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Il periodico dell'Istituto Padre Monti di Saronno.
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Quando un solo cane si mette ad
abbaiare a un’ombra, diecimila cani ne
fanno una realtà.
Così dice il proverbio e così confer-
ma l’esperienza.
E l’immagine s’attaglia perfettamen-
te all’effetto bolla-di-sapone di qualun-
que tam tam mediatico: il nulla si gon-
fia, si gonfia, si gonfia, fino a trasfor-
marsi in realtà, in verità giurata.
Mammasantissima televisione ha
detto augh! e, dunque, la verità non si
discute…
Mi viene da ridere quando sento par-
lare del dogmatismo della Chiesa e poi
mi ritrovo di fronte al più dogmatico
dei dogmi, quello dell’ideologia e
dell’interesse personale o di parte.
Arriverà - anche se, purtroppo, mai
troppo presto - il momento in cui la
bolla scoppia e il nulla implode su se
stesso, rivelandosi per quel che è: un
niente rivestito di lustrini ad hoc.
Nel frattempo, però, quanta soffe-
renza è stata la bolla capace di sparge-
re in giro, a piene mani?
E quante persone sono state feroce-
mente ammazzate nel proprio nome,
nella dignità, nell’ostracismo sociale,
nella perdita di lavoro…?
Ma questo non andrà mai in prima
pagina.
Che libertà di parola è quella che
costantemente uccide persone su per-
sone, con le armi della carta stampata e
dei network, su base di infinite suppo-
sizioni, ma in nome di un cosiddetto
inalienabile “diritto” all’informazione?
E noi tutti che, quotidianamente,
fondiamo il nostro credo sulla vacuità
del “si dice”; che viviamo in funzione di
quello che di noi stessi deve apparire,
affinché sia gradito agli occhi altrui e
gratificante per i nostri; che affidiamo
la nostra sorte a persone e voci che, se
davvero conosciute, non vorremmo po-
sizionate neppure all’undicesima cer-
chia esterna dei nostri conoscenti…
Proverbio ed esperienza dicono an-
che che se un cane scorge una lepre e
si mette a rincorrerla, mille altri si met-
teranno a correre a imitazione di lui.
Poi, però, pian piano questi si stan-
cano e - chi prima, chi dopo - tutti si
fermano.
Solo chi vede la lepre ha motivo per
correre.
Chi non la vede non ne ha: è solo
una foglia secca in balia di movimenti
d’aria, un ripetitore di voci che gridano.
Come can che abbaia a un’ombra la non verità delle bolle di sapone
S O M M A R I O :
Editoriale 1
Il mio grazie a
Padre Monti
2
Luigi M. Monti
e dintorni
3
Una preghiera
per…
4
Preghiere per
le vocazioni
4
Con Maria,
come Maria
5
Parole mon-
tiane
5
Glossolalie 6
Vita di Fami-
glia
7-8
Forse non
tutti sapevate
9
I Vostri mes-
saggi
10
La Porta aper-
ta
11
Riconoscere
vocazioni
12
Tracce per
una lettera da
Saronno
13
Anno mariano
CFIC
14
La Giovinezza
dei vecchi
15
D A T A
Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti
Anno III — n. 21 GENNAIO 2014
SANTUARIO DEL BEATO LUIGI MARIA MONTI—SARONNO Via A. Legnani, 4 - 21047 - Saronno (VA) 02 96 702 105 02 96 703 437
e-mail: santuario@padremonti.org sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892
Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti
EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0
presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO
Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe
di Aurelio Mozzetta L’E
ditoriale
Anno mariano CFIC, Roma luglio 2013 - Lourdes luglio 2014: Quello che Egli vi dirà, fatelo!
Segue a pag. 2
P A G I N A 2 qui ho posto il cuore
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
Come can che abbaia a un’ombra Finirà presto per
stancarsi, perché non ha
né contenuto né basi né
idee.
Di battitori d’aria
fritta, senza identità e
senza ideali, ne sono
piene le stanze di tanti
ambiti di potere, non
esclusi quello politico e
parlamentare e neanche
quello ecclesiale.
Non hanno neppure
una qualsiasi lepre da
rincorrere.
Il guaio è che sono
forti di nomi, norme e
ruoli, che giustifichereb-
bero il posto che oc-
cupano: in realtà, la
loro è solamente una
pretesa che tenta di
mascherare debolez-
za, pressappochismo,
timore della verità ed
ignoranza…
E qui sbatto contro
la parola di Isaia, il
profeta della chiarez-
za, più duro e più
violento di un sasso
in fronte: quale dirit-
to avete di pestare la
faccia ai poveri (Is
3,15)?
Ecco!, all’inizio di
questo nuovo anno - il
terzo di un martirio co-
struito con diabolica
destrezza e al quale
nessuno sembra voler
porre fine - io oso ripe-
tere il mio grido contro
tutte le bolle di sapone
inventate da chi ne ave-
va gli strumenti.
La Parola non ha in-
dagini da fare né sconti
da concedere.
Per ognuno sarà co-
me fuoco, sia egli oro
sia egli paglia.
Aurelio Mozzetta
>>> segue dalla
prima pagina
Padre Monti non ti conoscevo ed ora
eccomi qua: tu che proteggi gli orfani,
aiutami e proteggimi, perché io sono
una di loro.
Tu solo sai quanto è “grave” la mia
sofferenza, ma ora che ti ho incontrato
confido e spero in te.
Sii per me padre, accompagnami nel
cammino della vita e donami la dolcezza
di una mano tesa.
Ti chiedo protezione anche per i miei
progetti di vita.
E per tutto quello che sei e che fai
per me ti ringrazio, o padre pieno
d’amore.
(Teresa V.)
Il mio
Grazie a
Padre
Monti
La dolcezza di una mano tesa
P A G I N A 3
La Tomba del Beato
Monti nella Cripta del
Santuario di Saronno
Con il primo
Concilio di Nicea,
nel 325, i vescovi
di ogni città
prendono
l’impegno di
costruire un
fabbricato per
ospitare i
pellegrini, i poveri,
gli ammalati.
