano ๐, ho trovato una base.
Altrimenti itero il procedimento.
๐ รจ finitamente generato, perciรฒ dopo un numero finito di passi il procedimento deve finire.
Osservazione: ร un procedimento non algoritmico, poichรฉ non cโรจ un metodo semplice e diretto
per trovare i ๐ฃ๐+โ, con โ > 0.
ALGORITMO DI COMPLETAMENTO A BASE: Se ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti e
se conosco una base {๐ง1, โฆ , ๐ง๐} di ๐, posso completare {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} a base applicando lโalgoritmo
di estrazione di una base allโinsieme di generatori {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ , ๐ง1, โฆ , ๐ง๐}.
PROPOSIZIONE 2.6.11: Ogni sottospazio vettoriale ๐ di uno spazio vettoriale ๐ finitamente
generato ha un supplementare.
Dimostrazione:
Sia dim๐ = ๐. Allora dim๐ = ๐ โค ๐.
Sia {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} una base di ๐.
Posso completarla a una base {๐ค1, โฆ , ๐ค๐, ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐} di ๐.
Perciรฒ ๐ = ๐โ ๐๐๐๐(๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐) e dunque ๐๐๐๐(๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐) รจ un supplementare.
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PROPOSIZIONE 2.6.12: Sia ๐ = ๐โ๐, {๐ข1, โฆ , ๐ข๐} base di ๐, {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} base di ๐.
Allora {๐ข1, โฆ , ๐ข๐, ๐ค1, โฆ , ๐ค๐} รจ base di ๐.
Dimostrazione:
Ogni ๐ฃ โ ๐ si puรฒ scrivere come ๐ฃ = ๐ข + ๐ค, con ๐ข โ ๐ e ๐ค โ ๐, ma
๐ข = ๐1๐ข1+. . . +๐๐๐ข๐ e ๐ค = ๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐, dunque i ๐ข1, โฆ , ๐ข๐, ๐ค1, โฆ , ๐ค๐ generano ๐.
Inoltre sono linearmente indipendenti, poichรฉ:
๐1๐ข1+. . . +๐๐๐ข๐โ =๐ขโ๐
+ ๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐โ =๐คโ๐
= 0 โ ๐ข + ๐ค = 0 โ ๐ข = โ๐ค, dunque ๐ โ ๐ค = โ๐ข โ ๐,
perciรฒ ๐ข,๐ค โ ๐ โฉ๐ = {0}, cioรจ ๐ข = 0 e ๐ค = 0.
Poichรฉ {๐ข1, โฆ , ๐ข๐} e {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} sono linearmente indipendenti, allora
๐1 =. . . = ๐๐ = ๐1 =. . . = ๐๐ = 0, da cui la tesi.
PROPOSIZIONE 2.6.13: Se ๐ โ {0} non รจ finitamente generato, allora โ๐ โฅ 1 esistono
๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐ linearmente indipendenti.
Dimostrazione:
Per induzione su ๐:
Passo base): ๐ = 1, basta scegliere ๐ฃ1 โ 0;
Passo induttivo): Per ipotesi induttiva โ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐โ1 linearmente indipendenti.
Osservo che ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐โ1) โ ๐, poichรฉ ๐ non รจ finitamente generato.
Dunque โ๐ฃ๐ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐โ1)| ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti.
PROPOSIZIONE 2.6.14: Se ๐ รจ finitamente generato e ๐ รจ un sottospazio vettoriale di ๐,
allora:
1) ๐ รจ finitamente generato;
2) dim๐ โค dim๐;
3) se dim๐ = dim๐ โ ๐ = ๐.
Dimostrazione:
1) Sia ๐ = dim๐. Se ๐ non fosse finitamente generato, per la proposizione precedente
esisterebbero ๐ค1, โฆ , ๐ค๐+1 โ ๐ โ ๐ linearmente indipendenti, assurdo.
2) Sia ๐ = dim๐. Se dim๐ > ๐, allora esisterebbero ๐ค1, โฆ , ๐ค๐+1 โ ๐ โ ๐ linearmente
indipendenti, assurdo.
3) Se dim๐ = ๐ e {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} รจ base di ๐, allora ๐ค1, โฆ , ๐ค๐ sono linearmente indipendenti
anche in ๐ e, poichรฉ dim๐ = ๐, devono essere una base di ๐. Dunque ๐ = ๐.
FORMULA DI GRASSMANN: Siano ๐,๐ sottospazi vettoriali di dimensione finita di ๐. Allora:
dim(๐ +๐) = dim๐ + dim๐ โ dim(๐ โฉ๐).
Dimostrazione:
Sia dim๐ = โ, dim๐ = ๐, dim(๐ โฉ๐) = ๐ .
Sia {๐ง1, โฆ , ๐ง๐ } una base di ๐ โฉ๐. Allora ๐ง1, โฆ , ๐ง๐ sono linearmente indipendenti in ๐ e ๐.
Per il teorema di completamento a base โ๐ข1, โฆ , ๐ขโโ๐ โ ๐, โ๐ค1, โฆ , ๐ค๐โ๐ โ ๐ tali che:
{๐ง1, โฆ , ๐ง๐ , ๐ข1, โฆ , ๐ขโโ๐ } รจ base di ๐;
{๐ง1, โฆ , ๐ง๐ , ๐ค1, โฆ , ๐ค๐โ๐ } รจ base di ๐.
Se mostro che {๐ง1, โฆ , ๐ง๐ , ๐ข1, โฆ , ๐ขโโ๐ , ๐ค1, โฆ , ๐ค๐โ๐ } รจ base di ๐ +๐ ho la tesi, poichรฉ dimostro
che dim(๐ +๐) = โ + ๐ โ ๐ .
Quei vettori generano, in quanto, preso ๐ฃ โ ๐ +๐, โ๐ข โ ๐,๐ค โ ๐| ๐ฃ = ๐ข + ๐ค.
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Inoltre ๐ข = ๐1๐ง1+. . . +๐๐ ๐ง๐ + ๐1๐ข1+. . . +๐โโ๐ ๐ขโโ๐ e ๐ค = ๐ผ1๐ง1+. . . +๐ผ๐ ๐ง๐ + ๐ฝ1๐ค1. . . +๐ฝ๐โ๐ ๐ค๐โ๐ ,
dunque ๐ฃ = (๐1 + ๐ผ1)๐ง1+. . . +(๐๐ + ๐ผ๐ )๐ง๐ + ๐1๐ข1+. . . +๐โโ๐ ๐ขโโ๐ + ๐ฝ1๐ค1+. . . +๐ฝ๐โ๐ ๐ค๐โ๐ .
Mostriamo quindi che sono linearmente indipendenti: sia
๐1๐ง1+. . . +๐๐ ๐ง๐ โ =๐ง
+ ๐1๐ข1+. . . +๐โโ๐ ๐ขโโ๐ โ =๐ข
+ ๐1๐ค1+. . . +๐๐โ๐ ๐ค๐โ๐ โ =๐ค
= 0.
Allora ๐ง + ๐ข = โ๐ค. Ma ๐ง + ๐ข โ ๐,๐ค โ ๐, quindi ๐ง + ๐ข = โ๐ค โ ๐ โฉ๐.
Posso dunque scrivere ๐ค = ๐ผ1๐ง1+. . . +๐ผ๐ ๐ง๐ , per cui ho: ๐1๐ง1+. . . +๐๐ ๐ง๐ + ๐1๐ข1+. . . +๐โโ๐ ๐ขโโ๐ + ๐ผ1๐ง1+. . . +๐ผ๐ ๐ง๐ = 0 โ (๐1 + ๐ผ1)๐ง1+. . . +(๐๐ + ๐ผ๐ )๐ง๐ + ๐1๐ข1+. . . +๐โโ๐ ๐ขโโ๐ = 0.
Questi vettori sono una base di ๐, quindi ๐1 =. . . = ๐โโ๐ = 0.
Allora:
๐1๐ง1+. . . +๐๐ ๐ง๐ + ๐1๐ค1+. . . +๐๐โ๐ ๐ค๐โ๐ = 0, ma questi vettori sono una base di ๐, quindi sono
linearmente indipendenti, per cui ๐1 =. . . = ๐๐ = ๐1 =. . . = ๐๐โ๐ = 0, da cui segue la tesi.
Osservazione: dim๐ฎ(๐) =๐(๐+1)
2, dim๐(๐) =
๐(๐โ1)
2.
Infatti, detta {๐ธ๐๐}1โค๐,๐โค๐ la base canonica di โณ(๐), {๐ธ๐๐ + ๐ธ๐๐}1โค๐<๐โค๐ โช{๐ธ๐๐}1โค๐โค๐ รจ una base di
๐ฎ(๐). Lasciamo questa verifica per esercizio. Il numero dei vettori di base รจ ๐(๐โ1)
2+ ๐.
Inoltre per Grassmann, dim๐(๐) = dimโณ(๐) โ dim๐ฎ(๐) = ๐2 โ๐(๐+1)
2=
๐(๐โ1)
2.
TEOREMA 2.6.15: Siano ๐,๐ ๐-spazi vettoriali, con ๐ finitamente generato.
Sia {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base di ๐; siano ๐ค1, โฆ , ๐ค๐ vettori di ๐.
Allora โ! ๐: ๐ โ ๐ lineare tale che ๐(๐ฃ๐) = ๐ค๐ โ๐.
Dimostrazione:
Esistenza: Sia ๐ฃ โ ๐ โ โ๐ข๐๐๐๐ ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐| ๐ฃ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐.
Poniamo ๐(๐ฃ) = ๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐.
Si ha evidentemente che ๐(๐ฃ๐) = ๐ค๐ โ๐.
Inoltre ๐ รจ lineare, infatti, se ๐ฃ = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ e ๐ง = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐, allora
๐ฃ + ๐ง = (๐1 + ๐1)๐ฃ1+. . . +(๐๐ + ๐๐)๐ฃ๐;
quindi ๐(๐ฃ + ๐ง) = (๐1 + ๐1)๐ค1+. . . +(๐๐ + ๐๐)๐ค๐ = ๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐ + ๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐ =
๐(๐ฃ) + ๐(๐ง).
Analogamente per il multiplo.
Unicitร : Prendiamo una qualsiasi ๐ lineare tale che ๐(๐ฃ๐) = ๐ค๐ โ๐.
Per linearitร :
๐(๐ฃ) = ๐ (โ๐๐๐ฃ๐
๐
๐=1
) =โ๐๐๐(๐ฃ๐)
๐
๐=1
=โ๐๐๐ค๐
๐
๐=1
= ๐(๐ฃ)
dunque ๐ รจ unica.
PROPOSIZIONE 2.6.16: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare. Allora:
1) Se ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti e ๐ รจ iniettiva, allora ๐(๐ฃ1),โฆ , ๐(๐ฃ๐) sono
linearmente indipendenti;
2) Se ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ generano ๐, allora ๐(๐ฃ1),โฆ , ๐(๐ฃ๐) generano ๐ผ๐(๐).
Dimostrazione:
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1) Sia ๐1๐(๐ฃ1)+. . . +๐๐๐(๐ฃ๐) = 0. Allora per linearitร ๐(๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐) = 0, dunque
๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ โ ๐พ๐๐(๐) = {0}, ma ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti, per cui
๐1 =. . . = ๐๐ = 0, tesi.
2) Sia ๐ฆ = ๐(๐ฅ) โ ๐ผ๐(๐). Mostriamo che puรฒ essere scritto come combinazione lineare dei
๐(๐ฃ๐).
So che โ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐| ๐ฅ = ๐1๐ฃ1+. . . ๐๐๐ฃ๐. Allora:
๐ฆ = ๐(๐ฅ) = ๐ (โ๐๐๐ฃ๐
๐
๐=1
) =โ๐๐๐(๐ฃ๐)
๐
๐=1
da cui la tesi.
Osservazione: Se ๐ด โ โณ(๐, ๐, ๐), allora sappiamo che ๐ด รจ una applicazione lineare e la sua
immagine รจ lo spazio generato dalle colonne.
Quindi ๐ผ๐(๐ด) = ๐๐๐๐(๐ด1, โฆ , ๐ด๐) = ๐(๐ด).
COROLLARIO 2.6.17: ๐: ๐ โ ๐ รจ un isomorfismo โ ๐ trasforma ogni base di ๐ in una base di
๐.
Dimostrazione:
Prendo una base di ๐. Poichรฉ ๐ รจ iniettiva, allora le immagini dei vettori della base sono
linearmente indipendenti. Inoltre quegli stessi vettori generano ๐, quindi le loro immagini
generano ๐ผ๐(๐), ma ๐ รจ surgettiva, quindi ๐ผ๐(๐) = ๐. FORMULA DELLE DIMENSIONI: Sia ๐ uno spazio vettoriale finitamente generato, e sia
๐: ๐ โ ๐ lineare. Allora: dim๐ = dim๐พ๐๐(๐) + dim ๐ผ๐(๐)
Dimostrazione:
Sia ๐ = dim๐ e ๐ = dim๐พ๐๐(๐).
Sia {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base di ๐พ๐๐(๐); la completo a {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐.
Allora ๐(๐ฃ1), โฆ , ๐(๐ฃ๐) generano ๐ผ๐(๐), ma ๐(๐ฃ1) =. . . = ๐(๐ฃ๐) = 0, poichรฉ appartengono a
๐พ๐๐(๐).
Perciรฒ posso toglierli e i rimanenti ๐(๐ฃ๐+1), โฆ , ๐(๐ฃ๐) generano comunque ๐ผ๐(๐).
Dimostriamo che ๐(๐ฃ๐+1),โฆ , ๐(๐ฃ๐) sono linearmente indipendenti:
๐๐+1๐(๐ฃ๐+1)+. . . +๐๐๐(๐ฃ๐) = 0 โ ๐(๐๐+1๐ฃ๐+1+. . . +๐๐๐ฃ๐) = 0 โ โ ๐๐๐ฃ๐
๐
๐=๐+1
โ ๐พ๐๐(๐)
โ โ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐| โ ๐๐๐ฃ๐
๐
๐=๐+1
= ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐
โ ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ โ ๐๐+1๐ฃ๐+1โ. . . โ๐๐๐ฃ๐ = 0 Ma ๐ฃ1, . . , ๐ฃ๐ sono linearmente indipendenti, quindi ๐๐ = 0 โ๐.
Per cui {๐(๐ฃ๐+1),โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ una base di ๐ผ๐(๐), cioรจ dim ๐ผ๐(๐) = ๐ โ ๐, tesi.
COROLLARIO 2.6.18: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare.
Se dim๐ = dim๐, allora ๐ รจ iniettiva โ ๐ รจ surgettiva.
Dimostrazione:
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๐ รจ iniettiva โ ๐พ๐๐(๐) = {0} โ dim๐ = dim ๐ผ๐(๐) โ dim๐ = dim ๐ผ๐(๐) โ ๐ผ๐(๐) = ๐
(poichรฉ ๐ผ๐(๐) โ ๐) โ ๐ รจ surgettiva.
COROLLARIO 2.6.18: ๐ โ ๐ โ dim๐ = dim๐.
Dimostrazione:
โ) Se dim๐ = dim๐, allora ๐ โ ๐๐ โ ๐.
โ) Se โ๐: ๐ โ ๐ isomorfismo, per la formula delle dimensioni dim๐ = 0 + dim๐.
Osservazione: Siano ๐1, ๐2 sottospazi vettoriali di ๐ e sia ๐: ๐1 ร ๐2 โ ๐ data da
๐(๐ฃ1, ๐ฃ2) = ๐ฃ1 + ๐ฃ2. ๐ รจ evidentemente lineare e ๐ผ๐(๐) = ๐1 + ๐2.
Inoltre ๐พ๐๐(๐) รจ canonicamente isomorfo a ๐1 โฉ ๐2, infatti: ๐พ๐๐(๐) = {(๐ฃ1, ๐ฃ2) โ ๐1 ร ๐2| ๐ฃ1 + ๐ฃ2 = 0} = {(๐ฃ1, ๐ฃ2) โ ๐1 ร ๐2| ๐ฃ1 = โ๐ฃ2} = = {(๐ฃ,โ๐ฃ)| ๐ฃ โ ๐1 โฉ ๐2}, poichรฉ ๐1 โ ๐ฃ1 = โ๐ฃ2 โ ๐2, dunque:
๐ฟ: ๐1 โฉ ๐2 โ ๐1 ร ๐2| ๐ฟ(๐ฃ) = (๐ฃ, โ๐ฃ) induce lโisomorfismo cercato (le proprietร sono
immediatamente verificabili).
Per cui, per la formula delle dimensioni, dim(๐1 + ๐2) = dim ๐ผ๐(๐) = dim(๐1 ร ๐2) โ
dim๐พ๐๐(๐) = ๐๐๐ ๐1 + dim๐2 โ dim(๐1 โฉ ๐2),
che conclude quindi la dimostrazione alternativa della formula di Grassmann.
Osservazione: Nellโinsieme quoziente {๐ โ ๐ ๐๐๐ง๐ ๐ฃ๐๐ก๐ก๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ก๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐๐๐๐๐ก๐}/โ
esistono tante classi di equivalenza quante โ e in ognuna un rappresentante รจ ๐๐.
La dimensione รจ un sistema completo di invarianza per la relazione di equivalenza โ , perciรฒ se
dim๐ โ dim๐, allora sicuramente ๐ e ๐ non sono isomorfi.
DEFINIZIONE 2.6.8: Due ๐-spazi vettoriali ๐,๐ si dicono canonicamente isomorfi se
โ๐: ๐ โ ๐ isomorfismo che non dipende dalla scelta di una base.
PROPOSIZIONE 2.6.19: Sia ๐ = ๐โ๐ e ๐ = ๐โ๐โฒ. โ๐ค โ ๐, โ! ๐ข โ ๐,๐คโฒ โ ๐โฒ|
๐ค = ๐ข + ๐คโฒ. Allora รจ ben definita lโapplicazione ๐:๐ โ ๐โฒ| ๐(๐ค) = ๐คโฒ.
๐ รจ un isomorfismo canonico.
Dimostrazione:
๐ รจ lineare, poichรฉ dati ๐ค1 = ๐ข1 + ๐ค1โฒ e ๐ค2 = ๐ข2 + ๐ค2โฒ, allora:
๐(๐ค1 + ๐ค2) = ๐((๐ข1 + ๐ข2) + (๐ค1โฒ + ๐ค2
โฒ)) = ๐ค1โฒ + ๐ค2
โฒ = ๐(๐ค1) + ๐(๐ค2);
๐(๐๐ค) = ๐(๐๐ข + ๐๐คโฒ) = ๐๐คโฒ = ๐๐(๐ค).
๐ รจ iniettiva, poichรฉ se ๐ค โ ๐พ๐๐(๐), ๐(๐ค) = 0 โ ๐ค = ๐ขโโ๐
+ 0โ=๐(๐ค)
โ ๐ค โ ๐ โฉ๐ = {0}.
Poichรฉ dim๐โฒ = dim๐ โ dim๐ = dim๐ e ๐ รจ iniettiva, allora ๐ รจ surgettiva.
Infine evidentemente ๐ non dipende dalla scelta di una base, dunque ho la tesi.
Osservazione: Se ๐๐โฒ รจ la proiezione indotta da ๐ = ๐โ๐โฒ e ๐๐:๐ โ ๐ รจ lโinclusione (cioรจ
๐๐(๐ค) = ๐ค โ๐ค โ ๐), allora ๐ = ๐๐โฒ โ ๐๐.
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2.7 RANGO
PROPOSIZIONE 2.7.1: Siano ๐: ๐ โ ๐, ๐:๐ โ ๐ lineari. Allora:
1) dim ๐ผ๐(๐ โ ๐) โค min(dim ๐ผ๐(๐) , dim ๐ผ๐(๐));
2) Se ๐ รจ un isomorfismo, dim ๐ผ๐(๐ โ ๐) = dim ๐ผ๐(๐);
3) Se ๐ รจ un isomorfismo, dim ๐ผ๐(๐ โ ๐) = dim ๐ผ๐(๐).
Dimostrazione:
1) ๐ผ๐(๐ โ ๐) = ๐ผ๐(๐|๐ผ๐(๐)) e ๐|๐ผ๐(๐) รจ lineare, poichรฉ restrizione di ๐ lineare.
Quindi dim ๐ผ๐(๐ โ ๐) = dim ๐ผ๐(๐) โ dim๐พ๐๐(๐|๐ผ๐(๐)) โค dim ๐ผ๐(๐).
Inoltre ๐ผ๐(๐ โ ๐) โ ๐ผ๐(๐), quindi dim ๐ผ๐(๐ โ ๐) โค dim ๐ผ๐(๐), tesi.
2) Se ๐ รจ un isomorfismo, allora ๐(๐) = ๐, perciรฒ ๐ผ๐(๐ โ ๐) = ๐ผ๐(๐|๐ผ๐(๐)) = ๐ผ๐(๐), tesi.
3) Se ๐ รจ un isomorfismo, allora ๐พ๐๐(๐) = {0}, dunque dim ๐ผ๐(๐ โ ๐) = dim ๐ผ๐(๐) โ 0, tesi.
DEFINIZIONE 2.7.1: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare. Definiamo rango di ๐ ๐๐(๐) = dim ๐ผ๐(๐).
In particolare, se ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐) e dunque ๐ด:๐๐ โ ๐๐| ๐ โ ๐ด๐, allora ๐๐(๐ด) = dim ๐ผ๐(๐ด) =
dim๐(๐ด).
DEFINIZIONE 2.7.2: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐). Definiamo spazio delle righe โ(๐ด) = ๐๐๐๐(๐ด1, โฆ , ๐ด๐)
Definiamo inoltre rango per righe il numero dimโ(๐ด).
PROPOSIZIONE 2.7.2: Sia ๐ una ridotta a scalini di ๐ด. Allora:
1) โ(๐ด) = โ(๐);
2) dim๐(๐ด) = dim๐(๐), cioรจ ๐๐(๐ด) = ๐๐(๐).
Dimostrazione:
1) Facendo operazioni elementari di riga, non altero lo spazio delle righe, dunque โ(๐ด) =
โ(๐).
2) I sistemi ๐ด๐ = 0 e ๐๐ = 0 sono equivalenti, perciรฒ ๐พ๐๐(๐ด) = ๐พ๐๐(๐).
Per la formula delle dimensioni:
๐ = dim๐พ๐๐(๐ด) + ๐๐(๐ด) e ๐ = dim๐พ๐๐(๐) + ๐๐(๐),
dunque ๐๐(๐ด) = ๐๐(๐).
PROPOSIZIONE 2.7.3: Sia ๐ una matrice a scalini con ๐ pivots nelle colonne ๐๐1 , โฆ , ๐๐๐ . Allora:
1) {๐1, โฆ , ๐๐} รจ una base di โ(๐), dunque dimโ(๐) = ๐;
2) {๐๐1 , โฆ , ๐๐๐} รจ una base di ๐(๐), dunque ๐๐(๐) = ๐.
Dimostrazione:
1) โ Poichรฉ le altre righe sono nulle, sicuramente ๐1, โฆ , ๐๐ generano โ(๐).
โ ๐1, โฆ , ๐๐ sono linearmente indipendenti, poichรฉ se: ๐1๐1+. . . +๐๐๐๐ = 0
allora ๐1 = 0 in quanto ๐1 รจ lโunica riga ad avere un elemento โ 0 nella colonna ๐๐1,
๐2 = 0, in quanto ๐1 = 0 e quindi ๐2 รจ lโunica riga ad avere un elemento โ 0 nella
colonna ๐๐2, e cosรฌ via.
2) ๐๐1 , โฆ , ๐๐๐ sono linearmente indipendenti, la dimostrazione รจ analoga alla precedente nel
caso delle righe.
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Mostriamo che ๐๐1 , โฆ , ๐๐๐ generano ๐(๐), cioรจ che ๐๐ โ ๐๐๐๐(๐๐1 , โฆ , ๐๐๐) โ๐ โ ๐1, โฆ , ๐๐,
cioรจ che โ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐| ๐๐ = ๐1๐๐1+. . . ๐๐๐
๐๐ , cioรจ che il sistema
(๐๐1 |โฆ | ๐๐๐) (
๐1โฎ๐๐) = (๐๐)
ha soluzione.
Ma la matrice รจ a scalini, perciรฒ ha ๐ pivots.
Se aggiungo la colonna dei termini noti non posso dunque aggiungere pivots.
Dunque #๐๐๐ฃ๐๐ก๐ (๐) = #๐๐๐ฃ๐๐ก๐ (๐โฒ), quindi il sistema รจ risolubile, tesi.
Osservazione: Se in qualche modo riesco a calcolare ๐๐(๐ด), allora:
so calcolare dim๐๐๐(๐ด๐ = 0) = dim๐๐๐0, poichรฉ dim๐๐๐0 = dim๐พ๐๐(๐ด) = ๐ โ ๐๐(๐ด);
se voglio calcolare dim๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐), pongo ๐ด = (๐ฃ1 |โฆ |๐ฃ๐) e dunque
dim๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐) = dim๐(๐ด) = dim ๐ผ๐(๐ด) = ๐๐(๐ด).
Osservazione: Un modo per calcolare ๐๐(๐ด) รจ via lโalgoritmo di Gauss; infatti abbiamo visto che
๐๐(๐ด) = #๐๐๐ฃ๐๐ก๐ (๐), dove ๐ รจ una ridotta a scalini di ๐ด. Per formalizzare meglio questo
procedimento, ci serviremo del seguente risultato:
PROPOSIZIONE 2.7.4: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐). Allora:
1) il numero di pivots di una sua ridotta a scalini non dipende dalla riduzione a scalini;
2) dimโ(๐ด) = dim๐(๐ด);
Dimostrazione:
1) Se ๐ รจ una ridotta a scalini di ๐ด, con ๐ pivots, allora ๐ = dimโ(๐) = dimโ(๐ด). Quindi ๐
dipende solamente da ๐ด.
2) dimโ(๐ด) = dimโ(๐) = ๐ = dim๐(๐) = dim๐(๐ด) = ๐๐(๐ด).
COROLLARIO 2.7.5: โ๐ด โ โณ(๐, ๐), ๐๐( ๐ด.๐ก ) = ๐๐(๐ด).
Dimostrazione:
๐๐( ๐ด.๐ก ) = dim๐( ๐ด.
๐ก ) = dimโ(๐ด) = ๐๐(๐ด).
TEOREMA DI ROUCHร โ CAPELLI: ๐ด๐ = ๐ต รจ risolubile โ ๐๐(๐ด) = ๐๐(๐ดโฒ),
dove ๐ดโฒ = (๐ด โฎ ๐ต).
Dimostrazione:
Se ๐ รจ una ridotta a scalini di ๐ด, sapevamo che ๐ด๐ = ๐ต รจ risolubile โ ๐๐(๐) = ๐๐(๐โฒ), ma
๐๐(๐) = ๐๐(๐ด), dunque segue la tesi.
DEFINIZIONE 2.7.3: Una matrice ๐ด โ โณ(๐,๐) si dice invertibile se
โ๐ต โ โณ(๐,๐)| ๐ด โ ๐ต = ๐ต โ ๐ด = ๐ผ.
DEFINIZIONE 2.7.4: Una matrice ๐ด โ โณ(๐,๐) si dice singolare se ๐๐(๐ด) < ๐.
PROPOSIZIONE 2.7.6: Sia ๐ด โ โณ(๐,๐). Allora sono fatti equivalenti:
1) ๐ด รจ invertibile;
2) ๐ด:๐๐ โ ๐๐ รจ un isomorfismo;
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3) ๐๐(๐ด) = ๐.
Dimostrazione:
1) โ 2): ovvia.
2) โ 3): ovvia.
3) โ 2): So che ๐ด รจ lineare e che ๐ด รจ surgettiva, in quanto ๐๐(๐ด) = dim ๐ผ๐(๐ด) = ๐, perciรฒ ๐ด รจ
iniettiva, dunque ho la tesi.
Osservazione: ๐ด โ โณ(๐) รจ singolare โ non รจ invertibile.
DEFINIZIONE 2.7.5: Definiamo matrice elementare di โณ(๐,๐) ogni matrice ottenuta da ๐ผ๐
eseguendo una sola operazione elementare per riga:
1๐ tipo: Denotiamo con ๐ธ๐๐ la matrice ottenuta da ๐ผ๐ scambiando lโ๐-esima riga con la ๐-esima
riga;
2๐ tipo: Denotiamo con ๐ธ๐(๐) la matrice ottenuta da ๐ผ๐ moltiplicando lโ๐-esima riga per la
costante ๐ โ 0;
3๐ tipo: ๐ธ๐๐(๐) รจ la matrice ottenuta da ๐ผ๐ sommando alla riga ๐-esima ๐ volte la riga ๐-esima.
Osservazione: Se ๐ต รจ ottenuta da ๐ด con unโoperazione elementare per riga, allora ๐ต = ๐ธ๐ด, dove
๐ธ รจ la matrice elementare corrispondente allโoperazione effettuata.
Esempio: ๐ด = (๐ ๐๐ ๐
)๐ด2+3๐ด1โ ๐ต = (
๐ ๐๐ + 3๐ ๐ + 3๐
);
๐ธ โ ๐ด = (1 03 1
) โ (๐ ๐๐ ๐
) = (๐ ๐
๐ + 3๐ ๐ + 3๐).
Osservazione: Le matrici elementari sono tutte invertibili:
1) ๐ธ๐๐ โ ๐ธ๐๐ = ๐ผ, poichรฉ scambio le righe ๐ e ๐ e poi le riscambio; perciรฒ (๐ธ๐๐)โ1
= ๐ธ๐๐.
2) ๐ธ๐(๐โ1) โ ๐ธ๐(๐) = ๐ผ, poichรฉ moltiplico la riga ๐-esima prima per ๐โ1 e poi per ๐; perciรฒ
(๐ธ๐(๐))โ1
= ๐ธ๐(๐โ1).
3) ๐ธ๐๐(๐) โ ๐ธ๐๐(โ๐) = ๐ผ, dunque (๐ธ๐๐(๐))โ1
= ๐ธ๐๐(โ๐).
Quindi se prendo una matrice ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐) e gli applico ๐ operazioni di riga, ottengo la
ridotta a scalini ๐: ๐ด โ ๐1๐ด โ ๐2๐1๐ด โ. . .โ ๐๐โฆ๐1๐ด = ๐
Se ๐ด รจ invertibile, allora รจ un isomorfismo; gli ๐๐ sono tutti isomorfismi, e la composizione di
isomorfismi รจ un isomorfismo, perciรฒ ๐ รจ invertibile.
Dunque, detta ๐ = ๐๐ โฆ๐1 โ ๐บ๐ฟ(๐):
๐๐๐ดโ๐๐
๐โ๐๐
๐๐
๐=๐โ๐ดโ ๐๐
Sappiamo che ๐๐ = ๐ โ ๐ด๐, ma ๐ รจ un isomorfismo, quindi trasforma basi in basi.
Inoltre {๐๐1 , โฆ , ๐๐๐} รจ una base di ๐ผ๐(๐), dunque {๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐} รจ una base di ๐ผ๐(๐ด).
ALGORITMO PER LโESTRAZIONE DI UNA BASE DA UN GRUPPO DI GENERATORI: Dati
๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐๐, sia ๐ด = (๐ฃ1 | โฆ | ๐ฃ๐). Detta ๐ una ridotta a scalini di ๐ด, se ๐๐1 , โฆ , ๐๐๐ sono le
colonne contenenti i pivots di ๐, allora {๐ฃ๐1 , โฆ , ๐ฃ๐๐} รจ una base ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐).
41
Osservazione: Per estendere ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐๐ linearmente indipendenti a base di ๐๐ costruiamo
๐ด = (๐ฃ1 | โฆ | ๐ฃ๐ | ๐1 | โฆ | ๐๐). Poichรฉ i vettori in colonna generano ๐๐, applicando lโalgoritmo
precedente estendo ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ a base di ๐๐.
Osservazione: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐, ๐). So che โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐๐ด = ๐ a scalini.
Per trovare una tale ๐ riduco (๐ด | ๐ผ๐) a scalini fino a ottenere (๐ | ๐ต).
Sicuramente โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐(๐ด | ๐ผ๐) = (๐ | ๐ต); allora:
{๐๐ด = ๐๐๐ผ = ๐ต
{๐ = ๐ต๐ต๐ด = ๐
dunque la matrice cercata รจ ๐ต.
CALCOLO DELLโINVERSA: Sia ๐ด โ โณ(๐,๐). Riduco per righe (๐ด | ๐ผ๐) fino a (๐ | โ), con ๐ a
scalini. Poichรฉ ๐๐(๐ด) = ๐๐(๐), ๐ด รจ invertibile โ ๐๐(๐) = ๐.
Se ๐๐(๐) < ๐, lโalgoritmo si ferma, poichรฉ ๐ด non รจ invertibile.
Se ๐๐(๐) = ๐, proseguo con la riduzione fino a ottenere (๐ผ | ๐ต).
Per lโosservazione precedente, ๐ต๐ด = ๐ผ, cioรจ ๐ต รจ unโinversa sinistra di ๐ด. Ma essendo ๐ด
invertibile, allora ๐ต รจ anche inversa destra: ๐ต = ๐ดโ1.
Notazione: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐). Denotiamo con (๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐| ๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐) la sottomatrice di ๐ด
ottenuta in modo che contenga gli elementi nelle intersezioni fra le righe e le colonne
considerate.
DEFINZIONE 2.7.6: Una sottomatrice quadrata si dice minore.
PROPOSIZIONE 2.7.7: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐). Sia ๐ต un minore invertibile di ๐ด.
Allora le righe (o le colonne) che concorrono a formare ๐ต sono linearmente indipendenti.
Dimostrazione:
Sia ๐ต = (๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐| ๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐).
Se ๐ผ1๐ด๐1+. . . +๐ผ๐๐ด๐๐ = 0, a maggior ragione ๐ผ1๐ต1+. . . +๐ผ๐๐ต๐ = 0.
Ma ๐ต1, โฆ , ๐ต๐ sono linearmente indipendenti perchรฉ ๐๐(๐ต) = ๐, quindi ๐ผ1 =. . . = ๐ผ๐ = 0.
TEOREMA 2.7.8: Il rango di una matrice coincide con il massimo degli ordini dei suoi minori
invertibili.
Dimostrazione:
Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐); sia ๐ = ๐๐(๐ด); sia ๐ il massimo degli ordini dei minori di ๐ด invertibili.
๐ โค ๐: Sia ๐ต un minore ๐ ร ๐ di ๐ด invertibile. Allora, per la proposizione precedente,
esistono in ๐ด ๐ righe indipendenti, quindi ๐ โฅ ๐.
๐ โฅ ๐: Siano ๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐ ๐ righe indipendenti in ๐ด. Allora ho la sottomatrice
๐ต = (๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐ | ๐ด1, โฆ , ๐ด๐) di rango ๐.
Allora il rango per colonne รจ ๐, dunque esistono in ๐ต ๐ colonne indipendenti ๐ต๐1 , โฆ , ๐ต๐๐.
Allora la sottomatrice ๐ di ๐ต, ๐ = (๐ต1, โฆ , ๐ต๐ | ๐ต๐1 , โฆ , ๐ต๐๐) ha rango ๐, cioรจ รจ un minore
๐ ร ๐ invertibile di ๐ด.
Dunque ๐ โฅ ๐, da cui la tesi.
42
DEFINIZIONE 2.7.7: Sia ๐ต = (๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐| ๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐) un minore di ๐ด. Definiamo minore
orlato di ๐ต un qualunque minore ๐ตโฒ = (๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐ , ๐ดโ| ๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐ , ๐ด๐), con โ โ ๐1, โฆ , ๐๐ e
๐ โ ๐1, โฆ , ๐๐.
TEOREMA DEGLI ORLATI: Sia ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐). Allora ๐๐(๐ด) = ๐ โ โ un minore ๐ ร ๐
invertibile i cui orlati sono tutti non invertibili.
Dimostrazione:
โ) Sappiamo che se ๐๐(๐ด) = ๐ allora esiste un minore ๐ ร ๐ invertibile e tutti i minori โ ร โ,
con โ > ๐, sono non invertibili. Gli orlati appartengono a questo tipo di minori, dunque
segue la tesi.
โ) Se esiste un minore ๐ ๐ ร ๐ invertibile, so che ๐๐(๐ด) โฅ ๐.
Dunque devo mostrare che se tutti gli orlati di ๐ sono non invertibili, effettivamente non
puรฒ essere ๐๐(๐ด) > ๐.
Ovvero se ๐๐(๐ด) > ๐, trovo un orlato di ๐ invertibile.
Sia ๐ dato dalle righe ๐ ๐1 , โฆ , ๐ ๐๐ e dalle colonne ๐ถ๐1 , โฆ , ๐ถ๐๐ .
Lโinvertibilitร di ๐ implica che la matrice (๐ถ๐1 |โฆ | ๐ถ๐๐) ha rango ๐.
Dunque ๐ถ๐1 , โฆ , ๐ถ๐๐ sono elementi di ๐๐ linearmente indipendenti.
Se ๐๐(๐ด) > ๐, allora dim ๐๐๐๐(๐ถ1, โฆ , ๐ถ๐) > ๐, per cui โ๐ถ๐๐+1| ๐ถ๐1 , โฆ , ๐ถ๐๐ , ๐ถ๐๐+1 sono
linearmente indipendenti.
Quindi ๐๐(๐ถ๐1 |โฆ | ๐ถ๐๐ | ๐ถ๐๐+1) = ๐ + 1.
Inoltre le righe ๐1, โฆ , ๐๐ di questa matrice sono linearmente indipendenti, perchรฉ
identificano una sottomatrice che contiene ๐.
Dunque โ riga ๐ ๐๐+1| le righe ๐ ๐1 , โฆ , ๐ ๐๐ , ๐ ๐๐+1 di questa matrice (๐ + 1) ร (๐ + 1) sono
linearmente indipendenti.
Questo รจ un orlato invertibile di ๐, dunque ho la tesi.
2.8 SD-EQUIVALENZA
DEFINIZIONE 2.8.1: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare e siano ๐ฎ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base di ๐ e
๐ฏ = {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} una base di ๐. Definiamo matrice associata a ๐ rispetto a ๐ข e ๐ฃ: ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) = ([๐(๐ฃ1)]๐ฏ |โฆ | [๐(๐ฃ๐)]๐ฏ)
dove [๐(๐ฃ๐)]๐ฏ = (
๐ผ๐,1โฎ
๐ผ๐,๐) sono le coordinate di ๐(๐ฃ๐) rispetto a ๐ฏ, cioรจ tali che
๐(๐ฃ๐) = ๐ผ๐,1๐ค1+. . . +๐ผ๐,๐๐ค๐.
Osservazione: Sia ๐ฃ โ ๐; allora ๐ฃ = ๐ฅ1๐ฃ1+. . . +๐ฅ๐๐ฃ๐.
๐(๐ฃ) = ๐ฅ1๐(๐ฃ1)+. . . +๐ฅ๐๐(๐ฃ๐) = ๐ฅ1(๐ผ1,1๐ค1+. . . +๐ผ1,๐๐ค๐)+. . . +๐ฅ๐(๐ผ๐,1๐ค1+. . . +๐ผ๐,๐๐ค๐) =
= (๐ผ1,1๐ฅ1+. . . +๐ผ๐,1๐ฅ๐)๐ค1+. . . +(๐ผ1,๐๐ฅ1+. . . +๐ผ๐,๐๐ฅ๐)๐ค๐, cioรจ:
[๐(๐ฃ)]๐ฏ = (
๐ผ1,1๐ฅ1+. . . +๐ผ๐,1๐ฅ๐โฎ
๐ผ1,๐๐ฅ1+. . . +๐ผ๐,๐๐ฅ๐
) = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) โ (
๐ฅ1โฎ๐ฅ๐) = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) โ [๐ฃ]๐ฎ
43
TEOREMA 2.8.1: Siano ๐,๐ spazi vettoriali tali che dim๐ = ๐, dim๐ = ๐.
Sia ๐ฎ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐ e ๐ฏ = {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} base di ๐.
Allora lโapplicazione: ๐๐ฎ,๐ฏ: ๐ป๐๐(๐,๐) โ โณ(๐, ๐,๐)| ๐ โ ๐๐ฎ,๐ฏ(๐)
รจ un isomorfismo.
Dimostrazione:
๐๐ฎ,๐ฏ รจ evidentemente lineare;
ร iniettiva, poichรฉ se ๐ โ ๐พ๐๐(๐๐ฎ,๐ฏ), [๐๐ฎ,๐ฏ(๐)]1=. . . = [๐๐ฎ,๐ฏ(๐)]
๐= 0, cioรจ ๐(๐ฃ1) =. . . =
๐(๐ฃ๐) = 0, e per il teorema che dice che โ! applicazione lineare che manda una base in
vettori preassegnati, allora ๐ รจ lโapplicazione nulla.
๐๐ฎ,๐ฏ รจ surgettiva, poichรฉ โ๐ด โ โณ(๐, ๐) โ! ๐: ๐ โ ๐ lineare tale che
[๐(๐ฃ1)]๐ฏ = ๐ด1, โฆ , [๐(๐ฃ๐)]๐ฏ = ๐ด๐, dunque ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) = ๐ด.
COROLLARIO 2.8.2: Siano ๐,๐ spazi vettoriali tali che dim๐ = ๐, dim๐ = ๐. Allora
dim๐ป๐๐(๐,๐) = ๐ โ ๐.
Dimostrazione:
Segue dal fatto che โbasi di ๐ e ๐, lโapplicazione ๐๐ฎ,๐ฏ: ๐ป๐๐(๐,๐) โ โณ(๐, ๐,๐) รจ un
isomorfismo e dimโณ(๐, ๐,๐) = ๐ โ ๐.
Notazione: Se ๐ รจ uno spazio vettoriale e โฌ รจ base di ๐, denotiamo con ๐โฌ lo spazio ๐ rispetto
alla base โฌ.
PROPOSIZIONE 2.8.3: Siano ๐: ๐๐ฎ โ ๐๐ฏ e ๐: ๐๐ฏ โ ๐โ lineari e siano ๐ด = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) e
๐ต = ๐๐ฏ,โ(๐). Allora ๐๐ฎ,โ(๐ โ ๐) = ๐ต โ ๐ด.
Dimostrazione:
โ๐ข โ ๐, [(๐ โ ๐)(๐ข)]โ = [๐(๐(๐ข))]โ= ๐ต โ [๐(๐ข)]๐ฏ = ๐ต โ ๐ด โ [๐ข]๐ฎ, da cui la tesi.
Osservazione: Se ๐ฎ รจ base di ๐, ๐ฏ รจ base di ๐ e ๐ด = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐), allora il diagramma
[ ]๐ฎ
๐โ๐๐
๐โ.
๐ดโ ๐โ๐๐
[ ]๐ฏ
รจ commutativo, cioรจ per โandareโ da uno spazio allโaltro si puรฒ seguire un qualsiasi percorso
(dunque ad esempio ๐ด โ [ ]๐ฎ = [ ]๐ฏ โ ๐).
Inoltre il diagramma:
[ ]๐ฎ
๐โ๐๐
๐โ.
๐ดโ ๐โ๐๐
๐โ[ ]๐ฏ
๐ตโ
โ ๐โ๐
โ ๐ตโ๐ด
๐โ๐๐
[ ]โ
รจ commutativo.
PROPOSIZIONE 2.8.4: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare, ๐ด = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐). Allora ๐๐(๐) = ๐๐(๐ด).
Dimostrazione:
Sia ๐ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐}; allora ๐ผ๐(๐) = ๐๐๐๐(๐(๐ฃ1),โฆ , ๐(๐ฃ๐)).
44
Inoltre [๐(๐ฃ๐)]๐ฏ = ๐ด๐ โ๐.
Se ๐ = [ ]๐ฏ:๐ โ ๐๐ รจ lโisomorfismo indotto dalla base ๐ฏ, allora ๐(๐ผ๐(๐)) = ๐(๐ด) = ๐ผ๐(๐ด).
Per cui ๐๐(๐) = dim ๐ผ๐(๐) = dim ๐ผ๐(๐ด) = ๐๐(๐ด).
Osservazione: Per la proposizione precedente, se {๐ด๐1 , โฆ , ๐ด๐๐} รจ una base di ๐ผ๐(๐ด), allora
{๐(๐ฃ๐1), โฆ , ๐(๐ฃ๐๐)} รจ una base di ๐ผ๐(๐).
COROLLARIO 2.8.5: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare, dim๐ = dim๐ = ๐.
Allora ๐ รจ invertibile โ ๐ด = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) รจ invertibile.
Dimostrazione:
๐ รจ invertibile โ ๐๐(๐) = ๐ โ ๐๐(๐ด) = ๐ โ ๐ด รจ invertibile.
DEFINIZIONE 2.8.2: Siano ๐ฎ, ๐ฏ basi di ๐. Definiamo matrice del cambiamento di base da ๐ฎ a ๐ฏ
la matrice ๐๐ฎ,๐ฏ(๐๐).
Osservazioni: 1) Se ๐ = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐๐) e ๐ฃ โ ๐, allora [๐ฃ]๐ฏ = ๐ โ [๐ฃ]๐ฎ. Dunque ๐ trasforma le
coordinate di ๐ฃ rispetto a ๐ฎ nelle coordinate di ๐ฃ rispetto a ๐ฏ.
2) Evidentemente ๐๐ฎ,๐ฏ(๐๐) โ ๐๐ฏ,๐ฎ(๐๐) = ๐ผ, dunque ๐๐ฎ,๐ฏ(๐๐) รจ invertibile e
(๐๐ฎ,๐ฏ(๐๐))โ1
= ๐๐ฏ,๐ฎ(๐๐).
3) Se โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ base di ๐, allora [ ]โฌ(๐ฃ๐) = ๐๐, cioรจ [ ]โฌ trasforma โฌ nella base canonica
di ๐๐.
4) Se ๐: ๐ โ ๐๐ รจ un isomorfismo, allora โ! base โฌ di ๐ tale che ๐ = [ ]โฌ.
Infatti, per lโosservazione precedente, โฌ = {๐โ1(๐1),โฆ , ๐โ1(๐๐)}, dunque รจ unica.
PROPOSIZIONE 2.8.6: Sia ๐ uno spazio vettoriale, dim๐ = ๐, โฌ base di ๐, ๐ด โ ๐บ๐ฟ(๐). Allora:
1) โ! base ๐ฎ di ๐ | ๐ด = ๐๐ฎ,โฌ(๐๐);
2) โ! base ๐ฏ di ๐ | ๐ด = ๐โฌ,๐ฏ(๐๐).
Dimostrazione:
1) Le ipotesi creano una situazione del genere:
๐.๐๐
๐๐โ.
๐ดโ ๐โ๐๐
[ ]โฌ
๐ด รจ un isomorfismo, dunque anche ๐ดโ1 รจ un isomorfismo.
Allora โ! isomorfismo ๐: ๐ โ ๐๐| il diagramma:
๐๐โ๐๐
๐๐โ.
๐ดโ ๐โ๐๐
[ ]โฌ
commuti. In particolare ๐ = ๐ดโ1 โ [ ]โฌ.
Per lโosservazione 4) โ! base ๐ฎ di ๐ tale che ๐ = [ ]๐ฎ (che dunque sarร
๐ฎ = {๐โ1(๐1), โฆ , ๐โ1(๐๐)} = {[ ]โฌโ1(๐ด(๐1)), โฆ , [ ]โฌ
โ1(๐ด(๐๐))} = {[๐ด1]โฌโ1, โฆ , [๐ด๐]โฌ
โ1).
2) โ! ๐ = ๐ด โ [ ]โฌ isomorfismo che rende commutativo il diagramma:
45
[ ]โฌ
๐โ๐๐
๐๐โ.
๐ดโ ๐โ๐๐
๐
Per lโosservazione 4) โ! base ๐ฏ di ๐ tale che ๐ = [ ]๐ฏ.
Osservazione: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare, ๐ฎ, ๐ฎโฒ basi di ๐, ๐ฏ, ๐ฏโฒ basi di ๐. Siano ๐ด = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) e
๐ดโฒ = ๐๐ฎโฒ,๐ฏโฒ(๐). Siano inoltre ๐ = ๐๐ฎโฒ,๐ฎ(๐๐) e ๐ = ๐๐ฏ,๐ฏโฒ(๐๐).
La situazione dei dati รจ dunque:
๐
๐๐ฎโ๐๐ฎโฒ
๐ดโ.
๐ดโฒโ
๐๐ฏ
โ๐๐ฏโฒ
๐
Il diagramma รจ commutativo e dunque ๐ดโฒ = ๐๐ด๐, ossia:
๐๐ฎโฒ,๐ฏโฒ(๐) = ๐๐ฏ,๐ฏโฒ(๐๐) โ ๐๐ฎ,๐ฏ(๐) โ ๐๐ฎโฒ,๐ฎ(๐๐).
DEFINIZIONE 2.8.3: ๐, ๐ โ ๐ป๐๐(๐,๐). ๐ e ๐ si dicono SD-equivalenti (๐ โก๐๐ท ๐) โ
โโ โ ๐บ๐ฟ(๐), โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐ = โ โ ๐ โ ๐.
Osservazioni: 1) โก๐๐ท รจ una relazione di equivalenza (la verifica รจ lasciata al lettore);
2) Se ๐ โก๐๐ท ๐, allora ๐๐(๐) = ๐๐(๐), poichรฉ componendo isomorfismi il rango non cambia (il
rango รจ dunque un invariante per โก๐๐ท);
DEFINIZIONE 2.8.4: ๐ด, ๐ต โ โณ(๐, ๐, ๐). ๐ด โก๐๐ท ๐ต โ โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐), โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐ต = ๐๐ด๐.
Osservazione: Dalle definizioni segue immediatamente che, se ๐ด = ๐โฌ,๐ฎ(๐), ๐ต = ๐โฌ,๐ฎ(๐),
allora ๐ โก๐๐ท ๐ โ ๐ด โก๐๐ท ๐ต.
Osservazione: Se ๐ต = ๐๐ด๐, con ๐,๐ invertibili, posso vedere ๐ด come unโapplicazione lineare:
๐ด = ๐๐,๐(๐ด), dove ๐ รจ la base canonica.
Inoltre, se interpreto ๐ = ๐๐ฎ,๐(๐๐๐๐), ๐ = ๐๐,๐ฏ(๐๐๐๐):
๐๐ฎ๐
๐โ๐๐
๐
๐ดโ๐๐
๐
๐โ๐๐ฏ
๐
Allora ๐ต = ๐๐ฎ,๐ฏ(๐ด).
Per cui ๐ด โก๐๐ท ๐ต โ rappresentano la stessa applicazione lineare in basi diverse.
Estendiamo questa osservazione al caso delle applicazioni lineari con la seguente proposizione:
PROPOSIZIONE 2.8.7: ๐, ๐ โ ๐ป๐๐(๐,๐). Allora:
๐ โก๐๐ท ๐ โ โโฌ,โฌโฒ basi di ๐, โ๐ฎ, ๐ฎโฒ base di ๐ tali che ๐โฌโฒ,๐ฎโฒ(๐) = ๐โฌ,๐ฎ(๐).
Dimostrazione:
โ) Fisso โฌ base di ๐ e ๐ฎ base di ๐.
Per ipotesi โโ โ ๐บ๐ฟ(๐), โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐ = โ โ ๐ โ ๐:
46
[ ]โฌ
๐โ๐๐
๐โ.
๐โ[ ]โฌ
๐โ๐๐
๐โ.
๐ดโ [ ]๐ฎ
๐โ๐๐
โโ.
๐โ
โ ๐=โโ๐โ๐
๐โ๐๐
[ ]๐ฎ
Allora ๐โฌ,๐ฎ(๐) = ๐๐ด๐, con ๐ด = ๐โฌ,๐ฎ(๐).
Interpreto ๐ e ๐ come matrici del cambiamento di base:
โ! โฌโฒ base di ๐| ๐โฌโฒ,โฌ(๐๐๐) = ๐,
โ! ๐ฎโฒ base di ๐| ๐๐ฎ,๐ฎโฒ(๐๐๐) = ๐.
Allora ๐โฌโฒ,๐ฎโฒ(๐) = ๐๐ฎ,๐ฎโฒ(๐๐๐) โ ๐โฌ,๐ฎ(๐) โ ๐โฌโฒ,โฌ(๐๐๐) = ๐๐ด๐ = ๐โฌ,๐ฎ(๐).
โ) Analogo.
PROPOSIZIONE 2.8.8: ๐: ๐ โ ๐ lineare, dim๐ = ๐, dim๐ = ๐, ๐๐(๐) = ๐.
Allora โโฌ base di ๐, โ๐ฎ base di ๐:
๐โฌ,๐ฎ(๐) = (๐ผ๐ | 0
0 | 0 ) โ โณ(๐, ๐,๐)
Dimostrazione:
dim๐พ๐๐(๐) = ๐ โ ๐.
Sia {๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐} una base di ๐พ๐๐(๐).
Sia โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ , ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐.
Allora {๐(๐ฃ1), โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ una base di ๐ผ๐(๐) (in quanto ๐(๐ฃ๐) = 0 โ๐ + 1 โค ๐ โค ๐).
La completo a ๐ฎ = {๐(๐ฃ1),โฆ , ๐(๐ฃ๐), ๐ค๐+1, โฆ , ๐ค๐} base di ๐.
Allora โฌ e ๐ฎ verificano la tesi.
TEOREMA 2.8.9: ๐ โก๐๐ท ๐ โ ๐๐(๐) = ๐๐(๐).
Dimostrazione:
โ) Giร vista.
โ) Se ๐๐(๐) = ๐๐(๐) = ๐, allora per la proposizione precedente โโฌ, ๐ฎ basi| ๐โฌ,๐ฎ(๐) = (๐ผ๐ | 0
0 | 0 ),
โโฌโฒ, ๐ฎโฒ basi| ๐โฌโฒ,๐ฎโฒ(๐) = (๐ผ๐ | 0
0 | 0 ).
Poichรฉ โก๐๐ท รจ una relazione di equivalenza, ho la tesi.
Osservazione: Il rango รจ dunque un invariante completo per โก๐๐ท, in altre parole lโinsieme
quoziente ๐ป๐๐(๐,๐)/โก๐๐ท ha ๐ = min(dim๐ , dim๐) + 1 classi di equivalenza, in quanto il
rango di una matrice ๐ โ ๐ puรฒ oscillare fra 0 e min(dim๐ , dim๐).
Esprimiamo le due precedenti proposizioni anche a livello matriciale:
PROPOSIZIONE 2.8.10: ๐ด โ โณ(๐, ๐,๐). Se ๐๐(๐ด) = ๐ โ ๐ด โก๐๐ท (๐ผ๐ | 0
0 | 0 ).
TEOREMA 2.8.11: ๐ด, ๐ต โ โณ(๐, ๐,๐). Allora ๐ด โก๐๐ท ๐ต โ ๐๐(๐ด) = ๐๐(๐ต).
47
Si ritrova dunque il seguente risultato:
COROLLARIO 2.8.12: ๐๐(๐ด) = ๐๐( ๐ด.๐ก ).
Dimostrazione:
Denotiamo ๐ฝ๐(๐, ๐) = (๐ผ๐ | 0
0 | 0 ) โ โณ(๐, ๐).
Se ๐๐(๐ด) = ๐, โ๐,๐ invertibili| ๐ด = ๐ โ ๐ฝ๐(๐, ๐) โ ๐.
Dunque ๐ด.๐ก = ๐.
๐ก โ ๐ฝ๐(๐, ๐).๐ก โ ๐.
๐ก = ๐.๐ก โ ๐ฝ๐(๐, ๐) โ ๐.
๐ก .
Ma ๐.๐ก e ๐.
๐ก sono invertibili, dunque ๐ด.๐ก โก๐๐ท ๐ฝ๐(๐, ๐).
Poichรฉ ๐๐(๐ฝ๐(๐, ๐)) = ๐, segue che ๐๐( ๐ด.๐ก ) = ๐.
2.9 SPAZIO DUALE
DEFINIZIONE 2.9.1: Sia ๐ un ๐-spazio vettoriale. Si definisce spazio duale ๐โ = ๐ป๐๐(๐,๐).
Gli elementi ๐ฃ๐โ di ๐โ sono detti funzionali lineari.
PROPOSIZIONE 2.9.1: Sia โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐. โ๐, sia ๐ฃ๐โ: ๐ โ ๐ il funzionale definito da
๐ฃ๐โ(๐ฃ๐) = ๐ฟ๐๐, dove ๐ฟ๐๐ รจ il delta di Kronecker.
Allora โฌโ = {๐ฃ1โ, โฆ , ๐ฃ๐
โ} รจ base di ๐โ, detta base duale di โฌ.
Dimostrazione:
I ๐ฃ๐โ sono linearmente indipendenti, infatti se ๐1๐ฃ1
โ+. . . +๐๐๐ฃ๐โ = 0, allora
(๐1๐ฃ1โ+. . . +๐๐๐ฃ๐
โ)(๐ฃ๐) = 0 โ๐. Poichรฉ 0 = (๐1๐ฃ1โ+. . . +๐๐๐ฃ๐
โ)(๐ฃ๐) = (๐๐๐ฃ๐โ)(๐ฃ๐) = ๐๐ โ๐,
concludiamo che ๐1 =. . . = ๐๐ = 0.
Dimostriamo che generano:
sia ๐ โ ๐โ; cerco ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐| ๐ = ๐1๐ฃ1โ+. . . +๐๐๐ฃ๐
โ.
Poichรฉ โ๐, ๐(๐ฃ๐) = (๐1๐ฃ1โ+. . . +๐๐๐ฃ๐
โ)(๐ฃ๐) = ๐๐, basta scegliere ๐๐ = ๐(๐ฃ๐) e ottengo la tesi.
Osservazione: Per la dimostrazione precedente, [๐]โฌโ = (๐(๐ฃ1)โฎ
๐(๐ฃ๐)).
DEFINIZIONE 2.9.2: Si definisce spazio biduale ๐โโ = (๐โ)โ = ๐ป๐๐(๐โ, ๐).
Osservazione: dim๐ = dim๐โ = dim๐โโ.
Notazione: Sia โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base di ๐. Poniamo ๐โฌ: ๐ โ ๐โ| ๐ฃ๐ โ ๐โฌ(๐ฃ๐) = ๐ฃ๐โ โ๐.
Quindi:
๐๐โฌโ ๐โ
๐โฌโ
โ ๐โโ
TEOREMA 2.9.2: Lโapplicazione ๐๐: ๐ โ ๐โโ| ๐ฃ โ ๐๐(๐ฃ), dove
๐๐(๐ฃ): ๐โ โ ๐| ๐ โ ๐๐(๐ฃ)(๐) = ๐(๐ฃ):
1) รจ un isomorfismo canonico;
2) โ base โฌ di ๐, ๐โฌโ โ ๐โฌ = ๐๐.
48
Dimostrazione:
1) Dimostriamo innanzitutto che effettivamente ๐๐(๐ฃ) โ ๐โโ, cioรจ che ๐๐(๐ฃ) รจ lineare โ๐ฃ:
โ๐ฃ โ ๐, โ๐, ๐ โ ๐, โ๐, ๐ โ ๐โ, ๐๐(๐ฃ)(๐๐ + ๐๐) = (๐๐ + ๐๐)(๐ฃ) = ๐๐(๐ฃ) + ๐๐(๐ฃ) =
๐๐๐(๐ฃ)(๐) + ๐๐๐(๐ฃ)(๐), che implica che ๐๐(๐ฃ) รจ lineare perchรฉ conserva le combinazioni
lineari; dunque ๐๐: ๐ โ ๐โโ รจ ben definita.
Lasciamo la verifica che ๐๐ รจ lineare, cioรจ che โ๐ฃ1, ๐ฃ2 โ ๐, ๐๐(๐1๐ฃ1 + ๐2๐ฃ2) = ๐1๐๐(๐ฃ1) +
๐2๐๐(๐ฃ2), cioรจ che ๐๐(๐1๐ฃ1 + ๐2๐ฃ2)(๐) = (๐1๐๐(๐ฃ1) + ๐2๐๐(๐ฃ2))(๐) โ๐ โ ๐โ.
Poichรฉ dim๐โโ = dim๐, dimostriamo solo lโiniettivitร di ๐๐:
sia ๐ฃ โ ๐พ๐๐(๐๐) โ ๐๐(๐ฃ) = 0 โ ๐๐(๐ฃ)(๐) = ๐(๐ฃ) = 0 โ๐ โ ๐โ โ ๐ฃ = 0, poichรฉ se
๐ฃ โ 0, โ๐: ๐ โ ๐ lineare| ๐(๐ฃ) โ 0, assurdo.
Dunque ๐๐ รจ un isomorfismo ed evidentemente non dipende da nessuna base.
2) Devo mostrare che, fissata โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐}, (๐โฌโ โ ๐โฌ)(๐ฃ๐) = ๐๐(๐ฃ๐) โ๐, poichรฉ se due
applicazioni lineari coincidono su una base, evidentemente coincidono su qualunque
elemento dello spazio e dunque sono uguali.
Ma poichรฉ (๐โฌโ โ ๐โฌ)(๐ฃ๐) e ๐๐(๐ฃ๐) sono due funzionali di ๐โโ, per mostrare che sono uguali
bisogna far vedere che coincidono su una base di ๐โ, cioรจ che
(๐โฌโ โ ๐โฌ)(๐ฃ๐)(๐ฃ๐โ) = ๐๐(๐ฃ๐)(๐ฃ๐
โ) โ๐.
Ora:
(๐โฌโ โ ๐โฌ)(๐ฃ๐)(๐ฃ๐โ) = (๐โฌโ(๐โฌ(๐ฃ๐))) (๐ฃ๐
โ) = (๐โฌโ(๐ฃ๐โ))(๐ฃ๐
โ) = (๐ฃ๐โโ)(๐ฃ๐
โ) = ๐ฟ๐๐;
๐๐(๐ฃ๐)(๐ฃ๐โ) = (๐ฃ๐
โ)(๐ฃ๐) = ๐ฟ๐๐, dunque ho la tesi.
DEFINIZIONE 2.9.3: Sia ๐ โ ๐. Si definisce annullatore di ๐ ๐ด๐๐(๐) = {๐ โ ๐โ|๐|๐ โก 0}.
PROPOSIZIONE 2.9.3: 1) โ๐ โ ๐, ๐ด๐๐(๐) รจ sottospazio vettoriale di ๐โ
2) ๐ โ ๐ โ ๐ด๐๐(๐) โ ๐ด๐๐(๐) 3) Se ๐ รจ sottospazio vettoriale di ๐ e dim๐ = ๐ โ dim๐ด๐๐(๐) = ๐ โ ๐
4) โ๐ โ ๐โ, ๐ด๐๐(๐) = ๐๐(๐พ๐๐(๐))
5) โ๐ sottospazio vettoriale di ๐, ๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐)) = ๐๐(๐).
Dimostrazione:
1) ร una semplice verifica.
2) Se ๐ โ ๐ด๐๐(๐) โ ๐(๐ฃ) = 0 โ๐ฃ โ ๐ โ ๐ โ ๐ โ ๐ด๐๐(๐).
