8
ELEMENTI DI MAGIA POPOLARE NEL MONDO CONTADINO DEL SALENTO E DELLA PUGLIA Gianfranco Mele Introduzione Nel mondo contadino salentino e pugliese sono sopravvissuti una serie di elementi di tipo magico che hanno una diretta derivazione da antiche pratiche pagane. Depositarie di queste pratiche sono “masciàre” 1 e guaritrici che ereditano per via iniziatica antichi rituali tramandatisi in un continuum storico che attraversa secoli e millenni, resistendo ai cambiamenti di tipo sociale e religioso. La maggior parte dei riti è di stretta competenza di queste figure nella loro esecuzione, mentre ve ne sono alcuni esemplificati ed “allargati” alla possibilità d'utilizzo di chiunque, come nel caso del pellegrinaggio oracolare-augurale verso le edicole votive dei santi, che sostituiscono nella devozione e nei rituali magico-oracolari collegati, gli antichi “enodii”. Masciàre e tarantate Il fenomeno del Tarantismo, al momento è il più noto e il più studiato e descritto rituale di tipo magico-popolare, pertanto non mi soffermerò in questa sede sulla sua descrizione se non per evidenziarne alcuni aspetti poco considerati in relazione alla “stregoneria” locale. La tarantata è “posseduta” dal ragno e, pur nell'ambito di un rituale di tipo adorcistico, non ha il controllo sull' elemento magico. Non possiede alcuna conoscenza iniziatica, si manifesta come “tarantata” dopo il morso dell'animale mitico e ne è vittima benchè il rituale musico-terapeutico abbia sostanzialmente la funzione di riconciliarla con l'animale. Non possiede una conoscenza esoterica e non esercita un “potere” derivante dal suo status di tarantata per operare cambiamenti nei confronti di persone e cose o di sé stessa. Al contrario, la “masciàra” 2 agisce attraverso una conoscenza di tipo iniziatico influenzando il destino di uomini, cose e animali, operando malefici o guarigioni, manipolando sapientemente erbe e formule al fine di ottenere risultati. In questo caso la “possessione” è consapevole, volontaria, e non, come nel caso della tarantata, casualmente provocata da un “morso” accidentale: è il frutto di un “patto col diavolo” che sancisce l'adesione ad un credo e ad un percorso di tipo iniziatico che la porterà a far parte della “congrega” degli adepti (di un antico culto, di matrice agraria, che seppur diversamente etichettato, è diretto erede degli antichi culti pagani in onore di varie divinità: Diana, Dioniso, ecc.). Un altro aspetto della iniziazione “stregonesca” (non sempre e non necessariamente prerogativa di tutti gli iniziati al percorso magico come guaritori/guaritrici) 3 è la partecipazione al “ballo” ovvero a danze e rituali orgiastici attraverso il congiungimento carnale con gli altri iniziati. 4 1 utilizzo il termine locale (Sava, Manduria e dintorni); nel leccese e altri paesi del Salento, notoriamente questa figura è denominata “macàra” . 2 Sulle caratteristiche delle “macàre” o “masciàre” altrimenti dette, si consulti l'interessante articolo di Marco Piccinni su Salogentis: http://www.salogentis.it/2009/09/01/macare-e-macarie-le-streghe-del-salento/ Per approfondimenti, il testo di Carlo Codacci Pisanelli (peraltro citato nella bibliografia dell'articolo stesso) “ Streghe, macàre, maghi e guoritori del salento, una ricerca etnografica su tradizione orale e pratiche di magia nella cultura popolare salentina – Gino Bleve Editore (2001) . Occorre solo una precisazione rispetto ai contenuti del testo del Piccinni: l'inquisizione, in Salento e in altri luoghi della Puglia, non ha mai generato roghi, essendo sotto la giurisdizione del Regno di Napoli che non solo non aderì alla inquisizione spagnola ma a quella romana, e che dovette esercitare peraltro un “compromesso” tra le istanze repressive della chiesa e la ribellione del popolo nel quale le credenze “magiche” erano fortemente radicate. 3 Sembra che esistano due gradi diversi di iniziazione, non necessariamente complementari o consequenziali: “masciàri” e “masciàre” sono addentrati nel “ludus dianae” e ad esso iniziati. Uno stadio precedente della iniziazione alle pratiche magiche, può anche fermarsi al semplice repertorio di guaritrice”. 4 Cfr. Semeraro, Martino: Il tribunale del Santo Officio di Oria. Inediti processi di stregoneria per la storia

