15
GIORGIA BANDINI (Urbino) IL CAMERARIO E LA RUDENS: TRACCE ‘MATERIALI’ DEL LAVORO NEI CODICI PLAUTINI B E C Vorrei chiedervi uno sforzo di immaginazione e portar- vi a Lipsia, negli anni quaranta del Cinquecento, nello studio di un grande studioso di Plauto: il filologo e umanista tedesco, al secolo Joachin Kammermeister (1500-1574), che si incontra frequentemente negli apparati plautini con il nome latinizzato di Camerarius 1 . Come è noto per gli addetti ai lavori, si tratta dell’autore di quella che può considerarsi l’edizione delle venti commedie più importante del Cinquecento, uscita a Basilea nel 1552 2 , che si basa per la prima volta su due codici fondamentali della tradizione plautina riscoperti dall’umanista tedesco: il Pal. * Ringrazio la prof.ssa Alba Tontini che con la sua dottrina è stata la principale fonte di orientamento critico in questa ricerca; se in questo lavoro si cogliesse la traccia del suo insegnamento sarebbe per me una ricompensa assai gradita. L’indagine si inserisce nel Progetto di Ricerca Comedia y Tragedia romanas. Edición critica, traducción, estudio y tradición (FFI2011-23198) del Dp.to de Filología Clásica de la Universidad Autónoma de Madrid, diretto dalla prof.ssa Carmen González Vázquez. 1 Cfr. Ritschl, Opuscula philologica, III, Lipsiae 1877, pp. 67-119; S. Prete, Camera- rius on Plautus in Joachim Camerarius (1500-1574), herausgegeben und eingeleitet von F. Baron, München 1978, pp. 223-230; J. E. Sandys, A history of classical scholarship, II, New York 1967 3 , pp. 266-267; E. Stärk, Camerarius’ Plautus, in R. Kössling - G. Warten- berg , Joachim Camerarius, Tübingen 2003, pp. 235-248; E. Schäfer, Plautus-Philologie im Zeichen des Camerarius, in R. Hartkamp - F. Hurka, Studien zu Plautus Cistellaria, Tübin- gen 2004, pp. 437-476. 2 M. Accii Plauti comoediae viginti, diligente (!) cura et singulari studio Ioachimi Camerarii Pabepergensis emendatius nunc quam ante unquam ab ullo editae, Basileae, per Ioannem Hervagium, [1552], cfr. Fr. Ritschl, Opuscula…, II, Lipsiae 1868, pp. 99- 113. L’edizione è preceduta da altre due parziali, uscite una a Lipsia nel 1545 (M. Accii Plauti comoediae quinque [Amphitruo Asinaria Curculio Casina Cistellaria] magna cum cura emendatae a Ioachimo Camerario Pabepergensi, Lipsiae, in officina Valentini Pa- pae, 1545, cfr. Ritschl, Opuscula…, II, p. 97) e l’altra sempre a Lipsia nel 1549 (M. Accii Plauti comoediae sex [Epidicus Bacchides Mercator Pseudolus Rudens Persa] magna cum

G. Bandini, Il Camerario e la Rudens: tracce ‘materiali’ del lavoro nei codici plautini B e C, in R. Raffaelli - A. Tontini (a cura di), Lecturae Plautinae Sarsinates. XVII. Rudens,

  • Upload
    uniurb

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

GIORGIA BANDINI

(Urbino)

IL CAMERARIO E LA RUDENS:TRACCE ‘MATERIALI’ DEL LAVORO

NEI CODICI PLAUTINI B E C

Vorrei chiedervi uno sforzo di immaginazione e portar-vi a Lipsia, negli anni quaranta del Cinquecento, nello studio di un grande studioso di Plauto: il filologo e umanista tedesco, al secolo Joachin Kammermeister (1500-1574), che si incontra frequentemente negli apparati plautini con il nome latinizzato di Camerarius 1. Come è noto per gli addetti ai lavori, si tratta dell’autore di quella che può considerarsi l’edizione delle venti commedie più importante del Cinquecento, uscita a Basilea nel 1552 2, che si basa per la prima volta su due codici fondamentali della tradizione plautina riscoperti dall’umanista tedesco: il Pal.

* Ringrazio la prof.ssa Alba Tontini che con la sua dottrina è stata la principale fonte di orientamento critico in questa ricerca; se in questo lavoro si cogliesse la traccia del suo insegnamento sarebbe per me una ricompensa assai gradita. L’indagine si inserisce nel Progetto di Ricerca Comedia y Tragedia romanas. Edición critica, traducción, estudio y tradición (FFI2011-23198) del Dp.to de Filología Clásica de la Universidad Autónoma de Madrid, diretto dalla prof.ssa Carmen González Vázquez.