3) Sia {๐ข1, โฆ , ๐ข๐} base di ๐. La completo a {๐ข1, โฆ ๐ข๐, ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐. Provo che
{๐ฃ๐+1โ , โฆ , ๐ฃ๐
โ} รจ base di ๐ด๐๐(๐):
Sicuramente ๐ฃ๐โ โ ๐ด๐๐(๐) โ๐ โฅ ๐ + 1, poichรฉ ๐ฃ๐
โ(๐ข๐) = 0 โ๐ โค ๐;
๐ฃ๐+1โ , โฆ , ๐ฃ๐
โ sono linearmente indipendenti perchรฉ elementi della base duale;
Mostriamo ora che ๐ฃ๐+1โ , โฆ , ๐ฃ๐
โ generano:
Sia ๐ โ ๐ด๐๐(๐) โ ๐โ โ โ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐| ๐ = ๐1๐ข1โ+. . . +๐๐๐ข๐
โ + ๐๐+1๐ฃ๐+1โ +. . . +๐๐๐ฃ๐
โ.
Poichรฉ ๐ โ ๐ด๐๐(๐), allora ๐(๐ข๐) = 0 โ๐ โค ๐, quindi ๐1 =. . . = ๐๐ = 0.
Dunque ๐ = ๐๐+1๐ฃ๐+1โ +. . . +๐๐๐ฃ๐
โ, da cui la tesi.
4) ๐ด๐๐(๐) = {โ โ ๐โโ|โ(๐) = 0} = {๐๐(๐ฅ) โ ๐โโ|๐๐(๐ฅ)(๐) = ๐(๐ฅ) = 0} =
๐๐({๐ฅ โ ๐|๐(๐ฅ) = 0} = ๐๐(๐พ๐๐(๐)).
5) Poichรฉ dim๐๐(๐) = dim๐ = ๐ โ dim๐ด๐๐(๐) = ๐ โ ๐ + dim๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐)) =
dim๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐)), dimostro solo che ๐๐(๐) โ ๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐):
โ๐ฅ โ ๐, ๐๐(๐ฅ)|๐ด๐๐(๐) = 0, perchรฉ โ๐ โ ๐ด๐๐(๐), ๐๐(๐ฅ)(๐) = ๐(๐ฅ) = 0.
49
Notazione: Al posto di ๐๐(๐) scriveremo semplicemente ๐.
DEFINZIONE 2.9.4: Sia ๐: ๐ โ ๐ lineare. Definiamo trasposta di ๐:
๐.๐ก :๐โ โ ๐โ| ๐.
๐ก (๐) = ๐ โ ๐.
Osservazione: ร una buona definizione, poichรฉ se ๐:๐ โ ๐, allora ๐ โ ๐: ๐ โ ๐ โ ๐, cioรจ
๐ โ ๐ โ ๐โ.
PROPOSIZIONE 2.9.4: 1) ๐.๐ก :๐โ โ ๐โ รจ lineare
2) ( ๐.๐ก ).
๐ก = ๐ (grazie allโidentificazione degli isomorfismi canonici ๐๐ e ๐๐), cioรจ รจ
commutativo il diagramma:
๐๐
๐โ๐โโ
๐โ.
( ๐.๐ก )
.
๐กโ
๐โ
๐โโ๐๐
3) Se โ:๐ โ ๐ รจ lineare, allora (โ โ ๐).๐ก = ๐.
๐ก โ โ.๐ก
4) ๐พ๐๐( ๐.๐ก ) = ๐ด๐๐(๐ผ๐(๐))
5) ๐ผ๐( ๐.๐ก ) = ๐ด๐๐(๐พ๐๐(๐))
6) Se โฌ รจ base di ๐ e ๐ฎ รจ base di ๐, ๐๐ฎโ,โฌโ( ๐.๐ก ) = (๐โฌ,๐ฎ(๐))
.
๐ก
.
Dimostrazione:
1) โ๐1, ๐2 โ ๐, โ๐1, ๐2 โ ๐โ:
๐.๐ก (๐1๐1 + ๐2๐2) = (๐1๐1 + ๐2๐2) โ ๐ = ๐1(๐1 โ ๐) + ๐2(๐2 โ ๐) = ๐1 ๐.
๐ก (๐1) + ๐2 ๐.๐ก (๐2).
2) Devo mostrare che ๐๐ โ ๐ = ( ๐.๐ก ).
๐ก โ ๐๐, ossia che
โ๐ฃ โ ๐, (๐๐ โ ๐)(๐ฃ) = ( ( ๐.๐ก ).
๐ก โ ๐๐)(๐ฃ), ossia che
โ๐ โ ๐โ, (๐๐ โ ๐)(๐ฃ)(๐) = ( ( ๐.๐ก ).
๐ก โ ๐๐)(๐ฃ)(๐).
(๐๐ โ ๐)(๐ฃ)(๐) = ๐๐(๐(๐ฃ))(๐) = ๐(๐(๐ฃ)) = (๐ โ ๐)(๐ฃ);
( ( ๐.๐ก ).
๐ก โ ๐๐)(๐ฃ)(๐) = ( ๐.๐ก ).
๐ก (๐๐(๐ฃ))(๐) = (๐๐(๐ฃ) โ ๐.๐ก )(๐) = ๐๐(๐ฃ)( ๐.
๐ก (๐)) =
= ๐๐(๐ฃ)(๐ โ ๐) = (๐ โ ๐)(๐ฃ).
3) โ๐ โ ๐โ, (โ โ ๐).๐ก (๐) = ๐ โ โ โ ๐ = โ.
๐ก (๐) โ ๐ = ๐.๐ก ( โ.
๐ก (๐)) = ( ๐.๐ก โ โ.
๐ก )(๐).
4) โ) Sia ๐ โ ๐พ๐๐( ๐.๐ก ), cioรจ ๐.
๐ก (๐) = ๐ โ ๐ = 0 โ โ๐(๐ฅ) โ ๐ผ๐(๐), ๐(๐(๐ฅ)) = 0, quindi
๐ โ ๐ด๐๐(๐ผ๐(๐));
โ) Sia ๐ โ ๐ด๐๐(๐ผ๐(๐)) โ โ๐ฅ โ ๐, ๐(๐(๐ฅ)) = 0, cioรจ ( ๐.๐ก (๐))(๐ฅ) = 0 โ๐ฅ โ ๐, quindi
๐.๐ก (๐) = 0, cioรจ ๐ โ ๐พ๐๐( ๐.
๐ก ).
5) Per la 4) so che ๐พ๐๐( ( ๐.๐ก ).
๐ก ) = ๐ด๐๐(๐ผ๐( ๐.๐ก )), cioรจ ๐พ๐๐(๐) = ๐ด๐๐(๐ผ๐( ๐.
๐ก )), quindi,
applicando lโannullatore, ๐ด๐๐(๐พ๐๐(๐)) = ๐ด๐๐ (๐ด๐๐(๐ผ๐( ๐.๐ก ))) = ๐ผ๐( ๐.
๐ก ).
6) โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐}, ๐ฎ = {๐ค1, โฆ , ๐ค๐}. Sia ๐ด = ๐โฌ,๐ฎ(๐), ๐ = ๐๐ฎโ,โฌโ( ๐.๐ก ).
Allora ๐๐ = [ ๐.๐ก (๐ค๐
โ)]โฌโ= (
(๐ค๐โ โ ๐)(๐ฃ1)
โฎ(๐ค๐
โ โ ๐)(๐ฃ๐)), dunque [๐]๐๐ = (๐ค๐
โ โ ๐)(๐ฃ๐) = ๐ค๐โ(๐(๐ฃ๐)).
Ora [๐(๐ฃ๐)]๐ฎ = ๐ด๐, cioรจ ๐(๐ฃ๐) = [๐ด]1๐๐ค1+. . . +[๐ด]๐๐๐ค๐, da cui:
๐ค๐โ(๐(๐ฃ๐)) = [๐ด]๐๐, ossia [๐]๐๐ = [๐ด]๐๐ , da cui ๐ = ๐ด.
๐ก .
Osservazione: Ancora: ๐๐( ๐ด.๐ก ) = dim ๐ผ๐( ๐ด.
๐ก ) = dim๐ด๐๐(๐พ๐๐(๐)) = ๐ โ dim๐พ๐๐(๐) = ๐๐(๐ด)
50
3 ENDOMORFISMI
3.0 ALCUNE NOZIONI SULLE PERMUTAZIONI
Notazione: Denoteremo ๐ฝ๐ = {1,โฆ , ๐} e ๐๐ = ๐(๐ฝ๐) le permutazioni di ๐ฝ๐.
Notazione: Denoteremo con (1 โฆ ๐
๐(1) โฆ ๐(๐)) la permutazione ๐ tale che ๐ โ ๐(๐) โ๐.
DEFINIZIONE 3.0.1: Definiamo orbita di ๐ secondo ๐ la successione:
๐ โ ๐(๐) โ. . . โ ๐๐(๐) = ๐.
Lโorbita si dice banale quando consiste di un solo elemento, cioรจ ๐(๐) = ๐.
DEFINIZIONE 3.0.2: ๐ โ ๐๐ si dice ciclo se contiene una sola orbita non banale.
Due cicli si dicono disgiunti se non hanno elementi in comune.
Notazione: Denoteremo con (๐1 โฆ ๐๐) il ciclo tale che ๐๐ โ ๐๐+1 โ1 โค ๐ < ๐ e ๐๐ โ ๐1.
PROPOSIZIONE 3.0.1: Cicli disgiunti commutano.
Esempio: Se ๐ = (1 2 4) โ (3 5) e ๐ = (3 5) โ (1 2 4), ๐, ๐ โ ๐5:
๐ = (12
24
35
41
53), ๐ = (
12
24
35
41
53).
PROPOSIZIONE 3.0.2: Ogni ๐ โ ๐๐ si scrive come composizione di cicli disgiunti, in modo
unico a meno dellโordine.
Esempio: ๐ = (14
23
35
41
5 62 6
). La decompongo in cicli:
1 โ 4 โ 1, cioรจ ho il ciclo (1 4),
2 โ 3 โ 5 โ 2, cioรจ ho il ciclo (2 3 5),
6 โ 6, cioรจ ho il ciclo banale.
Quindi ๐ = (1 4) โ (2 3 5).
DEFINIZIONE 3.0.3: Se ๐ = (๐1 โฆ ๐๐) รจ un ciclo, definiamo lunghezza di ๐ ๐(๐) = ๐.
Per convenzione ๐(๐๐) = 1.
DEFINIZIONE 3.0.4: Definiamo trasposizione un ciclo di lunghezza 2: ๐ = (๐1 ๐2).
DEFINIZIONE 3.0.5: Se ๐ = ๐1 โ โฆ โ ๐๐, con ๐1, โฆ , ๐๐ cicli disgiunti:
1) poniamo ๐(๐) = (๐(๐1) โ 1)+. . . +(๐(๐๐) โ 1)
2) diciamo che ๐ รจ pari (dispari) se ๐(๐) รจ pari (dispari)
3) definiamo segno di ๐ ๐ ๐๐(๐) = (โ1)๐(๐).
51
Osservazioni: Tutte le trasposizioni sono permutazioni dispari.
PROPOSIZIONE 3.0.3: Ogni ciclo ๐ di lunghezza ๐ si puรฒ scrivere come composizione di
๐(๐) = ๐ โ 1 trasposizioni (non disgiunte).
Dimostrazione:
Se ๐ = (๐1 โฆ ๐๐), non รจ difficile verificare che ๐ = (๐1 ๐๐) โ โฆ โ (๐1 ๐2).
Osservazione: La decomposizione di un ciclo nel prodotto di trasposizioni non รจ unica, ad
esempio (1 2 3) = (1 3)(1 2) = (1 2)(1 3)(2 3)(1 2).
Si puรฒ perรฒ dimostrare il seguente fatto:
PROPOSIZIONE 3.0.4: La paritร del numero di trasposizioni che compongono un ciclo รจ
costante.
PROPOSIZIONE 3.0.5: Sia ๐ โ ๐๐. Allora ๐(๐) = ๐(๐โ1).
Dimostrazione:
Sia ๐ = ๐1 โ โฆ โ ๐๐ la decomposizione di ๐ in cicli disgiunti.
Allora ๐โ1 = ๐๐โ1 โ โฆ โ ๐1
โ1.
Inoltre ๐(๐๐) = ๐(๐๐โ1), poichรฉ (๐1 โฆ ๐๐)โ1 = (๐๐ โฆ ๐1).
Perciรฒ โ๐, ๐(๐๐) = ๐(๐๐โ1) โ ๐(๐) = ๐(๐โ1).
Osservazione: Poichรฉ ๐ โ ๐โ1 = ๐๐, componendo ๐ con ๐(๐) trasposizioni si ottiene lโidentitร .
3.1 DETERMINANTE
DEFINIZIONE 3.1.1: Sia ๐ด โ โณ(๐,๐). Definiamo determinante una funzione ๐ท:โณ(๐, ๐) โ ๐
tale che ๐ท(๐ด) = 0 โ le righe di ๐ด sono linearmente dipendenti (โ ๐๐(๐ด) < ๐).
Osservazione: Cerchiamo una tale ๐ท2 nello spazio โณ(2,๐).
Sia ๐ด = (๐ ๐๐ ๐
).
Se ๐ = 0 โง ๐ = 0 le righe sono dipendenti;
Se ๐ = 0 โง ๐ โ 0, allora le righe sono dipendenti โ ๐ = 0.
Se ๐ โ 0, riduco a scalini:
๐ดโฒ = (๐ ๐0 ๐ โ ๐๐๐โ1
),
dunque le righe di ๐ด sono dipendenti โ ๐ โ ๐๐๐โ1 = 0 โ ๐๐ โ ๐๐ = 0.
Riassumendo, se pongo ๐ท2(๐ด) = ๐๐ โ ๐๐, ho lโapplicazione voluta, tale che ๐ท(๐ด) = 0 โ le
righe di ๐ด sono linearmente dipendenti.
DEFINIZIONE 3.1.2: Siano ๐,๐ ๐-spazi vettoriali. Sia ๐: ๐ ร โฆร ๐โ ๐ ๐ฃ๐๐๐ก๐
โ ๐.
โ๐ = 1, โฆ , ๐ fisso ๐ค1, โฆ , ๐ค๐โ1, ๐ค๐+1, โฆ , ๐ค๐ โ ๐ e sia ๐๐ = ๐(๐ค1, โฆ , ๐ค๐โ1, ๐ฃ, ๐ค๐+1, โฆ , ๐ค๐): ๐ โ ๐.
Lโapplicazione ๐ si dice multilineare se ๐๐ รจ lineare โ๐.
52
Osservazione: Lโapplicazione determinante che stiamo cercando deve essere multilineare,
poichรฉ deve essere lineare in ogni riga.
PROPOSIZIONE 3.1.1: La funzione ๐ท2:โณ(2,๐) โ ๐| ๐ท2 (๐ ๐๐ ๐
) = ๐๐ โ ๐๐ verifica le
seguenti proprietร :
1) ๐ท2 รจ lineare in ogni riga;
2) Se ๐ด ha due righe uguali, ๐ท2(๐ด) = 0;
3) ๐ท2(๐ผ) = 1.
Dimostrazione:
1) Verifichiamolo solo per la prima riga; poniamo ๐ต = (๐1 ๐1), ๐ถ = (๐2 ๐2). Allora:
๐ท2 (๐๐ต + ๐๐ถ
๐ด2) = ๐ท2 (
๐๐1 + ๐๐2 ๐๐1 + ๐๐2๐ ๐
) = (๐๐1 + ๐๐2)๐ โ (๐๐1 + ๐๐2)๐ =
๐(๐1๐ โ ๐1๐) + ๐(๐2๐ โ ๐2๐) = ๐๐ท2 (๐ต๐ด2) + ๐๐ท2 (
๐ถ๐ด2), da cui la tesi.
2) Ovvia.
3) 1 โ 1 โ 0 โ 0 = 1.
PROPOSIZIONE 3.1.2: Se ๐ท verifica le proprietร 1), 2), 3), allora verifica anche le seguenti:
a) Se ๐ด ha una riga nulla, ๐ท(๐ด) = 0;
b) ๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ ) = โ๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ );
c) Se ๐ต รจ ottenuta da ๐ด sommando ad una riga una combinazione lineare delle altre righe
(operazione elementare di 3๐ tipo), allora ๐ท(๐ต) = ๐ท(๐ด);
d) Se le righe di ๐ด sono linearmente dipendenti, ๐ท(๐ด) = 0;
e) Se ๐ด = (๐1 . 0. โฑ .0 . ๐๐
), allora ๐ท(๐ด) = ๐1 โ โฆ โ ๐๐.
Dimostrazione:
a) Se ๐ด๐ = 0, allora ๐ด = (๐ด1 |โฆ | 0 โ ๐ต |โฆ | ๐ด๐).
Dunque ๐ท(๐ด) = 0 โ ๐ท(๐ด1 |โฆ | ๐ต |โฆ | ๐ด๐) = 0.
b) Considero la matrice (โฆ , ๐ด๐ + ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ + ๐ด๐ , โฆ ).
Per la proprietร 2), ๐ท(โฆ , ๐ด๐ + ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ + ๐ด๐ , โฆ ) = 0.
Per multilinearitร :
0 = ๐ท(โฆ , ๐ด๐ + ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ + ๐ด๐ , โฆ ) = ๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ ) + ๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ ) +
๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ ) + ๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ ) = 0 + ๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ ) + ๐ท(โฆ , ๐ด๐ , โฆ , ๐ด๐ , โฆ ) + 0,
da cui la tesi.
c) Supponiamo ๐ต = ๐ด1 + โ ๐ผ๐๐ด๐๐๐=2 . Allora:
๐ท(๐ต) = ๐ท(๐ด1 + โ ๐ผ๐๐ด๐๐๐=2 , ๐ด2, โฆ , ๐ด๐) = ๐ท(๐ด) + โ ๐ผ๐๐ท(๐ด๐, ๐ด2, โฆ , ๐ด๐)
๐๐=2 .
Ma la sommatoria รจ nulla, in quanto per la proprietร 2) tutti i termini sono nulli, dunque
๐ท(๐ต) = ๐ท(๐ด).
d) Supponiamo ๐ด1 = โ ๐ผ๐๐ด๐๐๐=2 . Allora:
๐ท(๐ด) = ๐ท(โ ๐ผ๐๐ด๐๐๐=2 , ๐ด2, โฆ , ๐ด๐) = โ ๐ผ๐๐ท(๐ด๐, ๐ด2, โฆ , ๐ด๐)
๐๐=2 = 0.
e) Se ๐ด รจ diagonale, allora ๐ด๐ = ๐๐๐ผ๐ โ๐. Perciรฒ:
๐ท(๐ด) = ๐1๐ท(๐ผ1, ๐2๐ผ2, โฆ , ๐๐๐ผ๐) =. . . = ๐1 โ โฆ โ ๐๐ โ ๐ท(๐ผ) = ๐1 โ โฆ โ ๐๐.
53
Nella seguente esposizione riguardo al determinante dimostreremo prima che, se la funzione
determinante esiste, allora รจ unica, e solo dopo ne mostreremo lโesistenza.
PROPOSIZIONE 3.1.3: Se ๐ท verifica 1), 2) e 3), allora รจ unico.
Dimostrazione:
Sia ๐ a scalini ottenuta da ๐ด con ๐ operazioni di 1๐ tipo e ๐ di 3๐ tipo.
Allora ๐ท(๐ด) = (โ1)๐๐ท(๐).
Se ๐ ha una riga nulla โ ๐ท(๐) = 0 โ ๐ท(๐ด) = 0.
Altrimenti con solo operazioni di 3๐ tipo portiamo ๐ nella forma ๐โฒ = (๐1 . 0. โฑ .0 . ๐๐
).
Dunque ๐ท(๐) = ๐ท(๐โฒ) = ๐1 โ โฆ โ ๐๐ โ ๐ท(๐ด) = (โ1)๐๐1 โ โฆ โ ๐๐, perciรฒ in ogni caso รจ unico.
COROLLARIO 3.1.4: Se ๐ท รจ una funzione che verifica 1), 2) e 3), allora:
๐ท(๐ด) = 0 โ le righe di ๐ด sono linearmente dipendenti.
Dimostrazione:
โ) Giร fatta.
โ) Se le righe di ๐ด fossero indipendenti, allora ๐ท(๐ด) = (โ1)๐๐1 โ โฆ โ ๐๐ โ 0, assurdo.
PROPOSIZIONE 3.1.5: Se ๐ท:โณ(๐,๐) โ ๐ verifica 1), 2) e 3), allora:
๐ท(๐ด) = โ ๐ ๐๐(๐) โ ๐1,๐(1) โ โฆ โ ๐๐,๐(๐)๐โ๐๐
dove ๐๐,๐ = [๐ด]๐๐.
Dimostrazione:
๐ท(๐ด) = ๐ท
(
โ ๐1,๐1 โ ๐ผ๐1
๐
๐1=1
๐ด2
โฎ
๐ด๐ )
= โ ๐1,๐1๐ท
(
๐ผ๐1
โ ๐2,๐2 โ ๐ผ๐2
๐
๐2=1
๐ด3
โฎ
๐ด๐ )
๐
๐1=1
=. . . = โ ๐1,๐1 โ โฆ โ ๐๐,๐๐๐1โ๐ฝ๐โฎ
๐๐โ๐ฝ๐
๐ท(
๐ผ๐1
โฎ
๐ผ๐๐
)
Ma se fra gli ๐๐ ce ne sono due uguali, allora ๐ท(
๐ผ๐1
โฎ
๐ผ๐๐
) = 0, poichรฉ ha due righe uguali.
Perciรฒ:
๐ท(๐ด) = โ ๐1,๐1 โ โฆ โ ๐๐,๐๐๐ท(
๐ผ๐1
โฎ
๐ผ๐๐
) = โ ๐1,๐(1) โ โฆ โ ๐๐,๐(๐)๐ท(
๐ผ๐(1)
โฎ
๐ผ๐(๐)
)
๐โ๐๐{๐1,โฆ,๐๐}โ๐ฝ๐๐
Si riporta la matrice (
๐ผ๐(1)
โฎ
๐ผ๐(๐)
) a ๐ผ con ๐(๐) scambi di righe, per cui:
๐ท(๐ด) = โ (โ1)๐(๐)โ ๐ ๐๐(๐)
โ ๐1,๐(1) โ โฆ โ ๐๐,๐(๐) ๐ท(๐ผ)โ=1๐โ๐๐
= โ ๐ ๐๐(๐) โ ๐1,๐(1) โ โฆ โ ๐๐,๐(๐)๐โ๐๐
.
54
Osservazione: La precedente proposizione รจ una dimostrazione alternativa dellโunicitร di ๐ท.
Esempi: Applichiamo la formula trovata ai casi piรน semplici (รจ molto laborioso applicarla alle
matrici di ordine > 3):
๐ = 2: ๐2 = {๐๐, (1 2)โ ๐
} e ๐ ๐๐(๐๐) = 1, ๐ ๐๐(๐) = โ1.
๐ท (๐11 ๐12๐21 ๐22
) = 1 โ ๐1,๐๐(1) โ ๐2,๐๐(2) + (โ1) โ ๐1,๐(1) โ ๐2,๐(2) = ๐11๐22 โ ๐12๐21, che coincide
con la formula che giร avevamo.
๐ = 3: ๐3 = { ๐๐โ๐ ๐๐=1
, (1 2), (1 3), (2 3)โ ๐ ๐๐=โ1
, (1 2 3), (1 3 2)โ ๐ ๐๐=1
};
๐ท (
๐11 ๐12 ๐13๐21 ๐22 ๐23๐31 ๐32 ๐33
) =
= ๐11๐22๐33 + ๐12๐23๐31 + ๐13๐21๐32 โ ๐12๐21๐33 โ ๐11๐23๐32 โ ๐13๐22๐31
Osservazione: La precedente espressione per il determinante nel caso ๐ = 3 รจ detta regola (o
formula) di Sarrus.
DEFINIZIONE 3.1.3: Definiamo ๐ท๐:โณ(๐,๐) โ ๐ la funzione definita da:
se ๐ = 1, ๐ท1(๐) = ๐;
se ๐ = 2, ๐ท2 (๐ ๐๐ ๐
) = ๐๐ โ ๐๐;
se ๐ > 2, ๐ท๐(๐ด) = โ (โ1)๐+1 โ [๐ด]๐1 โ ๐ท๐โ1(๐ด๐1)๐๐=1 , dove ๐ด๐๐ รจ la sottomatrice di ๐ด di ordine
๐ โ 1 ottenuta da ๐ด cancellando la riga ๐ด๐ e la colonna ๐ด๐.
Questa sottomatrice prende il nome di complemento algebrico dellโelemento ๐๐๐.
Lโapplicazione ๐ท๐ appena definita si chiama sviluppo di Laplace secondo la prima colonna.
Osservazione: Lโapplicazione ๐ท๐ รจ stata definita ricorsivamente.
PROPOSIZIONE 3.1.6: Lโapplicazione ๐ท๐ verifica le proprietร 1), 2) e 3).
Dimostrazione:
Procediamo in ogni caso con lโinduzione su ๐; in tutti e tre i casi abbiamo giร provato il passo
base, dunque qua mostriamo solo il passo induttivo.
1) Siano ๐ด =
(
๐ด1
โฎ
๐๐ต + ๐๐ถ
โฎ
๐ด๐ )
โ ๐ด๐, ๐ด
โฒ =
(
๐ด1
โฎ
๐ต
โฎ
๐ด๐)
โ ๐ด๐
โฒ, ๐ดโฒโฒ =
(
๐ด1
โฎ
๐ถ
โฎ
๐ด๐)
โ ๐ด๐
โฒโฒ.
Dobbiamo dimostrare che ๐ท๐(๐ด) = ๐๐ท๐(๐ดโฒ) + ๐๐ท๐(๐ด
โฒโฒ).
Osserviamo che:
{[๐ด]๐1 = [๐ดโฒ]๐1 = [๐ดโฒโฒ]๐1 โ๐ โ ๐
[๐ด]๐1 = ๐[๐ดโฒ]๐1 + ๐[๐ดโฒโฒ]๐1 , inoltre ๐ด๐1 = ๐ด๐1
โฒ = ๐ด๐1โฒโฒ ,
mentre se ๐ โ ๐ il minore ๐ด๐1 ha una riga che รจ combinazione lineare di due righe dei minori
๐ด๐1โฒ e ๐ด๐1
โฒโฒ .
55
Dunque per ipotesi induttiva:
โ๐ โ ๐, ๐ท๐โ1(๐ด๐1) = ๐๐ท๐โ1(๐ด๐1โฒ ) + ๐๐ท๐โ1(๐ด๐1
โฒโฒ ).
Allora:
๐ท๐(๐ด) =โ(โ1)๐+1 โ [๐ด]๐1 โ ๐ท๐โ1(๐ด๐1)
๐
๐=1
=
=โ((โ1)๐+1 โ [๐ด]๐1 โ ๐ท๐โ1(๐ด๐1))
๐โ ๐
+ (โ1)๐+1 โ [๐ด]๐1 โ ๐ท๐โ1(๐ด๐1) =
=โ((โ1)๐+1 โ [๐ด]๐1 โ (๐๐ท๐โ1(๐ด๐1โฒ ) + ๐๐ท๐โ1(๐ด๐1
โฒโฒ )))
๐โ ๐
+ (โ1)๐+1 โ
โ (๐[๐ดโฒ]๐1 + ๐[๐ดโฒโฒ]๐1) โ ๐ท๐โ1(๐ด๐1) =
= ๐โ((โ1)๐+1 โ [๐ดโฒ]๐1 โ ๐ท๐โ1(๐ดโฒ๐1))
๐
๐=1
+ ๐โ((โ1)๐+1 โ [๐ดโฒโฒ]๐1 โ ๐ท๐โ1(๐ดโฒโฒ๐1))
๐
๐=1
= ๐๐ท๐(๐ดโฒ) + ๐๐ท๐(๐ด
โฒโฒ). 2) Supponiamo che ๐ด abbia due righe uguali, ad esempio ๐ด๐ = ๐ดโ, ๐ < โ.
Se ๐ โ ๐ e ๐ โ โ, anche il minore ๐ด๐1 ha due righe uguali e quindi, per ipotesi induttiva,
๐ท๐โ1(๐ด๐1) = 0. Dunque:
๐ท๐(๐ด) = (โ1)๐+1[๐ด]๐1๐ท๐โ1(๐ด๐1) + (โ1)โ+1[๐ด]โ1๐ท๐โ1(๐ดโ1)
Poichรฉ ๐ด๐ = ๐ดโ, si ha che [๐ด]๐1 = [๐ด]โ1.
Inoltre i minori ๐ด๐1 e ๐ดโ1 contengono le stesse righe ma in posizioni diverse.
Piรน precisamente, se ๐ด๐โฒ denota la riga ๐ด๐ privata del primo elemento, si ha:
๐ด๐1 =
(
โฎ
๐ด๐โ1โฒ
๐ด๐+1โฒ
โฎ
๐ดโโฒ = ๐ด๐
โฒ
๐ดโ+1โฒ
โฎ )
; ๐ดโ1 =
(
โฎ
๐ด๐โ1โฒ
๐ด๐โฒ = ๐ดโ
โฒ
โฎ
๐ดโโ1โฒ
๐ดโ+1โฒ
โฎ )
.
Allora ๐ด๐1 puรฒ essere trasformato in ๐ดโ1 attraverso โ โ 1 โ ๐ scambi di righe, per cui
๐ท๐โ1(๐ดโ1) = (โ1)โโ1โ๐๐ท๐โ1(๐ด๐1).
Dunque:
๐ท๐(๐ด) = (โ1)๐+1[๐ด]๐1๐ท๐โ1(๐ด๐1) + (โ1)โ+1[๐ด]โ1(โ1)โโ1โ๐๐ท๐โ1(๐ด๐1) =
= [๐ด]๐1๐ท๐โ1(๐ด๐1) โ ((โ1)๐+1 + (โ1)2โโ๐)
Ma ๐ + 1 + 2โ โ ๐ = 2โ + 1 dispari, allora ((โ1)๐+1 + (โ1)2โโ๐) = 0, da cui la tesi.
3) Lโunico contributo allo sviluppo di Laplace รจ dato da [๐ด]11 = 1, il cui complemento
algebrico รจ ๐ผ๐โ1.
Per ipotesi induttiva ๐ท๐โ1(๐ผ๐โ1) = 1 e dunque ๐ท๐(๐ผ๐) = 1.
Osservazione: Con la precedente dimostrazione abbiamo dimostrato lโeffettiva esistenza della
funzione determinante.
DEFINIZIONE 3.1.4: Chiamiamo determinante lโunica funzione det. :โณ(๐,๐) โ ๐ che verifica
1), 2) e 3).
56
Osservazione: Abbiamo visto che det(๐ด) = 0 โ le righe di ๐ด sono dipendenti โ ๐ด รจ singolare.
Inoltre ๐ด รจ invertibile โ det(๐ด) โ 0.
Osservazione: Con la stessa dimostrazione si prova che lo sviluppo di Laplace secondo una
colonna ๐ด๐:
๐ท๐(๐ด) =โ(โ1)๐+๐[๐ด]๐๐๐ท๐โ1(๐ด๐๐)
๐
๐=1
verifica 1), 2) e 3) e dunque coincide con det(๐ด) (per lโunicitร ).
Osservazione: Dalla definizione, det(๐๐ด) = ๐๐ det(๐ด).
TEOREMA DI BINET: โ๐ด, ๐ต โ โณ(๐,๐), det(๐ด๐ต) = det(๐ด) โ det(๐ต).
Dimostrazione:
Se det(๐ต) = 0 โ ๐๐(๐ต) < ๐ e dunque ๐๐(๐ด๐ต) < ๐ โ det(๐ด๐ต) = 0.
Se det(๐ต) โ 0, si consideri ๐:โณ(๐,๐) โ ๐ definita da ๐(๐ด) =det(๐ด๐ต)
det(๐ต);
๐ verifica le proprietร 1), 2) e 3), infatti:
1) Se una riga di ๐ด รจ combinazione lineare di due righe, allora lo stesso vale per ๐ด๐ต.
Ne segue che ๐ รจ lineare nelle righe (poichรฉ il denominatore det(๐ต) รจ una costante).
2) Se ๐ด ha due righe uguali, allora ce le ha anche ๐ด๐ต (poichรฉ ancora ๐ต รจ isomorfismo); dunque
det(๐ด๐ต) = 0 โ ๐(๐ด) = 0.
3) ๐(๐ผ) =det(๐ผ๐ต)
det(๐ต)= 1.
Per lโunicitร della funzione det., ๐(๐ด) = det (๐ด) e dunque det(๐ด) =det(๐ด๐ต)
det(๐ต), tesi.
COROLLARIO 3.1.7: Se ๐ด รจ invertibile, allora det(๐ดโ1) = (det(๐ด))โ1.
Dimostrazione:
1 = det(๐ผ) = det(๐ด โ ๐ดโ1) = det(๐ด) โ det(๐ดโ1) โ det(๐ดโ1) = (det(๐ด))โ1.
PROPOSIZIONE 3.1.8: โ๐ด โ โณ(๐,๐), det( ๐ด.๐ก ) = det(๐ด).
Dimostrazione:
det( ๐ด.๐ก ) = โ ๐ ๐๐(๐) โ [ ๐ด.
๐ก ]1,๐(1) โ
๐โ๐๐
โฆ โ [ ๐ด.๐ก ]๐,๐(๐) = โ ๐ ๐๐(๐) โ [๐ด]๐(1),1 โ
๐โ๐๐
โฆ โ [๐ด]๐(๐),๐
Sia ๐ = ๐โ1. Se ๐(๐) = ๐ โ ๐(๐) = ๐, dunque [๐ด]๐(๐),๐ = [๐ด]๐,๐(๐).
Riordinando il prodotto e poichรฉ ๐ ๐๐(๐) = ๐ ๐๐(๐โ1):
det( ๐ด.๐ก ) = โ ๐ ๐๐(๐) โ
๐โ๐๐
[๐ด]1,๐(1) โ โฆ โ [๐ด]๐,๐(๐) = det(๐ด)
COROLLARIO 3.1.9: det(๐ด) puรฒ essere calcolato mediante sviluppo di Laplace secondo una
qualsiasi riga.
Dimostrazione:
โ(โ1)๐+๐[๐ด]๐๐ det(๐ด๐๐)
๐
๐=1
=โ(โ1)๐+๐[ ๐ด.๐ก ]๐๐ det( ๐ด๐๐.
๐ก )
๐
๐=1
=โ(โ1)๐+๐[ ๐ด.๐ก ]๐๐ det(( ๐ด.
๐ก )๐๐)
๐
๐=1
=
= det( ๐ด.๐ก ) = det (๐ด),
57
dove il passaggio = deriva dal fatto che quella precedente รจ esattamente lo sviluppo di Laplace
della ๐-esima colonna di ๐ด.๐ก .
Osservazione: Poichรฉ det( ๐ด.๐ก ) = det(๐ด), la funzione determinante verifica le proprietร 1), 2) e
3) anche per le colonne.
REGOLA DI CRAMER: Sia ๐ด๐ = ๐ต un sistema lineare quadrato con ๐ equazioni e ๐ incognite,
det(๐ด) โ 0. Allora la sua unica soluzione รจ ๐ = (
๐ฆ1โฎ๐ฆ๐), dove:
๐ฆ๐ =det(๐ต(๐))
det(๐ด), dove ๐ต(๐) = (๐ด1 | โฆ | ๐ต โ
๐โ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐
| โฆ | ๐ด๐).
Dimostrazione:
Poichรฉ ๐ รจ soluzione di ๐ด๐ = ๐ต, allora ๐ด๐ = ๐ฆ1๐ด1+. . . +๐ฆ๐๐ด
๐ = ๐ต. Allora:
det(๐ต(๐)) = det (๐ด1 | โฆ | โ๐ฆ๐๐ด๐
๐
๐=1
| โฆ | ๐ด๐) =โ๐ฆ๐ det(๐ด1 | โฆ | ๐ด๐ | โฆ | ๐ด๐)
๐
๐=1
= ๐ฆ๐ det(๐ด)
poichรฉ se ๐ โ ๐, allora (๐ด1 | โฆ | ๐ด๐ | โฆ | ๐ด๐) ha due colonne uguali e dunque
det(๐ด1 | โฆ | ๐ด๐ | โฆ | ๐ด๐) = 0.
Quindi, visto che det(๐ด) โ 0, si ha la tesi.
CALCOLO DELLโINVERSA: Se ๐ด รจ invertibile, allora la matrice ๐ต definita da
[๐ต]๐๐ = (โ1)๐+๐det(๐ด๐๐)
det(๐ด)
รจ lโinversa di ๐ด.
Dimostrazione:
Poichรฉ ๐ด รจ invertibile, mi basta mostrare che ๐ด๐ต = ๐ผ, poichรฉ se ๐ต รจ inversa destra allora รจ anche
inversa sinistra.
[๐ด๐ต]โ๐ =โ[๐ด]โ๐[๐ต]๐๐
๐
๐=1
=โ(โ1)๐+๐[๐ด]โ๐det(๐ด๐๐)
det(๐ด)
๐
๐=1
Se โ = ๐ โ [๐ด๐ต]โโ = โ (โ1)๐+โ[๐ด]โ๐det(๐ดโ๐)
det(๐ด)๐๐=1 =
det(๐ด)
det(๐ด)= 1;
se โ โ ๐ โ [๐ด๐ต]โ๐ = 0, poichรฉ il numeratore รจ lo sviluppo secondo la riga ๐-esima di una
matrice ottenuta da ๐ด sostituendo ad ๐ด๐ la riga ๐ดโ e che quindi ha due righe uguali โ tesi.
Osservazione: La formula dellโinversa implica la regola di Cramer.
Infatti sia dato il sistema lineare ๐ ร ๐ ๐ด๐ = ๐ต.
Lโunica soluzione รจ ๐ = ๐ดโ1๐ต.
Se ๐ = (
๐ฆ1โฎ๐ฆ๐) โ ๐ฆ๐ = [๐ดโ1๐ต]๐1 = โ [๐ดโ1]๐๐[๐ต]๐1
๐๐=1 = โ (โ1)๐+๐
det(๐ด๐๐)
det(๐ด)[๐ต]๐1
๐๐=1 =
det(๐ต(๐))
det(๐ด)
Lโultimo passaggio deriva dal fatto che quello sulla sinistra รจ lo sviluppo secondo la prima
colonna di una matrice ottenuta da ๐ด sostituendo la colonna ๐ต alla colonna ๐ด๐.
58
Osservazione: Siano ๐ด, ๐ถ matrici quadrate. Allora, sfruttando il prodotto a blocchi, possiamo
vedere che:
(๐ด | ๐ต
0 | ๐ถ) = (
๐ผ | 0
0 | ๐ถ) โ (
๐ด | ๐ต
0 | ๐ผ)
Dunque:
det (๐ด | ๐ต
0 | ๐ถ) = det (
๐ผ | 0
0 | ๐ถ) โ det (
๐ด | ๐ต
0 | ๐ผ) = det(๐ถ) โ det (๐ด)
poichรฉ eseguendo lo sviluppo di Laplace secondo la prima riga nella matrice (๐ผ | 0
0 | ๐ถ), si ottiene
1 โ โฆ โ 1 โ det(๐ถ) = det(๐ถ). Analogamente per lโaltra matrice.
Osservazione: Sia ๐ด = (๐ ๐๐ ๐
) โ โณ(2,โ). Sia ๐ il parallelogramma con lati (๐, ๐) e (๐, ๐).
Posso supporre ๐ > 0.
Caso 1): ๐ = 0, ๐ > 0.
๐ด๐๐๐(๐) = ๐๐ = det (๐ 0๐ ๐
) = det (๐ ๐๐ ๐
).
Caso 2): ๐ = 0, ๐ < 0.
Ribaltiamo ๐ rispetto allโasse ๐ฅ ottenendo ๐โฒ:
๐ด๐๐๐(๐) = ๐ด๐๐๐(๐โฒ) = det (๐ 0๐ โ๐
) = โdet (๐ ๐๐ ๐
).
59
Dunque se ๐ = 0 โ ๐ด๐๐๐(๐) = |det (๐ ๐๐ ๐
)|.
Caso generale): Sia ๐ ๐ la rotazione antioraria degli assi di angolo ๐.
๐ ๐ = (cos ๐ โ sin ๐sin ๐ cos ๐
); sia ๐โฒ il parallelogramma ๐ nei nuovi assi.
Sicuramente ๐ด๐๐๐(๐) = ๐ด๐๐๐(๐โฒ).
๐โฒ ha lati (๐โฒ, 0), (๐โฒ, ๐โฒ), perciรฒ:
(๐๐) = (
cos ๐ โ sin ๐sin ๐ cos ๐
) (๐โฒ
๐โฒ) โ
๐ = ๐โฒ cos ๐๐ = ๐โฒ sin ๐
;
(๐๐) = (
cos ๐ โ sin ๐sin ๐ cos ๐
) (๐โฒ
๐โฒ) โ
๐ = ๐โฒ cos ๐ โ ๐โฒ sin ๐๐ = ๐โฒ sin ๐ + ๐โฒ cos ๐
.
Vediamo che:
|det (๐ ๐๐ ๐
)| = |๐๐ โ ๐๐| = |๐โฒ cos ๐ (๐โฒ sin ๐ + ๐โฒ cos ๐) โ ๐โฒ sin ๐ (๐โฒ cos ๐ โ ๐โฒ sin ๐)|
= |๐โฒ๐โฒ cos ๐ sin ๐ + ๐โฒ๐โฒ(cos ๐)2 โ ๐โฒ๐โฒ sin ๐ cos ๐ + ๐โฒ๐โฒ(sin ๐)2| = |๐โฒ๐โฒ|
= |det (๐โฒ 0๐โฒ ๐โฒ
)| = ๐ด๐๐๐(๐โฒ) = ๐ด๐๐๐(๐)
Dunque in generale |det(๐ด)| = ๐ด๐๐๐(๐), dove ๐ด โ โณ(2,โ) e ๐ รจ il parallelogramma con
lati i vettori riga di ๐ด.
DETERMINANTE DI VANDERMONDE: Siano ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ e sia:
๐ด(๐1, โฆ , ๐๐) = (
11โฎ1
๐1๐2โฎ๐๐
๐12
๐22
โฎ๐๐2
โฆ.โฆโฎโฆ
๐1๐โ1
๐2๐โ1
โฎ๐๐๐โ1
)
Allora det(๐ด(๐1, โฆ , ๐๐)) = โ (๐๐ โ ๐๐)๐<๐ (in particolare รจ โ 0 โ ๐๐ โ ๐๐ โ๐ โ ๐).
Dimostrazione 1:
Per induzione su ๐:
Passo base): ๐ = 2: det (1 ๐11 ๐2
) = ๐2 โ ๐1, verificato.
Passo induttivo): Consideriamo ๐ด(๐1, โฆ , ๐๐+1) e โ2 โค ๐ โค ๐ + 1 tolgo ๐1๐๐โ1 a ๐๐.
Ottengo:
60
(
111โฎ1
||
0๐2 โ ๐1๐3 โ ๐1
โฎ๐๐+1 โ ๐1
||
0๐22 โ ๐1๐2๐32 โ ๐1๐3
โฎ๐๐+12 โ ๐1๐๐+1
||
.
.โฆ ||
0๐2๐ โ ๐1๐2
๐โ1
๐3๐ โ ๐1๐3
๐โ1
โฎ๐๐+1๐ โ ๐1๐๐+1
๐โ1)
Dunque:
๐ด(๐1, โฆ , ๐๐+1) = det(๐2 โ ๐1
โฎ๐๐+1 โ ๐1
| ๐2(๐2 โ ๐1)
โฎ๐๐+1(๐๐+1 โ ๐1)
| ๐ดโฆ๐ด |
๐2๐โ1(๐2 โ ๐1)
โฎ๐๐+1๐โ1(๐๐+1 โ ๐1)
)
= (๐2 โ ๐1)(๐3 โ ๐1)โฆ (๐๐+1 โ ๐1) det ๐ด(๐2, โฆ , ๐๐+1) =โ(๐๐ โ ๐๐)
๐<๐
Dimostrazione 2:
Sia ๐(๐ฅ) = det(
11โฎ1
๐ฅ๐2โฎ
๐๐+1
๐ฅ2
๐22
โฎ๐๐+12
โฆ
๐ฅ๐
๐2๐
โฎ๐๐+1๐
).
๐(๐ฅ) รจ un polinomio in ๐ฅ di grado al piรน ๐ (per sviluppo lungo la prima riga);
โ2 โค ๐ โค ๐, ๐(๐๐) = 0 (poichรฉ la matrice avrebbe due righe uguali).
Per Ruffini (๐๐ โ ๐ฅ)|๐(๐ฅ) โ๐ โฅ 2.
Supponiamo i ๐๐ tutti diversi (altrimenti la tesi รจ banale); allora: (๐2 โ ๐ฅ) โ โฆ โ (๐๐+1 โ ๐ฅ)|๐(๐ฅ).
Confrontando i due gradi, deduco che ๐(๐ฅ) = ๐ โ (๐2 โ ๐ฅ) โ โฆ โ (๐๐+1 โ ๐ฅ), ๐ โ ๐.
Ma:
๐(0) = det(
11โฎ1
0๐2โฎ
๐๐+1
0๐22
โฎ๐๐+12
โฆ
0๐2๐
โฎ๐๐+1๐
) = ๐2 โ โฆ โ ๐๐+1 โโ(๐๐ โ ๐๐)๐<๐๐โฅ2
Perciรฒ ๐ = โ (๐๐ โ ๐๐)๐<๐๐โฅ2
โ ๐(๐1) = ๐ โ (๐2 โ ๐1) โ โฆ โ (๐๐+1 โ ๐1) โ tesi.
3.2 ENDOMORFISMI SIMILI
Notazione: Indicheremo ๐โฌ,โฌ(๐) come ๐โฌ(๐).
Riprendiamo per un attimo il concetto di SD-equivalenza. Sappiamo che, dato ๐ โ ๐ธ๐๐(๐),
๐โฌ,โฌโฒ(๐) โก๐๐ท ๐๐ฎ,๐ฎโฒ(๐).
Supponiamo che โฌ = โฌโฒ e ๐ฎ = ๐ฎโฒ; allora:
๐โฌ(๐) โก๐๐ท ๐๐ฎ(๐) โ โ๐,๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐๐ฎ(๐) = ๐ โ ๐โฌ(๐) โ ๐.
In particolare, ๐ = ๐๐ฎ,โฌ(๐๐) e ๐ = ๐โฌ,๐ฎ(๐๐).
Dunque ๐ = ๐โ1. Questo puรฒ essere riassunto nel seguente schema:
[ ]๐ฎ
๐๐ฎโ๐๐
๐๐โ.
๐โ[ ]โฌ
๐โฌโ๐๐
๐โ.
๐ดโ [ ]โฌ
๐โฌโ๐๐
๐๐โ.
๐โ1โ
๐๐ฎโ๐๐
[ ]๐ฎ
61
dove ๐ด = ๐โฌ(๐).
Dunque ๐๐ฎ(๐) = ๐โ1 โ ๐ด โ ๐.
DEFINIZIONE 3.2.1: ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) di dicono coniugati (๐ โผ ๐) se โโ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐ = โโ1 โ ๐ โ โ
DEFINIZIONE 3.2.2: ๐ด, ๐ต โ โณ(๐,๐) si dicono simili (๐ด โผ ๐ต) se โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐, ๐)| ๐ต = ๐โ1๐ด๐.
Osservazioni: 1) Coniugio e similitudine sono relazioni di equivalenza (le verifiche sono lasciate
al lettore);
2) ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Sono fatti equivalenti:
a) ๐ โผ ๐;
b) โโฌ base di ๐, ๐โฌ(๐) โผ ๐โฌ(๐);
c) โโฌ, ๐ฎ basi di ๐, ๐โฌ(๐) = ๐๐ฎ(๐).
Questo fatto puรฒ essere dimostrato ricalcando lโanaloga dimostrazione per endomorfismi SD-
equivalenti.
3) ๐ โผ ๐ โ ๐ โก๐๐ท ๐.
Dunque il rango รจ un invariante di coniugio, ma non รจ un sistema completo di invarianti.
Infatti ๐๐(๐ผ) = ๐๐ (1 10 1
) = 2, ma โ๐ โ ๐บ๐ฟ(2)| ๐โ1๐ผ๐ = (1 10 1
), poichรฉ โ๐ โ
๐บ๐ฟ(2), ๐โ1๐ผ๐ = ๐ผ.
PROPOSIZIONE 3.2.1: ๐ด, ๐ต โ โณ(๐,๐). ๐ด โผ ๐ต โ det(๐ด) = det(๐ต).
Dimostrazione:
๐ต = ๐โ1๐ด๐ โ det(๐ต) = det(๐โ1๐ด๐) = det(๐โ1) โ det(๐ด) โ det(๐) = det (๐ด), poichรฉ per
Binet det(๐โ1) = (det(๐))โ1.
Osservazione: Dunque il determinante รจ un invariante di similitudine. Per la proposizione
precedente sicuramente #(โณ(๐, ๐)/โผ) โฅ #(๐), dunque se ๐ รจ infinito anche โณ(๐,๐)/โผ ha
infinite classi di similitudine.
DEFINIZIONE 3.2.3: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Definiamo det(๐) = det(๐โฌ(๐)), dove โฌ รจ una base di ๐.
Osservazione: ร una buona definizione, cioรจ non dipende dalla scelta della base. Infatti, se ๐ฎ รจ
unโaltra base di ๐, allora le matrici ๐โฌ(๐) e ๐๐ฎ(๐) sono simili e dunque hanno lo stesso
determinante.
PROPOSIZIONE 3.2.2: ๐ โผ ๐ โ det(๐) = det (๐).
Dimostrazione:
Sia โฌ una base di ๐. Allora:
๐ โผ ๐ โ ๐โฌ(๐) โผ ๐โฌ(๐) โ det(๐โฌ(๐)) = det(๐โฌ(๐)) โ det(๐) = det(๐).
Osservazione: Quindi il determinante รจ un invariante di coniugio; con lo stesso controesempio
di prima vediamo che {๐๐๐๐๐, ๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐๐๐ก๐} non รจ un sistema completo di invarianti per
coniugio.
DEFINIZIONE 3.2.4: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). ๐ โ ๐ si dice autovalore per ๐ se โ๐ฃ โ ๐, ๐ฃ โ 0| ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ.
62
In tal caso ๐ฃ รจ detto autovettore relativo a ๐.
DEFINIZIONE 3.2.5: Definiamo spettro di ๐ ๐๐(๐) = {๐ โ ๐| ๐ รจ ๐๐ข๐ก๐๐ฃ๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐}.
DEFINIZIONE 3.2.6: Diciamo che ๐ sottospazio di ๐ รจ un sottospazio ๐-invariante se
๐(๐) โ ๐.
Osservazioni: 1) Se ๐ฃ รจ autovettore โ ๐(๐๐๐๐(๐ฃ)) โ ๐๐๐๐(๐ฃ), quindi ๐๐๐๐(๐ฃ) รจ ๐-invariante.
In particolare, se ๐ โ 0 โ ๐(๐๐๐๐(๐ฃ)) = ๐๐๐๐(๐ฃ), se ๐ = 0 โ ๐(๐๐๐๐(๐ฃ)) = {0}.
2) Lโautovalore relativo ad un autovettore รจ univocamente determinato; infatti:
๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ = ๐๐ฃ โ (๐ โ ๐)๐ฃ = 0 โ (poichรฉ ๐ฃ โ 0) โ ๐ = ๐.
3) ๐ฃ รจ autovettore relativo a 0 โ ๐ฃ โ ๐พ๐๐(๐) โ ๐ non รจ iniettiva.
DEFINIZIONE 3.2.7: Definiamo autospazio relativo allโautovalore ๐
๐๐(๐) = {๐ฃ โ ๐| ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ} (potremo scrivere ๐๐ al posto di ๐๐(๐)).
Osservazioni: 1) ๐๐ รจ un sottospazio vettoriale di ๐, poichรฉ ๐๐ = ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐).
2) ๐ รจ autovalore per ๐ โ dim(๐๐) โฅ 1. In tal caso ๐๐ = {0} โช {๐๐ข๐ก๐๐ฃ๐๐ก๐ก๐๐๐ ๐๐๐๐๐ก๐๐ฃ๐ ๐ ๐}.
3) ๐(๐๐) โ ๐๐, cioรจ ๐๐ รจ ๐-invariante.
4) ๐|๐๐ = ๐๐๐|๐๐.
DEFINIZIONE 3.2.8: Se ๐ รจ autovalore per ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), poniamo ๐๐(๐) = dim(๐๐), dove ๐๐(๐)
รจ detta molteplicitร geometrica di ๐.
Osservazione: โautovalore ๐, 1 โค ๐๐(๐) โค dim(๐).
PROPOSIZIONE 3.2.3: Sia ๐ โผ ๐. Allora:
1) ๐๐(๐) = ๐๐(๐);
2) โ๐ โ ๐๐(๐), dim(๐๐(๐)) = dim(๐๐(๐));
(ossia lo spettro e la molteplicitร geometrica degli autovalori sono invarianti di coniugio).
Dimostrazione:
1) Per ipotesi โโ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐ = โโ1 โ ๐ โ โ.
โ) Sia ๐ โ ๐๐(๐). Allora โ๐ฃ โ 0| ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ.
Sia ๐ค = โโ1(๐ฃ). Allora ๐ค โ 0.
๐(๐ค) = (โโ1 โ ๐ โ โ)(โโ1(๐ฃ)) = โโ1(๐(๐ฃ)) = ๐โโ1(๐ฃ) = ๐๐ค.
Dunque ๐ โ ๐๐(๐).
โ) Analogo.
2) Abbiamo appena provato che โโ1(๐๐(๐)) โ ๐๐(๐) e dunque ๐๐(๐) โ โ(๐๐(๐)).
Allo stesso modo si prova che ๐๐(๐) โ โ(๐๐(๐)), allora ๐๐(๐) = โ(๐๐(๐)).
Essendo โ un isomorfismo, dim(๐๐(๐)) = dim(๐๐(๐)), tesi.
PROPOSIZIONE 3.2.4: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), โฌ base di ๐, ๐ด = ๐โฌ(๐).
63
Sia [ ]โฌ lโisomorfismo indotto da โฌ ([ ]โฌ: ๐ โ ๐๐). Allora:
1) ๐ รจ autovalore per ๐ โ ๐ รจ autovalore per ๐ด;
2) ๐๐(๐ด) = [๐๐(๐)]โฌ.
Dimostrazione:
1) ๐ รจ autovalore per ๐ โ โ๐ฃ โ 0| ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ โ โ๐ฃ โ 0| [๐(๐ฃ)]โฌโ ๐ด๐
= ๐ [๐ฃ]โฌโ๐
โ
โ โ๐ โ ๐๐\{0}| ๐ด๐ = ๐๐ โ ๐ รจ autovalore per ๐ด.
2) โ) Sia ๐ โ ๐๐(๐ด) e sia ๐ฃ โ ๐| [๐ฃ]โฌ = ๐.
๐ด๐ = ๐๐ โ [๐(๐ฃ)]โฌ = ๐[๐ฃ]โฌ โ ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ โ ๐ฃ โ ๐๐(๐).
โ) Sia ๐ฃ โ ๐๐(๐) โ ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ e sia ๐ = [๐ฃ]โฌ.
Allora [๐(๐ฃ)]โฌ = ๐[๐ฃ]โฌ โ ๐ด๐ = ๐๐ โ ๐ = [๐ฃ]โฌ โ ๐๐(๐ด).
Osservazione: Dunque possiamo calcolare gli autovalori e gli autospazi di ๐ usando una qualsiasi
matrice associata.
CALCOLO DI AUTOVALORI E AUTOVETTORI PER ๐ด โ โณ(๐,๐):
๐ รจ autovalore per ๐ด โ โ๐ โ 0| ๐ด๐ = ๐๐ โ โ๐ โ 0| ๐ โ ๐พ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ) โ det(๐ด โ ๐๐ผ) = 0
(poichรฉ se det(๐ด โ ๐๐ผ) โ 0, allora il sistema (๐ด โ ๐๐ผ)๐ = 0 avrebbe una soluzione, ๐ = 0,
assurdo).
DEFINIZIONE 3.2.9: Il polinomio ๐๐ด(๐ก) = det (๐ด โ ๐ก๐ผ) รจ detto polinomio caratteristico di ๐ด.
Osservazione: Gli autovalori di ๐ด sono le radici del polinomio caratteristico ๐๐ด.
Osservazioni: 1) Se ๐ โ ๐ฏ(๐,๐) รจ triangolare superiore, cioรจ รจ del tipo:
๐ = (
๐1 . โ. โฑ .0 . ๐๐
)
allora:
๐ โ ๐ก๐ผ = (
๐1 โ ๐ก . โ. โฑ .0 . ๐๐ โ ๐ก
)
Perciรฒ ๐๐(๐ก) = (๐1 โ ๐ก) โ โฆ โ (๐๐ โ ๐ก), dunque gli autovalori sono gli elementi sulla
diagonale.
2) Se ๐ด = (๐ | ๐
0 | ๐), con ๐,๐ โ โณ(๐,๐), det(๐ด) = det(๐) โ det(๐).
๐ด โ ๐ก๐ผ = (๐ โ ๐ก๐ผ | ๐
0 | ๐ โ ๐ก๐ผ)
Quindi ๐๐ด(๐ก) = det(๐ด โ ๐ก๐ผ) = det(๐ โ ๐ก๐ผ) โ det(๐ โ ๐ก๐ผ) = ๐๐(๐ก) โ ๐๐(๐ก).
PROPOSIZIONE 3.2.5: โ๐ด โ โณ(๐,๐), ๐๐ด(๐ก) = (โ1)๐๐ก๐ + (โ1)๐โ1๐ก๐(๐ด)๐ก๐โ1+. . . +det (๐ด).
Dimostrazione:
Sicuramente il coefficiente di ๐ก๐ รจ (โ1)๐; inoltre ๐๐ด(0) = det(๐ด โ 0๐ผ) = det(๐ด).
Mostriamo per induzione su ๐ che il coefficiente di ๐ก๐โ1 รจ (โ1)๐โ1๐ก๐(๐ด).
64
Passo base): ๐ = 2, ๐ด โ ๐ก๐ผ = (๐ โ ๐ก ๐๐ ๐ โ ๐ก
) โ det(๐ด โ ๐ก๐ผ) = ๐ก2 โ (๐ + ๐)๐ก + ๐๐ โ ๐๐,
verificato.
Passo induttivo): Sia ๐ด โ โณ(๐,๐) e siano ๐๐๐ = [๐ด]๐๐.
det(๐ด โ ๐ก๐ผ) =โ(โ1)๐+1[๐ด โ ๐ก๐ผ]1๐ det((๐ด โ ๐ก๐ผ)1๐)
๐
๐=1
= (๐11 โ ๐ก) det((๐ด โ ๐ก๐ผ)11) +โ(โ1)๐+1๐1๐ det((๐ด โ ๐ก๐ผ)1๐)
๐
๐=2
Notiamo che lโaddendo โ (โ1)๐+1๐1๐ det((๐ด โ ๐ก๐ผ)1๐)๐๐=2 contiene al massimo termini di grado
๐ โ 2, poichรฉ โcancellandoโ la prima riga e lโ๐-esima colonna, con ๐ โ 1, vengono โcancellatiโ
due elementi sulla diagonale che contengono la variabile ๐ก, dunque con il prodotto degli altri
๐ โ 2 termini sulla diagonale si raggiunge al massimo lโesponente ๐ โ 2.
Per ipotesi induttiva det((๐ด โ ๐ก๐ผ)11) = (โ1)๐โ1๐ก๐โ1 + (โ1)๐โ2(โ ๐๐๐๐๐=2 )๐ก๐โ2 + ๐(๐ก), con
deg(๐(๐ก)) โค ๐ โ 2. Dunque:
(๐11 โ ๐ก) det((๐ด โ ๐ก๐ผ)11) = (๐11 โ ๐ก)((โ1)๐โ1๐ก๐โ1 + (โ1)๐โ2(โ๐๐๐
๐
๐=2
)๐ก๐โ2 + ๐(๐ก))
= (โ1)๐๐ก๐ + (โ1)๐โ1๐11๐ก๐โ1 + (โ1)๐โ1(โ๐๐๐
๐
๐=2
)๐ก๐โ1 + ๐โฒ(๐ก)
con deg(๐โฒ(๐ก)) โค ๐ โ 2.
Quindi il coefficiente del termine di grado ๐ โ 1 di det(๐ด โ ๐ก๐ผ) รจ:
(โ1)๐โ1๐11 + (โ1)๐โ1(โ๐๐๐
๐
๐=2
) = (โ1)๐โ1โ๐๐๐
๐
๐=1
= (โ1)๐โ1๐ก๐(๐ด),
tesi.
Osservazione: Si puรฒ dimostrare in generale che il coefficiente del termine di grado ๐ โ ๐ di
๐๐ด(๐ก) รจ:
(โ1)๐โ๐ โ det(๐๐ด(๐, ๐))
๐โ๐+1
๐=1
dove ๐๐ด(๐, ๐) รจ la sottomatrice quadrata di ๐ด che ha come diagonale gli elementi dal ๐-esimo al
(๐ + ๐ โ 1)-esimo della diagonale di ๐ด.
Osservazioni: 1) Abbiamo dimostrato che ๐ก๐(๐ด) รจ la somma degli autovalori di ๐ด (contati con
molteplicitร ), poichรฉ se ๐1, โฆ , ๐๐ sono gli autovalori di ๐ด (eventualmente โ ๐), ๐๐ด(๐ก) =
(๐1 โ ๐ก)โฆ โ (๐๐ โ ๐ก), quindi il coefficiente del termine di grado ๐ โ 1 di ๐๐ด(๐ก) รจ la somma
degli autovalori.
2) Se ๐ = โ e ๐ด = (0 โ11 0
) โ โณ(๐,โ), cioรจ ๐ด รจ una rotazione di 90ยฐ, ๐๐ด(๐ก) = ๐ก2 + 1, che รจ
irriducibile su โ, dunque ๐ด non ha autovalori reali.
3) In ogni caso ๐ด โ โณ(๐,๐) ha al massimo ๐ autovalori distinti.
65
PROPOSIZIONE 3.2.6: Se ๐ด โผ ๐ต, allora ๐๐ด(๐ก) = ๐๐ต(๐ก).
Dimostrazione:
๐ต = ๐โ1๐ด๐, dunque:
๐๐ต(๐ก) = det(๐ต โ ๐ก๐ผ) = det(๐โ1๐ด๐ โ ๐ก๐ผ) = det(๐โ1(๐ด โ ๐ก๐ผ)๐) = det(๐ด โ ๐ก๐ผ) = ๐๐ด(๐ก),
dove il passaggio contrassegnato con = deriva dalla formula di Binet.