ELEMENTI DI MAGIA POPOLARE NEL MONDO CONTADINO DEL SALENTO E DELLA PUGLIA

Embed Size (px)

Citation preview

ELEMENTI DI MAGIA POPOLARE NEL MONDO CONTADINO DEL SALENTO E DELLA PUGLIA

Gianfranco Mele

Introduzione

Nel mondo contadino salentino e pugliese sono sopravvissuti una serie di elementi di tipo magico che hanno una diretta derivazione da antiche pratiche pagane. Depositarie di queste pratiche sono “masciàre”1 e guaritrici che ereditano per via iniziatica antichi rituali tramandatisi in un continuum storico che attraversa secoli e millenni, resistendo ai cambiamenti di tipo sociale e religioso. La maggior parte dei riti è di stretta competenza di queste figure nella loro esecuzione, mentre ve ne sono alcuni esemplificati ed “allargati” alla possibilità d'utilizzo di chiunque, come nel caso del pellegrinaggio oracolare-augurale verso le edicole votive dei santi, che sostituiscono nella devozione e nei rituali magico-oracolari collegati, gli antichi “enodii”.

Masciàre e tarantate

Il fenomeno del Tarantismo, al momento è il più noto e il più studiato e descritto rituale di tipo magico-popolare, pertanto non mi soffermerò in questa sede sulla sua descrizione se non per evidenziarne alcuni aspetti poco considerati in relazione alla “stregoneria” locale. La tarantata è “posseduta” dal ragno e, pur nell'ambito di un rituale di tipo adorcistico, non ha il controllo sull' elemento magico. Non possiede alcuna conoscenza iniziatica, si manifesta come “tarantata” dopo il morso dell'animale mitico e ne è vittima benchè il rituale musico-terapeutico abbia sostanzialmente la funzione di riconciliarla con l'animale. Non possiede una conoscenza esoterica e non esercita un “potere” derivante dal suo status di tarantata per operare cambiamenti nei confronti di persone e cose o di sé stessa. Al contrario, la “masciàra” 2 agisce attraverso una conoscenza di tipo iniziatico influenzando il destino di uomini, cose e animali, operando malefici o guarigioni, manipolando sapientemente erbe e formule al fine di ottenere risultati. In questo caso la “possessione” è consapevole, volontaria, e non, come nel caso della tarantata, casualmente provocata da un “morso” accidentale: è il frutto di un “patto col diavolo” che sancisce l'adesione ad un credo e ad un percorso di tipo iniziatico che la porterà a far parte della “congrega” degli adepti (di un antico culto, di matrice agraria, che seppur diversamente etichettato, è diretto erede degli antichi culti pagani in onore di varie divinità: Diana, Dioniso, ecc.). Un altro aspetto della iniziazione “stregonesca” (non sempre e non necessariamente prerogativa di tutti gli iniziati al percorso magico come guaritori/guaritrici) 3 è la partecipazione al “ballo” ovvero a danze e rituali orgiastici attraverso il congiungimento carnale con gli altri iniziati. 4

1 utilizzo il termine locale (Sava, Manduria e dintorni); nel leccese e altri paesi del Salento, notoriamente questa figura è denominata “macàra” .

