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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr Sandro Cortese
Rassegna Stampa
02 e 03 Ottobre 2012
A cura dell’Ufficio Comunicazione/URP
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t>vftiìf\lf%* # nniTnimDITTITIfìtìP mtpvnpnxyn n vitìn riyyn fmfhp tfìTn INCURIA La battaglia per ripristinare il de-NeZ/e foto o coro delle stazioni, «luoghi della destro lo memoria» oltre a centri nevralgia stato in cui per il pubblico trasporto, continua versa la da parte del presidente della "Nuo-stazione di va Corrado Alvaro", Giuseppe Ce-Vibo Pizzo. ravolo. Questi toma a rivolgersi al Parch eggi sindaco di Vibo, Nicola D'Agostino, invasi dalle affinché intervenga per porre un erbacce e freno al degrado del sito di Vibo-Piz-strade zo così come di quello di Vibo Ma-allagate alla rina. «Lazona più bella di Vibo Ma-prima pioggia rina, che doveva essere il primo bi
glietto da visita del paese - commenta Ceravolo - con un ufficio postale, con diversi negozi e supermercati, conil porto che peri suoi introiti doveva renderci tutti ricchi, con un intero corpo di Capitaneria \icino e a seguito Finanza e Carabinieri con mezzi navali, con due banche, con un mercatino comunale che sempre di più si sta ingrandendo, è da anni ridotta ad un immondezzaio, e se non fosse stato per l'intervento di alcuni cittadini, saremmo arrivati anche a cose più gravi». Su Vibo-
Pizzo Ceravolo rincara la dose: «E' lasciata nello squallore assoluto, con cespugE che occupano i pochi parcheggi, con zone fangose e di ristagno di acque piovane, operatori ecologici che si vedono poco». Nell'occasione, il presidente della "Alvaro" ne approfitta per chiede «di inviare al piùpresto qualche operatore Asp per la derattizzazione». Da qui la sollecitazione: «Se siete impossibilitati ad operare per problematiche che noi non conosciamo, e per la problematica appena accennata, me ne farò carico io investendo del problema l'amico Calli-po, sindaco del mio paese, che sicuramente interverrà per mettere fine a questa, scusate se la chiamo così, sceneggiata». E infine una proposta: «Se aveste operato come altri Comuni rivieraschi in accordo con delle vere associazioni culturali-so-
«Purtroppo non è la- prima volta
che- chiediamo un intervento, ma-amor a nulla»
ciali, quali siamo noi e Marea la di Vibo Marina, (ovviamente ne riconosciamo anche altre), questo nostro territorio non sarebbe stato vandalizzato e depredato, si è preferito invece far nascere associazioni fantasma che vivono quel tempo necessario della durata di una legislatura legate purtroppo sempre da
quei sistemi che oramai in tanti conosciamo. Mi corre l'obbligo di concludere esortandovi a fare solamente il vostro dovere, senza rancore e comunque se volete
riparare e collaborare con noi c'è sempre tempo, nonostante in questi anni vi ho suggerito molte problematiche che con pochi impegni di spesa si potevano ovviare. Ma non è successo niente, ed allora diventa quasi normale dare le colpe di tutto questo marciume e per il quartiere Stazione alle Ferrovie».
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ISTITUZIONALE ASP VIBO Pag. 3
Vibo. Non ci sono le card per rifornire i mezzi di emergenza. Dall'Asp minimizzano: «Ritardi burocratici»
Niente più gasolio per le ambulanze del "118" NIENTE gasolio per le ambulanze del servizio di emergenza medico 118. Dall'Asp minimizzano: «Solo ritardi burocratici».
Dall'Asp minimizzano: «Solo ritardi burocratici nell'emissione dei mandati di pagamento»
118, ambulanze senza gasolio Niente più card per fare rifornimento agli automezzi. Problemi anche alla Rsa
di FRANCESCO PRESTIA
CHEquelliattualisianotempiduriper tutti, sul piano economico, è inutile ribadirlo. La crisi sta mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie e crea grossi problemi anche ad enti pubblici ed aziende. Non fa eccezione l'Asp al cui vertice, da oltre un anno e mezzo, siede una terna di commissari straordinari inviati da Roma per cercare di eliminare le affermate infiltrazioni e i condizionamenti della 'ndrangheta.