1 Cfr. Ritschl, Opuscula philologica, III, Lipsiae 1877, pp. 67-119; S. Prete, Camera­rius on Plautus in Joachim Camerarius (1500­1574), herausgegeben und eingeleitet von F. Baron, München 1978, pp. 223-230; J. E. Sandys, A history of classical scholarship, II, New York 19673, pp. 266-267; E. Stärk, Camerarius’ Plautus, in R. Kössling - G. Warten-berg , Joachim Camerarius, Tübingen 2003, pp. 235-248; E. Schäfer, Plautus­Philologie im Zeichen des Camerarius, in R. Hartkamp - F. Hurka, Studien zu Plautus Cistellaria, Tübin-gen 2004, pp. 437-476.

2 M. Accii Plauti comoediae viginti, diligente (!) cura et singulari studio Ioachimi Camerarii Pabepergensis emendatius nunc quam ante unquam ab ullo editae, Basileae, per Ioannem Hervagium, [1552], cfr. Fr. Ritschl, Opuscula…, II, Lipsiae 1868, pp. 99-113. L’edizione è preceduta da altre due parziali, uscite una a Lipsia nel 1545 (M. Accii Plauti comoediae quinque [Amphitruo Asinaria Curculio Casina Cistellaria] magna cum cura emendatae a Ioachimo Camerario Pabepergensi, Lipsiae, in officina Valentini Pa-pae, 1545, cfr. Ritschl, Opuscula…, II, p. 97) e l’altra sempre a Lipsia nel 1549 (M. Accii Plauti comoediae sex [Epidicus Bacchides Mercator Pseudolus Rudens Persa] magna cum

Giorgia Bandini110

lat. 1615, conosciuto negli apparati come B e altrimenti detto vetus codex Camerarii, contenente il corpus plautino completo, e il Pal. lat. 1613, ovvero C, l’alter codex Camerarii, con solo le seconde ‘dodici’ 3.

Entrambi i codici in tutte le commedie presentano numerose tracce materiali di mano moderna facilmente riconoscibile rispet-to a quelle medioevali: in genere si tratta di sottolineature dall’in-chiostro molto scuro e dal tratto spesso; in caso di interventi di altro tipo si nota una grafia cinquecentesca molto corsiva, più po-sata invece nelle indicazioni usate per segnalare la divisione in atti e in scene. Per quanto riguarda la Rudens, il loro riscontro con interventi del Camerario nella sua edizione ne confermerebbe la paternità 4. In questa sede è mia intenzione illustrare il modus operandi e il lavoro di controllo e di riflessione dell’umanista sui manoscritti B e C, limitatamente a questa commedia 5, peraltro particolarmente interessante perché una delle ‘dodici’, con un te-sto quindi, per le note vicende della tradizione plautina, meno dissodato. Oltre al confronto sistematico con l’edizione di Basilea 1552, sono state tenute presenti le più importanti edizioni prece-denti, presumibilmente note allo studioso 6, nonché – quando oc-

cura emendatae a Ioachimo Camerario Pabepergensi, Lipsiae, in officina Valentini Papae, 1549, cfr. Ritschl, Opuscula…, II, p. 97).

3 Camerario sembra citare per la prima volta entrambi i codici nell’introduzione all’edizione del 1552, dove scrive, nella Praefatio, p. 11, «adminicula, quaedam ha-buimus d u o r u m l i b r o r u m, veterum quidem illorum, sed quos librariorum inscitia et futilitas foede depravasset». Nel proemio dell’opera parziale del 1545 citava invece il solo B. Questo fa pensare che l’umanista fosse già in possesso del vetus codex e che solo dopo quella data abbia avuto tra le mani anche C (vd. C. F. W. Zangemei-ster, Plautus, Codex Heidelbergensis 1613 Palatinus C, Lugduni Batavorum 1900, p. II). Per la bibliografia relativa a B e a C rinvio a A. Tontini, Censimento critico dei manoscritti plautini. I. Biblioteca Apostolica Vaticana, «Mem. Acc. Linc.» 15, 2002, pp. 354 e 366.

4 Si tratta di un’ipotesi prospettata già dallo Zangemeister, Plautus…, p. XIV, che, per quanto riguarda il codice C, sospettava appunto che tali lineolae potessero essere at-tribuite al Camerario. Sarebbe auspicabile estendere il lavoro anche alle altre commedie, come conto di fare prossimamente.

