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Archeologia dell'Europa medievale Archeologia dell'Europa medievale Lezione 8 Lezione 8 L'area germanica: i Sassoni, le città Carlo Citter e-mail: [email protected] Skype: carlo.citter Università degli Studi di Siena – Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea magistrale in Archeologia ll presente testo costituisce materiale didattico realizzato dal docente ad uso esclusivo degli studenti per la preparazione dell’esame. Nessun altro uso è consentito.

Archeologia dell'Europa medievale Lezione 8 L'area germanica: i Sassoni, le città

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Archeologia dell'Europa medievaleArcheologia dell'Europa medievale

Lezione 8Lezione 8

L'area germanica: i Sassoni, le città

Carlo Cittere-mail: [email protected]

Skype: carlo.citter

Università degli Studi di Siena – Facoltà di Lettere e FilosofiaCorso di laurea magistrale in Archeologia

ll presente testo costituisce materiale didattico realizzato dal docente ad uso esclusivo degli studenti per la preparazione dell’esame. Nessun altro uso è consentito.

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Lungo il Reno e fra questo e l'Oder vennero a contatto numerosi popoli per un arco cronologico molto ampio che va dalla conquista franca dei Sassoni, Turingi e Bajuwari nell'VIII secolo, fino all'espansione tedesca

verso l'oriente slavo (in letteratura Die Drang nach Ost) nel XIII. Fra i due estremi abbiamo i continui e non sempre pacifici rapporti con Frisoni,

Danesi e Vichingi e la formazione di altre realtà etniche ai margini meridionali di quest'area come gli Avari, gli Ungari, i Bulgari.

Un rapido sguardo a questi popoli dal punto di vista archeologico consente di comprendere meglio le diverse dinamiche sia della

formazione della città, che della formazione del villaggio medievali.

In questa sede faremo alcune considerazioni solo sui Sassoni.

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Citati solo da Tolomeo come popolo che risiede ad est dell'Elba, i Sassoni compaiono nelle fonti scritte molto tardi e prendono il nome dalla loro lunga

spada ad un tagli, il sax appunto.

Da un punto di vista archeologico le prime tracce sono nella stessa zona fra Elba e Weser. La comparsa di armi suggerisce un cambio di

popolazione intorno al V secolo, ma fino alla fine del VI non abbiamo alcun indicatore specifico.

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Come molti altri popoli delle migrazioni, anche i Sassoni usavano l'incinerazione con o senza urna che sono ben attestate fino al V secolo quando compaiono anche le sepolture a inumazione.

Urne da Perlsberg alla foce dell'Elba e diffusione dei cimiteri con urne.L'

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Abbigliamento femminile e maschile di cultura sassone. A sx una fibula a staffa da Liebenau (circa

500) e in alto una fibula a braccia uguali da Anderlingen (V secolo).

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I Sassoni che non erano migrati in Britannia si stanziarono in parte anche in Olanda. Come al solito le due scuole di pensiero (quella che

accentua i caratteri etnici dei corredi funebri e quella che li nega) si scontrano su questo cruciale quesito.

Nella terra dei Frisoni dal V secolo abbiamo nuovi tipi di cimiteri con fibule cruciformi e/o ceramica anglo-sassone. È probabile che si tratti di migranti di prima o seconda generazione e denotano comunque stretti

rapporti fra l'Olanda settentrionale e l'Inghilterra nel VI secolo.

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Il più volte citato cimitero di Fallward, collegato al villaggio di Feddersen Wierde, è un chiaro esempio di come inumazione e cremazione possano convivere per lungo tempo. Intorno all'anno 600 in tutto l'areale sassone compaiono le armi sulla cui interpretazione il dibattito è ancora aperto.

Urna decorata a impronte di piedi da Westerwanna e planimetria del cimitero di Issendorf.

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Con il VI secolo l'inumazione è un rito affermato e quasi totalizzante, quindi abbiamo più possibilità di analizzare le strutture dei cimiteri. Che spesso sono in continuità con quelli più antichi, mostrando, o suggerendo, continuità anche di popolazione.Issendorf, Mahndorf e Liebenau sono fra questi casi.

Tuttavia la sostituzione dell'orientamento N-S con quello E-W avviene solo nel VII. Corredi di VI e VII secolo da Liebenau.

Bratteate ca. 550 da Dannenberg.

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Nuovi cimiteri si impiantano più a sud del cuore della Sassonia come a Beelen presso il famoso villaggio di Warendorf. I Sassoni risentono di contatti con le diverse popolazioni confinanti, non solo i Franchi, ma anche Alamanni, Longobardi, Danesi e soprattutto i Turingi. Le necropoli di questo periodo, sebbene non mostrino cesure nette, restituiscono tuttavia numerosi oggetti di varia provenienza.

Fibule a staffa e a disco dalla necropoli di Beelen.

Corredo della tomba principesca di Lippspring.

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Le tombe con armi sono comuni nella parte settentrionale oggi in Olanda solo dall'VIII secolo. Ma questo può significare che non c'era stato di guerra, oppure che le posizioni di potere erano manifestate in altro modo perché non c'erano oppositori. In ogni caso il territorio era abbastanza deserto prima che questi nuovi gruppi vi si insediassero e reclamassero il loro diritto mediante l'istituzione di cimiteri.

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Sulla scia dell'ampio dibattito di cui abbiamo parlato a proposito della Britannia e della Gallia, anche per l'area continentale ritrovamenti storici

come i cimiteri di Soest e Beckum vengono sottoposti a critica revisionista. Ci si chiede in sostanza se i morti siano Franchi o Sassoni.

Un revisionismo che però ha il vantaggio di richiamare l'attenzione sui contatti che Franchi e Sassoni ebbero sulle spende del Reno nel VI e VII secolo.

Corredo della ricca T43 mascile di Beckum datata

intorno al 600.

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È addirittura possibile che Soest sia da mettere in relazione con una fondazione franca come testa di ponte missionaria della diocesi di Colonia,

quindi un ribaltamento completo.

Sarebbe da collegare con altre fondazioni durante la guerra contro i Sassoni come Münster, Paderborn e addirittura una seconda sede del

vescovo di Colonia.

Corredo della T8 maschile di Paderborn datata intorno al 700.

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Franchi o Sassoni che siano scompaiono alla fine del VII e nell'VIII le sepolture sono completamente diverse. Fonti scritte e archeologiche

concordano nell'escludere la necessità che i Sassoni se ne siano andati.

Quindi?

Fibula a croce in oro da Warburg datata fra VIII e IX.

