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Fuori dal tunnel della povertà
DOSSIER
COMMERCIO MONDIALE: IL RISCHIO DELLE DISCRIMINAZIONI COMPETITIVE di Renato RuggieroLA GRANDE RIFORMA ONU? PIÙ CORAGGIO ED EFFICIENZA di Donato Speroni
RHI-SAUSI: SE LA POVERTÀ FA SPETTACOLO di Cristiana La BiancaBIANCHERI: PERCHÉ GLI USA GIOCANO LA CARTA BOLTON di Cristina Giuliano
QUANDO IL NON PROFIT VENDE L’ANIMA AL DIAVOLO di Giulio Marcon^
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Commercio mondiale: il rischiodelle discriminazioni competitivedi Renato Ruggiero
Il commercio promuove la crescita e la crescita combatte la povertà.Ma la ricchezza prodotta appare ripartita in modo talvolta inaccetta-bile. Tra le priorità dell’Omc una può in modo particolare incideresul futuro: il successo del Doha Round per evitare un ritorno allalegge della giungla. E dopo il doppio No alla Costituzione, il ruolodell’Unione Europea è più difficile, ma ancor più necessario
Nell’ultima settimana di aprile è stato celebrato a Ginevra ildecimo anniversario della nascita dell’Organizzazione Mondialedel Commercio (Omc). L’opinione prevalente ha giudicato soddi-sfacente il lavoro dell’organizzazione in questi primi dieci anni divita. È ben naturale che vi siano anche accaniti oppositori e certa-mente alcuni dei loro argomenti meritano attenzione. Ma èmolto difficile contestare il successo raggiunto in questi primidieci anni di vita.
Prendiamo in considerazione, per esempio, la stessa crescitadell’organizzazione. Si è passati da circa 100 parti contraenti alleattuali 148 e ci si dirige ormai verso il raggiungimento di 170membri nei prossimi anni. Questo grande numero di nuovimembri costituisce anche un plebiscito che trasforma l’Omc dauna grande organizzazione internazionale a una vera organizza-zione mondiale. Infatti, se guardiamo alle origini, quando il Gattfu creato nel 1948 vi erano soltanto 23 parti contraenti. Metà deiPaesi contraenti avevano un’economia avanzata. Ora l’80% deimembri appartiene alla categoria dei Paesi in via di sviluppo.Nello stesso periodo di tempo il commercio mondiale si è svilup-pato costantemente e rapidamente, con effetti positivi sulla cre-scita economica mondiale. Il commercio promuove la crescita e lacrescita, anche se in misura differenziata, combatte la povertà.
Certamente questo processo positivo non ha portato ugualibenefici a tutti i Paesi e la ricchezza prodotta appare ripartita inmodo talvolta inaccettabile. Ma questa non è la responsabilitàprincipale del sistema commerciale. In alcuni casi, in particolareper la Cina e l’India, i progressi sono stati indiscutibili. A partiredagli anni Ottanta questi due Paesi hanno gradualmente aperto leloro economie verso l’esterno. Secondo la Banca Mondiale inventi anni, tra il 1980 e il 2000, la crescita economica è aumenta-
L’eliminazione della povertà è la grande opportunità della nostra epoca. Le cause dell’in-digenza sono molte e complesse: guerre, dittature e, non ultima, una ripartizione inaccet-tabile della ricchezza. Per affrontare questo problema epocale si lavora anche a una pro-fonda trasformazione dell’Onu che porti a una vera cooperazione tra società civile e
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ta in media del 10% all’anno in Cina e del 6% all’anno in India.Secondo la Asian Development Bank la povertà è scesa dal
28% al 9% in venti anni, mentre in India si è ridotta dal 51%nel 1977 al 26% nel 2000. Bisogna ricordare che questi due Paesirappresentano il 40% della popolazione mondiale. Non si trattaquindi di fatti marginali.
È ovvio che le cause della povertà sono molte e complesse.Misurare la povertà soltanto sulla base della partecipazione alcommercio mondiale è dunque insufficiente. Le strategie di cre-scita per i Paesi in via di sviluppo devono coinvolgere in modocoordinato iniziative nazionali e istituzioni internazionali, diffe-renti politiche, risorse umane e finanziarie. Il sistema commercia-le da solo non può certamente essere considerato responsabiledella soluzione di tutti i problemi dello sviluppo.
Il ruolo dell’Omc quale uno dei catalizzatori più importantiper un miglioramento della collaborazione tra le principali istitu-zioni internazionali, le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, ilFondo Monetario Internazionale e l’OrganizzazioneInternazionale del Lavoro, è certamente di fondamentale impor-tanza. Di uguale importanza è il coordinamento con i problemidella salvaguardia dell’ambiente e del rispetto dei diritti.
