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Alta tecnologia in Toscana.
Quarto rapporto
www.hightechtoscana.it
Ottobre 2013
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www.hightechtoscana.it
Hanno collaborato:
Elena Casprini
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Cristina Marullo
Ufficio Studi Unioncamere Toscana
Alessandra Patrono
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di PIsa
Riccardo Perugi
Ufficio Studi Unioncamere Toscana
Andrea Piccaluga
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Alta Tecnologia in Toscana. Ottobre 2013
Indice
L’Osservatorio sulle Imprese High-Tech della Toscana ............................................. 4
Dai settori high-tech alle imprese high-tech. Metodologia dell’Osservatorio ......................... 6
Struttura del Rapporto ........................................ 9
1. L’alta tecnologia in Toscana. Struttura della popolazione di riferimento ............ 10
2. R&D e performance dell’alta tecnologia toscana nel periodo 2011-2013. I risultati dell’indagine .................. 15
2.1 Occupazione, investimenti e skills ............... 16
2.2 Clima di fiducia e performance dell’alta tecnologia in Toscana nel triennio 2010-2012, previsioni 2013 ....................................... 20
2.2.1 Fatturati delle imprese .............................. 20
BOX: Imprese high-tech e mercati esteri ........ 22
2.2.2 Ricerca e Sviluppo ....................................... 27
2.2.3 Investimenti ................................................... 30
3. Approfondimento di alcune variabili sull’innovazione ............................................ 31
3.1 Variabili “qualitative” dell’innovazione ..... 31
3.2 Localizzazione del concorrente principale 34
3.3 Le imprese e l’innovazione ............................. 36
4. Una lettura dell’high-tech per cluster ... 39
4.1 Una tassonomia sulla base dell’introduzione di nuovi prodotti sul
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mercato e delle previsioni di investimento ......................................................... 39
4.2 Una breve descrizione dei cluster ................ 40
5. High-tech, high growth? ............................. 42
5.1 Premessa. Le principali scelte metodologiche ..................................................... 42
5.2 Performance e caratteristiche strutturali . 46
5.3 Performance e orientamenti strategici ...... 50
5.4 Considerazioni conclusive ............................... 55
Bibliografia dell’Osservatorio ................................... 57
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L’OSSERVATORIO SULLE IMPRESE HIGH-TECH DELLA
TOSCANA. A partire dagli anni ’80 i contributi teorici nel campo della geografia della conoscenza e dell’innovazione tecnologica hanno progressivamente focalizzato la loro attenzione sull’analisi delle dinamiche localizzative delle attività ad alta tecnologia, e sulla rilevanza che queste esercitano sull’organizzazione industriale dei territori e sul relativo sviluppo. I principali contributi presenti in letteratura1 concordano nell’indicare come l’ampia varietà di approcci utilizzati nelle indagini compiute a livello nazionale ed internazionale sui settori “high tech” renda la questione della stessa identificazione delle attività ad alta tecnologia un problema teorico di non scarsa rilevanza, stante la sostanziale difficoltà di fondo di ricondurre le imprese oggetto di analisi ad un insieme univoco e ben delimitato. I criteri scelti per lo studio del fenomeno dell’alta tecnologia, della sua dimensione e delle sue performance dal punto di vista economico possono infatti comportare conseguenze sulle rappresentazioni del fenomeno, con particolare riferimento all’analisi della dimensione localizzativa. Nelle analisi empiriche sulla localizzazione delle attività innovative vengono generalmente adottati due tipi di prospettiva, spesso condizionati nelle scelte effettuate dalla tipologia e dal grado di completezza dei dati disponibili: - la prima prospettiva, che può definirsi settoriale adotta come punto di riferimento la tipologia di attività economica svolta, considerando come imprese ad alta tecnologia quelle che risultano classificate in settori “high-tech” (ad esempio, quello delle tecnologie informatiche o dell’elettronica), così come definiti dalle classificazioni statistiche ufficiali. L’approccio settoriale si fonda dunque sull’ipotesi –forte- che vi sia una omogeneità di atteggiamento nei confronti della tecnologia da parte delle imprese che appartengono ad uno stesso settore di attività economica, assumendo che queste esprimano una propensione analoga nei confronti dell’applicazione e dell’utilizzo della tecnologia2. Il principale riferimento ufficiale nell’ambito delle classificazioni dei settori ad alta tecnologia è il contributo di Hatzichronoglou (1997) il quale, utilizzando come criterio di misurazione dell’intensità tecnologica l’impegno in R&S3,
1 Cfr. Simmie (2005) e Lazzeroni (2004;2010) per una rassegna critica dei principali contributi.
2 Alcune derivazioni teoriche di tale prospettiva di analisi si trovano in letteratura nei contributi di
Malecki (1985), che propone una classificazione dei settori industriali sulla base della percentuale di spesa in R&S e della percentuale di dipendenti con qualifiche tecniche sul totale degli occupati; di Pavitt (1984), che classifica i settori industriali in relazione ai “regimi tecnologici”, individuando tre distinti settori (il primo rappresentato da imprese che investono quote elevate di fatturato in R&S per ottenere innovazioni di prodotto; il secondo formato da imprese che investono quote elevate di fatturato in R&S finalizzate a innovazioni di processo e riduzione dei costi; il terzo costituito da imprese che presentano bassi livelli di spesa in R&S e un limitato numero di competenze tecnico/scientifiche tra i dipendenti); di Butchart (1987), che individua come criterio distintivo il confronto tra la quota di fatturato spesa in R&S e la quota di dipendenti con qualifiche tecnico-scientifiche. 3 Vengono in tale contributo costruiti tre indicatori dell’intensità tecnologica:
- spesa in R&S divisa per il valore aggiunto prodotto; - spesa in R&S divisa per la produzione realizzata; - spesa in R&S più la tecnologia incorporata nei beni intermedi e negli investimenti divisa per la
produzione. Il valore ottenuto dai tre indicatori a livello aggregato dalle imprese del settore è confrontato con il
valore aggregato ottenuto in tutti i settori e in tutti i paesi dell’OECD: i settori a maggior contenuto
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individua 4 gruppi settoriali (high-tech, medium-high tech, medium-low tech e low tech), formalizzati successivamente nella classificazione OECD dei settori ad alta tecnologia (Eurostat 2004, 2009).
