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SCHEDE DI CATECHESI AZZURRE
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LA. 'MIA' CHIESA...E LO SPIRITO SANTO
Dal 'Compendio' N. 145- Che cosa fa 1o Spirito nella Chiesa? Lo Spirito santo edifica, anima e santifica la
Chiesa: Spirito d ' Amore, Egli ridona ai
battezzati la somiglianza divina perduta a
causa del peccato e li fa vivere in Cristo, della Vita stessa della Trinità santa. Li manda a
testimoniare la Verità di Cristo e li organizza
nelle loro mutue funzioni, affinché tutti portino
" il frutto dello Spirito" (Gal 5,22)
"Noi tutti che abbiamo ricevuto 1o Spirito
Santos Siamo uniti tra di noi e con Dio.
Sebbene presi separatamente siamo in
molti e in ciascuno di noi Cristo faccia
abitare 1o Spirito, tuttavia unico e
indivisibile è 1o Spirito. Egli riunisce
nell'unità spiriti che tra 1oro sono distinti e
fa di tutti un'unica e medesima cosa!
1 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento
LO SPIRITO SANTO E LA CHIESA
"Dove c'è lo Spirito del Signore, là c'è la libertà"
'Presenza', tutta da credere e da accogliere "DOVE C'E' LA CHIESA,
LA' C' È LO SPIRITO" (S.lreneo)
Ancora una scheda di catechesi sulla
Persona divina dello Spirito Santo. II suo
'Mistero' é ineffabile: non é infatti facile
cercare di penetrarLo con la nostra ragione.
Proprio come accade ogni volta che si parla di
Dio! Ma la sua presenza 'certa' e operativa é
avvertita sia nelle vicende personali del
cristiano che vive di fede come nella
comunità dei discepoli di Gesù, la Chiesa.
Non e certo la ragione a condurci all'incontro
con lo Spirito Santo: poiché Egli é il dono di
Dio Padre e del Figlio suo, possiamo solo
'accoglierLo' perché compia in noi le
'meraviglie di Dio', la nostra santificazione.
Ai nostri giorni pare che a
pochi interessi 'diventare santi': per questo
non ci si accorge della misteriosa 'Potenza'
che agisce in noi. Eppure lo Spirito santo
rimane 'vivo in noi e nella Chiesa'.
Ed eccoci ora in ricerca di Lui dentro quella
realtà comunitaria che é la Chiesa, la
comunità di coloro che credono in Gesù, il
Risorto! Subito torna alla mente la Chiesa,
costituita dal papa, dai vescovi, dagli
organismi vaticani. E la domanda a questo
proposito é sempre la stessa: come é 'visibile'
la presenza dello Spirito in questa realtà di
Chiesa, storica? Come opera? Non può darsi
che si debba cercare un'altra definizione di
Chiesa per poter comprendere che é 'opera'
dello Spirito di Cristo? È che, per
conseguenza, la Chiesa in verità sia la
manifestazione storica di un Mistero che si
compie per 'opera dello Spirito Santo'? Si
vuol dire: siamo proprio sicuri che la Chiesa
di Cristo é solo quella 'visibile' o essa rimanda
a una realtà misteriosa che ne costituisce
'L'anima', la 'verità ecclesiale'?
Si tratta allora, attraverso queste poche righe,
di cercare, senza essere prevenuti e senza
pregiudizi la verità sulla Chiesa! Essa non
può essere quella che e oggetto di
contestazione e di feroci critiche nella cultura
laica del nostro tempo: é quella che viene da
lontano, da un Altro, e che pretende la fede
per essere capita!
LE SCHEDE
DAL GENNAIO 2010
Riprendiamo il nostro cammino di
catechesi, supportati dal piccolo
'Compendio' tratteremo ampiamente un
tema molto dibattuto ai nostri giorni: la
Chiesa. Nel "Credo apostolico" infatti
professiamo la fede:
"Credo la Santa Chiesa Cattolica". Saremo
condotti a confrontarci con la mentalità
laica del nostro tempo incapace di
'contemplare' il mistero della Chiesa!
E forse sar la volta buona di aiutare quei
cristiani che nutrono forti dubbi sulla
Chiesa
MA CHE COSA E' LA CHIESA?
Se apriamo il Catechismo della Chiesa
Cattolica troviamo alcune espressioni sulla relazione
tra 1o Spirito Santo e la Chiesa un
poco 'complesse'. Ci viene detto, ad esempio,
che:"...La missione di Cristo e dello Spirito
Santo si compie nella Chiesa, Corpo di Cristo e
tempio dello Spirito Santo lo Spirito prepara gli
uomini, li previene con la sua grazia per attirarli a
Cristo, manifesta loro il Signore
risorto, ricorda loro la sua Parola,. apre il loro
spirito all'intelligenza della sua Morte e Risurrezione,
rende loro presente il Mistero di Cristo soprattutto
nella Eucaristia al fine di metterli in comunione con
Dio perché portino molto frutto" E aggiunge "La
missione della Chiesa non si aggiunge a quella di
Cristo e
dello Spirito Santo,ma ne é il sacramento: con tutto il
suo essere e in tutte le sue membra, la Chiesa e
inviata ad annunciare e testimoniare e diffondere il
"mistero della comunione della S. Trinità"
E' a questo punto che si desidera saperne di
più per capire tentiamo una risposta
affidandoci a una riflessione del Card. Caffarra, già
Vescovo di Bologna:
"Ma che cosa é la Chiesa? Rispondo: la Chiesa e un
Mistero! Ma che significa questa parola 'Mistero'?
Parto da un esempio. Se voi fate analizzare da un
chimico il marmo di cui e fatta la Pietà di
Michelangelo avrete 1o stesso risultato, la stessa
formula chimica. Sulla base di questa identità,
ci può essere chi conclude: "Visti i risultati
dell'analisi chimica, non c'é nessuna differenza fra
la Pietà di Michelangelo ed un qualsiasi pezzo di
marmo. E pertanto, tutti i discorsi fatti sulla Pietà di
Michelangelo sono frutto di illusione: vedono in un
pezzo di marmo ciò che non c'e. I1 diverso
trattamento-atteggiamento tenuto nei confronti della
Pietà di Michelangelo sono frutto di oscurantismo
fanatico". Che cosa fa il"primo personaggio"?
compie un'operazione riduttiva che consiste nel
ridurre "il segno" ad "apparenza", nell'interpretare
una realtà (la pietà di Michelangelo) soltanto nel suo
aspetto percettivamente immediato. Egli in fondo
dice: "La Pietà di Michelangelo non e altro che
[ecco la riduzione!] marmo e ve 1o dimostro,
staccandone un pezzo e facendolo analizzare da un
chimico". Che cosa invece accade nel"secondo
personaggio"? vede nel marmo la presenza di una
realtà che, da una parte, non e esattamente il marmo
stesso, ma, dall'altra, non si rende presente se non
attraverso il marmo. E' la presenza di una realtà
significata visibilmente.
(continua a pag. 3)
Una' straordinaria ' icona LO SPlR1TO SANTO NELLA CHlESA
Lo Spirito Santo, personaggio più importante ma
anche più discreto dell'icona, e rappresentato
dall'emisfero raggiato, simbolo della trascendenza
divina, posto nella parte superiore dell'icona,
capovolgendo in tal modo il movimento
ascensionale. Questi raggi
illuminano e trasfigurano tutta la realtà,
rendendo 1'uomo partecipe della sapienza divina.
L'illuminazione dello Spirito Santo traspare un po'
dovunque nell'oro.
Maria occupa lo spazio centrale che, in altre icone, e
riservato al Cristo, capo della Chiesa. La presenza
della Vergine rivela la sua stretta relazione con lo
Spirito Santo sia nell'Incarnazione, alla nascita del
Cristo, sia nella Pentecoste, alla nascita della
Chiesa. Mediante lo Spirito, nella Pentecoste, Maria é
legata non più solo al Figlio, ma al suo corpo mistico,
cioè la Chiesa edificata sul fondamento degli
Apostoli e dei profeti. Ella nell'icona é figura della
Chiesa vergine, sposa e madre.
La Madre é in preghiera e, come tempio dello Spirito
Santo e sposa della Trinità, contempla l'evento. Le
mani alzate esprimono il suo umile atteggiamento di
accoglienza e partecipazione alla manifestazione del
divino. Essendo Colei
che ha custodito la Parola generandola al mondo,
diventa paradigma nella Chiesa di ogni annuncio e di
ogni invio nello Spirito.
(continua a pag. 3)
(continua da pag.2)
Abbiamo ora la possibilità di avere il primo
approccio intelligente alla realtà che e la Chiesa.
Che cosa e la Chiesa? La Chiesa e il mistero. Cioè: è il
"segno" visibile, palpabile, nel quale si rende presente
Cristo stesso e la sua potenza redentiva della dignità
dell'uomo. Cerchiamo allora di
penetrare più profondamente dentro al "mistero" che
é la Chiesa, cioè (è la stessa cosa) alla Presenza di
Cristo crocefisso-risorto nella ed attraverso la
comunità dei suoi discepoli.
A questo scopo e necessario avere un'intelligenza vera
della realtà della Presenza di Cristo, vera chiave di
volta per capire il "mistero" che è la Chiesa. Proviamo
a rileggere con grande attenzione la
pagina scritta da S. Luca negli Atti degli Apostoli 2, 1-
42, dove viene descritta la nascita della Chiesa, il
giorno di Pentecoste.
1,1. Noi costatiamo un gruppo di persone che si
trovano insieme non per custodire il ricordo di una
persona, Gesù di Nazareth, come fosse ormai
consegnata al passato. Non è questa la "logica" che
fa nascere la Chiesa. Essa si costituisce nella storia
degli uomini come rapporto col Cristo vivente nella
sua fisicità, nel suo corpo: col Cristo crocefisso che
è risorto nel suo vero corpo. Un gruppo di persone
non vanno in giro per il mondo per comunicare in
primo luogo una dottrina. La loro unica "dottrina"
che per loro costituiva il tutto, era un "fatto": "quel
Gesù che è stato crocefisso ed era morto, è ora vivo
nel suo corpo, e noi siamo in rapporto con Lui". Non
si proponeva in primo luogo di aderire ad un'ideale
di vita: si offriva ad ogni uomo la possibilità di
vivere con Gesù che era risorto nel suo vero corpo.
Dio non è venuto dentro alla storia per qualche anno,
per uno spazio di tempo inafferrabile per chi viene
dopo che quello spazio di tempo che si è chiuso.
Egli vi rimane, in compagnia di ogni uomo che
voglia vivere con Lui. Questa e la completa
descrizione del contenuto della coscienza che la
Chiesa ha di sé: la compagnia che Dio in Cristo fa
ad ogni uomo che lo voglia. Ciò che è accaduto il
giorno di Pentecoste accade ogni giorno la dove c'e
la Chiesa.
1,2. E qui si pone il secondo fattore costitutivo di
questa comunità umana, che rende possibile il
primo. La pagina di Luca ci mostra una comunità di
uomini che vivono l'esperienza della presenza di
Cristo. Essi avevano la consapevolezza che questo
avvenimento accadeva in forza di una "potenza
dall'alto"; in forza del "dono dello Spirito Santo",
che è precisamente lo Spirito del Signore risorto.
Che cosa significa "Spirito del Signore risorto"?
(Continua a pag. 4)
(continua da pag. 2)
Gli Apostoli sono disposti sulle due ali del
semicerchio che pone al centro Maria. La
presenza di S. Paolo, il primo a destra di
Maria, indica che l'icona vuole rappresentare
non tanto il momento storico del giorno di
Pentecoste, quanto quello in cui prende avvio
l'annuncio della Parola; infatti, si notano in
mano a ciascun Apostolo i rotoli e i libri
splendenti della Parola rivelata. Accanto a S.
Paolo si distinguono gli Apostoli Giovanni e
Matteo; alla sinistra di Maria, Pietro, seguito
da Andrea e Giacomo. Sebbene non si riesca a
definire il nome di tutti gli Apostoli, i Dodici
si identificano come numero simbolico dei
prescelti, degli inviati dallo Spirito Santo ad
annunciare il Cristo Risorto, presente e vivo.
"Pur preservando i caratteri individuali di ogni
Apostolo. ..questo gruppo, che è saldato
insieme dal fuoco dello Spirito Santo,
fiamma del principio vitale nuovo dell'amore, ci
mostra non l'aspetto esterno dell'avvenimento,
non l' agitazione degli Apostoli che appariva
discordia al mondo esterno e gli faceva credere
che fossero ebbri, ma il suo contenuto
spirituale, la nuova armonia interiore della
vita della Chiesa nello Spirito Santo, armonia inaccessibile allo sguardo non
illuminato dallo Spirito stesso".
La comunione e l'unita di coloro che credono
in Cristo si manifesta attraverso
l'atteggiamento di reciproco ascolto e
contemplazione, mentre siedono in attesa della
discesa dello Spirito Santo.
Guardando l'icona, balza agli occhi la figura
dell'arco. II primo corrisponde al sedile
semicircolare degli apostoli; il secondo, quello
più piccolo, designa il vano della porta in cui
compare un gruppo di personaggi che
rappresentano tutti i Popoli della terra.
Per una serata in
conversazione con il teologo
SABATO 6 FEBBRA.IO -ore 21 Casa Canonica -P.za Giovanni XXIII
'CAMINETTO 'CON
DON SERGIO
"LO SPIRITO E LA CHIESA " (Schede -Terza serie - n.1. 2 )
(conlinuada pag. 3)
L 'umanità di Gesù ( il suo corpo e la sua
anima umani), in forza della risurrezione
diviene partecipe della stessa vita divina: è
pienamente investita della gloria divina. Uno
di noi e entrato pienamente, anche col nostro
corpo, nella relazione divina col Padre. E'
entrato nel vincolo pieno dello Spirito Santo.
"Gesù, che vive e regna alla destra del Padre,
non possiede niente di più intimamente suo
dello Spirito Santo. Perciò, effondendolo sulla
creazione, la connette a sé con il più tenace dei
legami...1n virtù di questa effusione
pentecostale, gli uomini che l'accolgono si
uniscono e si conformano a Cristo, che cosi
diventa il capo dell'umanità nuova;
quell'umanità che, saldata e configurata a lui,
può giustamente essere detta "suo corpo". E'
questa la Chiesa nella sua piu profonda vita.
E' una vita che pulsa dentro alle miserie e alle
schiavitù che ci avviliscono, ma e una vita che
va dilatandosi proprio dentro alle nostre carni
disfatte. E' mediante lo Spirito che il Signore
risorto si rende presente.
La Chiesa prende cosi una configurazione
precisa ed unica fra tutte le società umane.
Questa configurazione ha un nome che e un
termine chiave nel vocabolario cristiano:
Koinonia, in latino Communio, in italiano
Comunione. "Essa definisce la struttura di
rapporti che qualifica il gruppo, rappresenta il
termine che specifica nel Nuovo Testamento
un modo di essere ed un modo di agire ...una
maniera di rapportarsi con Dio e con gli
uomini".
Possiamo concludere. Ci siamo chiesti: che
cosa è la Chiesa? Possiamo rispondere: e la
Presenza del Signore Risorto in mezzo agli
uomini che mediante I'effusione dello
Spirito Santo Egli unisce a se! E quindi nella
Chiesa e mediante la Chiesa, Dio diventa
veramente compagno di strada di ogni persona
umana.
DICE S. IRENEO
"Dove c'é la Chiesa, la c'é lo Spirito",
e quindi non c'é presenza della Chiesa
senza la presenza dello Spirito,
non c'e opera della Chiesa
senza I'azione dello Spirito,
non c'e preghiera della Chiesa
senza la preghiera dello Spirito.
E'LO SPIRITO CHE 'MUOVE' LA
CHIESA NELLA STORIA
Pietro si trova davanti a Gesù nudo e misero, ma
riconoscente, perché l'obbedienza alla sua Parola
ha reso molto fruttuosa la fatica di gettare la rete.
Gesù lo accoglie con amore. Egli tiene il libro,
perché è il custode e l'interprete della Parola del
Padre, anzi, e egli stesso la Parola che manifesta
l'essere e la volontà di Dio. Il libro può rimanere
chiuso, perche la Parola esce dalla sua bocca! Le
sue vesti sono mosse dal vento dello Spirito,
infatti egli è sempre sostenuto e guidato dallo
Spirito di Dio!
La barca è figura della Chiesa. Gli uomini
pensano che la barca (la Chiesa) si muova per la
forza e l'intelligenza umana, ma i remi sono stati
abbandonati, e nessuno tiene la vela per
orientarla a destra o a sinistra.
La Chiesa non si muove grazie alle capacità
umane dei suoi uomini, ma solo grazie allo
Spirito, vento che continua a soffiare e ad
avvicinarla a Gesù. La vela e ben legata
all'albero maestro che sta saldo in mezzo alla
barca, albero che è la croce.
Senza croce la Chiesa non si muove, non avanza.
E' perché essa porta la croce che lo Spirito può
farla procedere nel suo viaggio rischioso e
pericoloso. Grazie alla croce e al soffio dello
Spirito la Chiesa si carica del peso di tutti gli
uomini per portarli a Gesù, che continua a dire a
Simone: "Pasci le mie pecore!" "Pasci i miei
agnelli!"
2 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento
CREDO LA CHIESA “Una presenza nella storia da decifrare”
L‟importanza di queste schede
PER „ENTRARE‟ NEL MISTERO
Sabato 23 gennaio 2010 al Circolo della Stampa in
Milano il Cardinale Tettamanzi ha dialogato con
tre direttori di quotidiani: Ferruccio de Bortoli
(CORRIERE DELLA SERA ), Ezio Mauro (LA
REPUBBLICA) e Marco Tarquinio (AVVENIRE).
E con Chiara Giaccardi, docente dell‟Università
cattolica. Il tema scelto «Comunicare la Chiesa»
pone al centro del dibattito molte questioni aperte
in questi ultimi anni, sul ruolo della comunità
cristiana, in particolare dei propri pastori, e la
rappresentazione che ne danno i media.
Nel suo intervento il cardinale Tettamanzi ha
detto: “....sono convinto che per comunicare
correttamente la Chiesa (era questo il tema della
tavola rotonda) occorra prima conoscerne la
natura, o meglio intuirne il “segreto”. Solo così
sarà possibile narrarne la presenza e l‟azione. E
la realtà della Chiesa va ben oltre, è più profonda,
più ricca di quello che della Chiesa di solito fa
notizia. In sintesi possiamo dire che “la Chiesa è
il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa
esiste nelle comunità locali e si realizza come
assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa
vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo
così essa stessa Corpo di Cristo” (Catechismo
della Chiesa Cattolica, 752). Sono dunque diversi
gli aspetti che realizzano la Chiesa e tutti insieme
“formano una sola complessa realtà risultante di
un elemento umano e di un elemento divino” Riprenderemo questo intervento magistrale
in un contesto di serio e positivo confronto con i
direttori dei quotidiani più prestigiosi del nostro
paese. A suo tempo. Qui invece il cardinale ci
offre l‟occasione per dare significato e valore a
queste schede che, seguendo il „Catechismo della
Chiesa Cattolica‟, che lui cita, svilupperanno le
certezze di fede relative alla Chiesa di Cristo.
Quanto dice l‟Arcivescovo “...all‟origine di tante
immagini distorte che della Chiesa appaiono sugli
strumenti di comunicazione c‟è proprio la
mancata conoscenza di cosa essa sia....” è un
motivo più che sufficiente per „ricominciare a
„studiare‟ quella Chiesa nella quale il battesimo ci
ha inserito per sempre, nella quale crediamo,
come professiamo nel simbolo apostolico, che
amiamo come „madre‟ che ci conduce alla vita.
CHIESA......UNA QUESTIONE DI
NOMI?
Dal „Compendio‟
147. Che cosa significa il termine Chiesa?
Designa il popolo che Dio convoca e raduna da
tutti i confini della terra, per costituire
l'assemblea di quanti, per la fede e il
Battesimo, diventano figli di Dio, membra di
Cristo e tempio dello Spirito Santo.
148. Ci sono altri nomi e immagini con cui
la Bibbia indica la Chiesa?
Nella Sacra Scrittura troviamo molte
immagini, che evidenziano aspetti
complementari del mistero della Chiesa.
L'Antico Testamento privilegia immagini
legate al popolo di Dio; il Nuovo Testamento
quelle legate a Cristo come Capo di questo
popolo, che è il suo Corpo, e quelle tratte dalla
vita pastorale (ovile, gregge, pecore), agricola
(campo, olivo, vigna), abitativa (dimora,
pietra, tempio), familiare (sposa, madre,
famiglia).
A Gerusalemme, al Santo Sepolcro, una
celebrazione pasquale: la benedizione del fonte
battesimale, dove nasce il popolo di Dio
L‟accezione „storica‟ della parola Chiesa
I TRE SIGNIFICATI DEL TERMINE
La parola “Chiesa” (“ekklèsia”, dal greco “ek-
kalein”, (“chiamare fuori”) significa
“convocazione”. Designa assemblea del popolo,
generalmente di carattere religioso. È il termine
frequentemente usato nell'Antico Testamento greco
per indicare l'assemblea del popolo eletto riunita
davanti a Dio, soprattutto l'assemblea del Sinai, dove
Israele ricevette la Legge e fu costituito da Dio come
suo popolo santo (Es 19). Definendosi “Chiesa”, la
prima comunità di coloro che credevano in Cristo si
riconosce erede di quell'assemblea. In essa, Dio
“convoca” il suo Popolo da tutti i confini della terra.
Il termine “Kyriakè”, da cui sono derivati
“Church”(in inglese), “Kirche” (in tedesco),
significa “colei che appartiene al Signore”.
Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa” designa
l'assemblea liturgica, (1Cor 11,18; 1Cor 14,19; 1Cor
14,28; 1Cor 14,34; 1Cor 14,35 ) ma anche la
comunità locale (1Cor 1,2; 1Cor 16,1 ) o tutta la
comunità universale dei credenti (1Cor 15,9 Gal
1,13; Fil 3,6 ). Di fatto questi tre significati sono
inseparabili:
* La “Chiesa” è il popolo che Dio raduna nel
mondo intero
* Essa esiste nelle comunità locali
* Si realizza come assemblea liturgica,
soprattutto eucaristica. * Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo,
divenendo così essa stessa Corpo di Cristo.
Il Catechismo poi precisa:”....nel Simbolo degli
Apostoli (il „Credo‟) , professiamo di credere “una
Chiesa santa “ e non “nella Chiesa santa”, per non
confondere Dio e le sue opere e per attribuire alla
bontà di Dio tutti i doni che Egli ha riversato nella
sua Chiesa” (continua a pag. 3)
(segue pag. 3)
Pensieri di due Pontefici sulla Chiesa
LA CHIESA E NOI.....
Ci possono essere di aiuto, all‟inizio di questa
ricerca sulla Chiesa, due testimonianze
autorevoli: la prima è di Paolo VI, la seconda di
Giovanni Paolo I. Sono due „voci‟ che ci
giungono a sostegno della nostra fatica di
ricercare, appena iniziata.
La parola di Paolo VI
“....Pensateci bene: voi siete la Chiesa, cioè voi
appartenete alla Chiesa, alla santa Chiesa di Dio,
alla grande assemblea convocata da Cristo, alla
comunità vivente della sua parola e della sua
grazia, al suo Corpo mistico. Bisogna che si
chiarisca sempre più in noi la coscienza della
appartenenza alla Chiesa: è una coscienza di
dignità; perché nella Chiesa siamo veri figli
adottivi di Dio e fratelli di Cristo e di Lui viventi
nello Spirito Santo....Dunque: se è cosa
estremamente bella, estremamente importante
appartenere alla Chiesa, sorge nell‟animo una
domanda urgente e spontanea: appartengo io
davvero alla Chiesa? chi vi appartiene? come ci
è conferita questa appartenenza?
La risposta, a prima vista, è facile; tutti la
conoscono: è mediante il Battesimo che si entra
nella santa Chiesa. I fedeli, dice il Concilio
(Lumen Gentium 11) e prima di esso tutta la
tradizione cristiana, sono incorporati nella
Chiesa mediante il Battesimo.
.
Facciamo ora un‟altra domanda: allora tutti
quelli che sono battezzati, anche se separati dalla
unità cattolica, sono nella Chiesa? nella Chiesa
vera? nell‟unica Chiesa? Sì. Questa è una delle
grandi verità della tradizione cattolica. .
E si connette con le grandi polemiche teologiche
dei primi secoli, concluse specialmente con
l‟autorità di S. Agostino, che, in discussione con
i Donatisti, afferma che «la Chiesa teneva la
felicissima consuetudine di correggere negli
stessi scismatici ed eretici ciò ch‟è falso, ma non
di ripetere ciò ch‟è stato dato (da loro, cioè il
Battesimo); di guarire ciò ch‟è ferito, non di
curare ciò ch‟è sano» (continua a pag. 3)
(continua da pag. 2)
Nella Sacra Scrittura troviamo moltissime immagini
e figure tra loro connesse mediante le quali la
Rivelazione parla del mistero insondabile della
Chiesa. Le immagini dell'Antico Testamento sono
variazioni di un'idea di fondo, quella del “Popolo di
Dio”. Nel Nuovo Testamento (Ef 1,22; Col 1,18)
tutte queste immagini trovano un nuovo centro, per
il fatto che Cristo diventa il “Capo” di questo
Popolo, (Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9)
che è quindi il suo Corpo. Attorno a questo centro si
sono raggruppate immagini “desunte sia dalla vita
pastorale o agricola, sia dalla costruzione di edifici o
anche dalla famiglia e dagli sponsali”.
“Così la Chiesa è l' ovile, la cui porta unica e
necessaria è Cristo (Gv 10,1-10).È pure il gregge,
di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il
pastore (Is 40,11; Ez 34,11 ss) le cui pecore, anche
se governate da pastori umani, sono però
incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo
stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei
pastori, (Gv 11; 1Pt 5,4) il quale ha dato la sua vita
per le pecore (Gv 10,11-15 ).
La Chiesa è il podere o campo di Dio (1Cor 3,9) In
quel campo cresce l'antico olivo, la cui santa radice
sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e
avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti
(Rm 11,13-26 ). Essa è stata piantata dal celeste
Agricoltore come vigna scelta (Mt 21,33-43 par.; Is
5,1 ss). Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità
ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa
rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare
(Gv 15,1-5 )
Più spesso ancora la Chiesa è detta l' edificio di Dio
(1Cor 3,9 ). Il Signore stesso si è paragonato alla
pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è
divenuta la pietra angolare (Mt 21,42 par.; At 4,11;
1Pt 2,7; Sal 118,22 ). Sopra quel fondamento la
Chiesa è stata costruita dagli Apostoli (1Cor 3,11 ) e
da esso riceve stabilità e coesione. Questa
costruzione viene chiamata in varie maniere: casa di
Dio, (1Tm 3,15 ) nella quale abita la sua famiglia , la
dimora di Dio nello Spirito, (Ef 2,19-22 ) "la
dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21,3), e
soprattutto tempio santo, rappresentato da santuari di
pietra, che è lodato dai santi Padri e che la Liturgia
giustamente paragona alla Città santa, la nuova
Gerusalemme. In essa, infatti, quali pietre viventi,
veniamo a formare su questa terra un tempio
spirituale (1Pt 2,5) (continua pag. 4)
757 La Chiesa che è chiamata "Gerusalemme che è
in alto" e "madre nostra" (⇒ Gal 4,26), [Cf ⇒ Ap
(continua da pag. 2)
Ma qui sorgono due altre grosse questioni: e i catecumeni, o meglio, tutti quelli che non
conoscono il Vangelo e la Chiesa come si
salveranno? Prima questione, enorme. E
l‟altra: e i peccatori, che non sono in grazia di
Dio, appartengono, o no, alla Chiesa?
Rispondiamo alla prima, che alla Chiesa si
può appartenere in realtà, ovvero «in voto»
virtualmente, per desiderio (come i
catecumeni), o anche per una orientazione
onesta della vita, priva forse d‟ogni esplicita
conoscenza cristiana, ma disponibile per una
loro morale rettitudine ad una misteriosa
misericordia di Dio, che può associare
all‟umanità salvata da Cristo, e perciò alla
Chiesa, anche le immense moltitudini di
uomini «che siedono nell‟ombra di morte» ,
ma che sono pur essi creati e amati dalla divina
bontà (cfr. Lumen Gentium, 13). Alla seconda
diremo questa verità strana e meravigliosa
insieme: che anche i peccatori possono
appartenere alla Chiesa. È questa una dottrina
avversata da coloro che pretendono che la
Chiesa terrena è composta solo di santi (cfr. S.
