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Secondo quanto dichiarato nella conclusione delle Res gestae (XXXI,16,9), le vicende storiche di cui Ammiano si occupa ricoprono un periodo che prende avvio a principatu Caesaris Nervae, ovvero dal punto in cui Tacito, com’è noto, aveva terminato le Historiae (cfr. Agr. III,3 e Hist. I,1). Se l’idea di associare i nomi di questi due scrittori ha affascinato gli studiosi – considerato anche che entrambi scrivono storiografia recente in larga scala e che la portata e la qualità delle loro opere li differenzia dalle preferenze della loro epoca – la scarsa o nulla informazione sulle opere storiografiche scritte tra il II e il IV secolo d.C. e il fatto che Tacito non sia mai nominato nelle Res gestae rendono invece difficile stabilire se Ammiano lo considerasse un modello. 1. Somiglianze testuali specifiche (allusioni) Dal punto di vista dei rimandi testuali Ammiano è uno scrittore mol- to allusivo e chiara è la sua predilezione per la contaminatio 1 . In gene- rale si è d’accordo nel definirlo capace di dar vita a parti o segmenti di forza tacitiana. D’altra parte non è sempre possibile stabilire se alcune somiglianze siano da attribuirsi ad un’intenzione imitativa oppure alla tradizione storiografica comune ai due autori. Non sempre inoltre i rimandi a Ta- cito sono definiti e riconoscibili e pertanto classificabili come allusioni nel senso proprio del termine 2 . 1 Procedimento che lo porta a inserire in un brano riferimenti a testi diversi o a pas- si diversi di uno stesso testo. Cfr. CONTE, Memoria, 5-14 e 111-122; FORNARA, Studies, 420-421 e KELLY, Ammianus,185-192 e 214-221; l’autore delle Res gestae dimostra buonissima familiarità con Sallustio, Livio e Tacito e utilizza prestiti da questi tre sto- riografi mettendo in atto un sofisticato sistema di allusione verbale. Cfr. inoltre KELLY, Ammianus, 161 ss.: l’allusione va considerata non tanto in se stessa, quanto piuttosto nell’insieme dei diversi legami intertestuali che crea e nel significato che assume nel contesto in cui si manifesta. 2 Non ci si soffermerà ad analizzare l’allusione a Tacito nella sua dimensione co- municativa e sociale, né la questione relativa all’intenzionalità effettiva o presunta dei richiami tacitiani nelle Res gestae. Si rimanda a FRAKES, Ammianus; KELLY, Ammianus, 181-182; SABBAH, Méthode, 507-539, spec. 515-518; VANHAENGENDOREN, Intentiona- lität. AGNESE BARGAGNA AMMIANO LETTORE DI TACITO PERCORSI DI CONFRONTO INTERTESTUALE, TEMATICO E COMPOSITIVO SCO 61 (2015), 335-350 · DOI 10.12871/978886741530412

\"Ammiano lettore di Tacito. Percorsi di confronto intertestuale, tematico e compositivo\" in “Studi Classici e Orientali” SCO, 61 (2015)

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Secondo quanto dichiarato nella conclusione delle Res gestae (XXXI,16,9), le vicende storiche di cui Ammiano si occupa ricoprono un periodo che prende avvio a principatu Caesaris Nervae, ovvero dal punto in cui Tacito, com’è noto, aveva terminato le Historiae (cfr. Agr. III,3 e Hist. I,1). Se l’idea di associare i nomi di questi due scrittori ha affascinato gli studiosi – considerato anche che entrambi scrivono storiografia recente in larga scala e che la portata e la qualità delle loro opere li differenzia dalle preferenze della loro epoca – la scarsa o nulla informazione sulle opere storiografiche scritte tra il II e il IV secolo d.C. e il fatto che Tacito non sia mai nominato nelle Res gestae rendono invece difficile stabilire se Ammiano lo considerasse un modello.

1. Somiglianze testuali specifiche (allusioni) Dal punto di vista dei rimandi testuali Ammiano è uno scrittore mol-

to allusivo e chiara è la sua predilezione per la contaminatio1. In gene-rale si è d’accordo nel definirlo capace di dar vita a parti o segmenti di forza tacitiana.

D’altra parte non è sempre possibile stabilire se alcune somiglianze siano da attribuirsi ad un’intenzione imitativa oppure alla tradizione storiografica comune ai due autori. Non sempre inoltre i rimandi a Ta-cito sono definiti e riconoscibili e pertanto classificabili come allusioni nel senso proprio del termine2.

1 Procedimento che lo porta a inserire in un brano riferimenti a testi diversi o a pas-si diversi di uno stesso testo. Cfr. conte, Memoria, 5-14 e 111-122; Fornara, Studies, 420-421 e keLLy, Ammianus,185-192 e 214-221; l’autore delle Res gestae dimostra buonissima familiarità con Sallustio, Livio e Tacito e utilizza prestiti da questi tre sto-riografi mettendo in atto un sofisticato sistema di allusione verbale. Cfr. inoltre keLLy, Ammianus, 161 ss.: l’allusione va considerata non tanto in se stessa, quanto piuttosto nell’insieme dei diversi legami intertestuali che crea e nel significato che assume nel contesto in cui si manifesta.

