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LA PAROLA DEL PASSATO RIVISTA DI STUDI ANTICHI FASCICOLO CCCLVII [ESTRATTO] NAPOLI GAETANO MACCHIARGLI EDITORE 2007

Antiochia di Pisidia Qualche considerazione epigrafica e liturgica

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LA PAROLA DEL PASSATO R I V I S T A D I S T U D I A N T I C H I

FASCICOLO CCCLVII

[ESTRATTO]

N A P O L I G A E T A N O M A C C H I A R G L I E D I T O R E

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ANTIOCHIA DI PISIDIA QUALCHE CONSIDERAZIONE EPIGRAFICA E LITURGICA

Antiochia di Pisidia s'adagia su lievi ondulazioni collinose che affiancano la moderna cittadina di Yalvaç, nella provincia di İsparta. Ad oggi, ancora, una minima parte del sito urbano è stata scavata e al visitatore, innegabilmente, appare evidente come una ricca miniera di architettura classica e cristiana giace purtroppo ancora sepolta (fig. 1). Durante il lavoro archeologico da noi condotto negli anni 2003-4, inte-ressati, come formalmente si era, al patrimonio cristiano della città, si ebbe l'opportunità di analizzare in dettaglio anche la cosiddetta 'chiesa di San Paolo' che, da parte sua, conservava a luce vari manufatti pro-venienti certamente dagli scavi ultimi.1 Col procedere del lavoro, tutta-via, diveniva sempre più evidente la distorsione creatasi nella lettura di questo importante monumento urbano proprio a causa degli scavi effet-tuati fra il 1985 e il 1995 dall'equipe guidata dal direttore del museo di Yalvaç, Mehmet Taşlıalan. In realtà, si è allora proceduto senza metodo stratigrafico, pubblicando rapporti preliminari e conclusivi che forzano і dati emersi dagli scavi americani del 1924, diretti da David Moore Robinson, e omettono comunque і nuovi risultati dell'indagine archeo-logica - і quali esigono una lettura più analitica e del tutto nuova del-l'intero complesso.

1 Doveroso è il ringraziamento alla Direzione dei Monumenti di Ankara per і permessi archeologici concessi. Una menzione particolare di gratitudine è volta al Dr. U. Demirer, allora direttore del Museo Archeologico di Yalvaç, per la sua sincera amicizia e l'instancabile supporto; a lui dobbiamo і testi informa-tici relativi al Diario di scavo [ = Diary], alla corrispondenza e alle foto del 1924 (documenti rinvenibili in: www-personal.si.umich.edu/~zestrada) e infine alle fotografie prese durante la pulizia del mosaico da lui condotta. Si ebbe ancora la possibilità di vagliare tutti і registri e і cataloghi relativi ai molteplici manufatti trasportati al museo fin dal tempo della sua erezione. Rapporti preliminari sul nostro lavoro sono rinvenibili in «OCP», 70, 2004, pp. 259-288; 71, 2005, pp. 59-96; «JÖB», 56, 2006, pp. 267-296; «Araştırma Sonuçları Toplantısı» (Ko-nya), 22, 2004, i, pp. 11-18. In İstampa è il catalogo completo delle sculture bizantine, con appendice epigrafica e analisi di altri manufatti 'minori', nella serie Orientalia Christiana Analecta.

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Pochi anni or sono, pubblicandosi gli atti del 'I Congresso inter-nazionale di studi su Antiochia di Pisidia' , la documentazione raccolta sulla città venne ad incrementare considerevolmente, nella considera-zione degli studiosi, l ' importanza del centro metropol i tano. 2 E sconfor-

t a n t e , tut tavia, rilevare quanto poco at tendibile sia la presentazione che si fa della chiesa negli atti c i ta t i . 3 Per una obbiet t iva comprensione del problema relativo alle iscrizioni musive, sembra essenziale richiamare le note del Diary scrit to da Robinson al tempo degli scavi, così che le stesse iscrizioni oggetto del presente lavoro possano essere intese nel giusto loro contesto archeologico e storico. Quest i і passaggi più rilevanti del Diary:

2 Actes du Гг Congrès international sur Antioche de Pisidie, textes réunis par T H . DREW-BEAR, M. TAŞLIALAN & Ch.M. THOMAS (Lyon 2002) [ = Actes]. Vd. anche il rapporto di M. TAŞLIALAN, Pisidia Antiocheiası 1995 yılı çalılışmalarılı, «Müze Kurtarma Kazıları Semineri», 7, 1997, pp. 221-251, con bibliogr. dei rapporti precedenti. S. MITCHELL & M . WAELKENS, Pisidian Antioch. The Site and its Monuments (London, 1998), resta essenziale per una lettura storica e complessiva della città, come anche per la dettagliata bibliogr. relativa agli scavi americani. Utile è ancora: K. BELKE & N. MERSICH, Phrygien und Pisidien (Wien 1990: TIB, 7), pp. 185-189. Queste opere, tuttavia, per quanto ci è dato com-prendere, hanno esitato a collocare le iscrizioni pavimentali della chiesa all'in-terno dell'intera evoluzione costruttiva dell'edificio.

