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A. La Marca, Un sarcofago semilavorato da Aliaga-Kyme (Turchia), in S. Lagona (a cura di), Studi su Kyme Eolica. II, Catania 2004, pp. 83-88

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Dipartimento di Studi Archeologici Filologici e Storici

S.A.Fi.St.

UNIVERSITÀ DI CATANIA Mi ssione Archeologica Itali ana di Kyme Centro Universitario di

Topografia Antica C.E.U.T.A.

STUDI SU KYME EOLICA

II

a cura di Sebastiana Lagona

Catania 2004

Un sarcofago semilavorato da Aliaga-Kyme (Turchia)

A~TOi\IO L A MAKCA

Inglobato nel muro ciel cortile di una casa nel centro di Aliaga. cittadina a (, km a nord di Kyme d·Eolide.l: stato recentemente rinvenuto un "arcofago di granito ro""o. pri\'() di coper­chio. passato finora del tutto inosservato (figg. 1-2).

Nell"attuale colloca/ione es"o "i presenta in huono "lato di cnn"erva/,ione. ricoperto da lino strato cii colore hianco solo "ui lati che si affac­ciano nel cortile della ca"a. alla quale l: addo,,­"ato da un lato breve: il foro praticato in hasso nella parte centrale del lato corto della vasca per consentire il deflusso dell"acqua. è testimo­nian/,a del reimpiego della cassa come abbe\'e­ratoio o serhatoio d·acqua.

Il "arcofago sui lati lunghi pre"enta una de­corazione a rilievo che semhra raffigurare una figura umana acefala stilizzata: un bu ,(() dalla base del collo all'inguine. con le braccia allargate che si allungano fino agli spigoli della

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cassa. do ve sono sorretti da triangoli . che si ripetono sui quattro spigoli collegati da braccia con pendente al centro, Si tratta in rcaltù di un sarcofago semi lavorato con fasce semicircolari con elemento cuoriforme pendulo e di"co nella parte superiore. che veni\'(1 poi terminato in loco: le braccia si tra"formavano in ghirlande con Uil grappolo d'U\'a pendente. i triangoli in te"te hovine. i dischi in teste di medusa o in rosette I .

Il manufatto. che si puù a"segnare alla classe

dei "arcofagi a cassa parallelepipeda2• è alto 111

(l. 7 5. ha i lat i maggiori m. l.lO di lunghezza: quelli bre\'i di m I.

Il "arcofago che si presenta "emilavon1to. allo "UlIO di sbolzatura. ci ricorda gli Halbfabri kate Sarkophage de II" isola di Mannara. i quali. prodotti soprattutto per essere esportati. usci vano dalle ca ve giù sboZlat i ne IIc loro componenti a rilievo. consistenti normal-

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mcnte in: cllrnice piatta al bordo e zoccolo piat­to di base (lungo i margini della cassa parel­IcIcpipeda). I sarcofagi raggiungevano in qucsto stato il luogo di destinazillne. dove veni­

vano ultimati nelle botteghe locali ·~. Questo sistcma di prcfabbricazione era dif­

fu so sllprattutto per i sareofagi, specie quell i a ghirlande. in cui i dil,egni dcgli elemcnti pllr­tanti. dei fe stoni e della decorazione interna erano eseguiti in forma schematizzata nelle stesse cave. Il fenomeno è attestato sicura­mente nel Proconneso. ad Afrodisia c nellc cave di Efeso. Mileto. Aizanoi. A voltc la dc­corazione dei sarcofagi sgrossati ven iva portata a termine nelle officinc locali: ma centinaia di peni di qucsto tipo. semplicemente li sc iati e senza decnra;:ione supplcmentare, crano esportati per essere completati dagli artigiani nclle città di arri vo. Molti sarcofagi ricavati in marmo anatolico furono lasciati senza ulteriori decorazioni poiché la Illro stessa provenienza sembra fosse considerata un segno di ricchez­

/ a". " sarcofago di Aliaga trova puntuali con­

fronti con i sarcofagi presenti ad Assos (Troade) e con quelli rin venuti nel mare di Grecia. a Capo Mctone.

Nella necropoli di Assos. si possono ammi­rare ancora oggi numerosissimi sarcofagi si mili al nostro e con alcunc varianti al tema (figg. J-6). anche il materiale non lasci a dubbi sulla proveI11en/a .

In prossimitù di Capo Metone) è stato rin­venuto il carico di una nave lapidaria naufraga­ta costituito da casse di sarcofaghi "emilav()­rati. in una pietra vulcanica. detta lapis sar­cophagus (fig. 7), provcnicnti da cave dell" Asia Minorc c databili al II-III sec. d.C.

