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storia della filosofia antica (LM) 2013/4 Sapienza Diana Quarantotto
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Lezione 8 Teoria e pra-ca dell’argomentazione in Grecia
VI-‐IV a.C.
teoria e pra-ca dell’argomentazione in Grecia V-‐IV a.C.
Aristotele
Topici Confutazione Sofis2che
Retorica
Organon (strumento)
Categorie Sull’interpreta2one
Anali2ci primi e secondi Topici
Confutazioni Sofis2che
il corpus aristotelico deve la sua a@uale stru@ura a Andronico di Rodi, un aristotelico
del I secolo a.C.
sistema-zzò il materiale a@ribuito a ad Aristotele allora in circolazione
lo ordinò raggruppandolo in opere unitarie
lo dispose secondo una precisa sequenza
l’edizione di Andronico si apre con le opere di logica, raggruppate so@o il -tolo di Organon
Organon strumento logica
la logica non è una scienza o una disciplina rela-va ad un genere determinato dell’essere (nel senso in cui la fisica è rela-va agli en- naturali mobili)
la logica è lo strumento di cui si servono le
altre discipline
le scienze si servono di discorsi, ragionamen-, inferenze, deduzioni, e ancora
prima di nomi, verbi e proposizioni
la logica di Aristotele si propone di indagare la natura di queste stru@ure linguis-che
Sarebbe ridicolo tentare di dimostrare che la natura esiste. È infaM evidente che esistono molte cose di questo genere (scil. naturali). Dimostrare cose eviden- mediante cose non eviden- è proprio di chi non sa dis-nguere ciò che è di per sé conoscibile da ciò che non lo è. (Phys. 2.1 193 a 3-‐8).
Topici
Top. 1.2 Ciò che è stato de@o deve essere ora seguito da un accenno a quali e quante cosa sia u-le questo tra@ato. Propriamente esso lo è per tre cose: per l’esercizio, per le conversazioni e per le scienze connesse alla filosofia.
Top. 1.1 100 a 18-‐21 Il fine di questo tra@ato è di trovare un metodo con cui poter argomentare riguardo ad ogni problema proposto partendo da idee fondate sull’opinione (endoxa) e con cui non dire nulla di contraddi@orio rispe@o alla tesi che noi stessi difendiamo.
Che sia u-le per l’esercizio è evidente già da quanto si è de@o: con il possesso del metodo saremo infaM più facilmente in grado di disputare intorno all’argomento che ci viene proposto.
Inoltre, esso è u-le per le conversazioni, perché una volta passate in rassegna le
opinioni della gente, verremo in rapporto con essa non sulla base di pun- di vista loro estranei, ma su quella delle loro opinioni
par-colari, respingendo quanto risulterà che la gente dice in modo non corre@o.
Infine è u-le per le scienze connesse alla filosofia, poiché potendo sollevare difficoltà riguardo ad entrambi gli aspeM della ques-one, scorgeremo più facilmente in ogni ogge@o il vero e il falso.
Questo tra@ato è poi u-le rispe@o ai primi elemen- di ciascuna scienza. Partendo infaM dai principi propri della scienza in esame, è impossibile dire alcunché intorno ai principi stessi, poiché essi sono i primi tra tuM gli elemen-, ed è così necessario affrontarli a@raverso gli elemen- fonda- sull’opinione che riguardano ciascun ogge@o.
Questa per altro è l’aMvità propria della dialeMca o comunque quella che più le si addice: essendo infaM impiegata nell’indagine, essa indirizza verso i principi di tu@e le scienze.
Indagare se ciò che è è uno e immobile, non è indagare la natura. InfaM, come lo studioso di geometria non ha più alcun argomento da avanzare a chi elimina i principi (della geometria), ma (una simile discussione) per-ene a una scienza diversa (dalla geometria) o comune a tu@e, lo stesso vale per chi svolge un’indagine sui principi. InfaM, non si tra@a più di un principio, se è solo uno e uno in questo modo. InfaM, il principio è di una o di alcune cose (Phys. I 2, 184b25-‐185a5).