Ambrogio, De Paenitentia: «peccamus et
seniores» II, 8, 74). Il peccato interrompe
l‟unione con Dio, ma se non interrompe
l‟adesione alla comunione di salvezza, ch‟è la
Chiesa, (come è il peccato rivolto
espressamente contro l‟appartenenza alla
Chiesa: l‟eresia, lo scisma, l‟apostasia, o
implicante la separazione dalla comunità, cioè
la scomunica), può trovare in questa
istituzione, fatta apposta per salvare gli
uomini, la sua redenzione. Ricordate la
parabola della rete: «Il regno dei cieli è simile
ad una rete calata in mare e che ha preso ogni
sorta di pesci» (Matth. 13, 47).
Per una serata in
conversazione con il teologo SABATO 6 FEBBRAIO – ore 21
(non venerdì 5,
come comunicato in precedenza) Casa Canonica – P.za Giovanni XXIII
‘CAMINETTO’ CON
DON SERGIO
“CREDO LA CHIESA”
(Schede – Terza serie - n. 1 . 2 )
(continua da pag. 3)
E questa Città santa Giovanni la contempla
mentre nel finale rinnovamento del mondo
essa scende dal cielo, da presso Dio, "preparata
come una sposa che si è ornata per il suo
sposo" (Ap 21,1-2).
La Chiesa che è chiamata "Gerusalemme che è
in alto" e "madre nostra" (Gal 4,26), viene
pure descritta come l'immacolata sposa
dell'Agnello immacolato, (Ap 19,7; Ap 21,2;
Ap 19,9; Ap 22,17 ) sposa che Cristo "ha
amato. . . e per la quale ha dato se stesso, al
fine di renderla santa" ( Ef 5,25-26), che si è
associata con patto indissolubile e che
incessantemente "nutre e. . . cura"(Ef 5,29)” .
G. Dorè, La Visione della Gerusalemme Celeste
(Continua da pag. 3)
La parola di Giovanni Paolo 1
“...E‟ madre anche la Chiesa. Se è continuatrice
di Cristo e Cristo è buono: anche la Chiesa deve
essere buona; buona verso tutti; ma se per caso,
qualche volta ci fossero nella Chiesa dei cattivi?
Noi ce l‟abbiamo, la mamma. Se la mamma è
malata, se mia madre per caso diventasse zoppa,
io le voglio più bene ancora. Lo stesso, nella
Chiesa: se ci sono, e ci sono, dei difetti e delle
mancanze, non deve mai venire meno il nostro
affetto verso la Chiesa… Un certo predicatore
Mac Nabb, inglese, parlando ad Hyde Park,
aveva parlato della Chiesa. Finito, uno domanda
la parola e dice: belle parole le sue. Però io
conosco qualche prete cattolico, che non è stato
coi poveri e si è fatto ricco.(Conosco anche dei coniugi cattolici che hanno tradito la loro
moglie; non mi piace questa Chiesa fatta di
peccatori. Il Padre ha detto: ha un po‟ ragione,
ma posso fare un‟obiezione? - Sentiamo - Dice:
scusa, ma sbaglio oppure il colletto della tua
camicia è un po‟ unto? - Dice: sì, lo riconosco. -
Ma è unto, perché non hai adoperato il sapone, o
perché hai adoperato il sapone e non è giovato a
niente? No, dice, non ho adoperato il sapone.
Ecco. Anche la Chiesa cattolica ha del sapone
straordinario: vangelo, sacramenti, preghiera. Il
vangelo letto e vissuto; i sacramenti celebrati
nella dovuta maniera; la preghiera ben usata
sarebbero un sapone meraviglioso capace di farci
tutti santi. Non siamo tutti santi, perché non
abbiamo adoperato abbastanza questo sapone.
Vediamo di corrispondere alle speranze dei Papi,
che hanno indetto e applicato il Concilio, Papa
Giovanni, Papa Paolo. Cerchiamo di migliorare
la Chiesa, diventando noi più buoni. Ciascuno di
noi e tutta la Chiesa potrebbe recitare la
preghiera ch‟io sono solito recitare: Signore,
prendimi come sono, con i miei difetti, con le
mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi
desideri”.
LA „LUMEN GENTIUM”
Abbiamo cominciato a studiare la Chiesa. Chi
intende „fare sul serio‟, tentare cioè di
conoscere la Chiesa, assieme al Catechismo
della Chiesa Cattolica‟ che usiamo per queste
schede, si procuri la „Lumen gentium‟ come
testo fondamentale per la fede cristiana.
La costituzione dogmatica Lumen Gentium
(dal latino e significa: Luce delle Genti) è una
delle quattro costituzioni del concilio
ecumenico Vaticano II, insieme alla
Sacrosanctum Concilium, Gaudium et Spes e
Dei Verbum. Fu emessa il 16 novembre del
1964 e promulgata da papa Paolo VI il 21
novembre dello stesso anno.
Il tema trattato è la dottrina cattolica sulla
Chiesa. Riguarda l'autocomprensione che la
Chiesa ha di sé stessa, la sua funzione
spirituale e la sua organizzazione.
In segreteria della Prepositurale è disponibile
un testo completo e esaustivo: “La Lumen
gentium. Traccia di studio” di L. Sartori.
Euro 12.
3 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento AMO LA CHIESA
“EVENTO E MISTERO”
CHIESA....UNA QUESTIONE
STORICA O UN MISTERO?
Dal „Compendio‟
148. Quali sono l’origine e il compimento
della Chiesa?
La Chiesa trova origine e compimento nel
disegno eterno di Dio. Fu preparata
nell‟Antica Alleanza con l‟elezione di
Israele, segno della riunione futura di tutte le
nazioni. Fondata dalle parole e dalle azioni di
Gesù Cristo fu realizzata soprattutto
mediante la sua morte redentrice e la sua
resurrezione. Fu poi manifestata come
mistero di salvezza mediante l‟effusione
dello Spirito Santo a Pentecoste. Avrà il suo
compimento alla fine dei tempi come
assemblea celeste di tutti i redenti.
149. Qual è la missione della Chiesa?
La missione della Chiesa è di annunciare e
instaurare in mezzo a tutte le genti il Regno
di Dio, inaugurato da Gesù Cristo. Essa qui
sulla terra costituisce in germe l‟inizio di
questo Regno salvifico.
150. In che senso la Chiesa è mistero?
La Chiesa è mistero in quanto nella sua realtà
visibile è presente e operante una realtà
spirituale divina che si scorge unicamente
con gli occhi della fede.
Continua la ricerca di fede sulla Chiesa
IN UN CONTESTO CULTURALE
CRITICO....
Con questa scheda, facciamo un altro passo verso la
comprensione dell‟evento Chiesa. Dovremmo dare
per scontato che i cristiani la conoscano nella sua
„vera identità‟. Ma non siamo proprio così sicuri che
conoscano la realtà della Chiesa non solo come
presenza nella storia ma come „mistero di Dio‟ nella
storia. Di questi tempi si parla molto della Chiesa e
non sempre con toni benevoli. E‟ stato scritto: “E’
impressionante infatti come la Chiesa venga
sottoposta ad un continuo e incessante processo
con lo scopo di demolire la sua credibilità nel
mondo della cultura e della politica,....”. Non
facciamo fatica a condividere questo giudizio...
Vivendo la nostra esperienza di cristiani nella
Chiesa ogni volta che essa viene „colpita‟ nei suoi
uomini, nelle sue scelte, nei suoi interventi finiamo
per soffrirne. Vorremmo che a tutti fosse dato di
comprendere la natura della realtà ecclesiale anche
per esprimere un giudizio meno fazioso seppur in
alcune circostanze non del tutto positivo.
In verità la Chiesa è un avvenimento „continuo‟ che
si svolge nella società del nostro tempo e s‟accompagna al cammino dell‟uomo nel tempo da
molti secoli tanto che ogni generazione è chiamata
per lo meno ad interrogarsi su di essa. Perchè la
Chiesa con la sua pregnanza storica, ossia con la sua
complessa costituzione visibile, rappresenta una
realtà „umana‟ irriducibile al dogmatismo di una
ragione che crede di poter essere la misura di tutte le
cose. E perché? Scrive al n. 150 il nostro
„Compendio‟: “Nella sua realtà visibile è presente e
operante una realtà spirituale divina che si scorge
unicamente con gli occhi della fede”. E‟ dunque
ovvio che coloro che non hanno fede non potranno
mai penetrare l‟essere vero della Chiesa. Resteranno
sempre alla superficie, non riusciranno mai a
comprenderne l‟anima. Per di più è diffuso nel
nostro tempo quella mentalità che chiamiamo
laicismo e si traduce di fatto in un secolarismo che
non lascia spazio a valori che si pongono al di fuori
e al di sopra di questa mentalità, come appunto la
Chiesa. . Il laicismo non è più quell'elemento di
neutralità che apre spazi di libertà per tutti. E‟
un‟ideologia che si impone tentando di mettere ai
margini della storia degli uomini la Chiesa e la sua
fede.
AMO LA CHIESA.....
......questa, nella quale vivo la mia vita
da prete da molti anni!
Posto davanti alla Chiesa della quale faccio
parte mi interrogo sui sentimenti che oggi provo
nei suoi confronti. Ricordo allora un episodio
dei miei anni giovani quando, qualche mese
prima di diventare prete, mi trovai a sera di una
giornata uggiosa, appoggiata la testa ai vetri
della finestra della cameretta del seminario, a
pensare sul mio futuro, sulla mia vita che avrei
dovuto spendere per la Chiesa della quale
stavo diventando ministro. Ricordo la gioia che
mi aveva preso al solo pensiero di ciò che avrei
dovuto vivere:per quella realtà stupenda per la
quale Cristo Signore ha dato la vita! Così mi
ritrovo pienamente nelle confidenze di un prete
anziano che navigando in Internet ho
conosciuto. Lo ringrazio perché con semplicità e
sincerità ha raccontato anche i miei pensieri di
oggi sulla Chiesa!
“Amo la Chiesa che accoglie la Caritas (solo per
fare un esempio tra tantissimi), ma anche l‟Opus
Dei (solo per fare un altro esempio);
amo la Chiesa che ha centinaia di migliaia di
preti che dedicano ogni loro istante e ogni loro
forza agli altri, senza sbandierarlo ai quattro
venti, ma nel silenzio e tante volte anche nella
solitudine e nell‟incomprensione; amo la Chiesa
che non mi da sempre ragione, ma mi spinge ad
andare a fondo delle questioni, ricordandomi
però che alla fine l‟ultima parola spetta alla mia
coscienza; amo la Chiesa che mi rende
fisicamente, tangibilmente disponibile Gesù;
amo la Chiesa perché al suo interno ci sono
milioni di persone come me, che cercano di
imparare ad amare, a donarsi; amo la Chiesa per
quelle vecchine che continuano a venire alle
funzioni che presiedo nonostante non
imbrocchino mai un canto alla prima nota (e
quasi sempre neanche alla seconda....); amo la
Chiesa per quei bambini che durante la Messa
sembra che pensino ad altro, ma se poi gli fai
delle domande ti danno delle risposte che ti
fanno capire che loro hanno capito molto più di
te; amo la Chiesa per quei giovani che se ne
fregano delle mode, ma cercano di vivere al
massimo la loro fede;
amo la Chiesa per quei milioni di persone che
vivono la loro fede senza vantarsi, nel duro
trantran quotidiano, senza mai un
riconoscimento (che d'altra parte neanche
cercano), nel nascondimento e nel silenzio.
Amo la Chiesa per queste e per tanti altri motivi”
DOMANDE SULLA CHIESA Sono anche le tue....o no?
Cominciamo con una domanda interessante:
“Quando e come nasce la Chiesa?” Storicamente
ci si riporta a Gesù di Nazareth e se ne cercano nei
testi evangelici le prove. Ma è convinzione secolare
dei cristiani che la Chiesa è nei disegni eterni di Dio.
Un libro della prima generazione cristiana scrive: “Il
mondo fu creato in vista della Chiesa” (Erma,
Visionis pastores, 2.4.1). Dio ha creato il mondo in
vista della comunione alla sua vita divina,
comunione che si realizza mediante la
„convocazione‟ degli uomini in Cristo, e questa
convocazione è la Chiesa! La Chiesa è il fine di tutte
le cose (S.Epifanio). E‟ stupefacente quanto dice il
Catechismo quando afferma: “La convocazione
della Chiesa – il suo nascere ed esserci – è per così
dire la reazione di Dio di fronte al caos provocato
dall’antico peccato”.
Dovremmo dunque trarne traccia anche nell‟Antico
Testamento. E così è, visto che Dio comincia ad
attuare il suo disegno di „comunione con gli uomini
peccatori‟ proprio scegliendo Israele come suo
popolo. Con la sua elezione Israele deve essere il
segno della riunione futura di tutte le nazioni.
Ma „storicamente‟ la Chiesa è istituita da Gesù
Cristo: “Per compiere la volontà del Padre, Cristo
inaugurò il regno dei cieli sulla terra. La Chiesa è il
Regno di Cristo già presente in mistero” (Conc. Vat.
2, Ad gentes, 3).
Il germe e l‟inizio del Regno sono il „piccolo
gregge‟ (Lc 12,32) di coloro che Gesù è venuto a
convocare attorno a sé e di cui egli stesso è il
pastore. Il Signore ha poi dotato la sua comunità di
una struttura che rimarrà fino al pieno compimento
del Regno. Innanzitutto vi è la scelta dei Dodici con
Pietro loro capo. I dodici e gli altri discepoli
partecipano alla missione di Cristo, al suo potere, ma
anche alla sua sorte. Attraverso queste azioni Cristo
prepara ed edifica la sua Chiesa. Ma ancora la Chiesa non è nata. Essa difatti nasce
dal dono totale di Cristo per la nostra salvezza,
anticipato dall‟Eucaristia e realizzato sulla croce. La
Chiesa nasce sulla Croce, dunque!
Sant‟Ambrogio scrive:
“ Dal costato di Cristo
dormiente sulla croce è
scaturito il mirabile
sacramento di tutta la Chiesa.”.
Come Eva è stata formata
dal costato di Adamo
addormentato, così la Chiesa
è nata dal cuore trafitto di
Cristo morto sulla croce”.
Da un „blog‟ su Internet
STRUGGENTE TESTIMONIANZA DI
AMORE ALLA CHIESA!
Mi incuriosisce ciò che viene scritto nei blog
(e sono tanti in internet)a proposito di temi di
fede e di morale. Ci si imbatte in tante
stupidaggini, ma molte volte ti trovi davanti a
confessioni scioccanti che rivelano ciò che
„sente‟ la gente d‟oggi, in particolare i giovani.
Ho cercato un blog dove ci si intratteneva sulla
Chiesa. Mi ha sorpreso e impressionato la
confidenza che ritengo di dover pubblicare . E‟
a firma di un certo Carlo C. Ed è del novembre
del 2008. Leggo:
“ Sono cattolico e amo la Chiesa .Quanto sei
contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a
te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho
bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti
scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!
Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista,
più compromesso, e nulla ho toccato, di più
generoso, di più bello. Quante volte ho avuto
la voglia di sbatterti in faccia la porta della
mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso
liberarmi di te, perché sono te, pur non
essendo completamente te. E poi, dove andrei?
A costruirne un'altra? Ma non potrò costruirla
se non con gli stessi difetti, perché sono i miei
che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia
Chiesa, non più quella di Cristo!”
(continua da pag. 2)
Un‟altra domanda: “Ma quando la Chiesa si è resa
visibile? Se sulla croce è nata, ci troviamo davanti a
un „mistero‟. Ma nella storia, quando essa comincia
a rendersi visibile?”.Quando fu inviato lo Spirito
Santo!” Allora, a Pentecoste, la Chiesa fu
manifestata alla moltitudine ed ebbe inizio la
predicazione del Vangelo. La Chiesa allora è
missionaria per sua natura. E‟ allora che lo Spirito
dotò la Chiesa di diversi doni gerarchici e
carismatici con i quali la dirige.
Ancora una domanda interessante: “Finirà la
Chiesa? E quando?” La Chiesa – dice il
Catechismo – non avrà il suo compimento se non
nella gloria del cielo al momento del ritorno
glorioso di Cristo. Fino a quel momento la Chiesa
prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del
mondo e le consolazioni di Dio. Quaggiù si sente in
esilio, lontana dal Signore.. Il compimento della
Chiesa e per mezzo suo del mondo intero nella
gloria non avverrà se non attraverso molte prove....”
(n. 769)
IL MISTERO DELLA CHIESA
Ci manca di capire o intuire almeno perché la
Chiesa è un mistero. Perché essa è sì nella storia,
ma nello stesso tempo la trascende. E‟ unicamente
con gli occhi della fede che si può scorgere nella sua
realtà visibile, una realtà contemporaneamente
spirituale, portatrice di vita divina.
La Chiesa infatti è ad un tempo:
una società costituita
di organi gerarchici e
il Corpo Mistico di
Cristo
l‟assemblea visibile (pensiamo alla Messa
domenicale) e la
comunità spirituale
la Chiesa sulla terra e la Chiesa ormai in
possesso dei beni
celesti
Queste dimensioni formano
una sola complessa realtà che
risulta da un elemento umano
e di un elemento divino.
La Chiesa ha la caratteristica di essere nello stesso
tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà
invisibili, fervente nell‟azione e dedita alla
contemplazione, presente nel mondo e tuttavia
pellegrina.... (continua a pag. 4)
Queste schede, scritte per sostenere una personale ricerca di fede, si possono trovare nelle chiese della Comunità pastorale ‘Santa Teresa Benedetta della Croce’ (Prepositurale SS. Pietro e Paolo, S. Giuseppe artigiano, Cuore Immacolato di Maria, Madonna di Lourdes). Se dovessero mancare si prega di richiederle in segreteria della Prepositurale. Portate in famiglie possono servire a un confronto tra genitori e figli sui temi della fede!
UN „GRAZIE‟
A chi dà una mano con un piccolo contributo
di euro 0, 10 – 0,20 per la scheda. Però essa
viene liberamente offerta a ciascuno: ciò che
importa infatti è che si possa „pensare‟ insieme
la fede!
Da „Testimoni‟, periodico cattolico
“PERCHE‟ RESTO IN QUESTA CHIESA”
Su questa scheda e sulle prossime viene pubblicato
un documento davvero straordinario, sulla posizione
della Chiesa nel momento storico attuale.
“1.La Chiesa sta attraversando un‟epoca di forti
turbolenze. Gli attacchi che le giungono da tutte le
parti e che mirano a colpire spesso direttamente lo
stesso Benedetto XVI e il suo magistero, hanno
finito per scuotere anche molti cattolici che si
sentono oggi a disagio in questa Chiesa, sono turbati
e sull‟orlo di una crisi di fiducia. Scriveva di recente
il card. Roger Etchegaray, presidente emerito del
pontificio Consiglio Justitia et pax: «Questo periodo
è per la Chiesa senz‟altro duro, ma salutare nella
misura in cui essa saprà trarne le lezioni». È infatti
proprio da questa crisi che gli spiriti forti sanno
ricavare nuovi motivi di fiducia e di speranza.
Motivi e ragioni che, per esempio, hanno saputo
cogliere alcune personalità di primo piano, invitate
dal quotidiano cattolico francese La Croix a scrivere
ciascuno una lettera “ai cattolici turbati”, per dare
testimonianza del loro amore alla Chiesa e della loro
speranza. È illuminante leggere queste loro
testimonianze. «Eccoci, una volta ancora, scrive
Margherita Léna, discepoli di un Signore crocifisso
e umilmente risorto, chiamati dal mondo, dai suoi
giudizi, dalle sue statistiche, dalle sue inchieste e dai
suoi giornalisti a rendere ragione della speranza
che è in noi… ». Non c‟è da stupirsi che questo
avvenga, osserva. Infatti, il discepolo non è più
grande del suo maestro. La sua parola, anche se
pronunciata con umiltà e amore sarà spesso accolta
con animosità e violenza. Bisogna accettare di essere
oggetto di derisione, a volte anche di odio; bisogna
accettare di non essere sempre compresi… «Bisogna
del resto che ci ricordiamo a vicenda che la Chiesa
è la nostra madre. Una madre può a volte ferire,
sconcertare, shoccare i suoi figli. Ma un figlio soffre
sempre quando la sua madre è messa in questione
da parte di terzi, è accusata o vilipesa. Questa
sofferenza lo risparmia dal gridare con coloro che
gridano, dall‟accusare con coloro che l‟accusano.
Non lo riduce al silenzio, non incrina la sua fiducia.
A dire il vero non siamo tanto noi che custodiamo la
fiducia nella Chiesa. È la sua fiducia che custodisce
noi». Nonostante il momento difficile, scrive p. T.
Radcliffe, ex generale dei domenicani, «noi restiamo
nella Chiesa perché siamo discepoli di Gesù.
Credere in Gesù non vuol dire adottare una
spiritualità privata. Vuol dire accettare di
appartenere alla sua comunità. Coloro che egli ha
chiamato a seguirlo, camminano insieme».
Da Testimoni n. 10, del 31 maggio 2009. (continua ...)
(continua da pag. 3)
Ancora una domanda: “Quale relazione
c’è tra Gesù Signore e la Chiesa?” La
risposta del catechismo è in questi termini:
“E‟ nella Chiesa che Cristo compie e rivela
il suo proprio Mistero, come il fine del
disegno di Dio: ricapitolare in Cristo tutte
le cose (Ef 1,10). San Paolo chiama
„mistero grande’ (Ef 5,32) l‟unione
sponsale di cristo con la Chiesa. Poichè
essa è unita a Cristo come al suo sposo, la
Chiesa diventa essa stessa a suo volta
„Mistero‟. Contemplando in essa il
Mistero, San Paolo scrive: „Cristo in voi,
speranza della gloria‟ (Col 1,27)
Infine una parola che conclude questo
percorso che abbiamo fatto insieme
cercando di entrare nell‟evento Chiesa così
da poter vivere con gioia la nostra
appartenenza ad essa.
“Qual è il rapporto della Chiesa con
l’umanità intera’. Ancora il catechismo
risponde: “Poiché la Chiesa è sacramento, cioè segno e strumento dell‟unione di Dio
con tutta l‟umanità, la Chiesa è strumento
di Cristo. Nelle sue mani la Chiesa è lo
strumento della Redenzione di tutti: il
sacramento universale della salvezza,
attraverso il quale Cristo svela il mistero
dell‟amore di Dio verso ogni uomo.
Questo può significare che la Chiesa è
veramente madre di ogni uomo anche di
coloro che la contestano o la
misconoscono, perché per ogni uomo Gesù
Cristo ha dato in sacrificio la sua umanità
sulla croce!
4 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento ‘MISTERO ED EVENTO’
La Chiesa, „popolo di Dio‟
LA CHIESA
POPOLO DI DIO
DELLA NUOVA ALLEANZA
Dal „Compendio‟
153. Perché la Chiesa è il popolo di Dio?
La Chiesa è il popolo di Dio perché a Lui
piacque santificare e salvare gli uomini non
isolatamente ma costituendoli in un solo
popolo, adunato dall‘unità del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo
154. Quali sono le caratteristiche del
popolo di Dio?
Questo popolo di cui si diviene membri
mediante la fede in Cristo e il Battesimo,
ha per origine Dio Padre, per capo Gesù
Cristo, per condizione la dignità e la libertà
dei figli di Dio, per legge il comandamento
dell‘amore, per missione quella di essere il
sale della terra e la luce del mondo, per
fine il Regno di Dio già iniziato in terra.
155. In che senso il popolo di Dio
partecipa delle tre funzioni di Cristo:
sacerdote, profeta e re?
Il popolo di Dio partecipa all’ufficio
sacerdotale di Cristo in quanto i battezzati
vengono consacrati dallo Spirito Santo per
offrire sacrifici spirituali; partecipa al suo
ufficio profetico, in quanto con il senso
soprannaturale della fede aderisce ad essa,
l‘approfondisce e la testimonia; partecipa
al suo ufficio regale col servizio imitando
Gesù Cristo che, re dell‘universo, si fece
servo di tutti, soprattutto dei poveri e dei
sofferenti.
Il giovane popolo di Dio a una della
„Giornata della gioventù‟
Noi e la Chiesa
SENTIRE DI ESSERE NEL POPOLO DI DIO
La nostra Comunità Pastorale, in questi dieci anni, ha
potuto creare legami fraterni con diverse comunità di
cristiani sparse nel mondo. Recentemente un piccolo
gruppo ha fatto visita alla Diocesi di Alleppey, nel
Kerala al Sud dell‘India, accolti con simpatia e
gratitudine dal Vescovo Mons. Stephen e dalla
comunità diocesana. A Gerico abbiamo vissuto giorni
indimenticabili con i cristiani della piccola parrocchia
del ‗Buon pastore‘di Padre Feras, il suo giovane
parroco, inserita attivamente con le sue scuole in una
famosa cittadina islamica. Ci spostiamo in Russia, a
San Pietroburgo dove troviamo la comunità di Maria
Assunta con il suo parroco Padre Stefano con la quale
stretti sono i nostri rapporti fraterni e ancora in
Romania con la piccola comunità cristiana delle
‗Suore povere‘ al servizio degli ultimi alla periferia di
Piatra Neant, in Eritrea con le comunità dei villaggi
cristiani serviti dai monaci di Padre Giobbe, nelle
Filippine dove viviamo strette relazioni con Padre
Nevio Viganò e la sua comunità..... Con queste
esperienze in atto, con queste relazioni fraterne,
possiamo capire allora perché diciamo che la Chiesa è
il nuovo ‗Popolo di Dio‘. Nella fede in Gesù e per il
battesimo ricevuto i cristiani dovunque si trovino in
questo mondo fanno parte dell‘unica, santa Chiesa,
formando un solo ‗popolo‘, appunto il popolo che Dio
si è scelto. Gesù Cristo ―ha fatto di noi un regno di
sacerdoti per il suo Dio e Padre‖ (Ap 1,6). ―Tu o
Cristo - si legge nell‘Apocalisse - acquistasti per Dio
con il tuo sangue uomini di ogni tribù e lingua e
popolo e nazione, ne facesti per il nostro Dio un
regno di sacerdoti e regneranno sulla terra!‖ (Ap
5,9-10). In tutte le nazioni della terra è radicato un
solo popolo di Dio, poiché di mezzo a tutte le stirpi
egli prende i cittadini del suo regno non terreno ma
celeste. E infatti tutti i fedeli sparsi per il mondo sono
in comunione con gli altri nello Spirito Santo, e così
«chi sta in Roma sa che gli Indi sono sue membra ».
Siccome dunque il regno di Cristo non è di questo
mondo (cfr. Gv 18,36), la Chiesa, cioè il popolo di
Dio, introducendo questo regno, nulla sottrae al bene
temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario
favorisce e accoglie tutte le ricchezze, le risorse e le
forme di vita dei popoli in ciò che esse hanno di buono
e accogliendole le purifica, le consolida ed eleva.
Quanto è bella la Chiesa di Cristo!
La Chiesa, „popolo di Dio‟...
MA PERCHE‟? E COME?
Nei documenti del magistero, nella liturgia, nella
predicazione, nella catechesi oggi, si usa
normalmente l‘espressione ‗popolo di Dio’ per
indicare la Chiesa. Soprattutto da quando ne ha
parlato la costituzione conciliare sulla Chiesa –
Lumen gentium - all'inizio del capitolo II,
intitolato «Il popolo di Dio» . Secondo il
Concilio, infatti, la Chiesa è il popolo di Dio
della nuova alleanza. E' il pensiero consegnato
già da san Pietro alle prime comunità cristiane:
«Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora
invece siete popolo di Dio» (1Pt 2,10). ―Dio
volle santificare e salvare gli uomini non
individualmente e senza alcun legame tra loro,
ma volle costituire di loro un popolo, che lo
riconoscesse nella verità e fedelmente lo
servisse... Stabilì con essi un'alleanza, e lo formò
lentamente manifestando, nella sua storia, e
stesso e i suoi disegni...‖
Ci possiamo allora domandare come e perché
questa espressione ha un’importanza così
rilevante tanto da essere usata così
frequentemente, come se tutti fossero a
conoscenza della sua origine e del suo
contenuto.
Essa non ‗appare‘quasi d‘improvviso: lungo la
storia della salvezza l‘espressione indicava
inizialmente il popolo d‘Israele. Nell'Antico
Testamento, Israele dovette ad una scelta ed
iniziativa divina l'essere il popolo di Dio. Era
però limitato ad una sola nazione. Il nuovo
popolo di Dio supera questo confine. Comprende
in sè uomini di tutte le nazioni, lingue e razze.
Ha carattere universale, cioè cattolico. Come
dice il Concilio, «Cristo istituì questo nuovo
patto, cioè la nuova alleanza nel suo sangue (cf.