- la seconda prospettiva metodologica, volta all’analisi specifica delle imprese high tech, individua una serie di criteri qualitativi quali indicatori dell’utilizzo e/o della produzione di tecnologia da parte dell’impresa, della propensione alla ricerca, dell’impiego di personale qualificato, dell’intensità degli scambi di conoscenza con il territorio, per selezionare quelle imprese che rispondono a tali requisiti, indipendentemente dal settore di attività economica in cui risultano classificate. Si fa dunque in questo ambito riferimento a valutazioni di natura sostanziale in relazione ai numerosi aspetti in cui può essere espressa una propensione più o meno accentuata alla produzione di tecnologia: dal processo che conduce alla realizzazione del prodotto o alla realizzazione di un servizio, al prodotto/servizio in sé. Anche in questo secondo filone esiste una estesa letteratura scientifica, con analisi sulle tipologie di investimenti realizzati e sulle caratteristiche degli addetti, sull’atteggiamento delle imprese rispetto alla ricerca (interna, acquistata all’esterno o in collaborazione), sulle caratteristiche insite nel prodotto (ciclo di vita, numero di nuovi prodotti e loro innovatività), su aspetti legati all’organizzazione dell’impresa (decentralizzazione dei processi decisionali, struttura flessibile) e al suo management (attitudine al cambiamento e al rischio). L’ampia varietà di fattori esplorati non ha però dato ancora luogo ad una visione condivisa, a causa degli inevitabili limiti di cui soffrono i modelli empirici4. Tra questi, la possibile soggettività di cui possono risentire i vari criteri proposti, in termini di metodologia di indagine o scelta degli aspetti di osservazione, così come la difficoltà di generalizzare conclusioni che, dato il loro carattere empirico, sono necessariamente limitate a condizioni precise di indagine ed a campioni ristretti.
Le considerazioni appena espresse hanno lo scopo di sottolineare come le indagini sull’alta tecnologia richiedano, ad opinione di chi scrive, l’utilizzo di differenti approcci metodologici e operativi che consentano di coniugare i principali vantaggi delle classificazioni ufficiali (disponibilità temporale e confrontabilità delle informazioni a livello territoriale e settoriale, possibilità di integrazione con altre fonti ufficiali) con la maggiore aderenza alla complessità dei fenomeni che può essere ottenuta con analisi condotte a livello di impresa. Queste ultime, cogliendo le sfumature legate al livello tecnologico delle produzioni effettuate, consentono in particolare di evidenziare eventuali differenze infra-settoriali, attenuando la tipica rigidità che le classificazioni ufficiali mostrano rispetto alle evoluzioni tecnologiche.
tecnologico sono quelli che hanno valori di tutti gli indicatori in media più elevati di quelli registrati in
settori a minore contenuto tecnologico, nel periodo di riferimento (1980-1990).
4 Un interessante tentativo di sintetizzare questa molteplicità di spunti di indagine in uno strumento di
classificazione utilizzabile come guida per valutare la posizione tecnologica delle imprese è quello proposto da Grinstein e Goldman (2006), che individuano tre dimensioni “prevalenti” per spiegare il livello tecnologico di un’impresa. Da un lato queste vanno riferite alla natura (grado di innovatività) dell’attività di R&S svolta, dall’altro riguardano la strategia legata al prodotto, intesa come necessità di anticipare continuamente il mercato, ed infine la cultura d’impresa, se orientata alla condivisione degli esiti generati dallo svolgimento dell’attività di ricerca. Questo approccio è solo uno degli esempi possibili di indagine a livello di singola impresa, particolarmente “accattivante” nel suo tentativo di completezza anche se, come altri modelli empirici, soffre di alcuni inevitabili limitazioni.
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DAI SETTORI HIGH-TECH ALLE IMPRESE HIGH-TECH. METODOLOGIA DELL’OSSERVATORIO Ai fini della realizzazione di un’analisi più esaustiva e precisa possibile del fenomeno l’approccio metodologico utilizzato dall’Osservatorio sulle Imprese High Tech della Toscana è mirato ad integrare il criterio basato sul settore di appartenenza dell’impresa (e in generale alla tipologia di attività economica svolta, ottenuto attraverso una fase di elaborazione di tipo desk degli elenchi ufficiali) con un criterio di individuazione delle realtà aziendali ad alta tecnologia in base a specifici parametri quali-quantitativi di riferimento, utilizzando a tale scopo informazioni ottenute attraverso apposite rilevazioni field. Obiettivo dell’Osservatorio è infatti quello di ottenere una maggiore aderenza delle classificazioni utilizzate a livello internazionale al reale livello tecnologico delle imprese sul territorio, attraverso una metodologia di indagine “mista” che consente di tener conto, nell’analisi dell’attività economica delle imprese high tech, di numerosi aspetti tecnologici ed organizzativi normalmente non desumibili dalle fonti ufficiali (ad esempio, la quota di spesa in R&S, o la quota di laureati in materie scientifiche e tecnologiche), determinando inoltre –sempre sulla base dei parametri utilizzati come criteri- l’esclusione di imprese non considerabili come strettamente “high tech”, ancorché incluse nelle classificazioni normalmente utilizzate a livello internazionale5. La scelta di combinare i due approcci di analisi, passando progressivamente dalla prospettiva “settoriale” a quella “di impresa”, intende dunque garantire una copertura quanto più esaustiva possibile del fenomeno, partendo da considerazioni di carattere generale riferite all’universo “ufficiale” delle imprese dei settori high tech localizzate nei diversi territori; d’altro canto, essa mira a soddisfare esigenze di analisi di maggior dettaglio delle “reali” capacità e/o potenzialità innovative delle aziende interessate, con l’obiettivo di definire caratteristiche “tipiche” e peculiarità in termini di tipologia organizzativa, livello tecnologico, competenze emergenti. L’impostazione utilizzata per la determinazione dell’universo di riferimento per l’indagine sull’alta tecnologia in Toscana poi utilizzato come base di rilevazione per la fase field del presente lavoro, risponde in particolare a due esigenze di analisi:
i) l’esigenza di garantire una copertura del fenomeno più esaustiva possibile con l’obiettivo di partire da liste di rilevazione ampie, che facciano riferimento all’universo delle imprese dei settori high tech localizzate in Toscana secondo le fonti ufficiali;
ii) l’esigenza di realizzare un approfondimento diretto dell’attività svolta dall’azienda e la conoscenza delle sue “reali” capacità o potenzialità innovative, con l’obiettivo di definire alcune caratteristiche “tipiche” tali da essere generalizzate per l’intero settore, e più in particolare:
- individuare, con il maggior grado di precisione possibile, le imprese che realmente svolgono attività qualificabili come high-tech; - cogliere le peculiarità tipiche del territorio osservato, in termini di tipologia di imprese, livello tecnologico, competenze emergenti;
5 Si tratta di una metodologia supportata da una crescente letteratura scientifica (ad esempio Nesta,
2007; Adams et al., 2008; Roper et al., 2009), della quale i risultati proposti possono considerarsi un interessante esempio di applicazione in ambito nazionale.