Noi invece assumiamo che le cose che sono per natura, o tu@e o alcune, sono in movimento. Ciò è evidente sulla base dell’esperienza (epagoge). E non è opportuno confutare insieme tu@e (le obiezioni), se non quelle false che siano state derivate dai principi, mentre quelle che non sono tali, no, come per esempio è compito di uno studioso di geometria confutare la quadratura del cerchio sviluppata mediante segmen-, ma non quella di An-fonte (Phys. I 2, 185a12-‐17).
Confutazioni sofis2che
classificazione delle argomentazioni ingannevoli usate dai sofis- e dai dialeMci
disones- ai danni di un interlocutore ingenuo
questa classificazione, arricchita di un ricco dossier di esempi, deve essere usata dalle
viMme dei sofis- come an-doto per smascherare l’inganno
nell’ambito della sua ricerca di un criterio di classificazione Aristotele si sforza anche di chiarire i meccanismi a@raverso i quali ci si
inganna nei ragionamen-
ES. 1 164 a 20sgg. Parliamo ora delle confutazioni sofis-che, cioè di quelle che sembrano confutazioni mentre in realtà sono paralogismi e non confutazioni (…)
Che veramente alcune argomentazioni siano sillogismi e altre lo sembrino senza esserlo è manifesto, giacché come questo avviene per le altre cose in virtù di una certa somiglianza, così avviene anche per le argomentazioni.
InfaM alcuni sono in buona condizione fisica mentre altri lo sembrano perché si agghindano e sono impeM- come offerte tribali; alcuni sono belli per la bellezza, mentre altri sembrano belli perché si truccano (…)
Allo stesso modo anche le argomentazioni, qualcuna è veramente sillogismo e confutazione, qualche altra non lo è ma sembra esserlo a causa dell’inesperienza, giacché gli inesper-, come se fossero distan-, guardano le cose da lontano.
Il sillogismo infaM è cos-tuito da alcune cose poste in modo che sia necessario dire qualcosa di diverso dalle cose poste in virtù delle cose poste, mentre la confutazione (elenchos) è un sillogismo accompagnato dalla contraddi@oria delle conclusione.
Certe argomentazioni invece questo non lo fanno, ma sembrano farlo per molte cause, fra le quali ce n’è una che è il luogo più fer-le e diffuso: quello che dipende dalle parole
Elenchos sillogismo accompagnato dalla contraddi@oria delle conclusione
questa definizione isola, cancellando tu@o il contesto, l’ossatura logica di un dibaMto che ha luogo tra due interlocutori, un rispondente e un
interrogante.
due interlocutori: uno interroga e l’altro risponde
colui che interroga deve proporre una scelta tra due tesi contraddi@orie e tentare di
confutare la tesi scelta dal proprio interlocutore
colui che risponde deve scegliere una tesi e tentare di non farsi confutare
la domanda di partenza ha questa forma: x è y o no?
l’universo è eterno o no? il piacere è un bene o no? la virtù è insegnabile o no?
il tenta-vo di confutazione avviene ponendo all’interlocutore una serie di domande
finalizzate a fargli acce@are le premesse da cui segue la contraddi@oria della tesi scelta
in partenza o qualche conseguenza assurda o impossibile
ogni risposta nega-va (cioè ogni rifiuto di concedere una proposizione) deve essere
mo-vato
la domanda iniziale è un problema
un problema è cara@erizzato da una par-colare forma proposizionale (in questo caso: x è y o no?) e da un par-colare contenuto.
dal punto di vista del contenuto, il tra@o dis-n-vo del problema consiste nel fa@o che riguarda qualcosa che non è evidente per tuM o per la maggior parte delle persone, cioè qualcosa rispe@o a cui esistono dubbi diffusi.
per esempio, sul fa@o che la neve sia bianca tuM o la maggior parte delle persone sono d’accordo.
quindi la domanda “la neve è bianca o no?”, pur avendo la forma del problema, non è un problema.
invece, sul fa@o che il cosmo sia eterno non esiste un analogo consenso generale.
quindi, la domanda “il cosmo è eterno o no?” è un auten-co problema.
