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Dossier sul progetto gas off-shore a cura del Gruppo Verdi nel Consiglio Comunale di Livorno PROGETTO TERMINALE GAS OFF SHORE AL LARGO DELLE COSTE DI LIVORNO Comitato salute ambiente, via degli asili, 33 Comitato per la difesa dalle antenne e dall'inquinamento, via S. Andrea, 15 PREMESSA Il nostro paese non ha bisogno di tutto il gas di cui parlano le societa' interessate al business della liberalizzazione del mercato dell'energia. La liberalizzazione del mercato dell'energia ha scatenato gli appetiti di parecchi gruppi privati che vi vedono un modo per fare lucrosi affari. Per preparare il terreno favorevole a vantaggiose speculazioni in questi mesi si è perciò molto parlato di una crescente "sete" di energia e si è agitato lo spettro del rischio "black out". Poiché non è questa la sede per una approfondita disamina del problema, ci limiteremo a ricordare alcuni dati essenziali della realtà italiana: La potenza nominale degli impianti attualmente esistenti è di 76mila MW (MegaWatt), mentre la massima potenza effettiva disponibile è 48mila MW. Il fabbisogno massimo di potenza registrato a tutto il 2002 è stato di 52mila MW. Il disavanzo è stato colmato con circa 6mila MW importati dall'estero. Questo vuol dire che ottimizzando l'utilizzo degli impianti esistenti e lasciando inalterata la quota delle importazioni si potrebbe raggiungere una potenza di circa 80mila MW, cioè il 53% in più del fabbisogno massimo nel 2002. Gli incrementi dei consumi di energia previsti sono valutati attorno al 1-3% annuo. Ciò vuol dire che migliorando l'utilizzo degli impianti esistenti e incentivando l'uso delle fonti rinnovabili a scarsa o nulla produzione di inquinamento, l'Italia non rischia i black out di energia paventati dagli ambienti interessati al business dell'energia. In questo ambito è prevedibile ed auspicabile un aumento della quota di energia prodotta dal gas metano, fonte meno inquinante del petrolio e del carbone, ma in misura molto ridotta rispetto a certe faraoniche previsioni. L'alternativa alle fonti petrolifere non sta però nel metano ma in un uso razionale dell'energia e nello sviluppo delle fonti rinnovabili: solare, eolico, idrogeno, biomasse, maree, ecc. IL PROGETTO DI TERMINALE GAS OFF SHORE DELLA CROSS ENERGY (ALIAS OLT OFF-SHORE LNG TOSCANA) Il terminale di cui si sta trattando sarebbe costituito da una nave ancorata stabilmente in uno specchio d'acqua antistante il porto di Livorno (l'esatta ubicazione non è conosciuta), sulla quale sono installati: 3 o 4 serbatoi sferici con una capacità complessiva di 200-270mila metri cubi di gas metano, l'impianto di rigassificazione, altri impianti ausiliari. Le navi gasiere scaricherebbero il loro contenuto nella nave-terminale che dopo la "lavorazione" lo invierebbe, sotto pressione e attraverso una condotta sottomarina, sulla costa livornese per la successiva immissione nella rete nazionale di distribuzione. Sulla costa la condotta terminerebbe in una semplice cabina di distribuzione. Il terminale di Livorno dovrebbe trattare 2/3 milioni di metri cubi di gas l'anno. L'investimento sarebbe di 250 milioni di euro. I tempi di realizzazione sono attualmente previsti in 25 mesi. Il progetto viene giustificato con l'aumento delle necessità di gas metano e con l'opportunità di diversificare le fonti di gas, oggi legate al monopolio di ENI e ENEL proprietarie delle tubazioni con le quali il gas viene importato soprattutto da Russia, Algeria e Libia. Da una prima analisi del progetto sorgono almeno due domande preliminari. La prima domanda è: Quali garanzie dà il soggetto imprenditoriale che ha presentato il progetto? Vediamo. Il titolare nominale del progetto risulta essere la "Olt Off-Shore LNG Toscana", società costituita l'11 settembre 2002, cioè pochi giorni prima della firma del protocollo d'intesa con il Comune di Livorno ma molti mesi dopo la presentazione del progetto da parte della Cross Energy, avvenuta presumibilmente almeno nella primavera 2002. Da fonti giornalistiche - L'Espresso del 5/12/2002 e Il Tirreno del 6/12/2002 - sappiamo che dietro la Cross Energy, che sembra controlli la Olt, ci sarebbe il Gruppo Falk di Sesto S. Giovanni che avrebbe presentato un altro progetto di gas off shore a Trieste e due progetti di terminal gas costieri in Calabria. Appare comunque strano che: a) la Olt sia stata costituita ad hoc per l'off shore livornese (fra i suoi compiti istituzionali la costruzione di terminali gas, ma solo in Toscana); b) che la struttura societaria sia formata da una serie di "scatole cinesi" costituite da svariate società dai nomi fantasiosi, dai più vari interessi e dal capitale sociale spesso irrisorio che si controllano a vicenda o a catena e che hanno sede anche fuori d'Italia, per la precisione in Svizzera; c) che la Olt, o Cross Energy o Falk, non sia mai uscita allo scoperto per presentarsi alla città lasciando la 1

Dossier sul progetto gas off-shore - Legambiente Pisa

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Dossier sul progetto gas off-shorea cura del Gruppo Verdi nel Consiglio Comunale di Livorno

PROGETTO TERMINALE GAS OFF SHORE AL LARGO DELLE COSTE DI LIVORNOComitato salute ambiente, via degli asili, 33Comitato per la difesa dalle antenne e dall'inquinamento, via S. Andrea, 15

PREMESSAIl nostro paese non ha bisogno di tutto il gas di cui parlano le societa' interessate al business della liberalizzazione del mercato dell'energia.

La liberalizzazione del mercato dell'energia ha scatenato gli appetiti di parecchi gruppi privati che vi vedono un modo per fare lucrosi affari. Per preparare il terreno favorevole a vantaggiose speculazioni in questi mesi si è perciò molto parlato di una crescente "sete" di energia e si è agitato lo spettro del rischio "black out". Poiché non è questa la sede per una approfondita disamina del problema, cilimiteremo a ricordare alcuni dati essenziali della realtà italiana:

La potenza nominale degli impianti attualmente esistenti è di 76mila MW (MegaWatt), mentre la massima potenza effettiva disponibile è 48mila MW. Il fabbisogno massimo di potenza registrato a tutto il 2002 è stato di 52mila MW. Il disavanzo è stato colmato con circa 6mila MW importati dall'estero.

Questo vuol dire che ottimizzando l'utilizzo degli impianti esistenti e lasciando inalterata la quota delle importazioni si potrebbe raggiungere una potenza di circa 80mila MW, cioè il 53% in più del fabbisogno massimo nel 2002.

Gli incrementi dei consumi di energia previsti sono valutati attorno al 1-3% annuo. Ciò vuol dire che migliorando l'utilizzo degli impianti esistenti e incentivando l'uso delle fonti rinnovabili a scarsa o nulla produzione di inquinamento, l'Italia non rischia i black out di energia paventati dagli ambienti interessati al business dell'energia. In questo ambito è prevedibile ed auspicabile un aumento della quota di energia prodotta dal gas metano, fonte meno inquinante del petrolio e del carbone, ma in misura molto ridotta rispetto a certe faraoniche previsioni. L'alternativa alle fonti petrolifere non sta però nel metano ma in un uso razionale dell'energia e nello sviluppo delle fonti rinnovabili: solare, eolico, idrogeno, biomasse, maree, ecc.

IL PROGETTO DI TERMINALE GAS OFF SHORE DELLA CROSS ENERGY (ALIAS OLT OFF-SHORE LNG TOSCANA)

Il terminale di cui si sta trattando sarebbe costituito da una nave ancorata stabilmente in uno specchio d'acqua antistante il porto di Livorno (l'esatta ubicazione non è conosciuta), sulla quale sono installati: 3 o 4 serbatoi sferici con una capacità complessiva di 200-270mila metri cubi di gas metano, l'impianto di rigassificazione, altri impianti ausiliari. Le navi gasiere scaricherebbero il loro contenuto nella nave-terminale che dopo la "lavorazione" lo invierebbe, sotto pressione e attraverso una condotta sottomarina, sulla costa livornese per la successiva immissione nella rete nazionale di distribuzione. Sulla costa la condotta terminerebbe in una semplice cabina di distribuzione. Il terminale di Livorno dovrebbe trattare 2/3 milioni di metri cubi di gas l'anno. L'investimento sarebbe di 250 milioni di euro. I tempi di realizzazione sono attualmente previsti in 25 mesi.

Il progetto viene giustificato con l'aumento delle necessità di gas metano e con l'opportunità di diversificare le fonti di gas, oggi legate al monopolio di ENI e ENEL proprietarie delle tubazioni con le quali il gas viene importato soprattutto da Russia, Algeria e Libia.

Da una prima analisi del progetto sorgono almeno due domande preliminari.

La prima domanda è: Quali garanzie dà il soggetto imprenditoriale che ha presentato il progetto?

Vediamo. Il titolare nominale del progetto risulta essere la "Olt Off-Shore LNG Toscana", società costituita l'11 settembre 2002, cioè pochi giorni prima della firma del protocollo d'intesa con il Comune di Livorno ma molti mesi dopo la presentazione del progetto da parte della Cross Energy, avvenuta presumibilmente almeno nella primavera 2002. Da fonti giornalistiche - L'Espresso del 5/12/2002 e Il Tirreno del 6/12/2002 - sappiamo che dietro la Cross Energy, che sembra controlli la Olt, ci sarebbe il Gruppo Falk di Sesto S. Giovanni che avrebbe presentato un altro progetto di gas off shore a Trieste e due progetti di terminal gas costieri in Calabria. Appare comunque strano che: a) la Olt sia stata costituita ad hoc per l'off shore livornese (fra i suoi compiti istituzionali la costruzione di terminali gas, ma solo in Toscana);b) che la struttura societaria sia formata da una serie di "scatole cinesi" costituite da svariate società dai nomi fantasiosi, dai più vari interessi e dal capitale sociale spesso irrisorio che si controllano a vicenda o a catena e che hanno sede anche fuori d'Italia, per la precisione in Svizzera;c) che la Olt, o Cross Energy o Falk, non sia mai uscita allo scoperto per presentarsi alla città lasciando la

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promozione del progetto al Sindaco e all'assessore all'ambiente.Scorrendo la documentazione disponibile si scopre poi un particolare di cui nessuno ha parlato: la Cross

Energy intende costruire il terminale attraverso un accordo con la SAIPEM, gruppo ENI, che ha acquistato la Moss Marittime, società norvegese proprietaria di un brevetto per la costruzione di terminal off shore basati su navi gasiere. Ci domandiamo: perché tenere segreto tale accordo?

La mancanza di chiarezza e di trasparenza sul soggetto (o i soggetti) che intendono operare in un settore tanto delicato non è per nulla tranquillizzante.

La seconda necessaria domanda è: Esistono impianti simili a quello previsto nel progetto?Sulla base dei documenti pubblici in nostro possesso è legittimo ritenere che non esistono altri terminali

gas off shore simili a quello progettato dalla Cross Energy. La stessa Cross Energy sostiene che il progetto si basa su una tecnologia innovativa anche se provata in altre situazioni, cioè per altri prodotti e con altri fini. Dal canto suo la relazione Zanelli, di cui parleremo più diffusamente in seguito, ammette che "la realizzazione di terminali galleggianti di ricezione di GNL (gas naturale liquido) è stata avviata recentemente", ma non cita alcun esempio di questi terminali. La nostra impressione è che terminal gas off shore basati su nave non esistano in nessuna altra parte! Comunque sia, ogni tipo di analisi e giudizio sul progetto di off shore nel mare livornese deve partire dalla constatazione che si tratta di una tecnologia nuova, non adeguatamente provata, e quindi per nulla sicura.

GLI EFFETTI DEL TERMINALE GAS OFFSHORE: I RISCHI DI INCIDENTE E L'IMPATTOAMBIENTALE

Non ci è dato conoscere il progetto presentato dalla Olt, o Cross, o Falk. L'unico documento in nostro possesso è la "Valutazione concettuale di sicurezza" del prof. Zanelli dell'Università di Pisa che porta la data dell'aprile 2002. Si tratta di una relazione presentata dalla Cross Energy, cioè si tratta di una relazione di parte, anche se il prof. Zanelli, autore dello studio commissionatogli dalla Cross Energy, è rappresentante tecnico dell'Amministrazione Provinciale nel programma per la difesa del mare nonché coredattore del Piano di risanamento dell'area industriale a rischio di incidente rilevante di Livorno e Piombino presentato dalle Amministrazioni locali nella primavera 2001.

Quella di Zanelli è una relazione, per sua stessa ammissione, limitata visto che non prende in considerazione il progetto ma una delle "proposte costruttive presentate dalla Moss Maritime", ora SAIPEM-ENI, che come abbiamo visto è proprietaria del brevetto di terminale off shore che la Cross vorrebbe utilizzare.

La relazione appare non esauriente, innanzitutto perché Zanelli scarta come "inverosimili" tre gravi eventi: a) rottura di uno dei serbatoi con fuoriuscita di gas, b) troncatura della tubazione sottomarina, c) collisione fra la nave-terminale e un'altra imbarcazione con conseguente penetrazione in uno dei serbatoi. A nostro modo di vedere si tratta di un modo non corretto di affrontare il problema: tali eventi infatti, per quanto si possano considerare improbabili, non possono essere a priori esclusi categoricamente e dovrebbero quindi almeno essere presi in considerazione insieme ai loro possibili effetti.

Nella sua analisi, Zanelli ritiene poi che gli incidenti "minori" ma, osserviamo noi, per nulla improbabili (per esempio perdita nel sistema di compressione e ricondensazione, perdita delle pompe di rilancio, perdita di vaporizzazione), siano comunque limitabili entro 60 secondi grazie al blocco automatico fatto scattare dai sistemi di sicurezza. Peccato che tale blocco non sia previsto dal progetto della "Mass Maritime", visto che lo stesso Zanelli lo inserisce come il primo dei suoi "suggerimenti" per la sicurezza. Zanelli considera nullo il rischio di esplosione anche in caso di emissione di nubi di vapore che trovino un innesco, perché l'esplosione avverrà ad una distanza di sicurezza dai serbatoi (almeno 20 metri). Quest'affermazione appare, per lo meno, non adeguatamente spiegata e giustificata.

Zanelli glissa infine sulle importanti questioni meteo-climatiche relative al braccio di mare dove dovrebbe essere ancorato il terminale. Questo atteggiamento è sorprendente visto che il prof. Zanelli conosce bene i rischi dell'area. Nel maggio 2001, infatti, Zanelli partecipò, come correlatore del piano di risanamento dell'area Livorno-Piombino, alla riunione della commissione ministeriale incaricata di valutare la proposta di costruire un terminale off shore per il GPL (gas petrolio liquido) da inviare al Costiero Gas di Livorno. In quell'occasione la commissione approvò il piano, scartando l'ipotesi off shore perché, fra l'altro, "il tipo di condizioni meteo-climatiche" lo sconsigliavano: "i venti e il moto ondoso sono tali da non poter garantire un sufficiente numero di giorni/anno con condizioni di operabilità con sicurezza". Si tratta di un giudizio netto che riprendeva quanto sostenuto dalla commissione che aveva redatto il piano di risanamento dell'area Livorno-Piombino. In quell'occasione il rappresentante della Edison Gas, che aveva presentato un analogo progetto in Adriatico si affrettò a sostenere che la situazione meteo-climatica di quel mare era molto più favorevole di quella livornese. Cosa è cambiato nel giro di pochi mesi?

Quello di Zanelli è comunque l'unico documento sui rischi del terminale off-shore poiché il parere dell'Ufficio ambiente del Comune, citato da Sindaco e assessore all'ambiente, si limita in sedici righe a prendere atto di quanto sostenuto da Zanelli e a rimandare a successivi approfondimenti.

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Appare stupefacente che il Comune si sia fatto promotore di tale progetto senza neppure sentire la necessità di corroborare la relazione presentata dalla Cross Energy con uno studio di un istituto indipendente. Pare anche stupefacente che nessuno abbia considerato e fatto presente che al largo delle coste livornesi esiste una faglia sismica di notevole pericolosità (il terremoto del 1985 ebbe l'epicentro proprio nella zona delle secche della Meloria) sulla quale o nelle vicinanze della quale verrebbero poste le condutture sottomarine.

LE RICADUTE SULLA CITTA'

I sostenitori del progetto hanno evidenziato alcune ricadute positive sulla città. Vediamole. Il Sindaco Lamberti ha asserito che il progetto porterà 100 nuovi posti di lavoro.. Ebbene, in nessun documento relativo al progetto si quantifica la manodopera impiegata nel terminale. Francamente 100 posti di lavoro sembrano davvero troppi per un progetto che prevede una nave gasiera, per quanto attrezzata (15, 20, forse 30 posti di lavoro al massimo) e una cabina di distribuzione a terra (qualche addetto al massimo).

Si è poi parlato di ricadute sul Cantiere Navale che potrebbe fare le modifiche necessarie a trasformare una nave gasiera nella nave terminale, ma si tratta di una pura ipotesi, come ipotetiche sono le riparazioni effettuate dal Cantiere Navale sulle navi gasiere impegnate a scaricare nel terminal off shore. Le positive ricadute sull'indotto sono talmente evanescenti da non poter essere in qualche modo quantificabili. Ha poi poco senso sostenere che il terminal off shore favorirebbe la metanizzazione della centrale ENEL: a Livorno il gas arriva già e nessuno nel passato ha posto il problema della carenza di gas per giustificare la mancata conversione della centrale. Vantaggi deriverebbero forse per l'ASA, o meglio per gli acquirenti dell'ASA privatizzata. I vantaggi per le casse comunali sarebbero comunque limitati nel tempo mentre è tutto da dimostrare che una eventuale partecipazione dell'ASA alla società che gestisce il Terminal off shore (ma siamo sicuri che questa prospettiva sia realistica?) possa avere ricadute significativamente positive sulle tasche dei livornesi, in termini di riduzione delle bollette.

CONCLUSIONI

Riassumiamo brevemente i termini della questione:♦ Il progetto è stato presentato da una società di cui, in sostanza, non si conosce la reale proprietà. Questa

mancanza di trasparenza e di chiarezza risulta incomprensibile.♦ In Europa e, probabilmente, nel mondo non risultano esperienze analoghe a quella che si vorrebbe

intraprendere a Livorno; ne derivano tutte le incognite e i rischi possibili.♦ Il Comune di Livorno ha accettato il progetto sulla base di una sola relazione di parte per lo meno

lacunosa, senza neppure considerare l'ipotesi di commissionare una relazione ad un istituto indipendente.

♦Al largo delle coste livornesi esiste una faglia sismica ma tale rischio non è stato neppure preso in considerazione.

♦Le ricadute sulla città dal punto di vista occupazionale sarebbero limitate a qualche decina di nuovi occupati. Le ricadute positive sulle tasche dei livornesi (leggi: diminuzione delle bollette ASA) sono solo ipotetiche. Le ricadute sui tentativi di salvataggio del Cantiere sono praticamente inesistenti.

Detto questo occorre poi far presente che quando si parla di gasdotti si parla di impianti pericolosi. E' bene ricordare, per esempio, che il 28 aprile 1995 lo scoppio di un gasdotto provocò oltre cento morti a Taegu, metropoli sud coreana con più di due milioni di abitanti. Pare poi inutile sottolineare che le gasiere sono sottoposte ad incidenti anche disastrosi. Tanto per fare un esempio recente, basta ricordare la gasiera che prese fuoco al largo delle coste cinesi lo scorso dicembre. Lo stesso Zanelli allega alla sua relazione una serie di incidenti a navi gasiere e a terminal gas costieri, costati spesso morti e danni.

E' evidente che ci sarebbe nelle nostre acque un traffico di gasiere indirizzate verso il terminale. E' altrettanto evidente che il terminale è pericoloso in sé, checché ne dicano gli "esperti" scomodati dalla Cross Energy, anche se, ponendosi a circa a circa 18 chilometri dalla costa, le eventuali esplosioni catastrofiche avrebbero ricadute modeste sulle popolazioni costiere e si "limiterebbero" ai lavoratori delle due navi impegnate nelle operazioni di scarico e ai natanti presenti nella zona.

Non c'è quindi alcun motivo per accettare un impianto comunque pericoloso, che non avrebbe ricadute positive di alcun tipo sulla città mentre invece appesantirebbe ulteriormente il nostro territorio che per motivi sia ambientali che economici ha bisogno di ridurre, non di aumentare, il numero degli attuali impianti inquinanti e pericolosi.

Pare, a proposito, opportuno sottolineare che le attività inquinanti e pericolose producono gravi danni economici perché distruggono l'ambiente e le condizioni adatte per altre vantaggiose attività.. Ad esempio, ci possiamo immaginare come sarebbe favorito lo sviluppo del ventilato porto turistico di Livorno con le gaserie che girottolano nella zona e con un terminal pericoloso non troppo lontano? Quale ricco magnate sarebbe invogliato a scegliere questo porto come base per il suo yacht?

Se si vuol rilanciare Livorno si deve favorire l'avvio e lo sviluppo di vantaggiose attività economiche legate al turismo, al commercio, ai servizi e alle produzioni, anche industriali, a scarso o nullo impatto ambientale. Se si

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continua invece a favorire grandi progetti industriali pericolosi e inquinanti si condanna Livorno ad essere definitivamente un territorio destinato esclusivamente ad attività "sporche" rifiutate da altri, dove non arriveranno mai investimenti in settori ben remunerativi e non inquinanti.

Riteniamo in conclusione che ci siano ottimi motivi per rifiutare l'ipotesi di terminal off shore al largo delle coste livornesi.

Riteniamo poi che ci siano altrettanti buoni motivi per rifiutare anche il progetto presentato da Solvay, Edison e British Gas. Il problema non è infatti quello di scegliere uno dei due progetti: una volta constatato la loro inutilità per gli interessi collettivi e la loro pericolosità per le popolazioni e l'ambiente, le amministrazioni locali (Comune di Livorno, Comune di Rosignano e Provincia di Livorno) devono opporsi con decisione a tali progetti. I nostri Comitati operano già in collegamento con associazioni della zona di Rosignano per collegare le lotte tese a preservare la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente.

Medicina Democratica - Centro per la Salute “Giulio A. Maccacaro” - via Roma 12 - 21053 Castellanza (VA) fax 0331/501792 - [email protected] - 3 febbraio 2003

Oggetto: Note preliminari relative alla documentazione presentata dalla società Off-shore Lng Terminal - CrossGas per la realizzazione di un terminale galleggiante di ricevimento e rigassificazione di Gas naturale liquefatto a Livorno

Le note che seguono intendono presentare delle osservazioni, su alcuni aspetti ambientali e di sicurezza, sui contenuti del progetto per la realizzazione di un terminale galleggiante di ricevimento e rigassificazione di Gas naturale liquefatto a Livorno presentato dalla società Off-shore Lng Terminal - CrossGas.A tal fine si è potuto disporre della seguente documentazione :

a) Cross- Energy - "Terminale galleggiante di gas naturale liquefatto (GNL). Valutazione concettuale di sicurezza del Prof. Ing. S. Zanelli", datato aprile 2002;

b) raccolta di lucidi della società OLT - Off-shore Lng Terminal datati 11.07.2002;

Non si dispone pertanto né di un progetto dell'impianto, né del rapporto di sicurezza e dello studio di impatto ambientale dello stesso (in relazione a tali assenze non è chiaro in base a quali valutazioni "il Comune esprime giudizio favorevole alla realizzazione dell'iniziativa anche in funzione delle positive ricadute sull'economia locale della disponibilità di gas a condizioni competitive e porrà in essere tutto quanto di propria competenza affinchè l'iter autorizzativo interno possa concludersi in tempi brevi"1).

1. Caratteristiche generali del progetto e rapporto dello stesso con le iniziative in atto nel campo della importazione di gas naturale

Sotto il profilo delle caratteristiche tecniche del progetto si tratta, sinteticamente, della realizzazione di un terminale di ricevimento e di rigassificazione di GNL (Gas Naturale Liquefatto) posto in un luogo non definito davanti alla costa livornese a 14 miglia, cui afferiranno nave gasiere in costruzione.La capacità di immissione di gas a terra mediante una condotta sottomarina da parte del terminale galleggiante sarà di 2,5 - 3 miliardi di mc/anno (in altro documento si indica una capacità di 2 miliardi di mc/anno2) a fronte di una capacità di stoccaggio presso lo stesso terminale di 200.000 - 270.000 mc di gas naturale.

