44
COPIA ELETTRONICA IN FORMATO PDF RISERVATA AD USO CONCORSUALE E/O PERSONALE DELL’AUTORE CONFORME AL DEPOSITO LEGALE DELL’ORIGINALE CARTACEO

AAAd 79 Mastino Zucca Gasperetti

  • Upload
    uniss

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

1

COPIA ELETTRONICA IN FORMATO PDF

RISERVATA AD USO CONCORSUALE E/O PERSONALE DELL’AUTORE CONFORME AL DEPOSITO LEGALE DELL’ORIGINALE CARTACEO

2

Atti dellA XViie RencontRe suR l’ÉpigRAphie du monde RomAin

Aquileia, 14-16 ottobre 2010

3

AntichitÀ AltoAdRiAtiche

lXXiX

l’epigRAfiA dei poRti

a cura di claudio Zaccaria

tRiesteeditReg 2014

centRodi AntichitÀ

AltoAdRiAtichecAsA BeRtoli

AQVileiA

4

«Antichità Altoadriatiche»© centro di Antichità AltoadriaticheVia patriarca poppone 6 - 33053 Aquileia (ud)www.aaadaquileia.it; e-mail:[email protected] responsabile: giuseppe cuscitoAutorizzazione del tribunale di udine n. 318 del 27 ottobre 1973

© editreg di fabio prencsede operativa: via g. matteotti 8 - 34138 triestetel./fax ++39 40 362879, e-mail: [email protected]

issn 1972-9758

le immagini di reperti di proprietà dello stato italiano e/o di altri enti sono state pubblicate su concessione ai singoli autori e ne è vietata l’ulteriore riproduzione e duplicazione con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione degli aventi diritto.

5

PREMESSA

Nel 1998 il Centro di Antichità Altoadriatiche aveva organizzato, in collabora-zione con il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Trieste, con la Scuola di Specializzazione in Archeologia afferente allo stesso Ateneo tergestino, e con l’École française de Rome, la XXIX Settimana di Studi Aquileiesi dedicata al tema “Strutture portuali e rotte marittime nell’Adriatico di età romana”: gli Atti, a cura di Claudio Zaccaria, furono pubblicati nel 2001 nel 46° volume della nostra rivista.

Poiché da sempre il Centro di Antichità Altoadriatiche accoglie con piacere tra i numeri della propria rivista Atti di incontri specialistici organizzati da altri istituti di ricerca e dedicati sia a singole aree geografiche sia a specifici argomenti come questo dell’epigrafia – tema particolarmente caro alla nostra Associazione, e al quale sono stati dedicati il numero 50° della rivista oltre a due volumi mono-grafici rispettivamente sulle epigrafi esposte al Museo paleocristiano di Monastero (Aquileia) e sul patrimonio epigrafico di iulium carnicum (Zuglio - UD) –, è con vivo piacere che abbiamo accolto la proposta di inserire tra i numeri della rivista gli Atti della XVIIe Rencontre sur l’Épigraphie du monde romain tenutasi ad Aquileia il 14-16 ottobre 2010.

prof. giuseppe cuscitoPresidente del

Centro di Antichità Altoadriatiche

6

introduzione ai lavori ....................................................................................diario ............................................................................................................

Prima sezione: L’ePigrafia dei Porti

CLaudio zaCCaria, Per una definizione dell’epigrafia dei porti ..................

Laura Chioffi, portus tiberinus e altri scali fluviali a Roma ......................

maria Letizia CaLdeLLi, Il funzionamento delle infrastrutture portuali ostiensi nella documentazione epigrafica .....................................................

gian LuCa gregori, david nonnis, Il porto di minturnae in età repubblica-na: Il contributo delle fonti epigrafiche (con un’Appendice onomastica) ...

maria grazia granino CeCere, CeCiLia riCCi, Il porto di centumcellae (Civitavecchia) e la sua epigrafia ................................................................

enriCo zuddas, L’Umbria dei porti ..............................................................

attiLio mastino, raimondo zuCCa, gabrieLLa gasPeretti, Viaggi, navi e porti della sardinia e della corsica attraverso la documentazione epigra-fica .............................................................................................................

eLizabeth deniaux, Les ports de l’Albanie antiques et le Romains a l’épo-que de César et d’Auguste ............................................................................

dénis feisseL, Aspects de l’immigration orientale dans la Salone romaine et chrétienne ......................................................................................................

marina siLvestrini, Nuove epigrafi da Lilibeo (con una nota introduttiva di PaoLa PaLazzo e PierfranCesCo veCChio) ....................................................

françoise des bosCs, L’apport de l’épigraphie à notre connaissance du « système portuaire » de la moyenne vallée du Baetis (Guadalquivir) sous le Haut-Empire ..................................................................................................

p. 8» 10

» 15

» 41

» 65

» 81

» 123

» 137

» 151

» 183

» 195

» 207

» 227

INDICE

7

seConda sezione: Varia

PatriCk Le roux, Fragments épigraphiques d’Estrémadure ........................

mireiLLe CébeiLLaC-gervasoni, Les pratiques du gouvernement municipal : nouveau témoignage dans une inscription de Cumes ....................................

gianfranCo PaCi, Liberte e schiave a teatro e all’anfiteatro nel Piceno .....

miCheL ChristoL, thomas drew-bear, Fl(avius) Balbus Diogenianus, pro-consul d’Asie sous Maximin le Thrace .........................................................

giovanni menneLLa, Onori lunensi a Valeriano Iunior e a Salonino ...........

khaLed marmouri, L’inscription lepcitaine iRt 560 : une relecture ..........

federiCo frasson, Frammenti di iscrizioni da Luni .....................................

CarLo moLLe, Una enigmatica disposizione sepolcrale da Roma ...............

p. 251

» 261

» 275

» 289

» 311

» 323

» 335

» 347

8

NOTA DEL CURATORE

dopo varie vicissitudini, in buona parte imputabili all’imprevedibile mancata ero-gazione dei fondi previsti in origine per la pubblicazione e alla necessità di ricorrere ad altra fonte di finanziamento, vede finalmente la luce il volume che raccoglie i contributi presentati alla ‘XViie Rencontre sur l’épigraphie du monde romain’, tenutasi ad Aquileia dal 14 al 16 ottobre 2010 sul tema L’epigrafia dei porti.

Pur consapevole delle difficoltà del momento, accolsi con entusiasmo la proposta di organizzare la Rencontre ad Aquileia, avanzata nel 2009 in occasione della Rencontre di Bari dal comité organisateur, che poi approvò anche l’argomento prescelto, suggerito dall’esigenza di verificare con l’approfondimento di alcuni casi specifici il contributo dell’epigrafia alla conoscenza di alcune realtà portuali di età romana, di cui Aquileia costituisce un esempio illustre. Il Comitato scientifico della Rencontre, coincidente con i membri del comité, era costituito da françois Bérard, giuseppe camodeca, ségolène demougin, monique dondin-payre, denis feissel, gian luca gregori, patrick le Roux, Attilio mastino, marina silvestrini, claudio Zaccaria.

la risposta degli studiosi francesi e italiani, sollecitati, secondo la prassi consolida-ta, a presentare contributi sul tema prescelto o novità e riletture epigrafiche di particolare interesse, è stata corrispondente alle attese, per quantità e qualità degli interventi, come si può ricavare dalla lettura di questi Atti. Ancora una volta la formula delle Rencontres si è rivelata efficace, a dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che la ricerca epi-grafica condotta con metodo, costanza e collaborazione tra gli studiosi – sostenuti e ani-mati, secondo il precetto mommseniano, da doctrina e curiositas e ispirati dallo spirito di amicitia – è sempre in grado di fornire nuovi e spesso esclusivi elementi allo sviluppo delle scienze storiche dell’antichità e costituisce un importante strumento di formazione per le nuove generazioni. per questo motivo in coda alla Rencontre (18-22 ottobre) è stato organizzato ad Aquileia, grazie ai contributi dell’Association internationale d’Épi-graphie Grecque et Latine e di Terra Italia Onlus, al sostegno finanziario e logistico della fondazione Aquileia e alla collaborazione della soprintendenza per i Beni Archeologici del friuli Venezia giulia, il Workshop ‘dalla pietra all’immagine digitale. tecniche e metodologie del rilievo e della ricostruzione digitale dei monumenti iscritti’, che ha visto la partecipazione di una quindicina di giovani antichisti dall’italia e dall’estero.

Com’è nella tradizione delle Rencontres, oltre ai contributi sul tema specifico è presente nel volume anche una sezione Varia, che raccoglie le novità e riletture epigra-fiche presentate nella seconda sezione dei lavori. I testi sono editi nella sequenza in cui sono state presentate le relazioni nelle tre giornate dell’incontro. non sono presenti, per sopravvenuti impedimenti personali, i lavori di monique dondin-payre, ségolène de-mougin, françois chausson, Antonio sartori, Baldassarre giardina, che avevano fornito un contributo importante ai lavori. sono stati in compenso inseriti anche i testi inviati da due giovani studiosi, federico frasson e carlo molle, che non avevano potuto presentare le relazioni ad Aquileia. hanno dovuto rinunciare all’ultimo a partecipare alla Rencontre Giuseppe Camodeca, da cui era atteso un aggiornamento sull’epigrafia portuale di Puteo- li, e Xavier loriot, impedito allora da ragioni di salute e alla cui memoria rivolgiamo un reverente pensiero, ricordandone l’attività scientifica e la cordialità.

Avremmo voluto avere tra noi in questa particolare occasione silvio panciera, cit-tadino onorario di Aquileia, al quale si devono tanto la ripresa degli studi sull’emporio nordadriatico quanto la creazione delle Rencontres franco-italiane, concepite trent’anni

9

orsono con charles pietri su impulso di marcel le glay. trattenuto a Roma, è stato però presente a tutti noi durante le giornate trascorse ad Aquileia e specialmente durante la visita al lapidario, che mantiene ancora la sua impronta. A lui dedichiamo il volume, rinnovandogli gli auguri ad multos annos già espressi ad apertura dei lavori.

Alla buona riuscita della Rencontre hanno contribuito con supporti finanziari e logistici la provincia di udine, Assessorato al turismo, Attività produttive, progetti eu-ropei, la fondazione Aquileia, il comune di Aquileia. hanno concesso il patrocinio all’iniziativa la soprintendenza per i Beni Archeologici del friuli Venezia giulia, l’As-sociazione nazionale per Aquileia, il centro di Antichità Altoadriatiche, terra italia on-lus, e, com’è consuetudine per le Rencontres, l’Association internationale d’Épigraphie grecque et latine. per la promozione dell’iniziativa è stata preziosa la collaborazione della Ripartizione comunicazione istituzionale e organizzazione eventi, nella persona della signora Rossana stranieri, e delle eut - edizioni università di trieste. nell’or-ganizzazione sono stato affiancato dal personale dell’allora Dipartimento di Storia e culture dall’Antichità al mondo contemporaneo dell’università di trieste, in partico-lare dalle signore gloria norio per l’amministrazione e marina Rondini per supporto al lavoro di segreteria. Infine va detto che questo volume si deve alla pazienza e alle cure del dott. fabio prenc, che lo ha seguito in tutte le fasi editoriali con la consueta compe-tenza. A tutti un sentito ringraziamento.

un ringraziamento particolare va alla direttrice, paola Ventura, e al personale del museo Archeologico nazionale di Aquileia per l’apertura serale straordinaria, che ha conferito alla visita un particolare fascino, e a giuseppe cuscito, non solo per aver accolto gli Atti della Rencontre nella rivista «Antichità Altoadriatiche», ma soprattutto per aver illustrato da par suo la Basilica di Aquileia ai convegnisti, anche in questo caso in un’apertura serale, che è stata possibile grazie alla disponibilità del direttore della società per la conservazione della Basilica di Aquileia dott. Arnaldo Becci e resa ancor più suggestiva dalla ‘meditazione all’organo’ di chiara maria Biecher.

prof. claudio Zaccariagià Ordinario di Storia romana e Epigrafia latina

Dipartimento di Studi UmanisticiUniversità degli Studi di Trieste

10

DIARIOAquilea - Sala del Consiglio Comunale

GIOVEDÌ 14 MAGGIO

16.00 saluto delle autorità e inizio dei lavori

L’epigrafia dei porti16.30 presiede Angela donati - CLaudio zaCCaria (università degli studi di trieste), Per una definizione

dell’epigrafia portuale - monique dondin-Payre (cnRs), Bon voyage: dangers et avantages du tran-

sport par eau - Laura Chioffi (ii università degli studi di napoli), portus tiberinus e gli

scali fluviali a Roma

Riunione del comité delle Rencontres

VENERDÌ 15 MAGGIO

9.00 presiede Attilio mastino - maria Letizia CaLdeLLi, fausto zevi (università degli studi di Roma “la

sapienza”), Il funzionamento delle infrastrutture portuali ostiensi nella docu-mentazione epigrafica

- gian LuCa gregori, david nonnis (università degli studi di Roma “la sapienza”), Il porto di minturnae in età tardorepubblicana. Il contributo delle fonti epigrafiche

11.00 maria grazia granino (università degli studi di siena), CeCiLia riCCi (università degli studi di molise), Il porto di centumcellae (Civitavecchia)

- giovanna asdrubaLi, maria CarLa sPadoni, enriCo zuddas (università degli studi di perugia), L’Umbria dei porti

- ségoLène demougin (CNRS – EPHE), Flottes provinciales

15.00 presiede marjeta Šašel-Kos - attiLio mastino, raimondo zuCCa (università degli studi di sassari),

gabrieLLa gasPeretti (soprintendenza Archeologica di sassari), Viaggi, navi e porti della sardinia e della corsica attraverso la documentazione epigrafica

- eLisabeth deniaux (université de paris ouest, nanterre), Les ports de l’Alba-nie antique et les Romains, de César à Auguste

- dénis feisseL (cnRs), Immigrés à Salone

11

15.00 - marina siLvestrini (università degli studi di Bari), Nuove iscrizioni di Lilibeo

- françoise des bosCs-PLateaux (université de pau), Gadès et la vallée du Baetis: un système portuaire hiérarchisé au service des exportations de la Bétique

- baLdassarre giardina (Archemilia, Bologna), La vita attorno al faro: indizi epigrafici

19.00 Visita alla basilica di Aquileia a cura di giuseppe cuscito meditazione all’organo di chiara maria Bieker

SAbATO 16 MAGGIO

9.00 presiede françois Bérard

Varia - PatriCk Le roux (université de paris Xiii), Quelques problèmes épigraphi-

ques de Mérida - mireiLLe CébeiLLaC gervasoni (cnRs), Un nouveau témoignage sur les

pratiques du gouvernement municipal dans une inscription inédite de Cumes

- gianfranCo PaCi (università degli studi di macerata), Sedili iscritti di teatri e anfiteatri: Asculum picenum e urbs salvia

11.00 miCheL ChristoL (université de paris i), thomas drew-bear (cnRs), Un proconsul d’Asie sous Maximin le Thrace

- giovanni menneLLa (università degli studi di genova), Valeriano iunior e Salonino a Luni

- françois Chausson (université de paris i), Hadrien de Tyr et une inscription d’Ephèse

15.00 khaLed marmouri (université de paris i), L’inscription lepcitaine IRT 560: une relecture

- antonio sartori (università degli studi di milano), “Culta Minerva numine Tecla mutato”

15.00 conclusione dei lavori a cura di gino Bandelli e françois Bérard

12

ier Rencontre : Corpus, problemi di meto-do, epigrafia e informatica (università degli studi di Roma, la sapienza - École française, 1986).iie Rencontre : Epigrafia e città. I luoghi dell’attività politica (Roma, École fran-çaise, 1987).iiie Rencontre : Colloque international d’épigraphie latine en mémoire de Attilio Degrassi pour le centenaire de sa nais-sance (università degli studi di Roma, la sapienza - École française, 1988).iVe Rencontre : Le iscrizioni rupestri di età romana in Italia (università degli studi di Roma, tor Vergata, 1989).Ve Rencontre : L’epigrafia del villaggio in Occidente e in Oriente (università degli studi di Bologna, forlì, 1990).Vie Rencontre : L’epigrafia dei santuari rurali (Roma, École française, 1991).Viie Rencontre : Epigrafia della produ-zione e della distribuzione (università degli studi di Roma, la sapienza, 1992).Viiie Rencontre : Fruizione e culto delle acque salutari in Italia (università degli stu- di di Roma, tor Vergata - Viterbo, 1993).iXe Rencontre : Epigrafia romana in area adriatica (università degli studi di macerata, 1995).Xe Rencontre : Il capitolo delle entrate nelle finanze municipali in Occidente e in Oriente (università degli studi di Roma, la sapienza, 1996).