A Roma, Papa
Innocenzo III
trasformò la Schola
degli Anglosassoni
in un Ospedale che
diventerà uno fra i
più celebri del
mondo. Fu affidato
all’ordine religioso
degli Ospitalieri
qui ho posto il cuore
Luigi
Maria e
dintorni
Arciospedale di Santo Spirito in Saxia
Non appena il cristiane-
simo ebbe l’opportunità di
far conoscere a tutti i suoi
valori di solidarietà, alcuni
uomini di buona volontà si
attivarono per la cura de-
gli ammalati.
Con il primo Concilio di
Nicea, nel 325, i vescovi di
ogni città prendono
l’impegno di costruire un
fabbricato per ospitare i
pellegrini, i poveri, gli am-
malati. Il desiderio di assi-
stere gli esseri più sfortu-
nati stimolò anche la co-
struzione di orfanotrofi e
case per anziani.
A Roma, fra i molti, ne
fu costruito uno per assi-
stere i pellegrini anglosas-
soni che visitavano la cit-
tà. Un nosocomio ordina-
to da “Ina re del Wessex”.
Roma, meta dei pelle-
grinaggi altomedievali di
tutta Europa, era visitata
da moltitudini di anglosas-
soni che, a vario titolo,
trovavano rifugio attorno
alla “Schola” presso il cita-
to nosocomio. Lì trovava-
no assistenza e soprattut-
to potevano esprimersi
nella loro lingua.
Tuttavia non appena fu
possibile recarsi in Palesti-
na, a seguito delle Crocia-
te, tutti i pellegrini si ri-
volsero ai luoghi santi tra-
scurando Roma. Così la
Schola degli Anglosassoni
andò in disuso.
Fu Papa Innocenzo III a
trasformarlo in luogo di
ricovero ed assistenza per
gli ammalati poveri.
Diventerà uno fra i più
celebri ospedali del mon-
do.
Questo illuminato Papa
accoglie a servizio del luo-
go l’ordine religioso degli
Ospitalieri, fondato da
Guido di
Montpel-
lier, un
ex-
templare.
Era il 25
Novembre 1198. L’ordine
si esaurirà verso la metà
del 1800.
Con gli ammalati Inno-
cenzo III volle che fossero
ricoverati anche i bambini
orfani e abbandonati. A tal
fine fece costruire una
celebre “Ruota degli espo-
sti”: mezzo anonimo per il
ricovero e la cura di bam-
bini di solito appena nati,
indesiderati, o abbandona-
ti da madri prive di mezzi
di sostentamento.
Nel 1471, un tremendo
incendio distrusse quasi
completamente l’edificio.
Papa Sisto IV decise
d’intervenire ricostruendo-
lo e rendendolo più fun-
zionale di prima. Divente-
rà un ospedale dove sa-
ranno scientificamente
sperimentate cure innova-
tive. Basti solo ricordare
che nella sua “Antica Spe-
zieria” fu studiata e appli-
cata la corteccia di China
per combattere la malaria.
A servizio, o gravitanti
intorno all’Ospedale, du-
rante i secoli, troviamo
anche affascinanti figure
di santi, tra i quali Filippo
Neri e Camillo de Lellis.
Sin dall’origine, amma-
lati ed orfani erano assisti-
ti gratuitamente. I maschi,
dopo il periodo di
“baliato” presso la casa
della balia, di solito dei
contadini, erano indirizza-
ti ad un lavoro e successi-
vamente inseriti nella vita
sociale. Le femmine invece
restavano nel Pio luogo
sino a quando non erano
richieste in moglie op-
pure sino alla morte.
Per mostrale alla citta-
dinanza – per “esporle”
- si organizzavano spe-
cifiche processioni per
la città.
A sostegno di tutto
questo impegno socio-
caritativo erano stati
stabiliti legati, benefi-
ci, terreni agricoli, e
perfino un Banco. Si
era formata nei secoli
una specifica Confra-
ternita di laici, che a
turno assistevano i
malati. Vi aderivano
anche persone impor-
tanti, nobili della città.
Prestavano il proprio
servizio coprendo le
vesti con una tunica
azzurra.
Questo, brevemente,
il luogo dove Luigi
Monti presterà il pro-
prio servizio di infer-
miere: l’Arciospedale
di Santo Spirito in Sa-
xia. È la culla della
Congregazione dei reli-
giosi da lui fondati,
che lì ebbero la loro
prima espressione nel
1857.
Saranno affettuosa-
mente chiamati
“Concettini”. Un so-
prannome derivato
direttamente dal loro
nome specifico: Figli
dell’Immacolata Conce-
zione. In molte parti li
chiamano ancora così.
Non temere.
Marco
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 4
Una
preghiera
per...
qui ho posto il cuore
PER I GIOVANI: - per il piccolo Giacomo,
nato il 22 dicembre scorso.
Un augurio di vita.
- per quei giovani, come
M., che non sperano più in
un futuro. Possano gli Angeli
del cielo e lo Spirito Santo
ben consigliarli; e possano
altri intervenire in loro aiuto.
PER CHI E’ IN ATTESA: Recurro a este medio
para pedirles que nos
unamos en oración por la
salud de Leticia Benítez,
hermana de nuestro
Hermano Novicio Emanuel.
Leticia está embarazada y
ha tenido una serie de
complicaciones y
actualmente se encuentra
internada en la unidad de
terapia intensiva. Emanuel
ha viajado la semana
pasada debido a la gravedad
del cuadro. Junto a los
Hermanos de esta
Comunidad les pedimos que
sumen esta intención a las
que siempre tienen por
PER CHI SOFFRE: - Per A. che ha perso il
lavoro e per chi come lui lo
sta perdendo e rischia di
non avere più mezzi per
sostenere famiglia e figli.