1Cor 11,25), chiamando gente dai Giudei e dalle
nazioni, perchè si fondesse in unità non secondo
la carne, ma nello Spirito, e costituisse il nuovo
popolo di Dio» (LG 9). Il fondamento di questa
novità - l'universalismo - è la redenzione
operata da Cristo.
Nella sua realtà storica e nel suo mistero
teologico la Chiesa emerge proprio dal popolo
di Dio dell'antica alleanza. Tale alleanza era
stata annunciata dai profeti dell'Antico
Testamento, in particolare da Geremia e da
Ezechiele. Leggiamo in Geremia: «Ecco,
verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la
casa d'Israele (e con la casa di Giuda) io
concluderò una alleanza nuova» (Ger 31,31). (continua a pag. 3)
Domande sulla Chiesa, come popolo di Dio
PER CAPIRE E VIVERE IL GRANDE
MISTERO DELLA CHIESA
Padre Angelo è un frate domenicano che gestisce un
blog sul portale dei domenicani. Un giovane
studente di teologia gli ha rivolto alcune domande
attinenti al tema che affrontiamo in questa scheda.
Egli chiede al Padre : ― Che cosa significa che la
Chiesa è il popolo di Dio ed è il sacramento
universale della Salvezza?....So che chiedo molto.
La ringrazio comunque per ciò che mi risponderà e
la ricordo nella preghiera. Roberto M.”
Il Padre risponde così:
―Caro Roberto, la Chiesa come popolo di Dio è stata
messa in risalto dal Concilio Vaticano II. Questa
dizione evidenzia due verità importanti.
La prima: il carattere storico della Chiesa. La
Chiesa, erede del popolo dell‘Antica Alleanza
ampliato e redento da Cristo, non è una realtà
disincarnata, che sta fuori o al di sopra della storia,
ma una realtà inserita nel tempo, un popolo in
cammino, che non cammina in disparte ma in mezzo
agli altri popoli, condividendone i problemi, le
difficoltà, le angosce, operando come il buon
samaritano e il buon pastore.
La seconda verità che mette in risalto è la seguente:
la Chiesa è il popolo messianico che ha ereditato
gli uffici messianici di Cristo: l'ufficio sacerdotale,
per cui si offre come vittima viva, santa, gradevole a
Dio per la salvezza di tutti gli uomini; l'ufficio
profetico, per cui diviene l'araldo del Vangelo
inviato a tutte le genti, e l'ufficio regale, per cui ha il
potere di instaurare il regno di Dio in questo mondo.
Questi uffici sono di tutto il popolo e di tutti i suoi
membri.
Sicché non soltanto la gerarchia ma anche tutti i
fedeli sono investiti degli uffici del sacerdozio
(sacerdozio comune dei fedeli), della profezia
(dell'annuncio del Vangelo e pertanto del dovere
missionario) e della regalità mediante il servizio
(per instaurare il regno di Dio in questo mondo).
Perché e come la Chiesa è sacramento universale di
salvezza. Per chiarire il fine e cioè la missione della
Chiesa, il Concilio Vaticano II fa largo uso del
concetto di sacramento, nella sua primaria accezione
di segno sacro. In quanto sacramento universale di
salvezza, la missione della Chiesa è di annunciare e
di comunicare la salvezza per tutti gli uomini.
In quanto segno sacro o sacramento, la Chiesa è il
prolungamento e la dilatazione di Cristo, segno
sacro o sacramento primordiale di Dio Padre.
La Chiesa non ha dunque il compito di annunciare
se stessa, ma di rivelare e comunicare Cristo agli
uomini.
(Continua da pag. 2)
«Questa sarà l'alleanza che io concluderò con
la casa di Israele dopo quei giorni, dice il
Signore: porrò la mia legge nel loro animo, la
scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro
Dio ed essi il mio popolo» (Ger 31,33). Il
profeta Ezechiele lascia trasparire ancor più
chiaramente la prospettiva di una effusione
dello Spirito Santo, nella quale la nuova
alleanza troverà il suo compimento: «Vi darò
un cuore nuovo (dice il Signore), metterò
dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi
il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò
vivere secondo i miei precetti e vi farò
osservare e mettere in pratica le mie leggi» (Ez
36,26-27). La Chiesa è il popolo di Dio della
nuova alleanza nucleo centrale della nuova
umanità , chiamata nella sua interezza a far
parte del nuovo popolo. Aggiunge infatti il
Concilio che «il popolo messianico, pur non
comprendendo in atto tutti gli uomini, e
apparendo talora come un piccolo gregge,
costituisce per tutta l'umanità un germe
validissimo di unità , di speranza e di salvezza.
Costituito da Cristo per una comunione di vita,
di carità e di verità , è pure da lui assunto ad
essere strumento della redenzione di tutti e,
quale luce del mondo e sale della terra (cf. Mt
5,13-16), inviato a tutto il mondo» (LG 9).
Esegesi del termine „Popolo di Dio‟
PER UN ULTERIORE
APPROFONDIMENTO
"Popolo di Dio": ci siamo tanto abituati a questa
definizione della Chiesa da dimenticare come sonasse
strana per molti cattolici venticinque anni fa, quando
cominciò a entrare nel linguaggio comune. La
locuzione ha profonde radici bibliche ed è stata a
lungo usata negli scritti teologici. Ma essa divenne
popolare dopo che il Concilio Vaticano II l'ebbe
scelta — preferendola ad altre espressioni bibliche e
tradizionali — come la più adatta a evocare la visione
conciliare della Chiesa e a riassumere in un solo e
suggestivo concetto un intero programma di
rinnovamento.
E‘ importante però, ricordare che l'espressione
"popolo di Dio" non costituisce il fondamento ultimo
dell'ecclesiologia del Vaticano II. Il concetto-chiave
nel pensiero conciliare sulla Chiesa è piuttosto quello
di communio: comunione, unione. Il primo paragrafo
della Lumen gentium dice che "la Chiesa è in Cristo
come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima
unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano"
(LG 1). Communio significa quindi essere una sola
cosa con Dio in Cristo, nonché una sola cosa con gli
altri uomini in Cristo; la Chiesa è il segno di questa
comunione e, al tempo stesso, il suo strumento.
Se communio risulta essere l'espressione teologica
più concisa del mistero della Chiesa, altrettanto può
dirsi che è la più astratta. Non deve pertanto stupire
che il Concilio abbia scelto un termine che, avendo la
communio come sfondo, esprima in maniera più
concreta la natura e la missione della Chiesa. Così, il
Concilio, al momento di svolgere la sua riflessione
ecclesiologica, individuerà il mistero della Chiesa
(cap. 1 della Lumen gentium) nell'espressione
"Popolo di Dio" (cap. 2) (continua a pag. 4)
ALCUNI RILIEVI IMPORTANTI ° perché queste schede di catechesi possano contribuire alla riscoperta della fede bisogna che siano lette ‘di seguito’, unendole l’una all’altra. Così il discorso diventa più comprensibile.....
° Non ci si scoraggi se alle volte sembrano essere difficili. I cristiani di oggi hanno bisogno di un cibo sostanziale....
RESPONSABILITA‟ PERSONALI
Questa scheda è la n. 4 della terza serie. Ciò
vuol dire che da tre anni vengono offerti alla
gente cristiana, in particolare agli adulti, temi
di riflessioni sulle certezze della fede. Perché
non diventare personalmente „attivi‟
interpellando non solo la gente di casa ma le
persone che incontriamo affinchè „conoscano e
discutano‟ sui grandi temi della nostra fede?
C‟è una responsabilità personale molto grave:
nessuno deve sottrarsi al dovere di custodire e
annunciare la fede che si professa!
Da „Testimoni‟
“PERCHE‟ RESTO IN QUESTA CHIESA”
Pubblichiamo la seconda parte dell‟interessante
testimonianza “Perchè resto in questa Chiesa”.
Ma perché, si domanda p. Radcliffe, restare proprio in
questa Chiesa e non aggregarsi invece a un‘altra
comunità cristiana dove le posizioni e i modi di agire
sarebbero meno imbarazzanti? Tocchiamo qui al cuore,
risponde, la comprensione cattolica della Chiesa: «Fin
dagli inizi Gesù ha chiamato nella sua comunità i santi e
i peccatori, i sapienti e i folli… e continua a farlo,
altrimenti non vi sarebbe stato spazio per uno come me.
Una comunità ammirevole di persone meravigliose e
virtuose, che non facesse mai degli sbagli, non sarebbe
un segno del regno di Dio… Io ho un‘immensa
ammirazione per molti cristiani che appartengono ad
altre chiese, ma per me, lasciare la chiesa cattolica
vorrebbe dire rinnegare l‘invito radicale di Gesù a unire
insieme i santi e i peccatori, i vivi e i morti». D‘altronde,
prosegue p. Radcliffe, al cuore della nostra vita cristiana
c‘è l‘immensa vulnerabilità dell‘Ultima Cena. Gesù si
mette nelle mani dei suoi discepoli: ―Prendete questo
mio corpo dato per tutti‖.
Uno di loro l‘ha tradito, un altro lo ha rinnegato, la
maggior parte sono fuggiti: «Appartenere alla Chiesa
vuol dire accettare un po‘ di questa vulnerabilità. Noi
accettiamo di essere coinvolti nei suoi fallimenti come
nel suo eroismo, nella follia come nella saggezza, nei
suoi peccati come nella sua santità. E la Chiesa
anch‘essa mi accetta con i miei peccati e la mia
stupidità. È per questa ragione che essa è ―segno e
sacramento di unità di tutto il genere umano‖ »…
La Chiesa ha bisogno di essere amata «A ogni tappa della storia, sottolinea il card. Roger
Etchegaray, la Chiesa deve fare delle scelte gravi, scelte
necessarie e sempre segnate dalla precarietà, ma che
devono testimoniare la sua docilità al Signore. Ma,
«come mai, si chiede il cardinale, tanti cristiani, a forza
di esser esigenti, si mostrano ingiusti verso la
Chiesa?»… E osserva: «Benedetto XVI ci stimola a
verificare la qualità della nostra fede in un clima di
comunione ecclesiale,...Amiamo la Chiesa, questo
immenso gregge in cui ogni pecora è segnata sulla sua
lana con l‘impronta rossa dell‘amore. Solo un vero
credente può amare la Chiesa… La Chiesa ha tanto
bisogno di essere amata quanto di essere riformata
poiché non esiste nessuna vera riforma che nell‘amore:
si può far piangere la Chiesa ma non la si rinnega, come
non si rinnega la propria madre. “Io non vivrei cinque
minuti fuori della Chiesa” diceva Bernanos, “e anche se
mi cacciassero, rientrerei subito, a piedi scalzi e in
camicia”
Da Testimoni n. 10, del 31 maggio 2009. (continua ...)
(continua da pag. 3)
La locuzione "popolo di Dio" va quindi
intesa come un espressivo modo di
rappresentare la più profonda realtà
racchiusa nel concetto communio. Ciò
non vuol dire che la scelta
dell'espressione "popolo di Dio" non sia
significativa, o che ci comunichi un
messaggio meno pregnante di quanto
non faccia il più ampio termine
communio. Al contrario, se il Concilio
scelse deliberatamente questa
espressione è perché essa è carica di uno
speciale significato e apre ampi e precisi
orizzonti al rinnovamento ecclesiale.
"Popolo di Dio" sottolinea la vocazione
peregrinante di questo nuovo popolo
eletto, il suo destino escatologico nel
cammino che attraverso la storia
conduce alla Terra promessa.
Ricorda la singolare gioia che i membri
di questo popolo devono avere per
essere stati chiamati e radunati da Dio,
così da appartenergli e fruire di un
nuovo titolo di giustificazione per
invocare il suo amore, la sua guida e la
sua misericordia. Riafferma inoltre,
chiamando ogni cristiano a partecipare a
un'impresa comune, la radicale
uguaglianza della dignità cristiana,
come pure i diritti e le grazie propri di
ciascuno. Gli anni successivi al Concilio
sono stati anni di investigazione e di
scoperta del ricco contenuto racchiuso
in questa particolare raffigurazione della
Chiesa di Cristo. È un'operazione in cui
siamo ancora impegnati. Questa
riflessione intende mostrare come vi
siano peculiari aspetti della vita
ecclesiale e della vita cristiana che,
come emerge necessariamente dalla
esegesi dell'espressione "Popolo di
Dio", nessun serio lavoro di
rinnovamento può ignorare. Aspetti,
purtroppo, ampiamente trascurati in
questi ultimi decenni. 1. Continua
5
Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento ‘MISTERO ED EVENTO’ La Chiesa, „corpo di Cristo‟
DAL „COMPENDIO‟
Sono solo due le domande che si
possono trovare nel „Compendio‟ a
proposito del tema del Corpo mistico
di Cristo: al n. 156 e 157.
n. 156 – In che modo la Chiesa è
corpo di Cristo?
Per mezzo dello Spirito, Cristo morto e
risorto unisce a sé intimamente i suoi
fedeli. In tal modo i credenti in Cristo,
in quanto stretti a lui soprattutto
nell‟Eucaristia sono uniti tra loro nella
carità, formano un solo corpo, la
Chiesa, la cui unità si realizza nella
diversità di membra e di funzioni.
n. 157 – Chi è il capo di questo
corpo?
Cristo è il „capo del corpo, cioè della
Chiesa (Col 1,18). La Chiesa vive di
lui, in lui e per lui. Cristo e la Chiesa
formano il „Cristo totale‟(S.Agostino).
‟Capo e membra, sono, per così dire,
una sola persona mistica (San
Tommaso d‟Aquino).
Sono affermazioni. Vanno ovviamente
spiegate. Si rende dunque necessario
ricorrere al Catechismo della Chiesa
dove questi temi sono sviluppati più
ampiamente anche se a loro volta
necessitano di altri apporti culturali.
Un modo di dire tutto da interpretare
LA CHIESA ...DEI MASS- MEDIA E‟ QUELLA
DELLA FEDE CRISTIANA?
In una cultura come quella nella quale viviamo
l„espressione „Chiesa, corpo mistico di Cristo‟ è di una
incomprensibilità totale. Se chiedo a un giovane o a un
adulto: “Sai cosa significa che la Chiesa della quale fai
parte è il corpo di Cristo?” sono sicuro che mi
guarderebbe stralunato, forse con compassione. Come se
gli avessi chiesto chissà che cosa! Forse un praticante
potrebbe dare una risposta pensando al sacramento
dell‟Eucaristia. Ha sentito tante volte il prete predicare
che il Corpo di Gesù Cristo è quel „pane‟ che nella Messa
viene consacrato. Potrebbe perfino capire in qualche
misura che la Chiesa è stata voluta da Cristo. Addirittura
che sia nata là sulla Croce del morire di Cristo....Ma che
la Chiesa sia essa stessa Corpo di Cristo è affermazione
che va al di là delle sua capacità di comprensione. Come
è già stata detto nelle schede precedenti, già la Chiesa
stessa è „mistero‟. Se poi, per meglio definirla in ordine a
Gesù, affermiamo che è il suo Corpo, finiamo per
chiedere davvero troppo al cristiano dei nostri
giorni....Che fare? Nonostante tutto torniamo a occuparci
di questo tema perché chi è in ricerca possa fare un
ulteriore passo per „intuire ciò che crede‟, per cercare di
capire qualcosa dei misteri cristiani (......dei pensieri e
delle azioni di Dio nella nostra storia).
Se ci è di aiuto pensiamo che questo „modo di indicare‟ la
Chiesa è un‟espressione che appare addirittura agli inizi
stessi della Chiesa di Cristo, grazie alla riflessione del
grande apostolo dei gentili, San Paolo. Nelle sue lettere
rivolte alle comunità da lui fondate nel corso dei suoi
viaggi, Paolo torna più volte ad usare questa „definizione‟
e, pare, senza trovare resistenze forse perchè i suoi
cristiani provenivano in gran parte dalla cultura greco-
romana. Entriamo dunque, con fiducia, in questo ambito
della nostra fede, guidati come sempre, dal piccolo
„Compendio‟ della nostra fede a partire dal credo
apostolico e sviluppato poi nel Catechismo della Chiesa.
Cattolica.
RICORDA * La Chiesa non è una corporazione, è un corpo; non è un‟organizzazione, è un organismo. * Nessuno può farsi cristiano da se stesso, divenire cristiani e‟ un passivo: solo dall‟altro possiamo essere fatti cristiani, e questo altro che ci dà il dono della fede è in prima istanza la Chiesa”. * In seguito alla riforma gregoriana la chiesa finì per essere concepita come “cristianità”, e cioè per essere vista come un‟entità sociologica e politica e per essere considerata più in termini e categorie giuridiche e di potere che non in termini di sacramento o di mistero».
Riscopriamo la nostra identità...
SIAMO „INCORPORATI IN
CRISTO‟
Per i cristiani il termine «chiesa» indica
l‟assemblea dei credenti, l‟insieme dei
discepoli di Gesù „chiamati fuori‟ dal
mondo da un appello amorevole di Dio
in vista di una nuova vita in Cristo, il
Signore. In una celebre immagine paolina
la chiesa è definita come “il corpo di
Cristo”; questa espressione offre un‟idea
chiara dello spirito di unità, di simpatia,
di tolleranza e d‟amore che deve regnare
fra coloro che, sapendosi salvati dalla
grazia divina, si uniscono per compiere la
sua missione. Quando Cristo opera nel
mondo oggi, lo fa attraverso il suo corpo,
la chiesa, ossia noi!
In diversi testi delle Scritture la chiesa è
descritta come il corpo di Cristo (Ro
12:4-5; 1 Co 12:12-31; Ef 1:22-23; 4:4-
16). Questa definizione, indubbiamente,
è la più estrema, la più significativa e
qualificativa. La chiesa non è paragonata
al corpo, ma è un corpo: il corpo di
Cristo!
“In genere, da questa definizione si
ricavano giustamente deduzioni relative
all‟unità nella diversità, alle differenti
funzioni, tutte nobili, che sono chiamati
tutti i membri della chiesa..., ma sfugge il
messaggio al limite della scandalo che
questa definizione contiene; nella
visione ebraica dell‟uomo il corpo non
è una parte della persona, ma
l‟espressione visibile di tutta la
personalità; il corpo di Cristo è Cristo
nella sua relazione con l‟umanità. La
chiesa, secondo questa immagine cara a
Paolo, «è Cristo» nel mondo. Infatti, è
alla chiesa che è affidata
l‟evangelizzazione del mondo (Marco
16:15)” Come corpo di Cristo, la chiesa
dipende da lui per la sua esistenza. Egli è
la fonte della chiesa, non solo come suo
fondatore, ma anche come la potenza che
la sostiene giorno dopo giorno. La chiesa
dipende continuamente da Cristo.
Come corpo di Cristo, la chiesa deriva da
lui anche nella sua identità fondamentale.
I singoli membri di chiesa partecipano
alla vita della chiesa, ma non
determinano come debba essere la sua
vita. È Cristo che rende la chiesa
importante, non il contrario. (continua a pag. 3)
Questa scheda sul „mistero della Chiesa‟ viene offerta alla riflessione dei discepoli del Signore oggi,quando
imperversa una vasta e diffusa offensiva nei confronti
della Chiesa cattolica. Per la verità questa fortissima
presa di posizione contro la Chiesa è emersa quando è
scomparso Papa Giovanni Paolo II che nel suo lungo
pontificato ha raccolto consensi unanimi da ogni parte
del mondo. Nessuno osava porsi in contrasto con Lui: la
sua testimonianza, limpida e forte al Cristo rendeva
muti gli avversari di sempre. Ma è bastato che al soglio
pontificio venisse elevato il cardinale tedesco Ratzinger
che subito è apparso chiaro che stava per cominciare
un imponente sforzo a livello mondiale per compiere un
disegno a lungo pensato, perché alla Chiesa venisse
tolta ogni storica e razionale motivazione per esistere e
operare nel mondo e nella società. Chi conosce la storia
della Chiesa ama tornare ai primi secoli del
cristianesimo quando i pagani , le filosofie del tempo e
i potenti del mondo in modo anche violento tentarono di
eliminare l‟annuncio evangelico e le comunità che
testimoniavano il Cristo, la Chiesa dei primi secoli.
E‟ pur vero che nella Chiesa, oggi, eventi dolorosi
hanno rivelato la presenza del „peccato‟, anche negli
uomini chiamati alla sequela del Cristo e al ministero
nella Chiesa. Il Santo Padre lo ha riconosciuto più volte
chiamando l‟intera comunità ecclesiale a penitenza. Ma
proprio per questo motivo è urgente e necessario che
tutti insieme facciamo uno sforzo per conoscere meglio
il mistero della Chiesa. Queste piccole schede sono un
contributo a una ricerca personale,nella speranza che i
cristiani sappiano concedersi del tempo per studiare la
propria fede e così vivere in modo più coerente la
propria appartenenza alla Chiesa.
Cominciamo con alcuni punti chiave così come li
presenta il catechismo della Chiesa stessa.
La Chiesa è comunione con Gesù 787 Fin dall'inizio Gesù ha associato i suoi discepoli
alla sua vita; ha loro rivelato il mistero del Regno; li ha
resi partecipi della sua missione, della sua gioia e delle
sue sofferenze. Gesù parla di una comunione ancora più
intima tra sé e coloro che lo seguiranno: « Rimanete in
me e io in voi. [...] Io sono la vite, voi i tralci » (Gv
15,4-5). Annunzia inoltre una comunione misteriosa e
reale tra il suo proprio corpo e il nostro: «Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui»
(Gv 6,56). (Contrinua a pag 3)
(continua da pag. 2)
Nel suo significato, la chiesa, deve la sua
esistenza a lui. La chiesa è ciò che è grazie a
ciò che Gesù è, non grazie a ciò che sono i
membri. Pertanto, la chiesa è soggetta alla sua
autorità. Egli è il «capo supremo della chiesa»
(Ef 1,22).
«Riconoscere che l'autorità di Cristo nella
Chiesa è suprema ci impedisce di esagerare
l'importanza di qualsiasi struttura ufficiale od
organizzativa. La chiesa ha bisogno di
organizzazione, naturalmente, ma
nessuna struttura organizzativa dovrebbe
mettere in ombra l'autorità di Cristo».3
Jan Pualsen, scrive: “Il baricentro della nostra
comunione cristiana, di tutto ciò che abbiamo
in comune, è il nostro Salvatore. È grazie a
quello che ha fatto, sta facendo e farà per noi
che si crea una unione all‟interno della
comunità dei credenti.
Quanto più ogni membro della comunità si
avvicina a quel maestoso baricentro, tanto più
solidi diventano i legami che ci uniscono gli
uni agli altri, favorendo in questo modo la
missione della chiesa”.
«Per Paolo come per i Padri della Chiesa,
l‟idea della Chiesa come Corpo di Cristo è
stata inseparabilmente collegata con l‟idea
dell‟Eucaristia». 9 L‟espressione corpus
mysticum in origine designava il corpo
eucaristico, mentre il corpus verum era il corpo
ecclesiale. Più tardi, le formule sarebbero state
rovesciate, perché dire corpus mysticum
dell‟Eucaristia poteva essere frainteso (in un
senso puramente spiritualista, a partire dalla
disputa di Berengario di Tours sulla presenza
reale), con il risultato che l‟accento fu posto
sul corpo sacramentale (qualificato da quel
momento in poi come corpus verum) e che le
due realtà furono disgiunte. «Ciò ebbe degli
effetti di vasta portata per la concezione
dell‟una e dell‟altra. L‟Eucaristia o Comunione
fu largamente concepita in modo
individualistico come comunione personale
con Cristo, cosa che condusse a una devozione
eucaristica profondamente personale, ma più o
meno del tutto isolata dall‟aspetto della chiesa
come comunione. Dall‟altro lato, come ha
dimostrato Yves Congar, in seguito alla
riforma gregoriana la chiesa finì per essere
concepita come “cristianità”, per essere vista
come un‟entità sociologica e politica e per
essere considerata più in termini e categorie
giuridiche e di potere che non in termini di
sacramenti».
(continua da pag. 2)
788 Quando la sua presenza visibile è stata tolta ai
discepoli, Gesù non li ha lasciati orfani. Ha
promesso di restare con loro sino alla fine dei tempi,
ha mandato loro il suo Spirito.
789 Il paragone della Chiesa con il corpo illumina
l'intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è
soltanto radunata attorno a lui; è unificata in lui, nel
suo corpo. Tre aspetti della Chiesa-corpo di Cristo
vanno sottolineati in modo particolare: l'unità di
tutte le membra tra di loro in forza della loro unione
a Cristo; Cristo Capo del corpo. «Un solo corpo»
790 I credenti che rispondono alla Parola di Dio e
diventano membra del corpo di Cristo, vengono
strettamente uniti a Cristo: « In quel corpo la vita di
Cristo si diffonde nei credenti che attraverso i
sacramenti vengono uniti in modo arcano ma reale a
Cristo che ha sofferto ed è stato glorificato ». Ciò è
particolarmente vero del Battesimo, in virtù del
quale siamo uniti alla morte e alla risurrezione di
Cristo, e dell'Eucaristia, mediante la quale «
partecipando realmente al Corpo del Signore, siamo
elevati alla comunione con lui e tra di noi ».
791 L'unità del corpo non elimina la diversità delle
membra: « Nell'edificazione del corpo di Cristo vige
la diversità delle membra e delle funzioni. Uno è lo
Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce
i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla
sua ricchezza e alle necessità dei servizi ». L'unità
del corpo mistico genera e stimola tra i fedeli la
carità: « E quindi se un membro soffre, soffrono con
esso tutte le altre membra; se un membro è onorato,
ne gioiscono con esso tutte le altre membra ».
Infine, l'unità del corpo mistico vince tutte le
divisioni umane: « Quanti siete stati battezzati in
Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né
giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non
c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in
Cristo Gesù » (Gal 3,27-28).
«Capo di questo corpo è Cristo» 792 Cristo « è il Capo del corpo, cioè della Chiesa »
(Col 1,18). È il Principio della creazione e della
redenzione. Elevato alla gloria del Padre, ha « il
primato su tutte le cose » (Col 1,18), principalmente
sulla Chiesa, per mezzo della quale estende il suo
regno su tutte le cose.
PROGRAMMAZIONE
Riprendiamo la pubblicazione delle „schede‟ di
catechesi familiare e soprattutto personale. Ne
usciranno altri cinque. Il percorso si chiuderà con
una convocazione di tutti coloro che l‟hanno
seguita, presieduta probabilmente da un vescovo
nell‟ultima settimana di Giugno.
793 Egli ci unisce alla sua pasqua. Tutte le
membra devono sforzarsi di conformarsi a
lui finché in esse « non sia formato Cristo »
(Gal 4,19). « Per questo siamo assunti ai
misteri della sua vita. [...] Come il corpo al
Capo veniamo associati alle sue sofferenze e
soffriamo con lui per essere con lui
glorificati ».
794 Egli provvede alla nostra crescita. Per
farci crescere verso di lui, nostro Capo,
Cristo dispone nel suo corpo, la Chiesa, i
doni e i ministeri attraverso i quali noi ci
aiutiamo reciprocamente lungo il cammino
della salvezza.
795 Cristo e la Chiesa formano, dunque, il
«Cristo totale » [« Christus totus »]. La
Chiesa è una con Cristo. I santi hanno una
coscienza vivissima di tale unità:
« Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non
soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani,
ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso.
Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci
ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo?
Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se
egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo
un uomo completo, egli e noi. [...] Pienezza
di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la
Testa, e quali sono le membra? Cristo e la
Chiesa ». “Il nostro Redentore presentò se
stesso come unica persona unita alla santa
Chiesa, da lui assunta ».
« Caput et membra, quasi una persona
mystica – Capo e membra sono, per così
dire, una sola persona mistica ».
Da „Testimoni‟
“PERCHE‟ RESTO IN QUESTA CHIESA”
Da Testimoni n. 10, del 31 maggio 2009. (3. continua ...) «Siamo addolorati, scrive il saggista Jean-Claude
Guillebaud, nel vedere Benedetto XVI vittima di una
campagna mediatica spesso ingiusta e a volte
perfino astiosa». Non è certo la prima volta, osserva,
che nella storia della Chiesa ciò avviene. Per
esempio, i contemporanei di Pio IX, nel XIX secolo,
non erano certo tutti entusiasti del suo Sillabo che
denunciava con rigidezza le idee moderne. Così
pure, certi contemporanei di Pio XII deploravano
Pio XI e la sua condanna senza equivoci del
nazismo. In una parola, il papato è anch‟esso una
istituzione umana molto imperfetta. O, per citare un
detto famoso di san Francesco di Sales: “dappertutto
dove ci sono degli uomini ci sono degli sbagli
umani”. In quanto tale, l‟istituzione è soggetta
legittimamente alla critica dei suoi figli».