L'imperativo categorico arrivato a suo tempo dalla Regione, a seguito di un duro piano di rientro, è praticamente unosolo: risparmiare, tagliare. Politici ed amministratori usano di solito un termine più elegante e cioè "razionalizzare" ma la sostanza è sempre quella. E così accade che a volte si debbano registrare situazioni francamente paradossali. Questo, almeno, è quanto pensano i comuni cittadini mentre secondo fonti della dirigenza, all'uopo da noi contattate, si tratterebbe solo di situazioni contingenti, non conseguenti cioè a tagli o volontà di risparmiare. Ciò però nulla toglie al fatto che si tratta di vicende che non do-vrebberoaccadere.
Ve ne raccontiamo due che però, a quanto ci viene riferito da fonti della stessa Asp, non sarebbero certo isola
te.Ieriabbiamoappresochedaunaset-timana le ambulanze del 118 non possono più utilizzare le card per fare rifornimento di gasolio. Finora, in sostanza, dovendo rifornirsi di carburante il personaledeimezzi disoccorso sanitario si recava presso un distributore convenzionato e "pagava" con la card elettronica. Un po' come un bancomat, insomma, ed ogni mese arrivava all'Asp il totale da pagare. Negli ultimi tempi però questo sistema è stato sospeso per iniziativa della ditta con-venzionataallalucedeipersistentifor-ti ritardi nei pagamenti. Ambulanze ferme, dunque? Non proprio, perché finora gli autisti stanno pagando con una specie di buoni benzina che, commenta unimpiegato,vengonoaccetta-ti grazie alla disponibilità del titolare del distributore. Come detto, qualche dirigente nega che ciò si verifichi per difficoltà di cassa o per intervenuti tagli anche in questo settore : «L'azienda - così provano a spiegare il problema -fa ogni mese tanti di quei mandati di pagamento che a volte qualcuno finisce in coda e così viene emesso in ritardo. Ma non è un inconveniente nuovo -ammettono - in passato è già avvenuto altre volte, ma poi tutto è regolarmente rientrato». Particolare quest'ultimo che vorrebbe essereadiscarico ma finisce, oggettivamente, per aggravare la
questione. La domanda infatti è semplice : possibile che ciò accada, e ripetutamente, con un servizio così vitale com'è quello delle ambulanze del 118?
Seconda vicenda: neigiorniscorsila Rsa, la residenza per anziani di Moderata Durant, è rimasta sprovvista di carta igienica, tovaglie di carta e tovaglioli. Lo racconta, visibilmente irritato, un artigiano la cui madre è ospite della struttura: «Quando abbiamo chiesto il perché ci è stato detto che da qualche giorno il materiale in questione non veniva consegnato. Per cui avremmo fatto bene a provvedere noi stessi... Ioad esempio hodovutoporta-re tovaglie e tovaglioli». Per fortuna dopo qualche giorno il problema è rientrato ma, commenta l'interessato, è molto probabile che si ripresenti in futuro. Diversa, anche qui, la versione dell'Asp: problemi burocratici avrebbero ritardato gli ordini o i mandati di pagamento ma in ogni caso, ribadisce con la consueta cortesia Michelangelo Miceli, direttore del distretto di Vibo, «alla Rsa la carta igienica non è mai mancata». Da noi ricontattati, alcuni familiari hanno invece confermato il loro racconto. E allora, anche qui, la domanda è la stessa: possibile che tali problemi debbano accadere in una struttura così delicata quale è la Rsa?
©RIPRODUZIONERISERVATA
ISTITUZIONALE ASP VIBO Pag. 4
Il processo
EvaRuscio Requisitoria il 12 novembre
CALENDARIZZATE le ultime udienze del secondo tronconedel procedimento penale per la mortediEvaRuscioche vede quale unico imputato l'anestesista Francesco Costa. Il presidente del Tribunale mono-cratico, Roberto Lucisano ha infatti stabilito che la requisitoria del pubblico ministero Mar ia Gabriella Di Lauro si svolgerà nell'udienza del 12 novembre prossimo. Unasettimanadopo,invece,gii interventi dei rappresentanti di parte civile (Giuseppe Arcuri, Giovanna Fronte, Ercole Mas-sara, Ettore Troielli e Giuseppe Pizzonia) cui seguir anno quelli delcolleglodi difesa nelle persone di Giuseppe Altieri e Michele Pannia. Nell'udienza di ieri è stato escusso il prof. Ventriglia, uno dei consulenti dellaProcurachehariferitosullecir-costanze inerenti le modalità di tratta
mento sia farmacologico che da parte dell'imputato sulla giovane studentessa deceduta il 5 dicembre del 2007 all'ospedale "Jazzolino" per le complicazioni di un ascesso peri tonsillare destro. Lo specialista, che si era rapportato con il collega Vacchiano il quale aveva chiesto un suo parere a seguito delle risultanze dell'esame autoptico, ha riferito tra le altre cose che nel caso di Eva Ruscio vi fossero tutti i presupposti per l'utilizzo di un fibrosco-pio e che la ragazza presenta va tutti gli indici predittivi quali difficoltà respiratorie, di apertura del cavo orale elapresenza di "tirage" anche se era giunta in sala operatoria respirando autonomamente.