Xie Rencontre : Libitina e dintorni: Libitina e i luci sepolcrali; Le leges libitinariae campane; Iura sepulcrorum: vecchie e nuove iscrizioni (Roma, École française, 2002).Xiie Rencontre : Epigraphy and Public Space from the Severans to the Theodosian Era (Roma, British school at Rome, 2004).Xiiie Rencontre : Contributi all’epigrafia d’età augustea (università degli studi di macerata, 2005).XiVe Rencontre : Epigrafi, epigrafia, epi-grafisti (università degli studi di Roma, la sapienza, 2006).XVe Rencontre : Colons et colonies (Parigi, Collège de France – École prati-que des hautes études, 2008).XVie Rencontre : Le tribù romane (univer- sità degli studi di Bari, 2009).XViie Rencontre : L’epigrafia dei porti (università degli studi di trieste, Aqui- leia, 2010).XViiie Rencontre : Se déplacer dans l’Empire romain (université de Bordeaux, 2011).XiXe Rencontre : Epigrafia e ordine sena-torio, 30 anni dopo (università degli studi di Roma, la sapienza; ecole française de Rome, 2013).XXe Rencontre : Esclaves et maîtres dans le monde romain (université de poitiers, 2014).

RencontRes fRAnco-itAliennes suR l’ÉpigRAphie du monde RomAin

151

1. La nozione giuridiCa di portVs

le isole tirreniche della Sardinia e della Corsica, unite in un’unica provincia nel 227 a.c. e suddivise in distinte unità provinciali in età imperiale, probabilmente in epoca tardo neroniana, per la loro natura insulare costituirono una meta dei viaggi marittimi dell’antichità, illustrati sia dalle fonti letterarie, sia e soprattutto da quelle archeologiche, sia, infine da un non ampio numero di testi epigrafici, oggetto del nostro studio.

la definizione dei portus (1) delle due isole non può prescindere dalla dottrina giu-ridica di tale termine, anche in considerazione del fatto il codex Theodosianus si riferisce esplicitamente ai diversi portus della Sardinia, cui afferivano le collette annonarie (2).

per ulpiano il portus è un luogo chiuso dove si importano ed esportano le merci; allorquando il luogo di stazionamento delle navi non sia del tutto chiuso e fortificato esso si definisce angiportus:

Portus apellatur est conclusus locus, quo importantur merces et inde exportantur, eaque nihilominus statio est conclusa atque munita, inde angiportum dictum est (3).

* il contributo, pur concepito unitariamente, è dovuto ad Attilio mastino (par. 1, 2, 3, 7.1) e Raimondo Zucca (par. 4, 5, 7.2), del dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione (università degli studi di sassari), ed a gabriella gasperetti (par. 6) della soprintendenza per i Beni Archeologici di sassari e nuoro.

1 franzot 1999, pp. 11-29.2 C.Th. Viii, 5. 16.3 D. 50, 16, 59. D’altro canto sotto il profilo ingegneristico il portus è definito da Vitruvio come

quel luogo che offra condizioni favorevoli per le navi, come promontori o capi che formino al loro interno delle insenature o ripari naturali; se tuttavia la natura del luogo non offra protezione alle navi in occasione di tempeste o non vi sia la foce di un fiume per proteggere le navi, ovvero che solo su un lato vi sia una spiaggia appropriata allo sbarco, in tal caso è necessario costruire un molo, come diga o terrapieno, avanzandolo sul mare quel tanto che è necessario per costiture un porto chiuso: Hi (portus) autem naturaliter si sint bene posuit habeantque acroteria sive promontoria procurrentia, ex quibus introrsus curvaturae sive versurae ex loci natura fuerint conformatae, maximas utilitates videntur ha-bere... Si autem non naturalem locum neque idoneum ad tuendas a tempestatibus naves habuerimus, ita videtur esse faciendum, uti si nullum flumen in his locis impederit sed erit ex una parte statio, tunc ex altera parte structurae sive aggeribus expediantur progressus, et ita conformandae ortuum conclusio-nes (vitr. V, 13). servio distingue il portus dalla statio, il primo attrezzato per far svernare le navi, in tempo di mare clausum, la seconda atta all’approdo temporaneo: Statio est ubi ad tempus stant naves, portus ubi hiemant (serv. Ad Aen. ii, 23). Infine nelle Etymologiae isidoro afferma che non è atto per un porto quel luogo che non offra rifugio alle navi, in quanto il porto è un luogo al riparo dai venti, dove si installano gli arsenali per svernare e dove si scaricano le merci: Statio est ubi ad tempus stant naves; portus ubi hiemant; importunum autem, in quo nullum refugium quasi nullus portus (Etymol. XiV, 8, 39). Portum autem locus est ab accessu ventorum remotus, ubi hiverna opponere solent et portus dictus a deportandis comerciis (Etymol. XIV, 8, 40). Pur nella varietà delle definizioni risalta il porto come

Attilio Mastino, Raimondo Zucca, Gabriella Gasperetti

ViAggi, nAVi e poRti dellA sARdiniA e dellA coRsicA AttRAVeRso lA documentAZione epigRAficA *

152

Questo dato giuridico deve di necessità riflettersi presso i singoli porti della Sardinia e della Corsica, in funzione dell’organizzazione amministrativa degli stessi, che si traduceva in una strutturazione funzionale dei baci-ni portuali, con le gettate dei moli, gli horrea destinati alla sistemazione delle derrate destinate all’esportazione ed ai beni importati, le sedi delle corporazioni marittime, ed in particolare i navicularii.

Altro aspetto rilevante è quello della marineria militare, attestata questa volta da numerosi documenti epigrafici concernenti i milites defunti e sepoltti lungo le viae che recavano alle basi dei classiarii (4), con i navalia e l’approdo militare.

naturalmente il quadro della portualità antica delle due isole dovrà scaturire da un equilibrato concorso delle varie scienze storiche, archeologiche, paleoambientali, tese alla ricostruzione delle variazioni delle linee di costa che hanno prodotto, talora, l’interrimento dei porti, ovve-ro la loro sommersione.

in questo contesto di ricerca si inserisce ora l’Ate-neo di sassari con la scuola di specializzazione in Beni Archeologici (indirizzo: Archeologia subacquea e dei paesaggi costieri), di cui è imminente l’avvio con l’Anno Accademico 2010/11.

2. Porti e rotte

le fonti letterarie consentono di stabilire quali erano i porti più direttamente collegati alla sardegna ed alla corsica in età romana: con l’Africa le isole tirreniche svolsero soprattutto la funzione di ‘ponte’, di punto di

passaggio e di collegamento per le rotte tra cartagine (e prima ancora utica) ed ostia, attraverso i porti di Karales, di Olbia e di Aleria; uguale ruolo le isole dovettero svol-gere per le rotte che da Narbo Martius e marsiglia (ma anche dalla penisola iberica) raggiungevano Roma; per il traffico locale nel Mare Africum sono documentati percorsi

luogo di carico e scarico delle merci, costituito dalla natura (ridosso di un promontorio, spiaggia, foce di un fiume) ed organizzato (costruzione di hiberna per riparare le navi nel periodo di mare clausum) o, addirittura, costruito dall’uomo (nel caso dei tratti di costa alimenos) ovvero bisognosi di strutture per costruire il porto chiuso.

4 Le boheC 1989, pp. 13-14; Le boheC 1990, p. 38.

fig. 1. Sardinia et Corsica (fraCCaro 1965).

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

153

diretti tra la sardegna meridionale ed occidentale ed i porti di Tynes, Hippo Diarrhytus, Caesarea, Tingi, ma anche Hadrumetum, Lepcis ed Alexandria.

dalla penisola italiana l’imbarco più frequentato per la sardegna appare Pisae, assieme ad altri centri del litorale etrusco, Populonia, Cosa, Labro; si può anzi distin-guere un itinerario più meridionale che dal promontorio dell’Argentario toccava le isole di giannutri, del giglio e di m. cristo per poi raggiungere Aleria in corsica ed una rotta più settentrionale che partiva da Pisae o anche da Populonia, passava a nord dell’isola d’elba e raggiungeva mariana in corsica in età imperiale si svilupparono le relazioni dirette con ostia ed in particolare col vicino Portus Augusti (che dall’età di traiano ridimensionò il ruolo di Puteoli) di alcune città sarde: Turris, Karales ed Olbia, ma anche Tharros.

dalla Liguria si arrivava ad Olbia (o a Turris) partendo da Genua; dalla gallia narbonense sono attestate relazioni di Massilia e Narbo Martius con Tharros e con Turris Libisonis.

dalla penisola iberica, attraverso le Baleari e, in alcuni casi, lungo una rotta più meridionale che toccava il nord-Africa, sono documentati rapporti con i porti di Cornus, di Tharros e di Sulci da Carthago Nova e da Tarraco.

Karales fu il porto principale sulla grande rotta mediterranea che collegava Gades sull’Atlantico con Myriandum in siria, attraverso cipro.

l’approdo più vicino in Corsica era Marianum (Bonifacio), ma il porto più fre-quentato, in relazione ai collegamenti attraverso l’isola d’elba con il litorale etrusco, era Aleria.

per la sicilia le notizie in nostro possesso sono limitate e sono attestati rapporti con in centri di Lilybaeum (sulla rotta tra Karales e l’oriente), erice, siracusa ed imera. il porto di imbarco era Karales.

i porti sardi risultano localizzati di preferenza su promontori alla foce di un fiume (Bosa, Turris Libisonis) o presso stagni o lagune, in origine insenature marittime, pro-gressivamente chiuse da cordoni dunali (Karales, Sulci, Neapolis, Othoca, Tharros, Korakodes) o infine all’interno di vasti golfi riparati dalle montagne (Olbia) (5). A Karales già in età repubblicana funzionavano dei cantieri nautici per la riparazione delle navi (6), ma anche horrea, magazzini per l’ammasso delle merci in transito, oltre che sicuramente uffici della capitaneria (7). Allo sviluppo di Karales come scalo mediterraneo ha indubbia-mente contribuito la favorevole situazione topografica, la presenza di un porto naturale sufficientemente protetto e, penso, la conformazione del golfo e degli stagni, che ricorda molto da vicino quella del golfo di tunisi, chiuso ad occidente da cartagine.

A Turris sono stati identificati gli horrea del ii-iii secolo, riferiti all’emporium portuale; essi furono poi distrutti alla metà del V secolo in coincidenza con la costruzio-ne della nuova cinta muraria, edificata frettolosamente in vista del secondo attacco dei Vandali contro la sardegna (8). la ripa turritana, ricordata in due distinte iscrizioni della colonia, era affidata a procuratori ed a potenti liberti imperiali, che si occupavano della riscossione dei diritti doganali (i portoria) (9).

5 cfr. rougé 1966, p. 145. per un primo inquadramento, vd. zeri 1906, pp. 81-205; sChiemdt 1965, pp. 231-258.

6 Liv. 30, 39, 3.7 ILSard. 51, Karales: sono ricordati degli hor[rea ---], costruiti durante il regno di elagabalo.8 cfr. viLLedieu 1984, pp. 7 ss.9 «Ae», 1904, 212 = ILSard. i 245; «Ae», 1981, 476, cfr. ora sotgiu 1985, pp. 247-249.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

154

3. i viaggi

la documentazione epigrafica indiretta dei viaggi in corsica e in sardegna o da queste due isole verso altri lidi è molteplice, in riferimento a tutte le attestazioni dei magistrati provinciali o di semplici individui documentati nelle isole con una origo extrainsulare ovvero attestati in differenti luoghi dell’impero romano con l’origo di centri sardi o corsi.

in questa sede vogliamo richiamare l’attenzione su alcuni documenti che riflettono direttamenti viaggi in Sardinia:

Imp(erator) Caes(ar) M(arcus) Iulius Philippus Pius Fel(ix) Aug(ustus) et / Imp(erator) Caes(ar) M(arcus) Iulius Philippus Pius Fel(ix) Aug(ustus) / Aelio Aemiliano suo salutem / coh(orte) II vig(ilum) Philippiana |(centuria) Martialis / quae succura tua habes Aemiliane karissime / propter adversam corporis valitudinem sacra/mento solvi volimus(!) M(arcum) Aurelium M(arci) f(ilium) / Mucianum ex Moesia inferiore / coh(ortis) II vig(ilum) Philippianae qui probatus est Gordia/no et Aviola co(n)s(ulibus) mil(es) fact(us) XIII Kal(endas) Iul(ias) a Celso pr(aefecto) / absentatus Ost(iae) ad vexill(ationem) Id(ibus) April(ibus) Gordiano II et / Pompeiano co(n)s(ulibus) r(editus) Id(ibus) Aug(ustis) co(n)s(ulibus) s(upra) s(criptis), absentat(us) in orien/tale VIIII Kal(endas) Sept(embres) Gordiano II et Pompeiano co(n)s(ulibus) r(editus) / VIIII Kal(endas) Ian(uarias) Peregrino et Aemiliano co(n)s(ulibus), absentat(us) / Sardinia XVII Kal(endas) Sept(embres) Philippo Aug(usto) et Titiano co(n)s(ulibus) / r(editus) V Kal(endas) Iun(ias) co(n)s(ulibus) s(upra) s(criptis), absentatu(s) Lunae Pis(a)e Id(ibus) Apr(ilibus) / Praesente et Albino co(n)s(ulibus) r(editus) X Kal(endas) Iulias / duobus Philippis Aug(ustis) incisus fru/mentum public(um) Kal(endis) Mart(iis) Arriano et / Papo co(n)s(ulibus) f(rumentum) p(ublicum) a(ccipit) d(ie) XXII ost(io) XII («Ae», 2003, 2040 = «Ae», 2006, 77 = «Ae», 2006, 1867).

il testo, di provenienza sconosciuta, ha ricevuto un’esemplare analisi da parte di s. demougin e di X. loriot (10) sulla serie di distaccamenti del vigile marco Aurelio muciano, dettagliatamente elencati nell’epistula di filippo l’Arabo e del figlio al prae-fecutus vigilum elio emiliano.

la missione in Sardinia di marco Aurelio muciano fu compiuta nel 245 d.c., ancorché sia evidentemente erronea l’indicazione della data di partenza e quella di ritor-no, presumibilmente da invertirsi:

distaccamento per la SardiniaV Kal(endas) Iun(ias) (28 maggio 245)ritorno a RomaXVII Kal(endas) Sept(embres) (16 agosto 245)

possiamo notare che la missione si svolse nell’ambito della stagione della navi-gazione sicura presumibilmente alla volta del caput provinciae della Sardinia, Karales, o della colonia iulia Turris Libisonis, in relazione a problematiche difficili da definire a causa dell’assenza di notizie più specifiche, ma forse relative al controllo dei carichi nei porti.