Topici I 11, 104b1-‐5 “un problema dialeMco è un ogge@o di indagine che porta o alla scelta e al rifiuto oppure alla verità e alla conoscenza, di per sé oppure come aiuto rispe@o a qualche altra cosa di questo -po, e che riguarda qualcosa su cui le persone o non hanno un’opinione né in un senso né in un altro, o le masse hanno un’opinione contraria ai saggi, o i saggi alle masse o ciascuno di ques- tra loro” .
-pi diversi di problemata
Anali2ci secondi II 1
qua@ro -pi di oggeM di ricerca e di conoscenza scien-fica organizza- in coppie
ordinate
la ricerca procede da domande rela-ve all’esistenza o meno di un fa@o o di uno stato di cose a domande rela-ve al perché e alla definizione di quel fa@o o di quello stato di
cose
1) x è y o no? (ho2): il bene è il piacere o no? 2) Perché x è y? (dio2): perché il bene è il piacere? 3) x è qualcosa? (ei es2): il caso è qualcosa/esiste? 4) Che cos’è x? (2 es2): che cos’è il caso?
1) x è y o no? (ho2): la virtù è insegnabile o no?
Menone
Dimmi Socrate: la virtù è insegnabile? O non è insegnabile, ma frutto di esercizio? O non si impara né è frutto di esercizio, ma si forma negli esseri umani per natura? Oppure si forma in un altro modo ancora?
!
Che domada dif@icile! Voi tessali siete diventati davvero sapienti! Qui ad Atene invece la sapienza si è insterilita. I miei concittadini direbbero che non si può sapere se la virtù è insegnabile o meno senza prima sapere che cos’è la virtù. E per quanto mi riguarda, io non so nulla della virtù né ho incontrato alcuno che sapesse che cos’è.
!
2) Perché x è y? (dio2)
Probl. X 53
perché mai nell’uomo il pe@o è più villoso del dorso, mentre nei quadrupedi è più villoso il dorso?
forse perché tuM i bipedi hanno la parte davan- più villosa? InfaM negli uccelli è lo stesso che nell’uomo.
oppure la natura protegge sempre le par- più deboli, e ogni parte è debole in qualche modo? In tuM i quadrupedi il dorso è più debole del davan- per la sua posizione. InfaM è maggiormente esposto al caldo e al freddo. Invece nell’uomo sono le par- davan- ad essere più deboli ed esposte alle stesse cose.
3) x è qualcosa? (ei es2): il caso è qualcosa/esiste?
Phys. 2.4. 195b 31-‐196a 11 Ma anche la fortuna e il caso sono de@e cause, e di molte cose [si dice che] sono e avvengono per fortuna e per caso (...). Per alcuni, a dire il vero, è ogge@o di dubbio se [il caso e la fortuna] esistono o meno. Affermano, infaM, che nulla avviene per caso, ma vi è una causa determinata per ogni cosa che diciamo che si verifica in maniera casuale o fortuita: per esempio, dell’andare al mercato per fortuna e dell’incontrarvi chi si sarebbe voluto [incontrare] ma non si pensava [di incontrare] la causa è il voler andare al mercato. Allo stesso modo, anche rispe@o alle altre cose che chiamiamo fortuite è sempre possibile individuare una qualche causa, ma non la fortuna (…)
4) Che cos’è x?: Che cos’è il caso? Che cos’è la virtù?