Che il Signore venga in aiuto
e li sostenga, anche tramite
la nostra preghiera.
- per Mario e Isa, perché
possano superare il mo-
mento difficile del loro matri-
monio e ritrovare pace, luce
e serenità.
PER I DEFUNTI: - Marco, detto Mucci,
morto per tumore all’età di
66 anni lo scorso 1 dicem-
bre.
- per Fabio, che si è tolto
la vita tre giorni prima di
Natale. Ci domandiamo per-
ché e non troviamo risposta.
Chiediamo perdono a lui, se
la vita non gli è stata amica
e noi non siamo riusciti a
capirlo. Ti accolgano gli an-
geli, amico!
Continua a far risuonare Preghiera
per le
vocazioni
Inviateci le vs. intenzioni di preghiera a: quihopostoilcuore@padremonti.org
“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti
diversas intenciones y más
que nada por las personas que
atraviesan situaciones difíciles
a causa de la
enfermedad. Que el Señor, por
la intercesión de la Inmaculada
Madre, nos conceda la gracia
de ver recuperada a Leticia y
pidamos por la fortaleza para
toda la familia. Ojalá que esta
intención se multiplique y halle
eco en muchos que con fe
intercedan. Hno. Raúl, cfic
PER I MALATI: il beato Mon-
ti interceda per loro: - Riccardo, ricoverato in
terapia intensiva, dopo aver
subito due operazioni al cuore
a seguito di infarto.
- Padre Enzo e Ugo,
anch’essi ricoverati in terapia
intensiva, in lotta perchè la vita
vinca contro il male.
Signore Gesù,
come un giorno hai chiamato i primi discepoli
per farne pescatori di uomini,
così continua a far risuonare anche oggi
il tuo dolce invito: «Vieni e seguimi!».
Dona ai giovani e alle giovani
la grazia di rispondere prontamente alla tua voce!
Sostieni nelle loro fatiche apostoliche
i nostri Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate.
Dona perseveranza ai nostri seminaristi
e a tutti coloro che stanno realizzando
un ideale di vita totalmente consacrata al tuo servizio.
Risveglia nelle nostre comunità l'impegno missionario.
Manda, Signore, operai nella tua messe
e non permettere che l'umanità si perda
per mancanza di pastori, di missionari,
di persone votate alla causa del Vangelo.
Maria, Madre della Chiesa,
modello di ogni vocazione,
aiutaci a rispondere «sì»
al Signore che ci chiama
a collaborare al disegno divino di salvezza. Amen. (Giovanni Paolo II)
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 5
Maria di Nazareth vive-
va in una situazione so-
ciale di povertà economi-
ca adeguata al suo tem-
po.
Partendo da quel che
raccontano i vangeli
dell’infanzia (Matteo e
Luca), ci troviamo di fron-
te ad una famiglia del
tutto ordinaria.
Il contesto sociale in cui
essa vive è di tipo agrico-
lo: si trattava di un paesi-
no di campagna. Non per
nulla anche tutte le para-
bole di Gesù girano intor-
no a questa realtà.
Il padre, Giuseppe, pur
essendo un falegname, si
trova a lavorare in un pa-
ese piccolo, dove la ri-
chiesta di manufatti lignei
è scarsa.
Posso dedurre che non
guadagnasse molto; e
questo genera uno stato
di povertà.
Ora, la povertà di una
persona non ne impedi-
sce il benessere interiore.
Maria fa questa espe-
rienza e vive la propria
serenità esistenziale: pur
essendo povera, è serena
e vive la ricchezza della
propria interiorità, ben
sapendo che il benessere
dell’anima è infinitamen-
te più prezioso di quello
materiale.
Nella vita religiosa, la
povertà non può essere
concepita come un impe-
dimento alla cura della
propria interiorità: il di-
stacco dalle cose materia-
li genera e favorisce un
benessere che non è ma-
terialmente definibile.
Maria vive nella pover-
tà di una donna sempli-
ce del suo tempo. Non
nella miseria.
Accettando questa sua
vita, lei è in grado di
sperimentare un certo
benessere interiore, spi-
rituale e, suppongo, an-
che materiale. Il nostro
voto di povertà ci porta
ad uno stesso stile di
vita che permetta a cia-
scun consacrato di non
distrarsi dalla “sequela
Christi”.
P. Emmanuel Mvomo
Con
Maria,
come
Maria di
Nazareth viveva
in una
situazione
sociale di
povertà
economica
adeguata al suo
tempo. Questa
povertà non ne
impedisce il
benessere
interiore. Maria
vive la propria
serenità
esistenziale: pur
essendo povera,
è serena e vive
la ricchezza
della propria
interiorità.
qui ho posto il cuore
Confidare nella Provvidenza
S oprattutto infine vi raccomando di con-
fidare nella Divina Provvidenza, sicuri
che quel Dio che non lascia senza alimento
neppure gli augelli dell’aria, non abbandonerà
certamente i suoi Figli che tutta in Lui ripongo-
no la loro speranza.
(Beato LM Monti, Lettera Circolare, Roma 24
agosto 1889).
Le Parole
montiane
L’esperienza di povertà e di benessere
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 6
Dalle
Comunità di
Padre Monti
nel mondo
qui ho posto il cuore
After experiencing many aspects of
the CFIC life in various parts of Africa
and recently also here in Italy, I’m quite
sure that Fr. Monti would be happy to
see that his labour has not been in vain,
mainly looking at the many souls he has
won for God and the many areas his
works have brought light and happiness
to.
It is true, at the moment we are ex-
periencing problems, even difficult ones,
which is
normal in
life. Fr.
Monti had
his own
way of do-
ing things
when fac-
ing big
problems.
So, even
though for
some as-
pects he
would ex-
press
worry, I
strongly
believe
that he
would be
really
happy to see the global progress of the
Congregation in many parts of the
world.