Osservazione: Dunque il polinomio caratteristico รจ un invariante di similitudine; con esso lo
sono anche tutti i suoi coefficienti, in particolare det(๐ด) e ๐ก๐(๐ด).
DEFINIZIONE 3.2.10: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Poniamo ๐๐(๐ก) = ๐๐ด(๐ก), dove ๐ด รจ la matrice associata a ๐ in
una qualsiasi base di ๐.
Osservazione: ร una buona definizione, poichรฉ se ๐ดโฒ รจ la matrice associata ad ๐ in unโaltra base
di ๐, ๐ด โผ ๐ดโฒ ed abbiamo dimostrato che se ๐ด โผ ๐ดโฒ โ ๐๐ด(๐ก) = ๐๐ดโฒ(๐ก).
COROLLARIO 3.2.7: Se ๐ โผ ๐, allora ๐๐(๐ก) = ๐๐(๐ก).
Dimostrazione:
Sia โฌ base di ๐.
๐ โผ ๐ โ ๐โฌ(๐) โผ ๐โฌ(๐) โ ๐๐(๐ก) = ๐๐(๐ก).
DEFINIZIONE 3.2.11: โ๐ โ ๐๐(๐) denotiamo con ๐๐(๐) la molteplicitร algebrica di ๐ come
radice di ๐๐(๐ก).
PROPOSIZIONE 3.2.8: โ๐ โ โ, ๐ด โผ ๐ต โ ๐ด๐ โผ ๐ต๐.
Dimostrazione:
๐ด โผ ๐ต โ โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐ต = ๐โ1๐ด๐, dunque ๐ต๐ = ๐โ1๐ด๐ โ โฆ โ ๐โ1๐ด๐โ ๐ ๐ฃ๐๐๐ก๐
= ๐โ1๐ด๐๐ โ
โ ๐ต๐ โผ ๐ด๐.
Osservazione: La lista di invarianti per coniugio/similitudine trovati fin qui รจ:
๐๐(๐);
det(๐);
๐๐(๐);
๐๐;
โ๐ โ ๐๐(๐), ๐๐(๐) e ๐๐(๐).
Questa lista รจ ridondante, infatti:
Se ๐๐ = ๐๐ โ {
det(๐) = det(๐)
๐๐(๐) = ๐๐(๐)
โ๐ โ ๐๐(๐), ๐๐(๐, ๐) = ๐๐(๐, ๐)
, infatti il determinante รจ il termine noto
del polinomio caratteristico e gli autovalori sono le radici.
Se โ๐ โ ๐๐(๐) = ๐๐(๐), ๐๐(๐, ๐) = ๐๐(๐, ๐) โ ๐๐(๐) = ๐๐(๐).
Infatti:
๐๐(๐) = ๐ โ dim(๐พ๐๐(๐)) = ๐ โ dim(๐0(๐)) = ๐ โ ๐๐(0, ๐);
๐๐(๐) = ๐ โ dim(๐พ๐๐(๐)) = ๐ โ dim(๐0(๐)) = ๐ โ ๐๐(0, ๐).
66
Dunque gli invarianti significativi trovati finora sono:
1) il polinomio caratteristico;
2) la dimensione degli autospazi.
Questo non รจ un sistema completo di invarianti, infatti:
sia ๐ด = (
0000
1000
0100
0000
), ๐ต = (
0000
1000
0000
0010
).
๐๐ด(๐ก) = ๐๐ต(๐ก) = ๐ก4;
dim(๐0(๐ด)) = dim(๐พ๐๐(๐ด)) = 2;
dim(๐0(๐ต)) = dim(๐พ๐๐(๐ต)) = 2.
Ma poichรฉ ๐ด2 โ 0 e ๐ต2 = 0, allora sicuramente ๐ด2 โ ๐ต2 โ ๐ด โ ๐ต.
PROPOSIZIONE 3.2.9: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐ โ ๐๐(๐). Allora 1 โค ๐๐(๐) โค ๐๐(๐) โค dim(๐).
Dimostrazione:
Sia ๐ = ๐๐(๐) = dim(๐๐).
Sia {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base di ๐๐.
La completo a una base โฌ di ๐.
Allora ๐ด = ๐โฌ(๐) = (๐๐ผ๐ | ๐
0 | ๐), da cui ๐๐(๐ก) = (๐ โ ๐ก)๐ โ ๐๐(๐ก) e quindi ๐๐(๐) โฅ ๐.
PROPOSIZIONE 3.2.10: Sia ๐ uno spazio vettoriale e siano ๐1, โฆ ,๐๐ sottospazi di ๐.
Sono fatti equivalenti:
1) dim(๐1+. . . +๐๐) = dim(๐1)+. . . + dim(๐๐) 2) Se โฌ๐ รจ base di ๐๐, allora โฌ = โฌ1 โช โฆโช โฌ๐ รจ base di ๐1 +โฏ+๐๐
3) Se ๐ค๐ โ ๐๐ โ๐ e ๐ค1+. . . +๐ค๐ = 0 โ ๐ค1 =. . . = ๐ค๐ = 0
4) โ๐ฃ โ ๐1+. . . +๐๐, ๐ฃ si scrive in modo unico come ๐ฃ = ๐ค1+. . . +๐ค๐, con ๐ค๐ โ ๐๐ โ๐.
Dimostrazione:
2) โ 1): Poichรฉ ๐ต๐ รจ base di ๐๐ โ #โฌ = #โฌ1 +โฏ+ #โฌ๐ โ
โ dim(๐1+. . . +๐๐) = dim(๐1)+. . . + dim(๐๐).
1) โ 2): โฌ = โฌ1 โช โฆโช โฌ๐ genera ๐1+. . . +๐๐ per 1). Inoltre #โฌ = dim(๐1+. . . +๐๐), quindi โฌ
รจ una base di ๐1+. . . +๐๐.
2) โ 3): Scrivo ogni ๐ค๐ come combinazione lineare di โฌ๐: ๐ค1+. . . +๐ค๐ = ๐๐(โฌ1)+. . . +๐๐(โฌ๐) Ma โฌ1, โฆ , โฌ๐ fanno parte di โฌ e dunque sono indipendenti, dunque tutti gli addendi
sono nulli โ ๐ค๐ = 0 โ๐.
3) โ 4): Sia ๐ฃ = ๐ค1+. . . +๐ค๐ = ๐ค1โฒ+. . . +๐ค๐
โฒ . Allora:
(๐ค1 โ ๐ค1โฒ)โ
โ๐1
+. . . + (๐ค๐ โ ๐ค๐โฒ )โ
โ๐๐
= 0.
Quindi per 3), ๐ค๐ โ ๐ค๐โฒ = 0 โ๐, da cui la tesi.
4) โ 2): โฌ = โฌ1 โช โฆโช โฌ๐ genera ๐1+. . . +๐๐.
Basta mostrare che โฌ รจ un insieme indipendente.
๐๐(โฌ1)โ =๐ค1
+. . . + ๐๐(โฌ๐)โ =๐ค๐
= 0.
Allora ๐ค1+. . . +๐ค๐ = 0+. . . +0 = 0.
Ma poichรฉ la scrittura รจ unica, ๐ค๐ = 0 โ๐.
67
Poichรฉ โฌ๐ รจ base di ๐๐, tutti i coefficienti della combinazione lineare sono nulli โ tesi.
DEFINIZIONE 3.2.12: Se vale una qualsiasi delle precedenti condizioni equivalenti, diciamo che
๐1, โฆ ,๐๐ sono in somma diretta (multipla) e ๐1 โโฆโ๐๐ = ๐1+. . . +๐๐.
Si ha che dim(๐1 โโฆโ๐๐) = โ dim(๐๐)๐๐=1 .
PROPOSIZIONE 3.2.11: Sia ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐๐(๐) = {๐1, โฆ , ๐๐}.
Allora gli autospazi ๐๐1 , โฆ , ๐๐๐ sono in somma diretta.
Dimostrazione:
Basta provare che se ๐ฃ1 โ ๐๐1 , โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐๐๐ e ๐ฃ1+. . . +๐ฃ๐ = 0, allora ๐ฃ๐ = 0 โ๐.
Per induzione su ๐:
Passo base): ๐ = 1: ๐ฃ1 = 0 implica ovviamente ๐ฃ1 = 0.
Passo induttivo): Dallโipotesi ๐ฃ1+. . . +๐ฃ๐ = 0 ottengo, applicando ๐:
๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ = 0 e, moltiplicando invece per ๐๐:
๐๐๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐ = 0.
Sottraendo ottengo: (๐1 โ ๐๐)๐ฃ1โ
โ๐๐1
+. . . + (๐๐โ1 โ ๐๐)๐ฃ๐โ1โ โ๐๐๐โ1
= 0.
Per ipotesi induttiva: (๐1 โ ๐๐)๐ฃ1 = 0,โฆ , (๐๐โ1 โ ๐๐)๐ฃ๐โ1 = 0.
Ma ๐๐ โ ๐๐ โ 0 โ๐, poichรฉ gli autovalori sono distinti. Dunque ๐ฃ1 =. . . = ๐ฃ๐โ1 = 0 e quindi
anche ๐ฃ๐ = 0.
Osservazione: In generale ๐๐1 โโฆโ๐๐๐ โ ๐.
PROPOSIZIONE 3.2.12: Siano ๐ด, ๐ต โ โณ(๐,โ). Allora ๐ด e ๐ต sono simili su โ โ lo sono su โ.
Dimostrazione:
Precisiamo che:
๐ด โผโ ๐ต โ โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,โ)| ๐โ1๐ด๐ = ๐ต;
๐ด โผโ ๐ต โ โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐, โ)| ๐โ1๐ด๐ = ๐ต.
โ) ovvia.
โ) Per ipotesi โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐, โ)| ๐โ1๐ด๐ = ๐ต, cioรจ ๐ด๐ = ๐๐ต.
Sia ๐ = ๐ + ๐๐, con ๐, ๐ โ โณ(๐,โ) (N.B.: non รจ detto che ๐ e ๐ siano invertibili!).
๐ด(๐ + ๐๐) = (๐ + ๐๐)๐ต โ ๐ด๐ + ๐๐ด๐ = ๐๐ต + ๐๐๐ต โ ๐ด๐ = ๐๐ต, ๐ด๐ = ๐๐ต, separando parte
reale e parte immaginaria.
Notiamo che:
โ๐ก โ โ, ๐ด(๐ + ๐ก๐) = ๐ด๐ + ๐ก๐ด๐ = ๐๐ต + ๐ก๐๐ต = (๐ + ๐ก๐)๐ต,
dunque per arrivare alla tesi mi basta trovare ๐ก โ โ| ๐ + ๐ก๐ sia invertibile, poichรฉ in quel
caso ๐ด e ๐ต sarebbero simili grazie a ๐ + ๐ก๐ โ โณ(๐,โ), cioรจ simili su โ.
det (๐ + ๐ก๐) รจ un polinomio ๐(๐ก) โ โ[๐ก], ma ๐(๐) = det(๐ + ๐๐) = det(๐) โ 0, dunque
๐(๐ก) non รจ il polinomio nullo โ โ๐ก0 โ โ| ๐(๐ก0) โ 0, cioรจ ๐ + ๐ก0๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,โ), tesi.
68
3.3 DIAGONALIZZABILITร
DEFINIZIONE 3.3.1: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) si dice diagonalizzabile se esiste una base โฌ| ๐โฌ(๐) รจ
diagonale.
Osservazione: ๐โฌ(๐) รจ diagonale โ โฌ รจ costituita da autovettori per ๐.
PROPOSIZIONE 3.3.1: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐๐(๐) = {๐1, โฆ , ๐๐}.
Allora ๐ รจ diagonalizzabile โ ๐ = ๐๐1 โโฆโ๐๐๐ .
Dimostrazione:
โ) Per ipotesi โโฌ base di autovettori.
La suddivido in โฌ = โฌ1 โช โฆโช โฌ๐, con โฌ๐ โ ๐๐๐.
๐ = ๐๐๐๐(โฌ1) โ โฆโ ๐๐๐๐(โฌ๐) โ ๐๐1 โโฆโ๐๐๐.
Ma ๐๐1 โโฆโ๐๐๐ โ ๐ โ tesi.
โ) Se โฌ๐ รจ base di ๐๐๐ โ โฌ1 โช โฆโช โฌ๐ รจ base di autovettori di ๐, dunque segue la tesi.
Osservazioni: 1) La proprietร di essere diagonalizzabile รจ un invariante di coniugio.
Dimostrazione:
๐ โผ ๐ โ ๐ = โโ1 โ ๐ โ โ.
Se {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ base di autovettori per ๐, {โโ1(๐ฃ1),โฆ , โโ1(๐ฃ๐)} รจ base di autovettori per ๐.
2) ๐ด โ โณ(๐,๐) รจ diagonalizzabile โ ๐ด โผ ๐ท diagonale (poichรฉ ๐ท ha una base di autovettori
quindi ce lโha anche ๐ด).
3) Sia ๐ฎ base di ๐. ๐ diagonalizzabile โ๐๐ฎ(๐) รจ diagonalizzabile.
4) ๐ด = (1 10 1
) โ โณ(2, โ) non รจ diagonalizzabile (infatti se lo fosse sarebbe simile a una
matrice diagonale, ma ๐ด ha come autovalore solo 1 โ la matrice simile sarebbe ๐ผ = (1 00 1
),
ma ๐ด โ ๐ผ).
5) ๐ต = (0 โ11 0
) โ โณ(2,โ) non รจ diagonalizzabile perchรฉ non ha autovalori reali.
6) ๐ โ ๐ธ๐๐(๐)| ๐2 = ๐ (si dice che ๐ รจ un proiettore) โ ๐ รจ diagonalizzabile.
Dimostrazione:
Sicuramente โ๐ฃ โ ๐, ๐ฃ = (๐ฃ โ ๐(๐ฃ)) + ๐(๐ฃ). Notiamo che:
๐(๐ฃ โ ๐(๐ฃ)) = ๐(๐ฃ) โ ๐(๐(๐ฃ)) = ๐(๐ฃ) โ ๐(๐ฃ) = 0 โ ๐ฃ โ ๐(๐ฃ) โ ๐พ๐๐(๐) = ๐0(๐);
๐(๐(๐ฃ)) = ๐(๐ฃ) โ ๐(๐ฃ) โ ๐ผ๐(๐) = ๐1(๐).
Poichรฉ sappiamo che ๐ = ๐พ๐๐(๐)โ ๐ผ๐(๐) โ ๐ = ๐0(๐)โ ๐1(๐), da cui la tesi.
7) ๐ โ ๐ธ๐๐(๐)| ๐2 = ๐๐ (si dice che ๐ รจ unโinvoluzione) โ ๐ รจ diagonalizzabile.
Dimostrazione:
Sicuramente โ๐ฃ โ ๐, ๐ฃ =๐ฃ+๐(๐ฃ)
2+
๐ฃโ๐(๐ฃ)
2. Notiamo che:
๐ (๐ฃ+๐(๐ฃ)
2) =
๐(๐ฃ)+๐ฃ
2 โ
๐ฃ+๐(๐ฃ)
2โ ๐1(๐);
๐ (๐ฃโ๐(๐ฃ)
2) =
๐(๐ฃ)โ๐ฃ
2 โ
๐ฃโ๐(๐ฃ)
2โ ๐โ1(๐).
Abbiamo mostrato che ๐1(๐) e ๐โ1(๐) generano ๐, dunque ๐1(๐) + ๐โ1(๐) โ ๐.
Poichรฉ ovviamente ๐1(๐) + ๐โ1(๐) โ ๐, allora ๐1(๐) + ๐โ1(๐) = ๐.
69
Inoltre ๐1(๐) โฉ ๐โ1(๐) = {0}, dunque ๐1(๐)โ ๐โ1(๐) = ๐, tesi.
TEOREMA DI DIAGONALIZZABILITร: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), dim(๐) = ๐, ๐๐(๐) = {๐1, โฆ , ๐๐}.
Allora ๐ รจ diagonalizzabile โ {๐๐(๐1)+. . . +๐๐(๐๐) = ๐
๐๐(๐๐) = ๐๐(๐๐) โ๐ .
Dimostrazione:
โ) โโฌ base di autovettori di ๐.
๐โฌ(๐) = (
๐1๐ผ๐1 . .
. โฑ .
. . ๐๐๐ผ๐๐
)
con ๐1+. . . +๐๐ = ๐.
Allora ๐๐(๐ก) = (๐1 โ ๐ก)๐1 โ โฆ โ (๐๐ โ ๐ก)๐๐ .
Da questo segue che ๐๐(๐๐) = ๐๐, quindi รจ provata la prima condizione.
Poichรฉ โฌ contiene ๐๐ autovettori relativi a ๐๐, si ha che dim(๐๐๐) โฅ ๐๐ = ๐๐(๐๐).
Ma ๐๐(๐๐) โค ๐๐(๐๐) โ ๐๐(๐๐) = ๐๐(๐๐).
โ) So che ๐๐1 โโฆโ๐๐๐ โ ๐ e che ๐ รจ diagonalizzabile โ vale lโuguaglianza.
Ma dim(๐๐1 โโฆโ๐๐๐) = dim(๐๐1)+. . . + dim(๐๐๐) = โ ๐๐(๐๐)๐ = โ ๐๐(๐๐)๐ = ๐ โ tesi.
Osservazione: La condizione ๐๐(๐1)+. . . +๐๐(๐๐) = ๐ equivale a dire che
๐๐(๐ก) = โ (๐๐ โ ๐ก)๐๐๐๐=1 , cioรจ che ๐๐(๐ก) รจ completamente fattorizzabile.
COROLLARIO 3.3.2: Se ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), con dim(๐) = ๐, ha ๐ autovalori distinti, allora ๐ รจ
diagonalizzabile.
Dimostrazione:
Poichรฉ ๐๐(๐๐) > 0, allora sicuramente ๐๐(๐๐) = 1 โ๐ e dunque โ ๐๐(๐๐)๐ = ๐.
Inoltre 1 โค ๐๐(๐๐) โค ๐๐(๐๐) = 1 โ ๐๐(๐๐) = 1 = ๐๐(๐๐) โ๐ โ tesi grazie al teorema di
diagonalizzabilitร .
Osservazione: Se ๐ = โ (o in generale se ๐ รจ algebricamente chiuso), la condizione
โ ๐๐(๐๐)๐ = ๐ รจ sempre verificata.
Osservazioni: 1) Se ๐ด รจ diagonalizzabile, anche ๐ด๐ lo รจ โ๐ โ โ.
Dimostrazione:
๐ด diagonalizzabile โ ๐ด โผ ๐ท diagonale โ ๐ด๐ โผ ๐ท๐ e sicuramente ๐ท๐ รจ diagonale โ๐ โ โ
(la dimostrazione formale puรฒ essere fatta in questo modo:
a) dimostrare per induzione su ๐ che, prese ๐ต, ๐ถ โ ๐(๐,๐), ๐ต๐ถ โ ๐(๐,๐);
b) sfruttare il fatto a) per dimostrare per induzione che ๐ท๐โ1 โ ๐(๐,๐) โ ๐ท๐ โ ๐(๐,๐).)
2) Se ๐ รจ autovalore per ๐ด, allora ๐๐ รจ autovalore per ๐ด๐ โ๐ โ โ.
Dimostrazione:
Se ๐ด๐ = ๐๐ โ ๐ด2๐ = ๐ด(๐ด๐) = ๐ด(๐๐) = ๐(๐ด๐) = ๐2๐.
In generale, se ๐ด๐โ1๐ = ๐๐โ1๐, procedendo come sopra si mostra che ๐ด๐๐ = ๐๐๐.
PROPOSIZIONE 3.3.3: Siano ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐)| ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐ e sia ๐๐ lโautospazio relativo a ๐ per
๐. Allora ๐(๐๐) โ ๐๐.
Dimostrazione:
70
Sia ๐ฃ โ ๐๐. Allora ๐(๐(๐ฃ)) = ๐(๐(๐ฃ)) = ๐(๐๐ฃ) = ๐๐(๐ฃ) โ ๐(๐ฃ) โ ๐๐ โ tesi.
Osservazione: Dunque se due endomorfismi commutano, gli autospazi dellโuno sono invarianti
per lโaltro.
PROPOSIZIONE 3.3.4: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐ = ๐ดโ๐ต, ๐ด, ๐ต sottospazi di ๐ ๐-invarianti.
Allora ๐ รจ diagonalizzabile โ ๐|๐ด e ๐|๐ต sono diagonalizzabili.
Dimostrazione:
โ) โโฌ๐ด base di ๐ด di autovettori per ๐;
โโฌ๐ต base di ๐ต di autovettori per ๐;
Perciรฒ โฌ = โฌ๐ด โช โฌ๐ต รจ base di ๐ di autovettori per ๐.
โ) โโฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐ di autovettori per ๐.
๐(๐ฃ๐) = ๐๐๐ฃ๐ โ๐; inoltre โ๐ โ! ๐๐ โ ๐ด, ๐๐ โ ๐ต| ๐ฃ๐ = ๐๐ + ๐๐.
๐(๐ฃ๐) = ๐๐๐ฃ๐ = ๐๐(๐๐ + ๐๐) = ๐๐๐๐โโ๐ด
+ ๐๐๐๐โโ๐ต
.
Ma ๐(๐ฃ๐) = ๐(๐๐ + ๐๐) = ๐(๐๐)โ โ๐ด
+ ๐(๐๐)โ โ๐ต
, poichรฉ ๐ด, ๐ต sono ๐-invarianti.
Ma lo spezzamento รจ unico, quindi ๐(๐๐) = ๐๐๐๐; ๐(๐๐) = ๐๐๐๐ โ๐.
Dunque ho trovato ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ด, ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ต| ๐(๐๐) = ๐๐๐๐ e ๐(๐๐) = ๐๐๐๐ โ๐.
Ma ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ด provengono, tramite la proiezione ๐๐ด: ๐ โ ๐ด, da una base di ๐, dunque gli
๐๐ sono generatori di ๐ผ๐(๐๐ด). Ma ๐๐ด รจ surgettiva, dunque gli ๐๐ generano ๐ด.
Dunque posso estrarre una base per ๐ด che รจ di autovettori perchรฉ sono โ 0 (se ci fossero
lโalgoritmo di estrazione li eliminerebbe) e verificano ๐(๐๐) = ๐๐๐๐.
Il discorso per ๐ต รจ analogo โ tesi.
PROPOSIZIONE 3.3.5: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) diagonalizzabile; ๐ sottospazio di ๐ ๐-invariante.
Allora ๐|๐ รจ diagonalizzabile.
Dimostrazione 1:
Per la proposizione precedente mi basta trovare ๐ sottospazio di ๐| ๐(๐) โ ๐ e ๐ = ๐โ๐.
๐ รจ diagonalizzabile โ โbase di autovettori {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} di ๐ per ๐.
Se {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} รจ una base di ๐, {๐ค1, โฆ , ๐ค๐, ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} generano ๐ e se applico lโalgoritmo di
estrazione a base ottengo una base {๐ค1, โฆ , ๐ค๐, ๐ฃ๐1 , โฆ , ๐ฃ๐๐โ๐} di ๐.
Sia ๐ = ๐๐๐๐ (๐ฃ๐1 , โฆ , ๐ฃ๐๐โ๐). Per costruzione ๐ = ๐โ๐ e inoltre ๐(๐) โ ๐ poichรฉ questi
sono elementi di una base di autovettori.
Dimostrazione 2:
๐ = ๐๐1 โโฆโ๐๐๐.
Proviamo che ๐ = (๐ โฉ ๐๐1)โ โฆโ (๐ โฉ ๐๐๐).
โ๐ค โ ๐, โ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐| ๐ค = ๐ฃ1+. . . +๐ฃ๐ e ๐ฃ๐ โ ๐๐๐.
Se provo che ๐ฃ๐ โ ๐ โ๐ ho la tesi, poichรฉ avrei che ๐ รจ composto solo da autovettori.
๐ค = ๐ฃ1+. . . +๐ฃ๐;
๐(๐ค) = ๐1๐ฃ1+. . . +๐๐๐ฃ๐;
๐2(๐ค) = ๐12๐ฃ1+. . . +๐๐
2๐ฃ๐; โฎ ๐๐โ1(๐ค) = ๐1
๐โ1๐ฃ1+. . . +๐๐๐โ1๐ฃ๐.
Dunque:
71
(
๐ค๐(๐ค)โฎ
๐๐โ1(๐ค)
) = (
1๐1โฎ
๐1๐โ1
1๐2โฎ
๐2๐โ1
โฏโฏโฎโฏ
1๐๐โฎ
๐๐๐โ1
)
โ =๐
(
๐ฃ1๐ฃ2โฎ๐ฃ๐
)
๐ รจ invertibile perchรฉ รจ una matrice di Vandermonde con ๐๐ โ ๐๐ โ๐, ๐, poichรฉ i corrispondenti
autospazi sono in somma diretta, perciรฒ:
(
๐ฃ1๐ฃ2โฎ๐ฃ๐
) = ๐โ1(
๐ค๐(๐ค)โฎ
๐๐โ1(๐ค)
)
Quindi i ๐ฃ๐ si ottengono come combinazione lineare degli ๐๐(๐ค) โ
โ ๐ฃ๐ โ ๐๐๐๐(๐ค, ๐(๐ค),โฆ , ๐๐โ1(๐ค)) โ๐.
Ma i ๐๐(๐ค) sono tutti contenuti in ๐, poichรฉ ๐ รจ un sottospazio ๐-invariante, dunque
๐ฃ๐ โ ๐ โ๐, da cui la tesi.
DEFINIZIONE 3.3.2: ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) si dicono simultaneamente diagonalizzabili se ammettono
una base comune di autovettori.
TEOREMA DI DIAGONALIZZAZIONE SIMULTANEA: Siano ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐)| ๐ โ ๐ = ๐ โ ๐.
Allora:
1) Se ๐ รจ diagonalizzabile con ๐ = dim(๐) autovalori distinti, allora ๐ รจ diagonalizzabile e ๐ e
๐ sono simultaneamente diagonalizzabili
2) Se ๐ e ๐ sono diagonalizzabili lo sono simultaneamente.
Dimostrazione:
1) โโฌ base di ๐, โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐}| ciascun ๐๐๐๐(๐ฃ๐) coincide con un autospazio (in quanto tutti
gli autospazi di ๐ hanno dimensione 1 per ipotesi).
Dunque sappiamo che ๐(๐๐๐๐(๐ฃ๐)) โ ๐๐๐๐(๐ฃ๐), cioรจ ๐(๐ฃ๐) = ๐๐๐ฃ๐ per qualche ๐๐ โ ๐ โ๐
(infatti in generale so che ๐(๐๐๐๐(๐ฃ๐)) โ ๐๐๐, ma ๐๐๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ๐))
Dunque segue la tesi.
2) ๐ diagonalizzabile โ ๐ = ๐๐1 โโฆโ๐๐๐ .
๐ โ ๐ = ๐ โ ๐ โ ๐(๐๐๐) โ ๐๐๐ โ๐.
Sappiamo che ๐ diagonalizzabile e ๐(๐๐๐) โ ๐๐๐ implica che ๐|๐๐๐ รจ diagonalizzabile.
Se โฌ๐๐ รจ una base di autovettori per ๐|๐๐๐, allora โฌ = โฌ๐1 โช โฆโช ๐ต๐๐ รจ una base di ๐ (poichรฉ
๐ = ๐๐1 โโฆโ๐๐๐) di autovettori per ๐ e ๐ (questo per costruzione, perchรฉ prendendo un
๐ฅ โ โฌ๐๐ ho sicuramente un autovettore per ๐, ma questi sono autovettori per i ๐|๐๐๐, dunque
sono autovettori anche per ๐).
Dunque segue la tesi.
72
3.4 TRIANGOLABILITร
DEFINIZIONE 3.4.1: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) si dice triangolabile se โ๐ต base di ๐| ๐โฌ(๐) รจ triangolare.
Osservazioni: 1) ๐ด โ โณ(๐,๐) รจ triangolabile โ ๐ด โผ ๐ triangolare.
2) ๐ diagonalizzabile โ ๐ triangolabile.
Il viceversa รจ falso, infatti:
๐ด = (1 10 1
) รจ triangolabile ma non รจ diagonalizzabile.
3) ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐ฎ base qualsiasi di ๐.
Allora ๐ รจ triangolabile โ ๐ด = ๐๐ฎ(๐) รจ triangolabile.
DEFINIZIONE 3.4.2: dim(๐) = ๐. Si chiama bandiera per ๐ ogni famiglia {๐๐}๐โ๐ฝ๐ di sottospazi
vettoriali di ๐ tali che:
1) ๐1 โ ๐2 โ. . . โ ๐๐ 2) โ๐ dim(๐๐) = ๐.
Osservazioni: 1) Ogni base {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} di ๐ induce una bandiera per ๐: ๐๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐).
2) โbandiera per ๐, โโฌ base che la induce (basta scegliere come ๐-esimo vettore di base un
vettore โ ๐๐ e โ ๐๐โ1).
DEFINIZIONE 3.4.3: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), โฌ base di ๐. โฌ si dice base a bandiera per ๐ se i sottospazi
della bandiera indotta da โฌ sono ๐-invarianti, cioรจ โ๐ ๐(๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐)) โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐).
PROPOSIZIONE 3.4.1: ๐ triangolabile โ โbase a bandiera per ๐.
Dimostrazione:
โ) ๐ triangolabile โ ๐ด = ๐โฌ(๐) triangolabile โ ๐ด โผ ๐ triangolare โ se ๐ฎ รจ la base tale che
๐๐ฎ(๐) = ๐, allora ๐ฎ รจ evidentemente a bandiera.
โ) Se ๐(๐ฃ๐) โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐) โ๐, allora โ๐ le coordinate di ๐(๐ฃ๐) dalla (๐ + 1)-esima alla
๐-esima sono nulle, da cui la tesi.
Osservazione: Non tutti gli endomorfismi sono triangolabili (poichรฉ il primo vettore di una base
a bandiera deve essere autovettore per ๐). Ad esempio:
๐ด = (0 โ11 0
), non avendo autovalori reali, non รจ triangolabile.
TEOREMA DI TRIANGOLABILITร: ๐ รจ triangolabile โ ๐๐(๐ก) รจ completamente fattorizzabile
(cioรจ se โ ๐๐(๐ฅ)๐ฅ = dim(๐)).
Dimostrazione:
โ) Per ipotesi โโฌ base di ๐ tale che:
๐ด = ๐โฌ(๐) = (๐1 . โ. โฑ .0 . ๐๐
)
Allora ๐๐(๐ก) = ๐๐ด(๐ก) = (๐1 โ ๐ก) โ โฆ โ (๐๐ โ ๐ก) = โ (๐๐ โ ๐ก)๐๐๐๐=1 , tesi.
73
โ) Per induzione su ๐ = dim(๐):
Passo base): ๐ = 1: ovvio, poichรฉ ogni matrice 1 ร 1 รจ triangolare.
Passo induttivo): Per ipotesi โ๐1 autovalore per ๐ (poichรฉ ๐๐(๐ก) รจ completamente
fattorizzabile e dunque ha almeno una radice). Sia ๐ฃ1 autovettore relativo a ๐1.
Completo ๐ฃ1 a base ๐ฎ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} di ๐.
Sia ๐1 = ๐๐๐๐(๐ฃ1) e ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ2, โฆ , ๐ฃ๐). Allora ๐ = ๐1โ๐.
๐๐ฎ(๐) =
(
๐1 | โฆ
0 | โฎ . | ๐ถ 0 | )
Siano ๐๐1: ๐ โ ๐1, ๐๐: ๐ โ ๐ le proiezioni indotte dalla somma diretta.
Osservo che ๐ฏ = {๐ฃ2, โฆ , ๐ฃ๐} รจ base di ๐ e ๐๐ฏ(๐๐ โ ๐|๐) = ๐ถ.
Ora:
๐๐(๐ก) = (๐1 โ ๐ก) โ ๐๐ถ(๐ก).
Ma ๐๐(๐ก) รจ completamente fattorizzabile, quindi anche ๐๐ถ(๐ก) lo รจ. Inoltre ๐๐ โ ๐|๐ โ
๐ธ๐๐(๐), quindi per ipotesi induttiva โ{๐ค2, โฆ , ๐ค๐} base di ๐ a bandiera per ๐๐ โ ๐|๐.
ร ovvio che {๐ฃ1, ๐ค2, โฆ , ๐ค๐} รจ base di ๐, ma รจ anche a bandiera, infatti:
๐(๐ฃ1) = ๐1 โ ๐ฃ1, poichรฉ ๐ฃ1 รจ autovettore;
๐(๐ค๐) = ((๐๐1 + ๐๐)โ =๐๐
โ ๐) (๐ค๐) = (๐๐1 โ ๐)(๐ค๐)โ โ๐1
+ (๐๐ โ ๐)(๐ค๐)โ โ๐๐๐๐(๐ค2,โฆ,๐ค๐)
,
e (๐๐ โ ๐)(๐ค๐) โ ๐๐๐๐(๐ค2, โฆ , ๐ค๐) poichรฉ per ipotesi induttiva {๐ค2, โฆ , ๐ค๐} รจ una base di ๐ a
bandiera per ๐๐ โ ๐|๐.
Dunque ๐(๐ค๐) โ ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ค2, โฆ , ๐ค๐), da cui la tesi.
COROLLARIO 3.4.2: Se ๐ รจ algebricamente chiuso (cioรจ ogni polinomio in ๐ รจ completamente
fattorizzabile), allora tutti gli endomorfismi di ๐ sono triangolabili.
COROLLARIO 3.4.3: La proprietร di essere triangolabile รจ una proprietร invariante per
coniugio/similitudine (poichรฉ dipende solo dal polinomio caratteristico).
Osservazione: Le matrici (1 10 1
) e (1 20 1
) sono simili poichรฉ entrambe rappresentano
lโendomorfismo ๐| ๐(๐1) = ๐ฃ1 e ๐(๐2) = ๐ฃ1 + ๐ฃ2, la prima nella base โฌ1 = {(10) , (
01)}, la
seconda nella base โฌ2 = {(10) , (
11)}. Dโaltra parte, entrambe le matrici sono triangolabili (in
quanto triangolari), ma la forma triangolabile รจ sostanzialmente diversa. Dunque, poichรฉ nella
stessa classe di similitudine possono coesistere elementi molto diversi, si dice che le matrici
triangolari non sono โforme canonicheโ.
DEFINIZIONE 3.4.4: ๐ด โ โณ(๐,๐) si dice nilpotente se โ๐ โ โ| ๐ด๐ = 0.
PROPOSIZIONE 3.4.4: ๐ด โ โณ(๐,๐). ๐ด รจ nilpotente โ 0 รจ autovalore con molteplicitร ๐ (โ
โ ๐๐ด(๐ก) = ๐ก๐).
Dimostrazione:
74
โ) Per ipotesi โ๐ โ โ| ๐ด๐ = 0. Sia ๐ โ ๐ un autovalore per ๐ด (๐ รจ la chiusura algebrica di ๐,
cioรจ un campo dove tutti i polinomi di ๐[๐ก] sono completamente fattorizzabili).
Allora ๐๐ รจ autovalore per ๐ด๐ = 0, ma lโunico autovalore per 0 รจ 0 โ ๐๐ = 0 โ ๐ = 0.
โ) Per ipotesi ๐ด รจ triangolabile, cioรจ ๐ด โผ ๐ triangolare strettamente (poichรฉ matrici simili
hanno gli stessi autovalori, quindi ๐ ha solo 0 come autovalore e dunque ha la diagonale
nulla).
Dimostriamo ora per induzione su ๐ che se ๐ โ โณ(๐,๐) triangolare strettamente โ ๐๐ = 0:
Passo base): ๐ = 2: (0 ๐0 0
)2
= (0 00 0
)
Passo induttivo): Sia ๐โฒ โ โณ(๐,๐) triangolare strettamente:
๐โฒ =
(
| ๐ | ๐ |
0 โฆ 0 | 0 )
โ ๐โฒ๐+1
=
(
|
๐๐+1 | ๐๐๐ |
0 โฆ 0 | 0 )
Ma per ipotesi induttiva (poichรฉ ๐ รจ triangolare strettamente), ๐๐ = 0, quindi ๐โฒ๐+1
= 0.
Quindi, poichรฉ ๐ด๐ โผ ๐๐ = 0 โ ๐ด๐ = 0, tesi.
Osservazione: Lโesempio giร visto:
๐ด = (
0000
1000
0100
0000
); ๐ต = (
0000
1000
0000
0010
)
prova che gli invarianti di similitudine trovati finora non sono un sistema completo di invarianti
neppure nella classe degli endomorfismi triangolabili.
DEFINIZIONE 3.4.5: ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) si dicono simultaneamente triangolabili se โbase โฌ di ๐ a
bandiera sia per ๐ sia per ๐.
TEOREMA DI TRIANGOLAZIONE SIMULTANEA: Siano ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) triangolabili tali che
๐ โ ๐ = ๐ โ ๐. Allora:
1) Se ๐ โ ๐ รจ un sottospazio ๐-invariante, allora ๐|๐ รจ triangolabile;
2) ๐ e ๐ ammettono un autovettore comune;
3) ๐ e ๐ sono simultaneamente triangolabili.
Dimostrazione:
1) Sia โฌ๐ una base di ๐; estendiamola a base โฌ di ๐. Sia inoltre ๐ด๐ = ๐โฌ๐(๐|๐).
Allora:
๐ด = ๐โฌ(๐) = (๐ด๐ | โ
0 | ๐ถ)
Dunque ๐๐(๐ก) = ๐๐ด(๐ก) = det(๐ด โ ๐ก๐ผ) = det(๐ด๐ โ ๐ก๐ผ) โ det(๐ถ โ ๐ก๐ผ) = ๐๐ด๐(๐ก) โ ๐(๐ก) =
= ๐๐|๐(๐ก) โ ๐(๐ก).
Poichรฉ ๐๐(๐ก) si fattorizza completamente, anche ๐๐|๐(๐ก) si fattorizza completamente โ ๐|๐
รจ triangolabile.
2) ๐ triangolabile โ โautospazio ๐๐ per ๐ di dimensione > 0.
๐(๐๐) โ ๐๐ โ per 1) ๐|๐๐ รจ triangolabile โ โ๐ฃ โ ๐๐ autovettore per ๐|๐๐, dunque per ๐.
๐ฃ รจ lโautovettore sia di ๐ che di ๐ cercato.
75
3) Per induzione su ๐ = dim(๐):
Passo base): ๐ = 1: ovvio.
Passo induttivo): Per 2) sappiamo che โ๐ฃ autovettore sia per ๐ che per ๐. Sia ๐1 = ๐๐๐๐(๐ฃ).
Estendiamo ๐ฃ a base โฌ = {๐ฃ, ๐ฃ2, โฆ , ๐ฃ๐} di ๐. Sia ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ2, โฆ , ๐ฃ๐). Evidentemente
๐ = ๐1โ๐. Allora:
๐ด1 = ๐โฌ(๐) =
(
๐ | โฆ
0 | โฎ . | ๐ถ1 0 | )
; ๐ด2 = ๐โฌ(๐) =
(
๐ | โฆ
0 | โฎ . | ๐ถ2 0 | )
.
Siano ๐๐1: ๐ โ ๐1 e ๐๐: ๐ โ ๐ le proiezioni indotte dalla somma diretta ๐ = ๐1 โ๐.
Allora ๐๐ โ ๐, ๐๐ โ ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), inoltre: (๐๐ โ ๐) โ (๐๐ โ ๐) = ๐๐ โ ๐ โ ๐ = ๐๐ โ ๐ โ ๐ = (๐๐ โ ๐) โ (๐๐ โ ๐)
dove il passaggio contrassegnato con = segue dal fatto che ๐๐ โ ๐ โ ๐๐ = ๐๐ค โ ๐, infatti, se
๐ฃ โ ๐ โ ๐ฃ = ๐ฃ1 + ๐ค, con ๐ฃ1 โ ๐1 e ๐ค โ ๐, dunque:
(๐๐ค โ ๐ โ ๐๐)(๐ฃ) = (๐๐ โ ๐)(๐ค) = ๐๐(๐(๐ค));
(๐๐ค โ ๐)(๐ฃ) = (๐๐ค โ ๐)(๐ฃ1 + ๐ค) = ๐๐(๐๐ฃ1 + ๐(๐ค)) = ๐๐(๐(๐ค)).
Quindi si puรฒ applicare lโipotesi induttiva a ๐๐ โ ๐ e ๐๐ โ ๐, che dunque ammettono una
base {๐ค2, โฆ , ๐ค๐} di ๐ a bandiera sia per ๐๐ โ ๐ che per ๐๐ โ ๐.
Sicuramente {๐ฃ, ๐ค2, โฆ , ๐ค๐} รจ base di ๐ e la verifica che รจ evidentemente a bandiera per ๐ e
per ๐ รจ analoga a quella nel teorema di triangolabilitร .
3.5 FORMA CANONICA DI JORDAN
DEFINIZIONE 3.5.1: โ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), โ๐(๐ก) = ๐0+. . . +๐๐ ๐ก๐ โ ๐[๐ก], poniamo
๐(๐) = ๐0๐0+. . . +๐๐ ๐
๐ โ ๐ธ๐๐(๐), dove ๐0 = ๐๐ e โ๐ โ โ, ๐๐ = ๐ โ โฆ โ ๐โ ๐ ๐ฃ๐๐๐ก๐
.
DEFINIZIONE 3.5.2: ๐ โ ๐[๐ก] si definisce ideale di polinomi in ๐[๐ก] se:
โ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐, ๐ + ๐ โ ๐;
โ๐(๐ก) โ ๐, โ๐(๐ก) โ ๐[๐ก], ๐๐ โ ๐.
DEFINIZIONE 3.5.3: โ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), definiamo ideale di ๐, ๐ผ(๐) = {๐(๐ก) โ ๐[๐ก]| ๐(๐) = 0} .
Osservazioni: 1) Se ๐ = โโ1 โ ๐ โ โ, con โ โ ๐บ๐ฟ(๐), allora โ๐(๐ก) โ ๐[๐ก], ๐(๐) = โโ1 โ ๐(๐) โ โ,
poichรฉ ๐(๐) = ๐0(โโ1 โ ๐๐ โ โ) + ๐1(โ
โ1 โ ๐ โ โ) + โฏ+ ๐๐ (โโ1 โ ๐ โ โ โ โฆ โ โโ1 โ ๐ โ โ)โ
๐ ๐ฃ๐๐๐ก๐
=
= ๐0๐๐ + ๐1(โโ1 โ ๐ โ โ)+. . . +๐๐ (โ
โ1 โ ๐๐ โ โ) = โโ1 โ ๐(๐) โ โ.
Dunque ๐ โผ ๐ โ ๐(๐) โผ ๐(๐) โ๐(๐ก) โ ๐[๐ก].
2) โ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐[๐ก] si ha che:
(๐ + ๐)(๐) = ๐(๐) + ๐(๐);
(๐๐)(๐) = ๐(๐) โ ๐(๐) = ๐(๐) โ ๐(๐) (le semplici verifiche sono lasciate al lettore).
76
Dunque โ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) lโapplicazione:
๐น:(๐[๐ก], +,โ) โ (๐ธ๐๐(๐),+,โ)
๐(๐ก) โ ๐(๐)
รจ un omomorfismo di anelli.
3) Se โฌ รจ base di ๐ e ๐ด = ๐โฌ(๐), allora ๐(๐ด) = ๐โฌ(๐(๐)).
PROPOSIZIONE 3.5.1: ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Allora:
1) Se ๐ โผ ๐ allora ๐ผ(๐) = ๐ผ(๐);
2) ๐ผ(๐) รจ un ideale di ๐[๐ก];
3) Se ๐ด = ๐โฌ(๐), allora ๐ผ(๐) = ๐ผ(๐ด).
Dimostrazione:
1) Le due inclusioni sono ovvie grazie al fatto che ๐ = โโ1 โ ๐ โ โ โ ๐(๐) = โโ1 โ ๐(๐) โ โ.
2) Le due verifiche sono immediate.
3) ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐) โ ๐(๐) = 0 โ ๐โฌ(๐(๐)) = 0 โ ๐(๐ด) = 0 โ ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐ด).
Osservazione: Quindi ๐ผ(๐) รจ un invariante di coniugio.
Osservazione: ๐ผ(๐) contiene polinomi di grado โฅ 1. Infatti, se ๐ = 0, ๐ก๐ โ ๐ผ(๐) โ๐ โ โ.
Se ๐ โ 0 e dim(๐) = ๐, allora {๐0, โฆ , ๐๐2} sono linearmente dipendenti in ๐ธ๐๐(๐), poichรฉ sono
๐2 + 1 elementi in uno spazio di dimensione ๐2.
Dunque โ๐0, โฆ , ๐๐2 โ ๐ non tutti nulli tali che:
๐0๐0+. . . +๐๐2๐
๐2 = 0.
Allora ๐(๐ก) = ๐0 + ๐1๐ก+. . . +๐๐2๐ก๐2 โ ๐[๐ก] ha grado โฅ 1 e ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐).
TEOREMA DI HAMILTON-CAYLEY: โ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐๐ โ ๐ผ(๐).
Dimostrazione:
Sia โฌ una base di ๐ e ๐ด = ๐โฌ(๐).
๐๐ = ๐๐ด โ ๐โฌ (๐๐(๐)) = ๐๐(๐ด) = ๐๐ด(๐ด), dunque per provare che ๐๐(๐) = 0 mi basta provare
che ๐๐ด(๐ด) = 0.
Procediamo per induzione su ๐ = dim(๐):
Passo base): ๐ = 1: ovvio, poichรฉ se ๐ด = (๐), allora ๐๐ด(๐ก) = ๐ โ ๐ก, quindi ๐๐ด(๐ด) = ๐๐ผ โ ๐ด = 0.
Passo induttivo): 1ยฐ CASO: ๐ด รจ triangolabile.
Allora โ๐ฃ1 โ ๐๐ autovettore per ๐ด.
Lo completo a base di ๐๐, ๐ฎ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐}.
Allora:
๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐๐ฎ(๐ด) =
(
๐ | โฆ
0 | โฎ . | ๐ด1 0 | )
Poichรฉ ๐ด โผ ๏ฟฝ๏ฟฝ, allora ๐๐ด(๐ด) โผ ๐๐ด(๏ฟฝ๏ฟฝ), quindi la tesi รจ provare che ๐๐ด(๏ฟฝ๏ฟฝ) = 0, cioรจ non รจ
restrittivo supporre ๐ด = ๏ฟฝ๏ฟฝ.
Osserviamo che โ๐ โ โ:
77
๐ด๐ =
(
๐ | โฆ
0 | โฎ . | ๐ด1 0 | )
๐
=
(
๐๐| โฆ
0 |
โฎ . | ๐ด1๐
0 | )
quindi โ๐(๐ก) si ha che:
๐(๐ด) =
(
๐(๐)| โฆ
0 |
โฎ . | ๐(๐ด1) 0 | )
.
Ora, ๐๐ด(๐ก) = (๐ โ ๐ก)๐๐ด1(๐ก).
Ma poichรฉ ๐๐ด(๐ด) รจ completamente fattorizzabile, allora anche ๐๐ด1(๐ก) รจ completamente
fattorizzabile โ ๐ด1 รจ triangolabile.
Per ipotesi induttiva ๐๐ด1(๐ด1) = 0, dunque:
๐๐ด1(๐ด) =
(
๐๐ด1(๐)| โฆ
0 |
โฎ . | ๐๐ด1(๐ด1)
0 | )
=
(
๐๐ด1(๐)| โฆ
0 |
โฎ | 0 0 | )
Allora โ๐ฃ โ ๐๐:
๐๐ด(๐ด)(๐ฃ) = (๐๐ผ โ ๐ด) ๐๐ด1(๐ด)(๐ฃ)โ โ๐๐๐๐(๐ฃ1)
= 0, poichรฉ ๐ฃ1 โ ๐พ๐๐(๐๐ผ โ ๐ด) in quanto ๐ฃ1 รจ autovettore
relativo allโautovalore ๐.
CASO GENERALE: Utilizziamo il fatto che esiste un campo ๐ฝ estensione di ๐| ๐๐ด(๐ก) รจ
completamente fattorizzabile in ๐ฝ[๐ก] (ad esempio se ๐ = โ, ๐ฝ = โ).
Si procede come nel caso precedente lavorando in ๐ฝ e si trova che ๐๐ด(๐ด) = 0 in โณ(๐, ๐ฝ),
dunque tale relazione vale anche in โณ(๐,๐), da cui la tesi.
PROPOSIZIONE 3.5.2: Sia ๐ผ un ideale โ {0} di ๐[๐ก]. Allora esiste un unico polinomio monico
๐(๐ก) โ ๐ผ che genera ๐ผ, ossia ๐ผ = {๐(๐ก)๐(๐ก)|๐(๐ก) โ ๐[๐ก]} (se ๐ genera ๐ผ, scriviamo ๐ผ = (๐)).
Dimostrazione:
Esistenza): Sia ๐(๐ก) โ ๐ผ monico, di grado โฅ 0 e minimo (cioรจ il polinomio con grado piรน basso in
๐ผ).
Sia ๐(๐ก) โ ๐ผ. Per il teorema di divisone in ๐[๐ก], โ! ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐[๐ก] tali che:
{๐(๐ก) = ๐(๐ก)๐(๐ก) + ๐(๐ก)
deg(๐(๐ก)) โค deg(๐(๐ก))
Allora ๐(๐ก) = ๐(๐ก) โ ๐(๐ก)๐(๐ก).
Ma ๐(๐ก) โ ๐ผ, ๐(๐ก) โ ๐ผ โ ๐(๐ก)๐(๐ก) โ ๐ผ โ ๐(๐ก) โ ๐ผ.
Poichรฉ deg(๐(๐ก)) โค deg(๐(๐ก)), avrei trovato un polinomio di grado piรน piccolo di ๐
in ๐ผ, assurdo โ ๐(๐ก) = 0.
Unicitร ): Se ๐1, ๐2 โ ๐ผ sono due polinomi monici di grado minimo e โฅ 0, allora:
๐ผ = (๐1) = (๐2), quindi ๐1|๐2 e ๐2|๐1, poichรฉ sono entrambi generatori.
Allora ๐1 = ๐ โ ๐2, quindi ๐1 = ๐2, in quanto sono monici.
78
PROPOSIZIONE 3.5.3: Siano ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐[๐ก] non nulli.
Sia ๐ผ(๐(๐ก), ๐(๐ก)) = {๐(๐ก)๐(๐ก) + ๐(๐ก)๐(๐ก)| ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐[๐ก]}. Allora:
1) ๐ผ(๐(๐ก), ๐(๐ก)) รจ un ideale di ๐[๐ก] che contiene polinomi non nulli;
2) Se ๐(๐ก) รจ il generatore monico di ๐ผ(๐(๐ก), ๐(๐ก)), allora ๐(๐ก) รจ il M.C.D. di ๐(๐ก) e ๐(๐ก).
Dimostrazione:
1) Le semplici verifiche sono lasciate al lettore.
Sicuramente ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐(๐ก), ๐(๐ก)), dunque lโideale contiene polinomi non nulli.
2) Sicuramente ๐(๐ก) divide ๐(๐ก) e ๐(๐ก), poichรฉ questi ultimi appartengono allโideale e ๐(๐ก) รจ il
generatore dellโideale.
Sia ๐1(๐ก) tale che divide sia ๐(๐ก) che ๐(๐ก). Allora qualsiasi ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐(๐ก), ๐(๐ก)) รจ diviso da
๐1(๐ก), in quanto ๐(๐ก) = ๐0(๐ก)๐(๐ก) + ๐0(๐ก)๐(๐ก) = ๐(๐ก)(๐0(๐ก)๐โฒ(๐ก) + ๐0(๐ก)๐
โฒ(๐ก)).
Ma ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐(๐ก), ๐(๐ก)), dunque ๐1(๐ก)|๐(๐ก), tesi.
IDENTITร DI BEZOUT: Se ๐(๐ก) = ๐. ๐ถ. ๐ท. (๐(๐ก), ๐(๐ก)), allora โ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐[๐ก] tali che
๐(๐ก) = ๐(๐ก)๐(๐ก) + ๐(๐ก)๐(๐ก).
Dimostrazione:
ร un corollario immediato della precedente proposizione.
DEFINIZIONE 3.5.4: Sia ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Si definisce polinomio minimo di ๐ il generatore ๐๐(๐ก)
monico dellโideale ๐ผ(๐).
Osservazione: dal teorema di Hamilton-Cayley segue che ๐๐|๐๐ โ๐ โ ๐ธ๐๐(๐).
Osservazione: Non conosciamo un metodo pratico e/o algoritmico per calcolare il polinomio
minimo di un endomorfismo. Quindi รจ utile calcolare prima il polinomio caratteristico e poi
risalire (a tentativi) al polinomio minimo.
Esempi:
1) ๐ด = (0 1 00 0 10 0 0
); ๐๐ด(๐ก) = ๐ก3, inoltre ๐ด2 = (0 0 10 0 00 0 0
) โ 0, dunque sicuramente ๐๐ด(๐ก) = ๐ก3
2) ๐ต = (0 1 00 0 00 0 0
); ๐๐ด(๐ก) = ๐ก3 e ๐ต2 = 0, dunque ๐๐ด(๐ก) = ๐ก2.
Osservazione: Se ๐ รจ sottospazio vettoriale di ๐ e ๐(๐) โ ๐, allora ๐๐|๐|๐๐. Infatti ๐|๐ รจ un
endomorfismo e poichรฉ ๐๐ si annulla su ๐, a maggior ragione si annulla su ๐; inoltre
evidentemente ๐๐|๐ รจ polinomio minimo di ๐|๐, dunque ๐๐|๐|๐๐.
PROPOSIZIONE 3.5.4: Sia ๐ autovalore per ๐. Allora โ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐), ๐(๐) = 0.
Dimostrazione:
Sia ๐ฃ โ 0, ๐ฃ โ ๐| ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ. Per ipotesi ๐(๐) = 0 e dunque ๐(๐)(๐ฃ) = 0.
Se ๐(๐ก) = ๐0 + ๐1๐ก+. . . +๐๐ ๐ก๐ ,
0 = ๐(๐)(๐ฃ) = (๐0๐๐+. . . +๐๐ ๐๐ )(๐ฃ) = ๐0๐ฃ + ๐1๐๐ฃ+. . . +๐๐ ๐
๐ ๐ฃ = ๐(๐) โ ๐ฃ.
Ma poichรฉ ๐ฃ โ 0 โ ๐(๐) = 0.
79
Osservazione: Abbiamo appena dimostrato che ogni polinomio dellโideale di ๐ (dunque in
particolare il polinomio minimo) si annulla su ogni autovalore. Dunque segue:
COROLLARIO 3.5.5: Se ๐ รจ triangolabile, allora, se ๐1, โฆ , ๐๐ sono gli autovalori di ๐:
๐๐(๐ก) =โ(๐ก โ ๐๐)โ๐
๐
๐=1
; ๐๐(๐ก) =โ(๐ก โ ๐๐)๐ ๐
๐
๐=1
con 1 โค ๐ ๐ โค โ๐ โ๐.
PROPOSIZIONE 3.5.6: Sia ๐ = (๐ด | 0
0 | ๐ต), con ๐ด, ๐ต โ โณ(๐,๐). Allora ๐๐ = ๐. ๐.๐(๐๐ด, ๐๐ต).
Dimostrazione:
Notiamo innanzitutto che โ๐(๐ก) โ ๐[๐ก], ๐(๐) = ( ๐(๐ด) | 0
0 | ๐(๐ต)).
Dunque, poichรฉ ๐๐(๐) = 0, allora ( ๐๐(๐ด) | 0
0 | ๐๐(๐ต)) = 0, dunque ๐๐(๐ด) = ๐๐(๐ต) = 0, cioรจ
๐๐ โ ๐ผ(๐ด) e ๐๐ โ ๐ผ(๐ต), ossia ๐๐ด|๐๐ e ๐๐ต|๐๐.
Sia ora ๐ tale che ๐๐ด|๐ e ๐๐ต|๐; allora sicuramente ๐(๐ด) = ๐(๐ต) = 0, quindi ๐(๐) = 0, ossia
๐ โ ๐ผ(๐) โ ๐๐|๐, tesi.
Osservazione: Il polinomio minimo, in quanto generatore di ๐ผ(๐), รจ un invariante di
coniugio/similitudine.
Inoltre ๐๐ distingue le giร studiate matrici non simili:
๐ด =
(
0 1 0 | 00 0 1 | 00 0 0 | 0
0 0 0 | 0)
; ๐ต =
(
0 1 | 0 00 0 | 0 0
0 0 | 0 10 0 | 0 0)
Infatti ๐๐ด(๐ก) = ๐. ๐.๐(๐ก3, ๐ก) = ๐ก3 e ๐๐ต(๐ก) = ๐. ๐.๐(๐ก2, ๐ก2) = ๐ก2.
Nonostante questo, gli invarianti trovati finora:
il polinomio caratteristico;
la dimensione degli autospazi;
il polinomio minimo;
non sono un sistema completo di invarianti per coniugio/similitudine, infatti:
๐ถ =
(
0 1 00 0 10 0 0
0 0
00 1 00 0 10 0 0
0
0 0 0 )
; ๐ท =
(
0 1 00 0 10 0 0
0 0
00 10 0
0
0 00 10 0 )
๐๐ถ(๐ก) = ๐๐ท(๐ก) = ๐ก7; ๐๐ถ(๐ก) = ๐. ๐.๐(๐ก3, ๐ก3, ๐ก) = ๐ก3; ๐๐ท(๐ก) = ๐. ๐.๐(๐ก3, ๐ก2, ๐ก2) = ๐ก3;
Inoltre ๐0(๐ถ) = 7 โ ๐๐(๐ถ) = 3; ๐0(๐ท) = 7 โ ๐๐(๐ท) = 3, ma ๐ถ โ ๐ท, in quanto ๐๐(๐ถ2) = 2 e
๐๐(๐ท2) = 1.
80
LEMMA 3.5.7: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐(๐ก) โ ๐[๐ก], allora ๐ = ๐พ๐๐(๐(๐)) รจ ๐-inviariante.
Dimostrazione:
Dobbiamo provare che ๐(๐) โ ๐, ossia che โ๐ฅ โ ๐, ๐(๐)(๐(๐ฅ)) = 0.
Poichรฉ ๐(๐ก) โ ๐ก = ๐ก โ ๐(๐ก), si ha che ๐(๐) โ ๐ = ๐ โ ๐(๐) e dunque:
๐(๐)(๐(๐ฅ)) = (๐(๐) โ ๐)(๐ฅ) = (๐ โ ๐(๐))(๐ฅ) = ๐(๐(๐)(๐ฅ)) = ๐(0) = 0,
dove il passaggio contrassegnato da = segue dal fatto che ๐ฅ โ ๐พ๐๐(๐(๐)).
TEOREMA DI DECOMPOSIZIONE PRIMARIA: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐).
Sia ๐(๐ก) = ๐1(๐ก)๐2(๐ก), con ๐1(๐ก), ๐2(๐ก) โ ๐[๐ก] e ๐.๐ถ. ๐ท(๐1, ๐2) = 1. Allora:
1) ๐ = ๐พ๐๐(๐1(๐))โ ๐พ๐๐(๐2(๐));
2) Gli addendi ๐พ๐๐(๐1(๐)) e ๐พ๐๐(๐2(๐)) sono ๐-invarianti;
3) Se ๐ โผ ๐, allora {dim (๐พ๐๐(๐1(๐))) = dim (๐พ๐๐(๐1(๐)))
dim (๐พ๐๐(๐2(๐))) = dim (๐พ๐๐(๐2(๐))).
Dimostrazione:
1) Per Bezout โ๐(๐ก), ๐(๐ก) โ ๐[๐ก] tali che 1 = ๐(๐ก)๐1(๐ก) + ๐(๐ก)๐2(๐ก).
Valutando in ๐ ho:
๐๐ = ๐(๐) โ ๐1(๐) + ๐(๐) โ ๐2(๐) โ โ๐ฃ โ ๐, ๐ฃ = (๐(๐) โ ๐1(๐))(๐ฃ) + (๐(๐) โ ๐2(๐))(๐ฃ).
Notiamo che (๐(๐) โ ๐1(๐))(๐ฃ) โ ๐พ๐๐(๐2(๐)), infatti:
๐2(๐)(๐(๐) โ ๐1(๐))(๐ฃ) = (๐(๐) โ ๐1(๐) โ ๐2(๐))(๐ฃ) = (๐(๐) โ (๐1๐2)(๐))(๐ฃ) =
= (๐(๐) โ ๐(๐))(๐ฃ) = 0,
in quanto ๐(๐) = 0.
Analogamente si prova che (๐(๐) โ ๐2(๐))(๐ฃ) โ ๐พ๐๐(๐1(๐)).
Dunque abbiamo dimostrato che ๐ = ๐พ๐๐(๐1(๐)) + ๐พ๐๐(๐2(๐)).
Sia ora ๐ง โ ๐พ๐๐(๐1(๐)) โฉ ๐พ๐๐(๐2(๐)); allora:
๐ง = (๐(๐) โ ๐1(๐))(๐ง)โ =0 ๐๐๐๐โรจ ๐งโ๐พ๐๐(๐1(๐))
+ (๐(๐) โ ๐2(๐))(๐ง)โ =0 ๐๐๐๐โรจ ๐งโ๐พ๐๐(๐2(๐))
= 0,
da cui la tesi.
2) Giร provato.
3) Se ๐ = ๐โ1 โ ๐ โ ๐, con ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐), sappiamo che ๐1(๐) = ๐โ1 โ ๐1(๐) โ ๐, cioรจ
๐1(๐) โผ ๐1(๐), per cui ๐๐(๐1(๐)) = ๐๐(๐1(๐)), da cui
dim (๐พ๐๐(๐1(๐))) = dim (๐พ๐๐(๐1(๐))).
Analogamente per ๐2.
COROLLARIO 3.5.8: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐). Sia ๐ = ๐1 โ โฆ โ ๐๐, con ๐.๐ถ. ๐ท(๐๐, ๐๐) = 1
โ๐ โ ๐.
Allora ๐ = ๐พ๐๐(๐1(๐)) โโฆโ๐พ๐๐(๐๐(๐)) e gli addendi sono ๐-invarianti.
Dimostrazione:
Per induzione su ๐:
Passo base): ๐ = 2: giร fatto.
Passo induttivo): Poichรฉ ๐ > 2, poniamo ๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐2 โ โฆ โ ๐๐.
Allora ๐ = ๐1๏ฟฝ๏ฟฝ e ๐.๐ถ. ๐ท(๐1, ๏ฟฝ๏ฟฝ) = 1.
Per il teorema di decomposizione primaria abbiamo che:
81
๐ = ๐พ๐๐(๐1(๐))โ ๐พ๐๐(๏ฟฝ๏ฟฝ(๐))โ =๐
๐ รจ ๐-invariante e ๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐ผ(๐|๐). Per ipotesi induttiva:
๐ = ๐พ๐๐(๐2(๐|๐))โ โฆโ๐พ๐๐(๐๐(๐|๐)).