Perciò, «anziché vedere in questi “divorzi” sporadici
una catastrofe, è meglio rendersi conto che essi
strutturano tutta la storia del cristianesimo. Accanto
a un cristianesimo del potere e dell‟istituzione c‟è
sempre stato un cristianesimo della protesta che non
risparmia mai la stessa istituzione…
Lungo i secoli, la storia del cristianesimo si è
organizzata attorno a questa strana – e magnifica –
sinergia tra “protesta evangelica” e “organizzazione
ecclesiale”». Guillebaud cita il caso di Francesco
d‟Assisi e di Teresa d‟Ávila la cui ribellione era
quella di un fanciullo caparbio verso l‟autorità di sua
madre. «La straordinaria longevità del cristianesimo
trova qui la sua origine: è un‟istituzione
periodicamente risvegliata dai suoi stessi dissidenti.
Senza la protesta venuta dai margini, il messaggio
sarebbe diventato insipido o si sarebbe anche estinto.
Ma senza la Chiesa non sarebbe stato trasmesso.
Dissidenza e istituzione sono il dritto e il rovescio di
una stessa verità in movimento».
«Un‟istituzione, qualunque sia, è sempre tentata di
obbedire a una sindrome di rigidità e di “permanere
nel suo essere”. La sua tendenza naturale è di
opporre la sua immobilità al movimento, di preferire
la preoccupazione della conservazione al progresso e
l‟ordine sociale alla libertà.
Nello stesso tempo, la Chiesa resta sempre la nostra
casa....La nostra fede ha bisogno di essa, il credere
non sarebbe altro che una passione incerta che
saltella e folleggia prima di andare a trovare riparo
in una setta, in una tribù o gruppuscolo. “Il verbo
credere – scriveva Emmanuel Levinas – non si
coniuga nella prima persona del singolare, ma del
plurale”». Conclude Guillebaud: «La Chiesa ci
sconcerta o suscita in noi ribellione, ma noi
restiamo i suoi figli».
TU CHE PENSI DELLA CHIESA? Ma che cosa pensano gli uomini e oggi della Chiesa? La conoscono? Tu, cosa pensi della Chiesa? E la gente che tu frequenti che cosa dice, cosa pensa della Chiesa? Per molti la Chiesa è una società religiosa, che tenta di sopravvivere in mezzo alle società civili. C'è chi la identifica con un potere centrale, cui rimprovera la ricchezza, il dogmatismo e l'arretratezza. C'è chi la teme e c'è chi la considera poco o nulla. Alcuni la vorrebbero più moderna; per altri dovrebbe tornare alla semplicità delle origini. A volte gli stessi cattolici sono indifferenti. La preferirebbero diversa: a modo loro, immagine conforme dei loro pensieri. Ma non è sempre chiaro che cosa si vuole dalla Chiesa. E non c'è da meravigliarsi perchè la chiesa e’ una realtà assai più grande di ciò che sembra a prima vista: la Chiesa è ‘mistero’!
6
3
3
3
36
6
6
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Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento LE ‘NOTE’ DELLA CHIESA
La Chiesa è “una sola’!
DAL „COMPENDIO‟
Sulle „note‟ della Chiesa si dilunga il
Compendio, segno che sono
„essenziali‟ al suo essere e al suo agire
nella storia dell‟umanità.
n. 161 – Perchè la Chiesa è una?
La Chiesa è una perché ha come
origine e modello l’unità di un solo Dio
nella Trinità delle Persone, come
fondatore e capo Gesù Cristo che
ristabilisce l’unità di tutti i popoli in un
solo corpo; come anima lo Spirito
Santo che unisce tutti i fedeli nella
Comunione in cristo. Ella ha una sola
fede, una sola vita sacramentale,
un’unica successione apostolica, una
comune speranza e la stessa carità.
n. 162 – Dove sussiste l‟unica
Chiesa di Cristo?
L’unica Chiesa di Cristo sussiste nella
Chiesa Cattolica, governata dal
successore di Pietro e dai Vescovi in
comunione con Lui. Solo per mezzo di
essa si può ottenere la pienezza dei
mezzi di salvezza poiché il Signore ha
affidato tutti i beni della Nuova
Alleanza al solo collegio apostolico, il
cui capo è Pietro.
Un percorso „critico‟
UNITA‟ E SCANDALO DELLE DIVISIONI
NELLA CHIESA!
Riprendiamo il nostro „piccolo studio‟ su „chi è la Chiesa
(e non cos‟è la Chiesa!) dalla professione di fede che
nelle nostra comunità recitiamo durante le liturgie:
“Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica”.
L‟unica Chiesa di Cristo – si legge nel Catechismo della
Chiesa Cattolica – ha come segni essenziali che la
identificano e la distinguono da ogni altra aggregazione
religiosa o laica, proprio questi quattro „attributi. Legati
inseparabilmente tra di loro. La Chiesa non se li
conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello
Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una,
santa, cattolica e apostolica, ed è ancora Lui che la
chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche.
Posta questa affermazione, fatta questa professione di
fede, subito però sorgono domande alle quali bisognerà
dare una risposta.
Come è possibile affermare che la Chiesa è „una‟ quando
nel mondo ci sono chiese di ogni tipo che si rifanno a
Cristo e sono così diverse le une dalle altre? Come si può
dire che la Chiesa è santa quando ogni giorno quasi, si
viene a sapere del peccato degli uomini di Chiesa e ci
vengono rinfacciati scelte e decisioni nella storia
contrarie alla verità e alla giustizia? Come è possibile
arrivare a provare che la Chiesa ha le sue origini nella
testimonianza degli apostoli? E cosa significa che la
Chiesa è cattolica?
Risponderemo a questi interrogativi. Cercheremo di
conoscere ciò che la Chiesa fin dai suoi inizi dice di se
stessa perché di essa si possa dire che è santa, una,
cattolica e apostolica!
I due ‘livelli’ dell’evento Chiesa!
Una testimonianza sulla Chiesa „una‟
SANT‟IRENEO
La Tradizione apostolica è “unica”.
Mentre infatti lo gnosticismo (quello
cristiano fu una importante corrente del
Cristianesimo antico, sviluppatosi
soprattutto nel II-III secolo, in contrasto
con la proto-ortodossia, cioè quella che
diverrà la Chiesa cattolica ed ortodossa
dei secoli posteriori) è suddiviso in
molteplici sètte, la Tradizione della
Chiesa è unica nei suoi contenuti
fondamentali, che Ireneo chiama appunto
"regula fidei" o "veritatis": e così
perchè è unica, crea unità attraverso i
popoli, attraverso le culture diverse,
attraverso i popoli diversi; è un
contenuto comune come la verità,
nonostante la diversità delle lingue e
delle culture.
C'è una frase molto preziosa di
sant'Ireneo nel libro Contro le eresie: “La
Chiesa, benché disseminata in tutto il
mondo, custodisce con cura [la fede
degli Apostoli], come se abitasse una
casa sola; allo stesso modo crede in
queste verità, come se avesse una sola
anima e lo stesso cuore; in pieno
accordo queste verità proclama, insegna
e trasmette, come se avesse una sola
bocca. Le lingue del mondo sono diverse,
ma la potenza della tradizione è unica e
le Germanie non hanno ricevuto né
trasmettono una fede diversa, né quelle
fondate nelle Spagne o tra i Celti o nelle
regioni orientali o in Egitto o in Libia o
nel centro del mondo” Si vede già in
questo momento, siamo nell'anno 200,
l‟unità e l'universalità della Chiesa, la
sua cattolicità e la forza unificante della
verità, che unisce queste realtà così
diverse, dalla Germania, alla Spagna,
all'Italia, all'Egitto, alla Libia...”.
Ci si può chiedere come sia possibile affermare che la
Chiesa è una quando i cristiani durante l‟anno vengono
invitati a pregare per l‟unità della Chiesa. Ciò vuol
dire che in realtà davanti a noi sta una chiesa divisa.
Tutti noi conosciamo la „Settimana di preghiera per
l‟unità dei cristiani‟. Per la verità in gennaio quando
questa proposta viene fatta non manchiamo di prendere
coscienza delle divisioni esistenti nel „Corpo di Cristo‟,
ossia nella Chiesa. Ci impegniamo nella preghiera
quotidiana soprattutto nelle liturgie del giorno. Alle
volte vengono organizzate serate di aggiornamento
sulla situazione del cammino verso l‟unità ossia
sull’ecumenismo del quale parleremo in seguito. Nella
nostra Comunità pastorale ci sono persone che si
stanno interessandosi sempre di più alle questioni
dell‟ecumenismo organizzando iniziative interessanti
come incontri con comunità e persone di altre
confessioni cristiane (es. i luterani, i calvinisti di
Ginevra, ecc..) Resta però pur sempre attuale la
domanda iniziale. Come sia possibile confessare (nel
credo) che la Chiesa è una!
Proviamo a riprendere in mano il catechismo della
Chiesa Cattolica e soffermiamoci su quelle affermazioni
che servono a fare luce su questo punto.
813. La Chiesa è una per la sua origine: « Il
supremo modello e il principio di questo
mistero è l'unità nella Trinità delle Persone di
un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo
». La Chiesa è una per il suo Fondatore: « Il
Figlio incarnato, infatti, [...] per mezzo della
sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con
Dio, [...] ristabilendo l'unità di tutti i popoli in
un solo popolo e in un solo corpo ». La Chiesa
è una per la sua « anima »: « Lo Spirito
Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e
regge la Chiesa, produce quella meravigliosa
comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti
unisce in Cristo, da essere il principio
dell'unità della Chiesa ». È dunque proprio
dell'essenza stessa della Chiesa di essere una
Possiamo dunque affermare che la Chiesa di Cristo
non può che essere „una sola‟. Di quale chiesa si
parla lo si potrà vedere in seguito. Ciò che è
importante ora è che non siamo nell‟errore quando
diciamo che la Chiesa è una. Lo è per questi motivi
ricordati. Ma resta ancora la domanda. Come mai
allora ci troviamo davanti a „confessioni cristiane‟
così diverse? Sul piano della storia la verità è che la
Chiesa si è divisa. E‟ così? Oppure sarebbe meglio
dire e riconoscere che „fin dal principio‟ questa
Chiesa una si presenta con una grande diversità
che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio, sia
dalla molteplicità delle persone che li ricevono....
Sentiamo ancora il Catechismo che forse ha una
parola che chiarisce questa situazione di fatto. (continua a pag. 3).
Verso l'unità
820. L'unità, « che Cristo ha donato alla sua
Chiesa fin dall'inizio, [...] noi crediamo che
sussista, senza possibilità di essere perduta,
nella Chiesa cattolica e speriamo che crescerà
ogni giorno di più sino alla fine dei secoli ».
Cristo fa sempre alla sua Chiesa il dono
dell'unità, ma la Chiesa deve sempre pregare e
impegnarsi per custodire, rafforzare e
perfezionare l'unità che Cristo vuole per lei. Il
desiderio di ritrovare l'unità di tutti i cristiani è
un dono di Cristo e un appello dello Spirito
Santo.
821. Per rispondervi sono necessari:
— un rinnovamento permanente della Chiesa
in una accresciuta fedeltà alla sua vocazione.
Tale rinnovamento è la forza del movimento
verso l'unità;
— la conversione del cuore per « condurre una
vita più conforme al Vangelo », poiché è
l'infedeltà delle membra al dono di Cristo a
causare le divisioni;
— la preghiera in comune; infatti la «
conversione del cuore » e la « santità della
vita‖, insieme con le preghiere private e
pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono
ritenere come l'anima di tutto il movimento
ecumenico e si possono giustamente chiamare
ecumenismo spirituale»;
— la reciproca conoscenza fraterna;
— la formazione ecumenica dei fedeli e
specialmente dei sacerdoti;)
— il dialogo tra i teologi e gli incontri tra i
cristiani delle differenti Chiese e comunità;
— la cooperazione tra cristiani nei diversi
ambiti del servizio agli uomini.
822. « La cura di ristabilire l'unione riguarda
tutta la Chiesa, sia i fedeli che i Pastori ». (Ma
bisogna anche essere consapevoli « che questo
santo proposito di riconciliare tutti i cristiani
nell'unità della Chiesa di Cristo, una e unica,
supera le forze e le doti umane ». Perciò
riponiamo tutta la nostra speranza «
nell'orazione di Cristo per la Chiesa,
nell'amore del Padre per noi e nella forza dello
Spirito Santo ».
(continua da pag. 2)
814. “Nell'unità del popolo di Dio si radunano le
diversità dei popoli e delle culture. Tra i membri
della Chiesa esiste una diversità di doni, di funzioni,
di condizioni e modi di vita; « nella comunione
ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese
particolari, che godono di proprie tradizioni ». La
grande ricchezza di tale diversità non si oppone
all'unità della Chiesa.
Potremmo ora chiederci come questa „unità‟ che
deriva dal suo intimo rapporto con la Trinità
santissima si rende visibile. E‟ ancora il Catechismo
che suggerisce una risposta (tutta da meditare)
815. Quali sono i vincoli dell'unità? Al di sopra di
tutto la carità, che « è il vincolo di perfezione » (Col
3,14). Ma l'unità della Chiesa nel tempo è assicurata
anche da legami visibili di comunione:
— la professione di una sola fede ricevuta dagli
Apostoli;
— la celebrazione comune del culto divino,
soprattutto dei sacramenti;
— la successione apostolica mediante il sacramento
dell'Ordine, che custodisce la concordia fraterna
della famiglia di Dio.
Quanto afferma dunque il Catechismo della Chiesa
cattolica ci permette di riconoscere che Cristo Gesù
Ha voluto „una sola Chiesa‟.
Ma una domanda dobbiamo ancora porci ed è
precisa: come mai allora ci sono tante chiese nel
mondo, l‟una diversa dall‟altra e per nulla in
comunione tra di loro‟? Non è uno scandalo questo
agli occhi del mondo? Questa stato di fatto non è
forse un tradire il desiderio del Maestro che ha
pregato perché i suoi discepoli fossero una cosa
sola nella storia così come Lui e il Padre sono una
cosa sola?
Guardiamo allora alle „ferite dell‟unità‟ come si
esprime lo stesso catechismo.
Le ferite dell'unità
817. Di fatto, « in questa Chiesa di Dio una e unica
sono sorte fino dai primissimi tempi alcune
scissioni, che l'Apostolo riprova con gravi parole
come degne di condanna; ma nei secoli posteriori
sono nati dissensi più ampi e comunità non piccole
si sono staccate dalla piena comunione della Chiesa
cattolica, talora non senza colpa di uomini
d'entrambe le parti ». (273) Le scissioni che
feriscono l'unità del corpo di Cristo (cioè l'eresia,
l'apostasia e lo scisma) (274) non avvengono senza i
peccati degli uomini: « Dove c'è il peccato, lì
troviamo la molteplicità, lì gli scismi, lì le eresie, lì
le controversie. Dove, invece, regna la virtù, lì c'è
unità, lì comunione, grazie alle quali tutti i credenti
erano un cuor solo e un'anima sola‖
tali scissioni « e sono istruiti nella fede di Cristo
(continua da pag. 3)
818. Coloro che oggi nascono in comunità
sorte da tali scissioni « e sono istruiti nella
fede di Cristo [...] non possono essere
accusati del peccato di separazione, e la
Chiesa cattolica li abbraccia con fraterno
rispetto e amore. [...] Giustificati nel
Battesimo dalla fede, sono incorporati a
Cristo e perciò sono a ragione insigniti del
nome di cristiani e dai figli della Chiesa
cattolica sono giustamente riconosciuti come
fratelli nel Signore ».
819. Inoltre, « parecchi elementi di
santificazione e di verità ....si trovano fuori
dei confini visibili della Chiesa cattolica,
come la Parola di Dio scritta, la vita della
grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri
doni interiori dello Spirito Santo ed elementi
visibili ».Lo Spirito di Cristo si serve di
queste Chiese e comunità ecclesiali come di
strumenti di salvezza, la cui forza deriva
dalla pienezza di grazia e di verità che Cristo
ha dato alla Chiesa cattolica. Tutti questi
beni provengono da Cristo e a lui conducono
e « spingono verso l'unità cattolica ».
Da „Testimoni‟
“PERCHE‟ RESTO IN QUESTA CHIESA”
Da Testimoni n. 10, del 31 maggio 2009. (4. continua ...)
Questa è la quarta sezione di un interessante
articolo che riporta le scelte di intellettuali e
pensatori cristiani del nostro tempo nei confronti
della Chiesa così come è oggi.
La vera ragione dell’odio del mondo «Che il mondo non ami molto i cristiani, rileva Jean-
Luc Marion, dell’Accademia francese, ha senso ed è
tollerabile nella misura in cui li rifiuta come ha
rifiutato il Cristo, poiché ―il servo non è più grande
del suo padrone‖» (Gv 15,19-20). In una parola «il
conflitto con il mondo non può essere visto e non
può giustificarsi se non per il fatto che esso ci
rimprovera la nostra santità, o piuttosto il profilo che
è in noi di Cristo. Al contrario non deve soprattutto
diventare, il velo troppo comodo per coprire gli errori o difetti dei cattolici ».
―I cristiani e i cattolici in particolare devono
meritare attraverso la loro riforma costante e la loro
visibile ispirazione, di assomigliare sufficientemente
a Cristo per subire delle prove nel suo nome…».
«La mia forza oggi, sottolinea suor Véronique, è di
rimanere ai piedi della croce – non sulla croce,
poiché il posto è occupato da colui che ha sposato
l’umanità sofferente. Il posto della Chiesa è di stare
davanti al legno su cui il figlio beneamato dona
tutto, da dove colano il sangue e l’acqua, sorgenti di
speranza… La Chiesa non esiste che per servire
questo re stando in basso. Essa apre a un’altra
fraternità che non è quella del sangue. Vivere come
Chiesa vuol dire, in nome di Cristo, ancora e
sempre, rifiutare la maledizione, essere degli
inventivi che si rimboccano le maniche, condividono
la loro fragilità e la loro energia, per passione verso
questo mondo in cui Dio è presente.
Non disertare l’esigenza essenziale di farsi
compagni di umanità. La compagnia con un ladrone,
un centurione, delle donne, con coloro che appaiono
poco frequentabili… Mi vengono in mente le parole
fondatrici di Pierre Claverie: «La croce è il supplizio
di colui (Gesù) che non ha scelto una parte o l’altra,
perché se è entrato nell’umanità non è stato per
rifiutare una parte dell’umanità. Pertanto, va
incontro ai malati, ai pubblicani, ai peccatori, alle
prostitute, ai folli…». Allora sì, io rimango in questa
Chiesa, popolo di peccatori quale sono io. Al di
fuori di essa, non saprei come annunciare il Vangelo
di bontà che si rivolge a ciascuno così come è. In
questa nostra epoca, se vogliamo amarla prima di
giudicarla… La mia ragione di sperare? Dio non
ritira la sua parola: egli sarà con noi ogni giorno, e
nessuno può toglierci la sua gioia».
ciuti ma vivi, hanno portato, senza sempre saperlo,
la croce e i risvegli dell’alba. Quanti preti senza
potere hanno offerto la loro vita come umili servi,
DUE PAROLE DA CONOSCERE
ERESIA
La parola eresia trae origine dal greco che
significa scelta. Viene così definita una tesi
che in tutto o in parte nega la verità della
fede, mentre è eretico chi, pur essendo
battezzato e volendo mantenere il nome di
cristiano, aderisce pervicacemente all’eresia.
La parola era già da tempo in uso nel greco
dell’età ellenistica con il significato di scelta,
passò poi ad indicare, già in S. Paolo, ogni
divisione che rompa l‟unità della chiesa e
che perciò si opponga alla comunità dei
fedeli. Il concetto di eresia venne poi sempre
più precisandosi nei primi secoli cristiani,
quando, dopo le persecuzioni, nei grandi
dibattiti teologici e, poi, nelle decisioni
conciliari con la fissazione della dottrina
della chiesa in dogmi vennero, nello stesso
tempo, condannandosi le tesi che da quella
divergevano e che si dissero appunto eresie.
SCISMA
termine scisma, dal greco σχισμα, schisma
(da σχιζω, schizo, "dividere"), indica una
divisione, una separazione causata da una
discordia fra gli individui di una stessa
comunità.. Le parole scisma e scismatico
denotano le divisioni non pacifiche né
concordate, nell'ambito della Chiesa.
7 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento LE ‘NOTE’ DELLA CHIESA
La Chiesa è santa.....e peccatrice?
Un „tema‟ di enorme attualità
QUALE CERTEZZE CI PORTIAMO DENTRO
SULLA NOSTRA CHIESA.....? E‟ SANTA?
Quando insieme ai cristiani della domenica confesso la
mia fede, quella che ho ricevuto da mia madre e dai miei
preti fin da piccolo, sono solito dire: “Credo la Chiesa
una, santa....”. Non mi viene in mente di chiedermi se è
vero o meno che questa „mia‟ Chiesa sia santa o no, santa
o peccatrice. Dovendo presentare in questa scheda di
catechesi la santità della Chiesa allora mi sono fatto la
domanda: “La Chiesa è santa o peccatrice?‟. Anche il
cardinale G. Biffi, lo conosciamo come già pastore della
Chiesa di Bologna, si è posta la domanda e da teologo!
“La Chiesa è santa o peccatrice? – si chiede l‟eminenza -
nessuno degli antichi simboli di fede si dimentica di
elencare anche la santità della Chiesa tra le verità che
appartengono al patrimonio delle certezze cristiane. Ma
nell'insegnamento dei teologi professionisti - e
conseguentemente in larga parte della coscienza
ecclesiale dei nostri giorni - quale rilevanza assume
questo punto della dottrina cattolica? Tutelare una
persuasione che ci viene dall'insegnamento degli apostoli
- anzi, se è possibile, avvalorarla nella mentalità
ecclesiale contemporanea - è, a mio giudizio, un compito
ineludibile della pastorale di oggi: ineludibile ma, a
essere schietti, abbondantemente eluso. Viene oggi
efficacemente proposta, tra tutte le verità della fede,
anche quella della santità della Chiesa?Sì o no?”
Quanta amarezza prende l‟animo dei cristiani oggi a
seguito di eventi penosi, il peccato „dentro la Chiesa‟!
Dobbiamo fare chiarezza allora...al più presto per stare
nel mondo con la Chiesa del Signore che Egli ha voluto
santa e immacolata!E‟ questo il motivo della
documentazione presentata in questa scheda.
DAL „COMPENDIO‟
SANTITA‟ DELLA CHIESA
Stiamo cercando di conoscere „meglio‟
la Chiesa di Gesù. Ne facciamo parte.
Il Battesimo ci ha fatto membri di
questa Chiesa. Ma come l‟ha voluto il
suo fondatore? La scheda precedente
ha cominciato a illustrare „le note‟,
ossia le caratteristiche della Chiesa di
Cristo. E la prima nota è stata l‟unità:
la Chiesa è una sola! Anzi è „unica‟. In
questa scheda seguendo il
„Compendio‟ del Catechismo
cerchiamo di rispondere ad un‟altra
affermazione precisa che la Chiesa fa
di se stessa. La Chiesa è Santa!
165. „La Chiesa è santa in quanto Dio
santissimo è il suo autore: Cristo ha
dato se stesso per lei, per santificarla e
renderla santificante‟; lo Spirito Santo
la vivifica con la carità.
In essa si trova la pienezza dei mezzi di
salvezza.
La santità è la vocazione di ogni suo
membro e il fine di ogni sua attività.
La Chiesa annovera al suo interno la
Vergine Maria e innumerevoli santi,
quali modelli ed intercessori.La santità
della Chiesa è la sorgente della
santificazione dei suoi figli, i quali, qui
sulla terra, si riconoscono tutti
peccatori, sempre bisognosi di
conversione e di purificazione.
Un espressione sorprendente
LA CHIESA „CASTA MERETRIX‟
L‟analisi del Card. Biffi
«Casta meretrix» è un sorprendente
oximoron ("espressione antinomica": dalle
parole greche “antì” e “nòmos”, che
possiamo tradurre in italiano,
rispettivamente, come “contro”,”anti” e
“norma, legge”, ossia espressioni
contradditorie) .
Ogni tanto me lo sento ricordare, con la
soddisfazione di chi è certo di addurre
un'argomentazione decisiva allorché
dichiaro incautamente la mia convinzione
che alla Chiesa come tale non si possa
assegnare l'epiteto di «peccatrice». «Ma se
la Chiesa - mi si ribatte - è una "casta
meretrix", come dicono i Padri!».
«COME DICONO I PADRI......»
Ma siamo sicuri che questi teologi o questi
fedeli non siano a questo proposito un po'
faciloni e spensierati? Vediamo allora, con
un'indagine di una certa serietà, quanti
sono questi Padri. E vediamo chi sono.
Salvo miglior giudizio, è uno solo:
Ambrogio. Nessuno ha parlato di «casta
meretrix» prima di lui, e nessuno dopo di
lui, tra i Padri, l'ha imitato.
RAHAB «TIPO» DELLA CHIESA
Ambrogio ha usato questa espressione una
sola volta, nella sua meditazione su Rahab,
la donna di Gerico di cui parla il libro di
Giosuè (Cfr. Gs 2,1-21)
Essa – egli dice - «nel simbolo era una
prostituta ma nel mistero era la Chiesa,
congiunta ormai ai popoli gentili per la
comunanza dei sacramenti» L'utilizzazione
«tipica» di Rahab - personaggio
contraddittorio, cui era attribuita sia una
professione indegna sia un'azione lodata e
provvidenziale - era già un classico della
letteratura cristiana.
nella genealogia di Gesù (cf. Mt 1,5). La
lettera agli Ebrei l'aveva portata come
La santità della Chiesa
nel Catechismo cattolico
LA CHIESA E‟ SANTA: QUESTA E‟ LA
NOSTRA FEDE!
823 « Noi crediamo che la Chiesa [...] è santa
indefettibilmente. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale
col Padre e lo Spirito è proclamato "il solo Santo", ha
amato la Chiesa come sua Sposa e ha dato se stesso per
essa, al fine di santificarla, e l'ha unita a sé come suo
corpo e l'ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la
gloria di Dio ». La Chiesa è dunque « il popolo santo di
Dio », e i suoi membri sono chiamati « santi ».
824 La Chiesa, unita a Cristo, da lui è santificata; per
mezzo di lui e in lui diventa anche santificante. Tutte le
attività della Chiesa convergono, come a loro fine, «
verso la santificazione degli uomini e la glorificazione
di Dio in Cristo ». È nella Chiesa che si trova « tutta la
pienezza dei mezzi di salvezza ». È in essa che « per
mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità».
825 « La Chiesa già sulla terra è adornata di una santità
vera, anche se imperfetta ». Nei suoi membri, la santità
perfetta deve ancora essere raggiunta. « Muniti di tanti e
così mirabili mezzi di salvezza, tutti i fedeli d'ogni stato
e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la
sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il
Padre celeste ».
826 La carità è l'anima della santità alla quale tutti sono
chiamati: essa « dirige tutti i mezzi di santificazione, dà
loro forma e li conduce al loro fine »
827 « Mentre Cristo "santo, innocente, immacolato",
non conobbe il peccato, ma venne allo scopo di espiare i
soli peccati del popolo, la Chiesa che comprende nel suo
seno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa di
purificazione, incessantemente si applica alla penitenza
e al suo rinnovamento ». Tutti i membri della Chiesa,
compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori.
In tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato
si trova ancora mescolata al buon grano del Vangelo.
La Chiesa raduna dunque peccatori raggiunti dalla
salvezza di Cristo, ma sempre in via di santificazione:
« La Chiesa è santa, pur comprendendo nel suo seno dei
peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non
quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i
suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua
vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono
l'irradiazione della sua santità.
Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da
cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il
sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo ».
829 « Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella
beatissima Vergine la perfezione che la rende senza
macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di
crescere nella santità debellando il peccato; e per questo
innalzano gli occhi a Maria »: in lei la Chiesa è già tutta
santa.
(segue da pag. 2)
CHE SIGNIFICA «CASTA MERETRIX»?
Scrive Ambrogio nella sua riflessione «Rahab -
che nel tipo era una meretrice ma nel mistero è la
Chiesa -indicò nel suo sangue il segno futuro
della salvezza universale in mezzo all'eccidio del
mondo: essa non rifiuta l'unione con i numerosi
fuggiaschi, tanto più casta quanto più
strettamente congiunta al maggior numero di
essi; lei che è vergine immacolata, senza ruga,
incontaminata nel pudore, popolare nel suo
amore, meretrice casta, vedova sterile, vergine
feconda» (In Lucam III,23). Questo è l'unico
passo dove compare la nostra espressione; e
merita un commento particolare.