5 In B la Rudens occupa i ff. 170v-182v e in C i ff. 165r-182r. 6 Per maggiori dettagli bibliografici si rinvia ai volumi già usciti dell’Editio Plautina

Sarsinatis; qui si citano brevemente, per comodità, solo editori, città e anno di pubblica-zione: Merula (Venezia 1472); Saracenus-Valla (Venezia 1499); Pius (Milano 1500); Be-roaldus (Bologna 1500); Pylades (Brescia 1506); Mulingus (Strasburgo 1508); Ugoletus

Il Camerario e la Rudens 111

corre dare al lettore un quadro più completo – gli altri testimoni, per ovvie ragioni non conosciuti dallo studioso, ossia il palinsesto Ambrosiano (A), il codex Turnebi (T) e il Vat. lat. 3870 (D).

Innanzitutto, in entrambi i codici il Camerario dà indicazio-ni, anche se non sistematiche, della divisione della commedia in atti, che si inseriscono in una tradizione umanistica non uniforme. I segnali apposti nei due manoscritti, che consistono nel numero di atto e di scena, e che solo per gli atti trovano riscontro nel-la sua edizione (le scene nel testo edito non vengono numerate), riproducono una nuova suddivisione, recepita poi dalle edizioni attuali 7:

(Parma 1510); Veneta (Venezia 1511); Charpentarius (s.l. 1513); Angelius (Firenze 1514); Aldina (Venezia 1522); Cratander (Basilea 1523); Stephanus (Parigi 1530); Gryphius (Lio-ne 1535), Hervagius (Basilea 1535).

7 È opinione accolta da tutti gli studiosi che la divisione in atti delle commedie di Plauto fosse assente nell’antichità; essa è ignota del resto anche alla tradizione tardoan-tica e medioevale del Sarsinate. La ripartizione è stata introdotta in modo sistematico in epoca moderna dall’umanista italiano Gian Battista Pio sull’esempio del commento di Donato a Terenzio e, presumibilmente, sulla scorta del lavoro già iniziato dagli umanisti e di cui si trovano tracce parziali e sporadiche nei manoscritti di questo periodo, cfr. C. Questa, Parerga plautina. Struttura e tradizione manoscritta delle commedie, Urbino 1984, pp. 243-269 (contributo già edito in «Riv. Cult. Class. Med.» 4, 1962, pp. 209-232); R. Cappelletto, La ‘lectura Plauti’ del Pontano. Con edizione delle postille del cod. Vindob. lat. 3168 e osservazioni sull’Itala recensio, Urbino 1988, pp. 230-233; A. Tontini, La tradizione manoscritta umanistica in C. Questa - R. Raffaelli (a cura di), Due Seminari Plautini, Urbino 2002, pp. 86-88; Ead., Censimento…, I, pp. 519-520 (indice dei mano-scritti con tentativi di divisione in atti); Ead., Censimento critico dei manoscritti plautini, II, Le biblioteche Italiane «Mem. Acc. Linc.» 26 (2009), pp. 463-464 (ibid.). Ad oggi il primo manoscritto che attesta questo tipo di interesse verso il testo di Plauto, per quan-to riguarda naturalmente le sole ‘otto’ commedie, è il Laur. 36.44 scritto da Francesco da Buti nel 1371 (sul codice vd. Censimento…, II, pp. 109-117). Per quanto concerne invece le ‘dodici’, si deve segnalare nel Barb. Lat. 97 la presenza della mano di un primo revisore che nei ff. 7r e 10v, in corrispondenza di Mos. 348 e 352, scrive rispettivamente Actus secundus e Actus III, e quella di un secondo revisore che al f. 27r (Men. 226) annota actus secundus (vd. Censimento…, II, pp. 280-288); non va poi dimenticato che il codice Laur. 36.36, scritto verso la fine del Quattrocento-inizi Cinquecento dall’uma-nista Tommaso Fedra Inghirami, riporta la divisione in atti in tutte le venti commedie (vd. Censimento…, II, pp. 33-44). A proposito della Rudens è opportuno notare che la ripartizione proposta dal Pio non corrisponde a quella delle odierne edizioni: v. 89 I atto (= I 2 Lindsay); v. 220 II atto (= I 4 L.); v. 485 III atto (= II 6 L.); v. 615 IV atto (= III 2 L.); v. 938 V atto (= IV 3 L.). Beroaldus, Pylades, Mulingus, Ugoletus, Veneta, Charpen-tarius continuano a presentare un testo senza alcuna divisione, non tenendo conto dei risultati del Pio; si deve arrivare all’Angelio per una scansione scenica completamente nuova, accolta anche dagli editori successivi (Aldina, Cratander, Stephanus, Hervagius, Gryphius). Per l’incipit dei primi quattro atti la suddivisione dell’Angelio viene accolta