2 Non ci si soffermerà ad analizzare l’allusione a Tacito nella sua dimensione co-municativa e sociale, né la questione relativa all’intenzionalità effettiva o presunta dei richiami tacitiani nelle Res gestae. Si rimanda a Frakes, Ammianus; keLLy, Ammianus, 181-182; saBBah, Méthode, 507-539, spec. 515-518; vanhaengenDoren, Intentiona-lität.

agnese Bargagna

AMMIANO LETTORE DI TACITOPERCORSI DI CONFRONTO INTERTESTUALE,

TEMATICO E COMPOSITIVO

SCO 61 (2015), 335-350 · DOI 10.12871/978886741530412

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Nelle Res gestae tra le allusioni a Tacito, alcune sono più visibili per-ché segnalate da precisi indicatori testuali3; altre sono ottenute modifican-do il testo del modello (nella posizione dei termini, nella declinazione dei casi o nelle forme verbali)4; altre ancora sono frasi riprese interamente ed esclusivamente da Tacito5. Vi sono inoltre singole parole o espressioni che richiamano il testo tacitiano per le particolarità della loro posizio-ne nel testo e nel contesto, come la frase adolescebat autem obstinatum propositum di Res gestae XIV,1,8 e XXIX,1,19 che sarebbe un rimando ad Ann. II,50,1 (adolescebat interea lex maiestatis), poiché presenta una scelta lessicale precisa del verbo, in positio princeps. Difficile poterla definire come allusione a causa del senso figurato, variamente attestato (ThLL I,802,1 ss.), del verbo. Difficile tuttavia anche considerarla una mera coincidenza, per il fatto che in entrambi i casi si fa riferimento a crudeltà commesse da un imperatore, quindi a contesti molto simili.

È opportuno fermarsi a riflettere su tre rimandi particolari al fine di prendere coscienza del complesso sistema allusivo ammianeo e del fatto che debba essere valutato con cautela.

Nella definizione di Giuliano come venustate oculorum micantium flagrans (Res gestae XXV,4,22), si è voluto vedere la ripresa della for-mula tacitiana che descrive Antonio Primo come flagrans oculis (Hist. III,3,3). L’immagine tradizionale del guerriero dagli occhi ardenti6 è

3 La frase is urbanarum rerum status, ut ita dixerim, fuit (Res gestae XXVIII,1,57) è di solito associata ad Ann. I,16,1, hic rerum urbanarum status erat. Pur nella con-venzionalità storiografica dell’espressione (Tac, Hist. I,11,3 hic fuit rerum Romanarum status; IV,71,1 belli status erat, cum; già Livio, Ab Urbe Cond. V,12,7; XXIII,23,1 etc.), bisogna notare che in essa il riferimento all’Urbs si riscontra soltanto in Tacito (urbanarum; Romanarum). Ammiano non fa mai uso della formula (conosce il nesso urbanae res, Res gestae XXVII,3,14; XXVIII,4,35) se non in questa occasione, mentre con le parole ut ita dixerim ne segnala la tipicità. È quindi assai probabile che in questo punto lo storico abbia in mente il suo predecessore. Cfr. roseLLe, Elements, 173-174; Fornara, Studies, 437-438 e keLLy, Ammianus,183 e n. 73. Sui criteri indicativi per l’identificazione di un’allusione a Tacito si rimanda a roseLLe, Elements.

4 Ad esempio Costanzo è definito acerrimus belli instinctor (Res gestae XXI,12,20), allo stesso modo del capo treviro ribelle Giulio Valentino (acerrimo instinctore belli, Hist. IV,68,5).

5 Ammiano descrive Giuliano placidus opum contemptor (Res gestae XXV,4,7) esattamente come Elvidio Prisco (opum contemptor, Hist. IV,5,4) e definisce il comes Romano (Res gestae XXVII,9,2) transferendaeque in alios invidiae artifex, con una precisa ripresa testuale della definizione di Antonio Primo in Hist. II,86 (in alios invi-diae artifex).

6 Già in Il. I,104; XII,466; XIX,16-17. Cfr. Lovatt, Gaze, spec. 311-324. L’im-magine è presente anche nella letteratura latina ad es. in Verg., Aen. IX,731 nova lux oculis effulsit; ibid. XII,102 oculis micat acribus ignis; Lucr., De rerum natura III,289 ex oculis micat acrius ardor.

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modificata secondo il gusto tardo antico privilegiando la venustas di uno sguardo ardente e quindi il rispetto che tale ardore trasmette7. Il verbo flagro associato alla sfera semantica degli occhi rivela un utilizzo piuttosto diffuso8, sebbene il passo di Tacito e quello di Ammiano sia-no gli unici a presentarlo nella forma participiale, legato al sostantivo oculi. Se ad un livello testuale tali argomentazioni non sono probanti, perché troppo generiche, lo è invece la fama di un personaggio come Antonio Primo, la descrizione tacitiana del quale poteva vividamente essere presente nella mente di Ammiano.

Il passo di Res gestae XVI,4,2 Clausa ergo urbe murorumque intuta parte firmata, [sc. Iulianus] ipse cum armatis die noctuque inter pro-pugnacula visebatur et pinnas… è stato messo in parallelo con quello di Hist. III,76,2 praeerat,... Iulianus... Apollinaris... non vigilias agere, non intuta moenium firmare: noctu dieque fluxi et amoena litorum per-sonantes9. Se il verbo firmare si ritrova anche altrove e nel medesimo contesto10, soltanto in Ammiano e in Tacito si trova unito contempora-neamente ai termini intuta/intuta parte e moenium/murorum (cfr. anche Res gestae XXXI,15,6 moenium intuta firmata). A questo punto il nesso die noctuque presente nel testo ammianeo, non è più soltanto un generi-co arcaismo nello stile di Sallustio (Iug. 70,1 e ThLL V,1,1038,10), ma diventa un secondo punto di coincidenza con il testo tacitiano.

Come è stato variamente dimostrato, nel descrivere una piana co-sparsa dalle ossa dei guerrieri caduti in battaglia con l’espressione ut indicant nunc usque albentes ossibus campi (Res gestae XXXI,7,16), Ammiano si richiama ad un verso virgiliano (sanguine adhuc campique ingentes ossibus albent, Aen. XII,36), passando attraverso la sua formu-

7 Cambiare contesto ad un’espressione fa parte del procedimento tipico dell’allu-sione. Cfr. Pan. VI (VII),17,1; XII(IX),19,6 in cui si elogia il fulgor oculorum di Co-stantino. Si veda smith, Image, 198 ss.; neri, Bellezza, 139-140. Secondo Den BoeFt, DriJvers, Den hengst, teitLer, Commentary, 160-161 l’espressione sarebbe un’ele-gante alternativa per oculis venustis micantibus. Il codice Vat. Lat. 1873 legge angustias che tuttavia non si accorderebbe con il tono della sezione.

