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11.1 IL CROLLO DI VIALE GIOTTO A FOGGIA11.1B PRESENTAZIONE A FOGGIA
Vers. 100316 prof. ing. Amedeo Vitone CONSULTING
POLITECNICO DI BARIFACOLTA’ DI INGEGNERIA
corso di Teoria e Progetto delle
COSTRUZIONI IN C.A. E C.A.P.
LEZIONI 2010
Amedeo Vitone
COSTRUZIONI ESISTENTI11. CASI DI STUDIO
11.1 IL CROLLO DI VIALE GIOTTO A FOGGIA
11.1B PRESENTAZIONE A FOGGIA
CONSULTING
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IL CASO DEL CROLLO DELL’EDIFICIO DI VIALE GIOTTO A FOGGIA.
Ingegneria Forense I Corso di Alta Formazione
MODULO B - La tutela della sicurezza e del valore patrimoniale delle costruzioni esistenti
Crolli di strutture in c.a.Problematiche relative alle indagini tecniche sulle cause dei crolli.
prof. ing. Vitantonio Vitone
(Consulenti per la Procura della Repubblica di Foggia: proff. ingg. A. Vitone e V. Vitone)
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Estratto dalla Relazione di Consulenza dei C.T.U. Del P.M., proff. Ingg. A. e V. Vitone.L’edificio crollato: caratteristiche architettoniche e costruttive
L’edificio crollato, adibito a “civili abitazioni e negozi”, sorgeva in via Giotto,nella parte a nord-ovest della città di Foggia. Gli accessi ai locali a pianoterra erano contrassegnati con i nn. civici 118–120 (androne di ingresso aipiani superiori) – 122 - 124.L’immobile era essenzialmente costituito: da un’autorimessa interrata; da unalloggio e un locale isolato al piano terra; da un piano rialzato, cinque piani “tipo”e un piano attico, adibiti tutti ad abitazioni (26 appartamenti). Pertanto, all’epocadel crollo, l’edificio comprendeva complessivamente 27 abitazioni.Unitamente all’edificio cosiddetto “gemello” (in quanto simile per dimensioni ecaratteristiche strutturali e architettoniche) costituiva quello che nelladocumentazione dell’epoca era denominato “1° Isolato della lottizzazione delsuolo in contrada ex Tratturo dei Preti, di proprietà Palena Michele e PalenaGiuseppe”. I locali a piano terra dell’edificio “gemello” erano contrassegnati con inn. civici 126-128-130-132 (androne di ingresso ai piani superiori) –134-136-138-140-168-170 e 172 (ingresso autorimessa).I due edifici furono costruiti tra il 1968 ed il 1971. Per quanto è stato possibiledesumere dalle ricerche svolte, fu realizzato per primo l’edificio “gemello”, eimmediatamente dopo fu costruito anche l’edificio crollato, in aderenza alprecedente, dal quale era separato da un giunto costruttivo di pochi centimetri.L’isolato, nel suo complesso, aveva sostanzialmente l’aspetto di un unicofabbricato di caratteristiche formali omogenee.
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Le strutture portanti dei due edifici erano, per la parte in elevazione, del tutto indipendenti tra loro. Erano composte da telai con pilastri e travi in cemento armato, solai latero-cementizi, rampe di scale a solette rampanti in c.a. e laterizi; le fondazioni erano costituite da plinti isolati in c.a. I pilastri adicenti dei due edifici, affiancati sul confine e separati dal giunto, erano dotati di un unico blocco di fondazione, risultante da una artificiosa e grossolana solidarizzazione di due basi di appoggio verosimilmente realizzate in tempi diversi.L’edificio crollato aveva dimensioni in pianta (a livello del piano terra) di m 34,55 x m 13,00, ed un’altezza max sul piano stradale di ca. m 20,50 (calpestio del piano attico) e di ca. m 23,60 (calpestio copertura attico).Era composto da:un piano interrato (in parte “seminterrato”) adibito ad autorimessa, con calpestio a ca. 3,50 m sotto il livello stradale; detto piano si estendeva anche oltre la proiezione dell’edificio sovrastante ed aveva dimensioni in pianta di ca. m 37 x m 20; l’ingresso dell’autorimessa (n. civ. 172 di viale Giotto), unico per entrambi gli edifici, era disposto su un lato dell’edificio “gemello”;un piano terra, composto da una parte a quota marciapiede (un locale al n. civ. 118, sul lato di N-E dell’edificio, utilizzato come deposito e parcheggio auto; l’androne di ingresso al n. civ. 120; due locali ai nn. civ. 122 e 124 adattati ad abitazione della famiglia Torraco) e da una parte “rialzata”, con calpestio a ca. 1,00 m sopra il livello stradale, adibita a civili abitazioni (con tre appartamenti);
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n. 5 piani “tipo” (leggermente aggettanti, sui tre lati esterni, rispetto al piano terra) adibiti a civili abitazioni (con quattro appartamenti per piano);un piano attico (arretrato rispetto ai piani tipo e con dimensioni in pianta di circa m 30 x m 29,5) adibito a civili abitazioni (con tre appartamenti); il piano attico era sovrastato dal solo locale tecnico costituente la sala macchina dell’ascensore.
