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2015 FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO SPOLETO GREGORIO X PONTEFICE TRA OCCIDENTE E ORIENTE Atti del Convegno storico internazionale nel III centenario della beatificazione di Gregorio X (1713-2013) Arezzo, 22-24 maggio 2014 a cura di MASSIMILIANO BASSETTI ed ENRICO MENESTÒ

« ...quos evidens ex eis utilitas ecclesiae universalis... »: Gregorio X e l’ordine dei frati Minori

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2015

FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDISULL’ALTO MEDIOEVO

SPOLETO

GREGORIO X PONTEFICETRA OCCIDENTE E ORIENTE

GREGORIO X PONTEFICETRA OCCIDENTE E ORIENTE

Atti del Convegno storico internazionalenel III centenario della beatificazione

di Gregorio X (1713-2013)

Arezzo, 22-24 maggio 2014

a cura di

MASSIMILIANO BASSETTI ed ENRICO MENESTÒ

FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO

SPOLETO

Indice

RICCARDO FONTANA, Beato Gregorio X, 184° Papa dellaChiesa Cattolica ...................................................... pag. VII

Programma del Convegno internazionale di studio ........ » XIII

LUDOVICO GATTO, Gregorio X nella storiografia ................. » 1

GRADO GIOVANNI MERLO, Il pontificato di Gregorio X e ilConcilio Lionese II .................................................... » 15

ROBERTO RUSCONI, Il riconoscimento della santità di papaGregorio X in età moderna nelle secche della procedura ca-nonica ................................................................... » 29

SANTIAGO DOMÍNGUEZ SÁNCHEZ, Gregorio X y los reinos hispá-nicos ...................................................................... » 49

PIETRO SILANOS, « ...quos evidens ex eis utilitas ecclesiae universa-lis... »: Gregorio X e l’ordine dei frati Minori ................... » 65

PIERRE-VINCENT CLAVERIE, L’engagement de Grégoire X en faveurde la Terre sainte (1271-1276) .................................. » 97

MARINA BENEDETTI, Gregorio X, il cardinale Orsini e gli ere-tici ....................................................................... » 111

PIERLUIGI LICCIARDELLO, Il culto del beato Gregorio X ad Arezzonel Medioevo (con edizione dei Miracula, B.H.L. 3663) ...... » 127

MARIA GRAZIA NICO OTTAVIANI - ELISABETTA RIZZI, Il lungoconclave di Viterbo (1268-1271) ................................ » 179

INDICEVI

PIER VIRGINIO AIMONE BRAIDA, Le norme di Gregorio X sul-l’elezione del papa (istituzione del conclave) nella riflessionecanonistica del tempo ................................................. pag. 193

SILVIA COLUCCI, « Spectantur Aretii imagines eius vetustissimaediadematae »: note sull’evoluzione dell’iconografia del beatoGregorio X in Arezzo (secc. XIII-XIX) ........................ » 227

GUIDO TIGLER, Il monumento sepolcrale di papa Gregorio X nelDuomo di Arezzo ..................................................... » 263

GRAZIELLA PALEI - PAOLA REFICE, La sepoltura del beato Gregorionella Cattedrale di Arezzo: i reperti tessili ........................ » 307

PIETRO SILANOS

« ...quos evidens ex eis utilitas ecclesiae universalis... »:Gregorio X e l’ordine dei frati Minori

« [...] Un concilio generale con una ben ponderata proibizione ha cercato di evi-tare l’eccessiva diversità degli ordini religiosi, causa di confusione. Ma l’inoppor-tuno desiderio dei richiedenti in seguito ha quasi estorto il loro moltiplicarsi e lasfacciata temerarietà di alcuni ha prodotto una incontrollata moltitudine di nuoviordini, specie mendicanti, ancor prima di aver ottenuto un’approvazione di prin-cipio. Rinnovando la costituzione, proibiamo a chiunque per il futuro di istituireun nuovo ordine o una nuova forma di vita religiosa, o di prendere l’abito in unnuovo ordine. Proibiamo per sempre tutte, assolutamente tutte, le forme di vitareligiosa e gli ordini mendicanti sorti dopo quel concilio, che non abbiano avutola conferma della sede apostolica e sopprimiamo quelli che si fossero diffusi. [...]Ai membri di questi ordini proibiamo assolutamente, inoltre, il ministero dellapredicazione e della confessione verso gli estranei, nonché di dare loro sepoltura.Non vogliamo tuttavia che la presente costituzione si applichi agli ordini deiPredicatori e dei Minori, la cui evidente utilità per la chiesa universale è testimo-niata dall’approvazione [...] » 1.

1 « Religionum diversitatem nimiam, ne confusionem induceret, generale conciliumconsulta prohibitione vitavit. Sed quia non solum importuna petentium inhiatio illarumpostmodum multiplicationem extorsit, verum etiam aliquorum praesumptuosa temeritasdiversorum ordinum, praecipue mendicantium, quorum nondum approbationes princi-pium, effrenatam quasi multitudinem adinvenit, repetita constitutione districtius inhiben-tes, ne aliquis de cetero novum ordinem aut religionem inveniat vel habitum novae reli-gionis assumat, cunctas affatim religiones et ordines mendicantes post dictum conciliumadinventos, qui nullam confirmationem sedis apostolicae meruerunt, perpetuae prohibitioni sub-icimus et quatenus processerant, revocamus. [...] Personis quoque ipsorum ordinum om-nino interdicimus, quoad extraneos praedicationis et audiendae confessionis officium acetiam sepulturam. Sane ad Praedicatorum et Minorum ordines, quos evidens ex eis utilitasecclesiae universali proveniens perhibet approbatos, praesentem non patimur constitutionemextendi. [...] »: Conciliorum Oecumenicorum Decreta, a cura di G. ALBERIGO, G. L. DOSSETTI, P.-

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Così recitava parte della ventitreesima costituzione Religionumdiversitatem nimiam letta durante la sesta e ultima sessione del conci-lio alla presenza di Gregorio X e dei padri conciliari. Riprendendoparzialmente il contenuto normativo della costituzione Ne nimia re-ligionum diversitas del IV concilio lateranense 2, il lionese II stabilì,dunque, quali criteri per limitare la confusio nella vita religiosa, se-guita al proliferare di nuove esperienze di vita regolare dopo il1215 – in particolare quelle dei diversi ordini mendicanti-apostolici– la confirmatio sedis apostolicae e l’utilitas ecclesiae universalis. Tutta-via, il primo dei due principi citati fu ampiamente disatteso dallastessa sede apostolica.

Come mostrano i casi di due ordini mendicanti-apostolici defi-niti da Franco dal Pino “minori” 3 – la fraternità dei Penitenti di

P. JOANNOU, C. LEONARDI, P. PRODI, Bologna, 2002, pp. 326-327 (i corsivi sono del sotto-scritto). Su questa costituzione conciliare, in particolare, si veda M. DE FONTETTE, ‘Religio-num diversitatem’ et la suppression des ordres Mendiants, in 1274. Année charnière. Mutationset continuités. Actes du Colloque international (Lyon-Paris, 30 septembre-5 octobre 1974),Paris, 1977 (Colloques internationaux du Centre National de la Recherche Scientifique,558), pp. 223-229 e B. ROBERG, Das Zweite Konzil von Lyon (1274), Paderborn-München-Wien-Zürich, 1990 (Konziliengeschichte, 2), pp. 330-347.

2 Conciliorum Oecumenicorum Decreta cit. (nota 1), p. 242. Sul valore e sulle conseguenzedi questa costituzione nella vita religiosa del XIII secolo la bibliografia è molto ampia. Milimito qui a considerare i fondamentali lavori di Michele Maccarrone: M. MACCARRONE, Ri-forma e sviluppo della vita religiosa con Innocenzo III, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia,XVI (1962), pp. 29-72; ID., Riforme e innovazioni di Innocenzo III nella vita religiosa, in ID.,Studi su Innocenzo III, Padova, 1972 (Italia sacra. Studi e documenti di storia ecclesiastica,17), pp. 223-337; ID., Le costituzioni del IV concilio lateranense sui religiosi, in ID., Nuovi studisu Innocenzo III, a cura di R. LAMBERTINI, Roma, 1995 (Nuovi studi storici, 25), pp. 179-228. Si vedano, inoltre, la più aggiornata ricostruzioni di M. P. ALBERZONI, I nuovi Ordini,il IV concilio lateranense e i Mendicanti, in Domenico di Calaruega e la nascita dell’ordine deifrati predicatori. Atti del XLI Convegno storico internazionale (Todi, 10-12 ottobre 2004),Spoleto, 2005 (Atti dei Convegni del Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo - Acca-demia Tudertina, 18), pp. 39-89. Per le tendenze spirituali che segnarono la vita religiosaa cavaliere tra XII e XIII secolo si veda oltre a G. MELVILLE, Diversa sunt monasteria et diver-sas habent institutiones. Aspetti delle molteplici forme organizzative dei religiosi nel Medioevo, inChiesa e società in Sicilia: i secoli XII-XVI. Atti del II convegno internazionale organizzatodall’Arcidiocesi di Catania (25-27 novembre 1993), a cura di G. ZINTO, Torino, 1995, pp.323-345, anche il più recente quadro di sintesi dello stesso autore offerto in G. MELVILLE,Die Welt der mittelaterlichen Klöster. Geschichte und Lebensformen, München, 2012, pp.164-226.

3 F. DAL PINO, Papato e Ordini mendicanti-apostolici “minori” nel Duecento, in Il papato

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Gesù Cristo, altrimenti chiamata dalla stoffa del vestito indossatodai suoi membri dei frati Saccati, e la comunità dei Servi della Bea-ta Maria Madre di Cristo di Marsiglia – appare evidente che, sep-pur ampiamente ribadito nel testo della costituzione, non fu ilprincipio del riconoscimento giuridico delle novae religiones da partedella massima istituzione ecclesiastica a costituire il parametro gui-da delle scelte del lionese II in materia di vita religiosa, bensì quel-lo dell’utilitas, vale a dire della funzionalità ecclesiale ed ecclesiolo-gica di un ordine religioso 4.

Se il destino di un altro gruppo penitenziale coevo, quello degliApostolici, infatti, appare più comprensibile alla luce del dettatodella Religionum diversitatem nimiam ed in particolare del primo cri-terio, vale a dire quello del riconoscimento ufficiale da parte dellaChiesa romana – i seguaci di Gerado Segarelli, infatti, non ottene-nero mai né una regola né un documento di conferma da parte del-la curia o di un’autorità diocesana 5 – quello dei due altri ordini

duecentesco e gli Ordini mendicanti. Atti del XXV Convegno internazionale (Assisi, 13-14febbraio 1998), Spoleto, 1998 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studifrancescani e del Centro interuniversitario di studi francescani n.s., 8), pp. 107-159.

4 Su questo tema si vedano le riflessioni di K. ELM, Die Bedeutung historischer Legitima-tion für Entstehung, Funktion und Bestand des mittelalterlichen Ordenswesens, in Herkunft undUrsprung. Historische und mythische Formen der Legitimation. Akten des Gerda-Henkel-Kollo-quiums, veranstaltet vom Forschungsinstitut für Mittelalter und Renaissance der Heinri-ch-Heine-Universität Düsseldorf vom 13. bis 15. Oktober 1991, hrsg. von P. WUNDERLI,Sigmaringen, 1994, pp. 71-90.

5 Gerardo Segarelli, iniziatore della religio degli Apostolici, cercò forse di ottenere unriconoscimento da parte della sede apostolica della comunità cui aveva dato avvio all’iniziodegli anni Sessanta del Duecento, interpellando un suo concittadino molto influente incuria, il notaio apostolico Alberto da Parma, probabilmente nel 1261 quando questi eratornato temporaneamente nella propria città natale. Come ricorda Salimbene de Adamnella Cronica, infatti, egli chiese consiglio ad Alberto il quale lo rimandò all’esame dell’a-bate cistercense di Fontevivo. Questi suggerì a Gerardo di non dare una struttura istitu-zionale alla realtà cui era a guida ma di continuare come aveva cominciato (SALIMBENE DE

ADAM DA PARMA, Cronica, a cura di G. SCALIA, I, Parma, 2007, p. 724). È probabile che gliinterpellati avessero mostrato una certa prudenza, come era consuetudine nei confronti diuna comunità di laici, in attesa di vedere quali sarebbero potuti essere gli sviluppi. Sulnotaio Alberto da Parma e il ruolo da lui esercitato presso la curia romana nei decennicentrali del secolo XIII e sulla cronologia degli eventi, anche in riferimento alle vicendedel Segarelli, mi permetto di segnalare il mio studio P. SILANOS, Gerardo Bianchi da Parma(† 1302). La biografia di un cardinale-legato duecentesco, Roma, 2010 (Italia sacra. Studi e

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sopraccitati mostra la non linearità delle scelte operate dalla sedeapostolica nel corso e a seguito dell’assise conciliare del 1274.

