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R esocon ti P arlam en tari — 1677 — A ssem blea R eg ion ale Siciliana
VII Legislatura CDLVII SEDUTA 7 Aprile 1976
j r C 0- ^ k k8C D L V I I S E D U T A
m e r c o l e d ì 7 APRILE 1976
Presidenza del Presidente FASINO indi
del Vice Presidente MANGIONE
I N D I C E
C o n g ed i...........................................................................
Disegni di legge:
(Annunzio di presentazione) . . . . (Richiesta dì procedura d’urgenza con relazione orale) . . . ..................................
Provvedimenti straordinari per TEspi, TEms e TAzasi e provvidenze per la piccola e mediaindustria» (864/A) (Seguito della discussione):
P R E S I D E N T E ..........................................................GRILLO MORASSUTTI . . . . ! ! GIUMMARRA. Assessore alVagricoltura e foresteC A R D IL L O ...................................................................P A O L O N E .................................................. . ' ISALADINO, Assessore alVindustria e commercio
Interpellanza:
( A n n u n z i o ) ..........................................................
Interrogazioni :
( A n n u n z i o ) ..........................................................
Suirordine dei lavori:
P R E S I D E N T E ..........................................................GRILLO M O R A SS U T T I.........................................DE P A SQ U A L E ..........................................................
Pag.
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La seduta è aperta alle ore 17,40.
AMMAVUTA, segretario ff., dà lettura del
processo verbale della seduta precedente che, non sorgendo osservazioni, sì intende approvato.
Annunzio di presentazione di disegno di legge.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, è stato presentato il seguente disegno di legge:
— « Provvedimenti straordinari a favore dei lavoratori già dipendenti dalle ditte ” Bellanca e Amalfi ” ” Niceta ” di Palermo » (923), dagli onorevoli Careri, Russo Michelangelo, Orlando, Barcellona.
Congedi.
PRESIDENTE. Comunico che gli onorevoli Bellafiore e Marino Gioacchino hanno chiesto tre giorni di congedo a decorrere da oggi.
Non sorgendo osservazioni, i congedi s’intendono accordati.
Annunzio di interrogazioni.
PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle interrogazioni presentate.
Resoconti, f. 231(500)
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VII L egislatura CDLVII SEDUTA 7 A prile 1976
AMMAVUTA, segretario ff.:
« All’Assessore agli enti locali per sapere:
1) quali ostacoli si sono frapposti per la definizione della delibera per la costituzione del Comune autonomo di Mazzarone (frazione del Comune di Caltagirone);
2) se non ritiene possibile accelerare i termini affinchè, prima della chiusura della presente legislatura, l ’Assemblea regionale siciliana possa approvare la relativa legge prevista dalla normativa in vigore.
Per conoscere, infine, se non ritiene necessario assicurare quelle popolazioni, ansiose di vedere assurgere la frazione di Mazzarone a Comune autonomo al fine di poter meglio affrontare i tanti problemi esistenti » (1385).
Ragusa.
« All’Assessore al turismo, alle comunicazioni e ai trasporti per conoscere;
1) se è a conoscenza del fatto che l ’Azienda autonoma di soggiorno e turismo di Piazza Armerina dispone di una sola unità di personale sulle quattro previste in organico e che la funzionalità di tale ente, che ha dato un notevole impulso al movimento turistico della zona, viene ridotta quasi a zero dalla sospensione del servizio informazioni;
2) se corrisponde a verità il fatto che nel 1975 è stato soppresso dall’Assessorato del turismo il finanziamento di lire 5 milioni, destinato aU’organizzazione del ” Palio dei Normanni ”, una delle principali manifestazioni storico-folkloristiche della Sicilia, mettendo in difficoltà l ’Azienda;
3) se non ritenga opportuno, invece, mettere in condizione l ’Azienda di assolvere alle funzioni per cui fu istituita prima che incominci la stagione turistica, autorizzando il Consiglio di amministrazione dell’Azienda stessa a ripristinare subito il servizio di informazioni e a bandire i concorsi per il personale strettamente necessario, oltreché ripristinando il finanziamento a totale carico della Regione per il ” Palio dei Normanni ” con un congruo aumento dell’importo che non può restare quello di sette anni fa » (1386)
{Gli interroganti chiedono la risposta scritta con urgenza).
De Pasquale - Carosia.
« All’Assessore alle finanze per sapere se è a sua conoscenza il doloroso stato di deterioramento del Castello del principe Vincenzo Paternò Castello, sito in Acate (Ragusa), costruito nel quindicesimo secolo e andato distrutto a causa del terremoto del 1693.
Il Castello è già all’attenzione della speculazione privata che ha fatto i primi passi per l’acquisizione del monumento architettonico, non certo per salvaguardarlo quanto per utilizzarlo, anche attraverso la sua trasformazione edilizia, a volgari fini mercantili, approfittando della amplissima disponibilità degli attuali proprietari a disfarsi, per vendita, del loro immobile.
Per conoscere se non consideri opportuno e necessario l ’acquisto del Castello da parte della Regione al fine di salvaguardare il prezioso bene culturale di Acate e di utilizzarlo a fini più degni del suo passato storico e della sua bellezza architettonica » (1387).
Cagnes.
« All’Assessore ai lavori pubblici per conoscere quali iniziative intende promuovere per impedire la modifica del tracciato della Strada statale 190 — tratto ”Trabia Tallarita- Ponte ludeca ” — modifica che andrebbe a favorire un solo cittadino, determinando la demolizione di alcune case di abitazione, lo strozzamento dell’abitato di Riesi e una notevole, ingiustificata spesa a carico del pubblico erario.
Poiché tale atto di favoritismo, non previsto dal progetto originario, ha destato vivo malumore tra la popolazione, si chiede un autorevole, sollecito intervento presso l ’Anas cui l ’interrogante ha da tempo prospettato tali inconvenienti » (1388) {L’interrogante chiede la risposta scritta).
Traina.
PRESIDENTE. Delle interrogazioni testé annunziate, quelle con risposta orale saranno iscritte aH’ordine del giorno per essere svolte al loro turno, quelle con risposta scritta sono già state inviate al Governo.
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Annunzio dì interpellanza.
PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura della interpellanza presentata.
AMMAVUTA, segretario //.;« All’Assessore alla sanità per conoscere
se abbia dato corso e seguito, per quanto di sua competenza, ai provvedimenti con i quali il Ministero del Tesoro ha provveduto a designare i revisori dei conti presso gli Enti ospedalieri della Regione siciliana.
Ove non ancora provveduto gli interpellanti chiedono di sapere entro quali termini si intende procedere ad un adempimento tanto urgente per il normale e corretto funzionamento degli Enti interessati » (541).
Cagnes - Arnone - B asso - Lauricella.
PRESIDENTE. Trascorsi tre giorni dallo odierno annunzio, senza che il Governo abbia dichiarato che respinge Tinterpellanza o abbia fatto conoscere il giorno in cui intende trattarla, Tinterpellanza stessa sarà iscritta alTordine del giorno per essere svolta al suo turno.
Richiesta di procedura d’urgenza con relazione orale per l’esame di disegno di legge.
PRESIDENTE. Si passa al punto secondo delTordine del giorno: Richiesta di procedura d’urgenza con relazione orale per il disegno di legge; « Attuazione dei decreti del Presidente della Repubblica numeri 635, 636 e 637 del 30 agosto 1975, concernenti norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana rispettivamente in materia di accademie e biblioteche, di pubblica beneficenza e opere pie e di tutela del paesaggio, antichità e belle arti » (922).
La pongo ai voti.Chi è favorevole resti seduto; chi è contra
rio si alzi.(E’ approvata)
Seguito della discussione del disegno di legge;« Provvedimenti straordinari per TEspi, TEmse TAzasi e provvidenze per la piccola e mediaindustria » (864/A).
PRESIDENTE. Si passa al terzo punto delTordine del giorno: Seguito della discussione del disegno di legge « Provvedimenti straordinari per TESPI, TEms e TAzasi e provvidenze per la piccola e media industria » (864/A), posto al numero 1.
Invito i componenti della Commissione competente a prendere posto nel banco alla medesima assegnato.
E’ iscritto a parlare l ’onorevole Grillo Mo- rassutti. Ne ha facoltà.
GRILLO MORASSUTTI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il motivo della sospensione della seduta di ieri sera voglio sperare che fosse duplice. Uno, non prevalente, le mie condizioni di salute che per fortuna sono migliorate; l ’altro, che ritenevo prevalente, la presenza dell’Assessore alla industria, che tuttora non è presente. Non possiamo noi far altro che prendere atto del disimpegno dell’Assessore alTindustria nella trattazione di questo disegno di legge, augurandoci che voglia gentilmente prendere visione degli atti parlamentari per constatare le posizioni dei gruppi e soprattutto quella del mio gruppo, che ritengo sia particolarmente dissenziente nei confronti di una parte, perlomeno, di questo provvedimento, e sulla quale, in sede di replica, speriamo, l ’onorevole Saladino voglia rispondere.
Signor Presidente, onorevoli coheghi, il disegno di legge che noi andiamo a discutere questa sera, ha avuto a dir poco un iter strano a livello di Commissione legislativa.
Il testo esitato trae origine da due distinti disegni di legge d’iniziativa governativa, di cui il primo relativo all’incremento del fondo a gestione separata istituito presso TEspi ai sensi dell’articolo 1 della legge regionale 16 agosto 1975, numero 59, del fondo di rotazione costituito presso lo stesso Espi ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale 30 dicembre 1974 numero 53, poi ancora, del fondo di rotazione delTEspi, di cui all’articolo 7, lettera a) della legge regionale 7 marzo 1967, numero 18 e successive aggiunte e modificazioni; ancora, della costituzione di un fondo nuovo, sempre presso TEspi, per interventi ■
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straordinari a favore delle collegate, per investimenti od altro; ed infine, dell’incremento del fondo di rotazione dell’Ente minerario siciliano, previsto dall’articolo 6 della legge regionale 11 gennaio 1963, numero 2 e successive aggiunte e modificazioni.
Il secondo disegno di legge riguardava provvedimenti per la piccola e media industria, ed in effetti comprendeva il rifinanziamento di norme già previste come, ad esempio, l ’aumento del fondo dell’articolo 5 della légge 5 agosto 1957, numero 51, l ’ampliamento della sfera di azione dell’articolo 22 della legge 11 aprile 1972, numero 27, rampliamento della possibilità di accesso alle agevolazioni per l ’industria a partecipazione regionale, l ’ampliamento della garanzia sussidiaria della Regione, la modifica dell’articolo 22 della legge regionale 18 luglio 1974, numero 22, relativa al finanziamento alle commesse, nuove norme per i consorzi fidi e per le associazioni tra imprese industriali.
Questi due disegni di legge, di cui io ho ripetuto i tratti caratteristici, tutti e due di iniziativa governativa, trattano materie profondamente diverse. Nonostante ciò sono stati aggregati in Commissione, con uno sforzo notevole di fantasia del vice presidente della terza Commissione, onorevole Russo Michelangelo, che presiedeva in quella occasione, e adesso formano un corpo unico, a testimonianza ulteriore di quale chiarezza contraddistingue il sistema di legiferare di quest’As- semblea. Ma i due provvedimenti di iniziativa governativa, di cui ho citato sommariamente le caratteristiche, hanno trovato una aggiunta in un mini-disegno di legge presentato come ulteriori due articoli aggiuntivi dal Partito comunista italiano e che riguardano la tanto citata in quest’Assemblea cantieristica ed un modo nuovo ed originale di intervento a favore di questo settore, più volte in precedenza, ̂ a quanto risulta dagli atti parlamentari, vituperato ed ahimè, irrimediabilmente offeso.
Queste tre diverse proposte dell’area governativa, hanno trovato corpo in una legge varata dalla Commissione e che per comodità definiremo legge Russo, dal nome del suo relatore. Lei, onorevole Russo, entra così tra coloro di cui si occuperà, speriamo, la storia, e questa sua pi-ima apparizione in qualità di relatore di una legge governativa, la introduce nella schiera, purtroppo numerosa di colo
ro i quali hanno in questi trenta anni legato il proprio nome ad iniziative profìcue, rivoluzionarie ed edificanti come questa.
Gioiscano, onorevole Russo, i braccianti ed 1 pescatori dell’agrigentino, perchè essi bene avevano riposto le loro speranze di progresso e di riscatto, _e trovano in questa sua veste di relatore ufficiale, una pronta e precisa conferma delle loro speranze!
L ’onorevole Russo proviene dalla provincia di Pirandello e oggi può capire e può comprendere pienamente la gioia della maggioranza governativa. Maggioranza governativa di quest’Assemblea che ha trovato in lei, ono- revole Russo, il sospirato autore; hanno trovato in lei autore, loro, personaggi in disperata ricerca di questo autore.
Ma veniamo al disegno di legge, onorevoli colleghi. Ovviamente sarò costretto a trattare separatamente le due diverse anime del provvedimento e dovrò riservare in coda una valutazione per gli articoli aggiuntivi del Partito comunista.
Debbo iniziare dall’aspetto normativo relativo agli interventi finanziari presso Espi Ems e Azasi.
Onorevoli colleghi, noi ci troviamo ancora una volta a dovere affrontare materia relativa al pagamento dei salari e stipendi con provvedimenti legislativi che, se calati in una normativa più complessa, mettono in ulteriore grave imbarazzo ogni uomo di buon senso che sieda in questa Assemblea.