Multorum convenarum copulam non recusat - La
Chiesa può essere simbolicamente ravvisata
nella donna di Gerico, soltanto perché non si
rifiuta di unirsi alla moltitudine dei «fuggiaschi»,
cioè di quanti - dispersi e disorientati nella città
mondana - cercano presso di lei riparo dalla
perdizione. Tutti li accoglie per tutti salvarli.
Quo coniunctior pluribus eo castior - C'è però
una differenza fondamentale. La condiscendenza
con cui la Chiesa dischiude la sua porta a tutti,
come fanno le donne di costumi troppo facili,
non solo non comporta in lei niente di
riprovevole, ma indica addirittura fedeltà alla
propria missione (e quindi al suo Sposo che
gliel'ha assegnata).
Immaculata virgo, sine ruga, pudore integra -
Quasi a prevenire qualunque equivoco che
potesse nascere da un paragone innegabilmente
audace, è evocato qui (e perfino oltrepassato)
l'appassionato linguaggio di Paolo quando esalta
«la Chiesa senza macchia né ruga né alcunché di
simile» (Ef 5,27). «Immaculata virgo, sine ruga,
pudore integra» è per il vescovo milanese
proprio la Chiesa che, camminando nella storia,
accoglie e salva gli uomini che oggi sono
«sbandati»
Amore plebeia ("popolare nell'amare") -
L'espressione è un po' avventurosa, ma ricca di
una intensità che la rende quasi intraducibile.
«Plebeius» negli scrittori latini è vocabolo che
ha sempre almeno una sfumatura di spregio. Che
abbia potuto venire adoperata dal patrizio
Ambrogio di eccellente cultura romana per
qualificare la Sposa di Cristo, basta a significarci
la novità "democratica" davvero rivoluzionaria
portata dal cristianesimo. La Chiesa è «plebeia»
nel suo amore; non c'è niente di
aristocraticamente esclusivo nelle sue attenzioni,
che sono rivolte a tutti senza distinzione. (segue a pag. 4)
PEDOFILIA DI ALCUNI PRETI
E SANTITA‟ DELLA CHIESA
Pedofilia, un crimine gravissimo particolarmente se
commesso da un sacerdote. Non si tratta solo di un
uso distorto della sessualità; a questa distorsione si
aggiunge la gravità inaudita di un atto che viola una
persona innocente, minorenne e indifesa. Qui il
peccato è ancora più grave perché per il proprio
egoismo si usa e si abusa di una persona che non è in
grado di difendersi, che è ancora in formazione, che
non è in grado di esercitare un discernimento
consapevole e maturo. Si procura alle vittime di tali
abusi una ferita che praticamente rimane aperta per
tutta la loro vita. Questi, dunque, sono fatti
gravissimi mai abbastanza deplorati, anche perché,
in questo caso, compiuti da coloro che dovrebbero
riscuotere la massima fiducia dei fedeli in quanto
maestri e padri nella fede, in quanto uomini di Dio a
cui il popolo cristiano guarda attraverso le lenti della
fede. La Chiesa, da parte sua, condanna ovviamente
questi gravissimi crimini. “Il sacerdote che, nell'atto
o in occasione o con il pretesto della confessione
sacramentale, sollecita il penitente al peccato contro
il sesto precetto del Decalogo, a seconda della
gravità del delitto, sia punito con la sospensione, con
divieti, privazioni e, nei casi più gravi, sia dimesso
dallo stato clericale”. (Can.1387) Questo canone non
si riferisce specificamente ai casi di pedofilia, ma
evidentemente questa è un aggravante rispetto alle
sanzioni previste dal suddetto canone. Il Motu
proprio di Giovanni Paolo II “Sacramentorum sanctitatis tutela”, inoltre, disciplina i delitti più
gravi che sono riservati alla Congregazione per la
dottrina della fede, delitti che vengono indicati nella
lettera “Ad exequendam” del 18 maggio 2001 fra cui
figura anche quello di cui stiamo parlando.
Ma la nostra fede, la nostra speranza e la nostra
forza non stanno in una Chiesa fatta di uomini
superiori, irreprensibili, esemplari, ma in una Chiesa
abitata dalla Potenza dello Spirito che opera le sue
meraviglie anche attraverso una realtà povera,
fragile e contraddittoria come la comunità ecclesiale.
S. Ambrogio ha parlato della Chiesa come “casta
meretrix”, cioè santa e peccatrice. Santa perché
abitata dalla Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo,
ma anche peccatrice perché costituita da uomini
peccatori che hanno continuamente bisogno di
essere salvati. Ma la salvezza è opera di Cristo,
Figlio di Dio, non degli uomini, né del Papa, né dei
vescovi, né dei preti. Dunque quello che è successo
è terribile e rimane terribile, vergognoso, ma la
nostra fede non è intaccata di un “et” perché
l'oggetto della nostra fede non sono gli uomini, ma
Dio e Dio non delude, non tradisce mai.. (1.continua)
Da „Testimoni‟
“PERCHE‟ RESTO IN QUESTA CHIESA”
Da Testimoni n. 10, del 31 maggio 2009. (4. continua ...)
Questa è la quinta ed ultima sezione di un
interessante articolo che riporta le scelte di
intellettuali e pensatori cristiani del nostro tempo
nei confronti della Chiesa così come è oggi.
Dio abita la fragilità Se è vero che la Chiesa cattolica ha vissuto
settimane agitate, non bisogna dimenticare che il
passato non è stato più calmo, scrive mons. Albert
Rouet, arcivescovo di Poitiers. «Non si può sognare
una Chiesa tranquilla e impavida in mezzo agli
sconvolgimenti di una storia in cui essa si iscrive…
Essa non esiste per piacerci ma per convertire al
Vangelo. Essa ha bisogno di dimenticare il cammino
percorso e tendere decisamente al futuro (Fil 3,13).
Questa esigenza aiuta a rileggere il passato: anche
nelle peggiori epoche, sotto i responsabili più irresponsabili, le piaghe del Crocifisso hanno
continuato a mischiarsi con le lacrime degli uomini,
e la Risurrezione a ergersi nella speranza…
“Dio abita la fragilità». «Amo la Chiesa di Gesù»,
ripete a sua volta Jean Vanier: «Amo Benedetto XVI
perché è il successore di Pietro, il vicario di Cristo a
cui egli ha affidato la missione di essere il pastore
del gregge. Amo la sua umiltà, il suo coraggio, la
sua acutezza intellettuale. Lo amo anche perché in
questo momento è attaccato a volte perfino con
astio; amo allora essere al suo fianco. Amo la sua
ricerca di unità con i vescovi integristi, mentre toglie
la scomunica senza integrarli subito nella Chiesa.
Amo anche il suo desiderio di unità con le chiese
ortodosse, con gli anglicani e i protestanti. Con i
vescovi integristi ha compiuto un gesto eccezionale
Amo anche l‟audacia, la forza e il coraggio dei suoi
discorsi in Africa. Essi mi hanno profondamente
toccato e mi hanno offerto una vera visione di
questo continente....Amo la Chiesa di Gesù!
I nostri sono giorni di speranza Enzo Bianchi scrive: «Questi giorni non sono giorni
tristi per la Chiesa, ma giorni di speranza… Oggi
viviamo una stagione in cui la parola di Dio risuona
con forza e abbondantemente nella Chiesa e
attraverso di essa nel mondo… Non dobbiamo
meravigliarci delle difficoltà e delle contraddizioni
che conosce l‟attuazione dello spirito e della lettera
del Concilio. ....Non poteva andare diversamente
poiché ogni volta che nella storia è apparso con
maggior chiarezza il segno della croce di Cristo, le
forze avverse che vogliono dividere la Chiesa si
scatenano. È stato così per Gesù; è così e sarà così
anche per la Chiesa ogni volta che si mostrerà fedele
al suo Signore».
(continua da pag. 3)
O, se ci sono preferenze, sono casomai per i
semplici, gli umili, i poveri. Ambrogio, si sa,
aveva un po' in antipatia le condizioni di
privilegio, tanto che ha potuto scrivere:
«Nessuno presuma, perché è ricco, che gli si
debba maggior ossequio. Nella Chiesa è
ricco chi è ricco di fede»
TRE IMMAGINI La meditazione ecclesiologica ambrosiana si
avvale in quel brano di tre immagini, da
considerarsi simultaneamente se si vuol
attingere la profondità del mistero. La Chiesa
è al tempo stesso prostituta, vedova, vergine:
«meretrix casta, vidua sterilis, virgo
fecunda». E ci viene subito offerta una
limpida spiegazione di queste tre qualifiche
La Chiesa è «meretrice casta, perché molti
amanti la frequentano per le attrattive
dell'amore ma senza la contaminazione della
colpa». La Chiesa è «vedova sterile, perché
in assenza del marito non sa generare (ma
poi il marito è giunto, e così ella ha generato
questo popolo e questa "plebe")».
La Chiesa è «vergine feconda, perché ha
partorito questa moltitudine, come frutto del
suo amore, non però per intervento di
concupiscenza» (In Lucam III,23).
CONCLUDENDO
Nel suo significato originario, dunque,
l'espressione «casta meretrix», lungi
dall'alludere a qualcosa di peccaminoso e di
riprovevole, vuole indicare la santità della
Chiesa; santità che consiste tanto
nell'adesione senza tentennamenti e senza
incoerenze al suo Sposo («casta») quanto
nella volontà di raggiungere tutti (secondo il
compito che le è stato affidato dal suo
Signore) per portare tutti a salvezza
(«meretrix»). E non appartiene «ai Padri» ma
al solo Ambrogio, che nella spregiudicata
libertà del suo animo credente l'ha coniata
con l'unico intento di esaltare la Sposa di
Cristo. E non dimentichiamolo: la fede di
Ambrogio - notava già sant'Agostino - è la
fede cattolica!
8
3
3
3
36
6
6
6
Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento LE ‘NOTE’ DELLA CHIESA
La Chiesa è ‘apostolica’ – La successione apostolica
LA STRUTTURA DELLA CHIESA
GLI APOSTOLI, I VESCOVI,
LA COMUNITA’ CRISTIANA
Questa scheda esce proprio quando la Chiesa fa
memoria dei santi martiri e apostoli Pietro e Paolo,
„le colonne della Chiesa‟ (29 giugno). Nel percorso
che stiamo facendo „rivisitando‟ la nostra fede nella
Chiesa, siamo difatti giunti a confessare che essa è
„apostolica e cattolica’. Lo confessiamo nel Credo
ogni volta che ci ritroviamo per la liturgia nel giorno
del Signore. A loro, a tutto il collegio apostolico, a
coloro che Cristo Gesù „ha chiamato „amici‟, a
coloro ai quali ha affidato la missione di portare il
Vangelo in tutto il mondo, fino alla fine dei tempi, ci
rifacciamo, quando confessiamo che il Papa, Vescovo
di Roma è il,successore di San Pietro, il primo tra gli
apostoli, quando riconosciamo nei nostri vescovi i
successori degli apostoli, lungo una secolare, anzi
millenaria e ininterrotta linea di successione. In
questa scheda cerchiamo insieme di capire perché la
Chiesa è „apostolica‟ e nel contempo „cattolica‟
sempre seguendo il „Compendio del catechismo della
Chiesa Cattolica‟.
Giovanni Paolo II scrive nella sua famosa lettera
sull‟Eucaristia che la chiesa è apostolica nel senso
che, « fino al ritorno di Cristo, continua ad essere
istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai
loro successori nella missione pastorale: il collegio
dei Vescovi”. La successione agli Apostoli nella
missione pastorale implica necessariamente il
sacramento dell'Ordine, ossia l'ininterrotta serie,
risalente fino agli inizi, di Ordinazioni episcopali
valide. Questa successione è essenziale, perché ci sia
la Chiesa in senso proprio e pieno.
DAL ‘COMPENDIO’
174. Perché la Chiesa è apostolica? La Chiesa è apostolica per la sua origine,
essendo costruita sul « fondamento degli
Apostoli» (Ef 2,20); per il suo
insegnamento, che è quello stesso degli
Apostoli; per la sua struttura, in quanto
istruita, santificata e governata, fino al
ritorno di Cristo, dagli Apostoli, grazie ai
loro successori, i Vescovi, in comunione
col successore di Pietro.
175. In che cosa consiste la missione
degli Apostoli? La parola Apostolo significa inviato. Gesù,
l'Inviato del Padre, chiamò a sé dodici fra i
suoi discepoli e li costituì come suoi
Apostoli, facendo di loro i testimoni scelti
della sua risurrezione e le fondamenta della
sua Chiesa. Diede loro il mandato di
continuare la sua missione, dicendo:
«Come il Padre ha mandato me, anch'io
mando voi» (Gv 20,21), e promettendo di
essere con loro sino alla fine del mondo.
176. Che cos'è la successione apostolica? La successione apostolica è la
trasmissione, mediante il Sacramento
dell'Ordine, della missione e della potestà
degli Apostoli ai loro successori, i Vescovi.
Grazie a questa trasmissione, la Chiesa
rimane in comunione di fede e di vita con
la sua origine, mentre lungo i secoli ordina,
per la diffusione del Regno di Cristo sulla
terra, tutto il suo apostolato.
Gli ‘apostoli’ di Cristo Gesù
LE DODICI COLONNE O
COLLEGIO APOSTOLICO
Pietro prima dell'incontro con Gesù si
chiamava Simone ed era stato seguace del
Battista; era nato a Betsaida ed era sposato
con una donna di Cafarnao. Costante è la
sua presenza vicino a Gesù, primario è il
suo ruolo nei giorni seguenti la Pentecoste.
Presiede la elezione di Mattia, è voce
autorevole nel Concilio di Gerusalemme
nell'anno 50. ha presieduto la chiesa di
Antiochia di Siria e poi quella di Roma
dove fu martirizzato nell'anno 67,
crocifisso con il capo all'ingiù. Due lettere
del Nuovo Testamento portano il suo
nome.
Andrea era fratello di Pietro, come lui nato
a Betsaida, era figlio di Giona della tribù di
Neftali, anche lui aveva seguito il Battista.
Dopo la Pentecoste andò a predicare in
Asia Minore, oggi Turchia. Morì a Patrasso
crocifissi su una croce a X nell'anno 60 al
tempo dell'imperatore Nerone.
Giacomo il maggiore era nato a Betsaida
di Galilea da Zebedeo e Salomè, era
fratello di Giovanni e tutti e due facevano i
pescatori. Predicò in Giudea e in Samaria,
poi, secondo una leggenda avrebbe
evangelizzato la Spagna. Fu decapitato a
Gerusalemme sotto il re Erode Agrippa. Fu
il primo apostolo a subire il martirio; il suo
corpo sarebbe stato trasportato in Spagna a
Santiago de Compostella dove è venerato e
dove moltissimo si recano in
pellegrinaggio. È il patrono della Spagna.
Giacomo il minore era figlio di Alfeo ed
era parente di Gesù. Le notizie su di lui
sono vaghe e confuse. Sembra certo che sia
stato vescovo di Gerusalemme dove
avrebbe subito il martirio. Una lettera del
Nuovo Testamento porta il suo nome.
Giovanni l'apostolo era fratello minore di
Giacomo e come lui faceva il pescatore.
Figura fra i primi chiamati e la sua
presenza è costante nel gruppo degli
apostoli, molte volte è indicato come il
prediletto dal maestro di Nazaret. Fu il
primo fra gli apostoli ad accorrere al
sepolcro vuoto il giorno di Pasqua. È
autore dell'Apocalisse, del quarto Vangelo
e di tre lettere apostoliche. Ha dimorato a
lungo a Efeso con Maria madre di Gesù,
poi fu relegato nell'isola di Patmos dove
morì in età molto avanzata. (continua a pag. 3) (continua a pag. 3)
La Chiesa è apostolica
857. La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli
Apostoli, e ciò in un triplice senso:
— essa è stata e rimane costruita sul « fondamento
degli Apostoli » (Ef 2,20), testimoni scelti e
mandati in missione da Cristo stesso;
— custodisce e trasmette, con l'aiuto dello Spirito
che abita in essa, l'insegnamento, il buon
deposito, le sane parole udite dagli Apostoli; — fino al ritorno di Cristo, continua ad essere
istruita, santificata e guidata dagli Apostoli
grazie ai loro successori nella missione
pastorale: il Collegio dei Vescovi, « coadiuvato
dai sacerdoti ed unito al Successore di Pietro e
Supremo Pastore della Chiesa ».
La missione degli Apostoli
858 Gesù è l'Inviato del Padre. Fin dall'inizio del suo
ministero, « chiamò a sé quelli che egli volle [...]. Ne
costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli
a predicare » (Mc 3,13-14). Da quel momento, essi
saranno i suoi « inviati ». In loro Gesù continua la sua
missione: « Come il Padre ha mandato me, anch'io
mando voi » (Gv 20,21). Il loro ministero è quindi la
continuazione della sua missione: « Chi accoglie voi,
accoglie me », dice ai Dodici (Mt 10,40).
859. Gesù li unisce alla missione che ha ricevuto dal
Padre. Come «il Figlio da sé non può fare nulla» (Gv
5,19.30), ma riceve tutto dal Padre che lo ha inviato,
così coloro che Gesù invia non possono fare nulla senza
di lui, dal quale ricevono il mandato della missione e il
potere di compierla. Gli Apostoli di Cristo sanno di
essere resi da Dio «ministri adatti di una Nuova
Alleanza» (2 Cor 3,6), « ministri di Dio » (2 Cor 6,4),
«ambasciatori per Cristo» (2 Cor 5,20)..
860. Nella missione degli Apostoli c'è un aspetto che
non può essere trasmesso: essere i testimoni scelti della
risurrezione del Signore e le fondamenta della Chiesa.
Ma vi è anche un aspetto permanente della loro
missione. Cristo ha promesso di rimanere con loro sino
alla fine del mondo. La « missione divina, affidata da
Cristo agli Apostoli, dovrà durare sino alla fine dei
secoli, poiché il Vangelo, che essi devono trasmettere, è
per la Chiesa principio di tutta la sua vita in ogni tempo.
Per questo gli Apostoli ebbero cura di costituirsi dei
successori ».
I Vescovi successori degli apostoli
861. «Perché la missione loro affidata venisse
continuata dopo la loro morte, [gli Apostoli] lasciarono
quasi in testamento ai loro immediati cooperatori
l'incarico di completare e consolidare l'opera da essi
incominciata, raccomandando loro di attendere a tutto il
gregge, nel quale lo Spirito Santo li aveva posti per
pascere la Chiesa di Dio. Essi stabilirono dunque questi
uomini e in seguito diedero disposizione che, quando
essi fossero morti, altri uomini provati prendessero la
successione del loro ministero». (continua a pag. 3)
(continua da pag. 2)
862. «Come quindi permane l'ufficio dal Signore
concesso singolarmente a Pietro, il primo degli Apostoli,
e da trasmettersi ai suoi successori, così permane l'ufficio
degli Apostoli di pascere la Chiesa, da esercitarsi
ininterrottamente dal sacro ordine dei Vescovi ». Perciò
la Chiesa insegna che « i Vescovi per divina istituzione
sono succeduti al posto degli Apostoli, quali Pastori della
Chiesa: chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza,
disprezza Cristo e colui che Cristo ha mandato».
L'apostolato
863. Tutta la Chiesa è apostolica in quanto rimane in
comunione di fede e di vita con la sua origine
attraverso i successori di san Pietro e degli Apostoli. Tutta la Chiesa è apostolica, in quanto è « inviata » in
tutto il mondo; tutti i membri della Chiesa, sia pure in
modi diversi, partecipano a questa missione. « La
vocazione cristiana infatti è per sua natura anche
vocazione all'apostolato ». Si chiama « apostolato »
« tutta l'attività del corpo mistico » ordinata alla
« diffusione del regno di Cristo su tutta la terra ».
864. « Siccome la fonte e l'origine di tutto l'apostolato
della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che
la fecondità dell'apostolato », sia quello dei ministri
ordinati sia quello « dei laici, dipende dalla loro unione
vitale con Cristo ».380
Secondo le vocazioni, le esigenze
dei tempi, i vari doni dello Spirito Santo, l'apostolato
assume le forme più diverse. Ma la carità, attinta
soprattutto nell'Eucaristia, rimane sempre « come l'anima
di tutto l'apostolato”
865 La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica nella
sua identità profonda e ultima, perché in essa già esiste e
si compirà alla fine dei tempi « il regno dei cieli », « il
regno di Dio »,382
che è venuto nella persona di Cristo e
che misteriosamente cresce nel cuore di coloro che a lui
sono incorporati, fino alla sua piena manifestazione
escatologica. Allora tutti gli uomini da lui redenti, in lui
resi « santi e immacolati al cospetto » di Dio « nella carità
»,383
saranno riuniti come l'unico popolo di Dio, « la
Sposa dell'Agnello »384
, « la Città santa » che scende «
dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio »;385
e «
le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i
quali sono i dodici nomi dei dodici Apostoli dell'Agnello”
(continua da pag. 2)
Filippo era pure lui nativo di Betsaida e
compare diverse volte nel Vangelo. Dopo
la Pentecoste probabilmente si recò
nell'Asia Minore dove evangelizzò la
Frigia. A Gerapoli fu crocifisso con capo
all'ingiù come Pietro.
Bartolomeo nel Vangelo di Giovanni è
chiamato Natanaele. Secondo una solida
tradizione avrebbe predicato in India, poi
sarebbe arrivato nell'Armenia e
martirizzato nella città di Albanopoli. Le
sue spoglie mortali furono trasportate a
Roma e collocate nel santuario a lui
dedicato nell'isola tiberina.
Tommaso: il suo nome in ebraico
significa gemello. È diventato famoso per
la sua “fatica a credere” in Gesù risorto.
Secondo un'antica tradizione avrebbe
predicato il Vangelo presso i Parti e in
India, qui a Mailapur avrebbe subito il
martirio. Un'altra tradizione lo vuole
morto a Edessa.
Matteo: il suo nome significa dono di
Dio; nel Vangelo è chiamato anche Levi
figlio di Alfeo. Quando fu chiamato da
Gesù faceva l'esattore delle imposte
imperiali,apparteneva quindi alla
categoria del pubblicani considerati
peccatori al pari delle prostitute. È autore
del primo Vangelo che porta il suo nome
ed è destinato agli Ebrei.
Taddeo è chiamato anche Giuda o Giuda
di Giacomo. Una breve lettera del nuovo
Testamento posta il suo nome. Vi si
rimproverano con espressioni severe
quanti corrompono la vera fede
insegnando false verità e portando le
divisioni nella comunità.
Simone il Cananeo è soprannominato
anche lo zelota, forse perché aveva
militato nel gruppo degli zeloti. Era
oriundo della Galilea. Secondo la
tradizione avrebbe predicato nella Mauritania e in altre contrade dell'Africa
del nord. Avrebbe concluso la sua
predicazione in Bretagna dove sarebbe
stato crocifisso.
Giuda Iscariota, il traditore. I trenta
denari d'argento che ricevette per il suo
tradimento erano il prezzo di uno
schiavo. Si uccise impiccandosi ad un
albero, secondo la tradizione vicino a
Gerusalemme nella valle della Geenna,
famoso luogo di maledizione.
PEDOFILIA DI ALCUNI PRETI
E SANTITA’ DELLA CHIESA
Questa è la seconda parte dell’articolo sulla
grave questione della pedofilia di alcuni preti. La
prima parte è pubblicata sulla scheda n. 7. Un richiamo forte per tutti
al cambiamento e al rinnovamento
Da questa vicenda abbiamo tutti molto da
imparare, Chiesa e società civile. La Chiesa deve
curare molto di più la formazione dei suoi presbiteri. Deve preoccuparsi della maturità
umana, psicologica, affettiva di coloro che si avviano al sacerdozio. Non basta la formazione
intellettuale e accademica, occorre accompagnare e verificare la crescita umana,
spirituale, ecclesiale dei candidati al sacerdozio. Occorre preparare i futuri sacerdoti guardando a un modello non di tipo manageriale, ma
spirituale e pastorale. Il presbitero deve essere uomo di Dio, deve aver i tempi per pregare,
per meditare, per stare col Signore e non solo per correre qua e là in un attivismo frenetico
e svuotante. Non è lui che salva, ma Un Altro. Anche la società civile, a mio parere, deve imparare qualcosa. I mezzi di comunicazione di
massa propongono in mille modi, in maniera martellante, certi stili o modelli di vita trasgressivi
che possono influenzare negativamente certe personalità più fragili. Questo non vale solo per il
problema che stiamo trattando. Dobbiamo avere il coraggio di proporre modelli di vita più sani e più costruttivi, altrimenti non possiamo non
raccogliere i frutti di quello che abbiamo seminato. Questo implica un nostro impegno
positivo e propositivo anche a livello culturale e sociale.
Il rispetto della verità
Però non si può generalizzare. Se ci sono stati, e ci sono stati, casi di preti che si sono macchiati di
questo delitto c'è un numero molto maggiore di sacerdoti che, in silenzio e nel nascondimento,
vive la propria vita di donazione generosa e fedele a Dio e agli uomini. Questo è sorprendentemente confermato dalla
fiducia che il popolo cristiano, molto più maturo di quanto si possa pensare, continua a
esprimere verso i suoi pastori. Le chiese affollate, le nostre assemblee domenicali, i
confessionali ricercati e desiderati sono la più bella e commovente prova che i cristiani sanno ancora distinguere fra il peccato nella Chiesa
e la santità della Chiesa!
LA SUCCESSIONE APOSTOLICA
Le comunità cristiane, oggi, hanno i dodici
come punto di riferimento, mentre i dodici, a
loro volta, hanno un centro di unificazione
nel ministero di Pietro. Già durante il
ministero pubblico di Gesù, essi ricevono da
Lui dei particolari poteri carismatici: in Lc
9,1-2 vengono precisati i tre ambiti della loro
azione: “Diede loro potere e autorità su tutti
i demoni e di curare le malattie. E li mandò
ad annunziare il Regno di Dio”. Per il
momento, la loro opera è limitata entro i
confini della Palestina.Successivamente, con
l’effusione dello Spirito a Pentecoste, la loro
missione acquista una portata che prima era
impensabile: il loro annuncio deve percorrere
tutta la terra e raggiungere tutti i popoli. Non
solo, il loro ministero sarà necessario alla
Chiesa fino alla fine del mondo (cfr Mt
28,10). Per questo, i dodici istituiscono a loro
volta dei successori, ai quali comunicano il
carisma apostolico con l’imposizione delle
mani (cfr 1 Tm 4,14).
La successione apostolica
Da questa comunicazione nasce il ministero
dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi (cfr
At 6,3-6). La Chiesa è legittimata da un
ministero carismatico che dal collegio dei
Dodici si è perpetuato a ogni generazione,
ininterrottamente, mediante l’imposizione
delle mani. Da questa eredità apostolica nasce la gerarchia della Chiesa che, nella
realtà attuale, è anche una istituzione
giuridicamente configurata.
Analogamente al collegio dei Dodici, anche i
vescovi formano tutti insieme un unico
collegio che ha nel romano Pontefice,
successore di Pietro, il suo centro di unità. In
questa stessa maniera, i presbiteri e i diaconi
formano un unico collegio intorno al vescovo
diocesano. La gerarchia della Chiesa
condivide tre compiti (tria munera):
annunciare la Parola, amministrare i
sacramenti, dirigere la comunità cristiana.
9 Rivisitiamo la nostra fede
Credere e comprendere seguendo il “ Compendio” terzo momento
LE ‘NOTE’ DELLA CHIESA La Chiesa è “cattolica”!
DAL „COMPENDIO‟
Sulle „note‟ della Chiesa si dilunga il
Compendio, segno che sono „essenziali‟
al suo essere e al suo agire nella storia
dell‟umanità. E‟ il momento per capire
cosa significhi che la Chiesa è cattolica.
Sentiamo il Compendio.
n. 166 – Perché la Chiesa è detta
cattolica? La Chiesa è cattolica cioè universale in
quanto in essa è presente Cristo: “Là
dove è Cristo Gesù, ivi è la Chiesa
cattolica” (S. Ignazio di Antiochia) Essa
annuncia la totalità e l‟integrità della
fede, porta ed amministra la pienezza dei
mezzi di salvezza; è inviata in missione a
tutti i popoli in ogni tempo a qualsiasi
cultura appartengono.
n. 167 – E‟ cattolica la Chiesa
„particolare‟?
E‟ cattolica ogni Chiesa „particolare (cioè
la diocesi e la eparchia che nella Chiesa
cattolica di rito orientale è una porzione
di territorio e di fedeli che vengono
affidati alla cura pastorale di un eparca
o vescovo; l'eparchia quindi è del tutto
corrispondente alla diocesi della Chiesa
latina)formata dalla comunità dei
cristiani che sono in comunione nella
fede e nei sacramenti con il loro Vescovo
ordinato nella successione apostolica
con la Chiesa di Roma che „presiede
nella carità (S. Ignazio di Antiochia)
168. Chi appartiene alla Chiesa
cattolica?