Giorgia Bandini112

B C

559 f. 174v l. 10 act. 2 sc. 7 f. 173r l. 8 act. 2 sc. 7

706 f. 175v l. 9 3 sc. 4 f. 175v l. 1 act. 3 sc. 4

780 f. 176r l. 34 3 sc. 5 f. 176v l. 18 3 sc. 5

892 f. 176v l. 46 4 sc. 1 f. 178r l. 25 act. 4 sc. 1

906 f. 177r l. 10 act. 4 sc. 2 f. 178v l. 9 4 sc. 2

938 f. 177r l. 44 ——— f. 179r l. 12 4 sc. 3

1045 f. 178v l. 18 ——— f. 181r l. 9 4 sc. 4

1191 f. 180r l. 10 segno di separazione

f. 183v l. 9 4 sc. 5

1205 f. 180r l. 24 segno di separazione[vd. fig. 1a]

f. 183v l. 19 4 sc. 6[vd. fig. 1b]

1227 f. 180r l. 48 Act. 4 sc. 7 f. 184r l. 14 4 sc. 7

1265 f. 180v l. 34 act. 4 sc. 8 f. 184 v l. 14 4 sc. 8

1281 f. 180v l. 51 ——— f. 185r l. 5 5 sc. 1

1288 f. 181r l. 6 ——— f. 185r l. 12 5 sc. 2

1357 f. 181v l. 23 5 sc. 3 f. 186r l. 17 5 sc. 3

dal Camerario e dalle edizioni oggi di riferimento, ma nel V è il Camerario ad innova-re, vd. sopra nel testo, seguito dagli editori odierni (nell’edizione dell’Angelio il V atto inizia al v. 1265 = IV 8 L.). Per quanto riguarda le citazioni di Plauto si rimanda a T. Macci Plauti Comoediae, I-II, recogn. brevique adn. critica instruxit W. M. Lindsay, Oxonii 1910 (edit. ster. edit. prioris [1904-1905] sed hic illic emendata atque addendis corrigendisve praedita).

Il Camerario e la Rudens 113

Fig. 1a. Pal. lat. 1615, f. 180r l. 24 (Rud. 1205)

Fig. 1b. Pal. lat. 1613, f. 183v l. 19 (Rud. 1205)

Il filologo introduce il titolo corrente:

B: f. 177r Rud. nel margine superiore sotto rudeNs di mano del rubrica­tor medioevale quasi illeggibile per la smarginatura (vd. fig. 2a) 8.

Fig. 2a. Pal. lat. 1615, f. 177r

C: ff. 173r, 177r 179r, 185r Rud. nel margine superiore, dove invece, come noto, i titoli mancano completamente (vd. fig. 2b).

Fig. 2b. Pal. lat. 1613, f. 173r

8 Sui titoli correnti nei codici plautini cfr. R. Raffaelli, I titoli correnti del Palinsesto Ambrosiano e l’ordine delle commedie nei due rami della tradizione plautina, « Pubb. Fac. Magistero Ferrara» 5, 1, 1979, pp. 1-10.

Giorgia Bandini114

Solo in B annota l’assegnazione di tre battute.

f. 178r Gri. davanti a salue Thales (l. 26 v. 1003) e a Quaeso – es (l. 28 v. 1005), Tr. prima di tu – fiat (l. 27 vv. 1004-1005), distribuzione comune-mente accolta già dal Merula in poi (vd. fig. 3).

Fig. 3. Pal. lat. 1615, f. 178r ll. 26-28 (Rud. 1003-1005).

Un altro tipo di intervento, sempre nel solo codice B, sono le integrazioni al testo negli spazi lasciati vuoti dal copista. In alcuni casi si tratta di congetture di editori precedenti:

f. 175r l. 22 v. 669 tanta (Saracenus); l. 23 v. 670 facta (Pylades); l. 24 v. 671 qui (Saracenus): delle tre congetture solo la prima è accolta dal Lindsay (vd. fig. 4).

In altri casi si tratta di proposte nuove:

f. 175r l. 21 v. 668 maximo miserae (vd. fig. 4); l. 38 v. 684 grassari (cras­sari Pylades); l. 39 v. 685 ubi uenit: gli emendamenti non sono recepiti dal Lindsay.

Fig. 4. Pal. lat. 1615, f. 175r ll. 21-24 (Rud. 668-671)

Il Camerario e la Rudens 115

f. 175v l. 1 v. 698 ut ulciscare 9; l. 29 v. 725 nihil est; f. 180r l. 38 v. 1218 manu: questi interventi sono accettati dal Lindsay.