Ora โ2 โค ๐ โค ๐, ๐พ๐๐ (๐๐(๐|๐)) = ๐พ๐๐(๐๐(๐)|๐) = ๐พ๐๐ (๐๐(๐)) โฉ ๐.
Dโaltra parte ๐พ๐๐ (๐๐(๐)) โ ๐, in quanto se ๐ฅ โ ๐พ๐๐ (๐๐(๐)):
๏ฟฝ๏ฟฝ(๐)(๐ฅ) = (๐2 โ โฆ โ ๐๐)(๐)(๐ฅ) = (โฆ โ ๐๐)(๐)(๐ฅ) = 0.
Dunque ๐ = ๐พ๐๐(๐2(๐))โ โฆโ๐พ๐๐(๐๐(๐)), da cui la tesi.
COROLLARIO 3.5.9: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) triangolabile, ๐๐(๐) = {๐1, โฆ , ๐๐}.
๐๐ = (โ1)๐(๐ก โ ๐๐)โ๐ โ โฆ โ (๐ก โ ๐๐)
โ๐;
๐๐ = (๐ก โ ๐๐)๐ ๐ โ โฆ โ (๐ก โ ๐๐)
๐ ๐, con 1 โค ๐ ๐ โค โ๐ โ๐.
Allora:
๐ =โจ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)โ๐
๐
๐=1
๐ =โจ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)๐ ๐
๐
๐=1
e ogni addendo รจ ๐-invariante.
PROPOSIZIONE 3.5.10: ๐ รจ diagonalizzabile โ๐๐ = (๐ก โ ๐1) โ โฆ โ (๐ก โ ๐๐).
Dimostrazione:
โ) โโฌ tale che:
๐โฌ(๐) = (
๐1๐ผ๐1 . .
. โฑ .
. . ๐๐๐ผ๐๐
)
๐๐ = ๐. ๐.๐((๐ก โ ๐1),โฆ , (๐ก โ ๐๐)) = (๐ก โ ๐1) โ โฆ โ (๐ก โ ๐๐)
โ) Per la proposizione precedente ๐ = ๐พ๐๐(๐ โ ๐1๐๐)โ =๐๐1
โโฆโ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)โ =๐๐๐
, dunque segue la
tesi.
LEMMA 3.5.11: Sia ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Allora:
1) ๐พ๐๐(๐๐) โ ๐พ๐๐(๐๐+1) โ๐ โ โ;
2) Se โ๐ โ โ| ๐พ๐๐(๐๐) = ๐พ๐๐(๐๐+1), allora ๐พ๐๐(๐๐) = ๐พ๐๐(๐๐+๐ก) โ๐ก โฅ 1;
3) La successione {dim (๐พ๐๐(๐๐))}๐ รจ un invariante di coniugio.
Dimostrazione:
1) Se ๐๐(๐ฅ) = 0, allora ๐๐+1(๐ฅ) = ๐ (๐๐(๐ฅ)) = ๐(0) = 0.
2) Basta provare che ๐พ๐๐(๐๐+1) = ๐พ๐๐(๐๐+2) e poi iterare.
Ovviamente per 1) ๐พ๐๐(๐๐+1) โ ๐พ๐๐(๐๐+2), quindi resta da mostrare il contenimento
opposto.
Sia ๐ฅ โ ๐พ๐๐(๐๐+2). Allora ๐๐+2(๐ฅ) = ๐๐+1(๐(๐ฅ)) = 0, cioรจ ๐(๐ฅ) โ ๐พ๐๐(๐๐+1).
Ma ๐พ๐๐(๐๐) = ๐พ๐๐(๐๐+1), dunque ๐(๐ฅ) โ ๐พ๐๐(๐๐), cioรจ ๐ฅ โ ๐พ๐๐(๐๐+1), tesi.
82
3) Giร provato.
Osservazione: Se applichiamo il lemma a ๐ = ๐ โ ๐๐๐๐:
๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐) โ. . . โ ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)๐ ๐โ. . . โ ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)
โ๐.
Ma poichรฉ:
๐ =โจ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)โ๐
๐
๐=1
=โจ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)๐ ๐
๐
๐=1
allora ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)๐ ๐= ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)
โ๐ โ๐, quindi le due decomposizioni primarie
coincidono.
DEFINIZIONE 3.5.5: โautovalore ๐๐, il sottospazio ๐-invariante ๐๐โฒ = ๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)
๐ ๐ รจ detto
autospazio generalizzato relativo a ๐๐.
Osservazione: Se ๐โฌ(๐) = ๐ด, gli autospazi generalizzati si possono calcolare risolvendo i sistemi
lineari (๐ด โ ๐๐๐ผ)โ๐๐ = 0.
Si ha dunque ๐ = ๐๐1โฒ โโฆโ๐๐๐
โฒ .
PROPOSIZIONE 3.5.12: Sia ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) e ๐๐(๐) = {๐1, โฆ , ๐๐}. Allora:
1) โ๐, ๐|๐๐๐โฒ ha solo lโautovalore ๐๐;
2) ๐|๐๐๐โฒ ha polinomio caratteristico = ยฑ(๐ก โ ๐๐)
โ๐ e polinomio minimo = (๐ก โ ๐๐)
๐ ๐;
3) dim (๐๐๐โฒ ) = โ๐ = ๐๐(๐๐);
4) Se poniamo ๐๐ = dim(๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐๐)๐) โ1 โค ๐ โค ๐ ๐, i numeri ๐1 <. . . < ๐๐ ๐ sono invarianti
di coniugio (Osservazione: ๐1 = ๐๐(๐๐), ๐๐ ๐ = ๐๐(๐๐)).
Dimostrazione:
1) Sicuramente ๐๐๐ โ ๐๐๐โฒ .
Se ๐|๐๐๐โฒ avesse un altro autovalore ๐, allora ๐๐ โฉ ๐๐๐
โฒ โ {0} e dunque ๐๐โฒ โฉ ๐๐๐
โฒ โ {0}, assurdo,
poichรฉ sono in somma diretta.
2,3)Sia โฌ๐ una base di ๐๐๐โฒ . Allora โฌ = โฌ1 โช โฆโช โฌ๐ รจ una base di ๐.
๐โฌ(๐) = (
๐1 . .
. โฑ .
. . ๐๐
),
con ๐๐ blocco quadrato di ordine = dim(๐๐๐โฒ ).
๐๐ = ๐๐1โ โฆ โ ๐๐๐
.
Poichรฉ ogni blocco ๐๐ ha solo lโautovalore ๐๐, segue che ๐๐๐= ๐๐|
๐๐๐โฒ = ยฑ(๐ก โ ๐๐)
โ๐ e
โ๐ = ordine di ๐๐ = dim (๐๐๐โฒ ).
Inoltre ๐๐ = ๐. ๐.๐(๐๐1, โฆ ,๐๐๐
) = ๐๐1โ โฆ โ ๐๐๐
, da cui ๐๐|๐๐๐โฒ = (๐ก โ ๐๐)
๐ ๐.
4) Giร provato.
83
Osservazione: Dunque possiamo ricondurci a studiare la restrizione di ๐ a ciascun autospazio
generalizzato; se ๐ รจ autovalore, ๐ = ๐๐โฒ e ๐ = ๐|๐, allora:
dim(๐) = ๐๐(๐) = โ ๐๐ = ยฑ(๐ก โ ๐)โ
๐๐ = (๐ก โ ๐)๐ , con 1 โค ๐ โค โ
se ๐๐ = dim(๐พ๐๐(๐ โ ๐๐๐)๐), la stringa [๐, ๐ , [๐1 <. . . < ๐๐ = โ]] รจ un invariante di coniugio.
Osservazione: Possiamo in ogni caso ridurci al caso nilpotente, poichรฉ se ๐ = ๐ โ ๐๐๐, allora ๐
ha solo lโautovalore 0 (cioรจ รจ nilpotente).
๐๐ = ยฑ๐กโ; ๐๐ = ๐ก๐ .
La stringa di invarianti di ๐ รจ [0, ๐ , [๐1 <. . . < ๐๐ = โ]].
PROPOSIZIONE 3.5.13: Sia ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), dim(๐) = โ, ๐ nilpotente. Sono fatti equivalenti:
1) ๐๐ = ๐กโ (ossia ๐๐ = ยฑ๐๐)
2) โโฌ base di ๐| ๐โฌ(๐) =
(
00000
10000
01โฑ00
00โฑ00
00โฑ10)
.
Dimostrazione:
โ) Ovvio, poichรฉ
(
00000
10000
01โฑ00
00โฑ00
00โฑ10)
โ
= 0 e
(
00000
10000
01โฑ00
00โฑ00
00โฑ10)
โโ1
โ 0.
โ) ๐พ๐๐(๐) โ. . . โ ๐พ๐๐(๐โ), con dim(๐พ๐๐(๐โ)) = โ.
๐โโ1 โ 0 โ โ๐ฃ โ ๐พ๐๐(๐โโ1), ๐ฃ โ 0.
Mostriamo che โฌ = {๐โโ1(๐ฃ), โฆ , ๐(๐ฃ), ๐ฃ} รจ una base di ๐ e in questo modo giungo alla tesi,
poichรฉ nella prima colonna di ๐โฌ(๐) ci andrebbe ๐(๐โโ1(๐ฃ)) = 0, nella seconda
๐(๐โโ2(๐ฃ)) = ๐โโ1(๐ฃ) e cosรฌ via.
Poichรฉ i vettori sono in numero adeguato, basta che siano linearmente indipendenti.
Sia ๐0๐ฃ + ๐1๐(๐ฃ)+. . . +๐โโ1๐โโ1(๐ฃ) = 0.
Se applico ๐โโ1, ottengo ๐0๐โโ1(๐ฃ) = 0, ma ๐โโ1(๐ฃ) โ 0, quindi ๐0 = 0.
Allo stesso modo se applico ๐โโ2 ottengo ๐1 = 0; iterando il processo si ottiene
๐0 =. . . = ๐โโ1 = 0, da cui la tesi.
DEFINIZIONE 3.5.6: La matrice ๐ ร ๐:
๐ฝ(๐, ๐) = (
๐000
1โฑ00
0โฑ๐0
0โฑ1๐
)
รจ detta blocco di Jordan di ordine ๐ relativo a ๐.
DEFINIZIONE 3.5.7: Si chiama matrice di Jordan ogni matrice diagonale a blocchi:
84
๐ฝ = (
๐ฝ1 . .
. โฑ .
. . ๐ฝ๐
)
in cui ogni blocco ๐ฝ๐ รจ un blocco di Jordan.
DEFINIZIONE 3.5.8: Se ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), si chiama base di Jordan per ๐ ogni base โฌ tale che ๐โฌ(๐)
รจ una matrice di Jordan.
Osservazione: Lโultima proposizione afferma dunque che:
๐๐ = ยฑ๐๐ = ยฑ๐กโ โ โโฌ| ๐โฌ(๐) = ๐ฝ(0, โ).
In tal caso la stringa di invarianti รจ [0, โ, [1,2, โฆ , โ โ 1, โ]].
LEMMA 3.5.14: Sia ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) nilpotente con indice di nilpotenza ๐ (cioรจ ๐๐ = 0 e ๐๐ โ1 โ 0)
dim(๐) = โ.
โ๐| 3 โค ๐ โค ๐ si consideri ๐พ๐๐(๐๐โ2) โ ๐พ๐๐(๐๐โ1) โ ๐พ๐๐(๐๐).
Sia ๐ un sottospazio vettoriale di ๐ tale che ๐พ๐๐(๐๐) = ๐พ๐๐(๐๐โ1) โ๐ e sia {๐ค1 , โฆ , ๐ค๐} una
base di ๐. Allora:
1) ๐(๐ค1),โฆ , ๐(๐ค๐) โ ๐พ๐๐(๐๐โ1) e sono linearmente indipendenti;
2) ๐๐๐๐(๐(๐ค1),โฆ , ๐(๐ค๐)) โฉ ๐พ๐๐(๐๐โ2) = {0}.
Dimostrazione:
1) Sicuramente ๐(๐ค1),โฆ , ๐(๐ค๐) โ ๐พ๐๐(๐๐โ1), poichรฉ ๐๐โ1 (๐(๐ค๐)) = ๐๐(๐ค๐) = 0.
Sia ora ๐1๐(๐ค1)+. . . +๐๐๐(๐ค๐) = 0. Per linearitร
๐(๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐) = 0 โ ๐1๐ค1โโ๐
+. . . + ๐๐๐ค๐โ โ๐
โ ๐พ๐๐(๐) โฉ๐ โ ๐พ๐๐(๐๐โ1) โฉ ๐ = {0},
perciรฒ ๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐ = 0, da cui ๐1 =. . . = ๐๐ = 0 poichรฉ {๐ค1 , โฆ , ๐ค๐} รจ base di ๐.
2) Sia ๐ง = ๐1๐(๐ค1)+. . . +๐๐๐(๐ค๐) โ ๐๐๐๐(๐(๐ค1),โฆ , ๐(๐ค๐)) โฉ ๐พ๐๐(๐๐โ2).
๐ง = ๐(๐1๐ค1 +โฏ+ ๐๐๐ค๐) โ ๐พ๐๐(๐๐โ2) โ ๐๐โ1(๐1๐ค1 +โฏ+ ๐๐๐ค๐) = 0 โ
โ ๐1๐ค1+. . . +๐๐๐ค๐ โ ๐พ๐๐(๐๐โ1) โฉ๐ = {0} โ ๐๐ = 0 โ๐ โ ๐ง = 0.
TEOREMA 3.5.15 (forma canonica di Jordan per endomorfismi nilpotenti): ๐ โ ๐ธ๐๐(๐)
nilpotente, dim(๐) = โ, con stringa di invarianti [0, ๐ , [๐1 < ๐2 <. . . < ๐๐ = โ]]. Allora:
1) โโฌ base di ๐ tale che:
๐โฌ(๐) = (๐ฝ(0, ๐1) . .
. โฑ .
. . ๐ฝ(0, ๐๐ก)),
dove ๐1+. . . +๐๐ก = โ.
2) La matrice ๐โฌ(๐), detta forma di Jordan di ๐, รจ unica a meno di permutazioni dei blocchi
sulla diagonale ed รจ completamente determinata dalla stringa di invarianti
[0, ๐ , [๐1 < ๐2 <. . . < ๐๐ = โ]].
3) La stringa di invarianti รจ un sistema completo di coniugio per endomorfismi nilpotenti.
(Osservazione: Se conveniamo che i blocchi ๐ฝ1, โฆ , ๐ฝ๐ sulla diagonale siano in ordine
decrescente, allora la forma di Jordan di ๐ รจ unica e possiamo denotarla con ๐ฝ(๐)).
Dimostrazione:
1) Per ipotesi ๐๐(๐ก) = ๐ก๐ .
85
๐พ๐๐(๐) โ ๐พ๐๐(๐2) โ. . . โ ๐พ๐๐(๐๐ ) = ๐.
Poniamo ๐๐ = dim(๐พ๐๐(๐๐)).
Sia ๐๐ un supplementare di ๐พ๐๐(๐๐ โ1) in ๐พ๐๐(๐๐ ), ossia ๐พ๐๐(๐๐ ) = ๐พ๐๐(๐๐ โ1) โ๐๐ .
Poniamo ๐๐ = dim(๐๐ ). (Osservazione: ๐๐ = ๐๐ โ ๐๐ โ1 = โ โ ๐๐ โ1).
Sia {๐ฃ1,๐ , โฆ , ๐ฃ๐๐ ,๐ } una base di ๐๐ .
Poniamo ๐ฃ๐,๐ โ1 = ๐(๐ฃ๐,๐ ) โ1 โค ๐ โค ๐๐ .
Per il lemma, ๐ฃ1,๐ โ1, โฆ , ๐ฃ๐๐ ,๐ โ1 stanno in ๐พ๐๐(๐๐ โ1) e sono linearmente indipendenti;
dunque posso completarli a una base {๐ฃ1,๐ โ1, โฆ , ๐ฃ๐๐ ,๐ โ1, ๐ฃ๐๐ +1,๐ โ1, โฆ , ๐ฃ๐๐ โ1,๐ โ1} di un
supplementare ๐๐ โ1 di ๐พ๐๐(๐๐ โ2) in ๐พ๐๐(๐๐ โ1), ossia ๐พ๐๐(๐๐ โ1) = ๐พ๐๐(๐๐ โ2) โ๐๐ โ1.
Itero il procedimento scegliendo supplementari ๐๐| ๐พ๐๐(๐๐) = ๐พ๐๐(๐๐โ1) โ๐๐ ,
๐๐ = dim(๐๐).
I vettori cosรฌ trovati possono essere organizzati in una tabella:
๐ฃ1,๐ โ
๐ฃ1,๐ โ1โโฎโ๐ฃ1,2โ๐ฃ1,1
โฆ.โฆโฆ๐ด๐ด.โฆ.โฆ๐ดโฆ
๐ฃ๐๐ ,๐ โฆ โฆ . .
โ โฆ โฆ โฆ . .๐ฃ๐๐ ,๐ โ1โโฎโ
๐ฃ๐๐ ,2โ
๐ฃ๐๐ ,1
โฆโฆโฆโฆโฆโฆโฆ
โฆ
๐ฃ๐๐ โ1,๐ โ1 โฆ โฆ
โ โฆ โฆโฎ โฆ โฆโ โฆ โฆ
๐ฃ๐๐ โ1,2 โฆ ๐ฃ๐2,2 โฆ โฆ
โ โฆ โ โฆ โฆ๐ฃ๐๐ โ1,1 โฆ ๐ฃ๐2,1 โฆ ๐ฃ๐1,1
๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐๐ ๐ด
๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐๐ โ1 ๐ด๐ด๐ด
๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐2 ๐ด
๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐พ๐๐(๐)
dove ๐1 = dim(๐พ๐๐(๐)) = ๐1.
Si ha: ๐ = ๐พ๐๐(๐๐ ) = ๐พ๐๐(๐๐ โ1) โ๐๐ = ๐พ๐๐(๐๐ โ2) โ๐๐ โ1 โ๐๐ = โฏ โฆ = ๐พ๐๐(๐) โ๐2 โโฆโ๐๐ ,
dunque per costruzione i vettori presenti nella tabella formano una base di ๐ (in quanto
sono linearmente indipendenti e in numero adeguato).
Inoltre ad esempio:
๐ฃ1,1 = ๐(๐ฃ1,2) = ๐2(๐ฃ1,3) =. . . = ๐๐ โ1(๐ฃ1,๐ )
dunque:
{๐ฃ1,1, ๐ฃ1,2, โฆ , ๐ฃ1,๐ } = {๐๐ โ1(๐ฃ1,๐ ), ๐๐ โ2(๐ฃ1,๐ ), โฆ , ๐ฃ1,๐ }
Pertanto la base โฌ ottenuta riordinando i vettori della tabella procedendo da sinistra verso
destra e risalendo le colonne รจ una base di Jordan.
Ogni colonna โaltaโ ๐ produce in ๐โฌ(๐) un blocco di Jordan di ordine ๐.
2) Mostriamo che il tipo dei blocchi in ๐โฌ(๐) รจ completamente determinato dalla stringa di
invarianti [0, ๐ , [๐1 < ๐2 <. . . < ๐๐ = โ]].
Notiamo innanzitutto che, per quanto visto nel punto 1):
๐ = indice di nilpotenza = massimo ordine dei blocchi in ๐โฌ(๐) (in quanto lโaltezza di
una colonna non puรฒ superare lโindice di nilpotenza);
๐1 = dim(๐พ๐๐(๐)) = numero totale dei blocchi (cioรจ il numero delle colonne).
Piรน precisamente, poniamo ๐๐ = numero dei blocchi ๐ ร ๐ in ๐โฌ(๐). Allora:
๐๐ = dim(๐๐ ) = ๐๐ ;
๐๐ = dim(๐๐) โ dim(๐๐+1) = ๐๐ โ ๐๐+1.
Se poniamo ๐๐ +1 = 0, allora ๐๐ = ๐๐ โ ๐๐+1 โ1 โค ๐ โค ๐ .
86
Esprimiamo i ๐๐ in funzione dei ๐๐:
๐๐ = dim(๐๐) = dim (๐พ๐๐(๐๐)) โ dim (๐พ๐๐(๐๐โ1)) = ๐๐ โ ๐๐โ1;
๐1 = dim(๐พ๐๐(๐)) = ๐1.
Dunque poniamo ๐0 = 0 e ๐๐ +1 = ๐๐ = โ, in modo da avere:
๐๐ = ๐๐ โ ๐๐+1 = ๐๐ โ ๐๐โ1 โ (๐๐+1 โ ๐๐) = 2๐๐ โ ๐๐โ1 โ ๐๐+1 โ๐.
Dunque ๐โฌ(๐) dipende, a meno di permutazioni dei blocchi sulla diagonale, solo dai ๐๐.
3) Se ๐1, ๐2 sono endomorfismi nilpotenti di ๐ con stessa stringa di invarianti, allora, per
quanto visto nei punti precedenti, โโฌ1, โฌ2 basi di ๐ tale che ๐โฌ1(๐1) = ๐โฌ2
(๐2), quindi
๐1 โผ ๐2.
Osservazione: Dal lemma segue che dim(๐๐) โค dim(๐๐โ1), cioรจ ๐๐ โค ๐๐โ1, ossia la successione
{๐๐ โ ๐๐โ1}๐ รจ decrescente (in generale non strettamente).
Osservazione: Dato ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐๐(๐) = {๐1, โฆ , ๐๐}. Allora ci restringiamo a lavorare in ogni
autospazio generalizzato ๐๐๐โฒ ; studiando lโendomorfismo di ๐๐๐
โฒ , ๐๐ = ๐|๐๐๐โฒ โ ๐๐๐๐, troviamo la
forma di Jordan ๐ฝ(๐๐) di ๐๐, da cui risaliamo facilmente a quella di ๐|๐๐๐โฒ , semplicemente
aggiungendo a ๐๐๐ผ a ๐ฝ(๐๐). Dunque la forma canonica di Jordan dellโendomorfismo ๐ รจ:
๐ฝ(๐) = (๐ฝ(๐1) + ๐1๐ผ . .
. โฑ .
. . ๐ฝ(๐๐) + ๐๐๐ผ)
Da questo segue:
COROLLARIO 3.5.16 (forma canonica di Jordan per endomorfismi triangolabili): Sia
๐ โ ๐ธ๐๐(๐) triangolabile. Allora:
1) โโฌ base di ๐| ๐โฌ(๐) รจ una matrice di Jordan (โฌ รจ detta base di Jordan per ๐);
2) La matrice ๐โฌ(๐) รจ unica a meno di permutazioni dei blocchi sulla diagonale ed รจ
determinata dalla stringa di invarianti ๐ (๐๐) = [๐๐, ๐ ๐, [๐1(๐1) <. . . < ๐๐ ๐(๐๐)]] associati agli
autovalori di ๐;
3) Due endomorfismi triangolabili di ๐ sono coniugati โ hanno la stessa forma canonica di
Jordan (che รจ quindi un invariante completo di coniugio).
COROLLARIO 3.5.17: Ogni matrice triangolabile ๐ด รจ simile alla sua trasposta.
Dimostrazione:
๐ฝ(๐ด) dipende solo dalle dimensioni dei ๐พ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ)๐ e dunque dai ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ)๐.
Poichรฉ โ๐, ๐๐( ๐ด..๐ก โ ๐๐ผ)๐ = ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ)๐, allora ๐ฝ( ๐ด..
๐ก ) = ๐ฝ(๐ด), da cui ๐ด..๐ก โผ ๐ด.
Osservazione: Per quanto visto finora siamo in grado di stabilire se due endomorfismi
triangolabili sono simili. Dunque la forma canonica di Jordan รจ un sistema completo di
invarianti in ๐ธ๐๐(๐), con ๐ ๐-spazio vettoriale e ๐ algebricamente chiuso.
Perรฒ ad esempio in โณ(๐,โ) abbiamo visto che esistono matrici non triangolabili; ovviamente la
teoria della forma canonica di Jordan non puรฒ essere applicata a tali matrici. Riprendendo perรฒ
il teorema che dice che ๐ด โผโ ๐ต โ ๐ด โผโ ๐ต, possiamo lavorare in questo modo: ๐ด โผโ ๐ต โ ๐ด โผโ ๐ต โ ๐ฝโ(๐ด) = ๐ฝโ(๐ต)
87
Dunque possiamo considerare ๐ด, ๐ต โ โณ(๐,โ) โ โณ(๐, โ), cioรจ ๐ด, ๐ต: โ๐ โ โ๐, trovare la loro
forma di Jordan complessa (che di sicuro esiste) e stabilire se sono simili o meno a partire da
questa. In questโultima parte del capitolo vogliamo arrivare alla stessa conclusione provando che
nella classe di similitudine di ๐ด non triangolabile in โณ(๐,โ)/โผ esiste un rappresentante
canonico, detto forma di Jordan reale di ๐ด, univocamente determinata da ๐ฝโ(๐ด) e quindi
essenzialmente unica.
FORMA DI JORDAN REALE: โ๐ด โ โณ(๐,โ) esiste un rappresentante canonico di similitudine,
univocamente determinato dalla forma di Jordan complessa di ๐ด.
Dimostrazione:
Sia ๐ด โ โณ(๐,โ). Procediamo per passi dimostrando lemmi:
1) Poichรฉ ๐๐ด(๐ก) โ โ[๐ก], gli autovalori di ๐ด sono del tipo: ๐1, โฆ , ๐๐โ
โโ
, ๐1, โฆ , ๐๐ , ๐1 , โฆ ๐๐ โ โโ\โ
e ๐๐(๐๐) = ๐๐(๐๏ฟฝ๏ฟฝ) โ๐.
2) Pensiamo ๐ด come endomorfismo di โ๐. Allora per il teorema di Jordan: โ๐ = ๐๐1
โฒ โโฆโ๐๐๐โฒ โ๐๐1
โฒ โโฆโ๐๐๐โฒ โ๐๐1
โฒ โโฆโ๐๐๐โฒ
3) Sia ๐ uno degli autovalori reali di ๐ด. Una base di Jordan di ๐๐โฒ โ โ๐ si trova prendendo basi
opportune nella successione di sottospazi: ๐พ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ) โ ๐พ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ)2 โ โฏ
Poichรฉ โ๐ il sottospazio ๐พ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ)๐ ha la stessa dimensione sia come sottospazio di โ๐ sia
come sottospazio di โ๐ (in quanto รจ reale), allora possiamo scegliere una base di Jordan di ๐๐โฒ
formata da vettori reali.
4) Sia ๐ โ โ\โ uno degli autovalori complessi non reali di ๐ด. Se {๐ง1, โฆ , ๐ง๐ก} รจ una base di Jordan
di ๐๐โฒ, allora {๐ง1, โฆ , ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ} รจ una base di Jordan di ๐๏ฟฝ๏ฟฝ
โฒ.
Dimostrazione:
Poichรฉ ๐พ๐๐(๐ด โ ๐๐ผ)๐ = ๐พ๐๐(๐ด โ ๏ฟฝ๏ฟฝ๐ผ)๐ โ๐, in quanto ๐ด รจ reale e quindi ๐ด = ๏ฟฝ๏ฟฝ, allora i
vettori ๐ง1, โฆ , ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ = โ ๐พ๐๐(๐ด โ ๏ฟฝ๏ฟฝ๐ผ)๐๐ .
Dimostriamo che gli ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ sono linearmente indipendenti:
๐1๐ง1+. . . +๐๐ก๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ = 0, con ๐๐ โ โ โ๐.
Coniugando:
๐1 ๐ง1+. . . ๐๏ฟฝ๏ฟฝ๐ง๐ก = 0 โ ๐๏ฟฝ๏ฟฝ = 0 โ๐, poichรฉ gli ๐ง๐ sono linearmente indipendenti โ ๐๐ = 0 โ๐.
Inoltre dim(๐๐โฒ) = ๐๐(๐) = ๐๐(๏ฟฝ๏ฟฝ) = dim(๐๏ฟฝ๏ฟฝ
โฒ) = ๐ก, quindi {๐ง1, โฆ , ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ} รจ una base di ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ.
Ci resta da mostrare che รจ una base di Jordan di ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ.
Poichรฉ {๐ง1, โฆ , ๐ง๐ก} รจ una base di Jordan di ๐๐โฒ, allora:
๐ด๐ง๐ = ๐๐ง๐ โจ ๐ด๐ง๐ = ๐๐ง๐ + ๐ง๐โ1 โ๐
Se ๐ด๐ง๐ = ๐๐ง๐ โ ๐ด๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐ด๐ง๐ = ๐๐ง๐ = ๏ฟฝ๏ฟฝ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ;
se ๐ด๐ง๐ = ๐๐ง๐ + ๐ง๐โ1 โ ๐ด๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ = ๏ฟฝ๏ฟฝ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ + ๐ง๐โ1 ,
dunque {๐ง1, โฆ , ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ} รจ effettivamente una base di Jordan di ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ.
(Osservazione: Abbiamo quindi mostrato che, se in ๐ฝโ(๐ด) ci sono ๐ blocchi relativi
allโautovalore ๐ di ordine ๐, allora in ๐ฝโ(๐ด) ci sono ๐ blocchi di ordine ๐ relativi a ๏ฟฝ๏ฟฝ.)
5) Sia ๐ โ โ\โ uno degli autovalori complessi non reali di ๐ด. Allora esiste una base di ๐๐โฒ โ๐๏ฟฝ๏ฟฝ
โฒ
formata da vettori reali.
Dimostrazione:
88
Sia {๐ง1, โฆ , ๐ง๐ก} una base di Jordan di ๐๐โฒ. Per 4) sappiamo che {๐ง1, โฆ , ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ} รจ una base di Jordan
di ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ. Quindi dim(๐๐
โฒ โ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ) = 2๐ก.
Poniamo ๐ฅ๐ = โ๐ข(๐ง๐) e ๐ฆ๐ = โ๐ช(๐ง๐) โ๐.
Poichรฉ ๐ฅ๐ =๐ง๐+๐ง๐
2 e ๐ฆ๐ =
๐ง๐โ๐ง๐
2๐, i vettori ๐ฅ1, ๐ฆ1, โฆ , ๐ฅ๐ก , ๐ฆ๐ก โ ๐๐
โฒ โ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ, in quanto combinazioni
lineari di ๐ง๐ e ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ. Inoltre, poichรฉ gli ๐ง๐ e ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ generano ๐๐โฒ โ๐๏ฟฝ๏ฟฝ
โฒ, allora anche gli ๐ฅ๐ , ๐ฆ๐ generano,
in quanto ciascuno รจ combinazione lineare di ๐ง๐ e ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ.
Infine, poichรฉ dim(๐๐โฒ โ๐๏ฟฝ๏ฟฝ
โฒ) = 2๐ก, allora {๐ฅ1, ๐ฆ1, โฆ , ๐ฅ๐ก , ๐ฆ๐ก} รจ una base di vettori reali di
๐๐โฒ โ๐๏ฟฝ๏ฟฝ
โฒ.
6) Scriviamo la matrice associata a ๐ด|๐๐โฒโ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ rispetto alla base {๐ฅ1, ๐ฆ1, โฆ , ๐ฅ๐ก , ๐ฆ๐ก}.
Se ๐ด๐ง๐ = ๐๐ง๐, allora:
๐ด๐ฅ๐ = ๐ด๐ง๐ + ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ
2=๐๐ง๐ + ๐๐ง๐
2= โ๐ข(๐๐ง๐) = โ๐ข(๐)โ๐ข(๐ง๐) โ โ๐ช(๐)โ๐ช(๐ง๐) =
= โ๐ข(๐)๐ฅ๐ โ โ๐ช(๐)๐ฆ๐
๐ด๐ฆ๐ = ๐ด๐ง๐ โ ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ
2๐=๐๐ง๐ โ ๐๐ง๐
2๐= โ๐ช(๐๐ง๐) = โ๐ช(๐)โ๐ข(๐ง๐) + โ๐ข(๐)โ๐ช(๐ง๐) =
= โ๐ช(๐)๐ฅ๐ +โ๐ข(๐)๐ฆ๐
I passaggi contrassegnati con = derivano dalle relazioni:
๐ง, ๐ค โ โ, โ๐ข(๐ง๐ค) = โ๐ข(๐ง)โ๐ข(๐ค) โ โ๐ช(๐ง)โ๐ช(๐ค);
โ๐ช(๐ง๐ค) = โ๐ช(๐ง)โ๐ข(๐ค) + โ๐ข(๐ง)โ๐ช(๐ค).
Analogamente, se ๐ด๐ง๐ = ๐๐ง๐ + ๐ง๐โ1:
๐ด๐ฅ๐ = ๐ด๐ง๐ + ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ
2=๐๐ง๐ + ๐ง๐โ1 + ๏ฟฝ๏ฟฝ๐ง๏ฟฝ๏ฟฝ + ๐ง๐โ1
2= โ๐ข(๐๐ง๐) + โ๐ข(๐ง๐โ1) =
= โ๐ข(๐)๐ฅ๐ โ โ๐ช(๐)๐ฆ๐ + ๐ฅ๐โ1
๐ด๐ฆ๐ = โ๐ช(๐)๐ฅ๐ +โ๐ข(๐)๐ฆ๐ + ๐ฆ๐โ1
Pertanto, se la matrice associata ad ๐ด|๐๐โฒ rispetto alla base {๐ง1, โฆ , ๐ง๐ก} era:
(
๐ฝ1 . .
. โฑ .
. . ๐ฝ๐
)
con ๐ฝ๐ blocco di Jordan di ordine ๐๐ relativo a ๐, allora la matrice associata a ๐ด|๐๐โฒโ๐๏ฟฝ๏ฟฝโฒ rispetto
alla base {๐ฅ1, ๐ฆ1, โฆ , ๐ฅ๐ก , ๐ฆ๐ก} รจ una matrice di ordine 2๐ก e del tipo:
(
๐ฝ1 . .
. โฑ .
. . ๐ฝ๏ฟฝ๏ฟฝ
)
dove ๐ฝ๏ฟฝ๏ฟฝ รจ un blocco di ordine 2๐๐ della forma:
(
๐ป๐.โฑ..
๐ผ๐ป๐โฑ..
.๐ผโฑ..
.
.โฑ๐ป๐.
.
.โฑ๐ผ๐ป๐)
con ๐ป๐ = (โ๐ข(๐) โ๐ช(๐)
โโ๐ช(๐) โ๐ข(๐)) e ๐ผ = (
1 00 1
).
89
Osservazione: Se per la coppia di autovalori ๐ e ๏ฟฝ๏ฟฝ si fosse scelto di lavorare con ๏ฟฝ๏ฟฝ, al posto del
blocchetto (โ๐ข(๐) โ๐ช(๐)
โโ๐ช(๐) โ๐ข(๐)) avremmo avuto il blocchetto (
โ๐ข(๐) โโ๐ช(๐)
โ๐ช(๐) โ๐ข(๐)), simile ma
non uguale a quello associato a ๐.
Per evitare ambiguitร nella forma ๐ฝโ(๐ด) conveniamo di scegliere lโautovalore| โ๐ช(๐) > 0.
A questo punto la forma di Jordan reale di ๐ด รจ unica a meno di permutazioni dei blocchetti.
Esempio: Trovare la forma di Jordan reale di ๐ด = (0 0 11 0 00 1 0
).
๐๐ด(๐ก) = det (โ๐ก 0 11 โ๐ก 00 1 โ๐ก
) = โ๐ก(๐ก2) + 1(1) = โ๐ก3 + 1 = (1 โ ๐ก)(๐ก2 + ๐ก + 1).
Poichรฉ su โ il polinomio caratteristico ha tre radici distinte, 1, ๐ = โ1
2+ ๐
โ3
2, ๏ฟฝ๏ฟฝ = โ
1
2โ ๐
โ3
2,
allora su โ ๐ด รจ diagonalizzabile:
๐ฝโ(๐ด) = (1 0 00 ๐ 00 0 ๏ฟฝ๏ฟฝ
)
Per quanto visto prima, sostituiamo i due blocchetti (๐) e (๏ฟฝ๏ฟฝ) con il blocchetto
(โ๐ข(๐) โ๐ช(๐)
โโ๐ช(๐) โ๐ข(๐)) = (
1
2
โ3
2
โโ3
2
1
2
). Dunque:
๐ฝโ(๐ด) =
(
1 0 0
01
2
โ3
2
0 โโ3
2
1
2 )
.
PROPOSIZIONE 3.5.18: Siano ๐ โ ๐โฒ campi. ๐ด โ โณ(๐,๐). Allora ๐๐(๐ด) = ๐๐โฒ(๐ด) (dove
๐๐ฝ(๐ด) รจ il polinomio minimo di ๐ด su ๐ฝ).
Dimostrazione:
Lavoriamo in ๐โฒ[๐ก]. In questo anello, poichรฉ ๐๐โฒ(๐ด) genera lโideale dei polinomi che si
annullano in ๐ด, e ๐๐(๐ด) appartiene a questo ideale, ho che ๐๐โฒ(๐ด)|๐๐(๐ด).
Per concludere mi basta mostrare che deg(๐๐(๐ด)) โค deg(๐๐โฒ(๐ด)), poichรฉ, essendo
sicuramente deg(๐๐(๐ด)) โฅ deg(๐๐โฒ(๐ด)), avrei che deg(๐๐(๐ด)) = deg(๐๐โฒ(๐ด)), ma essendo
i due polinomi monici, avrei la tesi.
Notiamo innanzitutto che, dati ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐ โ ๐๐ โ (๐โฒ)๐, sono linearmente indipendenti su ๐๐
โ lo sono su (๐โฒ)๐, infatti entrambe le condizioni sono equivalenti alla condizione:
โSe ๐ รจ la matrice ๐ ร ๐ avente i ๐ฃ๐ come colonne, โminore ๐ ร ๐ di ๐ con determinante โ 0โ.
Mostriamo ora che, date ๐ด1, โฆ , ๐ด๐ โ โณ(๐,๐), con ๐ โค ๐2, sono linearmente indipendenti su
๐ โ lo sono su ๐โฒ.
Infatti, considerando che โณ(๐,๐โฒ) โ (๐โฒ)๐2, per la precedente osservazione se esiste una
combinazione lineare non nulla su โณ(๐,๐โฒ) delle ๐ด๐ che dร 0, allora esiste anche su (๐โฒ)๐2,
quindi anche su ๐๐2, quindi su โณ(๐,๐).
Inoltre il viceversa รจ ovvio, in quanto se le ๐ด๐ sono indipendenti su ๐โฒ lo sono anche su ๐.
90
A questo punto sia ๐ = deg(๐๐โฒ(๐ด)). Allora ๐ผ, ๐ด, โฆ , ๐ด๐ sono linearmente dipendenti su ๐โฒ per
definizione di polinomio minimo, ma per quanto visto ๐ผ, ๐ด, โฆ , ๐ด๐ sono linearmente dipendenti
anche su ๐, quindi โpolinomio ๐(๐ก) โ ๐[๐ก], ๐ โ 0, deg(๐) โค ๐ tale che ๐(๐ด) = 0.
Per cui deg(๐๐(๐ด)) โค ๐, da cui la tesi.
Osservazione: Quindi ๐โ(๐ด) = ๐โ(๐ด) โ๐ด โ โณ(๐,โ). Inoltre รจ evidente che ๐โ(๐ด) = ๐โ(๐ด),
poichรฉ il polinomio caratteristico, essendo un determinante, dipende solo da ๐ด.
3.6 BASI CICLICHE PER ENDOMORFISMI
Nel seguito sia ๐ spazio vettoriale su ๐, ๐โ๐๐(๐) = 0.
DEFINIZIONE 3.6.1: dim(๐) = ๐, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Una base โฌ di ๐ si dice ciclica per ๐ se โ๐ฃ โ ๐
tale che โฌ = {๐ฃ, ๐(๐ฃ),โฆ , ๐๐โ1(๐ฃ)}.
DEFINIZIONE 3.6.2: ๐ฃ โ ๐. ๐ผ(๐, ๐ฃ) = {๐ โ ๐[๐ก]|๐(๐)(๐ฃ) = 0} รจ un ideale di ๐[๐ก], dunque esiste
un generatore ๐๐,๐ฃ di ๐ผ(๐, ๐ฃ), detto polinomio minimo di ๐ rispetto a ๐.
Osservazione: Visto che ๐ผ๐ โ ๐ผ(๐, ๐ฃ), si ha che ๐๐,๐ฃ|๐๐.
LEMMA 3.6.1: ๐ campo con ๐โ๐๐(๐) = 0. Sia ๐ un ๐-spazio vettoriale e siano ๐1,โฆ,๐๐
sottospazi di ๐ tali che ๐ = ๐1 โช โฆโช๐๐. Allora โ๐ tale che ๐ = ๐๐.
Dimostrazione:
Supponiamo che lโunione ๐ = ๐1 โช โฆโช๐๐ sia minimale, cioรจ ๐๐ โ ๐1 โช โฆ๐๐โ1 โช๐๐+1 โช โฆโช
๐๐ โ๐. Supponiamo per assurdo che ๐ โฅ 2; allora per minimalitร ๐๐ โ ๐1 โช โฆโช๐๐โ1.
Sia ๐ข โ ๐๐ e ๐ฃ โ ๐๐\(๐1 โช โฆโช๐๐โ1) e denotiamo ๐ = {๐ฃ + ๐ก๐ข|๐ก โ ๐}.
๐ข โ 0 e #๐ = +โ, dunque #๐ = +โ; visto che ๐ โ ๐ = ๐1 โช โฆโช๐๐, dovrร esistere un ๐๐ tale
che #(๐ โฉ๐๐) = +โ. Vediamo che ciรฒ รจ assurdo.
Se ๐ฃ + ๐ก๐ข โ ๐๐ per ๐ก โ 0, si avrebbe ๐๐ โ (๐ฃ + ๐ก๐ข) โ ๐ฃ = ๐ก๐ข, cioรจ ๐ข โ ๐๐, assurdo.
Se invece ๐ฃ + ๐ก1๐ข, ๐ฃ + ๐ก2๐ข โ ๐๐ con ๐ก1 โ ๐ก2 e ๐ < ๐, si avrebbe (๐ก2 โ ๐ก1)๐ฃ = ๐ก2(๐ฃ + ๐ก1๐ข) โ
๐ก1(๐ฃ + ๐ก2๐ข) โ ๐๐, cioรจ ๐ฃ โ ๐๐, assurdo.
Dunque #(๐ โฉ๐๐) โค 1 โ๐, da cui lโassurdo e la tesi.
Osservazione: La precedente proposizione รจ falsa se ๐โ๐๐(๐) > 0; non รจ infatti difficile trovare
un controesempio con ๐ = ๐ฝ2.
LEMMA 3.6.2: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Allora โ๐ฃ โ ๐ tale che ๐๐,๐ฃ = ๐๐.
Dimostrazione:
Visto che โ๐ฃ โ ๐ ๐๐,๐ฃ|๐๐, lโinsieme {๐๐,๐ฃ|๐ฃ โ ๐} รจ finito, pertanto coincide con
{๐๐,๐ฃ1 , โฆ ,๐๐,๐ฃ๐} per alcuni ๐ฃ๐ โ ๐.
โ๐ = 1,โฆ๐ considero i sottospazi ๐๐ = ๐พ๐๐ (๐๐,๐ฃ๐(๐)) = {๐ง โ ๐|๐๐,๐ฃ๐
(๐)(๐ง) = 0}.
91
โ๐ง โ ๐, โ๐ tale che ๐๐ง = ๐๐ฃ๐ e quindi ๐๐ฃ๐
(๐)(๐ง) = ๐๐ง(๐)(๐ง) = 0, cioรจ ๐ง โ ๐๐.
Allora ๐ = ๐1 โช โฆโช๐๐ e dunque โ๐0 tale che ๐๐0 = ๐, ossia ๐พ๐๐ (๐๐ฃ๐0(๐)) = ๐, cioรจ ๐๐ฃ๐0
โ
๐ผ๐ quindi ๐๐|๐๐ฃ๐0.
TEOREMA 3.6.3: ๐ ammette una base ciclica โ๐๐ = ยฑ๐๐.
Dimostrazione:
โ) Ovvia, in quanto se {๐ฃ, ๐(๐ฃ),โฆ , ๐๐โ1(๐ฃ)} sono linearmente indipendenti, deg(๐๐) โฅ ๐ e
dunque ๐๐ = ยฑ๐๐.
โ) Per il lemma โ๐ฃ โ ๐ tale che ๐๐,๐ฃ = ๐๐. Per ipotesi deg(๐๐,๐ฃ) = deg(๐๐) = ๐.
Ma allora {๐ฃ, ๐(๐ฃ),โฆ , ๐๐โ1(๐ฃ)} sono linearmente indipendenti; infatti se
๐0๐ฃ + ๐1๐(๐ฃ)+. . . +๐๐โ1๐๐โ1(๐ฃ) = 0, il polinomio ๐(๐ก) = ๐0 + ๐1๐ก+. . . +๐๐โ1๐ก
๐โ1 deve
soddisfare ๐(๐ก) โ ๐ผ(๐, ๐ฃ), ma ๐๐,๐ฃ = ๐๐, dunque tutti i polinomi in ๐ผ(๐, ๐ฃ) hanno grado
โฅ ๐, quindi ๐(๐ก) โก 0 e ๐๐ = 0 โ๐.
92
4 FORME BILINEARI
4.1 FORME BILINEARI E FORME QUADRATICHE
DEFINIZIONE 4.1.1: Sia ๐ un ๐-spazio vettoriale. ๐: ๐ ร ๐ โ ๐ รจ detta applicazione (o forma)
bilineare se:
1) โ๐ฅ, ๐ฆ, ๐ง โ ๐, ๐(๐ฅ + ๐ฆ, ๐ง) = ๐(๐ฅ, ๐ง) + ๐(๐ฆ, ๐ง)
2) โ๐ฅ, ๐ฆ, ๐ง โ ๐, ๐(๐ฅ, ๐ฆ + ๐ง) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) + ๐(๐ฅ, ๐ง)
3) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, โ๐ผ โ ๐, ๐(๐ผ๐ฅ, ๐ฆ) = ๐ผ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = ๐(๐ฅ, ๐ผ๐ฆ).
PROPOSIZIONE 4.1.1: Le seguenti applicazioni sono bilineari:
1) ๐ โก 0;
2) ๐:โ๐ รโ๐ โ โ| ๐(๐, ๐) = ๐.๐ก ๐ = โ ๐ฅ๐๐ฆ๐
๐๐=1 , detto prodotto scalare standard su โ๐;
3) ๐ด โ โณ(๐,๐), ๐:๐๐ ร๐๐ โ ๐| ๐(๐, ๐) = ๐.๐ก ๐ด๐;
4) ๐:โณ(๐, ๐) รโณ(๐,๐) โ ๐| ๐(๐ด, ๐ต) = ๐ก๐( ๐ด.๐ก ๐ต);
5) ๐:โณ(๐, ๐) รโณ(๐,๐) โ ๐| ๐(๐ด, ๐ต) = ๐ก๐(๐ด๐ต);
6) ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐, ๐:๐๐[๐ฅ] ร ๐๐[๐ฅ] โ ๐| ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฅ)) = โ ๐(๐๐)๐(๐๐)๐๐=1 , cioรจ la valutazione
(๐๐[๐ฅ] รจ lโinsieme dei polinomi di grado โค ๐);
7) ๐:โ4 ร โ4 โ โ| ๐
(
(
๐ฅ1๐ฅ2๐ฅ3๐ฅ4
) , (
๐ฆ1๐ฆ2๐ฆ3๐ฆ4
)
)
= ๐ฅ1๐ฆ1 + ๐ฅ2๐ฆ2 + ๐ฅ3๐ฆ3 โ ๐ฅ4๐ฆ4, detto prodotto scalare di
Minkowski.
Dimostrazione:
1) Ovvia.
2) Segue immediatamente dal fatto che la trasposizione e il prodotto fra matrici sono lineari.
3) Analoga alla 2).
4) La traccia, cosรฌ come la trasposizione e il prodotto fra matrici, รจ lineare.
5) Analoga alla 4).
6) Segue dal fatto che la valutazione รจ lineare.
7) Lasciata al lettore.
DEFINIZIONE 4.1.2: Una forma bilineare ๐: ๐ ร ๐ โ ๐ si dice prodotto scalare se รจ simmetrica,
cioรจ ๐(๐ฃ,๐ค) = ๐(๐ค, ๐ฃ) โ๐ฃ, ๐ค โ ๐.
PROPOSIZIONE 4.1.2: Delle precedenti forme bilineari, 1), 2), 4), 5), 6), 7) sono prodotti
scalari, mentre la 3) รจ un prodotto scalare โ ๐ด รจ simmetrica.
Dimostrazione:
La 3) รจ un prodotto scalare โ ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐.
๐ก ๐ด๐ = ( ๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐).๐ก โ๐, ๐ โ ๐๐, ma essendo numeri,
๐.๐ก ๐ด๐ = ( ๐.
๐ก ๐ด.๐ก ๐).
๐ก โ๐, ๐ โ ๐๐ โ ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐.
๐ก ๐ด.๐ก ๐ โ๐, ๐ โ ๐๐. Poichรฉ lโuguaglianza deve valere
โ๐, ๐ โ ๐๐, in particolare varrร per ๐ = ๐๐, ๐ = ๐๐, con 1 โค ๐, ๐ โค ๐.
Quindi ๐๐.๐ก ๐ด๐๐ = ๐๐.
๐ก ๐ด.๐ก ๐๐ โ๐, ๐ โ [๐ด]๐๐ = [ ๐ด.
๐ก ]๐๐ โ๐๐ โ ๐ด = ๐ด.๐ก .
93
La 4) รจ un prodotto scalare perchรฉ ๐ก๐( ๐ด.๐ก ๐ต) = ๐ก๐( ( ๐ด.
๐ก ๐ต).๐ก ) = ๐ก๐( ๐ต.
๐ก ๐ด), mentre la 5) รจ un prodotto
scalare perchรฉ abbiamo dimostrato che ๐ก๐(๐ด๐ต) = ๐ก๐(๐ต๐ด). Le altre sono verifiche immediate.
Osservazione: Durante tutta la trattazione delle forme bilineari lavoreremo solo in campi ๐ con
๐โ๐๐(๐) โ 2, per poter dividere per 2.
DEFINIZIONE 4.1.3: Sia ๐: ๐ ร ๐ โ ๐ una forma bilineare. Si definisce forma quadratica
indotta da ๐ lโapplicazione ๐๐: ๐ โ ๐ definita da ๐๐(๐ฃ) = ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โ๐ฃ โ ๐.
Esempio: ๐(๐, ๐) = ๐.๐ก ๐ su ๐๐ induce ๐๐(๐ฅ) = ๐.
๐ก ๐ = โ ๐ฅ๐2๐
๐=1 (detta forma quadratica
standard).
DEFINIZIONE 4.1.4: Una applicazione ๐: ๐ โ ๐ si dice forma quadratica se โ๐ forma bilineare
su ๐| ๐ = ๐๐.
Osservazione: Piรน forme bilineari possono definire la stessa forma quadratica, ad esempio
๐1 โก 0 e ๐2(๐, ๐) = ๐.๐ก ๐ด๐, con ๐ด antisimmetrica, inducono la stessa ๐๐ = 0, in quanto:
๐.๐ก ๐ด๐ = ( ๐.
๐ก ๐ด.๐ก ๐).
๐ก = ๐.๐ก (โ๐ด)๐ = โ ๐.
๐ก ๐ด๐ โ ๐.๐ก ๐ด๐ = 0 (il passaggio = deriva dal fatto che la
trasposizione lascia invariato un numero).
PROPOSIZIONE 4.1.3: Sia ๐: ๐ โ ๐ una forma quadratica. Allora esiste uno e un solo prodotto
scalare che induce ๐.
Dimostrazione:
Per definizione โ๐ forma bilineare tale che ๐ = ๐๐, cioรจ tale che ๐(๐ฃ) = ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โ๐ฃ โ ๐.
Allora ๐โฒ(๐ข, ๐ฃ) =๐(๐ข,๐ฃ)+๐(๐ฃ,๐ข)
2 รจ un prodotto scalare che induce ๐ (in quanto รจ evidentemente
simmetrico e ๐โฒ(๐ข, ๐ข) = ๐(๐ข, ๐ข) = ๐(๐ข)).
Inoltre se ๐ รจ un prodotto scalare che induce ๐, allora: ๐(๐ข + ๐ฃ) โ ๐(๐ข) โ ๐(๐ฃ) = ๐(๐ข + ๐ฃ, ๐ข + ๐ฃ) โ ๐(๐ข, ๐ข) โ ๐(๐ฃ, ๐ฃ) = ๐(๐ข, ๐ฃ) + ๐(๐ฃ, ๐ข) =
= 2๐(๐ข, ๐ฃ)
da cui ๐(๐ข, ๐ฃ) =๐(๐ข+๐ฃ)โ๐(๐ข)โ๐(๐ฃ)
2 (detta formula di polarizzazione), dunque ๐ รจ univocamente
determinato e quindi unico.
DEFINIZIONE 4.1.5: Definiamo:
๐ต๐๐(๐) = {๐: ๐ ร ๐ โ ๐| ๐ รจ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐} ๐๐(๐) = {๐: ๐ ร ๐ โ ๐| ๐ รจ ๐๐๐๐๐๐ก๐ก๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐} ๐(๐) = {๐: ๐ โ ๐| ๐ รจ ๐๐๐๐๐ ๐๐ข๐๐๐๐๐ก๐๐๐}.
DEFINIZIONE 4.1.6: Definiamo una somma e un prodotto per scalari in ๐ต๐๐(๐):
โ๐,๐ โ ๐ต๐๐(๐), (๐ + ๐)(๐ฃ, ๐ค) โ ๐(๐ฃ,๐ค) + ๐(๐ฃ,๐ค);
โ๐ โ ๐, โ๐ โ ๐ต๐๐(๐), (๐๐)(๐ฃ, ๐ค) โ ๐๐(๐ฃ, ๐ค).
PROPOSIZIONE 4.1.4: 1) ๐ต๐๐(๐) รจ uno spazio vettoriale;
2) ๐๐(๐) รจ un sottospazio vettoriale di ๐ต๐๐(๐);
3) ๐(๐) รจ un sottospazio vettoriale di โฑ(๐,๐) = {๐: ๐ โ ๐}.
94
Osservazione: ๐๐(๐) โ ๐(๐), in quanto lโapplicazione ๐น: ๐๐(๐) โ ๐(๐)| ๐น(๐) = ๐๐ รจ un
isomorfismo (sappiamo che รจ bigettiva e si vede con unโimmediata verifica che รจ lineare).
Notazione: Indicheremo con (๐, ๐) lo spazio vettoriale ๐ dotato del prodotto scalare ๐.
DEFINIZIONE 4.1.7: Siano (๐, ๐) e (๐,๐) ๐-spazi vettoriali. ๐: ๐ โ ๐ lineare si dice isometria
se:
๐ รจ isomorfismo di spazi vettoriali;
โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)).
DEFINIZIONE 4.1.8: (๐, ๐) e (๐, ๐) si dicono isometrici se โ๐: ๐ โ ๐ isometria (in tal caso ๐
e ๐ si dicono prodotti scalari isometrici).
Osservazione: Lโessere isometrici รจ una relazione di equivalenza (la verifica รจ lasciata al lettore).
Osservazione: Se ๐: ๐ โ (๐,๐) รจ un isomorfismo, lโapplicazione ๐๐โ: ๐ ร ๐ โ ๐| ๐๐
โ(๐ฃ, ๐ค) =
๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ค)) รจ evidentemente un prodotto scalare su ๐ e ๐: (๐, ๐๐โ) โ (๐,๐) รจ unโisometria
per costruzione.
Dunque in generale basterร studiare {(๐, ๐)}/๐๐ ๐๐๐๐ก๐๐๐, con ๐ fissato.
Denoteremo con โจ, โฉ il prodotto scalare standard di โ๐.
Esempi:
1) Le rotazioni di centro lโorigine sono isometrie lineari di โ2 dotato del prodotto scalare
standard, infatti sia (๐ฅ๐ฆ) un vettore di โ2 e sia (
๐ฅโฒ
๐ฆโฒ) il vettore ottenuto ruotando lโaltro di un
angolo ๐ผ; allora:
(๐ฅโฒ
๐ฆโฒ) = (
cos(๐ผ) โ sin(๐ผ)
sin(๐ผ) cos(๐ผ)) (๐ฅ๐ฆ) = (
๐ฅ cos(๐ผ) โ ๐ฆ sin(๐ผ)
๐ฅ sin(๐ผ) + ๐ฆ cos(๐ผ)) ;
โจ(๐ฅ1 cos(๐ผ) โ ๐ฆ1 sin(๐ผ)
๐ฅ1 sin(๐ผ) + ๐ฆ1 cos(๐ผ)) , (
๐ฅ2 cos(๐ผ) โ ๐ฆ2 sin(๐ผ)
๐ฅ2 sin(๐ผ) + ๐ฆ2 cos(๐ผ))โฉ =
= ๐ฅ1๐ฅ2(cos2(๐ผ) + sin2(๐ผ)) + ๐ฆ1๐ฆ2(sin
2(๐ผ) + cos2(๐ผ)) = ๐ฅ1๐ฅ2 + ๐ฆ1๐ฆ2 =
= โจ(๐ฅ1๐ฆ1) , (
๐ฅ2๐ฆ2)โฉ
2) Sia ๐ป = {๐1๐ฅ1+. . . +๐๐๐ฅ๐ = 0} un iperpiano in (โ๐, โจ, โฉ) passante per ๐.
Sia ๐ต = (๐1โฎ๐๐
). Allora ๐ป = {๐|โจ๐ต, ๐โฉ = 0}.
Sia ora ๐:โ๐ โ โ๐ la riflessione ortogonale rispetto ad ๐ป che associa ad ogni ๐ โ โ๐ il
simmetrico rispetto ad ๐ป.
Grazie alla figura (che รจ in โ3 ma che comunque rende lโidea della situazione), vediamo che:
๐(๐) = ๐ โ 2๐ต๐; ma avendo lโiperpiano dimensione ๐ โ 1, su di esso giaceranno ๐ โ 1
componenti di ๐, che chiamiamo ๐1, โฆ ,๐๐โ1, mentre lโultima componente sarร
esattamente ๐ต๐. Allora:
โจ๐, ๐ตโฉ = โจ๐ต๐ + โ ๐๐๐โ1๐=1 , ๐ตโฉ = โจ๐ต๐, ๐ตโฉ + โ โจ๐๐ , ๐ตโฉ
๐โ1๐=1 = โจ๐ต๐, ๐ตโฉ.
95
Sia ora ๐ต๐ = ๐ โ ๐ต; quindi:
โจ๐, ๐ตโฉ = โจ๐ต๐, ๐ตโฉ = ๐โจ๐ต, ๐ตโฉ โ ๐ =โจ๐,๐ตโฉ
โจ๐ต,๐ตโฉ.
Dunque ๐(๐) = ๐ โ 2โจ๐,๐ตโฉ
โจ๐ต,๐ตโฉ๐ต.
Notiamo che ๐2 = ๐๐, infatti:
๐(๐(๐)) = ๐ โ 2โจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ๐ต โ 2
โจ๐ โ 2โจ๐, ๐ตโฉโจ๐ต, ๐ตโฉ
๐ต, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ๐ต =
= ๐ โ 2๐ต
โจ๐ต, ๐ตโฉ(โจ๐, ๐ตโฉ + โจ๐, ๐ตโฉ โ 2
โจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉโจ๐ต, ๐ตโฉ) = ๐
Inoltre ๐ รจ unโisometria, in quanto:
รจ lineare (la verifica รจ immediata);
รจ iniettiva, poichรฉ:
๐พ๐๐(๐) = {๐| ๐ = 2โจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ๐ต} = {๐| ๐ = 2
โจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ๐ต = 2
โจ2โจ๐, ๐ตโฉโจ๐ต, ๐ตโฉ
๐ต, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ๐ต} =
= {๐| โจ๐, ๐ตโฉ = 2โจ๐, ๐ตโฉ} = {0} รจ surgettiva, poichรฉ la controimmagine di ๐ รจ ๐(๐), in quanto ๐2 = ๐๐;
mantiene i prodotti scalari, in quanto:
โจ๐(๐), ๐(๐)โฉ = โจ๐ โ 2โจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ๐ต, ๐ โ 2
โจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ๐ตโฉ
= โจ๐, ๐โฉ โ 2โจ๐, ๐ตโฉโจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉโ 2
โจ๐, ๐ตโฉโจ๐, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉ+ 4
โจ๐, ๐ตโฉโจ๐, ๐ตโฉโจ๐ต, ๐ตโฉ
โจ๐ต, ๐ตโฉโจ๐ต, ๐ตโฉ= โจ๐, ๐โฉ.
DEFINIZIONE 4.1.9: Si definisce gruppo ortogonale di (๐, ๐) lโinsieme ๐(๐, ๐) ={๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐: (๐, ๐) โ (๐, ๐) รจ ๐๐ ๐๐๐๐ก๐๐๐}, cioรจ:
๐ โ ๐(๐, ๐) โ ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐.
PROPOSIZIONE 4.1.5: (๐(๐, ๐),โ) รจ un gruppo ed รจ sottogruppo di ๐บ๐ฟ(๐).
96
DEFINIZIONE 4.1.10: ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐ si dicono ortogonali rispetto a ๐ se ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = 0.
Osservazione: Se ๐ฅ, ๐ฆ sono ortogonali rispetto a ๐ e ๐ โ ๐(๐, ๐), allora ๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ) sono
ortogonali rispetto a ๐.
DEFINIZIONE 4.1.11: ๐ โ ๐ต๐๐(๐), โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐. Si definisce matrice associata a ๐
rispetto a โฌ la matrice ๐โฌ(๐) โ โณ(๐,๐) definita da [๐โฌ(๐)]๐๐ = ๐(๐ฃ๐ , ๐ฃ๐).
PROPOSIZIONE 4.1.6: Se ๐โฌ(๐) = ๐ด, allora โ๐ฃ,๐ค โ ๐, ๐(๐ฃ, ๐ค) = [๐ฃ]โฌ.๐ก ๐ด[๐ค]โฌ.
Dimostrazione:
๐(๐ฃ,๐ค) = ๐(โ๐ฅ๐๐ฃ๐
๐
๐=1
,โ๐ฆ๐๐ฃ๐
๐
๐=1
) =โโ๐ฅ๐๐ฆ๐๐(๐ฃ๐ , ๐ฃ๐)
๐
๐=1
๐
๐=1
= [๐ฃ]โฌ.๐ก ๐ด[๐ค]โฌ .
PROPOSIZIONE 4.1.7: Sia โฌ base di ๐. Allora lโapplicazione:
๐โฌ:๐ต๐๐(๐) โ โณ(๐,๐)
๐ โ ๐โฌ(๐)
รจ un isomorfismo di spazi vettoriali.