2 Sulle caratteristiche delle “macàre” o “masciàre” altrimenti dette, si consulti l'interessante articolo di Marco Piccinni su Salogentis: http://www.salogentis.it/2009/09/01/macare-e-macarie-le-streghe-del-salento/ Per approfondimenti, il testo di Carlo Codacci Pisanelli (peraltro citato nella bibliografia dell'articolo stesso) “Streghe, macàre, maghi e guoritori del salento, una ricerca etnografica su tradizione orale e pratiche di magia nella cultura popolare salentina – Gino Bleve Editore (2001) . Occorre solo una precisazione rispetto ai contenuti del testo del Piccinni: l'inquisizione, in Salento e in altri luoghi della Puglia, non ha mai generato roghi, essendo sotto la giurisdizione del Regno di Napoli che non solo non aderì alla inquisizione spagnola ma a quella romana, e che dovette esercitare peraltro un “compromesso” tra le istanze repressive della chiesa e la ribellione del popolo nel quale le credenze “magiche” erano fortemente radicate.

3 Sembra che esistano due gradi diversi di iniziazione, non necessariamente complementari o consequenziali: “masciàri” e “masciàre” sono addentrati nel “ludus dianae” e ad esso iniziati. Uno stadio precedente della iniziazione alle pratiche magiche, può anche fermarsi al semplice repertorio di guaritrice”.

4 Cfr. Semeraro, Martino: Il tribunale del Santo Officio di Oria. Inediti processi di stregoneria per la storia

In entrambi i casi affiora il tema dell' eros mediato e manifestato attraverso una “possessione” che lo aiuta ad esprimersi: ma nel caso della tarantata si esprime e si manifesta come quella sorta di “mal di madre”5 che viene curato attraverso il rituale coreutico-musicale (sostanzialmente le pulsioni erotiche vengono reinterpretate, represse e re-incanalate in un'altra manifestazione). Nel caso della partecipazione degli iniziati (masciàre e masciàri) al “ballo” 6, invece, l'eros si manifesta e si esprime (e viene “sfogato”) attraverso una cerimonia orgiastica presieduta da un “cerimoniere” (uomo o donna a seconda del rito e delle circostanze) 7 tesa a dar libero sfogo ad una sfrenata sessualità di gruppo.Nel suo saggio “Tarantismo e stregoneria: un legame possibile”, Maria Rosaria Tamblè evidenzia come elementi comuni a stregoneria e tarantismo, oltre al tema dell'eros, la possessione (morso dell'aracnide – patto col diavolo), la cadenza stagionale dei riti di possessione coincidenti col periodo solstiziale (sia nel caso del tarantismo che in quelli “stregoneschi”) e altri che risultano da comparazioni con il rito del tarantismo e altri rituali analoghi. 8

Il rito dell' “albume”

Il rito dell' Albume” detto Ooscopia o Oomanzia veniva eseguito alla vigilia dell' Ascensione intorno alla mezzanotte per interrogare la sorte. In un contenitore ripieno d'acqua si lasciava cadere l'albume e si interpretavano le forme assunte dalla mescolanza 9. Nella cultura contadina locale sono rimaste tracce di questa antica pratica divinatoria fino ai giorni nostri (fig.1).

dell'inquisizione in età moderna. Giuffrè, Milano, 20035 Treccani: Nell’uso pop., ant., utero (per es., nell’espressione mal di madre, l’isterismo, termine che

etimologicamente è connesso con l’utero). M.R. Tamblè riporta il caso di una guaritrice che cura il tarantismo con gli stessi rimedi utilizzati per la cura del “mal di madre” o “mal di matrice”

6 Con questo termine i partecipanti, gli inziati definivano il rituale comunemente conosciuto come “Sabba”. Il “ballo” era la cerimonia alla quale convenivano masciàri e masciàre, ed era caratterizzato da un banchetto a base di bevande, erbe e carni cotte, con la presenza di “suonatori” di tamburello, strumenti a corda ed altri, e con la cerimonia finale consistente nell'accoppiamento carnale fra i convenuti.