Ad un viaggio, presumibilmente terminato in naufragio, si riferisce un testo tràdito di olbia, inciso su una lastra di marmo grigio, individuato e letto da un architetto, ettore martini, nella collezione di nicca tamponi in olbia nell’Aprile 1927 e comunicato al soprintendente Antonio taramelli:

10 demougin, Loriot 2006, pp.-315-329; v. anche l’editio princeps di Pferdehirt 2004, p. 75.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

155

------ / [---]em suam /[---]+eteret / [---]eove corpus / [---]eo navigabam (?) / [---]bilis pater / [---]timo / [---] ibi / ------ (ILSard i 316).

si tratta presumibilmente di un epitafio metrico di un cenotafio olbiese, della serie studiata da ivan di stefano manzella (11), forse riferibile all’[inconsola]bilis pater (linea 5) del figlio – anonimo – in navigazione (navigabam) (linea 4), diretto ad una meta <p>eteret (linea 2) dove probabilmente non giunse mai e forse il suo corpus (linea 3) giacque in fondo al mare.

due iscrizioni funerarie extrainsulari recano puntuale memoria del trasporto di due defunti dalla Sardinia al Latium:

CIL, XiV 3777= I. It. iV, 1, 344 (Tibur)Dis Manibus (sacrum). / Herenniae Lampadi / concubinae / Hereni(i) Postumi / cuius ossa ex Sardinia / translata sunt.

si tratta, come recentemente sostenuto da franco porrà (12) e Antonio ibba (13), di due liberti di una gens Herennia, che aveva interessi in Sardinia, presumibilmente a Karales o nell’ager caralitanus, dove un Se(xtus) Heren(nius) è attestato in un graffito su coppa a vernice nera in campana B, del 100 a.c. circa. Rilevante, al riguardo, è il decreto dell’ordo Karalitanorum relativo alla dedica di una statua ad Herennia M. f. Helvidia Aemiliana (14), moglie del senatore L. Claudius Proculus Cornelianus, console nel 139 d.c. (15), con possedimenti a Tibur, dove appare onorata da una base in marmo nel templum poliadico di Hercules Victor (16).

l’iscrizione funeraria tiburtina di Herennia Lampas, forse ancora del i secolo d.c., attesta la sua morte in Sardinia e il trasferimento del suo corpo, a cura del marito, via mare fino a portus Augusti e al successivo convoglio funebre verso Tibur dove le ossa di Lampas trovarono requie in un sepolcro definitivo.

un secondo viaggio dalla sardegna a Roma è documentato per il corpo dell’acol(uthus) Annius Innocentius, intorno al settimo decennio del iV secolo d.c.

l’epitafio, individuato nella catacomba di callisto, ricorda la sepoltura di Annius Innocentius che ob eclesiasticam dispositionem itinerib(us) saepe laborabit.

gli itinera si snodarono alla volta dell’oriente, forse costantinopoli, della campania, della calabria e della Apulia ed infine della Sardinia:

postremo missus in Sardiniam, ibi exit de saeculo; corpus eius huc usq(ue) est adlatum (17).

l’iscrizione documenta dunque un viaggio marittimo fra ostia e la Sardinia, la morte in sardegna dell’accolito Annio innocenzo ed infine la traslazione del suo corpo fino a Roma e la sua depositio in callisto.

A. Mastino

11 di stefano manzeLLa 1997, pp. 215-230.12 Porrà 2007, pp. 241-244.13 ibba 2008, pp. 111-116.14 CIL, X 7828 = EE VIII 718.15 l. Petersen, PIR2 h 137.16 CIL, XiV 4239 = ILS 1013.17 ICUR iV, 11805 = diehL 1251.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

156

4. Le navi

i navicularii sardi, Turritani e Karalitani in particolare, erano rappresentati ad ostia, dove operavano con una qualche continuità, d’intesa con altre organizzazioni marittime mediterranee. nel piazzale delle corporazioni, accanto al teatro, si è ritrovato il mosaico che individua la statio, l’ufficio di rappresentanza o almeno il luogo di ritrovo dei Navic(ularii) Turritani, cioè degli appaltatori privati originari di Turris Libisonis. A poca distanza si trovava anche la statio dei navicul(arii) et negotiantes Karalitani. nel primo mosaico, in bianco e nero, databile durante il regno di settimio severo, o comun-que tra il 190 ed il 200, è raffigurata una nave a vele spiegate, con albero maestro ed albero di bompresso; la prua è obliqua; la poppa ricurva con i due timoni poppieri; nel secondo è disegnata “una nave del tipo detto ponto... con aplustre a voluta, alta poppa ricurva con cassero e transenna”. la nave ai due lati è inquadrata “da moggi cilindrici su tre pieducci senza anse, con fasciature bianche”: un’ulteriore dimostrazione dunque, se ce ne fosse bisogno, di un’attività collegata prevalentemente con l’annona e col tra-sporto del grano (18). si tratta con tutta probabilità di società di trasporto marittimo o di armatori, originari della sardegna, che avevano forti interessi commerciali nel porto di Roma.

Qualche decennio prima della sistemazione e della riorganizzazione degli uffici dell’annona decisa da settimio severo (19), facilitata dalla costituzione della flotta fru-mentaria africana (classis Africana Commodiana) voluta o almeno ristrutturata appunto da commodo (20), il 20 ottobre del 173, i domini navium Afrarum universarum <item Sardorum> (sic) avevano dedicato una statua nel vicino teatro di ostia in onore di M. Iulius M. f. Pal. Faustus, duoviro nel porto di Roma, nella sua qualità di patronus cor[p(oris)] curatorum navium marinar[um] (21). si discute sull’esistenza di un vero e proprio collegio di domini navium dell’Africa e della sardegna: sembra probabile che si tratti, più che di una corporazione, di una “temporanea associazione sotto una deno-minazione comune, dei domini navium di varie città dell’Africa e della sardegna, tutti in contatto con l’amministrazione imperiale” (22). l’iscrizione mi sembra che confermi da un lato che il prodotto che si trasportava dalla sardegna ad ostia era frumento (o comunque erano altri cereali), dato che il patrono del cor[p(us)] curatorum navium marinar[um] è espressamente un mercator frumentarius; non è naturalmente escluso che le navi potessero trasportare altri prodotti, come ad esempio minerali, granito della gallura, cavalli vivi oppure carne suina, quest’ultima esportata anche come tributo (dopo Aureliano divennero regolari le distribuzioni alla plebe di Roma) (23), quando non si preferiva in alternativa la pratica dell’adaeratio (facoltativa dopo il 324) (24); in secon-

18 beCatti 1961, rispettivamente pp. 71 s. n. 100 statio n. 19 e tavola clXXVi; pp. 72 s. n. 102, statio n. 21 e tav. clXXViii; vd. Anche rougé 1966, pp. 73 s. per le iscrizioni, cfr. CIL, XiV 4549, 19 e 21.

19 cfr. rostovtzev 1933, p. 471.20 HA, Comm. 17, 7, cfr. Pavis d’esCuraC 1974, pp. 397-408.21 CIL, XiV 4142 = ILS 6140, datata XII Kal. Octobres, [Severo e] Pompeiano II co[s.], cfr.

rougé 1966, pp. 260 e 304; meiggs 1973, p. 209.22 cfr. baLdaCCi 1967, pp. 288 s.; vd. anche de saLvo 1987, pp. 345-352; de saLvo 1989, pp.

743-754.23 cfr. Cary, sCuLLard 1985, p. 236.24 Nov. Val. 36, 1 del 452, cfr. ChastagnoL 1985, pp. 345 e 360 (l’adaeratio è autorizzata dal

324, cfr. C.Th. 14, 4,2); vd. anche de martino 1979, pp. 392 ss.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

157

do luogo l’iscrizione sembra confermare che anche il grano africano arrivava ad ostia via Sardinia e quindi che i legami tra l’Africa e la sardegna, ampiamente noti per il periodo repubblicano, si sono intensificati in età imperiale (25). emergono infine le carat-teristiche di una ricchezza fondata sulla combinazione del commercio marittimo e della proprietà agraria, in sardegna come in Africa (26). il ricordo di altri otto porti africani nei mosaici del piazzale delle corporazioni di ostia, accanto ad un solo porto egiziano (Alessandria) e ad un porto della narbonense (Narbo Martius) sottolinea ancora il ruolo della sardegna come tramite nelle relazioni marittime tra l’Africa ed ostia (27).

possediamo tre documenti iconografici di naves sardae dotate di una didascalia, la prima della fine del i secolo d.c. relativa a Tharros, le altre due rispettivamente di una navis turritana e di una karalitana, del periodo severiano.

sulla parete A della stanza 7 (lato so), della Domus Tiberiana sul palatino a Roma, palatino, è stata rilevata tra gli altri graffiti la raffigurazione di una navis oneraria databile alla fine i secolo d.c. (28) (fig. 2, 3). lo scafo allungato presenta la prua con il dritto proriero obliquo e la poppa convessa terminata da un àphlaston a voluta, incurvato verso l’interno, piuttosto comune nelle navi dell’antichità. sulla fiancata sinistra della nave, presso la poppa è raffigurato il gubernator che manovra il timone a remo con ampia pala rettangolare. Alle estremità della poppa e della prua si evidenziano due piat-taforme esterne, dotate di una balaustra espressa da un reticolato (29), destinate forse ai marinai che salpavano le ancore o meglio al nauta che doveva sondare il fondale (30). Al centro si eleva un albero che penetra fino alla chiglia, e regge un pennone lineare da cui pende una ampia vela quadra, reticolata, a rappresentare i ferzi con gli imbrogli, gonfiata dal vento in poppa, saldata alle bitte da scotte. A prua il secondo albero inclinato reca la vela minore (artimone) anch’essa al vento. sulla fiancata sinistra dello scafo è graffita l’iscrizione, in lettere capitali, Tharros felix et tu!, un’acclamazione verosimilmente di un tharrense che augurava la felicità della città e al lettore del graffito.

Ad ostia, nel foro delle corporazioni nella Statio dei navic(ularii) Turritani, vi è un pavimento musivo con la rappresentazione di una navis oneraria, databile al 190-200 d.c. (31) (fig. 2, 2). la nave presenta lo scafo allungato con la ruota di prua convessa ter-minata da un allargamento dell’estremità proriera, secondo la forma più consueta delle navi onerarie romane (32). sui lati della poppa si individuano i due timoni obliqui. la nave è dotata di due alberi, l’albero maestro al centro, fissato da due cavi, con il pennone celato dalla grande tabella ansata con l’iscrizione navic(ularii) Turritani, da cui pende la grande vela quadra, suddivisa in quadrati, denotanti i ferzi e gli imbrogli, e l’albero di bompresso a prua con una vela minore quadra. le manovre correnti delle due vele sono rappresentate in maniera schematica.

25 cfr. riCkman 1980, pp. 106 ss.; rowLand jr. 1984, pp. 45-48.26 cfr. rougé 1966, p. 260; de saLvo 1989, pp. 750 ss.27 cfr. romaneLLi 1981, pp. 185-202.28 väänänen 1970, pp. 109-110, n. 2; zuCCa 1993, pp. 81-82; mastino 1995, p. 115; zuCCa

2000, pp. 1131-1132.29 cfr. per l’esempio di navis in esame basCh 1987, p. 459, fig. 1025.30 basCh 1987, pp. 459, 460, fig. 1026, E.31 Statio n. 19: beCatti 1961, pp. 71-72, n. 100, tav. clXXVi; basCh 1987, p. 468, fig. 1047.

l’interpretazione di Turritani come (navicularii) di Turris Libisonis è desumibile dal rapporto topo-grafico di contiguità con la statio dei Karalitani. Contra CebeiLLaC-gervasoni 1994, p. 55 che pensa a Turris della Mauretania Caesariensis.

32 basCh 1987, p. 468.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

158

sempre ad ostia, nel foro delle corporazioni nella Statio dei navicul(arii) et negotian-tes Karalitani, si conserva un altro pavimento musivo con rappresentazione di una navis oneraria, databile anche questo al 190-200 d.c. (33) (fig. 2, 1). la nave è inquadrata supe-riormente da una tabula ansata con l’epigrafe navicul(arii) et negotiantes / Karalitani e ai lati da due grandi modî, allusivi al trasporto del frumentum (34). la nave, dalla poppa ricurva con una piattaforma esterna a balaustra, decorata a rombi e i due timoni a larghe pale, presenta la prua terminata da una voluta, caratterizzata dal tagliamare, documenta-to su altre sette navi del foro delle corporazioni, su un totale di ventisette (29,62%) (35). il saldo albero maestro, fissato dai cavi alla tolda, reca il pennone con la vela quadra e le manovre correnti. il secondo albero, a prua, reca l’artimone.

33 Statio n. 21: beCatti 1961, pp. 72-73, n. 102, tav. clXXViii; basCh 1987, p. 470, fig. 1055.

34 per i modî nei mosaici del foro delle corporazioni cfr. CebeiLLaC-gervasoni 1994, p. 55.35 basCh 1987, p. 470.

fig. 2. 1) ostia, piazzale delle corporazioni. mosaico dei Navicul(arii) et negotiantes Karalitani; 2) ostia, piazzale delle corporazioni. mosaico dei Navic(ularii) Turritani; 3) Roma, palatino. Domus Tiberiana. graffito parietale con navis oneraria e graffito Tharros felix et tu!

1) 2)

3)

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

159

5. i portVs

un nuovo frammento dell’edictum de praetiis promulgato da diocleziano e dagli altri tetrarchi nel 301, scoperto ad Afrodisia di caria nel 1961 ma pubblicato nel 1970, con la copia latina di Aezani di frigia scoperta nel 1971, consente di accertare che all’inizio del iV secolo erano calmierate le tariffe di almeno quattro itinerari marittimi principali con partenza dalla sardegna, uno dei quali era indirizzato verso Roma; gli altri tre toccavano rispettivamente genova, la gallia e l’Africa. A parte erano calcolate le tariffe, alquanto più modeste, per il trasporto delle merci per conto del fisco imperiale, sugli stessi itinerari (36).

i portus della Sardinia, seppure non indicati esplicitamente nell’edictum, dovevano essere Turris Libisonis per Genua e la Gallia, Karales per l’Africa e, probabilmente, Roma.

un testo inciso prima della cottura su una tegola, riutilizzata in una tomba del iV secolo nella cartacomba di san sebastiano in Roma, potrebbe alludere al por(tus) Neapol(itanus) in Sardinia, benché non possa escludersi il ben più famoso porto di Neapolis della campania o il Neapolitanus portus della Proconsularis. A farci preferire il riferimento al porto di neapolis, nell’insenatura sud orientale del golfo di oristano in sardegna è il tenore del testo:

Benebento / tegulas indixit / Lulio n CCCCI ut defe/rantur at Por(tum) Neapol(itanum) (CIL, XV 6123).

si tratta di un ordinativo di 401 tegulae da parte di un tal Benebento a un lulio, affinché venissrro trasportate ad un porto neapolitano.

Questo porto neapolitano è comunemente inteso come magazzino dei laterizi di ambito tiberino, o comunque urbano (37).

tuttavia piero Alfredo gianfrotta, pur non escludendo un vasto ventaglio di ipotesi interpretative, ha recentemente osservato che il Neapolitanus portus potrebbe essere cercato in uno dei tanti centri omonimi del mediterraneo, come nella stessa Neapolis della sardegna, dove pure è attestata la presenza di laterizi urbani (38).

A Neapolis in Sardinia e nel suo ager, in dettaglio abbiamo un cospicuo gruppo di bipedales e tegulae urbane della fine dell’età domizianea e del principio di quella traia-nea (circa 100 laterizi bollati, corrispondenti a un migliaio di manufatti) utilizzato nella villa maritima ? di coddu de Acca Arramundu (guspini) (39) (fig. 3, 1), in sintonia con altre importazioni urbane, anche prestigiose, connesse ad una committenza di rilievo, come due sarcofagi marmorei figurati, dalla prossima villa maritima di sa tribuna (fig. 3, 2-3) (40).

36 cfr. giaCChero 1974, p. 224 cap. 35, ll. 74-78; giaCChero 1982, pp. 228 ss. e n. 21.37 Chioffi 1999, p. 155, con bibl. precedente.38 gianfrotta 2009, p. 149, n. 178.39 cfr. zuCCa 1980, pp. 49-83; zuCCa 1981, pp. 11-26; zuCCa 1987, pp. 662-664, 673-676;

zuCCa 1995a, pp. 169-175; zuCCa 1995b, pp. 315-325. sul commercio marittimo delle tegulae urbane cfr. da ultimo riCo 1993, pp. 71-77; riCo 1995a, pp. 210-212; riCo 1995b, pp. 767-800.