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L’edificio di via Giotto è crollato alle ore 03:00 dell’11 Novembre 1999
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-Ricostruzione delle cause all’origine del crollo.
-L’individuazione delle cause che hannodeterminato una modalità di crollo così rovinosada provocare, in conseguenza della distruzionetotale dell’edificio, un gravissimo sacrificio divite umane.
OBIETTIVI DELL’INDAGINE TECNICA:
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-Ricostruzione storico-cinematica dell’evento.
IL METODO ADOTTATO:
-Acquisizione dei dati tecnici necessari per la formulazione di unmodello di analisi.
-Analisi numerica del modello.
-Individuazione dei difetti progettuali e costruttivi e analisi della loroinfluenza sull’evento e sulle modalità di collasso.
-Riscontri su reperti della demolizione dell’edificio gemello.
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29/30
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PIANO TERRA
H=
200
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180
altezza tra calpestiopiano interrato eintradosso solaio
piano rialzato
altezza tra calpestiopiano interrato eintradosso solaio
piano terra
H=~435altezza tra calpestio
piano interrato eintradosso solaio
piano rialzato
H=~340altezza tra calpestio
piano interrato eintradosso solaio
piano terra
H=333-340altezza tra calpestio
piano interrato eintradosso solaio
piano terra
H=333-340altezza tra calpestio
piano interrato eintradosso solaio
piano terra
PIANO RIALZATO
PIANO RIALZATO
PIANO TERRAH=~435
altezza tra calpestiopiano interrato eintradosso solaio
piano rialzato
PIANO RIALZATO
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PIANO RIALZATO
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7° Impalcato
6° Impalcato
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4° Impalcato
3° Impalcato
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8° Impalcato
1° Impalcato
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RICOSTRUZIONE STORICO-CINEMATICA:
- Testimonianze acquisite in corso di indagine.
- Riscontri forniti dalla documentazione televideo-fotografica.
- Analisi dei reperti.
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ACQUISIZIONE DEI DATI NECESSARI PER LA FORMULAZIONE DI UN MODELLO DI ANALISI.
E’ stata eseguita:
- Analizzando la documentazione disponibile (amministrativa, progettuale, tecnica, ecc…).
- Eseguendo rilievi geometrici sul posto.
- Eseguendo un censimento ed un’analisi dei reperti del crollo.
- Eseguendo analisi sperimentali e numeriche sulle caratteristiche dei materiali.
- Deducendo riscontri dalla documentazione fotografica preesistente e dalla documentazione televideo-fotografica relativa all’evento.
- Eseguendo una campagna di indagini geologico-geotecniche sui terreni di fondazione.
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ANALISI NUMERICA SU MODELLI.
OBIETTIVI:
- Calcolo della probabilità che l’edificio aveva di subire il primo collasso locale.
- Valutazione del rischio che, avvenuto il suddetto fenomeno, si producesse, conseguentemente, il crollo generale.
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INDIVIDUAZIONE DEI DIFETTI PROGETTUALI E COSTRUTTIVI
E ANALISI DELLA LORO INFLUENZA SULLE MODALITA’ DI COLLASSO.