Taking into account his example, I
consider the qualities of a good CFIC
leader, thinking for instance on open
mindedness, creativity, well organised
mentality, readiness to accept critics,
love and understanding, to mention but
a few.
It is dramatically important the capac-
ity to overcome difficulties, to handle
serious problem with competence and
beyond personal feelings, to evaluate
the changing world process going on, to
foster proper formation for formators
and new leaders. And it is a must for
superiors to be strict in supervision, but
foresighted in the projecting work. They
are the bedrock for unity and peace to
the brothers entrusted to them.
Fr. Monti would tell them not to for-
get the true charism of the Family and,
with the same attitude, to be observant
to the changes of the world, beginning
from the
very place
they are
living in
and oper-
ating. As a
man full of
insight, the
Founder
would al-
ways like
to work
according
to the
changes,
demands
and needs
of the local
society.
The read-
ing of our
Constitutions, the community and family
spirit founded on love and justice, and
the diligent and sincere prayer to
Mother Mary, are the other keystones of
the CFIC construction.
Working for the progress of the exist-
ing centres and trying to see how
charism and apostolic engagement can
be carried to other parts of the world,
make each of us feel the direct responsi-
bility of the present and future life of
the Congregation.
Bro. Anthony
What Would Fr. Monti Say?
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 7
La sera del 6 dicembre, a conclusione del ciclo di manifestazioni culturali dei
venerdì di Novembre (“Novembre dai Frati”) si è tenuto l’incontro sulla Enciclica di
papa Francesco LUMEN FIDEI, orgnizzato dal Club Don Sturzo, per iniziativa del
suo presidente dott. Carlo Mazzola, in collaborazione con l’Istituto Padre Monti.
Relatori sono stati il prof. Fulvio De Giorgi, il prof. Marcello Bertoli e p. Aurelio
Mozzetta. Un bel momento di condivisione e di conferma della nostra fede.
Enciclica di papa
Francesco Lumen
Fidei a
conclusione del
ciclo di
manifestazioni
culturali
“Novembre dai
Frati”
qui ho posto il cuore
LA LUCE DELLA FEDE
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 8
Vita di
famiglia
qui ho posto il cuore
La Mostra
Artistica del
Presepe
dell’Istituto Padre
Monti di Saronno
giunge alla 20°
edizione.
Con i suoi 10-12
mila visitatori ha
come principale
attrazione i
diorami.
Ventesima Mostra Presepi Siamo alla 20esima edizione della Mostra artistica del Presepe dell'Isti-
tuto Padre Monti (8 dicembre - 12 gennaio). Decine sono le composizioni re-
alizzate dai volontari, particolarmente dai membri della Associazione AMICI DI
PADRE MONTI. Con una media di 10-12mila visitatori, la mostra arricchisce
ogni anno la proposta di nuovi modelli, ma si sicuro l'attrazione principale ri-
mangono i diorami, particolarmente quelli più storici, realizzati tutti con mate-
riale povero da Fratel MATTEO CHITA, di venerata memoria.
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
Da ultimo sorvoliamo
l’Atlantico fino al BRASILE, a
gustare la bellezza dell’ IN-
FIORATA di FOZ
do IGUAÇU, realiz-
zata per il Corpus Domini, do-
menica 2 giugno.
Comprensione verso chi soffre
P A G I N A 9
… a spulciar
gli archivi e
rimescolar le
carte della
storia,
per sapere…
qui ho posto il cuore
Padre Monti:
come tutto il
corredo delle
sue qualità,
anche questa
della compren-
sione l’infer-
miere deve ap-
prenderla dal
suo maestro
Gesù (che
seppe avvici-
nare e com-
prendere tutte
le miserie) e
tradurla quo-
tidianamente
in pratica al
capezzale
dell’ammalato.
Come tutto il corredo delle sue qualità, anche questa della comprensione l’infer-
miere deve apprenderla dal suo maestro Gesù (che seppe avvicinare e comprendere
tutte le miserie) e tradurla quotidianamente in pratica al capezzale dell’ammalato.
Bisogna saper comprendere chi soffre e specialmente chi dalla malattia è stato reso
egoista e schiavo del dolore; chi, non sopportando la malattia, diviene insopportabile.
Conseguentemente al corpo egli si ammala nello spirito, per cui si diventa più am-
malati di orgoglio che di infermità. Gli ammalati spesso non sanno vedere che odio e
ingiustizia, e ad una mano o un sorriso amici rispondono con sarcasmo.
Questi ammalati però non giudichiamoli solo dai loro atti, dalle loro parole, anche
se poco educate e severe, osserviamoli bene vi troveremo delle attenuanti, motivi che
giustificano il loro contegno: ansie, timori …
Alle volte non sapendo comprendere l’infermo lediamo non tanto la carità, quanto
la giustizia, ché come infermieri ci richiede una attenta assistenza.
Una delle cause che maggiormente impediscono di comprendere l’ammalato è
l’abitudine che presto si fa del suo stato. Di costoro pensiamo che, per il solo fatto
che si prolunga oltre il previsto, la malattia rende all’infermo ogni giorno più penosa
la stasi.
Valutiamo la sua sofferenza, la dura lotta che deve sostenere, le continue privazi-
oni; non dobbiamo vedere solo la malattia come oggetto del nostro lavoro, perché è
evidente che se così è giudicata, anche alla malattia si fa l’abitudine. Povero malato,
era venuto a chiedere la guarigione e compatimento e deve invece sopportare e com-
patire!
Non siamo di quelli che lasciano comprendere come la malattia sia più noiosa a
loro che al paziente; sarebbe un’ironia aver indossato quell’abito bianco, che ha qual-
cosa di sacro, di altruismo, e poi elemosinare dagli ammalati stessi compassione.
Sappiamo comprendere tutti gli ammalati di qualunque età: il bimbo che piagnu-
cola per il solo fatto di essere all’ospedale; il giovane che si avvilisce di trovarsi
nell’inattività; il vecchio permaloso e incontentabile.