40 teatini 2012, pp. 189-205, nn. 97-98. l’immagine di un ulteriore frammento (con clipeo e ritratto del defunto) del sarcofago con scena di thyasos marino (n. 97) è stata segnalata a chi scrive (fig. 3, 3) da mondo Racis, presidente del gruppo Archeologico neapolis-guspini.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

160

A corroborare l’ipotesi di un rapporto commerciale fra la neapolis sarda e Roma si deve evocare la possibile esistenza di un collegium di commercianti neapolitani di frutti del cedro in ambito urbano, in base ad una targa di un sepulchrum familiae della via Appia. si tratta dell’iscrizione CIL, Vi 9258 (41), ora nella galleria lapidaria dei Vaticani (42). il titolare del sepolcro, L. Maecius Marcus se vibo dedit donavit il locus della sepoltura ai suoi liberti e liberte, tra i quali sono menzionati un gruppo di tre (o di quattro), appartenenti ai citrarii Neapolitani. poiché palladio Rutilio tauro emiliano nel suo Opus Agriculturae celebra i cedri dei suoi fundi, in Sardinia territorio neapo-litano, considerata la rarità della coltura della pianta di tali agrumi nel mondo romano, non può escludersi che citrarii Neapolitani debba considerarsui un collegio di venditori di cedri (43) originari di Neapolis, anziché affini ai citriarii, ossia ai commercianti del

41 CIL, Vi 9258 = add. p. 3469.42 di stefano manzeLLa 1995, pp. 45, 81, fig. 36b (paries 25-pars dextra), n. 48, inv. 7537.43 così forCeLLini 1861, ii, p. 216, s.v. citrarius.

1) 2)

3)

fig. 3. 1) Neapolis-guspini. Villa maritima ? di coddu de Acca Arramundu. laterizi urbani della fine dell’età domizianea - principio di età traianea; 2-3) Arbus. necropoli della villa maritima di sa tribuna frammenti di sarcofago urbano di età antonina.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

161

legno di cedro, noti da una lex collegii urbana (44) relativa ai negotiantes eborarii et citriarii (45).

i dati epigrafici più rilevanti per la portualità di un centro antico della Sardinia sono quelli relativi alla colonia iulia Turris Libisonis.

l’equestre proc(urator) ripae Turr(itanae) (46) e il liberto T. Aelius Aug. l. Victor, marito di una Flavia Amoebe, proc(urator) ripae (Turritanae) (47) ebbero competenze amministrative concernenti il porto di Turris, localizzato in origine nell’ambito della foce del rio mannu (fatto che determinò la denominazione della procuratela ripae, ossia delle riva del fiume), e successivamente allargato al settore della darsena Vecchia di porto torres. l’attività portuale turritana, fondamentale per il quadrante nord occi-dentale della Sardinia, ha il suo diretto riscontro nella statio dei navic(ularii) Turritani nel foro delle corporazioni, della fine del ii secolo d.c., ad Ostia (48), i cui legami con Turris sono, d’altro canto, ben documentati dall’epigrafia (49). il porto di Turris Libisonis parrebbe avere assolto non solo al ruolo di collettore delle risorse cerealicole e minerarie (l’Argentiera della nurra) dell’entroterra per il loro trasporto a Roma, ma anche alla funzione delle rotte marittime che “univano Roma all’Africa, alla penisola iberica e a una parte della narbonense” (50). l’edizione integrale degli scavi stratigrafici françoise Villedieu nell’area degli horrea, costruiti all’inizio del iii secolo d.c., e nella cinta muraria tardiva ha fornito una dettagliata analisi statistica delle importazioni di Turris Libisonis dal principio dell’impero all’età tardo antica (51).

R. Zucca

6. nuove isCrizioni deL tVrritanVs portVs

un cospicuo intervento di restauro del porto turritano in epoca severiana (fig. 4) è ora indiziato da una iscrizione su lastra marmorea solo parzialmente ricostruibile da diversi frammenti, rinvenuti alla fine del 2005 nel corso dei lavori del porto di porto torres, a cura del ministero delle infrastrutture. l’intervento della soprintendenza per i Beni Archeologici di sassari e nuoro ha assicurato il recupero di numerosissimi reperti archeologici. dall’esame completo del giacimento e dalle ispezioni dirette del fondale non si è rilevata la presenza di relitti, benché si siano trovati migliaia di frammenti di anfore da trasporto e numerosi chiodi di bronzo a sezione quadra, alcuni dei quali ancora con tracce dei legni in cui erano infissi. È probabile che i dragaggi eseguiti in epoca moderna all’interno del bacino abbiano disgregato i relitti antichi, lasciando solo i resti dei carichi ed elementi in metallo delle navi.

44 CIL, Vi 33885.45 borsari 1887, pp. 3-7; gatti 1891, pp. 161-165.46 ILSard i 245.47 «Ae», 1981, 476.48 CIL, XiV 4549, 19.49 mastino 1984, pp. 37 ss.50 viLLedieu 1984.51 viLLedieu 1984.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

162

Vari frammenti di lastre marmoree appartengono ad epitafi, la cui giacitura nei fondali del porto è da riferire ad operazioni ottocentesche di recupero di materiali, anche a spese di monumenti antichi, per la formazione di moli (52).

52 Alcune iscrizioni provengono da contesti funerari di epoca romana imperiale e forniscono ul-teriori dati sulle famiglie turritane. in particolare, si è potuta ricomporre quasi integralmente un’epigra-fe, priva dell’estremità inferiore, che ricorda gli Aurelii. il testo pervenuto è inciso con cura e distribuito su cinque linee. Misure epigrafe: alt. max. 20, largh. max. 29, spess. 2,5/2,8 (fig. 5, 1):

hedera distinguens d hedera distinguens m hedera distinguens AVReliA·feli citAs·ViX·Ann [---] mii·d·Viiii [---] hedera distinguens f (?)

trascrizione: D(is) M(anibus) / Aurelia Feli/citas vix(it) ann/(is) ---m(enses) II d(ies) VIIII / ---[sibi?] f(ecit?)Si tratta dell’epitafio di un’esponente femminile della gens Aurelia, il cui nome è ricordato al nomi-nativo. il cognome Felicitas, di indubbia origine latina, molto diffuso a Roma, esprime chiaramente il concetto bene augurante ed è usato quasi esclusivamente per le donne. il nostro caso fa diminuire leggermente la percentuale rilevata per l’onomastica greca, molto elevata a Turris Libisonis, il 30%, su-periore a quella del resto della sardegna. Felicitas è anche il nome di una martire e l’uso del cognomen, di origine pagana, perdura anche con l’affermarsi del cristianesimo. l’età alla morte di Aurelia Felicitas non è ricostruibile, se non per i mesi, due, e i giorni, nove, mentre della dedica è conservata solo parte della lettera finale, che potrebbe essere la F di fecit. la gens Aurelia è già nota a Turris Libisonis in altri casi, due dei quali provenienti dai recenti scavi in piazza dei martiri, a sud-est della basilica di san gavino, e datati tra il ii e il iii secolo d.c. i nomi attestati dalla necropoli ritrovata in piazza dei martiri sono: Titia Aurelia, dedica da parte di M. Munatianus, suo erede, reimpiegata; Aurelia Con-cordia, riportato sull’iscrizione murata nel basamento del sarcofago in marmo della defunta. in base alla datazione del sarcofago l’iscrizione si dovrebbe porre nella seconda metà del iii secolo (270-290). Altre attestazioni provengono dalla necropoli di tanca Borgona: Aurelia musciana, Aurelius gigas. un Aurelius Atimetanus è noto da località ignota, attribuito al territorio di porto torres, ma l’attribuzione è controversa. la nostra epigrafe riporta la formula completa, a differenza dei confronti citati da piazza dei martiri. gli Aurelii sono ben attestati in sardegna, con una trentina di individui, oltre a Turris Libi-sonis, concentrati soprattutto a Karales, ma anche a olbia, Nora, Bidonì, donori, macomer, tertenia, più il caso di un faber duplicarius natione Sardus nella flotta misenate (CIL, X 3423). la presenza di

fig. 4. porto torres - Turris Libisonis. piano di porto torres. metà secolo XiX.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

163

questo e di altri gentilizi imperiali, Claudii, Flavii, Ulpii, Aelii, Septimii, ha fatto pensare all’arrivo nella colonia di famiglie che non facevano parte dell’originaria colonia cesariana o augustea, in un pro-cesso di romanizzazione sviluppatosi per due secoli dopo la fondazione della colonia. potevano anche essere schiavi imperiali o indigeni diventati cittadini romani dall’epoca di marco Aurelio, comodo e caracalla. potevano essere anche sardi diventati cittadini romani per meriti particolari, attribuiti dai governatori Aurelii noti per l’isola sin dal ii secolo a.c.Altre iscrizioni sicuramente funerarie sono conservate solo in parte. la prima di questa (n. 1) è data da un frammento più cospicuo che appartiene all’angolo inferiore destro e, pertanto, non conserva il nome del defunto o della defunta, ma una delle consuete formule della pietas familiare, rappresentata dalla dedica al coniuge, che ha “ben meritato”. dell’età alla morte si conoscono solo i giorni, quindici. il testo è inciso con cura su tre linee, su una lastra molto simile alla precedente. misure epigrafe: alt. max. 15,7, largh. max. 15, spess. 1,9/2,6. misure testo: linea 1: altezza lettere cm. 3,2; linea 2: altezza lettere cm. 2,9/3; linea 3: altezza lettere cm. 3,2/3,4 (fig. 5, 2):

[---] iX·Ann[---] d·XV·fec[---] on·B·m

trascrizione: --- [v]ix(it) ann / (is) --- d(ies) XV fec(it) / ---[c]on(iugi) b(ene) m(erenti)di un secondo frammento (n. 2), non contiguo, che per aspetto e dimensioni delle lettere potrebbe ap-partenere alla medesima epigrafe, conserva traccia di due linee di testo; in quello superiore è possibile leggere una d, (l’adprecatio agli dei mani?), mentre le lettere del linea inferiore restano dubbie, la prima forse una a. misure epigrafe: altezza massima cm. 8,5, larghezza massima cm. 3, spessore cm. 2,8. misure testo: linea 1 altezza lettera cm. 2,6:

[---] d [---][---] A [?---]

del terzo frammento (n. 3) la prima riga potrebbe conservare la consueta adprecatio, della seconda non si avanzano per ora integrazioni.

fig. 5. Area del porto di Turris Libisonis. 1) epitafio di Aurelia Felicitas; 2) epitafio posto coniugi b(ene) m(erenti).

1)

2)

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

164

6.1. L’iscrizione del ventus Aquilo (fig. 6)

tra i materiali spicca per importanza un’iscrizione su marmo bianco, purtroppo molto lacunosa, impaginata in un numero imprecisato di lastre, con testo in lettere capi-tali, distribuito su sette linee, di cui si conserva solo parte dell’estremità destra della i lastra. inoltre due frammenti isolati ed altri frammenti non contigui, i quali, tuttavia, per le caratteristiche del marmo, lo spessore della lastra e l’incisione delle lettere potrebbero appartenere al medesimo testo.

testo del secondo frammento isolato (misure frammento: alt. max. 15, largh. max. 18,8, spess. 2,2/2,5):

[---] RAto [---] [---] di [---]

il frammento più cospicuo (53), ricomposto parzialmente da vari pezzi, offre alle prime due linee una o due titolature imperiali; segue alla terza linea una lunga erasione,

53 misure epigrafe: alt. max. 55, largh. max. 68, spess. 2,5/2,8/2,9. misure testo: linea 1: altezza lettere cm. 8,8/8,7; altezza fascia tra linea 1 e 2: cm. 2; linea 2: altezza lettere cm. 6,8/6,9/7, larghezza A base cm. 4,2, larghezza tratti curvi R e B cm. 3,4, larghezza massima R cm. 4,8, larghezza massima c cm. 4,8; altezza fascia tra linea 2 e 3: cm. 1,5/1,6; linea 3: nome abraso, primo tratto ---Ae?, restano tratti superiori delle due lettere precedenti; misure dei cartigli: primo tratto residuo lunghezza superiore cm. 15, inferiore cm. 10,3, altezza cm. 5,3, secondo tratto residuo lunghezza cm. 30, stessa altezza

fig. 6. frammenti dell’iscrizione relativa a restauri del porto di Turris Libisonis.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

165

alla quarta una datazione consolare, alla quinta un probabile riferimento al ventus Aquilo, alla sesta l’aggettivo sinistro, all’ultima resti di due lettere seguite da una palma

[---] impeRAto[---][---]ARABici A[---] [---] {nomen erasum} {nomen erasum} [---][---]mBR~deXtRo~ii~et~pRis [---][---]m AQVilonis [---][---] m sinistRo [---][---] [++] ramo di palma

A questo frammento può, per i caratteri del marmo, il tipo di cornice superiore, i caratteri della lavorazione, lo spessore della lastra, i caratteri paleografici e l’altezza delle lettere, associarsi un secondo frammento (54) che conserva oltre la cornice superiore i resti di tre linee di scrittura:

[---] felic[---][---]+ im [---][---] h [---]

una possibile schema di ricostruzione del testo, suddiviso in numerose lastra, che doveva essere apposto ad una struttura o mediante grappe o immurato, potrebbe essere il seguente:- dedica in dativo o pro salute (aut similia) + il genitivo ad un imperator, la cui

titolatura prevede l’epiteto felix, da ritenersi caracalla;- indicazione del rapporto di parentela (filius) con un imperator che reca i cogno-

mina ex virtute Arabicus A[diabenicus] ed eventualmente altri, da identificare con certezza con settimio severo ; seguiva alla linea 2 (del ii frammento) probabil-mente [---]+ imp(eratoris) --- la cui titolatura sviluppantesi anche nella linea 3 era stata erasa, evidentemente geta, dopo la sua uccisione del 2 febbraio 212;

- alla linea 4 si aveva una datazione consolare relativa ai consoli dell’anno 196 d.c., C. Domitius Dexter, console per la seconda volta, e L. Valerius Messalla Thrasia Priscus. la data esatta è residua nell’indicazione del mese [---]BR, evidentemente [septem]br(), [octo]br(), [novem]br(), [decem]br();

- le ultime tre linee del testo dovevano riferirsi alla descrizione di ciò che era stato fatto, ovvero iniziato nel 196 d.c.il problema di questa datazione consiste nel fatto che essa non corrisponderebbe

alla cronologia del testo, sicché dovrebbe ammettersi il riferimento ad un’opera eseguita nel 196 e dedicata o restaurata nel 211-212.

del precedente; altezza residua fascia tra linea 3 e linea 4: cm. 0,8/0,9; linea 4: altezza lettere cm. 5,2 costante; la prima lettera doveva essere una m (quindi mBR); linea 5: altezza lettere cm. 4,9/5, resta traccia di tre lettere prima di m; linea 6: altezza lettere cm. 5,2.