Tutti gli uomini in vario modo
appartengono o sono ordinati alla
cattolica unità del popolo di Dio. E‟
pienamente incorporato alla chiesa
cattolica chi avendo lo Spirito di Cristo è
unito ad essa dai vincoli della professione
di fede, dei sacramenti, del governo
ecclesiastico e della comunione. I
battezzati che non realizzano pienamente
tale cattolica unità sono in una certa
comunione, sebbene imperfetta, con al
Chiesa Cattolica.
In ricerca con voi
LA „MIA‟ CHIESA E‟ CATTOLICA!
Mi permetto di chiedervi di riflettere su un‟altra „nota‟
della Chiesa‟ , la più combattuta e controversa: la sua
cattolicità, dopo aver cercato di capire perché essa è
una, santa e apostolica (Cfr. schede azzurre precedenti).
Anzitutto devo dirvi che ho passato un intero
pomeriggio a consultare, via Internet, innumerevoli
blog (dove davvero ci si imbatte in ciò che pensa la
gente!), ed anche testi di autori cristiani, delle diverse
confessioni e interventi di non cristiani. Ho provato alle
volte angoscia prendendo coscienza di quanto la chiesa
sia odiata, la Chiesa di Cristo, quella che da duemila
anni annuncia verità e grazia e dona gli uomini
speranza e coraggio. La Chiesa che amo
„visceralmente‟, perché la sento mia madre! Mi sono
chiesto da quale fonte trae origine tanta asprezza, tanta
cattiveria, perché „si scrive così impietosamente‟ di
essa senza lasciare spazio alcuno a doverosi
chiarimenti, sia sul piano storico che su quello teorico,
ed anche per poter confutare tesi sovente erronee e
smascherare le falsità di molte tesi e di quotidiane
notizie, anche sui grandi quotidiani „internazionali‟.
Se il Santo Padre nel suo recente intervento nella
solennità dei Santi Pietro e Paolo ha ricordato con
profonda amarezza che "il pericolo più grave per la
Chiesa oggi non viene dalle persecuzioni esterne ma dal
male che la inquina dall‟interno” vuol dire che è in atto
un attacco del „Maligno‟ che si serve di „poveri‟ uomini
per combattere ciò che teme più di ogni altro: la Chiesa
del Cristo. Ma è dovuta anche alla ignoranza nella fede
di coloro che si professano cristiani. Non ci resta allora
che il dovere di „verificarci‟ sulla fede: è questo lo
scopo delle schede azzurre, anche di questa dedicata
proprio alla „cattolicità‟ della Chiesa. Mi domando
come possiamo amare Chi non conosciamo? Come è
possibile amare la Chiesa se non sappiamo nulla, o
quasi, di Lei?
Alcune notizie storiche utili
LA CHIESA DALLE ORIGINI AD
OGGI
Proviamo a fare un semplice percorso
storico, partendo dai giorni del Signore
Gesù fino ai nostri tempi. Forse molti
aspetti e molte presenze nella Chiesa
potrebbero risultare più chiari
1. L’inizio della Chiesa.
* Fondatore e capo della comunità dei
credenti, la Chiesa, è Gesù (Ef 1)
* Capi, scelti da Gesù sono gli apostoli
(Mt 10,1-4; Mc 3,13-19; Lc 6,12-16; Gv
13,18; 15,16).
* Membri della Chiesa sono tutti coloro
che, fidandosi dell'annuncio predicato
dagli apostoli, si impegnano
esplicitamente a prendere Gesù come
unico maestro della loro vita.
* Segno dell'adesione alla Chiesa: il
battesimo.. “Chi ha creduto ed è stato
battezzato sarà salvato, chi invece non ha
creduto sarà condannato" (Mc 16,15-16).
Vangelo secondo Matteo
· "E avvicinatosi Gesù parlò loro (=gli
apostoli) dicendo: "Fu dato a me ogni
potere in cielo e sulla
terra. Andate dunque, fate discepole tutte
le genti (i pagani), battezzandole (lett.
immergendole) nel nome del Padre e del
Figlio e del santo Spirito, insegnando
loro ad osservare tutte le cose che
prescrissi a voi. Ed ecco io con voi sono
tutti i giorni fino al compimento del
tempo" (Mt 28,16 s.)
2. L'organizzazione della Chiesa
Una comunità deve avere un minimo di
organizzazione. Anche la Chiesa se ne è
data una, costituendosi dei capi
(gerarchia o clero) e delle strutture
(edifici detti chiese).Tale organizzazione
si è evoluta durante i secoli. Tracceremo
perciò un breve profilo storico.
a) L'organizzazione alle origini
Le comunità cristiane del I sec., diffuse
ben presto nelle principali città
dell'impero romano, hanno avuto
la necessità di darsi un'organizzazione
che assicurasse:
- il sostegno alla fede dei singoli: riunioni
di istruzione, di preghiera, eucaristia
- la diffusione del messaggio ai non
cristiani (Mt 28,19-20)
- l'aiuto reciproco per sostenersi nelle
persecuzioni ebraiche e romane; (continua a pag. 3)
tanza della
Chiedo notizie al „Catechismo della Chiesa‟
IL „MIO‟ DESIDERIO DI CERTEZZE DI FEDE!
Quando pensiamo alla Chiesa cattolica
immediatamente, per la formazione ricevuta, pensiamo
alla Chiesa di Roma, alla „nostra Chiesa‟. Ma allora le
altre chiese, quella ortodossa, quella luterana, quella
anglicana, quella evangelica..... non sono cattoliche?
Perchè? Consultiamo il catechismo e cerchiamo di
capire il senso teologico e storico della parola
„cattolico‟.
830. La parola “cattolica” significa “universale”. È
cattolica perché in essa è presente Cristo. “Là dove è
Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica” (Sant'Ignazio di
Antiochia). In essa sussiste la pienezza del Corpo di
Cristo unito al suo Capo, e questo implica che essa
riceve da lui “in forma piena e totale i mezzi di
salvezza” che egli ha voluto: confessione di fede retta e
completa, vita sacramentale integrale e ministero
ordinato nella successione apostolica. La Chiesa, in
questo senso fondamentale, era cattolica il giorno di
Pentecoste e lo sarà sempre fino al giorno della Parusia.
831. Essa è cattolica perché è inviata in missione da
Cristo alla totalità del genere umano: tutti gli uomini
sono chiamati a formare il nuovo Popolo di Dio. Perciò
questo Popolo, restando uno e unico, si deve estendere a
tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia
l'intenzione della volontà di Dio, il quale in principio ha
creato la natura umana una, e vuole radunare insieme
infine i suoi figli, che si erano dispersi. . .
832. La “Chiesa di Cristo” è veramente presente in tutte
le legittime assemblee locali di fedeli, le quali, aderendo
ai loro pastori, sono anche esse chiamate Chiese del
Nuovo Testamento. . . In esse con la predicazione del
Vangelo di Cristo vengono radunati i fedeli e si celebra
il mistero della Cena del Signore. . .
In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere o
che vivono nella dispersione, è presente Cristo, per
virtù del quale si raccoglie la Chiesa una, santa, cattolica
e apostolica” (continua a pag. 3)
(continua da pag. 2)
- il controllo contro le deviazioni dallo
spirito e dall'insegnamento di Gesù
Poiché il numero dei fedeli aumentava, gli
apostoli dovettero scegliere in ogni città
persone adatte ad essere capi che
- continuassero nella Chiesa la loro presenza
e quella di Gesù (Gv 20,21; Mt 28,20)
- organizzassero la predicazione del vangelo
(Mt 28,18-20; Mc 16,15-16; Gal 1,11-12;));
- accogliessero nella comunità coloro che
avevano creduto (iniziazione cristiana)
- accogliessero ogni successiva espressione
di fede nei momenti fondamentali
dell'esistenza (gli altri sacramenti)
Segno della scelta ad essere capi era (ed è
tuttora) l'imposizione delle mani sulla testa,
allora da parte dell'apostolo, oggi da parte
di un vescovo.
Questo rito si chiama ordinazione. In
assenza degli apostoli (alcuni nel frattempo
erano morti), la scelta dei capi dovette
avvenire nei modi più diversi, a seconda
delle situazioni locali. Sempre però fu
richiesta, per l'esercizio dell'autorità,
l'imposizione delle mani da parte di qualche
vescovo, che garantisse il collegamento con
Gesù (successione apostolica).
Alla fine del I secolo è già delineata una
distinzione precisa di funzioni nel gruppo dei
capi (gerarchia):
- capo della comunità è il vescovo (epíscopos
= sorvegliante), visto come successore degli
apostoli, centro della comunione dei
cristiani, segno della presenza di Gesù nella
comunità: Egli è aiutato
- nella guida spirituale della comunità dai
presbiteri (= anziani - di qui "preti");
- nella organizzazione materiale
(beneficenza, assistenza, amministrazione
dei beni della comunità) dai diaconi (=
servitori) (At 6) e dalle diaconesse (Rom
16,1).
b) Tra il II e il V secolo Tra il II ed il V secolo, le varie comunità
cristiane si organizzano territorialmente in base
al principio
(continua da pag. 2)
833. Per Chiesa particolare, che è in primo luogo la
diocesi (o l'eparchia), si intende una comunità di
fedeli cristiani in comunione nella fede e nei
sacramenti con il loro vescovo ordinato nella
successione apostolica. Queste Chiese particolari
sono “formate a immagine della Chiesa universale”;
in esse e a partire da esse “esiste la sola e unica
Chiesa cattolica
834. Le Chiese particolari sono pienamente
cattoliche per la comunione con una di loro: la
Chiesa di Roma, “che presiede alla carità”
(Sant'Ignazio di Antiochia) “È sempre stato
necessario che ogni Chiesa, cioè i fedeli di ogni
luogo, si volgesse alla Chiesa romana in forza del
suo sacro primato” (Sant'Ireneo di Lione)
835. “Ma dobbiamo ben guardarci dal concepire la
Chiesa universale come la somma o, per così dire, la
federazione di Chiese particolari. È la stessa Chiesa
che, essendo universale per vocazione e per
missione, quando getta le sue radici nella varietà dei
terreni culturali, sociali, umani, assume in ogni parte
del mondo fisionomie ed espressioni esteriori
diverse”. La ricca varietà di discipline
ecclesiastiche, di riti liturgici, di patrimoni teologici
e spirituali propri alle “Chiese locali tra loro
concordi, dimostra con maggior evidenza la
cattolicità della Chiesa indivisa”
Chi appartiene alla Chiesa cattolica?
836. “Tutti gli uomini sono chiamati a questa
cattolica unità del Popolo di Dio. . ., alla quale in
vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli
cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia, infine,
tutti gli uomini, che dalla grazia di Dio sono
chiamati alla salvezza”
837 .“Sono pienamente incorporati nella società
della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo,
accettano integra la sua struttura e tutti i mezzi di
salvezza in essa istituiti, e nel suo organismo visibile
sono uniti con Cristo - che la dirige mediante il
sommo pontefice e i vescovi - dai vincoli della
professione di fede, dei sacramenti, del governo
ecclesiastico e della comunione. Non si salva, però,
anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non
perseverando nella carità, rimane sì in seno alla
Chiesa col "corpo" ma non col "cuore"”
838. “Con coloro che, battezzati, sono sì insigniti
del nome cristiano, ma non professano la fede
integrale o non conservano l'unità della comunione
sotto il successore di Pietro, la Chiesa sa di essere
per più ragioni unita” “Quelli infatti che credono in
Cristo e hanno ricevuto debitamente il Battesimo
sono costituiti in una certa comunione, sebbene
imperfetta, con la Chiesa cattolica”
La Chiesa Cattolica Romana
IL PAPATO
La Chiesa cattolica afferma che Gesù conferì
all'apostolo Pietro l'autorità ultima su tutta la
comunità dei suoi discepoli. Cristo conferì a
Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo il primato
sugli altri apostoli e su tutta la Chiesa (Matteo
16,13-20) e lo riconfermò dopo la resurrezione
nell'apparizione presso il lago di Tiberiade
(Giovanni 21,15-19).
Tali passi sono interpretati dalla Chiesa cattolica
nel senso forte di un primato di insegnamento
e giurisdizione su tutta la Chiesa, e sono anche
interpretati a fondamento della dottrina del
primato papale. Essendo stato Pietro il
fondatore, o almeno il primo vescovo della
Chiesa di Roma, il suo primato si trasmette al
suo successore nella stessa sede, quindi al
vescovo di Roma. Il ruolo del papa è andato
crescendo nel II millennio, fino a raggiungere il
suo apice nel XIX secolo con la dichiarazione
sull'infallibilità papale del concilio Vaticano I.
Secondo tale dichiarazione il papa può esercitare
il diritto di dare insegnamenti riguardo alla fede
ed alla morale, da ritenere parte del deposito
della fede, quando parla ex cathedra, cioè
quando esercita il «suo supremo ufficio di
Pastore e di Dottore di tutti i cristiani», e quando
«definisce una dottrina circa la fede e i costumi».
A partire dalla definizione dell'infallibilità del
1870, quest'ultima è stata esercitata formalmente
una sola volta dai pontefici, e questo con la
promulgazione del dogma dell'Assunzione di
Maria da parte di papa Pio XII nel 1950. Tutti gli
altri insegnamenti impartiti dai Papi negli ultimi
150 anni non sono stati formalmente definiti
"dogmi". La procedura per l'elezione del Papa e
la nomina dei vescovi ha subito numerosi
cambiamenti nel corso dei secoli: dai tempi
moderni (Viterbo, 1271), il papa viene eletto in
conclave dai cardinali, i Principi della Chiesa; a
lui compete invece di nominare direttamente i
membri del clero di gerarchia più elevata di rito
latino, a partire dai vescovi (normalmente dopo
consultazione con gli altri prelati). Nelle Chiese
cattoliche orientali i vescovi vengono nominati
dai rispettivi patriarchi, secondo gli usi locali.
Il papa è assistito nei suoi compiti dai cardinali.
Tutti i membri della gerarchia ecclesiastica
rispondono a lui ed alla Curia Romana nel suo
insieme. Ogni papa continua il suo servizio fino
alla morte (ciò valeva anche per gli altri vescovi
fino a non molto tempo fa) o rinuncia (che è
avvenuta una sola volta, con Celestino V, in tutta
la storia del papato).
b) Tra il II e il V secolo
Tra il II ed il V secolo, le varie comunità
cristiane si organizzano territorialmente in base
al principio dell'accomodamento alle divisioni
amministrative dell'impero romano (provincia e
diocesi). Capo della comunità locale è il
vescovo, aiutato dai preti e dai diaconi. Quanto
più è importante la città, tanto più il vescovo
della Chiesa che ivi si riunisce acquista
importanza in relazione ai vescovi vicini, sui
quali svolge una funzione di controllo. A
seconda dell'importanza della Chiesa, il vescovo
ha il titolo di patriarca, metropolita (=
arcivescovo), vescovo.
Ogni Chiesa metropolitana ha molti vescovi
suffraganei (= che concorrono all'elezione del
metropolita) e a sua volta il patriarcato è formato
da molte chiese metropolitane, delle quali la più
importante è la stessa sede patriarcale. La
struttura organizzativa del V secolo è rimasta
sostanzialmente immutata fino ad oggi.
c) La situazione della Chiesa oggi (sec. i
cattolici)
Oggi la Chiesa è divisa territorialmente in
diocesi, a capo di ognuna delle quali sta un
vescovo, successore degli apostoli, segno visibile
della presenza di Gesù, da cui riceve la sua
autorità. In occidente di norma è nominato dal
vescovo di Roma, il papa. Tra i vescovi c'è una
gerarchia: Patriarca - Arcivescovo - Vescovo. I
vescovi formano il Collegio Episcopale il cui
capo è il vescovo di Roma come successore di
Pietro. Il Collegio Episcopale riunito insieme al
papa costituisce il Concilio Ecumenico.
L'insieme dei vescovi di una regione o di uno
stato forma una Conferenza Episcopale. (quella
italiana è guidata dal card. Bagnasco)
Il vescovo è aiutato dai preti, dai diaconi e dai
ministri minori. I preti e i diaconi sono nominati
dal vescovo,. A questa chiamata precede un
periodo di formazione dei candidati: per questo
esistono i Seminari.
La „Cattedra papale‟ in San Giovanni Laterano
10 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento IN RICERCA
...MA COME E‟ FATTA LA CHIESA?
Continuiamo il nostro percorso
CATECHESI PER ADULTI. SERIA!
E da qualche mese che queste schede di
catechesi a partire dal „Compendio del
catechismo della Chiesa Cattolica” non
vengono pubblicate. Una sosta.
Qualcuno è venuto personalmente a
raccomandare di continuare fino a
concludere l‟esame del „Credo‟ che un
noto teologo ha spiegato in incontri di
qualche mese fa molto interessanti,
proposti da „Communio2000‟.
Nelle ultime schede ci siamo impegnati a
conoscere da vicino la Chiesa, seguendo
appunto il „Compendio‟ . E‟ uno degli
articoli del „Credo cattolico‟ che da tre
anni ha segnato questo percorso di
conoscenza più completa della fede dei
cristiani : “Credo la Chiesa, una, santa,
cattolica e apostolica”.
Questa è la „decima‟ scheda della terza
serie (la Prima serie: Credo in Dio; la
Seconda : „Credo in Gesù Cristo e lo
Spirito Santo‟, la Terza appunto „Credo
la Chiesa. la comunione dei santi, la
remissione dei peccati, la resurrezione
della carne, la vita eterna”). Si
concluderà con una scheda sulla Madre
del Signore Gesù e Madre della Chiesa,
La scheda n. 9 titolava: “La mia Chiesa
è cattolica”. Un‟affermazione che nasce
dalla consapevolezza di essere inseriti
nel „Corpo di Cristo‟ che è appunto la
Chiesa cattolica. Ma le domande sono
tante A qualcuna cercheremo di dare
risposte chiare ad altre invece lasciamo
alla libera ricerca risposte coerenti con
la professione di fede cattolica.
“La chiesa siamo noi....”
CONOSCERE LA CHIESA COM‟E‟!
Una delle parole che in ambito cristiano ricorre più
sovente è certamente: „chiesa‟. E tutti sanno che essa
indica non solo il tempio, l‟aula di pietra, più o meno
grande o più o meno bella, dove ogni domenica si
radunano i fedeli. La parola indica soprattutto anche
l‟assemblea liturgica - l‟ekklesia – che in ascolto della
Parola di Dio e facendo memoria della Pasqua di Cristo
Gesù, rende „onore e gloria a Dio per tutti i secoli dei
secoli‟. Dunque la „Chiesa siamo noi‟!
Ma proprio tutti sanno come essa è costituita al suo
interno? Come è strutturata e perché? Chi l‟ha voluta
così? Possiamo trovare riferimenti evangelici a riguardo
delle „presenze attive‟ nella Chiesa (il papa, i vescovi, i
sacerdoti, i laici, le persone consacrate.....)
Ricerco sempre nel web testimonianze vive di come o
cosa pensa la gente sui problemi di fede. A proposito di
Chiesa ho trovato un „blog‟ di una giovane maestra di
scuola materna che cerca di spiegare ai suoi piccoli
cos‟è la Chiesa. Il suo blog si apre proprio con una
gioiosa confessione: “La Chiesa siamo noi! Tutti
insieme nella casa di Dio!!!Solo l‟amore edifica
durevolmente. La Chiesa fatta di pietre „vive‟ costruita
su Cristo, supera i secoli”. Del resto è quanto si legge
nel „Compendio‟.Dobbiamo cercare di „entrare‟ in
questa „realtà‟ che chiamiamo Chiesa con un
atteggiamento di sincera ricerca della verità, per
conoscerla così come è e non come oggi un imponente
sforzo mediatico a carattere universale, cerca di
presentarcela, screditandone il messaggio,
denunciandone gli errori, minandone la credibilità,
passando dal rifiuto ironico, impietoso del Papa e dei
Vescovi fino ad annullare l‟identità divina di Gesù,
come ha denunciato l‟Osservatore romano quando è
scomparso un „Premio Nobel‟ che si è fatto grande
proprio combattendo il cristianesimo, nella Persona del
suo Fondatore.
Una provocazione da un sito web UNA RISPOSTA PRECISA
La Chiesa è una sovrastruttura
del Vangelo?
“Più leggo il Vangelo, più mi convinco che il
messaggio originario radicale di Gesù è stato
smorzato e «raffreddato» da quella
sovrastruttura che è la Chiesa. Nella mia vita
faccio riferimento al Vangelo e
all'insegnamento di Gesù, che bisogno ho della
Chiesa e dei preti?” G.M.
La risposta di un padre domenicano “Grazie della provocazione. Ora e sempre, è
bene, anzi necessario, radicarsi nel Vangelo e
riferirsi ad esso, senza smorzarlo o
raffreddarlo. La Chiesa è responsabile di
renderlo credibile. Anche se impastoiata da
sovrastrutture mondane, non è una
sovrastruttura. È come l'umanità di Gesù, che non è gabbia
alla divinità, ma rivelazione di quel Dio che
nessuno mai ha visto. La Parola, che si è fatta
carne in lui, torna Parola nel Vangelo per farsi
carne in chi l'accoglie (Giovanni 1,1-18).
La Parola dice che siamo figli del Padre se,
come il Figlio, ci facciamo fratelli di tutti: «Vi
do un comandamento nuovo: che vi amiate gli
uni gli altri; come io amai voi, così amatevi
anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti
sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri» (Giovanni 13,34-
35). La credibilità di Dio, Padre e Figlio, non
è affidata tanto alla nostra predicazione,
quanto alla nostra testimonianza di
comunione. Ciò che siamo parla più forte di ciò che
diciamo. Gesù, nell'ultima cena, prega il Padre
per i discepoli di tutti i tempi «perché siano
una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in
te, anch'essi siano una cosa sola, perché il
mondo creda che tu mi hai mandato. (...) Io in
loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità
e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li
hai amati come hai amato me» (Giovanni
17,21.23).
La grande dignità dell'uomo, lo sappia o no, sta
nell'essere amato dal Padre come il suo Figlio
unigenito, con un amore totale, unico e
assoluto.
Questo testimoniò Gesù amando noi, questo
testimoniamo noi amando gli altri. La Chiesa è
la fraternità dei figli di Dio. (continua a pag. 3)
Dal „Compendio‟
LEGITTIME DOMANDE SULLA NATURA
DELLA CHIESA CATTOLICA
La domanda di questa scheda: “Ma come è fatta la
Chiesa?”trova risposte precise proprio nel
prezioso libretto che contiene in sintesi tutta la fede
dei cristiani.
n. 177 – Chi sono i fedeli? I fedeli sono coloro che, incorporati a Cristo
mediante il Battesimo, sono costituiti membri del
popolo di Dio. Resi partecipi, secondo la propria
condizione, della funzione sacerdotale, profetica e
regale di Cristo, sono chiamati ad attuare la
missione affidata da Dio alla Chiesa.
Tra loro sussiste una vera uguaglianza nella loro
dignità di figli di Dio.
n. 178. Com'è formato il popolo di Dio?
Nella Chiesa, per istituzione divina, vi sono i
ministri sacri che hanno ricevuto il Sacramento
dell'Ordine e formano la gerarchia della Chiesa. Gli
altri sono chiamati laici. Dagli uni e dagli altri
provengono fedeli, che si consacrano in modo
speciale a Dio con la professione dei consigli
evangelici: castità nel celibato, povertà e
obbedienza: i religiosi.
n. 179. Perché Cristo ha istituito la
gerarchia ecclesiastica?
Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica con la
missione di pascere il popolo di Dio nel suo nome, e
per questo le ha dato autorità. Essa è formata dai
ministri sacri: Vescovi, presbiteri, diaconi.
Grazie al Sacramento dell'Ordine, i Vescovi e i
presbiteri agiscono, nell'esercizio del loro ministero,
in nome e in persona di Cristo capo; i diaconi
servono il popolo di Dio nella diaconia (servizio)
della parola, della liturgia, della carità.
182. Qual è la missione del Papa? Il Papa, Vescovo di Roma e successore di san
Pietro, è il perpetuo e visibile principio e
fondamento dell'unità della Chiesa. È il vicario di
Cristo, capo del collegio dei Vescovi e pastore di
tutta la Chiesa, sulla quale ha, per divina istituzione,
potestà piena, suprema, immediata e universale.
185. Quando si attua l'infallibilità del Magistero? L'infallibilità si attua quando il Romano Pontefice,
in virtù della sua autorità di supremo Pastore della
Chiesa, o il Collegio dei Vescovi in comunione con
il Papa, soprattutto riunito in un Concilio
Ecumenico, proclamano con atto definitivo una
dottrina riguardante la fede o la morale, e anche
quando il Papa e i Vescovi, nel loro ordinario
Magistero, concordano nel proporre una dottrina
come definitiva.
A tali insegnamenti ogni fedele deve aderire con
l'ossequio della fede.
(continua da pag. 2)
Costituita da chi ascolta e vive il Vangelo, è
un popolo sacerdotale (= in comunione con
Dio), regale (= libero, a immagine di Dio) e
profetico (= conosce la verità che ci fa figli
del Padre e fratelli tra di noi). Sacerdoti,
pastori e dottori sono ministri (= servi!)
del sacerdozio comune, della libertà e
della verità altrui, come il panettiere è a
servizio di tutti, il vigile dell'automobilista e
l'insegnante dell'allievo.
Senza la Chiesa non ci sarebbe il Vangelo:
è lei che l'ha scritto come memoria-
racconto del Figlio, tesoro di cui vive e
stimolo costante a convertirsi. Chiaro che in
essa ci sono state e ci sono storture, anche
strutturali. Noi amiamo guardare con
cura i difetti, ma solo per criticare quelli
altrui e giustificare i nostri. Nella casa di
Pietro e nel tempio, invece di criticare, il
Vangelo preferisce notare la suocera che
serve e la vedova che dà quanto ha. In una
discarica l'ape si posa sull'unico fiore; in un
giardino la mosca vede altra cosa e si posa su
essa. Chiediamo l'occhio buono, che rivela
un cuore buono. La Chiesa è fatta non di
mattoni tutti uguali, ma da noi, pietre vive
(1Pietro 2,4-5), tutte diverse e lavorate per
adattarsi tra loro. La Chiesa siamo noi, dove
ognuno è altro dall'altro, con il suo dono
particolare da mettere a servizio di tutti.
Siamo un unico corpo, dove il bene o male
di uno è bene o male di tutti. Siamo
relazione: ognuno è ciò che riceve e dà.
Invece di criticare, è meglio vedere cosa di
buono posso ricevere e dare: siamo bisogno
l'uno dell'altro (1Cor 12,4-27). Ma ciò che
ciascuno può e deve dare è l'amore stesso
(1Cor 13,1-13), che ha ricevuto dal Padre nel
Figlio. «Chi non ama non ha conosciuto Dio,
perché Dio è amore»; e noi «sappiamo che
siamo passati dalla morte alla vita, perché
amiamo i fratelli» (1Giovanni 4,8; 3,14)”
Volendo conoscere meglio la struttura della Chiesa così come si venuta formando nei secoli, poichè essa
è Corpo vivente del Cristo, grazie all‟azione
misteriosa e feconda dello Spirito Santo, possiamo
aggiungere alcune notizie su altre „presenze‟ nella
Chiesa. Esse traducono nel vissuto della storia il
pensiero del Maestro, i suoi desideri. Sono
„presenze „storiche‟ ma anche profetiche perché
annunciano il Regno che Gesù è venuto ad
annunciare e a cominciare.
E‟ il catechismo che ce ne parla, ampiamente e con
chiarezza.
LA VITA CONSACRATA
914. Lo stato di vita costituito dalla professione dei
consigli evangelici interessa alla vita e alla santità
della Chiesa.
915. I consigli evangelici sono proposti ad ogni
discepolo di Cristo. La perfezione della carità
comporta per coloro che „liberamente‟ accolgono la
vocazione alla vita consacrata l‟obbligo di praticare
la castità nel celibato per il Regno, la povertà e
l‟obbedienza. E‟ la professione di tali consigli in uno
stato di vita stabile riconosciuto dalla Chiesa, che
caratterizza la vita consacrata a Dio.
918. Fin dai primi tempi della Chiesa vi furono
uomini e donne che per mezzo della pratica dei
consigli evangelici intesero seguire Cristo con
maggiore libertà e imitarlo più da vicino condussero
ciascuno a modo loro una vita consacrata a Dio.
Molti di essi dietro l‟impulso dello Spirito Santo o
vissero una vita solitaria o fondarono famiglie
religiose che la Chiesa accolse e approvò.