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Se prima poteva avere un senso, la spiegazione etnica nell'VIII non funziona più. Eppure le saline funzionano ancora, le importazioni vengono dalle stesse zone di prima. Neppure incendi o fortificazioni sono visibili prima

della guerra con i Franchi. Il cambio è così rapido che dobbiamo pensare ad una piccola élite che si sposta verso la chiesa e quindi è invisibile

all'archeologo. I nuovi ricchi si potevano anche vedere come Sassoni, ma le loro sepolture non si differenziavano dalle altre dell'VIII secolo.

Soest, corredo della ricca T106 femminile datata intorno al 600.

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Sebbene si possa ipotizzare qualche sepoltura di IX, di fatto il cimitero finisce con la guerra contro i Franchi e l'arrivo di Carlo magno. Furono le leggi di Carlo che abolivano le sepolture pagane a porre fine al cimitero? Ma la Chiesa criticò il massacro ed era semmai interessata ad estendere e

consolidare la rete di chiese. Quindi per Soest possiamo pensare piuttosto ad un più stretto rapporto con la Chiesa, però i pochi dati disponibili dicono che il cristianesimo non emerse in modo improvviso e rapido prima dell'800. Però le

nuove sepolture presso la chiesa di S. Pietro presero la stessa strada dell'élite di 100 anni prima quindi cambiarono solo il luogo, non la tradizione.

Corredi di sepolture di VIII secolo da Soest.

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Da varie narrazioni sappiamo che i Sassoni, come altri popoli prima di loro, al momento dello scontro finale con Carlo Magno erano

organizzati in gruppi al comando di un regulus. È assai probabile che questo processo sia iniziato alla fine del VII e che ne abbiamo eco

letteraria solo più tardi.

Il principe sepolto a Beckum intorno al 600 potrebbe essere uno di questi personaggi? Potrebbe essere lo specchio della divisione in Wesfalen,

Ostfalen e Engern, che però è menzionata solo nell'VIII secolo?

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la storia della regione ad est del Reno è caratterizzata dalla compresenza di cristianesimo e paganesimo. Ma i termini sono spesso confusi e talvolta pagano significa solo cristiano di altra confessione. In termini archeologici la cremazione è un indicatore di non cristianesimo, mentre l’orientamento delle tombe ad inumazione no.

Cosa succede ad est del Reno mentre ad ovest avanza la cristianizzazione?

Stele vichinga del VII secolo da Gotland, Sweden: Odino in sella al suo cavallo Sleipnir

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Scarse anche le tracce di sacerdoti full-time, sebbene la linguistica supporti la loro presenza almeno in antico. In Sassonia per esempio erano i capi villaggio, gli anziani ad avere funzioni religiose, mentre in Frisia i re.Sacrifici e feste con consumo di birra e carne sacrificale erano praticati nell’alto medioevo. Anche i sacrifici umani sono attestati.Occorre comunque distinguere fra superstizione e paganesimo. Che è in parte la distinzione fra privato e pubblico.

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Non sembrano esserci strutture di templi pagani fra le popolazioni germaniche in età carolingia, mentre ci sono presso gli Slavi. In Inghilterra la situazione potrebbe essere in parte diversa perché i Sassoni arrivarono su un territorio che aveva conosciuto sia i templi romani, sia le prime chiese cristiane, anche se tracce archeologiche non ce ne sono. Le fonti letterarie sono, come sempre, ambigue anche se più dettagliate che altrove. Del resto già Tacito avvisava che i Germani avevano luoghi piuttosto che edifici sacri.

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L'unica eccezione di un tempio inteso come struttura materialmente definibile per i Sassoni sembra al momento quello di

Eresburg dove è ancora visibile il menhir sacro o Irminsul.

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Le lunghe e sanguinose battaglie ingaggiate da Carlo Magno per spostare più ad est il confine, la “frontiera della civiltà” produsse il cosiddetto limes saxonicus che nel X secolo separava l'Europa cristiana occidentale dal mondo slavo.

Sotto gli Ottoni i Sassoni non erano più barbari e quindi erano integrati nel sistema difensivo.

Il limes saxonicus secondo Adamo di Brema (XI secolo).

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Studiando archeologicamente i siti coevi sulle opposte linee della frontiera ci si accorge che non vi sono differenze così nette. Quindi il concetto di

frontiera è più ideologico, politico, che reale. Più correttamente dobbiamo parlare di buffer zones, aree di confine dove si mescolano diverse culture. Carlo Magno chiamò gli Slavi Obrodites a difendere diversi castelli e città

lungo il confine contro i Sassoni e i Danesi allo stesso modo in cui l'impero romano chiamava i Franchi contro i Visigoti.

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Il caso studiato e scavato di Magadaburg (Magdeburgo) mostra che è vana la ricerca di castelli in pietra sul modello tardoromano o bassomedievale. Il sito è un semplice aggere con tre fossati sulla opposta riva dell'Elba, presidiato da truppe slave. Pertanto l'equazione presidio della civiltà = fortezza in pietra non regge più.

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Un altro caso ben studiato è il Büraburg presso Fritzlar. La sua importanza strategica è testimoniata dal fatto che nel 742 divenne sede vescovile. Sebbene abbia avuto breve durata, è stato considerato come la prima fondazione urbana non romana ad est del Reno. Scavi recenti hanno però ribaltato la visione romantica, contribuendo a definire il sito nella sua reale estensione e struttura.

I Carolingi, dunque, occuparono la collina con una fortezza di legno e terra, mentre il muro è databile fra il tardo IX e l'XI. La conclusione è che le fortezze costruite dai Franchi e dai Sassoni sulle opposte linee della frontiera erano identiche. Datazioni al 14C e dendrocronologia rendono queste conclusioni inattaccabili.

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Allo stesso modo, e con gli stessi metodi di datazione, i ringforts circolari sassoni che si pensava avessero giocato un ruolo

centrale durante la conquista franca come punti di difesa, sono invece risultati appartenere alla fase ottoniana in cui i Sassoni

sono parte integrante della spinta verso le terre slave. E infatti si trovano ancora una volta sulle opposte linee difensive (quella

ottoniana-sassone e quella slava).

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Una volta entrati a far parte della “civiltà” anche i Sassoni furono cristianizzati. Ma già da alcuni decenni missionari stavano operando

presso di loro e presso i Frisoni. Le due figure di riferimento sono Winfried-Bonifacio per i primi e Willibrod per i secondi.

Sepoltura di cavallo dal cimitero di Paderborn.

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Con Carlo magno, però, l'azione fu più incisiva in termini strategici. La conversione e il battesimo ebbe fasi alterne: momenti pacifici come nel 777, quando fondò il palazzo di Paderborn. Ma poco dopo gli eventi sanguinosi del 782, il battesimo di Widukind fu un atto sofferto.

