La pedamentina di s. martino una delle tante di napoli

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Fotografie ed elaborazioni originali diFotografie ed elaborazioni originali di Antonio Florino Antonio Florino

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La stessa etimologia del termine equivale a “pedemontano” cioè “ai piedi del monte” evidenziando l'originaria funzione del percorso che troviamo così citato già in documenti di età viceregnale (XVI secolo). L'origine della Pedamentina è legata alla fondazione della Certosa di San Martino, promossa da Carlo di Calabria, figlio primogenito del re Roberto d'Angiò. Il percorso, tagliato sinuosamente sul ripido versante orientale del colle, viene infatti creato per il trasporto del materiale necessario ai lavori che hanno inizio nel 1325 sotto la direzione degli architetti Tino di Campiono e Francesco de Vito. (Guida G., Napoli in salita e in discesa, 2000). La costruzione del monastero viene completata nel 1368 sotto la regina Giovanna I che elargisce donazioni di rendite e di terreni tutt'intorno. Il nucleo primitivo della Certosa, con una comunità formata da appena tredici Padri, è racchiuso tra la chiesa ed il retrostante chiostro grande, ma di esso sono rimaste tracce isolate dopo la radicale trasformazione avviata dai Certosini a partire dalla fine del Cinquecento, mutando il volto della Certosa da gotico a barocco. Nel 1329 si avvia l'edificazione del Castel Sant'Elmo voluto da Roberto d'Angiò adiacente al complesso di San Martino e sul luogo ove, probabilmente già in età normanna, era situato un torrione detto Belforete. Della costruzione angioina, non resta più traccia giacchè la fortezza viene rifatta completamente tra il 1537 ed il 1547. realizzato nella massa tufacea della collina, con una singolare pianta stellare a sei punte, il castello è voluto dal viceré Pedro da Toledo come fulcro del sistema difensivo della città. E' dunque dall'età angioina che ha inizio il processo di urbanizzazione della collina con il sorgere di ville e casini immersi in una rigogliosa vegetazione, tra un paesaggio agrario lavorato a poggi ed a terrazze. Il tracciato della Pedamentina diviene, allora, uno dei percorsi privilegiati per l'accesso alla zona, celebrato per la splendida posizione ambientale come ricorda il Chiarini Probabilmente all'inizio la Pedamentina è formata solamente da alcuni tornanti che risalgono il fianco della collina con andamento ampio e regolare come appare nella veduta cartografica della città di Duperac-Lafrery del 1566. Solo in seguito, con l'accrescersi del suo utilizzo e l'inserimento nel perimetro murario, vengono costruite le scale di cui abbiamo una precisa rappresentazione nella Pianta del duca di Noja del 1775.La gradonata inizia dal piazzale di S. Martino, è una passeggiata molto interessante da un punto di vista paesistico perché non essendo stata chiusa tra cortine di palazzi,offre un ampia veduta, dall'alto, di tutto il nucleo più antico di Napoli, di cui si distinguono nettamente il tracciato viario, le fabbriche più importanti, le chiese. Nonostante questa sua posizione invidiabile, è uno dei pochissimi esempi risparmiati dagli scempi della speculazione edilizia. Percorrendo le scale si incontrano anche tratti dell'antica mutazione cinquecentesca voluta da Pedro da Toledo.Lungo la prima parte, quella immediatamente al di sotto del Piazzale di S. Martino, la Pedamentina costeggia diversi edifici abbandonati e fatiscenti, che andrebbero recuperati e ristrutturati. Nell' ultimo tratto, prima del Corso Vittorio Emanuele, la gradonata attraversa un antico nucleo abitato, in cui le condizioni di degrado, e la carenza di servizi rende urgente un intervento di ristrutturazione. Al Corso la pedamentina sbuca alle spalle dell'Ospedale Militare.

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