8 Cfr. ThLL VI,1,846,75 ss. e Sen., Ep. 115,4 oculis ... vivido igne flagrantibus; De ira I,4 flagrant ac micant oculi. In associazione con lumina lo si ritrova in Cic., Arat. 9,3 (= De natura deorum II,107,91) oculis duo / fervida lumina flagrant e in Silio Itali-co, Punica VIII,560 flagrabant lumina miti aspectu e XVII,409 dira flagrantia lumina flamma.

9 Sebbene Iulianus infatti sia il nome sia dell’imperatore oggetto del passo di Am-miano, che del comandante di cui si parla nel brano tacitiano (keLLy, Ammianus, 199-201), rimane difficile credere che la fama di quest’ultimo possa essere stata richiamata dall’autore delle Res gestae.

10 Cfr. Livio, XLIV,8,5 ab omni parte muros firmat; Stat. Theb. IV, 359-360 muros / firmat.

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lazione tacitiana (Medio campi albentia ossa, Ann. I,61,2). In tale con-testo le parole nunc usque segnalerebbero la presenza di un’allusione a più testi e quindi di un nuovo, complesso, messaggio11.

2. Somiglianze tematiche e compositiveIndividuare i singoli rimandi si rivela difficoltoso e limitante, poiché

rendere noti alcuni sintomi di un problema non significa averne il qua-dro generale. Se si desidera dunque prendere in considerazione l’ipotesi che Tacito abbia influenzato Ammiano, bisogna innanzitutto domandar-si quale sia la natura del debito di Ammiano nei suoi confronti ed effet-tuare un’analisi che tenga conto delle caratteristiche più generali delle opere dei due autori, non solo riguardo al contenuto e alla forma, ma anche riguardo ai diversi aspetti che assume la rappresentazione storica nella loro concezione12.

Quello proposto vuole essere un suggerimento per l’applicazione di un metodo analitico che si combini con un approccio intertestuale, te-matico e compositivo quanto più possibile completo alla questione e che contestualizzi somiglianze e differenze e tenga conto del fatto che nel genere storiografico, più che in altri generi, lo sforzo per il raggiun-gimento dell’originalità è spesso un lavoro «within constraints» per esprimersi con il linguaggio di Lendon, in quanto le categorie composi-tive e retoriche sono sottoposte a regole rigide e costanti13.

A tale proposito ci si soffermerà a considerare la narrazione degli eventi processuali e delle battaglie, elementi presenti in larga misura

11 Attivando contemporaneamente due testi per veicolare un messaggio nuovo: po-trebbe infatti essere l’equivalente dell’espressione storiografica greca ἔτι νῦν, ma anche espressione temporale finalizzata ad una critica tagliente della mancanza di attenzione dimostrata dall’imperatore Teodosio nella gestione delle relazioni tra Romani e Goti, al tempo della redazione delle Res gestae. Cfr. traina, Poeti, 105-106 e keLLy, Ammia-nus, con una buona rassegna degli studi.

12 Per una storia approfondita degli studi si rimanda a roseLLe, Elements, 3-5; neumann, Taciteisches, 3-14 e keLLy, Ammianus, 175-177; cfr. rieDL, Faktoren per un confronto sulle concezioni e la visione storica dei due autori.

13 Non si possono liquidare le somiglianze con la dicitura di ‘commonplaces’, per-ché nella storiografia molto più che in altre occasioni è difficile distinguere il lavoro di un autore. Si fa qui riferimento alla sfida di FeLDherr, Roman historians, 1-8 e alla risposta di LenDon, Historians, 41-46 – e di altri studiosi i cui contributi sono conte-nuti nello stesso manuale a cura di FeLDherr – in relazione alla questione di quanto la storiografia si possa dire correlata con i fatti storici veri e propri e quanta invenzione e topoi letterari vi siano compresi. Anche Formisano, Ricordare contestualizza l’opera di Ammiano nel panorama del suo tempo e in particolar modo in relazione ai trattati mi-litari e mette in evidenza come lo scrivere storiografia sia un procedimento complesso per l’analisi del quale non si può prescindere dalle componenti letterarie.

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nelle opere di entrambi gli storiografi e che sicuramente Ammiano ave-va presenti se aveva letto le Historiae e gli Annales tacitiani14.

L’interesse per gli episodi processuali in Ammiano non si manifesta tanto in riprese puntuali da Tacito15, quanto nell’uso di alcuni comuni accorgimenti spesso finalizzati agli stessi obiettivi. Si riscontra infatti un gusto letterario e compositivo simile innanzitutto nel fatto che non tutti gli episodi meritano a giudizio dei due autori lo stesso grado di considerazione16, in secondo luogo negli excursus ritardanti17 e nelle

14 Si tralascerà invece di parlare della tecnica del ritratto dei singoli e della raffi-gurazione della collettività, poiché molto è stato scritto e i due autori sono stati messi a confronto su questo punto ampiamente in particolare dagli studi di neumann, Tacitei-sches; roseLLe, Elements. Si tralascia parimenti di effettuare un confronto su struttura, excursus e ruolo delle province.