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La cristianizzazione comportò l'abbattimento delle barriere, ma anche l'immissione massiccia di modelli culturali, architettonici franchi e occidentali. Reichenau, Fuda, Echternach, Corvey, per fare solo alcuni nomi, non sono

solo monasteri carolingi, ma veri e propri punti di accesso ad una nuova rete anche insediativa che introdusse la città e riplasmò le campagne.

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Il tema della formazione della città nell’area germanica può essere sintetizzato in tre punti. continuità di vita di alcune città romane in Renania, sviluppo di centri con funzioni quasi-urbane per limitati periodi durante tutta la tarda antichità e l’altomedioevo, la nascita di centri con marcate funzioni urbane come gli emporia del nord, che però furono abbandonati nel corso del X secolo , e altri che invece riuscirono a mantenere e a sviluppare i connotati urbani per tutto il medioevo.

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Alcune città come Treviri, Colonia, Augsburg e Regensburg sono caratterizzate dalla continuità topografica pur nel cambiamento. Rimasero central places, luoghi scelti da re e alti prelati come residenza, centri artigianali, quindi furono città anche durante l’altomedioevo. Cambiarono i limiti di proprietà, la struttura urbanistica e le forme dell’abitare, ma non possiamo dare una quadro di sintesi soddisfacente perché non ci sono molti dati archeologici.

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La sostituzione di una società profondamente radicata nella cultura urbana con una profondamente radicata nella cultura del villaggio, nelle relazioni personali, la scelta di gran parte dei ceti dirigenti di fissare nelle campagne le loro residenze e quindi il centro dei loro possessi fondiari produsse abitati che non erano più solo i villaggi

dell’età precedente le migrazioni, ma non erano città.

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Nella stessa direzione vanno catalogati alcuni insediamenti d’altura, come il Runde Berg che potremmo definire quasi-città nel senso che assolvevano ad alcune funzioni urbane, seppure per limitati periodi durante l’età delle migrazioni, ma anche più avanti in età carolingia.

Fu proprio la conquista della Germania fra Reno ed Elba ad opera di Carlo Magno che determinò la nascita o l’ascesa di alcuni siti come Münster, Amburgo e Brema. Ma altre città che ebbero un ruolo determinante nella storia della Germania bassomedievale, come Lubecca, furono fondate dagli Slavi come segno della avvenuta cristallizzazione e differenziazione sociale, quindi all’origine erano, in sostanza, centri rurali espressione del potere signorile.

in alto l’antica città di Hannover, in basso il castrum di Hammaburg

e a sx la Dreisam che scorre entro Freiburg

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Le invasioni della seconda metà del III secolo ebbero effetti devastanti per le città e determinarono un generale riassetto della rete urbana: i perimetri recinti da mura si restrinsero entro superfici comprese fra i 6 e i 12 ettari con punte maggiori come Amiens (20), Reims (35) e la capitale Treviri (285). Superfici più modeste, ma identica articolazione assumono i vici sorti lungo le direttrici viarie come Maastricht (da 1 a 3 ettari).

Nel passaggio dall’Impero ai Franchi molte città mantennero il loro ruolo di centri direzionali, ma anche luoghi di svago: i sovrani merovingi non erano

estranei all’organizzazione di giochi circensi. Né venne meno il ruolo di centro

di cultura. Scriptoria e biblioteche sono attestati in numerosi casi. Per contro le

attività artigianali e mercantili decaddero almeno fino all’VIII.

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Il castrum di Maastricht e a sx Regensburg.

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1) picco negativo nel VII secolo2) con i carolingi si tornò a crescere

Sulle origini dell'urbanesimo in Europa sono state scritte importanti pagine della storia degli studi. I modelli come sempre sono distanti. Qui seguiamo la proposta di Joachim Henning, cui abbiamo fatto cenno in precedenza.

Modello dominante con molte varianti (Hodges, Loseby, Verhulst, Lebecq):

carolingi

sistema bipartito della villa economia Wics ed Emporia

porti di entrata di beni di lusso per i re e le aristocrazie, non dissimili dalle città monastiche pianificate.

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Oggi sappiamo che avevano un forte rapporto anche con il territorio. Così è probabile che il numero di piccoli e medi siti tipo emporia, coinvolti in commerci, sia stato molto maggiore di quanto ricordato dalle fonti scritte. Insomma se ci sono beni d’importazione non sono necessariamente royal manors. Theuws ha ipotizzato che Dorestad e Quentovic non avevano attività artigianali e ciò portò ad un’instabilità sul lungo termine.

Wics ed Emporiasistema fiscale

sistema curtense monastico

Vichinghi?scomparsa

Immaturità?

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Così i dati disponibili ci dicono che è assai improbabile che il loro declino sia dovuto ad un troppo stretto legame con l’esigenza di beni di lusso da parte delle aristocrazie. Inoltre non ci sono prove documentarie così stringenti sul

legame di questi siti con il potere regio e l’autorità monastica.

Emporia

fornaci di ceramica

produzione di corno e osso lavorato

metalli

Veduta aerea dell'emporio

svedese di Birka

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à variazioni

presenza

densità

qualità

produzione non agricola

siti centrali

rurali

indicatore

positivo negativo

sistema nel quale è inserito lo sviluppo economico della città

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àmettendo su una carta tutti i siti, urbani e non, con tracce evidenti di attività artigianali, emerge che 120 sono fra 500 e 700 e 121 fra 700 e 900, mentre dopo aumenta a 151. E rimasero anche ad un ottimo standard qualitativo le produzioni del vetro, dell’avorio e del legno. Alcuni vasi cosiddetti copti erano tarocchi napoletani, quindi

qualcosa sul commercio di beni di lusso va rivista.

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àNessuna delle tecnologie il cui sviluppo è stato collegato al positivo influsso dei carolingi può essere legata a loro indissolubilmente, ma

piuttosto era presente dall’età tardoromana. Fra la prima e la seconda fase calano le attestazioni in città romane, in centri protourbani e nei siti

rurali, mentre salgono solo nei monasteri.

Ovvero: la produzione artigianale diminuisce costantemente anche dopo il 900 nei siti rurali rispetto al 500, mentre aumenta in siti urbani o proto urbani o simil-urbani, con una breve controtendenza in età carolingia, durante la quale ci fu un picco di ritorno in campagna. Quali sono le

motivazioni di questo trend?

La città mercantile di Schleswig (che prese il posto di Hedeby) nel XII secolo.