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- fornire indicazioni sulle performance economiche, anche in chiave dinamica, delle imprese censite.
Tale approccio permette di sfruttare contemporaneamente i vantaggi dell’utilizzo di classificazioni settoriali (confrontabilità delle informazioni a livello territoriale e settoriale, disponibilità temporale e tempestività nell’aggiornamento delle informazioni, possibilità di integrazione con altre fonti ufficiali, copertura territoriale del fenomeno) e quelli della individuazione sul campo delle “imprese” high-tech, metodologia che pur partendo da criteri qualitativi riferibili a singoli casi aziendali, consente una buona aderenza alla complessità del fenomeno in termini di tipologia di produzione/servizi e livello tecnologico. Tale soluzione rappresenta un modello originale di individuazione delle imprese suscettibile di miglioramenti e di verifiche nel tempo, ma costituisce senz’altro un valido strumento di classificazione di una categoria di aziende altrimenti difficilmente quantificabile. Il criterio utilizzato per la definizione della metodologia di classificazione delle imprese high-tech è dunque costituito da due fasi distinte: la prima è finalizzata alla ricostruzione dell’universo potenziale ottenuto ricorrendo alle fonti ufficiali disponibili (il Registro delle Imprese) e la seconda orientata alla selezione, a partire da questo universo, delle imprese che soddisfano criteri che l’evidenza empirica ha mostrato come più frequentemente applicabili ad aziende high-tech. - Fase desk: ricostruzione dell’universo potenziale
L’obiettivo di questa fase è la ricostruzione di un elenco anagrafico in cui, con maggiore probabilità, sono rintracciabili le aziende operanti nel territorio che si configurano come high-tech. L’esigenza di circoscrivere nel modo più esauriente il settore ha sollecitato il ricorso alla fonte ufficiale più esaustiva e aggiornata, rappresentata dal Registro delle Imprese della Toscana. L’esigenza di superare i limiti connessi all’utilizzo di classificazioni di attività tecnologiche basate esclusivamente su codici ATECO ha determinato l’introduzione di un meccanismo di scoring applicato alla descrizione dell’attività svolta dalle imprese caratterizzato dall’individuazione di parole chiave “ricorrenti” nella descrizione dell’attività economica fornita dall’impresa al momento dell’iscrizione. Accogliendo, infatti, l’ipotesi che un’impresa indichi con un buon grado di aderenza alla realtà l’attività prevalente che intende realizzare, si è proceduto ad analizzare i campi “oggetto sociale” e “descrizione attività” per l’universo delle imprese high-tech determinato a livello settoriale, con lo scopo di determinare alcune espressioni o keywords in grado di “filtrare” gli elenchi dalle imprese che svolgono attività non qualificabili come high-tech in senso stretto . L’elenco risultante da questa operazione di ricerca ed esclusione delle aziende rappresenta un insieme di aziende che con maggiore probabilità si configura come high-tech, perché appartiene a settori a maggior contenuto tecnologico e/o dichiara di svolgere un’attività che non è palesemente lontana da un ambito technology-driven. - Fase field: applicazione dei criteri per la definizione di imprese high tech ”gold” e imprese high tech “silver“ attraverso strumenti empirici.
La fase successiva è stata quella della verifica diretta, ovvero della conferma da parte delle imprese selezionate del reale svolgimento di attività qualificabili come high-tech. A questo scopo, con un’indagine field svolta in maniera estesa sulle liste di rilevazione sono stati applicati ulteriori filtri di selezione, che qualificano sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di vista quantitativo la natura dell’attività economica dell’impresa, la tipologia di attività
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innovativa svolta ed il livello tecnologico, l’entità degli investimenti in ricerca ed l’impiego di risorse umane qualificate e specializzate in campo scientifico e tecnologico. Si tratta, anche in questo caso, di criteri che possono risentire dei limiti insiti nelle inevitabili generalizzazioni nei confronti di imprese che operano in settori e mercati diversi, che forniscono servizi o operano nel manifatturiero, di diverse dimensioni ed età. Tali criteri tuttavia, possono ritenersi quelli che, in base all’esperienza ormai consolidata dell’Osservatorio, ricorrono con maggiore frequenza, indipendentemente dal settore di appartenenza delle imprese e alle altre caratteristiche strutturali.
Ciascuna delle due tipologie di criteri è stata ulteriormente articolata in una serie di variabili discriminanti, riferibili alle diverse tipologie di localizzazioni di impresa (sedi/unità locali diverse dalle sedi). La prima categoria rappresentata da criteri qualitativi, è articolata in una serie di variabili volte a rilevare la tipologia di attività innovativa svolta dall’impresa: esse mirano a cogliere una propensione spiccata al porre in essere azioni mirate alla introduzione e alla realizzazione di tecnologie nuove ed avanzate, a prescindere dalla capacità dell’azienda di destinare risorse umane e finanziarie in tal senso. La seconda categoria, specifica piuttosto tre criteri quantitativi introdotti allo scopo di evidenziare ulteriormente, in presenza di almeno una variabile di tipo qualitativo l’entità dell’investimento in termini di risorse umane e finanziarie, in attività di ricerca scientifica e tecnologica.
Criteri di determinazione dell'universo delle imprese high-tech
Sedi di
impresa
Unità locali
diverse
dalla sede
X X
X X
X X
X X
X X
X X
Sedi di
impresa
Unità locali
diverse
dalla sede
X X
X
X Quota di addetti laureati in materie tecnico-scientifiche superiore al 50%.