I frati Saccati, infatti, pur avendo ricevuto conferma della pro-pria religio prima da Innocenzo IV nel 1251 e successivamente daAlessandro IV nel 1255 e aver adottato una regola tradizionale del-la vita regularis, quella di sant’Agostino 6, come prevedeva la norma-

documenti di storia ecclesastica, 84), pp. 81-101. Se si accetta l’ipotesi che Alberto videGerardo intorno al 1261 e non dopo il Concilio di Lione II, come parte della storiografiaha inteso – Salimbene racconta, infatti, di essere venuto a conoscenza di questo colloquioda un certo frate Roberto, allora procuratore della comunità legata al Segarelli, quando en-trambi si trovavano a Faenza intorno al 1265 (SALIMBENE DE ADAM DA PARMA, Cronica cit.,pp. 720-722), ma i fatti raccontati da Roberto a Salimbene, dalle parole del cronista fran-cescano, sembrano essere avvenuti prima, quindi plausibilmente intorno al 1261, essendoil notaio Alberto da Parma partito per una legazione apostolica nel regno di Francia nel1262 –, e che oltre all’abate di Fontevivo il Segarelli intrattenne rapporti anche con il ve-scovo parmense, Obizzo Sanvitale, bisogna considerare che un tentativo per trasformare laprimigenia comunità in una realtà regolare secondo le indicazioni della sede apostolica fufatto, senza tuttavia risvolti significativi. Su Gerardo Segarelli e gli Apostolici si veda G.G. MERLO, Salimbene e gli Apostolici, in Società e storia, XXXIX (1988), pp. 3-21 (poi riedi-to in Salimbeniana. Atti del Convegno per il VII Centenario di Fra Salimbene (Parma,1987-1989), Parma, 1991, pp. 144-157); R. ORIOLI, ‘Venit perfidus eresiarca’. Il movimentoapostolico-dolciniano dal 1260 al 1307, Roma, 1988 (Studi storici, 193/196), pp. 23-85; G.G. MERLO, Eretici ed eresie medievali, Bologna, 1989, pp. 99-105; G. ANDENNA, Il carisma ne-gato: Gerardo Segarelli, in Charisma und religiöse Gemeinschaften im Mittelalter. Akten des 3.Internationalen Kongresses des “Italienisch-deutschen Zentrums für Vergleichende Orden-sgeschichte” in Verbindung mit Projekt C “Institutionelle Strukturen religiöser Orden imMittelalter” und Projekt W “Stadtkultur und Klosterkultur in der mittelalterlichen Lom-bardei. Institutionelle Wechselwirkung zweier politischer und sozialer Felder” des Sonder-forschungsbereichs 537 “Institutionalität und Geschichtlichkeit” (Dresden, 10. - 12. Juni2004), hrsg. von ID., M. BREITENSTEIN, G. MELVILLE, Münster, 2005 (Vita regularis. Or-dnungen und Deutungen religiosen Lebens im Mittelalter, 26), pp. 415-442; B. R. CAR-NIELLO, Gerardo Segarelli as the anti-Francis: Mendicant rivalry and heresy in medieval Italy,1260-1300, in Journal of Ecclesiastical History, LVII (2007), pp. 226-251.

6 Fondati dal miles Raimondo Athenulfi nel piccolo borgo provenzale di Hyères e so-stenuti dalla guida spirituale del frate minore Ugo di Digne, i frati Penitenti di GesùCristo adottarono ben presto la regola di S. Agostino, loro suggerita da Innocenzo IV conla lettera Debet ex nostri del 31 marzo 1251. Il 31 luglio 1255 Alessandro IV confermò ladisposizione del suo predecessore con la lettera Ut que fiunt. La lettera di Innocenzo IV èinserta in quella di Alessandro IV (CITTÀ DEL VATICANO, Archivio Segreto Vaticano, Reg.Vat. 24, n. 536, f. 78r-v; ed. in Les Registres d’Alexandre IV (1254-1261), ed. Ch. BOUREL

DE LA RONCIÈRE, J. DE LOYE, P. DE CÉNIVAL, A. COULON, 3 voll., Paris, 1895-1959 [Biblio-thèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome. Registres et lettres des papes du XIIIe

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tiva stabilita dal IV concilio laterananense, furono costretti ad accettarecon rassegnazione le prescrizioni conciliari e confluirono nei decennisuccessivi in parte nell’ordine degli Eremiti di sant’Agostino e in partenell’ordine dei frati Predicatori. Ugualmente, i frati Serviti di Marsi-glia, nonostante fossero stati ufficialmente riconosciuti nel 1257 daAlessandro IV, finirono anch’essi per accettare le disposizioni contenutenella Religionum diversitatem nimiam e morirono, in un certo senso, dimorte naturale, avendo stabilito il concilio che non fossero più accoltinovizi nelle case di questi ordini 7. È a partire da questa chiave di let-tura, dunque, che vorrei rileggere la storia del rapporto tra l’ordine deifrati Minori e papa Gregorio X.

1. TEDALDO VISCONTI: UN OSSERVATORE ESTERNO

DELLA PARABOLA ISTITUZIONALE DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI

Quando Tedaldo Visconti fu eletto papa nel settembre del 1271,l’ordine dei frati Minori aveva ormai compiuto una parabola istituzio-

siécle, 15], n. 659). Sui frati della Penitenza di Gesù Cristo si vedano R. W. EMERY, TheFriars of the Sack, in Speculum, XVIII (1943), pp. 323-334; G. M. GIACOMOZZI, L’Ordine del-la Penitenza di Gesù Cristo. Contributo alla storia della spiritualità del sec. XIII, Roma, 1962(Scrinium historiale, 2); K. ELM, Penitenza di Gesù Cristo, in Dizionario degli Istituti di Perfe-zione, VI, Roma, 1980, coll. 1398-1404; K. ELM, Ausbreitung, Wirksamkeit und Ende der pro-vençalischen Sackbrüder: (Fratres de Poenitentia Jesu Christi) in Deutschland und den Niederlan-den. Ein Beitrag zur kurialen und konziliaren Ordenspolitik des 13. Jahrhunderts, in Vitasfra-trum. Beiträge zur Geschichte der Eremiten- und Mendikantenorden des zwölften und dreizehntenJahrhunderts. Festgabe zum 65. Geburtstag, hrsg. von ID., D. BERG, Werl, 1994 (SaxoniaFranciscana, 5), pp. 67-120 (già in Francia. Forschungen zur westeuropäischen Geschichte, I[1973], pp. 257-324); F. ANDREWS, The Others Friars. The Carmelite, Augustinian, Sack andPied Friars in the Middle Ages, Woolbridge, 2006, pp. 175-223.

7 Nel settembre 1257 Alessandro IV si rivolse al vescovo di Marsiglia, Benedetto, con lalettera Piis propositis ingiungendogli di conferire alla neonata comunità « qui vulgariter nuncu-pantur servi sanctae Mariae matris Christi [...] unam de regulis approbatis » (Regesta pontificumromanorum, ed. A. POTTHAST, II, Berolini, 1875, n. 17013). La lettera fu inserta anche nella suc-cessiva Cum a nobis di Clemente IV del 13 maggio 1266 (ibid., n. 19630). Sui Servi di Mariadi Marsiglia si veda R. W. EMERY, The Friars of the Blessed Mary and the Pied Friars, in Specu-lum, XXIV (1949), pp. 228-238; F. DAL PINO, I Frati Servi di S. Maria dalle origini all’approva-zione (1233 ca.-1304), I/2. Storiografia - Fonti - Storia, Louvain, 1972 (Recueil de travaux d’hi-stoire et de philologie, 49), pp. 672-680; W. HENKEL, Beata Maria Madre di Cristo, frati o servi,in Dizionario degli Istituti di Perfezione, I, Roma, 1974, coll. 1143-1145.

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nale che ne aveva trasformato profondamente i connotati originari 8. Ilprocesso di chiericalizzazione o di “sacerdotalizzazione” dei frati, comeè stato definito da Giovanni Grado Merlo 9, il loro coinvolgimento at-tivo nella cura animarum, in particolare nell’ufficio della predicazione 10

8 Sulla parabola istituzionale dell’ordine dei frati Minori nel corso dei decenni centrali delXIII secolo ancora utile è la ricostruzione di GRATIEN DE PARIS, Histoire de la fondation et de l’évo-lution de l’Ordre des Frères mineurs au XIIIe siècle, Roma, 1982 (Bibliotheca Seraphico-Cappucci-na, 29), pp. 63-246. Si vedano, inoltre, T. DESBONNETS, Dalla intuizione alla istituzione. I France-scani, Milano, 1986 (Presenza di San Francesco, 33); G. G. MERLO, Storia di frate Francesco e del-l’Ordine dei Minori, in Francesco d’Assisi e il primo secolo di storia francescana, Torino, 1997, pp. 3-32; ID., Nel nome di san Francesco. Storia dei Frati minori e del francescanesimo sino agli inizi delXVI secolo, Padova, 2003, pp. 7-200; M. P. ALBERZONI, Minori e Predicatori fino alla metà delDuecento, in Martire per la fede. San Pietro da Verona domenicano e inquisitore, Bologna, 2007 (Do-menicani, 29), pp. 51-119. Sullo sviluppo dei testi normativi francescani nel corso del XIII se-colo si vedano L. PELLEGRINI, Le regole dell’Ordine dei Minori, in FRANCESCO D’ASSISI, Scritti. Testolatino e traduzione italiana, a cura di A. CABASSI, Padova, 2002, pp. 243-249; R. RUSCONI, Laformulazione delle regole minoritiche nel primo quarto del secolo XIII, in Regulae - Consuetudines - Sta-tuta. Studi sulle fonti normative degli ordini religiosi nei secoli centrali del Medioevo, a cura di C. AN-DENNA, G. MELVILLE, Münster, 2005 (Vita regularis. Ordnungen und Deutungen religiosen Le-bens im Mittelalter, 25), pp. 461-481 e J. RÖHRKASTEN, Franciscan Legislation from Bonaventureto the end of the Thirteenth Century, in ibid., pp. 482-500, oltre agli atti del convegno La regoladei frati Minori. Atti del XXXVII Convegno internazionale (Assisi, 8-10 ottobre 2009), Spole-to, 2010 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studi francescani e del Centro inte-runiversitario di studi francescani n.s., 20).

9 R. RUSCONI, ‘Clerici secundum alios clericos’. Francesco d’Assisi e l’istituzione ecclesiastica,in Frate Francesco d’Assisi. Atti del XXI Convegno internazionale (Assisi, 14-16, ottobre,1993), Spoleto, 1994 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studi francescani edel Centro interuniversitario di studi francescani n.s., 4), pp. 71-100 e DESBONNETS, Dallaintuizione alla istituzione cit. (nota 8), pp. 155-169. Per l’utilizzo del termine “sacerdotaliz-zazione” in riferimento allo sviluppo istituzionale dell’ordine si veda MERLO, Storia di frateFrancesco e dell’Ordine dei Minori cit. (nota 8), pp. 23-27. Sulla scelta di vescovi nelle filadei mendicanti e sugli animati dibattiti che tale processo innescò all’interno dei medesimiordini si veda A. RIGON, Vescovi frati o frati vescovi?, in Dal pulpito alla cattedra. I vescovi degli or-dini Mendicanti nel ‘200 e nel primo ‘300. Atti del XXVII Convegno internazionale (Assisi, 14-16 ottobre 1999), Spoleto, 2000 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studi fran-cescani e del Centro interuniversitario di studi francescani n.s., 10), pp. 5-26.

10 Sul coinvolgimento dei frati nell’officium praedicationis si veda Z. ZAFARANA, La predi-cazione francescana, in Francescanesimo e vita religiosa dei laici nel ‘200. Atti dell’VIII Conve-gno internazionale (Assisi, 16-18 ottobre 1980), Assisi, 1980 (Atti dei Convegni della So-cietà internazionale di studi francescani, 8), pp. 203-250 e gli atti del convegno La predi-cazione dei frati dalla metà del ‘200 alla fine del ‘300. Atti del XXII Convegno internazio-nale (Assisi, 13-15 ottobre 1994), Spoleto, 1995 (Atti dei Convegni della Società interna-zionale di studi francescani e del Centro interuniversitario di studi francescani n.s., 5). Si

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e della confessione 11, l’inserimento negli ambienti universitari 12 e, daultimo, ma elemento non meno significativo, il loro impiego a serviziodelle esigenze concrete di governo della sede apostolica 13 segnarono ilpassaggio dalla primigenia fraternità laicale cresciuta intorno a France-sco a un ordine di chierici e intellettuali che, nella seconda metà delDuecento, contava ormai tra le proprie fila circa trentacinquemila fratipresenti in trentaquattro province distribuite in uno spazio geograficocompreso tra la Siria e il Portogallo e tra la Sicilia e l’Irlanda 14.

I documenti papali del periodo del pontificato di Gregorio X,raccolti dall’erudito francescano Giovanni Giacinto Sbaraglia nel

veda, inoltre, lo studio di M. SCHÜRER, Das Exemplum, oder, Die erzählte Institution. Studienzum Beispielgebrauch bei den Dominikanern und Franziskanern des 13. Jahrhunderts, Berlin,2005 (Vita regularis. Ordnungen und Deutungen religiosen Lebens im Mittelalter, 23).

11 R. RUSCONI, I francescani e la confessione nel XIII secolo, in Francescanesimo e vita religiosadei laici nel ‘200 cit. (nota 10), pp. 251-309 e ID., L’ordine dei peccati. La confessione tra Me-dioevo ed età moderna, Bologna, 2002 (Saggi, 562), pp. 9-55.