15 In queste pagine ci si occuperà solo di processi veri e propri in cui l’accusa di-chiarata o implicata fu di laesa maiestas (si veda anche tagLiaFico, Processi, 249-259). Cfr. per Tacito: rogers, Pattern; BaLDwin, Executions; koestermann, Majestätspro-zesse; waLker, Annals, 82 ss. e 138 ss. marsh, Tiberius, 272-295. Per Ammiano si vedano: Funke, Majestäts- und Magieprozesse; thomPson, Work; von haehLing, Am-mianus; saBBah, Méthode, 215-239; matthews, Roman Empire, 204-228 (su Valenti-niano e Valente); Coşkun, Ammianus; Lizzi testa, Senatori, 11-53, 209-252, 253-305. L’ornato e i topoi relativi all’argomento erano ormai divenuti parte del bagaglio lette-rario molto prima di Tacito, cfr. sorDi, Processi. Si riscontrano in generale indicazioni cronologiche e fenomenologiche degli avvenimenti (sul piano sintattico nell’impiego di strutture legate all’elenco e alla successione temporale) secondo uno schema che prevede un progressivo peggioramento.

16 Se si osserva lo spazio che brani di questo tipo occupano all’interno dell’opera, i processi svoltisi sotto Tiberio, in particolare il processo contro Pisone (Ann. III,10-19), occupano in Tacito il primo posto (cfr. su questo punto eck, Das Senatus consultum; BoDeL, Punishing). Molti dei brani di questo tipo in Ammiano sono brevi, ma le de-scrizioni dei processi che si tennero a Roma (Res gestae XVIII,1,1-57) e di quelli di Antiochia (Res gestae XXIX,1,5-2 e 20) sono considerevoli per lunghezza e dettaglio.

17 L’impressionante descrizione di Gallo chiude la narrazione dei processi in Res gestae XIV,1,10; 7,21; 9. In Ann. IV,71,1 Tacito è impaziente di narrare la fine di Lati-nio Laziare, Opsio e di quanti macchinarono la rovina di Tizio Sabino, successivamente (ibid. VI,47,1), introducendo i provvedimenti in seguito alle accuse di Macrone, l’au-tore afferma: interim Romae futuris etiam post Tiberium caedibus semina iaciebantur. Riguardo agli excursus (Ann. VI,38,1 quo requiesceret animus a domesticis malis), nel libro VI degli Annales la lista dei processi di lesa maestà viene interrotta da due digressioni (Ann. VI,11 sulla storia della carica del prefetto e Ann. VI,12 sui Libri Si-billini), per riprendere in Ann. VI,18 (dein redeunt priores metus postulato maiestatis Considio Proculo). Ancora excursus si trovano in Ann. VI,20-21 sull’arte dei Caldei, in Ann. VI,22 (un excursus filosofico sul valore del destino nella vita dell’uomo) e in Ann. VI,28 (sulla fenice), per poi riprendere la narrazione di processi di massa (At Romae caede continua, Ann. VI,29,1). In Ammiano le crudeltà di Costanzo (XIV,5) sono seguite dal primo excursus romano (XIV,6,1-25), quelle di Gallo (XIV,7) da un excursus sulle province d’Oriente (Res gestae XIV,8) al termine del quale si anticipa la notizia che presso Tiro è stato tessuto un manto regale (ibid. 20-21). La seconda

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anticipazioni al termine di un capitolo per evitare la monotonia e stimo-lare l’attenzione del lettore, infine nelle strutture, nelle scelte composi-tive e nei meccanismi di distorsione della realtà.

Quest’ultimo fenomeno si realizza a livello contenutistico tramite l’inserimento di valutazioni ed espressioni negative oppure l’omissio-ne, l’ingigantimento o la minimizzazione dei fatti18; a livello strutturale tramite sententiae, osservazioni e valutazioni magistralmente inserite all’inizio o alla fine di un capitolo; su un piano più generale, grazie all’accostamento di brani caratteristici che influenzano l’intera atmo-sfera del brano che precedono, come avviene in Annales XIII,58 in cui prodigi di sventura chiudono il libro (l’episodio del Ficus ruminalis), o in Res gestae XIX,2 in cui l’episodio dei processi di Scitopoli si con-clude con il resoconto del parto di un mostro presso Daphne (19-20)19.

digressione sui vizi romani (ibid. XXVIII,4,6) segue il racconto delle prefetture urbane (ibid. XXVIII,4,1-5) di Olibrio ed Ampelio, che furono in vario modo implicati nei pro-cessi romani (ibid. XXVIII,1,8 e XXVIII,1,22). Ibid. XV,2,9 si annunciano le punizioni che riceveranno alcuni delatori, mentre il resoconto dei processi sotto Valentiniano I a Roma si conclude con l’immagine della Giustizia vendicatrice, risvegliata da Bellona (ibid. XXVIII,1,57).

18 Così Paolo, ad esempio, è definito tartareus delator (Res gestae XV,6,1), in com-plicandis negotiis artifex dirus (ibid. XIV,5,8) e soprannominato Catena (ibid. XIV,5,8 e XV,3,4), mentre Massimino è paragonato alle fiere degli anfiteatri (ibid. XXVIII,1,10) e detto superbus, Costantina è definita Megaera quaedam mortalis, inflammatrix sae-vientis assidua (ibid. XIV,1,2), etc. In Ann. I,72,2-4, riportando la rimessa in vigore del-la legge di laesa maiestas da parte di Tiberio, Tacito ha cura di trasmettere inquietudine (tamen ideo faciebat fidem civilis animi; nam legem maiestatis reduxerat, ibid. I,72,2; I,72,4), stravolgendo il brano, mentre bisogna dire che Tiberio, almeno fino agli ultimi anni del suo principato, non volle mai che si desse corso ad accuse per offesa alla sua persona (cfr. Ann. III,70 e costantino, Processi). In Ann. XIV,48,2 Tacito argomenta la reintroduzione da parte di Nerone della legge di lesa maestà con una giustificazione tutto meno che storica (credebaturque haud perinde exitium Antistio quam imperatori gloriam quaesi<tam>, ut condemnatum a senatu intercessione tribunicia morti exime-ret). In Ann. XIV i processi neroniani ad Antistio e Fabricio sono eventi magnificati in maniera sproporzionata da Tacito. Segue la morte di Burro (ibid. XVI,51,1) che getta un’ombra ancora più funesta sul principato di Nerone, grazie anche ad una magistrale orchestrazione compositiva del brano (ibid. 51). Cfr. BaLDwin, Themes; BraDLey, Re-vocata e rogers, Freedom. Si vedano anche Ann. XIV,65; XV,74,2; XI,38,4; Res gestae XIV,9,9.