Tre appaiono essere in questo momento le priorità fondamen-tali dell’Omc.
1. La prima priorità, è quella di contribuire al miglioramentodella situazione dei Paesi meno avanzati del mondo. È questo unobbiettivo morale di importanza fondamentale che deve trovarel’accordo a livello mondiale per l’eliminazione di tutte le barrierecommerciali verso questi Paesi. Nessuno può sostenere che sitratti di un impegno gravoso in particolare per le economie piùavanzate. Su questo obbiettivo sembra che vi siano delle prospet-tive favorevoli e sarebbe molto importante prendere un simileimpegno nella prossima conferenza ministeriale di Hong Kong.Tuttavia è molto importante che vi sia anche l’impegno a conferi-re nuove risorse per aiutare i Paesi più poveri nella diminuzionedel costo sociale dei processi di ristrutturazione. Di uguale impor-tanza è il miglioramento e l’ampliamento dell’assistenza tecnica edel sostegno con risorse umane e finanziarie per facilitare la par-tecipazione dei Paesi meno avanzati al sistema di soluzione dellecontroversie.
2. La seconda priorità mira a rafforzare il ruolo centrale delsistema per la soluzione delle controversie. È questo l’istituto checaratterizza maggiormente l’Omc rispetto a tutte le altre istitu-zioni internazionali, poiché è l’unica ad avere capacità giuridica ingrado di assicurare il rispetto delle proprie sentenze. Questacaratteristica conferisce all’Omc il titolo di organizzazione basatasul diritto (rules-based) e non sui rapporti di forza.
settore privato, istituzioni regionali e intergovernative per essere in grado di mobilitare un’a-zione collettiva con audacia ed efficienza inedite. Intanto il non profit è diventato l’ottavaeconomia mondiale, ma una parte consistente di questo mondo sta perdendo la propria au-tonomia e si sta piegando alle logiche di potere. Così, mentre la povertà fa spettacolo...
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3. La terza priorità, forse quella che più può incidere sul futu-ro dell’Omc e sul sistema multilaterale degli scambi, è il successodel Doha Round.
I negoziati si trovano in una fase cruciale e il tempo inizia ascarseggiare. A dicembre è prevista una riunione ministeriale aHong Kong che dovrebbe prefigurare il complesso accordo daraggiungere nella prima metà del 2006. Saranno necessari inseguito altri mesi per definire tutte le modalità tecniche. Sonostate identificate cinque aree fondamentali ove raggiungereaccordi sostanziali a Hong Kong: a. le modalità per la riduzionedegli aiuti in agricoltura; b. le modalità per la riduzione degliostacoli all’accesso dei mercati non agricoli; c. una massa suffi-ciente di offerte per l’apertura dei servizi finanziari; d. progressisignificativi nelle regole per facilitare il commercio; e. una rifles-sione approfondita sulle strategie di sviluppo. Come si può vede-re, si tratta di un’agenda complessa e assai impegnativa anchepoliticamente.
Un insuccesso del Doha Round potrebbe avere profonde con-seguenze negative sullo sviluppo del commercio mondiale e
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influenzare le stesse correnti dell’economia mondiale. Già oggiassistiamo a un vigoroso sviluppo di accordi commerciali regio-nali e bilaterali a carattere preferenziale e a un conseguente ridi-mensionamento del sistema commerciale multilaterale. È neces-sario ricordare che quest’ultimo fu creato all’indomani dellaSeconda guerra mondiale e che esso fu basato sulla clausola dellanazione più favorita, ossia sulla non discriminazione. Non si trat-ta di una caratteristica tecnica, ma di un’importante differenzia-zione anche politica tra regimi che limitano i vantaggi e le regoleai soli membri dell’accordo e quelli che li estendono a tutti,tenendo conto dei Paesi in via di sviluppo. Tra l’altro, soltanto isecondi sono negoziati multilateralmente e accettati da tutti.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Omc, tra il gennaio2004 e il febbraio 2005 sono stati notificati a Ginevra 43 nuoviaccordi commerciali regionali (ossia preferenziali), il maggiornumero mai registrato in un così breve periodo di tempo.Attualmente il numero degli accordi regionali preferenziali regi-strati all’Omc è di 170. Altri 20 accordi stanno per entrare invigore al termine dei processi di ratifica nazionale e altri 70 sono
_Un insuccesso del Doha Round potrebbe
avere profonde conseguenze negative sullo
sviluppo del commercio mondiale e influenza-
re le stesse correnti dell’economia mondiale
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in corso di negoziato o di esame preliminare. Il contenuto di que-sti accordi varia continuamente incidendo in modo diretto o indi-retto sul funzionamento del sistema multilaterale. È sufficientepensare all’enorme diversità di regole di origine che caratterizzaormai il commercio mondiale.