54 misure frammento: alt. max. 31,5, largh. max. 25, spess. 2,3/2,5/2,8. misure testo: linea 1: al-tezza lettere cm. 8,7/8,8, larghezza e cm. 3,5, larghezza l cm. 3,8, larghezza c cm. 6,6; linea 2: altezza m cm. 7, larghezza massima cm. 5,2; altezza fascia tra la 1 e la 2 riga cm. 2,2

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

166

in alternativa potremmo ipotizzare una dedica pro salute di settimio severo, di cui è documentato seppur raramente l’epiteto felix (55), con l’indicazione dei due cognomina ex virtute Arabicus Adiabenicus, che ci riportano al 195/196 e l’indica-zione delle acclamazione imperiali (imp della linea 2 del ii frammento) che sarebbero Viii nel 196.

secondo questa ipotesi il nome eraso dovrebbe corrispondere al personaggio che ha curato, nella logica della pryramide des responsabilités i lavori, forse il governatore della Sardinia, che risulta ignoto proprio per il 196 d.c.

il contesto di rinvenimento dell’iscrizione e un lessema in essa presente, Aquilo, riferito al vento, rende assai probabile la connessione dell’epigrafe con lavori portuali, eventualmente relativi ad una diga o un molo del lato sinistro (aggettivo presente nella iscrizione) (56) che dovevano proteggere il portus di turris libisonis dal terribile vento di nord est (grecale) o più genericamente settentrionale (ed in questo caso corrispondente a Borea).

se rileggiamo un celebre passo del Satyricon, abbiamo una vivida immagine del terrore che incuteva ai nautae ed ai passeggeri l’Italici litoris aquilo possessor:

Siciliam modo ventus dabat, saepissime Italici litoris aquilo possessor convertebat huc illuc obnoxiam ratem, et quod omnibus procellis periculosius erat, tam spissae repente tenebrae lucem suppresserant, ut ne proram quidem totam gubernator videret (Petr. Sat. 114)

ora il vento ci travolgeva dalle parte della sicilia, più spesso il vento Aquilone, padrone delle coste d’italia, sbalzava capricciosamente di qua e di là la nave verso il lido; e ciò ch’era peggio d’ogni procella, il buio ci si era fatto all’improvviso così cupo d’attorno, che il pilota non riusciva più a veder bene neanche tutta la prua.

l’intervento di settimio severo o di caracalla e geta a vantaggio del porto di Turris Libisonis si inquadra perfettamente da un lato con la costruzione degli horrea turritani, appunto di età severiana, dall’altro con coevo mosaico dei navicularii turritani del foro delle corporazioni di ostia.

6.2. tabella immunitatis (fig. 7)

nell’ultima fase dei lavori, tra aprile e giugno del 2007, quando è stato scavato il riempimento aderente al fronte della banchina moderna, tra le migliaia di oggetti, l’attenzione si è appuntata su una piccola lamina di bronzo, che appariva estremamente interessante.

55 cfr. ad es. CIL, Xii 56 (Provincia Alpes Maritimae): Imp(eratori) Caes(ari) L(ucio) Septi-mio / Severo Pio Feli/ci Aug(usto) Arabico / Adiabenico trib(unicia) / pot(estate) III imper(atori) VII / co(n)s(uli) II (196)

56 Si cfr. ad es. le epigrafi CIL, X 1691-3 (ILS 5895-5895a, 792) di Puteoli con il riferimento alla ristrutturazione dei moles a parte sinistra macelli e a parte dextra macelli. l’aggettivo sinister è pure presente, ad es., nella descrizione delle opere traianee di costruzione del porto di Centumcellae: Huius sinistrum brachium firmissimo opere munitus est, dextrum elaboratur (PLin., Ep., Vi, 31, 15). cfr. franzot 1999, pp. 25, 46.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

167

la lastra era in giacitura secondaria, come l’intero contesto e, ad un primo esame, sembrava costituire un unicum, tanto che al momento del ritrovamento ci si è posti il dubbio se si trattasse di un oggetto di gusto antiquario.

la tabella è di bronzo, reca tagli obliqui alle estremità, lunghi cm. 0,8/0,9, lacunosi all’angolo superiore destro, praticati a freddo, così come la rifinitura del perimetro. i fori a sezione rotonda, irregolare, praticati a freddo dalla faccia superiore servivano per il fissaggio ad un supporto.

la decorazione centrale della tabella è in metallo diverso, probabilmente una lega d’argento molto povera, e fa da supporto per un’immagine a rilievo, battuta probabil-mente con un punzone e raffigurante una testa femminile rivolta a destra. la decorazio-ne copre un’incisione a tratti obliqui e semicircolari.

sul retro la lamina reca fitte serie di sottili linee orizzontali o leggermente oblique e, al centro, la traccia di un piccolo perno di fissaggio della decorazione applicata sulla faccia superiore. È visibile anche il tratto della lettera incisa a destra dell’immagine centrale, che ha quasi tagliato lo spessore della lastra.

il testo dell’iscrizione è inquadrato da serie di linee guida, sia lungo le righe, sia ai margini.

All’esame al microscopio le lettere si rivelano incise a bulino, tranne quelle più grandi ai lati, che potrebbero essere state battute, tanto da forare in un tratto la superfi-

fig. 7. targa bronzea della navicula della virgo vestalis maxima Flavia Publicia.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

168

cie della lastra, come è visibile sul retro. le lettere erano riempite con metallo analogo a quello dell’immagine centrale, in parte conservato. i segni di interpunzione sono di forma triangolare. il testo è il seguente:

flAViAe ·pVBliciAe ·· V · (imago) · V ·mAXimAe ·immVnis ·in nAVcellA · mARinA · cVnBVs · poRtensis ·pARAsemo · poRphYRis · eVdRomVs ·

la trascrizione è: Flaviae / Publiciae / v(irginis) (imago) V(estalis) / maximae / immunis in naucella marina cunbus Port(u)ensis / parasemo Porphyris Eudromus (servus?).

la traduzione che si propone è: “la barca del porto con l’insegna “Porphyrìs” (è) di Flavia Publicia, vergine Vestale massima, esente dai dazi per la (sua) navicella marina. Eudromus (è lo schiavo?)”.

l’immagine centrale riporta il profilo femminile, con il capo velato, che possiamo attribuire alla Vestale massima Flavia Publicia, L(uci) filia. nella testa è ben riconosci-bile l’acconciatura tipica, con il velo avvolto e riportato sul capo, il suffibulum, le vittae ricadenti sul collo, traccia della fibula che tratteneva il velo sulle spalle

Abbiamo, quindi, a Turris Libisonis la testimonianza di una nuova immunità riser-vata a questa Vestale, che costituisce l’unico nuovo documento epigrafico ritrovato dopo più di un secolo (57).

Flavia Publicia, a giudicare dalle iscrizioni ritrovate nell’atrio delle Vestali alla fine del XiX secolo, è stata la Vestale massima più onorata a Roma alla metà del iii secolo, epoca alla quale risalgono le otto basi di statue a lei dedicate, datate tra il 247 e il 257 d.c. (58).

il sacerdozio delle Vestali era oggetto di particolare rispetto e devozione fino alla fine del iV secolo. tale rispetto aveva importanti implicazioni di carattere giuridico, quali privilegi ed esenzioni (59).

57 sulla Vestale: RE, s.v. Flavius, n. 243: Flavia L. fil(ia) Publicia. cfr. anche howe 1906, p. 25; PIR², pars III, lipsia 1943, n. 438; frei-stoLba 1998, pp. 233-251; rüPke, gLoCk 2005, p. 985, n. 1652.

58 la casa delle Vestali nel foro Romano, che viene generalmente individuata dalla sua parte più importante, il grande atrio colonnato, rinvenuto nell’aspetto di epoca severiana e decorato con le basi e le statue onorarie delle sacerdotesse, è stata scavata prevalentemente tra il 1883 e il 1884, mentre l’ala occidentale è stata recuperata nel 1901, dopo la demolizione della chiesa di s. maria liberatrice. la dettagliata relazione della scoperta è in LanCiani 1883, pp. 434-487, tavv. XViii-XXii: cfr. anche hüLsen 1905, tra le basi iscritte ivi ritrovate, quelle dedicate a Flavia Publicia sono pubblicate nel CIL, Vi 32414, 32415, 32416, 32417, 32418, 32419; ai nn. 2134, 2135 sono altre due basi, ritrovate rispet-tivamente nel 1547 “e regione SS. Cosmae et Damiani” e prima del 1521 “prope Circum Maximum”. cfr. ILS 4930-4934.

59 Riassumiamo in breve i suoi aspetti più salienti, come li ha descritti Rodolfo lanciani all’epo-ca della scoperta della casa delle Vestali ai piedi del palatino. “nessuna fanciulla sotto i sei, nessuna fanciulla sopra i dieci anni poteva essere scelta come sacerdotessa del fuoco sacro. era necessario,

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

169

inoltre, che entrambi suoi genitori fossero viventi, entrambi di stato libero, irreprensibili sia in pubblico che nella vita privata… Anche il corpo della candidata doveva essere perfetto; le ragazze con vista di-fettosa, o pronuncia blesa, o segnate dalla minima imperfezione fisica erano assolutamente escluse dal sacerdozio.

il numero delle Vestali era limitato a sei; nessuna nuova elezione poteva avvenire, a meno che un posto si fosse reso vacante per la morte di una delle Vestali...

non appena l’elezione era stata debitamente approvata, la vergine era mostrata nell’Atrio di Vesta, dove veniva fatta la cerimonia dell’inaugurazione. Questa iniziava col taglio dei suoi capelli, che venivano appesi, come offerta votiva, al lotus capillata, un albero che, quando plinio scriveva la sua Storia Naturale, aveva più di cinquecento anni. dopo la fanciulla veniva vestita con indumenti bianchi e a tempo debito giurava fedeltà agli ordini sacri. e poiché tutto era dolce e gentile in questo culto di Vesta, la novizia cambiava, per il momento, il suo proprio nome in quello di Amata. il termine legale del servizio era di trenta anni; dopo i quali, la Vestale, essendo fra trentasei e quaranta anni di età, era libera di tornare a casa e perfino di sposarsi. Il servizio trentennale era diviso in tre periodi di dieci anni ciascuno: nella prima decade la novizia era iniziata ai misteri del posto ed era istruita dalle sorelle mag-giori; nella seconda decade praticava le sue funzioni; nella terza insegnava alle novizie. la più vecchia fra loro era denominata Maxima e presiedeva all’istituzione.

Poche Vestali, tuttavia, hanno approfittato del permesso dato dalla legge per lasciare l’Atrium e rientarare nel mondo malvagio, perché gli onori, i privilegi e le ricchezze di cui godevano come Vestale superavano di gran lunga qualsiasi vantaggio immaginabile della vita mondana o maritale. in primo luogo, erano estremamente ricche: ricchezza dovuta ai redditi dell’ordine, che possedeva una gran quantità di proprietà fondiaria; ed anche agli speciali assegni fatti a ciascuna dalle proprie famiglie, o dal capo dello stato...

le Vestali non rientravano sotto il dominio della legge comun; non erano neppure soggette all’au-torità del censore. per il semplice fatto della loro adozione nell’ordine, erano subito liberate dalla patria potestas, l’autorità paterna, ed ottenevano il diritto di dettare le loro volontà (jus testamenti). l’unico fastidio che potevano incontrare era quello della convocazione come testimoni nei processi di stato. la loro presenza rendeva giusto l’ingiusto, naturalmente entro determinati limiti…

Seggi d’onore erano riservati alle Vestali nei teatri, nell’anfiteatro e nel circo. L’imperatrice stessa era obbligata, da un decreto del senato, datato 24 d.c., a sedersi fra le Vestali, ogni volta che essa desi-derava comparire in questi luoghi di pubblico ritrovo.

Il diritto di guidare nelle vie di Roma deve anche essere classificato fra i loro privilegi più stra-ordinari. le signore usavano generalmente la lectica, o portantina. le Vestali, al contrario, avevano due generi di carrozze: la carrozza ufficiale, denominata plostrum, o currus arcuatus, una specie di antiquato e pesante veicolo, e la carrozza quotidiana, denominata da prudenzio “molle pilentum”. esse guidavano precedute da un littore e tutti, persino i consoli, erano obbligati a cedere loro il passo.

possedevano una scuderia propria e quindi non erano obbligate a noleggiare i cavalli o le car-rozze. Questo particolare è stato rivelato tramite una scoperta curiosa. ogni cittadino, secondo la legge romana, era soggetto alla collatio equorum, o confisca obbligatoria dei cavalli, ogni volta che lo Stato ne avesse bisogno. Le eccezioni erano fatte in favore della famiglia imperiale, di alti ufficiali, di alti sacerdoti, dei corrieri diplomatici, e delle Vestali. nel 1735, una tavoletta di bronzo fu scoperta nella fattoria di prata-porcia, vicino a frascati, con l’iscrizione: “ [Questo cavallo appartiene a] calpurnia Praetextata, badessa delle Vestali. [Questo cavallo è] esente da confisca”. Ancora due tavolette simili sono state scoperte e descritte nelle scuderie di flavia publicia e di sossia, entrambe Vestales Maximae. Quella trovata a prata-porcia dimostra che la fattoria apparteneva all’ordine, salvo che fosse una pro-prietà privata di calpurnia...

Testamenti di imperatori, segreti e documenti di Stato, erano affidati alla loro cura. Augusto, alcuni mesi prima della sua morte, affidò nelle mani della badessa quattro documenti, vale a dire: il suo testamento, le istruzioni per il suo funerale, il resoconto della sua vita e una descrizione dell’impero recentemente organizzato.

nei periodi disturbati, nelle guerre civili, nelle emergenze supreme dello stato, esse erano scelte come ambasciatrici e anche come arbitre, per ristabilire la pace e la tranquillità fra le parti in lotta…

ogni offesa contro la loro persona era punita con la morte. Ancora, se una Vestale incontrava per caso un criminale portato al patibolo, l’esecuzione era subito sospesa. La loro influenza in ogni ramo dell’amministrazione dello stato è resa evidente dalle iscrizioni incise sui basamenti scoperti nell’Atrio. Sono rappresentate in questi marmi come donne a cui nessuna richiesta poteva essere rifiutata…

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

170

Alla fine del XiX secolo erano già note archeologicamente delle immunità riser-vate alle Vestali, riportate sulle tavolette di bronzo. heinrich dressel dedica una sezione del CIL, XV alle tabellae immunitatis securiclatae (60). Al n. 7126 una tabella del tutto simile alla nostra ricorda l’immunità della stessa Vestale massima, Flavia Publicia, in iugo, ovvero l’esenzione dalla fornitura di cavalli allo stato. la tabella, ritrovata nel 1748 a Roma, fa parte delle collezioni dei musei della Biblioteca Vaticana (61). È iden-tica a questa di Turris Libisonis nella prima parte del testo e non conserva l’immagine della Vestale al centro, ma solo i segni di preparazione, del tutto simili a quelli incisi sul nostro esemplare.

oltre all’esenzione dalla collatio equitum, la tabella n. 7127 ricorda un’immunità per la Vestale massima Calpurnia Praetextata, probabile proprietaria del fondo denomi-nato Prata Porcia. Anche questa targa doveva recare al centro l’immagine della Vestale, di cui restano solo le solite tracce di preparazione. si osserva che la somiglianza tecnica fra le tabellae suggerisce l’esistenza di una produzione di tipo seriale, probabilmente curata da artigiani specializzati al servizio delle Vestali.

nel CIL sono ricordate altre due Vestali, rispettivamente Sossia Maxima nella tabella n. 7128 e Bellicia Modesta in un disco di bronzo con il suo profilo, n. 7129, delle quali non è precisabile il tipo di immunitas.

il de Rossi, nella prima analisi compiuta su queste tabellae, ipotizzava che fossero appese “ai finimenti dei cavalli di servigio personale dei principi e delle principesse della casa augusta, delle vergini Vestali massime, degli alti dignitari e delle amministra-zioni pubbliche, che godevano di quella immunità”.

oggetti simili, di epoca più tarda, risalenti al regno di giustino ii (565-578), in forma di tabulae ansatae, ricordano analoghe immunità per animali delle scuderie impe-riali e dovevano essere fissate sulla porta della scuderia o ai finimenti degli animali, per evitare requisizioni. una proviene da Thabraca, odierna tabarka in tunisia, l’altra è di provenienza sconosciuta, in collezione privata, forse da costantinopoli o dall’Asia minore (62).

la frase incisa in caratteri più piccoli ha presentato qualche difficoltà di lettura. se quella proposta è corretta, l’immunità di cui gode Flavia Publicia si riferisce ad attività marittime o portuali, dal momento che ella è proprietaria di una “navicella marina”, o marittima, di cui si precisa la qualificazione come “barca del porto”. la formula usata, cunbus, è insolita, rispetto a cymbium e cymbius, e corrisponde al greco κύμβος, con il consueto cambio m/n (63). la cymba, o navicella, era usata per la pesca, per il carico della sabbia, quale scialuppa, per la navigazione nelle acque interne e nei porti.

la più alta distinzione conferita alle Vestali era il diritto di seppellimento all’interno delle mura della città... finora ho descritto i privilegi delle Vestali, per dimostrare come la loro condizione morale, sociale e materiale fosse di gran lunga superiore a quella delle donne sposate, delle matrone, o delle nu-bili, anche della più alta aristocrazia. e quali erano i doveri e gli obblighi imposti loro in cambio di tanti vantaggi? due soltanto: rimanere pure per trent’anni ed eseguire le regole dell’ordine con la massima cura. la più piccola deviazione dalle regole era punita con le verghe; la rottura dei voti era punita con la morte per inedia e strangolamento”. (LanCiani 1898, pp. 119-149).