19 Così come è stato appurato che le digressioni sui processi romani e di Antio-chia siano brani di propaganda contemporanea. Ai 57 paragrafi iniziali di Res gestae XXVIII,1 corrispondono infatti in posizione identica quelli dedicati ai processi antio-cheni in Res gestae XXIX,1,5-44.2,1-28. Cfr. BLockLey, Ammianus, 108 e Lizzi testa, Senatori, 11 ss; 254; 262-297, 297-315; Coşkun, Ammianus, 63-92, anche se nei fatti non c’è una marcata corrispondenza, nel paragone con Tacito (Ann. IV,64-65,9) si la-sciano accostare le due coppie Seiano/Tiberio e Massimino/Valentiniano I. La sostanza reale di quanto accadde resta come nascosta dietro l’affollarsi di particolari minuziosi.

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Ammiano si fa portavoce, come Tacito, di riflessioni storiche e so-ciali, cui si aggiunge – anche se in misura assai minore rispetto a Tacito – una consapevolezza politica: è questo il senso più profondo del suo utilizzo degli elementi retorici e patetici nella trama narrativa, delle sue osservazioni sul concetto di giustizia, della sua critica alla personalità del sovrano e della descrizione dell’operare meschino dei delatori20.

Tutte le Res gestae così come le Historiae e gli Annales tacitiani ab-bondano di descrizioni di episodi bellici21 e il generale disinteresse degli studi su questo punto non deve scoraggiare22. Per comodità si può limi-tare l’analisi al secondo scontro presso Bedriacum (Historiae III,18-34) e alla battaglia di Strasburgo (Res gestae XVI,12,1-66), episodi nodali per lo svolgimento della trama narrativa delle opere in cui sono colloca-ti ed esemplificativi di come gli autori interagiscano con il tema bellico e con un passato (storico e letterario) sia remoto che prossimo23.

Pur nella presenza di moduli narrativi e retorici comuni, si riscontra-no somiglianze sorprendenti nella successione strutturale e contenuti-stica iniziale dei due brani24 e più avanti entrambi gli autori ritraggono

20 Tali inquisizioni sono classificate da Ammiano insieme alle guerre civili come flagello della popolazione romana (Res gestae XIX,12,1; XXIX,10,9). Il confronto con Tacito (Ann. IV,32 e specialmente IV,33,28-29 che introduce i processi sotto Seiano con quello di Cremuzio Cordo), richiamato nel prologo ai processi, fa risaltare ancor di più le differenze.

21 Per Tacito si è tenuto conto degli studi di camPBeLL, tritLe, Warfare, 85 ss.; kaJanto, Attitude; Levene, Warfare, 225-226; weLLesLey, Tacitus. Per Ammiano cfr. austin, Ammianus; crumP, Ammianus I, 51-139; iD., Ammianus II, 23-34 e 128-134; iD., Army; Den hengst, Preparing.

22 Di solito i resoconti bellici sono condannati perché sacrificano la chiarezza del-le descrizioni militari per far spazio ad elementi patetici insignificanti ai fini di una ricostruzione storica degli eventi. Inoltre la cristallizzazione dei topoi espressivi tradi-zionalmente legati all’argomento militare rende difficile estrapolare l’originalità di un autore per poterla confrontare con i moduli utilizzati da un altro autore.

23 Già Pighi, Studi, 113 ss. aveva sostenuto l’importanza dei due episodi.24 I soldati sono in prossimità delle postazioni nemiche dopo una lunga marcia

(Hist. III,18,1 – Res gestae XVI,12,7: a differenza di quanto è stato affermato, potevano aver effettuato un iustum iter a passi lenti, lentis incessibus, invece che un magnum iter, per trovarsi a mezzogiorno ad aver percorso 25 dei circa 30 Km che li distanziavano dai Barbari, cfr. ibid. XVI,12,8) e i comandanti cercano di calmarli con un discorso (Hist. III,20,1-9 – Res gestae XVI,12,9-12) che a nessuno dei due eserciti riesce gradito (Hist. III,21,1 – Res gestae XVI,12,13-18), perciò schierano le truppe ed esortano separata-mente quattro reparti diversi (Hist. III,24 – Res gestae XVI,12,29-33). La successione di un discorso di dehortatio e di quattro discorsi separati ai vari reparti è anomala (poiché di solito al discorso di adhortatio del leader segue immediatamente lo scontro) e contribuisce ad avvicinare i due autori, tuttavia è verosimile che Ammiano qui si stia rifacendo ad una fonte (probabilmente il perduto Libellus di Giuliano, cfr. Eun. IX,16; Lib., Epist. XXXIII,6), come ha dimostrato Pighi, Studi, 93-94.

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il comandante mentre accorre alla rotta della cavalleria e con tre ar-gomentazioni riporta i soldati a rinnovare la lotta25. È chiaro comun-que che Ammiano non avrebbe ripetuto alcuni moduli se non li avesse ritrovati nelle sue fonti o nella sua memoria26, tanto più che il ricordo delle Historiae non si concretizza in alcuna ripresa verbale da Tacito. È dunque necessario adottare una prospettiva più ampia che consideri le aree di corrispondenza.