Dire che cos’è la virtù è facilissimo! La virtù dell’uomo consiste nell’essere capace di svolgere attività politica, e svolgendola, nel fare del bene agli amici e del male ai nemici, stando attenti a non ricevere a propria volta danno. La virtù della donna consiste nell’amministare bene la casa, conservandone i beni e restando fedele al marito. E poi ci sono la virtù del bambino, quella del vecchio, del libero, dello schiavo, e molte altre ancora.
!
!
Ma io cercavo una sola virtù, e tu invece ne hai trovate molte: uno sciame! Ti farò quindi una serie di esempi per chiarire che cosa intendo con la domanda ‘che cos’è la virtù?’
elenchos Fisica I
Physica 1.2 È necessario che il principio sia uno o più di uno, e se è uno, che sia immobile, come dicono Parmenide e Melisso, o in movimento, come (dicono) i naturalis-, gli uni affermando che il primo principio è aria, altri che è acqua. Se invece i principi sono più d’uno, (è necessario che siano) limita- o illimita- di numero, e se sono fini- di numero ma più di uno, (è necessario che siano) o due o tre o qua@ro o un qualche altro numero, e se (sono) infini-, (è necessario che siano) o di un unico genere ma differen- tra loro per figura, come dice Democrito, oppure differen- per specie o anche contrari tra loro.
Immobile Uno In movimento Principio/i Fini- Mol- Infini-
Metaphysica 4.4
Ci sono alcuni i quali affermano che la stessa cosa può essere e non essere e che in questo modo si può pensare.
Si servono di questo argomento anche mol- dei naturalis-.
Noi invece riteniamo che è impossibile che una cosa allo stesso tempo sia e non sia, e per questo abbiamo stabilito che questo è il più saldo di tuM i principi.
Alcuni, per mancanza di formazione, ritengono che anche questo principio debba essere dimostrato.
InfaM è mancanza di formazione non sapere di quali cose si debba ricercare una dimostrazione e di quali invece no.
InfaM, in generale, è impossibile che ci sia dimostrazione di tu@o: in tal caso si procederebbe all’infinito e in questo modo, di conseguenza, non ci sarebbe affa@o dimostrazione.
Se dunque di alcune cose non si deve cercare dimostrazione, essi non potrebbero indicare altro principio che più di questo non abbia bisogno di dimostrazione.
Tu@avia, anche per questo principio si può dimostrare per via di confutazione che è impossibile (che la stessa cosa allo stesso tempo sia e non sia), a condizione che l’avversario dica qualcosa.
Se invece l’avversario non dice nulla, allora è ridicolo cercare un’argomentazione contro chi non dice nulla, in quanto appunto non dice nulla: costui, in quanto tale, sarebbe simile ad una pianta.
E la differenza tra la dimostrazione per via di confutazione e la dimostrazione vera e propria consiste in questo: che, se uno volesse dimostrare, cadrebbe palesemente in una pe-zione di principio; invece se causa di questo fosse un altro, allora si tra@erebbe di confutazione e non di dimostrazione.
Physica 1.3 Lo stesso -po di discorso vale anche contro Parmenide, insieme ad altri che [eventualmente] siano a lui propri. E la confutazione consiste nel fa@o che, da una parte, [il suo argomento comporta il] falso e, dall’altra, non inferisce corre@amente la conclusione (non conclude): -‐ [il suo argomento comporta il] falso in quanto
assume che “essere” si dica in un solo senso, mentre si dice in più sensi,
-‐ e non inferisce corre@amente la conclusione in quanto, se si prendessero solo le cose bianche, nell’ipotesi che “bianco” abbia un unico significato, nondimeno le cose bianche sarebbero molte e non una [sola]. InfaM….
-‐ Pertanto è necessario che egli assuma non solo che essere ha un unico significato rispe@o a ciò di cui si predica, ma anche che significhi ciò che propriamente è e ciò che propriamente è uno (…) Ma se ciò che propriamente è essere non è predicato di qualcosa ma è di esso che i predica- si dicono, allora perché ciò che propriamente è essere significa essere piu@osto che non essere?
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