7 La “Domina Ludi” ( la Signora del Gioco), oppure l' Uomo-Caprone, il “Demonio” o “Capu-Tiàulu”, che da un trono dirige il “gioco”.

8 Tamblè M. Rosaria: tarantismo e stregoneria, un legame possibile in AA.VV:, “Transe guarigione e mito”, Besa Editrice, Nardò, pp. 103-117

9 Per approfondimenti sul rituale, sulle sue origini e sulle formule recitate vedi: https://anticastregoneria.wordpress.com/2013/10/13/antica-divinazione-per-mezzo-delle-uova-e-dellacqua-imperdibile/

Fig.1: Pratica magica dell' “albume”, foto e ricostruzione Gabriella Lorusso

“Lu sutazzu”

La Coscinomanzia era la pratica “magica” de “lu sutazzu” (il vaglio – o setaccio – utilizzato per la cernita dei cereali), una forma di divinazione praticata per mezzo dell'osservazione dei movimenti dell'oggetto, posto in equilibrio attraverso le punte delle forbici piantate nel bordo esterno ((fig. 2 ), oppure, in altre varianti, appeso ad un filo. 10

10 Cfr. Robinson John, “Antichità greche ovvero quadro de' costumi, usi, ed istituzioni de' greci” trad. ital. a cura di Gaetano Maria Monforte, Tip. Porcelli, Napoli, 1823; Roiatti, Valentino “Il lato magico del setaccio” in “il Friuli” http://www.ilfriuli.it/articolo/Archivio/Il_lato_magico_del_setaccio/29/81654

Fig. 2: Pratica divinatoria de “lu sutazzu”, Sava (TA)foto e rappresentazione Gabriella Lorusso

La “Santa Monica”

Anche qui siamo in presenza di un culto divinatorio di origini pagane, poi cristianizzato. Del paganesimo, il rituale della “Santa Monica” conserva le caratteristiche di antiche forme di divinazione che in questo caso si esprimono attraverso un misto di pratiche interpretative. Altro elemento peculiare e di stretta derivazione dagli antichi riti divinatori è il crocevia utilizzato come luogo d'elezione per lo svolgimento dell'oracolo. Il rituale si svolgeva alla mezzanotte a un crocevia (un trivio o un quadrivio) rivolgendo una invocazione alla santa 11 e osservando, per l'ottenimento del responso, ciò che accadeva intorno: l'attraversamento di una persona o di un animale, un verso, un rumore, un suono dovevano essere interpretati come significati in relazione con l'oggetto della “domanda”. Il rituale era destinato ad ottenere notizie dei propri cari partiti un guerra, ma anche per ottenere risposte a domande intorno ad eventi ed aspetti fatidici della vita (riuscita di un matrimonio, di una particolare impresa, notizie sull'amato o sulla sua corresponsione del sentimento, ecc) .

11 Per approfondimenti sulle caratteristiche del rito e sulla “formula” rituale visitare le seguenti pagine internet, riportanti rispettivamente una versione tarantina http://www.tarantonostra.com/index.php?option=com_content&task=view&id=95&Itemid=1 ed una oritana http://www.oria.info/forum/tradizioni-e-leggende-oritane-f59/la-santa-monaca-t385.html . La descrizione del rito della “Santa Monica” , in questo caso in ambito materano, è presente anche in De Martino, E.: sud e magia, Feltrinelli, pp. 25-26. La “formula” non si discosta da quelle tarantina e orietana.