Per ben comprendere dovremmo aver provato a malat-
tia, il dolore, il tedio delle ore vespertine, la paura dell’im-
minente notte, il susseguirsi della fisionomia dei propri
cari e di altre persone che si tengono gelosamente custo-
dite nel proprio intimo.
Tutto questo per l’ammalato non sono delle semplici
attenuanti, ma delle complete giustificazioni alle sue la-
mentele, alle sue insistenti domande, al suo agire
anomalo.
Ricordiamoci questo e non sarà difficile allora compren-
dere, compatire e identificarsi con l’infermo, qualunque
sia l’entità della prova.
Fratel Ludovico
(da Vita Concezionista, luglio 1947)
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 0
Email e
lettere dal
mondo
Lettere alla Redazione 1000 grazie di cuore
Sicuramente ci uniamo
alla preghiera affinché
Leticia possa guarire per-
fettamente. Affidiamo la
nostra richiesta al nostro
fondatore Beato Luigi
Maria Monti e ad un suo
figlio "speciale" l'Hno
Bonifacio Pavletic. Siamo
fiduciosi perché la nostra
richiesta è ben riposta. Fr.
Gioacchino Santoro
Grazie di cuore per le
preghiere e l'attenzione!
Ricambio a tutta la comu-
nità. Con affetto,
Nicoletta e famiglia
Grazie. La risposta potrà
sembrare banale, Buon
Natale anche a te e ai tuoi
cari. Un grande abbraccio
da noi tutti. F e C
Grazie per QPC. Bello e
ricco di contenuti come al
solito. Le immagini di
questo numero sono
particolarmente belle.
Grazie degli spunti. I testi
non li leggerò con calma.
B.
Il numero di Dicembre
testimonia la fedeltà ad
un impegno forte e non
sempre facile. Una
preghiera particolare per
tutti i fedeli Collaboratori,
nel segno anche del rin-
graziamento e come buon
augurio per le fes-
tività. Fratel Rolando
Grazie del bollettino, che
come sempre è così
denso di spunti e di no-
vità per lo spirito. Non
solo è denso di
spunti, ma lo trovo
sempre più carico di
vita, di creatività e di
bellezza armonica
nella scelta degli ar-
gomenti, appropriato
e in sintonia con i
tempi liturgici, quindi
davvero "vitale" e
prezioso. Auguri per il
cammino di Avvento e
per la prossima festa
dell'Immacolata... Noi
stiamo facendo gli
esercizi. Ciao un ab-
braccio. ST
Grazie e buon natale a
tutti i fratelli della
comunita del santu-
ario di Padre Monti.
Grazie per le
preghiere, ne abbiamo
bisogno sempre. Qui
cerco di aiutare effica-
cemente la congrega-
zione che tanto ci ha
dato. Insomma, come
diceva nel suo tempo
il presidente Kennedy
ai suoi concittadini,
anch’io posso dire:
non cercare quello
que la congregazione
può dare a ciascuno di
noi, ma quello che
ciascuno può fare per
il bene e la crescita
della congregazione.
Grazie mile per i mes-
saggi che leggo con
grande attenzione. PD
(USA).
Grazie a tutti voi per
le lettere e le
preghiere mi unisco a
voi e vi auguro ogni
bene.
Carissimo NON ti
chiamo al telefono per
complimentarmi perché
temo disturbarti: ho
copiato tutto il testo del
tuo editoriale su Loris
Capovilla che ho molto
apprezzato e che vorrei
pubblicare - citando la
fonte - nel mio giornale
Val di Noto magazine.it
(www.valdinotomagazin
e.it). Ti abbraccio frater-
namente assieme a tutti
i Fratelli di Saronno. B
Grazie per QPC, di cui
per ora ho letto l’edito-
riale e qualcosa qua e
là. Bello il sincronismo
tra Luigi Monti e Gio-
vanni XXIII, parole pun-
tualizzate nel titolo
scelto per la rivista.
Come dice il nostro caro
Papa, buona sera!
Vengo a dirle che ho
ricevuto il giornalino
sempre ben fatto, per
questo voglio rin-
graziarvi tantissimo.
Anch’io colgo l'occa-
sione per salutare i suoi
collaboratori. Voglio
ringraziarvi per le
preghiere fatte per la
mia salute fisica e ancor
di più per quella spiritu-
ale, in quanto ne ho
tanto bisogno. E voglio
farvi i più sentiti AU-
GURI: il Bambino Gesu
vi benedica e vi illumini
sempre nello svolgere i
compiti del vostro min-
istero missionario. La
vostra parola sia quella
di Gesù e i vostri gesti
siano i gesti di Gesù.
Pace. Giovanni.
Scriveteci
a
I Vostri
mess@ggi
qui ho posto il cuore
quihopostoilcuore@padremonti.org
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 1
La stanchezza dello sguardo chiaro Tutti fanno l’esperi-
enza della stanchezza.
Chi non è stanco, non
si mette nemmeno a dor-
mire. Quando siamo stan-
chi, pregustiamo con
gioia il sonno. Il mattino
dopo ci rialziamo riposati
e ristorati. Questa è una
stanchezza buona, che
appartiene al ritmo della
vita.
Esistono diversi tipi di
stanchezza, e fra essi c’è
la stanchezza come de-
scrizione di una persona
debole e apatica, che non
è disposta ad assumersi
le responsabilità della
propria vita e del
mondo…
Nel nostro tempo oc-
corre recuperare il valore
della stanchezza, in
modo che essa possa isti-
tuire un legame nuovo,
senza parole, tra noi e gli
altri esseri umani e il
mondo che ci circonda.