Questi quantitativi forniscono alcune indicazioni di massima :a) con riferimento a una capacità annua di immissione in rete di 3 miliardi di mc/anno, tale quantità equivale a

quella necessaria per alimentare una centrale termoelettrica a ciclo combinato (con rendimento del 55 % e funzionamento per 7.500 ore l'anno) di potenza pari a 2.200 MWe;

b) tenuto conto che il GNL (metano a – 170 °C) ha una densità pari a 436 kg/mc, una nave gasiera da 135.000 mc di GNL ( la gasiera con la massima capacità indicata nei documenti del proponente) trasporta l’equivalente di poco meno di 82 milioni di Smc di metano (posti identici al gas naturale), quindi per 3 miliardi di Smc di gas naturale occorrerebbero circa 37 carichi (navi della massima capacità) all’anno per raggiungere la immissione di gas naturale indicata nel progetto.

Attualmente l'unico terminale di rigassificazione italiano è detenuto dalla società GNL Italia di proprietà della Snam Rete Gas; si tratta di un terminale a terra, a Panigaglia - La Spezia, dotato di pontile di scarico per le gasiere, costruito nel 1967 e ammodernato nel 1996, dotato di due serbatoi di stoccaggio per complessivi 100.000 mc di gas naturale. Nel 2001 questo terminale ha immesso in rete 3,6 miliardi di mc di gas.

1 Protocollo di intesa tra il Comune di Livorno e la Società OLT Off-shore Lng Toscana, delibera della Giunta Comunale n. 357 del 7.10.2002.2 Dobbiamo supporre, anche se in nessuna parte dei documenti esaminati viene specificato, che si tratta di normal metri cubi.

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La società GNL Italia 3 dichiara che nel 2001 “l’attività ha comportato l’emissione in atmosfera di circa 77 tonnellate di ossidi di azoto, 48 tonnellate di monossido di carbonio e 93.000 tonnellate di anidride carbonica … le emissioni in atmosfera di gas naturale sono state pari a circa 1,77 milioni di metri cubi … sono stati utilizzati 2,3 milioni di metri cubi di acqua di mare per il raffreddamento degli impianti ausiliari”, la medesima società evidenzia che questi ultimi dati non si discostano da quelli degli anni precedenti, eccezion fatta per le emissioni di gas naturale che sono diminuite da 9,75 milioni di metri cubi nel 2000 a 1,77 milioni di mc nel 2001, come già detti.Ovviamente la società Cross Energy ben si guarda a presentare stime inerenti gli impatti di questo genere - esistenti in un impianto analogo, ancorchè su terra – per quanto concerne l’impianto proposto a Livorno.A fronte della approvazione della Legge 443/2001 (cosiddetta "legge Lunardi"4) e del contestuale "1° programma delle infrastrutture strategiche" 5, tra le opere "strategiche" in campo energetico sono stati indicati i seguenti terminali di rigassificazione :

Tabella 1. Terminali di gassificazione indicati nel “1° programma delle infrastrutture strategiche"

Società Ubicazione Capacità (miliardi di mc/anno)Edison Gas Alto Adriatico 4,6 - 6ENEL Taranto 5 - 8,9British Gas Brindisi 4 - 12ENEL Vado Ligure 5 - 9

Pertanto la proposta della Cross Energy non è parte di questo programma né lo sono gli altri interventi che la medesima società indica come in cantiere ovvero un altro terminale galleggiante nell'Alto Adriatico (Trieste) e due impianti a terra a Lamezia e a Corigliano (Calabria).Viceversa la società LGN Terminal (Gruppo Falck) viene indicata (dall’Autorità per l’Energia Elettrica e del Gas) come proponente di "un terminale sulla costa calabra, da 8 Gmc/a espandibile a 12 Gmc/a oltre che di un impianto off-shore (da realizzare in Calabria o in Toscana)"6.

Il proponente non è in grado di fornire documentazione inerente altri impianti off-shore dello stesso tipo in altri paesi europei in quanto tutti gli esempi indicati si riferiscono a terminali a terra.

L’unico impianto analogo in progetto è quello sopra indicato della società Edison, che intende realizzare a 17 chilometri dalla costa in corrispondenza di Punta della Maestra (Rovigo).A tal proposito la stessa società 7 dichiara che la “localizzazione prescelta è stata determinata a seguito di approfonditi studi sismici, geologici e meteomarini condotti a livello nazionale, che hanno determinato la scelta di quest’area come ottimale, in primo luogo, per la sicurezza dell’esercizio dell’impianto”.Viene altresì indicato che lo Studio di Impatto Ambientale è stato presentato nel 1999 e ha superato l’esame del Ministero dell’Ambiente nel dicembre 1999.

Non si ha notizia di studi del medesimo spessore per quanto concerne la proposta di terminale per Livorno né della redazione e presentazione dello Studio di Impatto Ambientale che, come è noto, è preliminare a qualunque autorizzazione (da parte di qualunque ente).

2. Principali motivazioni addotte per la realizzazione dell’impianto e previsioni di crescita del fabbisogno di gas naturale in Italia

Le motivazioni dell'impianto sono indicate principalmente in questi termini :

a) crescita del fabbisogno di gas naturale, con previsione al 2010 di un fabbisogno complessivo di 100 miliardi di

3 V. Rapporto 2001 “Salute Sicurezza Ambiente” della società Snam Rete Gas.4 Legge 21.12.2001 n. 443 "Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive". 5 Delibera CIPE n. 121/2001 del 21.12.2001.6 Così nel rapporto 2001 dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, p. 190, riferendo altresì che "per questi nuovi terminali si presenta il problema della conciliazione dell'accesso ai terzi a un'infrastruttura che in questa fase transitoria di sviluppo della concorrenza, riveste ancora il carattere di infrastruttura essenziale". Più avanti (p. 194) l'Autorità indica che "Per la definizione della tariffa per l’utilizzo degli impianti di rigassificazione degli impianti del Gnl, trasportato con navi metaniere, è stata seguita la stessa metodologia di rigassificazione di calcolo utilizzata per le tariffe di trasporto, prevedendo una remunerazione degli investimenti del 9,15 per cento. Il maggiore tasso di rendimento applicato all’attività di rigassificazione rispetto a quello per l’attività di trasporto è motivato dal maggior rischio che tale attività comporta. Per lo stesso motivo, ma anche per incentivare in Italia la realizzazione di nuovi impianti di rigassificazione la riduzione del price cap è stata fissata al 2 per cento."7 Vedi www.edison.it/idrocarburi-gnl.html.

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mc/anno e un deficit a quell'anno tra i 15 e i 20 miliardi. Questa situazione, secondo Cross Energy è rappresentata dai dati riportati nella tabella 2.

Tabella 2. Consumi di gas naturale in Italia, anno 2000 e previsioni anno 2010, secondo Cross Energy

Settore di utilizzo Anno 2000 (miliardi di mc)

Anno 2010(miliardi di mc)

Crescita attesa 1998-2010

Industriale 20,0 24,0 + 19 %Civile 29,5 32,2 + 16 %Termoelettrico 20,3 32,4 + 125 %Totale 69,8 88,6

Fonte : Slides Cross Energy/OLT -11.07.2002

Tabella 3. Consumi di gas naturale in Italia, anno 2000 e previsioni anno 2010, secondo ENEA

Settore di utilizzo Anno 2000 (miliardi di mc)(*)

Anno 2001 (miliardi di mc)(*)

Anno 2010 previsione“minimo costo”(**)

Anno 2010 previsione“opzioni tecniche riduzione” (***)

Industriale 23,7 24,6Civile 24,6 23,0Termoelettrico 21,3 22,5Totale 69,6 70,1 87,1 62,4

Fonti :(*) Relazione della Autorità per l'energia elettrica e il gas, anno 2001(**) ENEA, “Verso un modello energetico sostenibile”, Conferenza Nazionale Energia e Ambiente. Con il termine “minimo costo” si intende l’uso di opzioni tecnologiche senza vincoli sulle emissioni di CO2 con una emissione di anidride carbonica pari a 474 Mt anno. (***) Con il termine “tecnologia di riduzione” termine si intende l’uso di opzioni tecnologiche indotte da una tassa di 100 dollari tonn/CO2 e una emissione di anidride carbonica annua pari a 419 Mt.

Dalla Tabella 3 si evidenzia in particolare che le valutazioni presentate da Cross Energy relativa al consumo al 2010 di gas naturale in Italia corrispondono sostanzialmente allo scenario “naturale” di crescita dei consumi nel settore energetico nel suo complesso senza interventi finalizzati alla riduzione dei “gas serra”. Si tratta di uno scenario che non fa i conti con l’applicazione del “protocollo di Kyoto” in Italia.Va precisato, rispetto alle indicazioni della Conferenza Nazionale Energia e Ambiente del 1998, che lo scenario a minore emissione di gas serra (con “opzioni tecniche” di riduzione) nel comparto energetico ricordato in Tabella 3 (una emissione annua al 2010 pari a 419 Milioni di tonnellate di CO2 equivalente - a fronte di una emissione di questo settore pari a 422,9 Mt di CO2 eq nel 1990), è stato in parte “rivisitato” dalla recente proposta di delibera CIPE. In sintesi quest’ultima prevede una emissione, raggiunta con le diverse iniziative in atto e che si intende attuare, al 2010 pari a 444,5 Mt di CO2 eq, quindi superiore a quella indicata da ENEA nel 1998, per lo stesso anno, ma comunque inferiore ai 474 Mt di CO2 eq emessa al 2010 “equivalenti” allo scenario di consumo – tra l’altro – di gas naturale indicati da Cross Energy.In altri termini le stime presentate da Cross Energy per evidenziare la necessità di incrementi elevati nelle importazioni di gas naturale fanno riferimento ad uno scenario in cui è assente una incisiva politica di riduzione dell’impatto ambientale nel settore dell’energia.Paradossalmente le stime della società Cross Energy potrebbero anche essere considerate errate per difetto se si fa riferimento ad una prospettiva di realizzazione anche solo di parte degli oltre 150 impianti termoelettrici a gas naturale per i quali il GRTN ha ricevuto una richiesta di connessione alla rete (per una potenza installata di ben oltre 100.000 MWe).

Rispetto alle prospettive immediate l'Autorità per l'energia elettrica e il gas segnala8 :"Uno degli elementi di maggiore novità riguarda la limitata crescita dei consumi di gas naturale, pari ad appena lo 0,3 per cento rispetto a incrementi medi dell’ordine del 3,5 per cento negli anni precedenti. Il limitato sviluppo della sua domanda, largamente inatteso, è il risultato di un forte aumento del suo impiego negli usi civili, di una leggera crescita della sua richiesta per la generazione termoelettrica e di un calo significativo del suo bisogno nel settore degli usi industriali. L’aumento nel settore degli usi civili è in gran parte ascrivibile alla componente climatica; infatti, mentre nella prima parte dell’anno la temperatura mite ha comportato una riduzione dei consumi di circa il 5 per cento, l’ondata di freddo degli ultimi mesi ha condotto l’impiego di gas naturale a un picco tanto rilevante 1 da

8 Relazione della Autorità per l'energia elettrica e il gas, anno 2001, pp. 97-98.

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determinare, su base annua, un aumento del suo consumo del 3,4 per cento. Nel settore industriale, invece, il rallentamento dell’attività produttiva ha provocato una riduzione del 2,4 per cento del suo utilizzo, arrestando un trend di crescita ininterrotto da molti anni. Su tale diminuzione ha però inciso anche la sospensione di alcune forniture interrompibili che si sono rese necessarie per fronteggiare le punte di domanda nel settore civile degli ultimi mesi dell’anno. Più complesse e articolate sono viceversa le cause, descritte in seguito, che hanno determinato il limitato incremento, di poco superiore all’1 per cento, dei consumi di gas nel settore termoelettrico. Va rilevato che anche in questo caso la crescita è in buona parte dovuta al picco di freddo degli ultimi mesi dell’anno, che ha prodotto un recupero della flessione registrata nella prima metà dell’anno. La riduzione della domanda ha avuto riflessi determinanti sull’andamento degli approvvigionamenti. Si riscontra, infatti, un calo del 4,6 per cento nelle importazioni corrispondente a circa 3,5 miliardi di mc. La scarsa crescita della domanda ha influenzato anche la produzione nazionale che è diminuita da 16,2 a 15,5 miliardi di mc..".

In altri termini la forte crescita nei consumi di gas naturale prevista dalla società Cross Energy non è così scontata almeno nei valori indicati.

c) Motivazioni di carattere generale connesso principalmente con la dipendenza estera nelle fonti di approvvigionamento richiamando le indicazioni europee finalizzate a ridurre i rischi connessi da tale dipendenza.

Per quanto concerne la provenienza del gas viene indicata da "Mediterraneo, Golfo, West Africa" (nel primo caso si fa riferimento ai paesi dell'Algeria, della Libia e dell'Egitto). A tale proposito si evidenzia che tra i progetti "strategici" vi è anche la realizzazione di un metanodotto sottomarino per l'importazione di gas dalla Libia con innesto alla rete nazionale a Gela.L'Algeria e la Libia sono dotate di 6 terminali di liquefazione di gas naturale per una capacità complessiva di 35 miliardi di mc/anno; l'Algeria oggi è già il secondo fornitore di gas all'Italia (per il 29 %) dopo il CSI (per il 41 %).In altri termini si parla di fornitori per lo più già “conosciuti” per cui non si capisce in quale modo questo progetto contribuirebbe a diversificare (per rendere più sicura la continuità della fornitura del gas) le fonti di gas naturale per evitare problemi dovuti alla instabilità politica dei paesi fornitori.Inoltre, le indicazioni di provenienza europea sulla sicurezza dell’approvvigionamento dell’energia primari, non si limitano alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento con particolare riferimento alla stabilità politica dei paesi fornitori ma anche allo sviluppo delle fonti rinnovabili e alla promozione dell'efficienza energetica in particolare negli usi finali.

3. Profili autorizzativi e procedimentali del progetto Cross Energy

Sotto il profilo autorizzativo l'impianto è soggetto, in particolare a

1. al DLgs 334/99 ("Seveso II") in quanto il gas naturale è un gas molto infiammabile (frase di rischio R12) e il superamento della quantità di 50 tonnellate implica l'applicazione dell'art. 8 e dell'art. 9 del DLgs 334/99. Queste norme prevedono che "per gli stabilimenti nuovi, prima dell'inizio dell'attività" deve essere inviato un "rapporto di sicurezza" all'autorità competente9 e l'impianto deve ottenere un "nulla osta di fattibilità" sulla base di un "rapporto preliminare di sicurezza";

2. alla normativa inerente la "procedura di compatibilità ambientale" (in particolare DPCM 27.12.1988 e s.m.i. nonché il DPR 2.09.1999 n. 348). Si fa notare che non essendo la proposta inserita nel "programma delle infrastrutture strategiche", lo stesso non è sottoposto alle procedure e ai tempi di autorizzazione previsti sia dalla Legge 443/2001 e successive modifiche e integrazioni10. Viceversa i contenuti e la forma con cui deve essere attivata la procedura di compatibilità ambientale a partire dal deposito dello studio di impatto ambientale sono specificati, per il tipo di opera in progetto, nel DPR 348/1999 (paragrafo 6).

Nessuno dei due documenti suddetti è stato presentato o è in fase di valutazione per cui non è possibile entrare in alcun dettaglio in termini di osservazioni per l’assenza della “materia prima”. L’unico documento – parziale – che in qualche modo richiama, pur lontanamente, gli obblighi di legge sopra ricordati è il contenuto dello studio Cross- Energy - "Terminale galleggiante di gas naturale liquefatto (GNL). Valutazione concettuale di sicurezza del Prof. Ing. S. Zanelli", datato aprile 2002.Lo studio è stato sviluppato sulla base di uno “schema progettuale così come è stato definito allo stato attuale da Cross-Energy” e da altri documenti che non sono conosciuti da chi scrive.

Comunque sia, questo studio richiama la struttura di una parte del “rapporto di sicurezza” ex Dlgs 334/99 ma solo e parzialmente per la parte relativa alla individuazione e valutazione degli scenari incidentali connessi con l’attività in questione (v. DPCM 31.03.1989).

9 La Commissione prevista dall'art. 21 del DLgs 22/97 o all'autorità definita dalla specifica normativa regionale.10 V. Legge 1.08.2002 n. 166 e Dlgs 20.08.2002 n. 190.

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Diciamo che è parziale in quanto – come indicato nello stesso documento – ci si limita a individuare degli scenari incidentali e descriverne le possibili conseguenze e probabilità di accadimento senza i dettagli richiesti dalla normativa tecnica di settore.Questa parzialità emerge dalla riproposizione in forma tabellare degli elementi presi in considerazione nello studio del Prof. Zanelli, come riportati nel seguito.

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Tabella 4. Scenari incidentali relativi alle operazioni del terminale galleggiante (come risultanti dallo studio del Prof. Zanelli dell’aprile 2002)

Ipotesi incidentale considerata

Descrizione Effetto Quantità rilascio Danno Frequenza Note

1) perdita contenimento del primo involucro del serbatoio

perdita per criccature/fori del serbatoio

Fuoriuscita di GNL nel secondo serbatoio e sfiato in torcia spenta

limitata nessuno bassa necessità di svuotamenteo del serbaotoio;perdita totale per collasso serbatoio considerata non credibile (costruzione del serbatoio come da EB 1473.1997)

2) oscillazione del GNL nel serbatoio

amplificazione dell'oscillazione nel serbatoio parzialmente pieno amplificata da rollio della nave

sollecitazioni sulle pareti con discontinità geometriche

? ? ? ipotesi considerata nulla in virtù della forma sferica del serbatoio

3) rollover del serbatoio stratificazione del GNL presente con densità diverse e gassificazione di parte del gas

sovrapressione con gas da sfiatare

grandi ? bassa necessità di sfiato di elevate quantità di gas con interruzione delle operazioni

4) sovrariempimento serbatoio

trasferimento di quantità eccessive rispetto alla capacità del serbatoio

tracimazione di GNL, apertura delle valvole di sicurezza, sversamento nell'intercapedine e rilascio verso la torcia spenta

? ? bassa sfiato di quantità non definite con interruzione delle operazioni

5) apertura delle valvole di sicurezza

aumento di pressione nel serbatoio per varie cause

apertura della valvole di sicurezza nel caso in cui le quantità sono superiori al dimensionamento dello sfiato e possibilità di innesco

? ? media progettazione delle valvole con posizionamento tale da evitare danni alle strutture e alle persone in caso di innesco

6) perdita dalle tubazioni di scarico

criccatura della tubazione o rottura del tronchetto con strumenti

getto di GNL innescabile con nube e/o pozza a evaporazione rapida

? irraggiamento a 15 kw/mq a 20-30 metri

media intervento dei sistemi di sicurezza entro 60 secondi; non possibilità di effetti domino

7) perdita dal sistema di compressione e ricondensazione del GNL

perdita di gas evaporato nel sistema di compressione o da quello di ricondensazione

perdita con possibilità di nubi, pozze, getti di dimensioni notevoli

limitate da sistema di compressione, maggiori da ricondensazione

sovrapressioni per esplosione nube

bassa intervento dei sistemi di sicurezza entro 60 secondi;

8) perdite dalle pompe di rilancio

rottura del tronchetto degli strumenti

perdita ad alta pressione con nube di gas

come da perdita da ricondensazione (10-14 kg/s)

sovrapressioni per esplosione nube

modesta intervento dei sistemi di sicurezza entro 60 secondi;

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Ipotesi incidentale considerata

Descrizione Effetto Quantità rilascio Danno Frequenza Note

9) perdite da vaporizzatori

rilascio di gas per apertura valvole di sicurezza, perdita da guarnizioni, rottura di tubo porta strumenti

getto con formazione di nube infiammabile

alcune decine di kg/s sovrapressione per esplosione nube o irraggimento per incendio

modesta intervento dei sistemi di sicurezza entro 30 secondi;il getto incendiato può colpire oggetti fino a 60-70 metri con elevate sollecitazioni di strutture colpite dal flusso termico

10) perdita da tubazioni di sfiato della torcia spenta

perdita di gas a bassa pressione dalle tubazioni di sfiato e dalla torcia

possibilità formazione di nube infiammabile sopra la torcia

? eventuale innesco

bassa posizione del getto verso l'alto con dispersione dei gas o accensione lontano da strutture

11) perdita dal giunto snodato e nel sistema che discende al condotto sottomarino

perdita di gas ad alta pressione

possibilità di getto innescabile che può colpire una catena e/o la prua della nave

? eventuale innesco

bassa presenza di più catene e di doppio scafo della nave

12) distacco non previsto nei bracci di scarico

distacco a causa di condizioni meteoclimatiche avverse con rilascio di gas sul ponte della nave

formazione di nube innescabile anche tra la nave terminale e la nave di trasporto

anche notevole eventuale innesco o esplosione

? danneggiamento dello scafo della nave senza effetti domino

13) impatto di una nave con il terminale

collisione tra nave di trasporto e nave terminale

danni alle navi ? ? bassa possibilità ridotta dalle procedure di accosto, dalla velocità ridotta e, per navi di passaggio, dalla lontananza da rotte; non si ritengono possibili danni ai serbatoi

14) getto incendiato originato dalla nave di trasporto accostata

getto originato da tubazioni o contenitori da braccio di scarico o compressore

innesco del getto (a bassa pressione)

? innesco ? presenza di protezioni delle strutture e delle navi; non possibilità effetto domino

15) rilascio di nube di gnl da nave di trasporto accostata

rilascio da perdita di GNL da nave accostata

innesco della nube 1000-2000 kg innesco ? le quantità limitate e le distanze non permetterebbero il verificarsi di danni alle strutture ed effetti domino

16) rottura dell'ormeggio per maltempo

compromissione dell'integrità dell'ormeggio per maltempo

possibilità di getto innescabile che può colpire una catena e/o la prua della nave

? innesco ? le procedure operative prevedono il blocco delle operazioni in modo preventivo

17) rottura della tubazione sottomarina

rottura della tubazione sottomarina a causa di urto con ancora di nave estranea

rilascio in acqua di GNL ? ? ? protezione della condotta con strutture in cemento; divieto di ancoraggio nella zona di passaggio della condotta

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Come è agevole constatare non vengono forniti per quasi tutti gli scenari incidentali elementi tali per valutarli (in particolare in termini di probabilità di accadimento, di quantità rilasciate) per cui le conclusioni dello studio in questione appaiono perlomeno azzardate ove vengono esclusi degli eventi e altri vengono considerati praticamente come di nessun effetto.Infatti nel documento (v. “considerazioni finali”) si afferma che “L’analisi di quei rischi, assieme allo sviluppo della stima delle conseguenze degli incidenti ipotizzati sarà eseguita in sede di redazione del Rapporto di Sicurezza quando il progetto sarà stato definito meglio di quanto ora è visibile”.

Si vuole porre inoltre in evidenza tre aspetti :

a) diversi scenari incidentali ed in particolare quelli connessi con rilasci di gas dal primo involucro , prevedono l’invio del gas a sfiato in “torcia fredda” il che significa prevedere l’emissione diretta in atmosfera, senza alcun trattamento, di elevate quantità di gas naturale nei casi di gestione di “ordinaria emergenza” descritti. Non si condivide assolutamente tale previsione ad elevato impatto ambientale e di dubbia garanzia sotto il profilo della sicurezza;

b) Nello studio si afferma (par. 4.9) che “Non è fra gli scopi del presente lavoro esaminare le procedure di avvicinamento, accosto, collegamento fra le due imbarcazioni, che sono fortemente condizionate dalle condizioni meteoclimatiche, in particolare dal moto ondoso del mare”. In altri termini le condizioni operative di maggiore rischio e l’elemento meteoclimatico, i fattori di maggiore magnitudo che possono comportare il verificarsi di incidenti industriali rilevanti non sono stati presi in considerazione. Si afferma solo che occorre limitare l’operatività delle operazioni in determinate condizioni di moto ondoso. Manca pertanto un elemento importante per valutare se la localizzazione prevista sia tra quelle “migliori”.. Sempre a proposito della problematica delle condizioni meteoclimatiche, appare significativo che nelle “Risultanze della Commissione tecnico-scientifica per la valtuazione del rischio ambientale derivante dalla localizzazione dei depositi e dalla movimentazione di Gas di Petrolio Liquefatto in alcune aree portuali italiane” (febbraio-maggio 2002) nella riunione del 19.03.2001 la commissione si è incontrata con rappresentanti delle istituzioni che hanno preso parte alla predisposizione del Piano di risanamento dell’area critica ad elevata concentrazione industriale di Livorno, tra cui il Prof. Zanelli. In quella occasione sono stati valutate le problematiche relative all’utilizzo di strutture off-shore per lo scarico di GPL, tra gli aspetti critici enunciati vi è stato “il tipo di condizioni meteoclimatiche (i venti ed il moto ondoso sono tali da non poter garantire un sufficiente numero di giorni/anno con condizioni di operabilità in sicurezza)” . Quindi “a parere del Comitato di Coordinamento dell’Area, (quegli aspetti, ndr) contribuiscono inoltre alla difficoltà di poter gestire con un sufficiente grado di sicurezza le strutture off-shore ed i collegamenti con la costa”. E’ ignoto a chi scrive per quale ragione nello stesso momento il Prof. Zanelli non considerasse questi aspetti come critici o, meglio, omettesse semplicemente di prenderli in considerazione nello studio da Lui redatto per conto della società Cross Energy.

c) Il fatto che il terminale si trovi lontano dalla costa e quindi che lo sviluppo di scenari incidentali prevedibili non possa interessare direttamente la popolazione sulla costa non può essere considerato come un fattore che rende insignificante il rischio in quanto questa condizione se favorevole rispetto alla popolazione per la distanza diventa un fattore di ulteriore aggravamento potenziale degli effetti di incidenti in primis sugli addetti al terminale (che hanno ridotte possibilità di allontanamento dal terminale stesso in tempi brevi per portarsi a distanza di sicurezza) come pure di navi di passaggio nelle vicinanze (non si conosce la posizione ipotizzata per il terminale).