Innanzitutto nell’isolare alcune singole scene di combattimento l’au-tore delle Res gestae si concentra sui momenti di equilibrio dinami-co, poco adatti ad un conflitto in campo aperto27 e presenta un ritmo anomalo rispetto a Tacito28, rivelando un’influenza da ricondurre non

25 Hist. III,17,1-4 – Res gestae XVI,12,38-41. L’episodio si riscontra anche in Li-banio (Or. XVIII,58) e sicuramente Giuliano deve averlo descritto nel suo resoconto della battaglia di Strasburgo. Nella letteratura precedente Ammiano e Tacito cfr. Livio XXXIV,46,12 che la definisce un’azione in asperis proeliis saepe temptatam e racconta parecchi casi simili (ibid. IV,29,3; VI,8,1-2; XXV,14,4; XXXIV,46,12; XLI,4,1-2). Cfr. anche Cesare, Bell.Gall. IV,25,3-4. Il discorso che Giuliano pronuncia è riportato da Li-banio (Or. XVIII,58) e da Ammiano (Res gestae XVI,12,40). Al primo ricorda le parole di Aiace Telamonio, al secondo salva differentia quelle di Silla in Beozia. Cfr. Pighi, Studi, 123-127; Bitter, Kampfschilderungen, 80-82.

26 Pighi, Studi, 79-82. Anche se bisogna dire che le fonti che Ammiano utilizza per la battaglia di Strasburgo non sono del tutto riconoscibili a causa della perdita dei testi di riferimento.

27 Spesso a causa di una nuvola di polvere la prospettiva generale dello scontro è oscurata, cfr. Res gestae XVI,12,37; XVI,12,43. Le indicazioni che Ammiano fornisce sui movimenti della fanteria e dell’ala destra e sinistra della cavalleria nelle prime fasi dello scontro, sono piuttosto generiche. Cfr. Res gestae XVI,12,37 variique fuere discursus nunc resistentibus nunc cedentibus nostris et obnixi genibus quidam barbari peritissimi bellatores hostem propellere laborabant, sed destinatione nimia dexterae dexteris mi-scebantur. Più avanti anche la scelta dell’aggettivo par più volte ripetuto sottolinea la tesa staticità delle linee di combattimento (cfr. ibid. XVI,12,43 sed postquam comminus ventum est, pugnabatur paribus diu momentis; ibid. XVI,12,47 pares enim quodam modo coiere cum paribus). Lo sforzo si percepisce dall’uso di termini che segnalano movimenti di sorgere quali exarsere, adultis, consurgebantur, exsiluit.

28 Cfr. weLLesLey, Tacitus, 85 ss. La dinamica degli scontri in Tacito rimane quella codificata dalla letteratura latina in generale. Le fasi dello scontro di Bedriacum sono molto lineari: mischia e difficoltà dell’esercito romano (Hist. III,22-24), attacco e scon-fitta sul campo dei Vitelliani (ibid. III,25), assalto finale alla città di Cremona (ibid. III,29-33), manca la menzione finale delle perdite poiché Tacito preferisce dedicare una sorta di necrologio alla città di Cremona (ibid. III,34). Hist. III,22,2 ordinem agminis disiecti per iram ac tenebras adseverare non ausim, quamquam alii tradiderint... Cfr. anche ibid. III,22,3 eadem utraque acie arma, crebris interrogationibus notum pugnae signum, permixta vexilla, ut quisque globus capta ex hostibus huc vel illuc raptabat. Ibid. III,22,3 Urgebatur maxime septima legio. La luna sorge e illumina in maniera fallace un confusionario e movimentato campo di battaglia (Hist. III,23). Il motivo della luna ricorre anche in Ammiano (Res gestae XVIII,6,8-15 Amida; XIX,6,3-13; XXIV,5,7-11).

AMMIANO LETTORE DI TACITO 343

tanto alle proprie fonti o alla tradizione del duello epico, quanto ad una modalità di scontro tipica dell’assedio. Sicuramente l’assedio di Amida aveva lasciato la propria impronta sul vissuto ammianeo29.

In secondo luogo le azioni valorose del comandante per nessuno dei due autori sono determinanti. Tuttavia se in Tacito compare un’equidi-stanza interpretativa riguardo al comportamento del comandante e la sua responsabilità nella strage e nel saccheggio di Cremona (Hist. III, 32,1)30, le cause multiple che Ammiano riporta per giustificare gli effetti dell’unico intervento significativo di Giuliano (Res gestae XVI,12,38-42)31, sono invece finalizzate all’accuratezza documentaria32.

Infine sia in Tacito che in Ammiano sono presenti alcuni artifici re-torici come il catalogo degli orrori, gli aneddoti e le figure dell’ornato per sottolineare il pathos e la drammaticità dello scontro33. In Ammiano tali accorgimenti sono assai più presenti rispetto al resoconto tacitiano, sia per indulgere al gusto dell’epoca34, sia perché ciò che sta a cuore all’autore è rendere la sonorità, l’impatto fisico e psicologico del campo di battaglia, che lo studioso Keegan chiama ‘The face of the battle’35.

29 kagan, Eye, 63-70 ha parlato esaurientemente dell’argomeno con riferimento particolare alle fonti di cui Ammiano si serve per descrivere la battaglia di Strasburgo e l’influenza sull’episodio dell’esperienza personale che l’autore ha acquisito ad Amida.

30 Antonio Primo collabora con i propri soldati piuttosto che incidere sugli eventi. Cfr. Hist. III,23,1 Sustinuit labentem aciem Antonius accitis praetorianis; ibid. III,25,3 postquam <im>pulsos sensit Antonius, denso agmine obturbabat; ibid. III,29,1 et dux Antonius cum delectis auxiliaribus eodem incubuerat.

31 Ammiano menziona Giuliano solo tre volte nel corso della battaglia: negli istanti immediatamente precedenti lo scontro quando rivolge i quattro discorsi alle truppe (Res gestae XVI,12,28-29), mentre arresta coi suoi rimproveri la cavalleria in rotta (ibid. XVI,12,38-42) e quando ferma i suoi soldati che inseguono gli Alamanni in fuga (ibid. XVI,12,55).