Non si doveva più trattare questa materia, l ’Assemblea si era espressa con una norma precisa della legge 50, con la quale si chiedeva la definizione, comunque, di una vicenda vergognosa per la classe politica di potere siciliana.
Ognuno di noi ha viva e presente la grave crisi economica in cui si dibattono i paesi e le campagne siciliane, ognuno di noi ha innanzi agli occhi gli innumerevoli volti di giovani e meno giovani che attendono drammaticamente una occupazione qualsiasi, una certezza su cui assicurare la vita stessa delle proprie famiglie. Ed ogni uomo che voglia con dignità svolgere il proprio ruolo relativo alla chiamata popolare cui è stato soggetto, non può non constatare con profonda amarezza, rifiutando la facile demagogia, questa assurda condizione in cui si trova oggi l ’Assemblea regionale siciliana, trasformata in ente di assistenza, distributrice di denaro della
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collettività verso alcune migliaia di siciliani che rinettitudine della classe politica ha trasformato da operai in disoccupati, da protagonisti dello sviluppo siciliano in classe privilegiata non per propria responsabilità.
Noi non abbiamo accuse da rivolgere in questo senso agli operai e agli impiegati delle strutture economiche a partecipazione regionale; sappiamo bene che essi in prima persona subiscono la condizione obiettivamente umiliante a cui i loro dirigenti li hanno costretti. E ciò diciamo nella convinzione che essi per primi sentono la necessità di adoperarsi in prima persona per essere autori di una ripresa economica e sociale della Regione.
Ma saremmo noi superficiali se non ricordassimo alle maestranze siciliane che, innanzi alla incompetenza e alla diserzione della classe politica di potere, non si reagisce come i sindacati, collegati al regime, li spingono a fare.
La battaglia per gli operai delle aziende regionali oggi è duplice; da un lato vi è la legittima difesa del salario, dall’altra vi deve essere la ricerca di una forma di cogestione e di piena responsabilizzazione del lavoratore alle sorti dell’azienda. Solo così facendo la loro posizione agli occhi dei siciliani diverrà interamente apprezzabile.
Il tormentato iter della approvazione dei piani quadriennali è lungo, appunto perché i piani proposti dalle aziende erano una nuova pesante cambiale senza possibilità di sconto o di pagamento che una categoria di amministratori incompetenti e politicizzati volevano fare firmare al popolo siciliano.
Nessuno è più disponibile, almeno da parte del nostro gruppo, a togliere ai siciliani il denaro che loro appartiene, per buttarlo nel pozzo della speculazione.
A chi demagogicamente sostiene che vi sono forme che tendono a ritardare i tempi della approvazione dei piani, ricordiamo che solo la pervicace volontà di continuare a sbagliare, solo il convincimento di chi ritiene di potere somministrare ancora compresse e pannicelli caldi, finisce per ritardare una azione e un’opera che deve essere di sostanziale bonifica dell’apparato parassitario delle imprese regionali.
Ed è alla luce di queste considerazioni che noi già in Commissione abbiamo sostenuto la necessità di considerare l ’aumento
della cifra prevista per il pagamento dei salari, per garantirli almeno fino al mese di settembre.
E ’ inutile che qui si venga a sostenere che il Governo deve dare una risposta sulla volontà concreta di approvazione dei piani quadriennali, perchè questa risposta il Governo l’ha già data; l ’ha data in sede di sottocommissione alle Partecipazioni, quando ha affermato che non esiste oggi aU’interno delle possibilità finanziarie della Regione lo spazio per affrontare compiutamente le richieste obiettive che provengono da quelle relazioni che tecnici di nomina assembleare hanno presentato alla Commissione per le partecipazioni.
Ci troviamo di fronte, quindi, ad una strettoia; e solo il tentativo demagogico di far ritornare gli operai e gli impiegati nella condizione di non percepire stipendio e salario può fermare la proposta nostra, già concretizzata in un emendamento presentato, di allargare la copertura finanziaria fino a definire compiutamente il discorso dei salari e degli stipendi quanto meno sino al mese di settembre.
Questa proposta è realistica perchè nessuna forza politica di questa Assemblea contesta il diritto ad operai ed impiegati di percepire uno stipendio e un salario che, se essi non meritano, è colpa solo della classe economica dirigente degli enti regionali.
Sarebbe oggi sostanzialmente ingiusto volere fare aumenare indebitamente il numero dei disoccupati siciliani, anche se questo problema va affrontato e definito con coraggio, anche se questo problema deve occupare i residui giorni di tempo di questa legislatura in un dibattito completo, nel quale le forze politiche possono e debbono trovare il coraggio per affermare il principio che bisogna dire: basta ad un certo tipo di gestione.
Semmai bisogna aprire aH’mterno di questa Assemblea un processo di verifica che a nostro avviso non parte da un programma velleitario di espansione, ma parte da una constatazione di fondo che deve affermare esplicitamente il fallimento della politica delle partecipazioni regionali e deve chiudere questa parentesi vergognosa che è costata centinaia e centinaia di miliardi ai siciliani, e della quale, riteniamo, la magistratura dovrà occuparsi lungamente e sulla quale le forze politiche responsabili saranno chiamate a rispondere in più occasioni nei prossimi anni.
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Questa convinzione ci ha portato e ci porta a sostenere la necessità che, per quanto attiene alla prima parte di questo strano disegno di legge, vengano ad essere impinguati gli stanziamenti relativi al pagamento dei salari e degli stipendi.
Molto perplessi ci ha lasciato, già in Commissione, l ’articolo 4, che tende a costituire un nuovo fondo presso l ’Espi, fondo che non dovrebbe servire a pagare salari e stipendi bensì all’acquisto di ulteriori strutture o apparecchiature, ritenute indispensabili alla prosecuzione del lavoro nelle aziende espiz- zate.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, ma non è forse vero che proprio la eccezione aU’aumento del finanziamento per i salari parte dalla richiesta che i piani quadriennali siano subito portati in discussione? E allora come si concilia tutto ciò con l ’articolo 4 di questo disegno di legge? Come si concilia se già non si ritiene che occorra ancora sperperare denaro, ed esattamente 3 miliardi messi a disposizione da una classe dirigente che noi non esitiamo a definire colpevole di rapina nei riguardi dell’economia siciliana? Altri 3.000 milioni messi a disposizione discrezionale di questa classe dirigente!
Certo è anche vero che, a seguito della ferma posizione del gruppo del Movimento sociale italiano in Commissione, è stato aggiunto un comma nel quale si dice che « le deliberazioni per la utilizzazione del fondo sono sottoposte all’approvazione dell’Assessore all’industria e commercio, il quale ne riferisce preventivamente alla competente Commissione legislativa deH’Assemblea regionale siciliana ». Ma questo non ci basta, perché tutto ciò scalfisce un principio preciso dal quale noi non intendiamo muoverci, un principio che afferma che da ora in poi bisogna bloccare ogni tipo di iniziativa tendente ad acquistare alcunché all’interno delle industrie a partecipazione regionale.
Del resto, già dalle relazioni dei tecnici e degli esperti balza evidente come ogni altro tipo di spesa sia assurdo e inutile se non si concentra il tutto in un organico programma di sviluppo. Ecco perchè noi riteniamo di dovere riaffermare in Aula che lo articolo 4 di questo disegno di legge va soppresso integralmente.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, altre perplessità il mio gruppo ha su alcuni
dettagli della pi'ima parte dell’articolato relativo soprattutto allo articolo 7 e all’articolo 8, ma su questa materia riteniamo, essendo particolare, di doverci meglio pronunziare in sede di dibattito sull’articolato.
Questa è quindi la prima parte, di questa strana iniziativa, la parte inerente al primo disegno di legge governativo, sostanzialmente relativo al problema del pagamento di salari e stipendi.
Improvvisamente in Conmiissione, come abbiamo già detto, ci siamo visti presentare come emendamenti gli articoli relativi ad un altro disegno di legge, sempre di iniziativa governativa, e che qui troviamo al titolo 2 con il titolo « Provvedimenti per la piccola e media industria ».
Siamo alla fine della legislatura e già in occasione del dibattito sulla legge numero 22, sia in Commissione come in Aula, l’onorevole Assessore all’industria aveva garantito che questa Assemblea, prima della fine della legislatura, si sarebbe occupata compiuta- mente del problema delle piccole e medie industrie in Sicilia; e il Governo si era impegnato a presentare un disegno di legge organico sulla materia.
Una persona esperta di cose di questa Assemblea ebbe a dirmi, nei primi giorni in cui mi trovavo in quest’Aula, che quando un problema non lo si vuole affrontare e non interessa viene « rimandato ad una trattazione più compiuta ed organica ». Ed in effetti ci troviamo alla fine della legislatura e ancora una volta i provvedimenti per la media e piccola industria sono solamente problemi definiti dallo stesso Assessore all’industria, già durante il dibattito della legge 22, « problemi di ordine finanziario e congiunturale ».
Questa assemblea ha dibattuto in altre materie provvedimenti organici, ha dibattuto provvedimenti organici per rartigianato, per l ’agricoltura, si appresta a dibattere provvedimenti organici per il commercio; la media e piccola industria siciliana non hanno però trovato nessun valido sostenitore nel- 1 area governativa e nell’area della maggioranza. Mentre le forze di governo e la maggioranza del pentapartito affrontano un disegno di legge per coprire quattro anni di iniziative aU’interno delle industrie regionali, definendo una spesa di oltre 300 miliardi, mentre questa Assemblea ha già finanziato.
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attraverso leggi e leggine, decine e decine di miliardi per le industrie a partecipazione regionale, nessun consistente aiuto si intende rivolgere alla media e piccola industria siciliana.
Ma è bene che qui si ribadisca un principio, nel momento in cui le industrie a partecipazione regionale assorbono alcune migliaia di dipendenti. La media e piccola industria siciliana, tanto trascurata e a volte vituperata, assorbe centinaia di migliaia di lavoratori. E vi è ancora di più: noi assistiamo alla espansione delle trattative commerciali nell’area del Mediterraneo, esiste una tendenza ad incentrare in Sicilia un tipo di iniziativa industriale a livello manufatturie- ro che possa investire nel suo aspetto commerciale i paesi del Mediterraneo e soprattutto la sponda settentrionale dell’Africa; cioè vi è una potenzialità enorme di sviluppo industriale proprio nella media e piccola industria, eppure la classe politica dirigente siciliana si presenta ancora una volta con norme del tutto inefficaci, forse non tanto nel contenuto, quanto soprattutto nel tipo di copertura finanziaria.
In questa parte del provvedimento relativo alla media e piccola industria che cosa vi è, onorevoli colleglli? Il rifinanziamento di alcune norme relative alla possibilità per la media e piccola industria di riammortizzare i propri mutui contratti per le strutture e per le scorte. Vi sono alcune norme relative all’associazionismo, del tutto inefficaci per motivi che poi andremo a discutere, ed una modifica di quanto già previsto nella legge numero 22 per i consorzi fidi.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Assessore all’industria, qual è il vero nodo attorno al quale si dibatte il dramma economico siciliano? Quali sono i reali problemi della media e piccola industria siciliana? Certo, sono anche problemi di natura finanziaria, ma intanto questi problemi esistono in quanto la media e piccola industria siciliana è stata calata in una realtà disorganizzata, è stata calata in un ambiente, in un habitat non certamente favorevole.
Molte delle nostre medie e piccole industrie sono il sogno di intraprendenti artigiani; molte delle nostre medie e piccole industrie sono la volontà ferrea di isolati e volenterosi imprenditori, i quali, battendosi contro tutto e contro tutti, sono riusciti fati
cosamente a centrare un obiettivo, che è lo obiettivo di un’industria al servizio dell’agricoltura, di un’industria al servizio della città, di un’industria al servizio della struttura economica e sociale siciliana.
Certamente, quando io parlo di media e piccola industria non mi riferisco all’altra industria che ci hanno fatto calare in Sicilia gli errori, anche in questo settore, della politica governativa, quella industria che ci ha inquinato le acque, quella industria che ci ha inquinato l ’atmosfera, quell’industria ad alta concentrazione di capitale e a minima partecipazione di lavoro. Quella industria è un’altra parte del volto di una politica regionale interamente fallimentare; quella industria non ci interessa e non ci riguarda: quella industria che ha caratteristiche coloniali in Sicilia e che non ha certamente portato nè ricchezza nè occupazione, è un’industria che preferiremmo vedere emigrare verso altri lidi e a cui rinunce- remmo con estremo piacere.
Ma la media e piccola industria siciliana è stata veramente creata a misura d’uomo in Sicilia ed oggi si dibatte su due fronti: il problema della liquidità riferibile ad una più vasta crisi che l’economia nazionale attraversa e dopo, successivamente, il problema dei costi di introduzione nei mercati. Certo; perchè nel momento in cui l ’imprenditore siciliano deve presentarsi in un mercato con il proprio prodotto, trova tra sè e il mercato, tra la propria azienda ed il mercato una serie di barriere invalicabili e tra le più pesanti di queste barriere vi è proprio quella della burocrazia siciliana.
Che cosa si aspetta la media e piccola industria della nostra Isola? Si aspetta un contributo effettivo, si aspetta una spinta che, anche se dovesse essere la millesima parte delle spinte che hanno avuto le industrie a partecipazione regionale, basterebbe per consentire un impulso, un effetto moltiplicativo di indubbia efficacia occupazionale ed economica all’interno dell’Isola.