LA VITA EREMITICA
920. Senza professare pubblicamente i tre consigli
evangelici gli eremiti in una più rigorosa
separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine
e nella continua preghiera e nella penitenza dedicano
la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del
mondo
921. Essi indicano a quell‟aspetto interiore del
mistero della Chiesa che è l‟intimità personale con
Cristo. E‟ una chiamata particolare a trovare nel
deserto, nel combattimento spirituale, la gloria del
Cristo Crocifisso.
LE VERGINI CONSACRATE
922. Fin dai tempo apostolici ci furono vergini
cristiane che chiamate dal Signore a dedicarsi a lui
in una maggiore libertà di cuore, di corpo e di
spirito hanno preso la decisione di vivere nello
stato di verginità per il Regno dei cieli (Mt 19,12)
923. Emettendo il proposito di seguire Cristo più
da vicino dal vescovo diocesano sono consacrate a
Dio secondo il rito liturgico e unite in mistiche
nozze a Cristo, Figlio di Dio.
924. Assimilato alle altre forme di vita consacrata
l‟ordine delle vergini stabilisce la donna che vive
nel mondo (o la monaca) nella preghiera nella
penitenza. Nel servizio ai fratelli e nel lavoro
apostolico
LA VITA RELIGIOSA
925. Nata in oriente nei primi secoli del
cristianesimo e continuata negli istituti
canonicamente eretti dalla Chiesa. La vita religiosa
si disingue dalle altre forme di vita consacrata per
l‟apsetto culturale, la professione pubblica dei
consigli evangelici, la vita fraterna condotta in
comune,la testimonianza all‟unione di Cristo e
della Chiesa.
926. La vitra religiosa sorga dal mistero della
Chiesa. E‟ un dono che la Chiesa riceva dal suo
Signore e che essa offe coe uno stato di vita stabile
al fedele chiamato da Dio nella professione dei
consigli. Alla vita reiiosa, nelle sue molteplici
forne è chiesto di esprimere la carità stessa di Dio
nel linguaggio del nostro tempo.
GLI ISTITUTI SECOLARI
928. L‟istituto secolare è un istituto di vita
consacrata in cui i fedeli vivendo nel mondo,
tendono alla perfezione della carità e si impegnano
per la santificazione del mondo, soprattutto
operando all‟interno di esso.
929. Mediante una vita consacrata, i membri di
questi istituti partecipano della funzione
evangelizzatrice della Chiesa nel mondo e dal
mondo. La loro testimonianza di vita cristiana
mira a ordinare secondo Dio le realtà temporali e
vivificare il mondo con la forza del Vangelo.
Un‟intervista a una „claustrale‟
DOMANDE SU UNA SCELTA DI VITA
Papa le chiama "oasi spirituali" del nostro
tempo. Sono i conventi delle claustrali, donne
comuni, come tutte le altre”. Donne colte,
laureate, con un gran senso dell‟umorismo.
Un‟unica differenza: hanno scelto la vita
contemplativa, hanno deciso di abbandonare
all‟improvviso la carriera ed il mondo per la
vocazione ad una vita profonda interamente
immersa nel silenzio ed in Cristo. All‟interno
dell‟imponente struttura conventuale di un
monastero di clausura è stata fatta un‟intervista
a una giovane monaca
* Quando è iniziata la tua vocazione al
Carmelo? Non è facile spiegare questo mistero d‟amore;
posso dire che è iniziato nel mio cuore
sconvolgendo tutta la mia esistenza. Avevo 16
anni, frequentavo il liceo scientifico e stavo in
un gruppo parrocchiale. Ero catechista -
racconta suor Arcangela, ora 30enne - Ero al
contempo alla ricerca di qualcosa che mi
realizzasse. Mi domandavo che cosa volevo
diventare, mi chiedevo che cosa dovevo fare
della mia vita. Sembrava che io andassi alla
ricerca di Gesù per poter ben capire cosa
volesse, ma era Lui che cercava me.. Pian
piano è nato in me il desiderio di donarmi e di
dare la mia vita per i fratelli. Questa passione
mi ha spinto con tutta l‟irruenza del mio
carattere a donarmi con grande generosità,
restando comunque nella sfera del solo fare.
Ma più forte è stato il desiderio di conoscere la
dimensione contemplativa. Per volontà del
Signore ho conosciuto la realtà del Carmelo.
* Quanti anni avevi quando sei arrivata al
Carmelo? Diciotto
* Appena hai pronunciato il tuo “sì” hai
lasciato tutto ciò che vivevi prima, che ti
apparteneva. Cosa hai provato? Innanzitutto
la solitudine ed il silenzio nono sono state
condizioni nuove. La solitudine è per la
persona di fede uno spazio interiore creato nel
cuore per accogliere l‟Unico Necessario ....
* Spesso la gente si domanda quale sia il
compito di una suora di clausura
La scelta della clausura per ognuna di noi è
sicuramente un mistero che si svela giorno per
giorno. Da qui, nascoste nel silenzio, operiamo
con la preghiera, con l‟oblazione di sé, con
l‟offerta del sacrificio di lode, perché
attraverso questi mezzi possiamo portare al
Padre le gioie e i dolori dell‟umanità. L‟albero
è la Chiesa, noi siamo le radici.
11 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento
AL DI LA’ DEI CONFINI UMANI CREDO LA COMUNIONE DEI SANTI
"Non abbiate paura di diventare santi!"
‘COMUNIONE’: UN MODO
D’ESSERE E DI VIVERE
STUPENDO MA DIFFICILE!
Interroghiamo il „Compendio‟ su uno degli
ultimi articoli di fede nel nostro Credo: “La
comunione dei santi”.
194. Che cosa significa l'espressione
comunione dei santi?
Tale espressione indica anzitutto la comune
partecipazione di tutti i membri della Chiesa
alle cose sante (sancta): la fede, i
Sacramenti, in particolare l'Eucaristia, i
carismi e gli altri doni spirituali. Alla radice
della comunione c'è la carità che «non cerca
il proprio interesse» ma spinge il fedele «a
mettere tutto in comune» anche i propri beni
materiali a servizio dei più poveri.
195. Che cosa significa ancora
l'espressione comunione dei santi?
Tale espressione designa anche la comunione
tra le persone sante (sancti), e cioè tra quanti
per la grazia sono uniti a Cristo morto e
risorto. Alcuni sono pellegrini sulla terra;
altri, passati da questa vita, stanno
purificando si, aiutati anche dalle nostre
preghiere; altri, infine, godono già della
gloria di Dio e intercedono per noi. Tutti
insieme formano in Cristo una sola famiglia,
la Chiesa, a lode e gloria della Trinità.
Ancora la stessa domanda: cos’è la Chiesa!
UNA PRESENZA STORICA PROVOCANTE!
Queste schede vengono elaborate con un preciso
intento, chiaramente indicato nella testata riportata
su tutte le schede finora pubblicate: “Rivisitiamo la
nostra fede. Credere e comprendere seguendo il
Compendio”. Si parte cioè dalla fede professata nel
Credo che ogni domenica confessiamo in comunità
per cercare di capirla, di conoscerla nella sua
„verità‟. “Credere” è la richiesta di Gesù. Egli
chiede fiducia in Lui. Non cieca. Ma razionale.
Come compete ad un uomo dotato di intelligenza e
di razionalità. „Comprendere’ è l‟esigenza di un
uomo libero che deve sempre e comunque darsi una
ragione di ciò che crede. Il credere sia l‟atto
conclusivo di una ricerca onesta. E‟ quanto da
tempo abbiamo cercato di fare, suggerendo un
percorso di „rivisitazione‟ del Credo: “Credo ut
intelligam, non intelligo ut credam." "Credo per
comprendere, non comprendo per credere." (S.
Agostino).
Nella nostra ricerca siamo giunti a un articolo del
Credo cristiano piuttosto „dimenticato‟. O forse non
tenuto sufficientemente presente nel vivere da
cristiano il proprio tempo e le proprie relazioni.
Credo la comunione dei santi. Un‟affermazione che
va non solo spiegata ma chiede che, „capita‟, venga
vissuta. Se così fosse, le modalità di vita all‟interno
della comunità cristiana sarebbero ben diverse. Se
fossimo certi di ciò che crediamo non solo le nostre
relazioni cambierebbero ma daremmo una
testimonianza più autentica, più limpida del nostro
essere Chiesa di Cristo. Tra l‟altro questa
affermazione del Credo evidenzia una dimensione
del nostro essere cristiano davvero „misteriosa‟ ma
reale: la santità! E‟ l‟articolo di fede che fotografa
ciò che realmente siamo. I santi di Dio, coloro che
accedono alle „cose sante‟ (i sacramenti del Cristo).
Ma di questo non ce ne rendiamo conto; addirittura
non sappiamo cosa farne, non ci interessa. Tanta è
la nostra sufficienza nel vivere in questo mondo e in
questo modo. Cercare di capire questo „mistero‟ che
tocca la nostra vera identità cristiana, potrebbe
significare un rimando potente a un altro stile di vita,
proprio a partire da ciò che siamo: i santi, come
amava chiamare i suoi discepoli l‟apostolo Paolo
nelle sue lettere alle Chiese!
La comunione dei santi
UN MISTERO DA VIVERE
Il termine "Comunione dei Santi" sembra sia
stato per la prima volta inserito nei "credo"
battesimali nel sud della Gallia; e va inteso
come gli scrittori del sud della Gallia del V e
VI secolo lo intendevano; dando alla parola
"Santi" il normale significato che esso
conserva oggi: gli Eletti, quelli che hanno
raggiunto il fine per il quale furono creati, nel
regno di Dio.
Nel venerare i Santi di Dio, e specialmente la
Madre di Dio, noi tributiamo ad essi il dovuto
onore in vista dell'eccellenza soprannaturale
che in essi riconosciamo come derivata da Dio
stesso attraverso i meriti di Gesù Cristo. La
venerazione dei santi si risolve così nella gloria
di Dio, che è meraviglioso nei suoi santi ed è
giusto che nei suoi santi sia glorificato.
Questi uomini che hanno vissuto e vivono fra
noi con la loro vita proiettano fasci di luce che
illuminano le pagine del Vangelo. Gesù Cristo
diviene vivente e comprensibile come anche la
storia della Rivelazione. La santità che Gesù
volle per la "Sua" Chiesa deve essere visibile
ed eminente. Per la Chiesa fondata da Cristo
non basta la semplice santità che viene dal
battesimo, ma occorre che si tratti di santità
eroica, quella che rende veramente i fedeli
"luce del mondo e sale della terra", quella cioè
che porta e dona veramente buoni frutti. cattivi
Giovanni Papini, scrivendo della sua
conversione alla Chiesa cattolica, affermava:
“Tra le Chiese innumerevoli che si dicono
fedeli interpreti di Cristo, scelsi quella
cattolica, sia perchè essa rappresenta
veramente il tronco maestro dell'albero
piantato da Gesù, ma anche perchè, a dispetto
delle debolezze e degli errori umani di tanti
suoi figli, essa è quella, a parer mio, che ha
offerto all'uomo le condizioni più perfette per
una integrale sublimazione di tutto l'esser suo
e perchè in essa soltanto mi parve che fiorisse
abbondante il tipo di eroe che ritengo il più
alto: il Santo" (La Pietra infernale, Morcelliana)
Brescia, 1934, pp. 162-163).
CREDO LA COMUNIONE DEI SANTI
946. Dopo aver confessato “la santa Chiesa
cattolica”, il Simbolo degli Apostoli aggiunge “la
comunione dei santi”. Questo articolo è, per certi
aspetti, una esplicitazione del precedente: “Che cosa
è la Chiesa se non l'assemblea di tutti i santi?” La
comunione dei santi è precisamente la Chiesa.
947. “Poiché tutti i credenti formano un solo corpo,
il bene degli uni è comunicato agli altri. Allo stesso
modo bisogna credere che esista una comunione di
beni nella Chiesa. Ma il membro più importante è
Cristo, poiché è il Capo. Pertanto, il bene di Cristo è
comunicato a tutte le membra; ciò avviene mediante
i sacramenti della Chiesa” “L'unità dello Spirito, da
cui la Chiesa è animata e retta, fa sì che tutto quanto
essa possiede sia comune a tutti coloro che vi
appartengono”
948. Il termine “comunione dei santi” ha pertanto
due significati, strettamente legati: “comunione alle
cose sante ["sancta"]” e “comunione tra le persone
sante ["sancti"]”.
“Sancta sanctis!” - le cose sante ai santi - viene
proclamato dal celebrante nella maggior parte delle
liturgie orientali, al momento dell'elevazione dei
santi Doni, prima della distribuzione della
Comunione. I fedeli ["sancti"] vengono nutriti del
Corpo e del Sangue di Cristo ["sancta"] per crescere
nella comunione dello Spirito Santo ["koinonia"] e
comunicarla al mondo.
I. La comunione dei beni spirituali
949.. Nella prima comunità di Gerusalemme, i
discepoli “erano assidui nell'ascoltare
l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere” La
comunione nella fede. La fede dei fedeli è la fede
della Chiesa ricevuta dagli Apostoli, tesoro di vita
che si accresce mentre viene condiviso.
950. La comunione dei sacramenti. “Il frutto di
tutti i sacramenti appartiene così a tutti i fedeli, i
quali per mezzo dei sacramenti stessi, come
altrettante arterie misteriose, sono uniti e incorporati
in Cristo. Soprattutto il Battesimo è al tempo stesso
porta per cui si entra nella Chiesa e vincolo
dell'unione a Cristo. . . La comunione dei santi
significa questa unione operata dai sacramenti. Il
nome di "comunione" conviene a tutti i sacramenti
in quanto ci uniscono a Dio; più propriamente però
esso si addice all'Eucaristia che in modo speciale
attua questa vitale comunione soprannaturale”
951 La comunione dei carismi. Nella comunione
della Chiesa, lo Spirito Santo “dispensa pure tra i
fedeli di ogni ordine grazie speciali” per
l'edificazione della Chiesa. Ora “a ciascuno è data
una manifestazione particolare dello Spirito per
l'utilità comune” (continua pag. 3)
(continua pag. 4)
L’INTERVISTA A BENEDETTO XVI
Un libro da leggere e da regalare
Stiamo cercando di conoscere meglio la
Chiesa. Queste ultime schede infatti hanno
presentato le certezze di fede a riguardo della
Chiesa, seguendo il percorso indicato dal
nostro „Credo‟ stesso: Credo la Chiesa, una,
santa, cattolica, apostolica. Credo la
Comunione dei santi....”
Una straordinaria opportunità ci viene ora
offerta, con la pubblicazione del „libro-
intervista‟ di Papa Ratzinger a cura del
giornalista P. Seewald. Possiamo infatti
entrare nel cuore della realtà e della vita della
Chiesa cattolica. S. Magister, attento
osservatore delle cose di Chiesa, in un suo
articolo così ha commentato la pubblicazione
di questo libro: “In sei ore di colloquio col
giornalista bavarese Peter Seewald nella
quiete estiva di Castel Gandolfo, distribuite
in sei giorni come quelli della creazione e
trascritte tali e quali in un libro fresco di
stampa, Benedetto XVI ha consegnato al
mondo la propria immagine più veritiera.
Quella di un uomo incantato dalle
meraviglie del creato, gioioso, incapace di
sopportare una vita vissuta sempre e soltanto
"contro", felicemente convinto che nella
Chiesa "molti che sembrano stare dentro,
sono fuori; e molti che sembrano stare fuori,
sono dentro".
Papa Benedetto XVI si è "preso un rischio
enorme" a scrivere il libro-intervista "Luce
del mondo" con il giornalista tedesco Peter
Seewald, compiendo un ''atto di vero
coraggio comunicativo'' E‟ un‟intervista che
ha suscitato commenti in tutto il mondo.
Merita davvero di essere letto: un bel regalo
di Natale. Lo potete trovare nella libreria del
paese oppure in parrocchia.
Communio2000.
(continua da pag. 2)
952 “ Ogni cosa era fra loro comune ” “Il cristiano veramente tale nulla possiede di così strettamente
suo che non lo debba ritenere in comune con gli
altri, pronto quindi a sollevare la miseria dei fratelli
più poveri” Il cristiano è un amministratore dei beni
del Signore.
953 La comunione della carità. Nella “comunione
dei santi” “nessuno di noi vive per se stesso e
nessuno muore per se stesso” “Se un membro soffre,
tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è
onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi
siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la
sua parte” “La carità non cerca il suo interesse” . Il
più piccolo dei nostri atti compiuto nella carità ha
ripercussioni benefiche per tutti, in forza di questa
solidarietà con tutti gli uomini, vivi o morti,
solidarietà che si fonda sulla comunione dei santi.
Ogni peccato nuoce a questa comunione.
II. La comunione della Chiesa
del cielo e della terra
954 I tre stati della Chiesa. “ Fino a che il Signore
non verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui e,
distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le
cose, alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla
terra, altri che sono passati da questa vita stanno
purificandosi, altri infine godono della gloria
contemplando "chiaramente Dio uno e trino, qual
è"”: Tutti però, sebbene in grado e modo diverso,
comunichiamo nella stessa carità di Dio e del
prossimo e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di
gloria. Tutti quelli che sono di Cristo, infatti, avendo
il suo Spirito formano una sola Chiesa e sono tra
loro uniti in lui
955 “L'unione. . . di coloro che sono in cammino coi
fratelli morti nella pace di Cristo non è
minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne
fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione
dei beni spirituali”
956 L'intercessione dei santi. “A causa infatti
della loro più intima unione con Cristo i beati
rinsaldano tutta la Chiesa nella santità. . . non
cessano di intercedere per noi presso il Padre,
offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù
Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini. . . La
nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro
fraterna sollecitudine: “ Non piangete. Io vi sarò
più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più
efficacemente di quando ero in vita [San
Domenico morente ai suoi frati) . Passerò il mio
cielo a fare del bene sulla terra [Santa Teresa di
Gesù Bambino)
957 La comunione con i santi. “Non veneriamo
la memoria dei santi solo a titolo d'esempio, ma
più ancora perché l'unione di tutta la Chiesa nello
Spirito sia consolidata dall'esercizio della fraterna
carità. Poiché come la cristiana comunione tra
coloro che sono in cammino ci porta più vicino a
Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a
Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo,
promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso
Popolo di Dio”:
Noi adoriamo Cristo quale Figlio di Dio, mentre ai
martiri siamo giustamente devoti in quanto
discepoli e imitatori del Signore e per la loro
suprema fedeltà verso il loro re e maestro; e sia
dato anche a noi di farci loro compagni e
condiscepoli [San Policarpo di Smirne)
958. La comunione con i defunti. “La Chiesa di
quelli che sono in cammino, riconoscendo
benissimo questa comunione di tutto il corpo
mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della
religione cristiana ha coltivato con una grande
pietà la memoria dei defunti e, poiché "santo e
salutare è il pensiero di pregare per i defunti
perché siano assolti dai peccati" ha offerto per loro
anche i suoi suffragi”. La nostra preghiera per loro
può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la
loro intercessione in nostro favore.
Testimonianze
sulla devozione ai santi
LUTERO E C. DE FOUCAULD
“Qualcuno polemizza sul culto dei santi, quasi
che questa dimensione della fede cattolica tolga
qualcosa alla tensione cristocentrica che la vita di
ogni cristiano deve avere. Non si nasconde che in
qualche caso il culto ai santi possa scadere nella
superstizione e in un devozionismo eccessivo.
Tuttavia nessuno che abbia realmente incontrato
il Signore ignora il conforto e la speranza che
deriva dalla comunione con i santi. Chi incontra
Cristo, incontra quanti sono di Cristo. Spesso
anzi sono i santi la prima manifestazione del
mistero di Cristo, della sua Chiesa, fra gli
uomini. Una voce singolare si erge a
testimonianza della bellezza della comunione dei
santi, quelli della terra e quelli del cielo, ed è la
voce di Lutero: "Il mio peso, altri lo portano, la loro forza è la mia. La fede della Chiesa viene in
soccorso alla mia angoscia, la castità altrui mi
sorregge nelle tentazioni della mia lascivia, gli
altrui digiuni tornano a mio vantaggio, un altro si prende cura di me nella preghiera… Chi
dunque potrà disperare nei peccati? Chi non
gioirà nelle pene, dal momento che egli non
porta più i suoi peccati né le sue pene, o se li
porta non li porta da solo, aiutato com'è da così
numerosi figli di Dio e soprattutto dallo stesso
Cristo? Tanto è grande la comunione dei santi e
la Chiesa di Cristo!" (M. Lutero, Libretto
consolatorio per gli affaticati e gli oppressi, 6)
Guardare ai santi non significa imitarne
pedestremente le gesta, significa piuttosto
imitarne la docilità allo Spirito Santo e
diventare capaci, come loro, di rispondere con la
vita alle sfide del proprio tempo
Così, infatti, disegna il profilo della santità il
Concilio Vaticano II: Tutti nella chiesa sono
chiamati alla santità (LG 39) dalla santità è
promosso anche nella società un tenore di vita
più umano (LG 40).
Allora, come annotava nelle sue silenziose veglie
notturne davanti all'Eucaristia Charles de
Foucauld: "Guardiamo ai santi, ma non
attardiamoci nella loro contemplazione,
contempliamo con essi Colui la cui
contemplazione ha riempito la loro vita.
Approfittiamo dei loro esempi, ma senza
fermarci a lungo né prendendo per modello
completo questo o quel santo, e prendendo di
ciascuno ciò che ci sembra più conforme alle
parole e agli esempi di nostro Signore Gesù, solo
e vero modello, servendoci delle loro lezioni,
non per imitare essi, ma per meglio imitare
Gesù". (da un sito Web)
12 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento AMO LA CHIESA
“EVENTO E MISTERO”
CHIESA....UNA QUESTIONE
STORICA O UN MISTERO?
Dal „Compendio‟
148. Quali sono l’origine e il compimento
della Chiesa?
La Chiesa trova origine e compimento nel
disegno eterno di Dio. Fu preparata
nell‟Antica Alleanza con l‟elezione di
Israele, segno della riunione futura di tutte le
nazioni. Fondata dalle parole e dalle azioni di
Gesù Cristo fu realizzata soprattutto
mediante la sua morte redentrice e la sua
resurrezione. Fu poi manifestata come
mistero di salvezza mediante l‟effusione
dello Spirito Santo a Pentecoste. Avrà il suo
compimento alla fine dei tempi come
assemblea celeste di tutti i redenti.
149. Qual è la missione della Chiesa?
La missione della Chiesa è di annunciare e
instaurare in mezzo a tutte le genti il Regno
di Dio, inaugurato da Gesù Cristo. Essa qui
sulla terra costituisce in germe l‟inizio di
questo Regno salvifico.
150. In che senso la Chiesa è mistero?
La Chiesa è mistero in quanto nella sua realtà
visibile è presente e operante una realtà
spirituale divina che si scorge unicamente
con gli occhi della fede.
Continua la ricerca di fede sulla Chiesa
IN UN CONTESTO CULTURALE
CRITICO....
Con questa scheda, facciamo un altro passo verso la
comprensione dell‟evento Chiesa. Dovremmo dare
per scontato che i cristiani la conoscano nella sua
„vera identità‟. Ma non siamo proprio così sicuri che
conoscano la realtà della Chiesa non solo come
presenza nella storia ma come „mistero di Dio‟ nella
storia. Di questi tempi si parla molto della Chiesa e
non sempre con toni benevoli. E‟ stato scritto: “E’
impressionante infatti come la Chiesa venga
sottoposta ad un continuo e incessante processo
con lo scopo di demolire la sua credibilità nel
mondo della cultura e della politica,....”. Non
facciamo fatica a condividere questo giudizio...
Vivendo la nostra esperienza di cristiani nella
Chiesa ogni volta che essa viene „colpita‟ nei suoi
uomini, nelle sue scelte, nei suoi interventi finiamo
per soffrirne. Vorremmo che a tutti fosse dato di
comprendere la natura della realtà ecclesiale anche
per esprimere un giudizio meno fazioso seppur in
alcune circostanze non del tutto positivo.
In verità la Chiesa è un avvenimento „continuo‟ che
si svolge nella società del nostro tempo e s‟accompagna al cammino dell‟uomo nel tempo da
molti secoli tanto che ogni generazione è chiamata
per lo meno ad interrogarsi su di essa. Perchè la
Chiesa con la sua pregnanza storica, ossia con la sua
complessa costituzione visibile, rappresenta una
realtà „umana‟ irriducibile al dogmatismo di una
ragione che crede di poter essere la misura di tutte le
cose. E perché? Scrive al n. 150 il nostro
„Compendio‟: “Nella sua realtà visibile è presente e
operante una realtà spirituale divina che si scorge
unicamente con gli occhi della fede”. E‟ dunque
ovvio che coloro che non hanno fede non potranno
mai penetrare l‟essere vero della Chiesa. Resteranno
sempre alla superficie, non riusciranno mai a
comprenderne l‟anima. Per di più è diffuso nel
nostro tempo quella mentalità che chiamiamo
laicismo e si traduce di fatto in un secolarismo che
non lascia spazio a valori che si pongono al di fuori
e al di sopra di questa mentalità, come appunto la
Chiesa. . Il laicismo non è più quell'elemento di
neutralità che apre spazi di libertà per tutti. E‟
un‟ideologia che si impone tentando di mettere ai
margini della storia degli uomini la Chiesa e la sua
fede.
AMO LA CHIESA.....
......questa, nella quale vivo la mia vita
da prete da molti anni!
Posto davanti alla Chiesa della quale faccio
parte mi interrogo sui sentimenti che oggi provo
nei suoi confronti. Ricordo allora un episodio
dei miei anni giovani quando, qualche mese
prima di diventare prete, mi trovai a sera di una
giornata uggiosa, appoggiata la testa ai vetri
della finestra della cameretta del seminario, a
pensare sul mio futuro, sulla mia vita che avrei
dovuto spendere per la Chiesa della quale
stavo diventando ministro. Ricordo la gioia che
mi aveva preso al solo pensiero di ciò che avrei
dovuto vivere:per quella realtà stupenda per la
quale Cristo Signore ha dato la vita! Così mi
ritrovo pienamente nelle confidenze di un prete
anziano che navigando in Internet ho
conosciuto. Lo ringrazio perché con semplicità e
sincerità ha raccontato anche i miei pensieri di
oggi sulla Chiesa!
“Amo la Chiesa che accoglie la Caritas (solo per
fare un esempio tra tantissimi), ma anche l‟Opus
Dei (solo per fare un altro esempio);
amo la Chiesa che ha centinaia di migliaia di
preti che dedicano ogni loro istante e ogni loro
forza agli altri, senza sbandierarlo ai quattro
venti, ma nel silenzio e tante volte anche nella
solitudine e nell‟incomprensione; amo la Chiesa
che non mi da sempre ragione, ma mi spinge ad
andare a fondo delle questioni, ricordandomi
però che alla fine l‟ultima parola spetta alla mia
coscienza; amo la Chiesa che mi rende
fisicamente, tangibilmente disponibile Gesù;
amo la Chiesa perché al suo interno ci sono
milioni di persone come me, che cercano di
imparare ad amare, a donarsi; amo la Chiesa per
quelle vecchine che continuano a venire alle
funzioni che presiedo nonostante non
imbrocchino mai un canto alla prima nota (e
quasi sempre neanche alla seconda....); amo la
Chiesa per quei bambini che durante la Messa
sembra che pensino ad altro, ma se poi gli fai
delle domande ti danno delle risposte che ti
fanno capire che loro hanno capito molto più di
te; amo la Chiesa per quei giovani che se ne
fregano delle mode, ma cercano di vivere al
massimo la loro fede;
amo la Chiesa per quei milioni di persone che
vivono la loro fede senza vantarsi, nel duro
trantran quotidiano, senza mai un
riconoscimento (che d'altra parte neanche
cercano), nel nascondimento e nel silenzio.
Amo la Chiesa per queste e per tanti altri motivi”
DOMANDE SULLA CHIESA Sono anche le tue....o no?
Cominciamo con una domanda interessante:
“Quando e come nasce la Chiesa?” Storicamente
ci si riporta a Gesù di Nazareth e se ne cercano nei
testi evangelici le prove. Ma è convinzione secolare
dei cristiani che la Chiesa è nei disegni eterni di Dio.
Un libro della prima generazione cristiana scrive: “Il
mondo fu creato in vista della Chiesa” (Erma,
Visionis pastores, 2.4.1). Dio ha creato il mondo in
vista della comunione alla sua vita divina,
comunione che si realizza mediante la
„convocazione‟ degli uomini in Cristo, e questa
convocazione è la Chiesa! La Chiesa è il fine di tutte
le cose (S.Epifanio). E‟ stupefacente quanto dice il
Catechismo quando afferma: “La convocazione
della Chiesa – il suo nascere ed esserci – è per così
dire la reazione di Dio di fronte al caos provocato
dall’antico peccato”.