Dimostrazione:
๐โฌ รจ evidentemente una bigezione, poichรฉ โ๐ด โ โณ(๐,๐), ๐(๐ฃ๐ , ๐ฃ๐) = [๐ฃ]โฌ.๐ก ๐ด[๐ค]โฌ, dove
โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ fissata. Essendo ๐ definita su vettori di base, รจ univoca lโestensione a tutti i
๐ฃ โ ๐. Inoltre dalla definizione segue la linearitร , dunque ho la tesi.
COROLLARIO 4.1.8: dim(๐ต๐๐(๐)) = ๐2.
Osservazione: ๐ โ ๐ต๐๐(๐), โฌ base di ๐. Allora ๐ โ ๐๐(๐) โ ๐โฌ(๐) รจ simmetrica.
COROLLARIO 4.1.9: dim(๐๐(๐)) = dim(๐(๐)) =๐(๐+1)
2.
Dimostrazione:
๐โฌ|๐๐(๐): ๐๐(๐) โ ๐ฎ(๐,๐) รจ un isomorfismo.
Osservazione: โฌ base di ๐, ๐ โ ๐๐(๐), ๐ด = ๐โฌ(๐). Sia ๐๐ด il prodotto scalare su ๐๐ associato
alla matrice simmetrica ๐ด, cioรจ ๐๐ด(๐, ๐) = ๐.๐ก ๐ด๐.
Allora [ ]โฌ: (๐, ๐) โ (๐๐, ๐๐ด) รจ unโisometria, infatti ๐(๐ฃ, ๐ค) = [๐ฃ]โฌ.๐ก ๐ด[๐ค]โฌ = ๐๐ด([๐ฃ]โฌ, [๐ค]โฌ).
PROPOSIZIONE 4.1.10: ๐: (๐, ๐) โ (๐,๐) isomorfismo, โฌ base di ๐, ๐ฎ base di ๐.
Siano ๐ = ๐โฌ(๐), ๐ = ๐๐ฎ(๐), ๐ด = ๐โฌ,๐ฎ(๐). Allora ๐ รจ isometria โ๐ = ๐ด.๐ก ๐๐ด.
Dimostrazione:
Siano ๐ = [๐ฃ]โฌ, ๐ = [๐ค]โฌ. Allora ๐(๐ฃ,๐ค) = ๐.๐ก ๐๐.
๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ค)) = [๐(๐ฃ)]๐ฎ.๐ก ๐[๐(๐ค)]๐ฎ = (๐ด๐).
๐ก ๐(๐ด๐) = ๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐๐ด๐.
Dunque ๐ รจ isometria โ ๐.๐ก ๐๐ = ๐.
๐ก ๐ด.๐ก ๐๐ด๐ โ๐, ๐ โ ๐๐ โ ๐ = ๐ด.
๐ก ๐๐ด (per il solito discorso
che quellโuguaglianza deve valere โ๐, ๐ e quindi in particolare per gli ๐ = ๐๐, ๐ = ๐๐).
Osservazione: ๐ isomorfismo. ๐ โ ๐(๐, ๐) โ ๐ = ๐ด.๐ก ๐๐ด, dove ๐ = ๐โฌ(๐) e ๐ด = ๐โฌ(๐).
97
4.2 CONGRUENZA E DECOMPOSIZIONE DI WITT
DEFINIZIONE 4.2.1: ๐ด, ๐ต โ โณ(๐,๐) si dicono congruenti se โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,๐)| ๐ต = ๐.๐ก ๐ด๐.
PROPOSIZIONE 4.2.1: Sia ๐ โ ๐ต๐๐(๐) e โฌ,โฌโฒ basi di ๐. Poniamo ๐ด = ๐โฌ(๐) e ๐ดโฒ = ๐โฌโฒ(๐).
Allora ๐ด e ๐ดโฒ sono congruenti.
Dimostrazione:
Sia ๐ la matrice del cambiamento di base da โฌ a โฌโฒ; quindi [๐ฃ]โฌ = ๐[๐ฃ]โฌโฒ โ๐ฃ โ ๐.
Allora:
๐(๐ข, ๐ฃ) = [๐ข]โฌ.๐ก ๐ด[๐ฃ]โฌ = [๐ข]โฌโฒ.
๐ก ๐.๐ก ๐ด๐[๐ฃ]โฌโฒ ;
๐(๐ข, ๐ฃ) = [๐ข]โฌโฒ.๐ก ๐ดโฒ[๐ฃ]โฌโฒ.
Poichรฉ [๐ข]โฌโฒ.๐ก ๐.
๐ก ๐ด๐[๐ฃ]โฌโฒ = [๐ข]โฌโฒ.๐ก ๐ดโฒ[๐ฃ]โฌโฒ โ๐ข, ๐ฃ โ ๐, allora ๐ดโฒ = ๐.
๐ก ๐ด๐.
Osservazione: La congruenza รจ una relazione di equivalenza
Osservazione: Il rango รจ un invariante di congruenza (poichรฉ si moltiplica per matrici
invertibili).
DEFINIZIONE 4.2.2: ๐๐(๐) = ๐๐(๐โฌ(๐)).
Osservazione: La definizione รจ ben posta perchรฉ il rango non dipende da โฌ.
PROPOSIZIONE 4.2.2: Sia ๐ un ๐-spazio vettoriale, ๐,๐ โ ๐๐(๐). Sono fatti equivalenti:
1) (๐, ๐) e (๐, ๐) sono isometrici;
2) โโฌ base di ๐, ๐โฌ(๐) e ๐โฌ(๐) sono congruenti;
3) โโฌ, โฌโฒ basi di ๐| ๐โฌ(๐) = ๐โฌโฒ(๐).
Dimostrazione:
Analoga a quella per gli endomorfismi.
Osservazione: Gli invarianti rispetto allโisometria in ๐๐(๐) corrispondono agli invarianti
rispetto alla congruenza in ๐ฎ(๐,๐).
Osservazione: Se ๐ต = ๐.๐ก ๐ด๐, con ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), allora det(๐ต) = det(๐ด) โ (det(๐))2. Quindi:
il determinante non รจ invariante di congruenza;
se ๐ = โ il segno del determinante รจ invariante per congruenza.
DEFINIZIONE 4.2.3: Sia ๐ โ ๐๐(๐). Si definisce radicale di ๐ lโinsieme
๐ ๐๐(๐) = {๐ฃ โ ๐| ๐(๐ฃ, ๐ค) = 0 โ๐ค โ ๐}.
PROPOSIZIONE 4.2.3: ๐ ๐๐(๐) รจ sottospazio di ๐ e dim(๐ ๐๐(๐)) = dim(๐) โ ๐๐(๐).
Dimostrazione:
La verifica che sia sottospazio รจ lasciata.
Sia dim(๐) = ๐ e โฌ base di ๐; sia ๐ด = ๐โฌ(๐).
Poniamo ๐ = [๐ฃ]โฌ e ๐ = [๐ค]โฌ.
98
๐ฃ โ ๐ ๐๐(๐) โ ๐(๐ฃ,๐ค) = 0 โ๐ค โ ๐ โ ๐.๐ก ๐ด๐ = 0 โ๐ โ ๐๐ โ ๐.
๐ก ๐ด = 0 โ ( ๐.๐ก
.๐ก ๐ด) = 0
โ ๐ด๐ = 0 dove il passaggio โ segue dal fatto che deve essere ๐.
๐ก ๐ด๐ = 0 โ๐ โ ๐๐, dunque in particolare
per ๐ = ๐๐, con 1 โค ๐ โค ๐.
Quindi lโimmagine di ๐ ๐๐(๐) tramite lโisomorfismo [ ]โฌ: ๐ โ ๐๐ รจ ๐พ๐๐(๐ด), per cui
dim(๐ ๐๐(๐)) = dim(๐พ๐๐(๐ด)) = ๐ โ ๐๐(๐ด) = ๐ โ ๐๐(๐).
Osservazione: In particolare ๐ ๐๐(๐) si calcola risolvendo il sistema lineare ๐ด๐ = 0.
DEFINIZIONE 4.2.4: Diciamo che ๐ โ ๐๐(๐) รจ non degenere se ๐ ๐๐(๐) = {0}, ossia se
๐(๐ฃ,๐ค) = 0 โ๐ค โ ๐ โ ๐ฃ = 0 (e degenere altrimenti).
COROLLARIO 4.2.4: ๐ รจ non degenere โ ๐๐(๐) = dim(๐).
Osservazione: Se ๐ด = ๐โฌ(๐) allora ๐ รจ non degenere โ det(๐ด) โ 0.
Notazione: Se ๐ รจ sottospazio di ๐ e ๐ โ ๐๐(๐), denoteremo con ๐|๐ la restrizione di ๐ a
๐ ร๐.
Osservazione: Sia ๐ด = (0 11 0
) prodotto scalare su ๐2 e ๐ = ๐๐๐๐(๐1).
๐|๐ โก 0, dunque la restrizione di un prodotto scalare non degenere puรฒ essere degenere.
DEFINIZIONE 4.2.5: (๐, ๐) e (๐, ๐) si dicono canonicamente isometrici se esiste unโisometria
fra di essi che non dipende da nessuna base.
PROPOSIZIONE 4.2.5: ๐ โ ๐๐(๐).
1) Se ๐ = ๐ ๐๐(๐)โ ๐, allora ๐|๐ รจ non degenere.
2) Se ๐ = ๐ ๐๐(๐)โ ๐1 = ๐ ๐๐(๐)โ ๐2, allora ๐1 e ๐2 sono canonicamente isometrici.
Dimostrazione:
1) Sia ๐ = dim(๐), ๐ = dim(๐ ๐๐(๐)).
Sia โฌ1 = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐ ๐๐(๐); sia โฌ2 = {๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐.
Sia โฌ = โฌ1 โช โฌ2 (che ovviamente รจ base di ๐); allora:
๐โฌ(๐) = ( 0 | 0
0 | ๐ด ),
dove ๐ด = ๐โฌ2(๐|๐) โ โณ(๐ โ ๐,๐).
Poichรฉ ๐๐(๐โฌ(๐)) = ๐ โ dim(๐ ๐๐(๐)) = ๐ โ ๐, allora ๐ด รจ invertibile e dunque ๐|๐ รจ non
degenere.
2) โ๐ข โ ๐1 โ ๐ โ! ๐ง๐ข โ ๐ ๐๐(๐), ๐ขโฒ โ ๐2| ๐ข = ๐ง๐ข + ๐ขโฒ. Definiamo ๐ฟ: ๐1 โ ๐2| ๐ฟ(๐ข) = ๐ขโฒ.
๐ฟ รจ sicuramente lineare, in quanti restrizione di ๐๐2: ๐ โ ๐2.
Poichรฉ dim(๐1) = dim (๐2), per provare che ๐ฟ รจ isomorfismo basta provare che รจ iniettiva.
Sia ๐ข โ ๐พ๐๐(๐ฟ) โ ๐ขโฒ = ๐ฟ(๐ข) = 0 โ ๐ข = ๐ง๐ข โ ๐ ๐๐(๐) โ ๐ข โ ๐1 โฉ ๐ ๐๐(๐) = {0}.
Mostriamo che ๐ฟ รจ unโisometria: ๐(๐ข, ๐ฃ) = ๐(๐ง๐ข + ๐ขโฒ, ๐ง๐ฃ + ๐ฃโฒ) = ๐(๐ง๐ข, ๐ง๐ฃ) + ๐(๐ง๐ข, ๐ฃ
โฒ) + ๐(๐ขโฒ, ๐ง๐ฃ) + ๐(๐ขโฒ, ๐ฃโฒ) = ๐(๐ขโฒ, ๐ฃโฒ) == ๐(๐ฟ(๐ข), ๐ฟ(๐ฃ)), da cui la tesi.
99
DEFINIZIONE 4.2.6: Se ๐ โ ๐๐(๐) e ๐ โ ๐, definiamo ortogonale di ๐:
๐โฅ = {๐ฃ โ ๐| ๐(๐ฃ, ๐ ) = 0 โ๐ โ ๐}.
Osservazione: ๐ ๐๐(๐) = ๐โฅ.
PROPOSIZIONE 4.2.6: Siano ๐, ๐ โ ๐.
1) ๐โฅ รจ sottospazio di ๐
2) ๐ โ ๐ โ ๐โฅ โ ๐โฅ
3) ๐โฅ = (๐๐๐๐(๐))โฅ
4) ๐ โ ๐โฅโฅ
Siano ๐,๐ sottospazi di ๐.
5) (๐ +๐)โฅ = ๐โฅ โฉ๐โฅ 6) ๐โฅ +๐โฅ โ (๐ โฉ๐)โฅ Dimostrazione:
1) Verifica immediata.
2) ๐ฃ โ ๐โฅ โ ๐(๐ฃ, ๐ก) = 0 โ๐ก โ ๐ โ ๐ โ ๐(๐ฃ, ๐ ) = 0 โ๐ โ ๐ โ ๐ฃ โ ๐โฅ.
3) Poichรฉ ๐ โ ๐๐๐๐(๐), per 2) ho che (๐๐๐๐(๐))โฅโ ๐โฅ.
Inoltre se ๐ฃ โ ๐โฅ โ ๐(๐ฃ, ๐ ) = 0 โ๐ โ ๐.
Ma se ๐ = {๐ 1, โฆ , ๐ ๐}, allora:
๐(๐ฃ, โ ๐๐๐ ๐๐๐=1 ) = โ ๐(๐ฃ, ๐ ๐)
๐๐=1 = 0, da cui la tesi.
4) ๐ฃ โ ๐ โ ๐(๐ฃ, ๐ ) = 0 โ๐ โ ๐โฅ โ ๐ฃ โ ๐โฅโฅ
.
5) ๐ฃ โ (๐ +๐)โฅ โ ๐(๐ฃ, ๐ข + ๐ค) = 0 โ๐ข โ ๐,๐ค โ ๐ โ ๐(๐ฃ, ๐ข) + ๐(๐ฃ, ๐ค) = 0 โ โ ๐(๐ฃ, ๐ข) = 0 โง ๐(๐ฃ, ๐ค) = 0 โ๐ข โ ๐,๐ค โ ๐ โ ๐ฃ โ ๐โฅ โฉ๐โฅ,
dove il passaggio contrassegnato con โ si ottiene ponendo prima ๐ข = 0 e poi ๐ค = 0.
6) ๐ฃ โ ๐โฅ +๐โฅ โ ๐ฃ = ๐ฃ๐ + ๐ฃ๐, con ๐ฃ๐ โ ๐โฅ, ๐ฃ๐ โ ๐โฅ โ โโ โ ๐ โฉ๐, ๐(๐ฃ, โ) =
= ๐(๐ฃ๐ + ๐ฃ๐ , โ) = ๐(๐ฃ๐, โ) + ๐(๐ฃ๐, โ) = 0 + 0 = 0 โ ๐ฃ โ (๐ โฉ๐)โฅ.
Osservazione: Se ๐ รจ sottospazio di ๐, allora ๐ โฉ๐โฅ = ๐ ๐๐(๐|๐), poichรฉ in ๐ โฉ๐โฅ ci sono
i vettori di ๐ ortogonali a tutti i vettori di ๐, cioรจ i vettori di ๐ ๐๐(๐|๐).
Esempio: Sia ๐ด = (0 11 0
) e ๐ = ๐๐๐๐(๐1). ๐โฅ = ๐๐๐๐(๐1) โ ๐ โฉ๐โฅ = ๐ ๐๐(๐|๐) =
๐๐๐๐(๐1).
PROPOSIZIONE 4.2.7: Se ๐ รจ sottospazio di ๐ e ๐ โฉ ๐ ๐๐(๐) = {0}, allora:
dim(๐โฅ) = dim(๐) โ dim(๐).
(Osservazione: Non รจ detto che ๐ e ๐โฅ siano in somma diretta, nonostante abbiamo
dimensioni adeguate; un controesempio puรฒ essere lโesempio precedente).
Dimostrazione:
Sia dim(๐) = ๐ e dim(๐ ๐๐(๐)) = โ.
Esiste una base โฌ di ๐ del tipo:
โฌ = {๐ค1, โฆ , ๐ค๐โ ๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐
, ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐โโ, ๐ฃ๐โโ+1, โฆ , ๐ฃ๐โ ๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐ ๐๐(๐)
}.
Allora:
100
๐ด = ๐โฌ(๐) = (
๐1 | ๐2 | 0
๐2.๐ก | ๐3 | 0
0 | 0 | 0
)
e ๐๐(๐ด) = ๐ โ โ.
๐โฅ = {๐ฃ โ ๐|๐(๐ฃ,๐ค) = 0 โ๐ค โ ๐} = {๐ฃ โ ๐|๐(๐ค1, ๐ฃ) =. . . = ๐(๐ค๐, ๐ฃ) = 0}.
Infatti il contenimento โ รจ ovvio, mentre lโaltro segue dal fatto che ogni ๐ค โ ๐ si puรฒ scrivere
come combinazione lineare dei ๐ค๐.
Ora: ๐(๐ค1, ๐ฃ) = (1 0 โฆ 0)๐ด๐
โฎ๐(๐ค๐, ๐ฃ) = (0 โฆ 1 0 โฆ 0)๐ด๐
, con ๐ = [๐ฃ]โฌ.
Dunque attraverso lโisomorfismo [ ]โฌ i vettori di ๐โฅ corrispondono alle soluzioni del sistema
lineare: (๐ผ๐ | 0)๐ดโ =(๐1|๐2| 0)
๐ = 0.
Poichรฉ ๐๐(๐ด) = ๐ โ โ, la matrice ( ๐1 | ๐2
๐2.๐ก | ๐3
) รจ invertibile e dunque ๐๐(๐1| ๐2) = ๐.
Allora lo spazio delle soluzioni del sistema (๐1| ๐2| 0)๐ = 0 ha dimensione ๐ โ ๐ e dunque
dim(๐โฅ) = ๐ โ ๐.
COROLLARIO 4.2.8: 1) dim(๐โฅ) = dim(๐) โ dim(๐) + dim(๐ โฉ ๐ ๐๐(๐))
2) In generale dim(๐โฅ) + dim(๐) โฅ dim(๐)
3) Se ๐ รจ non degenere, allora dim(๐โฅ) = dim(๐) โ dim(๐)
4) ๐|๐ รจ non degenere โ ๐ = ๐โ๐โฅ.
Dimostrazione:
1) Sia ๐ = (๐ โฉ ๐ ๐๐(๐)) โ๐1.
Allora ๐โฅ = ๐1โฅ, infatti sicuramente ๐โฅ โ ๐1
โฅ in quanto ๐1 โ ๐, e: ๐ฃ โ ๐1
โฅ โ ๐(๐ฃ, ๐คโฒ) = 0 โ๐คโฒ โ ๐1 โ ๐(๐ฃ, ๐ค) = ๐(๐ฃ,๐ค0 + ๐คโฒ), ๐ค0 โ ๐ ๐๐(๐), ๐คโฒ โ ๐1 โ ๐(๐ฃ, ๐ค) = ๐(๐ฃ,๐ค0) + ๐(๐ฃ,๐คโฒ) = 0 + 0 = 0 โ ๐ฃ โ ๐โฅ
Inoltre ๐1 โฉ ๐ ๐๐(๐) = {0}, poichรฉ:
{0} = ๐1 โฉ (๐ โฉ ๐ ๐๐(๐)) = (๐1 โฉ๐) โฉ ๐ ๐๐(๐) = ๐1 โฉ ๐ ๐๐(๐),
dove il passaggio contrassegnato con = segue dal fatto che ๐1 โ ๐.
Per la proposizione precedente:
dim(๐โฅ) = dim(๐1โฅ) = dim(๐) โ dim(๐1) = dim(๐) โ (dim(๐) โ dim(๐ โฉ ๐ ๐๐(๐))),
da cui la tesi.
2) Segue dal punto 1).
3) Poichรฉ ๐ ๐๐(๐) = {0} e per il punto 1) si ha la tesi.
4) ๐|๐ รจ non degenere โ ๐ ๐๐(๐|๐) = ๐ โฉ๐โฅ = {0}.
Dunque dim(๐ โ๐โฅ) โค dim(๐).
Dโaltra parte dim(๐โ๐โฅ) = dim(๐) + dim(๐โฅ) โฅ dim (๐), dunque ho la tesi.
Osservazione: Se ๐ รจ non degenere, poichรฉ ๐ โ ๐โฅโฅ e dim(๐) = dim (๐โฅโฅ), allora segue che
๐ = ๐โฅโฅ. Inoltre, sapendo che (๐ +๐)โฅ = ๐โฅ โฉ๐โฅ, se ๐ รจ non degenere segue che
๐โฅ +๐โฅ = (๐ โฉ๐)โฅ (con un ragionamento analogo al precedente).
101
DEFINIZIONE 4.2.7: Se ๐ = ๐โ๐โฅ, la proiezione ๐๐: ๐ โ ๐ รจ detta proiezione ortogonale
su ๐.
Osservazione: โ๐ฃ โ ๐, ๐ฃ โ ๐๐(๐ฃ) โ ๐โฅ.
DEFINIZIONE 4.2.8: ๐ฃ โ ๐ si dice isotropo se ๐(๐ฃ, ๐ฃ) = 0.
Denotiamo con โ(๐) lโinsieme dei vettori isotropi per ๐.
Osservazione: Se ogni ๐ฃ โ ๐ รจ isotropo per ๐, allora ๐ โก 0 (per la formula di polarizzazione).
Osservazione: Se ๐ฃ non รจ isotropo, quindi ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ) โ ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ, allora ogni ๐ค โ ๐ si scrive
come ๐ค = ๐ค1 + ๐ค2, con ๐ค1 โ ๐๐๐๐(๐ฃ) e ๐ค2 โ ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ.
Inoltre ๐ค1 = ๐ โ ๐ฃ, quindi ๐ค2 = ๐ค โ ๐๐ฃ.
๐ค2 = ๐ค โ ๐๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ โ ๐(๐ค โ ๐๐ฃ, ๐ฃ) = 0 โ ๐(๐ค, ๐ฃ) = ๐๐(๐ฃ, ๐ฃ) โ ๐ =๐(๐ฃ,๐ค)
๐(๐ฃ, ๐ฃ)
Il numero ๐ =๐(๐ฃ,๐ค)
๐(๐ฃ,๐ฃ) prende il nome di coefficiente di Fourier di ๐ค rispetto a ๐ฃ.
Dunque ๐|๐๐๐๐(๐ฃ)(๐ค) =๐(๐ฃ,๐ค)
๐(๐ฃ,๐ฃ)๐ฃ.
DEFINIZIONE 4.2.9: Una base โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} di ๐ si dice ortogonale se ๐(๐ฃ๐ , ๐ฃ๐) = 0 โ๐ โ ๐.
Osservazione: โฌ รจ ortogonale โ ๐โฌ(๐) รจ diagonale.
PROPOSIZIONE 4.2.9: โ๐ โ ๐๐(๐) esiste una base di ๐ ortogonale rispetto a ๐.
Dimostrazione 1:
Per induzione su ๐ = dim(๐):
Passo base): ๐ = 1: ogni base รจ ortogonale.
Passo induttivo): Se ๐(๐ฃ, ๐ฃ) = 0 โ๐ฃ โ ๐, allora ๐ โก 0 e quindi ogni base รจ ortogonale.
Altrimenti โ๐ฃ1| ๐(๐ฃ1, ๐ฃ1) โ 0; allora ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1) โ ๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ.
Per ipotesi induttiva โ{๐ฃ2, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ ortogonale per la restrizione di ๐ (e dunque
per ๐).
Allora {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ base di ๐ ortogonale per ๐.
Dimostrazione 2 โ Algoritmo di Lagrange:
Sia โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base qualsiasi di ๐. Sia ๐ด = ๐โฌ(๐).
Supponiamo [๐ด]11 = ๐(๐ฃ1, ๐ฃ1) โ 0, cioรจ ๐ฃ1 โ โ(๐). Poniamo:
๐ฃ1โฒ = ๐ฃ1;
๐ฃ2โฒ = ๐ฃ2 โ
๐(๐ฃ2,๐ฃ1โฒ)
๐(๐ฃ1โฒ ,๐ฃ1
โฒ)๐ฃ1โฒ ;
โฎ
๐ฃ๐โฒ = ๐ฃ๐ โ
๐(๐ฃ๐,๐ฃ1โฒ)
๐(๐ฃ1โฒ ,๐ฃ1
โฒ)๐ฃ1โฒ .
Allora ๐(๐ฃ๐โฒ, ๐ฃ1
โฒ) = 0 โ๐ โฅ 2 e โฌโฒ = {๐ฃ1โฒ , โฆ , ๐ฃ๐
โฒ } รจ una base di ๐, infatti, se mettiamo i vettori
๐ฃ๐โฒ per colonna in una matrice, otteniamo:
102
๐ =
(
100โฎ0
โ๐210โฎ0
โ๐301โฎ0
๐ด๐ดโฏโฏโฏ
โ๐๐0โฎ01 )
che ha evidentemente det๐ = 1 โ 0.
Inoltre abbiamo che:
๐โฌโฒ(๐) = (
โ 0 โฆ 00โฎ0
. . .
. ๐ถ .
. . .
)
Se [๐ด]11 = 0 guardo se โ๐ โ {2,โฆ , ๐}| [๐ด]๐๐ โ 0.
Se lo trovo, permuto la base โฌ in modo che ๐ฃ๐ sia il primo vettore e procedo come prima.
Altrimenti:
Se [๐ด]๐๐ = 0 โ๐ ci sono due casi:
a) ๐ รจ nullo, quindi ogni base รจ ortogonale;
b) โ๐ โ ๐| [๐ด]๐๐ = [๐ด]๐๐ โ 0. In tal caso ๐(๐ฃ๐ + ๐ฃ๐ , ๐ฃ๐ + ๐ฃ๐) = 2[๐ด]๐๐ โ 0.
Allora scelgo una base di ๐ in cui ๐ฃ๐ + ๐ฃ๐ รจ il primo vettore e poi applico il primo
caso.
Dopo aver ortogonalizzato i vettori rispetto al primo, itero il procedimento sulla matrice ๐ถ e
cosรฌ via.
COROLLARIO 4.2.10: Ogni matrice simmetrica รจ congruente ad una matrice diagonale.
Osservazione: Sia โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base ortogonale.
Sia ๐ฃ = ๐ผ1๐ฃ1+. . . +๐ผ๐๐ฃ๐.
๐(๐ฃ, ๐ฃ1) = ๐ผ1๐(๐ฃ1, ๐ฃ1), quindi, se ๐ฃ1 รจ non isotropo, la coordinata di ๐ฃ1 coincide con il
coefficiente di Fourier di ๐ฃ rispetto a ๐ฃ1.
Quindi, se ๐ รจ non degenere:
๐ฃ =๐(๐ฃ, ๐ฃ1)
๐(๐ฃ1, ๐ฃ1)๐ฃ1+. . . +
๐(๐ฃ, ๐ฃ๐)
๐(๐ฃ๐, ๐ฃ๐)๐ฃ๐
Inoltre, se ๐ รจ sottospazio di ๐, dim(๐) = ๐, ๐|๐ รจ non degenere (per cui ๐ = ๐โ๐โฅ) e {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} รจ una base ortogonale di ๐, allora:
๐ฃ =๐(๐ฃ,๐ค1)
๐(๐ค1, ๐ค1)๐ค1+. . . +
๐(๐ฃ,๐ค๐)
๐(๐ค๐, ๐ค๐)๐ค๐ + ๐ง, ๐ง โ ๐โฅ
Quindi:
๐๐(๐ฃ) =๐(๐ฃ,๐ค1)
๐(๐ค1, ๐ค1)๐ค1+. . . +
๐(๐ฃ,๐ค๐)
๐(๐ค๐, ๐ค๐)๐ค๐
Osservazione: Sia ๐ un โ-spazio vettoriale, dim(๐) = ๐, ๐ โ ๐๐(๐), ๐๐(๐) = ๐.
Allora โ๐ฎ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base ortogonale di ๐ tale che:
103
๐๐ฎ(๐) =
(
๐11โฑ
๐๐๐0
โฑ0)
con ๐๐๐ โ 0 โ๐ โค ๐.
Sia โฌ = {๐ฃ1
โ๐(๐ฃ1,๐ฃ1), โฆ ,
๐ฃ๐
โ๐(๐ฃ๐,๐ฃ๐), ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐}.
โฌ รจ detta base ortogonale normalizzata per ๐ e:
๐โฌ(๐) = ( ๐ผ๐ | 0
0 | 0 ).
TEOREMA DI SYLVESTER COMPLESSO: Sia ๐ un โ-spazio vettoriale.
Allora (๐, ๐) e (๐, ๐) sono isometrici โ ๐๐(๐) = ๐๐(๐).
(Osservazione: Quindi il rango รจ un sistema completo di invarianti per lโisometria nel caso
๐ = โ).
Dimostrazione:
(๐, ๐) e (๐, ๐) sono isometrici โ โโฌ, ๐ฎ basi di ๐| ๐โฌ(๐) = ๐๐ฎ(๐).
Poichรฉ abbiamo visto nellโosservazione precedente che se ๐๐(๐) = ๐๐(๐) allora โโฌ, ๐ฎ basi di
๐| ๐โฌ(๐) = ๐๐ฎ(๐) = ( ๐ผ๐ | 0
0 | 0 ), segue la tesi.
COROLLARIO 4.2.11: Tutti i prodotti scalari non degeneri su un โ-spazio vettoriale sono
isometrici.
COROLLARIO 4.2.12: Ogni matrice simmetrica complessa di rango ๐ รจ congruente a ( ๐ผ๐ | 0
0 | 0 ) e
dunque il rango รจ un invariante completo di congruenza su โ.
Osservazione: Sia ๐ un โ-spazio vettoriale, dim(๐) = ๐, ๐ โ ๐๐(๐), ๐๐(๐) = ๐.
Allora โ๐ฎ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base ortogonale di ๐ tale che:
๐๐ฎ(๐) =
(
๐11โฑ
๐๐๐0
โฑ0)
con ๐๐๐ โ 0 โ๐ โค ๐.
Supponiamo che ๐๐๐ > 0 per 1 โค ๐ โค ๐ e ๐๐๐ < 0 per ๐ + 1 โค ๐ โค ๐.
Sia โฌ = {๐ฃ1
โ๐11, โฆ ,
๐ฃ๐
โ๐๐๐,
๐ฃ๐+1
โโ๐(๐+1)(๐+1),
๐ฃ๐
โโ๐๐๐, ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐}.
โฌ รจ detta base ortogonale normalizzata per ๐ e:
๐โฌ(๐) = (
๐ผ๐
โ๐ผ๐โ๐
0
).
104
DEFINIZIONE 4.2.10: Sia ๐ un โ-spazio vettoriale, ๐ โ ๐๐(๐).
๐ si dice definito positivo (o negativo) se ๐(๐ฃ, ๐ฃ) > 0 โ๐ฃ โ 0 (oppure ๐(๐ฃ, ๐ฃ) < 0 โ๐ฃ โ 0);
๐ si dice definito se รจ definito positivo o definito negativo;
๐ si dice semidefinito positivo (o negativo) se ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โฅ 0 โ๐ฃ (oppure ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โค 0 โ๐ฃ);
๐ si dice semidefinito se รจ semidefinito positivo o semidefinito negativo.
Osservazione: ๐ definito โ ๐ non degenere; inoltre se ๐ รจ sottospazio di ๐ e ๐ รจ (semi)definito,
allora ๐|๐ รจ (semi)definito.
DEFINIZIONE 4.2.11: โ Il numero ๐+(๐) = max{๐๐๐(๐) |๐ ๐ ๐ ๐ฃ ๐๐ ๐, ๐|๐ ๐๐๐. ๐๐๐ ๐๐ก๐๐ฃ๐}
prende il nome di indice di positivitร ;
Il numero ๐โ(๐) = max{๐๐๐(๐) |๐ ๐ ๐ ๐ฃ ๐๐ ๐, ๐|๐ ๐๐๐. ๐๐๐๐๐ก๐๐ฃ๐} prende il nome di indice
di negativitร ;
Il numero ๐0(๐) = dim(๐ ๐๐(๐)) prende il nome di indice di nullitร .
Osservazione: Questi tre numeri sono invarianti per isometria, poichรฉ le isometrie mantengono
il prodotto scalare e dunque anche i segni dei prodotti scalari.
DEFINIZIONE 4.2.12: La terna ๐(๐) = (๐+(๐), ๐โ(๐), ๐0(๐)) รจ detta segnatura di ๐.
TEOREMA DI SYLVESTER REALE: Sia ๐ un โ-spazio vettoriale, dim(๐) = ๐, ๐ โ ๐๐(๐).
Sia โฌ una base ortogonale di ๐ tale che:
๐โฌ(๐) = (
๐ผ๐
โ๐ผ๐
0
).
Allora ๐ = ๐+(๐) e ๐ = ๐โ(๐).
Dimostrazione:
Sia โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐, ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐+๐ , ๐ฃ๐+๐+1, โฆ , ๐ฃ๐}.
La restrizione di ๐ a ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐) รจ definita positiva, dunque ๐+(๐) โฅ ๐.
Sia ora ๐ un sottospazio di ๐ tale che dim(๐) = ๐+(๐) โง ๐|๐ รจ definito positivo.
Sia ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐). Dunque โ๐ง โ ๐, ๐ง = ๐๐+1๐ฃ๐+1+. . . +๐๐๐ฃ๐.
๐(๐ง, ๐ง) = โ๐๐+12 โ. . . โ๐๐+๐
2 โค 0, dunque ๐|๐ รจ semidefinito negativo.
Notiamo che ๐ โฉ ๐ = {0}, infatti, se ๐ฃ โ ๐ โฉ ๐, allora ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โฅ 0 โง ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โค 0, quindi
๐(๐ฃ, ๐ฃ) = 0, cioรจ ๐ฃ = 0 perchรฉ ๐ฃ โ ๐ ed essendo ๐ definito positivo il suo unico vettore
isotropo รจ il vettore nullo.
Allora esiste ๐โ๐ sottospazio di ๐, per cui dim(๐ โ ๐) = dim(๐) + dim(๐) โค dim(๐) = ๐,
ossia ๐+(๐) + ๐ โ ๐ โค ๐, cioรจ ๐+(๐) โค ๐.
Segue dunque che ๐+(๐) = ๐ e con questo che ๐+(๐) non dipende dalla scelta della base.
Poichรฉ ๐ + ๐ = ๐๐(๐) e ๐+(๐) + ๐โ(๐) = ๐๐(๐), allora ๐ = ๐โ(๐), da cui la tesi.
COROLLARIO 4.2.13: Se ๐ = โ, (๐, ๐) e (๐, ๐) sono isometrici โ ๐(๐) = ๐(๐), cioรจ la
segnatura รจ un invariante completo di isometria nel caso ๐ = โ.
105
COROLLARIO 4.2.14: ๐ด, ๐ต โ ๐ฎ(๐,โ) sono congruenti โ ๐(๐ด) = ๐(๐ต), cioรจ la segnatura รจ un
invariante completo di congruenza nel caso reale.
DEFINIZIONE 4.2.13: ๐ ๐-spazio vettoriale, ๐ โ ๐๐(๐). Una base โฌ di ๐ si dice ortonormale
per ๐ โ ๐โฌ(๐) = ๐ผ.
Osservazione: Se ๐ = โ โuna base ortonormale per ๐ โ ๐ รจ non degenere.
Se ๐ = โ โuna base ortonormale per ๐ โ ๐ รจ definito positivo.
DEFINIZIONE 4.2.14: Sia ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ). ๐ด si dice definita positiva (negativa) se ๐.๐ก ๐ด๐ >
0 ( ๐.๐ก ๐ด๐ < 0) โ๐ โ 0.
Sia ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ). ๐ด si dice semidefinita positiva (negativa) se ๐.๐ก ๐ด๐ โฅ 0 ( ๐.
๐ก ๐ด๐ โค 0) โ๐.
Osservazione: ๐ด รจ definita positiva โ ๐๐ด: (๐, ๐) โ ๐.๐ก ๐ด๐ รจ definito positivo.
Analogamente se รจ definita negativa.
Osservazione: ๐ด รจ definita positiva โ ๐ด รจ congruente a ๐ผ โ โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,โ)| ๐ด = ๐.๐ก ๐ (dunque
det(๐ด) = det( ๐.๐ก ๐) = (det(๐))2 > 0).
DEFINIZIONE 4.2.15: ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ). โ1 โค ๐ โค ๐ si definisce ๐-esimo minore principale ๐๐(๐ด) il
minore formato dalle prime ๐ righe e dalle prime ๐ colonne.
CRITERIO DEI MINORI PRINCIPALI: ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ).
๐ด รจ definita positiva โ det(๐๐(๐ด)) > 0 โ๐.
Dimostrazione:
โ) ๐๐(๐ด) รจ la matrice associata alla restrizione di ๐๐ด al sottospazio ๐๐๐๐(๐1, โฆ , ๐๐). Tale
restrizione รจ definita positiva e quindi det(๐๐(๐ด)) > 0 โ๐.
โ) Per induzione su ๐:
Passo base): ๐ = 1: ovvio.
Passo induttivo): Per ipotesi tutti i minori principali della matrice ๐๐โ1(๐ด) hanno
determinante positivo.
Allora per ipotesi induttiva la restrizione di ๐๐ด a ๐๐๐๐(๐1, โฆ , ๐๐โ1) รจ definita positiva e
quindi ๐+(๐๐ด) โฅ ๐ โ 1.
Allora, se ๐+(๐๐ด) = ๐ โ 1, esisterebbe per Sylvester una base โฌ tale che:
๐โฌ(๐๐ด) = (
. ๐ด .
. ๐ผ๐โ1 .
. . ..
. โ1
)
e det(๐โฌ(๐๐ด)) = โ1 < 0, assurdo, quindi ๐+(๐๐ด) = ๐, cioรจ ๐ด รจ definita positiva.
PROPOSIZIONE 4.2.15: Le trasformazioni di base con lโalgoritmo di Lagrange nel caso in cui il
vettore non sia isotropo non alterano i determinanti dei minori principali.
Dimostrazione:
106
๐ด = ๐โฌ(๐)๐ก๐๐๐ ๐.๐๐ ๐๐๐ ๐โ ๐ดโฒ = ๐โฌโฒ(๐); โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐}, โฌ
โฒ = {๐ฃ1โฒ , โฆ , ๐ฃ๐
โฒ }.
๐ = ๐โฌโฒโฌ(๐๐) =
(
100โฎ0
โ10โฎ0
โ01โฎ0
โฏ
โ0โฎ01)
Notiamo che ๐ดโฒ = ๐.๐ก ๐ด๐; sia inoltre ๐๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1 , โฆ , ๐ฃ๐).
Allora ๐ด๐ = ๐{๐ฃ1,โฆ,๐ฃ๐}(๐|๐๐), ๐๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1
โฒ , โฆ , ๐ฃ๐โฒ ) e ๐{๐ฃ1
โฒ ,โฆ,๐ฃ๐โฒ },{๐ฃ1,โฆ,๐ฃ๐}
(๐๐) = ๐๐.
Quindi ๐ด๐โฒ = ๐๐.
๐ก ๐ด๐๐๐.
Ma det(๐๐) = 1 โ๐, quindi ๐ท๐โฒ = det(๐ด๐
โฒ ) = det(๐ด๐) โ (det(๐๐))2 = det(๐ด๐) = ๐ท๐, tesi.
CRITERIO DI JACOBI: ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ), ๐๐(๐ด) = ๐. Supponiamo che ๐ท๐ โ 0 โ๐ โค ๐.
Allora โ๐ triangolare superiore, det(๐) = 1, tale che:
๐.๐ก ๐ด๐ =
(
๐ท1๐ท2๐ท1
โฑ๐ท๐๐ท๐โ1
0โฑ
0)
Dimostrazione:
๐ท1 โ 0 โ [๐ด]11 = ๐ท1 โ 0, quindi posso effettuare una trasformazione di base.
๐ดโฒ = ๐.๐ก ๐ด๐, ๐ triangolare superiore, det(๐) = 1.
๐ดโฒ = (
๐ท10โฎ0
0๐22โฒ
โฎโ
โฏโฏโฑ
0โ
โ
).
Ma si conservano i determinanti dei minori principali โ ๐ท2 = ๐ท2โฒ = ๐ท1 โ ๐22
โฒ โ ๐22โฒ =
๐ท2
๐ท1.
Itero perchรฉ ๐ท2
๐ท1โ 0 โ ๐33
โฒ โ๐ท2
๐ท1โ ๐ท1 = ๐ท3 = ๐ท3
โฒ โ ๐33โฒ =
๐ท3
๐ท2.
In generale ๐๐๐โฒ โ
๐ท๐โ1
๐ท๐โ2โ โฆ โ
๐ท2
๐ท1โ ๐ท1 = ๐ท๐ โ ๐๐๐
โฒ =๐ท๐
๐ท๐โ1.
Quindi, chiamando ๏ฟฝ๏ฟฝ la matrice ๐ด dopo ๐ trasformazioni di base:
๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐๐.๐ก ๐๐โ1.
๐ก โฆ ๐1.๐ก ๐ด๐1โฆ๐๐ = (๐1โฆ๐๐).
๐ก ๐ด๐1โฆ๐๐,
quindi se ๐ = ๐1โฆ๐๐, allora ๐ รจ la matrice cercata, in quanto รจ triangolare superiore (perchรฉ
prodotto di matrici triangolari superiori) e ha det(๐) = det(๐1โฆ๐๐) = 1.
COROLLARIO 4.2.16: Si deduce il criterio dei minori principali.
Dimostrazione:
๐ รจ definito positivo โ ๐ท1 > 0,๐ท2
๐ท1> 0,โฆ ,
๐ท๐
๐ท๐โ1> 0 โ ๐ท1 > 0,โฆ , ๐ท๐ > 0.
COROLLARIO 4.2.17: ๐ด รจ definita negativa โ ๐ท1 < 0,๐ท2 > 0,๐ท3 < 0,โฆ
Dimostrazione:
๐ รจ definito negativo โ ๐ท1 < 0,๐ท2
๐ท1< 0,โฆ ,
๐ท๐
๐ท๐โ1< 0 โ ๐ท1 < 0,๐ท2 > 0,๐ท3 < 0,โฆ
107
DEFINIZIONE 4.2.16: (๐, ๐) si dice piano iperbolico se ๐ รจ uno spazio vettoriale di dimensione
2 e ๐ รจ un prodotto scalare di ๐ non degenere per cui esiste un vettore isotropo non nullo.
PROPOSIZIONE 4.2.18: (๐, ๐) piano iperbolico, ๐ฃ โ 0 isotropo. Allora ๐ฃ si estende ad una base
โฌ = {๐ฃ,๐ค} di ๐ tale che ๐โฌ(๐) = (0 11 0
) (โฌ รจ detta base iperbolica).
Dimostrazione:
Sia ๐ฎ = {๐ฃ, ๐ง} una base di ๐. Allora ๐๐ฎ(๐) = (0 ๐๐ ๐
).
๐ non degenere โ ๐ โ 0.
Ora cerco ๐, ๐| ๐ค = ๐๐ฃ + ๐๐ง, โฌ = {๐ฃ, ๐ค} sia base di ๐ e ๐โฌ(๐) = (0 11 0
).
Notiamo che โฌ รจ base โ ๐ โ 0.
๐(๐ฃ,๐ค) = ๐(๐ฃ, ๐๐ฃ + ๐๐ง) = ๐๐; ๐(๐ค,๐ค) = ๐(๐๐ฃ + ๐๐ง, ๐๐ฃ + ๐๐ง) = 2๐๐๐ + ๐2๐.
Allora ๐โฌ(๐) = (0 11 0
) โ
โ {๐๐ = 1
2๐๐๐ + ๐2๐ โ {
๐ = ๐โ1
๐ = โ2โ1๐๐2 = โ๐(2๐2)โ1.
Poichรฉ abbiamo trovato tali ๐, ๐, ho la tesi.
Osservazione: Se (๐, ๐) รจ un piano iperbolico, allora ๐(๐) = (1,1,0). Infatti sia {๐ฃ, ๐ค} una base
iperbolica per (๐, ๐). Sia ๐ฎ = {๐ฃ+๐ค
โ2,๐ฃโ๐ค
โ2}, che quindi รจ base di ๐. Si puรฒ facilmente vedere che:
๐๐ฎ(๐) = (1 00 โ1
)
da cui segue che ๐(๐) = (1,1,0).
DEFINIZIONE 4.2.17: (๐, ๐) si dice anisotropo se ๐ non contiene vettori isotropi non nulli.
PROPOSIZIONE 4.2.19: ๐ ๐-spazio vettoriale, ๐ prodotto scalare non degenere. Allora:
1) Se ๐ = โ, (๐, ๐) รจ anisotropo โ dim(๐) = 1;
2) Se ๐ = โ, (๐, ๐) รจ anisotropo โ ๐ รจ definito.
Dimostrazione:
1) โ) Ovvio.
โ) Se per assurdo dim(๐) โฅ 2 e โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ una base di ๐| ๐โฌ(๐) = ๐ผ, allora
๐(๐ฃ1 + ๐๐ฃ2, ๐ฃ1 + ๐๐ฃ2) = 1 โ 1 = 0 e dunque ๐ฃ1 + ๐๐ฃ2 โ โ(๐), assurdo.
2) โ) Ovvio per definizione.
โ) Se per assurdo ๐ non รจ definito, โโฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐, ๐ฃ๐+1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐ tale che
๐โฌ(๐) = (๐ผ๐
โ๐ผ๐โ๐). Allora ๐(๐ฃ1 + ๐ฃ๐+1, ๐ฃ1 + ๐ฃ๐+1) = 1 โ 1 = 0, assurdo.
Notazione: Denoteremo con ๐1 โโฅ ๐2 la somma diretta ortogonale di ๐1 e ๐2, che sta ad
indicare la somma diretta dei sottospazi ๐1 e ๐2 tali che ๐(๐ค1, ๐ค2) = 0 โ๐ค1 โ ๐1, ๐ค2 โ ๐2.
108
FORMA NORMALE DI WITT: Sia (๐, ๐), ๐ non degenere.
Caso 1): ๐ = โ.
a) dim(๐) = ๐ = 2๐.
Sappiamo che โโฌ = {๐ฃ1, ๐ค1, โฆ , ๐ฃ๐, ๐ค๐} base di ๐| ๐โฌ(๐) = ๐ผ.
Allora ๐{๐ฃ๐,๐ค๐}(๐|๐๐๐๐(๐ฃ๐,๐ค๐)
) = (1 00 1
) e ๐ฃ๐ + ๐๐ค๐ รจ isotropo, dunque
๐๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ๐ , ๐ค๐) รจ un piano iperbolico e:
๐ = ๐1 โโฅ โฆโโฅ ๐๐,
detta decomposizione di Witt di ๐.
Prendendo una base iperbolica in ogni ๐๐, โ๐ฎ base di ๐ tale che:
๐๐ฎ(๐) =
(
0 11 0
โฑ0 11 0 )
,
detta forma normale di Witt di ๐.
b) dim(๐) = ๐ = 2๐ + 1.
Con un procedimento analogo al precedente si trova la decomposizione di Witt: ๐ = ๐1 โ
โฅ โฆโโฅ ๐๐ โโฅ ๐๐๐๐(๐ง), Inoltre come prima โ๐ฎ base di ๐|
๐๐ฎ(๐) =
(
0 11 0
โฑ0 11 0
1)
,
che รจ la forma normale di Witt di ๐.
Caso 2): ๐ = โ.
1) ๐+(๐) โค ๐โ(๐). Sia ๐ = ๐+(๐).
Allora โโฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐, ๐ค1, โฆ , ๐ค๐โ๐} base di ๐|
๐โฌ(๐) = (๐ผ๐
โ๐ผ๐โ๐).
Si definisca ๐๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ๐ , ๐ค๐) โ๐ e ๐ด = ๐๐๐๐(๐ค๐+1, โฆ , ๐ค๐โ๐). Allora ๐๐ รจ un piano
iperbolico โ๐ e ๐๐ด รจ definito negativo; inoltre: ๐ = ๐1 โ
โฅ โฆโโฅ ๐๐ โโฅ ๐ด,
che รจ la decomposizione di Witt di ๐ e โ๐ฎ base di ๐|
๐๐ฎ(๐) =
(
0 11 0
โฑ0 11 0
โ๐ผ๐โ2๐ )
,
che รจ la forma normale di Witt di ๐.
2) ๐โ(๐) โค ๐+(๐).
ร del tutto analogo al caso precedente, tranne che ๐|๐ด รจ definito positivo.
109
In generale:
DEFINIZIONE 4.2.18: Se ๐ รจ non degenere, si chiama decomposizione di Witt di (๐, ๐) una
decomposizione: ๐ = ๐1 โ
โฅ โฆโโฅ ๐โ โโฅ ๐ด,
dove ogni ๐๐ รจ un piano iperbolico e ๐|๐ด รจ anisotropo.
Dunque, grazie a quello che abbiamo visto, segue:
TEOREMA 4.2.20: Se ๐ = โ โจ ๐ = โ e ๐ รจ non degenere:
1) Se ๐ = โ e dim(๐) = 2๐ โ {#๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ = ๐
๐ด = {0}
2) Se ๐ = โ e dim(๐) = 2๐ + 1 โ {#๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ = ๐
dim(๐ด) = 1
3) Se ๐ = โ โ {#๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ = min(๐+(๐), ๐โ(๐))
๐|๐ด รจ ๐๐๐๐๐๐๐ก๐
Osservazione: Da questo teorema segue che sia nel caso complesso sia in quello reale, il numero
dei piani iperbolici รจ invariante per isometria.
DEFINIZIONE 4.2.19: ๐ โ ๐๐(๐). Si definisce indice di Witt di (๐, ๐) il numero naturale
๐ค(๐) = max{๐๐๐(๐) |๐ รจ ๐ ๐ ๐ฃ ๐๐ ๐, ๐|๐ โก 0}.
Osservazioni: 1) ๐ค(๐) = 0 โ ๐ รจ anisotropo;
2) ๐ค(๐) รจ invariante per isometria;
3) Se ๐ non degenere, ๐ค(๐) โคdim(๐)
2
Dimostrazione:
Sia ๐ un sottospazio di ๐ tale che dim(๐) = ๐ค(๐) โง ๐|๐ โก 0.
Allora โโฌ base di ๐|
๐โฌ(๐) = (
0 | ๐ด
๐ด.๐ก โ๐ค(๐)
| ๐ถ โ๐โ๐ค(๐)
)
Quindi ๐ = ๐๐(๐) โค (๐ โ ๐ค(๐))โ =max(๐๐( ๐ด.๐ก |๐ถ))
+ (๐ โ ๐ค(๐))โ =max(๐๐(๐ด))
โ ๐ โฅ 2๐ค(๐), da cui la tesi.
4) Se ๐ = ๐1 โโฅ โฆโโฅ ๐โ โ
โฅ ๐ด รจ una decomposizione di Witt, allora โ โค ๐ค(๐).
Dimostrazione:
Se {๐ฃ๐ , ๐ค๐} รจ una base iperbolica per ๐๐, allora ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃโ) รจ un sottospazio di ๐|
dim(๐) = โ e ๐|๐ โก 0, dunque ๐ค(๐) โฅ โ.
TEOREMA 4.2.21: Sia (๐, ๐), ๐ non degenere, dim(๐) = ๐. Allora:
1) Se ๐ = โ, ๐ค(๐) = [๐
2];
2) Se ๐ = โ, ๐ค(๐) = min(๐+(๐), ๐โ(๐)).
Dimostrazione:
110
1) Se ๐ = โ, abbiamo visto che ๐ = ๐1 โโฅ โฆโโฅ ๐
[๐
2]โโฅ ๐ด , con dim(๐ด) โค 1.
Allora, per le osservazioni 3) e 4), abbiamo che [๐
2] โค ๐ค(๐) โค
๐
2 โ ๐ค(๐) = [
๐
2].
2) Sia ๐ = ๐1 โโฅ โฆโโฅ ๐๐ โโฅ ๐ด una decomposizione di Witt di ๐.
Vogliamo provare che ๐ = ๐ค(๐), ma per lโosservazione 4), ๐ โค ๐ค(๐).
Supponiamo per assurdo che ๐ < ๐ค(๐).
Sia ๐ sottospazio di ๐ tale che dim(๐) = ๐ค(๐) e ๐|๐ โก 0.
๐|๐ด รจ definito, supponiamo che sia definito negativo (altrimenti la dimostrazione รจ analoga).
Allora โ๐ sottospazio di ๐ tale che dim(๐) = ๐ โ๐ e ๐|๐ รจ definito negativo (ad esempio
๐ = ๐ดโ ๐๐๐๐(๐ค1, โฆ , ๐ค๐), con ๐ค๐ โ ๐๐| ๐(๐ค๐, ๐ค๐) < 0).
Poichรฉ dim(๐) + dim(๐) > ๐ โ ๐ โฉ๐ โ {0} โ โ๐ฃ โ 0, ๐ฃ โ ๐ โฉ๐.
Ma ๐(๐ฃ, ๐ฃ) = 0 in quanto ๐ฃ โ ๐ e ๐(๐ฃ, ๐ฃ) < 0 in quanto ๐ฃ โ ๐, assurdo.
Quindi abbiamo mostrato che tutte le decomposizioni di Witt in ๐ contengono lo stesso
numero di piani iperbolici, in particolare ๐ค(๐) piani iperbolici.
Poichรฉ abbiamo trovato una decomposizione di Witt di ๐ con min(๐+(๐), ๐โ(๐)) piani
iperbolici, segue la tesi.
DEFINIZIONE 4.2.20: Definiamo segno di (๐, ๐), con ๐ definito, il numero ๐ ๐๐(๐) che รจ 1 se
(๐, ๐) รจ definito positivo, โ1 se รจ definito negativo.
COROLLARIO 4.2.22: ๐ โ-spazio vettoriale, ๐ non degenere.
La coppia (๐ค(๐), ๐ ๐๐(๐|๐ด)) รจ un sistema completo di invarianti per isometria su โ.
Dimostrazione:
Sappiamo che ๐ค(๐) = min(๐+(๐), ๐โ(๐)), inoltre:
se ๐ ๐๐(๐|๐ด) = 1 โ ๐+(๐) โฅ ๐โ(๐) (questo segue facilmente dalla dimostrazione della forma
normale di Witt);
se ๐ ๐๐(๐|๐ด) = โ1 โ ๐+(๐) โค ๐โ(๐).
Dunque la conoscenza di (๐ค(๐), ๐ ๐๐(๐|๐ด)) porta immediatamente alla conoscenza di
(๐+(๐), ๐โ(๐)). Da questo segue la tesi.
PROPOSIZIONE 4.2.20: Se ๐ = ๐ ๐๐(๐)โ ๐, allora ๐ค(๐) = dim(๐ ๐๐(๐)) + ๐ค(๐|๐).
Dimostrazione:
Sia ๐ sottospazio di ๐ tale che dim(๐) = ๐ค(๐|๐) e ๐|๐ โก 0.
Allora ๐|๐โ๐ ๐๐(๐) โก 0, quindi ๐ค(๐) โฅ dim(๐ ๐๐(๐)) + ๐ค(๐|๐).
Supponiamo per assurdo che ๐ค(๐) > dim(๐ ๐๐(๐)) + ๐ค(๐|๐).
Allora sia ๐ป sottospazio di ๐ tale che dim(๐ป) = ๐ค(๐) e ๐|๐ป โก 0.
Allora ๐ป โฉ ๐ รจ un sottospazio di ๐ in cui ๐ si annulla, quindi: ๐ค(๐|๐) โฅ dim(๐ป โฉ ๐) = dim(๐ป) + dim(๐) โ dim(๐ป + ๐) >
> (dim(๐ ๐๐(๐)) + ๐ค(๐|๐)) + dim(๐) โ dim(๐ป + ๐) =
= dim(๐) + ๐ค(๐|๐) โ dim(๐ป + ๐) โฅ ๐ค(๐|๐), assurdo.
111
4.3 ISOMETRIE
PROPOSIZIONE 4.3.1: ๐ spazio vettoriale e ๐ โ ๐๐(๐), ๐ โ ๐(๐, ๐).
Se ๐ รจ sottospazio di ๐ tale che ๐(๐) โ ๐, allora ๐(๐โฅ) โ ๐โฅ.
Dimostrazione:
Essendo ๐ isomorfismo, ho che ๐(๐) = ๐.
Allora, se ๐ค โ ๐, โ๐ฆ โ ๐| ๐(๐ฆ) = ๐ค.
La tesi รจ mostrare che โ๐ฅ โ ๐โฅ, ๐(๐ฅ) โ ๐โฅ, cioรจ che โ๐ฅ โ ๐โฅ, โ๐ค โ ๐, ๐(๐(๐ฅ),๐ค) = 0.
Ora:
๐(๐(๐ฅ),๐ค) = ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = 0, da cui la tesi.
Osservazione: Sia ๐ โ ๐๐(๐) non degenere. Se ๐ฃ โ ๐ รจ non isotropo, allora: ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ)โ ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ
โ๐ค โ ๐, ๐ค = ๐(๐ค) โ ๐ฃ + (๐ค โ ๐(๐ค) โ ๐ฃ).
Se ๐(๐ค) =๐(๐ค,๐ฃ)
๐(๐ฃ,๐ฃ), allora ๐ค โ ๐(๐ค) โ ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ.
Poniamo ๐ง(๐ค) = ๐ค โ ๐(๐ค) โ ๐ฃ. Allora ๐ค si scrive in modo unico come ๐ค = ๐(๐ค) โ ๐ฃ + ๐ง(๐ค),
con ๐(๐ค) โ ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ) e ๐ค โ ๐(๐ค) โ ๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ.
DEFINIZIONE 4.3.1: Definiamo riflessione parallela a un vettore ๐ฃ lโapplicazione
๐๐ฃ: ๐ โ ๐| ๐(๐ค) = ๐(๐(๐ค) โ ๐ฃ + ๐ง(๐ค)) = โ๐(๐ค) โ ๐ฃ + ๐ง(๐ค).
DEFINIZIONE 4.3.2: Definiamo luogo dei punti fissi di unโisometria ๐ lโinsieme
๐น๐๐ฅ(๐) = {๐ฃ โ ๐|๐(๐ฃ) = ๐ฃ}.
PROPOSIZIONE 4.3.2: ๐๐ฃ2 = ๐๐ e ๐๐ฃ โ ๐(๐, ๐).
Dimostrazione:
Che ๐๐ฃ2 = ๐๐ รจ evidente; inoltre ๐๐ฃ รจ sicuramente un isomorfismo.
Con una semplice verifica si vede che ๐(๐๐ฃ(๐ค1), ๐๐ฃ(๐ค2)) = ๐(๐ค1, ๐ค2).
Osservazione: ๐๐ฃ(๐ฃ) = โ๐ฃ e ๐น๐๐ฅ(๐๐ฃ) = ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ.
TEOREMA 4.3.3: ๐ โ ๐๐(๐) non degenere. Allora ๐(๐, ๐) รจ generato dalle riflessioni, cioรจ ogni
๐ โ ๐(๐, ๐) รจ composizione di un numero finito di riflessioni parallele a vettori non isotropi.
(Osservazione: Conveniamo che ๐๐ รจ composizione di 0 riflessioni).
Dimostrazione:
Per induzione su ๐ = dim(๐):
Passo base): ๐ = 1: ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ), con ๐ฃ non isotropo perchรฉ ๐ non degenere.
Sia ๐ โ ๐(๐, ๐). Allora ๐(๐ฃ) = ๐๐ฃ, ๐ โ 0.
๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ฃ)) = ๐2๐(๐ฃ, ๐ฃ) โ ๐ = ยฑ1.
Se ๐ = 1 โ ๐ = ๐๐, che รจ composizione di 0 riflessioni.
Se ๐ = โ1 โ ๐(๐ฃ) = โ๐ฃ = ๐๐ฃ(๐ฃ) โ ๐ = ๐๐ฃ, poichรฉ coincidono su una base.
Passo induttivo): Sia ๐ค โ ๐ non isotropo.
Caso 1): ๐(๐ค) = ๐ค.
In questo caso per la prima proposizione si ha che ๐(๐๐ค) = ๐๐ค, con
112
๐๐ค = ๐๐๐๐(๐ค)โฅ, quindi posso applicare lโipotesi induttiva a ๐|๐๐ค e ๐|๐๐ค.
Allora โ๐1, โฆ , ๐๏ฟฝ๏ฟฝ riflessioni di ๐๐ค| ๐|๐๐ค = ๐1 โ โฆ โ ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.
Ogni ๐๏ฟฝ๏ฟฝ si estende ad una riflessione ๐๐ di ๐ (parallela allo stesso vettore)
ponendo ๐๐(๐ค) = ๐ค. Allora ๐ = ๐1 โ โฆ โ ๐๐, da cui la tesi.
Caso 2): ๐(๐ค) โ ๐ค.
Notiamo che ๐ค =๐(๐ค)+๐ค
2โ
๐(๐ค)โ๐ค
2. Inoltre ๐(๐ค) + ๐ค e ๐(๐ค) โ ๐ค sono
ortogonali e non contemporaneamente isotropi, infatti: ๐(๐(๐ค) + ๐ค, ๐(๐ค) + ๐ค) = 2๐(๐ค, ๐ค) + 2๐(๐(๐ค),๐ค) ๐(๐(๐ค) โ ๐ค, ๐(๐ค) โ ๐ค) = 2๐(๐ค, ๐ค) โ 2๐(๐(๐ค),๐ค).
Se fossero entrambi isotropi, sommando avremmo che 4๐(๐ค,๐ค) = 0, cioรจ
๐ค isotropo, assurdo. Quindi:
Se ๐(๐ค) โ ๐ค = ๐ข รจ non isotropo, allora:
๐๐ข(๐ค) = ๐๐ข (โ๐(๐ค)โ๐ค
2โ โ๐๐๐๐(๐ข)
+๐(๐ค)+๐ค
2โ โ๐๐๐๐(๐ข)โฅ
) =๐(๐ค)โ๐ค
2+
๐(๐ค)+๐ค
2= ๐(๐ค),
quindi, applicando ๐๐ข a entrambi i membri, (๐๐ข โ ๐)(๐ค) = ๐๐ข2(๐ค) = ๐ค.
Dunque ๐ค รจ punto fisso per ๐๐ข โ ๐.
Allora, per il caso 1), โ๐1, โฆ , ๐๐ di ๐ tali che
๐๐ข โ ๐ = ๐1 โ โฆ โ ๐๐, e perciรฒ ๐๐ข2 โ ๐ = ๐ = ๐๐ข โ ๐1 โ โฆ โ ๐๐.
Se invece รจ ๐(๐ค) + ๐ค = ๐ข a essere non isotropo, possiamo comunque
ricondurci al caso precedente in quanto โ๐ข = (โ๐)(๐ค) โ ๐ค.
Dunque โ๐0, โฆ , ๐๐ riflessioni tali che
โ๐ = ๐0 โ โฆ โ ๐๐.