Ecco perchè noi riteniamo di dovere affermare che le norme previste nel titolo secondo per la media e piccola industria sono del tutto inefficaci, non rappresentano altro se non un tentativo demagogico per salvare tre, quattro industrie e non raggiungono lo scopo che sembrano prefissarsi.
Anche la nuova norma, non prevista pre-
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cedentemente e codificata all’articolo 13, non raggiunge, non può raggiungere lo scopo prefissato.
Il fatto che il Presidente della Regione, su proposta dell’Assessore regionale all’industria e commercio, sia autorizzato a concedere garanzie sussidiarie del 30 per cento sull ammontare dei prestiti, aperture di credito ed anticipazioni effettuate dagli istituti ed aziende di credito in favore di imprese industriali, non rappresenta nulla oggi, nell’attuale situazione creditizia. Certamente questo articolo è stato migliorato da un nostro emendamento, laddove si legge al quinto comma che « in ogni caso la garanzia aggiuntiva opererà sulle somme mobilitate dalle banche in eccedenza alle cifre mobilitate nello stesso periodo dell’anno precedente ».
Il Governo ha accettato questo nostro emendamento, ma, in effetti, questo nostro emendamentto scopre l’impossibilità di una mobilitazione di quanto l ’articolo prevede.
Cosa significa garantire alle banche un 30 per cento aggiuntivo quando noi sappiamo benissimo che il sistema bancario oggi è chiuso ad ogm tipo di trattativa di questo genere? Quando noi sappiamo che, per precise disposizioni della Banca d’Italia, i limiti raggiunti l ’anno scorso non possono essere superati?
Ed allora, ecco che l’accoglimento dello emendamento nostro in sede di Commissione scopre il gioco. Perché, se è vero che questo articolo deve scattare per somme aggiuntive, è assolutamente inutile. Altra doveva essere la strada, e la indicheremo: doveva essere la strada di un intervento sui costì, doveva essere la strada di un inter- yento per agevolare maggiormente nuove iniziative, doveva essere la strada che, a parole, tutti si dicono disposti ad intraprendere, ma che nessuno ha voluto mai coraggiosamente affrontare, che è quella della fiscalizzazione degli oneri sociali.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, che cosa andiamo a concludere quando definiamo all’articolo 9 che « il fondo di cui all articolo 5 della legge regionale 5 agosto 1957, numero 51, è incrementato di 10 mila milioni per le finalità e gli scopi in esso indicati da destinare alle imprese previste dall’articolo 28 della legge regionale 18 luglio 1974, numero 22 »?
Qual è l ’effetto? L’effetto, lo dicono l ’arti
colo 10 e l ’articolo 11, cioè lo dite voi stessi quando affermate che il « beneficio di cui all’articolo 22 della legge 11 aprile 1972, numero 27, può essere concesso alle imprese industriali che siano in difetto col pagamento delle rate semestrali da non prima del 30 giugno 1973 al 31 dicembre 1975 ». Ma questa non è forse la stessa materia di cui ci occupammo nella legge 22, relativa alle rate scadute? Legge che andò a coprire solamente operazioni già previste, legge che non ha raggiunto efficacia nella misura in cui, innanzitutto rirfis, si è rifiutata di andare ad affrontare le tematiche aziendali per quelle aziende che avevano rate scadute anche per un semestre precedente e che voi sapevate benissimo essere la totalità delle aziende in difetto? Certo, con la data del 30 giugno 1973 al 31 dicembre 1975 precisate un discorso economico relativo ad una quindicina di aziende, ma intervenite in maniera effettiva in quelle che sono le attese di tutta una serie di piccole e medie industrie che, di fronte all’aumento indiscriminato dei costi, si è trovata ad essere in difetto sulle rate di mutuo?
Anche l ’incremento di 900 milioni previsto per queste finalità è del tutto risibile.
Andiamo ad un altro aspetto, quello relativo all’articolo 11 che vuole riprendere l ’argomento aperto con l’articolo 23 della legge regionale 11 aprile 1972, numero 27, per le rate semestrali scadute per quanto attiene ai prestiti sulle scorte. Anche qui, se siamo perfettamente d’accordo sullo spirito, troviamo subito il limite: 900 milioni.
Ma l’artìcolo che più ci preoccupa è l’articolo 12, laddove si dice che « il limite contenuto nella lettera a) dell’articolo 27 della legge regionale 11 aprile 1972, numero 27, non si applica, ai fini dei benefici previsti dall’articolo 23 della stessa legge, nei confronti delle società alle quali partecipano, in posizione maggioritaria, gli enti economici regionali. Per tali società il beneficio si applica per le rate di mutuo non pagate da non prima del 30 giugno 1969 al 31 dicembre 1975 ». Ecco la volontà di andare incontro solo e solamente a quelle industrie parassitarle che sono poi le industrie regionali.
Il beneficio si estende al 30 giugno 1969 per le industrie dell’Espi, ma per le industrie private bisogna fermarsi al 30 giugno 1974, cioè un anno e mezzo, quindi tre rate in ef-
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fetti per la media e piccola industria privata, dal 30 giugno 1969 per l ’industria « espizzata ». Io non vedo perché lo stesso beneficio non dovrebbero avere le industrie private, non vedo perché la media e piccola industria che rende, che è attiva, che produce, non debba essere perlomeno sullo stesso piano deH’industria « espizzata ». Cioè noi dobbiamo premiare colui il quale non produce, dobbiamo premiare colui il quale ha prodotto debiti, ma dobbiamo limitarci per quanto attiene alla media e piccola industria privata.
Poi ritengo che vi sia un errore di dizione, onorevole Assessore, per quanto attiene al secondo comma dell’articolo 12; si tratta di una svista, perché dice « il fondo di cui all ’ultimo comma del richiamato articolo 23 della legge regionale 11 aprile 1972, numero 27, è incrementato di lire 700 milioni ». Forse nella penna è rimasta una frase; « Per le finalità di cui al presente articolo, il fondo di cui all’ultimo comma del richiamato articolo 23 della legge regionale 11 aprile 1972, numero 27, è incrementato di lire 700 milioni ». Perché, diversamente, non solo noi estendiamo al 30 giugno 1969 i benefici per le industrie « espizzate », ma andremmo a fare prosciugare tutto il fondo da queste industrie senza nessuna garanzia per le altre. Quindi ritengo che la lettera dell’articolo forse sarà questa; che per le finalità di questo articolo sono stanziati 700 milioni e basta, cioè che questo articolo opera aH’interno di uno stanziamento di '700 milioni previsto ad hoc per le industrie « espizzate » a partecipazione regionale.
Questo dovrebbe essere il senso; ma non mi sembra che nell’articolo vi sia. Non è detto, non è specificato che questi 700 milioni operano al fine dell’articolo 12. Mi sembra che sia estremamente importante evitare questa disattenzione, perché diversamente il fondo opererebbe indiscriminatamente sia ai fini dell’articolo 11, sia ai fini dell’articolo 12, e quindi l ’intera somma potrebbe essere a disposizione sia delle aziende private che pubbliche.
Per quanto attiene all’articolo 11, noi chiediamo un allargamento dei termini.
Articolo 13. Abbiamo già posto le nostre perplessità.
Tuttavia, al di là del discorso sull’articolato che faremo più compiutamente, dob
biamo presentare quello che è, secondo noi, il pacchetto delle richieste che il Movimento sociale italiano - Destra nazionale fa per la media e piccola industria privata. Noi riteniamo che, prima della chiusura di questa legislatura, occorre che l ’Assemblea dia una risposta alle attese della piccola e media industria siciliana e dia una risposta con norme che non soltanto ne vadano a coprire molto parzialmente alcrmi lati tra i meno efficienti, ma che vadano incontro ad un potenziamento effettivo sia dell’investimento, sia della, possibilità che venga data alla medesima, di ottenere dei benefici, delle riduzioni di costi, delle spinte in avanti che richiamino nuovamente in Sicilia una serie di iniziative che diano coraggio all’artigiano per allargarsi, trasformarsi e andare avanti, che diano coraggio aU’imprenditore privato per affrontare il difficile momento in cui viviamo.
Noi non pensiamo che la media e piccola industria siciliana sia meno interessante dal punto di vista economico, di altri settori. Riteniamo che sia stata rappresentata male, e che abbia avuto nell’ambito delle forze politiche una assegnazione a livello assessoria- le identificabile in una forza che non crede nelle spinte che possono venire dai settori imprenditoriali siciliani, soprattutto dai piccoli e medi, perchè diversamente le promesse fatte in sede di Commissione e in sede di Aula, si sarebbero trasformate in proposte effettive di struttura, in proposte di spinta.
Su questa base noi intendiamo presentare quattro emendamenti che definiamo, senza timore, provocatori e non demagogici; provocatori di un dibattito e di una risposta, per cui le forze politiche dovranno prendere posizione, e dove anche il silenzio diventa assenso di fronte alla, crisi di questo settore, diventa complicità.
Noi crediamo che i veri provvedimenti anticongiunturali in Sicilia, oggi, possono essere quelli volti ad incentivare nuove strutture, quelli volti ad intervenire effettivamente sugli interessi a breve termine, cioè sugli interessi per le scoperture a breve termine delle industrie medie e piccole, che si trovano in svantaggio nei riguardi delle banche rispetto alla grande industria. Perchè quando interveniamo sugli oneri bancari pagati dalla media e piccola industria non facciamo altro che un atto di giustizia distri
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butiva, in quanto tutti noi sappiamo come ben diversi siano i tassi di interesse che vengono a pagare le grandi industrie italiane. Ecco perchè, quando noi chiediamo un intervento sugli interessi, riteniamo di agire all’interno di una scelta che tende a ridare una dimensione alla industria italiana, a darle una dimensione vicina a quelli che sono i problemi reali delle città e delle campagne.
Inoltre, la scelta coraggiosa che noi poniamo per un intervento sugli oneri sociali è anche questo un atto di giustizia che noi effettuiamo nei confronti della media e piccola industria meridionale.
Cosa significa intervenire per un 15 per cento, per un 20 per cento, per un 25 per cento sugli oneri sociali? Significa, a nostro avviso, dare una risposta meridionale, una risposta siciliana a quello che è un grave problema.
Non è forse vero che nel momento in cui l ’industria del nord e l ’industria del sud pagano la stessa percentuale di onere sociale noi commettiamo una grossa ingiustizia nei riguardi del meridione, perchè. le ripercussioni di questi pagamenti sui servizi e su tutto il resto pongono immediatamente il nord in vantaggio, dato che nelle aree del nord Italia andiamo a ritrovare il 70 - 80 per cento degli investimenti per servizi che lo Stato e le varie Regioni vanno a compiere?
La nostra scelta di intervento per una parziale fiscalizzazione degli oneri sociali è anche una scelta di giustizia distributiva, che dovrebbe vedere allineate e coperte in questa Aula proprio quelle forze che hanno fatto dei problemi di natura sociale, almeno a parole, il loro manifesto programmatico nei confronti del popolo siciliano, del popolo meridionale in generale.
Altro tipo di intervento che noi proponiamo sui costi è quello che sceglie a parametro il consumo di energia elettrica. Perché il consumo di energia elettrica? Perché un’industria più opera, più produce, più avrà un consumo di energia; e nel momento in cui la energia elettrica è l ’unica fonte di energia per tutte le industrie che abbiano un minimo di struttura economicamente valida, ecco che il parametro indicativo ci balza immediatamente agli occhi. E questo parametro non serve tanto ad andare a coprire il costo dell’energia elettrica ma serve a commisurare un tipo di contributo che dia una
risposta ed un premio a colui il quale più produce e più opera.
Per quanto attiene, poi, all’intervento integrativo, che noi proponiamo, sulle nuove strutture, riteniamo di essere certamente nel giusto quando sosteniamo che, anche nella area del Mezzogiorno, oggi la Sicilia si trova in una condizione di inferiorità: reti auto- stradali incomplete, strutture portuali inefficienti, aeroporti assolutamente inabili a recepire una spinta in avanti delle strutture economiche e commerciali; e in più una condizione generale che vede in Sicilia una difficoltà, percentualmente non quantitivizzabi- le ma sicuramente notevole rispetto agli investimenti che si possono porre in altre aree industriali del Mezzogiorno d’Italia.
Già nella legge, ormai non più operante, della Cassa per il Mezzogiorno, si codificava una percentuale in più, pari ad una media del 10 per cento per i contributi in conto capitale per quelle iniziative che dovevano trovare posto nelle zone maggiormente povere dell’Isola o del meridione in generale. Il fatto che noi si suggerisca un intervento aggiuntivo della Regione, a mio avviso, è un modo per riequilibrare un’ondata di stanziamenti industriali che negli ultimi anni ha colpito ed ha interessato le rimanenti aree del Mezzogiorno ed ha escluso quasi completamente la Sicilia. Tutto ciò è compreso in quattro emendamenti da noi presentati.
Ovviamente, ove mai le forze politiche dovessero accedere a questo indirizzo o ad una parte di questo indirizzo, questi articoli vanno integrati da una serie di norme che regolino un processo industriale per la media e piccola industria, che noi non vogliamo indiscriminato e lasciato a briglia sciolta, perché nei nostri princìpi vi è una funzione moderatrice di intervento delle pubbliche amministrazioni.