3 M. TAŞLIALAN, Excavations at the Church of St. Paul, in Actes, p. 19, si appella alla visita di San Paolo in città (Act. 13, 14-52), enfatizzando il ruolo avuto dall'Apostolo nella sinagoga, al punto da ritenere il sito occupato dalla chiesa come quello originariamente appartenente alla sinagoga. Per una lettura dello scenario paolino ad Antiochia vd. J . J . KILGALLEN, Hostility to Paul in Pisidian Antioch, Acts {13,45) - Why?, «Biblica», 84, 2003, pp. 1-15. Lungi dall'entrare in una sterile considerazione, si dica che tutta la speculazione di Taşlialan si basa sulla fabulosa argomentazione avanzata da W.M. RAMSAY, Anatolica quaedam, «JHS», 48, 1928, pp. 52-53, e solo parzialmente sul com-mentario alle iscrizioni pubblicato da D.M. ROBINSON, Greek and Latin Inscńp-tions from Asia Minor, «TAPhA», 57, 1926, pp. 234-5, nrr. 67-70, pi. XXXIX-XL. Dopo che, all'inizio di settembre 1924, gli scavi terminarono, nel 1927 Ramsay visitò la città da solo e scavò presso la Tiberia Platea, accanto alla chiesa centrale (altro grande edificio basilicale da noi ritenuto più plausibilmente la cattedrale della città). La scoperta di un sigillo indusse lo studioso a credere che questo monumento cristiano avesse soppiantato la sinagoga verso il 330-350, e che la chiesa fosse dedicata a tre martiri della città: Neon, Nikon ed Heliodoros. In realtà, già nel 1914, Ramsay riteneva che questa chiesa fosse del sec. IV. Nella lettera di T. Callander a F.W. Kelsey (direttore dell'equipe della Michi-gan University) del Io sett. 1924, infatti, si legge: 'In 1914 they [Ramsay e sua moglie] also began the excavation of the central church of the city lying not far west of the scalae, connected with it by a fine broad street. The church is fourth century, as Sir Wm. tells me privately and to others in print'.

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Fig. 1 - Antiochia dall'alto

July 2. The apse of the Basilica [questa è la nostra chiesa] is being tho-roughly cleaned.4

July 7. In the Basilica, which may be an early cathedral, beautiful coloured patterns were found in the mosaic. At the eastern end within the apse nothing remains, but along the inside of the inner south wall the mosaic was fairly well preserved all the way to the east end. In the middle of the Basilica it was preserved to within a few feet of the north wall. It runs under the south wall but never was continued to the north wall and is out of line with the apse which

4 Non sapremmo come leggere questa affermazione, ignari se la pulizia avesse toccato la quota di quanto riteniamo sia la pavimentazione originale. Stando però a quanto Robinson dice il 7 di luglio, non sembra affatto che lo scavo sia sceso alla pavimentazione originale, ma lungo la quota del mosaico rinvenuto nella navata. In effetti, lo scavo turco, svoltosi intorno all'abside, ha messo a luce, nelle zone a nord-est e a sud-est, una serie di strutture in alzato sottostanti alla pavimentazione a mosaico. La differenza di quota indicata da questa sezione ad est (presumibilmente estensibile a tutta l'area centrale del-l'edificio), è considerevole: si arriva a meno 2,50-2,70 m. Nella corrente valu-tazione di cronologia e sviluppo della chiesa, tale dato non è mai considerato. Difficile pronunziarsi con esattezza, ma la quota di rinvenimento della vasca battesimale (nell'ambiente rettangolare fuori dell'angolo nord-est della chiesa) è riportata a -3 m. Inutile dire che quanto afferma TAŞUALAN, Excavations, cit., p. 19 ('Date of the buildings'), è un coerente non-sense.

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seems to be built of blocks from an earlier apse, when entrances were cut through it. There was a pavement at a higher level than the mosaic made of tiles, concrete, which must belong to a later church.5

The north inner wall of the nave has the foundation wall of the columns still preserved in part and a base of beautiful Phrygian marble for one of these columns was found built into a later cross wall of the north aisle.6

In the mosaic was found to the south, or right as one faces the apse, at the head of the second grave excavated just to the west of the round concrete foundation, a panel 0.525 m. high and 1.81 m. wide with a Greek Inscription which says: 'In the time of the most revered bishop Optimus, Eidomeneus, a reader, having prayed to God, paid his vow'. To the left and north of the central grave was another inscription which uses abbreviation: Tn the time of the most revered bishop Optimus, I, Eutychiamus, having prayed, fulfilled my vow to GOD' . 7

5 A parte l'ipotesi avanzata da Robinson circa 'il poter essere questa la cattedrale' della città (un dato del quale dubitiamo fortemente), l'incalzare succinto del Diary induce al riconoscimento effettivo di almeno tre momenti di intervento sull'edificio. Secondo Robinson, l'abside conservava materiale di una precedente; l'impaginazione del pavimento musivo era 'distorto' lungo l'asse longitudinale (e 'accorciato' nella sezione ad ovest); il pavimento rinve-nuto il 7 luglio si posa a sua volta sopra il mosaico. Vien fatto di pensare che molti degli elementi scultorei da noi rinvenuti in scavo e pubblicati, ma non mai catalogati, possano esser stati manufatti relativi ai dispositivi architettonici della chiesa medievale, il cui pavimento sovrastava appunto il mosaico.