12 A. RIGON, S. Antonio e la cultura universitaria nell’ordine francescano delle origini, inFrancescanesimo e cultura universitaria. Atti dell’XVI Convegno internazionale (Assisi, 13-15ottobre 1988), Assisi, 1990 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studi fran-cescani, 16), pp. 67-92 (ora in ID., Dal libro alla folla. Antonio di Padova e il francescanesimomedievale, Roma, 2002 [I libri di Viella, 31], pp. 47-67); G. L. POTESTÀ, Maestri e dottrinenel XIII secolo, in Francesco d’Assisi e il primo secolo di storia francescana cit. (nota 8), pp. 307-336. Per un quadro più generale sulla formazione e sul funzionamento delle scuole deifrati mendicanti si vedano gli atti del convegno Studio e Studia: le scuole degli ordini Mendi-canti tra XIII e XIV secolo. Atti del XXIX Convegno internazionale (Assisi, 11-13 ottobre2001), Spoleto, 2002 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studi francescani edel Centro interuniversitario di studi francescani n.s., 12).

13 Si veda, a titolo di esempio, l’utilizzo dei frati mendicanti nella lotta antifedericiananei decenni centrali del Duecento: G. BARONE, La propaganda antiimperiale nell’Italia federi-ciana: l’azione degli Ordini Mendicanti, in Federico II e le città italiane, a cura di P. TOUBERT,A. PARAVICINI BAGLIANI, Palermo, 1994, pp. 278-289.

14 Un quadro di sintesi sui confini spaziali e i tempi dell’espansione dell’ordine dei fratiMinori nel XIII secolo si trova in R. BROOKE, La prima espansione francescana in Europa, inEspansione del francescanesimo tra Occidente e Oriente nel sec. XIII. Atti del VI convegno internazio-nale (Assisi, 12-14 ottobre 1978), Assisi, 1979 (Atti dei Convegni della Società internazionaledi studi francescani, 6), pp. 123-150; L. PELLEGRINI, Storia e geografia del reclutamento francescanodella « prima generazione », in I compagni di Francesco e la prima generazione minoritica. Atti delXIX convegno internazionale (Assisi, 17-19 ottobre 1991), Assisi, 1992 (Atti dei Convegnidella Società internazionale di studi francescani e del Centro interuniversitario di studi france-scani n.s., 2), pp. 3-29 e ID. I quadri e i tempi dell’espansione dell’Ordine, in Francesco d’Assisi e ilprimo secolo di storia francescana cit. (nota 8), pp. 165-201.

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Bullarium Franciscanum con le aggiunte del confratello tedesco Con-rad Eubel, testimoniano efficacemente gli esiti di tale percorso e, inparticolare, attestano l’inserimento dei frati nelle più alte gerarchieecclesiastiche in qualità di arcivescovi e vescovi, il loro coinvolgi-mento attivo, insieme con i frati Predicatori, nel governo dellaChiesa universale, in qualità di nunzi o legati apostolici, di collet-tori per la raccolta di finanziamenti a sostegno della crociata, digiudici delegati in sede locale per giudicare le cause giunte all’au-dientia papale e di delegati papali per la visita e riforma di mona-steri o per la verifica di elezioni vescovili o abbaziali 15.

Tedaldo Visconti, nella sua lunga carriera ecclesiastica, conobbeprobabilmente questo volto dell’ordine dei frati Minori. Vorrei quiaccennare solo alcuni passaggi della biografia storica del papa pia-centino per mostrare come il suo percorso esistenziale, precedenteall’elezione alla cattedra petrina, intrecciò in diversi momenti quel-lo di un ordine che stava subendo nei decenni centrali del XIII se-colo un processo di graduale ma radicale trasformazione 16. La pri-ma tappa di questo percorso è costituita dalla giovinezza di Tedal-do vissuta nella città natale, Piacenza, dove l’allora canonico del ca-pitolo di sant’Antonino 17, assisté all’azione di frate Leone da Pere-go – personalità di spicco di quel minoritismo padano, maturatonell’attività apostolica in stretto collegamento con la curia romana,i cui membri stavano assumendo la guida dell’ordine – il quale ne-gli anni dell’Alleluia aveva ricevuto l’incarico di dirimere i contrasti

15 Bullarium Franciscanum, III, ed. J. H. SBARALEA, Assisi, 1984 (= ristampa anastaticadell’ed. Romae, 1765), pp. 173-241 e Bullarii franciscani epitome, ed. C. EUBEL, Apud Cla-ras Aquas, 1908, pp. 134-139.

16 Oltre al datato studio di E. NASALLI ROCCA, Gregorio X e i suoi tempi, Piacenza, 1928,la biografia storica più completa di Gregorio X rimane ancora quella di L. GATTO, Il ponti-ficato di Gregorio X (1271-1276). Seconda edizione riveduta e ampliata, Napoli, 20072 (Qua-derni di Clio, 9) (ed. orig. Roma, 1959). Si veda anche la voce encicopledica dello stessoautore ID., Gregorio X, in Enciclopedia dei papi, II, Roma, 2000, pp. 411-422 e la voce bio-grafica di B. ROBERG, Gregor X., in Lexikon des Mittelalters, IV, Stuttgart, 1989, pp. 1672-1673. Sul conclave di Viterbo in cui fu eletto papa Tedaldo Visconti si vedano le conside-razioni di A. FRANCHI, Il conclave di Viterbo (1268-1271) e le sue origini. Saggio con documentiinediti, Ascoli Piceno, 1993 e l’attenta analisi di A. FISCHER, Kardinäle im Konkalve. Dielange Sedisvakanz der Jahre 1268 bis 1271, Tübingen, 2008 (Bibliothek des Deutschen Hi-storischen Instituts in Rom, 118).

17 GATTO, Il pontificato di Gregorio X cit. (nota 16), pp. 111-112, nota 8.

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tra gli esponenti del vecchio regime comunale piacentino e il nuovoceto dirigente in ascesa 18; poi, frequentando la curia romana duran-te il pontificato di Gregorio IX, un papa che non solo indirizzòl’ordine verso gli esiti sopraccitati ma che per primo ne lesse lafunzionalità, l’utilitas appunto, su un piano operativo ma ancheescatologico 19.

In particolare, Tedaldo frequentò la curia papale, al seguito diuno dei cardinali più autorevoli del tempo, il vescovo di Palestrinae legato apostolico, Giacomo da Pecorara, la cui influenza politico-ecclesiastica non solo gli ottenne un arcidiaconato a Liegi e un ca-nonicato a Lione ma gli permise di entrare in contatto con espo-nenti di spicco del panorama politico europeo 20, in primis Luigi IXdi Francia il quale, come hanno mostrato le ricerche di Jacques LeGoff, non solo aveva trovato proprio nella spiritualità mendicante

18 Su frate Leone da Perego attivo in qualità di predicatore a Piacenza, Milano e Mon-za nella lotta antiereticale e nella pacificazione dei comuni lombardi, in particolare duran-te il periodo dell’Alleluia, poi eletto ministro provinciale di Lombardia e, infine, impostosulla cattedra arcivescovile di Milano nel 1241 si veda M. P. ALBERZONI, Francescanesimo aMilano nel Duecento, Milano, 1991 (Fonti e ricerche, 1), pp. 31-37; R. PERELLI CIPPO, Traarcivescovo e comune. Momenti e personaggi del medioevo milanese, Milano, 1997, pp. 65-95 e G.G. MERLO, Leone da Perego, frate minore e arcivescovo, in ID., Tra eremo e città. Studi su France-sco d’Assisi e il francescanesimo medievale, Assisi, 20072 (Medioevo francescano. Saggi, 2), pp.269-336. Sul contesto di Piacenza nella piena età comunale e sui contrasti tra le diversefazioni si veda P. RACINE, I vescovi e il governo comunale, in Il Medioevo. Dalla riforma grego-riana alla vigilia della riforma protestante, a cura di ID., Brescia, 2009 (Storia della Diocesidi Piacenza, 2/II), pp. 95-123 e Studi sul Medioevo emiliano. Parma e Piacenza in età comunalea cura di R. GRECI, Bologna, 2009 (Itinerari medievali, 13).

19 Si veda per questo Gregorio IX e gli ordini mendicanti. Atti del XXXVIII Convegnointernazionale (Assisi, 7-9 ottobre 2010), Spoleto, 2011 (Atti dei Convegni della Società inter-nazionale di studi francescani e del Centro interuniversitario di studi francescani n.s., 21).

20 GATTO, Il pontificato di Gregorio X cit. (nota 16), pp. 112-118. Sul cardinale Giaco-mo da Pecorara si vedano, oltre ai datati lavori di E. NASALLI ROCCA, Il cardinale Giacomoda Pecorara. Profilo biografico, Piacenza, 1937 e ID., Problemi religiosi e politici del Duecentonell’opera di due grandi italiani: il cardinale Giacomo da Pecorara e Gregorio X, Piacenza,1938, il puntuale profilo biografico ricostruito da A. PARAVICINI BAGLIANI, Cardinali di cu-ria e “familiae” cardinalizie dal 1227 al 1254, I, Padova, 1972 (Italia sacra. Studi e docu-menti di storia ecclesastica, 18), pp. 113-127 e gli atti della giornata di studio Il cardinaleGiacomo da Pecorara. Un diplomatico piacentino nell’Europa del XIII secolo. Atti del convegnodi studi (Palazzo Galli, 8 giugno 2010), Piacenza, 2010, in particolare il saggio di G.CATTANEI, Rapporti tra Giacomo da Pecorara e papa Tedaldo Visconti, alle pp. 63-75.

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un modello religioso di riferimento ma aveva anche accolto pressola propria corte, nella cerchia dei consiglieri più fidati, diversi fratiMinori fra i quali spicca il nome di Eudes Rigaud, uno dei primiquattro maestri parigini dell’ordine poi consacrato arcivescovo diRouen 21.

Tedaldo poté poi osservare da vicino il ruolo e l’importanza as-sunti da quella parte della dirigenza dell’ordine legata agli ambien-ti di studio, in particolare durante il periodo della propria forma-zione teologica a Parigi, svoltasi probabilmente tra il 1248 e il1252 22, quando Guglielmo di Middletown 23 divenne maestro reg-gente delle scuole dei frati e quando il giovane Bonaventura da Ba-gnoregio iniziò la propria carriera accademica in qualità di baccel-liere biblico 24; poi a Liegi, dove per circa un ventennio, anche secon lunghi periodi di assenza, Tedaldo esercitò la sua intensa attivi-

21 J. LE GOFF, San Luigi, Torino, 1996 (Biblioteca di cultura storica, 215), pp. 624-628. Sul ruolo del frate Eudes de Rigaud, reggente della scuola teologica dei Minori a Pa-rigi dal 1245 al 1247 e poi arcivescovo di Rouen sino al 1275, si veda, oltre alla vocebiografica di T. DE MOREMBERT, Eudes de Rigaud, in Dictionnaire d’histoire et de géographie ec-clésiastiques, XV, Paris, 1963, coll. 1328-1329, il volume di A. J. DAVIS, The holy bureau-crat. Eudes Rigaud and religious reform in thirteenth-century Normandy, Ithaca, 2006 e E.SCHLOTHEUBER, Der Erzbischof Eudes Rigaud, die Nonnen und das Ringen um die Klosterreform im13. Jahrhundert, in Institution und Charisma. Festschrift für Gert Melville, hrsg. von J. F. FEL-TEN, A. KEHNEL, S. WEINFURTER, Köln, 2009, pp. 99-110.

22 GATTO, Il pontificato di Gregorio X cit. (nota 16), pp. 121-122.23 Poco si conosce della vita di questo maestro francescano che sostituì nel 1248 Eudes

de Rigaud sulla cattedra di teologia di Parigi affidata ai Minori. Si vedano lo studio di J.P. GLORIEUX, D’Alexandre de Halès à Pierre Auriol. La suite des maîtres franciscains de Paris auXIIIe siècle, in Archivum Franciscanum Historicum, XXVI (1933), pp. 257-281; i repertori diID., Repertoire des maitres en théologie de Paris au XIIIe siècle, II, Paris, 1933 (Études de philo-sohpie médiévale, 28), pp. 34-36 e P. VICTORIN DOUCET, Maitres Franciscains de Paris. Sup-plément au “Repertoire des maitres en théologie de Paris au XIIIe siècle” de M. le chan. P. Glo-rieux, in Archivum Franciscanum Historicum, XXVI (1933), pp. 12-15 e le voci biografichedi L. HÖDL, Wilhelm von Melitona, englischer Franziskaner († 1257), in Lexikon des Mittelal-ters, IX, München-Zürich, 1998, p. 175 e di W. KOHL, Wilhelm von Militona (William ofMiddleton; Guillelmus de Melitona), Minorit, Theologe († 1260), in Biographisch-bibliographi-sches Kirchenlexikon, XIII, Hamm, 1998, pp. 1250-1252.

24 J. G. BOUGEROL, Introduzione generale, Roma, 1990 (Opere di San Bonaventura), p.10; ID., Introduzione a San Bonaventura, Vicenza, 1988 (Collana di testi bonaventuriani),pp. 35-44. Si veda anche F. CORVINO, Bonaventura da Bagnoregio francescano e pensatore, Ro-ma, 2006, pp. 116-117.