Funzioni magico-oracolari delle edicole votive e dei crocevia

A partire dal medioevo si diffonde l'usanza di erigere edicole votive in prossimità dei crocicchi, usanza mutuata dai larari pagani e dai pilastri votivi in onore di varie divinità. Queste edicole hanno la duplice funzione di essere relazionate a particolari accadimenti come miracoli, guerre, epidemie, cataclismi e avvenimenti religiosi eccezionali, e di costituire luogo di “visita” non solo per voti, preghiere e suppliche, ma anche a scopo predittivo-oracolare. Anche in questa ultima accezione le edicole votive cristiane prendono il posto degli antichi monumenti dedicati alle divinità pagane. 12

Sia Diana (Artemide) che Ecate erano divinità protettrici delle strade e dei crocicchi: verosimilmente, per questo motivo ad entrambe era dati l'appellativo di Trivia. In loro onore venivano edificate edicole, in prossimità appunto degli incroci delle vie. Divinità lunare, Diana-Artemide illuminava di notte le strade con la luce della luna, e per questo motivo era considerata anche protettrice dei viandanti e delle “partenze”.Greci e Romani innalzavano lungo le pubbliche strade colonne e pilastri in pietra detti Enodii , sui quali erano scolpite le teste di divinità come Mercurio, Apollo, Ercole, Diana, e che fungevano da custodi e protettori delle vie. A questi, solevano porgere sacrifici e voti prima di intraprendere viaggi. Diana fu detta anche “Enodia” e, come si è detto, insieme ad Ecate godette anche dell'appellativo di “Trivia”, “perchè né trivii e quadrivii additava all'incerto viandante la via” 13 . Man mano, il ruolo delle divinità pagane viene sostituito da quelle cristiane che tuttavia assolvono alle stesse funzioni.A Sava, presso il trivio Sava-Lizzano_Torricella, esiste una edicola eretta intorno alla metà del XIX sec., dedicata al culto della locale “Madonna di Pasano” e situata nell'ambito di un itinerario devozionale che da Sava, appunto, giunge alla contrada Pasano. Tale culto si snoda da un punto di vista sia dell'itinerario del locale pellegrinaggio, che dal punto di vista della leggenda della locale Madonna, in un percorso che è stato in precedenza caratterizzato dalla massiccia presenza di culti pagani e ne costituisce un continuum. Il luogo ove sorge l'edicola era detto in antichità “La Petra Santa” ed è legato, insieme alla vicina “Cappella dello Schiavo”, ad una leggenda che vuole uno schiavo del 1600 liberato dalla pesante catena appostagli al piede dal suo tiranno, per mezzo di un miracoloso “masso caduto dal cielo ad opera della Madonna”. Il culto della Madonna e del masso sembra innestarsi esso stesso su un più antico culto legato ai monoliti sacri. 14

La principale caratteristica della edicola della “Madonna di Fra Sciannibuli”, collegata al “sacro itinerario” e al relativo culto (fig.3), è di essere stata meta, sin dal suo apparire e specialmente ai tempi delle guerre, dei pellegrinaggi dei soldati in partenza in cerca di protezione per il loro destino e al tempo stesso di interrogazione su di esso, come dei parenti di militari e viaggiatori desiderosi sia di proteggere e pregare per il destino dei propri cari, che di conoscere notizie circa gli accadimenti sul fronte. Questa singolare tradizione è sopravvissuta in realtà fino ai giorni nostri, tanto che anche il sottoscritto ne è stato fatto “partecipe”: quando negli anni '80, infatti, mi accingevo a partire per la chiamata di Leva, delle anziane parenti mi raccomandarono di andare a fermarmi in contemplazione davanti alla “Cappella di Fra Sciannibuli” e rivolgere alla statua di quella Madonna una preghiera e raccomandarmi ad essa, “perchè così si fa”. Da notare l'analogia tra la tradizione savese del recarsi verso l' Edicola prima di intraprendere la partenza militare, e quindi le funzioni di protezione e supporto della Madonna nei confronti del soldato che si appresta ad un viaggio particolarmente carico di emotività e di incognito rispetto al

12 Cfr. Basile Antonio, “Momenti di religiosità popolare nel Salento: le edicole votive” in Sallentum, Rivista quadrimestrale di cultura e attività salentina, Anno V, n. 1, Genn-Apr. 1982, EPT Lecce – Ed. Salentina – Galatina, pp. 93-100.