Allo stato e con gli elementi a disposizione non è possibile da parte di chi scrive porre all’attenzione ulteriori considerazioni di un idoneo dettaglio, si rimane a disposizione ove emergano ovvero siano messi a disposizione nuovi elementi.

Per il Centro per la Salute “Giulio A. Maccacaro” - Caldiroli Marco

da Il Tirreno - cronaca Livorno di giovedì 17 ottobre 2002

Offshore del gas, adesso c'è la firmaPatto fra la società Olt e il ComuneInvestimento da 250 milioni di euroPoker di ragioni. Entra in gioco anche il futuro industriale del Cantiere

LIVORNO. Il Comune ha deciso di puntare deciso sul progetto dell'impianto di rigassificazione offshore, 10-15 miglia al largo del porto: l'idea esce dall'Olimpo delle ipotesi e finisce nero su bianco in un protocollo d'intesa che ieri mattina a Palazzo civico è stato firmato dal sindaco Gianfranco Lamberti e

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dall'amministratore delegato della Olt Offshore Lng Toscana, Mario Iviani. Obiettivo: “definire gli impegni reciproci per portare a buon fine il progetto per la realizzazione nell'Alto Tirreno di un terminale di rigassificazione off-shore”, come recita il comunicato ufficiale dell'amministrazione municipale. In ballo, secondo quanto viene riferito, “investimenti per 250 milioni di euro” (circa 490 miliardi di vecchie lire) e “una serie di riflessi positivi sul territorio”.Quali? Un poker. A partire dall'aggancio a nuovi settori produttivi che offrono una prospettiva di diversificazione industriale del Cantiere. In Comune si batte il tasto d'una sottolineatura esplicita nell'intesa: la Olt - viene puntualizzato - si impegna a “coinvolgere nelle attività di trasformazione navale programmata” il Cantiere “a prezzi competitivi di mercato” e conferma “il suo interesse a coinvolgerlo anche per lo sviluppo di eventuali altri analoghi progetti”.Altro aspetto: la valorizzazione dell'azienda municipale Asa la cui privatizzazione ha fatto flop al primo tentativo. Il governo di centrodestra, per favorire le operazioni di passaggio ai privati in questa fase floscia del ciclo economico delle aziende locali di pubblica utilità, ha di fatto azzerato il valore del patrimonio di tubi e impianti: l'esatto opposto della strategia che il Comune aveva perseguito negli ultimi anni per costruire la privatizzazione, bando incluso. Come se non bastasse, la nomina di Paolo Scaroni al vertice dell'Enel ha cambiato decisamente rotta l'orientamento strategico del candidato numero uno all'affare che in pratica si è ritirato dal settore acquedotti. Come fare a evitare di cedere l'Asa per quattro soldi? L'"affaire offshore" casca come il cacio sui maccheroni: e il sindaco sta cercando di farne la capofila di un sistema di aziende consorelle toscane. Entrerà sulla base di un accordo quadro e “potrà avere una partecipazione societaria con il ritiro di una quota annuale di gas”.Terzo elemento: a quanto è dato sapere, nei contatti fra gli amministratori locali e la società privata che ha la regia tecnico-industriale del progetto è emersa la possibilità di una sorta di "sconto" sul prezzo del gas per chi sta nel consorzio-capofila, e questo assicurerebbe un vantaggio competitivo di 5-7 punti nella struttura dei costi per le industrie energivore insediate qui da noi (e con una riconversione a gas che, a giudizio delle fonti di Palazzo civico, ne abbasserebbe l'impatto ambientale).Infine, il tassello 4: il Comune fa sapere di aver ottenuto dalla Olt che, “per quanto possibile”, darà priorità “alla piccola e media impresa locale” per le lavorazioni e i servizi occorrenti per completare il progetto, oltre a favorire “la formazione e l'impiego di manodopera e personale tecnico locale” e ad attivare “una cooperazione in materia di innovazione tecnologica con l'Università di Pisa”.

Livorno, 18 ottobre 2002Lettera aperta del Segretario Provinciale dei Verdi al Sindaco di Livorno“Come il cacio sui maccheroni”

Caro Gianfranco,il giorno del “via” alla verifica programmatica tra le forze del centrosinistra che amministrano il Tuo Comune, alla constatazione della convergenza che possiamo rilevare sulla “Finanziaria” di Berlusconi, alla compatta adesione di tutte le forze del Centrosinistra allo sciopero Generale indetto dalla CGIL, elemento significativo anche perché rappresenta una concreta risposta alla politica irresponsabile di questo Governo, appare sulla stampa la notizia che hai firmato il “Patto” tra Comune di Livorno ed una società privata, per realizzare un off-shore da 250 milioni di euro, (in vecchie lire circa 490 miliardi), un impianto/deposito sottomarino di rigassificazione che partirà dal mare, a circa 25/30 km. dalla costa livornese, ed arriverà fino alla città di Livorno.Non voglio fare la parte di chi dice sempre NO a tutto, i Verdi non vogliono sempre dire No a tutto, voglio e vogliamo solo chiederti pubblicamente come è maturata questa scelta “partecipata”.. La Giunta non ha adottato alcun atto, il Consiglio non si è espresso, le Commissioni Consiliari neanche, le forze politiche non ne conoscono il merito ed i contenuti (almeno noi sicuramente no), insomma, alla fine di questa legislatura si va ad impegnare il futuro della città per i prossimi anni, dicendo che abbiamo “vinto un poker”, che avremo lavoro, che risaneremo l’ASA, che risaneremo l’economia delle piccole e medie imprese locali, ma le domande che ci poniamo e Ti poniamo sono altre: quale sarà l’impatto ambientale di tale opera?È stato fatto un piano di contabilità ambientale ed un calcolo costi/benefici? Una “scelta” di tale dimensioni ed importanza non merita una più approfondita discussione?Mi sembra di capire che l’unico favorevole al progetto sia il Ministro Matteoli. Scusa Gianfranco, mi sembra un po’ poco.Ed infine, pensi davvero che i livornesi abbiano capito di cosa si tratta? Vogliamo spiegarglielo con un progetto in mano?I Verdi chiedono che tale scelta sia discussa e verificata nell’ambito della verifica programmatica appena avviata; forse i Verdi riusciranno a superare le loro “beghe interne” e qualcun altro avrà da discutere molto e più di noi.

Irio Verani

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Portavoce Provinciale dei Verdi

da Il Tirreno - cronaca Livorno di sabato 19 ottobre 2002

“Quel gas? Sarà una manna per tutti”Lamberti difende il progetto off-shore ma quella firma fa discutereDopo lo stop di Frontera atteso per lunedì un incontro col sindaco

LIVORNO. E' previsto per lunedì il faccia tra il sindaco Lamberti ed il presidente della Provincia Frontera sul progetto per il gas off-shore. Un chiarimento necessario dopo lo stop arrivato da Palazzo Granducale all'intesa siglata da Lamberti con la Olt Offshore Lng Toscana, srl romana pronta ad investire 250 milioni di per realizzare, a 12 miglia dalla costa, un impianto di rigassificazione. In sostanza, due grosse navi che convertono i gas naturali in metano poi ridistribuito a terra con una condotta sottomarina. La firma al protocollo d'intesa non è piaciuta a Frontera che ha avvertito Lamberti che il Comune non ha alcuna competenza sull'investimento. Ma Lamberti e l'assessore rilanciano: questo progetto non solo è ecocompatibile, ma è anche una ghiotta opportunità per la città.Lamberti parla di “occasione importantissima” in una fase in cui il primo cittadino è operativo su più tavoli: uno governativo, per l'affare cantiere. L'altro regionale, dove ci sono ripetuti incontri sui prossimi investimenti livornesi col presidente Martini. Perché la piattaforma off-shore può essere - dicono Lamberti e Bussotti - una manna per tutti. Per l'Asa, in primo luogo, che entrando nell'investimento potrebbe diventare azienda leader in toscana per la distribuzione di metano (e sarebbe gas “proprio”, quindi utilizzabile a prezzi ridotti rispetto a quello attuale, comprato da Snam e proveniente dai “pozzi” del'Algeria o dell'ex Urss). Ne beneficeremmo tutti - si dice a palazzo civico - con bollette che potrebbero alleggerirsi. Asa, in più, acquisterebbe un valore aggiunto tale da rendere l'ex municipalizzata ancor più appetibile per i privati.Ma il gas off-shore potrebbe rivelarsi utile per avviare la riconversione della centrale Enel di via Orlando, ancora oggi funzionante con olii combustibili, e che risolverebbe così il problema dell'approvvigionamento del metano, principale ostacolo nel cammino verso un ciclo combinato. Infine l'impianto della Olt sarebbe rivitalizzante per lo stesso cantiere Orlando che potrebbe lavorare per la costruzione delle due navi che sono parte integrante del progetto. Ma il problema sicurezza? “In termini di sicurezza del progetto - spiega l'assessore all'ambiente Luca Bussotti - Olt ha fornito da tempo un compendioso studio del professor Zanelli, dell'Università di Pisa, indicato dalla Provincia di Livorno come proprio rappresentante all'interno del programma relativo alla sicurezza in mare,nonché coredattore del piano di risanamento dell'area critica ad elevata concentrazione industriale di Livorno (legge 137/97) in cui si dimostra come i margini di pericolosità della piattaforma off-shore siano praticamente nulli. Giova ricordare che la giunta comunale di Livorno ha dato il proprio parere favorevole alla sottoscrizione del protocollo d'intesa soltanto dopo avere esaminato attentamente tale studio”.. Insomma, per l'amministrazione comunale - che ha esaminato il progetto - i rischi sono nulli. Si tratterebbe, del resto, di un impianto collocato a 12-15 miglia dalla costa e costituito da due navi ed una condotta sottomarina. Non avrebbe, insomma, quell'impatto che fa discutere, per esempio, sull'Adriatico, dove si parla di piattaforme perforanti e dove i Ds sono decisamente contro. Sarebbe - insomma - un impianto più sicuro delle attuali gasiere su terra, ritenute da molti “bombe ecologiche” innescate alle porte della città.Dall'altro lato si obietta che il gas off-shore sarebbe un duro colpo per la nautica da diporto. Non solo, la scelta del sito sarebbe determinante anche per non calpestare quei piani di rilancio turistico, di cui la Provincia è interprete in prima linea, che passano attraverso il parco dell'arcipelago, per esempio. Natura, costa e gasiera appaiono, a molti, difficilmente conciliabili. Sono anche questi, probabilmente, i motivi per cui da Palazzo Granducale è arrivato il “no”.Sulla questione delle competenze, tuttavia, Bussotti afferma: “In termini procedurali, il soggetto responsabile è il ministero delle Attività produttive, il quale dovrà convocare due Conferenze dei Servizi finalizzate a raccogliere i pareri del ministero dell'Ambiente, di quello delle Infrastrutture, della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Livorno, dell'Autorità Portuale, della Capitaneria di Porto. Appare dunque chiaro il tipo di procedura, in cui né il Comune né la Provincia sono direttamente responsabili”.Ma perché - chiedono i Verdi - non si è informato il consiglio comunale, la cittadinanza di questo progetto così importante per la città? “Non è un progetto nuovo - risponde Lamberti - già ne parlai ampiamente nel luglio scorso al Lem. Gli atti di quella conferenza sono noti a tutti i consiglieri comunali”. Ma Rifondazione incalza: “Si fa già troppa energia con Enel” e sollecita un consiglio comunale urgente sul caso “gas in mare”.

Una lettera contro Mostro metallico in mezzo al marePerché tutto questo silenzio?lettera firmata

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LIVORNO. Finalmente un momentaneo sospiro di sollievo, ma ancora tante perplessità. Leggo sul Tirreno “Off-shore del gas, finalmente la firma”, poi se Dio vuole il giorno seguente “la Provincia dà lo stop”, spero solo che non sia la solita mossa politica, ma insieme ad altri oppositori, la prima avvisaglia di un muro insormontabile. Ma intanto mi chiedo: non è la prima volta che se ne parla, eppure nessuno ha mai espresso la giusta indignazione. Ho visto nascere comitati più o meno spontanei e letto lettere roventi su alberi abbattuti, parcheggi, traffico insediamenti urbanistici, cacche di cani, palme, mercatini etc., e quindi mi sono chiesta perché non siamo già tutti, ma proprio tutti, già schierati sul lungomare a strillare No e già che ci siamo goderci quelli che potrebbero essere gli ultimi bellissimi tramonti non deturpati da un mostro metallico pieno di gas. Trapiantata da lungo tempo a Livorno e quindi adottata, mi son sempre chiesta perché questa città dotata dalla natura di una costa bellissima con un clima che ci protegge quasi costantemente dagli estremi del caldo e del freddo, non ha fatto tesoro e quindi esaltato ogni aspetto positivo. Ho sempre sognato una città giardino accarezzata dalle onde, per i nostri figli, per noi, per tutti i turisti che verrebbero a godersela. Invece niente, ovunque degrado, quel timido tentativo iniziale, subito annullato dalla trascuratezza successiva. Immagino la che prima ovvia osservazione sarà: prima l'occupazione e poi il resto, senza lavoro le bellezze della natura passano in secondo piano. Giustissimo, ma siamo sicuri che il lavoro arrivi solo e sempre a seguito dell'industrializzazione, feroce, a discapito di tutto; come mai tanti privilegiano il turismo, anche con meno risorse naturali di Livorno e la qualità della vita dei residenti? Le storiche gite domenicali delle barchette con la famiglia alla Meloria saranno allietate dalla presenza di un megadeposito di gas? Cosa se ne faranno i comitati che hanno salvato l'albero, la zona verde per i bambini, Montenero dalla cementificazione etc. di una città che vive nel rischio costante di un incidente con irreparabile danno ambientale? Con le ciminiere alle spalle, i depositi di carburante etc. dobbiamo deturpare anche il mare? Magari quello non era l'unica vera e sacrosanta passione dei livornesi? Dopo più di trent'anni che abito in questa città pensavo di avere le radici, vedevo la mia vecchiaia, e i miei nipoti sui pratini di Antignano davanti al mare, ora comincio ad avere l'istinto dell'animale che fiuta il pericolo e cerca di mettere in salvo i cuccioli.

Verani (Verdi) critico “Ma i cittadini non sono stati informati”

LIVORNO. Il mal di pancia tra verdi e sindaco non cessa. La vicenda del gasdotto a 12 miglia dalla città è nuova benzina sul fuoco. Lo dice chiaramente Irio Verani, portavoce provinciale dei Verdi. Appresa dalla stampa la notizia del “patto” tra Comune di Livorno ed una società privata “per realizzare un Offshore da 250 milioni di euro un impianto/deposito sottomarino di rigassificazione che partirà dal mare, a circa 25/30 km dalla costa livornese”, Verani dice a Lamberti: “Non voglio fare la parte di chi dice sempre no a tutto, i Verdi non vogliono sempre dire no a tutto, voglio e vogliamo solo chiederti pubblicamente come è maturata questa scelta 'partecipata'. La giunta non ha adottato alcun atto, il consiglio non si è espresso, le commissioni consiliari neanche, le forze politiche non ne conoscono il merito ed i contenuti (almeno noi sicuramente no), insomma, alla fine di questa legislatura si va ad impegnare il futuro della città per i prossimi anni, dicendo che abbiamo 'vinto un poker'”, che avremo lavoro, che risaneremo l'Asa, che risaneremo l'economia delle piccole e medie imprese locali, ma le domande che ci poniamo e Ti poniamo sono altre: quale sarà l'impatto ambientale di tale opera? E' stato fatto un piano di contabilità ambientale ed un calcolo costi/benefici? Una scelta di tale dimensioni ed importanza non merita una più approfondita discussione? Mi sembra di capire che l'unico favorevole al progetto sia il ministro Matteoli. Scusa, mi sembra un pò poco. Ed infine, pensi davvero che i livornesi abbiano capito di cosa si tratta? Vogliamo spiegarglielo con un progetto in mano”?

Firenze, 20 ottobre 2002Come il cacio sui maccheroni: interviene il Capogruppo Verdi alla Regione Toscana

Il consigliere regionale dei Verdi, Fabio Roggiolani, ha recepito in una interrogazione urgente all'assessore all'ambiente Franci il testo integrale della posizione della Provincia di Livorno sul progetto di piattaforma off-shore.Roggiolani aggiunge questa dichiarazione: "Il sindaco Lamberti ama giocare a poker, è convinto di aver vinto, ma è cascato in un grande bluff. Comunque chi ha ragione lo vedremo in futuro, certo che decisioni di questa portata, di questa gravità che tra l'altro non competono neanche un po’ al Sindaco di Livorno (se non come azionista dell'Asa) sarebbe meglio prenderle di mattina e non intorno ad un tavolo da gioco. E' evidente comunque che una simile decisione , qualora fosse assunta , merita certo una consultazione dei cittadini della Provincia di Livorno, nel frattempo forse non sarebbe male se consultasse appunto ad esempio e casualmente La Provincia, La Regione........”

Interpellanza urgente

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Impianto Off Shore a LivornoMario Lupi - Capogruppo VERDI nel Consiglio della Provincia di Livorno

Appreso solo dalla stampa locale che in data 17.10.02 il Sindaco di Livorno ha firmato “un patto” con la Società OLT Off-Shore;Considerato assai inusuale e grave che non sia ancora dato di conoscere alcun particolare (se non quanto riportato dalle cronache dei quotidiani locali nei giorni successivi, e quindi non ufficiale) dei contenuti e della valenza del cosiddetto “patto” firmato dal Sindaco di Livorno, né di conoscere il percorso che ha portato a tale decisione assunta dal sig. Sindaco, ne tantomeno quali consultazioni e con chi, siano state effettuate a riguardo;Ritenuto, per quanto a nostra conoscenza, che nessun atto è stato finora adottato da alcun livello amministrativo di alcun ente territoriale (Comune, Provincia, Regione, Port Authority ecc..), e che risulta una sola ed unica superficiale, e non significativa, comunicazione del Ministro Matteoli rilasciata alla stampa locale in data 28 luglio u.s., alla quale peraltro è prontamente seguita una precisazione resa pubblica dall’Assessorato Regionale all’Ambiente che dichiarava di non possedere alcuna notizia a riguardo; Ritenuto che fino al 17 c.m. i rapporti di collaborazione istituzionale fra Comune e Provincia di Livorno sono stati basilari nelle scelte di carattere territoriale di ampie dimensioni: dall’accordo di programma con cui fu celermente approvato il Piano Strutturale del Comune di Livorno, fino ai temi dello sviluppo della logistica e dell’interporto che coinvolgono strettamente, insieme al Comune e alla Provincia di Livorno, anche l’Autorità Portuale e il Comune di Collesalvetti.Preso atto con soddisfazione che la Provincia di Livorno, con il Presidente Claudio Frontera, è prontamente intervenuta nella questione esprimendo perplessità ed adducendo una serie di problematiche connesse ed in particolare che:1) la dimensione territoriale del progetto per l’installazione di una piattaforma di rigassificazione in acque internazionali off-shore esula da considerazioni comunali o locali e interessa l’intero Alto Tirreno. Da qui la centralità, anche per dare un senso “federalista” alle scelte, della Regione Toscana nel percorso autorizzativo oltre all’implicazione di numerose istituzioni per le problematiche di competenza. In particolare, risulta indispensabile l’attivazione delle competenze della Regione per quanto attiene al Piano Energetico Regionale, della Capitaneria di Porto per la costruzione di opere a mare, dell’Autorità Portuale per le opere in aree portuali e della Provincia ai fini della procedura disciplinata dalla legge 340/00 relative alla Valutazione di Impatto Ambientale e per l’utilizzo di siti industriali e per l’istallazione di impianti destinati all’approvvigionamento strategico dell’energia. Da un primo esame delle procedure relative ad un progetto come quello della Piattaforma off-shore, per quanto è di nostra conoscenza, non risultano competenze autorizzatorie facenti riferimento all’Amministrazione Comunale, se non all’interno della procedura di VIA comunque riferita al Ministero dell’Ambiente, alla Regione e alla Provincia.2) Nell’ambito del Piano di Risanamento dell’area critica ad elevata concentrazione industriale di Livorno (Legge 137/97) approvato dal Ministero dell’Ambiente nel 2001, per quello che concerne l’approvvigionamento energetico dal mare con condotte sottomarine, fu presa in considerazione e scartata in quanto considerata pericolosa una tale ipotesi. Per riprendere in considerazione un progetto, ancorché diverso, rispetto a quelli precedentemente valutati, occorre una doverosa prudenza e un’attenta valutazione degli aspetti riguardanti la sicurezza dell’impianto e delle aree marine interessate. Bisogna prendere infatti in attenta considerazione non solo gli elementi di pericolosità intrinseca nell’impianto (rischi di esplosione e simili) ma l’aumento del rischio nautico derivante dal forte incremento di traffico di grandi navi gasiere che verrebbero a conferire il gas liquido all’impianto di rigassificazione posto in lato mare.3) Occorre una valutazione non solo di tipo ambientale ma di tipo economico sulla compatibilità di un simile impianto con le linee di sviluppo del traffico diportistico legate al progetto di Porto Turistico di Livorno ma anche ad altri porti turistici limitrofi. E’ da dimostrare infatti che la commistione di traffico delle navi gasiere e di imbarcazioni da diporto non costituisca un forte elemento di svantaggio per lo sviluppo del diportistico.Cio’ premesso e considerato, si interpella la S.V.Affinchè si faccia interprete del Consiglio Provinciale ed acquisisca gli elementi utili per conoscere: 1) Se l’ipotetica proposta avanzata dalla società OLT offshore risulta essere la medesima ipotetica indicazione di cui alla comunicazione rilasciata agli organi di stampa dal Ministro Matteoli e dal Sindaco di Livorno in data 28 luglio u.s. o se trattasi di due proposte diverse tra loro; 2) Se tale proposta sia stata ufficialmente sottoposta all’attenzione della Provincia di Livorno, e come la Provincia è venuta a conoscenza della sottoscrizione del “patto”;3) Se risulta che la Regione Toscana, sia stata investita preventivamente di tale progetto o se sia stata informata solo dopo la firma di tale “patto”, e se risulti a riguardo una qualsiasi espressione di parere espresso dalla stessa Regione Toscana;4) Se i consiglieri Provinciali possano disporre di copia del “patto” in essere, che sembra peraltro noto ai quotidiani locali che riportano cifre e linee progettuali;

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5) Se ritiene di adottare iniziative, (ed eventualmente conoscere con quali strumenti modi e tempi), per far conoscere alla cittadinanza lo stato della pratica che risulta anche politicamente distante dal concetto di “scelta partecipata”;6) Se intende avocare a se, quale ente sovracomunale, il ruolo di coordinamento e regia.