6 Si tratta probabilmente della base di colonna a terra, nella navata nord, accanto al quarto intercolumnio e rinvenibile nella documentazione fotografica americana. Non crediamo che questa base sia in situ ed il presumibile muro indicato nella pianta degli Americani (TĄLIALAN, Excavations, cit., fig. 3), che taglia la navata nord, non ha nessun fondamento. Se analizziamo, tuttavia, le figg. 2-3 (rispettivamente dagli Archivi Kelsey, Kelsey Museum of Arch., Univ. of Michigan, come KR 063.07 del 1 Luglio 1924 e 7.1346 di Luglio-Agosto 1924, scattate da D.M. Robinson e G.R. Swain), affiorano elementi di un certo interesse. Nella fig. 2 appare chiaro come il possente stilobate nord sia costi-tuito da blocchi di notevole dimensioni, diversi, posti su una base di cementizio. La foto, inoltre, conserva un corpo murario spostato verso il centro della navata centrale. Se non si erra, siamo sull'asse trasversale nord-sud che parte dalla terza colonna da est; qualora ci trovassimo in questa posizione, si potrebbe supporre che il cementizio facesse parte del basamento del solea (su questo, dopo) о di un dispositivo legato ad esso (l'ambone sembra escluso, attaccato, come sarebbe, al cancello di recinzione. Di quest'ultimo appare traccia nella fig. 3 che mostra la base dello stesso stilobate nord, privo però dei blocchi poligonali ed ancora la base di colonna, benché leggermente spostata. Giacché non siamo riusciti a vedere le note degli schizzi dell'architetto F .J. Woodbridge, si potrebbe pensare che la traccia trasversale del cancello affianchi la terza colonna a nord.

7 Poi in ROBINSON, Greek and Latin Inscńptions, cit., p. 2 3 4 , nrr. 67-68, pl. xxxix, figg. 67-68.

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Fig. 2 - La chiesa da nord-ovest (Michigan 71346)

This Eutychianus occurs on an altar found in a house near the Tiberia Platea8 inscription and in inscriptions at Yalovach. Optimus .was bishop of Antioch in the latter part of the fourth century and the type of the Basilica conforms to the earliest class of Christian church as described by Eusebius and in the epitaph of Eugenius, so that the date of the early church here with the mosaic would be soon after the time of Constantine. These two inscriptions are very important because they confirm the name of the Bishop given in two or three Latin manuscripts as Optimus and prove the reading of the Patmos ma-nuscript and of Sir William Ramsay in his Histoncal Geography, Optimius, entirely wrong.9

Another mosaic inscription in the Basilica says, 'To God who gladdens youth'. The inscription is broken to the right and before we can be sure of the exact reading it will be necessary to consult a library. A fourth mosaic inscrip-tion, about 2 m. directly east of the first one mentioned above: 'And I shall enter into the sanctuary of God'.

8 Ivi, p. 233, nr. 65: 'the inscriptions [questa e quelle di Ottimo] are contemporary, as the same square form of omega shows'.

9 Per il vescovo, vd. V. RUGGIERI, The IVth-Century Greek Episcopal Lists in the Mardin Syńac 7 (olim Mardin Orth. 309/9), «ОСР», 59, 1993, pp. 315-356: p. 3 4 8 , ad nr. 1 0 2 ; H . KAUFHOLD, Gńechisch-syńsche Väterlisten der frühen griechischen Synoden, «OrChr», 77, 1993, pp. 1-96: p. 76, ad nr. 107.

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Fig. 3 - Stilobate nord della chiesa da sud-ovest (KR 063.07)

Benché Robinson abbia accennato all'uso di spolia nell'erezione del monumento, sconcerta decisamente, per la mancanza di solide ragioni о prove archeologiche, la successiva conclusione di Mehmet Taşlıalan: sorvolando sul richiamo alla presunta sinagoga, la cui area sarebbe stata utilizzata per l'erezione della chiesa nella prima metà del IV secolo, egli afferma che l'attuale fabbrica 'may be dated without excessive risk of error to the middle of the 4th century AD on the basis of its architec-ture, the material used in its floor mosaics, its construction technique and the inscriptions on its floor'.10

Chiarita per sommi capi la problematica relativa a questa chiesa, conviene esaminare da vicino le quattro iscrizioni musive rinvenute sul pavimento da Robinson nel 1924. Le iscrizioni nrr. 67-68 (figg. 4-5)

10 TAŞLIALAN, Excavations, cit., p. 19. E interessante notare come le ra-gioni addotte dall'archeologo richiamino testualmente il commentario elaborato da Robinson sulle iscrizioni.

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menzionano un vescovo di nome O t t i m o (Optimos), mentre i nrr . 69-70 r iportano un versetto di Ps. 42:4a (su queste due si dirà in séguito). Riportiamo le prime due iscrizioni nell 'edizione forni ta da Robinson, giacché, come le fo to che si o f f rono s tanno a mostrare, il tempo ha reso il testo considerevolmente illeggibile.

Nr. 67.

Έ π ί του αίδεσιμωτάτου επισκόπου Όπτ ίμο[υ Είδομενεύς αναγνώστη [ς εύξάμενος τω θεω τήν εύχήν άπέδωκε.

Nr. 68:

Έ π ί του αίδε(σιμωτάτου) έπισ(κόπου) Ό π τ ί μ ο υ Έυτυχ ιανός ε]ύξάμενος έπλήρωσε1 1

τ]ήν εύχήν τω θεω.