60 CIL, XV 2, Supellex aenea, Tabellae immunitatis, Tituli in laminis securiclatis vel in discis inscripti varii argumenti, pp. 891 ss., nn. 7125-7169.

61 CIL, Vi 2147 = CIL, XV 2, 7126; buonoCore 1990, p. 23, n. 8.62 «Ae», 1992, 1825, 1945.63 Thesaurus Linguae Grecae, s.v.: il termine al maschile è maggiormente usato per indicare

una coppetta o scodella, o un vaso potorio, rispetto al femminile κύμβη, che più frequentemente indica-

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

171

(due piccole imbarcazioni sono visibili, ad esempio, nel celebre bassorilievo del Portus Augusti, una delle quali con il marinaio a bordo, impegnato in prossimità di una grande nave oneraria (64)).

il termine naucella o navicella, diminutivo di navis, può indicare, quindi, sia una navicella marittima che fluminalis, di ridotte dimensioni, che può essere veloce; desti-nata prevalentemente alla piccola navigazione, sembra potesse consentire anche lunghi percorsi (65).

(l’analisi condotta da lietta de salvo sui cinque corpora Lenunculariorum di ostia ha portato alla definizione delle funzioni dei lenuncularii e delle loro imbarcazio-ni, quali società di battellieri, ausiliari nei porti (66)).

si è ritenuto di accordare con la barca il nome Porphyrìs, che è la trascrizione esatta del termine greco Пορφυρίς, -ιδος, ή, quale nome proprio della barca e, forse, riferimento ad una sua colorazione in rosso (67).

l’ultimo nome citato nella tabella, Eudromus, è anch’esso di origine grecanica e potrebbe indicare il servus di Flavia Publicia, addetto alla barca e specializzato nelle attività portuali di supporto, marinaio o vero e proprio pilota (68). doveva essere impor-tante la sua menzione nella tabella immunitatis, poichè per i beni non di uso personale in transito nei porti, tra i quali gli schiavi, si doveva generalmente pagare il dazio, mentre Flavia Publicia doveva essere esentata dalle imposte per il suo servo, anche se, even-tualmente, impegnato in attività di natura economica.

va la barca. per le attestazioni di cymbium e cymbius, oltre che, naturalmente, di cymba, cfr. Thesaurus Linguae Latinae, iV, cc. 1587-1588, s.v. cymba: “proprie navicula, linter” con riferimento a isid., orig. 19, 1, 25: lembus navicula brevis, quae alia appellatione dicitur et cymba et caupilus, sicut et lintris, id est carabus. PLin., N.H., 9, 145, oppone grandiorum navium a piscantium cymbas. la radice κυ- del nome (cavità rotonda), la stessa di cyathus, cymbalium, cymbium, testimonia la forma primitiva e l’an-tichità dell’imbarcazione; lo stesso nome è attribuito alla barca di caronte: daremberg, sagLio 1873.

64 Collezione Torlonia, Roma, bassorilievo del porto di Ostia alla fine del II-inizi del III secolo; cfr. medas 2004, fig. 76; cfr. anche la barca che scarica merci dalla nave oneraria raffigurata su un mosaico da Rimini di metà ii secolo, con un equipaggio composto da un timoniere-pilota e tre marinai: medas 2004, fig. 24.

65 cfr. de saLvo 1992, p. 169; non. 13 (859 lindsay): lyntrarii: naves fluminales. nel Digesto: Instrumento piscatorio contineri Aristo ait naucellas, quae piscium capiendorum causa paratae sunt (martian., Dig. 33, 7, 17); inoltre fvLgent. De prisc. Serm., 15: Oriam dicunt navicellam modicam pi-scatoriam; fvLgent. De prisc. Serm., 30: Lembus, genus navicellae velocissimae; forCeLLini 1868, iV, p. 235, s.v. navicella; Gloss. Navis naviculae genus. Navicula modica, navicula non grandis, navicula aut navis, species navis non grandis, genus est navis id est pilatica (piratica ?). per l’ipotesi di lunghi percorsi: Parva navicula trajectuss in Africam (CiC., post redit ad Quir., 8, 20).

66 de saLvo 1992, p. 150: l’A., pur conoscendo la definizione di Nonio del lenunculus (non. 13 (857 Lindsay): “navigium piscatorium”, ritiene che il tipo di imbarcazione del lenunculus non fosse utilizzato nel porto di ostia “per praticare la pesca, quanto piuttosto con funzioni portuali ausiliarie; (i lenuncularii) avevano, cioè, ad ostia il ruolo di aiutare le grandi navi onerarie”.

67 per le citazioni di Пορφυρίς negli autori antichi, cfr. Thesaurus Linguae Grecae, s.v.; oltre all’indicazione del colore purpureo e di un tipo di uccello, il termine è usato da plinio quale nome di isola, Nisyron, vicino coo, in un caso, N.H. 5, 31, 36, Cythera in un altro passo, N.H. 4, 12, 19; per la forma latina, usata anche come nome femminile, cfr. anche Perin 1965, s.v. Porphyrìs; soLin 1982, s.v., per attestazioni datate tra il i e il iii secolo.

68 per il greco Εὔδρομος, “veloce, che corre bene”, cfr. Thesaurus Linguae Grecae, s.v. l’im-portanza del pilota nella navigazione antica e nelle manovre è stata sottolineata recentemente da medas 2004, pp. 24-32.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

172

(cfr. la lex censoria portus Siciliae cita, tra i beni personali esentati dal portorium, “servos, quos domum quis ducet suo usu” (69)).

l’aggettivo Port(u)ensis può indicare genericamente il porto, ma potrebbe essere riferito al porto di Roma. Qualora la barca alla quale era affissa la nostra targa prove-nisse da ostia, doveva avere viaggiato al seguito di una grande nave oneraria, anch’essa di Flavia Publicia (70).

Ancora un termine trascritto dal greco indica l’insegna della barca, il παρασέμον (71), e precisa ulteriormente la qualificazione del nostro reperto, fissato come insegna della cymba di Flavia Publicia (72). la sua posizione può essere suggerita dal graffito della nave Europa, da pompei, che riporta sulla fiancata due tabellae ansatae, una delle quali con il nome della nave, l’altra anepigrafe (73).

la nuova tabella amplia, così, il novero delle immunitates delle vergini Vestali mas-sime, poiché il nuovo testo riguarda esplicitamente attività marittime e portuali. È stata da tempo sottolineata l’esistenza di una sorta di triangolo nelle rotte e nei traffici marittimi tra i porti di ostia, cartagine e la sardegna, con Karalis a sud e Turris Libisonis a nord, documentata dalle testimonianze materiali e dai documenti epigrafici, e, in generale, la centralità della sardegna nei traffici riguardanti il mediterraneo occidentale (74). il regime doganale nei porti prevedeva la riscossione di imposte, i portoria, sulle merci in transito, in vendita, sul pescato. forse la barca di Flavia Publicia, oltre alla targa, poteva anche essere dipinta in colore purpureo, in modo da essere ben riconoscibile nella massa di imbarcazio-ni che frequentavano il porto di Turris Libisonis alla metà del iii secolo.

All’epoca di Flavia Publicia, sotto filippo ii l’Arabo (244-249 d.c.), a Turris Libi-sonis è attestato un curator rei publicae, L. Magnius Fulvianus, la cui presenza, oltre a testimoniare l’interesse per la colonia, potrebbe indicare la necessità di una supervisione dell’amministrazione cittadina, secondo A. mastino forse dovuta anche a controversie relative al porto, quali contese tra navicularii (75). Ricordiamo che in quest’epoca Turris Libisonis può essere stata sede, seppure temporanea, del governatore provinciale ed è attestato il fervore di attività edilizie proprio nella media età imperiale. per quanto riguarda, in particolare, il bacino portuale, si ha notizia della carica del procurator ripae Turritanae, funzionario imperiale noto da un frammento epigrafico, anonimo, ritrovato

69 Digesto, 50, 16, 203; cfr. PurPura 1997, pp. 67-74.70 cfr. l’epistola di plinio il giovane ad un certo Gallus, nella quale paragona le isole minori

che aderiscono all’isola maggiore a quelle cumbulae che aderiscono alle navi onerarie: saepe minores (insulae) maioribus velut cumbulae onerariis adhaerescunt (PLin. Ep. 8, 20, 7).

71 LiddeL, sCott 1996, s.v.72 Un interessante confronto epigrafico è in un’iscrizione del 104-114 d.C. da Creta, Lutro, in

CIL, iii 3: Iovi Soli optimo maximo / Sarapidi et omnibus diis et / imperatori Caesari Nervae / Traiano Aug(usto) Germanico Dacico n(ostro) / Epitectus libertus tabellarius, / curam agente operis Dionysio Sostra/ti filio Alexandrino gubernatore / navis parasemo Isopharia T. Cl. Theonis. in questo caso, come nella targa turritana, parasemo è in ablativo e il nome della nave, Isopharia, è al nominativo. un altro testo è dipinto sul ventre di un’anfora, «Ae», 1951, 165, b (Pompeii): In n(ave) C. Vmbr(ici ?) Ampioci vecta Iovis et Iuno parasemi Victoria P. Pompili Saturi; mag. M. Lartidius Vitalis domo Clupeis. il testo è ripreso con il disegno da aounaLLah 2001.

73 medas 2004, fig. 7.74 de saLvo 1989, pp. 744-754. di PaoLa 2002, pp. 189-200, in part. p. 195. Recenti contributi

in mastino sPanu, zuCCa 2005.75 meLoni 1951, pp. 89-114, in particolare per il porto pp. 98 ss.; didu 1992, pp. 377-384; ma-

stino 1984, pp. 37-104; Cazzona 2002, pp. 1827-1838.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

173

agli inizi del ’900 tra l’ufficio della dogana e la stazione ferroviaria, preposto ai lavori nel porto che realizza a proprie spese (76), e all’amministrazione delle attività che si svol-gevano, ovvero il controllo del traffico, la custodia delle merci in transito, la riscossione dei portoria, i dazi doganali. un’iscrizione funeraria del ii secolo, databile all’epoca di Antonino pio (138-161 d.c.), riutilizzata nell’ipogeo di tanca Borgona a porto torres, riporta il nome di uno di questi funzionari, T. Aelius Victor, Augusti libertus (77). la dedi-ca è rivolta a una Flavia; i Flavii sono noti a Turris Libisonis nella prima età imperiale in relazione a lavori eseguiti per il collegamento all’acquedotto da T. Flavius Iustinus (78); il gentilizio è maggiormente attestato nel sud dell’isola.

Assumono, quindi, nuova luce anche le testimonianze epigrafiche finora note, laddo-ve la ripa Turritana citata doveva costituire una vera e propria “barriera doganale” (79).

ulteriori studi potranno chiarire i rapporti tra la Vestale e i Flavii presenti sull’isola e gli eventuali interessi di Flavia Publicia in sardegna, nell’ipotesi che la sua barca non fosse solo di passaggio e magari costretta a fermarsi nel porto di Turris Libisonis, ma vi svolgesse la propria attività di supporto.

G. Gasperetti

7. i reParti miLitari deLLa fLotta

7.1. sardinia

già sesto pompeo aveva stabilito in sardegna una base militare che ospitava una flotta da guerra (80): l’interesse strategico dell’isola era dunque notevole e la marine-ria imperiale non poteva non occuparsene (81); proprio in sardegna (a Karales) doveva operare un reparto della flotta di miseno, impegnato nella lotta contro la pirateria tir-renica fin dall’età di Augusto (82). si è detto che la pirateria al largo delle coste sarde è segnalata già in età repubblicana, sia dalle fonti che dai ritrovamenti archeologici (da ultimo si veda l’elmo indossato da uno dei marinai della nave di spargi, affondata verso la fine del ii secolo a.c.) (83); si è detto della notizia di strabone, per il quale i sardi pirateggiavano fino al litorale pisano (84).

76 «Ae», 1904, 212 = ILSard 245 = Epigrafia A245. cfr. mastino 1984, pp. 57 ss., con diversa interpretazione rispetto a sotgiu 1981, che ritiene la cura rivolta agli interessi imperiali nella città.

77 sotgiu 1981, pp. 18 ss., fig. 4; sotgiu 1985, pp. 378-379. un altro procurator Caesaris ad ripam è noto a Karalis, in CIL, X 7587, che, però, secondo la sotgiu, avrebbe svolto la sua attività altrove.

78 susini 1992, pp. 373-376; zuCCa 1994, pp. 857-935, in particolare pp. 901-908.79 mastino 1984, p. 98.80 dio. Cass. 48, 30.81 così reddé 1986, pp. 205 ss.82 cfr. starr 1960, p. 17 ss. e p. 172. l’iscrizione più antica che ricorda i classiari a Karales è

CIL, X 7592, dove la flotta di Miseno non ha ancora il titolo di praetoria.83 gianfrotta 1980, pp. 27 ss.; Cavazzuti 1997, pp. 197-214.84 strab. 5, 2, 7.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

174

gli scavi effettuati a cagliari nel 1886 tra Via principe umberto e Via gesù e maria hanno consentito di individuare una necropoli con almeno sette epitafi di classiari (85). complessivamente conosciamo nell’isola 15 marinai della flotta di miseno (86), di cui 13 a Karales, 1 a gonnesa presso Sulci (87) ed uno a telti presso Olbia (88); di alcuni cono-sciamo la nazionalità, 3 Bessi (89), 1 alessandrino (90), 1 dalmata (91), 1 [v]ern[a] (92).

e dunque è confermata la notizia di Vegezio (93), relativa all’esclusione della flotta di Ravenna dal mediterraneo occidentale; era solo la flotta di miseno ad avere a Karales una base permanente; almeno una seconda base doveva essere ad Olbia, dato che sem-bra riduttiva l’ipotesi di m. Reddé, secondo il quale Olbia doveva essere un semplice scalo sulla rotta per Karales (94); inoltre va fatta forse una precisazione sul ruolo che la flotta di Caesarea di Mauretania doveva svolgere nella sardegna sud-occidentale, sul mare sardo, soprattutto in rapporto a Sulci (95).

i sardi stessi erano poi imbarcati in tutto il mediterraneo sulle navi della flotta di miseno (almeno 22 casi) e sulle navi della flotta di Ravenna (almeno 9 casi): tra le province occidentali è anzi la sardegna la provincia di origine del maggior numero di classiari, almeno allo stato delle nostre conoscenze (96); per restare ai soli diplomi mili-tari, ben 7 diplomi riguardano marinai di origine sarda (97), su un totale di 35 diplomi di classiari fin qui rinvenuti (98).

i rinvenimenti epigrafici sono stati effettuati a Roma (6 casi) (99), Ostia (1 caso) (100), Misenum (12 casi) (101); inoltre Altinum (1 caso) (102), Ravenna (2 casi) (103), Surrentum (1 caso) (104), Seleucia di pieria (1 caso) (105); si aggiungano a questi i casi dei classiari sardi di origine, rientrati nell’isola dopo il congedo: essi sono citati in sardegna nei diplomi di tortolì (2 marinai) (106) ed Olbia (107), per la flotta di miseno;

85 cfr. ferrero 1886, pp. 959-965.86 CIL, X 7535, 7592, 7593, 7595, 7596, 7823; EE Viii 709 = «Ae», 1982, 462; 710-712;

«Ae», 1964, 103 = ILSard. i 332.87 CIL, X 7535.88 EE Vii 734.89 CIL, X 7595; EE Viii 709 = «Ae», 1982, 462; 710.90 CIL, X 7535.91 EE Viii 711.92 EE Viii 712.93 veg., De re militari 4, 31, cfr. meLoni 1990, pp. 308 s.; reddé 1986, p. 206.94 così reddé 1986, p. 207.95 cfr. meLoni 1990, p. 314.96 cfr. starr 1960, p. 77.97 CIL, XVi 60 e 86 (?), olbia; 79 tortolì; 127 = ILSard. I 182 Seulo, per la flotta di Miseno; 27

e 72 Ilbono; 138 Fonni, per la flotta di Ravenna.98 cfr. roxan 1981, pp. 261-286 e tav. 6.99 CIL, Vi 3101, 3105, 3121, 32766, 37251; «Ae», 1916, 52.100 CIL, XiV 242.101 CIL, X 3423 = ILS 2870; 3466, 3501 = ILS 2875; 3598, 3601, 3613 e p. 974; 3621, 3627,

3636, 3645 (flotta di Ravenna), 3648, 3650.102 CIL, V 8819.103 CIL, Xi 113, 121.104 CIL, X 687.105 «Ae», 1939, 229.106 CIL, XVi 79 = X 7855 del 15 settembre 134.107 CIL, XVi 60, del 114; vd. anche CIL, XVi 86 (marinaio ?).