13Bazzarini A., Dizionario Enciclopedico delle Scienze, Lettere ed Arti – Vol. II Venezia, Andreola, 1830 14 Cfr. Mele, G. “Le origini del culto della Madonna di Pasano e il miracolo del masso”, in “Academia.edu”

https://www.academia.edu/9595387/Le_origini_del_culto_della_Madonna_di_Pasano_e_il_miracolo_del_masso_itinerari_cultuali_tra_Sava_Pasano_e_dintorni_in_un_continuum_storico_da_Demetra_Ecate_Artemide_ai_Lari_e_alla_Madonna_il_riadattamento_dei_culti_

futuro, e quella degli “Enodii” protettori, appunto, del viaggiatore. La tradizione del recarsi presso l' Edicola della Madonna connessa alle partenze militari (ovvero per avere notizie dei parenti partiti in guerra o, da parte degli stessi soldati, come augurio/protezione/divinazione per la partenza verso il servizio di Leva o verso imprese di guerra) ha un suo corrispettivo in antiche - ma anche più recenti - tradizioni oracolari e divinatorie, a partire dagli antichi culti oracolari greci e romani, nei quali sono istituiti importanti centri di consultazione rispetto ad ogni aspetto importante e fatidico della vita individuale e sociale, tra cui le imprese di guerra, fino alla tradizione molto presente e sentita in Puglia della già citata “Santa Monica”.

Fig. 3: Sava – Edicola votiva “Madonna di Fra Sciannibuli”

Altre forme di divinazione utilizzate in ambito popolare

Oniromanzia (interpretazione dei sogni);Piromanzia (divinazione per mezzo dei movimenti della fiamma);Capnomanzia (leggere il futuro per mezzo dei movimenti del fumo);Idromanzia (divinazione per mezzo dell'acqua: “comunemente buttavansi tre piccole pietre nel fondo di un vaso: se muoveansi da sé, era buon augurio” 15

Rabdomanzia: una delle divinazioni più importanti, fatta per mezzo della bacchetta divinatoria. Se volta a cercare le acque sotterranee era detta Idroscopia ;Lecanomanzia : dal greco Λεκάνη (coppa, piatto, bacinella) + μαντεία (divinazione) : metodo di divinazione praticato dagli antichi Greci con un bacino di metallo in cui si versavano e si agitavano vari liquidi, per lo più acqua e olio, per trarre dalla varietà dei loro movimenti e incontri indicazioni predittive. Si tratta del metodo esplorativo che è alla base della procedura locale dell'individuazione del “fascinus” di cui si parla più avanti).

15 Perrone, Pietro Scienze Occulte del Medioevo, in “Storia prammatico-critica delle scienze naturali e mediche presso i greci, romani, arabi ed i popoli dell' Europa al medioevo”, parte III, Tip. Gennaro Palma, Napoli, 1854, pag. 907

Le legature : il sangue mestruale

Uno dei legamenti più utilizzati e creduti potenti nelle locali pratiche magiche legate alla cultura contadina è quello con l'utilizzo di sangue mestruale. Per legare a sé un uomo, la donna (direttamente o sotto la guida della “masciàra”) deve offrirgli una bevanda contenente il proprio liquido mestruale. 16 Sino a tempi recenti è sopravvissuta in loco l'usanza, molto temuta dagli uomini, di versare alcune gocce di sangue mestruale nel caffè offerto alla “vittima”. Come spiega la Gimbutas, sin dall'antichità al sangue mestruale è stata data una forte valenza magica essendo stato identificato dalle antiche popolazioni come il simbolo potente della creazione. 17 Nel mito di Demetra , la dea compie, anteponendo ad esso formule sacre e segrete, un antico rito (prerogativa anche delle sue sacerdotesse) che consiste nello spargere sulla terra il sangue mestruale mescolato a saliva, al fine di aprire le viscere dell'Ade (mentre è alla ricerca di sua figlia Persefone). Tale rito era utilizzato dalle stesse sacerdotesse per evocare Demetra. 18