Siavvia, dunque, aconclusione il procedimento iniziato il 7 novembre del 2011.
©RIPRODUZIONERISERVATA
SANITÀ CALABRIA Pag. 5
Pizzo. L'anziano sottoposto a un delicato intervento al Policlinico di Catanzaro
Caso di buona sanità reso noto da un napitino PlZZO-Conclusoconsuccessol'interven-to al cuore con il prelievo della vena endoscopia. Per la prima volta, presso il Policlinico catanzarese (Germaneto), è stata eseguita l'importante novità nel campo della microchirurgia a cuore battente che prevede il prelievo della vena senza incidere sulla gamba ed ottimizzando oltre i tempi tecnici di intervento anche la tempistica di ripresa del paziente. Sostanzialmente, con una piccola incisione si estrae il pezzo di vena necessario e l'intervento che solitamente richiedeva 5/6 ore, di fatto si riduce a tre(tempistica approssimativa anche in virtù dell'intervento da eseguire). Dunque, ancora un successoperl'equipedelprofessor Attilio Renzulli. Il paziente su cui si è intervenuto è il 70enne Mario Marrella, di Pizzo Calabro giuntopressolastrutturasanitaria catanzarese con crisi di angina instabile ed edema polmonare: «Diagnosticato e individuato il problema - ha spiegato il professor Renzulli - è stata proposta la soluzione e programmato l'intervento chirurgico con tecniche moderne della cardiochirurgia a cuore battente e, relativo prelievo della vena attraverso una tecnica mini-invasiva. Non è una novità - ha altresì spiegato il luminare - ma, nell'ottica della nostra regione, in cui la sanità è sempre nella tempesta e sempre sottoposta a tagli sulle spese sanitarie, ed anche con un intervento di bypass aorta-coronarico si rappresenta l'efficienza del sistema sanitario pubblico». Nell'interven
to eseguito sul paziente napitino, ad affiancare Renzulli ci sono stati anche i dottori Giuseppe Musolino e Lucia Cristodo-ro, professionista negli interventi a cuore battente, ma, purtroppo, da 8 anni ancora con un contratto a termine. «Anziché magnificare le strutture private, perchè non puntare sulle eccellenze? - l'amaro quesito di Renzulli, secondo il quale -ciò frenerebbe anche l'emigrazione sanitaria verso mete settentrionali o estere. Abbiamo emigrazioni sanitarie fisiologiche verso le grandi strutture del nord e quelle patologiche, verso case di cura e centri del nord ove obiettivo non è la salute del paziente ma il lucro, a beneficio dei gruppi privati settentrionali». Intanto, per ò, il piano di rientro miete tagli importanti tanto che il reparto di cardiochirurgia del primario Renzulli registra il 120 per cento di occupazione posti letto e, talvolta, qualche paziente è costretto a scendere in altri reparti per cedere il posto alle emergenze: «I politici dovrebbero venire a veder e la nostra attività e non orientarsi sullacorrente politica. Ma, pensoche presto crollerà questo sistema fatto di inte-ressieconflitti di interessi.Inoltre,inma-teria di spending review, ritengo che non si possa applicare un taglio lineare del 5 per cento a carico di chi non lavora, piuttosto che togliere lapensione ai falsi invalidi e i benefici ai politici». All'equipe del professore Renzulli i ringraziamenti di Marrella.
SANITÀ CALABRIA Pag. 6
Regolare il servizio ambulanze IN riferimento all'articolo pubblicato ieri dal titolo: "Ambulanze senza gasolio", va chiarito che le ambulanze del Suem 118 continuano regolarmente a prestare il loro servizio su tutto il territorio provinciale. A mancare da circa una settimana non è infatti il gasolio bensì le card finora utilizzate dal personale per fare rifornimento, come per altro era espressamente e correttamente riportato nel corpo del citato articolo nel quale si chiariva che le card sono state sospese dal titolare dell'impianto convenzionato per via dei persistenti ritardi nei pagamenti da parte dell'Asp.