[L'iscrizione nr. 67 accostava a sud la tomba centrale (si veda dopo); la seconda, come detto dal Diary, stava a 19.60 m dal concio centrale dell'abside. Il Diary, ancora, sottolinea che la base di cementizio, probabilmente di un am-bone, era ad ovest di questa tomba, cioè ad ovest della nr. 67. Ambedue le iscrizioni sono di natura votiva e probabilmente Eidomeneus come Eutichianos erano і donatori di una sezione del mosaico pavimentale. Queste, inoltre, usano formule epigrafiche ben attestate e comuni: εύξάμενος τω θεφ τήν εύχήν άπέδωκε ( G . DAGRON & F . FEISSEL, Inscńptions de Cilicie, Paris 1987, nr. 65; J. RUSSELL, The Mosaic Inscriptions of Anemuńum, Wien, 1987: Erg.-Bd. zu den Tituli Asiae Minoris, 13, p. 88 s., nr. 24 (vd. il commento offerto da Rüssel sull'uso άποδίδωμι con εύχήν che, all'interno di un contesto liturgico, si accorda bene al nostro caso); εύξάμενος έπλήρωσε τήν εύχήν τω θεφ (DAGRON & FEISSEL, op. cit., nr. 115). Potrebbe darsi che per dare un supporto ulteriore all'uso di άποδίδωμι presente nella prima iscrizione, la presenza di πληρόω nella seconda intendeva offrire un più comprensibile sapore liturgico piuttosto che affidarsi alla neutralità epigrafica di ποιέω. Qualche caratteristica relativa a tutte le iscrizioni: le tessere misurano 10-15 mm, spesso irregolari nel taglio non cubico e con posa discosta; lettere quadrate, con omega a volte interlineare e di dimen-sioni inferiori; alpha, tau, delta, lambda rho, ypsilon mostrano molto spesso apici.

11 Nel mosaico si legge: έπλήρωσα.

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Fig. 5 - Frammento dell'iscrizione nr. 68

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Fig. 4 - Iscrizione nr. 67

Infine, le abbreviazioni sono usate solo per il n. 68: αίδε(σιμωτάτου) dove il sigma finale è circa 1/3 più corto delle altre lettere; έπισ(κόπου). Le legature nelle due iscrizioni sono: HNE, TN(J, NE, HP. Le lettere e la loro impaginazione all'interno di riquadrature, a parte il formulario, sembrano indicare, come data, la fine del V secolo, forse і primi anni del VI].

Risultava comprensibile appellarsi al ben noto vescovo Ottimo che, quale indefesso difensore dell'ortodossia, combatteva contro l'a-rianesimo nella seconda metà del IV secolo; ovviamente questo Ot-timo era il titolare della cattedra di Antiochia di Pisidia.12 Strano, tuttavia, il fatto che, sebbene l'équipe americana abbia trovato al tempo della messa in luce completa del mosaico solamente quattro

12 Cod. Theod. XVI 1, 3 (30 lu. 381), include inoltre, come campioni dell'ortodossia, Anfilochio di Iconio e Gregorio di Nissa: cf. W. ENSSLIN, S.V. Optimus 2', in RE XVIII/1 (1959), col. 805.

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iscrizioni, nel 1995 Mehmet Taslialan trovò - о così parve - una quinta iscrizione:13

επισκοπεί δε των Άριανών Δημόφιλος Γρηγόριος, διέλαμπεν δέ Όπτιμος εν Πισιδία και Άμφιλόχιος εν Ίκονίφ.

Cinque anni più tardi, Ünal Demirer, il nuovo direttore del museo, intervenne sulla basilica con l'intento di studiare, pulire e fissare quanto restava del grande mosaico pavimentale.14 Ampie porzioni del mosaico vennero alla luce, e un dubbio sorse circa la presenza della quinta iscri-zione, giacché non si rinvenne traccia alcuna di essa.15 Per trovarne l'origine, si deve tuttavia ritornare al commentario di Robinson. Al fine di datare il vescovo Ottimo, egli ritenne opportuno riferire quanto detto da Teofane Confessore ad A.M. 5866 = 373/4 d.С. И , che segue molto da vicino la sua fonte, vale a dire Teodoro Lettore \b\ Si ripor-tano і due passi rispettivi (in corsivo è il testo 'epigrafico' tratto da Teofane):

[a\. επισκοπεί δε των Άρειανών Δημόφιλος. Γρηγόριος τότε ο Νύσης και Πέτρος, αδελφοί Βασιλείου, διελαμπον 'Όπτιμος τε εν Πισιδϊα και Άμφιλόχιος εν Ίκονίφ.16

13 TAŞUALAN, Pisidia Antiocheiası, cit., pp. 2 2 3 - 4 e 2 3 1 (testo senza foto); Id. Excavations, cit., p. 14, con due foto prese dall'archivio americano relative alle iscrizioni nrr. 6 7 - 6 8 di Robinson. Secondo l'archeologo turco, il pannello musivo si trovava a c. 2 m a est dal centro della navata mediana e misurava 41 per 63 cm, con quattro linee di lettere alte 8 cm. Sconcerta, ovviamente, il tentativo di traduzione, che non si riesce a capire chi fosse 'Demophilos Gre-gorios'.

14 In verità, già durante il primo scavo del 1924 il mosaico soffrì danni. Alla fine di luglio, infatti, il Diary riporta: 'At the Basilica much damage was done to the mosaic after the excavation was closed. The graves near the circular base were rifled, the bones being strewn around on the mosaic pavement. [...] the mosaic was covered with earth to the depth of about one foot'.

15 U. DEMIRER, Pisidia Antiokheiasi Büyük Bazilika Mazaikleń (Akdeniz Univ. Antalya 2004: MA Diss.), p. 33, notava che non si trovò traccia alcuna dell'iscrizione alla fine del lavoro.