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Ma da 27 città fra 500-700 si passa a 9 fra 700-900. E poiché il numero totale era rimasto lo stesso, ci deve essere stata una trasformazione profonda. E ancora fra 900-1100 il numero risale a 26. Parallelamente al declino della

produzione nei centri urbani aumenta nelle campagne. Quindi le campagne erano sempre più autosufficienti e i centri non-rurali perdevano competitività

nel vendere i loro beni. A questo si aggiungono numerose e ben attestate esenzioni dal pagamento dei dazi che con i Carolingi divennero molto diffusi

per monasteri e mercanti dipendenti dai monasteri.

Qualunque fosse la loro struttura, fra 500 e 700 le attività artigianali sopravvissero in qualche misura nelle città romane.

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àPertanto i piccoli mercati rurali di ambito signorile aumentarono la loro

importanza a scapito dei mercati cittadini. Fra Senna e Reno solo stando alle fonti scritte fra 700-900 un centinaio di siti di questo tipo si svilupparono. Quindi in sostanza il punto più basso dell’urbanesimo

post-romano non fu alla fine dell’impero, ma secoli dopo.

Se guardiamo ai monasteri, solo S. Denis sembra avere attività certe prima del 700, ma diventano 18 in età carolingia e tornano a 6 dopo il

900. Erano attività che si mettevano allo stesso livello delle più alte produzioni urbane e degli emporia post-romani.

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Ma le attività artigianali attestate per via documentaria e archeologica all’interno dei monasteri erano destinate all’autosufficienza, non al mercato. Erano espressione di un’economia controllata, una produzione comandata.

Se è il futuro delle città europee, il monastero è anche il passato che ritorna. 650 monasteri per circa 200 anni, con anche 600 abitanti

rappresentarono un freno per un economia di mercato e urbana in Europa.

La letteratura enfatizza il ruolo di queste pianificate città monastiche nello sviluppo dell’urbanesimo.

Fulda in età carolingia

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àLe produzioni artigianali erano su richiesta come censo. I monaci non

pagavano le materie prime e neppure i prodotti finiti. Non c’era necessità di un’economia monetaria e certo questo sistema arcaico non può

essere definito innovativo.

In termini economici c’era solo un assorbimento parassitario della ricchezza prodotta da quelle attività che non erano organizzate dal

monastero, ma di cui il monastero beneficiava.

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C’era un’attività per il mercato a Centula per esempio e c’erano mercanti e intermediari. Fu questa sezione a produrre un incremento dell’economia europea basata su un modello di città post-romana. La città monastica pianificata declinò poco dopo il 900 perché era più un peso che uno stimolo per lo sviluppo. È evidente che i Carolingi e neppure i monasteri avevano intenzione di far crollare l’economia o rallentare lo sviluppo urbano, ma lo fecero.

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àa che punto l’introduzione del sistema curtense influenzò l’efficienza agraria e la produzione di un surplus per il mercato? Quale fu il suo

impatto nello sviluppo di un’economia urbana? La maggior parte delle innovazioni agricole generalmente assegnate ai carolingi con

l’introduzione del sistema curtense erano già disponibili da secoli e vi sono dati archeologici.

Mulino di Daising VII-VIII secolo

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àAddirittura esempi di aratri a versoio sono più raffinati nel IV-V che nell’VIII-IX.

Tutte le innovazioni erano ben diffuse e note ai contadini molto prima dei Carolingi, quindi se non le hanno più usate dobbiamo capire perché. La

preoccupazione dei proprietari non era di introdurre innovazioni tecnologiche, ma di regolamentare l’uso delle tecnologie per le attività inerenti il dominico. E controllare i controllori che spesso si appropriavano dei profitti o usavano i contadini per lavorare le loro terre. Il sistema curtense non aveva nessuna

intenzione di aumentare la produttività, non era lo scopo.

Aratro da Tuttlingen - IV secolo.

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le capacità produttive dei contadini vennero convogliate dai carolingi nella produzione infruttifera: lavorare nel dominico

comportava zero iniziativa da un lato e perdita di giorni e quindi di prodotto dall’altro.

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Con le curtes c’era poco tempo per le proprietà o comunque i lotti familiari. Anche ipotizzando che in quelle la produttività fosse

maggiore che nel dominico, tuttavia possiamo ragionevolmente pensare che la produzione in generale calò e questo non va

d’accordo con la crescita urbana.

difficoltà economica mercato degli schiavi

sistema rurale post-romano famiglia piccola porzione di terra

villaggio

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Nonostante la tensione all’autarchia c’era comunque una componente di scambio e di economia monetaria.

Nel periodo dopo il 900 aumenta il numero di siti con attività produttive che non erano stati città romane, né emporia carolingi. La

discussione sulla fine degli emporia: in realtà non furono abbandonati e molti ci sono ancora oggi.

Le fonti di VIII e IX dicono che le fattorie contadine avevano un profilo orientato al mercato. E questo aumentò in seguito. Ma mentre nel IX gli

strumenti in ferro necessari si producevano nelle curtes, nel X si andavano a comprare in città.

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àLa regolarità della trama urbanistica potrebbe non essere il segno di un potere centrale, aristocratico, ma piuttosto di una capacità di

un ceto di residenti di mantenere a lungo diritti ereditari.

L'emporium danese di Hedeby nel IX secolo.

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A parte le fonti scritte non ci sono altri dati che orientano per una

fondazione e promozione aristocratica degli emporia. Forse si

possono leggere come collegamenti decisivi nello sviluppo di

strutture urbane post-romane non direttamente organizzate dalle

classi egemoni. Questo è ancora più vero se guardiamo ad altre

tipologie di città post-romane che Verhulst chiamò città nuove:

esse avevano un retroterra ed erano centri dello scambio locale.

Questi centri non erano mossi da tradizione romana, né da

commerci a lunga distanza. Questa teoria si basava sulla quasi

totale scomparsa della città nell’età merovingia, sulla fondazione

aristocratica di emporia e wics e la loro esclusiva vocazione al

commercio di beni di lusso a lunga distanza e sul contributo

decisivo allo sviluppo urbano dato dall’innovazione tecnologica

nell’ambito del sistema curtense. Ma queste proposizioni non sono più valide, quindi dobbiamo cercare nuove risposte.

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àCi fu un tentativo di ricreare un modello di città pianificata basato sul

passato e sulle esperienze bizantine e islamiche: il monastero

fortemente controllato dalle aristocrazie. Esso influenzò le campagne,

ma non nella direzione di una migliore resa agricola. Così i problemi

dell’organizzazione delle campagne divennero, in qualche modo,

problemi di organizzazione urbana. Le città-funghi non sparirono e se

vennero meno nell’entroterra, comparvero sulle coste della

Scandinavia e dell’Inghilterra meno intensamente controllate dal

sistema curtense carolingio. Erano i sobborghi con funzioni urbane

dei monasteri e dei palatia, spesso invisibili alle fonti. Non era la

tradizione romana e neppure la caratterizzazione topografica il cuore

della città altomedievale. Era piuttosto la popolazione che ci viveva e

che si organizzava in modo autonomo le attività. La fine dei carolingi

portò al riemergere dei lati positivi delle vecchie città altomedievali,

liberando energie e riprendendo il cammino. Anche se a ritmi diversi.