Da "Il Tirreno - cronaca Livorno di mercoledì 23 ottobre

Ma l'offshore del gas resta ancora un Ufo...Consiglio comunale fra polemiche, paure e speranzeE' un rischio-shock o una grande opportunità?Meglio di no. Gangemi: avrà un impatto ambientale disastrosodi Mauro Zucchelli

LIVORNO. Non c'è il sindaco Gianfranco Lamberti negli scranni della giunta nell'aula consiliare di Palazzo civico ma, dopo l'annuncio municipale della firma del protocollo con la società privata romana Olt (Offshore Lng Toscana) e dopo l'aspro ping pong fra i vertici delle due principali istituzioni elettive della città, la questione dell'offshore del gas si materializza in consiglio comunale: adesso mettendo l'accento sul fattore rischio, talvolta paventandola come una bufala propagandistica o magari invece individuandola come una opportunità unica. Ma con una sottolineatura: parliamone, confrontiamoci, approfondiamo. Senza anatemi né adesioni entusiastiche: semmai voglia di capire (e di rivendicare un ruolo).Caro consiglio comunale, il ruolo mica te lo regala qualcuno, c'è da provare a conquistarselo con le unghie e con i denti: siccome il sindaco e il ministro ne avevano parlato in luglio al conclave del Lem (senza contare che su queste colonne era stato dato ampio risalto alla vicenda), davvero non potevi svegliarti prima?“No, caro sindaco, non basta cavarsela dicendo di averlo annunciato al Lem”. E' questo il messaggio in bottiglia che Paolo Gangemi, capogruppo di Rifondazione comunista, invia alla poltrona vuota del primo cittadino. E' lui, insieme ai consiglieri della lista civica Livorno insieme e dei verdi, a far saltare fuori questa voglia di contare: succede nelle "comunicazioni", quella sorta di "antipasto" della seduta consiliare che in realtà ieri mattina assorbe tutto intero il dibattito.Per mancanza di numero legale, tutti a casa appena decolla la discussione su due mozioni incrociate (il no del Prc alla guerra contro l'Iraq, un vecchio documento di solidarietà al popolo israeliano colpito da atti di terrorismo firmato da esponenti del Polo e da Livorno insieme). Rimane, dunque, nel cassetto il documento sulla spinosa questione di via Corcos. In naftalina anche l'elezione del nuovo presidente dell'assemblea consiliare dopo le dimissioni di Lorenzo Mannelli.Parliamone dove? “In terza commissione consiliare”, suggeriscono i rifondatori. “In seconda commissione”, preferirebbe Federici (Pdci). Richieste accolte: intanto, comunque, l'iter va e il protocollo prende la strada del ministero.“Il consiglio comunale deve misurarsi con quest'argomento, - avverte l'ex vicesindaco Massimo Bianchi - è una barzelletta dire che l'informazione è stata data con quell'annuncio al Lem: tutti l'avevano ritenuta un diversivo del sindaco per evitare di finire nell'angolo in una fase di difficoltà”.“Noi socialisti Sdi non eravamo stati affatto zitti, - afferma Luciano Vizzoni - meglio sarebbe se si analizzassero i pro e i contro con rigore scientifico: andando a vedere le esperienze altrui. E valutando i rischi per una città che, non dimentichiamolo, nella periferia nord è già ad alto rischio: quali elementi di sicurezza sono necessari? ci sono ricadute positive per il Cantiere?”. E poi: è utile l'offshore alla riconversione della centrale Enel per abbassare le emissioni inquinanti? A questa prospettiva guarderà con interesse nella replica l'assessore Bruno Picchi: sarà lui a rispondere a nome della giunta, visto il forfait sia del sindaco che dell'assessore all'ambiente.Discutiamone, ma Gangemi (Prc) non usa giri di parole: “Credo che l'impatto sia tremendo. Da dare risposta a tanti dubbi: noi vogliamo che l'Eni resti di Stato, perché dobbiamo dar man forte a chi vuole indebolirla? la collocazione dell'impianto è in un parco marino? c'è il pericolo di esplosioni? le condutture creano problemi ai fondali? “E le risposte non arrivano certo dal duetto fra Lamberti e Matteoli...”.Le “molte preoccupazioni” si rincorrono, l'una tira l'altra: basta ascoltare il verde Gabriele Volpi: che arriva a paventare la vulnerabilità del futuro impianto a “eventuali attacchi del terrorismo internazionale” e a chiedersi se in caso di esplosione della nave-tandem vi sia il rischio di una conseguente “onda anomala” verso la costa.Fanta-ipotesi? Dev'essere quello che pensa Massimo Bianchi (lista civica): “Ma vi ricordate che qui esistono Agip e Darsena Petroli? Dovessimo spostare chissà dove tutte le attività ad alto rischio...”.. Anche Federici suona la stessa musica: “Il Canale industriale non è un ufo, e nemmeno l'Agip o i costieri D'Alesio: o l'offshore è una bufala o va portato avanti. Sia chiaro, con tutte le garanzie contro le "fabbriche di morte" e dentro un solido quadro di regole. D'altronde, il rischio è un po' ovunque e, anche se ho qualche dubbio che l'operazione offshore salvi il Cantiere, la città non può permettersi il lusso di respingere tutto e il contrario di tutto”.Anche Bruno

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Tamburini, capogruppo di Alleanza nazionale, snocciola perplessità (“le procedure sono complesse e c'è una babele di competenze”). Però sull'altro piatto mette il bisogno di “uscire da quest'ingessamento della città”: un no pregiudiziale “è da incoscienti”.Ma i consiglieri Davide Cecio e Alessandro Cosimi, l'uno coordinatore della Margherita e l'altro segretario della federazione Ds, insistono su un aspetto: il protocollo d'intesa è un avvio, non la conclusione del percorso. E, in tandem con Cosimi, l'assessore Picchi: è il primo atto che rende possibile l'analisi dettagliata del progetto attraverso lo studio e il percorso di valutazione sotto l'ombrello di tre ministeri, il Comune “lo accompagna”.Cecio: “Siamo nella fase istruttoria e noi della Margherita non abbiamo ancora espresso un giudizio definitivo: certo che mi domando se esista qualcos'altro in grado di calamitare qui investimenti per 500 miliardi di vecchie lire. E di valorizzare l'Asa, patrimonio di tutti i cittadini, attualmente in fase di privatizzazione”.Cosimi: “Non si conoscono ancora i dettagli ma se c'è una opportunità di sviluppo il sindaco deve fare tutto il possibile per approfondirla. No, non sono per aggiungere rischio a rischio ma le procedure sono severe. Un giudizio positivo? Lo sospendo, in attesa di avere elementi ulteriori, ma Lamberti ha fatto bene a avviare il percorso. E niente ideologismi, per favore”.Ma Livorno non sta sulla luna: e l'esigenza di dotare il Paese di un nuovo terminal di rigassificazione resta, aldilà dell'altalena degli schieramenti politici alla guida di palazzo Chigi. Lo dice chiaro l'assessore Picchi squadernando il quotidiano confindustriale "Sole 24 Ore": la notizia del giorno è proprio il trasporto via mare del gas liquido come nuova frontiera dell'utilizzo per l'energia. “Queste scelte si fanno qui perché c'è un porto, perché c'è una azienda municipale gas, perché c'è un cantiere con un know how: non si fanno nel deserto o sul monte Bianco. E comunque il nostro caso è ben diverso da quello dell'Adriatico: qui è una nave-officina, lì l'offshore è accompagnato da una attività di trivellazione dei fondali. Livorno ora deve decidere: sta dentro questo processo o lo respinge?”.

Verdi. Doppia interpellanzaLupi e Volpi: già bocciata l'idea di far arrivare l'energia dal mare con condotte sottomarine

LIVORNO. Verdi all'attacco contro l'idea di realizzare un impianto offshore al largo del porto per ricevere metano tramite navi-cisterna e spedirlo a terra mediante conduttura sottomarina. Lo fanno con due interpellanze-fotocopia presentate l'una da Mario Lupi in Provincia e l'altra da Gabriele Volpi in Comune. Nel mirino il sindaco: “assai inusuale e grave” che dell'intesa firmata con la Olt non sia ancora stato possibile conoscere niente se non tramite notizie di stampa: né il percorso né quali consultazioni né con chi.Nell'interpellanza urgente si sottolinea che “nell'ambito del Piano di risanamento dell'area critica ad elevata concentrazione industriale di Livorno (legge 137/97) approvato dal ministero dell'ambiente nel 2001, per quello che concerne l'approvigionamento energetico dal mare con condotte sottomarine, fu presa in considerazione e scartata in quanto considerata pericolosa una tale ipotesi”.A giudizio di Volpi e Lupi vanno valutati i pericoli non solo in sé (esplosione) ma anche “l'aumento del rischio nautico derivante dal forte incremento di traffico di grandi navi gasiere”.I verdi segnalano che “nessun atto è stato finora adottato da alcun livello amministrativo di alcun ente territoriale (Comune, Provincia, Regione, Port Authority ecc..), e che risulta una sola ed unica superficiale e non significativa comunicazione del ministro Matteoli rilasciata alla stampa locale”. Anzi, si fanno forti delle perplessità di Frontera per richiamare l'esigenza che la questione non sia analizzata solo dal Comune ma metta al centro del percorso autorizzativo la Regione Toscana. E poi: la Regione e la Provincia sono state coinvolte o solo informate a cose fatte.

Da La Nazione - cronaca Livorno del 23 ottobre 2002

Nuovo scontro sul gassificatore“Valuti la terza Commissione”

LIVORNO — Un asse politico a tre si è formato in consiglio comunale ieri tra i consiglieri Massimo Bianchi di Livorno Insieme, Paolo Gangemi del PdRC e Gabriele Volpi dei Verdi: i tre esponenti hanno chiesto con una comunicazione, che sia messo all'ordine del giorno della III commissione consiliare il contestato progetto di impianto off-shore per la gassificazione del metano. Gangemi ha annunciato: “Occorre che il progetto di impianto off shore passi in III commissione per un'attenta valutazione dei pro e dei contro. Poi il consiglio comunale dovrà dire la sua”. Gangemi ha quindi puntato l'indice contro “il rapporto diretto su questa vicenda che si è instaurato tra il sindaco Gianfranco Lamberti ( il 'grande promotore' del progetto di piattaforma off shore e della relativa intesa, firmata il 16 ottobre, tra la Società Olt Offshore Lng Toscana il Comune) e il ministro dell'ambiente Altero Matteoli dal quale è stato escluso ogni altro interlocutore possibile come la Provincia, che ha fatto la voce grossa”. Massimo Bianchi ha aggiunto: “Voglio ricordare al sindaco (assente

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ieri per impegni esterni, ndr) che il semplice fatto di avere parlato a luglio della piattaforma per il metano al Lem durante la conferenza di metà mandato, non è bastato a coinvolgere la città”.. L'assessore alle infrastrutture Bruno Picchi ha replicato: “Il protocollo d'intesa firmato dal sindaco Lamberti e dall'amministratore delegato della Olt Offshore Lng Toscana Mario Iviani è solo il primo passo di un iter complesso che implicherà il coinvolgimento di tutti gli enti locali e di tre ministeri: dell' ambiente, dell'interno e dei trasporti. Solo quando i ministeri dell'ambiente e dell'interno si saranno espressi, potranno essere convocate le due conferenze dei servizi sulla piattaforma in mare e sulla condotta sottomarina che porterà il gas a terra”. Sempre ieri in consiglio è stato annunciato che oggi il sindaco con gli assessori Bruno Picchi e Alessandra Atturio (alle attività produttive) e l'amministratore straordinario del Cantiere navale Orlando Angelo Rosi, saranno a Roma al tavolo del governo per le emergenze occupazionali. In apertura di consiglio il capogruppo dei Ds Mauro Penco è intervenuto sui gravi episodi verificati a Napoli a danno dei “pacifici tifosi del Livorno sequestrati nei pullman per ore prima e dopo la partita senza motivo. Addirittura alcune donne sono state prese a manganellata per avere chiesto di andare alla toilette”. La vice sindaco Paola Bedarida ha risposto: “Insieme al sindaco chiederò al questore un incontro affinché anche le questure di altre città trattino la nostra tifoseria in maniera civile e costruttiva”.

di Monica Dolciotti

Livorno: una citta' alla deriva?Comitato cittadino per la difesa dalle antenne della telefonia mobile e dall'inquinamento ambientalePangeaAlmis

L'ultima novità: il terminal gas off shore. La vicenda fornisce un bella occasione per meditare. La città di Livorno è inserita in un contesto industriale con presenza di industrie a rischio d'incidenti rilevanti secondo la direttiva Seveso (Agip, Costiero gas, D.O.C, Dow Italia, Costieri D'Alesio). Questi rischi non bastavano. Bisognava anche pensare al terminal gasiero off shore. Si dice che i rischi d'incidente di questo impianto siano quasi nulli. Ma, a parte considerazioni di altro tipo, non ci si rende conto che impianti a rischio d'incidente grave dovrebbero essere tenuti ben lontani da centri abitati? L'inquinamento. La provincia di Livorno e il Comune di Livorno sono tra le zone più inquinate della Toscana, come bene evidenziano i dati dell'inventario delle sorgenti di emissione e gli indicatori di pressione ambientale resi noti dalla Regione Toscana. Ciò è il risultato, oltre che dell'inquinamento dovuto al traffico cittadino presente in tutte le città toscane e non, di quello prodotto da attività industriali come, ad esempio, la centrale elettrica dell'Enel.La salute. Nelle statistiche, la provincia di Livorno è abitualmente superata, per morti di tumore, solo da una trentina di comuni su 100; in Toscana peggio di noi c'è solo Prato e Firenze. Secondo dati del'95, nella zona nord del comune di Livorno si ha un rischio di morte relativo del 15% in più rispetto a quella sud. E' evidente che i fattori ambientali derivati dall'attività industriale incidono significativamente sulla salute.Il declino economico e sociale. La città di Livorno si sta spopolando da almeno 15 anni; ci sono meno nascite e matrimoni, c'è la fuga dei giovani; in città rimangono gli anziani. La popolazione cittadina è ormai meno della metà di quella della provincia; in 20 anni è passata dal 50,7% al 47%. Si assiste a un progressivo declino industriale e occupazionale, mentre i valori sociali decadono e si diffonde il vandalismo e la microcriminalità.La vecchia politica economica. Questi fatti sono il risultato di una politica economica, iniziata in tempi remoti e proseguita fino ad oggi, d'insediamenti industriali inquinanti e pericolosi, come se Livorno fosse una landa tanto depressa da essere capace solo di sopravvivere con attività "sporche": inquinanti e pericolose.I ritorni negativi. Le risorse e i benefici delle attività industriali escono dalla città lungo le strade, le navi, gli elettrodotti; i guadagni se ne stanno lontano nelle banche. Qui rimangono gli inquinanti, in cambio di non molti posti di lavoro che, con il progredire dell'automazione, si stanno progressivamente riducendo. L'ambiente degradato tiene poi lontano altre attività moderne, competitive, che potrebbero assicurare alla comunità cittadina benessere economico in un ambiente sano e piacevole.Un esempio negativo. La provincia produce il 70% dell'energia elettrica della Toscana e ne consuma il 22%; il resto se ne va. La centrale Enel in città è un impianto ad olio combustibile che risale agli anni ’60. Ha bruciato, fino ad oggi, oli ricchi di zolfo e metalli pesanti; ha funzionato anche da sorta di inceneritore di rifiuti industriali pericolosi e cancerogeni. L'inquinamento prodotto è tanto, i posti di lavoro pochi. C'è stato un bel guadagno per l’Enel e notevoli danni sociali ed economici per Livorno.Un altro esempio negativo. Mentre non si farà più l'inceneritore che era stato deciso in Versilia, quello esistente in città sarà raddoppiato e brucerà i rifiuti anche di zone lontane. Si potrebbe discutere se fosse stato preferibile potenziare invece il riciclaggio dei rifiuti. Sta di fatto che i livornesi respireranno i fumi e le diossine prodotti dalla combustione dei rifiuti di altri, ma non avranno né un centesimo di riduzione della tassa sui rifiuti solidi né alcun altro effettivo vantaggio.

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E' necessario un diverso modello di sviluppo. La difesa dell'ambiente e della salute non è solo un elemento che migliora la qualità della vita ma è anche un fattore di sviluppo economico, perché crea la condizioni favorevoli ad attività più moderne, sane e remunerative. Queste idee sono ormai conosciute e largamente condivise. Ad esempio, la Commissione europea, nella comunicazione 576/2000 scrive: “una migliore integrazione di fattori ambientali nella politica economica migliorerà l’efficienza economica stessa”.Bisogna quindi cambiare rotta, iniziare una decisa opera di risanamento ambientale. Livorno ha le capacità imprenditoriali, le risorse umane e professionali per rinascere e portarsi ai livelli economici delle zone d'Italia più ricche e più fortunate. Bisogna però preparare le condizioni adatte per lo sviluppo. Interventi ambientali immediati. E' necessario innanzitutto monitorare subito gli scarichi delle ciminiere e in modo più organico i livelli dei vari inquinanti nell'aria. Con una visione precisa dell'attuale situazione ambientale, potranno essere programmati gli interventi di risanamento più urgenti.Due attuali emergenze. Secondo la stessa Arpat, da uno studio fatto nei quartieri nord emerge che bisogna intervenire prioritariamente sull'Enel e sul traffico.Le polveri fini sono, insieme al benzene, tra gli inquinanti più dannosi. La Regione ha perciò deciso di far scattare la circolazione a targhe alterne tutte le volte che per 5 giorni consecutivi le polveri fini superino il limite di attenzione di 50 microgrammi per metro cubo, come media delle 24 ore.Ebbene, in un recente documento Arpat risulta che nel periodo esaminato dal 15 gennaio al 31 agosto 2002, le polveri fini in viale Carducci hanno superato, un giorno su due il limite di attenzione e un giorno su sei addirittura il limite di allarme. Nello stesso documento Arpat si afferma la necessità di un'analisi delle polveri per “applicare i migliori interventi possibili per la riduzione dei livelli d'inquinamento”. Che si aspetta?Secondo quanto pubblicato sui giornali saranno applicati degli elettrofiltri alla centrale Enel di Livorno. Questi hanno però dato modesti risultati alla centrale di Tor del Sale a Piombino. D'altra parte la metà delle linee elettriche che portano fuori città l'energia elettrica prodotta dalla centrale Enel passano nella circoscrizione 1 dove sono state trovate dall'Arpat situazioni critiche per l'elettrosmog. La ventilata conversione della centrale a gas e il suo conseguente potenziamento, né di attuazione immediata, né di attuazione sicura, aggraverebbero i problemi di elettrosmog. Il centro di una città poi, per molti motivi, non è il luogo adatto per centrali elettriche, specie se di gran potenza; e c'è già poi quella dell'Enipower, destinata inevitabilmente ad essere potenziata.Che si aspetta dunque a chiudere quella dell'Enel?La rivitalizzazione del tessuto urbano. Le singole iniziative e i singoli interventi dovranno essere valutati alla luce di una visione globale dello stato dell'ambiente e degli interessi della città.. Non dovranno essere assecondate quelle iniziative imprenditoriali che vedono in Livorno una zona irrimediabilmente degradata dove si possono fare facilmente affari. Si dovrà invece, sull'esempio di quanto è stato attuato con successo in altre zone, stimolare e rivitalizzare il tessuto sano e produttivo della città e della provincia.

AMBIENTE : VERDI SU PROGETTO IMPIANTO RIGASSIFICAZIONE OFFSHORE LIVORNOFirenze 25 ottobre '02

Sulla realizzazione nell' Alto Tirreno di un terminale di rigassificazione off-shore sono intervenuti oggi i Verdi della Toscana.

MARIO LUPI, presidente dei Verdi Toscani, ha dichiarato: "Dato che proprio nei primi giorni di novembre si aprirà un dibattito nei consigli comunale e provinciale di Livorno sul cosiddetto 'pacchetto portuale', i Verdi, con l'interrogazione presentata oggi, portano la discussione relativa alla costruzione dell' impianto di rigassificazione offshore anche in Regione Toscana.Noi pensiamo che, in coerenza con il Piano Territoriale di Coordinamento e con i temi dello sviluppo della logistica e dell'interporto che coinvolgono strettamente anche l'Autorità Portuale e il Comune di Collesalvetti, vi sia la necessità di far emergere anche l'opinione della Regione Toscana su un progetto che comporta la realizzazione nell'Alto Tirreno di un terminale in acque internazionali con elementi di pericolosità intrinseca, come i rischi di esplosione e simili, ma anche con un aumento del rischio nautico dovuto al forte incremento di traffico di grandi navi gasiere."Per questo FABIO ROGGIOLANI, capogruppo dei Verdi- Toscana Democratica, ha presentato in Consiglio Regionale un'interrogazione al riguardo (vedi allegato) dove si mette in evidenza che : "risultano indispensabili l'attivazione delle competenze della Regione per quanto attiene al Piano Energetico Regionale, della Capitaneria di Porto per la costruzione di opere a mare, dell'Autorità Portuale per le opere in aree portuali e della Provincia ai fini della procedura disciplinata dalla legge 340/00 relative alla Valutazione di Impatto Ambientale e per l'utilizzo di siti industriali e per l'istallazione di impianti destinati all'approvigionamento strategico dell'energia;" ma soprattutto che "nell'ambito del Piano di Risanamento dell'area critica ad elevata concentrazione industriale di Livorno (Legge 137/97), approvato dal Ministero dell'Ambiente nel 2001, per quello che concerne l'approvigionamento energetico dal mare con condotte sottomarine, fu già presa in considerazione una tale ipotesi e scartata in quanto considerata pericolosa".

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Ufficio stampa Gruppo Verdi - Toscana Democratica

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di lunedì 4 novembre 2002

RIFONDAZIONE COMUNISTA E' CRITICA Il progetto del gas off-shore approda oggi in commissioneInterpellanza di Gangemi “Quel terminale è inutile e pericoloso”

LIVORNO. Rifondazione Comunista non ha mai nascosto le proprie perplessità sul progetto del terminale off-shore del gas. Dubbi che hanno ora trovato ampio spazio in una interpellanza che il capogruppo consiliare di Rc, Paolo Gangemi, ha rivolto a Gianfranco Lamberti.“Dalle dichiarazioni del sindaco, riguardo al progetto Gas off-shore, continuiamo a nutrire forti preoccupazioni - si legge nel documento - Il nostro territorio è già coinvolto pesantemente da produzioni energetiche, (Centrale dell'Enel, il Petrolchimico) prevedere un nuovo insediamento (stavolta in mare aperto) ci sembra pericoloso e inutile. Le preoccupazioni sui rischi ambientali e di tutela del patrimonio marino possono sembrare pessimistiche e fuori luogo, ma lasciamo al comitato tecnico scientifico il compito di rassicurare la popolazione, oltre a dimostrare che le norme di sicurezza sono rispettate in uno spazio di mare attraversato da diverse rotte di navigazione. Dopo la Moby Prince non si è fatto molto per garantire la sicurezza in mare. Inoltre, le affermazioni del sindaco, secondo le quali "il nostro porto sarà meno interessato da navi gasiere" sono davvero fantasiose. Le attuali gasiere trasportano "gas liquefatti da petrolio Gpl", inoltre le petroliere continueranno a pompare petrolio nei famosi siluri del porto industriale, anche in presenza del gas off-shore, mentre il metano attualmente è distribuito dal metanodotto che costeggia l'autostrada, al quale l'Asa è collegata per approvvigionare la città, diventerà inutilizzato”.“Non abbiamo ancora il piano energetico - prosegue Gangemi - ma ci sembra poco probabile che a breve ci possa essere la completa metanizzazione di ogni attività produttiva del territorio, quindi possiamo affermare che questo impianto si aggiunge all'interno di un complesso e delicato sistema territoriale a rischio Zona A, secondo la legge Severo. Questo sul piano ambientale, resta invece paradossale quello economico. Noi ci battiamo contro le privatizzazioni, in questo caso l'ingresso dei privati non solo mette in discussione il controllo pubblico, in un sistema importantissimo quale è quello dell'energia, ma impedisce un serio piano nazionale energetico che dovrebbe tener conto di fonti rinnovabili e naturali.Invece, il gas off-shore è uno dei 50 progetti in Italia promossi dalle multinazionali del settore, che attraverso la svendita di Eni, intendono accaparrarsi servizi pubblici essenziali. Non comprendiamo i vantaggi che avrebbero gli interessi collettivi, nella dismissione, (anziché potenziare), del metanodotto costruito con i soldi pubblici, per affidarsi a produzioni molto discutibili e pericolose ad opera dei privati? Infine, siamo tra coloro che consegnerebbero volentieri il premio Attila al ministro Matteoli e al collega Lunardi, per i loro progetti di devastazione ambientale, anche per questo non comprendiamo l'ottimismo su un progetto, sul quale Regione e Provincia hanno manifestato molta freddezza, e la legittimazione sul piano politico che il sindaco rilascia a piene mani a due ministri Belusconiani”.Questa interpellanza sarà discussa quest'oggi in occasione della seduta della 2ª e 3ª commissione consiliare convocata alle ore 9 a palazzo civico.