Tuttavia, come già premesso, gli interventi di gran lunga più numerosi in entrambi i codici sono quelli in cui il filologo sot-tolinea passi problematici: l’impiego della sottolineatura si può riscontrare in egual misura in B e in C, anche se a volte un termi-ne può essere sottolineato o nel solo B o in tutti e due i codici o nel solo C 10. Si riportano pertanto i dati dello spoglio effettuato e si presentano per chiarezza gli esempi a mo’ di apparato, dando sulla sinistra dei due punti il testo dell’edizione del Lindsay con le eventuali concordanze 11. Si è anche tentata una loro suddivisione in gruppi a seconda del presumibile motivo che può aver deter-minato la scelta testuale:

a. accordo con la tradizione editoriale precedente contro i codicib. accordo con uno dei due codici (e quasi sempre con la tradi-

zione precedente)c. intervento congetturaled. intervento apparentemente inspiegabile: nessuna corrispon-

denza nell’edizione

a) Nella maggior parte dei casi ai segni corrisponde un te-sto errato dei codici, il più delle volte corretto nell’edizione del Camerario; gli emendamenti potrebbero dipendere dal confron-to con altre edizioni, sebbene non si possa escludere che si tratti di congetture indipendenti del filologo: siamo infatti di fronte a correzioni semplici, desumibili dal contesto, voces nihili (vv. 224, 576, 1012, 1355), facili scambi di lettere (vv. 73, 1391), parole mutile (v. 687), dittografie (vv. 274, 1060), errata divisio verborum (v. 1040).

9 In questo caso il Camerario completa un are che trovava in B (e in C). La congettu-ra si avvicina molto alla lezione poi restituita dall’Ambrosiano fac ut ulciscare.

10 Nel citare gli esempi si segue quest’ordine che potrebbe, in via molto ipotetica, cor-rispondere alle effettive fasi di consultazione dei due codici. Come già detto, B è il primo ma-nufatto a giungere nelle mani del filologo, tuttavia non ci è dato sapere se, come e quando, una volta venuto in possesso anche di C, il Camerario abbia confrontato i due manoscritti.

11 Per le sigle dei codici e delle relative mani, così come per tutte le indicazioni bi-bliografiche, si vedano i volumi dell’Editio Plautina Sarsinatis.

Giorgia Bandini116

Lineola nel solo B:

73 eiecti Camerarius (Merula) : lecti BC 109 [nos] hic Guietus : nos hic BC hic nos Camerarius (Pylades) 12 (vd. figg. 5a e 5b)166 umquam D3 : quam BCD1 usquam Camerarius (Pylades) 224 quaerere Camerarius cum AD4 (Merula) : querire BCD1

266 haud Camerarius (Merula) : aut BC274 tibi amplectimur Camerarius (Merula) : tibi iam plectimur BC 576 tegillum Camerarius (Pylades) : tigillum BC 576 id aret id A : aretit BC arescit Camerarius (Merula) 13

1012 frunisci BC : fruisci Camerarius (Pylades) 14 1166 qui te BC : quin te Camerarius (Merula) 1308 confracta Camerarius (Pylades) : contra facta BC1355 lingua Camerarius (Merula) : tungua BC1375 periurissime (peiiurissime Lindsay) Camerarius (Merula) : peritu-rissime BC

Fig. 5a. Pal. lat. 1615, f. 171r l. 46 (Rud. 109)

Fig. 5b. Pal. lat. 1613, f. 166v l. 7 (Rud. 109)

Lineola in entrambi i codici:

68 ei Camerarius cum T (Merula) : et BC 153 nobis Camerarius (Merula) : nouis BC

12 Forse Camerario, sull’esempio del Pilade, ricorre ad un’inversione, che però non risolve i problemi metrici del verso per la presenza di un elemento di troppo.

13 L’umanista è d’accordo con il testo del Merula, che presenta però problemi metri-ci: mancherebbe di un elemento.

14 Il Camerario, pur concordando con il testo di Pilade, chiosa: «fruisci pro frui. Sed frunisci in nostris libris legitur, idque uerum puto et mox reditur, antique pro redditur».