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àCosì la luce nell’età oscura fu solo sotto il profilo culturale e artistico. In

senso economico e di impulso per le città. Per rilucere dovevano

spegnere la luce e questo fu fatto dai monasteri, guidati dalla dinastia

carolingia. Non lo fecero intenzionalmente, ma fu l’effetto della

costruzione di un sistema di potere e relazioni mai visto dopo la fine

dell’Impero in Europa. I veri detentori della torcia erano i mercanti e gli

artigiani che vivevano all’ombra dei monasteri, nelle vecchie città, negli

emporia e nei wics. Qualcosa sfuggiva al controllo del prelievo signorile e il suo graduale declino dopo il 900 liberò energie prima

incatenate. Il cammino delle città post-romane cominciò ben prima degli

emporia, con la fine dell’impero. Fronteggiarono il tentativo fallito dei

carolingi di creare unità simili alle città economicamente autosufficienti ai

danni di un’economia dinamica. Le attività artigianali ebbero un picco proprio nel X secolo, il crogiolo dell’Europa comunale.

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àL'origine delle città in area germanica è dunque molto varia, molto più che in

Italia e in Francia. Abbiamo città che nascono da città romane, altre che nascono da emporia, oppure da palazzi reali, o da luoghi di mercato. L'eredità altomedievale, così ricca, si sviluppò nel bassomedioevo.

I palazzi di Inghelheim a sx e Paderborn a dx

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àL'area orientale sarà trattata in relazione agli Slavi, perché di fatto

fu la fondazione di Berlino nel XIII secolo a far rientrare questa regione definitivamente nell'orbita germanica. La topografia che si

venne sviluppando nei secoli XII-XIV è anche quella che fu registrata nelle prime cartografie attendibili.

L'abitato slavo di Spandau nel XII secolo.

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Censimenti fatti sulle sole fonti scritte mostrano una crescita esponenziale di nuove fondazioni urbane in Europa centrale fra il 1200 e il 1300. La ricerca archeologica mostra che questo dato deve essere preso con molta cautela, perché non tiene conto di preesistenze che possono avere anche in parte già forme urbane, oltre al fatto che una prima citazione documentaria non dice nulla sull'antichità del sito.

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àIntorno al 1100 la città si trasforma passando dal legno alla pietra e si

cinge di nuove mura. È un processo globale che si colloca nel XII secolo in diverse aree europee, inclusa l'Italia e che coinvolge in

primo luogo l'edilizia privata, producendo la necessità di una regolamentazione delle particelle catastali, che spesso viene

mantenuta a lungo, almeno fino alle prime cartografie di età moderna.

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àE come in tutte le città europee, ciò non comportò la sostituzione

sistematica e l'eliminazione del legno. Qui una tipica casa di Schleswig, la città emporio che sostituì Hedeby, nel XII secolo. La qualità della

carpenteria non venne mai meno.

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Ancora alla fine del XII a Lubecca si costruiscono case in legno di un certo pregio formale.

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La città germanica alla fine del Medioevo si presenta così con un architettura mista (legno e pietra), spazi pubblici e privati ben definiti e funzionali alle esigenze di un mercato vivace e una struttura sociale articolata.

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àLa città bassomedievale è una comunità che provvede anche ad una serie di necessità comuni come possono essere la pianificazione urbanistica, la

regolamentazione delle banchine degli approdi fluviali, la costruzione di ponti e strade. Già presente negli emporia, questo aspetto diventa centrale

nelle nuove realtà comunali.

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à

La parcellizzazione catastale ai fini della regolamentazione della proprietà privata è un fatto ben documentato sia dalla documentazione scritta che dall'archeologia. Le particelle sono di dimensioni precise.

Ovviamente non tutte vengono edificate, perché i campi coltivati all'interno della nuova forma urbis sono un elemento costante, insieme alle case in legno, le case torri in pietra, le chiese, le piazze per il mercato.

Edificata su una preesistenza presso un’ampia ansa della Mosella, uno dei principali affluenti del Reno, intorno al 40 a.C., Augusta

Treverorum divenne colonia durante il regno di Augusto. Per la sua posizione strategica ottenne ben presto un ruolo centrale nel sistema

difensivo e urbano della Renania romana.

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Con la riforma dioclezianea divenne una delle 4 capitali, in particolare la sede di uno dei due augusti. Da quel momento e per buona parte del IV secolo la

sua condizione ne fece uno degli obiettivi principali dell’evergetismo pubblico. Posta sulla frontiera essa fu al centro delle complesse vicende politiche e

militari del tardo IV e V secolo fino alla fine della pars occidentalis. Quasi tutti gli imperatori e gli usurpatori risiedettero a Treviri.

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Resti delle terme imperiali.

La sua economia era piuttosto differenziata: alle tradizionali pratiche agricole si affiancavano importanti attività manifatturiere (tessili, vetro, scultura,

ceramica) e un commercio di beni per le truppe stanziate sul limes. La cinta muraria di cui rimangono ancora oggi imponenti resti (fra cui la famosa porta

nigra) racchiudeva una superficie di 285 ettari suddivisa in insule dall’andamento regolare grazie all’incrocio ortogonale delle strade.

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Il palazzo imperiale con annesse terme era situato nella parte nordorientale. Nonostante già nel IV secolo la città abbia conosciuto la presenza di un vescovo

e nonostante vi risiedessero Costantino e i suoi successori, tutti imperatori cristiani ad eccezione di Giuliano, a Treviri sono attestati edifici di culto pagano.

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All’inizio del V secolo perse il suo ruolo di capitale imperiale e fu più volte assediata dai Franchi e poi dagli Unni. La popolazione locale si era spesso rifugiata nell’anfiteatro che pertanto doveva essere ancora in ottime condizioni. Verso la fine del V secolo i Franchi ripuari si insediarono permanentemente nell’area compresa fra Colonia e Treviri.Da questo momento cessò l’uso sistematico e quotidiano delle strutture e degli edifici della città romana che tuttavia sopravvissero di molto alla fine dell’impero, come appurato dagli scavi.