32 Ammiano poteva anche aver presente il resoconto di Giuliano stesso, il quale probabilmente si considerava l’unico responsabile dell’accaduto, ma le altre fonti (o la sua stessa esperienza) gli suggerivano che il Cesare da solo non avrebbe potuto fermare la cavalleria e spingerla a rinnovare la lotta. Cfr. kagan, Eye, 57 ss.

33 Tacito si sofferma su alcuni episodi dello scontro per trasformarli in aneddoti e rafforzare l’atmosfera di pathos che pervade la descrizione: cfr. Hist. III,23,2-6 (aned-doto della catapulta); ibid. III,25,6-11 (aneddoto del figlio che uccide il padre); cfr. an-che ibid. III,25,10-11. Nel brano di Strasburgo tali episodi non sono presenti, ma sono elementi utilizzati regolarmente da Ammiano nella descrizione di battaglie.

34 Cfr. Fontaine, Style.35 In tale ottica si giustifica e si carica di un significato maggiore l’inserimento

nell’episodio di Strasburgo di descrizioni di forte pathos e intensa drammaticità: si pone infatti non soltanto in continuità con la concezione latina della storiografia, ma si rivela anche espediente letterario e retorico di descrizione nella prospettiva che Am-miano sceglie di dare al brano. Cfr. kagan, Eye, 7-51 sulla prospettiva the Face of the Battle e 52-95.

344 AGNESE BARGAGNA

In conclusione Ammiano poteva ricordare il modello tacitiano, con-siderando anche il fatto che il secondo scontro di Bedriacum è uno dei più famosi delle Historiae. Tuttavia dimostra una notevole autonomia di rielaborazione, combinando strutture e immagini ereditate dalla tra-dizione con la propria esperienza. Nella sua affermazione di essere mi-les quondam et Graecus si percepisce dunque la tensione tra fedeltà ad un paradigma letterario e all’accuratezza storica36.

3. Il contesto è importanteL’approccio intertestuale trae beneficio dal confronto con un’analisi

contestuale che consideri il grado di popolarità della tradizione tacitiana nel IV secolo37 e allo stesso tempo abbia ben presente quale complessa figura sia Ammiano.

Innanzitutto, pur dichiarandosi Graecus, egli sceglie come strumento espressivo il latino, sulla scia dei suoi predecessori latini Sallustio, Livio e Tacito38, e come sede di lavoro Roma, che non si rivela, se non in senso molto vago e simbolico, il centro ideale delle sue Res gestae39. Questo fat-to non si riesce a spiegare se non si abbandona la tradizionale prospettiva latina, per indagare i rapporti delle Res gestae anche con la storiografia greca precedente, sulla scia di Tucidide ma anche di Cassio Dione40. Per di

36 Ammiano è il prodotto di due mondi che egli stesso intreccia, senza mancare di aggiungervi la propria personale ed esperta visione della realtà bellica e la propria originalità compositiva autonoma. Cfr. rosen, Studien, 95-131; Bitter, Kampfschilde-rungen, 56-101; BLockLey, Strasbourg.

37 Si tenga conto del fatto che nel IV secolo d.C. Tacito non godeva della stessa popolarità degli auctores studiati in ambito scolastico, anche se è verosimile che fosse conosciuto dai membri dell’aristocrazia senatoria in possesso di una vasta e approfon-dita educazione. Com’è noto, nel IV secolo Tacito circolava in un’unica serie di trenta libri disposti secondo l’ordine cronologico della materia trattata (Annales e Historiae in ordine contrario rispetto a quello compositivo). Cfr. il passo famoso di Hier., Comm. in Zach. III, 14 = PL XXV, 1522 con gli studi di canFora, Studi, 217-18; haverFieLD, Tacitus; reynoLDs, Texts, 91-110; zecchini, Ricerche, 181-192.

38 Cfr. saBBah, Ammianus, 66.39 Non si tratta infatti soltanto della dichiarazione di aver sempre utilizzato i criteri

di autopsia e di buona informazione (che gli derivavano dal suo essere miles), combinata con l’affermazione di possedere una vasta cultura (Graecus). Il fatto è culturalmente di un’importanza grandissima e non sembra una spiegazione sufficiente il fascino e l’influsso dell’ambiente dell’Urbs. Molti studenti si recavano a Roma in quegli anni per la necessità pratica di imparare la lingua del governo imperiale e della sua legislazione. La presenza di importanti biblioteche e archivi rendeva inoltre l’Urbe un punto di riferimento importante per chiunque desiderasse fare ricerche approfondite (Res gestae XXVIII,1,15).

40 Cfr. saBBah, Ammianus, 45: «Why ask the question “Greek or Roman?”, when Ammianus declares himself Greek and Roman? Or the question “Antiochian or non-Antiochian by origin and in effect?”, when it is more relevant to consider what his work owes to Antioch?». Riguardo a Cassio Dione, potrebbe rappresentare l’anello

AMMIANO LETTORE DI TACITO 345

più nell’Impero tardo-antico il latino era divenuto un simbolo di successo e di distinzione sociale, per questo la scelta di scrivere in tale lingua risulta naturale per uno della classe sociale di Ammiano ed è molto plausibile che, come altri orientali che scrivevano in latino, l’autore concepisse la propria esperienza intellettuale nei termini di una sintesi più che una tensione41.

In secondo luogo il fatto che già altri autori prima di Ammiano abbiano fatto cominciare le proprie opere storiche a principatu Caesaris Nervae (Res gestae XXXI,16,9), rivela quello delle Res gestae come incipit non esclusivo. Sebbene non sia documentata l’esistenza di opere di grande sto-riografia in lingua latina tra il II e il IV secolo d.C., quella di Ammiano po-trebbe essere meglio vista come una presa di posizione dello storico contro le tendenze biografiche e la storiografia in voga al suo tempo42, piuttosto che implicare che tali Storie non esistessero43. In ultima analisi è stato di-mostrato che non ha conseguenze negative ipotizzare che Ammiano non si fosse effettivamente ricollegato al limite cronologico dell’opera di Tacito44.

intermedio tra Ammiano e Tacito, poiché le sue convinzioni relative alla mancanza di disciplina che provoca ammutinamenti, l’applicazione di un metodo selettivo nel ripor-tare le notizie, la reticenza nel fare un lungo elenco delle vittime sotto Settimio Severo lo avvicinano molto ai due autori, cfr. FLach, Dios Platz; Letta, Documenti.