Noi crediamo profondamente alle programmazioni: non crediamo a quelle programmazioni che non tengono conto, nella loro formazione dialettica, dei suggerimenti delle componenti effettivamente interessate al processo produttivo. Crediamo, invece, fermamente, a quelle programmazioni che salgono dal basso e che investono in un dibattito profondo ed interessante, le forze produttive e le forze lavorative, lavoratori e imprenditori. Il mondo della produzione e il nion-
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do del lavoro, che, attraverso un confronto schietto, senza barriere o odii di classe, possono e debbono partecipare ad una programmazione che poi, in sede politica, deve trovare la sua attuazione.
Ecco perchè io definisco volutamente provocatori i nostri quattro emendamenti; perché, ove mai si dovesse accedere al suggerimento che proviene dal Movimento sociale italiano, di iniziare un discorso per la media e piccola industria che vada incontro ai costi e alle nuove iniziative, noi saremmo disponibili a partecipare alla elaborazione di quadro nel quale possano essere incorporate queste norme da noi suggerite.
Del resto, il gruppo del Movimento sociale italiano da anni aveva presentato una legge organica per la media e piccola industria, da anni aveva cercato il dibattito, mentre da anni ramministrazione regionale, il Governo della Regione hanno avuto ben altre cose da fare.
Ma a questa occasione non potete sfuggire, a questo dibattito non potete sottrarvi, perché nel momento in cui direte « no » ai nostri emendamenti non potrete dire che rinviate ad un disegno di legge più organico quanto da noi oggi proposto. Perché la legislatura volge alla fine, tra pochi giorni saremo nelle piazze, a contatto con le forze economiche e sociali della nostra Regione.
Non potrete più sostenere che a tempi migliori prowederete ad interventi organici per il settore della media e piccola industria, anche perchè, lo Assessore aH’industria ha già dichiarato che non vi sono neppure i fondi necessari per i piani quadriennali; quindi la media e piccola industria può ragionevolmente, definitivamente sapere che da parte del Governo della Regione nessuna provvidenza effettiva potrà attendersi.
Queste considerazioni noi intendiamo fare e attraverso le stesse riteniamo che il Governo della Regione abbia la possibilità di accedere almeno ad una parte delle proposte che noi avanziamo. Se si può ritenere valido il rinvio della discussione per le incentivazioni di nuovi stanziamenti industriali, in attesa della legge quadro per il Mezzogiorno che il Governo nazionale prima o dopo dovrà presentare e che il Parlamento nazionale prima o dopo dovrà discutere e che già ha visto diversi gruppi politici interessati in prima persona con la presentazione di iniziative, non riteniamo si possa più attendere
suU’altro discorso che riguarda l’intervento per i costi di gestione.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, cosa vogliamo attenderci dalle strutture economiche siciliane relativamente alla media e piccola industria se noi assicuriamo ad ogni settore interventi privilegiati ma ne escludiamo sicuramente la media e piccola industria? Come vogliamo difendere l ’occupazione in Sicilia, onorevoli colleglli del Partito socialista e del Partito comunista, quando già tutti noi sappiamo che il 60 per cento delle medie e piccole industrie siciliane sono sull’orlo del collasso, quando tutti sappiamo che le stesse norme previste dal Governo non possono, neppure in minima parte, risolvere i problemi che vengono posti con sempre maggiori pressioni da parte del mondo della produzione, del settore industriale?
L ’unica norma contributiva che è prevista dall’articolo 13 non può scattare o, se dovesse scattare, se ne parlerà forse l ’anno prossimo.
Anche in sede di Commissione io avevo invitato l’Assessore all’industria a prevedere un congegno che potesse mettere in movimento subito una forma contributiva nei riguardi della media e piccola industria. Però, a questo punto bisogna stare calmi perché i fondi non vi sono, bisogna stare calmi perché siamo alle strette, perché non abbiamo più nemmeno una lira, ma nello stesso tempo si continuano a sfornare leggi, a preparare leggi per impegni di decine e decine di miliardi, ignorando ostentatamente il problema gravissimo della media e piccola industria siciliana.
L’Assessore all’industria vada a fare ima inchiesta nelle cancellerie dei tribunali siciliani e vada a vedere quante istanze dì fallimento sono state presentate negli ultimi due mesi, vada ad accertarsi quante medie e piccole industrie sono con l’acqua alla gola e soprattutto vada ad accertarsi, fatto unico nella storia della Sicilia, quante domande di amministrazione controllata sono state presentate negli ultimi venti giorni solo nel Tribunale di Catania.
Tutto questo occorre verificare, nel momento in cui si vuole varare una legge che al titolo 2 afferma di essere una legge che contiene provvedimenti per la media e piccola industria siciliana.
Che cosa risolviamo rifacendo il piano di
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ammortamento di due, tre rate scadute? Che cosa risolviamo nel momento in cui prevediamo un aumento della garanzia del 30 per cento, che non può scattare appunto perché il sistema bancario non consente di superare certi limiti che si sono raggiunti nel luglio dell’amio scorso? Che cosa vogliamo concludere con delle norme di rifìnanziamento che contengono cifre assolutamente ridicole, anche per quanto attiene alle materie che si sono volute affrontare?
Lo stesso Assessore all’industria, in sede di Commissione, ha affermato che molte delle norme previste con la legge numero 22 non hanno trovato efficacia e rispondenza.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del Movimento sociale italiano non poteva lasciar passare inosservata questa legge, non poteva non intervenire per affermare la propria posizione intransigente su questa materia.
Potrà, la maggioranza del pentapartito dire « no ». Si potranno tirare in ballo problemi di bilancio, ma la sostanza è questa: che negli ultimi mesi l ’Assemblea regionale siciliana ha varato leggi per centinaia di miliardi e oggi forse si respingeranno le proposte che il Movimento sociale italiano avanza per 130 miliardi nell’arco di 5 anni per la media e piccola industria siciliana.
Volete creare dei criteri selettivi? Volete fare in modo che questi contributi, che questo tipo d’intervento arrivi solo ad una parte della industria media e piccola siciliana e non a tutta, per essere ancora più efficace?
Siamo disponibili anche ad affrontare una trattazione di merito in questo senso rivolta, ma non siamo disponibili ad accettare un « no » a queste proposte. Noi non possiamo far finta di ignorare tutto quello che avviene all’interno del sistema economico siciliano, non possiamo far finta di ignorare che nella zona industriale di Catania esistono oltre 15 stabilimenti industriali, per oltre 1.200 operai, che rischiano di chiudere entro i prossimi mesi se i costi non vengono ad essere alleviati e se in ogni caso non viene ad essi data una mano, che non è quella di chi interviene per elargire qualche cosa, ma è la mano di chi interviene a sostegno di fatti economicamente validi, che hanno agito validamente all’interno della struttura economica e sociale siciliana.
Non chiediamo finanziamenti per l’indu
stria parassitaria, non chiediamo finanziamenti per la grande industria, chiediamo interventi efficaci per una piccola e media industria agonizzante in Sicilia.
Non vogliamo essere coinvolti con la responsabilità del Governo o del pentapartito; vogliamo che i siciliani sappiano (lavoratori ed operatori economici), che il gruppo della Destra nazionale si è battuto sino alla fine e si è battuto validamente neH’unica occasione valida che si è presentata, affinché un intervento effettivo potesse partire in questa direzione.
Vogliamo che operatori economici e lavoratori sappiamo che, se le industrie chiuderanno, questa responsabilità va accumulata tutta ed interamente sull’arco delle forze politiche di Governo e di maggioranza.
Vogliamo che sia chiaro agli occhi dei siciliani che avevamo una possibilità e che ancora una volta questa possibilità è stata rifiutata, se sarà rifiutata.
Ma io penso che un attimo di inflessione possa giungere anche aH’interno dei partiti di governo. Di fronte alle quattro proposte che noi abbiamo avanzato e che sosterremo durante l ’esame dell’articolato, penso che almeno ad una parte di esse potrà venire una risposta positiva, che però dovrà essere efficace nella sostanza e nell’ampiezza dell’intervento, diversamente diverrebbe una enunciazione di principio demagogica che noi sin da ora rifiutiamo.
Del resto, onorevole Assessore, se ella è stato cosi bravo a trovare 8 miliardi per coprire due articoli aggiuntivi proposti dal Partito comunista italiano per un solo settore, quello della cantieristica, sarà altrettanto bravo a trovare qualche decina di miliardi per indirizzarla alla totalità del mondo della media e piccola industria. Se è stato così pronto ad accogliere un emendamento che prevedeva un contributo di 6 miliardi per un cantiere in quel di Messina, ed elevarlo ad 8 miliardi per prevedere altri interventi aggiuntivi in un settore in cui vi è tutta una storia in quest’Assemblea, ebbene, noi siamo convinti che sarà così bravo a trovare un certo numero di miliardi per intervenire sui costi, e subito, con un congegno immediato, in modo da dare ossigeno e respiro alla media e piccola industria siciliana. A quella media e piccola industria siciliana, onorevole Assessore, che non ha chiesto nè chiede le
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leggine come quelle di cui ci occupiamo nella prima parte di questo stesso disegno di legge.
Io penso che, anche per essere in pace con la nostra coscienza, dinanzi ad un ulteriore stanziamento di decine di miliardi per pagare salari e stipendi per aziende la cui condizione economica noi tutti conosciamo, dovremmo intervenire effettivamente per quanto attiene all’altra parte del disegno di legge, quella relativa alla media e piccola industria.
Ci sembra, peraltro, assolutamente risibile il discorso dei 900 milioni di incremento all’articolo 10 e all’articolo 11. L’articolo 13 dovrà avere una possibilità di approfondimento, per potere realizzare benefìci, così come tutto quanto attiene al titolo II di questo disegno di legge.
Ed è per queste considerazioni di ordine generale e di ordine particolare che, a nome del Gruppo del Movimento sociale italiano- Destra nazionale, io invito quest’Aula, come al solito piena, gremita ed attenta, a riconsiderare la propria posizione nei riguardi di questo settore economico.
Centinaia di migliaia di operai aspettano una risposta, imprese non parassitario aspettano una parola da quest’Assemblea. Noi ci auguriamo che questa parola venga, che questa parola possa essere consistente, e soprattutto ci auguriamo che, prima della trattazione, che riteniamo immediata, dei piani quadriennali relativi al disastro economico delle strutture a partecipazione regionale, vi possa essere in quest’Aula una parola di speranza nei riguardi delle strutture economiche produttive della Regione.
Una parola di speranza e di sollievo per coloro i quali dalla mattina alla sera combattono senza sapere che dietro le spalle vi è papà Regione che paga; di coloro i quali, dalla mattina alla sera affrontano bilanci e li affrontano sapendo che sono i bilanci da cui dipendono le famiglie dei propri lavoratori, da cui dipende l’avvenire dell’azienda in cui operano e combattono.
Noi siamo certi che una parola di chiarezza potrà venire fuori da questo dibattito, e vorremmo non restare soli, ancora una volta soli, nel difendere questi principi.
Onorevole Presidente, io mi avvio alla conclusione. Ho salutato all’inizio di questo intervento l’onorevole Michelangelo Russo qua
le nuovo profeta di quest’Assemblea, ho salutato l ’onorevole Michelangelo Russo definendo questa, giustamente, la legge Russo, perché il Governo, per una legge governativa, si è scelto un autorevole relatore del Partito comunista italiano. E a me sembra...
SALADINO, Assessore aU’industria e commercio. Non lo sceglie il Governo il relatore. Lo sceglie la Commissione.
GRILLO MORASSUTTI. La Commissione espressa da un presidente che rappresenta il Governo.
Noi vorremmo che questo discorso di proiezione e di portata storica, potesse avere un completamento, perché questo disegno di legge presentato da tale autorevole relatore possa allargare la propria dimensione e andare effettivamente incontro a quelle strutture portanti dell’economia siciliana, quali quelle della media e piccola industria.
E, come all’inizio ho definito l’onorevole Russo, che è della provincia di Pirandello, l ’autore di voi autorevoli personaggi di questa maggioranza, alla fine voglio augurarmi che nel corso di questo dibattito il Governo abbia la possibilità di chiarire in termini definitivi la propria posizione nei riguardi delle attese di questo settore economico; e di chiarirla non con l’ermetismo pirandelliano, ma con quella concretezza che oggi le popolazioni siciliane si aspettano guardando con particolare interesse alla piccola e media industria come sostegno deH’agricol- tura e del commercio, come sostegno di una economia che può oggi essere in espansione, perché si trova al centro del Mediterraneo.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io credo nella forza del metodo parlamentare e ritengo che, in quest’Assemblea, il gruppo che ho avuto l ’onore di rappresentare su questo disegno di legge, abbia espresso parole chiare, abbia espresso preoccupazioni, abbia espresso ansie e timori, ma soprattutto abbia detto una cosa che appare chiara e sulla quale non si può discutere a lungo. Questa è l ’ultima occasione, in questa legislatura, perchè si dia una risposta ad un settore come quello della media e piccola industria siciliana. Questa è l ’ultima occasione mentre ne andiamo a preparare altre per quanto attiene all’industria a partecipazione regionale.
Ebbene, di fronte a questo ultimo appello.
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TAssemblea non può non sottolineare l ’importanza di questo disegno di legge, anche se la confusione legislativa ce lo presenta completamente contorto, anche se tra il titolo primo e il titolo secondo passiamo da una materia ad un’altra completamente inversa, e, direi, a volte opposta.