16 Theoph., Chron. A.M. 5866, ed. C. DE BOOR, Chronographia, I (Lipsiae, 1886), p. 61.17-19. Uexcerptum del cod. Barocc. 142 è dato, nel cod. Athos Vatop. 286, al testo di Teodoro Lettore: ed. G.Ch. HANSEN, Kirchengeschichte, Berlin 1971 (GCS, 000), pp. 205 [73, 4] e 203 [73, 8 s.]. Cf. The Chronicle of

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[b\. Γρηγόριος ό Νύσης και Πέτρος, oí αδελφοί Βασιλείου διέλαμπον καί "Οπτιμος έν Πισιδία καί εν Ίκονίφ Άμφιλόχιος.

Il testo di Teofane, dunque, usato da Robinson nel suo commen-tario alle iscrizioni nrr . 67-68, è divenuto il testo della quinta iscrizione: e sorprende il fa t to che le critiche recensioni epigrafiche non abbiamo riconosciuto il passo del cronografo e la stranezza così del de t ta to ver-bale come del formulario.1 7 Ciò che tut tavia risulta non corret to è l 'in-sistenza sulla presunta quinta iscrizione per definire cronologicamente l 'episcopato di O t t imo e di conseguenza, nell 'opinione dell 'archeologo turco, porre una data apoditt ica alla costruzione della chiesa: vale a dire, la seconda metà del IV secolo.

Esorbi ta dallo scopo di queste considerazioni entrare in un'analisi dettagliata dei dati archeologici da noi r invenuti ; si desidera solo ag-giungere qualche nota ulteriore in modo da contestualizzare le due iscri-zioni al l ' interno dello sviluppo costrut t ivo dell ' impianto chiesastico e motivare una data di f ine V-primi del VI secolo per le iscrizioni e per quel che si vede ancora oggi dell 'edificio.1 8

- A quanto è dato sapere, a parte qualche studio preliminare,19 una detta-gliata analisi sul mosaico non è stata ancora fatta, benché le precedenti pubbli-

Theophanes Confessor. Byzantine and Near Eastern History AD 284-813, [tr.] С. MANGO & R. SCOTT (Oxford, 1997), p. 95, con ulteriori fonti.

17 C. BRIXIE, BE, 2 0 0 3 , nr. 5 1 9 . Stranamente anche D . FEISSEL, Chroni-ques d'épigraphie byzantine (1987-2004) (Paris, 2006: Collège de France-C.N.R.S. Monogr., 20), p. 121, nr. 378, ritiene l'iscrizione di eccezionale interesse: 'Le synchronisme indiqué associe paradoxalement de grandes figures des luttes religieuses du temps: d'une part Dèmophilos, patriarche arien de Constantino-ple de 370 à 380 (le nom de Gregorios reste à expliquer), d'autre part Optimos d'Antioche de Pisidie et Amphiloque d'Iconium, champions de l'orthodoxie au même titre que les Pères cappadociens'.

18 E sorprendente quanto poco resti di documentato per ciò che concerne il sec. VI, e sembra di notevole interesse il fatto che la città abbia eretto una statua in onore di Giustiniano: perché? Cf. С. ZUCKERMAN, The Dedication of a Statue of Justinian at Antioch, in Actes, pp. 243-255. Sia ερκ[ος] sia ερ[μα] (il primo nella ricostruzione di Zuckerman, il secondo ipotizzato da Feissel: anche in Id., Chroniques d'épigraphie byzantine, 1. cit., nr. 377) richiedono comunque un intervento imperiale in città, se і cittadini, a loro spese, dedicano una statua all'imperatore.

19 U. DEMIRER, Pisidia Antiokheiasi, cit., p. 21 ss.; Id., The Work canied out by the Yalvaç Museum in 2003, «Anadolu Akdenizi Arkeoloji Haberleri», 2, 2004, pp. 134-138; Id., Pisidia Antiokheiasi Büyük Bazilika, «Türk Arkeoloji ve Etnografla Dergisi», 6, 2006, pp. 11-24 [non vidimus].

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cazioni abbiano sempre parlato della divergenza di assialità fra la navata e la stesura del mosaico. L'analisi prettamente stilistica su qualche motivo del pavi-mento elaborata a suo tempo da Ernst Kitzinger si basava esclusivamente su documentazione fotografica.20

- Le posizioni e la tipologia delle tombe rinvenute nella navata centrale non sono state considerate e poste nella discussione cronologica. Il 25 di Giugno del 1924, la prima tomba fu aperta e cinque giorni più tardi si rinvenne la seconda. A proposito della prima, si scriveva nel Diary: 'a grave was opened at about the center near the south inner wall, two feet below the pavement,21

and the skeleton found in place. The grave is shaped like a boat or coffin with large broad tiles for the floor and on the sides, about 2 m. long and 0.49 m. wide. The feet were toward the east in proper Christian fashion'. Si viene cosi a sapere che ambedue le tombe erano originariamente sotto il pavimento musivo. E ovvio che le quattro iscrizioni appartengono alla stesura originale del pavi-mento cosi come ci è pervenuto.

- Il Io Luglio 1924, il Diary registra una dato interessante: 'To the west of this grave, over the mosaic pavement, was a concrete foundation, about 2.60 m. in diameter ... To uncover the mosaic, this concrete base, perhaps for a pulpit, after being carefully measured and photographed, was removed'. Se la descri-zione risponde al vero, si potrebbe ragionevolmente pensare che un largo am-bone si ergeva colà. Tuttavia, sia l'ambone, sia il presunto solea (?)22 sono da datare posteriormente al pavimento musivo.