È anche evidente, tra l’altro, che la preferenza accordata a uncerto numero di partner commerciali provoca inevitabilmentecome reazione la nascita di altri accordi preferenziali. Più cheverso una “liberalizzazione competitiva”, come talvolta vienedescritto il rapporto tra accordi preferenziali e non preferenziali,il pericolo che si prospetta è un sistema di “discriminazioni com-petitive”. Gli accordi preferenziali appaiono essere sempre menouna “eccezione” al sistema multilaterale che è invece basato sullaclausola della nazione più favorita. Il rischio è di ritrovarsi con unsistema commerciale internazionale non più basato su regolenegoziate e accettate da tutti, con una crescente marginalizzazio-ne dei Paesi più deboli e più poveri, “un ritorno alla legge della
giungla” com’è stato autorevolmenteaffermato nel corso del dibattito suldecimo anniversario dell’Omc.
Ci muoviamo verso una “degloba-lizzazione” del sistema commercialemultilaterale? Già all’orizzonte inizia-no a delinearsi aree preferenziali com-merciali e anche economiche a caratterecontinentale con la inevitabile ricerca dileadership anche politica. Se ne intra-vedono i primi segnali in Asia dove losviluppo del regionalismo è giunto tar-divamente, ma dove si espande congrande vigore puntando anche a unregionalismo monetario da affiancare aldollaro e all’euro.
La risposta essenziale da dare a que-ste preoccupanti tendenze del sistemacommerciale mondiale è il successo delDoha Round. Diffondere la consapevo-
lezza di quella che è la posta in gioco potrebbe auspicabilmentemantenere un livello sufficiente di volontà politica per assicurareil successo di questo essenziale negoziato commerciale multilate-rale.
L’auspicio di maggiore rilievo dopo i risultati negativi deireferendum in Francia e in Olanda è di non vedere sorgere nuoviostacoli a una soluzione finale del negoziato proprio da parteeuropea. Il primo pensiero corre all’agricoltura, ma sarebbe unerrore limitare i possibili contraccolpi della crisi europea soltantoa questo settore.
Un indurimento delle posizioni negoziali dell’Unione Europeasi ripercuoterebbe sull’intero quadro negoziale aggiungendonuove gravi difficoltà al sistema multilaterale rispetto a quellegià esistenti.
Oggi, dopo le richieste di nuove protezioni commerciali for-mulate da coloro che hanno votato per il “No” alla CostituzioneEuropea, il ruolo dell’Unione Europea per il successo del Doha
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_Per i no global istituzioni come il Wto, la
Banca Mondiale o il Fondo Monetario sono di-
ventate il simbolo stesso della globalizzazione
che essi rifiutano
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REDDITO PRO CAPITE SUPERIORE AI 10.000 DOLLARI...
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USA 36.110
GIAPPONE 27.380
FRANCIA 27.040
GERMANIA 26.980
REGNO UNITO 26.580
ITALIA 26.170
SPAGNA 21.210
COREA DEL SUD 16.960
POLONIA 10.450
ARGENTINA 10.190
SUD AFRICA 9.810
MESSICO 8.800
FEDERAZIONE RUSSA 8.080
BRASILE 7.450
THAILANDIA 6.890
IRAN 6.690
TURCHIA 6.300
COLOMBIA 6.150
UCRAINA 4.800
CINA 4.520
...COMPRESO TRA 4.500 E 10.000 DOLLARI...
...INFERIORE A 4.500 DOLLARI
FILIPPINE 4.450
EGITTO 3.610
INDONESIA 3.070
INDIA 2.650
VIETNAM 2.300
PAKISTAN 1.960
BANGLADESH 1.770
NIGERIA 800
ETIOPIA 780
CONGO 630
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popolazione (milioni)reddito reale pro capite (in dollari)
popolazione (milioni)reddito reale pro capite (in dollari)
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popolazione (milioni)reddito reale pro capite (in dollari)
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1.049
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Fonte: Banca Mondiale - 2001 World Development Indicators
RICCHEZZA E POVERTÀ NEI 30 PAESI PIÙ POPOLOSI DEL MONDO: IL REDDITO REALE PRO CAPITE
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