41 Sul bilinguismo nell’impero romano del IV secolo cfr. la rassegna degli studi di aL-varez, Impact, 28 ss. Il latino era il linguaggio ufficiale della corte, dell’esercito e del tribu-nale, doveva pertanto essere imparato da quanti avessero intenzione di fare carriera in uno di questi ambiti. Cfr. il ritratto di Musoniano in Res gestae XV,13,1-2 facundia sermonis utri-usque clarus. Probabilmente, come molti orientali che volevano fare carriera, Ammiano lo apprese assai prima di entrare nell’esercito. Se inoltre si considera che una conoscenza avan-zata del greco e del latino era essenziale per i doveri di un protector domesticus, in quanto a tale figura venivano affidate anche incombenze diplomatiche e radicalmente diverse da quelle del soldato romano, la conoscenza che l’autore delle Res gestae aveva di entrambe le lingue, doveva collocarlo probabilmente sullo stesso piano dell’élite degli ufficiali.

42 wiLshire, Continuation, 222 ss. nota che anche Svetonio nelle sue Vitae Caesa-rum aveva scritto le biografie di Giulio Cesare e di undici imperatori fino a Domiziano (incluso) e che il 96 d.C. era stato un punto di riferimento anche per altri biografi come Mario Massimo che a Svetonio si avvicinavano. Tale data inoltre poteva essere giudi-cata importante a causa del passaggio dal principato dinastico a quello adottivo e ancor più per il fatto che in seguito gli imperatori non erano più stati esclusivamente italici, cosa che poteva aver maggiormente colpito Ammiano (cfr. Aurelio Vittore, Liber de Caesaribus XI, 12-13).

43 La questione non è in ultima analisi risolvibile a causa della mancanza di do-cumenti che attestino le motivazioni di Ammiano, tuttavia un’analisi più approfondita sull’utilizzo di Svetonio e Tacito come modelli contrapposti, potrebbe portare a risultati interessanti. Cfr. keLLy, Sphragìs e keLLy, Heir. A tale mancanza si aggiunge il fatto che non è pervenuta alcuna notizia indiretta riguardo alla redazione di altre Storie dopo Tacito, ma tale argomento, come tutte le dimostrazioni ex silentio, non prova che esse non fossero state scritte.

44 Cfr. keLLy, Heir, 351-352. Se si considera inoltre quanto spazio Tacito e Am-miano dedicano alla trattazione delle vicende storiche di cui si occupano, si può realiz-

346 AGNESE BARGAGNA

4. ConclusioniI risultati essenzialmente negativi dell’analisi condotta rendono pos-

sibile sostenere che Ammiano non riprendesse pedissequamente da Ta-cito con riguardo ai rimandi verbali, allo stile o alla trattazione degli argomenti. L’autore delle Res gestae infatti era un efficace imitator sui45 e avrebbe potuto fare lo stesso con l’opera del suo predecessore.

Le Historiae e gli Annales sono memoria letteraria e scuola nelle Res gestae46. Ammiano non aveva uno schedario, né ricorreva ad un libro per citare Tacito; la sporadica imitazione verbale diretta e tematica nelle Res gestae è da ricollegarsi quasi certamente all’influenza di alcuni personaggi ed episodi delle Historiae e negli Annales sulla formazione ammianea47.

Ammiano era ben conscio del divario temporale e delle trasformazioni che il genere storiografico aveva subìto tra il II e il IV secolo d.C. e scri-veva un resoconto dell’impero romano che fosse comprensibile al proprio tempo48. Il paragone con Tacito pertanto non è inutile, ma, preso da solo, è molto lontano dal fornire un’esauriente spiegazione delle Res gestae.

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zare come i primi libri (perduti) di Ammiano non abbiano potuto dimostrare in realtà grande continuità con gli ultimi (altrettanto perduti) delle Historiae tacitiane. Queste ultime infatti contenevano ventisette anni di storia in dodici libri (probabilmente); per tale motivo erano sicuramente assai più dense e accurate rispetto alla prima parte delle Res gestae, che ricopriva, invece, un periodo di 257 anni (dal regno di Nerva alla vitto-ria di Costanzo su Magnenzio).

45 Cfr. neumann, Taciteisches, 167.46 Bisogna ricordare che le Res gestae furono nutrite da anni di meditazione sulla let-

teratura latina e greca. Ammiano era un lettore straordinariamente vorace e uno storiografo scrupoloso e aveva inglobato in maniera originale una sorprendente varietà di influenze. Non si sa se Ammiano avesse studiato Tacito in giovane età, tuttavia ne recepì profonda-mente la tecnica compositiva e ne interiorizzò le modalità di approccio alla storia.

47 Queste impressioni forti gli fornirono, che ne fosse conscio o meno, idee e spun-ti che utilizzò imitando, non copiando, Tacito. Cfr. roseLLe, Elements, 256 ss. Già da wöLLFLin, Nachahmer emerse che i rimandi tacitiani quasi sparivano nelle Res gestae tra il materiale derivato da altri scrittori. Tuttavia in base ai risultati riscontrati da Ro-selle e Neumann, nel corso di indagini a prospettiva più organica, si può sostenere che in Ammiano sia presente una ripresa verbale e strutturale da Tacito importante anche se non del tutto evidente.

48 Cfr. Res gestae XIV,6,6 [sc. Roma] per omnes tamen quot orae sunt partesque terrarum, ut domina suscipitur et regina.

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