- Infine, resta alquanto oscura l'area a nord della chiesa, e quanto è stato detta di essa è del tutto inaffidabile. Sconosciute sono le strutture che sotto-stanno alla quota del mosaico e che colmano l'angolo nord-est nei pressi del santuario alla quota originale dell'abside. Sempre su questa quota, ma a sud-est, non si è assolutamente accennato alle varie fasi murarie evidenti, messe a luce negli scavi del 1985-1995.23

20 E. KITZINGER, A Fourth-Century Mosaic Floor in Pisidian Antioch, in Id., Studies in Late Antique Byzantium and Medieval Western Art, I (London, 2002) pp. 296-305.

21 Sottolineavano MITCHELL & WAELKENS, Pisidia Antioch, cit., p. 211: 'The final phase of the building, represented by the visible remains, had a floor 60 cm above the mosaic, implying that the church was in use for a considerable period of time'. Se siamo corretti, dunque, il fondo della tomba si trovava a -120 cm dallo scavo di Taslialan. E interessante ricordare come Robinson fosse dell'opinione che la chiesa abbia avuto tre fasi costruttive, mentre MITCHELL & WAELKENS, op. cit., p. 217 η. 6, ritengono invece due sole fasi.

22 KITZINGER, A Fourth-Century Mosaic Floor, cit., p. 301. 23 II paramento basso dell'abside presenta un modulo murario certamente

anteriore al pavimento musivo, come è evidente dalla differente muratura (im-piego di grandi blocchi calcarei) lungo il registro superiore dell'abside.

463 TESTI E MONUMENTI

Per terminare questi veloci rilievi sulla documentazione epigrafica, la prima conclusione è la delicata situazione in cui versa l'edificio: molto s'è perduto per rettificare le fasi costruttive; del tutto scomparsa è invece la facies medievale che la chiesa conservava. Non è possibile ritenere che quanto resta appartenga al IV secolo, né è nostra intenzione definire la cronologia del vescovo Ottimo (la lista episcopale della città è molto carente in questi secoli alti), né ancora spiegare l'enorme accu-mulo di materiali che hanno riempito la chiesa creando una nuova quota pavimentale (quella musiva). L'indagine archeologica messa in atto negli anni scorsi ha fortemente compromesso l'intelligenza del monumento, né forzare le evidenze ha arrecato alla città quello sfondo storico neces-sario a colmare gravissime lacune nella conoscenza della sua vita ur-bana.24

La seconda considerazione che si vuol fare riguarda una procedura di carattere liturgico, richiamata dalla presenza di Ps. 42:4a iscritto su due pannelli musivi che s'incontrano prima di entrare propriamente nell'area del santuario. Si è ben consapevoli che, nella formulazione del rito, il V-VI secolo resta ancora un periodo fluido, e che la stessa prassi liturgica riflette sensibilmente le più antiche tradizioni delle chiese locali.25 In forza di questa vivente evoluzione della liturgia, che ancora non può formalmente chiamarsi costantinopolitana, proponiamo una serie di interrogativi suscitati dall'evidenza archeologica e dalla decorazione dell'edificio - prima che un canone dia stabile assetto alla prassi. Poche parole sono necessarie per visualizzare le epigrafi in con-testo, nella planimetria della chiesa. L'abside ha un diametro di 10.90 m (ed una conseguente profondità di 5.50); a una distanza di 14.10 m si trova l'iscrizione nr. 67, mentre la nr. 68 resta a nord-est rispetto alla prima e fuori dall'asse dell'abside. Ulteriormente ad est, a 11.70 e 8. 90

24 La 'scoperta' di un altare (pezzo classico) con inciso sopra il nome di Paolo (in caratteri medievali) ha indotto TAŞUALAN, Pisidia Antiocheiası, cit., p. 239, e Excavations, cit., 18, a legare indissolubilmente l'edificio all'Apostolo. L'altare, tuttavia, fu visto da B . PACE, Antiochia di Pisidia, «Annuario della R . Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni italiane in Oriente», 3, 1916-20 (ma 1921), pp. 54-60, 'nel bagno del mercato, Bazar Hamman': cf. la discus-sione fatta a proposito in «OCP», 71, 2005, pp. 84-7.

25 Una obiettiva lettura delle antiche fonti liturgiche orientali mostra non solo la varietà degli usi locali, ma anche l'assenza di una forma 'rubricale' (incertezza riscontrabile anche nel più antico eucologio bizantino, cod. Barber. Gr. 336). L'intento della letteratura teologica antica era non tanto di attuare ritualmente un momento liturgico, quanto esplicare l'economia divina che si manifestava durante il suo svolgimento.