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L’impianto urbanistico cominciò a dissolversi solo dopo la fine del V a favore di una città a isole, piuttosto distinte e in parte fortificate con le proprie chiese e mercati. Questa nuova realtà modificò sensibilmente l’assetto viario che prese una forma a stella per unire i diversi nuclei. E’ probabile, ma mancano dati archeologici, che la basilica costantiniana sia divenuta parte d el palazzo comitale franco. Le numerose terme furono abbandonate come edifici pubblici e utilizzate in parte come case private. Continuità d’uso invece è attestata per gli horrea lungo il fiume (menzionati ancora nel VII secolo come tali).

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àPlanimetrie comparate del Duomo di Treviri dal

tardoantico al Romanico. Contrariamente alla norma qui le dimensioni diminuiscono.

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àUna ipotesi ricostruttiva della città di Treviri nel XII secolo mostra la tipica

struttura urbana medievale con ampie zone di espansione intorno al nucleo della città romana, ma, al tempo stesso, aree aperte e coltivate che in tutta

Europa sono state eliminate solo nel XIX secolo.

Colonia Ara Claudia Agrippinensium era un oppidum fondato da Augusto su cui intorno al 50 fu eretta una colonia e dall’85 divenne sede del governatore della Germania inferior. Fu in questo momento che una nuova cinta muraria in pietra recinse un area di quasi 100 ettari condizionando l’aspetto urbanistico fino al

XII secolo.

La cristianizzazione fu abbastanza rapida: troviamo luoghi di culto già nel IV secolo.

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L’arcivescovo fu la figura pubblica più importante per tutto il medioevo: in età carolingia era anche uno dei più alti dignitari dell’Impero. La cattedrale è costruita su una serie di edifici religiosi precedenti che risalgono fino all’epoca merovingia, e in età imperiale era qui ubicata una ricca domus privata da cui proviene un mosaico con Dioniso datato al III secolo fra i più famosi della Germania romana.

il mosaico di Dioniso e il battistero della cattedrale

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L’impianto del IV e V secolo non è ancora molto chiaro. Sappiamo che fu distrutta forse dai Franchi e che sulle sue rovine nel corso del VI fu eretto un piccolo edificio ad aula con abside in cui furono sepolti due dignitari giovani merovingi dotati di un ricco corredo. Poco dopo questa chiesa fu sostituita con un’altra ad impianto basilicale il cui cantiere durò fino al pieno IX.

sepolture rinvenute negli scavi del duomo

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E proprio in età carolingia accanto alla chiesa sono venuti alla luce resti di un palazzo che sembra addirittura più grande di quello di Aachen.

Anche il Capitolium mantenne una qualche funzione pubblica come attesta la chiesa di S. Maria. Colonia divenne la testa di ponte degli Ottoni nella loro

avanzata verso est.La rapida crescita della città rese necessario ampliare tre volte l’area cinta da

mura nel corso del medioevo giungendo ad una superficie complessiva di 405 ettari.

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A sx gli scavi del castellum di Divitia sull'opposta sponda del Reno, a dx quelli del praetorium sotto la Rathaus.

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àGli scavi di Heumarkt hanno permesso di chiarire ulteriormente questo

quadro e in particolare la città nella transizione. Uno dei temi centrali era la continuità di funzioni urbane fra la fine dell'Impero e la ripresa sotto il

vescovo Bruno (953-965), che in qualche modo è riconosciuto dalle fonti come il promotore di una nuova stagione. In effetti al di fuori della

cattedrale non era emerso molto. Soprattutto è stato possibile documentare in modo corretto tutta la sequenza, a partire dai terrazzi

fluviali naturali, passando per il muro di cinta del IV secolo che racchiuse un'area di circa 120 ettari.

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Sono emersi gli strati di terra scura (circa 60 cm). che separano i livelli romani da quelli medievali e di particolare rilievo le grübenhäuser merovinge. LA raccolta sistematica dei reperti ha mostrato una quadro molto vivace di importazioni per i secoli VI e VII. Fra VIII e IX vengono realizzate nuove parcellizzazioni con case con zoccolo in muratura.

L'area di Heumarkt fra VII e VIII secolo con le grübenhäuser merovinge.

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Vista generale delle strutture emerse dallo scavo di Heumarkt.

Non vi sono tracce archeologiche dell'incursione normanna dell'881-2. Però vi sono indizi per ubicare qui il mercato costruito dal vescovo Bruno. Ebbe circa 70 anni di vita e poi fu sostituito da un grande riempimento nei primi decenni dell'XI e da allora rimase area di contenimento del fiume. Ma la città si stava espandendo e cresceva la popolazione al suo interno. Il numero delle chiese attestate alla fine del X ne è la prova.

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Le chiese di Colonia fra V e X secolo note da fonti scritte e archeologiche.

In rosso la città antica.

Lo scavo nel cuore di Amburgo ha permesso di identificare il nucleo originale, la fortificazione distrutta da un attacco danese nell’845, il cui nome era Hammaburg (castello sulla riva del fiume). La tradizione vuole che il castrum di Hammaburg sia stato costruito da Ludovico il Pio intorno all’820.

La fortificazione, di forma quadrangolare, occupava una superficie di circa 1 ettaro per un’altezza di 5 m. interamente

realizzata in legno e terra. Al suo interno erano almeno una chiesa e alcune case, mentre i mercanti e i contadini risiedevano all’esterno.

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àLa cristianizzazione di Hammaburg proseguì con la costruzione della

cattedrale dedicata a Maria da parte di St. Anschar che divenne anche il primo vescovo della città.

Hammaburg era strategico nella geografia politica dell’Europa carolingia, al confine fra l’area vichinga, i regni slavi e l’impero franco, Qui intorno all’811

fu fondata la prima chiesa a nord dell’Elba. Gli scavi hanno restituito indicazioni importanti sull’inserimento della città nel sistema dei traffici a

lunga distanza imperniati sul mare del Nord.

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La popolazione viveva raggruppata in strade che prendevano il nome dall’arte esercitata che confluivano nella piazza del mercato in una località

detta “il monte” dove era anche una sorgente d’acqua.Tuttavia se vogliamo passare a numeri assoluti, possiamo dire che la popolazione di

Hammaburg intorno al 1200 non doveva superare gli 800 uomini.

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La particolarità di Hammaburg rispetto agli altri emporia carolingi è la sua prosecuzione e anzi, la sua crescita, nel bassomedioevo. Nel 1189 ottenne

infatti da Federico I il permesso di commerciare liberamente e che non venissero costruiti altri castelli nel raggio di 2 miglia. E’ l’inizio della cosiddetta “Hansa”, che peraltro coincide con la definitiva cristianizzazione di Danesi e

Slavi, con la possibilità di aperture a nord e a est prima più complesse.