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VULNERABILITA’ PER CARENZE DI PROGETTAZIONE E/O COSTRUTTIVE
Vulnerabilità per concezione generale del progetto – Mancanza di nuclei o setti in cemento armato.
– Gravissima debolezza del nucleo scale e ascensore
– Mancanza di murature, al piano interrato, in corrispondenza di quelle dei pianisoprastanti.
– Mancanza di “catene” continue in senso trasversale: discontinuità delle armaturedelle travi trasversali e dei solai.
– Mancanza di “catene” continue in senso longitudinale: discontinuità dellearmature longitudinali delle travi.
– Insufficiente continuità delle armature di “sospensione” verticale persovrapposizioni carenti o inesistenti delle armature longitudinali dei pilastri.
– Mancanza di “fasce piene” alle estremità dei solai, e di travetti rompitratta.
– Murature portanti perimetrali del piano attico direttamente impostate sui solaisottostanti.
– Mancanza di travi di collegamento tra i plinti di fondazione.
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Vulnerabilita’ per progettazione inadeguata del dettaglio arm ature
– M ancanza di continuità delle armature delle travi trasversali e longitudinali,conseguente a carenze dei dettagli costruttivi delle estremità di ancoraggio e dellegiunzioni; nonchè alla mancata adozione di m inimi di armatura adeguati.
– M ancanza di continuità degli impalcati conseguente a difetti dei dettaglicostruttivi delle armature dei solai: carenti, male ancorate o addirittura inesistential lembo inferiore delle estremità vincolate alle travi.
– Sistematica generale insufficienza della staffatura corrente dei pilastri.
– Debolezza dei nodi per mancanza di staffe dei pilastri all’interno delle travi.
– Debolezza dei nodi per mancato infittimento delle staffe alle estremità dei pilastri.
– Debolezza dei nodi per mancato infittimento delle staffe alle estremità delle travi.
– Debolezza dei nodi per scorretta disposizione delle armature nelle rampe dellescale ed insufficiente ancoraggio delle stesse.
– M ancanza di cuciture trasversali tra i solai e le travi di testata.
V U LNERA BILITA’ PER C AR EN ZE D IPRO G ETTA ZIO NE E/O CO STR UTTIVE
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Nodo tra la trave a spessoredell’impalcato di calpestiod’attico, lo sbalzo adiacentee il pilastro sottostante. Lebarre longitudinali delpilastro sono state espulse acausa dell’insufficienteancoraggio e dell’assenzadi staffe all’interno delnodo.
Nodo tra la trave a spessoredell’impalcato di calpestiod’attico, lo sbalzo adiacentee il pilastro sottostante.Particolare del nodo nellafoto precedente ripreso da unaltro punto di vista.
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V u ln e r a b il i tà p e r s is t e m a t ic h e m a n c h e v o le z z e c o s tr u t t iv e
D is o m o g e n e i tà e c a t t iv a q u a l i tà d e i g e t t i .
R ip r e s e d i g e t to e s te m p o r a n e e e r ip e tu te .
G e n e r a le d is u n i fo r m ità d e l le m o d a l i tà e s e c u t iv e .
In c lu s io n e d i c o r p i e s tr a n e i n e i g e t t i .
V U LNERA BILITA’ PER C AR EN ZE D IPRO G ETTA ZIO NE E/O CO STR UTTIVE
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DIFETTI DEGLI ELEM ENTI STRUTTURALI
I pilastri
– Dimensionamento delle sezioni resistenti insufficiente e non
coerente con l’entità delle sollecitazioni assiali.
– Scadente qualità del calcestruzzo.
– Irregolarità geometriche delle misure della sezione trasversale.
– Violazione delle norme sul passo delle staffe.
– Instabilità per ’carico di punta’ delle barre verticali
– Staffe alle estremità dei pilastri: non infittite, ma diradate.
– Giunzioni scorrette delle barre verticali per lunghezza di sovrapposizioneinsufficiente.
– Copriferro irregolare e spesso insufficiente.
– Difetti di esecuzione: interruzioni e riprese scorrette; corpi estranei; casseriirregolari.
– Carenza di manutenzione. Danneggiamenti conseguenti ad interventi successivialla realizzazione dei pilastri.