Le ofTicinae marmorariac. situate nelle cave o nelle cittù vicine. produccvano manufatti scmilavorati. rendendo alla committenza più economico l'acquisto dei prodotti(l. I pc//.i selllilavorati. prove archeolllgiche dell'esistcn­za delle (!tticil/ae. sono stati trovati nelle cavc de II" Attica. a Karystos. a Naxos. a Chioso a Skiros. a Thasos, a Docimium. ad Aphrodisias.

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Fig. 7 Capo M('/ol/ p (Grecia). sarl"ofaxhi emi/m'orali (da Archeo. a XXI!. 1/. 1.)7. 2003. p. 43)

a Hicrapoli , ad Efeso, nell ' i o la di Proconneso, in Egitto. a Simitthu .... a Saint Béat, a Luni.

La semi lavorazione ser iva a diminuire il pe o de l blocco per facilitarne il tra 'porto e nello . tesso tempo ne aumenta a il va lore com­merciale. A ubire tale proce o erano i blocchi di marmo de tinati a di ventare colonne, ba i, capi telli , architravi, ma anche teli , statu e ar­

cofa!.! i7. In alcuni casi le colonne presentavano

il S;;ll1nOSCapo e l'imoscapo in ulla fase di lavoralione a subbia c gradina più avanzata, con l'intaglio di tondini e li telli . Numerosi imi ono gli e empi di ba i e capi telli e portati in vari tadi di lavorazione, come quelli del carico del relitto di Side, co ti­tui to da ba i e capitelli ionici in marmo procon­

ne i09. Molti di quest i manufatti erano impie­oati anche enza I ultima rifinitura, soprattutto o

nel III e I V secolo d. C. IO.

I sarcofaoi a !!hirlande del Proconneso. di c o ~

Efeso, di Afrodi ia e di Hierapoli . sono e empi molto comuni di manufatti . emi lavora ti ,

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Fig. Smime. sal< ofago lemi/a l'OralO Il ghirlal/de.

r lg. 9 Sardi. arco agI! Il gl/lrlal/(/e del ' 'l ''' dl" 'O «di Ejel(l» .

e portati in tutto il bac ino del Mediterraneo (figg. 8-9). Pcr que ti la emi lavorazione con­si te a nell ' intaglio dello chema decorativo di ba e ui tre lati di una cassa rettangolare, inca­vata all' interno. Vi erallo . bozza te le cur e delle ghirl ande con l' intaglio chemati co del grappolo d' uva. che da que te pende va. Le e tremità presentavano bozze rettangolari che avrebbero as:-,unto la forma dei portatori di ghirlande, eroti , iuorie e protomi animali . Le ohirlande incornicia ano di schi che a rebbero o . accol to la decorazione di ro ette, teste di Medu e e patere 11 • Ma i sarcofagi erano di varie tipologie e potevano e ere e portati in una forma più emplice, per e ere completati da offici ne loca li.

Vi ono vari esemplari di sarcofag.i la cui lavoraz ione non è . tata ultimata. come ad e empio que lli in Proconneso e portati in Siria nei primi dccenni del III secolo d.C. e utili zza-

ti nella forma abbo7l.ata nella necropoli di Tyro.

Alcuni tipi sono in vece molto particolari perché lavorati e semila\'orati allo stesso tempo come il sarcofago di Bergama (figg. IO-II) .

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Il commercio dci marmi assunse in ctà imperiale romana una portata molto va"ta. Esso si servi va quasi unicamente dc Ile vie d' acqua. era perciò e"senziale che Il: cave fos~ero si tuate in pros"imitù del mare. di fiumi o di canali na­vigabili, I marmi erano trasportati su navi appo"italllente costruite . //{/\ '('\, hl/Jidol'io('1 2 (fig . 12).

Da alcuni anni. l'intensificarsi dci rin\'eni­menti di relitti di tali navi ha fornito elementi molto importanti circa le rotte .;,eguite e il tipo eli carico, Questo ve ni va sgrossato gi~l nella cava e par/ialmente lavoratu. per semplificare al massimo il trasporto c il relativo costo. Una volta giunto a destina/ione. il carico. che fin elal momcnto dell'estral.ione aveva subito tutta una scrie di \'erifiche. era ulteriormente cnn­trullato dal personale contabile. i whd/lII'ii li

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mrio//ilms 1/1(/1'/110/'111/1. pcr proseguire poi il suo iter nel complesso sistcma burocratico di con­trollo statale al cui vertice era il pmcl/I'orol' rna /'J/'I(J/'llllll ,ì.