Dovremmo dunque trarne traccia anche nell‟Antico
Testamento. E così è, visto che Dio comincia ad
attuare il suo disegno di „comunione con gli uomini
peccatori‟ proprio scegliendo Israele come suo
popolo. Con la sua elezione Israele deve essere il
segno della riunione futura di tutte le nazioni.
Ma „storicamente‟ la Chiesa è istituita da Gesù
Cristo: “Per compiere la volontà del Padre, Cristo
inaugurò il regno dei cieli sulla terra. La Chiesa è il
Regno di Cristo già presente in mistero” (Conc. Vat.
2, Ad gentes, 3).
Il germe e l‟inizio del Regno sono il „piccolo
gregge‟ (Lc 12,32) di coloro che Gesù è venuto a
convocare attorno a sé e di cui egli stesso è il
pastore. Il Signore ha poi dotato la sua comunità di
una struttura che rimarrà fino al pieno compimento
del Regno. Innanzitutto vi è la scelta dei Dodici con
Pietro loro capo. I dodici e gli altri discepoli
partecipano alla missione di Cristo, al suo potere, ma
anche alla sua sorte. Attraverso queste azioni Cristo
prepara ed edifica la sua Chiesa. Ma ancora la Chiesa non è nata. Essa difatti nasce
dal dono totale di Cristo per la nostra salvezza,
anticipato dall‟Eucaristia e realizzato sulla croce. La
Chiesa nasce sulla Croce, dunque!
Sant‟Ambrogio scrive:
“ Dal costato di Cristo
dormiente sulla croce è
scaturito il mirabile
sacramento di tutta la Chiesa.”.
Come Eva è stata formata
dal costato di Adamo
addormentato, così la Chiesa
è nata dal cuore trafitto di
Cristo morto sulla croce”.
Da un „blog‟ su Internet
STRUGGENTE TESTIMONIANZA DI
AMORE ALLA CHIESA!
Mi incuriosisce ciò che viene scritto nei blog
(e sono tanti in internet)a proposito di temi di
fede e di morale. Ci si imbatte in tante
stupidaggini, ma molte volte ti trovi davanti a
confessioni scioccanti che rivelano ciò che
„sente‟ la gente d‟oggi, in particolare i giovani.
Ho cercato un blog dove ci si intratteneva sulla
Chiesa. Mi ha sorpreso e impressionato la
confidenza che ritengo di dover pubblicare . E‟
a firma di un certo Carlo C. Ed è del novembre
del 2008. Leggo:
“ Sono cattolico e amo la Chiesa .Quanto sei
contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a
te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho
bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti
scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!
Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista,
più compromesso, e nulla ho toccato, di più
generoso, di più bello. Quante volte ho avuto
la voglia di sbatterti in faccia la porta della
mia anima, e quante volte ho pregato di poter
morire tra le tue braccia sicure. No, non posso
liberarmi di te, perché sono te, pur non
essendo completamente te. E poi, dove andrei?
A costruirne un'altra? Ma non potrò costruirla
se non con gli stessi difetti, perché sono i miei
che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia
Chiesa, non più quella di Cristo!”
(continua da pag. 2)
Un‟altra domanda: “Ma quando la Chiesa si è resa
visibile? Se sulla croce è nata, ci troviamo davanti a
un „mistero‟. Ma nella storia, quando essa comincia
a rendersi visibile?”.Quando fu inviato lo Spirito
Santo!” Allora, a Pentecoste, la Chiesa fu
manifestata alla moltitudine ed ebbe inizio la
predicazione del Vangelo. La Chiesa allora è
missionaria per sua natura. E‟ allora che lo Spirito
dotò la Chiesa di diversi doni gerarchici e
carismatici con i quali la dirige.
Ancora una domanda interessante: “Finirà la
Chiesa? E quando?” La Chiesa – dice il
Catechismo – non avrà il suo compimento se non
nella gloria del cielo al momento del ritorno
glorioso di Cristo. Fino a quel momento la Chiesa
prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del
mondo e le consolazioni di Dio. Quaggiù si sente in
esilio, lontana dal Signore.. Il compimento della
Chiesa e per mezzo suo del mondo intero nella
gloria non avverrà se non attraverso molte prove....”
(n. 769)
IL MISTERO DELLA CHIESA
Ci manca di capire o intuire almeno perché la
Chiesa è un mistero. Perché essa è sì nella storia,
ma nello stesso tempo la trascende. E‟ unicamente
con gli occhi della fede che si può scorgere nella sua
realtà visibile, una realtà contemporaneamente
spirituale, portatrice di vita divina.
La Chiesa infatti è ad un tempo:
una società costituita di organi gerarchici e
il Corpo Mistico di
Cristo
l‟assemblea visibile (pensiamo alla Messa
domenicale) e la
comunità spirituale
la Chiesa sulla terra e
la Chiesa ormai in
possesso dei beni
celesti
Queste dimensioni formano
una sola complessa realtà che risulta da un elemento umano
e di un elemento divino.
La Chiesa ha la caratteristica di essere nello stesso
tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà
invisibili, fervente nell‟azione e dedita alla
contemplazione, presente nel mondo e tuttavia
pellegrina.... (continua a pag. 4)
Queste schede, scritte per sostenere una personale ricerca di fede, si possono trovare nelle chiese della Comunità pastorale ‘Santa Teresa Benedetta della Croce’ (Prepositurale SS. Pietro e Paolo, S. Giuseppe artigiano, Cuore Immacolato di Maria, Madonna di Lourdes). Se dovessero mancare si prega di richiederle in segreteria della Prepositurale. Portate in famiglie possono servire a un confronto tra genitori e figli sui temi della fede!
UN „GRAZIE‟
A chi dà una mano con un piccolo contributo
di euro 0, 10 – 0,20 per la scheda. Però essa
viene liberamente offerta a ciascuno: ciò che
importa infatti è che si possa „pensare‟ insieme
la fede!
Da „Testimoni‟, periodico cattolico
“PERCHE‟ RESTO IN QUESTA CHIESA”
Su questa scheda e sulle prossime viene pubblicato
un documento davvero straordinario, sulla posizione
della Chiesa nel momento storico attuale.
“1.La Chiesa sta attraversando un‟epoca di forti
turbolenze. Gli attacchi che le giungono da tutte le
parti e che mirano a colpire spesso direttamente lo
stesso Benedetto XVI e il suo magistero, hanno
finito per scuotere anche molti cattolici che si
sentono oggi a disagio in questa Chiesa, sono turbati
e sull‟orlo di una crisi di fiducia. Scriveva di recente
il card. Roger Etchegaray, presidente emerito del
pontificio Consiglio Justitia et pax: «Questo periodo
è per la Chiesa senz‟altro duro, ma salutare nella
misura in cui essa saprà trarne le lezioni». È infatti
proprio da questa crisi che gli spiriti forti sanno
ricavare nuovi motivi di fiducia e di speranza.
Motivi e ragioni che, per esempio, hanno saputo
cogliere alcune personalità di primo piano, invitate
dal quotidiano cattolico francese La Croix a scrivere
ciascuno una lettera “ai cattolici turbati”, per dare
testimonianza del loro amore alla Chiesa e della loro
speranza. È illuminante leggere queste loro
testimonianze. «Eccoci, una volta ancora, scrive
Margherita Léna, discepoli di un Signore crocifisso
e umilmente risorto, chiamati dal mondo, dai suoi
giudizi, dalle sue statistiche, dalle sue inchieste e dai
suoi giornalisti a rendere ragione della speranza
che è in noi… ». Non c‟è da stupirsi che questo
avvenga, osserva. Infatti, il discepolo non è più
grande del suo maestro. La sua parola, anche se
pronunciata con umiltà e amore sarà spesso accolta
con animosità e violenza. Bisogna accettare di essere
oggetto di derisione, a volte anche di odio; bisogna
accettare di non essere sempre compresi… «Bisogna
del resto che ci ricordiamo a vicenda che la Chiesa
è la nostra madre. Una madre può a volte ferire,
sconcertare, shoccare i suoi figli. Ma un figlio soffre
sempre quando la sua madre è messa in questione
da parte di terzi, è accusata o vilipesa. Questa
sofferenza lo risparmia dal gridare con coloro che
gridano, dall‟accusare con coloro che l‟accusano.
Non lo riduce al silenzio, non incrina la sua fiducia.
A dire il vero non siamo tanto noi che custodiamo la
fiducia nella Chiesa. È la sua fiducia che custodisce
noi». Nonostante il momento difficile, scrive p. T.
Radcliffe, ex generale dei domenicani, «noi restiamo
nella Chiesa perché siamo discepoli di Gesù.
Credere in Gesù non vuol dire adottare una
spiritualità privata. Vuol dire accettare di
appartenere alla sua comunità. Coloro che egli ha
chiamato a seguirlo, camminano insieme».
Da Testimoni n. 10, del 31 maggio 2009. (continua ...)
(continua da pag. 3)
Ancora una domanda: “Quale relazione
c’è tra Gesù Signore e la Chiesa?” La
risposta del catechismo è in questi termini:
“E‟ nella Chiesa che Cristo compie e rivela
il suo proprio Mistero, come il fine del
disegno di Dio: ricapitolare in Cristo tutte
le cose (Ef 1,10). San Paolo chiama
„mistero grande’ (Ef 5,32) l‟unione
sponsale di cristo con la Chiesa. Poichè
essa è unita a Cristo come al suo sposo, la
Chiesa diventa essa stessa a suo volta
„Mistero‟. Contemplando in essa il
Mistero, San Paolo scrive: „Cristo in voi,
speranza della gloria‟ (Col 1,27)
Infine una parola che conclude questo
percorso che abbiamo fatto insieme
cercando di entrare nell‟evento Chiesa così
da poter vivere con gioia la nostra
appartenenza ad essa.
“Qual è il rapporto della Chiesa con
l’umanità intera’. Ancora il catechismo
risponde: “Poiché la Chiesa è sacramento,
cioè segno e strumento dell‟unione di Dio
con tutta l‟umanità, la Chiesa è strumento
di Cristo. Nelle sue mani la Chiesa è lo
strumento della Redenzione di tutti: il
sacramento universale della salvezza,
attraverso il quale Cristo svela il mistero
dell‟amore di Dio verso ogni uomo.
Questo può significare che la Chiesa è
veramente madre di ogni uomo anche di
coloro che la contestano o la
misconoscono, perché per ogni uomo Gesù
Cristo ha dato in sacrificio la sua umanità
sulla croce!
13 Rivisitiamo la nostra fede Credere e comprendere seguendo il “ Compendio”
terzo momento LIBERTA’, PECCATO, PERDONO CREDO LA REMISSIONE DEI PECCATI
Il peccato: „Felix culpa‟?
COMINCIAMO DAL PECCATO
ORIGINALE
Dobbiamo per prima cosa farci un‟idea
chiara sul peccato. Cosa esso sia e come
possiamo riconoscerlo. E‟ cosa urgente e
necessaria vogliamo cominciare a studiarlo e
nel contempo se desideriamo capire la
„buona notizia evangelica‟.
Nell‟enciclopedia multimediale di scienze
filosofiche, il Prof S. Natali dà una risposta
interessante a una studentessa che gli
chiedeva il significato dei due oggetti
presenti nel racconto del peccato originale: il
frutto e il serpente.
“ Le due cose stanno insieme, perché la
simbolica biblica del peccato consiste in
questo: non tanto nel frutto (la mela) ,
rispetto a cui c'è un simbolismo particolare,
ma nel fatto che Adamo ha a disposizione
tutto ciò che c'è nel Paradiso Terrestre. Non
può gustare i frutti solo di un albero. Il
significato vero di questo è che l'uomo non è
onnipotente: cioè nel divieto di Dio che si
costituisce come legge, Dio si costruisce
come la misura dell'uomo. Solo Dio è lo
smisurato, l'infinito, l'incondizionato.
L'uomo, in rapporto a Dio, è colui che
appunto è creato e quindi non è onnipotente.
Infatti qual'è la tentazione del serpente? "Se
tu mangerai di questo frutto, diventerai come
Dio". È questa la vera colpa, non la mela.
Non a caso la tradizione teologica
successiva ha interpretato il peccato di
Adamo come peccato di superbia e di
disobbedienza, che sono due facce di una
stessa medaglia. Cosa vuol dire: "peccato di
superbia"? Vuol dire che l'uomo,
infrangendo il divieto divino, vuole diventare
lui creatore, si fa onnipotente non essendolo.
Allora, facendosi onnipotente non essendolo,
non può che perire. Ecco perché il peccato
introduce la morte. Allora la tentazione del
serpente si lega al divieto, perché il serpente
suggerendo di disobbedire, sostanzialmente
suggerisce all'uomo di essere come Dio.” (continua a pag. 2)
“Credo la remissione dei peccati”
IN RICERCA SUI TEMI
DEL PECCATO E DEL PERDONO
Ci apprestiamo a „studiare‟ il peccato. Un modo di
dire per lo meno strano perché presuppone che il
„peccato esista‟, c‟è, è presente nell‟uomo e nella
donna, nella società, nel mondo. E non è poi cosa
scontata, nella cultura e nella società d‟oggi. Ma
questa consapevolezza è il punto di partenza per
affrontare l‟articolo di fede che troviamo nel nostro
„Credo‟. Infatti dopo aver confessato di credere
nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica,
diciamo: „credo la remissione dei peccati’.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica a questo
punto si precisa che la trattazione del „perdono dei
peccati, per mezzo del Battesimo, del sacramento
della penitenza e degli altri sacramenti specialmente
dell‟Eucaristia verrà trattata nella seconda sezione‟.
Noi però ci permettiamo di trattare qui più
ampiamente questa verità di fede, rifacendoci
proprio alle pagine del Catechismo dove è spiegato
approfonditamente, ossia nella sezione riservata ai
sacramenti della salvezza cristiana. E‟ un argomento
che interessa tutti perché tocca da vicino ogni
coscienza e , nel contempo, permette di intendere e
accogliere il dono che in Gesù redentore Dio ci ha
fatto. Interessa anche nel caso si voglia negare il
peccato, ossia interessa anche chi non riesce a
riconoscere che la libertà umana può rifiutarsi di
accogliere i doni di Dio e positivamente chi sceglie
di agire in contrasto con la volontà di Dio. In una
parola il peccato può essere ammesso e riconosciuto
solo da chi crede in Dio, diversamente, al massimo,
si può riconoscere di aver sbagliato, di aver
commesso un errore anche se gravi fossero le
conseguenze per sè e per gli altri. E‟ un punto
decisivo per „qualificare‟ la vita. Paradossalmente è
proprio il peccato che permette di conoscere se
stessi, alla luce di quel Dio che ci ha creato e ci ha
redento. Addirittura, nel preconio pasquale la
Chiesa, con Sant‟Agostino, definisce „felix culpa‟ il
peccato originale Per questo chi dice di non aver
peccato è un poveraccio nel vero senso della parola.
Chi si ritiene così puro da ogni peccato da ergersi
con sufficienza davanti agli altri, al mondo e a Dio
finisce per annullarsi definitivamente. Riconoscere il
proprio peccato è il principio della propria salvezza.
ANALISI DEL PECCATO
Continuando la ricerca appena iniziata nasce
una domanda alla quale ancora risponde il
prof. Natoli: “Il peccato è ragionato o
istintivo?”
“Direi – risponde il filosofo - che il peccato,
nella sua struttura essenziale, è sempre
ragionato. San Tommaso diceva: "Omne
peccatum est volontarium", "Il peccato è della
volontà". Però ci sono delle componenti in cui
la volontà non c'entra o è coinvolta.
Abelardo – famoso filosofo e teologo del
Medioevo - aveva scritto una morale, un'etica
che aveva intitolato: "Scite te ipsum",
"Conosci te stesso". In questa morale, cerca
una definizione rigorosa del peccato, in cui si
riconosce il dialettico, lo specialista di logica,
che cerca di avvicinarsi il più possibile ad una
concettualizzazione precisa. Egli elimina dal
peccato tutto ciò che gli sembra esteriore, cioè
il desiderio e perfino l'atto, dicendo che la
vera definizione del peccato è il consenso
accordato a qualcosa che Dio vieta. Questa è
la definizione rigorosa e vera, vera perché
rigorosa, del peccato. Se si associa questa
definizione del peccato all'importanza che
Abelardo accorda alla testimonianza della
coscienza, si finisce con il sostenere - e
Abelardo lo sostiene - che se si ha coscienza
che Dio vieta qualcosa e tuttavia la si fa o,
inversamente, che Dio ordina qualcosa e non la
si fa, si pecca. Anche se ci si inganna, è
peccato agire contro la propria coscienza”.
Questa interpretazione che Abelardo dà del
peccato e che appunto poi ritorna nella formula
di Tommaso: "Omne peccatum est
volontarium", è che l'essenza del peccato sta
nel volere ciò che Dio non vuole. Quindi la
sede fondamentale del peccato è certamente la
coscienza. Ora questo tema della volontarietà
del peccato è in certo senso specificamente
cristiano, anche se larga parte era annunciato
nel mondo antico, nel mondo classico. (continua a pag. 3)
UNA PRECISAZIONE NECESSARIA
Prima di consultare il catechismo della Chiesa
Cattolica sul peccato e sul sacramento della
confessione e della riconciliazione, si è ritenuto
opportuno un’introduzione di carattere filosofico,
teologico e storico. E’ un quadro d’insieme appena
accennato che potrebbe comunque suscitare in molti
il desiderio di saperne di più, visto che si tocca
un’esperienza – il peccato – che appartiene ad
ognuno di noi. Dalla prossima scheda affronteremo
le certezze di fede relative al peccato e quindi alla
Redenzione del Cristo. Si entra così nel vivo e nello
specifico della fede cristiana.
IL PECCATO: LA TEORIA MORALE
DELL‟OPZIONE FONDAMENTALE
“Al giorno d'oggi, la comune predicazione cattolica,
salvo lodevoli eccezioni, appare spesso carente
riguardo al tema del peccato. O non se ne parla quasi
mai, oppure se ne oscura la gravità. Si teme
probabilmente di “spaventare” i fedeli, oppure di
fare, in un certo senso, un “torto” alla misericordia
di Dio. Per quanto riguarda il primo caso, è presto
detto. Si è ormai ampiamente constatato che sono
proprio i predicatori più seri e i confessori più
esigenti quelli che richiamano più gente, proprio
perché essi non partono dalla mentalità tipica dei
mass-media, così legata all‟audience, bensì, tutti tesi
a conservare integro il deposito della fede, sono
consapevoli che i cristiani, di solito, sono un piccolo
gregge che va incrementato con l‟annuncio alla
conversione. Uno dei motivi per cui si tende a
sbiadire i contorni della dottrina sul peccato è anche
la diffusione, già denunciata nell‟Enciclica Veritatis
Splendor (III, 65), della teoria dell’opzione
fondamentale di origine rahneriana. Secondo i
sostenitori di tale pensiero, il fedele che ha deciso
nella sua coscienza di seguire Dio, resterebbe un
buon cristiano, anche se gli capitasse di compiere
atti in disaccordo con la legge morale, ovvero i
cosiddetti 'peccati mortali'. È vero, infatti, che nel
nostro cuore custodiamo una scelta di fondo legata
alla nostra fede, ma essa viene verificata proprio
con i singoli nostri atti, che, in quanto umani e
liberi, sono precisamente “morali”, e come tali
decidono essi stessi della bontà o perversione
dell‟uomo e sono in grado di produrre una modifica
nella qualità della nostra interiorità, oltre che nella
realtà esterna a noi. Al contrario, «secondo alcuni
autori, il ruolo chiave nella vita morale sarebbe da
attribuire a una “opzione fondamentale”, attuata da
quella libertà fondamentale mediante la quale la
persona decide globalmente di se stessa, Gli atti
particolari derivanti da questa opzione
costituirebbero soltanto dei tentativi parziali e mai
risolutivi per esprimerla. Essi sarebbero solamente
“segni” o sintomi di essa. (Continua a pag. 3)
(continua da pag. 2)
Ma nel mondo classico il peccato era
imputato, più che alla volontà,
all'intelligenza, cioè per gli antichi chi
peccava, peccava per errore, cioè non sapeva
che cos'era il bene. Da Socrate
sostanzialmente l'idea è che, se si sa che
cos'è il bene, l'uomo non pecca, perché
sarebbe irrazionale che l'uomo volesse il
proprio male. Se l'intelligenza dice: "Questo
è bene", allora è chiaro ed è razionale che io
voglia il mio bene, vuoi come bene
personale, vuoi come bene collettivo.
Quindi: "Se io faccio il male - dicevano gli
antichi - lo faccio sostanzialmente perché
sono ignorante". È l'ignoranza la ragione del
male. Però qui c'è un ragionamento più
delicato da fare, nel senso che spesso gli
uomini sanno che cos'è il bene, però non lo
realizzano. Ora c'è la celebre formula di
Ovidio: "Video bona probaque et deteriora
sequor", che è tradotta poi in italiano:
"Veggio il meglio ed al peggior m'appiglio"
da Petrarca, dove l'intelligenza vede che
cos'è il bene, però non ce la fa a seguirlo. E
qui si introduce una questione molto
importante, cioè la dinamica distorcente del
desiderio. Perché, nella dimensione del
desiderio, la spinta del desiderio è una spinta
alla propria illimitata espansione. Sulle ali
del desiderio non ci sentiamo limitati da
alcunché, ma dimentichiamo, ci sentiamo
persino onnipotenti sulle ali del desiderio,
perché siamo spinti sostanzialmente a
raggiungere ciò verso cui il desiderio ci
muove, dimenticando, in questo movimento,
che la nostra quantità di forza è una quantità
finita, Ecco la nozione precisa di
dissipazione, che, prima ancora che essere
etica, è fisica. Cioè, se noi andiamo dietro il
nostro desiderio, ci sprechiamo. Allora la
volontà dovrebbe mettere un freno alla spinta
del desiderio”
(continua da pag. 2)
Oggetto immediato di questi atti - si dice - non è il
Bene assoluto (di fronte al quale si esprimerebbe a
livello trascendentale la libertà della persona), ma
sono i beni particolari (detti anche “categoriali”).
[…] Sembra così delinearsi all‟interno dell‟agire
umano una scissione tra due livelli di moralità: da
una parte, l‟ordine del bene e del male, dipendente
dalla volontà; dall‟altra i comportamenti determinati,
i quali vengono giudicati come moralmente giusti o
sbagliati solo in dipendenza da un calcolo tecnico
personale
Si svela, nel fondo, la matrice volontaristica di
questa impostazione che non prevede una
conoscenza del bene da parte della ragione, la quale lo propone come oggetto alla volontà. Oltre a ciò, si
svuota radicalmente la responsabilità morale di
fronte ai fatti della storia. In definitiva, il martirio,
elemento centrale della vita cristiana, viene
totalmente svuotato del suo valore. Perché, infatti,
Cristo sarebbe dovuto morire in croce, quando
avrebbe potuto, in atteggiamento di costante
orientamento verso il Padre, fare così tanto bene al
mondo, restando in vita?
«Si ha, infatti, peccato mortale anche quando
l‟uomo, sapendo e volendo, per qualsiasi ragione
sceglie qualcosa di gravemente disordinato.
In effetti, in una tale scelta è già contenuto un
disprezzo del precetto divino, un rifiuto dell‟amore
di Dio verso l‟umanità e tutta la creazione: l‟uomo
allontana se stesso da Dio e perde la carità.
L‟orientamento fondamentale, quindi, può essere
radicalmente modificato da atti particolari» (ivi,
n.70). E ciò può accadere anche (anzi in modo
precipuo) per i casi di apostasia e di ateismo. L‟agire
moralmente buono, infatti, è quello in cui le scelte
della libertà sono conformi al bene, in particolare al
fine ultimo, Bene sommo, che è Dio. (continua a pag. 4)
tende a confondere Dio con il mondo e a vederlo
così sempre più implicato con il male,
coll‟attribuirgli una misericordia poco conciliabile
(continua da pag. 3)
Vale la pena ricordare anche la testimonianza di
Tommaso Moro. La questione principale allora,
oltre al divorzio di Enrico VIII, era se il capo dello
Stato poteva attribuirsi l‟autorità suprema sulla
religione di un popolo. Tutti gli arcivescovi e
vescovi, tutti i religiosi, tutte le facoltà di teologia
del regno avevano sottoscritto l‟atto di supremazia,
che consentiva al re d‟Inghilterra di non avere al di
sopra di sé alcuna autorità nel campo religioso in
Inghilterra. Gli unici che si erano opposti, una
decina di certosini, erano stati giustiziati.
Rimanevano contrari Tommaso Moro e
l‟arcivescovo di Rochester, John Fisher.
Non avrebbe fatto meglio Tommaso Moro ad
accettare, piuttosto che andare incontro a morte
certa, nella considerazione che la sua azione
politica avrebbe potuto essere più incisiva ed
efficace della sua scomparsa? E ancora, perché
opporsi al sovrano facendo correre all‟Inghilterra
il rischio di una guerra civile? Ebbene, la
considerazione del Moro fu che in quel momento
occorreva decidere che cosa era giusto fare e non
che cosa era più utile. Si deve tenere conto che
un atto, per essere buono, deve condurre anche
ad una scelta oggettivamente buona. Le
conseguenze delle scelte concrete, infatti, sono
importanti, ma non tali da decidere della bontà o
perversione dell‟atto. Insomma, si cade spesso in
un “buonismo” che tende a confondere Dio con il
mondo e a vederlo così sempre più implicato con il
male, coll‟attribuirgli una misericordia poco
conciliabile con la giustizia, a mostrare l‟uomo
sempre più “buono” o “salvabile” a buon mercato.
Questo, al fine di rendere Dio più “umano”,
accessibile alla modernità. Da qui derivano le
varie concezioni che mettono in dubbio l‟esistenza
dell‟inferno, che insinuano che l‟inferno sarebbe
vuoto, o che alla fine dei tempi anche l‟inferno
parteciperebbe alla redenzione fino a scomparire
del tutto. Non si comprende o si stigmatizza come
non “buona” la compresenza in Dio del massimo
di giustizia e del massimo di misericordia, quasi si
volesse insegnare a Dio ciò che è bene.
Ancora una domanda
QUAL‟E‟ L‟ESSENZA DEL PECCATO?
Una studentessa ha poi posto al Prof. Natoli
un‟altra domanda , che molti oggi si pongono:
“ Ho pensato –chiede la ragazza - a cosa si
intende per peccato, però non sono riuscita a
trovare una definizione, anche perché
l'essenza del peccato cambia nelle varie
epoche. Ciò che per una società è peccato
oppure che un tempo era peccato, adesso non
è più, oppure in questa società non lo è
rispetto ad un'altra. Allora come nasce il
peccato, nasce dalla religione oppure nasce
dall'etica?’
Il professore ha così risposto: “ La nozione
originaria, arcaica di peccato è collegata
fondamentalmente al tema della impurità, del
puro e dell'impuro, dove la dimensione
dell'impuro è collegata al marcio, al miasma.
Allora l'impuro è ciò che avvelena, ciò che
infetta. Modello esemplare è la peste
nell'Edipo re, che è collegata ad una colpa, la
colpa di Edipo, però si manifesta
sostanzialmente come male, in senso fisico.
Allora, l'impuro è collegato al peccato, perché
non lo dobbiamo assumere soltanto nella sua
fisicità: la corruzione, la macchia. Tenete
presente che le figure originarie a cui era
collegato strettamente l'impuro erano due: la
sessualità e il sangue, cioè l'omicidio, lo
spargimento del sangue - c'era la macchia - la sessualità, dovuta al mestruo, allo sperma, alla
nascita, secondo una formula di Agostino, cioè
si nasce tra feci e urina, cioè la dimensione
della sessualità legata alla dimensione della
corruzione. Ecco, non a caso tutte le culture
arcaiche, anche nel Levitico, erano legate a riti
di ripurificazione. Ecco la parola giusta: non
sono le cose in sé - il sangue o gli elementi o
gli escrementi - il marcio, ma il rito che li
definisce, che si chiama tabù. Ecco allora il
passaggio dall'impuro al peccato. L'impuro
diventa impuro attraverso il rito, cioè quando è
definito da qualcuno. E allora diventa peccato
perché ognuno diventa responsabile della
purgazione della propria impurità attraverso il
rito. Per esempio in Omero il sangue, la morte
non è impura. È il tabù che la rende impura. E
la rende impura per il semplice fatto che la
rende suscettibile di purificazione. Allora,
dalla dimensione naturale della corruzione, si
passa al peccato in quanto il soggetto diventa
responsabile della propria purificazione o
meno. Quindi si passa dal semifisico al morale
e quindi alla coscienza come centro.
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