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Si può osservare una discontinuità di getto a circa venti centimetri dalla testa del pilastro, dovuta presumibilmente ad una errata quota di interruzione del getto.
Particolare della foto precedente. E’ evidente la totale mancanza di continuità dei getti.
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Particolare della testa di un pilastro. E’ molto evidente lo strato superficiale della “calotta”, dovuta sicuramente al fenomeno di bleeding, dalla superficie estremamente liscia , a testimoniare un elevato rapporto acqua/cemento.
La testa del pilastro presenta una concavità piuttosto regolare, caratterizzata da una mancanza di inerti nella parte superiore.
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DIFETTI DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI
Le travi
– Calcestruzzo di cattiva qualità.
– Irregolarità geometriche nelle misure della sezione trasversale.
– M ancanza di continuità e di ancoraggi dell’armatura.
– Staffe non infittite nelle regioni di estremità.
– Difetti esecutivi. Irregolarità geometriche; copriferri ed interferri inadeguati.
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Faccia superiore di una trave alta-
Tutta l’armatura superiore è interrotta in corrispondenza del pilastro
Trave alta del telaio principale di bordo al livello del calpestio-
Tutta l’armatura superiore (ad eccezione di una barra tagliata) è interrotta in corrispondenza del pilastro
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Stralcio tratto dagli elaborati progettuali relativi ad un altro
edificio realizzato dallo stesso progettista.
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Trave alta del piano attico del telaio di spina.
Trave alta del piano attico del telaio di spina.
Zona di estremità della trave
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Trave alta del piano attico del telaio di spina.
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DIFETTI DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI
I solai
– Tipologia a pannelli sem iprefabbricati: inadeguata m onoliticità.
– Spessore totale inadeguato. Larghezza m inim a delle nervature irregolare e fuorinorm a.
– Spessore m inim o della soletta di com pletam ento: irregolare e fuori norm a.
– M ancanza di ‘ fasce piene’.
– N ervature dei solai troppo sottili e di larghezza variabile (grave debolezza ataglio); spessore della soletta insufficiente.
– M ancanza (contro norm a) di arm atura trasversale di ripartizione.
– M ancanza (contro norm a) di nervature trasversali ‘rom pitratta’.
– M ancanza di arm atura inferiore agli appoggi delle nervature prefabbricate.
– D istribuzione anom ala dell’arm atura superiore alle estrem ità, quasi assente nellenervature prefabbricate e concentrata in quelle gettate in opera.
– Vuoti nelle sezioni di estrem ità delle nervature in opera.
– D ebolezza a taglio dei solai di calpestio del piano attico sui quali gravavano lem urature portanti il solaio di copertura.
– Parti a sbalzo del solaio di copertura: ancoraggio inadeguato delle arm ature.
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Elementi del solaio del piano attico adiacenti ad
una trave di spina -Nervatura gettata in opera.
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DIFETTI DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI
Le strutture di fondazione.
– Esecuzione straordinariamente grossolana (sia del getto che delle gabbie diarmatura).
– Calcestruzzo di qualità estremamente scadente. Corpi estranei nei getti.
– Plinti doppi di confine “rabberciati” grossolanamente per difetti di tracciamentodei pilastri.
– Il muro di contenimento del terrapieno stradale del tutto inconsistente.
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Plinti alla base dei pilastri n. 24, 25 (plinto doppio), 26. Si noti la
rozzezza dell’esecuzione: dalla forma del blocco, alla grossolanità della
granulometria, alla carenza di legante, alla
incerta sezione di spiccato del pilastro.
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Testa del plinto alla base del pilastro n. 26.
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VULNERABILITA’ PER DEGRADO E PERINTERVENTI LOCALI SULLE STRUTTURE GIA’
REALIZZATE.
– Ossidazione delle armature alla base dei pilastri della prima tesa econseguente disgregazione del copriferro.
– Interventi sugli elementi strutturali (“tracce” impiantistiche), praticati,subito dopo la realizzazione delle strutture e in tempi successivi, per ilpassaggio di condutture elettriche e/o a fluidi.
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Piano scantinato dell’edificio; è visibile l’avanzato stato di degrado dei pilastri (da sinistra) n. 4, 3 e 2.