Nella sostanza la seconda parte di questo disegno di legge può e deve, a nostro avviso, essere trasformata, migliorata, può e deve andare incontro a richieste pressanti che vengono da questo settore. Noi abbiamo la coscienza a posto e riteniamo di avere fatto tutto il dovere che deve fare una forza politica che è forza politica di opposizione, che non ha, quindi, gli strumenti del potere nelle mani e che ha solo e soltanto la osservazione dei fatti che proviene dal contatto con il paese reale, con questa Regione che da sempre aspetta momenti di partenza per uno sviluppo dinamico e che ottiene, invece, sempre risposte di attesa da parte della classe politica che in questi trent’anni ha retto la vita politica siciliana.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, con questo io penso di avere concluso e non posso che augurarmi ima risposta chiara, inoppugnabile, da parte di tutte le forze politiche, perché mai come in questo momento noi siamo vicini al nostro elettorato, mai come in questo momento siamo vicini al colloquio diretto con tutte le forze vive e operanti della Regione siciliana, ma soprattutto mai come in questo momento una crisi spaventosa, di portata gigantesca, onorevole Assessore, sta per abbattersi sulle fragilissime strutture della media e piccola industria siciliana.
GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. Chiedo di parlare nella mia qualità di deputato.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, mi rendo conto della particolarità della situazione in cui viene a trovarsi un rappresentante del Governo della Regione che, pur non ignorando le precise regole del comportamento, è tuttavia costretto a prendere la parola nella qualità dì parlamentare e di rappresentante di interessi politici non altri
menti esprimibili nè tutelabili da questa tribuna di deputati.
Parlo, dunque, onorevole Presidente, a titolo personale, per alcune brevi considerazioni in ordine alla portata e al valore del provvedimento che è in esame in quest’Aula.
L’iniziativa, non vi è dubbio, ha una sua particolare validità non solo per il quadro degli interventi relativi alla piccola e media industria, che costituiscono un ottimo ausilio per il superamento dello stato di crisi in cui si trova il settore, ma soprattutto rappresentano uno stimolo per un serio rilancio di questo stesso delicato settore e per l ’impegno finanziario diretto a fronteggiare le esigenze emergenti degli enti economici regionali, nelle more dell’approvazione della legge di finanziamento dei piani quadriennali di investimento dell’Ente minerario siciliano, dell’Espi e dell’Azasì.
Il provvedimento, dunque, risponde all’ obiettivo di assicurare il pagamento dei salari alle maestranze delle società collegate che, impegnate nell’attività produttiva, reclamano, tuttavia, una loro ottimale valorizzazione che può essere assicurata solo attraverso i piani di investimento su cui l ’Assemblea si pronunzierà entro breve tempo per disancorare da iniziative episodiche e frammentarie la vita degli enti stessi.
Nel disegno di legge è previsto, tra l ’altro, uno stanziamento di 2 miliardi in favore dell’Azienda asfalti siciliani, per interventi in favore delle collegate e particolarmente della collegata Imac sulle cui vicende la Commissione e l ’Assemblea regionale siciliana si sono particolarmente soffermate negli ultimi tempi.
Ora, a parte alcune deformazioni e storture di valutazione e di interpretazione dei fatti che hanno finito per gettare ingiustificate ombre sui responsabili delTAzasi e dell’Imac, ombre che appaiono ancora più ingiustificate sol che si legga attentamente la relazione conclusiva dell’indagine in cui genericità e approssimazione, superficialità e contraddizioni appaiono sin troppo evidenti, non vi è dubbio che occorre assicurare serenità alle maestranze professionalmente qualificate, che costituiscono una realtà valida a determinare quella seria impostazione produttiva a suo tempo programmata ed articolata nei piani avviati ad esecuzione.
La stessa relazione, in effetti, non è riu
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scita a tracciare un chiaro e sereno quadro di riferimento per l ’avvio a soluzione dei problemi ancora aperti, ma costituisce la testimonianza di un metodo che non si può accettare, un metodo approssimativo di indagine che non può essere posto a base di un qualunque orientamento o di una qualunque seria valutazione.
Se è dato leggere, infatti, nelle premesse formulate dal relatore che « l’indagine si è svolta sulla base di dati insufficienti », sono parole dello stesso relatore « di dati parziali e di elementi assolutamente incompleti » non v’è chi non veda la singolarità della conclusione attraverso un giudizio globale e definitivo. Infatti, alla parzialità dei dati ammessi in premessa non può non corrispondere la parzialità e l ’approssimazione della conclusione.
E’ stato questo metodo, gravabile di non pochi rilievi, che ha spinto un valente funzionario preparato, zelante al limite dello scrupolo, a cedere, forse per stanchezza, probabilmente per malinteso senso del dovere di rispettare i termini dell’indagine, alla tentazione di conclusioni affrettate e a resistere al richiamo della rinunzia all’impegno, perchè non sostanziabile, di elementi valutativi completi ed obiettivi.
Ma, a parte queste valutazioni generali, non pochi rilievi si potrebbero formulare in punto di fatto ai giudizi così come sono emersi attraverso la relazione.
I più appariscenti sono quelli che riguardano la presunta inesistenza di preventivi o il presunto divario tra preventivo e consuntivo rispetto a cui lo stesso relatore non ha tenuto conto, forse per una involontaria omissione, di tutto rimporto dei lavori per allacciamenti, opere, apparecchiature a carico della committente, né del dato complessivo al costo globale dell’opera, comunque di molto inferiore nel complesso a quelli di altri impianti similari, quale ad esempio rimpianto della Smab.
Solo quelli relativi ad una asserita inesistenza di contratto, quando è risaputo che tutta l’importazione di macchinari e dei relativi pagamenti è stata sottoposta al diretto controllo deH’UfEcio italiano dei cambi, ed ha presupposto l ’esistenza di un valido contratto...
CHESSARI. Perchè non l’hanno dato al dottor Saieva quel contratto?
GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. E ’ stato sottoposto in visione al dottor Saieva.
CHESSARI. Non è stato sottoposto per nulla al dottor Saieva.
GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. Sono appunto queste valutazioni divergenti in punto di fatto, onorevole Ches- sari, che ci spingono a formulare questi rilievi. Sono rilievi relativi al periodo della entrata in funzione degli impianti Gap e Cav denunziato dal relatore per il luglio 1974, quando è risaputo che la produzione del 1973 aveva già superato l ’importo di 300 milioni di lire. Sono questi i dati; ma esistono altri dati che ci riserveremo di sottoporre al valido giudizio degli onorevoli colleghi, con delucidazioni che potranno evidenziare ed illuminare con altra luce il quadro degli impegni e degli interventi operati nel settore.
Alla luce di queste considerazioni, che sollevano perplessità sulle conclusioni, noi non possiamo non rilevare 1’esistenza di un metodo che non si può non definire inaccettabile.
La prossima occasione della discussione dei piani quadriennali, ci offrirà il modo migliore per rilevare la potenzialità delle iniziative, la loro validità, la capacità dell’ente economico e delle sue collegate di esprimere le migliori possibilità produttive ed occupazionali.
Ogni indagine che si rispetti, in cui sono coinvolte opere e guida di uomini, esperienze, energie professionali, contributi di intelligenza e di preparazione, non può non muoversi cautamente, con ogni garanzia di contraddittorio, in im rapporto dialettico la cui linea di svolgimento sia sempre la ricerca della verità e la ripulsa di qualsiasi distorsione comunque generata o generabile, la tutela della dignità di uomini apertamente impegnati nella vita pubblica.
Con queste precisazioni e con queste riserve di approfondimento, riteniamo intanto che a questa prima fase degli impegni e degli interventi debba seguire necessariamente una seconda fase.
In atto questi investimenti sono diretti a determinare in una zona particolarmente depressa della nostra isola fatti occupazionali e prospettive di sviluppo, nel quadro dei fini
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istituzionali della Azasi, che è e rimane uno strumento concreto, antidepressivo e promozionale di un particolare ambiente isolano, e che l ’Assemblea regionale siciliana non può non garantire nella sua capacità di spinta, nella articolazione operativa, nella sua efficienza funzionale, nella validità e concretezza dei suoi compiti.
Solo su questa linea, allora, il provvedimento di emergenza presenta una sua giustificazione come atto preparatorio, come premessa di un più serio e articolato intervento della Regione nel quadro degli impegni programmatici relativi allo sviluppo industriale, economico e civile della nostra isola.
DE PASQUALE. La preferiamo al banco del Governo, onorevole Giummarra.
CARDILLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARDILLO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, siamo dinanzi al solito provvedimento che si presenta alla fine di ogni legislatura per fare sopravvivere delle aziende, principalmente aziende Espi, aziende minerarie.
La speranza che aveva il popolo siciliano, quando fu promulgata l ’autonomia, era di aumentare i posti di lavoro; noi abbiamo aumentato che cosa, onorevole Assessore? I posti di lavoro o le persone che sono pagate per starsene senza lavorare? Se dovessimo fare veramente un rendiconto di quella che è la realtà, ci sarebbe da rabbrividire. Io abito a Mascali dove vi è la Sicilcarta, i cui dipendenti, che percepiscono un’ottima paga, non fanno niente nonostante le commesse siano in numero esorbitante. Alla Siace, 700, 800 lavoratori non lavorano e sono ben pagati.
Presidenza del Vice Presidente MANGIONE
Non credo che il popolo siciliano abbia voluto l ’autonomia per assumere dei cittadini ed abituarli ad essere pagati per non fare niente!
Questa è la realtà, nella quale ci siamo assopiti; una realtà direi di una drammaticità assurda. Siamo arrivati financo al punto che i lavoratori di queste aziende sono controllati per vedere se vanno a lavorare altrove, in quanto toglierebbero il lavoro ai veri disoccupati. Abbiamo esempi clamorosi, classici. In considerazione di questa situazione venne costituita la Commissione parlamentare di inchiesta sugli enti regionali che avrebbe dovuto essere incisiva sugli enti promozionali di carattere economico. La stessa ebbe a riunirsi parecchie volte, si susseguirono i presidenti, ma con un risultato nullo. Vi sono 5-6 mila lavoratori che hanno diritto allo stipendio e che mi rifiuto di credere vogliano essere pagati senza lavorare. Anzi essi chiedono alla classe politica di rendere produttive queste aziende per non essere considerati dalla società dei parassiti.
Non siamo stati capaci di farlo, tuttavia non c’è un solo responsabile! Ebbene, negli ultimi giorni della legislatura si discute un disegno di legge che impegna 60 miliardi per pagare i salari delle aziende collegale del- l ’Espi e dell’Ems.
Giorni addietro un mio amico — credendo che io potessi fargli un favore e non sapendo che non è il mio forte — , avendo fatto alla Siace una commessa di cassette per la spedizione di prodotti ortofrutticoli, mi pregava di sollecitarne il pagamento.
La realtà è questa: bisogna raccomandarsi per pagare una commessa.
Questo accade alla Siace: un’azienda dove, dicevo, sono impegnati circa 800 lavoratori! Questi sono i capolavori che siamo capaci di creare, gloriandocene per giunta!
E ’ logico che si debbano pagare i salari ai lavoratori. Non è altrettanto logico che si facciano leggi per far sopravvivere cinquemila lavoratori, invece di varare provvedimenti per dare lavoro ad altri ventimila. Questo è il punto.
Io mi rimetto alla sensibilità dell’Assemblea, perché valuti questo aspetto: l ’industrializzazione in Sicilia, ad ogni scadenza, a terrai stabiliti, si fa promuovendo leggi che servono per pagare stipendi! In quattro-cinque anni sono cambiati circa otto Presidenti all’Espi, si sono succeduti i conunissari, è stata varata la legge, ma le aziende marciscono.
Se noi controllassimo i bilanci delle sud-
B .esocon ii P arlam en tari — 1693 — A ssem b lea R eg ion a le S iciliana
V i i leg 'islatuha GDLVII SE&tlTA 7 Aprile 1976
dette aziende, ci accorgeremmo che le perdite ammontano a centinaia di miliardi. E’ chiaro, infatti, che, non essendovi alcun ammodernamento sotto il profilo tecnico, si produce in perdita e non si può stare al passo con la concorrenza.
Questa è la verità. Questa è la nostra classe politica. Nessuno, dicevo, è responsabile. In un paese democratico che si rispetti, se c’è un responsabile paga, va in pensione, non fa più il deputato, non fa più l ’Assessore, non fa più il Ministro! Qui non sbaglia nessuno! Tutti rimangono ai propri posti.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, ritengo mio dovere, in quest’ultimo scorciò di legislatura dire queste cose nella mia qualità non solò di deputato, ma di dottore commercialista, per cui di aziende me ne intendo. Ho visto uno dei bilanci di questi enti affidato aU’attenzione di gente che non sa che cosa sia un bilancio: c’è da inorridire! Non capiva cosa fosse la riserva occulta, la riserva palese, non comprendeva nemmeno cosa fosse uh ammortamento accelerato, un ammortamento adeguato, un costo di produzione. Vorrei ricordare che, quando, come sindaco di Mascali, feci requisire la Sicil- carta perché era abbandonata dall’industria del Nord, non credevo che saremmo arrivati al punto in cui i dipendenti dell’azienda sarebbero venuti a ringraziarmi perché lo stipendio era ottimo e senza fare nulla avevano avuto tutti i miglioramenti economici possibili ed immaginabili.