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tà pastorale e dove, come ha mostrato un recente studio di PaulBertrand, a partire dagli anni Trenta del Duecento si era insediatauna comunità di frati 25.

Poi ancora tra il 1267 e il 1268, durante la legazione in Inghil-terra al fianco del cardinale Ottobono Fieschi, l’arcidiacono leodien-se poté costatare l’efficacia della predicazione a favore del progettocrociato svolta dai Predicatori e dai Minori, in particolare dopo cheil principe Edoardo III fece voto di prendere la croce 26. Infine, po-co prima di essere eletto pontefice, tra la primavera e l’estate del1271, a San Giovanni d’Acri sede della provincia minoritica di Ter-ra santa, dove Tedaldo, fra gli altri, conobbe Fidenzo da Padova,autore del celebre trattato Liber recuperationis Terre Sancte – un veroe proprio progetto politico-militare crociato che nasceva dalla lungaesperienza del frate Minore in Oriente – che questi presentò in unaversione ancora provvisoria, su richiesta dello stesso Gregorio X,proprio durante le sessioni del II concilio di Lione 27.

25 P. BERTRAND, Commerce avec dame pauvreté. Structures et fonctions des couvents mendiants àLiège, XIIIe-XIVe siècles, Genève, 2004 (Bibliothèque de la Faculté de philosophie et lettresde l’Université de Liège, 285), pp. 129-133.

26 GATTO, Il pontificato di Gregorio X cit. (nota 16), pp. 126-128. Sulla legazione ingle-se del cardinale Ottobono Fieschi cui partecipò anche l’arcidiacono Tedaldo Visconti, oltrealla biografia storica di N. SCHÖPP, Papst Hadrian V. (Kardinal Ottobuono Fieschi), Heidel-berg, 1916 (Heidelberger Abhandlungen zur mittleren und neueren Geschichte, 49), pp.123-205, ancora punto di riferimento per la ricostruzione delle vicende di questo cardina-le poi divenuto papa, si vedano i lavori di K. HAMPE, Reise nach England vom Juli 1895 bisFebruar 1896. II. Mitthailungen aus einzelnen englischen Handschriften. VIII. Aus einem Registerdes Cardinals Ottobonus von Sankt Adrian (etwa 1259-1267), in Neues Archiv, XXII (1897),pp. 337-372 e di R. GRAHAM, Letters of Cardinal Ottoboni, in English Historical Review, XV(1900), pp. 87-120. Cfr. anche PARAVICINI BAGLIANI, Cardinali di curia e “familiae” cardina-lizie cit. (nota 20), pp. 358-365 e J. H. LYNCH, Cardinal Ottobono’s visitation of Sempringham,1268, and the resulting capitula, in Manuscripta, XXIV (1980), pp. 8-9. Sull’utilizzo dei fra-ti mendicanti per la predicazione della crociata cfr. C. T. MAIER, Preaching the Crusades.Mendicant Friars and the Cross in the Thirteenth Century, Cambridge, 1998 (Cambridge stu-dies in medieval life and thought, 28).

27 Sulla figura di Fidenzo da Padova, oltre alla voce biografica di F. SIMONELLI, Fidenzioda Padova, in Dizionario biografico degli Italiani, XLIII, Roma, 1997, pp. 412-414, si veda-no i puntuali lavori di P. EVANGELISTI, Il Liber recuperationis Terre sancte di Fidenzio daPadova: un progetto egemonico francescano per il recupero ed il governo della Terrasanta, in Acri1291. La fine della presenza degli Ordini Militari in Terra Santa e i nuovi orientamenti nel XIVsecolo. Atti del II Convegno internazionale di studi (Perugia-Magione, ottobre 1991), a cu-

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Quelli di Tedaldo Visconti e dell’ordine dei frati Minori, dun-que, furono percorsi che s’intrecciarono a più riprese. Il futuro Gre-gorio X poté costatare l’utilitas dei frati, in particolare in quegliambiti d’azione che avrebbero costituito il cuore del programma delsuo pontificato: la liberazione della Terra Santa e la riforma dei co-stumi della Chiesa.

2. LA “RICONQUISTA” BONAVENTURIANA:DEFINIZIONE E LEGITTIMAZIONE DI UN’IDENTITÀ MINORITICA

La metamorfosi istituzionale subita dall’ordine nei decenni cen-trali del XIII secolo comportò al contempo una drammatica riela-borazione della stessa identità minoritica, rielaborazione che fu sot-toposta, com’è noto, a un’accelerazione significativa in particolare apartire dalla metà degli anni Cinquanta del Duecento, da quandocioè si innescò la querelle parigina tra maestri secolari e teologimendicanti 28; e poi ancora più sistematicamente e con esiti desti-nati a persistere sul lungo periodo a partire dal febbraio del 1257,da quando cioè nel capitolo generale tenutosi a Roma l’allora mini-

ra di F. TOMMASI, Ponte San Giovanni-Perugia, 1996, pp. 195-225; ID., Fidenzo da Padovae la letteratura crociato-missionaria minoritica. Strategie e modelli francescani per il dominio (XIII-XV secolo), Bologna, 1998 (Istituto italiano per gli studi storici, 43). Paolo Evangelisti èritornato sul tema in ID., Un progetto di riconquista e governo della Terrasanta: strategia econo-mica e militare e proposta di un codice etico-politico attraverso il lessico regolativo-sociale minoritico,in Alle frontiere della cristianità. I frati Mendicanti e l’evangelizzazione tra ‘200 e ‘300. Attidel XXVIII Convegno internazionale (Assisi, 12-14 ottobre 2000), Spoleto, 2001 (Atti deiConvegni della Società internazionale di studi francescani e del Centro interuniversitariodi studi francescani n.s., 11), pp. 137-199. Il trattato di Fidenzio da Padova, commissio-nato da Gregorio X, la cui stesura definitiva è databile tra la fine del 1289 e l’inizio del1290, è edito da G. GOLUBOVICH, Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa e dell’OrienteFrancescano, II, Firenze, 1913, pp. 1-60.

28 Su questo argomento si veda l’ancora fondamentale saggio di Y M.-J. CONGAR, Aspects ec-clésiologiques de la querelle entre Mendiants et Séculiers dans la seconde moitié du XIIIe siècle et le débutdu XIVe, in Archives d’Histoire doctrinale et littéraire du Moyen-Âge, XXVIII (1961), pp. 35-161(ora in traduz. it. Insegnare e predicare. Aspetti ecclesiologici della disputa tra Ordini mendicanti e mae-stri secolari nella seconda metà del secolo XIII e l’inizio del XIV, Padova, 2007 [Studi francescani,10] da cui si cita). Utili considerazioni sul tema si trovano anche in R. LAMBERTINI, A. TABAR-RONI, Dopo Francesco: l’eredità difficile, Torino, 1989, pp. 51-75.

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stro generale Giovanni Buralli da Parma fu costretto dalle circo-stanze e da Alessandro IV alle dimissioni e iniziò il suo generalatoil maestro parigino Bonaventura da Bagnoregio 29.

Proprio in quel capitolo, celebrato alla presenza dello stesso pa-pa Alessandro IV, si posero le basi per un riordinamento dell’ordineche nell’azione del doctor seraficus, come ha osservato Giovanni Mic-coli, prese la forma di una « rifondazione dell’ordine e del suo mo-dello in termini e modi di essere che potevano finalmente rientrarepienamente nel quadro istituzionale e di spiritualità, nei modi dipresenza e di organizzazione » della vita regularis così come si eraandata definendo in particolare a partire dal XII secolo 30.

La “riconquista” bonaventuriana dell’ordine, come l’ha definitafelicemente Thèophile Desbonnets 31, e la ridefinizione di un’identi-tà minoritica che coniugasse l’ideale originario di Francesco con lenuove necessità della religio 32 furono sollecitate, come talvolta acca-de, dal confronto con un “nemico” esterno – identificabile, innanzi-tutto, con i maestri secolari parigini, che cercarono con i loro attac-chi di minare alle fondamenta la legittimità stessa dell’esistenza dei

29 Per la ricostruzione dei fatti accaduti in quei mesi del 1257, che videro il passaggiodi consegne da Giovanni da Parma a Bonaventura da Bagnoregio, si veda A. C. CADDERI,Il beato Giovanni da Parma settimo Ministro Generale dei Frati Minori dopo San Francesco(1208-1289), Villa Verrucchio, 2004, pp. 255-267. Sul ministro generale dei Minori sivedano, inoltre, la voce biografica di A. MAIERÙ, Buralli, Giovanni, in Dizionario biograficodegli Italiani, XV, Roma, 1975, pp. 381-386 e gli atti del convegno Giovanni da Parma ela grande speranza. Atti del III convegno storico di Greccio (Greccio, 3-4 dicembre 2004),a cura di A. CACIOTTI, M. MELLI, Milano-Roma, 2008 (Biblioteca di Frate Francesco, 5).

30 G. MICCOLI, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria di un’esperienza cristiana, Torino, 1991(Einaudi paperbacks, 217), p. 300.

31 DESBONNETS, Dalla intuizione alla istituzione cit. (nota 8), p. 172.32 Particolarmente interessante è la rilettura fatta da Étienne Gilson dell’ambiente in cui

agì Bonaventura da Bagnoregio e delle preoccupazioni che lo mossero nel governo dell’ordine,operata alla luce dello studio del suo pensiero, in É. GILSON, La filosofia di San Bonaventura, acura di C. MARABELLI, Milano, 1995 (Biblioteca di Cultura Medievale, 372), in particolare ilcapitolo L’uomo e il suo ambiente, pp. 7-85, dove Gilson definisce puntualmente i contorni diquello che egli chiama il “problema bonaventuriano” (pp. 66-85). Sull’interpretazione bona-venturiana del charisma di Francesco si veda anche l’attento studio di M. F. CUSATO, Esse ergomitem et humilem corde, hoc est esse vere fratrem minorem: Bonaventure of Bagnoregio and theReformulation of the Franciscan Charism, in Charisma und religiöse Gemeinschaften im Mittelalter cit.(nota 5), pp. 343-382. Sul periodo del generalato di Bonaventura da Bagnoregio si veda ancheCORVINO, Bonaventura da Bagnoregio cit. (nota 24), pp. 144-174.

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mendicanti, e poi con quella parte del clero secolare che si sentivaminacciata nell’esercizio delle proprie prerogative pastorali, con leconseguenti perdite anche in termini economici – ma anche inter-no, per le forti tensioni che agitavano le diverse anime dell’ordine eper « le ferite delle coscienze e gli scandali causati da uomini mon-dani, a causa dei quali l’ordine [...] era vilipeso e disprezzato in va-rie parti del mondo » 33, come denunciò il neoeletto ministro nellaprima epistola ufficiale indirizzata ai ministri provinciali e ai custodidell’ordine il 2 febbraio 1257. Il processo di “riordinamento dell’or-dine” avvenne seguendo tre direttrici in particolare.

La prima, di carattere teologico-speculativa, consiste nella riflessio-ne dello stesso Bonaventura intorno ai temi della povertà e della men-dicità mediante la quale egli, prima in qualità di magister parigino epoi di ministro generale dell’ordine, rispondendo agli attacchi dei mae-stri secolari – in particolare quelli di Guglielmo di Saint Amour e diGerardo di Abbeville 34 – non solo cercò di legittimare da un punto divista teologico l’esistenza dei frati Minori nel quadro dell’ordinamentoecclesiastico, ma mirò anche a fondare e consolidare una precisa imma-gine dell’identità minoritica all’interno dell’ordine stesso, optando peruna soluzione “media” tra l’ideale originario di Francesco d’Assisi e lasua realizzazione storica praticabile dai frati, che ben si adattava, nellesue intenzioni, alla realtà della religio minoritica così come si era andatadelineando nei decenni centrali del Duecento 35.

33 Bonaventura da Bagnoregio, appena eletto ministro, denunciò così l’urgenza di ope-rare una riforma all’interno dell’ordine: « [...] Nunc autem, quia pericula temporum ur-gent et laesiones conscientiarum nec non et scandala mundanorum, quibus, cum Ordo de-beret esse sanctitatis totius speculum, in diversis orbis partibus in taedium vertitur etcontemptum; quae mihi de consilio Discretorum visa sunt corrigenda, nec penitus tacensnec omnino exprimens nec nova statuens nec vincula superinducens nec onera gravia alli-gans aliis et imponens, sed tanquam annuntiator veritatis breviter exprimo, videns illanullatenus reticenda [...] »: SANCTI BONAVENTURAE Opuscula franciscana, ed. A. BONI, S. CER-RINI, R. PACIOCCO, Roma, 1993 (Sancti Bonaventurae Opera, XIV/1), ep. I, p. 112.

34 Su questo si veda M. M. DUFEIL, Guillaume de Saint-Amour et la polémique univesitaire pari-sienne 1250-1259, Paris, 1972, pp. 156-159 e L. BONGIANINO, Le questioni quodlibetali di Gerardod’Abbeville contro i mendicanti, in Collectanea franciscana, XXXII (1962), pp. 5-55. Su Gerardo diAbbeville si veda anche la voce di T. MARSCHLER, Gérard d’Abbeville (Gerardus de Abbatisvilla),scholastischer Theologe an der Pariser Universität (um 1225-1272), in Biographisch-bibliographischesKirchenlexikon, XX, Hamm, 2002, pp. 625-631, dove si trova ulteriore bibliografia.