GAS OFF-SHORE“Scelta di retroguardia”

“LEGGIAMO sulla stampa gli stralci della relazione peritale sul terminal di gas naturale che dovrebbe galleggiare davanti alla nostra costa. Non ci tranquillizza sapere che qualunque siano gli “eventi incidentali” questi non avranno “possibilità di produrre danni sulla popolazione”.. Ci mancherebbe altro! Ma, nonostante le benedizioni ministeriali, i rischi (forse controllabili) per il mare e la costa, quindi per un bene di tutti, non son da poco: si parla di eventuali “perdite della condotta che è interrata”, di possibilità di “interferenza (delle gasiere) con altre navi”, di “getto incendiario originario dalla nave da trasporto accostata, ecc.”.. E non scordiamoci della triste vicenda della Moby Prince. Ci pare poi di pronta evidenza che questa scelta imbriglierà per decenni il futuro della città in barba alla tanto sbandierata vocazione turistica così come ai documenti internazionali per la protezione e la salvaguardia dell'ambiente. Infine, lasciamo pure da parte i tempi lunghi, cioè il dato di fatto che si dovrà lavorare in tutto il mondo sull'idrogeno (energia pulita al 100% che produrrà calore e acqua al posto del petrolio intorno al 2050). Vediamo invece le alternative già a portata di mano rispetto alla (discutibile) scelta di retroguardia di cui si sta trattando. E visto che si va citando come fosse il vangelo “Il Sole 24 Ore” che titolava “Il gas liquido, un tesoro che solca i mari”, lo stesso quotidiano finanziario ha a più riprese trattato di fonti di energia rinnovabili. Andiamo per titoli. 1) Lo sfruttamento dell'energia delle correnti marine (si veda il progetto pilota commerciale nel Regno Unito). 2) L'utilizzo dell'energia eolica (per noi il famoso libeccio). 3) Il fotovoltaico ovvero l'energia solare, incentivata dalla nostra come da altre Regioni. Hanno iniziato il Giappone, gli Usa e alcuni Paesi europei (la Germania è in testa, ma l'Italia potrebbe occupare il secondo posto fin dal prossimo anno). Basta utilizzare superfici di tetti,

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terrazze, pensiline, facciate di edifici scolastici e di strutture commerciali e industriali esistenti o da riconvertire per soddisfare gran parte dei consumi di elettricità.. E proprio l'integrazione nei componenti dell'edilizia permette forti riduzioni dei costi con un considerevole risparmio ambientale e energetico, senza occupare distese di suolo né sottrarlo ad altri usi. In Italia il programma “tetti fotovoltaici” che verrà rifinanziato, prevede che chi presenta tali progetti ottiene uno sconto del 70%-75% sul valore dell'impianto. Dopo 4-5 anni si ammortizza l'investimento e anzi l'utente comincia a guadagnare. Certamente il nostro Comune deve sviluppare nuove capacità progettuali altrimenti non sarà neanche in grado di chiedere l'accesso ai notevoli investimenti comunitari nel settore”.per Cittadinanzattiva Marco Cannito (Rete Procuratori dei Cittadini) Alberto Pacini (Rete Tribunale Diritti del Malato)

Da La Nazione - cronaca Livorno di lunedì 11 novembre 2002

Impianto off shore: il senatore Boco 'interroga'

LIVORNO — Il discusso progetto per la realizzazione nell'Alto Tirreno di un terminale di rigassificazione off-shore per il quale c'è già un accordo fra Comune di Livorno e società Olt è oggetto di una interrogazione parlamentare del capogruppo dei senatori Verdi, Stefano Boco, ai ministri Marzano e Matteoli. Il parlamentare chiede se e quale progetto la società Olt Offshore Lng Toscana abbia presentato ai ministeri dell'attività produttive e dell'ambiente e se la Regione Toscana e la Provincia di Livorno siano state informate e coinvolte. “Dal ministro Matteoli in particolare voglio sapere — dichiara il senatore Boco — se per la valutazione dell'impatto ambientale si abbia intenzione di procedere riferendosi esclusivamente allo studio presentato dalla società. È già stupefacente che questo studio, in cui si dimostrerebbe come i margini di pericolosità della piattaforma siano nulli, sia stato sufficiente alla giunta comunale di Livorno per dare il via libera alla sottoscrizione del protocollo d'intesa tra il sindaco Lamberti e l'amministratore delegato della Olt Offshore Iviani. Sarebbe stato opportuno valutare almeno la parzialità della fonte, visto l'interesse diretto della società alla realizzazione del progetto”. “Per quanto riguarda Marzano e le sue attività produttive — conclude Boco —, è indispensabile che una valutazione obiettiva dei costi e benefici consideri seriamente la compatibilità economica di un simile impianto con le linee di sviluppo del traffico diportistico legate al progetto di porto turistico di Livorno e ad altri porti turistici limitrofi”.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTASen. Boco. – Ai Ministri delle attività produttive e dell'ambiente e della tutela del territorio.- Premesso:

che il 16 ottobre 2002 il sindaco di Livorno Gianfranco Lamberti e l'amministratore delegato della Olt Offshore Lng Toscana Mario Iviani hanno firmato un protocollo di intesa, con l'obiettivo di definire gli impegni reciproci per portare a buon fine il progetto per la realizzazione nell'Alto Tirreno di un terminale di rigassificazione off-shore, per un investimento pari a 250 milioni di euro;

che l'impianto, che sarebbe realizzato a 12 miglia dalla costa livornese, consisterebbe in due grosse navi che convertono i gas naturali in metano, poi ridistribuito a terra tramite una condotta sottomarina;

che la giunta comunale di Livorno ha dato il suo parere favorevole alla sottoscrizione del protocollo d'intesa dopo aver esaminato uno studio – fornito dalla Olt – in cui si dimostrerebbe come i margini di pericolosità della piattaforma off-shore siano praticamente nulli: questo studio, secondo quanto dichiarato dall'assessore alle politiche ambientali del Comune di Livorno Luca Bussotti, è stato redatto per la Olt dal professor Zanelli dell'università di Pisa, professore indicato dalla provincia di Livorno come proprio rappresentante all'interno del programma relativo alla sicurezza in mare, nonché coredattore del piano di risanamento dell'area critica ad elevata concentrazione industriale di Livorno;

che nel luglio 2002 il ministro dell'ambiente Altero Matteoli riferiva in un'intervista al quotidiano "il Tirreno" di aver discusso di un progetto di piattaforma off-shore nel porto di Livorno, giudicandolo un'occasione importante, con l'assessore regionale all'ambiente Tommaso Franci, il quale immediatamente e con decisione smentiva il ministro, perché non avrebbe potuto discutere di un progetto di cui il suo assessorato non possedeva alcuna informativa;

che il presidente della provincia di Livorno Claudio Frontera, dopo aver appreso dai quotidiani locali del 17 ottobre 2002 del protocollo d'intesa tra il comune di Livorno e la società Olt Offshore Lng Toscana, in un comunicato stampa ha dichiarato, tra l'altro, che "nell'ambito del piano di risanamento dell'area critica ad elevata concentrazione industriale di Livorno (legge 137/97) approvato dal ministero dell'ambiente nel 2001,

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per quello che concerne l'approvvigionamento energetico dal mare con condotte sottomarine, fu presa in considerazione e scartata in quanto considerata pericolosa una tale ipotesi. Per riprendere in considerazione un progetto, ancorché diverso, rispetto a quelli precedentemente valutati, occorre una doverosa prudenza e un'attenta valutazione degli aspetti riguardanti la sicurezza dell'impianto e delle aree marine interessate. Bisogna prendere infatti in attenta considerazione non solo gli elementi di pericolosità intrinseca nell'impianto (rischi di esplosione e simili) ma l'aumento del rischio nautico derivante dal forte incremento di traffico di grandi navi gasiere che verrebbero a conferire il gas liquido all'impianto di rigassificazione posto in lato mare";

che nella stessa dichiarazione il presidente della provincia di Livorno ha giustamente evidenziato la necessità di una valutazione anche di tipo economico sulla compatibilità di un simile impianto, considerando le linee di sviluppo del traffico diportistico legate al progetto di porto turistico di Livorno e anche ad altri porti turistici limitrofi,per sapere:

se e quale progetto la società Olt Offshore Lng Toscana abbia presentato ai ministri in indirizzo;se il ministro delle attività produttive abbia informato e coinvolto la regione Toscana e la provincia di

Livorno in merito al progetto citato in premessa o in che tempi abbia intenzione di procedere al loro coinvolgimento;

se il ministro dell'Ambiente intenda procedere, per la valutazione dell'impatto ambientale, riferendosi esclusivamente allo studio presentato dalla società interessata al progetto;

se è intenzione dei ministri in indirizzo considerare, nella valutazione della compatibilità ambientale ed economica del progetto, gli interessi collettivi alla tutela delle aree marine, alla sicurezza, allo sviluppo del turismo diportistico o dare priorità a quelli della società Olt Offshore Lng Toscana.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di sabato 7 dicembre

ALTOLA' DELL'ASSESSORE PROVINCIALE Della Pina: “Gas offshore, sicurezza ed ambiente le priorità prima di poter dire sì al progetto”ANDREA ROCCHI

LIVORNO. “La Provincia non è contraria al progetto, non ha pregiudiziali. Vogliamo però vedere di che progetto si tratta e soprattutto come si colloca sul territorio. L'etica della responsabilità nei confronti dei cittadini c'impone di verificare soprattutto le questioni della sicurezza e dell'impatto sull'ambiente”.. Marco Della Pina, assessore provinciale all'ambiente e membro della commissione tecnica recentemente insediatasi per esaminare il progetto dell'offshore del gas che Cross Energy (gruppo Falck) vuol realizzare a 13 miglia da Livorno, traccia così il cammino di questo piano d'investimento di cui si parlerà a Roma, al ministero delle Infrastrutture, il 17 dicembre prossimo in sede di Conferenza dei Servizi.E non nasconde che alcune preoccupazioni, sebbene rimarchi l'assenza di pregiudiziali, sussistono. Si parla di offshore e questo di Livorno sarebbe il primo terminale in mare d'Europa. Non esistono, dunque, metri di paragone e di giudizio. “C'è un aspetto contradditorio, su cui dovremo fare valutazioni - dice Della Pina - circa il piano di risanamento dell'area critica di Livorno che prendendo in esame la questione dei depositi di Gpl stabilì, attraverso l'apposita commissione nominata dal ministro Ronchi, che un deposito a terra di Gpl era più pericoloso di un impianto a mare. Come si ricorderà il ministro Bordon, subentrato a Ronchi, non firmò il piano di risanamento ma istituì una nuova commissione che ha ripreso in esame il fascicolo dicendo sostanzialmente che il piano di risanamento era fatto bene e che i maggiori rischi venivano da un impianto offshore”. “Ora si tratta di capire - aggiunge Della Pina - se ciò che è stato detto per il gpl può in qualche modo valere anche per l'offhore del gas, o no. Bisogna chiarire i contenuti all'interno del quale il progetto si caratterizza”.Altro aspetto da approfondire è quello ambientale: “L'offshore del gas - continua Della Pina - si colloca all'interno del cosiddetto santuario dei cetacei, tra i confini del parco dell'arcipelago e quello della Meloria. Si tratta di capire cosa vuol dire questo progetto rispetto a certe scelte di rilancio ambientale e turistico del territorio che vengono fatte”. Naturalmente l'assessore spiega che compito della commissione è quello di definire “un atteggiamento condiviso, supportato da pareri tecnici, per una valutazione complessivo del progetto”.Il che comporta anche interrogarsi seriamente sulla cosiddetta “questione energetica”: “L'impianto offshore porterà elementi di novità rispetto al piano energetico regionale. Vogliamo chiarire anche la portata dell'investimento sul piano e su questo chiediamo anche il contributo della Regione”.Paletti al progetto? La Provincia parla di verifiche senza preconcetti, ma attraverso il suo assessore all'ambiente ricorda: “E' vero che si deciderà a Roma, ma di fronte ad un progetto che viene dall'esterno l'etica della responsabilità nei confronti dei cittadini livornesi ci impone di fare un'analisi territoriale ed ambientale accurata. Ed è ciò che faremo”..

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Da Il Tirreno - cronaca Livorno di venerdì 13 dicembre 2002

“L’off shore? Più lontano” Il presidente della Provincia, Frontera, guarda a sud Il motivo: sarebbe utile alle centrali dell’Enel di Livorno e di Piombino Gli altri dubbi

LIVORNO. La piattaforma di rigassificazione? Perché non realizzarla più lontana da Livorno, verso sud per renderla utile anche alla centrale Enel di Piombino. A porre la questione in questi termini, il presidente della Provincia, Claudio Frontera, nel corso del consiglio provinciale ieri mattina, in particolare rispondendo ad una interrogazione del consigliere dei Verdi, Mario Lupi. Frontera ha anche sottolineato il significato e l’importanza della prima Conferenza dei Servizi convocata dal Ministero delle Attività Produttive, che si riunirà il prossimo martedì 17 dicembre. In particolare, riferisce una nota di Palazzo Granducale, la Provincia ritiene il tema della sicurezza non tanto dell’impianto in sé, importantissimo. Ma, è l’invito, si deve riflettere anche sulla sicurezza relativa alla localizzazione dell’impianto stesso “considerato che Livorno è area ad alto rischio industriale, che c’è un porto e che esiste un accordo internazionale transatlantico Francia e Principato di Monaco per una speciale tutela ambientale dell’Alto Tirreno definito Santuario dei Cetacei”. Da verificare anche “la compatibilità del progetto con il modello di sviluppo della nostra città (logistica, sviluppo e incremento dei traffici, turismo e nautica da diporto, processo di reindustrializzazione”. Mentre, considerata la presenza nel territorio di due centrali Enel (Livorno e Piombino), “perché allora non impiantare la piattaforma Off-Shore più lontana che possa costruire anche un punto di riferimento per la metanizzazione della centrale di Piombino?”.. Il consigliere Lupi, riferisce la nota, si è ritenuto soddisfatto della risposta ed anche tutti gli intervenuti, i consiglieri Nannetti, Zingoni, Avellino, Canovaro, Graziani, (al dibattito ha preso parte anche l’assessore Della Pina) seppure con valutazioni diverse riguardo alle strategie di sviluppo economico hanno convenuto e concordato sull’opportunità di una cautela senza pregiudizi.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di martedì 17 dicembre 2002

Guerra del gas, spunta il progetto Solvay Edison e Bp vogliono un terminal a Rosignano: che ne sarà dell'off-shore? L'impianto potrebbe sorgere nell'area dello stoccaggio di etilene All'esame della Provincia due diversi investimenti di Andrea Rocchi

LIVORNO. Off-shore a 13 miglia dalla costa o un terminal di rigassificazione nell'area dello stoccaggio di etilene a Rosignano Solvay? Spunta un secondo progetto, targato diversamente da quello di Cross Energy (gruppo Falck), neppure 30 chilometri più a sud di Livorno. Sarebbe già stato presentato in ambienti ministeriali, a Roma, ad ottobre scorso. Dietro vi sarebbe un consorzio di imprese con Solvay, Edison e Bp (British Petroleum) capofila per una joint-venture transnazionale (belgi, inglesi, francesi ed italiani). Non si tratta di un offshore, ossia di un terminale di rigassificazione in mezzo al mare, ma di un terminal terrestre che potrebbe trovare ubicazione nell'area di Pietrabianca, tra Rosignano e Vada, in corrispondenza degli attuali depositi di etilene. Potrebbe far leva sull'esistente pontile Solvay dove già attraccano etileniere che servono la multinazionale belga. Il gas liquido naturale verrebbe così scortato a terra da delle gasiere e qui lavorato nel terminal che lo ritrasforma in metano, irradiandolo nella rete pubblica.Questo progetto sarebbe ancora nella sua fase embrionale anche se si dice che sia già stato presentato a Palazzo Granducale e di dominio del sindaco di Rosignano Simoncini che avrebbe già avuto contatti specifici con la Provincia.Oggi in sede di Conferenza dei Servizi al ministero delle Attività Produttive si affronta il tema del gas off-shore a Livorno. E probabilmente i tecnici ed i politici presenti porranno al centro dell'attenzione del tavolo l'esistenza di questo secondo progetto che si colloca sul territorio della provincia di Livorno a pochi chilometri di distanza dal sito prescelto per l'off-shore. Francamente è impensabile che si possa dare l'okay a due investimenti di grande portata ma così ravvicinati. Pare più probabile, invece, che si ponga la Conferenza dei Servizi in condizione di poter effettuare un attento esame dei due progetti, valutandone l'impatto ambientale e scegliendo, per il futuro, percorsi che stabiliscano delle priorità sugli investimenti. Anche perché in tutta Italia stanno crescendo i progetti per terminali di rigassificazione, in coincidenza con la liberalizzazione del mercato del gas ed il business che s'innesca. Falck, che vuole l'offshore a Livorno, ha pensato di presentare piani anche per Lamezia Terme, Corigliano Calabro e Trieste (quest'ultimo anch'esso off-shore). Enel ha in mente di costruire impianti a Taranto, Vado Ligure e Muggia (solo a Taranto, però,

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sono già state fatte consultazioni con gli enti locali). Edison pensava ad un off-shore al largo di Porto Viro ma si sarebbe orientata a mollare l'Adriatico e ad entrare come partner di Bp e Solvay nell'affare di Rosignano. Per la multinazionale belga, assetata di metano in previsione della costruzione di una seconda turbogas, l'investimento sarebbe di vitale importanza per ossigenare i cicli produttivi. Ma anche occasione per farsi in casa il gas e rivenderlo a prezzi concorrenziali. E' naturale che questo progetto cozzi con interessi diversi, come quelli di Asa - l'ex municipalizzata livornese in fase di privatizzazione - che punta dritta sull'offshore. Ma è altrettanto chiaro che sulla partita del gas non c'è ancora nulla di definitivo. La posizione espressa in consiglio provinciale dal presidente Frontera è stata sostenuta da tutta la maggioranza. Ora i progetti sono due e la Provincia deve esaminare attentamente entrambi, valutandone i pro ed i contro. La patata bollente, poi, passerà a Roma. La guerra del gas, insomma, si giocherà in casa: fra grandi gruppi che si scontrano in un territorio che chiede e vuole solo investimenti ecocompatibili.

LA SCHEDA Dallo stop di Frontera a Lamberti al via alla commissione mista La firma di Lamberti con l'Olt:- E' il 16 ottobre. Il Comune dà la notizia dell'avvenuta firma di un protocollo d'intesa fra Comune e Olt, un'impresa romana, per la realizzazione di un terminale di rigassificazione off-shore a 13-18 miglia dalla costa. Il sindaco Lamberti dice che è un passo importante per rilanciare il cantiere (che costruirà le gasiere), riconvertire più facilmente la centrale Enel a metano, rilanciare le azioni dell'Asa spa.Alt della Provincia al progetto.- E' il 17 ottobre. Fulmine di Palazzo Granducale sul Comune. Frontera blocca Lamberti ricordandogli che sul progetto non ha competenza e che anzi lo stesso, dopo un percorso concertato con gli enti, deve seguire un iter romano.Nasce una commissione tecnica sull'off-shore. - E' il 22 ottobre, giorno del chiarimento fra Lamberti e Frontera. Viene concordato un percorso comune e soprattutto viene nominata una commissione mista (con i due assessori all'ambiente) che dovrà fare valutazioni sul progetto. A Roma la Conferenza dei Servizi. - Eccoci ad oggi quando la Conferenza dei Servizi esaminerà il progetto del gruppo Falca in sede di ministero delle attività produttive.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di mercoledì 18 dicembre 2002 Palazzo Granducale, Ulivo e Prc si schierano al fianco di Frontera Una sventagliata di perplessità sul progetto Olt

LIVORNO. Canta vittoria la Provincia nel comunicato via fax: rivendica il “positivo risultato ottenuto” nel conclave ministeriale di Roma con la scelta di sottoporre il progetto offshore-gas della Olt (gruppo Falck) alla valutazione d'impatto ambientale “prima che ne sia decisa l'eventuale autorizzazione da parte del ministero dell'industria”.. E si sottolinea: questa procedura prevede una “importante fase di informazione pubblica”. L'articolo 8 si riferisce a "siti industriali": ma come si fa - sottolinea il fax della Provincia - a definire "sito industriale" il mare? “Più positivo che negativo”: è questo il conciso giudizio del presidente Claudio Frontera, che al summit di ieri non solo ha guidato la delegazione di Palazzo Granducale ma è sceso personalmente in campo con un lungo intervento dai toni piuttosto critici nei riguardi del progetto caldeggiato dagli amministratori municipali. E' stata la Provincia a chiedere ufficialmente se al ministero dell'industria è stato presentato un altro progetto nella nostra zona per la rigassificazione del gas naturale. Risposta: sì, nel territorio di Rosignano (“a fine gennaio verrà convocata una analoga conferenza dei servizi per l'esame di tale progetto”). La conferma ha dato a Frontera il destro per sottolineare che, “anche in base al semplice buon senso”, sarebbe opportuna una “valutazione congiunta e comparativa dei due progetti, non essendo ipotizzabile che due impianti simili così importanti siano realizzati “in un raggio di 30 chilometri”.. Contro qualcosa del genere aveva tuonato in mattinata, nell'aula di Palazzo civico, il sindaco Lamberti (“altre istituzioni fanno bene il loro mestiere, il mio è quello di difendere gli interessi dei cittadini di Livorno e quelli di azionista al 100% dell'Asa”). L'esito al ministero? Da Palazzo Granducale si riferisce che a Roma ci si è “riservati una valutazione di tale possibilità d'intesa con la Regione”. Ma Frontera si fa forte anche di un appoggio politico ben quadrato. Ha alle spalle la sua maggioranza e qualcosa di più: anche Rifondazione comunista ha firmato il documento dei capigruppo del centrosinistra che guida Palazzo Granducale in cui si “fanno proprie alcune osservazioni specifiche” sul progetto Olt che gli organi tecnici della Provincia hanno avanzato al tavolo ministeriale. Sotto i riflettori le “questioni prioritarie della sicurezza e dell'ambiente”: servono “prudenza e cautela” in interventi a mare in un'area - e qui vengono riprese alcune sottolineature esposte al tavolo romano dalla delegazione guidata da Frontera - “al centro del Santuario dei cetacei, nelle vicinanze di un porto che ha conosciuto l'incidente del Moby, in un contesto

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territoriale complessivo caratterizzato da un'elevata concentrazione di attività industriali, delle quali è formalmente riconosciuto in atti ufficiali l'alto rischio di incidente”. C'è, insomma, per i capigruppo di Ulivo e Prc in Provincia una contraddizione fra il progetto Olt dell'offhsore del gas e “quanto previsto dal piano di risanamento dell'area critica ad elevata concentrazione industriale Livorno-Collesalvetti, approvato dal ministero dell'ambiente”. L'altolà - viene spiegato - non è al progetto in sé bensì alla localizzazione. E per affondare l'idea dell'offshore in mare aperto ecco che, nella seconda metà del documento, si mette l'accento sulle “preoccupazioni per l'ecosistema marino”: manca una valutazione sugli effetti che l'impianto in mare avrebbe su correnti, flora e fauna. E, di riflesso, sulla valorizzazione ambientale-turistica di quest'area.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di giovedì 6 febbraio 2003

Offshore, l'identikit del progetto Duello dei progetti gas: Olt vara un maxi-aumento di capitaleNel dossier presentato ai sindacati: il punto esatto dell'ancoraggio, 40 accosti ogni anno, la ricaduta economica