Avvio di azioni finalizzate alla partecipazione a programmi pubblici nazionali o regionali per i l
finanziamento di azioni innovative nel settore al momento dell'intervista.
Essere spin-off di un ente di ricerca pubblico, o impresa ospitata in un incubatore/parco
scientifico tecnologico.
CRITERI QUANTITATIVI
Variabili discriminanti
Quota di addetti in R&S sul totale degli addetti superiore o uguale al 10%.
Quota di spesa in R&S sul fatturato superiore o uguale al 10%.
CRITERI QUALITATIVI
Variabili discriminanti
Ricorso, anche occasionale, ad attività di R&S per l’introduzione di nuove tecnologie, o la
realizzazione di nuovi prodotti.
Possesso di almeno una domanda di brevetto italiano, europeo, USA o di procedura PCT, nei tre
anni precedenti alla rilevazione.
Partecipazione ad almeno un progetto europeo, come primo contraente o come partner, nei tre
anni precedenti alla rilevazione.
Collaborazione per progetti di ricerca con almeno un ente di ricerca pubblico locale e non, al
momento dell’intervista.
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Il rispetto di entrambi i criteri indica per un’impresa l’appartenenza al segmento high tech ”gold”, quello a maggior contenuto tecnologico: si tratta di imprese che presentano sia una propensione alla innovazione tecnologica che una soglia minima di investimento in risorse umane e/o finanziarie destinate ad attività di ricerca e sviluppo in tale direzione. Il rispetto di almeno uno dei criteri qualitativi, accompagnato dalla mancanza di una soglia quantitativa indica un insieme di imprese definibile come segmento delle imprese high-tech “silver”, per le quali il ricorso alla tecnologia o lo sviluppo di soluzioni innovative è qualificabile come casuale, oppure hanno caratteristiche strutturali (dimensione, età, settore di appartenenza) tali da non permettere (almeno nel momento dell’intervista) un investimento consistente e continuativo di risorse finanziarie ed umane in attività di ricerca. La presenza di una soglia di investimenti minima (rispetto di almeno un criterio quantitativo) accompagnata dalla mancanza di caratteri qualitativi che indicano la propensione all’innovazione dell’impresa individua il segmento di imprese definibili come “laboratori di ricerca high-tech”: si tratta di situazioni in cui esiste un forte impiego di risorse in attività di ricerca che però non trova rispondenza in un comportamento qualificabile come quello di un’impresa impegnata nella realizzazione di alta tecnologia. Infatti, queste aziende non utilizzano la propria attività di ricerca per l’introduzione di nuove tecnologie o la realizzazione di nuovi prodotti, né per attività di ricerca finanziata o che conduca a risultati brevettuali, non hanno rapporti con enti pubblici di ricerca: per questi motivi, la tipologia di attività che sembra delinearsi da queste caratteristiche è quella di una sorta di laboratorio che svolge la sua attività di ricerca per conto di terzi, ma senza finalità di sfruttamento industriale della ricerca. Ai fini della presente analisi, i due segmenti sono stati raggruppati nella categoria delle imprese high tech “silver”: si tratta di imprese che, al momento dell’intervista, presentano almeno una caratteristica qualitativa (in termini di propensione all’attività di innovazione tecnologica) o almeno una caratteristica quantitativa (in termini di soglia minima di investimento in attività di ricerca scientifica e tecnologica). L’assenza di caratteristiche in relazione ad entrambi i criteri determina infine l’appartenenza delle imprese al segmento non high-tech.
STRUTTURA DEL RAPPORTO L’Osservatorio sulle imprese high-tech della Toscana ha censito, tramite rilevazioni field condotte annualmente nel periodo 2009-2012, circa 1.500 unità locali ad alta tecnologia sul territorio regionale. Nella prima parte del presente rapporto (Cap.1) viene descritta la struttura dell’universo dell’alta tecnologia in Toscana aggiornato alla data dell’ultima rilevazione, con lo scopo di fornire il quadro completo della numerosità, tipologia e caratteristiche strutturali delle imprese censite dall’Osservatorio indipendentemente. I dati descritti nei capitoli successivi fanno invece riferimento agli esiti dell’ultima indagine field realizzata dall’Osservatorio (nel periodo dicembre 2012-gennaio 2013) con lo scopo di fornire indicatori aggiornati circa gli andamenti economici, occupazionali e le caratteristiche strategiche delle imprese in relazione al segmento tecnologico di appartenenza.
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1. L’ALTA TECNOLOGIA IN TOSCANA. STRUTTURA DELLA
POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO L’universo delle imprese ad alta tecnologia in Toscana, popolazione di riferimento dell’Osservatorio, ha raggiunto la numerosità di circa 1.500 localizzazioni di impresa nel mese di febbraio 2013, cui corrisponde un’occupazione complessiva pari a quasi 41.000 addetti. (figura 1.1) Alle 1.123 imprese con sede legale in Toscana fa capo circa l’83% delle localizzazioni censite, mentre il restante 17% è rappresentato da insediamenti in Toscana di imprese con sede fuori dal territorio, una presenza non trascurabile che in qualche modo approssima il grado di attrattività del territorio regionale sotto il profilo degli insediamenti di imprese ad alta tecnologia. La dimensione media delle localizzazioni high-tech è più elevata in questo secondo caso: si tratta infatti di laboratori e strutture aziendali che in gran parte appartengono ai settori life sciences, e che da sole generano oltre un quarto dell’occupazione complessiva.
Gran parte dell’occupazione high-tech è basata su realtà imprenditoriali del territorio, che presentano una dimensione media nettamente inferiore alle precedenti, e legata a peculiarità settoriali delle imprese ad alta tecnologia della regione. Gli ultimi bilanci disponibili depositati dalle società di capitali high-tech con sede in Toscana rivelano un fatturato complessivo, per l’universo di riferimento, stimato in oltre 12 milioni di Euro.