L'increscioso refuso, del quale naturalmente ci scusiamo con le persone interessate e con i lettori, è
dovuto all'imprescindibile necessità di sintesi del titolista redazionale. Ce ne scusiamo anche, naturalmente, con il dottore Antonio Tale-sa, direttore del servizio Suem 118 di Vibo Valentia, il quale, in una breve quanto cortese nota, rileva che «l'articolazione della notizia, con l'errato titolo in caratteri cubitali, può generare errori interpretativi da parte del passante, portato a pensare che le ambulanze non possono circolare poiché prive di gasolio. Fatto che, come detto, non corrisponde al vero, poiché le "nostre" ambulanze sono da circa 15 anni in moto perpetuo e non si sono mai fermate per mancanza di carburante».
©RIPRODUZIONERISERVATA Un'ambulanza del Suem 118
ISTITUZIONALE ASP VIBO Pag. 3
Ciconte: «Sanità distrutta dal commissariamento»
CATANZARO- «Il commissariamento, fortemente voluto e conseguito dal presidente Scopelliti, pur ottenendo il risultato della sensibile riduzione della spesa ha letteralmente mandato a pezzi la sanità calabrese, producendo guasti difficilmente recuperabili». Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale Vincenzo Ciconte, capogruppo di Progetto Democratico. «La drastica riduzione dei posti letto, il blocco del turn over e il mancato rinnovo degli incarichi nella sanità pubblica - aggiunge - porteranno all'aumento dell'emigrazione sanitaria. A fronte di queste scelte manca ancora una politica sanitaria territoriale adeguata ai nuovi bisogni dei cittadini come avviene in altre regioni virtuose del Paese. Insomma ci sembra che attraverso il commissariamento Scopelliti intenda sfuggire al controllo democratico del Consiglio regionale, con un uso strumentale della commissione, a volte esautorata nelle sue funzioni, a volte strumentalmente utilizzata per coprire i limiti dell'azione di governo». «Ieri, durante la seduta della terza commissione che ha audito il Rettore dell'università Magna Graecia di Catanzaro ed i vertici della Fondazione Campanella - dice ancora Ciconte - siamo venuti a conoscenza del fatto che, una delegazione della commissione guidata dal presidente Salerno, su incarico del governatore Scopelliti, si è recata a Roma per individuare una possibile soluzione tecnica alla questione del Polo oncologico. Non capisco la logica di tutto ciò. E solo evidente il fatto, che il Presidente della Regione, coadiuvato da tante strutture tecniche, non è capace di proporre quanto necessario per risolvere in via definitiva i problemi dei lavoratori e l'assetto della fondazione che svolge una funzione importante in un settore delicato della vita pubblica calabrese. Non vorrei che, come è già successo per ben due volte in passato, si arrivi a soluzioni puntualmente impugnate dal governo e bocciate dalla Corte Costituzionale. A noi interessa solo salvaguardare i posti di lavoro e le tante professionalità e competenze presenti nella struttura e poter qualificare ulteriormente le prestazioni erogate ».
SANITÀ CALABRIA Pag. 5
E Corcioni attacca i colleghi che si "imboscano"
I medici chiedono di effettuare i concorsi
FRANCESCACANINO
I PRECARI della sanità, quale futuro? Su questo tema si sono confrontati i Direttori generali deirAoedeH'Asp, il presidente della Provincia di Cosenza e i responsabili del sindacato Smi. Il precariato è un vecchio problema umano e sociale su cui si regge, da anni ormai, la maggior parte dei reparti dell'Annunziata. La scadenzadei contratti, ilpros-simo 31 dicembre, dei 52 medici in servizio, induce a cerca-resoluzioniperevitareildepo-tenziamento di diversi reparti. «Se finora i contratti sono stati sempre rinnovati a dicembre - ha spiegato Claudio Picarelli, responsabile Smi dell'Annunziata - quest'anno le cose sono andate diversamente, perchè il presidente Scopelliti hachiesto unparere alla Corte dei Conti che ha vietato ogni tipo di assunzione, ma il commissario ad acta potrebbe chiedere al Ministero unaderoga». Intanto,dalune-dì prossimo l'ambulatorio di Ortopedia dovrà sospendere il servizio per carenza di medici e la situazione è critica anche nel resto della provincia. «Servono i concorsi, bisogna dire basta al precariato - ha continuato Picarelli - e alle proroghe , perchè la sanità è unbene di tutti». Che sia il momento delle decisioni è quanto riba-
Picarelli, Scarpelli e Oliverio
dito dal presidente Oliverio che ha sottolineato l'inadeguatezza dell'Hub di Cosenza su un territorio di 750mila abitanti: «Nonsono garantitii LEA per questo sono necessarie azioni mirate con l'intervento del Ministero. Ho il dovere di intraprendere iniziative clamorose se non si assumeranno provvedimenti urgenti». La parola è passata al dg Paolo G-angemi, che ha ricordato a Mario Oliverio le responsabilità del passato. Da ciò è scaturito un acceso diverbio tra i due, Oliverio ha sottolineato che ormai sono tre gli anni di governo di Scopelliti e che quindi le responsabilità
sono anche dell'attuale giunta, ma soprattutto ha ribadito di voler difendere la sanità, senza colori politici e che per far ciò è intenzionato a mettersi a capo di un movimento di protesta. Di sforzo comune ha parlato il DG-dell'Asp Scarpelli «affinchè si superi la situazione ereditata e si facciano delle ricognizioni sui profili in esubero». Le conclusioni sono state affidate al presidente dell'Ordine, Eugenio Corcioni, il quale ha fatto notare che di proroga ha parlato solo G-angemi enonScarpelli e che la grossa piaga sono quei medici che cercano di sfuggire alle loro responsabilità.