E ’ chiaro che di tutto questo all’onorevole Assessore airindustria, uomo navigato, vecchio di questi problemi, non interessa nulla. Tanto, qualunque cosa dica Cardillo non ha importanza! Tuttavia, onorevole Saladino, una parte di responsabilità l’ha anche lei e se autocritica è il caso di fare, si ricordi che il Partito socialista da ben dodici anni gestisce questo ramo dell’Amministrazione.
La verità è, ripeto, che abbiamo fatto continue leggi ad ogni fine legislatura per assicurare quel minimo di salario ai lavoratori.
Di fronte al divieto assoluto di fare altre assunzioni, malgrado ciò l ’azienda ha circa 280 dipendenti.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io ho sentito il dovere di intervenire per denunziare queste situazioni, anche se oimiài siamo abituati a vedere la disoccupazione
siciliana sempre in aumento ed il reddito della Sicilia diminuire.
I lavoratori, oggi, insieme al salario, chiedono lavoro per i propri figli, per i propri fratelli emigrati. Questo dovrebbe fare una classe politica che si rispetti.
Ripeto, la famosa Commissione d’inchiesta sugli enti non ha colpito nessuno.
E la democrazia in queste condizioni muore, se non è rinnovata, vivificata da una maggioranza valida ed efficiente. Le formule non servono a niente se ad esse non corrisponde un contenuto.
Abbiamo inipiegato dieci anni per l ’esperienza del centro-sinistra, altri dieci per la unificazione socialista, altri ancora he occorreranno per portare i comunisti al potere, ed intanto si eludono i veri problemi di fóndo.
Oggi il centro sinistra è moi'to, non si sa per colpa di chi — forse la colpa è degli abitanti di Marte o della Luna! — e cerchiamo la soluzione nel corpo elettorale.
Purtroppo, questa è la realtà italiana. La politica italiana è stata sempre questa, dai tempi di Gioiitti. La Svizzera non ha disoccupati e l ’Italia ne ha milioni e milioni. La Germania non ha disoccupati ed ha 700 mila immigrati; la Francia ne ha un milione.
In Sicilia non abbiamo fatto altro che stanziare miliardi, quindi denaro dei cittadini, in definitiva per che cosa? Per dare ossigeno alle aziende? Ma che cosa può fare una azienda con due miliardi? Pagare gli stipendi agli operai e tirare avanti per altri quattro o cinque mesi? Per questi motivi ho i miei dubbi per quanto riguarda questa iniziativa, anche se mi dichiaro d’accordo perché non vedo altre alternative.
Per quanto riguarda invece le provvidenze per la piccola e media industria, sono soldi spesi bène.
In un recente convegno svoltosi a Catania abbiamo ascoltato il grido di allarme, di dolore di molti piccoli e mèdi industriali, i quali non hanno là Capacità dei grandi monopolisti e sono colpiti dall’inflàziOne. Questi problemi non si affrontano con i pannicelli caldi alla fine della legislatura. Occorrono provvedimenti organici che diano forza alla industria siciliana. Addirittura si aumenti lo stanziamento per la piccola e media industria che è sull’orlo del fallimento anche in considerazione della stretta creditizia.
Resoconti , f. 233 (500)
R esocon ti P arlam en tari — 1694 A ssem b lea R eg ion a le Siciliana
V II Legislatura CDLVII SEDUTA 7 Aprile 1976
Onorevole Presidente, per questi motivi il partito che rappresento non può che dichiararsi d’accordo su questo disegno di legge, perché non c’è altro da fare. Non possiamo negare le somme per far sopravvivere le aziende Espi.
PAOLONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLONE. Onorevole Presidente, onorevole Assessore, quando si è parlato di questo disegno di legge, da parte del nostro gruppo si è avuta una sensazione di compiacimento, di soddisfazione, per quello che doveva e poteva significare.
Noi ritenevamo che la situazione, al di là delle denunzie ufficiali, in Sicilia stava assumendo dei toni di autentica drammaticità in tutte le province isolane. Si sbandierava da tutte le parti, nell’ultimo periodo della nostra vita politica, della nuova coalizione emergente del pentapartito, qui nell’Isola, come nel resto d’Italia, che era assolutamente impegno, generale di tutte le forze politiche quello di compiere il massimo sforzo per conservare le condizioni minime di occupazione, visto che in una fase di recessione, dovuta non solo ad un aspetto congiunturale, ma ad un aspetto strutturale di crisi che durava da lungo tempo, non era possibile passare ad una via di incremento.
Ebbene noi pensavamo che ad un certo momento, su questa materia, vi sarebbe stata la presenza del Governo regionale, per dare un significato concreto a questo intervento. Ma la Regione siciliana ha già in gran parte vanificato e tradito le aspettative del popolo siciliano. E si è fatto ricorso al massimo della demagogia, nel momento in cui si è dato vita alla nuova formula, con la presenza del Partito comunista, che ha tutto l’interesse di giocare su vari tavoli la sua partita, dando l ’impressione che si facciano delle cose quando in effetti non solo non si fa niente ma, quel poco che si fa, si fa male e peggio di come è stato fatto fin’ora.
Se considerassimo quale è stato lo sperpero, la distruzione del risparmio, dell’economia siciliana in questi anni vi sarebbe da aprire un processo che ci porterebbe lontano e non so chi riuscirebbe ad escludere da una condanna la classe politica.
Forse solamente noi, che abbiamo avuto
un po’ il ruolo della Cassandra in questa Assemblea, prima, durante e dopo quest’ultima legislatura, continueremo fatalmente, se la opinione pubblica non se ne renderà conto, a registrare il fallimento di questo intervento ed a piangere lacrime amare insieme al popolo siciliano, che sarà stato responsabile per avere ulteriormente consentito questa linea di demagogia che non ha risolto un solo problema.
Quali misfatti non sono stati perpetrati in questo settore! Misfatti autentici, che sono da imputare a questa classe politica che, ripeto, ha demolito tutti i risparmi e tutte le iniziative, ed ha, quel che è peggio, non solo bruciato le modeste risorse che noi avevamo a disposizione ma ha diseducato il lavoratore siciliano, che pur è conosciuto per un uomo operoso, laborioso.
Certamente non con le cortine fumogene ma con la trasparenza (è questa una parola che voi usate nel piano della propaganda ma che non mettete in pratica) andava vista la responsabilità di questa classe politica, che, al limite, doveva rendersi conto che aveva fallito, e dovrebbe pagare per questo suo fallimento. E chi dovrebbe chiederle il conto e farglielo pagare è il popolo siciliano. Da chi viene, quest’ultimo, chiaramente, seriamente informato, non sugli effetti di questa crisi gigantesca ma sulle cause e sulle responsabilità degli uomini che queste cause hanno determinato?
Siamo noi. Ma noi siamo in una situazione estremamente difficile ai fini della possibilità di penetrazione, di propaganda, di informativa. Utilizziamo tutti i mezzi umani a nostra disposizione, operiamo uno sforzo immane che non è paragonabile a quello che voi fate, perchè siamo impegnati, non appena si chiudono i lavori delle Commissioni e d’Aula, a tornare nelle nostre zone ed a dialogare con il popolo siciliano attraverso incontri, riunioni, comizi, conferenze.
Questo, tuttavia, forse non basta, perché voi avete controllato l ’informazione e siete riusciti ancora a mistificare tutti i dati che aVete messo in atto con gli interventi nel settore deU’industria.
Questo popolo dovrebbe svegliarsi, e allora capirebbe che voi, per poche decine di migliaia di dipendenti, che sono stati in grandissima parte assunti all’insegna della linea più clientelare che si possa immaginare, ave-
R esocon ti P arlam en tari 1695 A ssem b lea R eg ion a le S iciliana
V II Legislatura CDLVII SEDUTA 7 Aprile 1976
te messo queste iniziative in condizione di operare in un modo che fatalmente doveva portare al fallimento.
Per queste 6 - 7 - 8 - 1 0 mila unità complessivamente occupate, voi avete sperperato centinaia e centinaia di miliardi. Se a fronte di queste unità valutassimo quelle occupate nel settore della piccola e media industria verrebbe il capogiro.
Come è possibile che questo succeda? In democrazia può succedere? Eppure sta succedendo. Gli addetti nella piccola e media industria nel 1961, anno che precede l’avvento del centro-sinistra e della politica di sinistra che nell’ultima fase ha manifestato fino ai limiti il suo fallimento, erano 447 mila, mentre a distanza di dieci anni si aveva già un calo, per cui, nel 1974 si arrivava a 410 mila circa unità. Dinanzi a questa grossissima massa di occupati in un settore portante della vita e dell’economia della nostra Isola, senza il quale noi saremmo al tracollo totale, abbiamo sperperato una grande massa di miliardi per iniziative che vedono l ’Assemblea sistematicamente assediata da manifestazioni, da scioperi.
C’è da chiedersi; dove siamo andati a finire?
Provate ad immaginarvi per un solo momento se la metà, la decima parte di questi addetti, 40 - 50 mila persone occupate nella piccola e media industria, pensassero di fare una marcia sull’Assemblea regionale siciliana! Voi giocate sul fatto che le pressioni le organizzate sul piano dell’apparato politico, sindacale. Ma che cosa fareste in quel caso?
Come potete pensare di sostenere un settore dove ci sono oltre 400 mila unità lavorative occupate, con una somma di denaro che è la decima parte e meno ancora di quello che investite in settori industriali dove gli addetti sono 7 - 8 - 1 0 mila al massimo, per il solo fatto che questo è il settore pubblico?
Questa gente potrebbe dirmi; non siamo siciliani noi solo perchè siamo occupati in una industria privata? Che differenza passa fra me che lavoro in una azienda privata e che vedo la mia azienda fallire, rispetto a quel dipendente che lavora in una azienda pubblica che fallisce sistematicamente e che viene liquidata solo per una ragione; perché sulla pelle di questo popolo siciliano e sul risparmio di tutti noi si sono ricavati
denari sufficienti per tenere in piedi una banda di impostori che hanno gestito nella stragrande maggioranza le attività delle industrie pubbliche della Sicilia? Come potreste salvarvi dal linciaggio morale, o, quel che è peggio — voi sapete cosa avviene in questi casi, quando si scatena la furia del popolo — dal linciaggio fisico?
L’operazione del regime, del potere vi consente di fare operare il linciaggio morale e fisico nei confronti di coloro i quali cercano di aprire gli occhi al popolo siciliano, che saremmo noi, che siamo fuori da questa azione di compromessi e di sporcizie che stanno inondando e inabissando la Sicilia.
Questo avviene perché a tutti i livelli tentate di portare notizie false, tendenziose, per creare stati d’animo reattivi e violenti presso quelli nei cui confronti avete dato vita a questo indirizzo diseducativo, portandoli a non lavorare.
Voi li organizzate attraverso la Cgil, la Cisl, la Uil, con cartelli, con trasferte, con scioperi a pagamento per linciare e violentare quelli che invece cercano in tutti i modi di. salvarli.
Questa è la vostra linea mostruosa, in base alla quale non si è provveduto in nessun senso per quanto riguarda il settore della piccola e media industria. E’ meno di una mollica di pane quello che voi avete destinato a questa branca, che occupa più di 400 mila addetti, il cui numero ha visto ridurre vertiginosamente da quando il centro - sinistra è subentrato in quest’Assemblea e in Italia; e che ha visto nello stesso tempo gli addetti del settore pubblico, non dico aumentare, ma reggere solamente perché sono stati costantemente rifocillati e costantemente rimpinguati in attività che erano già fallimentari.
Come potete pensare che un disegno di legge di questo genere possa assumere il tono della serietà? Certo, noi lo voteremo, non solo, ma presenteremo un corpo di emendamenti migliorativi; perché? Perché vogliamo compiere il massimo sforzo affinchè si possa reperire uno stanziamento tale da consentire di difendere la possibilità di sopravvivenza di alcune aziende e conseguentemente la possibilità di sopravvivenza di tanti cittadini, ma per produrre, non per non produrre.
Mentre ascoltavo l ’onorevole Cardillo par-
R ssocon ti P arlam en tari — 1696 A ssem b lea R eg ion a le S iciliana
VII L egislatura CDLVII SEDUTA 7 A prile 1976.
lare di alcune cose veniva in mente anche a me l ’episodio che si è verificato in una di queste industrie, che dovrebbe essere finanziata e sostenuta per pagare gli stipendi.
E’ chiaro che il nostro gruppo si batterà perché i lavoratori vengano salvaguardati almeno fino al mese di settembre, ma essi chiedono di poter lavorare. E questo non è contraddittorio con quello che noi diciamo. Noi ci auguriamo che sul serio i dipendenti delle aziende dell’Espi, dell’Ems, del- l ’Azasi, si rendano conto del grande impegno che il nostro gruppo politico mette in questa battaglia, che tende a chiarire le condizioni in cui operano gli enti pubblici, la quantità di danaro che assorbono, le passività che determinano, il peso che queste passività hanno sulla vita generale della Regione siciliana, e quindi sulla loro stessa vita.
Questo indirizzo determina una serie di privazioni per altri settori che pur potrebbero essere enormemente produttivi e quindi generare ricchezza e migliorare la condizione del reddito prodotto in Sicilia nonché le condizioni economiche e sociali.