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àFriburgo è una città del Baden, e precisamente capoluogo della Breisgau che prende il nome dalla tribù celtica dei Brisigavi. L'area faceva parte in età romana degli agri decumates, cioè una zona esterna all'impero, ma intensamente popolata e con una sede importante nell'oppidum di Breisach.

Breisach

Nonostante ciò, Freiburg non è una città di origine romana. La prima menzione del 1091 cita Bertoldo II che Friburch civitatem iniciavit, mentre il diploma di Corrado stabilisce i diritti di mercato nel 1120.

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àNel Medioevo l'area era sotto il forte controllo della famiglia dei conti Zähring. È molto noto in letteratura il castello denominato Zähringer Burgberg oggetto di scavi e ricerche che ha mostrato anche fasi tardoantiche.

Una prima presenza umana medievale nella zona della città è un mulino che sfruttava le acque della Dreisam per la produzione metallurgica. Esso era collegato ad alcuni edifici in legno dove sono evidenti i resti di attività artigianali. Quindi fin dal 1091 ai piedi dello Schlossberg abbiamo un insediamento non agricolo.

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àL'atto del conte Corrado del 1120 è molto esplicito perché mostra una realtà urbana di fatto già esistente e vivace, che viene regolamentata con la fondazione di un mercato che verosimilmente si unì al burgus

che doveva già essersi formato nel secolo precedente.

Le miniere d'argento della Breisgau e in particolar modo dello Schawarzwald erano molto ricche e sfruttate almeno dall'età merovingia.

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La fondazione del mercato signorile si sposta sull'altra parte del fiume e lì si sviluppa la città medievale. I conti persero il controllo

intorno agli inizi del XIII con la fine della casata. La struttura che si era costituita in poco meno di un secolo rimane inalterata fino ad

oggi, sebbene vi siano state aggiunte successive.In particolare già nel XII la città doveva avere una cinta muraria.

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àChe intorno al 1200 doveva già inglobare le porte di accesso con torre monumentale come la Schwabentor e un sistema di strade che si incrociavano creando una trama urbanistica piuttosto regolare. Sulle strade principali, anche in botteghe prospicienti la strada, si organizzava il ricco mercato cittadino.

Del castello degli Zähring non rimane niente perché fu distrutto nella guerra dei trent'anni, ma sappiamo che dominava dall'alto il mercato in pianura.

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Dalla fine del XIV secolo la città ebbe una sua struttura istituzionale autonoma che aveva giurisdizione sulla Dreisam. Qui la Rathaus. Nello

stesso periodo la crescita economica metteva questa città al pari di altre realtà molto sviluppate come Basilea e Strasburgo con cui strinse

un trattato di alleanza nel 1327.

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àSeppure con accenti diversi, possiamo vedere lungo il Reno la nascita

di un sistema, una rete di città che hanno giurisdizione autonoma, rivendicano diritti contro l'autorità imperiale, e quindi si comportano

come le città del nord unite dalla famosa Hansa.

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àFriburgo e molte altre città tedesche ha beneficiato di una serie di studi sugli elevati che hanno compreso analisi dendrocronologiche delle strutture lignee conservate. Ciò ha permesso di chiarire molto le cronologie e le dinamiche di trasformazione delle abitazioni del

ceto mercantile e artigianale.

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Basilea è una collina a ridosso del Reno, sulla riva sinistra. Una posizione strategica da sempre, e infatti la presenza umana nell'area poi occupata dalla città è costante dalla Preistoria e per tutto il periodo celtico. Una leggenda narra la fondazione di una colonia Raurica che invece è Augusta Raurica, ma testimonia la continuità di occupazione per tutta l'età romana. Le pressioni del III secolo su tutto il fronte renano resero necessaria la fortificazione di quest'altura, che però compare nella documentazione solo nel 374, come parte dell'ultimo grande progetto difensivo imperiale.

Collina della cattedraleRENO

vicus

L'edizione completa e aggiornata degli scavi urbani permette qualche riflessione in più su una città che non nasce da una città, ma neppure da un villaggio.

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àCosì Ammiano Marcellino annota che nel 374 soldati furono mandati a

difendere la fortificazione di Basilia. È probabile che si tratti dei resti della fortezza individuati sulla riva destra del Reno di fronte alla collina della

cattedrale. La popolazione civile viveva invece ai piedi della collina presso l'antico vicus celtico.

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àNon vi sono tracce sicure di cristianesimo nell'abitato e nel castrum

tardoantico. La collina della cattedrale sembra scarsamente occupata nel V secolo mentre sulla riva opposta si erano insediati gli Alamanni.

Strati di terra scura e altri indicatori suggeriscono una ruralizzazione del castrum. Eppure è un momento cruciale perché Basilea viene citata come

civitas e prende il posto di Kaiseraugst come centro della regione.

Il popolamento tardoantico nella zona di Basilea.

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Una sepoltura privilegiata di un personaggio di rango si colloca dopo la caduta dell'impero. Esso si colloca all'interno di una serie di sepolture in varie parti della città che testimoniano nuovi gruppi che si insediano nella zona. Si tratta verosimilmente di Alamanni e Suebi. I primi si erano insediati nel Baden, quindi sulla riva opposta del Reno.

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àNella zona del Bernerring, lungo un'importante arteria N-S, fu scoperta

una tomba principesca di un nobile franco sepolto intorno al 530-40 insieme alla sua gefolgschaft. Il cimitero fu abbandonato intorno al 600. Ma attestazioni abbiamo anche sulla collina della cattedrale, quindi non

vi è dubbio che i Franchi abbiano presidiato questo importante nodo strategico dopo l'annessione del regno alamanno. Le strutture

tardoromane del resto erano ancora utilizzabili.

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àIntorno al 600 Basilea conia moneta, come molte città e

villaggi del mondo franco, ma non si conia a Kaiseraugst, segno che ormai il passaggio di consegne è avvenuto.

Nel VII secolo abbiamo anche la fondazione di potenti monasteri nell'Alsazia che ebbero una forte influenza anche su questa zona. In questo periodo le testimonianze archeologiche a Basilea non sono molte, ma abbiamo la certezza di alcune grübenhäuser.

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àLa sede vescovile di Kaiseraugst, citata dal 343, non sembra essere sopravvissuta alla fine dell'impero, e il primo vescovo altomedievale

menzionato nel 630/40 potrebbe già risiedere a Basilea. Ma solo con Carlo Magno abbiamo qualche indizio in più e non è escluso che fosse edificato un

palazzo nella zona di S. Martino. Ma la prima chiesa sicura è dello stesso periodo sotto l'attuale cattedrale, da associare al vescovo Haito.