Levatrici, nutrici, “sfascinatrici” e mammane

Sulla scia di antiche tradizioni risalenti a divinità protettrici (insieme alle loro sacerdotesse) del parto e degli infanti, come Gea, Demetra, 19 Artemide-Diana, Lucina e altre dee greche e romane, le masciàre locali erano esperte in rimedi atti a prevenire, proteggere o sanare le malattie degli infanti, fungevano spesso da levatrici, nutrici, e anche mammane. In una delle mie interviste condotte nel 1983 nel territorio locale nei confronti di una serie di persone legate al fenomeno del “fascinus” (guaritrici, “affascinatrici” e persone “infascinate”), incontrai una anziana donna, con reputazione di “masciàra” nel paese, che oltre ad avere “competenze” come guaritrice, era stata arrestata e aveva scontato diversi anni di prigione per aver procurato aborti clandestini. Dalla somministrazione di erbe abortive (come la Ruta) all'utilizzo dei famigerati e pericolosi “ferri da calza” per procurare aborti, queste donne si cimentavano in pratiche ormai da tempo proibite e assegnate alla stretta competenza medica.

“lu 'nfascinu”

Ho brevemente descritto in altra occasione alcuni risultati di una ricerca da me condotta sulle tradizioni magico-popolari a Sava e in particolare sull'usanza de “lu 'nfascinu” (una forma di “maleficio” - anche involontario - lanciato principalmente per mezzo dello sguardo). Sinteticamente, gli elementi che emergevano erano i seguenti:

soggetti maggiormente colpiti : bambini/e e fanciulli/e sintomatologia : mal di testa, vomito, sonnolenza, pesantezza delle palpebre, perdita delle

forze, pallore, febbre, intontimento, spossatezza, dolori diffusi. aggravamento dei sintomi non accompagnato da “cure” : morte tipologia del “male” : sortilegio, maleficio (anche e spesso involontario)

16 v. Giallongo, Angela: Imaginary and mestrual bood – Cuadernos Kòre. Revista de historia y pensamiento de gènero. Vol. 1, n.4, pp. 59-78, Verano, 2011. In questo saggio l'autrice offre anche delle interessanti correlazioni tra le pratiche magiche con l'utilizzo di sangue mestruale e il “malocchio”. Cfr. anche De Martino, Ernesto: Sud e magia, Feltrinelli UE, Milano, 2000, pag. 21

17 Cfr. Giimbutas, M.: Il linguaggio della dea. Mito e culto della dea madre nell'Europa neolitica. Longanesi, Milano, 1990.

18 Cfr.: http://www.romanoimpero.com/2010/01/il-culto-di-cerere.html 19 v. mio articolo “ I sacri rituali di guarigione: Demetra, la “papagna” e “lu 'nfascinu”. Echi di antichi culti

sopravvissuti nella tradizione contadina della Provincia di Taranto e del Salento”. In “Academia.Edu” : https://www.academia.edu/11655390/I_sacri_rituali_di_guarigione_Demetra_la_papagna_e_lu_nfascinu_._Echi_di_antichi_culti_sopravvissuti_nella_tradizione_contadina_della_provincia_di_Taranto_e_del_Salento

come viene dato : sguardo, complimenti riti preventivi: amuleti (“cornetti” appesi al collo), immagini sacre, sacchettini appesi con

una spilla agli indumenti e contenenti piombo, immagini sacre, acini di sale riti esplorativi (“diagnostici”) : rituali relativamente complessi con utilizzo di orazioni