Il Camerario e la Rudens 117

251 uuida ueste Camerarius (Saracenus) : uiuo aueste BC440 me B : meo C meae Camerarius (Merula)551 consociare Camerarius cum A (Pylades) : consciare BC 834 abeas Camerarius (Merula) : habeas BC927 liberes ex populo BC : liberet ex populo Camerarius (Pylades)1140 idne Lindsay : in me BC an ne Camerarius (Saracenus)1377 periurio (peiiurio Lindsay) Camerarius (Pylades) : pelurio B peiu-rio C 1384 fateor Camerarius (Pylades) : inteor B intueor C

Lineola nel solo C:

186 quam in usu Seyffert : spatio fere 10 litt. BC quam reapse Camera­rius (Pylades) 283 seruio Camerarius cum D1 (Pylades) : seruiuo 15 BCD3

359 nullus BC : ullus Camerarius (Merula) 457 huc Lambinus : huic BC hinc Camerarius (Merula)537 iure BC : sed nunc iure Camerarius (Pylades)636 ulmeam Camerarius (Merula) : ui meam BC 687 animus Camerarius (Pylades) : mus BC834 abire Camerarius (Merula) : adire BC 909 onustum Camerarius (Merula) : honestum B1C honustum B3 930 atque aedis B : adaedes C aedes Camerarius (Valla) 1040 tetulerit Camerarius (Merula) : te tulerit BC1109 caudeam Camerarius (Valla) : gaudeam BC, cf. v. 1133 1133 caudeam Camerarius (Valla) : gaudeam BC1314 minaria Philippea Leo : mna philippia BC denaria Philippea Ca­merarius cum Nonio (Merula)1391 benigne Camerarius cum D4 (Merula) : benio ne B benione CD1

b) Va premesso che anche in questo gruppo di esempi, come già nel precedente, può essere stato determinante il confronto con le edizioni contemporanee, tanto più nei casi in cui, con la lineola nel solo B, il filologo sembra evidenziare errori del vetus codex non presenti in C né negli editori precedenti.

Lineola nel solo B:

135 extarem Camerarius cum C (Merula) : extare B

15 La lezione è ametrica.

Giorgia Bandini118

149 litus Schoell apud Ritschl2 : sit B littus Camerarius cum C (Merula) 180 fecerit Camerarius cum C (Merula) : fecerat B 206a neque quisquam Schoell apud Ritschl2 : nec quis qua B nec qui-squam Camerarius cum C (Pylades)265 uuida Camerarius cum C (Merula) : uiu da B 584 uenalis Camerarius cum C (Merula) : uenalis uenalis B891 addici Camerarius cum C (Merula) : adduci B 984 retem Camerarius cum C (Merula) : rete B984 haesit Camerarius cum C (Pylades) : aesit B1012 ne postules Camerarius cum C (Merula) : nepotules B1127 concredam Camerarius cum C (Pylades) : concedam B1138 merum Camerarius cum C (Pylades) : meum B

Lineola in entrambi i codici:

a volte si può constatare una sottolineatura presente sia in B sia in C a cui corrisponde nell’edizione la scelta del testo di C, in genere corretto:

148 illuc est sceparnio Camerarius cum C (Merula) : illuc est scerparnio B 478 eapse B : abse Camerarius cum C (Merula) (vd. figg. 6a e 6b)913 nisi hoc Camerarius cum C (Pylades) : ubi B 1141 feret Camerarius cum C (Pylades) : fert B

Fig. 6a. Pal. lat. 1615, f. 174r l. 30 (Rud. 478)

Fig. 6b. Pal. lat. 1613, f. 172r l. 4 (Rud. 478)

Viceversa si conta un solo caso in cui il Camerario trova in B una

Il Camerario e la Rudens 119

lezione migliore di quella di C a cui corrisponde una lineola sia in B che in C:

1169 sicilicula Camerarius cum B : sicula C

Lineola nel solo C:

talvolta la sottolineatura nel solo C sembra evidenziare errori del codice assenti invece in B:

23 posse donis hostiis Camerarius cum B : posset omnibus C 213 incerta Camerarius cum B (Pylades) : incertam C 286 comiter Camerarius cum B (Merula) : comitem C417 uenies Lambinus : uenis Camerarius cum B (Merula) ueniis C658 haud Camerarius cum B : aut C 894 scitula Camerarius cum B (Pylades) : sortula C 927 Gripe Camerarius cum B (Merula) : pigre C942 non C: nam Camerarius cum B1060 nunc Camerarius cum B (Merula) : nunc nunc C 1229 di danunt boni Lindsay : di dant boni Camerarius cum B di danunt dant boni C 1385 promisisti Camerarius cum B (Merula) : promisti C

Ma accade anche che siano sottolineati nel solo C termini, corretti o meno, che il filologo adotta nell’edizione, senza nessun inter-vento in B, che reca lezioni diverse.