Ma ๐ = (โ๐) โ (โ๐๐), quindi se {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ una base ortogonale per ๐:
โ๐๐ = ๐๐ฃ1 โ โฆ โ ๐๐ฃ๐,
poichรฉ ciascuna riflessione cambia di segno la coordinata corrispondente.
Dunque ๐ = ๐๐ฃ1 โ โฆ โ ๐๐ฃ๐ โ ๐0 โ โฆ โ ๐๐, da cui la tesi.
LEMMA 4.3.4: (๐, ๐) anisotropo, ๐ โ ๐(๐, ๐).
Se ๐น๐๐ฅ(๐) = {0}, allora โ๐ riflessione tale che dim(๐น๐๐ฅ(๐ โ ๐)) = 1.
Dimostrazione:
Sia ๐ค โ ๐, ๐ค โ 0. Per ipotesi ๐(๐ค) โ ๐ค.
(๐, ๐) anisotropo โ ๐ข = ๐(๐ค) โ ๐ค รจ non isotropo.
Come provato prima, (๐๐ข โ ๐)(๐ค) = ๐ค, cioรจ ๐ค โ ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐) e quindi dim(๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐)) โฅ 1.
Proviamo che ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐) โฉ ๐โ1(๐๐ข) = {0}, con ๐๐ข = ๐๐๐๐(๐ข)โฅ.
Infatti ๐๐ข|๐๐ข = ๐๐, quindi (๐๐ข โ ๐)|๐โ1(๐๐ข) = ๐|๐โ1(๐๐ข) e poichรฉ ๐ non ha punti fissi, a maggior
ragione non li ha ๐|๐โ1(๐๐ข).
Perciรฒ ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐) โฉ ๐โ1(๐๐ข) = {0}, e poichรฉ dim(๐โ1(๐๐ข)) = ๐ โ 1 (in quanto ๐ รจ
isomorfismo), per la formula di Grassmann dim(๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐)) โค 1, tesi.
TEOREMA 4.3.5: (๐, ๐) anisotropo, dim(๐) = ๐. Allora ogni ๐ โ ๐(๐, ๐) รจ composizione di
๐ โ ๐ riflessioni, dove ๐ = dim(๐น๐๐ฅ(๐)).
Dimostrazione:
Se ๐ = ๐, allora ๐ = ๐๐, quindi ๐ รจ composizione di 0 riflessioni, e ๐ โ ๐ = 0.
113
Se ๐ < ๐, allora sia ๐ป = ๐น๐๐ฅ(๐)โฅ, cosรฌ ๐ = ๐น๐๐ฅ(๐) โโฅ ๐ป.
Allora dim(๐ป) = ๐ โ ๐, ๐ป รจ ๐-invariante (poichรฉ ๐(๐น๐๐ฅ(๐)) โ ๐น๐๐ฅ(๐)), ๐|๐ป โ ๐(๐ป,๐|๐ป) e
๐(๐ป,๐|๐ป) รจ anisotropo.
Inoltre evidentemente ๐น๐๐ฅ(๐|๐ป) = {0}.
Per il lemma โ๐ข โ ๐ป tale che, detta ๐๏ฟฝ๏ฟฝ la riflessione in ๐ป parallela a ๐ข, si ha che
dim(๐น๐๐ฅ(๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐|๐ป)) = 1.
๐๏ฟฝ๏ฟฝ si estende naturalmente alla riflessione ๐๐ข di ๐, ponendo ๐๐ข(๐ค) = ๐ค โ๐ค โ ๐ป.
Allora ๐น๐๐ฅ(๐) โ ๐๐๐๐(๐ข)โฅ = ๐น๐๐ฅ(๐๐ข), infatti:
๐ฃ โ ๐น๐๐ฅ(๐) โ ๐ฃ โ ๐ป โ ๐๐ข(๐ฃ) = ๐ฃ โ ๐ฃ โ ๐น๐๐ฅ(๐๐ข).
Quindi ๐น๐๐ฅ(๐)โ ๐น๐๐ฅ(๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐|๐ป) โ ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐), in quanto ovviamente ๐น๐๐ฅ(๐) โ ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐) e
๐น๐๐ฅ(๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐|๐ป) โ ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐) e ๐น๐๐ฅ(๐) โฉ ๐น๐๐ฅ(๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐|๐ป)โ โ๐ป
โ ๐น๐๐ฅ(๐) โฉ ๐ป = {0}.
Inoltre vale lโuguaglianza ๐น๐๐ฅ(๐)โ ๐น๐๐ฅ(๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐|๐ป) = ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐), infatti sia ๐ฅ โ ๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐).
Scrivo ๐ฅ = ๐ + ๐, con ๐ โ ๐น๐๐ฅ(๐) e ๐ โ ๐ป; allora:
๐ฅ = (๐๐ข โ ๐)(๐ฅ) = (๐๐ข โ ๐)(๐) + (๐๐ข โ ๐)(๐) = ๐ + (๐๐ข โ ๐)(๐), ma per la scrittura unica
๐ = (๐๐ข โ ๐)(๐) โ ๐ โ ๐น๐๐ฅ(๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐|๐ป), in quanto ๐ โ ๐ป.
Allora dim(๐น๐๐ฅ(๐๐ข โ ๐)) = ๐ + 1.
Iterando, trovo che โ๐1, โฆ , ๐๐โ๐ riflessioni tali che dim(๐น๐๐ฅ(๐๐โ๐ โ โฆ โ ๐1 โ ๐)) = ๐, quindi
๐๐โ๐ โ โฆ โ ๐1 โ ๐ = ๐๐, da cui ๐ = ๐1 โ โฆ โ ๐๐โ๐.
4.4 AGGIUNTO
DEFINIZIONE 4.4.1: Sia ๐ โ ๐๐(๐). โ๐ฆ โ ๐ sia ๐๐ฆ: ๐ โ ๐| ๐ฃ โ ๐๐ฆ(๐ฃ) โ ๐(๐ฃ, ๐ฆ).
Osservazione: ๐๐ฆ รจ lineare, quindi ๐๐ฆ โ ๐โ.
DEFINIZIONE 4.4.2: Definiamo ๐น๐: ๐ โ ๐โ| ๐ฆ โ ๐๐ฆ.
PROPOSIZIONE 4.4.1: 1) ๐น๐ รจ lineare;
2) ๐พ๐๐(๐น๐) = ๐ ๐๐(๐);
3) ๐ผ๐(๐น๐) = ๐ด๐๐(๐ ๐๐(๐));
4) ๐น๐ รจ un isomorfismo โ ๐ รจ non degenere.
Dimostrazione:
1) Semplice verifica.
2) ๐ฆ โ ๐พ๐๐(๐น๐) โ ๐๐ฆ = 0 โ ๐๐ฆ(๐ฅ) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = 0 โ๐ฅ โ ๐ โ ๐ฆ โ ๐ ๐๐(๐).
3) ๐ผ๐(๐น๐) โ ๐ด๐๐(๐ ๐๐(๐)), infatti โ๐ฆ โ ๐, ๐น๐(๐ฆ) = ๐๐ฆ โ ๐ด๐๐(๐ ๐๐(๐)), perchรฉ
โ๐ฅ โ ๐ ๐๐(๐), ๐๐ฆ(๐ฅ) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = 0.
Inoltre dim (๐ผ๐(๐น๐)) = dim(๐) โ dim (๐พ๐๐(๐น๐)) = dim(๐) โ dim(๐ ๐๐(๐)) =
= dim (๐ด๐๐(๐ ๐๐(๐))).
4) Ovvia per quanto visto nei punti precedenti (infatti se ๐ non degenere, allora
๐พ๐๐(๐น๐) = ๐ ๐๐(๐) = {0} e ๐ผ๐(๐น๐) = ๐ด๐๐(๐ ๐๐(๐)) = ๐).
114
DEFINIZIONE 4.4.3: ๐ โ ๐โ รจ detto ๐-rappresentabile se ๐ โ ๐ผ๐(๐น๐) (ossia se โ๐ฆ โ ๐ tale che
๐ = ๐น๐(๐ฆ), ossia se โ๐ฆ โ ๐ tale che ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ โ ๐)
TEOREMA DI RAPPRESENTAZIONE DI RIESZ: Se ๐ รจ non degenere, ogni ๐ โ ๐โ รจ
๐-rappresentabile in modo unico (cioรจ โ! ๐ฆ โ ๐| ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ โ ๐).
Dimostrazione:
Segue dal fatto che ๐น๐ รจ un isomorfismo.
Osservazione: Grazie alla teoria del duale, avevamo trovato un isomorfismo canonico fra ๐ e
๐โโ, mentre ora, grazie al teorema di rappresentazione di Riesz, abbiamo trovato un
isomorfismo canonico ๐น๐ fra ๐ e ๐โ.
Osservazione: Sia ๐โ un sottospazio fissato di ๐โ.
๐โ coincide con lโinsieme dei funzionali ๐-rappresentabili โ ๐โ = ๐ผ๐(๐น๐) = ๐ด๐๐(๐ ๐๐(๐)).
Dunque se ๐โ = ๐ด๐๐(๐), cioรจ ๐ = ๐ด๐๐(๐โ) (grazie allโisomorfismo canonico ๐๐), allora
๐โ = ๐ผ๐(๐น๐) โ ๐ = ๐ ๐๐(๐).
PROPOSIZIONE 4.4.2: Siano ๐,๐ sottospazi di ๐. Allora:
1) ๐ด๐๐(๐ +๐) = ๐ด๐๐(๐) โฉ ๐ด๐๐(๐);
2) ๐ด๐๐(๐ โฉ๐) = ๐ด๐๐(๐) + ๐ด๐๐(๐).
Dimostrazione:
1) โ) ๐ โ ๐ +๐ โ ๐ด๐๐(๐ +๐) โ ๐ด๐๐(๐) e analogamente ๐ด๐๐(๐ +๐) โ ๐ด๐๐(๐).
Dunque ๐ด๐๐(๐ +๐) โ ๐ด๐๐(๐) โฉ ๐ด๐๐(๐).
โ) Sia ๐ โ ๐ด๐๐(๐) โฉ ๐ด๐๐(๐); ๐(๐ข + ๐ค) = ๐(๐ข) + ๐(๐ค) = 0 + 0 = 0 โ๐ข โ ๐,๐ค โ ๐,
dunque ๐ โ ๐ด๐๐(๐ +๐).
2) ๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐) + ๐ด๐๐(๐)) = ๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐)) โฉ ๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐)) = ๐ โฉ๐.
Passando allโannullatore:
๐ด๐๐ (๐ด๐๐(๐ด๐๐(๐) + ๐ด๐๐(๐))) = ๐ด๐๐(๐) + ๐ด๐๐(๐) = ๐ด๐๐(๐ โฉ๐), da cui la tesi.
Esempio: ๐ = โ5. In ๐โ si considerino:
๐1(๐ฅ) = ๐ฅ1 + ๐ฅ2 + ๐ฅ3 + ๐ฅ4 + ๐ฅ5;
๐2(๐ฅ) = ๐ฅ1 + ๐ฅ2 โ ๐ฅ3 โ ๐ฅ4 โ ๐ฅ5;
๐3(๐ฅ) = ๐ฅ1 + ๐ฅ2 + 3๐ฅ3 + 3๐ฅ4 + 3๐ฅ5;
e sia ๐โ = ๐๐๐๐(๐1, ๐2, ๐3).
Si costruisca in ๐ un prodotto scalare ๐ tale che ๐โ sia il sottospazio dei funzionali
๐-rappresentabili.
Dimostrazione:
Cerco ๐ โ ๐๐(๐) tale che ๐โ = ๐ด๐๐(๐ ๐๐(๐)).
Vediamo che (2๐1 โ ๐2)(๐ฅ) = ๐3(๐ฅ) โ๐ฅ โ ๐, quindi ๐โ = ๐๐๐๐(๐1, ๐2).
Allora, grazie allโisomorfismo canonico ๐๐:
๐ด๐๐(๐โ) = ๐ด๐๐(๐๐๐๐(๐1, ๐2)) = ๐ด๐๐(๐๐๐๐(๐1) + ๐๐๐๐(๐2)) = ๐ด๐๐(๐1) โฉ ๐ด๐๐(๐2) =
= ๐พ๐๐(๐1) โฉ ๐พ๐๐(๐2)
{๐ฅ1 + ๐ฅ2 + ๐ฅ3 + ๐ฅ4 + ๐ฅ5 = 0๐ฅ1 + ๐ฅ2 โ ๐ฅ3 โ ๐ฅ4 โ ๐ฅ5 = 0
{๐ฅ1 + ๐ฅ2 + ๐ฅ3 + ๐ฅ4 + ๐ฅ5 = 0
๐ฅ3 + ๐ฅ4 + ๐ฅ5 = 0 {๐ฅ3 = โ๐ฅ4 โ ๐ฅ5๐ฅ1 = โ๐ฅ2
, quindi:
115
๐๐๐ =
{
(
โ๐ฅ2๐ฅ2
โ๐ฅ4 โ ๐ฅ5๐ฅ4๐ฅ5 )
||๐ฅ2, ๐ฅ4, ๐ฅ5 โ โ
}
, cioรจ, se ๐โ = ๐ด๐๐(๐) โ ๐ = ๐ด๐๐(๐โ), e:
๐ = ๐๐๐๐
(
(
โ11000 )
โ =๐ฃ1
,
(
00โ110 )
โ =๐ฃ2
,
(
00โ101 )
โ =๐ฃ3 )
.
Dunque ๐ = ๐ด๐๐(๐โ) = ๐ ๐๐(๐), perciรฒ costruisco ๐ โ ๐๐(๐)| ๐ ๐๐(๐) = ๐๐๐๐(๐ฃ1 , ๐ฃ2, ๐ฃ3).
Completo ๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3 a base โฌ = {๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3, ๐ค1, ๐ค2} di ๐. Ad esempio ๐ค1 = ๐1, ๐ค2 = ๐3.
Ottengo la tesi con:
๐โฌ(๐) =
(
00000
00000
00000
00010
00001)
.
PROPOSIZIONE 4.4.3: Sia ๐ sottospazio di ๐. Se ๐ รจ non degenere, allora ๐น๐(๐โฅ) = ๐ด๐๐(๐).
Dimostrazione:
Sicuramente ๐น๐(๐โฅ) โ ๐ด๐๐(๐), poichรฉ โ๐ฆ โ ๐โฅ, โ๐ข โ ๐, ๐๐ฆ(๐ข) = ๐(๐ฆ, ๐ข) = 0.
Inoltre dim (๐น๐(๐โฅ)) = dim(๐โฅ) = dim(๐) โ dim(๐) = dim(๐ด๐๐(๐)), da cui la tesi.
PROPOSIZIONE 4.4.4: โ๐ โ ๐๐(๐) non degenere, โ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), โ๐โ: ๐ โ ๐ tale che
๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ)) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐.
Dimostrazione:
Fissiamo ๐ฆ โ ๐.
Poniamo inoltre ๐(๐ฅ) = ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ); ๐(๐ฅ) รจ evidentemente lineare, cioรจ ๐(๐ฅ) โ ๐โ.
Dunque per il teorema di rappresentazione di Riesz โ!๐ค โ ๐| ๐(๐ฅ) = ๐(๐ฅ,๐ค) โ๐ฅ โ ๐.
Quindi ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ) = ๐(๐ฅ,๐ค) โ๐ฅ โ ๐.
Poichรฉ ๐ค dipende da ๐ฆ, poniamo ๐ค = ๐โ(๐ฆ).
Dunque รจ ben definita lโapplicazione ๐โ: ๐ โ ๐| ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ)) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐.
DEFINIZIONE 4.4.4: Lโapplicazione ๐โ trovata รจ detta lโaggiunto di ๐ rispetto a ๐.
PROPOSIZIONE 4.4.5: 1) ๐โ รจ lineare;
2) ๐โโ = ๐, cioรจ รจ unโinvoluzione;
3) ๐พ๐๐(๐โ) = (๐ผ๐(๐))โฅ
;
4) ๐ผ๐(๐โ) = (๐พ๐๐(๐))โฅ
;
5) Se โฌ รจ base di ๐, ๐ด = ๐โฌ(๐), ๐ดโ = ๐โฌ(๐
โ), ๐ = ๐โฌ(๐), allora ๐ดโ = ๐โ1 ๐ด.๐ก ๐.
Dimostrazione:
1) โ๐ฅ, ๐ฆ1, ๐ฆ2 โ ๐ si ha:
๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ1 + ๐ฆ2)) = ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ1 + ๐ฆ2) = ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ1) + ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ2) =
116
= ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ1)) + ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ2)) = ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ1) + ๐โ(๐ฆ2)).
Quindi ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ1 + ๐ฆ2) โ ๐โ(๐ฆ1) โ ๐โ(๐ฆ2)) = 0 โ๐ฅ โ ๐ โ
โ (๐ฅ, ๐โ(๐ฆ1 + ๐ฆ2) โ ๐โ(๐ฆ1) โ ๐โ(๐ฆ2)) โ ๐ ๐๐(๐) = {0} โ ๐โ(๐ฆ1 + ๐ฆ2) = ๐โ(๐ฆ1) + ๐โ(๐ฆ2) .
Analogamente per il multiplo โ tesi.
2) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ) = ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ)) = ๐(๐โ(๐ฆ), ๐ฅ) = ๐(๐ฆ, ๐โโ(๐ฅ)) = ๐(๐โโ(๐ฅ), ๐ฆ).
Quindi come prima ๐(๐ฅ) โ ๐โโ(๐ฅ) โ ๐ ๐๐(๐) = {0}, da cui la tesi.
3) โ) Sia ๐ฃ โ ๐พ๐๐(๐โ). Allora โ๐(๐ค) โ ๐ผ๐(๐), ๐(๐ฃ, ๐(๐ค)) = ๐(๐โ(๐ฃ),๐ค)) = ๐(0,๐ค) = 0.
โ) Sia ๐ฃ โ (๐ผ๐(๐))โฅ
. Allora โ๐ค โ ๐, ๐(๐โ(๐ฃ), ๐ค)) = ๐(๐ฃ, ๐(๐ค)) = 0, quindi
๐โ(๐ฃ) โ ๐ ๐๐(๐) = {0}, da cui ๐ฃ โ ๐พ๐๐(๐โ)
4) Dalla 3) segue che ๐พ๐๐(๐โโ) = (๐ผ๐(๐โ))โฅ
; applicando lโortogonale si ottiene la tesi.
5) Poichรฉ โ๐ฃ,๐ค โ ๐, ๐(๐(๐ฃ), ๐ค) = ๐(๐ฃ, ๐โ(๐ค)), allora:
๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐๐ = ๐.๐ก ๐๐ดโ๐ โ๐, ๐ โ ๐๐.
Poichรฉ vale โ๐, ๐ โ ๐๐, allora ๐ด.๐ก ๐ = ๐๐ดโ.
Ma ๐ non degenere โ ๐ invertibile โ ๐ดโ = ๐โ1 ๐ด.๐ก ๐.
Osservazioni: 1) Se โโฌ base ortonormale, ๐ดโ = ๐ด.๐ก .
2) Il diagramma:
๐น๐
๐โ๐โ
๐โ
โ
๐.๐กโ ๐โ๐โ๐น๐
commuta, cioรจ ๐น๐ โ ๐โ = ๐.
๐ก โ ๐น๐. Infatti โ๐ฃ, ๐ฅ โ ๐:
(๐น๐ โ ๐โ)(๐ฃ)(๐ฅ) = ๐น๐(๐
โ(๐ฃ))(๐ฅ) = ๐(๐โ(๐ฃ), ๐ฅ);
( ๐.๐ก โ ๐น๐)(๐ฃ)(๐ฅ) = ( ๐.
๐ก (๐๐ฃ))(๐ฅ) = (๐๐ฃ โ ๐)(๐ฅ) = ๐(๐(๐ฅ), ๐ฃ) = ๐(๐โ(๐ฃ), ๐ฅ).
Da questo si ricavano di nuovo i punti 3) e 4) della proposizione precedente, infatti:
๐พ๐๐(๐โ) = ๐พ๐๐(๐น๐โ1 โ ๐.
๐ก โ ๐น๐) = ๐พ๐๐(๐น๐โ1 โ ๐.
๐ก ) = ๐น๐โ1(๐พ๐๐( ๐.
๐ก )) = ๐น๐โ1(๐ด๐๐(๐ผ๐(๐)) =
= (๐ผ๐(๐))โฅ,
dove i passaggi contrassegnati con = derivano dal fatto che ๐น๐ รจ un isomorfismo.
Analogamente per ๐ผ๐(๐โ).
3) ฮจ: (๐ฅ, ๐ฆ) โ ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ) รจ un prodotto scalare โ โ๐ฅ, ๐ฆ, ๐(๐(๐ฅ), ๐ฆ) = ๐(๐(๐ฆ), ๐ฅ),
cioรจ โ ๐(๐ฅ, ๐โ(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐(๐ฆ)), ossia โ ๐โ(๐ฆ) โ ๐(๐ฆ) โ ๐ ๐๐(๐) = {0} โ ๐โ = ๐.
DEFINIZIONE 4.4.5: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) si dice autoaggiunto โ ๐ = ๐โ.
Osservazione: Supponiamo che โโฌ base di ๐ ortonormale. Allora:
๐ รจ autoaggiunto โ ๐โฌ(๐) = (๐โฌ(๐)).
๐ก โ ๐โฌ(๐) โ ๐ฎ(๐,๐).
117
4.5 SPAZI EUCLIDEI
DEFINIZIONE 4.5.1: (๐, ๐) si dice spazio euclideo se ๐ รจ un โ-spazio vettoriale e ๐ รจ definito
positivo.
Esempi: 1) (โ๐, โจ, โฉ), con โจ๐, ๐โฉ = ๐.๐ก ๐, cioรจ il prodotto scalare standard su โ๐;
2) (โณ(๐,โ), ๐), con ๐(๐ด, ๐ต) = ๐ก๐( ๐ด.๐ก ๐ต).
Infatti ๐(๐ด, ๐ด) = ๐ก๐( ๐ด.๐ก ๐ด) = โ โ [๐ด]๐๐
2๐๐=1
๐๐=1 > 0 se ๐ด โ 0.
DEFINIZIONE 4.5.2: Sia (๐, ๐) spazio euclideo. Si definisce norma su ๐ lโapplicazione
โ โ: ๐ โ โ| โ๐ฃโ = โ๐(๐ฃ, ๐ฃ).
PROPOSIZIONE 4.5.1: Valgono le seguenti proprietร :
1) โ๐ฃโ โฅ 0 โ๐ฃ โ ๐ e โ๐ฃโ = 0 โ ๐ฃ = 0;
2) โ๐ โ โ, โ๐ฃ โ ๐, โ๐๐ฃโ = |๐| โ โ๐ฃโ;
3) โ๐ฃ,๐ค โ ๐, |๐(๐ฃ, ๐ค)| โค โ๐ฃโ โ โ๐คโ (disuguaglianza di Schwarz);
4) โ๐ฃ,๐ค โ ๐, โ๐ฃ + ๐คโ โค โ๐ฃโ + โ๐คโ (disuguaglianza triangolare).
Dimostrazione:
1) Ovvia.
2) โ๐๐ฃโ = โ๐(๐๐ฃ, ๐๐ฃ) = โ๐2๐(๐ฃ, ๐ฃ) = |๐| โ โ๐ฃโ.
3) Se ๐ฃ = 0 โจ ๐ค = 0 la tesi รจ ovvia.
Altrimenti ๐(๐ก๐ฃ + ๐ค, ๐ก๐ฃ + ๐ค) โฅ 0 โ๐ก โ โ, cioรจ ๐ก2๐(๐ฃ, ๐ฃ) + 2๐ก๐(๐ฃ,๐ค) + ๐(๐ค, ๐ค) โฅ 0 โ๐ก.
Quindi il discriminante dellโequazione di secondo grado รจ โค 0, cioรจ:
๐(๐ฃ,๐ค)2 โ ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โ ๐(๐ค,๐ค) โค 0, da cui la tesi.
4) โ๐ฃ + ๐คโ2 = ๐(๐ฃ + ๐ค, ๐ฃ + ๐ค) = ๐(๐ฃ, ๐ฃ) + 2๐(๐ฃ,๐ค) + ๐(๐ค, ๐ค) โค โ๐ฃโ2 + 2โ๐ฃโ โ โ๐คโ +
+โ๐คโ2 = (โ๐ฃโ + โ๐คโ)2,
dove il passaggio contrassegnato con โค segue da 3).
DEFINIZIONE 4.5.3: Una applicazione ๐: ๐ ร ๐ โ โ si dice distanza se verifica le proprietร :
1) ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โฅ 0 โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐;
2) ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = 0 โ ๐ฅ = ๐ฆ;
3) ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = ๐(๐ฆ, ๐ฅ) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐;
4) ๐(๐ฅ, ๐ง) โค ๐(๐ฅ, ๐ฆ) + ๐(๐ฆ, ๐ง) โ๐ฅ, ๐ฆ, ๐ง โ ๐.
DEFINIZIONE 4.5.4: Definiamo ๐: ๐ ร ๐ โ โ| ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = โ๐ฅ โ ๐ฆโ.
Osservazione: Lโapplicazione ๐ appena definita รจ una distanza.
Osservazione: In uno spazio euclideo non esistono vettori isotropi non nulli. Giร sappiamo che
in ogni spazio euclideo esistono basi ortonormali. Se โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ ortonormale, allora โฌ
induce una isometria [ ]โฌ: (๐, ๐) โ (โ๐, โจ, โฉ) data da:
๐ฃ โ [๐ฃ]โฌ = (๐(๐ฃ, ๐ฃ1)
โฎ๐(๐ฃ, ๐ฃ๐)
).
118
Osservazione: Per trovare una base ortonormale in uno spazio euclideo si puรฒ procedere
applicando a una qualsiasi base dello spazio lโalgoritmo di Lagrange e poi normalizzare.
Esiste perรฒ un metodo piรน rapido:
METODO DI ORTONORMALIZZAZIONE DI GRAM-SCHMIDT: โฌ base di (๐, ๐) euclideo.
Sia ๐ฃ1โฒ = ๐ฃ1 e ๐ฃ2
โฒ = ๐ฃ2 โ๐(๐ฃ2,๐ฃ1)
๐(๐ฃ1,๐ฃ1)๐ฃ1. Allora ๐(๐ฃ1
โฒ , ๐ฃ2โฒ ) = 0.
Inoltre ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ฃ2) = ๐๐๐๐(๐ฃ1โฒ , ๐ฃ2
โฒ ) e ๐ฃ1โฒ , ๐ฃ2
โฒ sono linearmente indipendenti.
Ora cerco ๐ฃ3โฒ in modo che ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3) = ๐๐๐๐(๐ฃ1
โฒ , ๐ฃ2โฒ , ๐ฃ3
โฒ ) e {๐ฃ1โฒ , ๐ฃ2
โฒ , ๐ฃ3โฒ } sia base ortogonale
di ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3).
Notiamo che un tale ๐ฃ3โฒ si ottiene sottraendo a ๐ฃ3 la sua proiezione ortogonale su
๐๐๐๐(๐ฃ1โฒ , ๐ฃ2
โฒ ) = ๐2โฒ.
Poichรฉ ๐ฃ1โฒ e ๐ฃ2
โฒ sono ortogonali, conosciamo giร lโespressione analitica della proiezione
ortogonale su ๐2โฒ:
๐๐2โฒ: ๐ โ ๐2โฒ| ๐ฅ โ
๐(๐ฅ, ๐ฃ1โฒ)
๐(๐ฃ1โฒ , ๐ฃ1
โฒ)๐ฃ1โฒ +
๐(๐ฅ, ๐ฃ2โฒ )
๐(๐ฃ2โฒ , ๐ฃ2
โฒ )๐ฃ2โฒ .
Dunque basta porre:
๐ฃ3โฒ = ๐ฃ3 โ
๐(๐ฃ3, ๐ฃ1โฒ)
๐(๐ฃ1โฒ , ๐ฃ1
โฒ)๐ฃ1โฒ โ
๐(๐ฃ3, ๐ฃ2โฒ )
๐(๐ฃ2โฒ , ๐ฃ2
โฒ )๐ฃ2โฒ .
๐ฃ3โฒ โ ๐๐๐๐(๐ฃ1
โฒ , ๐ฃ2โฒ , ๐ฃ3
โฒ ) = ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3).
Inoltre la matrice che contiene per colonna le coordinate di ๐ฃ1โฒ , ๐ฃ2
โฒ , ๐ฃ3โฒ rispetto a {๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3} รจ:
๐ = (1 โ โ0 1 โ0 0 1
), dunque {๐ฃ1โฒ , ๐ฃ2
โฒ , ๐ฃ3โฒ } รจ una base ortogonale di ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3).
Itero il procedimento ponendo โ๐:
๐ฃ๐โฒ = ๐ฃ๐ โโ
๐(๐ฃ๐ , ๐ฃ๐โฒ)
๐(๐ฃ๐โฒ, ๐ฃ๐
โฒ)๐ฃ๐โฒ
๐โ1
๐=1
Alla fine ottengo una base ortogonale {๐ฃ1โฒ , โฆ , ๐ฃ๐
โฒ }; basta normalizzare ponendo ๐ค๐ =๐ฃ๐โฒ
โ๐ฃ๐โฒโ
.
Abbiamo cosรฌ ottenuto con una procedura algoritmica il seguente risultato:
TEOREMA DI ORTONORMALIZZAZIONE DI GRAM-SCHMIDT: (๐, ๐) spazio euclideo, {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base di ๐. Allora esiste una base ortonormale {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} di ๐ tale che
๐๐๐๐(๐ค1, โฆ , ๐ค๐) = ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐) โ๐.
COROLLARIO 4.5.2: (๐, ๐) euclideo, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) triangolabile.
Allora esiste โฌ base di ๐ ortonormale e a bandiera per ๐.
Dimostrazione:
โ๐ฎ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base a bandiera per ๐.
Applico Gram-Schmidt a ๐ฎ e trovo โฌ = {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} ortonormale.
Poichรฉ โ๐, ๐๐๐๐(๐ค1, โฆ , ๐ค๐) = ๐๐๐๐(๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐), โฌ รจ a bandiera per ๐.
119
Osservazione: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), con (๐, ๐) spazio euclideo. Se ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐,
allora ๐ รจ un isomorfismo.
Dimostrazione:
Se ๐ฅ โ ๐พ๐๐(๐), ๐(๐ฅ, ๐ฅ) = ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฅ)) = ๐(0,0) = 0, dunque ๐ฅ = 0.
Poichรฉ ๐ รจ lineare e iniettiva, allora รจ un isomorfismo.
Dunque ๐ โ ๐(๐, ๐) โ ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐ (se ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) e ๐ euclideo).
ISOMETRIE DI UNO SPAZIO EUCLIDEO: (๐, ๐) euclideo, ๐: ๐ โ ๐. Sono fatti equivalenti:
1) ๐ โ ๐(๐, ๐) 2) ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) e โ๐(๐ฃ)โ = โ๐ฃโ โ๐ฃ โ ๐
3) ๐(0) = 0 e ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐
4) ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) e โ{๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base ortonormale di ๐, {๐(๐ฃ1),โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ base ortonormale di ๐
5) ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) e โ{๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base ortonormale di ๐| {๐(๐ฃ1), โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ base ortonormale di ๐
6) ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) e ๐โ โ ๐ = ๐๐.
Dimostrazione:
1) โ 2): Ovvia perchรฉ โ๐(๐ฃ)โ2 = ๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ฃ)) = ๐(๐ฃ, ๐ฃ) = โ๐ฃโ2.
2) โ 1): Usando la formula di polarizzazione: 2๐(๐ฃ,๐ค) = ๐(๐ฃ + ๐ค, ๐ฃ + ๐ค) โ ๐(๐ฃ, ๐ฃ) โ ๐(๐ค,๐ค) = โ๐ฃ + ๐คโ2 โ โ๐ฃโ2 โ โ๐คโ2 = = โ๐(๐ฃ + ๐ค)โ2 โ โ๐(๐ฃ)โ2 โ โ๐(๐ค)โ2 = ๐(๐(๐ฃ + ๐ค), ๐(๐ฃ + ๐ค)) โ ๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ฃ) +
โ๐(๐(๐ค), ๐(๐ค)) = ๐(๐(๐ฃ) + ๐(๐ค), ๐(๐ฃ) + ๐(๐ค)) โ ๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ฃ) โ ๐(๐(๐ค), ๐(๐ค)) =
= 2๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ค)).
2) โ 3): ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = โ๐(๐ฅ) โ ๐(๐ฆ)โ = โ๐(๐ฅ โ ๐ฆ)โ = โ๐ฅ โ ๐ฆโ = ๐(๐ฅ, ๐ฆ).
3) โ 1): โ ๐ conserva la norma:
โ๐(๐ฅ)โ = โ๐(๐ฅ) โ 0โ = โ๐(๐ฅ) โ ๐(0)โ = ๐(๐(๐ฅ), ๐(0)) = ๐(๐ฅ, 0) = โ๐ฅโ.
โ ๐ conserva il prodotto scalare:
Per ipotesi โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, โ๐(๐ฅ) โ ๐(๐ฆ)โ = โ๐ฅ โ ๐ฆโ. Elevando al quadrato ho:
๐(๐(๐ฅ) โ ๐(๐ฆ), ๐(๐ฅ) โ ๐(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ โ ๐ฆ, ๐ฅ โ ๐ฆ) โ
โ โ๐(๐ฅ)โ2โ =โ๐ฅโ2
+ โ๐(๐ฆ)โ2โ =โ๐ฆโ2
โ 2๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = โ๐ฅโ2 + โ๐ฆโ2 โ 2๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ
โ ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐.
โ ๐ manda basi ortonormali in basi ortonormali:
Sia {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} una base ortonormale di ๐. Poichรฉ ๐ conserva il prodotto scalare,
lโinsieme {๐(๐ฃ1), โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ un insieme ortonormale (cioรจ sono a due a due
ortogonali e hanno tutti norma 1).
Allora ๐(๐ฃ1), โฆ , ๐(๐ฃ๐) sono linearmente indipendenti, infatti sia โ ๐๐๐(๐ฃ1)๐๐=1 = 0.
โ๐, 0 = ๐ (โ ๐๐๐(๐ฃ1)๐๐=1 , ๐(๐ฃ๐)) = โ ๐๐๐ (๐(๐ฃ๐), ๐(๐ฃ๐))
๐๐=1 = ๐๐๐ (๐(๐ฃ๐), ๐(๐ฃ๐)) = ๐๐
dunque โ๐, ๐๐ = 0, quindi {๐(๐ฃ1),โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ una base ortonormale di ๐.
โ ๐ รจ lineare:
โ๐ฃ โ ๐, ๐ฃ = โ ๐ฅ๐๐ฃ๐๐๐=1 , con ๐ฅ๐ = ๐(๐ฃ, ๐ฃ๐) coefficiente di Fourier.
Ma abbiamo visto che anche {๐(๐ฃ1), โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ una base ortonormale di ๐, quindi:
๐(๐ฃ) = โ ๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ฃ๐))๐(๐ฃ๐)๐๐=1 = โ ๐(๐ฃ, ๐ฃ๐)๐(๐ฃ๐)
๐๐=1 = โ ๐ฅ๐๐(๐ฃ๐)
๐๐=1 ,
dunque ๐ รจ lineare.
โ ๐ รจ bigettiva in quanto รจ lineare e manda basi in basi.
Poichรฉ ๐ รจ isomorfismo e mantiene il prodotto scalare, allora ๐ โ ๐(๐, ๐).
120
1) โ 4): Ovvia perchรฉ ๐ (๐(๐ฃ๐), ๐(๐ฃ๐)) = ๐(๐ฃ๐ , ๐ฃ๐) = ๐ฟ๐๐ e ๐ manda basi in basi.
4) โ 5): Ovvia.
5) โ 1): Per ipotesi โโฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base ortonormale tale che {๐(๐ฃ1),โฆ , ๐(๐ฃ๐)} รจ base
ortonormale.
Siano ๐ฃ = โ ๐ฅ๐๐ฃ๐๐๐=1 e ๐ค = โ ๐ฆ๐๐ฃ๐
๐๐=1 . Allora:
๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ค)) = ๐(๐(โ ๐ฅ๐๐ฃ๐๐๐=1 ), ๐(โ ๐ฆ๐๐ฃ๐
๐๐=1 )) = ๐(โ ๐ฅ๐๐(๐ฃ๐)
๐=1 , โ ๐ฆ๐๐(๐ฃ๐
๐๐=1 )) =
= โ ๐ฅ๐๐ฆ๐๐ (๐(๐ฃ๐), ๐(๐ฃ๐))๐,๐ = โ ๐ฅ๐๐ฆ๐๐ฟ๐๐๐,๐ = ๐(๐ฃ, ๐ค).
1) โ 6): ๐ โ ๐(๐, ๐) โ ๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, ma
๐(๐(๐ฅ), ๐(๐ฆ)) = ๐ (๐ฅ, ๐โ(๐(๐ฆ))), quindi ๐ โ ๐(๐, ๐) โ ๐ (๐ฅ, ๐โ(๐(๐ฆ))) =
= ๐(๐ฅ, ๐ฆ) โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐ โ ๐โ(๐(๐ฆ)) โ ๐ฆ โ ๐ ๐๐(๐) = {0} โ๐ฆ โ ๐โ โ ๐ = ๐๐.
PROPOSIZIONE 4.5.3: โฌ base ortonormale di (๐, ๐), ๐ โ ๐ธ๐๐(๐). Sia ๐ด = ๐โฌ(๐).
Allora ๐ โ ๐(๐, ๐) โ ๐ด.๐ก ๐ด = ๐ผ.
Dimostrazione:
Poichรฉ ๐โฌ(๐) = ๐ผ, ๐(๐(๐ฃ), ๐(๐ค)) = ๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐ด๐ โ๐ฃ, ๐ค โ ๐, ๐ = [๐ฃ]โฌ, ๐ = [๐ค]โฌ.
๐(๐ฃ,๐ค) = ๐.๐ก ๐.
Quindi ๐ โ ๐(๐, ๐) โ ๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐ด๐ = ๐.๐ก ๐ โ๐, ๐ โ ๐๐ โ ๐ด.
๐ก ๐ด = ๐ผ.
DEFINIZIONE 4.5.5: ๐ โ โณ(๐,โ) si dice ortogonale se ๐.๐ก ๐ = ๐ ๐.
๐ก = ๐ผ.
Denotiamo con ๐(๐) = {๐ โ โณ(๐,โ)|๐ รจ ๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐๐}.
Osservazioni: 1) ๐ โ ๐(๐) โ ๐ invertibile e ๐โ1 = ๐.๐ก
2) ๐ โ ๐(๐) โ le righe (e le colonne) di ๐ formano una base ortonormale di โ๐. Infatti:
โ) [ ๐.๐ก ๐]๐๐ = [๐ผ]๐๐ = ๐ฟ๐๐, dunque se ๐ฃ๐ = ๐๐, allora ๐(๐ฃ๐ , ๐ฃ๐) = ๐ฟ๐๐
โ) Se ๐ฃ๐ = ๐๐ e โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} โ ๐โฌ(๐) = ๐ผ โ ๐(๐).
3) ๐(๐) dotato del prodotto รจ un gruppo, detto gruppo ortogonale
4) Se ๐ด โ ๐(๐) โ det(๐ด) = ยฑ1 (poichรฉ det( ๐ด.๐ก ๐ด) = ๐๐๐ก(๐ผ) = 1 โ (det(๐ด))2 = 1).
In particolare denotiamo con ๐๐(๐) = {๐ด โ ๐(๐)| det(๐ด) = 1} il gruppo ortogonale speciale
(che รจ un gruppo con il prodotto).
5) Nel caso ๐ = 2:
๐(2) = {(cos(๐ผ) โ sin(๐ผ)
sin(๐ผ) cos(๐ผ)) |๐ผ โ โ}
โ =๐๐(2),๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ง๐ง๐๐๐๐๐ (๐๐๐ก๐๐ง๐๐๐๐)
โช {(cos(๐ผ) sin(๐ผ)
sin(๐ผ) โ cos(๐ผ)) |๐ผ โ โ}
โ ๐๐๐ก=โ1,๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ง๐ง๐๐๐๐๐ (๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐)
Dimostreremo fra poco che in ๐(2) esistono solo questi due tipi di matrici.
PROPOSIZIONE 4.5.4: ๐ด โ ๐(๐), ๐ โ โ autovalore per ๐ด โ |๐| = 1.
(Osservazione: |๐ + ๐๐| = โ๐2 + ๐2 โ se ๐ โ โ autovalore per ๐ด, allora ๐ = ยฑ1).
Dimostrazione:
Pensiamo ๐ด: โ๐ โ โ๐.
Sia ๐ โ โ๐\{0} autovettore per ๐ด relativo a ๐, cioรจ ๐ด๐ = ๐๐.
Poichรฉ ๐ด รจ reale, allora ๐ด๐ = ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐ด๏ฟฝ๏ฟฝ = ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ.
(๐๐).๐ก ๐๐ =<
๐๏ฟฝ๏ฟฝ ๐.๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ
(๐ด๐).๐ก ๐ด๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐.
๐ก ๐ด.๐ก ๐ด๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐.
๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ
121
Dunque (๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ 1) ๐.๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ = 0. Ma ๐๏ฟฝ๏ฟฝ = |๐|2, perciรฒ:
(|๐|2 โ 1) ๐.๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ = 0.
Ora ๐.๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐ฅ1๐ฅ1+. . . +๐ฅ๐๐ฅ๐ = |๐ฅ1|
2+. . . +|๐ฅ๐|2 โ โ+, poichรฉ ๐ โ 0.
Allora |๐|2 = 1 โ |๐| = 1.
PROPOSIZIONE 4.5.5: (๐, ๐) euclideo, โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} base ortonormale di ๐.
โฌโฒ = {๐ค1, โฆ , ๐ค๐} base di ๐; ๐ = ๐โฌโฒ,โฌ(๐๐). Allora:
โฌโฒ รจ ortonormale โ๐ รจ ortogonale.
Dimostrazione:
โ๐, [๐ค๐]โฌ = ๐[๐ค๐]โฌโฒ = ๐๐ .
๐(๐ค๐, ๐ค๐) = [๐ค๐].๐ก
โฌ[๐ค๐]โฌ = (๐๐).
๐ก๐๐ = ( ๐.
๐ก )๐๐๐ = [ ๐.
๐ก ๐]๐๐.
Dunque โฌโฒ รจ ortonormale โ ๐(๐ค๐, ๐ค๐) = ๐ฟ๐๐ โ๐, ๐ โ [ ๐.๐ก ๐]๐๐ = ๐ฟ๐๐ โ๐, ๐ โ ๐ โ ๐(๐).
Dunque possiamo migliorare il teorema di triangolabilitร per matrici:
PROPOSIZIONE 4.5.6: ๐ด โ โณ(๐,โ) triangolabile. Allora โ๐ โ ๐(๐)| ๐โ1๐ด๐ = ๐ triangolare.
Dimostrazione:
Interpretando ๐ด:โ๐ โ โ๐, allora ๐๐(๐ด) = ๐ด, dove ๐ รจ la base canonica di โ๐.
Come conseguenza dellโalgoritmo di Gram-Schmidt, โโฌ base di โ๐ ortonormale e a bandiera
per ๐ด.
Sia ๐ = ๐โฌ,๐(๐๐); allora ๐โ1๐ด๐ = ๐โฌ(๐ด) = ๐ triangolare.
Poichรฉ โฌ e ๐ sono basi ortonormali, ๐ โ ๐(๐).
Osservazione: Se โฌ รจ una base ortonormale, la restrizione di ๐โฌ: ๐บ๐ฟ(๐) โ ๐บ๐ฟ(๐, โ) a ๐(๐, ๐)
identifica ๐(๐, ๐) con il sottogruppo ๐(๐) di ๐บ๐ฟ(๐,โ). ๐โฌ: ๐(๐, ๐) โ ๐(๐)| ๐ โ ๐โฌ(๐)
Per quanto visto, se ๐ รจ isometria, allora:
det(๐) = ยฑ1;
gli unici autovalori reali di ๐ sono ยฑ1.
Denotiamo con ๐๐(๐, ๐) = {๐ โ ๐(๐, ๐)| det(๐) = 1} il gruppo ortogonale speciale.
Gli elementi di ๐๐(๐, ๐) sono detti isometrie dirette o rotazioni.
๐ โ ๐(๐, ๐)\๐๐(๐, ๐) si dice isometria inversa.
Osservazione: Lavoriamo in (โ๐, โจ, โฉ).
Ogni isometria di โ๐ รจ composizione di al piรน ๐ riflessioni.
Ogni isometria diretta รจ composizione di un numero pari di riflessioni, poichรฉ se ๐ รจ una
riflessione, det(๐) = โ1, quindi det(๐1 โ โฆ๐๐) = 1 โ ๐ pari.
Analogamente le isometrie inverse sono composizione di un numero dispari di riflessioni.
Se ๐ โ ๐(โ๐, โจ, โฉ) e dim(๐น๐๐ฅ(๐)) = ๐, allora ๐ รจ composizione di ๐ โ ๐ riflessioni.
PROPOSIZIONE 4.5.7: Ogni matrice in ๐(2) รจ della forma:
๐ ๐ = {(cos(๐) โ sin(๐)
sin(๐) cos(๐)) |๐ โ โ} โจ ๐๐ = {(
cos(๐) sin(๐)
sin(๐) โ cos(๐)) |๐ โ โ}.
Dimostrazione:
122
Se ๐ด = (๐ฃ1 | ๐ฃ2), {๐ฃ1, ๐ฃ2} รจ base ortonormale di โ2.
In particolare, se ๐ฃ1 = (๐ฅ1๐ฅ2), allora โจ๐ฃ1, ๐ฃ1โฉ = ๐ฅ1
2 + ๐ฅ22 = 1, quindi โ๐1| ๐ฅ1 = cos(๐1),
๐ฅ2 = sin(๐1).
Analogamente ๐ฃ2 = (cos(๐2)
sin(๐2)).
Ma:
0 = โจ๐ฃ1, ๐ฃ2โฉ = cos(๐1) cos(๐2) + sin(๐1) sin(๐2) = cos(๐1 โ ๐2).
Dunque ๐2 = ๐1 +๐
2+ 2๐๐ โจ ๐2 = ๐1 โ
๐
2+ 2๐๐.
Se vale la prima, allora (cos(๐2)
sin(๐2)) = (
โ sin(๐1)
cos(๐1)).
Se vale la seconda, allora (cos(๐2)
sin(๐2)) = (
sin(๐1)
โcos(๐1)), tesi.
PROPOSIZIONE 4.5.8 (Forma canonica per unโisometria in uno spazio euclideo): Sia ๐ด โ ๐(๐).
Allora โ๐ โ ๐(๐) tale che:
๐.๐ก ๐ด๐ = ๐โ1๐ด๐ =
(
๐ผ
โ๐ผ
๐ ๐1
โฑ๐ ๐๐ )
,
con ๐ ๐๐ = (cos(๐๐) โ sin(๐๐)
sin(๐๐) cos(๐๐)), con ๐๐ โ ๐๐ โ๐.
FORMULAZIONE ALTERNATIVA: Sia (๐, ๐) uno spazio euclideo di dimensione ๐.
Sia ๐ โ ๐(๐, ๐). Allora โโฌ base ortonormale di ๐ tale che:
๐โฌ(๐) =
(
๐ผ
โ๐ผ
๐ ๐1
โฑ๐ ๐๐ )
.
(Osservazione: Le due formulazioni sono equivalenti, infatti:
Prima โ Seconda: Scelgo โฌโฒ base ortonormale per (๐, ๐). Allora ๐โฌโฒ(๐) = ๐ผ.
๐ โ ๐(๐, ๐) โ (๐โฌโฒ(๐)).
๐ก๐โฌโฒ(๐)๐โฌโฒ(๐) = ๐โฌโฒ(๐), cioรจ
(๐โฌโฒ(๐)).
๐ก๐โฌโฒ(๐) = ๐ผ.
Dunque per la prima formulazione โ๐ โ ๐(๐) tale che:
๐.๐ก ๐โฌโฒ(๐)๐ =
(
๐ผ
โ๐ผ
๐ ๐1
โฑ๐ ๐๐ )
Ma ๐ โ ๐(๐), per cui rappresenta un cambio di base da โฌโฒ a unโaltra base
ortonormale, cioรจ ๐ = ๐โฌ,โฌโฒ(๐๐), dunque ๐.๐ก ๐โฌโฒ(๐)๐ = ๐โฌ(๐), tesi.
Il viceversa รจ analogo.)
123
Dimostrazione:
Per induzione su ๐:
Passo base): ๐ = 1: Basta osservare che un autovalore reale di ๐ด puรฒ essere solo ยฑ1.
Passo induttivo): ๐ โฅ 2.
Caso a) ๐ด ammette lโautovalore reale ๐ = ยฑ1.
Sia ๐ฃ un autovettore relativo a ๐. Allora:
โ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ)โโฅ ๐๐๐๐(๐ฃ)โฅ, ๐ด๐ฃ โ ๐๐๐๐(๐ฃ) โ (poichรฉ ๐ด โ ๐(๐)) โ
โ ๐ด๐ฃโฅ โ ๐ฃโฅ, dunque ๐ด|๐ฃโฅ โ ๐(๐ฃโฅ, โจ, โฉ|๐ฃโฅ).
Per ipotesi induttiva della seconda formulazione โโฌ base ortonormale
di ๐ฃโฅ| ๐โฌ(๐ด|๐ฃโฅ) = ๐ถ della forma voluta.
Se scelgo ๐ฃ normalizzato, ๐ตโ = {๐ฃ} โช โฌ รจ una base ortonormale di โ๐
e ๐โฌโ(๐ด) = (ยฑ1 | 0
0 | ๐ถ ), dunque a meno di permutare i vettori di โฌโ
ho la tesi.
Caso b) ๐ด non ha autovalori reali. Sia ๐ un autovalore complesso.
|๐| = 1 โ ๐ = cos(๐) + ๐ sin(๐). Sia ๐ฃ = ๐ฃโ + ๐ ๐ฃ๐ โ โ๐ un
autovettore per ๐ (๐ฃโ,๐ฃ๐ โ โ๐).
So dalla forma di Jordan reale che ๐ฃโ,๐ฃ๐ sono indipendenti.
Mostro che โ๐ฃโโ = โ๐ฃ๐โ e che โจ๐ฃโ, ๐ฃ๐โฉ = 0.
Se denoto con โจ, โฉ il prodotto scalare standard su โ๐,
๐ด.๐ก ๐ด = ๐ผ โ ๐ด โ ๐(โ๐, โจ, โฉ), dunque:
โจ๐ฃ, ๐ฃโฉ = โจ๐ด๐ฃ, ๐ด๐ฃโฉ = โจ๐๐ฃ, ๐๐ฃโฉ = ๐2โจ๐ฃ, ๐ฃโฉ.
Ma ๐2 โ 1 e dunque โจ๐ฃ, ๐ฃโฉ = 0, cioรจ: 0 = โจ๐ฃโ + ๐ ๐ฃ๐, ๐ฃโ + ๐ ๐ฃ๐โฉ = โจ๐ฃโ, ๐ฃโโฉ โ โจ๐ฃ๐, ๐ฃ๐โฉ + 2๐โจ๐ฃ๐, ๐ฃโโฉ โ โ uguagliando a 0 parte reale e immaginaria:
โจ๐ฃโ, ๐ฃโโฉ = โจ๐ฃ๐, ๐ฃ๐โฉ โ โ๐ฃโโ = โ๐ฃ๐โ e โจ๐ฃโ, ๐ฃ๐โฉ = 0.
A meno di riscalare ๐ฃ, posso supporre che ๐ฃโ,๐ฃ๐ siano ortonormali.
Dalla forma di Jordan reale so che ๐ด(๐๐๐๐(๐ฃโ, ๐ฃ๐)) โ ๐๐๐๐(๐ฃโ, ๐ฃ๐) e
๐ด|๐๐๐๐(๐ฃโ,๐ฃ๐) si rappresenta rispetto a {๐ฃโ, ๐ฃ๐} come:
(cos(๐) โ sin(๐)
sin(๐) cos(๐)).
Concludo come prima sfruttando lโinvarianza di ๐๐๐๐(๐ฃโ, ๐ฃ๐)โฅ.
4.6 IL TEOREMA SPETTRALE REALE
In tutto il capitolo lavoreremo in uno spazio euclideo (๐, ๐).
DEFINIZIONE 4.6.1: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) si dice ortogonalmente diagonalizzabile se โ una base โฌ di ๐
ortonormale per ๐ e di autovettori per ๐ (detta anche base spettrale).
Osservazione: Se ๐ รจ ortogonalmente diagonalizzabile, allora ๐ รจ autoaggiunto.
Infatti se โโฌ base spettrale โ ๐โฌ(๐) = ๐ท diagonale. Ma poichรฉ ๐ รจ autoaggiunto โ โโฌ base di
๐ ๐-ortonormale| ๐โฌ(๐) รจ simmetrica e ๐ท lo รจ, allora ๐ รจ autoaggiunto.
124
LEMMA 4.6.1: ๐ โ ๐ธ๐๐(๐) autoaggiunto, ๐ sottospazio di ๐.
Allora ๐(๐) โ ๐ โ ๐(๐โฅ) โ ๐โฅ.
Dimostrazione:
Dobbiamo mostrare che โ๐ฅ โ ๐โฅ, ๐(๐ฅ) โ ๐โฅ.
โ๐ค โ ๐, 0 = ๐(๐ฅ, ๐(๐ค)) = ๐(๐(๐ฅ),๐ค), dunque segue la tesi.
LEMMA 4.6.2: ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ). Allora ๐๐ด(๐ก) รจ completamente fattorizzabile in โ[๐ก].
Dimostrazione:
Consideriamo ๐ด come matrice complessa, ๐ด: โ๐ โ โ๐; sia ๐ autovalore per ๐ด.
Se ๐ โ โ๐\{0} autovettore per ๐ด relativo a ๐, allora ๐ด๐ = ๐๐, dunque ๐ด๏ฟฝ๏ฟฝ = ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ.
Allora:
๐.๐ก ๐ด๏ฟฝ๏ฟฝ =<
๐.๐ก (๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ) = ๏ฟฝ๏ฟฝ ๐.
๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ
(๐ด๐).๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ = (๐๐).
๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐ ๐.๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ
Dunque (๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐) ๐.๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ = 0.
Ma ๐.๐ก ๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐ฅ1๐ฅ1+. . . +๐ฅ๐๐ฅ๐ = |๐ฅ1|
2+. . . +|๐ฅ๐|2 โ โ+, poichรฉ ๐ โ 0.
Dunque ๏ฟฝ๏ฟฝ = ๐ โ ๐ โ โ.
TEOREMA SPETTRALE REALE: (๐, ๐) spazio euclideo.
๐ โ ๐ธ๐๐(๐) รจ ortogonalmente diagonalizzabile โ ๐ รจ autoaggiunto.
Dimostrazione 1:
โ) Giร vista.
โ) Per induzione su ๐ = dim(๐):
Passo base): ๐ = 1: ovvio.
Passo induttivo): Per il lemma โ๐ โ โ autovalore per ๐.
Sia ๐ฃ1 โ ๐๐ di norma 1.
Allora ๐ = ๐๐๐๐(๐ฃ1) โ ๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ.
Per il primo lemma, ๐(๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ) โ ๐๐๐๐(๐ฃ1)
โฅ; inoltre
dim(๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ) = ๐ โ 1 e ๐|๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ รจ autoaggiunto.
Dunque per ipotesi induttiva, โ{๐ฃ2, โฆ , ๐ฃ๐} base ortonormale di ๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ
di autovettori per ๐|๐๐๐๐(๐ฃ1)โฅ (e quindi per ๐).
Allora {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ base spettrale per ๐, da cui la tesi.
Dimostrazione 2:
โ) Giร vista.
โ) Sia ๐ฎ base ๐-ortonormale, ๐ด = ๐๐ฎ(๐). Allora ๐ด.๐ก = ๐ด.
Per il lemma ๐ด รจ triangolabile, in particolare โ๐ โ ๐(๐)| ๐โ1๐ด๐ = ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐ triangolare.
๐ด simmetrica โ ๐ simmetrica (poichรฉ congruente ad ๐ด) โ ๐ รจ diagonale.
Sia โฌ base di ๐| ๐โฌ,๐ฎ(๐๐) = ๐.
๐ โ ๐(๐) โ โฌ ortonormale. ๐โฌ(๐) = ๐ diagonale โ โฌ di autovettori.
COROLLARIO 4.6.3: ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ). Allora โ๐ โ ๐(๐)| ๐โ1๐ด๐ = ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐ท diagonale.
Osservazione: Sia ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ). In particolare abbiamo dimostrato che:
๐ด รจ simile a ๐ท tramite una matrice ortogonale, cioรจ ๐ด โ ๐ท in โณ(๐,โ)/๐ ๐๐๐๐๐๐ก.๐ก๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐.๐๐ ๐(๐),
che corrisponde a ๐ธ๐๐(๐)/๐๐๐๐๐ข๐๐๐ ๐ก๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐.๐๐ ๐(๐,๐);
125
๐ด รจ congruente a ๐ท tramite matrice ortogonale, ossia ๐ด โ ๐ท in
โณ(๐,โ)/๐๐๐๐๐๐ข๐๐๐ง๐ ๐ก๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐.๐๐ ๐(๐), che corrisponde a ๐๐(๐)/๐๐ ๐๐๐๐ก๐๐๐ ๐ก๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐.๐๐ ๐(๐,๐).
Dunque, se ๐โ1๐ด๐ = ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐ท diagonale, allora gli elementi sulla diagonale di ๐ท sono sia gli
autovalori di ๐ด, sia permettono di calcolare ๐(๐ด).
In particolare: ๐+(๐ด) = #๐๐ข๐ก๐๐ฃ๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐ก๐๐ฃ๐ ๐๐ ๐ด; ๐โ(๐ด) = #๐๐ข๐ก๐๐ฃ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ก๐๐ฃ๐ ๐๐ ๐ด; ๐0(๐ด) = #๐๐ข๐ก๐๐ฃ๐๐๐๐๐ ๐๐ข๐๐๐ ๐๐ ๐ด.
COROLLARIO 4.6.4: ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ) รจ definita positiva โ tutti gli autovalori di ๐ด sono positivi.
PROPOSIZIONE 4.6.5: (๐, ๐) euclideo, ๐ โ ๐ธ๐๐(๐), ๐โ = ๐, ๐ โ ๐ autovalori per ๐.
Allora ๐๐ โฅ ๐๐ (cioรจ ๐(๐ฃ,๐ค) = 0 โ๐ฃ โ ๐๐, ๐ค โ ๐๐).
Dimostrazione:
๐๐(๐ฃ,๐ค) = ๐(๐๐ฃ,๐ค) = ๐(๐(๐ฃ), ๐ค) = ๐(๐ฃ, ๐(๐ค)) = ๐(๐ฃ, ๐๐ค) = ๐๐(๐ฃ,๐ค) โ๐ฃ โ ๐๐, ๐ค โ ๐๐.
Dunque (๐ โ ๐)๐(๐ฃ,๐ค) = 0 โ๐ฃ โ ๐๐, ๐ค โ ๐๐, ma ๐ โ ๐, da cui la tesi.
TEOREMA DI ORTOGONALIZZAZIONE SIMULTANEA: ๐ โ-spazio vettoriale.
๐, ๐ โ ๐๐(๐), ๐ definito positivo. Allora โโฌ base di ๐ ortonormale per ๐ e ortogonale per ๐.
Dimostrazione:
Sia ๐ฎ base ortonormale per ๐.
Sia ๐ด = ๐๐ฎ(๐) โ ๐ด รจ simmetrica.
Sia ๐ โ ๐ธ๐๐(๐)| ๐๐ฎ(๐) = ๐ด โ ๐ รจ autoaggiunto.
Per il teorema spettrale โโฌ base ortonormale per ๐ e di autovettori per ๐, ossia ๐โฌ(๐) = ๐ท
diagonale.
Sia ๐ = ๐โฌ,๐ฎ(๐๐); poichรฉ โฌ e ๐ฎ sono ortonormali, allora ๐ โ ๐(๐).
Inoltre ๐โ1๐ด๐ = ๐ท, perciรฒ ๐โ1๐ด๐ = ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐ท.
Ma ๐โฌ(๐) = ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐ท, per cui la base โฌ รจ ortogonale per ๐.
PROPOSIZIONE 4.6.6: ๐ด โ โณ(๐,โ). ๐ด รจ simmetrica โ {๐ด ๐ด.๐ก = ๐ด.
๐ก ๐ด ๐ด รจ ๐ก๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐
.
Dimostrazione:
โ) Ovvia.
โ) Come conseguenza di Gram-Schmidt โ๐ โ ๐(๐)| ๐โ1๐ด๐ = ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐ triangolare superiore.
๐ ๐.๐ก = ๐.
๐ก ๐ด๐ ๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐ = ๐.๐ก ๐ด ๐ด.
๐ก ๐ = ๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐ด๐ = ๐.๐ก ๐ด.
๐ก ๐ ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐.
๐ก ๐.
Ma una matrice ๐ triangolare superiore tale che ๐.๐ก ๐ = ๐ ๐.
๐ก รจ diagonale, infatti: [๐ ๐.
๐ก ]11 = ๐1 โ ๐1 = [๐]112 +. . . +[๐]1๐
2 [ ๐.
๐ก ๐]11 = [๐]112 ,
dunque [๐]1๐ = 0 โ2 โค ๐ โค ๐.
Iterando, ottengo che ๐ รจ diagonale.
Allora ๐ด รจ simmetrica perchรฉ congruente a ๐ tramite ๐ โ ๐(๐).
COROLLARIO 4.6.7: ๐ด โ ๐(๐). Se ๐ด ha tutti gli autovalori reali, allora รจ simmetrica (e dunque
diagonalizzabile).
126
PROPOSIZIONE 4.6.8: ๐ด โ ๐ฎ(๐,โ). ๐ด รจ definita positiva โ โ! ๐ โ ๐ฎ(๐,โ) definita positiva tale
che ๐ด = ๐2 (si dice che ๐ รจ la radice quadrata di ๐ด).
Dimostrazione:
โ) โ๐ โ โ๐\{0}, ๐.๐ก ๐ด๐ = ๐.
๐ก ๐2๐ = ๐.๐ก ๐.
๐ก ๐๐ = (๐๐).๐ก ๐๐ > 0, poichรฉ ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,โ), tesi.
โ) Esistenza: Per ipotesi gli autovalori di ๐ด sono reali positivi, quindi โ๐ โ ๐(๐) tale che
๐โ1๐ด๐ = (๐1
โฑ๐๐
) = ๐ท2 โ ๐ท = (
โ๐1โฑ
โ๐๐
).
Allora ๐ด = ๐๐ท2๐โ1 = (๐๐ท ๐.๐ก )(๐๐ท ๐.
๐ก ).
Basta prendere ๐ = ๐๐ท ๐.๐ก (che รจ simmetrica e definita positiva perchรฉ congruente a ๐ท
simmetrica e definita positiva).
Unicitร : Sia ๐ una qualsiasi matrice simmetrica definita positiva tale che ๐ด = ๐2.