SANITÀ CALABRIA Pag. 6
Salute. Varati i criteri per scegliere le Regioni benchmark
Sanità, costi standard per tagliare la spesa
Roberto Turno ROMA
Il primo requisito, naturalmente, sarà quello di avere i conti in regola: equilibrio di bilancio, nessun cartellino rosso dal Governo sotto forma di piano di rientro dal debito, garanzia di aver rispettato l'erogazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza) ai propri cittadini. Ma non basta: conteranno i costi per i ricoveri, la spesa per l'assistenza specialistica e diagnostica, per lamedici-na generale e per quella farmaceutica, perfino la degenza pre operatoria per le fratture al femore. Il Governo prepara la stretta dei costi e dei fabbisogni standard anche per la spesa sanitaria.
Una stretta che scatterà subito nel 2013 in vista del riparto dei fondi per il prossimo anno, che secondo la spending re-view dovrebbe andare in porto entro novembre. Anche se ancora manca all'appello addirittura la divisione dei 108 miliardi per il 2012 e lo stesso «Patto per la salute 2013-2015» sembra essere finito nel cono d'ombra dei rapporti che latitano tra Governo e Regioni a causa dei tagli miliardari degli ultimi dodici mesi ai fondi per la salute. Una frenata, quella dei governatori, che rischia di essere compromessa dalle vicende poco edificanti dei costi della politica locale che stanno travolgendo diverse amministrazioni.
Intanto il Governo va avanti. E, in omaggio al federalismo fiscale (Dlgs 68/2011),
con un decreto del presidente del Consiglio ha messo a punto i criteri per l'individuazione delle 5 Regioni tra le quali, nel 2013, saranno scelte le 3 amministrazioni benchmark
per l'individuazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario. Una rosa che alla scrematura finale conterà una Regione del Nord, una del Centro e una del Sud, di cui almeno una piccola con non più di óoomila abitanti. Lombardia, Toscana e Basilicata sembrerebbero in partenza le più accreditate, ma solo l'applicazione dei criteri indicati dal decreto del Governo, oltreché la trattativa politica con le Regioni, determinerà la "classifica" finale.
La base di tutto saranno i conti e risultati del 2011. Con quattro criteri iniziali di partenza per l'individuazione delle prime 5 Regioni, da cui pescare le tre benchmark. Sono
LA SELEZIONE Lombardia, Toscana e Basilicata le più accreditate a fare da riferimento per decidere i fabbisogni La stretta scatterà dal 2013
anzitutto «eligibili» nella rosa allargata a cinque, spiega, il decreto le Regioni che: hanno garantito l'erogazione dei Lea, secondo una specifica griglia di valutazione, con un punteggio pari o superiore alla media;
hanno garantito entro una data prestabilita l'equilibrio economico-finanziario del bilancio sanitario locale ; non sono sottoposte a piano di rientro dal deficit; sono n regola al tavolo di monitoraggio sui conti. Se risulteranno meno di 5 Regioni in equilibrio economico-finanziario, potranno essere considerate anche le Regioni col disavanzo più basso.