Noi ci auguriamo, ripeto, che questi dipendenti si rendano conto che la nostra battaglia da sempre è stata tesa a chiarire quali sono i veri elementi del dissesto che pesano sulla vita della Regione siciliana.
Non possono non rendersi conto che noi ci siamo battuti per avere una revisione, una ristrutturazione di tutte queste aziende; certo nel quadro di una indagine approfondita, che ci consenta veramente di fare il punto della situazione, ma che noi sommariamente conoscevamo, e che ci spingeva a chiedere i piani quadriennali, perchè bisognava assolutamente avere una programmazione, avere un disegno d’intervento organico, che non c’è stato.
Noi ci siamo battuti per questo: perchè non si continuasse ad andare avanti alla carlona. E il centro sinistra che cosa ha fatto se non andare avanti alla carlona?
In effetti dal 1973, con la legge 50 noi siamo arrivati, dopo due anni e più, ancora a discutere di queste cose senza i piani. Ma di chi era il dovere di prepararli, di avere i dati, di perfezionare un indirizzo da sottoporre aH’Assemblea perchè l ’Assemblea su questa materia si potesse orientare? Chi è che ha governato la Sicilia? La maggioranza do- v’era? L’ultima maggioranza creatasi col
Partito comunista non è responsabile se non è nelle condizioni di presentare organica- mente, sul serio, questi piani all’Assemblea? E se non è nelle condizioni di potere intervenire, al limite, quando si saranno fatti i conti come previsioni non vi saranno i soldi per farlo. Ed allora da un piano quadriennale, da un programma organico d’interventi noi dovremmo ridurci a delle linee di stralcio, a delle linee ridotte, che saranno certamente una ulteriore buggera- tura, perché nel frattempo si saranno verificati chissà quali altri fenomeni nel tessuto economico e produttivo della Nazione, in Europa stessa.
Si è pensato che cosa significa un’ulteriore remora in questo settore? Circa quattrocento mila addetti ottengono un intervento per 25 miliardi, mentre una sola azienda con 700, 800 dipendenti riesce a produrre una passività spaventosa qual è quella prodotta dalla Siace di Fiumefreddo.
Nel 1975 è successo quello che forse era impensabile per voi, colleghi del pentapartito, ma non per noi che lo sapevamo. Sono due anni che in queU’industria non si mette in funzione una macchina! 700-800 dipendenti non lavorano, fanno i turnisti e percepiscono la retribuzione come se rindustria fosse a pieno regime.
Il popolo siciliano le sa queste cose? Sì o no? Hanno prodotto passività nelFordine di 5, 6, 7 miliardi, amio per anno. E poi dobbiamo sentire i proclami di questa irresponsabile triplice sindacale, responsabile solo di tutti i nostri guai! Cosa fa questa classe politica? Invia i funzionari della Siace per 12 giorni fuori dairindustria, che resta senza neanche dirigenti per la ordinaria amministrazione. Nessuno dice niente, nessuno si interessa di niente, nessuno grida allo scandalo. Come regge il confronto con i 25 miliardi offerti alla piccola e media industria, che occupa oltre 400 mila addetti in Sicilia? E ’ veramente spaventoso.
Perchè questa vocazione punitiva? Perchè? Lei cosa vuole, onorevole assessore, una economia pianificata? Volete arrivare a pubblicizzare tutta la economia?
Benissimo, ma se quello è l ’indirizzo, voi vi rendete conto dello stato di degradazione e di depressione generale? Adesso potete dare 5, 6, 700 mila lire a 7, 8 mila persone, sulla pelle di chi produce e del risparmio che prò-
R ssocon ti PaTlam entari 1697 — A ssem b lea R eg ion a le S iciliana
VII L egislatura CDLVII SEDUTA 7 A prile 1976
viene da altri settori. Ma quando tutto sarà fallimentare, come questo indirizzo ha manifestato, cosa potrete dare? La generale miseria od il fallimento generale?
Per potere conservare il minimo di capacità produttiva, bisognerà che voi trasformiate le regole del mondo del lavoro, che trasformiate questo Stato, perchè occorrerà essere durissimi per far lavorare la gente a certi ritmi, senza i quali indubbiamente non si produce, non è possibile produrre.
Tutto ciò evidentemente con le conseguenze che un tipo di impostazione come questa determina sul piano della disponibilità volontaristica, automatica dell’individuo a sentirsi impegnato in una certa attività. Perdendo questo stimolo si deprimerà, non produrrà, malgrado queste regole così pesanti che esistono laddove si imposta una economia pianificata.
Si vuole punire la iniziativa nella piccola e media industria, non c’è dubbio.
Noi avremo ragione di presentare nel corso del dibattito su questo disegno di legge una serie di emendamenti che vanno al di là di quella che è la dotazione finanziaria delle provvidenze per la piccola e media industria.
Si tratta di misure da adottare per un complesso di circa 140 miliardi per interventi sulla fiscalizzazione degli oneri sociali; per i contributi alle industrie sul consumo di energia elettrica; per l’abbattimento degli interessi nel credito di esercizio; per i contributi a fondo perduto, come elemento incentivante, per ogni unità lavorativa occupata in più; per sostenere i costi delle nostre piccole e medie industrie rispetto ai costi delle industrie del nord, che sono enormemente più bassi, in una situazione che le vede innestate in una struttura di collega- menti, di trasporti, di posizioni geografiche, tutta una tradizione che indubbiamente le favorisce.
Per la parte relativa al finanziamento per salari noi chiederemo che sia incrementato fino a consentire al mese di settembre la possibilità che questi dipendenti delle industrie pubbliche, senza fare più chiasso, possano avere la loro retribuzione.
Siamo i primi, lo annunziamo ufficialmente, a sostenere questa linea, perchè nelle more riteniamo che un minimo di responsabilità residua che possa rimanere in quest’As
semblea ed in questa classe politica dovrebbe optare per una scelta razionale ed organica nel settore degli enti pubblici; ma era nelle nostre intenzioni di dividere i settori, per mettere a fronte di tutto ciò gli interventi nella piccola e media industria, dimostrando che per un settore che occupa tante centinaia e migliaia di unità si danno soltanto 24 miliardi, ossia si scherza! Si fa una legge squisitamente elettorale, per dare l’impressione di essere intervenuti (ma non essendo intervenuti obiettivamente), rendendosi responsabili dei disastri che in questo settore potranno avvenire, della perdita che si potrà avere di occupazione, non avendo sostenuto un settore come questo.
Quando poi nella stessa iniziativa si consente che possano accedere alle provvidenze previste gli enti pubblici, attraverso le garanzie della Regione al 60 per cento mentre nello stesso disegno di legge le garanzie alle piccole e medie aziende vengono date al 30 per cento, è la riprova che si vuole punire un determinato indirizzo nell’attività industriale a carattere privatistico: che poi è il solo che regge, perchè il resto non regge, non ha retto e, così andando le cose, continuerà a non reggere.
Quali sono i giudizi, onorevole Presidente— per non tediarla oltre e per rendere più vivace il dibattito altrimenti anche il tono della voce può essere stancante e fastidioso— che voi meritate? Sono giudizi assoluta- mente negativi su tutta la linea. Cosa volete? Che da parte del nostro gruppo si dica « no » a quella goccia d’acqua dove la gente può dissetarsi? Certo noi non possiamo dire « no »; cercheremo di far sì che la goccia venga aumentata, venga incrementata. Ma la valutazione resta, pesantissimamente negativa. La valutazione nei confronti di chi ha utilizzato il discorso delle partecipazioni nel settore pubblico per fare i propri comodi, per creare clientele, per sistemare uomini politici, per assumere indiscriminatamente gli amici e gli amici degli amici, per fare le cose più ignobili e più inconfessate, per vedere scoppiare scandali uno dopo l’altro, per determinare questa disperazione.
A fronte di tutto ciò, esiste ancora l’impudenza di settori politici che, attraverso comunicati e attraverso la complicità delle organizzazioni sindacali che in termini di discriminazione e di prevaricazione vogliono na
R esocon ti P ar lam en tari — 1698 — A ssem b lea R eg ion a le S iciliana
VII L egislatura CDLVII SEDUTA 7 A prile 1976
scondere questo fallimento, tentano di bloccare la sola posizione politica che denunzia tutto ciò senza mezzi termini, ma non in una Assemblea, bensì davanti ai magistrati, nelle piazze, in tutte le occasioni, per dire non solo ai 7 mila addetti delle aziende Espi - Ems - Azasi, ma a tutti i siciliani, che sono in una brutta barca, che hanno dei capitani, dei comandanti che non li hanno portati a sbattere, ma li hanno portati a fare una traversata amarissima e che sono in prossimità degli scogli sui quali indubbiamente la nave andrà a cozzare.
Se ci fossero loro, i siciliani indubbiamente potrebbero anche gioire. La verità è che su questa barca ci sono i siciliani! Si tratterebbe di buttarli fuori da questa barca grossa, metterli in una barchetta e scagliarli contro gli scogli, perché finalmente questo tipo di classe politica non abbia più ad avere funzioni e determinazioni sulle scelte che poi tutto il popolo siciliano paga.
SALADINO, Assessore a ll’industria e commercio. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALADINO, Assessore a ll’industria e com mercio. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, credo che in sede di replica nel corso della discussione generale sia opportuno dare alcuni chiarimenti sulle linee di fondo che ispirano il provvedimento che è oggi al nostro esame.
E ’ importante richiamare queste linee di fondo, perché credo che così facendo emerga più chiaramente qual è il disegno che sta alla base di questo provvedimento e quali sono i limiti del provvedimento stesso.
Noi stiamo intervenendo a sostegno del settore della piccola e media industria sia di parte pubblica che di parte privata. E’ chiaro che le risposte che si danno sono diverse perché diversi sono i problemi della piccola e media impresa pubblica rispetto a quella di parte privata e credo...
GRILLO MORASSUTTI. Meno male che sono diversi!
SALADINO, Assessore aU’industria e commercio. Appunto, sono diversi e diverse sono le risposte che noi dobbiamo dare, però sono
uguali i lavoratori che svolgono la loro attività sia nelle industrie pubbliche che nelle industrie private...
GRILLO MORASSUTTI. Sono più numerosi quelli delle industrie private...
SALADINO, Assessore a ll’industria e commercio. ...e quindi uguale è la preoccupazione che ci spinge ad intervenire in termini che siano quanto più soddisfacenti, seppure nelle condizioni e nel quadro della situazione che abbiamo di fronte, che è quella che è.
Quindi, per quanto riguarda l’intervento nel settore della piccola e media impresa a partecipazione pubblica, noi stiamo intervenendo in direzione di un sostegno alle aziende che soprattutto si incentri sulla possibilità di pagamento dei salari. Per questo abbiamo destinato la parte più importante dello stanziamento, cioè a dire 14 miliardi e 800 milioni, perchè si possa consentire il pagamento dei salari fino alla fine di maggio.
Interveniamo a sostegno delle imprese attraverso lo stanziamento di altri fondi che dovrebbero creare la possibilità di liquidità alle imprese stesse, per dare alcune possibilità di piccole ristrutturazioni che accrescano o possano accrescere la capacità produttiva delle stesse. Ma nella stessa data del 31 maggio, per quanto attiene al pagamento dei salari vi è contenuto un impegno politico preciso, che si riferisce alla approvazione dei piani che dovranno risolvere in via organica il problema della ristrutturazione, della ripresa e del rilancio delle attività produttive a partecipazione pubblica.
Credo che questa data di per sé abbia un significato che non deve sfuggire all’Assemblea. Rispetto alle osservazioni, alle critiche che sono state rivolte al provvedimento, ovviamente la risposta è che esso oramai ha un senso in quanto si possano approvare i piani.
Vorrei dire di più e ripetere quello che già ho avuto occasione di dire in sede di esame dei piani. Non vi è oggi un’alternativa, questo bisogna saperlo, bisogna averne coscienza, tra fare i piani oggi o farli alla prossima legislatura.
Questo è un falso problema, perché i piani 0 si fanno ora o dopo si dovranno prevedere altri interventi che probabilmente ci costringeranno a prendere decisioni diverse da
R esoconti P arlam en tari — 1699 — A ssem b lea R eg ion a le S iciliana
VII Legislatura CDLVII SEDUTA 7 Aprile 1976
quelle che ora ci stiamo accingendo a prendere. A mio avviso la tollerabilità della situazione è a tale limite che, se non si interviene subito, immediatamente, perché si possano determinare le condizioni della ripresa, ulteriori rinvii possono pericolosamente insidiare alla base la possibilità di predisporre piani per queste aziende, con le conseguenze, credo, di cui tutti ci rendiamo conto. Questo provvedimento, quindi, è strettamente legato a quell’altro che dovrà essere discusso ed approvato prima della fine della legislatura.
Non si tratta, quindi, della ripetizione monotona che siamo di fronte alla solita leggina che ogni volta si presenta alla fine o nel corso della legislatura. Siamo di fronte ad un provvedimento, ripeto, che è oramai strettamente connesso con l’altro e che se l ’altro non viene non avrà nessuna ragione di essere, perché è evidente che una Giunta che si riferisca semplicemente al pagamento dei salari per altri mesi non risolve il punto. Il problema diventerà diverso quando si ripresenterà in quest’Aula nella futura legislatura.