Allora ๐๐ด = ๐ โ ๐2 = ๐2 โ ๐ = ๐ด๐.
Se โ๐ = ๐๐1(๐ด)โโฆโ ๐๐๐(๐ด), ๐๐ด = ๐ด๐ โ ๐ (๐๐๐(๐ด)) โ ๐๐๐(๐ด) โ๐.
Vediamo ora che ๐|๐๐๐(๐ด) รจ completamente determinato (e quindi ๐ รจ unica).
Sia ๐ autovalore per ๐|๐๐๐(๐ด) e ๐ฃ un autovettore relativo a ๐, cioรจ ๐๐ฃ = ๐๐ฃ.
๐๐๐ฃ = ๐ด๐ฃ = ๐2๐ฃ = ๐2๐ฃ โ ๐2 = ๐๐ โ ๐ = โ๐๐ โ ๐|๐๐๐(๐ด)= โ๐๐ โ ๐๐|๐๐๐(๐ด)
.
Dunque ๐ รจ determinato univocamente, cioรจ ho la tesi.
Osservazione: Con la stessa dimostrazione si prova che ๐ด รจ semidefinito positivo โ
โ โ! ๐ โ ๐ฎ(๐,โ) semidefinita positiva tale che ๐ด = ๐2.
PROPOSIZIONE 4.6.9: ๐ด โ ๐บ๐ฟ(๐,โ). Allora โ! ๐ โ ๐ฎ(๐, โ) definita positiva e ๐ โ ๐(๐)|
๐ด = ๐๐ (questa decomposizione prende il nome di decomposizione polare).
Dimostrazione:
Esistenza: ๐ด ๐ด.๐ก รจ evidentemente simmetrica e definita positiva, in quanto
๐.๐ก ๐ด ๐ด.
๐ก ๐ = ( ๐ด.๐ก ๐.
๐ก ) ๐ด.๐ก ๐ > 0, poichรฉ ๐ด โ ๐บ๐ฟ(๐, โ) โ ๐ด.
๐ก โ ๐บ๐ฟ(๐,โ) (oppure ๐ด.๐ก ๐ด รจ definita
positiva perchรฉ rappresenta lโidentitร in una base differente, cioรจ รจ una matrice congruente
allโidentitร , che รจ definita positiva โ ๐ด.๐ก ๐ด definita positiva โ ๐ด ๐ด.
๐ก รจ definita positiva).
Dunque per la proposizione precedente โ๐ simmetrica definita positiva| ๐ด ๐ด.๐ก = ๐2.
Quindi ๐โ1๐ด ๐ด.๐ก ๐โ1 = ๐ผ โ ๐โ1๐ด (๐โ1๐ด).
๐ก = ๐ผ, cioรจ ๐ = ๐โ1๐ด โ ๐(๐).
Inoltre ๐ด = ๐(๐โ1๐ด) = ๐๐, da cui la tesi.
Unicitร : Se ๐ด = ๐๐, allora ๐ด ๐ด.๐ก = ๐๐ ๐.
๐ก ๐ = ๐2, ma allora ๐ รจ unica per la proposizione
precedente. Poichรฉ ๐ = ๐โ1๐ด, anche ๐ รจ unica.
PROPOSIZIONE 4.6.10: Siano ๐, ๐ endomorfismi autoaggiunti di uno spazio euclideo (๐, ๐)|
๐ โ ๐ = ๐ โ ๐. Allora โbase ortonormale di ๐ fatta da autovettori sia per ๐ che per ๐.
Dimostrazione:
๐, ๐ diagonalizzabili per il teorema spettrale. Inoltre โ๐ autovalore per ๐, ๐๐(๐) รจ ๐-invariante.
๐|๐๐(๐) รจ autoaggiunto nello spazio euclideo (๐๐(๐), ๐|๐๐(๐)), dunque ๐|๐๐(๐) ammette una base
โฌ๐ di autovettori ortogonale rispetto a ๐|๐๐(๐). Al variare di ๐๐ โ ๐๐(๐), pongo โฌ = โ โฌ๐๐๐ .
Ogni elemento di โฌ รจ di autovettori per ๐ e per ๐; ma ๐ รจ autoaggiunto, per cui
๐ = ๐๐1(๐)โโฅ โฆโโฅ ๐๐๐(๐), quindi โฌ รจ ortonormale; da questo segue la tesi.
127
5 SPAZI AFFINI
5.1 ISOMETRIE AFFINI
Riprendiamo la notazione ๐(๐) = {๐: ๐ โ ๐ ๐๐๐ข๐๐๐ฃ๐๐โ๐}, ๐ โ 0.
DEFINIZIONE 5.1.1: Ogni sottogruppo di ๐(๐) si chiama gruppo di trasformazioni di ๐.
Esempi: 1) Se ๐ รจ uno spazio vettoriale, con lโalgebra lineare abbiamo studiato ๐บ๐ฟ(๐) come
gruppo di trasformazioni di ๐.
2) Allo stesso modo abbiamo studiato ๐(๐, ๐) se ๐ โ ๐๐(๐).
Osservazione: Non tutte le trasformazioni sono lineari, infatti:
DEFINIZIONE 5.1.2: ๐ spazio vettoriale. La trasformazione ๐๐ฃ: ๐ โ ๐| ๐๐ฃ(๐ค) = ๐ค + ๐ฃ
รจ detta traslazione del vettore ๐ฃ fissato, ๐ฃ โ ๐.
Osservazione: ๐๐ฃ รจ lineare โ ๐ฃ = 0.
Notazione: Indicheremo con ๐(๐) = {๐ก๐๐๐ ๐๐๐ง๐๐๐๐ ๐๐ ๐}.
PROPOSIZIONE 5.1.1: (๐(๐),โ) รจ un gruppo abeliano di trasformazioni di ๐ e
(๐(๐),โ) โ (๐,+).
Dimostrazione:
๐0 = ๐๐, vale evidentemente la proprietร associativa e (๐๐ฃ)โ1 = ๐โ๐ฃ.
Inoltre ๐๐ฃ โ ๐๐ค = ๐๐ฃ+๐ค = ๐๐ค+๐ฃ = ๐๐ค โ ๐๐ฃ.
Quindi (๐(๐),โ) รจ un gruppo abeliano.
Poichรฉ ๐น: (๐,+) โ (๐(๐),โ)| ๐น(๐ฃ) = ๐๐ฃ รจ sicuramente un isomorfismo, segue anche lโaltra tesi.
DEFINIZIONE 5.1.3: Sia ๐บ un gruppo. Si chiama azione di ๐บ su un insieme ๐ ogni
omomorfismo ๐:๐บ โ ๐(๐).
Lโazione di un gruppo si dice transitiva se โ๐ฅ, ๐ฆ โ ๐, โ๐ โ ๐บ| ๐(๐)(๐ฅ) = ๐ฆ.
Osservazione: ๐(๐) agisce su ๐ in modo transitivo, infatti โ๐ฃ, ๐ค โ ๐ โ๐ โ ๐(๐)| ๐(๐ฃ) = ๐ค
(in particolare ๐ = ๐๐คโ๐ฃ e ๐(๐ค โ ๐ฃ) = ๐๐คโ๐ฃ).
DEFINIZIONE 5.1.4: Sia (๐, ๐) uno spazio euclideo e sia ๐ la distanza indotta da ๐ su ๐.
Allora definiamo ๐ผ๐ ๐๐(๐, ๐) = {๐: ๐ โ ๐|๐(๐, ๐) = ๐(๐(๐), ๐(๐)) โ๐, ๐ โ ๐} come lโinsieme
delle isometrie affini di ๐ (spesso in seguito le chiameremo semplicemente isometrie).
Osservazione: Sicuramente ๐(๐, ๐) โ ๐ผ๐ ๐๐(๐, ๐) e ๐(๐) โ ๐ผ๐ ๐๐(๐, ๐), quindi
โ๐ฃ โ ๐, โ๐ โ ๐(๐, ๐), ๐๐ฃ โ ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(๐, ๐).
128
LEMMA 5.1.2: โ๐ฃ โ ๐, โ๐ โ ๐(๐, ๐) (in realtร basterebbe ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)),
๐ โ ๐๐ฃ = ๐๐(๐ฃ) โ ๐ (dunque in generale non commutano).
Dimostrazione:
(๐ โ ๐๐ฃ)(๐ฅ) = ๐(๐ฅ + ๐ฃ) = ๐(๐ฅ) + ๐(๐ฃ) = (๐๐(๐ฃ) โ ๐)(๐ฅ).
PROPOSIZIONE 5.1.3: {๐๐ฃ โ ๐|๐ฃ โ ๐, ๐ โ ๐(๐, ๐)} รจ un gruppo rispetto al prodotto di
composizioni.
Dimostrazione:
Mostriamo che รจ chiuso rispetto al prodotto di composizioni: (๐๐ฃ โ ๐) โ (๐๐ค โ ๐) = ๐๐ฃ โ (๐ โ ๐๐ค) โ ๐ = ๐๐ฃ โ ๐๐(๐ค)โ
โ๐(๐)
โ ๐ โ ๐โโ๐(๐,๐)
.
Inoltre ๐๐ = ๐0 โ ๐๐, dunque rimane da far vedere che (๐๐ฃ โ ๐)โ1 โ {๐๐ฃ โ ๐|๐ฃ โ ๐, ๐ โ ๐(๐, ๐)}.
๐๐ฃ โ ๐ โ ๐๐ค โ ๐ = ๐๐ฃ โ ๐๐(๐ค) โ ๐ โ ๐ = ๐๐ โ {๐ โ ๐ = ๐๐
๐(๐ค) = โ๐ฃ {๐ = ๐โ1
๐ค = โ๐โ1(๐ฃ)
Quindi (๐๐ฃ โ ๐)โ1 = ๐โ๐โ1(๐ฃ) โ ๐
โ1, da cui la tesi.
Osservazione: Con la stessa dimostrazione si prova che {๐๐ฃ โ ๐|๐ฃ โ ๐, ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)} รจ un gruppo di
trasformazioni di ๐.
TEOREMA 5.1.4: {๐๐ฃ โ ๐|๐ฃ โ ๐, ๐ โ ๐(๐, ๐)} = ๐ผ๐ ๐๐(๐, ๐).
Dimostrazione:
โ) Giร vista.
โ) Sia ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(๐, ๐).
Abbiamo giร provato che, se ๐(0) = 0, allora ๐ โ ๐(๐, ๐).
Se invece ๐(0) = ๐ฃ โ 0, allora ๐โ๐ฃ โ ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(๐, ๐) e (๐โ๐ฃ โ ๐)(0) = 0, dunque
๐โ๐ฃ โ ๐ = ๐ โ ๐(๐, ๐), da cui ๐ = ๐๐ฃ โ ๐ con ๐ โ ๐(๐, ๐).
Osservazione: Ora andremo a studiare le isometrie di (โ๐, โจ, โฉ).
Notiamo che ๐ผ๐ ๐๐(โ๐) = {๐ โ ๐ด๐ + ๐ต|๐ด โ ๐(๐), ๐ต โ โ๐}.
Inoltre se ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐), allora ๐น๐๐ฅ(๐) = {๐ โ โ๐|๐ด๐ + ๐ต = ๐} = {๐ โ โ๐|(๐ด โ ๐ผ)๐ = โ๐ต},
quindi ๐น๐๐ฅ(๐) o รจ vuoto, oppure รจ un sottospazio affine di โ๐ con giacitura
{๐ โ โ๐|(๐ด โ ๐ผ)๐ = 0} = ๐1(๐ด) = ๐น๐๐ฅ(๐ด).
DEFINIZIONE 5.1.5: ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐) รจ detta simmetria se ๐2 = ๐๐.
PROPOSIZIONE 5.1.5: Sia ๐ una simmetria di โ๐, ๐(๐) = ๐ด๐ + ๐ต, con ๐ด โ ๐(๐). Allora:
1) ๐ด2 = ๐ผ e ๐(๐ต) = ๐ด๐ต + ๐ต = 0;
2) ๐ต
2โ ๐น๐๐ฅ(๐) (quindi ๐น๐๐ฅ(๐) =
๐ต
2+ ๐น๐๐ฅ(๐ด));
3) ๐ต รจ ortogonale a ๐น๐๐ฅ(๐ด).
Dimostrazione:
1) โ๐ โ โ๐, ๐2(๐) = ๐ โ ๐ด(๐ด๐ + ๐ต) + ๐ต = ๐ด2๐ + ๐ด๐ต + ๐ต = ๐ โ ๐ด2 = ๐ผ e ๐ด๐ต + ๐ต = 0.
2) ๐ (๐ต
2) = ๐ด โ
๐ต
2+ ๐ต = โ
๐ต
2+ ๐ต =
๐ต
2 (il passaggio = segue da 1)).
3) ๐น๐๐ฅ(๐ด) = ๐1(๐ด) e ๐น๐๐ฅ(๐ด)โฅ = ๐โ1(๐ด), in quanto ๐ด2 = ๐ผ e dunque ha come autovalori solo 1
e โ1; inoltre se ๐ฅ โ ๐โ1(๐ด), ๐ฆ โ ๐1(๐ด), si ha โจ๐ฅ, ๐ฆโฉ = ๐ฅ.๐ก ๐ฆ = (โ๐ด๐ฅ).
๐ก ๐ด๐ฆ = โ ๐ฅ.๐ก ๐ด.
๐ก ๐ด๐ฆ = โ ๐ฅ.๐ก ๐ฆ,
129
cioรจ โจ๐ฅ, ๐ฆโฉ = 0. Poichรฉ per 1) ๐ด๐ต = โ๐ต โ ๐ต โ ๐โ1(๐ด), ho la tesi.
DEFINIZIONE 5.1.6: ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐) รจ detta riflessione se ๐2 = ๐๐ e ๐น๐๐ฅ(๐) รจ un iperpiano affine
(cioรจ ha come giacitura un sottospazio di dimensione ๐ โ 1).
Osservazione: Se ๐(๐) = ๐ด๐ + ๐ต รจ una riflessione, allora dim(๐น๐๐ฅ(๐ด)) = ๐ โ 1, per cui
๐ด โ ๐(๐) รจ una riflessione lineare rispetto alla giacitura di ๐น๐๐ฅ(๐).
In particolare det(๐ด) = โ1.
DEFINIZIONE 5.1.7: ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐) รจ detta rotazione se ๐น๐๐ฅ(๐) ha come giacitura un
sottospazio di dimensione ๐ โ 2.
LEMMA 5.1.7: La composizione di due riflessioni ๐1, ๐2 di โ๐ rispetto a iperpiani incidenti ๐ป1 e
๐ป2 (non coincidenti) รจ una rotazione ๐ tale che ๐น๐๐ฅ(๐) = ๐ป1 โฉ ๐ป2.
Dimostrazione:
Dobbiamo mostrare che dim(๐น๐๐ฅ(๐)) = ๐ โ 2.
Notiamo che, se ๐๐ รจ la giacitura di ๐ป๐ per ๐ = 1,2, allora dim(๐1 โฉ๐2) = dim(๐1) +
dim(๐2) โ dim(๐1 +๐2) = ๐ โ 1 + ๐ โ 1 โ ๐ = ๐ โ 2 e ๐1 โฉ๐2 รจ la giacitura di ๐ป1 โฉ ๐ป2.
Sicuramente ๐ป1 โฉ ๐ป2 โ ๐น๐๐ฅ(๐), poichรฉ se ๐๐(๐) = ๐ด๐๐ + ๐ต๐ per ๐ = 1,2, allora:
๐ โ ๐ป1 โฉ ๐ป2 โ ๐ด๐๐ + ๐ต๐ = ๐ per ๐ = 1,2 โ ๐(๐) = (๐1 โ ๐2)(๐) = ๐ด1(๐ด2๐ + ๐ต2) + ๐ต1 =
= ๐ด1๐ + ๐ต1 = ๐.
Dunque la dimensione della giacitura di ๐ puรฒ essere ๐ โ 2 o ๐ โ 1 (se fosse ๐ โ ๐ = ๐๐, cioรจ i
due piani sarebbero coincidenti).
Se la dimensione รจ ๐ โ 1, allora ๐ รจ una riflessione, assurdo, perchรฉ
det(๐ด1๐ด2) = det(๐ด1) โ det(๐ด2) = 1.
Dunque ๐น๐๐ฅ(๐) = ๐ป1 โฉ ๐ป2.
Osservazione: Notiamo anche che la rotazione ๐ รจ di un angolo doppio rispetto a quello formato
dai due iperpiani ๐ป1 e ๐ป2; questo รจ semplicemente dimostrabile in โ2 e โ3, ma non lo
dimostriamo in dimensione maggiore per evitare di definire un angolo in โ๐.
130
PROPOSIZIONE 5.1.8: La composizione di due riflessioni di โ๐ puรฒ essere una traslazione o
una rotazione.
Dimostrazione:
Siano ๐1(๐) = ๐ด1๐ + ๐ต1 e ๐2(๐) = ๐ด2๐ + ๐ต2 le due riflessioni.
Siano ๐ป1 = ๐น๐๐ฅ(๐1) e ๐ป2 = ๐น๐๐ฅ(๐2) i due iperpiani di punti fissi.
Caso 1): ๐ป1 e ๐ป2 sono paralleli (e quindi hanno la stessa giacitura).
Allora ๐น๐๐ฅ(๐ด1) = ๐น๐๐ฅ(๐ด2), cioรจ ๐ด1 e ๐ด2 sono riflessioni lineari rispetto allo stesso
iperpiano lineare โ ๐ด1 = ๐ด2 = ๐ด. Allora: (๐2 โ ๐1)(๐) = ๐ด(๐ด๐ + ๐ต1) + ๐ต2 = ๐ด2๐ + ๐ด๐ต1 + ๐ต2 = ๐ + (๐ด๐ต1 + ๐ต2) = = ๐ + (๐ต2 โ ๐ต1) โ ๐2 โ ๐1 รจ la traslazione ๐๐ต1๐ต2 .
(Osservazione: ๐ต2 โ ๐ต1 รจ ortogonale ai due iperpiani e โ๐ต2 โ ๐ต1โ = 2๐(๐ป1, ๐ป2).
Pertanto qualsiasi coppia di iperpiani paralleli a ๐ป1, ๐ป2 e aventi la stessa distanza
produce ๐2 โ ๐1.)
Caso 2): ๐ป1 e ๐ป2 non sono paralleli.
Allora ๐ป1 e ๐ป2 sono incidenti non coincidenti (altrimenti la composizione sarebbe
lโidentitร ), dunque la tesi segue per il lemma.
FORMA CANONICA PER UNA SIMMETRIA: Sia ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐) una simmetria,
๐ = dim(๐น๐๐ฅ(๐)). Allora esiste una base ortonormale {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} di โ๐ rispetto alla quale ๐ si
scrive:
๐(๐) = (๐ผ๐ 0
0 โ๐ผ๐โ๐)๐ + ๐ผ๐ฃ๐.
TEOREMA 5.1.9: Ogni ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐) รจ composizione di al piรน ๐ + 1 riflessioni.
Dimostrazione:
Se ๐(0) = 0 โ ๐ โ ๐(โ๐) โ ๐ รจ composizione di al piรน ๐ riflessioni lineari.
Se ๐(0) = ๐ต โ 0, consideriamo ๐ป = {๐ โ โ๐|๐(๐, 0) = ๐(๐, ๐ต)}.
๐ป รจ un iperpiano, poichรฉ ๐ โ ๐ป โ โ๐โ2 = โ๐ โ ๐ตโ2 โ โจ๐, ๐โฉ = โจ๐ โ ๐ต, ๐ โ ๐ตโฉ โ
โ 2โจ๐ต, ๐โฉ = โจ๐ต, ๐ตโฉ, che รจ unโunica equazione. Inoltre ๐ต
2โ ๐ป.
In particolare la giacitura di ๐ป รจ ๐๐๐๐(๐ต)โฅ.
Sia ๐๐ป la riflessione rispetto a ๐ป. Allora:
๐๐ป โ ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐) e (๐๐ป โ ๐)(0) = ๐๐ป(๐ต) = 0, quindi ๐๐ป โ ๐ โ ๐(โ๐) รจ composizione di al piรน
๐ riflessioni โ ๐ รจ composizione di al piรน ๐ + 1 riflessioni.
DEFINIZIONE 5.1.8: Unโisometria si dice diretta se รจ composizione di un numero pari di
riflessioni, inversa altrimenti.
Osservazione: ๐(๐) = ๐ด๐ + ๐ต รจ diretta (inversa) โ det(๐ด) = 1 (det(๐ด) = โ1).
DEFINIZIONE 5.1.9: Sia ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐). Diciamo che ๐ รจ:
una glissoriflessione (o riflessione traslata, o glide) se รจ composizione di una riflessione ๐ e di
una traslazione parallela a ๐น๐๐ฅ(๐);
131
una riflessione rotatoria se รจ composizione di una riflessione ๐ e di una rotazione attorno a
una iperretta (sottospazio di dimensione ๐ โ 2) che contiene una retta ortogonale a ๐น๐๐ฅ(๐);
un avvitamento (o twist) se รจ composizione di una rotazione ๐ e di una traslazione (non
banale) parallela a ๐น๐๐ฅ(๐).
Osservazione: Da quello che abbiamo visto, segue che:
se ๐ โ ๐(๐), allora det(๐) = 1 e ๐น๐๐ฅ(๐) = โ ;
se ๐ รจ una riflessione, det(๐) = โ1 e dim(๐น๐๐ฅ(๐)) = ๐ โ 1;
se ๐ รจ una rotazione, det(๐) = 1 e dim(๐น๐๐ฅ(๐)) = ๐ โ 2;
se ๐ รจ una glissoriflessione, det(๐) = โ1 e ๐น๐๐ฅ(๐) = โ ;
se ๐ รจ una riflessione rotatoria, det(๐ ) = โ1 e dim(๐น๐๐ฅ(๐ )) = ๐ โ 3 (poichรฉ se ๐ฅ โ ๐น๐๐ฅ(๐ ),
รจ chiaro che ๐ฅ โ ๐น๐๐ฅ(๐) โฉ ๐น๐๐ฅ(๐), dove ๐ = ๐ โ ๐, e
dim(๐น๐๐ฅ(๐) โฉ ๐น๐๐ฅ(๐)) = dim(๐น๐๐ฅ(๐)) + dim(๐น๐๐ฅ(๐)) โ dim(๐น๐๐ฅ(๐) + ๐น๐๐ฅ(๐)) = ๐ โ 1 +
๐ โ 2 โ ๐ = ๐ โ 3)
se ๐ก รจ un avvitamento, allora det(๐ก) = 1 e ๐น๐๐ฅ(๐ก) = โ .
PROPOSIZIONE 5.1.10: Sia ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ๐). Se ๐ ha almeno un punto fisso, allora ๐ รจ
composizione di al piรน ๐ riflessioni.
Dimostrazione:
Sia ๐(0) = ๐ต. Se ๐ต = 0, segue subito la tesi.
Sia allora ๐ต โ 0.
Sia ๐|๐(๐) = ๐; ๐ป = {๐ โ โ๐|๐(๐, 0) = ๐(๐, ๐ต)}.
Come provato prima, ๐๐ป โ ๐ รจ lineare. Inoltre ๐ โ ๐ป, infatti:
๐(๐, 0) = ๐(๐(๐), ๐(0)) = ๐(๐, ๐ต).
Allora ๐๐ป(๐) = ๐ e quindi (๐๐ป โ ๐)(๐) = ๐ โ ๐๐ป โ ๐ รจ lineare e dim๐น๐๐ฅ(๐๐ป โ ๐) โฅ 1, quindi
๐๐ป โ ๐ รจ composizione di al piรน ๐ โ 1 riflessioni, quindi ๐ รจ composizione di al piรน ๐ riflessioni,
da cui la tesi.
Osservazione: Se ๐น๐๐ฅ(๐) = โ , possono effettivamente essere necessarie ๐ + 1 riflessioni:
๐:โ2 โ โ2| ๐((๐ฅ, ๐ฆ)) = (๐ฅ + 2,โ๐ฆ); allora ๐: (๐ฅ๐ฆ) โ (
1 00 โ1
) (๐ฅ๐ฆ) + (
20).
๐น๐๐ฅ(๐) = โ ; non bastano 2 riflessioni perchรฉ ๐ non รจ nรฉ una traslazione, nรฉ una riflessione, nรฉ
una rotazione.
Dโaltra parte, se ๐ = ๐๐ฃ, ๐น๐๐ฅ(๐) = โ ma bastano 2 riflessioni.
TEOREMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE ISOMETRIE PIANE: Ogni ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ2) รจ:
1) una traslazione;
2) una rotazione;
3) una riflessione;
4) una glissoriflessione.
Dimostrazione:
๐ รจ composizione di al piรน 3 riflessioni.
Se ๐ รจ composizione di 0 riflessioni, ๐ = ๐๐.
Se ๐ รจ composizione di 1 riflessione, allora ๐ รจ una riflessione.
Se ๐ รจ composizione di 2 riflessioni, abbiamo visto che ๐ รจ una traslazione o una rotazione.
132
Se ๐ รจ composizione di 3 riflessioni, diciamo ๐ = ๐1 โ ๐2 โ ๐3, allora:
Caso 1): ๐1 โ ๐2 = ๐๐ฃ traslazione.
Scrivo ๐ฃ = ๐ฃ1 + ๐ฃ2, con ๐ฃ1//๐ฃ3 e ๐ฃ2 โฅ ๐3. Allora:
๐ = ๐๐ฃ โ ๐3 = ๐๐ฃ1 โ ๐๐ฃ2 โ ๐3.
Ma ๐๐ฃ2 โ ๐3 รจ una riflessione con asse ๐3โฒ//๐3, dunque ๐ รจ una glissoriflessione.
(Osservazione: Se ๐ฃ1 = 0 (cioรจ ๐ฃ โฅ ๐3), ๐ รจ una riflessione. Quindi:
๐ = ๐๐ฃ โ ๐3 รจ una riflessione โ gli assi di riflessione sono 3 rette parallele.)
Caso 2): ๐1 โ ๐2 รจ una rotazione attorno ad un punto ๐ con angolo ๐ผ.
a) ๐ โ ๐3.
Allora scrivo la rotazione ๐ = ๐1 โ ๐2 come composizione di due riflessioni ๐1โฒ e ๐2
โฒ
rispetto a rette incidenti di angolo ๐ผ
2 e ๐2
โฒ//๐3.
๐ = ๐ โ ๐3 = ๐1โฒ โ ๐2
โฒ โ ๐3โ ๐ก๐๐๐ ๐๐๐ง๐๐๐๐
โ ๐ รจ glissoriflessione.
b) ๐ โ ๐3 (gli assi di ๐1, ๐2, ๐3 si dicono concorrenti in ๐).
Scrivo ๐ = ๐1 โ ๐2 come ๐1โฒ โ ๐3, dove ๐1
โฒ รจ una riflessione rispetto ad una opportuna
retta passante per ๐ โ ๐ = ๐1โฒ โ ๐3 โ ๐3 = ๐1
โฒ โ ๐ รจ riflessione.
(Osservazione: ๐1 โ ๐2 โ ๐3 รจ riflessione โ i 3 assi sono concorrenti o paralleli).
Osservazione: La composizione di 3 riflessioni di โ3 rispetto a 3 piani incidenti in un punto ๐ e
a due a due ortogonali รจ una simmetria con ๐น๐๐ฅ(๐) = {๐}. Questโultima รจ detta simmetria
centrale di centro ๐.
In generale la composizione fra due isometrie โelementariโ (riflessioni, traslazioni e rotazioni)
non รจ commutativa, tranne che nei casi speciali della glissoriflessione, della riflessione rotatoria
e dellโavvitamento. Ne tralasciamo la dimostrazione.
TEOREMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE ISOMETRIE DI โ3: Ogni ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(โ3) รจ una:
traslazione;
riflessione;
rotazione;
glissoriflessione;
avvitamento;
riflessione rotatoria.
Dimostrazione:
๐(๐) = ๐ด๐ + ๐ต, con ๐ด โ ๐(๐), per cui โโฌ base ortonormale di โ3, โฌ = {๐ฃ1, ๐ฃ2, ๐ฃ3}| ๐โฌ(๐ด) =
a) ๐ผ;
b) (1 0 00 1 00 0 โ1
);
c) (๐๐๐ก(๐) | 0
0 | 1), ๐ โ (0,2๐);
d) (๐๐๐ก(๐) | 0
0 | โ 1), ๐ โ (0,2๐).
Studiamo i vari casi:
a) ๐ รจ una traslazione, ๐ = ๐0.
133
b) ๐(๐) = ๐ด๐ รจ una riflessione (poichรฉ ๐|๐๐๐๐(๐ฃ1,๐ฃ2) = ๐๐), quindi il tipo di ๐(๐) = ๐ด๐ + ๐ต
dipende dalla posizione della traslazione ๐ต.
Sia ๐ป = ๐๐๐๐(๐ฃ1, ๐ฃ2) e โ๐ฃ โ โ3, ๐ฃ๐ป, ๐ฃ๐ปโฅ le proiezioni di ๐ฃ su ๐ป e ๐ปโฅ = ๐๐๐๐(๐ฃ3) rispetto a
โ3 = ๐ปโโฅ ๐ปโฅ.
๐(๐) = (๐ด๐ + ๐ต๐ปโฅ) + ๐ต๐ป.
Studiamo ๐น๐๐ฅ(๐ โ ๐ด๐ + ๐ต๐ปโฅ):
๐ด๐ + ๐ต๐ปโฅ = ๐ โ (๐ด โ ๐ผ)๐ = โ๐ต๐ป
โฅ.
Ora (๐ด โ ๐ผ)|๐ป โก 0 e (๐ด โ ๐ผ)|๐ปโฅ = โ2๐ผ, dunque:
(๐ด โ ๐ผ)๐ = (๐ด โ ๐ผ)(๐๐ป + ๐๐ปโฅ) = โ2๐๐ป
โฅ โ ๐ด๐ + ๐ต๐ปโฅ = ๐ โ โ2๐๐ป
โฅ = โ๐ต๐ปโฅ โ ๐๐ป
โฅ =๐ต๐ปโฅ
2
โ ๐ =๐ต๐ปโฅ
2+ โ, โ โ ๐ป โ ๐ โ
๐ต๐ปโฅ
2+ ๐ป
Perciรฒ ๐น๐๐ฅ(๐ โ ๐ด๐ + ๐ต๐ปโฅ) รจ un piano affine e ๐ โ ๐ด๐ + ๐ต๐ป
โฅ รจ una riflessione ๐.
๐ = ๐๐ต๐ป โ ๐, ๐ต๐ป โ ๐ป che รจ la giacitura di ๐น๐๐ฅ(๐).
Dunque ๐ รจ una riflessione se ๐ต๐ป = 0, una glissoriflessione se ๐ต๐ป โ 0.
c) Usando la stessa notazione del punto precedente, vogliamo mostrare che ๐ โ ๐ด๐ + ๐ต๐ป รจ una
rotazione.
๐ด๐ + ๐ต๐ป = ๐ โ (๐ด โ ๐ผ)๐ = โ๐ต๐ป.
(๐ด โ ๐ผ)|๐ป: ๐ป โ ๐ป รจ invertibile, (๐ด โ ๐ผ)|๐ปโฅ โก 0; per cui:
โ! ๐0 โ ๐ป|(๐ด โ ๐ผ)๐0 = โ๐ต๐ป; inoltre ๐พ๐๐(๐ด โ ๐ผ) = ๐ปโฅ, quindi
๐ risolve (๐ด โ ๐ผ)๐ = โ๐ต๐ป โ ๐ โ ๐0 + ๐ปโฅ.
Quindi ๐น๐๐ฅ(๐ โ ๐ด๐ + ๐ต๐ป) รจ una retta affine, per cui ๐ โ ๐ด๐ + ๐ต๐ป รจ una rotazione.
Dunque se ๐ต๐ปโฅ = 0, ๐ รจ una rotazione, altrimenti ๐ รจ un avvitamento.
d) (๐๐๐ก(๐) | 0
0 | โ 1)
โ =๐ด
= (๐๐๐ก(๐) | 0
0 | 1)
โ =๐ด๐ป
+ (1 0 00 1 00 0 โ1
)โ
=๐ด๐ปโฅ
โ ๐ผ
Dunque: ๐(๐) = ๐ด๐ + ๐ต = (๐ด๐ป + ๐ด๐ปโฅ โ ๐ผ)๐ + ๐ต๐ป + ๐ต๐ปโฅ =
= (๐ด๐ป๐ + ๐ต๐ป โ ๐๐ป) + (๐ด๐ปโฅ๐ + ๐ต๐ปโฅ โ ๐๐ปโฅ)
Sappiamo giร per il punto c) che (๐ด๐ป๐ + ๐ต๐ป โ ๐๐ป):๐ป โ ๐ป รจ una rotazione e per il punto b)
che (๐ด๐ปโฅ๐ + ๐ต๐ปโฅ โ ๐๐ปโฅ):๐ปโฅ โ ๐ปโฅ รจ una riflessione (con piano di riflessione โฅ allโasse di
rotazione).
Dunque โ๐ต, ๐ รจ una riflessione rotatoria.
134
5.2 SPAZI E SOTTOSPAZI AFFINI
DEFINIZIONE 5.2.1: Definiamo ๐ด(๐) = {๐๐ฃ โ ๐|๐ฃ โ ๐, ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)}.
Osservazione: Abbiamo visto che ๐ด(๐) รจ un gruppo di trasformazioni di ๐ (che in particolare
coincide con il sottogruppo di ๐(๐) generato da ๐(๐) e ๐บ๐ฟ(๐))
DEFINIZIONE 5.2.2: ๐บ gruppo di trasformazioni di un insieme ๐. โ๐ฅ โ ๐, definiamo
stabilizzatore di ๐ฅ lโinsieme ๐๐ก๐ฅ(๐บ) = {๐ โ ๐บ|๐(๐ฅ) = ๐ฅ}.
PROPOSIZIONE 5.2.1: 1) ๐๐ก๐ฃ(๐บ๐ฟ(๐)) = ๐บ๐ฟ(๐) โ ๐ฃ = 0
2) ๐๐ก๐ฃ(๐ด(๐)) โ ๐บ๐ฟ(๐) โ๐ฃ โ ๐.
Dimostrazione:
1) Ovviamente ๐๐ก0(๐บ๐ฟ(๐)) = ๐บ๐ฟ(๐).
Dโaltra parte se ๐ฃ โ 0, โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐(๐ฃ) โ ๐ฃ.
2) Vediamo intanto che โ๐ฃ,๐ค โ ๐, ๐๐ก๐ฃ(๐ด(๐)) e ๐๐ก๐ค(๐ด(๐)) sono isomorfi.
Infatti se ๐ข = ๐ฃ โ ๐ค (cosรฌ che ๐๐ข(๐ค) = ๐ฃ):
๐๐ก๐ฃ(๐ด(๐)) โ ๐๐ก๐ค(๐ด(๐))
๐ โ ๐โ๐ข โ ๐ โ ๐๐ข
รจ un isomorfismo.
Inoltre ๐๐ฃ โ ๐ โ ๐๐ก0(๐ด(๐)) โ (๐๐ฃ โ ๐)(0) = 0 โ ๐ฃ = 0. Cioรจ ๐๐ก0(๐ด(๐)) = ๐บ๐ฟ(๐), tesi.
Osservazione: Questo fa capire che in ๐ cโรจ un punto privilegiato, cioรจ lโorigine ๐, mentre
rispetto ad ๐ด(๐) tutti i punti di ๐ sono equivalenti.
Dunque nella seguente trattazione distingueremo gli elementi di ๐ pensati come punti e i
vettori di ๐ pensati come traslazioni (poichรฉ sappiamo che (๐(๐),โ) โ (๐,+)).
DEFINIZIONE 5.2.3: ๐ spazio vettoriale. Un insieme ๐ด (anche โ ) si dice spazio affine su ๐ se
โ๐น: ๐ด ร ๐ด โ ๐ che associa ad ogni coppia di punti ๐, ๐ โ ๐ด un vettore di ๐, denotato ๐๐ , in
modo che:
1) โ๐ โ ๐ด, โ๐ฃ โ ๐, โ!๐ โ ๐ด| ๐๐ = ๐ฃ;
2) โ๐, ๐, ๐ โ ๐ด, ๐๐ + ๐๐ = ๐๐ (relazione di Chasles).
DEFINIZIONE 5.2.4: Definiamo dimensione di uno spazio affine ๐ด, dim(๐ด) = dim (๐) se ๐ด โ โ ,
altrimenti dim(โ ) = โ1.
Osservazione: Dalla relazione di Chasles discende:
โ๐ โ ๐ด, ๐๐ = 0 (basta prendere ๐ = ๐ = ๐ );
โ๐, ๐ โ ๐ด, ๐๐ = โ๐๐ (basta prendere ๐ = ๐ ).
Esempi: Alcuni esempi di spazi affini possono essere:
1) ๐ด = ๐, ๐น: ๐ ร ๐ โ ๐| (๐, ๐) โ ๐๐ โ ๐ โ ๐ (detto spazio affine standard su ๐)
2) ๐: ๐ โ ๐ lineare, ๐ โ ๐.
135
Sia ๐ด = ๐โ1(๐), ๐ = ๐โ1(0) = ๐พ๐๐(๐).
Allora ๐ด รจ spazio affine su ๐ tramite ๐น: ๐ด ร ๐ด โ ๐| (๐1, ๐2) โ ๐1๐2 โ ๐2 โ ๐1.
DEFINIZIONE 5.2.5: Definiamo traslazione del vettore ๐ฃ, ๐๐ฃ: ๐ด โ ๐ด| ๐ โ ๐, con ๐๐ = ๐ฃ.
Notazione: Se ๐ โ ๐ด e ๐ฃ โ ๐, denoteremo con ๐ + ๐ฃ lโunico punto ๐ di ๐ด tale che ๐๐ = ๐ฃ.
Osservazione: Con questa notazione si ha:
๐(๐ + ๐ฃ) = ๐ฃ;
๐ + ๐๐ = ๐;
๐๐ฃ(๐) = ๐ + ๐ฃ.
Si ha cosรฌ lโapplicazione ๐ด ร ๐ โ ๐ด| (๐, ๐ฃ) โ ๐ + ๐ฃ.
LEMMA 5.2.2: โ๐ โ ๐ด, โ๐ฃ1, ๐ฃ2 โ ๐, (๐ + ๐ฃ1) + ๐ฃ2 = ๐ + (๐ฃ1 + ๐ฃ2).
(Osservazione: Questa relazione non รจ affatto ovvia, in quanto la scrittura ๐ + ๐ฃ รจ solamente
una notazione e non ha niente a che fare con la somma tradizionale.)
Dimostrazione:
Sia ๐1 = ๐ + ๐ฃ1, ossia ๐๐1 = ๐ฃ1.
Sia ๐2 = ๐1 + ๐ฃ2, ossia ๐1๐2 = ๐ฃ2.
๐ + (๐ฃ1 + ๐ฃ2) = ๐ + (๐๐1 + ๐1๐2 ) = ๐ + ๐๐2 = ๐2, da cui la tesi.
DEFINIZIONE 5.2.6: Fissato ๐ โ ๐ด, definiamo lโapplicazione ๐น๐: ๐ด โ ๐| ๐ โ ๐๐ (a volte questa
applicazione prende il nome di sollevamento di ๐ด su ๐).
Osservazione: Dagli assiomi segue che ๐น๐ รจ bigettiva e ๐น๐(๐) = ๐๐ = 0, dunque ๐น๐ trasforma ๐
nellโorigine di ๐.
In altre parole, con ๐น๐ โidentificoโ ๐ด con ๐, ossia โsollevoโ su ๐ด una struttura di spazio
vettoriale. Questo si puรฒ fare โ๐ โ ๐ด.
Osservazione: โ๐ฃ โ ๐, ๐น๐โ1(๐ฃ) = ๐ + ๐ฃ.
Osservazione: Cerchiamo di sollevare la nozione di combinazione lineare di vettori nello spazio
affine: siano ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ด. Fissiamo ๐ โ ๐ด.
๐น๐ trasforma ๐๐ in ๐๐๐ โ๐.
Inoltre โ๐ก1, โฆ , ๐ก๐ โ ๐, โ๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ โ ๐ e
๐น๐โ1(๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ ) = ๐ + ๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ โ ๐ด.
Affinchรฉ sia una buona definizione, il risultato non deve dipendere da ๐.
Cioรจ se ๐ด โ ๐ โ ๐, allora deve valere ๐ + โ ๐ก๐๐๐๐ ๐๐=1 = ๐ + โ ๐ก๐๐๐๐ ๐
๐=1 .
๐ +โ๐ก๐๐๐๐
๐
๐=1
= ๐ +โ๐ก๐(๐๐ + ๐๐๐ )
๐
๐=1
= ๐ + (โ๐ก๐
๐
๐=1
)๐๐ +โ๐ก๐๐๐๐
๐
๐=1
,
che coincide con ๐ +โ ๐ก๐๐๐๐ ๐๐=1 โ ๐ + (โ ๐ก๐
๐๐=1 )๐๐ = ๐ โ โ ๐ก๐
๐๐=1 = 1.
136
DEFINIZIONE 5.2.7: Dati ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ด e ๐ก1, โฆ , ๐ก๐ โ ๐| โ ๐ก๐๐๐=1 = 1, definiamo combinazione
affine dei punti ๐๐ con coefficienti e ๐ก1, โฆ , ๐ก๐ il punto ๐ + ๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ , dove ๐ รจ un
qualunque punto di ๐ด.
Osservazione: Notiamo che โ๐, ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ด e โ๐ก1, โฆ , ๐ก๐ โ ๐| โ ๐ก๐๐๐=1 = 1, vale:
๐ + ๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ = ๐ก1๐1+. . . +๐ก๐๐๐.
Infatti ๐น๐(๐ + ๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ ) = ๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ e
๐น๐(๐ก1๐1+. . . +๐ก๐๐๐) = ๐(๐ก1๐1+. . . +๐ก๐๐๐) = ๐ก1๐๐1 +. . . +๐ก๐๐๐๐ ,
e poichรฉ ๐น๐ รจ bigettiva, ho la tesi.
Esempi: 1) Se ๐, ๐ โ ๐ด, 1
2๐ +
1
2๐ รจ detto punto medio fra ๐ e ๐ (๐โ๐๐(๐) โ 2)
2) Se ๐1 , โฆ , ๐๐ โ ๐ด, 1
๐๐1+. . . +
1
๐๐๐ รจ detto baricentro dei ๐๐ (๐โ๐๐(๐) โค ๐).
DEFINIZIONE 5.2.8: Definiamo insieme delle combinazioni affini dei punti ๐1, โฆ , ๐๐ โ ๐ด
๐ถ๐๐๐๐(๐1, โฆ , ๐๐) = {๐๐๐๐๐๐๐๐ง๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐1, โฆ , ๐๐}.
Esempio: ๐ด = ๐๐, ๐1, ๐2 โ ๐ด punti distinti.
๐ถ๐๐๐๐(๐1, ๐2) = {๐ก1๐1 + ๐ก2๐2|๐ก1 + ๐ก2 = 1} = {๐1 + (1 โ ๐ก)๐1๐1 + ๐ก๐1, ๐2 |๐ก โ ๐} =
= {๐1 + ๐ก(๐2 โ ๐1)|๐ก โ ๐}, cioรจ รจ la retta passante per ๐1 e ๐2.
Analogamente se vede che ๐ถ๐๐๐๐(๐1, ๐2, ๐3) รจ il piano contenente ๐1, ๐2, ๐3 (se i tre punti non
sono allineati).
Similmente al caso lineare, definisco:
DEFINIZIONE 5.2.9: ๐ป โ ๐ด (anche ๐ป = โ ) รจ detto sottospazio affine di ๐ด se รจ chiuso per
combinazioni affini.
Osservazione: Come nel caso lineare, lโintersezione di una famiglia arbitraria di sottospazi affini
รจ un sottospazio affine.
Notazione: Se ๐0 โ ๐ด e ๐ รจ sottospazio di ๐, indicheremo con ๐0 +๐ = {๐0 + ๐ค|๐ค โ ๐}.
Osservazione: ๐0 +๐ = {๐๐ค(๐0)|๐ค โ ๐} e ๐น๐โ1(๐) = ๐ +๐.
PROPOSIZIONE 5.2.3: โ๐0 โ ๐ด, โ๐ sottospazio di ๐, ๐0 +๐ รจ sottospazio affine di ๐ด.
Dimostrazione:
Verifico che ๐0 +๐ รจ chiuso per combinazioni affini.
Siano ๐0 + ๐ค1, โฆ , ๐0 + ๐ค๐ โ ๐0 +๐; ๐ก1+. . . +๐ก๐ = 1.
๐ก1(๐0 + ๐ค1) + โฏ+ ๐ก๐(๐0 + ๐ค๐) = ๐0 + ๐ก1๐0(๐0 + ๐ค1) + โฏ+ ๐ก๐๐0(๐0 + ๐ค๐) = = ๐0 + ๐ก1๐ค1+. . . +๐ก๐๐ค๐ โ ๐0 +๐, da cui la tesi.
137
PROPOSIZIONE 5.2.4: Sia ๐ป โ โ un sottospazio affine di ๐ด. Allora esiste un unico sottospazio
๐๐ป di ๐ (detto la giacitura di ๐ป), tale che โ๐ โ ๐ป, ๐ป = ๐ +๐๐ป.
Dimostrazione:
Sia ๐0 โ ๐ป. Cerco ๐0 sottospazio di ๐| ๐ป = ๐0 +๐0.
Poichรฉ ๐0 +๐0 = ๐น๐0โ1(๐0), deve essere ๐0 = ๐น๐0(๐ป) = {๐ค โ ๐|๐0 + ๐ค โ ๐ป}.
Verifico che lโinsieme ๐0 รจ sottospazio di ๐.
Siano ๐ค1, ๐ค2 โ ๐0, ๐ผ1, ๐ผ2 โ ๐.
Allora ๐0 + ๐ค1 โ ๐ป, ๐0 + ๐ค2 โ ๐ป.
Devo mostrare che ๐ผ1๐ค1 + ๐ผ2๐ค2 โ ๐0, cioรจ che ๐0 + ๐ผ1๐ค1 + ๐ผ2๐ค2 โ ๐ป.
๐0 + ๐ผ1๐ค1 + ๐ผ2๐ค2 = ๐0 + ๐ผ1๐0(๐0 + ๐ค1) + ๐ผ2๐0(๐0 + ๐ค2) =
= ๐0 + (1 โ ๐ผ1 โ ๐ผ2)๐0๐0 + ๐ผ1๐0(๐0 + ๐ค1) + ๐ผ2๐0(๐0 + ๐ค2) , che appartiene a ๐ป perchรฉ combinazione affine dei punti ๐0, ๐0 + ๐ค1, ๐0 + ๐ค2 che stanno in ๐ป.
Resta da controllare che ๐0 non dipende dalla scelta di ๐0, ossia che โ๐1, ๐2 โ ๐ป,
๐น๐1(๐ป) = ๐น๐2(๐ป).
๐น๐1(๐ป) = {๐1๐ |๐ โ ๐ป}.
Sia ๐1๐ โ ๐น๐1(๐ป).
Allora ๐1๐ = ๐1๐2 + ๐2๐ = โ๐2๐1 โ โ๐น๐2(๐ป)
+ ๐2๐ โโ๐น๐2(๐ป)
โ ๐น๐2(๐ป),
cioรจ ๐น๐1(๐ป) โ ๐น๐2(๐ป).
Analogamente si prova lโinclusione opposta โ tesi.
DEFINIZIONE 5.2.10: Se ๐ป รจ sottospazio affine di ๐ด, si pone dim(๐ป) = dim(๐๐ป).
๐ป รจ detto retta (affine) se dim(๐ป) = 1;
๐ป รจ detto piano (affine) se dim(๐ป) = 2;
๐ป รจ detto iperpiano (affine) se dim(๐ป) = dim(๐ด) โ 1.
Osservazione: ๐ป, ๐ฟ sottospazi affini di ๐ด, ๐ป โฉ ๐ฟ โ โ .
Allora โ๐ โ ๐ป โฉ ๐ฟ, ๐ป = ๐ +๐๐ป, ๐ฟ = ๐ +๐๐ฟ.
๐ป โฉ ๐ฟ = (๐ +๐๐ป) โฉ (๐ +๐๐ฟ) = ๐ + (๐๐ป โฉ๐๐ฟ) โ ๐๐ปโฉ๐ฟ = ๐๐ป โฉ๐๐ฟ.
Dunque dim(๐ป โฉ ๐ฟ) = dim(๐๐ป โฉ๐๐ฟ).
DEFINIZIONE 5.2.11: Due sottospazi affini ๐ป, ๐ฟ si dicono:
incidenti se ๐ป โฉ ๐ฟ โ โ ;
paralleli se ๐๐ป โ ๐๐ฟ โจ๐๐ฟ โ ๐๐ป;
sghembi se ๐ป โฉ ๐ฟ = โ โง๐๐ป โฉ๐๐ฟ = {0}.
Osservazione: Il parallelismo non รจ una relazione di equivalenza:
138
infatti dalla figura si vede che ๐๐ โ ๐๐ e ๐๐ โ ๐๐, ma ๐๐ โ ๐๐ โง๐๐ โ ๐๐ .
PROPOSIZIONE 5.2.5: ๐0, โฆ , ๐๐ โ ๐ด. Allora:
๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐) = ๐0 + ๐๐๐๐(๐0๐1 , โฆ , ๐0๐๐ ).
Quindi ๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐) รจ un sottospazio affine di ๐ด, detto il sottospazio affine generato da
๐0, โฆ๐๐. ร il piรน piccolo sottospazio affine di ๐ด contenente ๐0, โฆ , ๐๐.
Dimostrazione:
Per definizione di combinazione affine vale โ.
Mostriamo ora lโinclusione opposta:
โ๐ก1, โฆ , ๐ก๐ โ ๐, ๐0 + ๐ก1๐0๐1 +. . . +๐ก๐๐0๐๐ = ๐0 + (1 โ โ ๐ก๐๐๐=1 )๐0๐0 + ๐ก1๐0๐1 +. . . +๐ก๐๐0๐๐ , che
appartiene a ๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐) โ tesi.
Osservazione: Dunque dim(๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐)) = dim (๐๐๐๐(๐0๐1 , โฆ , ๐0๐๐ )).
Notazione: In generale โ๐ โ ๐ด, ๐ โ โ , denotiamo con ๐ถ๐๐๐๐(๐) lโinsieme delle combinazioni
affini dei punti di ๐.
PROPOSIZIONE 5.2.6: ๐ โ ๐ด. โ๐ โ ๐, ๐ถ๐๐๐๐(๐) = ๐ + ๐๐๐๐({๐ ๐ |๐ โ ๐}).
Inoltre se ๐ป โ ๐ด รจ un sottospazio affine di ๐ด che contiene ๐, allora ๐ถ๐๐๐๐(๐) โ ๐ป.
Dimostrazione:
ร analoga a quella della proposizione precedente.
DEFINIZIONE 5.2.12: Se ๐ป, ๐ฟ sono sottospazi affini di ๐ด, poniamo ๐ป + ๐ฟ = ๐ถ๐๐๐๐(๐ป โช ๐ฟ).
Osservazione: ๐ป โ ๐ฟ โ ๐๐ป โ ๐๐ฟ.
Dimostrazione:
โ๐ โ ๐ป, ๐ป = ๐ +๐๐ป, ๐ฟ = ๐ +๐๐ฟ.
โ๐ค โ ๐๐ป, ๐ + ๐ค โ ๐ป โ ๐ฟ โ ๐ค โ ๐๐ฟ.
PROPOSIZIONE 5.2.7: ๐ป, ๐ฟ sottospazi affini di ๐ด. Allora โ๐ โ ๐ป, โ๐ โ ๐ฟ:
๐๐ป+๐ฟ = ๐๐ป +๐๐ฟ + ๐๐๐๐(๐๐ ).
Dimostrazione:
โ) ๐ป โ ๐ป + ๐ฟ, ๐ฟ โ ๐ป + ๐ฟ โ ๐๐ป +๐๐ฟ โ ๐๐ป+๐ฟ.
Poichรฉ ๐ถ๐๐๐๐(๐, ๐) โ ๐ป + ๐ฟ โ ๐๐๐๐(๐๐ ) โ ๐๐ป+๐ฟ.
โ) Considero il sottospazio affine ๐ = ๐ + (๐๐ป +๐๐ฟ + ๐๐๐๐(๐๐ )).
Allora ๐ โ ๐ +๐๐ป = ๐ป; inoltre ๐ โ ๐ฟ, infatti:
๐ = ๐ + ๐๐ โ ๐ โ ๐ = ๐ + (๐๐ป +๐๐ฟ + ๐๐๐๐(๐๐ )) โ ๐ โ ๐ +๐๐ฟ = ๐ฟ.
Per minimalitร , ๐ โ ๐ป + ๐ฟ โ ๐๐ = ๐๐ป +๐๐ฟ + ๐๐๐๐(๐๐ ) โ ๐๐ป+๐ฟ.
LEMMA 5.2.8: ๐ป, ๐ฟ sottospazi affini di ๐ด. Allora ๐ป โฉ ๐ฟ = โ โ โ๐ โ ๐ป, โ๐ โ ๐ฟ, ๐๐ โ ๐๐ป +๐๐ฟ .
Dimostrazione:
โ) Per assurdo supponiamo che โ๐ โ ๐ป,๐ โ ๐ฟ| ๐๐ = ๐ค1 + ๐ค2, con ๐ค1 โ ๐๐ป, ๐ค2 โ ๐๐ฟ.
139
๐ + ๐ค1โ โ๐ป
= ๐ + (๐๐ โ ๐ค2) = (๐ + ๐๐ ) โ ๐ค2 = ๐ โ ๐ค2โ โ๐ฟ
, assurdo.
โ) Per assurdo supponiamo โ๐ โ ๐ป โฉ ๐ฟ.
Siano ๐ โ ๐ป, ๐ โ ๐ฟ, per cui ๐ป = ๐ +๐๐ป, ๐ฟ = ๐ +๐๐ฟ.
Allora ๐๐ = ๐๐ โโ๐๐ป
+ ๐ ๐ โโ๐๐ฟ
โ ๐๐ป +๐๐ฟ, assurdo.
FORMULA DI GRASSMANN AFFINE: Siano ๐ป, ๐ฟ sottospazi di ๐ด.
1) Se ๐ป โฉ ๐ฟ โ โ โ dim(๐ป + ๐ฟ) = dim(๐ป) + dim(๐ฟ) โ dim(๐ป โฉ ๐ฟ).
2) Se ๐ป โฉ ๐ฟ = โ โ dim(๐ป + ๐ฟ) = dim(๐ป) + dim(๐ฟ) โ dim(๐๐ป โฉ๐๐ฟ) + 1.
Dimostrazione:
dim(๐ป + ๐ฟ) = dim(๐๐ป+๐ฟ) e ๐๐ป+๐ฟ = ๐๐ป +๐๐ฟ + ๐๐๐๐(๐๐ ), con ๐ โ ๐ป e ๐ โ ๐ฟ.
1) Per il lemma, se ๐ป โฉ ๐ฟ โ โ , ๐๐ โ ๐๐ป +๐๐ฟ โ ๐๐ป+๐ฟ = ๐๐ป +๐๐ฟ.
La tesi segue dalla formula di Grassmann vettoriale: dim(๐๐ป+๐ฟ) = dim(๐๐ป +๐๐ฟ) = dim(๐๐ป) + dim(๐๐ฟ) โ dim(๐๐ป โฉ๐๐ฟ) =
= dim(๐ป) + dim(๐ฟ) โ dim(๐ป โฉ ๐ฟ).
2) Se ๐ป โฉ ๐ฟ = โ , per il lemma ๐๐ โ ๐๐ป +๐๐ฟ.
Quindi dim(๐๐ป+๐ฟ) = dim (๐๐ป +๐๐ฟ + ๐๐๐๐(๐๐ )) = dim(๐๐ป +๐๐ฟ) + 1 e si conclude
come prima.
Osservazione: Se ๐ป e ๐ฟ sono sghembi, allora dim(๐ป + ๐ฟ) = dim(๐ป) + dim(๐ฟ) + 1
(infatti tutte le combinazioni affini di due rette sghembe in โ3 generano tutto lo spazio โ3).
DEFINIZIONE 5.2.13: ๐0, โฆ , ๐๐ si dicono affinemente indipendenti se
dim(๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐)) = ๐ (ossia se dim (๐๐๐๐(๐0๐1 , โฆ , ๐0๐๐ )) = ๐, cioรจ se ๐0๐1 , โฆ , ๐0๐๐
sono linearmente indipendenti.
DEFINIZIONE 5.2.14: Sia dim(๐ด) = ๐ . Si chiama riferimento affine di ๐ด ogni insieme ordinato
๐ = {๐0, โฆ , ๐๐} di ๐ + 1 punti di ๐ด affinemente indipendenti.
Osservazione: Essendo ๐ ordinato, scelgo ๐0 come โpunto baseโ.
Inoltre {๐0๐1 , โฆ , ๐0๐๐ } รจ una base di ๐.
Osservazioni: 1) Se โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ una base di ๐, โ๐0 โ ๐ด, {๐0, ๐0 + ๐ฃ1, โฆ , ๐0 + ๐ฃ๐} รจ
riferimento affine di ๐ด.
2) Se ๐ด = ๐ e โฌ = {๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ base di ๐ allora {0, ๐ฃ1, โฆ , ๐ฃ๐} รจ riferimento affine.
Ad esempio in ๐๐, {0, ๐1, โฆ , ๐๐} รจ detto riferimento affine standard.
PROPOSIZIONE 5.2.9: Se ๐ = {๐0, โฆ , ๐๐} รจ un riferimento affine di ๐ด, ogni punto ๐ โ ๐ด si
scrive in modo unico come ๐ = ๐0๐0+. . . +๐๐๐๐, con ๐0+. . . +๐๐ = 1.
((๐1, โฆ , ๐๐) sono quindi dette le coordinate affini di ๐ rispetto a ๐ ).
Dimostrazione:
Per ipotesi ๐ด = ๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐), dunque gli ๐๐ esistono.
Mostriamo che sono unici:
140
se ๐ = ๐0๐0+. . . +๐๐๐๐ = ๐0โฒ๐0+. . . +๐๐
โฒ ๐๐, con โ ๐๐๐๐=0 = โ ๐๐
โฒ๐๐=0 = 1, allora:
๐0๐0+. . . +๐๐๐๐ = ๐0 + ๐1๐0๐1 +. . . +๐๐๐0๐๐ ;
๐0โฒ๐0+. . . +๐๐
โฒ ๐๐ = ๐0 + ๐1โฒ๐0๐1 +. . . +๐๐
โฒ ๐0๐๐ ,
dunque ๐1๐0๐1 +. . . +๐๐๐0๐๐ = ๐1โฒ๐0๐1 +. . . +๐๐
โฒ ๐0๐๐ , ma i ๐0๐๐ sono linearmente indipendenti,
perciรฒ ๐๐ = ๐๐โฒ โ๐ โ ๐0 = ๐0
โฒ , da cui la tesi.
DEFINIZIONE 5.2.15: ๐ด spazio affine su ๐, ๐ต spazio affine su ๐, ๐,๐ ๐-spazi vettoriali.
๐: ๐ด โ ๐ต si dice trasformazione affine se conserva le combinazioni affini.
DEFINIZIONE 5.2.16: ๐: ๐ด โ ๐ต trasformazione affine si dice isomorfismo affine se รจ biunivoca.
DEFINIZIONE 5.2.17: Un isomorfismo affine ๐: ๐ด โ ๐ด si dice affinitร .
Poniamo ๐ด๐๐(๐ด) = {๐๐๐๐๐๐๐กร ๐ด โ ๐ด}.
Esempi: 1) Le traslazioni sono affinitร .
2) Se ๐ รจ riferimento affine e dim(๐ด) = ๐,
[ ]๐ :๐ด โ ๐๐
๐ โ [๐]๐ , dove [๐]๐ sono le coordinate affini di ๐ rispetto a ๐ ,
รจ un isomorfismo affine (quindi ๐ด โ ๐๐).
Osservazione: [ ]๐ trasforma i punti di ๐ in 0, ๐1, โฆ , ๐๐.
PROPOSIZIONE 5.2.10: ๐ด = ๐. Se ๐: ๐ โ ๐ รจ unโaffinitร e ๐(0) = 0, allora ๐ รจ lineare.
Dimostrazione:
โ๐ฃ1, ๐ฃ2 โ ๐, โ๐ก1, ๐ก2 โ ๐:
๐(๐ก1๐ฃ1 + ๐ก2๐ฃ2) = ๐((1 โ ๐ก1 โ ๐ก2) โ 0 + ๐ก1๐ฃ1 + ๐ก2๐ฃ2) = (1 โ ๐ก1 โ ๐ก2)๐(0) + ๐ก1๐(๐ฃ1) + ๐ก2๐(๐ฃ2) =
= ๐ก1๐(๐ฃ1) + ๐ก2๐(๐ฃ2), da cui la tesi.
PROPOSIZIONE 5.2.11: ๐ โ ๐ด๐๐(๐). Allora esistono unici ๐ฃ โ ๐, ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)| ๐ = ๐๐ฃ โ ๐.
Dimostrazione:
Sia ๐ฃ = ๐(0). Allora ๐ = ๐โ๐ฃ โ ๐ โ ๐ด๐๐(๐) e ๐(0) = 0 โ ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐).
Poichรฉ ๐(0) รจ unico, allora ๐ฃ รจ unico e quindi anche ๐ รจ univocamente determinato, tesi.
Osservazione: Dunque ๐ด๐๐(๐) = {๐๐ฃ โ ๐|๐ฃ โ ๐, ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐)}.
Di conseguenza ๐ด๐๐(๐) coincide con il gruppo di trasformazioni che avevamo precedentemente
denotato con ๐ด(๐), generato dalle traslazioni ๐(๐) di ๐ e da ๐บ๐ฟ(๐).
In particolare:
๐ด๐๐(๐๐) = {๐ โ ๐ด๐ + ๐ต|๐ด โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), ๐ต โ ๐๐}.
Osservazione: Prendiamo ๐: ๐ด โ ๐ต biunivoca, con ๐ด, ๐ต spazi affini su ๐,๐. Allora:
๐น๐0
๐ดโ๐
๐โ
โ ๐ตโ๐๐น๐(๐0)
141
Sia ๐๐0: ๐ โ ๐ lโunica applicazione che rende commutativo il diagramma:
๐น๐0
๐ดโ๐
๐โ
๐๐0
โ ๐ตโ๐๐น๐(๐0)
Dunque ๐๐0 รจ univocamente determinata da ๐๐0 = ๐น๐(๐0) โ ๐ โ ๐น๐0โ1.
Osservazioni: Sia ๐๐0 lโapplicazione trovata nel punto precedente. Allora:
1) ๐ด โ ๐๐น๐0โ ๐0๐
๐๐0โ ๐๐0(๐0๐
)๐น๐(๐0)โ1
โ ๐(๐0) + ๐๐0(๐0๐ ).