Piano scantinato dell’edificio; pilastri (da sinistra) n.6, 5, 4, 3 e 2; si può osservare lo stato di degrado e le profonde manomissioni dovute ad interventi impiantistici.
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Pilastro 63- E’ evidente una forte manomissione
del pilastro per interventi impiantistici.
Pilastro 63-Particolare della foto
precedente.
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Pilastro P014- Traccia impiantistica.
Pilastro P014-Particolare della traccia
impiantistica dopo la rimozione del gesso.
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TESTIMONIANZE SUL CROLLO E EVENTI PRECEDENTI.
- Testimonianze su segni premonitori.
- Testimonianze relative al crollo.
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QUALITA’ DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI
E DEI MATERIALI.
- La qualità dei materiali desunta dalle osservazioni dei reperti e dalle prove di laboratorio effettuate in corso di perizia.
- I risultati delle prove di schiacciamento sui calcestruzzi.
- L’evoluzione della resistenza a compressione del calcestruzzo nel tempo.
- L’effetto fluage e la ridistribuzione delle tensioni dal calcestruzzo all’acciaio.
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La qualità dei materiali desunta dalle osservazioni dei reperti.-Il conglomerato appariva estremamente eterogeneo econfezionato con inerti di varia natura e dimensione maassai male assortiti; -a dimostrazione della grossolanità delle fasi diconfezionamento e di getto, si rilevava nel conglomerato lapresenza di corpi estranei; -l’incidenza della componente fine e sabbiosa degli inertiappariva, già al semplice esame visivo, particolarmenteelevata e non compensata da un adeguato dosaggio dellegante cementizio; -l’evidente porosità del conglomerato dimostrava – al di là dei risultati delle prove di laboratorio successivamenteeffettuate - che gli impasti erano stati confezionati con anomale quantità di acqua, secondo una inammissibileconsuetudine dell’epoca (.. e non solo dell’epoca!); l’uso digrandi quantità di acqua spiega anche le straneconformazioni delle superfici di distacco rilevate su alcunitronchi di elementi strutturali recuperati; -diversamente dal calcestruzzo, non si evidenziavano,dall’esame visivo dei reperti, indizi di cattiva qualitàdell’acciaio delle barre d’armatura, che dimostravanoanche buone doti di duttilità essendosi adattate (spessosenza rompersi) ai “tormenti” del crollo, conservando integri i ganci.
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La qualità dei materiali desunta dalle prove di laboratorio effettuate in corso di perizia.
Le prime impressioni sulla qualità eccezionalmente scadente del calcestruzzo sono state totalmente confermate dalle prove meccaniche e dalle analisi chimico-fisiche eseguite dai Consulenti ausiliari dei C.T.U., Proff. M. Collepardi e L. Coppola, presso il laboratorio ENCO, nonché dalle numerose prove meccaniche effettuate presso altri tre laboratori incaricati dai C.T.U., fra i quali quello del laboratorio del Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico di Bari.
Le prove meccaniche effettuate sugli acciai hanno fornito indicazioni assolutamente positive sulle caratteristiche di resistenza e duttilità sia delle barre tonde lisce, utilizzate in cantiere, che di quelle ad aderenza migliorata, fornite dalla ditta di prefabbricazione dei pannelli di solaio.
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I risultati delle prove di schiacciamento sui calcestruzzi.
RESISTENZAn° carote schiacciate 88 fcar-cil [daN/cm2] fcar-cub [daN/cm2]da Pilastri 80 media 95.54 115.10da Travi 8 deviazione 24.40 29.40n° carote non schiacciate 7 frattile 5% 55.28 66.60
frattile 95% 135.80 163.61Totale carote esaminate 95 frattile 5% 61.14 73.66
frattile 95% 140.15 168.85
DISTR. NORMALE
DISTR. LOGNORMALE
Istogramma prove di rottura sulle carote dei soli pilastri
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
18%
40-5
0
50-6
0
60-7
0
70-8
0
80-9
0
90-1
00
100-
110
110-
120
120-
130
130-
140
140-
155
fcar-cil
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Evoluzione della resistenza a compressione del calcestruzzo nel tempo.