LIVORNO. Il duello fra i progetti gas - quello rosignanese firmato da Solvay con Bp e Edison contro quello offshore nel mare di Livorno - non si gioca solo sui tavoli ministeriali. E' anche una partita a scacchi sul fronte delle relazioni con i decisori. E se domani la Confindustria presenta il piano targato Rosignano, ecco che nel corso dell'ultima settimana il numero uno dell'Olt (Offshore Lng Toscana), ing. Mario Iviani, insieme ai rappresentanti del gruppo Falck e ai vertici dell'Asa, ha avuto un faccia a faccia con le organizzazioni sindacali livornesi sia confederali che di categoria. Nei prossimi giorni il bis con i partiti.Non basta: risulta che Olt avrebbe in agenda per oggi un maxi-aumento di capitale, pari a 50 milioni di euro (97 miliardi di vecchie lire), per avere abbastanza ossigeno da far decollare l'operazione Livorno.Stando a informazioni di provenienza solitamente affidabile, nei giorni scorsi l'ing. Belleli avrebbe avuto un faccia a faccia con i dirigenti del Cantiere per illustrare le ricadute che il varo del progetto offshore potrebbe avere sullo stabilimento labronico. Non si conoscono i dettagli di questo incontro riservato, ma è noto che i tecnici di Olt stimano un impegno di 15 mesi per la trasformazione della nave in terminale galleggiante (più eventualmente altrettanti per il raddoppio programmato della capacità), due mesi per la posa della conduttura sottomarina, oltre a un'intesa ventennale per manutenzione e servizio catering al terminale. Peraltro, la nave metaniera da trasformare - come confermato da documenti Olt - è attualmente in costruzione altrove: in Corea nei cantieri Hyundai, consegna prevista dicembre prossimo. A fornirla sarà la società armatoriale Golar, che la Olt definisce “uno dei maggiori operatori indipendenti nel trasporto gas naturale liquefatto e partner del gruppo”.Ma anche l'Asa è scesa in campo con decisione. Obiettivo: far rilevare che se il progetto offshore passa, l'"utile sociale" avrà una ricaduta su una collettività allargata. In che senso? Nel giro di poche settimane entreranno nella proprietà dell'Asa i 33 Comuni che l'azienda serve come gestore unico dell'acquedotto. E questo - viene fatto rilevare al nuovo quartier generale della "Casa rosada" di via del Gazometro - vale non solo come valorizzazione dell'azienda in una fase di privatizzazione, ma ancor di più per l'effetto che avrebbe la disponibilità di gas a prezzi ottimali da ridistribuire a una vasta rete di clienti.In ballo un investimento da 250 miliardi di vecchie lire (170 come valore della nave, 80 per la conversione della nave e per la realizzazione delle infrastrutture). Occupazione: 200 addetti, metà diretta e metà nell'indotto.Obiettivo dichiarato dell'Olt: conseguire l'autorizzazione in aprile (“con un massimo scostamento da tale data non superiore a 90 giorni”) mantenendo fisso il traguardo di far entrare in esercizio il terminale “per fine 2004”.Nella presentazione ai sindacati è emersa anche la localizzazione dell'ancoraggio della doppia nave, lunga 240 metri e larga 40, che costituirà il terminal di rigassificazione: 43º37'00'' nord, 10º03'00'' est, a “circa 12 miglia dalla costa”, in corrispondenza di “un fondale utilizzato in passato per il deposito del materiale dragato dal porto di Livorno” mentre la navigazione sarà vietata nel raggio di un miglio compresa l'area di manovra delle metaniere (e comunque “senza interferire con le principali rotte di accesso al porto”).La nave-terminale resterebbe una nave con propria capacità di navigazione e di “abbandonare l'ormeggio autonomamente l'ormeggio in condizioni estreme”. Il progetto parla di un “ancoraggio stabile in uno specchio d'acqua dedicato (100 metri) ” mediante “un adeguato sistema di ormeggio Turret”.. Con la conduttura sottomarina che, per aggirare le secche della Meloria (e un eventuale futuro parco), prima punta dritto a est verso Tirrenia poi a metà strada devia verso il porto di Livorno. Toccando terra, a quanto è dato sapere, nella zona della Vasca di colmata a un passo dalla Darsena Toscana, non lontanissimo dalla foce dello Scolmatore.Nel dossier messo a disposizione dei sindacati si insiste sull'esito ok della valutazione che il Det Norske Veritas, ente internazionale di classifica, ha condotto sul rischio del terminale offshore “basato su una

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metaniera di tipo Moss installata nel Mare del Nord in condizioni meteomarine molto più gravose di quelle del Tirreno”.Secondo quanto detto ai sindacati, nel progetto Olt i 4 serbatoi sferici per il gas hanno una capacità “di 137mila metri cubi”, la condotta sottomarina ha un diametro di 18 pollici e il gas è immesso a una pressione di 80 bar. Altri numeri: la capacità nominale del terminal, in parte determinata dalle condizioni meteomarine, è “non inferiore ai 3 miliardi di metri cubi annui” con una operatività di 350 giorni su 365 e prevedendo “40 accosti all'anno”. (m.z.)

Anche la Saipem (Eni) nell'“affaire” livornese Il terminale 12 miglia al largo del porto: ecco chi c'è dietro

LIVORNO. Comincia a saltar fuori qualche nome dietro la sigla Olt: tramite la Cross Energy la capofila rientra nella galassia del gruppo Falck, mentre un plenipotenziario del gruppo appartiene a uno dei rami della famiglia Belleli (impiantistica). Nel dossier di presentazione ai sindacati sono stati indicati come “partner navale” la Golar e come “project engineer e main contractor” la Saipem Moss.Quest'ultima - la cui presenza era già stata riferita dal Comitato salute ambiente e dal Comitato per la difesa da antenne e inquinamento in una durissima presa di posizione contro l'offshore - fa parte del gruppo Eni, così come la Snam Rete Gas alla quale è stato affidato lo studio di fattibilità per l'accesso alla rete nazionale gas. Saipem è un colosso internazionale nelle costruzione di impianti petroliferi (anche offshore): a maggior ragione dopo aver acquisito nel luglio 2001 la Moss Maritime, società norvegese di alta ingegneria specializzata nella progettazione di sistemi galleggianti di trattamento e produzione di prodotti petroliferi, e nel maggio scorso la Boygues Offshore. Quanto basta per produrre, nei conti 2001, ricavi aggregati per tre miliardi di euro (8.800 miliardi di vecchie lire) con un utile netto aggregato di 214 milioni di euro.A elaborare l'identikit del piano sia industriale che finanziario la Olt si è messa sotto l'ombrello di due advisor come Mediobanca e Kpmg. Si riferisce che, dopo l'ingresso di Asa nel capitale sociale di Olt (22 novembre scorso), all'iniziativa “stanno aderendo anche altre municipalizzate toscane (Consiag Prato e Intesa Siena) ” oltre a “gruppi industriali e elettrici”, dei quali però non è stato indicato il nome.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di giovedì 13 marzo 2003

PROGETTO OFF SHORE “Ma chiedere il parere dei cittadini è doveroso”

“IL TIRRENO” di domenica riportava la notizia della riunione della commissione consiliare del Comune che ha esaminato il progetto terminal off-shore per l'importazione di gas liquefatto. Veniva messo in evidenza un apprezzamento da parte dei partiti di centro-destra e posizioni diversificate nel centro-sinistra. È interessante conoscere le valutazioni delle forze politiche su un progetto che mi risulta attualmente all'esame dei ministeri e della Regione, ma non credo che su un argomento così rilevante per il futuro della nostra città e del nostro territorio, sia sufficiente conoscere il giudizio dei partiti. Moltissimi cittadini non si riconoscono in nessuno dei partiti organizzati e anche se vanno a votare lo fanno scegliendo di volta in volta programmi e candidati senza per questo delegare in modo definitivo, tra una elezione ed un'altra, la propria libertà di giudizio a questo o quel partito.Il progetto di un terminal off-shore, che è come ho letto sui giornali, un impianto di dimensioni strategiche, di un tipo mai realizzato al mondo, non faceva parte dei programmi elettorali di nessuna amministrazione locale né regionale né di nessun programma elettorale delle ultime elezioni politiche. Ritengo pertanto interessante e decisivo chiedersi non tanto che cosa pensano i partiti, ma che cosa pensano i cittadini di un simile progetto e di un intervento che modificherebbe, comunque lo si valuti, l'ambiente, il paesaggio, il territorio per decenni a venire.Il mare è di tutti. I pronunciamenti dei partiti dovranno essere molto prudenti e non potranno esaurire il giudizio su un argomento come questo”. Angela Barcia

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di lunedì 24 marzo 2003

Off-shore, progetto sbagliato

LIVORNO. La lettura delle pagine dedicate all'incendio e conseguente esplosione a bordo della nave "Cape Horn" carica di metanolo, avvenuto Sabato scorso, conferma che Livorno è già abbastanza esposta a rischi concreti di "incidente rilevante", e che il Porto con le sue attività e le installazioni petrolchimiche a due passi richiedono che i nostri amministratori sappiano ben governare e maneggiare con cura i pericoli che ne

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derivano.Le prime dichiarazioni riportate sulla stampa non danno però questa impressione.Il Presidente dell'Autorità Portuale esprime la certezza che in un ormai prossimo futuro i gasdotti potranno essere utilizzati meno pericolosamente grazie ad un numero minore di navi di dimensioni maggiori "per lo scarico dei medesimi quantitativi di GPL", e aggiunge che se ne stanno realizzando di nuovi per evitare che le navi siano "costrette per lo scarico a risalire il Canale sino in fondo".Contestualmente a queste dichiarazioni leggiamo poi che il Sindaco trae dall'accaduto la conferma che la piattaforma del gas "Off-shore" (cioè a 12 miglia dalla costa) "potrebbe decongestionare il nostro porto eliminando almeno la presenza delle navi gasiere". E' evidente che le due affermazioni non sono in sintonia: una parla di investimenti in corso nel Porto per ridurre i rischi nello scarico dei medesimi quantitativi di GPL, mentre l'altra rivendica la bontà di una diversa scelta futura per l'eliminazione della presenza in Porto delle navi gasiere.In realtà le attuali navi gasiere trasportano "GPL" (gas di petrolio liquefatto) destinato alle caverne della Costiero gas, mentre l'Off-shore sarebbe utilizzato per lo scarico del "GNL" (gas naturale liquefatto) destinato prevalentemente ad essere immesso nel metanodotto.La realizzazione dell'Off-shore, quindi, non ridurrebbe né il traffico di navi chimichiere pericolose, né quello delle gasiere trasportanti GPL, né quello di altre navi. Contribuirebbe invece, oltre che a danneggiare l'ambiente e ostacolare l'avvio di vantaggiose attività economiche, ad aumentare ulteriormente i rischi della nostra popolosa città.Infatti non solo incrementerebbe in modo significativo il traffico di navi gasiere, ma anche darebbe origine a un gasdotto che arriverebbe alla darsena petroli proprio a poca distanza dalla zona dell'incidente di Sabato scorso.... Ma questa è un'altra storia, sulla quale sarà bene ritornare.Giampaolo Bitossi

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di mercoledì 26 marzo 2003

MEDICINA DEMOCRATICA SULL’OFF SHORE “Nuovi rischi per la città? No, grazie”

LIVORNO. Il sindaco Lamberti dopo il grave incidente della nave Cape Horn ha difeso il progetto off-shore sostenendo che questo eliminerebbe dal porto la navi gasiere. Ma il parere di “Medicina democratica” è opposto: non c’è traffico di navi metaniere a Livorno, - dice l’associazione - c’è invece traffico di ogni genere di sostanze tossiche ed esplodenti, come il metanolo e il GPL, che continuerebbe esattamante come adesso anche in presenza dell’off-shore del metano. Anzi, con questo nuovo impianto, aumenterebbe di netto il traffico di navi metaniere davanti al porto, oltre alla presenza fissa - non proprio tranquilizzante, specialmente con il libeccio - della grande nave terminale, ancorata al largo con i suoi 200/270.000 metri cubi di metano”.Desidereremmo che il sindaco - dice Medicina democratica - “riflettesse su questi punti: 1) Si sostiene che l’off-shore sarebbe ultile all’ASA. Per fare che cosa? Per risanarla e venderla a privati. Una logica ineccepibile: rischi pubblici, profitti privati. 2) Il disastro della Moby Prince, che attende ancora verità e giustizia, fu un grave fatto di nocività ambientale di un porto che ha affastellato alla rinfusa traffico merci, passeggeri e militare. Vogliamo continuare così, anzi aggravare il quadro con l’off-shore?3) Il traffico militare da e per Campo Darby è in netto sviluppo, seguendo la dottrina Bush della guerra permanente, aggravando i rischi per le navi commerciali.4) Il metano scarseggia sul pianeta: se tutti gli abitanti della terra ne consumassero quanto gli americani, finirebbe in 13 anni (21 anni ai consumi italiani, vedasi Rapporto ENI 2002). Per conservarlo più a lungo alla parte privilegiata dell’umanità saranno scatenate guerre continue. Il grave incidente della Cape Horn, che fortunatamente non ha innescato l’effetto domino di esplosioni a catena, dimostra - conclude Medicina democratica - ancora una volta che Livorno ha bisogno urgente di disintossicazione, non di altro rischio, inquinamento e vecchie scelte “sviluppiste”. Ed occore più coerenza oltre il pacifismo di facciata”.

Offshore, l’Asa sotto la lente della commissione L’azienda: quanto costa, quali vantaggi. Verdi e Prc sparano a zero, il Polo (quasi) plaude

LIVORNO. L’Asa ha messo formalmente lo zampino nell’”affaire” offshore acquisendo l’1,5% delle quote dell’Olt, la società che ha la regia dell’operazione: spesa un milione di euro, l’equivalente di due miliardi e mezzo di vecchie lire. Ma con una opzione per giungere al 3,5%: costo stimabile nell’ordine degli otto miliardi di vecchie lire. “Macché misteri, sono cose che ho ripetuto mille volte: anzi, ho perfino consegnato la documentazione personalmente ai dirigenti dei verdi. Eppure...”. Paolo Rotelli, presidente dell’Asa, adopera il fioretto per rispondere all’attacco del capogruppo ecologista Gabriele Volpi che mette sott’accusa l’ex municipalizzata, in apertura dell’ultima seduta della commissione consiliare presieduta da Giampietro

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Federici (Comunisti italiani). Giusto il giorno prima l’esplosione a bordo della chimichiera in porto.Il fattaccio di sabato fa colare a picco il progetto offshore? Al contrario, secondo fonti del quartier generale Asa: le gasiere rischiano di esplodere, le navi porta-Gnl lo trasportano a meno 160º e in caso di guasto non si disperde gas pericoloso ma semmai qualcosa di quasi solido e ben più controllabile.Torniamo all’atto d’accusa firmato Volpi: 1) dietro il progetto c’è un dedalo di ‘scatole cinesi’ societarie; 2) brevetti e alleanze fra colossi sono tali che mai l’offshore farà concorrenza al gasdotto; 3) è assurdo legare solo al via all’offshore la riconversione a metano delle centrali Enel; 4) i test sono stati effettuati sulle singole parti ma mai sull’insieme; 5) il consulente Zanelli da l’ok al progetto Olt eppure boccia l’ipotesi di piattaforma Gpl Agip; 6) la Olt è “una società di progetto”, e dunque se l’affare è ok i profitti vanno all’azienda e se va male i guai ricadono sui cittadini. E’ il numero due dell’Asa ad andar giù duro: “Livorno può dire di no, ma perlomeno discuta del progetto Olt con competenza”. Poi ricorda che l’impianto è progettato “20 chilometri al largo, non intacca la mappa del parco ed è collocato là dove sono stati sversati i fanghi dei primi dragaggi portuali”. Aggiunge quindi: l’identikit della conduttura sottomarina che dalla doppia nave offshore porterebbe il gas a. Poi il bilancio ‘sociale’: 200 posti di lavoro fra diretti e indotto, in mano al Cantiere trasformazione e manutenzione della nave-terminal in costruzione in Corea. (MAURO ZUCCHELLI)

Fronti trasversali

Enrico Barbarese, direttore Asa, fissa invece lo sguardo sul doppio vantaggio aziendale. Da un lato: secondo una valutazione di Kpmg, Mediobanca e Deloitte (quest’ultima è la società che da advisor cura la regia tecnica della privatizzazione), questo è un progetto che “vale fra i 300 e i 400 miliardi di vecchie lire”; dunque a Asa verrebbe riconosciuto, in quanto partner-fondatore, una sorta di bonus nell’acquisizione delle quote a prezzo scontato. Dall’altra: solo l’accesso diretto al mercato internazionale del metano permette di affrancarsi davvero dal monopolio della Snam, padrona del gasdotto, e questo permette di spuntare prezzi migliori; ma un ulteriore vantaggio competitivo arriverebbe dal fatto che, non passando dalla rete Snam, si risparmierebbe sui diritti di passaggio.In commissione balza agli occhi un qualche trasversalismo rispetto al progetto Olt. E’ una requisitoria l’intervento di Luigi Vanni (Rifondazione) che ironizza ipotizzando “che tutto finirà in un altro caso Santo Domingo”. In ambito ulivista Volpi (Verdi) spara una raffica di contestazioni. E anche Luciano Vizzoni (Sdi), dopo che nei giorni scorsi si era tenuta una riunione alla sezione Turati-Capocchi alla quale avevano partecipato i dirigenti del partito e il consigliere Asa Nedo Di Batte, confessa di avere “più dubbi che certezze” in nome della necessità di avere garanzie per l’ambiente e la salute. Peraltro già l’altro esponente del ‘Vvf’, Federici (Pdci), presidente della commissione, suona tutt’altra musica: “Il progetto è di valore e va valutato con attenzione, mica è spazzatura. Mai mescolare il risanamento del Cantiere con il caso Olt, ma difendo il consolidamento delle aziende pubbliche locali che è patrimonio della città”. E aggiunge: 1) se l’offshore va storto, l’Asa potrebbe entrare nel progetto di Rosignano? 2) la riconversione a metano delle centrali Enel, come fa a non stare in piedi senza legarla a questo progetto?A quest’ultimo aspetto si legherà poi l’assessore Luca Bussotti: non bastano le lamentazioni sullo smog, la metanizzazione della centrale Enel è più a portata di mano se va in porto l’offshore. “Impatto ambientale quasi zero, valorizzazione dell’Asa, ricaduta positiva sul Cantiere: quale amministrazione locale avrebbe respinto al mittente una ipotesi così prima ancora di andare a vedere costi e benefici’”.Per Alberto Cavallini (Ds) l’offshore è convincente (“sia in fatto di sicurezza che in materia di tutela ambientale”): “Ci si danna l’anima perché la città avverte problemi occupazionali, sarebbe un autogol imperdonabile adesso prendere a pedate una opportunità”.E’ da qui che parte Davide Cecio (Margherita) per lanciare l’idea di ricentrare attorno all’energia il ‘cuore’ dell’apparato produttivo locale che ha bisogno di riconfigurare la propria identità sconquassata: l’Olt offre la chance di “diventare un polo del gas per il Centro Italia” (“non sta né in cielo né in terra mettere sullo stesso piano il progetto offshore e quello di Rosignano”). Roberto Bufalini (Ds) invita però ad allargare lo sguardo: “E’ una frottola che in passato Livorno fosse marginale o assistita, al contrario stavamo nel cuore dell’economia internazionale. Adesso l’Olt può essere l’occasione per riagganciare quella dimensione e evitare di rinchiudersi nel provincialismo. Solo che allora il confronto non può essere su 20 posti di lavoro qui o sui tornaconti di Asa là: serve una visione strategica almeno regionale”.

“Ma ce la farete?”

La trasversalità si allarga anche fuori dai recinti del centrosinistra. Basti pensare che An a Rosignano sta per

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il progetto Solvay e qui, almeno per quanto riguarda la maggioranza del gruppo consiliare (spaccato fra Sgherri-Tamburini-Vincenzini e Amadio-Conti), invece non vede negativamente l’offshore. Il capogruppo Bruno Tamburini non risparmia frecciate all’Asa ma ritiene di poter stare tranquillo sul versante della sicurezza dell’impianto Olt (“tre o quattro direzioni ministeriali gli faranno le pulci e senz’altro è più sicuro al largo che attaccato al pontile Solvay”): “Poi, diciamolo, siamo in un contesto industriale, mica nel parco dell’Uccellina. Meglio andare avanti”. Tuttavia Giuseppe Argentieri (Forza Italia) semina di interrogativi il terreno: “E’ stata valutata solo la proposta Olt o anche altre? L’Asa ha spalle abbastanza grandi per affrontare l’avventura?”.Massimo Bianchi (Livorno insieme) si toglie i sassolini dalla scarpa. L’uno: “Bomba a cielo aperto? Eppure non ho mai sentito nessuno che ha pensato di mettere le ruote alla Stanic...”. L’altro: “Non si capisce perché la Provincia mostri questa propensione per il progetto Rosignano”. Poi la stoccata: “L’Asa è un gioiello un po’ acciaccato: diteci se l’offshore vale di per sé o per salvare il patrimonio di quest’azienda”.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di giovedì 27 marzo 2003

“Aspettiamo la valutazione del ministero dell’Ambiente” L’assessore Luca Bussotti considera “inutili” le critiche al progetto del gas off-shore

LIVORNO. Dopo l’incidente verificatosi sabato scorso in porto, si sono registrati numerosi interventi sul progetto del gas off shore. Se ne è discusso in consiglio comunale, con un acceso confronto tra le forze politiche favorevoli e quelle contrarie alla realizzazione dell’impianto di rigassificazione, e il dibattitto è poi preseguito anche sul nostro giornale. Alle diverse dichiarazioni ha deciso di replicare l’assessore comunale all’Ambiente, Luca Bussotti.“Gli eventuali rischi del progetto gas off-shore - spiega - saranno analizzati da parte del ministero dell’Ambiente nella procedura di impatto ambientale: il così detto ‘Rapporto di Sicurezza’, quale garanzia per la sicurezza, la mitigazione dei rischi, l’attivazione di idonei sistemi di protezione, è atteso prima dell’estate. Noi siamo convinti che i rischi siano irrilevanti, ma se il giudizio del ministero sarà diverso, ne prenderemo atto. Però, certe dichiarazioni rese in questi giorni da esponenti di gruppi politici o associazioni senza alcuna cognizione specifica della materia, mi sembrano francamente inutili e dannose”. “E’ una visione miope quella che guarda solo ai possibili rischi e non agli eventuali benefici derivanti da questo progetto - prosegue Bussotti - Il terminale del gas off-shore ha un impatto ambientale minimo, mentre potenzialmente ha un impatto rilevante sull’occupazione, sulla valorizzare l’Asa, sull’accelerazione della riconversione a metano della centrale Enel. Questo impianto permetterebbe a Livorno di diventare un polo di energetico a livello nazionale. E si badi bene, si tratterebbe di energia pulita. Non credo, quindi, che la nostra città possa permettersi il lusso di gettar via questa occasione senza nepure averla verificata. E’ sbagliato rappresentare questo progetto come uno scontro tra ecologia ed economia, perché i due aspetti si intersecano”.(ale.gu.)