segrete, formule, preghiere , piattino con acqua e olio 20 ; utilizzo della lingua (segno della croce per 3 volte) sulla fronte del bambino per “saggiare” se è ammalato o meno

rituali riparatori : formule, gesti, orazioni segrete o preghiere o segni della croce ripetuti per 3 volte. Iil rito del “piattino con acqua e olio” ha in genere una funzione esplorativa ma si protrare sino alla fase riparatoria (è in un certo senso parte integrante anche della “cura” e viene ripetuto per verificare se il soggetto è guarito)

persone deputate a “guarire ”: donne, in genere anziane, che hanno appreso la pratica per via “segreta o iniziatica (spesso tramandata di generazione in generazione a “eredi” prescelti e/o considerati predestinati, attraverso – in ogni caso – una vera e propria iniziazione).

Nella stessa occasione in cui ho anticipato alcuni dei risultati della suddetta ricerca, ho evidenziato alcuni elementi comuni tra i rituali di guarigione connessi al “fascinus” tipici della nostra cultura contadina, e elementi che rimandano al mito di Demetra – nutrice, guaritrice e protettrice degli infanti, e dispensatrice di rimedi magici. 21 Il rituale esplorativo con l'utilizzo di una bacinella in cui si versano gocce d'olio, è un tipico esempio di Lecanomanzia .

Altre pratiche magico-popolari

Le masciàre e le guaritrici salentine e pugliesi si occupavano di numerose altre pratiche, delle quali non opererò disamina in questa sede, ma che erano collegate al loro “sapere” esoterico: tra queste, la nota pratica della sverminazione consistente in un misto di rimedi di tipo medicamentoso e orazioni; oppure la pratica dell' “aggiustamento delle ossa” comune a tutta la cultura magico-popolare della penisola 22 . Indovine, guaritrici, fattucchiere, scioglitrici o procuratrici di incantesimi, “herbarie” 23 e mammane, queste donne conservavano per via iniziatica competenze e saperi di origine antichissima e innestati con elementi tipici della religiosità cristiana ai fini del loro “rinnovamento” e della sopravvivenza funzionale ad un'epoca che aveva tentato di rimuovere ogni residuo dei vecchi culti e delle antiche religioni.

20 Le varianti del rituale sono numerose. In altra sede mi riservo di descriverle compiutamente. L'utilizzo del piattino con acqua e olio a scopo divinatorio e diagnostico è un classico: si lasciano cadere 3 gocce di olio in un piattino colmo d'acqua e si osserva il “comportamento” delle gocce al fine di individuare se il soggetto è stato “affascinato”, e anche se l' “affascinatore” sia stato un uomo o una donna.

21 Cfr. mio articolo “ I sacri rituali di guarigione: Demetra, la “papagna” e “lu 'nfascinu”. Echi di antichi culti sopravvissuti nella tradizione contadina della Provincia di Taranto e del Salento”, cit.

22 Cfr. Danieli, Francesco “Guaritrici e taglio dei vermi nella medicina popolare   salentina”, in Cultura Salentina, giugno 2013 https://culturasalentina.wordpress.com/2013/06/14/guaritrici-e-taglio-dei-vermi-nella-medicina-popolare-salentina/

23 Su utilizzi e medicamenti popolari a base di erbe cfr: NardoneD., Di Tonno N., Lamusta S., Fave e favelle. Le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione. Lecce, 2012; Mele G., Piante spontanee ad uso magico, medicinale e inebriasnte in provincia di taranto e nel Salento. Usi tradizionali, note etnobotaniche, ricostruzioni storiche e documentarie in “Academia.edu” https://www.academia.edu/9407506/Piante_spontanee_ad_uso_magico_rituale_medicinale_e_inebriante_in_provincia_di_Taranto_e_nel_Salento._Usi_tradizionali_note_etnobotaniche_ricostruzioni_storiche_e_documentarie