35 BOUGEROL, Introduzione generale cit. (nota 24), pp. 68-70 e ID., Saint Bonaventure et ladefense de la vie evangelique de 1252 au Concile de Lyon (1274), in S. Bonaventura francescano.

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La seconda direttrice, di carattere legislativo, coincide invececon la risistemazione del corpus normativo dei Minori, formatosi apartire dal 1239, che confluì nelle costitutiones narbonenses del 1260,operazione in cui, secondo il laconico giudizio di Salimbene, Bona-ventura « poco aggiunse di proprio, ma vi aggiunse qualche sanzio-ne penale » 36. Proprio nelle costituzioni, opera squisitamente legi-slativa, Bonaventura da Bagnoregio potè tradurre nella vita istitu-zionale dell’ordine la sua visione “media” che aveva elaborato neitrattati speculativi. Ogni frate, come esprime il prologo del testo,era chiamato a seguire le osservanze regolari in quanto solo esse po-tevano mantenerlo « nell’aveo della sostanziale perfezione e purezzadella regola professata ». Conoscere accuratamente le costituzioni,dunque, era condizione per non brancolare nell’« oscurità dell’igno-ranza » e per non cascare nella « fossa della trasgressione » 37.

La terza direttrice, infine, di carattere agiografico, prese la for-ma delle due Legendae – la maior e la minor – scritte dallo stesso Bo-naventura: un preciso progetto di riconfigurazione del modelloideale di riferimento al quale il maestro generale pensava probabil-mente dai tempi della sua elezione e che intese proporre ai fraticonvenuti al capitolo di Narbonne, modello che, come ha osservato

Atti del convegno (Todi, 14-17 ottobre 1973), Todi, 1974 (Convegni del Centro di studisulla spiritualità medievale, 14), pp. 109-126. Per ciò che concerne la rilettura della figu-ra di Francesco nel quadro della teologia della storia bonaventuriana, fondamentale puntodi riferimento è ancora J. RATZINGER, San Bonaventura. La teologia della storia, Assisi, 2008(Viator, 4), pp. 55-86. Un quadro sui dibattiti tra maestri mendicanti e secolari – in cuigli interventi di Bonaventura rappresentano una parte importante della risposta minoriticaagli attacchi dei magistri parigini – che contribuirono al definirsi dell’identità minoriticanei decenni centrali del XIII secolo si trova in R. LAMBERTINI, La povertà pensata, Modena,2000 (Collana di storia medievale, 1), pp. 56-74.

36 « Et in illo capitulo [il riferimento è al capitolo generale del 1239] facta est maximamultitudo constitutionum generalium, sed non erant ordinate; quas processu temporis ordina-vit frater Bonaventura generalis minister, et parum addidit de suo, sed penitentias taxavit inaliquibus locis »: SALIMBENE DE ADAM DA PARMA, Cronica cit. (nota 5), p. 448. Per le costituzioniNarbonenses si veda ora Costitutiones generales Ordinis Fratrum Minorum, I. (Saeculum XIII), ed. C.CENCI, R. G. MAILLEUX, Grottaferrata, 2007 (Analecta Franciscana 13; Nova series. Documentaet studia, 1), pp. 65-105. Il giudizio di Salimbene de Adam risulta ora ancora più attendibiledopo il ritrovamento da parte di Cesare Cenci delle rielaborazioni delle costituzioni stese per laprima volta nel capitolo del 1239, le cosiddette praenarbonenses, ora riunite seconda la triparti-zione fragmenta, praenarbonenses, vestigia in ibid., pp. 1-63.

37 SANCTI BONAVENTURAE Opuscula franciscana cit. (nota 33), p. 127.

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Luigi Pellegrini, « doveva configurarsi come altamente significativoe cogentemente unificante, capace di collocarsi al di là e al di sopradei motivi polemici, in una visione teologica e teleologica della sto-ria che potesse costituire nello stesso tempo una inoppugnabile ri-sposta ai “detrattori” e una suggestiva proposta di autoidentificazio-ne a tutti coloro che avevano fatto la scelta minoritica » 38.

Non è questa la sede per analizzare nello specifico l’azione diBonaventura da Bagnoregio quale ministro generale dell’ordine sul-la quale si può rimandare ai lavori di Rosalind Brooke e di padreJacques-Guy Bougerol 39, ma vorrei ugualmente citare alcuni brevipassaggi di due opere del doctor seraficus, dai quali si può evincere ilnesso stringente formulato dal maestro generale tra identità minori-tica e funzionalità ecclesiologica dell’ordine. Nella quaestio disputatade paupertate, nella quale Bonaventura da Bagnoregio rispose nell’ot-tobre del 1255, in qualità di maestro reggente della cattedra deifrati Minori a Parigi, agli attacchi di Guglielmo di Saint Amour, ildoctor seraficus, fondando da un punto di vista cristologico il valoredella povertà, osservava nella conclusione all’articolo primo, de pau-pertate quoad abrenuntiationem:

« [...] Proprio, dunque, della cristiana perfezione è per amor di Cristo non posse-dere alcunché nel mondo, né in comune né in proprio. Questo ha perciò senzamezzi termini consigliato il Signore; di questo ha perciò mostrato in se stesso unesempio; a questo ha in molti modi esortato lo Spirito Santo nei santi. A tale po-vertà sì ardua, infatti, esorta, come s’è mostrato, la natura, la Scrittura e la gra-zia; esorta Cristo Signore, con il suo insegnamento, con la sua vita, col suo Spiri-to. Qual altro Spirito, infatti, se non quello di Dio, fa sì che l’uomo disprezzi lecose presenti e ami quelle del cielo? A far ciò, in effetti, non è lo spirito diaboli-co né quello mondano né quello proprio, giacché sempre essi volgono al beneprivato; a far ciò è dunque lo Spirito Santo » 40.

38 L. PELLEGRINI, Introduzione, in SANCTI BONAVENTURAE Opuscula franciscana cit. (nota 33),p. 41. Cfr. anche J. DALARUN, La Malavventura di Francesco d’Assisi. Per un uso storico delleleggende francescane, Milano, 1996 (Fonti e ricerche, 10), pp. 151-177.

39 R. B. BROOKE, Early Franciscan Government Elias to Bonaventure, Cambridge, 1959(Cambridge studies in medieval life and thought, 7), pp. 270-279; EAD., St. Bonaventure asMinister General, in S. Bonaventura francescano cit. (nota 35), pp. 77-105; BOUGEROL, Introdu-zione a San Bonaventura cit. (nota 24), pp. 248-274.

40 « Est igitur perfectionis christianae pro Christo nihil possidere in mundo, nec incommuni nec in proprio. Ideo Dominus hoc expressissime consuluit; ideo exemplum insemetipso ostendit; ideo Spiritus sanctus in Sanctis hoc multipliciter persuasit. Nam huiu-

GREGORIO X E L’ORDINE DEI FRATI MINORI 81

In un passaggio immediatamente successivo Bonaventura da Ba-gnoregio offre la prova dell’influsso dello Spirito Santo all’ispirazionedata ad alcuni di seguire nella povertà il modello di Cristo, quando,passando dal piano cristologico al piano ecclesiologico, osserva:

« [...] E di conseguenza, fu per dettato dello Spirito Santo che il sommo pontefi-ce approvò codesto modo di vita, come dice la decretale Nimis prava sugli eccessidei prelati [il riferimento è alla lettera di Gregorio IX del 21 agosto 1231 con-fluita poi nel Liber extra]: “Si riconosce che la Sede apostolica ha approvato l’ordi-ne e la regola dei frati Predicatori e Minori”. Ragion per cui, assolutamente anessuno è lecito intenderne il contrario, in quanto chi lo facesse mostrerebbe diagire stoltamente, di esporsi ai pericoli e di tentar Dio [...] » 41.

Bonaventura, infine, conclude la sua argomentazione per difen-dere la legittimità della scelta minoritica, annotando ancora:

« [...] In effetti nella regola del beato Francesco [il riferimento è alla Solet annueredel 1223 di Onorio III, la cosiddetta Regula bullata], in cui siffatta povertà èconfermata, contro tali persone si dice [e si cita il formulario della dispositio dellalettera papale]: “Assolutamente a nessuno degli esseri umani sia dunque lecitostracciare questa pagina della conferma nostra o contravvenirvi con temeraria au-dacia” [...] » 42.

smodi arduissimam paupertatem, sicut ostensum est, persuadet natura, Scriptura et gratia;persuadet Christus Dominus instruendo, conversando, inspirando. Quis enim spiritus aliusquam Dei facit hominem contemnere praesentia et amare caelestia? Nam hoc non facitspiritus diabolicus nec mundanus nec proprius, cum semper inclinent ad bonum priva-tum; facit igitur Spiritus sanctus »: SANCTI BONAVENTURAE Opuscula theologica de perfectioneevangelica. Quaestiones disputatae, ed. A. STENDARDI, Roma, 2005 (Sancti Bonaventurae Ope-ra, V/3), q. II, a. I, p. 86.

41 « Et hinc est, quod Spiritu sancto dictante, istum modum vivendi summus Pontifexapprobavit, sicut dicit decretalis de Excessibus praelatorum Nimis prava, quod “ordinem etregulam fratrum Praedicatorum et Minorum Sedes apostolica noscitur approbasse”. Undehuic contrarium nulli prorsus licet sentire, quasi tales videantur stulte agere, periculis seexponere et Deum tentare »: ibidem. La decretale Nimis prava citata da Bonaventura daBagnoregio è edita in Corpus iuris canonici, II. Decretalium colletiones, ed. E. A. FRIEDBERG,Graz, 1959, V.31.17, coll. 842-843.

42 « Nam contra tales dicitur in regula beati Francisci, in qua paupertas huiusmodiconfirmatur: “Nulli ergo omnino hominum liceat hac paginam nostrae confirmationis in-fringere vel ei ausu temerario contraire” »: SANCTI BONAVENTURAE Opuscula theologica de per-fectione evangelica cit. (nota 40), p. 86.

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La difesa dell’identità dei frati Minori, così come la concepì ilmaestro parigino, trovava dunque, nella imitatio Christi, nell’ispira-zione dello Spirito Santo e nell’atto di conferma dell’ordine e dellasua regola da parte del pontefice romano i solidi e inattaccabili ba-luardi, andare contro i quali avrebbe significato inevitabilmenteDeum tentare. Il ruolo confermativo della Chiesa, in particolare, co-stituì, nell’argomentazione bonaventuriana « il passaggio decisivoper la soluzione al rapporto tra idealità e realtà minoritica » 43. Enon è un caso che l’ultima delle quaestiones disputatae de perfectioneevangelica, dedicata al tema dell’obbedienza, si chiuda proprio conun articolo riservato al tema dell’obbedienza dovuta al sommo pon-tefice, un inno al primato petrino nel quale Bonaventura dichiara:

« [...] Sebbene i diversi uomini siano per più legami vincolati alla soggezionedell’obbedienza ad altri, secondo la diversità di gradi, uffici e potestà, tuttavia,questa varietà deve essere ricondotta a un solo primo e sommo capo, in cui risie-de a mo’ di principio l’universale principato su ogni cosa; e non solo a Cristostesso, ma anche al suo vicario; e questo in virtù non di uno statuto umano, madel divino statuto per cui Cristo stabilì Pietro quale principe degli apostoli, cheLui stesso “aveva costituito principi su tutta la terra” (Sal 44, 17) [...] » 44.

Nel 1269 Bonaventura ritornò sul medesimo tema, intervenen-do di persona nella seconda fase della querelle parigina, dopo che ilmaestro reggente dei frati Minori Tommaso da York era stato dura-mente attaccato dal maestro secolare Gerardo di Abbeville. L’accusasi era spostata da un piano teorico a un piano pratico e gli avversaridei Minori mettevano ora in dubbio l’effettiva fedeltà dei frati allaforma di vita che aveva loro indicato Francesco.

43 P. MARANESI, Bonaventura, Ministro generale, di fronte alla Chiesa e all’Ordine francesca-no, in Bonaventura e il francescanesimo nel 750° anniversario della sua elezione a Ministro genera-le. LV convegno di studi bonaventuriani (Bagnoregio, 16-17 giugno 2007), in Doctor Sera-phicus, LV (2008), pp. 17-65, 26.

44 « Licet diversi homines pluribus ligaminibus ad subiectionem obedientiae diversissint astricti, secundum diversitatem graduum, officiorum et potestatum, tamen haec varie-tas ad unum reduci debet summum et primum Antistitem, in uno principaliter residetuniversalis omnium principatus; et non solum ad ipsum Christum, sed etiam iure divinoad eius Vicarium; et hoc quidem congruentissime, cum istud requirat ordo universalis iu-stitiae, unitas Ecclesiae et stabilitas in utroque »: SANCTI BONAVENTURAE Opuscula theologicade perfectione evangelica cit. (nota 40), q. IV, a. III, conclusio, p. 320-321.