Si tratta della
“stanchezza dallo
sguardo chiaro” come
viene vissuta nella tra-
dizione monastica…
Alcuni pensatori, e tra
questi il filosofo coreano
Byung-Chul Han, hanno
individuato nella
stanchezza dallo sguardo
chiaro il rimedio per la
Tutti fanno
l’esperienza
della
stanchezza. Chi
non è stanco,
non si mette
nemmeno a
dormire. La
stanchezza
dallo sguardo
chiaro ci apre
all’elemento
imperscrutabile
nella nostra
vita, ma può
anche portarci
alla nausea e al
tedio
esistenziale.
qui ho posto il cuore
nostra società che, altri-
menti, esaurisce le per-
sone, con la pretesa di
efficienza. Una società
che stanca e distrugge a
furia di spronare a
prestazioni sempre
maggiori.
La stanchezza ci ob-
bliga a diventare umili, a
riconoscere i nostri lim-
iti.
Essa ci apre all’ele-
mento imperscrutabile
nella nostra vita, ma
può anche portarci alla
nausea e al tedio esisten-
ziale.
Dipende da noi come
percepiamo e inter-
pretiamo la stanchezza e
come la gestiamo. Se
nella calma, ci volgiamo
all’interiorità, scopriamo
la verità che ci lascia ve-
dere le cose come sono.
Allora, non ci
stancheremo di questo
mondo, ma lo plas-
meremo con nuove idee,
in maniera conforme alla
sua natura autentica.
Riscoprendo la
sorgente spirituale den-
tro di noi - quella
“sorgente” che abbiamo
ricevuto e riceviamo gra-
tuitamente con i Sacra-
menti - potremo allora
dare forma al mondo e
alla nostra vita, in modo
che il sogno di Dio
riguardo alla creazione e
alle creature risplenda
sempre di più, senza
stancarci mai… e
riprendendo vigore dalla
stanchezza.
Dio eterno è il Signore
che ha creato i confini
della terra. Egli non si
affatica né si stanca, la
sua intelligenza è inscru-
tabile. Egli dà forza allo
stanco e moltiplica il
vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano
e si stancano, gli adulti
inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel
Signore riacquistano la
forza, mettono ali come
aquile, corrono
senza affan-
narsi, cammi-
nano senza
stancarsi… (cfr.
Isaia 40, 28-31)
(Pensieri estratti
dal libro di S. Grun,
Sono stanco)
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 2 qui ho posto il cuore
Lo sapevano
tutti che ero
molto credente.
Ma nessuno si
sarebbe mai
aspettato che
potessi fare una
preparazione
per una
chiamata
interiore.
Rubrica a cura dei
Cercatori di Dio
Mi sono presentata e mi hanno accettata
Lo sapevano tutti che
ero molto credente. Ma
nessuno si sarebbe mai
aspettato che potessi
fare una preparazione
per una chiamata interi-
ore.
A 17 anni
mi sono chi-
esta cosa Dio
volesse da
me ed ho
parlato con il
Parroco. Egli
mi indirizzò
al Seminario
Maggiore
Diocesano,
dove incon-
traI un prete
che ascoltaVA
le ragazze che desidera-
vano una vita di consac-
razione. Quel prete rac-
coglieva da anni un certo
numero di ragazze e ci
si incontrava mensil-
mente per un ritiro spiri-
tuale. Ho iniziato il mio
cammino li, mese dopo
mese, in ritiro e con la
possibilità di parlare
spiritualmente con quel
prete.
Quel ritiro domeni-
cale era un appunta-
mento importante. Si
iniziava con la preghiera
del mattino, poi una con-
ferenza-meditazione sul
tema del giorno, poi due
ore di preghiera davanti
al Santissimo esposto, il
pranzo in comune, una
piccola ricreazione tra
noi, poi una condivisione
della meditazione per-
sonale della mattina, la
preparazione della
messa e dei canti e per
finire la santa messa.
Durante tutta la giornata
ci si alternava per par-
lare con il sacerdote…
Quanta pazienza che ha
avuto con noi!
I colloqui con lui er-
ano distesi e si parlava
di tutto. Alla fine del
colloquio, a ciascuna
singolarmente, secondo i
bisogni riscontrati, dava
un libro da leggere e
meditare durante il mese
successivo. A noi il com-
pito di mantenere fede
all’impegno. In sei anni,
di libri ne ho letti! E
quanto ho imparato
sotto la sua direzione!
Leggendo e medi-
tando, si facevano strada
in me certezze sul cosa
fare, dove andare e cosa
chiedere. Le opere delle
sante e dei santi carmeli-
tani sono i testi che in
quell’epoca mi hanno
più affascinato. Gliel’ho
detto. Lui mi prendeva in
giro!
Allora non capivo
perché lo facesse… poi
ho compreso due cose:
voleva che prendessi una
decisione da sola e
voleva non influenzarmi
con una risposta umana.
Fatto è che me ne
sono andata. Sentivo che
non mi capiva più.
Mi sono recata in una
chiesa tenuta dai carme-
litani ed ho cercato lì
qualcuno che mi potesse
aiutare nel mio percorso.
L’ho trovato. Mi ha con-
sigliato un Monastero di
Clausura vicino casa.
Mi sono presentata e
dopo poco tempo mi
hanno accettata.
La vita che faccio qui
è molto dura, ma mi
piace. Ricordo che nel
primo periodo quaresi-
male ero
dimagrita
moltis-
simo… le
penitenze
sono dav-
vero peni-
tenze, qui
non si
scherza.
Le per-
sone che
vednnero
a
trovarmi
dopo la quaresima, si
erano addirittura spaven-
tate. Per me era normale
seguire quei ritmi. Ma
forse a volte è troppo,
anche quando non ne
siamo consapevoli per-
ché agiamo per amore.
Con gli anni è arri-
vata la maturità di saper
cogliere in me e fuori di
me quello che è giusto.
Non faccio più stupidag-
gini con la mia salute.
Sono grata a Dio di
questa vita e ringrazio
gli anni di preparazione,
senza i quali non avrei
conosciuto il Carmelo e
le Carmelitane, mia vita
santa ed equilibrata da
tantissimi anni.