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Fig. 7 - Frammento dell'iscrizione nr. 70

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Vô и

m dalla linea di questa, si trovano le altre due iscrizioni, nrr. 69-70 (figg. 6-7), con Ps. 42:4a.

l\ Л J\i lv -ęfoś**il Nr. 69 f ^ y i ¿ p '

, , . . Φ , ! « υ και εισελευ- ρ ν 4 \ t ' > σομαι προς fauu^i***) íacUí^Mí U* το θυσιαστή ^ ¿ V ¿ ' ^ ριον του θεοϋ. y} » / ΐ ζ Φ CttW^f ¿

Nr.70 „ Л * l * * * ^ ¿ ' f f О uU. tv см ι * 1 > с * ч

προς τον θε[ον " ' τον εύφ[ραί Α ^ ^ £ , ¡ £ c t I w J ^ K ^ ß

νεΤητ[Γμου. ^ J İ ^ fî. V * , j v f . iïU* M^sMc · ν * " ^

Sembra naturale ritenere che questo versetto salmodico indichi un * rito di ingresso ('introibo ad altare Dei'); di fatto, і due pannelli iscritti pertengono al pavimento del corridoio d'accesso al santuario. A nostra ¿ ^ , iV

conoscenza, solo un'altra iscrizione musiva, come queste ma in latino, a ' Storgosia, nella Moesia II (Pleven, Bulgaria), riporta Ps. 42:4a.26 Seb- 0І -γ v

bene Ps. 42:4, in quanto antiphona, sia ritenuto antico nello sviluppo storico del rito latino, tuttavia non si ha prova del suo uso liturgico prima della fine del X secolo,27 e tanto meno si può accertarne la diffu- : f sione per rVIII.28 V'è però una testimonianza della Chiesa milanese . ^

£ -26 V . BESEVIIEV, Spätgnechische und spätlateinische Inschńften aus Bulgańen к v ;„ур ^

(Berlin, 1964: BerlByzArb, 30), p. 34, nr. 49, Taf. 19, 47; R . PILLINGER, MONU-menti paleocństiani in Bulgańa, «RAC», 61, 1985, pp. 275-310: p. 299, senza / v v i t ^ addurre ragioni per la proposta data al sec. I V - V ; cf. A.E. FELLE, Biblia Epigra-phica. La Sacra Scńttura nella documentazione epigrafica dell'Orbis Chństianus Anti-quus (Bari, 2006), p. 240, nr. 518 (Storgosia), e p. 202, nr. 502 (Antiochia di И ¿ 1

Pisidia). Uvv 27 Nel Pontificale di Alinardus, la rubrica pertinente recita: 'Postquam

ecclesiam intrat episcopus ... osculetur diáconos et presbyteros duos. Et incipiat И . " ^ ( per se [questo è un sintomo di sviluppo medievale di quanto in tempi passati era un canto comune] «Introibo ad altare Dei», cum psalmo «ludica me Deus». Cum venerit ad altare dicat has horationes...'. Vd. J . A . JUNGMANN, The Mass of the Roman Rite:Its Ońgins and Development (New York, 1951: Missarum Sollemnia, f ·; J & I), p. 291. '

28 Ordo Romanus I 44, ed. M. ANDRIEU, Les Ordines Romani du Haut Moyen Age, II. Les textes (Ordines I-XIII) (Louvain, 1960), p. 81; Ordo IV 13-17, ivi, p. 159, testimonia la presenza di un salmo, tuttavia non specificato. Cf.

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degna d'essere considerata. Nella sua esegesi dell'economia sacramen-tale, sant'Ambrogio così tocca di questo salmo: 'Veniebas ergo deside-rans, utpote qui tantam gratiam uideras, ueniebas desiderans ad altare, quo acciperes sacramentum. Dicit anima tua: Et introito ad altare dei mei, ad deum qui laetificat iuuentutem. Deposuisti peccatorum senectutem, sumpsisti gratiae iuuentutem [...]. Denique iterum audi dicentem Dauid: Renouabitur sicut aquilae iuuentus tua' (Ps. 102:5).29

Quelli che erano stati da poco battezzati si avvicinano, dunque, all'altare per partecipare ai misteri (eucaristia); durante questa proces-sione - che ovviamente si dispiega lungo l'asse longitudinale dell'edifi-co - era cantato Ps. 42:4a.30 Per quanto riguarda le fonti bizantine relative al battesimo, vi è ben documentata la processione dei neofiti, condotta in Santa Sofia dal patriarca di Costantinopoli, dal battistero alla chiesa.31 Al passaggio del patriarca fra le porte esterne della chiesa, il solista iniziava Ps. 31, per completare il canto dopo che il patriarca aveva varcato le soglie del santuario e stava in esso. Si ha dunque testimonianza di un canto processionale, sebbene il salmo, nelle fonti medievali bizantine, risulti essere il 31 e non il 44.

Il documentato lavoro di Robert Taft sul 'Grande Ingresso' addita l'uso di Ps. 23 per l'entrata processionale nell'area del santuario.32 Se-

anche M. RIGHETTI, Manuale di Stońa Liturgica, I I I . La Messa. Commento stońco-liturgico alla luce del Concilio Vaticano II (Milano, 1966), pp. 163-166 e 181.

29 De Sacram. IV 2, 7, ed. В . BOTTE, Des sacrements. Des mystères. Explica-tion du Symbole (Paris, 1960: SC, 25bis), p. 104. Un passaggio molto simile dello stesso Ambrogio, De ту st. 43, ivi, p. 178 ss., riporta allo medesimo tema: 'His abluta plebs diues insignibus ad Christi contendit altaria dicens: Et introibo ad altare dei, ad deum qui laetificat iuuentutem meam. Depositis enim inveterati erroris exuuiis, renovata in aquilae iuuentutem, celeste illud festinat adire co-nuiuium. Venit igitur et uidens sacrosanctum altare compositum exclamans ait: Parasti in conspectu meo mensam (Ps. 22:5). Cf. RIGHETTI, Manuale, cit., IV. I Sacramenti - I Sacramentali (Milano, 1959), p. 126 ss.