Ma per formare la classifica finale, il decreto del Governo considera anche altre tre variabili. E a questo punto scatta la seconda fase di valutazione. Anzitutto sarà dato un punteggio sull'applicazione dei Lea. Poi sarà pesata l'incidenza percentuale tra avanzo/disavanzo e finanziamento. Infine sarà dato un punteggio di valutazione della qualità dei servizi erogati sullabase di 15 indicatori: dallo scostamento dallo standard previsto per l'incidenza della spesa per assistenza collettiva sul totale della spesa, così come per l'assistenza distrettuale e per quella ospedaliera, alla degenza media pre operatoria per fratture del femore operate entro due giorni, dalle percentuali specifiche di dimessi dai reparti chirurgici ai costi per i ricoveri di igiorno (day hospital, day sur-gery), fino alla spesa specialistica, di diagnostica, di base e farmaceutica. Una serie di formule matematiche condurrà al risultato finale del'indicato-re di qualità ed efficienza: IQI, la sua sigla. E le Regioni benchmark saranno servite. O quasi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
LEGISLAZ.& POLITICA SANITARIA
LEGISLAZ.&POLITICA SANITARIA Pag. 7
Così gli scienziati truccano le ricerche ELENA DUSI
NON sempre camice bianco è sinonimo d mani pulite. Un censi
mento delle pubblicazion scientifiche in medicina e biologia ha rivelato l'aumento d esperimenti macchiati da frode, falsificazione dei dati, visite apazienti immaginari, ritocco delle immagini di laboratorio . Il fenomeno è nel complesso modesto.
Un censimento delle pubblicazioni mostra una crescita allarmante di frodi, truffe e piraterie nelle ricerche Quasi cento su un milione vengono ritrattate. La concorrenza impone di arrivare sempre primi. E c'è chi bara
La scienza con il trucco così i test di laboratorio si ritoccano al photoshop ELENA DUSI
ei 25 milioni di articoli pubblicati su riviste mediche dal 1940 al maggio 2012, quelli ritrat
tati (cioè ritirati per errori gravi o frodi) sono 2.047. In percentuale però il numero di studi depennati è quasi decuplicato tra 1976 e2007. Alloralo stigma della ritrattazione colpiva 10 articoli su un milione. Òggi si è arrivati a 96. E quel che è più grave, secondo il censimento di Proceedings ofthe National Academyof Sciences, è che solo uno studio su tre viene ritirato per uno sbaglio commesso in buona fede. In due terzi dei casi è con l'intento di ingannare che i dati scientifici vengono
manipolati. L'obiettivo, come nello sport, è arrivare primi per aggiudicarsi credito in un mondo della scienza sempre più competitivo e a corto di fondi.
Le note pubblicate dalle riviste per annunciare una ritrattazione sono spesso generiche, scritte in modo confuso per non far trasparire l'inganno. Così i tre ricercatori dell'Albert Einstein di NewYorke dell'Università di Washington autori del censimento hanno deciso di scavare a fondo in ogni singolo caso. E si sono trovati di fronte a molta meno buona fede di quanto si aspettassero. Nel 67,4% di ritrattazioni dovute a cattiva condotta, il 43,4% è stato causato da frode vera e propria (casi concentra
ti in superpotenze della scienza come Usa, Giappone, Germania). Il 14,2% è un articolo che riproduce dati prodotti dalla stessa équipe, ma già pubblicati su un'altra rivista. Il 9,8% è un copia e incolla di risultati di altri scienziati (soprattutto in paesi emergenti come India e Cina).
Tra i colpevoli, molti sono i truffatori seriali. L'anestesista giapponese Yoshitaka Fujii si è visto ritrattare la cifra record di 193 studi su 23 riviste diverse. L'ultima moda è il ritocco delle immagini al microscopio.
Ma non mancano le tecniche più sofisticate, come quella del sudcoreano Hyung-In Moon. Poiché ogni articolo scientifico , prima di essere pubblicato,
MEDICINA & FARMACOLOGIA
MEDICINA&FARMACOLOGIA Pag. 8
deve essere sottoposto al giudizio di un panel di altri esperti, Moon è riuscito a "piratare" gli indirizzi mail dei suoi revisori, inviando allarivista giudizi lusinghieri. Scoperto il trucco, 35 suoi articoli sono stati depennati dall'archivio mondiale della scienza. In quella poi che il direttore della rivista The Lancet nel 2006 definì "la
più grande truffa condotta da un singolo scienziato", l'oncologo norvegese Jon Sudbo inventò i dati di ben 900 pazienti.