S. Martino

Haito munster

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La costruzione della prima cattedrale ridefinisce profondamente gli assetti urbani, creando uno spazio in alto interamente gestito dal vescovo e dalla sua schiera di funzionari. Nonostante ciò non è semplice né ricostruire l'aspetto della cattedrale, a parte la sua pianta, né quello delle altre chiese citate più tardi e di cui forse sono stati rinvenuti resti negli scavi urbani.

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La cosiddetta Haitos munster con la torre circolare sulla destra, la spianata della cattedrale e sulla sinistra un granaio tardoromano ancora in vista.

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Se spostiamo lo sguardo dopo il 1000 troviamo una città che, formalmente inserita nella compagine imperiale, agisce tuttavia come soggetto autonomo, governata dal vescovo che gestisce una consorteria di nobili.

Ma nel XIV secolo è la città stessa a governare in forma di Comune, avendo estromesso il vescovo.

La cattedrale romanica

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La città bassomedievale si espande, si cinge di mura, si separa dalla campagna in modo netto. È una citta mercantile, vivace, con molte piazze destinate a mercati diversificati. A partire dal XII secolo anche le case private cominciano a diventare di pietra.

Le mura sono complete però solo nel XIII secolo raggiungendo una superficie di 37 ettari riuscendo a contenere fra 6000 e 8000 abitanti.

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Lubecca è una città nell'estremo nord della Germania oggetto di un'intensa stagione di archeologia urbana fra il 1973 e il 1993. La città antica, se così possiamo definirla, cioè Alt Lübeck, è una fortezza slava al confine con l'area franca del limes saxoniae che abbiamo già visto. Esso era anche un porto e un centro artigianale, posizionato in un'area che nel X secolo, con gli Ottoni, era diventata la frontiera fra l'occidente, gli Slavi e i Vichinghi. La nuova fondazione è un prototipo di “moderna città occidentale” del XII secolo.

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Il sito slavo di Liubice si trova a circa 4 km a NE della città anseatica, alla confluenza di due fiumi, e datazioni con dendrocronologia assicurano la costruzione del primo recinto fortificato nell'819. L'anello era abbastanza densamente abitato. La sua posizione e la sua datazione quindi, subito dopo che Carlo Magno aveva annesso i territori sassoni spostando la frontiera proprio in questa zona, non è casuale.

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àIl sito ebbe rifacimenti fra IX e X e nel 1055 una nuova fortificazione fu realizzata. Nell'XI e XII secolo Liubice divenne la sede dei re degli Slavi

occidentali Obodriti.

In questo quadro si colloca la fondazione germanica di Lubecca sulla collina ben difesa dai due fiumi a sud della fortezza slava.

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La nuova fondazione non andò tuttavia ad occupare un'area disabitata, perché già in periodo precedente gli Slavi avevano occupato questa collina, ma ci sono tracce anche dalla Preistoria all'età romana, ma non di età merovingia.La città fu fondata dal marchese Adolf von Schauenburg nel 1143, che però trovò già una piccola fortificazione nella strettoia fra i due fiumi costruita nell'XI secolo dallo slavo Cruto. Dendrodate suggeriscono anche che ci sia un'intensa attività costruttiva alla fine dell'XI-inizi XII.

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Alt Lübeck fu distrutta nel 1138 e da quel momento la nuova sede del potere fu nella collina fino ad allora denominata di Buku su cui venne edificata la città anseatica. Quindi gli scavi hanno sfatato il mito della nuova fondazione ideale germanica. La città ebbe un grande sviluppo nel tardo XII che proseguì nel XIII secolo. Sulla sponda est della collina gli scavi hanno messo in luce il porto fluviale che era una infrastruttura cruciale per la città germanica.

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Riproduzione di una cocca, la nave usata dalle città anseatiche.

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àUn altro importante scavo è stato il cosiddetto quartiere del mercante, che ha permesso di capire l'organizzazione topografica della città mercantile, gli spazi privati e della produzione.

Porto e quartiere commerciale si datano nello stesso periodo della nuova fondazione della città, quindi non vi fu un lento sviluppo delle strutture.

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Nel XIII secolo entrano in città i monasteri degli ordini mendicanti, e nel 1226 ottenne la libertà, cioè diventò un libero Comune. L'espansione urbana proseguì nel corso del XIII secolo.

Fin dalla fondazione la città sopperiva alle necessità idriche mediante pozzi di cui sono state trovate cospicue tracce durante gli scavi, sia in legno che in muratura. Anche le strade erano spesso realizzate con assi di legno.

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La Holstentor che testimonia il magnifico uso del laterizio nella costruzione della città bassomedievale.

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àSede di una fortezza con impianto termale in età romana, la città di

Franconoford, oggi Francoforte, si trova sulla riva del Meno, un affluente del Reno, all'estremo limite degli agri decumates. Significativamente il palazzo

carolingio e la cattedrale tardomedievale insistono sulla stessa area occupata dai romani e ancora oggi il quartiere si chiama Römer.

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àEsso faceva riferimento ad una piccola città posta proprio a ridosso del

limes, Nida, di cui oggi non rimangono tracce perché distrutta per costruzioni stradali. Tuttavia nel museo di Francoforte è possibile ricevere

tutte le informazioni necessarie.

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àLa città della prima età moderna conservava ancora ben leggibile sia

il perimetro alto e bassomedievale costruito intorno al 1200.

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àIl palazzo carolingio-ottoniano si sviluppava in senso orizzontale, parallelo al

corso del fiume. Recenti indagini mostrano che la prima cinta muraria che racchiude un'area ovale a ridosso del fiume, del resto molto comune in area germanica in situazioni simili, fu edificata in età ottoniana. Da qui prende le

mosse la storia di una città che ebbe origini romane, ma non nel senso tradizionale del termine. Semmai è il palazzo carolingio a determinare la

ripresa dell'insediamento e il suo sviluppo.

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àNon possiamo escludere preesistenze merovinge, come suggerisce la

sepoltura di un nobile franco del VII secolo. Il palazzo, per quel poco che sappiamo, fu edificato in parte con amteriale di reimpiego, in parte con

materiale cavato per l'occasione. È evidente che Francoforte si sviluppa grazie alla possibilità di approdo, quindi di facilitazione per il commercio. Del resto il nome Franconoford significa appunto guado dei Franchi che dopo il

500 fu usato come incrocio fra la via fluviale EW e la via terestre NS.

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àDal palazzo-guado-approdo la città si sviluppò rapidamente anche grazie alla permanente presenza di mercanti ebrei. Tutta l'area rimase nei beni fiscali fino

a Federico II. Ancora nel bassomedioevo il palazzo imperiale insisteva sull'antico palazzo carolingio, mentre la protuberanza a SE potrebbe essere

un suburbio di età ottoniana inglobato nella cinta duecentesca.