FIGURA 1.1
Caratteristiche strutturali dell'universo high-tech in Toscana
Unità locali, occupazione, fatturato (1) - Valori assoluti e composizione %
Numero UL Addetti Fatturato
Localizzazioni di imprese con sede in Toscana 1.212 29.828 € 12.195.427.418
Localizzazioni di imprese con sede fuori Toscana 256 11.165 -
TOTALE LOCALIZZAZIONI HIGH_TECH 1.468 40.993 € 12.195.427.418
(1) ns. stime su ultimi bilanci disponibili (Fonte: Infocamere)
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
82,6%
17,4%
LOCALIZZAZIONI
72,8%
27,2%
OCCUPAZIONE
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In linea con la struttura dell’economia toscana e, più in generale, con le caratteristiche dei settori ad alta tecnologia nel nostro Paese, l’universo di riferimento dell’Osservatorio è caratterizzato dalla netta prevalenza di imprese di micro e piccola dimensione. In oltre il 90% dei casi ci troviamo infatti in presenza di micro e piccole unità locali (da 1 a 49 addetti), ed in più del 60% dei casi la dimensione non supera i 9 addetti. Tali quote crescono ulteriormente se prendiamo in considerazione esclusivamente le imprese con sede in Toscana. (figura 1.2)
Micro e piccole imprese high-tech generano infatti appena il 28% dell’occupazione regionale ed il 10% del fatturato complessivo, entrambi in larga misura determinati dalla media e –soprattutto - dalla grande dimensione. Con una media di oltre 700 addetti per impresa, le unità locali di grande dimensione (l’1,6% del totale) pesano infatti per oltre il 40% sull’occupazione complessiva e generano quasi il 60% del fatturato. La distribuzione geografica delle localizzazioni censite nell’universo dell’alta tecnologia toscana evidenzia una decisa concentrazione nelle province caratterizzate dalla presenza di università e ad elevata presenza di ricerca pubblica: oltre un terzo delle imprese si trova infatti nel territorio di Firenze e provincia, ed il 17,2% nel territorio di Pisa. Siena, Arezzo, Lucca e Prato presentano una numerosità simile, ed appena superiore al 7%. (figura 1.3)
FIGURA 1.2
Caratteristiche strutturali dell'universo high-tech in Toscana per classe dimensionale
Unità locali, occupazione, fatturato (1) - Valori assoluti e composizione %
UL (%) Addetti (%) Fatturato
(%)
Micro (<= 9 addetti) 61,0% 8,7% 2,5%
Piccole (10-49 addetti) 29,5% 19,5% 8,2%
Medie (50-249 addetti) 7,8% 29,7% 31,9%
Grandi (>= 250 addetti) 1,6% 42,1% 57,4%
TOTALE LOCALIZZAZIONI HIGH_TECH 100,0% 100,0% 100,0%
(1) ns. stime su ultimi bilanci disponibili (Fonte: Infocamere)
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
LOCALIZZAZIONI OCCUPAZIONE FATTURATO (SEDI)
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Si osserva una forte presenza di attività ad alta tecnologia nel settore dell’Information and communication technologies (ICT), in assoluto il più diffuso in ambito regionale, ed in particolare nei territori di Pisa (50% delle imprese high-tech), Prato (47%) e Firenze (40%). Una buona diffusione caratterizza inoltre i settori della meccanica avanzata, con particolare riferimento a localizzazioni high-tech che operano nell’automazione industriale. Dal punto di vista della concentrazione geografica, queste sono localizzate prevalentemente nell’area interna; a Lucca rappresentano il 40% delle imprese high-tech, ad Arezzo, il 33%, a Firenze il 30%. Negli stessi territori si osserva una buona presenza di localizzazioni operanti nei settori dell’elettronica e ottica, che nel complesso rappresentano il 10% delle localizzazioni ad alta tecnologia presenti in Toscana.
FIGURA 1.3
Distribuzione delle localizzazioni high-tech in Toscana
Quote % sul totale per provincia, dimensione e settore
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
8%
18%
6%
10%
7%
42%
5%
4%
L. SC.
MEC
CHI
ELE
ENE
ICT
SER
ALTRI
61,0%
29,5%
7,8%
1,6%
Micro Piccole Medie Grandi
L.SC
ICT
ICT
MEC - ELE
MEC - ELE
MEC - ELE
L.SC
Oltre il 20%
Dal 7% al 20%
Meno del 7%
Firenze33,9%
Pisa17,2%
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Le province di Firenze e Siena si caratterizzano per una buona presenza di imprese dei settori life sciences: si tratta di realtà di medio-grandi dimensioni che nel complesso rappresentano l’8% delle localizzazioni high-tech a livello regionale ma rivestono un peso decisivo dal punto di vista occupazionale (insieme, oltre il 70% degli addetti complessivi). (figura 1.4) Una forte concentrazione si osserva in provincia di Firenze (36,5% degli addetti), seguita da Siena (14,4%) e Pisa (11,5%).
Grazie ad una più accentuata presenza di realtà di media e grande dimensione, meccanica avanzata e life sciences (in particolare, farmaceutica) determinano insieme ben la metà degli addetti di localizzazioni high-tech. Con una forte diffusione in provincia di Pisa e la presenza di imprese di grandi dimensioni nel territorio di Arezzo, il settore ICT rappresenta il terzo in ordine di rilevanza (il 18% degli addetti complessivi nell’universo considerato).
FIGURA 1.4
Distribuzione dell'occupazione high-tech in Toscana
Quote % sul totale per provincia, dimensione e settore
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
Oltre il 20%
Dal 7% al 20%
Meno del 7%
Firenze36,5%
Siena14,4%
24%
26%
11%
9%
4%
18%
2%
6%
L. SC.
MEC
CHI
ELE
ENE
ICT
SER
ALTRI
8,7%
19,5%
29,7%
42,1%
Micro Piccole Medie Grandi
L.SC
MEC
L.SCICT
MEC
L.SC
MEC
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E’ abbastanza forte il ruolo della meccanica avanzata sull’occupazione high-tech dei territori di Lucca e Firenze e del life sciences a Siena che, grazie alla presenza di realtà di grandi dimensioni, genera il 71% dell’occupazione high-tech del territorio. In provincia di Firenze un peso decisivo è determinato dalla presenza di grandi realtà della meccanica. Osservando infine la distribuzione del fatturato high-tech riferito alle imprese con sede in Toscana, ancora più ingente è il peso della media e soprattutto della grande dimensione (insieme circa il 90% del fatturato complessivo). (figura 1.5)
Dal punto di vista settoriale la meccanica avanzata, grazie alla presenza di grandi realtà dell’automazione industriale, genera un terzo del fatturato dell’alta tecnologia toscana, seguita da chimica e life sciences, entrambi con un peso del 21%, dunque da elettronica e ICT.