30 Sembra interessante e stimolante il commentario di Cirillo di Alessan-dria su Ps. 42:4 e 22:5 (PG 69, coli. 1016CD e 841вс risp). Questi scritti di Cirillo hanno un chiaro contesto battesimale e, qualità ancora notevole, in ciascun commentario ciascun salmo richiama l'altro. Inoltre, il commento di Cirillo sullo stesso Ps. 42:4, come in De Sacram. IV 2, 7, si rivolge lungamente a Ps. 102:5, creando una sorta di pieno e adeguato commento al testo di Ambrogio (su questa prassi si spera di intrattenerci altrove più a lungo).

31 Vd. S . PARENTE & E . VELKOVSKA, L'eucologio Barbeńni gr. 336 (Roma, 20002), p. 131, nr. 125; e j . MATEOS, Le Typicon de la Grande Eglise, II. Le cycle des fêtes mobiles (Roma, 1963: OCA, 166), p. 88 ss.

32 R . F . TAFT, The Great Entrance. A History of the Transfer of Gift and other Pre-anaphońcal Rites (Roma, 19782: OCA, 200), pp. 108-112 in partie.;

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condo l'analisi di Taft, l'uso di Ps. 23 in relazione al 'Grande Ingresso' può, con molta cautela, essere fissato al tempo del patriarca Eutichio, intorno alla metà del VI secolo: è questo il periodo in cui la liturgia costantinopolitana segna punti fermi nel suo rituale. Volendo allargare l'orizzonte sullo sviluppo del rito d'ingresso, si desidera apportare altre testimonianze relative a Ps. 23. La chiesa di Ambar, nei pressi di Dara, fu costruita sotto l'imperatore Anastasio circa il 507-18. L'edificio è stato classificato come appartenente al 'tipo monastico'; e lungo l'architrave che sovrasta l'ingresso al santuario appare iscritta, in siriaco, la nostra anti-fona, Ps 23:7 - unica presenza di Ps. 23 nelle coeve iscrizioni siriache.33 II salmo appare un'altra volta nel monastero di San Teoctisto, 'at the foot of the Ascension scene in the apse, split into three parts.'34 Questa volta si tratta di un'iscrizione dipinta e, per quanto si possa dire, non datata. La sua più curiosa peculiarità, tuttavia, consiste nel collegamento con l'affre-sco dell'Ascensione, vale a dire con l'inizio della missione apostolica: 'an-date fra і popoli del mondo e battezzateli nel nome del Padre...'.35

E fuori dubbio che l'uso originario e proprio di Ps. 23:7 riguar-dasse la cerimonia della dedicazione di una chiesa: in questo caso, le porte sono quelle, esterne, dell'edificio, che dovevano essere aperte per il solenne ingresso della dedicazione. A un'attenta analisi del testo eu-cologico (e delle contemporanee fonti storiche), la cerimonia può, e con ragione, interpretarsi come un rito post-battesimale che, notoriamente, avviene dopo il battesimo dell'altare (cioè la consacrazione di questo con l'unzione del myron), celebrato il giorno precedente. Infatti, il troparion cantato in questa occasione era il processionale Ps. 23:7. Il testo, d'altra parte, è esplicito: έν τφ ψάλλεσθαι τό είρημένον τροπάριον, il patriarca entra in chiesa e procede fin dentro il santuario, ove posa le reliquie sotto l'altare.36

vd. anche le motivazioni addotte da H . - J . SCHULTZ, The Byzantine Liturgy. Symbolic Structure and Faith Expression (New York, 1986), p. 164 ss.

33 M . MuNDELL MANGO, Deux églises de Mésopotamie du Nord: Ambar et Mar Abraham de Kashkar, «CArch», 3 0 , 1 9 8 2 , pp. 4 7 - 5 8 : p. 4 8 ; FELLE, Biblia Epigraphica, cit., p. 1 9 8 - 9 , nr. 4 1 9 .

34 H . GOLDFUS, В . ARUBAS & E . ALLÍ AT A, The Monastery of St. Theoctistus (Deir Muqallik), « L A » , 45, 1995, pp. 247-292: p. 287, nr. 6; FELLE, Biblia Epigraphica, cit., p. 117, nr. 178.

35 Cf. la chiusa lunga di Mc. 16:14-20 (Mt. 28:16-20; LE. 24:36-49; Gv. 20:19-23; Atti 1:6-8), col commentario di Cirillo (supra, n. 31).

36 V . RUGGIERI, Consacrazione e dedicazione di chiesa secondo il Barbeńnia-nus graecus 336, «OCP», 54, 1988, pp. 91-93. E interessante constatare le 'varianti' della processione che si teneva nel giorno anniversario di ben note

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In chiusura di queste brevi osservazioni, vorremmo dunque rite-nere che le due iscrizioni musive di Antiochia segnino un processionale είσοδος, rinvenuto anche altrove. Spetterà ad ulteriori indagini, natu-ralmente, accertare se tale ingresso debba considerarsi un elemento post-battesimale о no, piuttosto, un'originaria testimonianza (non cano-nizzata) del canto antifonale del 'Grande Ingresso'.

VINCENZO RUGGIERI & ALEKSANDRA FILIPOVIĆ

dedicazioni a Costantinopoli. Cf. MATEOS, Le Ту pic on, cit., I .Le cycle des douze mois (Roma, 1962: OCA, 165): St. Sophia, p. 144 ss.; Chalcoprateia, p. 138; Pêgê, p. 334; Blachernae, p. 354, senza processione. Ivi, II, cit., p. 186, per Y Ordo anniversaúus.