Si è ipntizzato che qucsto utiliuo fosse dipeso dalla mancanza di officine locali capaci di ultimare la decorazione dei sarcofagi pro­connesi. È anche probabile che il prop;ictario di un sarcofago. considcrando l'alto costo del prodotto finito . si accontentasse solo ciel presti­gio della qualità del marmo. rinunciando alla lavoraziune completa. Infine si PU() anche pen­sare che. in alcuni casi. la repentina murte del proprietario abbia determinato l'utilizzazione del sarcofago cosÌ come veni va eSpl)[·tato 1-1.

I manufatti selllilavorati delle officine

attiehe l) e di quelle di Docimiulll lh erano

ampiamente richiesti. non perché meno costosi. ma per il IonI prestigio. data l'alta qualitù este­

tica' 7. Il valore economico e l'importanza ciel pello erano diversi. a seconda che si trattasse di un manufatto sbouato. semi lavorato. quasi o

dci tutto rifinito' x. Un'officina altamente spe­cializzata nella lavora/ione del marmo era quella di Afrodisia. nella quale si formarono varie generalioni di artisti. esperti nella scul­tura tanto da essere richicsti in altri centri sia orientali che occidentali.

Un coperchio cii sarcofago. anch'esso allo stato di scmilavoraLione. rivoltato e speuato quasi al centro. è stato ritrovato reimpiegato nel!" Area" della cittù di Kyme. precisamente al!"interno dci castello medievale. collocato al centro di un vano (forse una chiesa)") (t'il.!. 13 ). La forma dci tetto è a doppio spiovente con pic­coli acroteri angolari e ampio listello lungo il bordo. Il coperchio, tenendo conto delle mi­

sure e del materiale. granito ross0 211• si adatta

bene al sarcofago di Aliaga. In conclusione possiamo dire che il sarcofa­

go di Aliaga appartiene alla classe dei sarcofa-

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Fi~. 14 ClI"/cll" d, !\nI/t'. n!l't'n'i/io di ''/l 'C''/II .!.!'' n ' itl1l , it · ~{// (/ .

gi a cassa parallelepipeda semi lavorati di ctù imperiale prodotti in Asia Minore. specifica­mente nel Proconneso. cui conduce anche la qualitù del marmo impiegato per la sua elabo­

ra/.ione 2': anche I" iconografia del manufatto è da riportare senza dubbio ai motivi in uso nel­l'isola di Mannara.

Il sarcofago di Aliaga proviene probahil­mente da Kyme: il ritrovamcnto del coperchio nel castello di Kymc è un dato importante pcr poter con fermare questa ipotesi.

NOTE

I Sull'argomento si veda: L. Todisco, Un sarcofago semilavorato di fabbrica proconnesiana in Apulia, in Scultura antica e reimpiego in Italia Meridionale, Edipuglia 1994, pp. 173-185 .

2 G. Koch- H. Sichtermann, Romische Sarkophage, Handbuch der Archaologie, Mlinchen 1982, pp. 62-80, con bi bI. prec. Un sarcofago a cassa parallelepipeda, che misura: 2,17 m i lati maggiori, 0,83 m quelli brevi , altez­za 0,70 m, era stato rinvenuto nella necropoli di Kyme, e pubblicato da J. Bouzek, The necropolis soundings, pp. 101 -1 06, fig . 14, in Aa. Vv., Kyme II, The results of the Czechoslovack Expedition (conducted by A. Salac' and J. Nepomucky), Praha 1980.

3 N. Asgari, in AA, 1977, pp. 329-335, 376-378; D. Monna - P. Pensabene, Marmi dell 'Asia Minore, Roma 1977, pp. 159-167; Koch - Sichtermann, Romische Sarkophage ... , cit. , pp. 486-492 .

4 M. Waelkens, Colline di marmo, in "Archeo", n. 30, agosto 1987, pp. 25-29.

5 F. Paolucci, Roma di marmo, in "Archeologia Viva", a. XXII, n. 97, n.s. , gennaio/febbraio 2003 , p. 43. La conquista della Grecia e del Mediterraneo orientale portò all'apertura del mercato romano per i marmi greci orientali, che così lo invasero con i loro colori . Plinio narra come il marmo fece la sua prima comparsa in Roma per opera di L. Licinio Crasso agli inizi del I sec. a.c.

6 Ibid., pp. 354-358.

7 Le colonne erano di dimensioni standard, presenta­vano un collarino all'estremità per proteggerle dagli urti e a volte lungo il fusto erano incisi dei cerchi rientranti per facilitare l'operazione di rastrematura. Un esempio sono le colonne del relitto di Punta Scifo o quelle abban­donate nelle cave di Chemtou, Karystos e sul Mons Claudianus.