219 me Camerarius cum C (Merula) : om. B 287 nunc B : non Camerarius cum C (Merula) 384 obseruet (opseruet Lindsay) Camerarius cum C (Merula) : obseruat B 1326 frigefactas Valla : frigede factas B frigidefactas Camerarius cum C

Ne risulta che la sottolineatura può indicare tanto un errore quanto una scelta.

c) I casi più significativi sono comunque quelli in cui il Came-rario è il primo ad affrontare e spesso a risolvere un passo proble-matico. A volte sono sottolineate lezioni che evidentemente non convincono lo studioso e lo inducono a interventi congetturali,

Giorgia Bandini120

non sempre accettabili o necessari (come inversioni o integrazioni volte ad evitare iati, vv. 63 e 72), ma talvolta capaci di cogliere nel segno e restituire la lezione ancora oggi comunemente accolta: si può trattare di semplici ritocchi (ad esempio, una corretta divi-sione delle parole al v. 889 o il restauro di una lettera caduta per aplografia al v. 594) dovuti alla corretta interpretazione del testo dei codici, oppure di interventi più complessi, puramente conget-turali (v. 738).

Lineola nel solo B:

42 atticus Camerarius : atticos BC43 fidicinio BC : fidicino Camerarius 49 par <s>ui siculus Fleckeisen : par uisi culus B parui siculus C par illius Siculus Camerarius143 ille qui Camerarius : illu tui B illuc tuiu C 248 mea oratiost Reiz : mest oratio BC mea est oratio Camerarius 363 Ananceo Camerarius : ancaeo B anan eo C 16

579 quod elaui ni hic Lindsay : quod elaui ne hic B quod delauine hic C quod elaui nisi hic Camerarius738 ingenuis parentibus Camerarius : spatium fere 8 litt. BC 815 sin ipse abitere Acidalius Div. 441 : sine dpse abile B sine ipse abire C si uero hic ipse abire Camerarius836 astato Gruterus : astate BC tu asta Camerarius 17

16 Il grecismo, come sempre accade, non viene inteso dai copisti medioevali ed è Camerario, che conosceva bene il greco (era professore universitario di greco nonchè cu-ratore di edizioni di autori come Demostene), a meglio intendere la parola, non compre-sa e spezzata in gruppi di sillabe non significanti. La bontà dell’intervento viene anche lodata dal Turnèbe che scrive (Adv.2 XXI 12 p. 233, refuso per 333): «Ioachimus Came-rarius bonam laudabilemque navavit operam Latinae linguae studiosis in emendatione comici Plauti, in quo tanta ubertate succreverant errores, ut nativa illa sermonis Romani elegantia, cuius pene palma Comico illi tribuitur, vix usquam appareret. Is in Rudente commode emendavit anancaeum illo in versu: Credo hercle anancaeo datum quod bibe­ret. Anancaeum autem poculum interpretor urnale. Nam cum α̉νάγχη sit urna iudicialis, quidni urnale poculum anancaeum dicatur? Hoc vocabulo reperi (!) in Varrone apud Nonium: Ad Sybaritanam praedam, in qua sunt tripodes, craterae, anacaea populo nobi­lium Tarentinarum».

17 Il Camerario emenda l’astate dei codici, forse ritenendo che l’imperativo, pronun-ciato da un lorario e rivolto a Labrace, debba essere alla seconda persona singolare. Si tratta in definitiva dello stesso ragionamento del Lindsay che accoglie astato del Grutero, più semplice dal punto di vista paleografico e morfologicamente più plausibile.

Il Camerario e la Rudens 121

1126 me pro parti Lindsay : me pro re mea parte BC me pro re mea Camerarius 1307 mari mihi et Camerarius : mari et BC

Lineola in entrambi i codici:

63 conscendit nauem BC : nauem conscendit Camerarius 18

72 nunc ambo, leno atque hospes, in saxo simul Reiz : ac amabo in saxo leno atque hospes simul B nunc ambo in saxo leno atque hospes simul C nunc ambo illi in saxo leno atque hospes simul Camerarius 19 73 iis (eis Ritschl Opusc2. 413) BC : ibus Camerarius129 adornaret BC : adornarit Camerarius161 herculis † socius † B : hercule socius C hercule illi socius Camerarius170 eugepae Camerarius : euge pace BC963 cuius est S : cuiusnest B cuiusmest C cuius ille est Camerarius1239 in transenna Camerarius : intra senna B intrasenna C

Lineola nel solo C:

197a me Camerarius : mei BC 232 eximes BC : an eximes Camerarius 481 Ptolemocratia Camerarius : ptolemo gratia B ptolemeo gratia C 20 594 exemplis somnia Camerarius : exemplis omnia B exemplis nam om-nia C 21 (vd. figg. 7a e 7b)651 plenissimus (plenissumus Lindsay) Camerarius : plen B plenis C 22 889 in neruom ille Camerarius : in neruo mille BC

18 Si tratta di una inversione volta ad evitare iato con il termine successivo. Lindsay accetta il testo dei codici, ma segnala in apparato la proposta del filologo come degna di nota.