GREGORIO X E L’ORDINE DEI FRATI MINORI 83

Così, nel capitolo XI della sua Apologia pauperum – nel quale inten-deva mostrare « come nella professione dei frati Minori » vi fosse « unavera rinuncia sia ad appropriarsi di beni immobili o mobili, che allaproprietà del denaro tanto in proprio quanto in comune » 45 –, riba-dendo la legittimità della distinzione tra uso e possesso dei beni messain discussione dai maestri secolari, il ministro generale fondò la sua di-mostrazione su principi suggeriti dal diritto naturale, civile ed ecclesia-stico. In particolare la distinzione, secondo Bonaventura, era legittima-ta dal legame stretto che intercorreva tra il pontefice e l’ordine stesso.Ancora una volta l’argomentazione di carattere ecclesiologico fu decisi-va per fondare l’identità minoritica stessa. Bonaventura, con un’imma-gine molto ardita ma molto efficace, osserva:

« [...] In verità, come per ogni stato religioso è riconosciuto essere essenziale chenessuno possieda individualmente qualcosa di proprio, così ciò vale per l’interoordine dei mendicanti che, per quanto riguarda la rinuncia alla proprietà, è con-siderato come una singola persona. Quindi, come un monaco o qualsiasi religiosofa uso di vesti, calzari, cibi e qualunque altra cosa che si consuma, ma senza conciò appropriarsi di nulla quanto al dominio individuale, né per tale uso diventaproprietario, perché la proprietà è sempre riservata alla comunità; allo stesso mo-do chi vuole avere un’opinione vera e devota sulla professione dei poveri, deve in-tendere il rapporto tra la loro comunità e il sommo pontefice. Perciò come unacosa donata a un monaco, qualunque sia l’intenzione del donatore, non passa indominio del monaco stesso ma dell’intera comunità, ed è sottoposta alle disposi-zioni dell’abate, anche nel caso in cui il donatore non pensasse di donarlo alla co-munità; allo stesso modo, ciò che viene donato all’ordine dei frati Minori passasotto il diritto, il dominio e la proprietà del sommo pontefice e della Chiesa diRoma. E questo soprattutto perché gli stessi frati per nessun motivo hanno in-tenzione di acquisire per sé il diritto o la proprietà su alcuna cosa [...] » 46.

45 « Quartae responsionis secunda particula undecimumque capitulum, in quo professioFratrum Minorum veraciter carere ostenditur et appropriatione rerum immobilium sivemobilium et proprietate pecuniarum tam in proprio quam in communi »: SANCTI BONA-VENTURAE Opuscula ad ordinem spectanda, II. Apologia pauperum contra calumniatorem, ed. S.MARTIGNONI, A. STENDARDI, Roma, 2005 (Sancti Bonaventurae Opera, XIV/2), cap. XI, pp.362-363.

46 « [...] Sane, quemadmodum essentiale cuilibet Religionis statui esse dignoscitur, quodnulla persona privata possideat aliquid proprium; sic nec huiusmodi pauperum Religio tota,quae quidem quantum ad abdicationem proprietatis censetur sicut una persona. Quemadmo-dum igitur monachus vel quivis Religiosus utitur vestibus, calceamentis et cibis ac ceteris,

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Nei paragrafi successivi del medesimo capitolo, le argomenta-zioni si susseguono intorno al medesimo soggetto ecclesiologico conun’intensità retorica che raggiunge il suo culmine nell’invocazioneche Bonaventura da Bagnoregio rivolge direttamente alla Chiesa diRoma e al suo caput:

« [...] È a te, santissima Chiesa romana, che si rivolge con fiducia la schiera deituoi poveri. A te, come una seconda Ester, innalzata su tutti i popoli come ma-dre di tutte le chiese, come regina e maestra nell’insegnare e nel difendere la ve-rità della morale e della fede. È a te che si rivolge, perché tu ora, come regina,protegga con la tua potenza e la tua giustizia quelli che hai generato come ma-dre e allevato come nutrice. Perché per disposizione divina sei stata degna di sa-lire al grado più alto della dignità pontificale e regale, per essere pronta a difen-dere il popolo di Cristo nei gravi momenti di difficoltà. Alzati allora, madre san-ta, e difendi la tua causa, perché riguarda te, se questo ordine dei Minori professarettamente la verità del Vangelo, e riguarda te, se, nella professione da te appro-vata, si allontana dalla verità. Perciò, se questa santa professione viene accusata dierrore, tu stessa ne sei accusata, tu che l’hai approvata. E tu, che fino a questomomento sei stata maestra di verità, ora saresti ritenuta colpevole di aver autoriz-zato l’errore, e verresti schernita da qualche moderno presuntuoso, come se fossiignorante del diritto divino e di quello umano [...] » 47.

quae usu consumuntur, ita tamen quod nihil sibi appropriat quoad privatum dominium, necpropter talem usum efficitur proprietarius, quia proprietas semper collegio resevatur; sic et decollegio istiusmodi pauperum summoque Pontefice intelligere debet quicumque de professioneipsorum sentire vult tam vere quam pie. Et propterea, sicut illud quod datur monacho, quali-scumque sit intentio dantis, non in ipsius transit dominium, sed totius collegii et subiacet di-spositioni abbatis, etiam si dans nihil de collegio cogitet; sic quidquid datur congregationiMinorum Fratrum in ius, dominium et proprietatem summi Pontificis et Romanae Ecclesiaetransit; praecipue cum ipsi Fratres ius seu proprietatem rei alicuius sibi acquirere nulla rationeintendant [...] »: ibid., cap. XI, 8, pp. 370-371.

47 « [...] Te igitur, sacrosanta Romana Ecclesia, tanquam alteram Esther elevatam inpopulis ut ecclesiarum omnium matrem, reginam atque magistram ad docendam et defen-sandam tam morum quam fidei veritatem, fiducialiter interpellat tuorum pauperum coe-tus, ut quos genuisti ut mater, educasti ut nutrix, nunc etiam ut regina potenter ac iustedefendas; cum idcirco, dispositione faciente divina, pontificalis ac regiae dignitatis verti-cem supremum adipisci merueris, ut in arduis necessitatis articulis ad defensandum Chri-sti populum parareris. Exurge igitur, sancta mater, et iudica causam tuam, quia, si paupe-rum hic Ordo Minorum recte profitetur veritatem Evangelii, tuum est; ac per hoc, si pro-fessioni huiusmodi sanctae error impingitur, tu, quae illam sanxisti, errasse assereris; etquae magistra veritatis hactenus exstitisti, nunc de approbatione erroris argueris et a qui-

GREGORIO X E L’ORDINE DEI FRATI MINORI 85

Bonaventura, pochi anni prima della celebrazione del concilio, aParigi nel 1269 – anno in cui, come attesta un versamento pressola camera regia, Tedaldo stesso si trovava nella capitale del regno inattesa di partire per la Terra santa 48 – stabilì, dunque, nella suaApologia pauperum un vincolo indissolubile tra il destino dell’ordinecui era a capo e quello del vicarius Christi: delegittimare i frati Mi-nori e ipotizzare il loro scioglimento avrebbe significato delegitti-mare il pontefice stesso e gettare nel disordine l’ordo gerarchico del-la Chiesa romana così come si era andato configurando dalla rifor-ma dell’XI secolo. Perciò, la sede apostolica era chiamata a rispon-dere agli attacchi rivolti ai mendicanti dai maestri e dal clero seco-lare per difendere se stessa.

L’esistenza dell’ordine dei frati Minori non poteva più essere giu-stificata semplicemente sul piano di una funzionalità ecclesiale e opera-tiva, anche perché l’ordine stesso continuava a mostrare il fianco alleaccuse d’incoerenza mosse dai maestri secolari, come documenta l’episto-la ufficiale inviata dal maestro generale nel maggio/giugno del 1266 atutti i ministri provinciali, nella quale egli stesso denunciava un persi-stente lassismo tra i frati 49. Occorreva legittimare l’ordine con un ar-gomento inattaccabile ed era necessario che i frati stessi ne prendesserocoscienza. Bonaventura da Bagnoregio era consapevole della partita chesi stava giocando e perciò alzò il livello della posta in gioco ‘costruen-do’ un’ecclesiologia papalista che, pur non toccando mai i livelli estre-mi del suo confratello Tommaso di York, contribuì ad attribuire alpontefice un ruolo che all’interno della Chiesa era da sempre spettatounicamente a Cristo 50.

busdam modernis praesumtoribus velut iuris divini et humani nescia derideris [...] »:ibid., cap. XI, 16, pp. 378-381.

48 G. SERVOIS, Emprunts de S. Louis en Palestine et en Afrique, in Bibliothéque de l’Ecole desChartes, XIX (1958), pp. 282-310, in particolare pp. 285-286.

49 SANCTI BONAVENTURAE Opuscula franciscana cit. (nota 33), pp. 118-123.50 Tra gli studi contemporanei a quelli di Yves Congar occorre considerare almeno due

saggi particolarmente significativi che hanno permesso di inquadrare la Bettelordenstreit en-tro l’orizzonte di una più ampia trasformazione delle teorie ecclesiologiche del tempo. Sitratta dei due classici studi di J. RATZINGER, Der Einfluss des Bettelordenstreites auf die En-twicklung der Lehre vom päpstlichen Universalprimat unter besonderer Berücksichtigung des hlg. Bo-naventuras, in Theologie in Geschichte und Gegenwart. Michael Schmaus zum sechzigsten Gebur-tstag dargebracht von seinen Freunden und Schülern, hrsg. von J. AUER, H. VOLK, II, München,

PIETRO SILANOS86

3. GREGORIO X E LA LEGITTIMAZIONE DELL’UTILITAS

DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI

Probabilmente ne fu consapevole lo stesso Gregorio X. Il suopontificato, del resto, rappresenta uno snodo importante nella storiadell’ordine. Se non si sottovaluta la querelle parigina e non la si ri-duce meramente a una disputa accademica – come del resto dimo-stra la Etsi animarum di Innocenzo IV che nacque proprio dalle viveproteste dei maestri secolari 51 – si comprende bene che il salvatag-gio dei frati Minori e Predicatori fu tutt’altro che scontato. Le pres-sioni politiche che segnarono il destino della Militia templi ne sonoun esempio eloquente. In gioco c’erano due immagini ecclesiologi-che differenti. Quella messa in campo dai frati Minori coincideva,di fatto, con quella del papato. Mettere in discussione i primiavrebbe voluto dire sconfessare l’ecclesiologia romana così come si

1957, pp. 697-724 (trad. italiana L’influsso della disputa degli Ordini Mendicanti sullo svilup-po della dottrina del primato, in J. RATZINGER, Il nuovo popolo di Dio, Brescia, 1992 [Bibliote-ca di teologia contemporanea, 7], pp. 55-80) e dello studio di B. TIERNEY, Origins of PapalInfallibility, 1150-1350. A Study on the Concepts of Infallibility, Sovereignity and Tradition inthe Middle Ages, Leiden, 1972 (Studies in the history of Christian thought, 6). Si vedano,inoltre, i fondamentali lavori di Jürgen Miethke in particolare, J. MIETHKE, De potestatepapae. Die päpstliche Amtskompetenz im Widerstreit der politischen Theorie von Thomas von Aquinbis Wilhelm von Ockham, Tübingen, 2000 (Spätmittelalter und Reformation. Neue Reihe,16) di cui esiste una traduzione italiana Ai confini del potere. Il dibattito sulla potestas papaleda Tommaso d’Aquino a Guglielmo d’Ockham, Padova, 2005 (Fonti e ricerche, 19).

51 Per l’edizione della Etsi animarum di Innocenzo IV del 21 novembre 1254 si vedaChartularium Universitatis Parisiensis, II. Ab anno MCC usque ad annum MCCLXXXVI, ed.H. DENIFLE, E. CHATELAIN, Parisiis, 1889, n. 240, pp. 267-270. Le posizioni storiograficheintorno a questa lettera e alla sua origine, da attribuire o meno direttamente alle rimo-stranze dei magistri secolari e alle teorie ecclesiologiche di Guglielmo di Saint Amour, siveda K. SCHLEYER, Anfänge des Gallikanismus im 13. Jahrhundert. Der Widerstand des französi-schen Klerus gegen die Privilegierung der Bettelorden, Berlin, 1937 (Historische Studien, 314),pp. 29-30 e 129-136; I. ULPTS-STÖCKMANN, Die Mendikanten als Konkurrenz zum Welkleruszwischen Gehorsamgebot und päpstlicher Exemtion, in Wissenschaft und Weisheit, LVI (2003), pp.190-227. Più moderata a proposito la posizione di M. A. K. PAULUS, Welt- und Ordensklerusbeim Ausgange des 13. Jahrhunderts im Kampfe um die Pfarr-Rechte, Essen-Ruhr, 1900, p. 13.Un quadro d’insieme di queste questioni si trova in R. PACIOCCO, Frati Minori e privilegipapali tra Due e Trecento. Con l’edizione del Liber privilegiorum della Biblioteca Antoniana diPadova (cod. 49), Padova, 2013 (Fonti e studi francescani, 16), pp. 38-40.

GREGORIO X E L’ORDINE DEI FRATI MINORI 87

era andata formando da Innocenzo III in poi. La sede apostolica nonpoteva correre un tale rischio.