FIGURA 1.5
Distribuzione del fatturato delle imprese high-tech in Toscana
Quote % sul totale per provincia, dimensione e settore
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
Oltre il 20%
Dal 7% al 20%
Meno del 7%
Firenze47,0%
Arezzo19,9%
L.SC
MEC
L.SCICT
MEC
L.SC
MEC
ICT
21%
33%
21%
11%
3%
10%
0%
1%
L. SC.
MEC
CHI
ELE
ENE
ICT
SER
ALTRI
2,5% 8,2%
31,9%57,4%
Micro Piccole Medie Grandi
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Proprio per la presenza di grandi realtà dell’automazione industriale il 47% del fatturato complessivo dell’alta tecnologia toscana è realizzato in provincia di Firenze, seguita da Arezzo (il 20%, concentrato nei settori ICT e chimica), da Lucca (8,1%) e da Siena (7,2%).
2. R&D E PERFORMANCE DELL’ALTA TECNOLOGIA TOSCANA
NEL PERIODO 2011-2013. I RISULTATI DELL’INDAGINE.
Come già si è avuto modo di sottolineare, uno degli aspetti più originali e distintivi della presente
indagine è il metodo utilizzato per l’individuazione delle imprese high-tech.
Esso è, infatti, il frutto di riflessioni su modelli proposti dalla letteratura scientifica e di
considerazioni derivanti dall’esperienza maturata sul campo. In tal modo si è giunti a definire, e
annualmente a “raffinare”, uno strumento di selezione e di analisi che è stato utilizzato anche in
altri studi aventi per oggetto l’alta tecnologia . In sintesi, il metodo dell’Osservatorio integra fonti
ufficiali con la verifica diretta delle caratteristiche delle imprese, garantendo l’identificazione di un
universo rappresentativo dell’alta tecnologia per il sistema territoriale di riferimento.
L’applicazione di due livelli di approfondimento empirico permette, inoltre, di “stratificare” le
imprese in relazione all’intensità dell’attività innovativa realizzata. Come descritto in precedenza,
infatti, nel corso delle interviste telefoniche è stata verificata la corrispondenza delle imprese a due
tipi di criteri:
• di natura qualitativa, ovvero relativi all’orientamento nei confronti dei più comuni input ed
output dell’innovazione, quali: attività di ricerca interna, brevetti, progetti di ricerca, collaborazioni
con enti pubblici di ricerca (EPR);
• di natura quantitativa, ovvero relativi ai livelli di investimento in risorse umane e
finanziarie finalizzate alla ricerca e all’innovazione, nonché in relazione all’impiego di risorse umane
altamente specializzate.
Sulla base della rispondenza a questi criteri, verificata nel corso delle interviste, è stato possibile
individuare un campione di 645 unità locali (UL) high-tech, di cui 488 (pari al 75,7%) che hanno
soddisfatto entrambi i criteri e che sono state quindi qualificate come high-tech “gold”; mentre 157
UL (pari al 24,3%) sono invece high-tech “silver”, poiché sono risultate rispondenti solo a criteri
qualitativi (UL “propense all’high-tech”) o solo ai criteri quantitativi (“laboratori di ricerca”). Infine,
sono 449 le UL che non hanno risposto positivamente a nessuno dei requisiti e pertanto, pur
appartenendo a settori solitamente qualificati come ad elevato contenuto tecnologico, non
presentano, almeno allo stato attuale, le caratteristiche per essere considerate high-tech (e sono
state quindi definite UL “non high-tech”).
L’analisi delle variabili indagate, che sarà presentata nel corso di questo capitolo e dei successivi,
terrà conto della distinzione nelle due tipologie tecnologiche (“gold” e “silver”) evidenziandone,
laddove emergano, le differenze principali. Inoltre, le chiavi di lettura utilizzate per il commento dei
risultati sono di due tipi: il macro-settore di appartenenza (per evidenziare differenze legate ai
diversi ambiti tecnologici di riferimento) e la classe di addetti (al fine di sottolineare le peculiarità
legate alla dimensione e il ruolo, nel contesto toscano, delle medie e grandi imprese).
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2.1 OCCUPAZIONE, INVESTIMENTI E SKILLS I risultati dell’indagine 2013 confermano come, pur in tempi di crisi, l’alta tecnologia toscana stia mantenendo una elevata incidenza di occupazione impiegata in attività di ricerca e sviluppo e più in generale di occupazione high-skilled (addetti laureati in discipline scientifiche e tecnologiche). (figura 2.1) Nel 2012 gli addetti impiegati in attività tecnico-scientifiche di ricerca e sviluppo (attività di progettazione, ingegnerizzazione dei prodotti, stile e design) nelle imprese high-tech toscane sono in media il 38% del totale per impresa. Una quota pari al 35% degli addetti, anche se non formalmente destinati ad attività di ricerca e sviluppo, presenta livelli di istruzione elevati in campo scientifico e tecnologico (ingegneri, tecnici specializzati, ecc.).
A parità di numero di addetti l’incidenza delle risorse umane dedicate ad attività formali o “informali” di R&D cresce ulteriormente nel segmento “gold” e si fanno ancora più consistenti, all’interno di questo segmento, con riferimento alle micro e piccola dimensione: nelle unità locali high-tech fino a 49 addetti oltre la metà di questi è impiegata in attività di R&D, e la quota di occupazione high-skilled per impresa è pari 37,5% del totale addetti. Tale spiccata intensità in termini di risorse umane high-skilled e destinate ad attività di ricerca e sviluppo è il frutto di percorsi di crescita che le imprese high-tech affrontano nel tempo. L’analisi dei risultati delle survey condotte nei quattro anni ha consentito di osservare, indipendentemente dall’andamento del ciclo economico regionale, continui processi di up-skilling del personale presente in azienda (entrate di addetti alle funzioni di R&D vanno a sostituire uscite di addetti in funzioni più «tradizionali» ), con tassi di crescita dell’occupazione qualificata mediamente più alti rispetto a quelli dell’occupazione complessiva, con particolare riferimento alla micro e piccola impresa del segmento «gold», che presenta in assoluto la numerosità maggiore nel campione di indagine (70% delle unità locali).