8 Un esempio sono le colonne del deposito del Tempio dei Fabri Navales. Cfr. P. Pensabene, Il fenome­no del marmo nel/a Roma tardo-repubblicana e imperi­ale, in Marmi Antichi Il Cave e tecniche di lavorazione, provenienza e distribuzione, Roma 1993-1995, p. 333-373.

9 N. Asgari , The Stages of Workmanship of the Corinthian Capital in Proconnesus and its Export Form, in N. Herz, M. Waelkens (ed.), 1988, pp. 115-1 25 .

IO D. Monna, P. Pensabene, Marmi dell ' Asia Minore, Roma 1977, p. 151 sgg.

11 H. Dodge, Ancient Marble Studies: Recent Research, JRA 4,1991 , p. 38. Esempi di sarcofagi semi-

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lavorati in questo modo sono quelli trovati nel relitto di Capo Metone, in Grecia.

12 Le navi lapidarie, mediamente lunghe dai 25 ai 40 metri e capaci di un carico utile fra le cento e le trecento tonnellate, erano imbarcazioni appositamente rinforzate per reggere gli enormi pesi a cui erano sottoposte. I numerosi relitti identificati di lapidariae hanno permesso di ricostruire anche i criteri di carico (v. fig. 8).

13 L. Luschi, Le cave, la lavorazione, il commercio, in "Pisa Museo Aperto", a. 3, n. 4, luglio 1990, p. 7.

14 In una necropoli , datata al II-III secolo d. c., nei pressi delle cave di Saraylar sull'isola Marmara sono stati rinvenuti 48 sarcofagi, non completati nella lavo­razione e fratturati, appartenenti a persone di basso rango come testimonia il povero corredo funebre. Si presume che in questo caso i marmorarii, che lavoravano nelle vicine cave, ebbero il permesso di utilizzare i sarcofagi danneggiati e quindi non più adatti ad essere esportati. Cfr. J. B. Ward-Perkins, Marble in Antiquity, London, 1992, pp. 129 sgg.

15 Si tratta dei sarcofagi a fregio continuo.

16 Tali officine erano specializzate non solo nei sar­cofagi a colonnette, ma anche nei manufatti come i labra e le are, come quelli ritrovati nel Relitto di Punta Scifo.

17 P. Pensabene, 1993-1995, p. 355. I prodotti di Docimium erano esportati anche completamente rifiniti, forse a causa dell ' alto costo del trasporto, essendo le cave lontane dal mare, come è stato ipotizzato da Ward­Perkins.

18 P. Pensabene , 1990, p. 256.

19 Sul castello medievale di Kyme si veda: S. Lagona, Kyme eolica, in Aslantepe, Hierapolis, lasos, Kyme. Scavi archeologici italiani in Turchia, Marsilio ed. Venezia 1993, pp. 264-270; S. Patitucci - G. Uggeri, Kyme eolica e il castello bizantino, in "Rendiconti Pontificia Accademia", LXXII, 1999-2000 (2001), pp. 47-112; S. Lagona, Nuove indagini a Kyme eolica, in "BolI. Min. BB. CC. AA" 1988, pp. 30-31; Parapetti, Il castello di Kyme, in questo stesso volume.

20 Il materiale è costituito da granito rosso la cui area di estrazione, in Asia Minore, potrebbe essere meglio definita mediante un' analisi di laboratorio.

21 Su questa produzione si veda: G. Koch- H. Sichtermann, Romische Sarkophage ... , cit. , pp. 476-557 ; N. Asgari, in "A.A." , 1977, pp. 329-380; D. Monna, P. Pensabene, Marmi dell 'Asia Minore, Roma 1977, p. 145-174; P. Pensabene, in Società romana e impero tardoan­tico, III, Le merci, Gli insediamenti, a cura di A. Giardina, Roma-Bari 1986, pp. 333-341 (importazioni in Italia).

II\DICE

s. Lagol/(/, Kyme alla luce delle nuove scoperte

G. Pettinalo. La patria di Esiodo, cerniera tra Oriente e Occidente

A. Mele. La tradizione su Kyme eolica

o. Be/ree/ere. Prospezione Archeologica nel sito di Kyme (Namurt Limani) .

M. Fmsm, Ceramiche Sigillate Orientali dalla collina di Kyme .

G. Mal/gmwro, Nuove iscrizioni greche di Kyme .

R. Parapetti. Il castello medioevale a Kyme

M. A l/a!Jo/Li. YUNAN-ROMA DONEMi KYME SiKKELERi .

M. Grasso, Le terrecotte di Kyme Eolica .

A. La Marca. Un sarcofago semi lavorato da Aliaga-Kyme •

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