Occorreva, tuttavia, consolidare fattivamente la legittimazionedell’ordine. Gregorio X lo sapeva e coinvolse fin da subito i fratiMinori nelle priorità della sua agenda politica, così come emergononella Salvator noster inviata all’arcivescovo di Sens, Pierre de Charny,e ai suoi suffraganei il 31 marzo 1272: la liberazione della TerraSanta, la reductio graecorum in seno alla Chiesa di Roma e la riformadei costumi del clero 52. Ma ancor prima di essere incoronato papaa Roma, egli da Viterbo fece recapitare il 4 marzo 1272 all’arcive-scovo di Rouen e frate Minore Eudes Rigaud, tramite Pietro da Co-blenza, frate Predicatore e arcivescovo di Corinto, la Dire persecutio-nis immanitas nella quale chiedeva al presule di accogliere le indica-zioni che gli faceva pervenire tramite il suo nunzio in merito allapreparazione di una campagna di predicazione dell’impresa d’Oltre-mare nella sua arcidiocesi 53.

Gregorio X aveva ben chiaro quali erano le priorità e quali gliinterlocutori da coinvolgere prontamente su un piano operativo.Non è un caso che, prima di lasciare San Giovanni d’Acri, avessechiesto a un altro frate Minore, il già citato Fidenzo da Padova, diiniziare a preparare un dossier, che costituì poi il nucleo centraledel Liber recuperationis Terre sancte, da presentare in occasione delconcilio, così che alla predicazione a favore di un passagium nell’O-riente occupato dai saraceni e alla raccolta dei necessari finanzia-menti per sostenere l’impresa corrispondesse la preparazione di unastrategia militare da attuare al momento opportuno.

Nello corso dello stesso mese, il ministro generale dei Minori sirecò a Roma per partecipare all’incoronazione papale che si tenne il27 marzo 1272 nella basilica petrina; in questo frangente, probabil-mente, Gregorio X richiese a Bonaventura da Bagnoregio di sce-

52 CITTÀ DEL VATICANO, Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 37, n. 2, ff. 51r-52r, ed.in Les Registres de Grégoire X (1272-1276) et de Jean XXI (1276-1277), ed. J. GUIRAUD, E.CADIER, Paris, 1892-1960 [Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome. Regi-stres et lettres des papes du XIIIe siécle, 12], n. 160.

53 CITTÀ DEL VATICANO, Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 37, n. 4, f. 116, ed. in LesRegistres de Grégoire X cit. (nota 52), n. 345; Bullarium Franciscanum cit. (nota 15), n. 1,pp. 173-174.

PIETRO SILANOS88

gliere nelle fila del suo ordine dei frati affidabili e preparati teolo-gicamente da poter inviare a Costantinopoli per intavolare con l’im-peratore Michele VIII Paleologo e con il patriarca greco Giuseppe IBekkos un negotium de fide che avrebbe dovuto concludersi entro l’i-nizio del concilio e che, nei piani gregoriani, si prefigurava come lapremessa necessaria per realizzare il vero e principale scopo del suopontificato: liberare Gerusalemme dall’occupazione saracena 54. Oc-correva, infatti, raggiungere una pax mediterranea per rilanciare unprogetto militare che fosse credibile ed efficace.

Il negotium de fide, infatti, fu portato avanti assieme a un negotium decaritate, come lo chiamano le fonti curiali, vale a dire a un processo dipace politico-militare tra latini e greci. Furono scelti per questa missio-ne quattro frati: Gerolamo d’Ascoli – allora ministro provinciale inSclavonia, poi eletto ministro generale dell’ordine nel 1274 nel capito-lo generale di Lione e papa nel 1288 con il nome di Niccolò IV 55 –,Bonagrazia di San Giovanni in Persiceto 56 – che succederà a Gerola-mo d’Ascoli nella carica di maestro generale dell’ordine quandoquesti sarà nominato cardinale prete nel 1281 –, Raimondo Beren-gario e Bonaventura da Mugello.

Non mi soffermo ora su questa legazione, così importante per iprogetti di Gregorio X, avendola già analizzata in occasione di unconvegno milanese tenutosi nel 2011 sul tema Legati, delegati e l’im-

54 Sulla figura del patriarca greco Giovanni I Bekkos e sui suoi rapporti con la curiaromana si veda G. RICHTER, Johannes Bekkos und sein Verhältnis zur Römischen Kirche, inByzantinische Forschungen, XV (1990), pp. 167-218 e A. RIEBE, Rom in Gemeinschaft mitKonstantinopel. Patriarch Johannes XI. Bekkos als Verteidiger der Kirchenunion von Lyon (1274),Wiesbaden, 2005 (Mainzer Veröffentlichungen zur Byzantinistik, 8).

55 Su Gerolamo d’Ascoli si vedano: A. FRANCHI, Nicolaus papa IV, 1288-1292 (Gerolamod’Ascoli), Ascoli Piceno, 1990; Niccolò IV: un pontificato tra oriente e occidente. Atti del conve-gno internazionale di studi in occasione del VII centenario del pontificato di Niccolò IV(Ascoli Piceno, 14-17 dicembre 1989), a cura di E. MENESTÒ, Spoleto, 1991 (Biblioteca delCentro per il collegamento degli studi medievali e umanistici dell’Università di Perugia,4). Si vedano, inoltre, le voci bio-bibliografiche di G. BARONE, Nikolaus IV., Papst (1288-1292), in Lexikon des Mittelalters, VI, Stuttgart, 1993, p. 1171; EAD., Niccolò IV, in Enciclo-pedia dei Papi, II, Roma, 2000, pp. 455-459; O. GUYOTJEANNIN, Nicolas IV, in Dictionnairehistorique de la papauté, ed. P. LEVILLAIN, Paris, 1994, pp. 1166-1167.

56 Su frate Bonagrazia si veda C. CAPIZZI, Fra Bonagrazia di San Giovanni in Persiceto e ilConcilio unionistico di Lione (1274). Appunti bio-bibliografici, in Archivum Historiae Pontificae,XIII (1975), pp. 141-206.

GREGORIO X E L’ORDINE DEI FRATI MINORI 89

presa d’Oltremare, i cui atti sono in corso di stampa 57. Certo fa ri-flettere l’incarico affidato da Gregorio X all’ordine dei frati Minori,in particolare il cambio di strategia politica rispetto al predecessoreClemente IV che nel 1267 aveva sostituito proprio i frati Minoricon i Predicatori. Il disegno clementino ignorava le richieste del-l’imperatore bizantino di evitare l’invio di nunzi papali che fossero« homines gaudentes in vanitate verborum » – forse un implicitoriferimento proprio ai frati Predicatori – i quali avrebbero potutocomplicare ulteriormente le già di per sé difficili trattative con ilclero e il monachesimo greco, e anteponeva alla riuscita della reduc-tio graecorum il progetto di riconquista dell’Impero latino d’Orientestipulato a Viterbo, con il beneplacito papale, tra Carlo I d’Angiò eBaldovino II di Courtenay 58. Diversamente, Gregorio X ebbe mol-

57 P. SILANOS, ‘Adhereat lingua mea faucibus meis si non praeposuero Ierusalem in capite laetitiaemeae’. Gerolamo d’Ascoli, l’impresa d’Oltremare e la legazione ad graecos (1272), in Legati, delegati el’impresa d’Oltremare, ed. M. P. ALBERZONI, P. MONTAUBIN, Turnhout, 2014 (Ecclesia militans),in corso di stampa. Tale legazione era stata precedentemente citata in studi più ampi aventicome tema la riunificazione delle due Chiese: A. FRANCHI, Nicolaus papa IV cit. (nota 55), pp.35-48 o ROBERG, Das Zweite Konzil von Lyon (1274) cit. (nota 1), pp. 219-282.

58 Sappiamo di questa richiesta dalla lettera di risposta di Urbano IV a Michele VIIIPaleologo del 18 luglio 1263. « [...] Demum autem tua sublimitas tam per easdem litte-ras quam etiam per memoratos nuntios cum multa petivit instantia, ut aprocrisiarios seulegatos nostros, homines videlicet pacis et pacificos Christi discipulos, non gaudentes invanitate verborum neque bono pacis mundanam sapientiam praeponentes, ad tua praesen-tiam mitteremus [...] »: CITTÀ DEL VATICANO, Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 26, n.158, ff. 99v-102r; ed. in Les Registres d’Urbain IV (1261-1264), ed. L. DOREZ, J. GUIRAUD,4 voll., Paris, 1892-1958 [Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome. Regi-stres et lettres des papes du XIIIe siécle, 13], n. 295. Sulle politica internazionale di CarloI d’Angiò si vedano ora le considerazioni di G. BORGHESE, Carlo I d’Angiò e il Mediterraneo.Politica, diplomazia e commercio internazionale prima dei Vespri, Roma, 2008 (Collection del’École française de Rome, 411), pp. 13-19, il quale, tuttavia, ridimensiona, a mio parerein modo eccessivo, il peso delle conventiones et pacta stipulati a Viterbo nel 1267 alla pre-senza e con il beneplacito di Clemente IV. Il testo delle convezioni viterbesi firmate il 24maggio 1267 da Carlo I e Guglielmo II di Villehardouin è conservato in MARSEILLE, Ar-chives départimentales des Bouches-du-Rhône, Cour des Comptes de Provence, B 366, n. 4, edè stato pubblicato da J. LONGNON, Le traité de Viterbe entre Charles I d’Anjou et Guillame deVillehardouin prince de Morée, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, I, Napoli, 1959, pp.307-314. Il testo del trattato del 27 maggio 1267 è tramandato sia nella redazione diCarlo I sia in quella di Baldovino II. Per la prima si sono conservati tre vidimus scritti eautenticati nel 1313 dal re di Francia, Filippo IV il Bello: PARIS, Archives Nationales, J509, nn. 7, 7bis, 7ter; trascrizione in Layettes du Trésor des Chartes, ed. É. BERGER, IV, Pa-

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to a cuore la soluzione positiva delle trattative con i greci e nonesitò a cercare i profili più adeguati per tale missione. Se si consi-dera la legazione affidata a Gerolamo d’Ascoli e compagni nel qua-dro più ampio del coinvolgimento dei frati Minori nella politicagregoriana, non appare del tutto infondato ipotizzare che la buonariuscita della legazione avrebbe costituito un ulteriore motivo di le-gittimazione dell’utilità di quest’ordine per la Chiesa universale difronte alle accuse infamanti che gli venivano mosse contro.

La terza ragione per cui Gregorio X convocò il concilio era la rifor-ma dei costumi del clero. Tale tema stava molto a cuore al neolettopapa, anche perché egli riteneva la crisi morale degli ecclesiastici e deireligiosi una delle cause principali del fallimento dei tentativi messi inatto nei decenni precedenti di recupero della Terra santa. L’11 marzo1273 con la Dudum super generalis egli invitò gran parte degli arcive-scovi e dei vescovi della cristianità e la maggior parte degli ordini reli-giosi – monastici, dei canonici regolari e mendicanti (tra i quali peròsi annoverano solo i frati Predicatori e i frati Minori) – a redigere deidossier da inviare presso la curia papale sei mesi prima dell’inizio delconcilio, nei quali inserire sia i risultati delle attente indagini da loropredisposte per verificare lo stato della vita religiosa ed ecclesiastica, icostumi del clero e dei laici, nelle loro diocesi o relative province diazione sia le soluzioni ritenute più efficaci per realizzare una riformadella Chiesa 59. La presenza tra i consultori per la preparazione del con-cilio del ministro generale dei frati Minori non rappresenta solo un at-to formale. Gregorio X, coinvolgendo effettivamente i frati nella pre-parazione del concilio, confermava loro il diritto e il dovere di collabo-

ris, 1902, n. 5284, pp. 220-224. Si veda la trascrizione del testo anche in Recherches et ma-teriaux pour servir a une histoire de la domination française aux XIIIe, XIVe, XVe siècles dans leprovinces démembrées de l’empire grec à la suite de la 4e croisade, ed. J. A. BUCHON, I, Paris,1860, pp. 30-37. La seconda redazione si trova nel testo della ratifica dei pacta di papaClemente IV del 29 maggio 1267: MARSEILLE, Archives départimentales des Bouches-du-Rhône, Cour des Comptes de Provence, B 366, nn. 5 e 6; edizione critica in A. FRANCHI, I Ve-spri siciliani e le relazioni tra Roma e Bisanzio. Studio critico sulle fonti, Assisi, 19972, n. 1,pp. 148-161.

59 CITTÀ DEL VATICANO, Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 37, n. 65, f. 74, ed. in LesRegistres de Grégoire X cit. (nota 52), n. 220; Bullarium Franciscanum cit. (nota 15), n. 16,pp. 197-198.

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rare al governo della Chiesa universale e questo rappresentava un’ulte-riore forma di legittimazione.

Gregorio X volle, tuttavia, suggellare il pieno appoggio ai fratiMinori con un gesto altamente simbolico che realizzò, come ha sot-tolineato Giovanni Grado Merlo, « il completo inserimento dei fratinell’ordinamento ecclesiastico » 60: all’inizio dell’estate del 1273egli scrisse a Bonaventura da Bagnoregio la lettera A nostre promotio-nis auspiciis con la quale gli comunicava la volontà di nominarlocardinale e consacrarlo vescovo di Albano 61. È la prima volta nellastoria dell’ordine che un frate era chiamato a ricoprire una caricacosì elevata all’interno dell’istituzione ecclesiastica. Il secondo frateche ricoprirà una carica simile sarà l’immediato successore di Bona-ventura da Bagnoregio al generalato dell’ordine, Gerolamo d’Ascoli,il quale a metà degli anni Ottanta del secolo sarà anche il primofrate Minore ad ascendere alla cattedra di Pietro.