Certo, si tratterà di fare altre scelte drammatiche che noi abbiamo la possibilità di evitare, se avremo la volontà politica e la consapevolezza che dobbiamo intervenire nell’interesse dell’economia della nostra Regione, e, vorrei dire, nell’interesse stesso del piano di ripresa e di rilancio; perché, se noi non approviamo il piano entro la presente legislatura, non potremmo usufruire di una serie di provvidenze che si annunciano sul piano nazionale, che intervengono nella fase della ristrutturazione.
Quindi perderemmo una occasione importante per potere operare nell’interesse della Regione, facendo l’interesse, non soltanto delle aziende dell’Espi, ma della intera economia siciliana e anche l ’interesse del bilancio stesso della Regione.
Credo che, così caratterizzato, il provvedimento vada inquadrato nella situazione che stiamo vivendo in queste ultime battute della vita di questa legislatura.
Il chiarimento politico, o perlomeno il giudizio politico su questo provvedimento, è in funzione di quello che noi sapremo fare perché si chiuda questa fase e si apra l’altra dei piani.
Per quanto si riferisce invece all’aspetto
che riguarda un’altra azienda che ritroviamo in questo provvedimento e cioè quella della Azasi, è chiaro che l’iniziativa è collegata con la situazione finanziaria che questa azienda attraversa e per cui è all’esame un provvedimento che è simile a quello delle aziende Espi.
Io credo a questo proposito di potere affermare che l ’Assemblea è disponibile ed è disposta ad intervenire per queste aziende, così come è disposta ed interviene per le aziende di altro gruppo.
Per quanto riguarda i problemi comiessi alla questione dell’Azasi e delle sue collegate, di cui ci siamo occupati recentemente in Assemblea, vi è la relazione del fimzio- nario che era stato, per volontà dell’Assemblea, incaricato poi dal Governo di compiere accertamenti.
E così come la volta scorsa abbiamo avuto possibilità e occasione di affermare che il funzionario non era andato avanti perché non ne aveva avuto la possibilità e non perchè non avesse ritenuto di andare avanti, rispondendo ad una critica o ad una supposizione che in questo senso un collega della Assemblea aveva fatto dalla tribima, oggi ci sentiamo di rispondere ad altri che ritiene che il funzionario abbia fatto di più di quanto poteva, che non esistono per il medesimo problemi di questo tipo. Esso ha svolto i suoi accertamenti nei tempi che aveva davanti e nei modi in cui ha potuto. E ’ chiaro che si tratta di una relazione incompleta, lo dichiara lo stesso funzionario, e che non si possono da quella relazione trarre conclusioni; ma è chiaro, altresì, che, finché ha avuto la possibilità di avere e di esaminare i documenti di cui ha potuto disporre, ha scritto quello che aveva visto.
Evidentemente da questo punto di vista la discussione su questi problemi è certamente sempre aperta, e si potranno formulare i giudizi che si ritengono opportuni, perchè questo è compito della nostra Assemblea, ma io credo che non si possa dare al funzionario la responsabilità di non avere scritto quello che ha ritenuto di dovere scrivere in rapporto ad un compito che gli era stato demandato.
Per quanto concerne l ’altro aspetto, quello dell’intervento per la piccola e media impresa di parte privata, credo che anche qui dobbiamo richiamarci ad una premessa che purtroppo, e non per responsabilità nostra,
R esocon ti P ar làm en tari — 1700 — A ssem b lea R eg ion a le S iciliana
VII L egislatura g d Lv i i s e d u t a 7 A prile 1976
dobbiamo ripeterei e che è uiìa premessa negativa. Ancora il Parlamento nazionale non ha varato quei provvedimenti in favore della piccola e mèdia industria, per cui l ’intervento della Regione nel quadro di un suo sforzo complessivo non è possibile, in quanto dobbiamo vederli integrati per ottenerne il massimo dell’utilità.
Non possiamo ritenere che autonomamente si possa legiferare in termini pieni nei confronti della piccola e media industria, nel senso di risolvere alla radice i problemi di cui quest’attività produttiva è gravata. Ripeto, dobbiamo necessariamente integrare i provvedimenti del Parlamento nazionale, sulla base di indirizzi che si scelgono, di indicazioni che si danno, di interventi concreti.
Per questi motivi non possiamo impegnare risorse che non siano appunto indirizzate verso l’obiettivo di una esaltazione dell’intervento incrociato ed integrato dello Stato e della Regione.
Posto questo dato di fatto, nel senso che, comunque, anche se volessimo operare in questa direzione non avremmo sicuramente le risorse finanziarie per farlo, abbiamo provveduto, invece, in termini concreti e di reale sostegno, sulla base di una legislazione che ha dato risultati positivi e nel solco di una normativa che ha potuto confrontarsi con là realtà di queste esigenze, che è sperimentata, e per questo stesso ormai è una normativa che consente rapidi interventi, che fino ad ora si sono dimostrati peraltro molto importanti per le imprese e che le stesse hanno accolto con viva soddisfazione nel passato.
Quindi noi sviluppiamo un discorso che ha dato risultati positivi; per questo impegniamo ulteriori fondi, ulteriori stanziamenti, che, nel quadro delle risorse finanziarie della nostra regione e viste in questo contesto stesso, rappresentano un impegno notevole e sottolineano la volontà del Governo di tenere un rapporto con queste attività produttive, che è un rapporto costante di sostegno e di aiuto significativo.
La cifra ’ di 26 miliardi per questo settore, che è prevista in questo provvedimento — il quale cade nella situazione attuale abbastanza opportunamente e che non esclude quello che dovremo fare in termini organici non appena potremo integrare la normativa nazionale — significa un fatto che a nostro
avviso va sottolineato positivamente. Del resto questa iniziativa è stata discussa in sede di comitato tecnico dalla commissione che è presso l ’Assessorato, della quale fanno parte le categorie. E’ vero che vi sono alcuni aspetti nuovi, ma questi si riferiscono proprio all’esigenza che, verificata la congruità della norma rispetto ai fini che si proponeva, noi rileviamo alcune esigenze di affinamento, per superare difficoltà che abbiamo incontrato.
Questo riguarda due questioni, cioè il problema dei consorzi fidi e il problema dei consorzi tra imprese. D’esperienza ci dice che bisogna intervenire nella normativa per rendere possibile una migliore operatività degli stanziamenti che avevamo previsto in precedenti leggi. Questo è stato fatto e quindi darà, anche da questo punto di vista, un impulso alla possibilità di accedere agli altri fondi.
Abbiamo, ancora, da questo punto di vista, cercato di introdurre nuove norme, per rendere maggiormente operativo il fondo sulle commesse.
Abbiamo introdotto anche una norma nuova Che riguarda un’altra attività importante che ha avuto in questi ultimi tempi uno sviluppo piuttosto considerevole e che aiuta le strutture cantieristiche e portuali della nostra Regione a porsi in condizione di fronteggiare la situazione nuova che si è creata in questo settore e che è positiva.
Avendo fatto questo, abbiamo consentito ad altro settore imprenditoriale di poter essere sostenuto da provvedimenti della nostra Regione.
Questo è il significato e nello stesso tempo il limite degli interventi prospettati.
Noi ci rendiamo conto soprattutto dei limiti, ma ci rendiamo conto anche responsabilmente che operare diversamente significa non raggiungere gli obiettivi che ci siamo costantemente posti, quelli cioè di un concerto di interventi sui provvedimenti nazionali. E non pecchiamo di alcun velleitarismo, in quanto se ci dovessimo porre autonomamente il problema di un intervento organico per la ristrutturazione delle piccole e medie imprese in Sicilia, dovremmo dire in anticipo che faremmo qualcosa di non valido, di non
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serio, perché non saremmo in condizione, dal punto di vista delle risorse finanziarie, di potere imporre quegli oneri che sono necessari per portare avanti un provvedimento che deve trasformare dal fondo le strutture della nostra industria.
Il provvedimento si presenta, a mio avviso, equilibrato, sia per il fatto che interviene nel settore pubblico, sia per il fatto che interviene nel settore privato.
Si presenta anche positivo perché intanto mette a disposizione, sia deH’industria pubblica che dell’industria privata, ben 52 miliardi di lire, che certamente andranno in direzione di un rafforzamento e di un sostegno notevole di queste attività.
Vogliamo mettere anche in evidenza il limite deH’iniziativa per le imprese a partecipazione pubblica, nel senso che abbiamo detto hanno una ragione ed un significato in quanto ■ si approvino i piani. Non hanno alcun valore se i piani non saranno approvati in questa legislatura. Comunque, per quanto riguarda l ’impresa privata, la mettono in condizione di resistere, di tenere in piedi l ’attività produttiva con un sostegno notevole, perché si possa al momento opportuno intervenire in senso organico, quando cioè il Parlamento italiano avrà legiferato in questo settore.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale e pongo ai voti il passaggio alTesame degli articoli.
Chi è favorevole resti seduto; chi è contrario si alzi.
(E’ approvato)
Sull’ordine dei lavori.
GRILLO MORASSUTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRILLO MORASSUTTI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, solo per proporre di aggiornare la seduta, per consentire alla Giunta delle partecipazioni di potersi riunire e completare Tesarne dei piani quadriennali e quindi rinviare a domani Tesarne dell’articolato.
DE PASQUALE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PASQUALE. Onorevole Presidente, io credo che sarebbe il caso di proseguire nell’ esame degli articoli. Comunque sarà lei a prendere la decisione che riterrà opportuna.
Il problema è di accelerare i lavori dell’Assemblea su cui noi torniamo ad insistere, perché non ritengo che anche su provvedimenti di questo tipo si debba ripetere ulteriormente Tiniziativa rallentatrice davanti alla stretta temporale nella quale ci troviamo.
Nel caso in cui Ella decidesse di sospendere i lavori, mi pare che sia assolutamente necessario intanto convocare l ’Assemblea per domani mattina.
Io non credo che si possa ulteriormente procedere senza una precisa indicazione dei tempi che noi vogliamo dedicare alla discussione e al voto finale di determinate iniziative legislative.
Chiedo tuttavia ima riunione dei capigruppo, per potere riprendere più puntualmente l’esame dei tempi dell’Aula.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per quanto riguarda la convocazione dei capigruppo, la Presidenza si riserva di fissarne il giorno e l ’ora onde stabilire l ’andamento ulteriore dei lavori.
Pertanto, anche nella considerazione che la Giunta delle partecipazioni è convocata alle ore 21,00, la seduta è rinviata a domani, giovedì 8 aprile 1976, alle ore 10,30, facendo presente agli onorevoli colleghi che si continuerà ininterrottamente, sia nella mattinata che nel pomeriggio, con un brevissimo intervallo per la colazione, in modo da dare la possibilità all’Assemblea di portare avanti i disegni di legge che sono stati già concordati e che sono all’ordine del giorno del quale do lettura:
I — Discussione dei disegni di legge:
1) « Proroga dei termini previsti dalla legge 20 dicembre 1975, nume-
Resoconti, f. 234 (500)
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ro 78, recante provvidenze in favore dei lavoratori del mare di Mazara del Vallo e provvedimenti per la pesca » (813 - 858/A);
2) « Provvedimenti straordinari per 1 Espi, l ’Ems e l ’Azasi e provvidenze per la piccola e media industria » (864/A) (seguito);
3) « Modifiche e integrazioni alla legge regionale 21 dicembre 1973, numero 50, riguardante enti pubblici istituiti con leggi regionali e provvidenze a favore delle piccole e medie imprese industriali» (815/A);
4) « Interventi in favore delle gestioni irrigue consortili » (740/A) (seguito);
5) « Norme concernenti i servizi di cassa e di tesoreria» (845/A);
6) « Proroga del finanziamento regionale per numero 2 posti di assistente presso la Facoltà di medicina e chirurgia deirUniversità degli studi di Catania » (784/A).
II — Votazione finale dei disegni di legge:
1) « Norme per la nòmina di amministratori e rappresentanti della Regione negli organi di amministrazione attiva di enti di diritto pubblico, di organi di controllo o giurisdizionali » (161/Norine stralciate - 589 - 738/A);
2) « Norme dirette ad agevolare la istituzione di scuole e la frequenza di corsi di preparazione, formazione e qualificazione del personale parasanitario» (5 7 1 -6 1 6 - 621/A);
3) « Contributi per i centri trasfusionali, provvidenze per i donatori di sangue e norme per la profilassi delle malattie emolitiche del neonato » (547 - 617 - 679/A);
4) « Integrazione e modifiche alle leggi sulla pubblica i s t r u z i o n e » (797/A);
5) « Norme per l’applicazione delle provvidenze previste dalla legge regionale 25 novembre 1975, numero 75, in favore dei lavoratori licenziati dalla Eternit Sicilia di Siracusa » (887/A);
6) « Modifica dell’articolo 54 della legge regionale 20 marzo 1951, numero 29, concernente elezione dei de
putati aU’Àssemblea regionale siciliana » (869/A);
7) « Interventi per la realizzazione delle dotazioni strutturali e infrastrutturali in agricoltura e per lo sviluppo dei comparti produttivi della zootecnia, della vitivinicoltura, della serri- coltura, della granicoltura e di altre colture arboree » (712 - 4 - 476 - 517 - 543 - 612 - 726 - 757 - 766 - 769 - 783 - 788/A). ,
La seduta è tolta alle ore 20,50.
DAL SERVIZIO RESOCONTI
I l Direttore
Dott. Giovanni Milone
Arti Graache A. RENNA - Palermo
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