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di martedì 1 aprile 2003Turismo e mare, beni da valorizzare I Verdi polemici: latitanze e tanti proclami a vuoto

Il giusto e condivisibile senso di amarezza espresso dal presidente della Provincia Frontera in occasione della chiusura dell’Ufficio di informazioni turistiche presso il Porto mediceo, stimola una serie di riflessioni ai Verdi, indotte in parte anche dalle parole dello stesso Frontera. In primis, la preoccupante latitanza del Parco nazionale dell’arcipelago che, nonostante alcuni tiepidi e poco convincenti proclami dell’ente commissariato, è assai lontano dall’attivare le politiche di sviluppo sostenibile indicate dalla Legge quadro e da sempre attese da abitanti ed operatori.La presenza di un’istituzione così importante sulle nostre isole avrebbe potuto produrre benefici effetti, di carattere economico, occupazionale, nonchè culturali, anche sul territorio continentale, e Livorno, con adeguate politiche di promozione del turismo culturale e sostenibile, avrebbe potuto trovare motori di nuove opportunità.Il porto turistico al Mediceo, la realizzazione del sistema dei parchi in fase di determinazione conclusiva con la prossima istituzione del Parco provinciale dei Monti livornesi, azioni miranti alla valorizzazione della città nei suoi valori e nei suoi dintorni, collegati al patrimonio insulare del Parco nazionale, avrebbe potuto indicare valide alternative per una ripresa dell’economia e dell’occupazione.In questo contesto il mare, il nostro mare dalla Meloria alla Gorgona, rappresenterebbe luogo di congiungimento fisico ed ideale tra stimolanti progetti di sviluppo sostenibile tra la città ed altre località della

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Provincia, tra l’entroterra ed il territorio insulare.In questo quadro appare ancora più incomprensibile la rincorsa all’impianto off-shore, il cui impatto, al di là di ogni possibilità di studio di valutazione di impatto ambientale, potrebbe rappresentare rischio comunque ineludibile di un pericoloso impoverimento della risorsa mare, così preziosa per l’immagine della città.I Verdi credono che, più che a faraonici interventi dai ritorni e dagli sviluppi imprevedibili, sarebbe bene pensare alla politica di valorizzazione e di tutela delle risorse locali che aveva caratterizzato il loro programma di governo condiviso dalle forze della coalizione e dal sindaco.Angiolo Naldi (presidente dei Verdi di Livorno) Irio Verani (presidente della Federazione provinciale)

Ma l’offshore è anche pisano? L’impianto sorgerebbe davanti alla costa del Calambrone Frontera: “In ogni modo Pisa deve avere un ruolo uguale a Livorno Eppoi ci vuole calma...” Un comitato di esperti

LIVORNO. La Provincia ha ingaggiato tre esperti per studiare il tipo di impatto (da quello ambientale a quello relativo alla sicurezza) connesso alla eventuale realizzazione dell’offshore. Ma tale impianto è esclusivamente “cosa livornese” o è anche “cosa pisana”? In diversi hanno cominciato a chiederselo dopo le ripetute voci (non ufficiali) secondo cui la tanto discussa piattaforma offshore dovrebbe essere realizzata davanti al Calambrone, vale a dire davanti ad un tratto di costa pisana. Sempre fonti non ufficiali asseriscono che l’ubicazione sarebbe a 12 miglia dalla costa, al limite fra le acque territoriali e le acque internazionali. E’ da lì che partirebbe la conduttura interrata a meno cinque metri sotto il fondale, per il trasferimento del gas nella zona della vasca di colmata nel porto livornese, da dove infine sarebbe immesso nella rete di distribuzione.La questione-offshore dunque è destinata ad assumere una dimensione extraprovinciale. Ciò, appunto, per le prevedibili e diverse implicazioni (anche burocratiche) extraprovinciali, che prevedibilmente amplieranno la platea dei soggetti interessati ad un confronto a tutto campo.Ma torniamo al comitato tecnico nominato dalla Provincia (il professor Grassi docente dell’Università di Pisa, il professor Verdesca dell’Università di Siena, l’ingegner Mossaverre dell’Arpat), con l’incarico di fornire elementi di valutazione scientifici. Elementi da cui la stessa Provincia farà derivare la sua posizione nell’ambito della commissione presso il ministero dell’ambiente. La Commissione è infatti chiamata a fornire la valutazione di impatto ambientale dalla quale in pratica dipendono il sì o il no alla realizzazione dell’impianto. La Provincia si avvarrà anche di altre consulenze di esperti livornesi su altri aspetti.Sin dall’inizio della vicenda Palazzo Granducale ha assunto una posizione di grande attenzione, nel senso che non ha “sposato” né “ripudiato” l’impianto, ma ha predicato in tutte lingue i verbi della prudenza e della calma, in attesa di disporre il massimo degli elementi di valutazione necessari a pronunciare il sì o il no. E, questo, sottoponendo all’esame non solo il progetto livornese, ma anche quello a Rosignano. Calma e prudenza, ribaditi dal presidente Claudio Frontera nell’intervista al Tirreno, che lo ha sollecitato ad esprimere un giudizio sulla partecipazione al confronto ed alle decisioni connesse all’offshore del Comune e della Provincia di Pisa.Insomma, presidente, vero o non vero che la questione offshore è anche questione pisana?“Non ho alcuna notizia ufficiale a tale proposito. Certo è che, al di la degli aspetti connessi al complicato problema delle acque internazionali, mi sembra del tutto logico ed opportuno che il livello di coinvolgimento del Comune e della Provincia di Pisa sia pari a quello di Livorno”.Logico e opportuno?“Sì, anche indipendentemente dall’esatta collocazione indicata nel progetto, anche se fosse davanti alla costa livornese. Per capire perché, basta immaginare le ricadute territoriali che, ovviamente, non possono non riguardare anche il mare e la costa contigua. Immaginiamo, ad esempio, il caso di un inceneritore pisano da realizzare in territorio pisano ad un chilometro dal territorio livornese. Saremmo o no interessati a partecipare ad ogni fase relativa a quel progetto per le ricadute che potrebbe avere sul nostro territorio?”. Ma allora la prima conferenza dei servizi senza i rappresentanti di Pisa non ha avuto alcun valore?“Mi limito a dire che il coinvolgimento di Pisa è logico ed opportuno e che deve essere pari a quello di Livorno. Si tratta insomma di questioni che non si può immaginare di risolvere in una dimensione municipale o provinciale, in quanto le implicazioni possono essere più ampie e di diversa natura. Basta pensare, ad esempio, al protocollo sottoscritto dalle 56 Province dell’Arco latino (da Napoli al Portogallo del sud) che, con motivazione di ordine ambientale e di sicurezza marittima, rivendica l’allargamento del limite della acque territoriali da 12 a 24 miglia. Eppoi, affrontare una questione come questa in una dimensione più ampia, può determinare la condizione di soluzioni diverse e migliori”.Pare di capire, al di là dei diplomatismi, che la Provincia è contro l’offshore... “Assolutamente no. In verità non siamo pregiudizialmente contro. Diciamo che in questa fase (anche perché sarebbe il primo impianto) non si comprende chi è pronto a giurare sulla sua bontà in ogni senso. Occorre più serenità e tranquillità, ed una visione più ampia. Insomma, un atteggiamento diverso da quello che si è visto anche ultimamente (è una stilettata all’Asa e quindi di riflesso al Comune? ndr). Su questa questione, la parola d’ordine della

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Provincia è: calma ed ancora calma”. (FRANCO CARNIERI)

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di giovedì 3 aprile 2003

Attacco del “Comitato piazza Maggiore per l'Ulivo che vogliamo” Sull'offshore politici ipnotizzati LA POLEMICA La lezione della Cape Horn

LIVORNO. Nuove perplessità sull'iter seguito dal progetto metano off shore vengono espresse dal Comitato “Piazza Maggiore per l'Ulivo che vogliamo” che prende ancora posizione dopo gli ultimi sviluppi del dibattito.Dopo il giudizio espresso subito dopo l'esplosione della nave chimichiera Cape Horn, il Comitato “si sente chiamato ad esprimersi più dettagliatamente, anche per non sentirsi tacciato dall'assessore di mancanza di cognizioni in materia. La vicenda ha del surreale: i dirigenti politici livornesi sembrano ipnotizzati dall'off-shore come da un nuovo orizzonte industriale popolato di illusioni ecologiche e di miraggi economici, mentre per scongiurare la Bordighera di serie C si rischia di diventare un clone di Marghera”. Il protocollo di intesa - dice il Comitato - “è stato firmato senza che la Giunta abbia mai chiesto il voto al Consiglio comunale, e dopo la firma l'Assessore comunale all'ambiente ci spiega finalmente che gli eventuali rischi "saranno analizzati da parte del ministero dell'Ambiente nella procedura di impatto ambientale". E intanto tutti i sostenitori, a partire dal Sindaco, si affannano ad illustrare i presunti vantaggi dell'impianto di gassificazione senza neanche spendere una parola per prendere almeno in esame e quantificare gli aspetti negativi, pure innegabili, sul piano economico e ambientale”.Occorre allora interrogarsi come possa essere accaduto che il protocollo sia giunto alla firma senza che il progetto sia stato compreso nel programma a suo tempo presentato agli elettori da una qualunque forza politica.Soprattutto, ci interessa rilevare che i cittadini non hanno avuto accesso diretto ad alcuna delle informazioni disponibili: ad esempio non si sa dove verrebbe ancorata la piattaforma, se nei fondali di Livorno (di origine vulcanica) o al largo di Tirrenia, ed in quest'ultimo caso ci sarebbe tra l'altro un inevitabile coinvolgimento diretto della Provincia di Pisa.Nè tanto meno i cittadini hanno avuto la possibilità di partecipare ai processi decisionali: secondo quanto ci risulta, è ormai scaduto il termine entro il quale avrebbero potuto pronunciarsi sulla valutazione di impatto ambientale: ma allora, siamo condannati ad essere informati a cose fatte?Dopo aver sostenuto che il Comitato chiede solo quello che prevedono una Convenzione del 2001 sull'ambiente e il Libro bianco sulla responsabilità per danni ambientali presentato dalla Commissione Ue nel 2000 (“i pubblici poteri debbono tutelare le comunità amministrate garantendo che le imprese esercenti attività pericolose siano in grado di rispondere di eventuali danni ambientali”) Piazza Maggiore si domanda “quali garanzie abbiano potuto ottenere i nostri amministratori da una Società con risorse di capitale palesemente non adeguate nel caso di danni rilevanti, e con la quale hanno stipulato un "protocollo di intesa" appena un mese dopo la sua costituzione, allorché questa non aveva ancora perfezionato i propri organi e non aveva ancora ufficialmente iniziato l'attività”.Dunque - conclude la nota - “né verso Bordighera né verso Marghera, ma piuttosto verso una Livorno più protagonista delle proprie scelte industriali ma anche commerciali e più libera di disporre del proprio futuro, capace di lasciare ai nostri figli un territorio fruibile”.

I Verdi: “Quell'Ulivo Ogm”

LIVORNO. “Il voto in Commissione ambiente del Comune di Livorno - hanno dichiarato Fabio Roggiolani, capogruppo Verdi in Regione Toscana, Mario Lupi, presidente della Federazione dei Verdi della Toscana e il senatore Stefano Boco, capogruppo Verdi al Senato - trasversale fra forze dell'Ulivo e Alleanza Nazionale e Forza Italia, per forzare i tempi della decisione sulla piattaforma offshore, è grave e mostra come nella città di Livorno non sono i Verdi a voler rompere la coalizione ma è uno strano Ulivo-Ogm a rompere con le idee e la tradizione del centrosinistra”.“Ancora più grave - è ancora la dichiarazione degli esponenti Verdi - che ad annunciare questo sia stata l'Asa, a dimostrazione che questa azienda rappresenta il vero problema della politica livornese, addirittura come sostituto lobbista dei tempi e degli atti della politica”.“Il voto in Commissione che cerca di forzare la mano alla provincia di Livorno e alla Regione Toscana sulle decisioni di compatibilità ambientale della piattaforma offshore cercando un'alleanza con il governo nazionale - concludono i Verdi - deve divenire questione nazionale dell'Ulivo ed essere discriminante per i Verdi della loro adesione al centrosinitra”.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di venerdì 4 aprile 2003

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Il Sindaco e il progetto di rigassificazione“Le contrapposizioni ideologiche non aiutano la città”

LIVORNO. Il progetto off-shore continua ad alimentare il dibattito politico, come dimostrano anche i diversi interventi pubblicati sul nostro giornale. Anche il sindaco ha deciso di intervenire per fare il punto sulla situazione. Ecco il documento di Gianfranco Lamberti:“Vorrei contribuire a rasserenare e rendere costruttivo il dibattito politico cittadino, afflitto da alcune preoccupazioni riferite al ben noto progetto per il metano. Orbene, contrapposizioni "di principio" ed un po' ideologiche non fanno certo parte della culturaamministrativa e politica di Livorno, una città in cui ormai da tempo si coniugano un operoso riformismo e gli interessi della comunità, tutta intera. È il nostro tratto distintivo. In altri termini sappiamo, io credo, coniugare un solido sistema di valori condivisi con la concretezza delle scelte, senza ricorrere al riparo comodo ed opportunistico dei dibattiti senza fine e senza limiti,nei quali, dai dati, dai dai, tutti si possono ritrovare, ma anche perdere.Una città, come una regione od un intero paese, ha bisogno di scelte chiare e praticabili. Con questo unico obiettivo voglio tranquillizzare, ancora una volta, coloro i quali vogliono elevare la discussione sulla piattaforma per il metano a “simbolo” cui ancorare giudizi e schieramenti politici, attuali e futuri, con annesso, indispensabile marchio doc. Addirittura. E vogliamo tranquillizzare sopratutto coloro che pensano a scelte che non abbiano il massimo possibile della trasparenza e della informazione nei confronti della cittadinanza. Continuiamo e continueremo a dare notizie puntuali sul nostro operato e su quanto altro necessario senza alcuna preclusione. Quanto poi ai riferimenti ai programmi elettorali del'99 è del tutto evidente che la proposta ci è giunta dopo qualche anno e non potevamo certo prevederla, ma non potevamo cestinarla per questo. Difficile amministrare con piani quinquennali di non troppo felice memoria.Le cose, viceversa, sono lineari e semplici: la città ha avuto dinanzi a sè una possibile occasione di sviluppo, presentata con dovizia di particolari e trasparenza assoluta. Ne abbiamo dato notizia pubblica con grande evidenza immediatamente, dopo pochi giorni, nel luglio dello scorso anno e da allora la stiamo sottoponendo ad un percorso puntiglioso, compresi tutti gli esami di compatibilità possibili, rigorosamente verificati a tutti i livelli e nelle previste sedi istituzionali.Se l'esito di queste valutazioni sarà positivo, sarà possibile cogliere questa opportunità si sviluppo, nel caso contrario non ci strapperemo i capelli. Una cosa però è certa: Livorno non può rinunciare a nulla, in termini di occupazione e sviluppo, in base a posizioni preconcette ed ideologiche. Non abbiamo alcuna preclusione ad approfondimenti e chiarimenti, quindi, come sempre entrando nel merito dei problemi. Sappiamo bene come si fa a rispettare i principi di una corretta amministrazione e le idee di tutti, a partire da chi ha condiviso gran parte delle nostre più significative e recenti esperienze. Al tempo stesso vogliamo e dobbiamo evitare, in ogni modo, l'inerzia tattica ed inconcludente delle “non scelte”. Dei no “a prescindere”, come avrebbe detto a Totò.Ecco, credo che si debba pretendere, anche nell'interesse delle nostre aziende (perché mai non dovremmo farlo!) la rapida conclusione di una istruttoria aperta ormai da tempo. Tutto qui,senza forzature da parte di nessuno.Lo faremo in un contesto politico di ampio respiro (ripartendo dal recente, ampio dibattito consiliare sul Bilancio), al fine di discutere delle politiche aziendali e di quelle dell'energia, delle prospettive e del ruolo che Livorno potrà avere in futuro, in questi, come in altri e decisivi settori della nostra economia.Ma per carità, non immobiliziamo la nostra città in una sperimentazione in vitro di non si sa bene cosa. Livorno non se lo può permettere, ora più che mai.

Il presidente della Provincia di Pisa critica l'off-shore“Piattaforma incompatibile con lo sviluppo del litorale”

PISA. Vicenda off-shore, la piattaforma del gas che dovrebbe esser realizzata di fronte al litorale pisano. Fra le prime reazioni alla notizia (peraltro ancora ufficiosa), c'è quella del presidente della Provincia Gino Nunes. “Abbiamo ricevuto i materiali da pochi giorni e li stiamo valutando - dice - ma la sensazione immediata non è positiva. Ho il dovere di approfondire la conoscenza del progetto, con tutte le sue implicazioni. Tuttavia, in prima battuta lo ritengo incompatibile con la nostra idea di sviluppo del litorale”. Poche battute che però delineano nettamente la posizione della Provincia di Pisa.Intanto la consigliera provinciale Adua Messerini (Sdi) sottolinea di aver presentato già l'11 febbraio scorso un'interpellanza sulla vicenda. Ecco il testo. “Appreso dalla stampa locale e nazionale che a Livorno è aperta una forte discussione su una iniziativa tesa ad autorizzare la permanenza di una nave cisterna nel mare prospiciente la città, nave che dovrebbe ricevere gas liquido dalle navi gasiere per trasformarlo ed immetterlo, successivamente, nella rete Snam; appreso, inoltre, che questo "patto", firmato dal sindaco di Livorno, ha creato una clamorosa polemica con il presidente della Provincia, che è prontamente intervenuto nella questione esprimendo perplessità; interpello il presidente e l'assessore all'ambiente per conoscere in modo più dettagliato la natura e la funzione di questo progetto e se, per la distanza minima, non venga

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valutato un aumento di pericolosità in un'area già fortemente interessata da altri impianti a rischio (vedi le aree portuali industriali al di la del Calambrone). Considerate le varie implicazioni che potrebbero sorgere, domando se questo progetto non debba essere esaminato anche dalla nostra amministrazione, sia in nome di uno sviluppo turistico della nostra zona, più volte annunciato, sia in nome della salvaguardia dell'ambiente e di quell'Area vasta che vogliamo costituire”. L'interpellanza non è stata ancora discussa.Per Titina Maccioni, capogruppo dei Verdi in consiglio comunale, la piattaforma off-shore “danneggerebbe l'ambiente, sarebbe diseconomica e pericolosa e aumenterebbe il rischio di attentati terristici. Non è tollerabile concepire un impianto di quella natura che interferirebbe col parco naturale della Gorgona, col santuario dei cetacei, con le secche della Meloria”. (lu.don.)

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di giovedì 10 aprile 2003

I VERDI ALL'ATTACCO SUL GAS OFF-SHORE Gabriele Volpi: “Nessuno sapeva della possibilità di presentare osservazioni e pareri sul progetto” Dure critiche al sindaco “Sbandiera tanto la trasparenza e poi nega il diritto all'informazione”

LIVORNO. Ormai non passa giorno - o quasi - senza un attacco dei Verdi livornesi al progetto gas off-shore della Olt srl. La questione è ben nota: a Gabriele Volpi e compagni, la possibile realizzazione di questa struttura a 12 miglia dalle coste pisane (l'impianto - come mostra la cartina a fianco - dovrebbe infatti sorgere a nord ovest del canale scolmatore, in pratica al largo di Tirrenia) proprio non va giù.. E qualsiasi occasione, formale o sostanziale, è buona per ribadire con forza il dissenso a questa iniziativa gestita in prima persona da Lamberti.Stavolta a finire sotto accusa è il livello di informazione mantenuto dall'amministrazione comunale su questo progetto. “In un recente intervento sulla stampa - spiega il capogruppo consiliare Gabriele Volpi - Lamberti aveva garantito il massimo della trasparenza possibile su questa vicenda, sottolineando peraltro che era stata presentata con dovizia di particolari. Ci vuole davvero un bel coraggio a parlare così... Per dimostrare il contrario, è sufficiente dire che nessuno in città sapeva della possibilità di esprimere osservazioni e pareri su questo progetto che attualmente è all'esame del ministero dell'Ambiente per la pronuncia di compatibilità ambientale. Solo la scorsa settimana, quando il termine era scaduto, il sinadco ha reso noto che l'unica osservazione pervenuta al ministero era quella del Comune di Livorno: lo credo bene, di questa opportunità non ne era a conoscenza nessun altro!”.In realtà, la Olt Off Shore Lng Toscana Srl, aveva fatto pubblicare su Il Tirreno del 19 febbraio scorso un annuncio - così come previsto dalla legge - per rendere noto di aver presentato domanda di pronuncia di compatibilità ambientale per il progetto di un terminale di galleggiante per la rigassificazione di gas natuarale liquefatto. Nell'avviso al pubblico, si spiegava anche che “entro trenta giorni dalla pubblicazione di questo annuncio chiunque può presentare osservazioni o pareri in forma scritta facendoli pervenire al ministero dell'Ambiente, alla Regione Toscana e alla Provincia di Livorno” con relativi indirizzi. “E' vero - ammette Volpi - dal punto di vista legale, con questa pubblicazione, la Olt srl è a posto anche se il testo dell'avviso era così minuscolo che si faceva fatica a leggere. Comunque resta un problema politico: né il sindaco né altri componenti dell'amministrazione civica hanno infatti mai detto nel corso di una seduta del consiglio comunale o di una commissione consiliare che era aperto un termine per presentare delle osservazioni in merito al progetto. Noi avremmo dovuto vigilare maggiormente e non farci sfuggire quel piccolo avviso, ma anche l'amministrazione comunale avrebbe potuto anche essere più esplicito, visto che di questo argomento se ne è discusso molto. Invece non è stato detto nulla alle forze politiche e alle associazioni ambientaliste. Davvero un bell'esempio: il sindaco sbandiera tanto la trasparenza e poi nega il diritto all'informazione...”“Il Comune - prosegue Volpi - aldilà dell'avviso al pubblico della Olt, avrebbe dovuto dare maggiore pubblicità a questa notizia, comunicandola a tutta la città in modo che i livornesi avessero la reale possibilità di esprimersi. Invece si è perfino arrivati a convocare una commissione consiliare “a porte chiuse” sull'off- shore, impedendo l'accesso ai giornalisti. Ebbene, proprio nel corso della seduta di quella commissione, l'ingegner Zanelli ha dichiarato di aver presentato una ulteriore relazione sul progetto della Olt, che eliminava tutti i problemi tecnici. Questo documento, però, non c'è stato ancora messo a disposizione. Lo chiamereste un confronto corretto?” Dopo aver ribadito che è in corso la raccolta di firme per la petizione contro il terminale del gas off-shore (“puntiamo ad un referendum”, sottolinea), Volpi annuncia che “il ministro Matteoli non sembra intenzionato a fare un'inchiesta pubblica, che è facoltativa ed aprirebbe un confronto sulla valutazione di impatto ambientale. Questo conferma la convergenza tra Ds e An, in particolare tra Lamberti e Matteoli, che politicamente rappresenta un grave ostacolo alla formazione del nuovo Ulivo. E non solo a livello locale: una alleanza del genere, pone problemi anche a livelli nazionali”. (ale.gu.)

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Da Il Tirreno - cronaca Livorno di venerdì 11 aprile 2003

Attenzione, l’off shore formerà nubi di gas e sorgerà in zona sismica I comitati ambientalisti: impianto sconsigliabile anche per le condizioni meteo Nei giorni scorsi sono stati ufficialmente presentati i due progetti di terminali-gas di Livorno e Rosignano di cui si discute da mesi. Dato che tali presentazioni sono state riservate agli addetti ai lavori (sindacalisti, operatori economici, consiglieri comunali, ecc) le uniche informazioni pubbliche disponibili sono quelle riportate nei resoconti di stampa, che confermano come, ancora una volta, i responsabili dei due progetti abbiano eluso molte questioni legate alla sicurezza e alla tutela dell’ambiente e delle popolazioni. Rimangono infatti senza risposta diverse domande.La prima riguarda l’impatto ambientale del traffico di navi gasiere. Considerando che i due terminali si pongono l’obiettivo di immettere in rete circa 2/3 miliardi di metri cubi di gas l’anno ciascuno e considerata la portata delle attuali navi gasiere, quante navi ogni anno dovrebbero arrivare al terminal OLT e a quello di Rosignano?Certamente molte e se, incidenti a parte, l’impatto sull’area marittima antistante il porto di Livorno potrebbe forse non essere devastante oggi, altrettanto non si può certo dire dell’impatto di un simile traffico su un’area a forte vocazioe turistica qual è la Costa degli etruschi.La seconda questione è rimasta completamente sottaciuta in tutti gli interventi. Quale impatto ambientale avranno le emissioni sprigionate dai due terminali? Le società che vorrebbero costruire i terminali stessi non hanno mai fornito stime.Ci pare interessante, a proposito, riportare quanto riferisce il rapporto “Salute, sicurezza, ambiente 2001” della GNL Italia, società della SNAM che gestisce l’unico terminale costiero di gas attualmente in funzione in Italia, quello di La Spezia, capace di trattare 3,6 miliardi di metri cubi l’anno: “L’attività ha comportato l’emissione in atmosfera di circa 77 tonnellate di ossidi azoto, 48 tonnellate di monossido di carbonio e 93 tonnellate di anidride carbonica. Le emissioni in atmosfera di gas naturale sono state pari a circa 1,77 milioni di metri cubi.. sono stati utilizzati 2,3 milioni di metri cubi di acqua di mare per il raffreddamento degli impianti ausiliari”.E a Livorno e a Rosignano cosa accadrà? Occorre poi rilevare che, secondo quanto risulta, l’impianto off shore della OLT previsto a Livorno non avrebbe eguali nel mondo. Si possono ben immaginare tutti i rischi e le incognite che ne derivano. In Europa esiste solo un analogo progetto, quello della Edison - socio di BP e Solvay nel progetto di Rosignano - che intende realizzarlo a 17 km dalla costa di Rovigo. La Edison dichiara però pubblicamente che la “localizzazione prescelta è stata determinata a seguito di approfonditi studi sismici, geologici e meteo-marini condotti a livello nazionale, che hanno determinato la scelta di questa area come ottimale”. Rimane senza risposta l’ovvia domanda più volte fatta dai nostri comitati: possibile che a Livorno le autorità comunali abbiano accettato il progetto della OLT senza far effettuare studi analoghi a quelli eseguiti per Rovigo, pur sapendo ad esempio che al largo delle nostre coste esiste una faglia sismica, epicentro del terremoto del 1985?Relativamente al progetto off shore della OLT viene poi naturale chiedersi, in particolare, come sia possibile che il Comune di Livorno sponsorizzi il progetto di terminale off shore, quando tutti ben sanno come nel maggio 2002 la commissione ministeriale incaricata di valutare la possibile costruzione di un terminale off shore per lo scarico di GPL al Costiero Gas di Livorno concludesse i suoi lavori sostenendo che “il tipo di condizioni meteo-climatiche (i venti e il moto ondoso sono tali da non poter garantire un sufficiente numero di giorni all’anno in condizioni di operabilità in sicurezza)... contribuiscono alla difficoltà di poter gestire con un sufficiente grado di sicurezza le strutture off shore e i collegamenti con la costa”.Alla riunione partecipò, come consulente della Provincia, il prof. Zanelli, che nello stesso periodo realizzava la relazione tecnica per la Cross Energy sull’attuale progetto off shore. Tale relazione, presentata nell’aprile 2002, evitava accuratamente di affrontare il problema.Siamo evidentemente di fronte, oltre che ad un chiaro conflitto di interessi, anche ad un atteggiamento che fa sorgere ulteriori grossi interrogativi sulla relazione tecnica che al Comune è bastata per firmare il protocollo d’intesa con la OLT. Chiediamo al Sindaco di rispondere alle nostre domande fatte in nome del diritto all’informazione e della trasparenza amministrativa.Comitato di difesa dalle antenne e dall’inquinamento, Comitato salute ambiente

Da La Nazione - cronaca Pisa di domenica 13 febbraio

Piattaforma del gas in mare: “Alla larga dalla nostra costa”

PISA — Acque agitate sul litorale, dove sta alimentando polemiche e prese di posizione la notizia, circolata

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in questi giorni, dell'esistenza di un progetto per la realizzazione di una piattaforma offshore per la fornitura di gas nel tratto di mare prospiciente la costa tra Pisa e Livorno. Tra le prime reazioni quelle della Provincia di Pisa che, dichiarandosi all'insaputa di tutto, ha inviato un telegramma con richiesta di spiegazioni al Ministero dell'Ambiente: “Abbiamo casualmente appreso — si legge nel testo — che è stato presentato un progetto relativo a un impianto costituito da un terminale galleggiante il quale, destinato alla rigassificazione di Gnl, dovrebbe essere ancorato al largo della costa compresa tra Marina di Pisa e Tirrenia. Il progetto desta forte preoccupazione e suscita profonde perplessità circa i possibili effetti sull'ambiente marino e costiero interessato, che vedono la presenza di una importante area protetta di valore internazionale, il Parco Regionale di San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli e lo svolgimento di importanti attività turistiche connesse alle località balneari. Ci risulta anche — prosegue la Provincia — che sia stata attivata una procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) nazionale per le opere in mare previste dal progetto. Nel manifestare stupore per il mancato coinvolgimento degli enti locali pisani nelle procedure di approvazione dell'impianto, in qualità di ente territorialmente interessato e potenzialmente competente dal punto di vista amministrativo, siamo a chiedere al Ministero dell'Ambiente di voler comunicare con precisione l'ambito territoriale del previsto intervento anche in relazione al ruolo e alle competenze provinciali, nonché di inviare copia dei documenti progettuali e di coinvolgerci nel procedimento autorizzativo e in particolare nella procedura di Via, convocando la Provincia di Pisa alle Conferenze di servizi e alle riunioni che terranno in ordine alla valutazione del progetto”. Anche il consigliere provinciale di An, Michele Conti, interviene per polemizzare contro “l'assessore all'ambiente Terenzio Longobardi che non ha dato alcuna comunicazione della questione in consiglio provinciale” e per chiedere “al presidente della Commissione ambiente, consigliere Andreanini, di convocare urgentemente la commissione per valutare il grado di impatto di tale progetto”.