Dunque ๐(๐) = ๐(๐0) + ๐๐0(๐0๐ ) e quindi ๐(๐0 + ๐ฃ) = ๐(๐0) + ๐๐0
(๐ฃ).
2) ๐ โ ๐ฃ๐น๐0โ1โ ๐0 + ๐ฃ
๐โ ๐(๐0 + ๐ฃ)
๐น๐(๐0)โ ๐(๐0)๐(๐0 + ๐ฃ)
Dunque ๐๐0(๐ฃ) = ๐(๐0)๐(๐0 + ๐ฃ) .
PROPOSIZIONE 5.2.12: ๐ รจ affine โ ๐๐0 รจ lineare.
Dimostrazione:
โ) ๐(๐0) + ๐๐0(โ ๐ก๐๐ฃ๐๐๐=1 ) = ๐(๐0 + โ ๐ก๐๐ฃ๐
๐๐=1 ) = ๐ ((1 โ โ ๐ก๐
๐๐=1 )๐0 + โ ๐ก๐(๐0 + ๐ฃ๐)
๐๐=1 ) =
= (1 โ โ ๐ก๐๐๐=1 )๐(๐0) + โ ๐ก๐๐(๐0 + ๐ฃ๐)
๐๐=1 = (1 โ โ ๐ก๐
๐๐=1 )๐(๐0) + โ ๐ก๐ (๐(๐0) + ๐๐0
(๐ฃ๐))๐๐=1 =
= ๐(๐0) + โ ๐ก๐๐๐0(๐ฃ๐)
๐๐=1 , da cui:
๐๐0(โ ๐ก๐๐ฃ๐๐๐=1 ) = โ ๐ก๐๐๐0
(๐ฃ๐)๐๐=1 , cioรจ ๐๐0 รจ lineare (i passaggi con = seguono dalle
osservazioni precedenti).
โ) Siano ๐0, โฆ , ๐๐ โ ๐ด, ๐ก1+. . . +๐ก๐ = 1.
๐(๐ก0๐0 +โฏ+ ๐ก๐๐๐) = ๐(๐0 + ๐ก1๐0๐1 + โฏ+ ๐ก๐๐0๐๐ ) = ๐(๐0) + ๐๐0(โ ๐ก๐๐0๐๐ ๐๐=1 ) =
= ๐(๐0) + โ ๐ก๐๐๐0(๐0๐๐ )๐
๐=1 = ๐(๐0) + โ ๐ก๐๐(๐0)๐(๐๐) ๐๐=1 = ๐ก0๐(๐0)+. . . +๐ก๐๐(๐๐), cioรจ
๐ รจ affine.
PROPOSIZIONE 5.2.13: Sia ๐: ๐ด โ ๐ต trasformazione affine. โ๐0, ๐1 โ ๐ด, ๐๐0 = ๐๐1.
Dimostrazione:
Valgono le relazioni:
๐(๐0 + ๐ฃ) = ๐(๐0) + ๐๐0(๐ฃ);
๐(๐1 + ๐ฃ) = ๐(๐1) + ๐๐1(๐ฃ), โ๐ฃ โ ๐.
Queste relazioni possono essere riscritte nella forma:
๐๐0(๐ฃ) = ๐(๐0 + ๐ฃ) โ ๐(๐0);
๐๐1(๐ฃ) = ๐(๐1 + ๐ฃ) โ ๐(๐1).
Sia ๐ = ๐0 + ๐ฃ. Allora ๐1 + ๐ฃ = ๐1 + ๐ โ ๐0. Dunque: ๐๐1
(๐ฃ) = ๐ (๐1 + ๐ โ ๐0)โ ๐๐๐๐.๐๐๐๐๐๐
โ ๐(๐1) = ๐(๐1) + ๐(๐) โ ๐(๐0) โ ๐(๐1) = ๐(๐) โ ๐(๐0) =
= ๐(๐0 + ๐ฃ) โ ๐(๐0) = ๐๐0(๐ฃ),
da cui la tesi.
COROLLARIO 5.2.14: ๐: ๐ด โ ๐ต รจ affine โ โ๐:๐ โ ๐ applicazione lineare tale che โ๐0 โ ๐ด,
๐(๐) = ๐(๐0) + ๐(๐0๐ ).
DEFINIZIONE 5.2.18: Questa ๐: ๐ โ ๐ prende il nome di applicazione lineare associata a ๐.
142
Osservazione: Sia ๐: ๐ด โ ๐ต applicazione affine con applicazione lineare associata ๐: ๐ โ ๐.
Sia ๐: ๐ต โ ๐ถ applicazione affine con applicazione lineare associata ๐:๐ โ ๐.
Sia ๐0 โ ๐ด, ๐0 = ๐(๐0).
Allora:
๐(๐) = ๐(๐0) + ๐(๐0๐ ) โ๐ โ ๐ด,
๐(๐) = ๐(๐0) + ๐(๐0๐ ) โ๐ โ ๐ต.
(๐ โ ๐)(๐) = ๐(๐(๐)) = ๐(๐0) + ๐ (๐(๐0)๐(๐) )โ ๐(๐0๐ )
= ๐(๐(๐0)) + (๐ โ ๐)(๐0๐ ).
PROPOSIZIONE 5.2.15: Se ๐: ๐ด โ ๐ต รจ affine e invertibile, allora ๐โ1: ๐ต โ ๐ด รจ affine.
Dimostrazione:
Sia ๐: ๐ โ ๐ lโapplicazione lineare associata. ๐ รจ invertibile e quindi isomorfismo.
Sia ๐0 โ ๐ด, ๐0 = ๐(๐0).
Sia ๐: ๐ต โ ๐ด definita da ๐(๐) = ๐โ1(๐0) + ๐โ1(๐0๐ ).
Allora (๐ โ ๐)(๐0) = ๐(๐0) = ๐โ1(๐0) + ๐โ1(๐0๐0 ) = ๐0.
Per la formula precedente:
(๐ โ ๐)(๐) = ๐0 + (๐โ1 โ ๐)(๐0๐ ) = ๐0 + ๐0๐ = ๐ โ๐.
Dunque ๐โ1(๐) = ๐โ1(๐0) + ๐โ1(๐0๐ ), da cui la tesi.
Osservazione: Perciรฒ ๐ด๐๐(๐ด) รจ un gruppo.
PROPOSIZIONE 5.2.16: ๐ด spazio affine su ๐. {๐0, โฆ , ๐๐}, {๐0, โฆ , ๐๐} riferimenti affini di ๐ด.
Allora esiste una sola affinitร ๐ di ๐ด tale che ๐(๐๐) = ๐๐ โ0 โค ๐ โค ๐.
Dimostrazione:
โ๐ โ ๐ด, ๐ si scrive in modo unico come ๐ = โ ๐ก๐๐๐๐๐=0 , con โ ๐ก๐
๐๐=0 = 1.
Necessariamente dobbiamo definire ๐(๐) = โ ๐ก๐๐๐๐๐=0 .
Verifico che ๐ รจ unโaffinitร (che sarร dunque unica per quanto appena visto):
sia ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐) lโunico isomorfismo che trasforma ๐0๐1 , โฆ , ๐0๐๐ in ๐0๐1 , โฆ , ๐0๐๐ .
๐(๐) =โ๐ก๐๐๐
๐
๐=0
= ๐0 + ๐ก1๐0๐1 +. . . +๐ก๐๐0๐๐ = ๐(๐0) +โ๐ก๐๐(๐0๐๐ )
๐
๐=1
= ๐(๐0) + ๐ (โ๐ก๐
๐
๐=1
๐0๐๐ )
Ma ๐ = โ ๐ก๐๐๐๐๐=0 = ๐0 +โ ๐ก๐
๐๐=1 ๐0๐๐ ; inoltre ๐ = ๐0 + ๐0๐ โ ๐0๐ = โ ๐ก๐
๐๐=1 ๐0๐๐ .
Dunque ๐(๐) = ๐(๐0) + ๐(๐0๐ ) โ๐ โ ๐ด, da cui la tesi.
143
5.3 GEOMETRIA AFFINE EUCLIDEA
Notazione: Indicheremo con ๐ โ ๐ il prodotto scalare standard fra ๐ e ๐ in โ๐.
DEFINIZIONE 5.3.1: ๐ฃ โ โ๐ si dice ortogonale al sottospazio affine ๐ se ๐ฃ โ ๐๐โฅ.
Esempio: Se ๐ป รจ lโiperpiano ๐ต โ ๐ + ๐ = 0, allora ๐ต รจ ortogonale a ๐ป.
DEFINIZIONE 5.3.2: Due sottospazi affini ๐ e ๐โฒ si dicono ortogonali (e lo denoteremo ๐ โฅ ๐โฒ) se
๐๐ โ ๐๐โฒโฅ (โ๐๐โฒ โ ๐๐
โฅ).
Esempi: 1) Siano ๐ la retta ๐ = ๐ด๐ก + ๐ถ e ๐โฒ la retta ๐ = ๐ดโฒ๐ก + ๐ถโฒ. Allora ๐ โฅ ๐โฒ โ๐๐ โ ๐๐โฒโฅ โ
๐ด โ (๐๐๐๐(๐ดโฒ))โฅโ ๐ด โ ๐ดโฒ = 0.
2) ๐ retta di equazione ๐ = ๐ด๐ก + ๐ถ e ๐ป iperpiano di equazione ๐ต โ ๐ + ๐ = 0. Allora ๐๐ป =
{๐|๐ต โ ๐ = 0} e ๐๐ปโฅ = ๐๐๐๐(๐ต), da cui ๐ โฅ ๐ป โ ๐ด โฅ ๐ต.
PROPOSIZIONE 5.3.1: Sia ๐ un sottospazio affine di dimensione ๐. Allora:
1) ๐โฒ โฅ ๐ โ dim(๐โฒ) โค ๐ โ ๐.
2) โ0 โค ๐ โค ๐ โ ๐ esiste un sottospazio affine ๐โฒ di dimensione ๐ tale che ๐โฒ โฅ ๐.
3) Tutti i sottospazi affini ๐โฒ ortogonali a ๐ di dimensione massima (dim(๐โฒ) = ๐ โ ๐) sono
paralleli e ciascuno di essi interseca ๐ in uno e un solo punto.
4) โ๐ โ โ๐ โ! sottospazio affine ๐โฒ ortogonale a ๐ di dimensione massima passante per ๐.
Dimostrazione:
1) ๐๐ โ ๐๐โฒโฅ. Poichรฉ dim(๐๐) = ๐, allora dim(๐๐โฒ
โฅ) โฅ ๐ e dunque dim(๐๐โฒ) โค ๐ โ ๐.
2) Basta prendere ๐โฒ tale che dim(๐โฒ) = dim(๐๐โฒ) = ๐ e ๐๐โฒ โ ๐๐โฅ.
3) Sia ๐ = ๐ +๐๐ e sia ๐โฒ come nelle ipotesi; ๐โฒ = ๐ +๐๐โฒ con ๐๐โฒ โ ๐๐โฅ.
Poichรฉ dim(๐๐โฒ) = dim(๐๐โฅ) = ๐ โ ๐, si ha ๐๐โฒ = ๐๐
โฅ, e dunque ogni ๐โฒ ha giacitura ๐๐โฅ.
Consideriamo ๐โฒ = ๐ +๐๐โฒ. Visto che โ๐ = ๐๐ โ๐๐โฅ, si ha ๐ โ ๐ = ๐ฃ + ๐ค, con ๐ฃ โ ๐๐ e
๐ค โ ๐๐โฅ. Dunque ๐ โ ๐ฃ = ๐ + ๐ค โ ๐ โฉ ๐โฒ, poichรฉ ๐ โ ๐ฃ โ ๐ +๐๐ = ๐ e ๐ +๐ค โ ๐ +
๐๐โฅ = ๐โฒ. Per ragioni di dimensione, il punto รจ unico.
4) Basta prendere ๐โฒ = ๐ +๐๐โฅ.
Esempio: Sia ๐ una retta in โ3 e ๐ โ โ3. Esiste un unico piano passante per ๐ e ortogonale a ๐;
tale piano interseca ๐ in uno e un solo punto.
In particolare, se ๐ ha equazione ๐ = ๐ด๐ก + ๐ถ, allora ๐๐ = ๐๐๐๐(๐ด); visto che ๐๐ โ ๐๐ปโฅ, per
ragioni di dimensione ๐๐ = ๐๐ปโฅ, cioรจ ๐๐ป
โฅ = ๐๐๐๐(๐ด). Dunque ๐ป ha equazione ๐ด โ ๐ = ๐ด โ ๐.
Osservazione: Siano ๐ป e ๐ปโฒ due iperpiani in โ๐, di equazione rispettivamente ๐ต โ ๐ + ๐ = 0 e
๐ตโฒ โ ๐ + ๐โฒ = 0; ๐ป e ๐ปโฒ si dicono ortogonali โ ๐ต โฅ ๐ตโฒ โ ๐ต โ ๐ตโฒ = 0.
DEFINIZIONE 5.3.3: Sia ๐ โ โ๐ e ๐ un sottospazio affine di โ๐. Definiamo distanza di ๐ da ๐
๐(๐, ๐) = inf๐โ๐ ๐(๐, ๐).
144
PROPOSIZIONE 5.3.2: โ๐0 โ ๐ tale che ๐(๐, ๐) = โ๐ โ ๐0โ (e quindi lโinf รจ un minimo).
Dimostrazione:
Sia dim(๐) = ๐. Per la proposizione precedente โ! ๐โฒ sottospazio affine ortogonale a ๐, di
dimensione massima e passante per ๐; sia ๐0 tale che ๐ โฉ ๐โฒ = {๐0}.
Osserviamo che (๐ โ ๐0) โฅ ๐.
Vogliamo mostrare che ๐(๐, ๐) = โ๐ โ ๐0โ, cioรจ che โ๐ โ ๐, ๐ โ ๐0, ๐(๐, ๐) > โ๐ โ ๐0โ.
Abbiamo: ๐(๐, ๐)2 = โ๐ โ ๐โ2 = โ(๐ โ ๐0) + (๐0 โ ๐)โ2 =
= ((๐ โ ๐0) + (๐0 โ ๐)) โ ((๐ โ ๐0) + (๐0 โ ๐)) =
= ๐(๐, ๐0)2 + ๐(๐0, ๐)
2 + 2 (๐0 โ ๐) โ (๐ โ ๐0)โ =0
= ๐(๐, ๐0)2 + ๐(๐0, ๐)
2โ >0
>
> โ๐ โ ๐0โ2,
da cui la tesi.
COROLLARIO 5.3.3: ๐ป iperpiano di โ๐ di equazione ๐ต โ ๐ + ๐ = 0, ๐ โ โ๐. Allora ๐(๐,๐ป) =|๐ตโ ๐+๐|
โ๐ตโ.
Dimostrazione:
๐(๐,๐ป) = โ๐ โ ๐0โ, dove ๐0 = ๐ป โฉ ๐ con ๐ la retta per ๐ ortogonale a ๐ป. ๐ ha equazione
๐ = ๐ต๐ก + ๐.
Per determinare ๐0 = ๐ป โฉ ๐, cerco ๐ก tale che ๐ต โ (๐ต๐ก + ๐) + ๐ = 0, cioรจ ๐ก =โ๐โ๐ตโ ๐
โ๐ตโ2, ossia
๐0 =โ๐โ๐ตโ ๐
โ๐ตโ2๐ต + ๐.
Finalmente abbiamo ๐(๐,๐ป) = โ๐ โ ๐0โ = โ๐+๐ตโ ๐
โ๐ตโ2๐ตโ =
|๐+๐ตโ ๐|
โ๐ตโ2โ๐ตโ =
|๐+๐ตโ ๐|
โ๐ตโ.
Osservazione: Il lettore puรฒ trovare in modo analogo la formula per la distanza di un punto da
una retta in โ3.
DEFINIZIONE 5.3.4: ๐, ๐โฒ sottospazi affini di โ๐. Definiamo distanza fra ๐ e ๐โฒ ๐(๐, ๐โฒ) =inf๐โ๐,๐โ๐โฒ ๐(๐, ๐).
DISTANZA FRA DUE PIANI IN โ3:
Se ๐ป1 โฉ ๐ป2 โ โ , ๐(๐ป1, ๐ป2) = 0.
Se ๐ป1 โฅ ๐ป2, ๐(๐ป1, ๐ป2) = ๐(๐, ๐ป2) โ๐ โ ๐ป1, che si puรฒ calcolare con la formula precedente.
DISTANZA RETTA-PIANO IN โ3:
Se ๐ โฉ ๐ป โ โ , ๐(๐, ๐ป) = 0.
Se ๐ โฅ ๐ป, ๐(๐, ๐ป) = ๐(๐,๐ป) โ๐ โ ๐, che si calcola ancora con la formula precedente.
DISTANZA FRA DUE RETTE IN โ3:
Se ๐1 โฉ ๐2 โ โ , ๐(๐1, ๐2) = 0.
Se ๐1 โฅ ๐2, ๐(๐1, ๐2) = ๐(๐, ๐2) โ๐ โ ๐1.
Se le rette sono sghembe, diciamo che ๐1 e ๐2 hanno equazione rispettivamente ๐ = ๐ด1๐ก + ๐ถ1
e ๐ = ๐ด2๐ก + ๐ถ2; proviamo che โ! ๐ retta ortogonale a ๐1 e ๐2 che le interseca entrambe. Se ๐1
e ๐2 sono i punti di intresezione, evidentemente si ha che ๐(๐1, ๐2) = โ๐1 โ ๐2โ.
145
Dimostrazione:
Il generico punto di ๐1 รจ ๐(๐ก) = ๐ด1๐ก + ๐ถ1, mentre il generico punto di ๐2 รจ ๐(๐) = ๐ด2๐ + ๐ถ2.
La retta ๐(๐ก, ๐) congiungente ๐(๐ก) e ๐(๐) รจ ovviamente incidente sia a ๐1 che a ๐2; provo che
โ! (๐ก, ๐) tale che ๐(๐ก, ๐) รจ ortogonale a entrambe le rette.
Poichรฉ ๐ รจ parallela al vettore ๐(๐ก) โ ๐(๐) = ๐ด1๐ก + ๐ถ1 โ ๐ด2๐ โ ๐ถ2, basta imporre:
{(๐ด1๐ก + ๐ถ1 โ ๐ด2๐ โ ๐ถ2) โ ๐ด1 = 0(๐ด1๐ก + ๐ถ1 โ ๐ด2๐ โ ๐ถ2) โ ๐ด2 = 0
.
La matrice dei coefficienti di questo sistema 2x2 รจ:
๐ = (๐ด1 โ ๐ด1 โ๐ด1 โ ๐ด2๐ด1 โ ๐ด2 โ๐ด2 โ ๐ด2
) ;
Se ๐ด1 = (๐ผ1 ๐ฝ1 ๐พ1) e ๐ด2 = (๐ผ2 ๐ฝ2 ๐พ2), si ha det(๐) = โ(๐ด1 โ ๐ด1)(๐ด2 โ ๐ด2) +
(๐ด1 โ ๐ด2)2 = โ(๐ผ1๐ฝ2 โ ๐ผ2๐ฝ1)
2 โ (๐ผ1๐พ2 โ ๐ผ2๐พ1)2 โ (๐ฝ1๐พ2 โ ๐ฝ2๐พ1)
2, dunque det(๐) = 0 โ
la matrice:
(๐ด1๐ด2) = (
๐ผ1 ๐ฝ1 ๐พ1๐ผ2 ๐ฝ2 ๐พ2
)
ha rango 1, cioรจ ๐ด1 e ๐ด2 sono linearmente dipendenti. Ma le rette sono sghembe, dunque ๐ด1
e ๐ด2 sono linearmente indipendenti e dunque det(๐) โ 0.
Da questo segue lโunicitร (e lโesistenza) della soluzione (๐ก0, ๐0) del sistema; i punti ๐1 =
๐(๐ก0) e ๐2 = ๐(๐0) sono quelli cercati.
5.4 AFFINITร DI ๐๐
Osservazione: ๐ด๐๐(๐๐) = {๐ โ ๐๐ + ๐|๐ โ ๐บ๐ฟ(๐, ๐), ๐ โ ๐๐}.
Possiamo vedere ๐ด๐๐(๐๐) come un sottogruppo di ๐บ๐ฟ(๐ + 1,๐), infatti:
sia ๐ป = {๐ = (
๐ฅ1โฎ
๐ฅ๐+1) โ ๐๐+1|๐ฅ๐+1 = 1}. ๐ป รจ sottospazio affine di ๐๐+1 con giacitura
๐๐ป = {๐ โ ๐๐+1|๐ฅ๐+1 = 0}.
Sia ๐:๐๐ โ ๐ป| ๐ โ (๐
1) (se ๐ โ ๐๐, la notazione (
๐
1) indica il vettore ๐โฒ di ๐๐+1 tale che
๐ฅ๐โฒ = ๐ฅ๐ โ๐ โค ๐ e ๐ฅ๐+1
โฒ = 1).
Poichรฉ (๐
1) = (
0
1)
โ=๐๐+1
+ (๐
0), allora ๐ = ๐๐๐+1 โ ๐, dove ๐:๐๐ โ ๐๐ป| ๐ โ (
๐
0) รจ un isomorfismo
lineare.
Allora ๐ รจ un isomorfismo affine e ๐๐ โ ๐๐๐ ๐ป.
Sia ๐บ(๐ป) = {๐ โ ๐บ๐ฟ(๐ + 1,๐)|๐(๐ป) = ๐ป} e sia ๐ โ ๐บ(๐ป).
Allora:
๐(๐) = ( ๐ | ๐
๐.๐ก | ๐
) โ ๐
per certi ๐ โ โณ(๐,๐), ๐, ๐ โ ๐๐, ๐ โ ๐ โ๐ โ ๐๐+1.
Se ๐ = (๐
1) โ ๐ป, allora:
๐ (๐
1) = (
๐ | ๐
๐.๐ก | ๐
) (๐
1) = (
โ
๐.๐ก ๐ + ๐)
146
e dunque ๐.๐ก ๐ + ๐ = 1 โ๐ โ ๐๐, cioรจ ๐ = 0, ๐ = 1.
Si ha perciรฒ:
๐บ(๐ป) = {๐๏ฟฝ๏ฟฝ = (๐ | ๐
0 | 1) |๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), ๐ โ ๐๐}.
Osservazione: (๐1 | ๐1
0 | 1)(
๐2 | ๐2
0 | 1) = (
๐1๐2 | ๐1๐2 + ๐1
0 | 1 ) โ (๐บ(๐ป),โ) รจ un sottogruppo
di ๐บ๐ฟ(๐ + 1,๐).
PROPOSIZIONE 5.4.1: ๐ฟ: (๐ด๐๐(๐๐),โ) โ (๐บ(๐ป),โ)| (๐ โ ๐๐ + ๐) โ (๐ | ๐
0 | 1) รจ un
isomorfismo di gruppi (e dunque ๐ด๐๐(๐๐) รจ isomorfo a un sottogruppo di ๐บ๐ฟ(๐ + 1,๐)).
Dimostrazione:
Siano ๐1, ๐2 โ ๐ด๐๐(๐๐); ๐1(๐) = ๐1๐ + ๐1, ๐2(๐) = ๐2๐ + ๐2.
Vediamo che (๐1 โ ๐2)(๐) = ๐1(๐2๐ + ๐2) = ๐1(๐2๐ + ๐2) + ๐1 = ๐1๐2๐ +๐1๐2 + ๐1.
Poichรฉ prima abbiamo visto che:
๐ฟ(๐1)๐ฟ(๐2) = (๐1 | ๐1
0 | 1) (
๐2 | ๐2
0 | 1) = (
๐1๐2 | ๐1๐2 + ๐1
0 | 1 ),
allora effettivamente ๐ฟ(๐1 โ ๐2) = ๐ฟ(๐1)๐ฟ(๐2), cioรจ ๐ฟ รจ lineare.
Poichรฉ รจ evidentemente bigettiva, ho la tesi.
DEFINIZIONE 5.4.1: Sia ๐บ un gruppo di trasformazioni di ๐๐.
Due sottoinsiemi ๐น1, ๐น2 di ๐๐ sono detti ๐ฎ-equivalenti se โ๐ โ ๐บ| ๐(๐น1) = ๐น2.
DEFINIZIONE 5.4.2: ๐น1, ๐น2 โ ๐๐ sono detti affinemente (rispettivamente, metricamente)
equivalenti se โ๐ โ ๐ด๐๐(๐๐) (rispettivamente, ๐ โ ๐ผ๐ ๐๐(๐๐)) tale che ๐(๐น1) = ๐น2.
Notazione: Se ๐น1 e ๐น2 sono affinemente equivalenti, lo indicheremo con ๐น1 โผ๐๐๐ ๐น2.
Esempi: ๐ด = ๐๐.
1) Siano ๐น1 = {๐0, โฆ , ๐๐}, ๐น2 = {๐0, โฆ , ๐๐} (๐ + 1)-uple di punti di ๐๐ affinemente
indipendenti. Abbiamo visto che โ๐ โ ๐ด๐๐(๐๐)| ๐(๐๐) = ๐๐ โ๐ e dunque ๐น1 e ๐น2 sono
affinemente equivalenti.
2) ๐ป1, ๐ป2 iperpiani affini di ๐๐.
Allora โ๐ โ ๐ด๐๐(๐๐)| ๐(๐ป1) = ๐ป2, infatti, se ๐ป1 = ๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐โ1) e
๐ป2 = ๐ถ๐๐๐๐(๐0, โฆ , ๐๐โ1), allora scegliendo ๐๐, ๐๐ in modo che sia i ๐๐ che i ๐๐ siano un
riferimento affine, so che โ๐ โ ๐ด๐๐(๐๐)| ๐(๐๐) = ๐๐ โ๐, e dunque ๐(๐ป1) = ๐ป2.
Dunque {๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐}/โผ๐๐๐ ha una sola classe di equivalenza.
DEFINIZIONE 5.4.3: โ๐ โ ๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] (dove ๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] rappresenta lโanello dei polinomi in
๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐), definiamo luogo di zeri di ๐ lโinsieme ๐(๐) = {๐ โ ๐๐|๐(๐) = 0}.
Osservazione: Lโapplicazione ๐:๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] โ ๐๐| ๐ โ ๐(๐) non รจ iniettiva, infatti:
๐(๐ผ๐) = ๐(๐) โ๐ผ โ ๐\{0};
147
๐(๐๐) = ๐(๐) โ๐ โ โ+;
Se ๐ = โ e ๐1, ๐2 non contengono fattori multipli, allora:
๐(๐1) = ๐(๐2) โ โ๐ผ โ โ\{0}| ๐1 = ๐ผ๐2.
Se ๐ = โ la proprietร precedente non vale, infatti โ๐ > 0, ๐(๐ฅ2 + ๐ฆ2 + ๐) = โ .
DEFINIZIONE 5.4.4: ๐1, ๐2 โ ๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐]. Diciamo che ๐1, ๐2 sono proporzionali
๐1 โผ ๐2 โ โ๐ผ โ ๐\{0}| ๐1 = ๐ผ๐2.
Osservazione: La relazione di proporzionalitร fra polinomi รจ di equivalenza in ๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] (la
verifica รจ immediata).
DEFINIZIONE 5.4.5: Definiamo ipersuperficie affine (o semplicemente ipersuperficie) ogni
classe di proporzionalitร di polinomi di ๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] di grado positivo.
DEFINIZIONE 5.4.6: Se ๐ผ = [๐] รจ ipersuperficie, ๐(๐) = 0 รจ detta equazione di ๐ผ e ๐(๐) โ ๐๐ รจ
detto supporto di ๐ผ (indicato anche come ๐๐ข๐๐(๐ผ)).
DEFINIZIONE 5.4.7: Se ๐ผ = [๐] รจ ipersuperficie, definiamo grado di ๐ผ, deg([๐]) = deg(๐).
Osservazione: ร una buona definizione, poichรฉ se ๐โฒ โผ ๐ โ deg(๐1) = deg(๐2).
Se ๐ = 2, ๐ผ รจ detta curva affine;
se ๐ = 3, ๐ผ รจ detta superficie affine;
le ipersuperfici di grado 2 sono dette quadriche (coniche se ๐ = 2).
Osservazione: Come visto, lโipersuperficie determina il suo supporto, non il viceversa.
ร dunque improprio parlare di equivalenza affine solo per i supporti, in quanto due ipersuperfici
possono avere lo stesso luogo di zeri.
Introduciamo quindi il concetto di equivalenza affine anche per le ipersuperfici:
DEFINIZIONE 5.4.8: ๐ผ = [๐] ipersuperficie. ๐(๐) = ๐๐ + ๐ โ ๐ด๐๐(๐๐).
Definiamo ipersuperficie โrimontataโ di ๐ผ tramite ๐ lโipersuperficie ๐โ1(๐ผ) di equazione
๐(๐(๐)) = 0.
Osservazione:
๐๐ โ ๐(๐ โ ๐)๐โ ๐(๐) โ ๐๐
๐ โ ๐ โ โ ๐ ๐
La definizione precedente รจ coerente con il fatto che ๐ trasforma il supporto di ๐โ1(๐ผ) nel
supporto di ๐ผ, infatti:
๐ฅ0 โ ๐๐ข๐๐(๐โ1(๐ผ)) โ ๐(๐(๐ฅ0)) = 0 โ ๐(๐ฅ0) โ ๐(๐) = ๐๐ข๐๐(๐ผ).
DEFINIZIONE 5.4.9: Due ipersuperfici affini ๐ผ e ๐ฝ si dicono affinemente equivalenti se
โ๐ โ ๐ด๐๐(๐๐)| ๐ผ = ๐โ1(๐ฝ).
In altre parole, ๐ผ = [๐] e ๐ฝ = [๐] sono affinemente equivalenti se โ๐ โ ๐ด๐๐(๐๐)| ๐ = ๐ โ ๐.
148
Osservazione:
๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] โผ๐๐๐โ โ ๐ผ
๐โ1 โ ๐ฝ โ
๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] โผ๐๐๐โ
๐ โ โ ๐๐๐ โ ๐๐ข๐๐(๐ผ)
๐ โ ๐๐ข๐๐(๐ฝ) โ ๐๐
๐ผ โผ๐๐๐ ๐ฝ โ ๐๐ข๐๐(๐ผ) โผ๐๐๐ ๐๐ข๐๐(๐ฝ). Il viceversa รจ falso.
Osservazione: โผ๐๐๐ classifica dunque i polinomi (e non i supporti) a meno di coordinate affini.
Osservazione: ๐ผ = [๐] ipersuperficie| ๐(๐) รจ iperpiano. Allora deg(๐) = 1.
Sia ๐(๐) = ๐ด.๐ก ๐ + ๐, ๐ด โ ๐๐\{0}, ๐ โ ๐.
Sia ๐(๐) = ๐๐ + ๐ affinitร di ๐๐.
Allora (๐ โ ๐)(๐) = ๐ด.๐ก (๐๐ + ๐) + ๐ = ( ๐ด.
๐ก ๐)๐ + ๐ด.๐ก ๐ + ๐.
Dunque se ๐ฝ = [๐] รจ un altro iperpiano, ๐(๐) = ๐ดโฒ.๐ก ๐ + ๐โฒ.
๐ผ โผ๐๐๐ ๐ฝ โ โ๐ผ โ 0, โ๐ โ ๐บ๐ฟ(๐,๐), โ๐ โ ๐๐|
{๐ดโฒ = ๐ผ ๐ด.
๐ก ๐ .๐ก
๐โฒ = ๐ผ( ๐ด.๐ก ๐ + ๐)
.
Poichรฉ il sistema ha sempre soluzione, troviamo che due qualsiasi iperpiani sono affinemente
equivalenti anche come ipersuperfici, non solo come supporti.
5.5 QUADRICHE
DEFINIZIONE 5.5.1: Il supporto di unโipersuperficie si dice cono se vale la seguente proprietร :
se contiene un punto ๐, allora contiene tutti i punti ๐ก๐ โ๐ก โ ๐.
Osservazione: Prendiamo una quadrica ๐ผ = [๐], dunque deg(๐) = 2.
Lโequazione generica della quadrica รจ:
๐(๐) = ๐.๐ก ๐ด๐ + 2 ๐ต.
๐ก ๐ + ๐, con ๐ด โ ๐ฎ(๐,๐), ๐ด โ 0, ๐ต โ ๐๐, ๐ โ ๐.
Esempio: ๐ (๐ฅ1๐ฅ2) = ๐ฅ1
2 + 2๐ฅ1๐ฅ2 + 3๐ฅ2 + 4๐ฅ2 + 5.
๐ด = (1 11 3
); ๐ต = (02); ๐ = 5.
Osservazione: Se denoto lโequazione con ๐ = (
. . .
. ๐ด .
. . .๐ต
๐ต.๐ก ๐
), allora, ponendo ๏ฟฝ๏ฟฝ = (๐
1):
๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ๐๏ฟฝ๏ฟฝ = ( ๐.
๐ก | 1)(
. . .
. ๐ด .
. . .๐ต
๐ต.๐ก ๐
) (๐
1) = ( ๐.
๐ก ๐ด + ๐ต.๐ก | ๐.
๐ก ๐ต + ๐) (๐
1) =
= ๐.๐ก ๐ด๐ + ๐ต.
๐ก ๐ + ๐.๐ก ๐ตโ
๐ ๐๐๐ ๐๐ข๐๐๐๐
+ ๐ = ๐.๐ก ๐ด๐ + 2 ๐ต.
๐ก ๐ + ๐ = ๐(๐).
149
Dunque ๐(๐) = ๐( ๏ฟฝ๏ฟฝ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ).
Osservazione: Lโequazione ๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ๐๏ฟฝ๏ฟฝ รจ omogenea di secondo grado, quindi ๐( ๏ฟฝ๏ฟฝ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.
๐ก ) รจ un cono.
Dunque vedo ๐(๐) come un cono in ๐๐+1 intersecato con lโiperpiano ๐ฅ๐+1 = 1:
Esempio: La figura precedente mostra lโequivalenza fra ๐ฅ1
2 + ๐ฅ22 โ 1 = 0 e
{๐ฅ12 + ๐ฅ2
2 โ ๐ฅ32 = 0
๐ฅ3 = 1 .
Osservazione: Sia ๐ผ la quadrica di equazione ๏ฟฝ๏ฟฝ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก = 0.
Sia ๐(๐) = ๐๐ + ๐ affinitร ; calcoliamo lโequazione della quadrica ๐โ1(๐ผ).
Poniamo ๐(๐) = ๐๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ = (๐ | ๐
0 | 1) (
๐
1) = (
๐๐ + ๐
1).
Dunque ๐โ1(๐ผ) ha equazione:
(๐(๐)).
๐ก๐(๐(๐)) = ๏ฟฝ๏ฟฝ.
๐ก ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ๐๐๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ๏ฟฝ = 0.
Dunque la matrice associata alla quadrica ๐โ1(๐ผ) รจ ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ๐๐๏ฟฝ๏ฟฝ.
Perciรฒ studiare {๐๐ข๐๐๐๐๐โ๐ ๐๐ ๐๐}/โผ๐๐๐ corrisponde a studiare
{
๐ = (
. . .
. ๐ด .
. . .๐ต
๐ต.๐ก ๐
) ||๐ด โ ๐ฎ(๐,๐)\{0}
}
โผ๐๐๐
โ
,
dove ๐ โผ๐๐๐ ๐โฒ โ โ๐ผ โ ๐\{0}, โ๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐ด๐๐(๐๐)| ๐โฒ = ๐ผ ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.
๐ก ๐๐๏ฟฝ๏ฟฝ.
150
Vogliamo trovare dei โrappresentanti canoniciโ per equivalenza affine, cioรจ una famiglia
{๐น1, โฆ , ๐น๐} di quadriche di ๐๐ tali che:
โ๐ฝ quadrica di ๐๐, โ๐| ๐ฝ โผ๐๐๐ ๐น๐;
๐น๐ โ๐๐๐ ๐น๐ โ๐, ๐.
Questi rappresentanti prendono il nome di forme canoniche.
Restringiamoci al caso ๐ = โ โจ ๐ = โ.
Cominciamo dal caso ๐ = 2, cioรจ dalle coniche di ๐2.
CLASSIFICAZIONE AFFINE DELLE CONICHE:
Sia ๐ถ la conica di equazione ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = ๐11๐ฅ2 + 2๐12๐ฅ๐ฆ + ๐22๐ฆ
2 + 2๐13๐ฅ + 2๐23๐ฆ + ๐33,
๐๐๐ โ ๐ = โ โจ โ, ๐11, ๐12, ๐22 non tutti nulli.
Se ๏ฟฝ๏ฟฝ = (๐ฅ๐ฆ1), ๐ด = (
๐11 ๐12๐12 ๐22
), ๐ต = (๐13๐23
), ๐ = ๐33, ๐ = (
. . .
. ๐ด .
. . .๐ต
๐ต.๐ก ๐
), allora
๐ถ ha equazione ๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ๐๏ฟฝ๏ฟฝ = 0.
Se ๐(๐โฒ) = ๐๐โฒ + ๐ รจ affinitร , allora ๐โ1(๐ถ) ha equazione ๐ โฒ.๐ก ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.
๐ก ๐๐๏ฟฝ๏ฟฝ๐ โฒ = 0.
๐โฒ = ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ๐๐๏ฟฝ๏ฟฝ = (
๐.๐ก | 0
๐.๐ก | 1
)(
. . .
. ๐ด .
. . .๐ต
๐ต.๐ก ๐
)(๐ | ๐
0 | 1) = (
๐.๐ก ๐ด๐ | ๐.
๐ก ๐ด๐ + ๐.๐ก ๐ต
๐.๐ก ๐ด.๐ก ๐+ ๐ต.๐ก ๐ | ๐.๐ก ๐ด๐ + 2 ๐.๐ก ๐ต + ๐)
Quindi ๐ดโฒ = ๐.๐ก ๐ด๐, ๐ตโฒ = ๐.
๐ก (๐ด๐ + ๐ต).
Osservazione: ๐ invertibile e ๐ด โ 0 โ ๐ดโฒ โ 0, quindi lโaffinitร trasforma la conica in una
conica.
Osservazione: ๐ e ๐โฒ sono congruenti e ๐ด e ๐ดโฒ sono congruenti โ ๐๐(๐ด) e ๐๐(๐) sono
invarianti per equivalenza affine (non cambiano se ๐ รจ moltiplicata per ๐ผ โ 0).
DEFINIZIONE 5.5.2: ๐ถ รจ detta degenere se det(๐) = 0. Piรน precisamente, si dice:
semplicemente degenere se ๐๐(๐) = 2;
doppiamente degenere se ๐๐(๐) = 1.
DEFINIZIONE 5.5.3: ๐ถ = [๐] รจ detta conica a centro se โ๐ โ ๐2| ๐(๐) = ๐(๐๐(๐)) โ๐, dove
๐๐ รจ la simmetria centrale di centro ๐.
Osservazione: Se ๐ = (0,0), ๐๐(๐ฅ, ๐ฆ) = (โ๐ฅ, โ๐ฆ), dunque (0,0) รจ centro per ๐ถ = [๐] โ
โ ๐(๐ฅ, ๐ฆ) non contiene monomi di primo grado (ossia ๐ต = 0).
In generale, se ๐ โ ๐2 รจ un centro per ๐ถ e considero la traslazione ๐(๐) = ๐ + ๐, allora ๐โ1(๐ถ)
ha centro in (0,0), e quindi ๐ตโฒ = 0.
Poichรฉ ๐ตโฒ = ๐.๐ก (๐ด๐ + ๐ต) = ๐ด๐ + ๐ต, in quanto in una traslazione ๐ = ๐.
๐ก = ๐ผ, allora ๐ รจ
centro per ๐ถ โ ๐ด๐ = โ๐ต.
In altre parole, i centri della conica ๐ถ sono le soluzioni del sistema ๐ด๐ = โ๐ต.
151
Per la trattazione delle coniche, distinguiamo il caso delle coniche a centro da quelle non a
centro:
CONICHE NON A CENTRO: Sia ๐ถ la conica non a centro tale che
๐ = (
. . .
. ๐ด .
. . .๐ต
๐ต.๐ก ๐
).
Siamo nel caso in cui il sistema ๐ด๐ = โ๐ต non ha soluzione, dunque ๐๐(๐ด) = 1, poichรฉ
0 < ๐๐(๐ด) < 2.
Allora โ๐ โ ๐บ๐ฟ(2,๐)| ๐.๐ก ๐ด๐ = (
ยฑ1 00 0
), quindi con la trasformazione lineare ๐ โ ๐๐ (ossia
๐0), ed eventualmente cambiando di segno allโequazione, ๐ diventa:
๐1 = (1 00 0
๐1๐2
๐1 ๐2 ๐
).
Poichรฉ ๐ถ non ha centri, ๐2 โ 0 (altrimenti il sistema ๐ด๐ = โ๐ต avrebbe infinite soluzioni) e
quindi ๐๐(๐) = 3.
Vediamo che โ๐ = (๐ผ๐ฝ) | la traslazione ๐ โ ๐ + ๐ trasforma ๐1 in:
๐2 = (1 00 0
0๐2
0 ๐2 0
), con ๐2 โ 0.
Infatti impongo che:
{(1 00 0
) (๐ผ๐ฝ) + (
๐1๐2) = (
0โ)
(๐ผ ๐ฝ) (1 00 0
) (๐ผ๐ฝ) + 2(๐ผ ๐ฝ) (
๐1๐2) + ๐ = 0
{๐ผ + ๐1 = 0
๐ผ2 + 2๐ผ๐1 + 2๐ฝ๐2 + ๐ = 0 {๐ผ = โ๐1
2๐ฝ๐2 = ๐12 โ ๐
,
che ha soluzione perchรฉ ๐2 โ 0.
Infine con la trasformazione {๐ฅ = ๐ฅโฒ
๐ฆ =๐ฆโฒ
2๐2
, cioรจ con lโaffinitร :
๐โฒ = (
1 0 0
01
2๐20
0 0 1
), si ottiene lโequazione ๐ฅโฒ2 โ ๐ฆโฒ = 0, ossia:
๐3 = (
1 0 0
0 0 โ1
2
0 โ1
20
), chiamato tipo ๐ช๐ o parabola.
CONICHE A CENTRO: Sia ๐ถ una conica a centro.
Passo 1): Eliminazione dei termini di primo grado con una traslazione.
In particolare, se ๐ รจ il centro di ๐ถ, con la traslazione ๐: ๐ โ ๐ + ๐ si ottiene la nuova conica
๐โ1(๐ถ) che ha per matrice associata:
๐1 = (
. . .
. ๐ด .
. . .
.0.
. 0 . ๐
).
Se ๐ โ 0 posso dividere lโequazione per ๐, ossia posso supporre ๐ = 0 o ๐ = 1.
152
๐ด si modifica per congruenza, quindi la forma canonica dipende dal campo.
Caso ๐ = โ
Il rango di ๐ด รจ un invariante completo per congruenza, quindi:
se ๐๐(๐ด) = 2, ๐ด รจ congruente a (1 00 1
);
se ๐๐(๐ด) = 1, ๐ด รจ congruente a (1 00 0
).
Vediamo dunque come si semplifica lโequazione di ๐ถ a seconda della coppia (๐๐(๐ด), ๐๐(๐)):
a) {๐๐(๐ด) = 2๐๐(๐) = 3
. Quindi ๐ = 1. Allora ๐ถ โผ๐๐๐ (1 0 00 1 00 0 1
), che ha equazione ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + 1 = 0;
b) {๐๐(๐ด) = 2
๐๐(๐) = 2. Quindi ๐ = 0. Allora ๐ถ โผ๐๐๐ (
1 0 00 1 00 0 0
), che ha equazione ๐ฅ2 + ๐ฆ2 = 0
(dunque il supporto รจ lโunione delle rette incidenti ๐ฅ โ ๐๐ฆ = 0 e ๐ฅ + ๐๐ฆ = 0);
c) {๐๐(๐ด) = 1๐๐(๐) = 2
. Quindi ๐ = 1. Allora ๐ถ โผ๐๐๐ (1 0 00 0 00 0 1
), che ha equazione ๐ฅ2 + 1 = 0
(ossia il supporto รจ lโunione delle rette parallele ๐ฅ โ ๐ = 0 e ๐ฅ + ๐ = 0);
d) {๐๐(๐ด) = 1๐๐(๐) = 1
. Quindi ๐ = 0. Allora ๐ถ โผ๐๐๐ (1 0 00 0 00 0 0
), che ha equazione ๐ฅ2 = 0, detta retta
doppia perchรฉ รจ lโunione di due rette coincidenti.
Osservazione: Ricordiamo che nel caso della conica non a centro si aveva ๐๐(๐ด) = 1,
๐๐(๐) = 3.
Abbiamo cosรฌ provato:
TEOREMA DI CLASSIFICAZIONE AFFINE DELLE CONICHE DI โ2: Ogni conica di โ2 รจ
affinemente equivalente ad una e una sola delle seguenti:
1) ๐ฅ2 โ ๐ฆ = 0;
2) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + 1 = 0;
3) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 = 0;
4) ๐ฅ2 + 1 = 0;
5) ๐ฅ2 = 0.
La coppia (๐๐(๐ด), ๐๐(๐)) รจ un sistema completo di invarianti per equivalenza affine in โ2.
Caso ๐ = โ
Su โ il rango non รจ un invariante completo per congruenza.
La segnatura lo รจ, ma non รจ invariante per โผ๐๐๐ (in quanto se moltiplico unโequazione per ๐ผ < 0
cambia la segnatura da (๐+(๐), ๐โ(๐), ๐0(๐)) a (๐โ(๐), ๐+(๐), ๐0(๐))).
Possiamo perรฒ usare lโindice di Witt che รจ insensibile alla moltiplicazione per scalare โ 0
(infatti min(๐+(๐), ๐โ(๐)) rimane lo stesso).
Passo 2 โ Caso reale): Semplifichiamo ๐ด.
Infatti dopo il passo 1 ci siamo ridotti alla forma:
153
๐ = (
. . .
. ๐ด .
. . .
.0.
. 0 . ๐
), con ๐ = 0 โจ ๐ = 1.
Distinguiamo i casi a seconda dei valori di (๐๐(๐ด), ๐๐(๐),๐ค(๐ด), ๐ค(๐)).
1) {๐๐(๐ด) = 2๐๐(๐) = 3
, quindi ๐ถ รจ non degenere, cioรจ ๐ = 1.
Si possono avere i seguenti sottocasi:
{๐ค(๐ด) = 0 โ ๐ค(๐) =<
01
๐ค(๐ด) = 1 โ ๐ค(๐) = 1
๐๐(๐ด) = 2, ๐๐(๐) = 3, ๐ค(๐ด) = 0, ๐ค(๐) = 0:
๐ โ (1 0 00 1 00 0 1
), ossia ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + 1 = 0, tipo ๐ช๐, detta โellisse immaginariaโ (๐(๐) = โ ).
๐๐(๐ด) = 2, ๐๐(๐) = 3, ๐ค(๐ด) = 0, ๐ค(๐) = 1:
๐ โ (1 0 00 1 00 0 โ1
), ossia ๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ 1 = 0, tipo ๐ช๐, detta โellisse realeโ
(๐(๐) = circonferenza).
๐๐(๐ด) = 2, ๐๐(๐) = 3, ๐ค(๐ด) = 1, ๐ค(๐ด) = 1:
๐ โ (1 0 00 โ1 00 0 1
), ossia ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 + 1 = 0, tipo ๐ช๐, detta โiperboleโ (๐(๐) = iperbole).
2) {๐๐(๐ด) = 2๐๐(๐) = 2
, quindi ๐ถ รจ semplicemente degenere, cioรจ ๐ = 0.
Si possono avere i seguenti sottocasi:
{๐ค(๐ด) = 0 โ ๐ค(๐) = 1๐ค(๐ด) = 1 โ ๐ค(๐) = 2
๐๐(๐ด) = 2, ๐๐(๐) = 2, ๐ค(๐ด) = 0, ๐ค(๐) = 1:
๐ โ (1 0 00 1 00 0 0
), ossia ๐ฅ2 + ๐ฆ2 = 0, tipo ๐ช๐, detta โrette complesse incidentiโ
(๐(๐) = {(0,0)}).
๐๐(๐ด) = 2, ๐๐(๐) = 2, ๐ค(๐ด) = 1, ๐ค(๐) = 2:
๐ โ (1 0 00 โ1 00 0 0
), ossia ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 = 0, tipo ๐ช๐, detta โrette incidentiโ
(๐(๐) = rette incidenti)
3) {๐๐(๐ด) = 1๐๐(๐) = 2
, cioรจ ๐ = 1.
Si possono avere i seguenti sottocasi:
{๐ค(๐ด) = 1 โ ๐ค(๐) =<12
๐๐(๐ด) = 1, ๐๐(๐) = 2, ๐ค(๐ด) = 1, ๐ค(๐) = 1:
154
๐ โ (1 0 00 0 00 0 1
), ossia ๐ฅ2 + 1 = 0, tipo ๐ช๐, detta โrette complesse paralleleโ (๐(๐) = โ ).
๐๐(๐ด) = 1, ๐๐(๐) = 2, ๐ค(๐ด) = 1, ๐ค(๐) = 2:
๐ โ (1 0 00 0 00 0 โ1
), ossia ๐ฅ2 โ 1 = 0, tipo ๐ช๐, detta โrette paralleleโ
(๐(๐) = rette parallele).
4) {๐๐(๐ด) = 1๐๐(๐) = 1
, cioรจ ๐ = 0.
Si possono avere i seguenti sottocasi: {๐ค(๐ด) = 1 โ ๐ค(๐) = 2
๐๐(๐ด) = 1, ๐๐(๐) = 1, ๐ค(๐ด) = 1, ๐ค(๐) = 2:
๐ โ (1 0 00 0 00 0 0
), ossia ๐ฅ2 = 0, tipo ๐ช๐, detta โretta doppiaโ (๐(๐) = {๐ฅ = 0}).
Abbiamo dunque provato:
TEOREMA DI CLASSIFICAZIONE AFFINE DELLE CONICHE DI โ2: Ogni conica di โ2 รจ
affinemente equivalente a una e una sola delle seguenti:
1) ๐ฅ2 โ ๐ฆ = 0;
2) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + 1 = 0;
3) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ 1 = 0;
4) ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 + 1 = 0;
5) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 = 0;
6) ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 = 0;
7) ๐ฅ2 + 1 = 0;
8) ๐ฅ2 โ 1 = 0;
9) ๐ฅ2 = 0.
Inoltre la quaterna (๐๐(๐ด), ๐๐(๐),๐ค(๐ด),๐ค(๐)) รจ un sistema completo di invarianti per
equivalenza affine in โ2.
Osservazione: La conica ๐ถ di equazione ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 + 1 = 0 (lโiperbole) puรฒ essere vista come:
๐ถ = ๐ โฉ {๐ง = 1}, dove ๐ = {(๐ฅ, ๐ฆ, ๐ง) โ โ3|๐ฅ2 โ ๐ฆ2 + ๐ง2 = 0}.
155
Esempio: Sia ๐ถ la conica di โ2 di equazione ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + 4๐ฅ๐ฆ โ 2๐ฅ โ 10๐ฆ + 1 = 0.
Determinare il modello canonico affine ๏ฟฝ๏ฟฝ di ๐ถ e determinare unโaffinitร
๐ โ ๐ด๐๐(โ2)| ๐(๏ฟฝ๏ฟฝ) = ๐ถ.
Svolgimento:
๐ = (1 2 โ12 1 โ5โ1 โ5 1
), ๐ด = (1 22 1
), ๐ต = (โ1โ5
).
det(๐ด) = โ3 โ ๐(๐ด) = (1,1,0) โ ๐ค(๐ด) = 1.
det(๐) = โ3 + 5(โ3) โ 1(โ9) = โ9 โ ๐(๐) = (2,1,0) โ ๐ค(๐) = 1.
Dunque ๏ฟฝ๏ฟฝ = (1 0 00 โ1 00 0 1
), ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 + 1 = 0, cioรจ รจ unโiperbole.
Sia ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + 4๐ฅ๐ฆ โ 2๐ฅ โ 10๐ฆ + 1.
Sia ๐(๐ฅ, ๐ฆ) = ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 + 1.
1) Ricerchiamo il centro di ๐ถ.
Dobbiamo risolvere il sistema ๐ด๐ = โ๐ต, cioรจ:
(1 22 1
) (๐ผ๐ฝ) = (
15) โ {
๐ผ = 3๐ฝ = โ1
โ ๐ = (๐ผ๐ฝ) = (
3โ1
).
Sia ๐1(๐) = ๐ + ๐ = ๐ + (3โ1
).
Allora ๐1 = (1 0 30 1 โ10 0 1
) rappresenta lโaffinitร ๐1.
La conica ๐1โ1(๐ถ) ha come matrice associata ๐1 = ๐1.
๐ก ๐๐1.
Per quanto visto nella teoria:
๐1 = (1 2 02 1 00 0 3
).
2) Trasformo ๐ด nella forma di Sylvester.
๐ฃ1 = ๐1, ๐ฃ2 = ๐2 โ2
1๐1 = ๐2 โ 2๐1.
โจ๐ฃ2, ๐ฃ2โฉ = โจ๐2 โ 2๐1, ๐2 โ 2๐1โฉ = 1 + 4 โ 8 = โ3. Dunque:
๐{๐ฃ1,๐ฃ2},{๐1,๐2}(๐๐) = (
1 โ20 1
).
Sia ๐2(๐) = (1 โ20 1
)๐, che รจ rappresentata da ๐2 = (1 โ2 00 1 00 0 1
).
La matrice relativa alla conica ๐ถ2 = ๐2โ1(๐ถ1) รจ:
๐2 = ๐2.๐ก ๐1๐2 = (
1 0 00 โ3 00 0 3
).
Dobbiamo trasformare il coefficiente di ๐ฅ2 da 1 a 3, poichรฉ in questo modo otterremmo
lโipersuperficie cercata (poichรฉ nella classo di equivalenza ci sta il polinomio di ๏ฟฝ๏ฟฝ moltiplicato
per una qualsiasi ๐ผ โ 0, in questo caso ๐ผ = 3):
๐3 = (โ3 0 00 1 00 0 1
).
Lโaffinitร cercata รจ ๐1 โ ๐2 โ ๐3 = (โ3 โ2 30 1 โ10 0 1
), cioรจ:
156
๐(๐) = (โ3 โ20 1
) (๐ฅ๐ฆ) + (
3โ1
).
Osservazione: Si possono classificare metricamente le coniche di โ2 in modo simile al caso
affine. Si diagonalizza ๐ด non con Sylvester ma con il teorema spettrale.
Se ๐ โ ๐(2), det(๐๏ฟฝ๏ฟฝ) = det(
. . .
. ๐ .
. . .๐
0 1
) = det(๐) = ยฑ1, quindi:
๐ก๐( ๐.๐ก ๐ด๐) = ๐ก๐(๐ด);
det( ๐.๐ก ๐ด๐) = det(๐ด);
det( ๐๏ฟฝ๏ฟฝ.๐ก ๐๐๏ฟฝ๏ฟฝ) = det(๐) (anche se ๐๏ฟฝ๏ฟฝ โ ๐(3)).
Se moltiplico lโequazione della conica per ๐ผ โ 0, la matrice della conica diventa:
๐ผ๐ = (
. . .
. ๐ผ๐ด .
. . .๐ผ๐ต
๐ผ ๐ต.๐ก ๐ผ๐
), dunque:
det(๐ผ๐) = ๐ผ3 det(๐);
det(๐ผ๐ด) = ๐ผ2 det(๐ด);
๐ก๐(๐ผ๐ด) = ๐ผ๐ก๐(๐ด).
Quindi (se ๐ก๐(๐ด) โ 0) i numeri det(๐ด)
๐ก๐(๐ด)2 e
det(๐)
๐ก๐(๐ด)3 sono invarianti metrici.
Se ๐ถ e ๐ถโฒ sono metricamente equivalenti, allora โ๐ผ โ 0|
det(๐โฒ) = ๐ผ3 det(๐);
det(๐ดโฒ) = ๐ผ2 det(๐ด);
๐ก๐(๐ดโฒ) = ๐ผ ๐ก๐(๐ด).
Non vale perรฒ il viceversa, cioรจ questi invarianti non sono sufficienti per decidere se due
coniche sono metricamente equivalenti. Infatti:
(1 0 00 0 00 0 1
) e (1 0 00 0 00 0 ๐
)
non sono metricamente equivalenti โ๐ โ 1, ma hanno gli stessi invarianti precedenti.
DEFINIZIONE 5.5.4: Sia ๐(๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐) โ ๐[๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐] un polinomio di grado 2.
Allora ๐(๐) = ๐.๐ก ๐ด๐ + 2 ๐ต.
๐ก ๐ + ๐, con ๐ด โ ๐ฎ(๐, ๐).
Definiamo matrice della quadrica [๐]:
๐ = (
. . .
. ๐ด .
. . .๐ต
๐ต.๐ก ๐
) โ โณ(๐ + 1,๐).
La quadrica ๐ถ si dice degenere se det(๐) = 0.
DEFINIZIONE 5.5.5: Una quadrica ๐ถ si dice cono di vertice ๐ท๐ โ ๐ถ se โ๐ โ ๐ถ, ๐ โ ๐0, tutta la
retta congiungente ๐0 e ๐ รจ contenuta in ๐ถ.
DEFINIZIONE 5.5.6: Una quadrica ๐ถ รจ detta cilindro se โ๐ retta di ๐๐ tale che โ๐ โ ๐ถ la retta
passante per ๐ e parallela a ๐ รจ contenuta in ๐ถ.
157
Esempi: 1) Se ๐ รจ un polinomio omogeneo di secondo grado, [๐] รจ un cono di vertice lโorigine.
2) Se ๐ รจ un polinomio di secondo grado in ๐ฅ1, โฆ , ๐ฅ๐ in cui non compare una variabile ๐ฅ๐, allora
[๐] รจ un cilindro parallelo allโasse ๐ฅ๐.
3) ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 = 0 in โ3 (che รจ lโunione di due piani incidenti), รจ sia un cono di vertice (0,0,0), sia
un cilindro parallelo allโasse ๐ง.
In modo simile al caso delle coniche si prova:
TEOREMA DI CLASSIFICAZIONE AFFINE DELLE QUADRICHE: Ogni quadrica di ๐๐ รจ
affinemente equivalente ad una e una sola delle seguenti:
1) Se ๐ = โ:
๐ฅ12+. . . +๐ฅ๐
2 + ๐ = 0, con ๐ = 0 โจ ๐ = 1 (conica a centro);
๐ฅ12+. . . +๐ฅ๐
2 โ ๐ฅ๐ = 0, detto โparaboloideโ.
2) Se ๐ = โ:
๐ฅ12+. . . +๐ฅ๐
2 โ ๐ฅ๐+12 โ. . . โ๐ฅ๐
2 + ๐ = 0, con ๐ = 0 โจ ๐ = 1 (conica a centro);
๐ฅ12+. . . +๐ฅ๐
2 โ ๐ฅ๐+12 โ. . . โ๐ฅ๐
2 โ ๐ฅ๐ = 0, detti โparaboloidiโ.
LISTA DEI MODELLI AFFINI PER LE QUADRICHE DI โ3:
a) A centro:
A centro non degeneri (cioรจ ๐ โ 0):
1) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + ๐ง2 + 1 = 0, detto โellissoide immaginarioโ (๐(๐) = โ );
2) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + ๐ง2 โ 1 = 0, detto โellissoideโ;
3) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ ๐ง2 โ 1 = 0, detto โiperboloide a una faldaโ;
158
4) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ ๐ง2 + 1 = 0, detto โiperboloide a due faldeโ
A centro degeneri con ๐ = 0 (dunque coni):
5) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + ๐ง2 = 0, detto โpuntoโ, o โcono immaginarioโ (๐(๐) = {(0,0,0)});
6) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ ๐ง2 = 0, detto โcono realeโ;
7) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 = 0, detto โpiani complessi incidentiโ (๐(๐) = asse ๐ง);
8) ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 = 0, detto โpiani incidentiโ;
9) ๐ฅ2 = 0, detto โpiano doppioโ;
A centro degeneri con ๐ โ 0:
10) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 + 1 = 0, detto โcilindro immaginarioโ (๐(๐) = โ );
159
11) ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 + 1 = 0, detto โcilindro iperbolicoโ;
12) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ 1 = 0, detto โcilindro ellitticoโ;
13) ๐ฅ2 โ 1 = 0, detto โpiani paralleliโ;
14) ๐ฅ2 + 1 = 0, detto โpiani complessi paralleliโ (๐(๐) = โ );
b) Non a centro (paraboloidi):
Non a centro non degeneri:
160
15) ๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ ๐ง = 0, detto โparaboloide ellitticoโ;
16) ๐ฅ2 โ ๐ฆ2 โ ๐ง = 0, detto โparaboloide iperbolicoโ o โsellaโ;
Non a centro degeneri:
17) ๐ฅ2 โ ๐ง = 0, detto โcilindro parabolicoโ;
161
Osservazione: Lโiperboloide a una falda รจ spesso detto โrigatoโ perchรฉ per ogni suo punto
passano due rette incidenti completamente giacenti sullโiperboloide. Infatti:
๐ฅ2 + ๐ฆ2 โ ๐ง2 โ 1 = 0 โ ๐ฅ2 โ ๐ง2 = 1 โ ๐ฆ2 โ (๐ฅ + ๐ง)(๐ฅ โ ๐ง) = (1 + ๐ฆ)(1 โ ๐ฆ).
Dunque ci sono due tipi di queste rette:
1ยฐ tipo: {๐(๐ฅ โ ๐ง) = ๐(1 โ ๐ฆ)
๐(๐ฅ + ๐ง) = ๐(1 + ๐ฆ)
2ยฐ tipo: {๐(๐ฅ โ ๐ง) = ๐(1 + ๐ฆ)
๐(๐ฅ + ๐ง) = ๐(1 โ ๐ฆ).
PROPOSIZIONE 5.5.1: Sia ๐ una quadrica di โ๐ e ๐ un centro di ๐. Allora, se ๐:โ๐ โ โ๐ รจ
unโaffinitร , ๐(๐ ) รจ un centro di ๐(๐) (cioรจ le affinitร mantengono i centri).
Dimostrazione:
Utilizzando la notazione usuale:
๐ รจ centro per ๐ โ ๐.๐ก ๐ด๐ โ ๐ = โ ๐.
๐ก (๐ด๐ + ๐ต) โ ๐ด๐๐ = โ๐ด๐ โ ๐ต โ
โ ๐ด๐๐ + ๐ด๐ = โ๐ต โ ๐ด(๐๐ + ๐) = โ๐ต โ ๐ด(๐(๐ )) = โ๐ต โ ๐(๐ ) รจ centro per ๐(๐),
dove il passaggio โ segue dal fatto che ๐ รจ invertibile, poichรฉ ๐ รจ affinitร .
SITOGRAFIA: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/91/HyperboloidOfTwoSheets.png