19 Il Camerario integra illi onde evitare iato; Lindsay accoglie invece la trasposizione proposta da Reiz di in saxo, suggerita anche dall’allitterazione.

20 Il nome greco (un composto da ptolemos ‘guerra’ e kratos ‘potere’), non è com-preso e mal diviso dai copisti medioevali, probabilmente a seguito di uno scambio C / G avvenuto in capitale e che ha dato esito per banalizzazione al termine (più comune) gratia. Il Camerario restituisce il nome della sacerdotessa di Venere, che ricorre in quest’unico punto.

21 Grazie al testo di B il filologo potrebbe aver avuto l’intuizione di restaurare quella s probabilmente caduta per aplografia, e con essa la bella figura etimologica somnia in somniis e l’ordito sonoro dovuto all’allitterazione sicuramente consoni allo stile plautino. In questo caso la lineola in C vuol forse evidenziare l’errato Nam, assente in B.

22 Partendo probabilmente dal testo di C e condizionato da inuerecundissimus del verso seguente, il Camerario restituisce il superlativo.

Giorgia Bandini122

1348 illaec aduorsum Mueller Rhein. Mus. 54, 535 : illa egat uorsum B illa negat uorsum C et illum ego aduorsum Camerarius 1399 munis uiam Koch : mu BC nunc Camerarius 1403 tace Guietus : tacebo BC taceto Camerarius

Fig. 7a. Pal. lat. 1615, f. 174v. l. 48 (Rud. 594)

Fig. 7b. Pal. lat. 1613, f. 173v. l. 15 (Rud. 594)

d) Vi sono, infine, alcune sottolineature o in entrambi i codi-ci o nel solo C a cui non corrisponde alcun intervento nell’edi-zione; si può ipotizzare che il Camerario in alcuni casi abbia avvertito il verso come problematico, pur non trovando un’al-ternativa, e in altri che sia rimasto influenzato dalle edizioni pre-cedenti 23:

Lineola in entrambi i codici:

146 tritico Camerarius cum BC 24 600 eas eripere Camerarius cum BC1236 transennae (trasennae Pylades) Camerarius cum BC 25

23 La lineola potrebbe anche evidenziare l’uso di una parola o di un costrutto parti-colarmente interessante per il filologo o degno di essere ricordato per la sua presenza in altri punti di questa o di altre commedie.

24 La presenza della lineola qui potrebbe indicare un eventuale dubbio derivato dal confronto con la lezione triticum adottata dal Merula.

25 L’ortografia trasennae del Pilade, anche in Lindsay, cfr. v. 1239, forse spiega l’uso della sottolineatura.

Il Camerario e la Rudens 123

Lineola nel solo C:

171 foras Camerarius cum BC 317 silanum Camerarius cum BC 26

580 exunguare A : exungare Camerarius cum BC 778 hunc Camerarius cum BC 27

826 apage Camerarius cum BC847 profectu’s ire Acidalius Div. 443 : profectus ire Camerarius cum BC995 uerum Char. 280, 26 B. : uero Camerarius cum BC 999 in uidulum te bis Leo : in uidulum te piscem Camerarius cum BC 1135 nullum ostenderis Camerarius cum BC

Va anche detto che buona parte delle congetture dell’umani-sta, che ancora oggi trovano spazio nelle edizioni contemporanee, non hanno un ‘segno’ corrispettivo sui manoscritti.

In conclusione, quanto all’intervento diretto del Camerario su questi due codici nuovi e così importanti, si può osservare come nella maggior parte dei casi lo studioso abbia segnalato quei passi problematici nella tradizione, già risolti nelle edizioni preceden-ti, quasi a volerne vagliare ulteriormente la validità. Lo sforzo di immaginazione, il tentativo di entrare nello studio del filologo, ci fa intravedere un ‘tavolo di lavoro’ sul quale sono presenti, oltre ai manoscritti, le edizioni contemporanee di riferimento attenta-mente studiate, ma poco di più. Le tracce materiali che il Came-rario lascia sui codici rivelano infatti un’incostanza di base, senza che si possa individuare una tendenza sistematica e una ratio di lavoro tra manoscritti e edizioni: siamo probabilmente in presen-za di ‘promemoria’ in vista di una più attenta riflessione nel corso del lavoro editoriale.

26 Segno forse suggerito da silonem del Merula.27 In questo caso il confronto con il Pilade, che stampa istunc, potrebbe aver genera-

to un eventuale dubbio.