FIGURA 2.1
Caratteristiche dell'occupazione nelle imprese high-tech in Toscana
Addetti medi per impresa e quote medie % per dimensione e segmento tecnologico
Addetti tot
v.a. v.a. quota % v.a. quota %
Totale high-tech 22 4 37,6% 6 35,0%
High-tech "gold" 22 5 48,9% 7 37,6%
High-tech "silver" 21 1 2,2% 3 26,7%
Micro e piccole imprese 9 3 39,2% 3 35,3%
High-tech "gold" 9 3 50,5% 3 37,5%
High-tech "silver" 9 0 1,3% 2 28,0%
Medie e grandi imprese 157 23 19,2% 39 31,5%
High-tech "gold" 187 35 25,4% 54 39,5%
High-tech "silver" 107 7 9,1% 13 17,4%
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
Addetti R&S Addetti S&T
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Andando a considerare la distribuzione dell’occupazione complessiva dell’alta tecnologia toscana per segmento tecnologico e dimensione, la micro e piccola impresa genera una quota non elevata di occupazione totale (il 39%), che sale a circa il 60% con riferimento all’occupazione addetta alla R&D. (figura 2.2) Viceversa la medio-grande impresa (61% dell’ occupazione complessiva) genera solo il 41% di occupazione in R&D pur mantenendo, in relazione alle caratteristiche dei settori tipici di attività (farmaceutica, chimica, automazione industriale) una quota pari ad oltre la metà degli occupati con laurea in discipline S&T.
All’interno del segmento “gold” cresce il contributo della piccola impresa all’occupazione in attività di R&D mentre nel segmento «silver» è la media e grande impresa ad occupare l’83% del totale degli addetti in R&D. Nelle micro e piccole imprese high-tech, in maggioranza del settore dei servizi, si osserva una netta focalizzazione sull’attività di R&D in quanto core rispetto all’idea imprenditoriale di partenza (il titolare è spesso ingegnere, ricercatore, proprietario dell’idea o del brevetto al centro dell’impresa, ed è in prima persona focalizzato sulle attività di R&D in funzione dell’innovazione radicale di prodotto). La medio-grande impresa high-tech in Toscana è invece «responsabile» di maggiori quote di occupazione in R&D nel segmento «silver» dal momento che si tratta di realtà prevalentemente manifatturiere e ad elevata capitalizzazione (settori science-based e grandi realtà della meccanica/cantieristica/chimica), con laboratori strutturati di R&D.
FIGURA 2.2
Distribuzione degli occupati in R&D e high-skilled nelle imprese high-tech in Toscana
Quote % sul totale per dimensione e segmento tecnologico
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
39%
59%47%
40%
62%47%
36%
17%
50%
61%
41%53%
60%
38%53%
64%
83%
50%
Addettitotali
Addettiin R&D
Addettilaureati
in S&T
Addettitotali
Addettiin R&D
Addettilaureati
in S&T
Addettitotali
Addettiin R&D
Addettilaureati
in S&T
1-49 addetti 50 addetti e oltre
TOTALE HIGH-TECH HIGH-TECH "gold" HIGH-TECH "silver"
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Queste rappresentano delle realtà di eccellenza tra le imprese che tradizionalmente operano in Toscana in questi settori, e dal punto di vista dell’intensità tecnologica possono considerarsi realtà «strettamente confinanti» con l’high-tech definito dall’ Osservatorio. Con riferimento alle caratteristiche dell’attività di ricerca e sviluppo, l’intensità media della spesa per investimenti nelle imprese high-tech si è assestata nel 2012 all’11,2% del fatturato. (Figura 2.3) Così come per il numero medio di addetti in attività di R&S, anche il livello di spesa per investimenti nel 2012 rispetto al fatturato evidenzia una intensità media per impresa più elevata per le imprese fino a 49 addetti rispetto a quelle di medio-grande dimensione; l’intensità media cresce poi ulteriormente per le micro e piccole imprese high-tech “gold” mentre si fermano su livelli decisamente bassi per il segmento “silver”, in cui è la medio-grande impresa a registrare intensità maggiori di ricerca e sviluppo.
Per entrambi i segmenti i livelli di spesa in R&D rispetto al fatturato non sono stati, nel 2012, particolarmente elevati, riportando intensità medie inferiori rispetto a quelle osservate nei campioni delle indagini precedenti. In particolare, per alcuni segmenti tecnologici e/o dimensionali gli effetti della crisi sulla dinamica del fatturato hanno determinato riduzioni più che proporzionali nella spesa per investimenti in R&D, con una riduzione nell’indicatore di intensità complessiva. Tra le caratteristiche che maggiormente differenziano i due segmenti tecnologici, in particolare nel campione 2012-2013, sicuramente hanno risalto i livelli di occupazione in R&S e di intensità della spesa in R&D rispetto al fatturato. Se una parte della variabilità tra gruppi può essere spiegata dagli stessi criteri di individuazione delle imprese, la forte accentuazione nell’anno 2012 appare legata, come si vedrà più avanti, ad andamenti profondamente diversi tra le imprese dei diversi gruppi nelle variabili riguardanti l’occupazione, il fatturato e-conseguentemente- la spesa in attività di ricerca e sviluppo.
FIGURA 2.3
Caratteristiche dell'attività di ricerca e sviluppo nelle imprese high-tech in Toscana
Intensità di
R&S
quota % v.a. quota %
Totale high-tech 11,2% 1,7 12,9%
High-tech "gold" 14,2% 2,2 16,9%
High-tech "silver" 1,4% 0,2 0,5%
Micro e piccole imprese 11,4% 0,8 13,3%
High-tech "gold" 14,4% 1,1 17,3%
High-tech "silver" 0,9% 0,1 0,3%
Medie e grandi imprese 8,2% 12,2 7,9%
High-tech "gold" 9,1% 19,0 11,5%
High-tech "silver" 6,7% 1,4 1,9%
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
Intensità di R&D e quote medie per impresa di addetti "ricercatori" per dimensione e
segmento tecnologico
Addetti "ricercatori"
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Parallelamente ai livelli di attività di ricerca e sviluppo registrati nel 2012, il numero medio per impresa di addetti con qualifica di ricercatori, più strettamente legati alle componenti tecnologiche e, in generale innovative di tale attività presenta delle forti eterogeneità tra tipologie di impresa. Le imprese high-tech del segmento “gold” presentano quote nettamente più elevate di occupazione qualificata per le attività di ricerca rispetto a quelle del segmento “silver” e, pur con forti differenze nelle modalità di realizzazione di tale attività (presenza o meno di laboratori formalmente strutturati per la Ricerca e Sviluppo), non si osservano grandi differenze tra le diverse classi dimensionali.