La lettera con la quale il potenfice informava il generale dei fra-ti Minori della propria scelta si è conservata solamente nel formula-rio del notaio papale Marino da Eboli. Essa non è tràdita nella re-dazione dei registri di Gregorio X e non è chiaro se non fu maitrascritta in essi. Il pontefice dopo una lunga arenga nella quale,come era norma dello stile curiale, fondò da un punto di vista idea-le la disposizione che emanava, osservò che la scelta di coinvolgereil ministro generale dei frati Minori nel collegio cardinalizio era l’e-sito di una lunga riflessione che aveva trovato conforto nel consigliodegli altri fratres cardinali. La retorica curiale dell’epistola, che ri-trae un Gregorio X combattuto notte e giorno da una non faciledecisione, se letta in trasparenza, potrebbe mostrare la complessitàche si celava dietro l’atto di promozione cardinalizia. Il ponteficeera forse ben consapevole che una scelta del genere avrebbe portatocon sé tensioni e rimostranze all’interno dell’ordine, in particolarein quelle frange che rivendicando una sequela letterale dell’idealeoriginario avrebbero difficilmente accettato questo ulteriore adatta-

60 MERLO, Storia di frate Francesco e dell’Ordine dei Minori cit. (nota 8), p. 30.61 Bullarium Franciscanum cit. (nota 15), n. 27, pp. 205-206. Cfr. anche Die Formular-

sammung des Marinus von Eboli, I. Entstehung und Inhalt, hrsg. von F. SCHILLMANN, Rom,1929 (Bibliothek des Preussischen Historischen Instituts in Rom, 16), n. 216, p. 103.

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mento dell’ordine. Ugualmente, non è da escludere che vi fosseroresistenze anche all’interno dello stesso collegio cardinalizio.

Al contempo, far diventare il ministro generale dei frati Minorimembrum di quel corpo il cui caput era il vicarius Christi – secondo lametafora corporea paolina con la quale Innocenzo III aveva riletto ilrapporto tra papa e cardinali – avrebbe ulteriormente consolidato la le-gittimità dell’ordine di fronte alla Chiesa intera, compreso quel clerosecolare e quei maestri di teologia parigini così tenacemente avversi al-la presenza dei frati Minori. L’intimità fra l’ordine e il papato acquisivacosì una dimensione fortemente simbolica ed ecclesiologicamente radi-cata. Nella medesima promozione cardinalizia, insieme a Bonaventurada Bagnoregio, fu nominato cardinale e consacrato vescovo di Ostia eVelletri anche l’arcivescovo di Lione e frate Predicatore, Pietro da Ta-rantasia, che aveva insegnato a Parigi ed era stato ministro della pro-vincia di Francia, e che succederà a Gregorio X con il nome di Inno-cenzo V 62. Il destino dei due ordini mendicanti maggiori era segnato.Due frati mendicanti nominati direttamente cardinali vescovi.

62 P. VIAN, Innocenzo V, beato, in Enciclopedia dei Papi, II, Roma, 2000, pp. 423-425.Cfr. anche E. LONGPRÉ, Bonaventure (Saint), in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiasti-ques, IX, Paris, 1937, coll. 783-786. Una notizia riportata nel processo di canonizzazionedi Bonaventura, condotto a Lione nel 1480 dall’abate del monastero dell’Ile Barbe e dalcustode della cattedrale cittadina, se confermata da fonti coeve, risulterebbe ulteriormentedecisiva per comprendere il ruolo giocato da Bonaventura da Bagnoregio a Lione a fiancodi Gregorio X. Il miles e giurista Antonio Pisi, uno dei testimoni chiamato a rilasciare lapropria testimonianza di fronte agli oratores apostolici, osservò, infatti, in merito alla no-mina a cardinale del doctor seraficus: « [...] Audivit etiam dici quod cum esset ipse domi-nus Bonaventura cardinalis per papam tunc viventem factus legatus de latere missus estlugdunum ubi etiam obiit et sepultus est in ecclesia fratrum minorum lugdunensium[...] » (B. MARINANGELI, La canonizzazione di S. Bonaventura e il processo di Lione, in Miscella-nea Francescana, XVIII (1917), p. 131). Va naturalmente considerata con la necessaria cri-ticità l’attendibilità di una testimonianza riportata a ben due secoli di distanza dalle noti-zie raccontate. Il teste asserisce spesso, nel corso della deposizione, di essere venuto a co-noscenza dei fatti che riporta a Parigi dove aveva studiato e dove, probabilmente, sia negliambienti francescani sia in quelli universitari circolavano legendae su Bonaventura. Ugual-mente fa riflettere l’utilizzo da parte del testimone di termini giuridici specifici per defi-nire il ruolo del cardinale nominato a Lione da Gregorio X: legatus de latere. Alla fine delXIII secolo i canonisti avevano già definito da un punto di vista giuridico la potestas deilegati papali, in particolare quelli de latere, definendoli alter ego del papa (R. C. FIGUEIRA,“Legatus apostolice sedis”. The Pope’s alter ego according to thirteenth-century canon law, in StudiMedievali, XXVII (1986), pp. 527-574). Se la notizia riportata fosse confermata da fonti

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Bonaventura da Bagnoregio raggiunse Gregorio X a Firenze efece con lui il viaggio fino a Lione, dove l’11 novembre del 1273fu creato cardinale e consacrato vescovo insieme a Pietro da Taran-tasia 63. I due, ormai collaboratori stretti del pontefice, unitamenteall’arcivescovo Eudes Rigaud e a Paolo di Segni, arcivescovo di Tri-poli e anch’egli frate Minore, formarono una commissione istituitadal papa per analizzare i dossier giunti dalle varie parti della cri-stianità circa lo status dei costumi del clero: quattro ecclesiastici dicui un frate Predicatore e tre frati Minori! Questi ebbero fra le ma-ni le diverse relazioni dei vescovi che giunsero a Lione prima delconcilio nelle quali – come documenta quella inviata dal vescovoBruno di Olmütz relativa alla Germania 64 – erano presenti anche

duecentesche ci troveremmo di fronte non solo a un’ulteriore prova del ruolo di “registadel concilio” giocato dal ministro dei frati Minori ma anche ad un altro straordinario ge-sto simbolico operato dal pontefice piacentino a favore della legittimazione dell’ordine deiMinori. Andrebbe chiarita, tuttavia, la ragione che avrebbe mosso Gregorio X a nominareBonaventura da Bagnoregio suo legato a latere a Lione, essendo lui stesso presente in città.

63 A. CALLEBAUT, Le voyage du B. Gregoire X et de S. Bonaventure au Concile de Lyon et ladate du sacre de S. Bonaventure, in Archivum Franciscanum Historicum, XVIII (1925), pp.169-180.

64 Relationes episcopi Olomucensis pontifici porrectae, in Constitutiones et acta publica imperato-rum et regum, III, ed. I. SCHWALM, Hannnoverae-Lipsiae, 1904-1945 (M.G.H. Leges), pp.589-594. Sulle critiche mosse dal vescovo di Olmütz nei confronti dei mendicanti si vedaO. HAGENEDER, “Inobediencia sceleri comparatur ydolatrie”. Bischof Bruno von Olmütz und dieBettelorden, in Römische Historische Mitteilungen, XXVIII (1986), pp. 155-162. Una testimo-nianza interessante circa le accuse che circolarono al concilio contro i frati mendicanti ècostituita dal Liber certarum historiarum dell’abate cistercense Giovanni di Viktring nelquale si menziona un pamphlet inviato al concilio, in parte attribuibile a Guglielmo diSaint Amour, nel quale si avanzava addirittura l’ipotesi di una soppressione dei frati Mi-nori. Nel racconto di Giovanni di Viktring si legge: « Habuit secum vir acutissimi inge-nii ad papale concilium deferendum librum de fratrum Minorum constitucionibus, depaupertate diversimode senciencium, in quo fuerant posiciones atque raciones non modiceillum ordinem super premissis casibus sugillantes. Qui quidem liber Exterminium fratrumMinorum fuisse dicitur titulatus, furtim tamen sublatus et celeriter, a quo nescio, exceptusest et ad concilium deportatus ac fratri eiusdem ordinis litterato, devoto et famoso Bone-venture fuerat consignatus, qui discussis et relectis singulis articulis, qui contra hunc pun-ctum facere videbantur, racionibus et auctoritatibus dissolvere nitebatur. Fuit quidam deBritannorum partibus Gwilhelmus nomine de Sancto Amore dictus, qui fratres de ordini-bus mendicancium acute sugillavit, eorum votum professionis iuxta voluntariam pauperta-tem argumentis validis et subtilibus annullavit; et ob hoc pro favore et absolucione pre-dictorum ordinum famosissimos et litteratissimos papa censuit convocandos, ex quibus ibi

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durissime accuse in merito all’azione degli ordini mendicanti. Ilmonopolio dei frati Minori e dei Predicatori nella commissione va-lutatrice, che avrebbe dovuto dare indicazioni al papa e al concilioriunito su come riformare la Chiesa, dà in parte ragione perciò an-che dell’esito della Religionum diversitatem nimiam.

Occorreva, tuttavia, che il ruolo dei due ordini mendicantimaggiori fosse pubblicamente legittimato di fronte a tutto il conci-lio. Fa riflettere a questo proposito che Bonaventura da Bagnoregioe Pietro da Tarantasia, come narra l’Ordinatio concilii generalis editada Antonino Franchi, siano stati fra i soli tre cardinali a tenere ser-moni pubblici durante il concilio, oltre naturalmente il papa. Ilmaestro generale dell’ordine dei frati Minori ne tenne due, in duemomenti, potremmo dire, strategici: il primo, in occasione dell’arri-vo delle lettere inviate dai nunzi papali a Costantinopoli – frati Mi-nori anch’essi – nelle quali si annunciava l’arrivo degli ambasciatorigreci e la buona riuscita della legazione 65; il secondo, il 29 giugno,durante la celebrazione dell’ufficio liturgico in occasione della festadei Ss. Apostoli, Pietro e Paolo, alla presenza di tutto il concilio edegli ambasciatori greci 66. Un’occasione questa particolare per mo-

Albertus Magnus Ratisponensis, nacione Theutonicus, vir in theologicis et phylosophiciseruditus, venit et Thomas et Boneventura etc. Sed usque hodie remansit non parvulumscrupulum inter professores diversarum religionum de eorum altissima paupertate, licetsuper hoc varie decretales multiplices sint confecte » (IOHANNIS ABBATIS VICTORIENSIS Libercertarum historiarum, ed. F. SCHNEIDER, I, Hannoverae-Lipsiae, 1909 [M.G.H. SS. rer. Germ.,36/I], p. 227).

65 « Item pendente termino sequenti sessionis, frater Ieronimus et frater Bonagratia deordine fratrum Minorum, qui missi fuerunt nuntii cum duobus fratribus per RomanamEcclesiam ad Graecos, miserunt quasdam licteras domino pape, de quibus idem dominuspapa multum gavisus est; et fecit vocari omnes prelatos in maiori ecclesia Lugduni, et ibi,omnibus prelatis existentibus in capis suis, frater B[onaventura] Albanensis episcopus ser-mocinatus est, proposito themate, quod legitur Baruch V, [scilicet]: Exurge Ierusalem et stain excelso, et circumspice ad orientem, et vide electos filios tuos ab oriente sole usque ad occidentem inillo sancti gaudentes Dei memoria. Post cuius sermonem lecte sunt predicte lictere »: A.FRANCHI, Il Concilio di Lione (1274) secondo la Ordinatio Concilii generalis Lugdunensis. Edizio-ne del testo e note, Roma, 1965 (Studi e testi francescani, 33), pp. 75-77. Sul ruolo di Bona-ventura da Bagnoregio al concilio si veda J.-G. BOUGEROL, Le role de Saint Bonaventure auconcile de Lyon, in 1274. Année charnière cit. (nota 1), pp. 425-433.

66 « [...] Eodem anno, et mense, die XXVIII[I] in festo apostolorum Petri et Pauli,dominus papa celebravit Missam in maiori ecclesia sancti Iohannis Lugduni, existentibusibi omnis cardinalibus et prelatis qui ad Concilium fuerunt evocati; lecta est epistola in

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strare pubblicamente il legame che stringeva il papa ai frati Minori.La festa dei Ss. Apostoli rappresentava la festa del papato. Funzio-nalità ecclesiale ed ecclesiologica divenivano così un tutt’uno.

Bonaventura da Bagnoregio morì a Lione tra la quarta e laquinta sessione conciliare, nella notte tra il 14 e il 15 luglio 1274.Il 17 luglio, durante la VI e ultima sessione, fu letto il testo dellacostituzione Religionum diversitatem nimiam. Bonaventura non potéassistere a questo momento, che rappresentava, di fatto, la sua vit-toria di maestro di teologia, di ministro generale e di cardinale ve-scovo, ma ormai il percorso era compiuto.

latino et greco; et cantatum est evangelium per dominum Octobonum in latino, et perquendam dyaconum grecum, in habitu in quo Greci cantare solent in greco, post eum.Quibus dictis, frater B[onaventura] fecit sermonem suum usque ad finem [...] »: FRANCHI,Il Concilio di Lione (1274) cit. (nota 65), p. 82.