Anche se la maggior parte delle truffe riguarda casi isolati e settori specialistici, non mancano le frodi che causano danni gravi ai pazienti o allare-putazione della scienza. Il "mago" delle staminali Hwang Woo-suk, autore nel 2004 del
l'annuncio shock della clonazione di un uomo, fu cacciato dall'università di Seul nel 2006 per aver falsificato i risultati. Un metodo rivoluzionario messo apunto dalla Duke University sempre nel 2006 per scegliere la cura contro il tumore alpolmone fu usato 4 anni negli Usa, prima di scoprire che era basato su dati falsi.
Gli ar t icol i scientif ici falsi
per milione di articoli pubblicati:
10 Nel 1976
SSSSSSSSSJSS
/- y ̂ \
96 Nel 2007
Le cause della ritrattazione
Errore in Colpa buona fede l i o dolo fra cui: frode
! " - — — — • 4 3 %
articoli copiati da altri già 21% 67%
I Paesi
Stati Uniti, Germania, Giappone e Cina sono responsabili di
3 quarti delle ritrattazioni
pubblicati dalla stessa équipe SMMMMMSS - | 4 %
articoli copiati da altri scienziati ~ " 1 0 %
I giornali con più articoli ritrattati dal 1975 al 2007
Science ||ilil|||||||||||||||||||||||||| 7 0
The Journal ̂ ^ ^ ^ ^ B 5 4 of Biological
Chemistry
Nature ̂ KKKÈ 4 4
32 _ 1| Q&J/^ mesi j | Quanto tempo
passa tra la pubblicazione e la scoperta dell'errore
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MEDICINA & FARMACOLOGIA
MEDICINA&FARMACOLOGIA Pag. 9
MARCO CATTANEO
LA TRAPPOLA DEL "PUBBLICA 0 MUORI" -W" e frodi scientifiche sono sempre esistite. È passato un § secolo da quando Charles Dawson presentò aLondra i i presunti resti fossili dell' "anello mancante" tral'uo-
JiL«mJi mo e la scimmia. In realtà si trattava di una mandibola di orangutan combinata con le ossa di un cranio umano e qualche dente di scimpanzè, ma ci vollero quarantanni per smascherare l'imbroglio.
Le frodi di oggi sono più raffinate, e sono aumentate a dismisura, soprattutto in campo biomedico, da quando i ricercatori devono rispondere all'imperativo delpublishorperish, pubblica o muori, in caccia di finanziamenti sempre più esigui per il loro lavoro. Così frodi vere e proprie, pubblicazioni multiple ed episodi di plagio riescono ad aggirare sempre più facilmente la peer review, il processo con cui un articolo, prima della pubblicazione, è sottoposto al vaglio di altri esperti. Anche se in verità il numero dei lavori incriminati è ancora relativamente basso, se si considera che nel solo 2010 gli articoli pubblicati sono stati circa un milione e mezzo.
E forse questo è uno dei nodi principali del problema. La mole delle pubblicazioni potrebbe impedirne una valutazione accurata, richiedendo ai revisori un impegno che finirebbe per diventare quasi un'occupazione a tempo pieno. Lo stesso vale per la replica degli esperimenti da parte di altri gruppi di ricerca: chi si prende la briga di ripetere un esperimento dacuinon trarrà alcunbeneficio?Restailfattocheèop-portuno trovare nuovi strumenti per arginare questa deriva, che rischia di compromettere, agli occhi dell'opinione pubblica, la credibilità di tutta la comunità scientifica. Ma quali?
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MEDICINA & FARMACOLOGIA
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MEDICINA
La retina artificiale per uomini e robot PIVATOAPAGINAIV
"Ora c'è la retina artificiale" Creata all'IIT eli Genova con polimeri e neuroni: "Servirà anche per i robot"
NANOTECH
MARCO PIVATO
Sono passati 10 anni dallo «scandalo Schòn», l'ex fisico tedesco assurto alla gloria dopo aver
collezionato un'imponente letteratura, in tema di nanotecnologie, sulle riviste scientifiche più famose. Un ascesa, però, sulla quale è inciampato, dopo che i colleghi scoprirono che aveva sistematicamente falsificato i dati dei suoi esperimenti. Ma un decennio dopo si fa sul serio, fa intendere Roberto Cingola-ni, direttore scientifico dell' Istituto italiano di tecnologia di Genova. Con 30 brevetti, coautore di 700 articoli su riviste internazionali, ha lanciato tre aziende spin-off che stanno dando lustro al Paese, sempre più autorevole
NESSUN RIGETTO «11 materiale usato
è totalmente biocompatibile»
concorrente, a livello mondiale, nel campo delle nanotecnologie. Una delle «nanomeravi-glie» appena uscita dalla sua fucina, sviluppata in 18 mesi, e presentata all'ultima «Conferenza sul futuro della scienza» di Venezia, è una retina artificiale, costruita su un supporto
nanoingegnerizzato. Professore, da dove si parte per costruire una retina artificiale?