C on riferim ento a lla form ulazione riporta ta a iparagrafi 2 .1 .6 .1 e 2 .1 .6 .2 del M odel C ode ’90 , siè potu to stim are che a l tem po t=30 anni ildecrem ento com plessivo della resistenza m edia acom pressione del calcestruzzo dell’ed ificio risu ltapari al 7 ,5% .
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Effetto fluage e ridistribuzione delle tensioni dal calcestruzzo all’acciaio.
CCoonnssiiddeerraattoo,, oorraa,, iill ccaassoo ddeell ppiillaassttrroo ttiippoo ddeellllaa pprriimmaa tteessaa,, ppeerr iill qquuaallee èè ffccmm== 1100,,33MMppaa,, ((ppiillaassttrroo 4400ccmmxx 5555ccmm aarrmmaattoo ccoonn bbaarrrree 661166)),, ppoossttoo
aa,,tt == tteennssiioonnee aall tteemmppoo tt ((3300 aannnnii)) nneellll’’aacccciiaaiioo aa,,00,,ccaallcc == tteennssiioonnee aall tteemmppoo tt00 nneellll’’aacccciiaaiioo,, ccaallccoollaattaa ccoonn nncc ddii ccaallccoolloo ((1100 oo 1155)) ssii èè ootttteennuuttoo aa,,tt//aa,,00,,ccaallcc == 33,,9922cc,,tt//cc,,00,,ccaallcc == 8844%%IIll ffaattttoorree ddii aammpplliiffiiccaazziioonnee 33,,9922 ddeellllee tteennssiioonnii aa èè ttaallee ddaa ccoommppoorrttaarree,, ppllaauussiibbiillmmeennttee,, aall tteemmppoo tt==3300
aannnnii,, iill rraaggggiiuunnggiimmeennttoo ddeellllaa tteennssiioonnee ccrriittiiccaa ccrr ddii ssbbaannddaammeennttoo nneellllee bbaarrrree ddii aarrmmaattuurraa.. AA ccaauussaa,, dduunnqquuee,, ddeellllaa bbaassssaa qquuaalliittàà ddeell ccaallcceessttrruuzzzzoo ((ffccmm==110033 ddaaNN//ccmm22)) ee ddeellllee eelleevvaattee tteennssiioonnii ddii
llaavvoorroo ssii èè ddiimmoossttrraattoo ppllaauussiibbiillee iill rraaggggiiuunnggiimmeennttoo ddeellllaa tteennssiioonnee ccrriittiiccaa ddii iinnssttaabbiilliittàà ppeerr ccaarriiccoo ddii ppuunnttaanneellllee bbaarrrree ddii aarrmmaattuurraa,, ccoonn ccoonnsseegguueennttee eessppuullssiioonnee ddeell ccoopprriiffeerrrroo ee ddeeccuurrttaazziioonnee,, ddaallllaa sseezziioonneerreessiisstteennttee,, ddeellllaa sseezziioonnee ddeellllaa bbaarrrraa ee ddeellll’’aarreeaa ddii ccoopprriiffeerrrroo eessppuullssoo..
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VERIFICHE NUMERICHE SUI PILASTRI DELLA PRIMA TESA.
-Verifiche con il metodo delle tensioni ammissibili secondo la normativa del 1968.
-Verifiche con il metodo delle tensioni ammissibili secondo l’attuale normativa italiana vigente.
-Verifiche con il metodo semiprobabilistico aglistati limite secondo l’attuale normativa vigente.
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Te ns ioni di lavoro (DM 39)
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 11 12 1 3 14 1 515 bi s 16 17 18 1 9 20 21 22 23 2 4 25 2 6 27 2829 /30
Pilastro
daN
/cm
2
Tensioni o ltre il limiteammis s ib ileRes is tenza res idua
Tensione d i lavoro
Verifiche con il metodo delle tensioni ammissibili secondo la normativa del 1968.
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Verifiche con il metodo delle tensioni ammissibili secondo l’attuale normativa italiana vigente.