Davvero mi auguro
che i giovani in ricerca
possano trovare tutto
l’aiuto necessario per
arrivare all’Amore che
cercano nel loro cuore.
Quel particolare tipo
d’amore che è proprio
personale, ed è singolar-
mente destinato a cias-
cuno di loro.
Riconoscere
Vocazioni
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 3 qui ho posto il cuore
La difficile volontà
Caro QPC, perché è così facile dare la colpa di tutto al Signore, soprat-
tutto quando non "ascolta" le nostre preghiere?
Perché è così difficile dire "sia fatta la tua volontà"? Il mio grazie e la
preghiera per tutti voi. Giola.
Perché siamo fatti di carne, cara Giola, fragili e bisognosi di tenerezza, per
quanto grandi vogliamo dirci o apparire.
Siamo creature spesso piagnucolose, perché abbiamo bisogno di attenzione,
come quei bimbi che piangono e danno pugni (con i loro pugnetti stretti) sulla
pancia della mamma o del papà… a papà e mamma quei pugnetti fanno solo
solletico, al bambino sembra di aver rivoluzionato il mondo con essi o aver ac-
campato diritti grandiosi e intoccabili…
…. in realtà solo lacrime di bimbo.
E Dio lo sa.
Legga Isaia 43,1-5.
Ma lo legga piano piano, senza correre, in
silenzio, con dolcezza,
e poi lo rilegga
e poi lo rilegga
e poi ancora
e ancora e ancora…
… un Dio che dice: tu per me sei prezioso
e io ti amo… è il più grande scandalo
dell’universo.
Noi pensiamo sempre al dio come a un robot, un bottone da spingere per
risolvere i nostri problemi e guai se non lo fa!, una specie di maghetto da lam-
pada di Aladino.
Dio è, invece, l’esaltazione infinita della nostra fragilità.
Dopo quel passo, ne prenda un altro, vada un po’ più indietro, a Isaia 41,5-
14.
Un Dio che dice: Non temere vermiciattolo di Giacobbe… è ancora più scan-
daloso.
Questo cosiddetto Dio decide di mescolarsi a vermiciattoli, in questioni da
“vermiciattoli”, cose da nulla, da miseri e microscopici insetti… e questo non è
semplicemnete possibile, se guardato con gli occhi d’ogni umana filosofia che
abbia relegato Dio nell’iperuranio.
Intanto, lei stessa ed io, cara Giola, smettiamo i pugnetti stretti da bambini
accigliati e proviamo a spargere luce e sorriso intorno…
Si renderà conto di quanto il Signore ha affidato al suo sorriso e alla sua
luce per illuminare e salvare altri, tanti altri, tanti al punto che lei neppure ri-
esce ad immaginarlo.
E dire che noi, un po’ tutti, stiamo sempre lì a rimugugnarci dentro i nostri
pretesi diritti di bambini capricciosi, di vermiciattoli che se la credono… In
verità, nessuna creatura è tanto grande come quando sta in ginocchio davanti
all’Autore della sua vita.
La saluto, preghi per noi.
Tracce per
una lettera
da Saronno
Questa rubrica,
una lettera da
Saronno, tratta
degli argomenti che
lo scambio epistolare
ci permetterà di
portare
all’attenzione.
Un “pensatoio”
aperto.
A TUTTI VOI
LA PENNA: si tratta
solo di vincere la…
pigrizia!
CHI SCRIVE A CHI
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 4 qui ho posto il cuore
Questo impegno
porta il Monti a
compattare i
propri religiosi
nel momento
della prova: du-
rante la malattia
di uno di loro,
di fronte all’ag-
gressività dei
dirigenti
dell’ospedale in
cui vivevano o
anche davanti
all’autorità ec-
clesiastica, che
non sempre di-
mostrava la vo-
lontà di com-
prendere situa-
zioni ed esi-
genze della no-
vella Congrega-
zione.
Un popolo unito nella lotta Questo impegno porta il Monti a com-
pattare i propri religiosi nel momento
della prova: durante la malattia di uno di
loro, di fronte all’aggressività dei diri-
genti dell’ospedale in cui vivevano o
anche davanti all’autorità ecclesiastica,
che non sempre dimostrava la volontà di
comprendere situazioni ed esigenze
della novella Congregazione. Pensiamo
alla ventennale “battaglia” per conseguire
l’approvazione del sacerdozio per alcuni
dei suoi religiosi.
In questo momento storico la Congre-
gazione è chiamata nel suo insieme a
portare il peso della difficoltà, come le
parti in un unico corpo. Solo per rispon-
dere ad una chiamata di vera radicalità
evangelica è comprensi-
bile che alcuni di noi
prendano una strada
diversa. Solo per essere
più poveri, più liberi dal
potere, più aperti ad un
amore senza confini.
Sarebbe troppo co-
modo cercare un pro-
prio orticello
“portandosi via” la pen-
sione accumulata (per
chi ha potuto) o
l’eredità ricevuta. Mi piace pensare, piut-
tosto, che tale scelta sia in senso con-
trario: rimango nella Congregazione per-
ché lì posso trovare il luogo adatto per
questa esigenza di radicalità evangelica e
di santità.
Vorrei parlare con maggiore
franchezza, anche se sono trattenuto
dalla complessità della situazione e dal
rispetto per le tante storie personali.
Riconosciamo innanzitutto che abbiamo
sempre la tentazione di andare in un
posto diverso da quello in cui siamo, alla
ricerca dell’isola che non c’è. Oppure la
tentazione contraria, cioè di stare (e re-
stare) nel migliore dei mondi, mai os-
ando una critica del presente.