«Dapprima è stato realizzato un dispositivo per via nanotecnologia, rendendolo sensibile alla luce. Si parte da un bagno composto da monomeri poli-merizzati, vale a dire plastica, e nanosfere sensibili alla luce, della grandezza di qualche centinaio di atomi. Alla fine del processo le nanosfere rimangono intrappolate nelle fibre costituite dai polimeri. Così otteniamo un supporto plastico che si comporta come una cella fotovoltaica. Questi dispositivi sono trasparenti,
flessibili e di spessore infinitesimale».
Come fa un essere umano a vedere con questo sistema?
«Sul dispositivo fotosensibile abbiamo depositato un film di neuroni umani vivi. Quando la cella è colpita dalla luce, come in tutti i sistemi fotovoltaici, trasforma l'impulso luminoso in un impulso di corrente e questo impulso, come un impulso di natura nervosa, attiva i neuroni a fare il loro mestiere...».
Quindi si tratta di neuroni del sistema visivo?
«Si possono utilizzare neuroni del sistema visivo, dunque già "educati" a svolgere la funzio
ne di tradurre la luce in immagini per il cervello. Ma si possono usare anche neuroni allo stadio staminale, o comunque cellule primarie deputate alla visione, che poi si differenziano in neuroni della retina grazie a segnali biochimici. La scelta dipende anche dalla sensibilità che si intende ottenere e anche dai costi».
La retina artificiale è già stata impiantata nell'uomo?
«Saremo in grado di farlo, in futuro, ma per ora è stata applicata all'occhio di un ratto».
Che tempi prevede affinché la clinica si appropri di questa tecnologia? «È necessario essere cauti sulle previsioni. Il brevetto, firmato dal diparti
mento di neuroscienze in collaborazione con il nostro centro di nanoscienze al Politecnico di Milano, è giovane ed è una novità assoluta. Ma che procede molto velocemente. Abbiamo ottenuto informazioni molto positive dall'esperienza sulle cavie: con l'esperimento ci siamo sincerati che la retina funziona anche dal punto di vista biologico, oltre che tecnologico».
Una retina artificiale risolve il problema della reperibilità dai donatori, ma questo supporto è ben tollerato dall'organismo oppure potrebbe
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dare luogo a fenomeni di rigetto?
«Questo problema non si è presentato nelle cavie. Non servono immunosopressori. Il materiale, infatti, è completamente biocompatibile».
A proposito di biocompatibilità, come può essere tollerabile dall'organismo un dispositivo nanostrutturato?
«E' tollerabile, perché molto spesso le nanotecnologie utilizzano, come materiale di partenza da essere funzionalizza-to, una serie di molecole biologiche. Per esempio frammenti di geni oppure di amminoacidi. A differenza dei sistemi di visione basati sul silicio, l'uti
lizzo di materiali molecolari che hanno struttura a base di carbonio permette una maggiore biocompatibilità, proprio perché la stragrande maggioranza delle molecole biologiche sono lunghe catene di carbonio ramificate».
La retina artificiale può essere utilizzata anche su robot o su automi destinati alla produzione di microchip o a compiti di microchirurgia?
«Di certo è una scommessa più semplice che non lavorare su un occhio umano, dove integrare retina e fasci nervosi richiede un approccio molto complicato, ma è comun
que una scommessa non meno ambiziosa. I nostri sistemi fotosensibili stanno riscuotendo grande interesse da parte dell'industria, perché sono meno costosi e dalla resa energetica maggiore rispetto alle tradizionali celle fotovoltaiche. Proprio perché sono di plastica e non di silicio hanno, inoltre, un impatto estetico decisamente migliore. Sono duttili e possono essere anche esteticamente attraenti. 0, ancora, dato che, singolarmente, le celle occupano poco spazio, potrebbero essere inserite sul retro di un cellulare per ricaricarlo velocemente».
Roberto Cingolani
Fisico RUOLO: È DIRETTORE SCIENTIFICO
DELL'UT (L'ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA DI GENOVA)
RICERCHE: NANOTECNOLOGIE NANOCHIMICA
E MATERIALI INTELLIGENTI IL SITO:
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