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

175

ilbono (due casi) (108) e fonni (109) per la flotta di Ravenna; seulo per una delle due flotte, non identificata con esattezza (110). si può citare anche il legionario sardo della I Adiutrix, una legione costituita da nerone con marinai della flotta di miseno; dopo il congedo è evidente che il legionario si è ritirato in sardegna, dato che il diploma relativo è stato rinvenuto ad Anela (111).

sono noti milites, un manip(ularis) (112), due gregales (113), un optio (114), un faber duplicarius (115), un victimarius principalis (116), forse un [gub]ern[nator] (un timonie-re) (117), un archig(ubernator) (un capo timoniere) (118), numerosi centurioni (119), ma anche un tr(ierarchus) (120).

le navi di imbarco erano soprattutto triremi (121), ma anche quadrieri (122) e libur-ne (123); in un caso è utilizzato il termine ratis, per indicare una nave di piccole dimensio-ni (chiamata ratiaria sul mosaico di Althiburos) (124). un prefetto della flotta, Anicetus, fu esiliato proprio in sardegna da nerone (125); un altro C. Claudius Sardus era forse originario dell’isola (126).

A. Mastino

7.2. corsica

probabilmente già sotto Augusto fu stabilita una squadra della flotta misenense in Corsica (127).

108 CIL, XVi 72 = X 7854 dell’11 ottobre 127. Vd. anche CIL, XVi 27 = X 7853 (classiario?).109 CIL, XVi 138 = X 8325 del 213-217.110 CIL, XVi 127 = ILSard. i 182 del 13 maggio 173; per tutti, vd. ora Le boheC 1990, pp. 38 ss.

e pp. 89 ss.; vd. anche sotgiu 1961, pp. 78 ss.; una statistica è in reddé 1986, p. 532 (27 attestazioni per la flotta di Miseno e 6 per quella di Ravenna); per la flotta di Ravenna, vd. susini 1968, pp. 291 ss. (6% dei marinai della flotta di Ravenna sono di origine sarda o corsa).

111 CIL, XVi 9 = «Ae», 1983, 451.112 CIL, X 3636.113 CIL, X 3598 e 3621.114 CIL, X 3466.115 CIL, X 3423 = ILS 2870.116 CIL, X 3501 = ILS 2875.117 EE Viii 712, cfr. Le boheC 1990, p. 115, n. 22.118 CIL, X 7593. tuttavia per il possibile titolo cultuale, di ambito mitraico, di archig(allus), cfr.

Le boheC 1990, p. 119, n. 34.119 CIL, X 7592, 7595, 7596; EE Viii 709 = «Ae», 1982, 462; 710, 711.120 CIL, X 7823.121 CIL, V 8818; Vi 3105, 3121, 32766; X 3466, 3501 = ILS 2875; 3598, 3613 e p. 974, 3627,

3645, 3648, 3650; Xi 113; XiV 242.122 ILSard. i 332; vd. anche «Ae», 1916, 52, Roma. per un’ipotesi sulla sistemazione dei remi

nelle quadriremi, cfr. ora reddé 1980, pp. 1027-1037.123 EE Viii 734 = «Ae», 1889, 158. Vd. anche CIL, X 3423 = ILS 2870. per la forma delle libur-

ne, vd. mastino 1987-88, pp. 234 s. e fig. 4.124 «Ae», 1964, 103 = ILSard. i 332, Karales, cfr. reddé 1986, pp. 127 s. n. 423.125 tac., Ann. 14, 63,1, cfr. starr 1960, p. 209; kienast 1966, p. 59.126 CIL, Vi 3166 = ILS 2675, cfr. starr 1960, p. 209.127 Jehasse 1964, p. 15; reddé 1986, pp. 207-211.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

176

la documentazione del distaccamento di una squadra della classis di miseno è cotituita da una serie di iscrizioni rinvenute a mariana e soprattutto ad Aleria. nella capitale della Corsica sono attestati tre milites della flotta:1) [.] Iulius Mum[mius], [s]crib(a) cl(assis) pra[etori]ae Mis(enatis), nella triere

Ve[nus] o Ve[sta], della fine del i - prima metà del ii secolo d.c. (128);2) Apronius Felix, mil(es) cl(assis) pr(aetoria) p(iae) v(indicis) Mis(enatis) e praeco

del pr(aefectus classis), della prima metà del iii secolo d.c. (129);3) Anonimo, [optio ?] navaliorum, [ex cl(asse) Mi]senensis, dunque aiutante del

comandante degli arsenali navali di Aleria, nel ii secolo d.c. (130).A mariana è noto un unico mil(es), ex classe Mise(ne)nsi, [L.] Gellius Niger, di

età giulio-claudia (131).infine assai difficilmente potrà ammettersi una milizia corsa del veteranus della

classis Misenensis, Baslel, Turbali f(ilius), che a fine servizio ebbe insieme ai suoi com-militoni assegnazione di lotti di terreno a Paestum, il cui diploma del 5 aprile 71 è stato rinvenuto ad Algaiola, sulla costa settentrionale della corsica (132).

i dati epigrafici sono integrati da una laconica notizia di tacito relativa a Claudius Pyrrichus (133), trierarchus liburnicarum ibi navium, dunque “comandante delle liburnae stanziate ad Aleria” durante la guerra civile del 69 d.c. (134).

Claudius Pyrrichus potrebbe essere stato un collega del tr(ierarchus) Claudius Pudens, defunto a Karales forse al principio dell’età flavia (135). entrambi potevano comandare in circostanze eccezionali (forse proprio quelle del 69 d.c.) un piccolo distaccamento di nvi da guerra, al posto di un navarchus (136). Pyrrichus aveva il coman-do di alcune liburnae, navi lunghe e veloci a doppio ordine di remi, destinate ad avere da trenta a quaranta soldati oltre all’equipaggio (137).

È rilevante notare che la l(iburna) Sal(us) Aug(usta) della flotta di miseno dovette stazionare probabilmente in un porto tirrenico della costa orientale della Sardinia, forse ad Olbia, a circa 77 miglia nautiche a sud di Aleria (138).

nel porto della città corsa, oltre alle liburnae, tra la fine del i e la prima metà del ii secolo d.c., si ebbero anche triremi [.] Iulius Mum[mius] fu infatti imbarcato nella triere Ve[nus] o Ve[sta] (139). le triremi erano navi ben più allungate delle liburnae, superando i 35 metri di lunghezza, i 4,9 metri di larghezza e i 2,4 metri di altezza sull’acqua (140).

128 «Ae», 1965, 145; zuCCa 1996, p. 236, n. 22.129 zuCCa 1996, p. 236, n. 23.130 «Ae», 1968, 284; zuCCa 1996, p. 237, n. 24. sugli optiones cfr. Le boheC 1989, p. 63.131 CIL, X 8329; zuCCa 1996, pp. 256-257, n. 46.132 CIL, XVi 16; zuCCa 1996, pp. 269-270, n. 57133 taC. hist. ii, 16.134 reddé 1986, p. 208, n. 200.135 CIL, X 7823.136 l’interpretazione, se pure dubitativamente è avanzata da meLoni 1990, pp. 370-371. il per-

sonaggio in questione non è considerato tra i militari della flotta di Karales né da Le boheC 1990, pp. 38-44, né da reddé 1986, pp. 206-207.

137 sulle liburnae cfr. PanCiera 1956, pp. 130-156; reddé 1986, pp. 104-110.138 Le boheC 1990, p. 42. una liburna Salus è documentata a miseno («Ae», 1976, 160; cfr.

reddé 1986, p. 667).139 Jehasse 1964, pp. 22-23.140 reddé 1986, pp. 110-112.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

177

tali navi imbarcavano in età romana circa 220 / 230 uomini, di cui 170 destinati ai tre ordini di remi (141).

i navalia di Aleria, attestati epigraficamente (142), perpetuavano l’antica tradizione di costruzioni navali, connessa alla abbondanza del legno in Corsica (143).

la localizzazione del porto militare di Aleria con i relativi navalia, i castra per l’alloggio dei militari e la necropoli riservata ai classiarii permane incerta.

la rigorosa analisi condotta da michel Reddé sull’argomento tende ad escludere l’utilizzo dell’étang de diane come porto militare, e considera deputato a porto misto, commerciale e militare, l’étang de Sale, più prossimo alla città e meglio favorito dal punto di vista navale (144).

l’area sepolcrale, se accettiamo la soluzione topografica del Reddé, dovette essere prossima ai castra, ma purtroppo le iscrizioni funerarie in nostro possesso sono o prive di provenienza precisa o riutilizzate in strutture romane o moderne (145).

l’unica iscrizione di un classiario rinvenuta a Mariana di per sé non è sufficiente a documentare una seconda stazione corsa della classis Misenensis, altrimenti ipotizzabile in base alla posizione geografica di mariana in relazione alla rotta verso la Liguria e l’Etruria (146).

nessuna indicazione è pervenuta relativamente all’origo dei classiari stanziati nelle basi navali della corsica. possediamo, invece, una ricca documentazione epigrafi-ca su marinai corsi che militavano fuori dalla corsica, sia nella flotta misenense, sia in quella Ravennate (147).

nella principale base navale di tutto l’impero, quella di Misenum (148), dovettero operare tre corsi, il Centurio Dinnius Celer, imbarcato nella triere Vesta (149) e i milites L. Catti(us) Viator, della triere Aquila (150) e Cassius Albanus della triere Mercurius (151), i cui epitafi sono stati rinvenuti nelle necropoli di Misenum (152). Altri Corsi della clas-sis Misenensis militarono sia nel distaccamento di seleucia di pieria, dove è attestato C. Valerius [...], imbarcato nella triere Augustus (153), sia in altre basi non determinate con certezza: abbiamo infatti un anonimo, che militò sulla triere Diana (154), L. Vicerius

141 reddé 1986, p. 111.142 «Ae», 1968, 284.143 Jehasse 1987, p. 85.144 reddé 1986, pp. 209-211.145 reddé 1986, p. 211.146 ChaPot 1967, pp. 79-80; reddé 1986, p. 211. n. 204.147 Sulla frequenza di militari sardi e corsi nelle flotte di Miseno a Ravenna cfr. susini 1968, pp.

291 ss.; reddé 1986, p. 532; il ritorno dei militari nel luogo d’origine dopo il congedo non è frequente: boLLini 1968, p. 121; per una statistica relativa ai soldati della cohortes auxiliariae che ripropongono la medesima tendenza, cfr. raePsaet CharLier 1978, p. 558.

148 reddé 1986, p. 188.149 CIL, X 3572; zuCCa 1996, p. 293, n. 82.150 CIL, X 3562; zuCCa 1996, p. 293, n. 81.151 «Ae», 1979, 166; zuCCa 1996, p. 292, n. 80.152 la mancata indicazione della classis di appartenenza negli epitafi è in rapporto alla pertinen-

za degli stessi alla necropoli dei classiari di Misenum. nel caso di appartenenza ad altra classis, questa era esplicitamente menzionata: cfr. ad es. CIL, X 3645: epitafio della necropoli di Misenum relativo al sardo C. Valerius Bassus mi/(es) cl(assis) pr(aetoriae) Ravenn(atis).

153 «Ae», 1939, 227; zuCCa 1996, p. 294, n. 83.154 CIL, Vi 3172; zuCCa 1996, p. 296, n. 86.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

178

Tarsa, della triere Aesculapius (155), M. Numisius Nomasius (156), il già citato Baslel (157) e M. Cominius Vielo, Cubesti f(ilius), Corsus Cobasius, di un diploma, rinvenuto recente-mente in corsica, datato fra il 10 dicembre 127 e il 9 dicembre 128 d.c. (158).

nella flotta di Ravenna militarono quattro Corsi, L. Numisius Liberalis, forse in un distaccamento di Dertosa nella Tarraconensis (159), M. Marius Nepos, noto in un epitafio ostiense (160), e c. Canisius Germanus, sepolto in corsica, a calenzana (161) e C. Titius Caelianus, veterano, defunto a Ravenna (162). infine il corso L. Valerius Tarvus, nativo di Opinon, fu classiarius in una flotta indeterminata (163).

R. Zucca

BiBliogRAfiA

aounaLLah 2001 = s. aounaLLah, Le cap Bon, jardin de Carthage. Recherches d’épigraphie et d’histoire romano-africaines (146 a.C. - 235 p.C.), Ausonius-publications-scripta Antiqua, 4, Bordeaux.

baLdaCCi 1967 = p. baLdaCCi, Negotiatores e mercatores frumentarii nel periodo imperiale, «Rendiconti dell’istituto lombardo», 101, pp. 273-291.

basCh 1987 = L. basCh, Le musée imaginaire de la marine antique, Athènes.beCatti 1961 = g. beCatti, Scavi di Ostia. Mosaici e pavimenti marmorei, iV,1, Roma.boLLini 1968 = m. boLLini, Antichità classiarie, Ravenna.borsari 1887 = l. borsari, Di un importante frammento epigrafico rinvenuto nel Trastevere,

«Bullettino della commissione comunale Archeologica di Roma», 15, pp. 3-7.buonoCore 1990 = m. buonoCore, Le iscrizioni latine e greche, ii, Musei della Biblioteca Apostolica

Vaticana, inventari e studi 3, città del Vaticano.Cary, sCuLLard 1985 = m. Cary, h.h. sCuLLard, Storia di Roma, iii, Il principato e la crisi dell’im-

pero, Bologna.Cavazzuti 1997 = l. Cavazzuti, Nuovi rinvenimenti sottomarini per lo studio della pirateria, Archeo-

logia subacquea. studi, ricerche e documenti, 2, Roma, pp. 197-214.Cazzona 2002 = c. Cazzona, Filippo l’Arabo e la provincia Sardinia, in L’Africa romana 2002, pp.

1827-1838.CebeiLLaC-gervasoni 1994 = m. CebeiLLaC-gervasoni, Ostie et le blé au IIe siècle ap. J.-C., in Le

ravitaillement en blé de Rome et des centres urbains des débuts de la République jusqu’au Haut Empire, naples-Rome.

daremberg, sagLio 1873 = Ch. daremberg, edm. sagLio, Dictionnaire des antiquités Grecques et romaines d’après les textes et les monuments, paris.

ChaPot 1967 = v. ChaPot, La flotte de Misène. Son histoire, son reclutement, son régime administratif, studia historica, 34, Roma (rist. anast.).

ChastagnoL 1985 = a. ChastagnoL, L’évolution politique, sociale et économique du monde romain de Dioclétien à Julien. La mise en place du régime du Bas-Empire (284-363), parigi2.