Non ho ancora avuto da parte dei
Fratelli alcuna vera manifestazione di
fuga, ma in un momento di crisi penso
che possa facilmente insinuarsi un de-
siderio di questo tipo. Non ho nemmeno
registrato grandi slanci di disponibilità,
eppure sarebbero di grande aiuto nel
favorire soluzioni nuove. Dobbiamo tutti
prestare molta attenzione alle nostre
emozioni per orientarci decisamente e
serenamente verso mete più grandi.
È un vero dono dello Spirito se nei
prossimi mesi faremo a gara nello sti-
marci a vicenda, gareggiando anche
nell’offrire noi stessi per nuove iniziative
in cui possa brillare il carisma del Fonda-
tore. Se sarà così, la nostra crisi potrà
diventare un vero momento favorevole.
Anche se ci fa toccare il fondo, ci fa
prevenire mali peggiori, ci purifica.
Un’analisi delle “strutture” esistenti
(materiali e organizzative) è divenuta
d’obbligo e richiede una teoria critica
capace di aiutarci nella ricerca di un
senso della storia attuale in vista di una
prassi che ci liberi. Non possiamo andare
avanti con fardelli in-
sopportabili. Nuove lati-
tudini ci chiedono uno
sforzo di presenza
maggiore. Abbiamo
risorse umane da quali-
ficare e valorizzare, so-
prattutto in Africa e in
India, chiedendo un
supplemento di im-
pegno e di slancio mis-
sionario.
Benedetto XVI, in Ger-
mania, aveva fortemente posto all’atten-
zione della Chiesa la questione del rap-
porto tra strutture ed evangelizzazione,
troppo sbilanciato sulle prime a scapito
della testimonianza. C’è un Esodo da
vivere.
Il Signore ci doni qualcuno tra di noi,
ma anche all’esterno della comunità, che
ci difenda presso Dio, come Mosè: Ai
loro Padri hai promesso di dare a questo
popolo una lunga storia di vita; vuoi che
i loro figli raccontino per generazioni che
sei un Dio inaffidabile?
A noi resta il compito di non cedere
alle più diverse idolatrie. Questo è
quanto dovremo fare con Maria, la
nostra avvocata presso Dio. Ella ci porta
a Gesù, ci dà il consiglio che conta:
Quello che egli vi dirà, fatelo!
Abbiamo un anno davanti, non un
anno qualunque. Un anno mariano.
Fratel RUGGERO VALENTINI (estratto dalla Lettera di Indizione
dell’Anno Mariano. Częstochowa,
Polonia. 1 giugno 2013)
Anno
Mariano
2013-2014
Nozze di Cana (part.) Mosaico di Marco I. Rup-nik Facciata del Santu-
ario di Lourdes (Francia)
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 5 qui ho posto il cuore
I soldi nella bara C'era un uomo che aveva lavorato
tutta la vita ed aveva risparmiato tutti
i suoi molti soldi, perché quando si
trattava di spenderli egli si dimostrava
un avaro incallito.
Poco prima di morire, disse alla
moglie:
"quando muoio, voglio che tu
prenda tutti i miei soldi e li metta
nella bara con me. Me li voglio portare
con me nell'aldilà".
E così si fece promettere con tutto
il cuore dalla moglie, che, quando
sarebbe morto, lei avrebbe messo
tutto il suo denaro nella cassa con lui.
L'uomo morì.
Al funerale, egli steso nella bara
aperta, la moglie vicino piangente e
vestita di nero, e lì accanto, seduta, la
migliore amica di lei che le teneva la
mano.
Quando la cerimonia terminò e fu il
momento di chiudere la cassa, la
moglie disse:
"Aspettate un momento!".
Aveva in mano una piccola scatola
di metallo; si avvicinò e la depose
dentro, a lato del cadavere di suo
marito.
Chiusero la bara e la portarono via.
E allora la sua amica le disse:
"Ragazza mia, sapevo bene che
non eri così tonta da mettere tutto
quel denaro là dentro con tuo marito.
Cosa c’era in quella scatola?".
La moglie fedele rispose:
"Senti, io sono una persona cre-
dente; non posso tradire la parola
data. Gli avevo promesso che avrei
messo quei soldi nella bara con lui".
"Vuoi dire che hai messo tutto quel
denaro li dentro con lui ?!?".
"Certo che l'ho fatto. - disse la
moglie - Ho preso i soldi, li ho versati
tutti sul mio conto ed ho emesso un
assegno a suo nome... Se riesce a in-
cassarli, se li può spendere tutti,
come vuole".
La
Giovinezza
dei vecchi
"Quando
muoio, voglio
che tu prenda
tutti i miei
soldi e li
metta nella
bara con me.
Me li voglio
portare con
me
nell'aldilà".
A N N O I I I , N U M E R O 2 1 – G E N N A I O 2 0 1 4
nel Cuore della Carità Montiana
QUI HO POSTO IL CUORE
Direttore: Saverio Clementi. Redazione: Aurelio Mozzetta, Raffaele Mugione
Hanno collaborato per questo numero:
Collaboratori di questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Emmanuel
Mvomo, Bro. Anthony, www.padremonti.org, I cercatori di Dio, Teresa V., GG, Rug-
gero Valentini, Raffaele Mugione
Direzione: Via San Giacomo, 5
21047 – Saronno (VA)
: 02 96 702 105 : 02 96 703 437
e-mail:
quihopostoilcuore@padremonti.org
sito web: www.padremonti.org
(Nessun collaboratore percepisce
compenso. Questo Notiziario è
realizzato da volontari)
Santuario del Beato Luigi Maria Monti Saronno
Orario delle Celebrazioni del Santuario
GIORNI FERIALI
6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)
7.00 Santa Messa (lunedì in cripta) 9.00 Santa Messa
18.50 Rosario e Vespro
TUTTI I GIOVEDI’
18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni
DOMENICA E FESTIVI
8.30 Lodi del Mattino
9.00 Santa Messa
19.00 Santa Messa
SACERDOTI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO
P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio
P. Roy Puthuvala P. Elvis Lukong
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