T ens io ni di la v oro (nor m ativ a
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 3 14 1 515 bis
16 17 18 19 2 0 2 1 22 23 24 25 26 2 7 2 8
Pil as tr o
daN/cm
Tens io ni olt re il a mmiss ibRe sist enz a
Tens io ne d i l
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Verifica allo SLU secondo la normativa attualmente in vigore
0
50
100
150
200
250
300
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 1515bis 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 2829 /30
Pilastro
10K
N
oltre il limite ultimo
Resistenza residua
sforzo di lavoro
Verifiche con il metodo semiprobabilistico agli stati limite secondo l’attuale normativa vigente.
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PROBABILITA' DI COLLASSO DEI SINGOLI PILASTRI
0%5%
10%15%20%25%30%35%40%45%50%
1 3 5 7 9 11 13 15 16 18 20 22 24 26 28
Pilastro n°
Pf %
SSii ppuuòò nnoottaarree cchhee llaa pprroobbaabbiilliittàà ddii ccoollllaassssoo aassssuummee vvaalloorrii rriilleevvaannttii ccoommpprreessii ttrraa iill1188,,55%% ee iill 4466,,55%% ppeerr ii ppiillaassttrrii ddii ssppiinnaa ((ddaall 2211 aall 2299//3300)) ddii ggrraann lluunnggaa ssuuppeerriioorrii aaiivvaalloorrii pprreevviissttii ddaaii ccooddiiccii nnaazziioonnaallii eedd iinntteerrnnaazziioonnaallii ((cchhee rriissuullttaannoo eesssseerree ddeellll’’oorrddiinneeddeelllloo 00..0011%%))..
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Le indagini, le analisi numeriche e di laboratorio e le verifiche effettuate hanno portato alla conclusione che le cause del crollo vanno individuate nella eccezionale vulnerabilità delle strutture
portanti in cemento armato dell’edificio, relativamente alle quali si sono riscontrate caratteristiche fisiche e meccaniche dei calcestruzzi
straordinariamente carenti, associate peraltro a numerosi e gravi difetti di progettazione ed esecutivi.
CONCLUSIONI
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L’innesco del crollo è stato individuato nella rottura per compressione di due pilastri della 1^tesa (piano scantinato,
adibito ad autorimessa), ed in particolare dei pilastri nn. 24 e 25 del telaio centrale (‘di spina’), ubicati in corrispondenza della scala, ai due lati
del vano ascensore.
Si è calcolata per i suddetti pilastri una percentuale di probabilità di collasso
rispettivamente del 46%, per il pilastro n° 24, e del 35%, per il pilastro n° 25.
Tutti i codici nazionali ed internazionali si basano su una
probabilità di collasso di progetto allo stato limite ultimo dell’ordine dello
0.01%, enormemente inferiore a quella riscontrata nei pilastri dell’edificio di
via Giotto.
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Le riscontrate caratteristiche fisiche e meccaniche dei calcestruzzi erano così straordinariamente carenti e così gravi i difetti di
progettazione ed esecutivi da potersi affermare che il collasso dei pilastri 24 e 25 era ‘convenzionalmente’ già avvenuto sotto il profilo
tecnico sin dal momento della entrata in esercizio dell’edificio!
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L’ INFLUENZA DEGLI ALTRI EVENTI, OCCORSI DURANTE IL PERIODO DI ESERCIZIO DELL’EDIFICIO
La rilevanza delle cause principali del crollo e delle sue disastrose modalità è di gran lunga maggiore della entità di
qualsiasi evento sia poi occorso durante la vita della struttura a costituire la occasionale causa scatenante del
collasso. Fra tali eventi vanno anche annoverati quelli che –avendo avuto uno sviluppo lento nel tempo – hanno
gradualmente eroso i margini di resistenza, sino a lasciare risorse così limitate da rendere decisivi eventi in assoluto
non straordinariamente gravi.
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E’ doveroso segnalare che, se è pur vera la
straordinarietà del concorso di eventi negativi determinatosi nel
caso dell’edificio di viale Giotto, non vi è carenza, difetto o
errore della lunga lista compilata nella presente perizia, che non
sia singolarmente (o in pericolose concomitanze) riscontrabile
nella generalità delle costruzioni in cemento armato realizzate
tra l’inizio degli anni ‘60 e la fine degli anni ’80.
Questa circostanza imporrebbe di affrontare il non semplice
tema della sperequazione del rischio al quale sono soggetti
cittadini del tutto inconsapevoli.
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