'Aree contigue', è polemica

PISA — Aria di burrasca sui Parchi toscani, che rischiano di perdere il potere decisionale sulle “aree contigue” (quelle esterne ai loro confini), garantitogli finora dalla Legge-quadro sulle Aree protette, se alla Regione venisse approvata senza modifiche la nuova proposta di legge urbanistica nota agli addetti ai lavori con il nome di “Super 5”. [...]Ma durante il convegno della Villa del Gombo si è parlato anche dell'ampliamento (in dirittura d'arrivo) dell'area del Parco sulla parte a mare, fino alle Secche della Meloria. E al riguardo il presidente Maestrelli, il vicepresidente Bianchi e lo stesso professor Luciano Iacoponi, presidente del “Centro Avanzi” cui spetterebbe il ruolo di monitoraggio terrestre e marino dell'intera area protetta, hanno espresso il proprio deciso parere contrario al progetto (sostenuto dal Comune di Livorno) per la costruzione, al largo di Tirrenia, di un terminale gas off shore: una piattaforma galleggiante per navi gasiere dove verrebbe travasato gas, trasformato dallo stato liquido allo stato gassoso, per essere trasportato tramite gasdotti subacquei fino allo Scolmatore. “Un progetto che va assolutamente scongiurato — ha ribadito Bianchi —, perché sarebbe una vera iattura per l'ambiente”.

PROVINCIA DI LIVORNO - UFFICIO STAMPA - Piazza del Municipio,4 - Tel 0586/257229 – Fax 0586/888597Livorno, 17 aprile 2003COMUNICATO STAMPAOff-Shore: per la Provincia per ora è no

Circa il progetto di piattaforma per la rigassificazione di gas naturale liquefatto la Provincia è stata invitata a formulare un parere in relazione alla prossima conferenza dei Servizi che è stata convocata dal Ministero delle Attività Produttive per il giorno 28 aprile a Roma “per proseguire l’istruttoria iniziata con la I Conferenza” ed ha espresso una valutazione che è per il momento negativa (secondo l’art.6 della legge 349/86 che recita: “ove sia verificata l’incompletezza della documentazione presentata, si provvede a richiedere…le integrazioni necessarie. Tale richiesta ha effetto di pronuncia interlocutoria negativa”).Il parere della Provincia consiste in una delibera della Giunta che accoglie le valutazioni dei tecnici, della struttura operativa per la Valutazione di Impatto Ambientale (una struttura interdisciplianare interna alla Provincia), le valutazioni dei Settori Ambiente e Assetto del Territorio ed i pareri dell’ARPAT- Dipartimento di Livorno.La Provincia che è competente, in particolare, sulle questioni relative alla “posa in mare di cavi e condotte” e l’eventuale relativa movimentazione dei fondali marini…”, secondo la legge regionale n.19 approvata il 4 aprile di questo anno, nonché sulle problematiche territoriali idrogeologiche della condotta a terra (parte di gasdotto che dovrebbe collegare il terminal con la rete nazionale del gas-snam) partecipa alla VIA decisa nella precedente Conferenza dei Servizi, circa il complesso dell’opera proposta.La Provincia ha anche chiesto formalmente alla Regione Toscana in data 19 marzo su quali parti del

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progetto sia necessaria la valutazione dell’Amministrazione Provinciale, tenendo conto che dalla documentazione è emerso inequivocabilmente che il terminale galleggiante e gran parte della condotta sottomarina sono localizzati di fronte alla costa della provincia di Pisa (risulta che la Provincia di Pisa abbia chiesto formalmente di essere invitata alla prossima Conferenza dei Servizi del 28 prossimo venturo).La Giunta Provinciale ha preso atto del parere con una richiesta di integrazione da parte di ARPAT- Dipartimento Provinciale di Livorno in data 21/03/03, che ritiene insufficiente la documentazione disponibile relativamente ad una quantità di problemi (riduzione delle aree di pesca commerciale, valutazione degli effetti dello scambio termico tra l’acqua di scarico usata e il riscaldamento del gas liquido e le acque marine, la gestione dei rifiuti del terminal galleggiante). Anche il parere dell’ARPAT- Area Prevenzione Rischi industriali osserva che non è possibile formulare un parere esaustivo mancando, nell’analisi del rischio presentata, riscontri rispetto agli standard e alle normative sulle industrie a rischio di incidente rilevante. In particolare, tra gli scenari incidentali ipotizzati non viene trattata la problematica inerente al rischio connesso con i possibili impatti provenienti da altre imbarcazioni in navigazione nell’area; le misure di prevenzione e protezione anche per la parte di impianti a terra sono indicate molto sommariamente secondo un dettaglio adeguato solo ad una progettazione di larga massima. Ciò è ritenuto dall’ARPAT insufficiente anche in relazione al fatto che la Commissione Tecnico Scientifica per la VIA costituita dal Ministero dell’Ambiente il 13/02/01 per studiare le caratteristiche delle aree portuali livornesi, che aveva successivamente portato alla definizione dell’area a “rischio di incidente rilevante” aveva evidenziato le criticità relative alla sicurezza e alla operatività delle strutture off-shore nel canale tirrenico antistante la costa toscana, anche per il tipo di condizioni meteo-climatiche presenti e di traffico marittimo.La struttura operativa interdisciplinare per la VIA non ritiene possibile l’espressione di un parere definitivo richiedendo, in particolare, una integrazione della documentazione relativa alla porzione di gasdotto a terra (distanza degli abitati in località Stagno, previsione di realizzare un tratto di condotta in area a pericolosità idraulica molto elevata, parallelamente allo Scolmatore e al di là dell’argine dello stesso ecc. e in relazione alla profondità di posa della condotta in corrispondenza dell’attraversamento dello Scolmatore in previsione del progetto di navigabilità dello stesso che prevede l’approfondimento del canale. Un problema non valutabile allo stato degli atti è quello relativo alle emissioni dell’impianto connesse alle operazioni di gassificazione.Infine, il Settore Pianificazione del Territorio e dei Trasporti della Provincia ha posto in forte evidenza il problema della conformità e compatibilità del progetto con il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) Provinciale.In particolare, il PTC prescrive di dare attuazione a quanto previsto dal Decreto Ministeriale del 9 maggio 2001 relativo alla disciplina dell’”Area di rischio di incidente rilevante” tra i Comuni di Livorno e Collesalvetti. Dagli atti rimessi questo non sembra emergere, quindi al momento e allo stato degli atti non si ritiene di individuare condizioni di compatibilità.. Si deve evidenziare inoltre che il progetto non appare in linea con gli obiettivi generali del PTC che non prevedono per questa parte del territorio un potenziamento di impianti industriali ma individuano, per questa area, al contrario, la necessità di perseguire le linee di sviluppo fondate sul riequilibrio ambientale. Va considerato inoltre che il PTC ha valore di piano paesistico ai sensi della legge 5/95.Il paesaggio è una risorsa tutelata dalla legge, il cui valore sociale e turistico rappresenta una delle finalità della programmazione dell’uso del territorio.Tenuto conto che nel quadro del PTC vigente è individuata come caratteristica fondamentale l’inserimento del territorio marittimo della provincia nel “Santuario dei Cetacei”, oggetto di un accordo internazionale sottoscritto dal nostro Paese e dalla Francia, si rileva che il progetto proposto per caratteristiche, dimensioni, impegno di specchio acqueo e misure di salvaguardia di un impianto industriale, non appare in linea con indirizzi e caratteri della componente paesaggistica dello stesso PTC e del Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana.Si deve, infine, evidenziare che la collocazione del progetto proposto interferisce anche con gli obiettivi del Parco Naturale dell’Arcipelago Toscano di cui è parte integrante l’Isola di Gorgonia, che gode di un particolare tutela, che si riverbera anche a mare. Anche sul paesaggio e sul contesto territoriale limitrofo per la logica della tutela delle aree contigue.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di venerdì 18 aprile 2003

Terminale off shore: no della Provincia Parere ufficiale con delibera di giunta dopo l'esame di tecnici e Arpat “Valutazione per il momento negativa” perché mancano molte garanzie. “Anche Pisa deve pronunciarsi”

LIVORNO. Colpo di scena, l'ennesimo, nella vicenda del progetto per il terminale gas off shore presentato dalla società Olt e appoggiato da Comune e Asa. La Provincia infatti ha diffuso ieri pomeriggio un lungo documento in cui boccia, allo stato degli atti, il progetto in discussione sottolineando una serie di garanzie e

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di documentazioni mancanti oltre al fatto che l'off shore va contro altre scelte da tempo messe in campo da Regione ed enti locali, per esempio il parco dell'Arcipelago e il parco dei cetacei. La Provincia sottolinea inoltre che anche la Provincia di Pisa ha chiesto di essere chiamata a pronunciarsi.Ecco il documento diffuso dalla Provincia:“Circa il progetto di piattaforma per la rigassificazione di gas naturale liquefatto la Provincia è stata invitata a formulare un parere in relazione alla prossima conferenza dei Servizi che è stata convocata dal Ministero delle Attività Produttive il giorno 28 a Roma “per proseguire l'istruttoria iniziata con la I conferenza” ed ha espresso una valutazione che è per il momento negativa (secondo l'art. 16 della legge 349/86 che recita: “ove sia verificata l'incompletezza della documentazione presentata, si provvede a richiedere...le integrazioni necessarie. Tale richiesta è effetto di pronuncia interlocutoria negativa”).Il parere della Provincia consiste in una delibera della Giunta che accoglie le valutazioni dei tecnici, della struttura operativa per la Valutazione di Impatto Ambientale e Assetto del Territorio ed i pareri dell'ARPAT - Dipartimento di Livorno. La Provincia che è competente, in particolare, sulle questioni relative alla “posa in mare di cavi e condotte” e l'eventuale relativa movimentazione dei fondali marini...”, secondo la legge regionale n. 19 approvata il 4 aprile di questo anno, nonché sulle problematiche territoriali idrogeologiche della condotta a terra (parte di gasdotto che dovrebbe collegare il terminal con la rete nazionale del gas Snam) partecipa alla VIA decisa nella precedente Conferenza dei Servizi, circa il complesso dell'opera proposta.La Provincia ha anche chiesto formalmente alla Regione il 19 marzo su quali parti del progetto sia necessaria la valutazione dell'Amministrazione Provinciale, tenendo conto che dalla documentazione è emerso inequivocabilmente che il terminale galleggiante e gran parte della condotta sottomarina sono localizzati di fronte alla costa della provincia di Pisa (risulta che la Provincia di Pisa abbia chiesto formalmente di essere invitata alla prossima Conferenze dei Servizi del 28).La Giunta Provinciale ha preso atto del parere con una richiesta di integrazione da parte di ARPAT - Dipartimento Provinciale di Livorno in data 21/03/03, che ritiene insufficiente la documentazione disponibile relativamente ad una quantità di problemi (riduzione delle aree di pesca commerciale, valutazione degli effetti dello scambio termico tra l'acqua di scarico usata e il riscaldamento del gas liquido e le acque marine, la gestione dei rifiuti del terminal galleggiante).Anche il parere dell'ARPAT - Area Prevenzione Rischi industriali osserva che non è possibile formulare un parere esaustivo mancando, nelll'analisi del rischio presentata, riscontri rispetto agli standard e alle normative sulle industrie a rischio di incidente rilevante.In particolare, tra gli scenari incidentali ipotizzati non viene trattata la problematica inerente al rischio connesso con i possibili impatti provenienti da altre imbarcazioni in navigazione nell'area; le misure di prevenzione e protezione anche per la parte di impianti a terra sono indicate molto sommariamente secondo un dettaglio adeguato solo ad una progettazione di larga massima. Ciò è ritenuto dall'ARPAT insufficiente anche in relazione al fatto che la Commissione Tecnico Scientifica per la VIA costituita dal Ministero dell'Ambiente il 13/02/01 per studiare le caratteristiche delle aree portuali livornesi, che aveva successivamente portato alla definizione dell'area a “rischio di incidente rilevante” aveva evidenziato le criticità relative alla sicurezza e alla operatività delle strutture off-shore nel canale tirrenico antistante la costa toscna, anche per il tipo di condizioni meteo-climatiche presenti e di traffico marittimo.La struttura operativa interdisciplinare per la VIA non ritiene possibile l'espressione di un parere definitivo richiedendo, in particolare, una integrazione della documentazione relativa alla porzione di gasdotto a terra (distanza degli abitanti in località Stagno, previsione di realizzare un tratto di condotta in area a pericolosità idraulica molto elevata, parallelamente allo Scolmatore e al di là dell'argine stesso ecc. Un problema non valutabile allo stato degli atti è quello relativo alle emissioni dell'impatto connesse alle operazioni di massificazione), e in relazione alla profondità di posa della condotta in corrispondenza dell'attraversamento dello Scolmatore in previsione del progetto di navigabilità dello stesso che prevede l'approfondimento del canale.Infine, il settore Pianificazione del Territorio e dei Trasporti della Provincia ha posto in forte evidenza il problema della conformità e compatibilità del progetto con il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) Provinciale.In particolare, il PTC prescrive di dare attuazione a quanto previsto dal Decreto Ministeriale del 9 maggio 2001 realtivo alla disciplina dell'Area di rischio rilevante tra i Comuni di Livorno e Collesalvetti. Dagli atti rimessi questo non sembra emergere, quindi al momento non si ritiene di individuare condizioni di compatibilità.. Si deve evidenziare inoltre che il progetto non appare in linea con gli obiettivi generali del PTC che non prevedono per questa parte del territorio un potenziamento di impianti industriali ma individuano, per questa area, al contrario, la necessità di perseguire le linee di sviluppo fondate sul riequilibrio ambientale. Va considerato inoltre che il PTC ha valore di piano paesistico ai sensi della legge 5/95. Il paesaggio è una risorsa tutelata dalla legge il cui valore sociale e turistico rappresenta una delle finalità della programmazione dell'uso del territorio, tenuto conto che nel quadro del PTC vigente è individuata come caratteristica fondamentale l'inserimento del territorio marittimo della provincia nel “Santuario dei Cetacei”, oggetto di un accordo internazionale, si rileva che il progetto proposto per caratteristiche, dimensioni, impegno di specchio acqueo e misure di salvaguardia di impianto industriale non appare in linea con indirizzi e caratteri della

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componente paesaggistica dello stesso PTC e del Piano di Indirizzo Territoriale della Regione.Si deve, infine, evidenziare che la collocazione del progetto proposto interferisce anche con gli obiettivi del Parco Naturale dell'Arcipelago di cui è parte integrante l'Isola di Gorgona che gode di una particolare tutela che si riverbera anche a mare. Anche sul paesaggio e sul contesto territoriale limitrofo per la logica della tutela delle aree contigue”.

Da Il Tirreno - cronaca Livorno di mercoledì, 23 aprile 2003

“Off shore, rigore e prudenza” La Provincia: nessuna divergenza politica, ok la Regione “Incauti e controproducenti anche sotto il profilo politico i giudizi sulla bontà del progetto”. Queste valutazioni “non spettano ai partiti” “Troppi no allo sviluppo? Non è vero” LIVORNO. Nuovo intervento della Provincia sul delicato argomento off shore dopo il no della giunta di Palazzo Granducale al progetto della società Olt in vista della conferenza dei servizi in programma la prossima settimana a Roma. La giunta provinciale esprime “forte apprezzamento” per la posizione assunta dalla Regione ed enunciata dall’assessore Franci. “In particolare - dice il documento della Provincia - si ritiene convincente la prudenza - che non significa rinvio sine die - nella valutazione degli scenari ambientali e di programmazione energetica regionale, con riferimento ad un territorio - quello della provincia di Livorno - già ampiamente interessato ad impianti di produzione energetica ed oggi interessato da due progetti di rigassificazione di gas naturale, i quali saranno oggetto, ciascuno, di una conferenza dei servizi nazionale il 28 e 29 aprile (...)”.Alla decisione della Giunta provinciale con la quale è stato espresso il parere sull’ off-shore, “hanno fatto - dice il documento - seguito articoli e commenti che fanno ritenere opportuna ed utile qualche precisazione”.. E la Provincia lo fa negando “divergenze politiche” e tirando le orecchie a chi ha mosso rimproveri alla politica ambientalista. Dice la nota: “Non c’è - nel centrosinistra, tra Provincia e Comune di Livorno, ecc. - una divergenza di natura politica. É stato espresso, nei diversi documenti politici di questi mesi e anche in quelli più recenti, un preciso orientamento: quello di subordinare la valutazione della opportunità di realizzare l’impianto alle valutazioni tecniche di sostenibilità ambientale e di sicurezza. Un orientamento generalmente condiviso che rappresenta, in questa fase, un punto di riferimento per tutti, dentro e fuori il centro-sinistra. Quello che forse non si è capito con precisione è che la posizione della Provincia, senza discostarsi da tale orientamento, rappresenta una prima risposta tecnica al quesito relativo alla sostenibilità ambientale. “Con la “pronuncia interlocutoria negativa” la Provincia ha inteso chiarire che, a suo giudizio, non sono sufficienti gli elementi conoscitivi e di garanzia su una vasta gamma di questioni legate alla sicurezza dell’impianto e alla sostenibilità ambientale dello stesso (che non si stanno qui a riassumere). Occorre ricordare che la Provincia è titolare di competenze precise - sulle condotte sottomarine e sulle condotte a terra e su altri aspetti - che la rendono pienamente partecipe, in prima persona, del procedimento unificato di Valutazione di Impatto Ambientale ordinato dal ministero competente alla autorizzazione di simili impianti che - ricordiamolo - è quello delle Attività Produttive. La V.I.A. prevede un coinvolgimento di tre soggetti: il ministero dell’Ambiente, la Regione e la Provincia di Livorno.La Provincia aggiunge: “Va segnalato, tra l’altro - nessuno ne ha dato notizia - che una recente legge regionale ha delegato alle Province le competenze relative agli impianti a mare. Una legge che il Consiglio Regionale ha approvato il 4 aprile scorso, che conferma la fiducia della Regione nelle competenze delle Province anche per quanto attiene le aree marine, che conforta soprattutto la Provincia di Livorno, che da sola ha circa un terzo della costa toscana (e che motiva inoltre la richiesta di pronunciamento anche della Provincia di Pisa) (...). La posizione della Giunta è un pronunciamento istituzionale che recepisce le valutazioni tecniche degli stessi Uffici della Provincia e dell’Arpat, ritenendoli congrui. Secondo queste valutazioni non ci sono, ad oggi, sufficienti garanzie per procedere ad una autorizzazione alla costruzione dell’impianto off-shore.“Si tratta di una posizione che non può disturbare alcun legittimo equilibrio politico, a meno che si pensi che essere di centro-sinistra implichi di pensarla allo stesso modo su tutti i singoli progetti, che sarebbe paradossale, oppure che una eventuale decisione politica presa in non si sa quale sede potrebbe condizionare valutazioni e competenze tecniche. Quel che è certo è che non spetta ai partiti politici una valutazione di un singolo progetto industriale (o edilizio o culturale), soprattutto quando questo implica aspetti e competenze tecnici. Giusta e apprezzabile, quindi, la prudenza manifestata dai segretari di quei partiti che non si sono fatti coinvolgere in commenti (...).“L’orientamento ed il metodo condivisi sono stati seguiti e il parere della Provincia è una prima risposta (interlocutoria negativa) al quesito “se ci siano le condizioni ambientali e di sicurezza favorevoli”.. Una posizione assunta nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, cui la Provincia tiene particolarmente, perché ritiene di essere, per ragioni oggettive, “l’Ente ambientale per eccellenza”, come la definì, in un Convegno a Livorno, un importante parlamentare livornese, l’on. Gianfranco Merli, che non apparteneva ad

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un comitato ambientalista, ma alla Dc.“La Provincia si è attenuta, quindi, ad un metodo rigoroso e rispettoso delle competenze amministrative, nonché dei ruoli delle forze politiche. Ci sono stati, nelle settimane scorse, pronunciamenti e giudizi diversi, tra i quali quelli di alcuni pronti a giurare sulla bontà del progetto a prescindere dalle valutazioni di carattere ambientale. Si è trattato di pronunciamenti incauti e controproducenti e, in questo caso, problematici anche sotto il profilo politico.“Un altro genere di commenti verte sulla sostenibilità ambientale vista come un vincolo eccessivo: “Attenzione, a dire no a tutto, si preclude lo sviluppo di un territorio”. É giusto, ma a Livorno, non sembra che sia questo il problema. Nessuno ha detto di no alla navalmeccanica, salvata positivamente proprio in questi giorni da un intenso lavoro che ha visto in prima fila il Comune di Livorno e le organizzazioni sindacali. Nessuno ha detto no alla componentistica e alla chimica per le quali la Provincia ha istituito due Osservatori che stanno già funzionando come motori di rafforzamento, soprattutto in collaborazione con la Regione. Nessuno ha detto di no alla reindustrializzazione guidata da Spil. Nessuno ha detto di no ai vari progetti del Patto territoriale, anche se alcuni di essi - in particolare il Faldo - hanno suscitato serie preoccupazioni ambientali. L’elenco potrebbe continuare. Semmai qualcuno (non gli enti locali) ha tirato il freno, per un po’ e anche di recente, sulla privatizzazione di Interporto, ma da quando Comune e Provincia hanno incontrato un forte orientamento della Regione, le cose si sono messe in moto anche su questo fronte. Non sembra davvero che a Livorno si corra il pericolo di dire di no a tutto. La Provincia intende invitare tutti a seguire la strada della massima prudenza e del massimo rigore, almeno quando si tratta di un impianto che non ha precedenti nel mondo e che ha vaste implicazioni”.

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