155 CIL, Xi 109; zuCCa 1996, pp. 291-292, n. 79.156 CIL, XVi 74; zuCCa 1996, pp. 294-295, n. 84.157 CIL, XVi 16; zuCCa 1996, pp. 269-270, n. 57.158 Lombardi, vismara 2005, pp. 279-292.159 CIL, ii 4063; zuCCa 1996, pp. 289-290, n. 76.160 «Ae», 1929, 140; zuCCa 1996, p. 290, n. 77.161 zuCCa 1996, p. 270, n. 58.162 CIL, Xi 6741; zuCCa 1996, p. 291, n. 78.163 CIL, XVi 102; zuCCa 1996, pp. 295-296, n. 85.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

179

Chioffi 1999 = l. Chioffi, in Lexicon Topographicum Urbis Romae, vol. iV, a cura di e.m. steinby, Roma, p. 155, s.v. Por(tus) Neapo(litanus).

de martino 1979 = f. de martino, Storia economica di Roma antica, firenze.de saLvo 1987 = L. de saLvo, Per la storia dei corpora naviculariorum, «critica storica, Bollettino

dell’Associazione degli storici europei», 24, 2, pp. 345-352.de saLvo 1989 = L. de saLvo, I navicularii di Sardegna e d’Africa nel tardo impero, in L’Africa

romana (Atti del Vi convegno di studio, sassari, 16-18 dicembre 1988), a cura di a. mastino, sassari, pp. 743-754.

de saLvo 1992 = L. de saLvo, Economia privata e pubblici servizi nell’Impero romano. I corpora naviculariorum, messina

di PaoLa 2002 = l. di PaoLa, Il Mediterraneo occidentale nelle testimonianze itinerarie imperiali in m. khanoussi, P. ruggeri, C. vismara, a cura di, L’Africa romana 2002, Roma, pp. 189-200.

di stefano manzeLLa 1995 = i. di stefano manzeLLa, inscriptiones sanctae sedis, i. index inscriptio-num musei Vaticani, 1. Ambulacrum iuliabnum sive «galleria lapidaria», Romae.

di stefano manzeLLa 1997 = i. di stefano manzeLLa, Avidum mare nautis: antiche epigrafi sul nau-fragio, Archeologia subacquea. studi, ricerche e documenti, 2, Roma, pp. 215-230.

didu 1992 = i. didu, Un curator rei publicae di turris libisonis: un esempio di tardivo processo di sviluppo delle istituzioni municipali romane in Sardegna?, in Sardina antiqua 1992, pp. 377-384.

ferrero 1886 = e. ferrero, Iscrizioni classiarie di Cagliari, Atti della Reale Accademia delle scienze, 21, torino, pp. 959-965.

forCeLLini 1861 = ae. forCeLLini, Totius latnitatis lexicon, 2, prato (fi).forCeLLini 1868 = ae. forCeLLini, Totius latnitatis lexicon, 4, prato (fi).fraCCaro 1965 = p. fraCCaro, Atlante Storico De Agostini, novara.franzot 1999 = s. franzot, Aquileia e altri porti romani. Analisi della terminologia portuale nelle

iscrizioni romane, monfalcone (go).frei-stoLba 1998 = R. frei-stoLba, flavia publicia, virgo Vestalis maxima. Zu den Inschriften des

Atrium Vestae, in Imperium Romanum: Studien zu Geschichte und Rezeption. Festschrift für Karl Christ zum 75. Geburtstag, a cura di P. kneissL e v. Losemann, stuttgart, pp. 233-251.

gatti 1891 = g. gatti, Note epigrafiche, 1. Lo statuto dei negozianti eborarii et citriarii trovato presso la piazza di S. Callisto nel Trastevere, «Bullettino della commissione comunale Archeologica di Roma», 19, pp. 161-165.

giaCChero 1974 = m. giaCChero, edictum diocletiani et collegarum de pretiis rerum venalium: in integrum fere restitutum e latinis graecisque fragmentis, genova.

giaCChero 1982 = m. giaCChero, Sardinia ditissima et valde splendidissima, «sandalion», 5, pp. 223 -232.

gianfrotta 2009 = p. A. gianfrotta, Ricerche topografiche nella Tuscia, «daidalos. Archeologia della tuscia», 10, pp. 128-150.

gianfrotta 1980 = p. A. gianfrotta, Commerci e pirateria: prime testimonianze archeologiche sotto-marine, «mélanges de l’École française de Rome. Antiquitè», 92, pp. 227-242.

howe 1906 = g. howe, fasti sacerdotum p(opuli) R(omani), 4, leipzig.hüLsen 1905 = Ch. hüLsen, Il Foro Romano. Storia e monumenti, torino.ibba 2008 = A. ibba, cuius ossa ex sardinia translata sunt: alcune osservazioni sugli Herenni di

Sardegna, in Epigrafia romana in Sardegna, a cura di f. Cenerini e p. ruggeri, Roma, pp. 111-116.

Jehasse 1964 = J. Jehasse, Épitaphe d’un scribe de la flot de Misène découverte à Aléria, «Bulletin de la société des sciences historique et naturelle de la corse», 571, pp. 9-25.

Jehasse 1987 = o. Jehasse, Corsica classica, s.l.kienast 1966 = d. kienast, Untersuchungen zu den Kriegsflotten der römischen Kaiserzeit, Antiqui-

tas, 1, 13, Bonn.L’Africa romana 2002 = L’Africa romana. Lo spazio marittimo del Mediterraneo occidentale: geogra-

fia storica ed economica (Atti del convegno di studio, sassari, 7-10 dicembre 2000), a cura di m. khanoussi, P. ruggeri e C. vismara, Roma.

LanCiani 1883 = R. LanCiani, L’atrio di Vesta, «notizie degli scavi di Antichità», pp. 434-487.LanCiani 1898 = R. LanCiani, Ancient Rome in the Light of Recent Discoveries, Boston-new York

(trad. it. Roma-Bari, 1898, pp. 119-149).Le boheC 1989 = Y. Le boheC, L’armée romaine sous le Haut- Empire, paris.Le boheC 1990 = Y. Le boheC, La Sardaigne et l’armée romaine sous le Haut-Empire, sassari.LiddeL, sCott 1996 = h. g. LiddeL, r. sCott, A Greek-English Lexicon, oxford.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

180

Lombardi, vismara 2005 = p. Lombardi, C. vismara, Deux inscriptions d’Aléria (Haute Corse), «gallia», 62, pp. 279-292.

mastino 1984 = A. mastino, Popolazione e classi sociali a turris libisonis: i legami con Ostia, in turris libisonis colonia iulia, a cura di a. boninu, m. Le gLay e a mastino, sassari, pp. 37-104.

mastino 1987-88 = A. mastino, A proposito delle iscrizioni latine di Fréjus, «Rivista storica dell’An-tichità», 17-18, pp. 221-247.

mastino 1995 = A. mastino, La Sardegna romana, in Storia della Sardegna, a cura di m. brigagLia, sassari.

mastino, sPanu, zuCCa 2005 = A. mastino, P.g. sPanu, r. zuCCa, mare sardum: merci, mercati e scambi marittimi della Sardegna antica, Roma.

medas 2004 = s. medas, de rebus nauticis. L’arte della navigazione nel mondo antico, Roma.meiggs 1973 = r. meiggs, Roman Ostia, oxford2.meLoni 1951 = P. meLoni, turris libisonis romana alla luce delle iscrizioni, «epigraphica», 11, pp.

89-114.meLoni 1990 = P. meLoni, La Sardegna romana, sassari.PanCiera 1956= s. PanCiera, Liburna, «epigraphica», 18, pp. 130-156.Pavis d’esCuraC 1974= h. Pavis d’esCuraC, Réflexions sur la classis Africana Commodiana, in

Mélanges d’histoire ancienne offerts à W. Seston, paris, pp. 397-408.Perin 1965 = J. Perin, Onomasticon, pavia.Pferdehirt 2004 = B. Pferdehirt, Römische Militärdiplome und Entlassungsurkunden in der Sammlung

des Römisch-Germanischen Zentralmuseums, mainz.Porrà 2007 = f. Porrà, herennia helvidia Aemiliana: studio sulle relazioni familiari e sociali sdi

un’aristocratica romana attesta in Sardegna, «epigraphica», 59, pp. 241-244.PurPura 1997 = g. PurPura, Attività marittime e rinvenimenti archeologici nella Sicilia romana, in La

marittimità in Sicilia (Atti del convegno, palermo, 21 giugno 1996), napoli, pp. 67-74.raePsaet CharLier 1978 = m.th. raePsaet CharLier, Le lieu d’installation des vétérans auxiliaires

romaines d’après les diplomes militaires, «Antiquité classique», 47, pp. 557-565.reddé 1980 = m. reddé, Galères à quatre, cinq, six rangs de rames dans l’antiquité. À propos

d’un passage de Lucain (Pharsale III, 529-37), «mélanges de l’École française de Rome. Antiquitè», 92, 2, pp. 1027-1037.

reddé 1986 = m. reddé, mare nostrum. Les infrastructures, le dispositif et l’histoire de la marine militaire sous l’empire romain, Bibliothèque des Écoles françaises d’Athénès et de Rome, 260, Roma.

riCkman 1980 = g. riCkman, The Corn Supply of Ancient Rome, oxford.riCo 1993 = Ch. riCo, Production et diffusion des matériaux de construction en terre cuite dans le

monde romain: l’exemple de la Tarraconaise d’après l’épigraphie, «mélanges de la casa de Velásquez», 29, pp. 71-77.

riCo 1995a = Ch. riCo, Índex de les marques epigràfiques sobre tegulae romanes de Catalunya i el País Valencià (antiga Tarraconensis), «saguntum», 28, pp. 210-212.

riCo 1995b = Ch. riCo, La diffusion par mer des matériaux de construction en terrecuite: un aspect mal connu du commerce antique en Méditerranée occidentale, «mélanges de l’École française de Rome. Antiquitè», 107, pp. 767-800.

romaneLLi 1981 = P. romaneLLi, Di alcune testimonianze epigrafiche sui rapporti tra l’Africa e Roma, in In Africa e a Roma. scripta minora selecta, Roma, pp. 185-202 (= «cahiers de tunisie», 31, 1960, pp. 63-72).

rostovtzev 1933 = m. i. rostovtzev, Storia economica e sociale dell’impero romano, trad. it., firenze.

rougé 1966 = J. rougé, Recherches sur l’organisation du commerce maritime en Méditerranée sous l’empire romain, parigi.

rowLand jr. = R.J. rowLand jr., The Case of the Missing Sardinian Grain, «Ancient World», 10, pp. 45-48.

roxan 1981 = m. roxan, The Distribution of Roman Military Diplomas, epigraphische studien, 12, düsseldorf.

rüPke, gLoCk 2005 = Fasti Sacerdotum 2, a cura di J. rüPke e a. gLoCk, münchen.demougin, Loriot 2006 = s. demougin, x. Loriot, Les Détachements du vigile M. Aurelius Mucianus,

in Contributi all’epigrafia di età augustea (Actes de la Xiii rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain), a cura di g. paci, tivoli (Rm), pp. 315-329.

Sardina antiqua 1992 = sardina antiqua. Studi in onore di Piero Meloni in occasione del suo settan-tesimo compleanno, cagliari.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti

181

sChiemdt 1965 = g. sChiemdt, Antichi porti d’Italia, l’universo, 45, pp. 231-258.soLin 1982 = h. soLin, Die Griechischen Personennamen in Rom. Ein Namenbuch, new York.sotgiu 1961 = g. sotgiu, Sardi nelle legioni e nella flotta romana, «Athenaeum», 39, pp. 78-97.sotgiu 1981 = g. sotgiu, Le iscrizioni dell’ipogeo di Tanca Borgona (Portotorres, turris libisonis),

Roma.sotgiu 1985 = g. sotgiu, Sul procurator ripae dell’ipogeo di Tanca di Borgona (Portotorres, turris

libisonis), in Studi in onore di Giovanni Lilliu per il suo settantesimo compleanno, a cura di g. sotgiu, cagliari.

starr 1960 = C.g. starr, The Roman Imperial Navy 31 B.C.-A.D.324, cambridge.susini 1968 = g. susini, Un catalogo classiario ravennate, «studi Romagnoli», 19, pp. 291-307.susini 1992 = g. susini, Chiosa epigrafica turritana, in Sardina antiqua 1992, pp. 373-376.teatini 2012 = A. teatini, Repertorio dei sarcofagi decorati della Sardegna romana, Roma.väänänen 1970 = V. väänänen, Graffiti del Palatino, ii. Domus Tiberiana, a cura di p. Castrén e h.

LiLius, helsinki.viLLedieu 1984 = f. viLLedieu, turris libisonis. Fouille d’un site romain tardif à Porto Torres,

Sardaigne, Britisg Archaeological Reports, international series, 224, oxford.zeri 1906= A. zeri, I porti della Sardegna, in Monografia storica dei porti dell’antichità nell’Italia

insulare, Roma, pp. 81-205.zuCCa 1980 = R. zuCCa, I bolli laterizi urbani della Sardegna, «Archivio storico sardo», 31, pp.

49-83.zuCCa 1981 = R. zuCCa, Osservazioni sull’opus doliare urbano della Sardegna, «Archivio storico

sardo», 32, pp. 11-26.zuCCa 1987 = R. zuCCa, L’opus doliare urbano in Africa ed in sardinia, in L’Africa Romana (Atti

del iV convegno di stu dio, sassari, 12-14 dicembre 1986), a cura di A. mastino, sassari, pp. 659-676.

zuCCa 1993 = R. zuCCa, Tharros, oristano.zuCCa 1994 = R. zuCCa, Il decoro urbano nelle civitates sardiniae et Corsicae. Il contributo delle fonti

letterarie ed epigrafiche, in L’Africa romana (Atti del X convegno di studio, oristano, 11-13 dicembre 1992), a cura di a. mastino e P. ruggieri, sassari, pp. 857-935.

zuCCa 1995a = r. zuCCa, I laterizi della Sardegna in età fenicio-punica e romana, in La ceramica racconta la Storia (Atti del convegno, oristano), oristano, pp. 169-175.

zuCCa 1995b = r. zuCCa, Il sardopatoros ieron e la sua decorazione fittile, in Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, oristano, pp. 315-325.

zuCCa 2000 = R. zuCCa, Inscriptiones parietariae Sardiniae, in Epigraphai. Miscellanea epigrafica in onore di Lidio Gasperini, tivoli (Rm), pp. 1131-1132.

Riassunto

il contributo esamina la documentazione epigrafica dei porti della provincia Sardinia et Corsica, con i dati delle navi e dei viaggi. le iscrizioni sono in prevalenza relative alle flotte militari, anche in relazione ad un duplice distaccamento della classis Misenensis nei porti di Karales e di Aleria, che documenta anche i navalia. per quanto riguarda i naufragi una iscrizione di olbia, presumibilmente un carmen epigraphicum, sembra riferirsi alla morte in mare di un personaggio. straordinario rilievo assumono i nuovi rinvenimenti epigrafici relativi di Turris Libisonis con una iscrizione pertinente a lavori relativi presumibilmente ai brachia del porto a difesa del vento Aquilo e la targhetta bronzea di una navicula, dotata di immunitas, della virgo vestalis maxima Flavia Publicia.

parole chiave: porti; Sardinia; Corsica; navi; viaggi.

VIAGGI, NAVI E PORTI DELLA sARdiniA E DELLA coRsicA

182

Abstract

the paper examines the epigraphic documentation of ports in the provincia Corsica et Sardinia, with the data of ships and voyages. the inscriptions are mostly related to military fleets, including in relation to a detachment of classis Misenensis of the two ports Karales and Aleria, which also docu-ments navalia. As for the shipwrecks of olbia an inscription, presumably a carmen epigraphicum, seems to refer to a death at sea of a person. extraordinary importance are the new epigraphic discove-ries concerning Turris Libisonis with an inscription pertaining to work on the brachia of the harbor, presumably in defense the wind Aquilo, and a bronze plate of navicula, with immunitas, of the virgo maxima vestalis Flavia Publicia.

Key words: ports; sardinia, corsica; ships; travel.

Attilio mAstino, RAimondo ZuccA, gABRiellA gAspeRetti