La distribuzione complessiva degli occupati con qualifica di ricercatori nell’alta tecnologia Toscana rivela pertanto una chiara concentrazione nelle imprese del segmento “gold” ed una distribuzione non troppo sbilanciata tra le diverse classi dimensionali di impresa. (figura 2.4) A livello settoriale prevale il settore Life Sciences (42% dell’occupazione con qualifica di ricercatore), ed in particolare la farmaceutica tra realtà di medio-grandi dimensioni ed il biomedicale/biotecnologie tra le micro e piccole imprese. Le imprese dei settori ICT e della meccanica avanzata (in particolare grandi realtà dell’automazione industriale) occupano poi un’altra fetta rilevante di addetti in R&S con qualifica di ricercatori. Una quota pari quasi al 10% di tale occupazione è infine impiegata nelle imprese high-tech dei settori elettronica e ottica.
FIGURA 2.4
Distribuzione degli occupati "ricercatori" nelle imprese high-tech in Toscana
Quote % sul totale per dimensione e segmento tecnologico
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
97%
3%
45%
55%
42,0%
15,1%
4,0%
9,7%
1,6%
19,7%
2,6%
5,4%
HIGH-TECH "gold"
HIGH-TECH "silver"
1-49 addetti
50 addetti e oltre
LIFE SCIENCES
MECCANICA AVANZATA
CHIMICA
ELETTRONICA E OTTICA
ENERGIA E AMBIENTE
ICT
SERVIZI PER L'INNOVAZIONE
ALTRI
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2.2 CLIMA DI FIDUCIA E PERFORMANCE DELL’ALTA TECNOLOGIA
IN TOSCANA NEL TRIENNIO 2010-2012, PREVISIONI 2013
2.2.1 FATTURATI DELLE IMPRESE
L’ampio diffondersi degli effetti della recessione mondiale sulla domanda, sia estera che interna, ha determinato una accentuazione della variabilità negli andamenti del fatturato in quasi tutti i settori economici, differenziando fortemente gli andamenti delle imprese in relazione alla loro tipologia di business (determinata ad esempio da fattori come la dimensione, la proiezione sui mercati internazionali, il contenuto tecnologico delle produzioni). L’alta tecnologia in Toscana ha registrato nel triennio 2011-2013 una crescita cumulata del fatturato pari all’8,9%. Nel biennio 2011-2012 la crescita del fatturato è stata infatti dell’ordine del 3%, mentre la previsione per il 2013 si assesta su tassi di crescita leggermente inferiori ma comunque ampiamente positivi (+2,6%).(figura 2.5) Al contrario, le imprese individuate come non high-tech dalla nostra rilevazione hanno registrato una perdita del fatturato di pari ampiezza (-8,8%), con un forte peggioramento nel 2012 ed una previsione di contenimento delle perdite per la fine dell’anno in corso. Le imprese del segmento high-tech “gold” hanno registrato una crescita complessiva del fatturato nel triennio pari all’11%, con una accelerazione della crescita nel 2012 (+4,4% rispetto al 3,3% del 2011) ed una previsione di crescita riferita al 2013 su andamenti pari a quelli registrati nel 2011 (+3,3%). Si tratta di incrementi decisamente superiori a quelli delle
FIGURA 2.5
Andamento del fatturato delle imprese high-tech nel triennio 2011-2013
Variazioni medie % (1)
(1) Dati ponderati per numero di addetti delle imprese
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
4,4%
0,0%
3,2%
-4,7%
3,3%
2,4%
3,0%
-3,2%
3,3%
0,4%
2,6%
-0,9%
High-tech "gold"
High-tech "silver"
TOTALE HIGH-TECH
TOTALE NON HIGH-TECH
2011/2010
2012/2011
2013/2012*
*previsioni
+11,0%
+2,8%
+8,9%
-8,8%
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imprese del segmento “silver”, che pur non scendendo in terreno negativo rimangono sui livelli di fatturato del periodo iniziale (il 2011) in cui avevano registrato una crescita del 2,4%. Con riferimento al clima di fiducia delle imprese high-tech relativo all’andamento del fatturato nel triennio di crisi, misurato attraverso la quota di imprese che, nell’ultimo triennio aveva espresso indecisione nella formulazione di previsioni circa l’andamento del fatturato a fine anno, la tendenza generale nell’arco del triennio appare in miglioramento. (figura 2.6) Il numero di “indecisi”, su livelli estremamente elevati già nel 2011 (oltre un terzo delle imprese) era infatti ulteriormente cresciuto nel 2012 superando il 38%, a causa del nuovo forte incremento dell’incertezza sui mercati finanziari e, di conseguenza, sulle prospettive di ripresa della domanda.
La quota di “indecisi” in relazione alle previsioni sull’andamento del fatturato nel 2013 si è invece mostrata in forte riduzione, scendendo poco sopra al 20% evidenziando, almeno in relazione alle imprese ad alta tecnologia oggetto di indagine, un allentamento delle condizioni di incertezza.
FIGURA 2.6
Previsioni sull'andamento del fatturato delle imprese high-tech nel triennio 2011-2013
Quota % di "indecisi" sul totale imprese
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
36,7% 38,2%
20,2%
2011/2010 2012/2011 2013/2012
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BOX – Imprese high-tech e mercati esteri Uno degli elementi più interessanti del potenziale dell’alta tecnologia toscana è sicuramente da ricondursi alla buona propensione all’internazionalizzazione che caratterizza le imprese high-tech della regione e che cresce in ragione del segmento tecnologico di appartenenza. Un maggior presidio del mercato finale da parte delle imprese high-tech è a nostro giudizio indice di buone potenzialità di valorizzazione economica dei risultati della R&S: in media il 30% del fatturato complessivo delle imprese high-tech è realizzato attraverso l’introduzione di prodotti innovativi come risultato della ricerca di base.
Il 38% delle imprese high-tech appartenenti al segmento “gold” ha esportato i propri prodotti/servizi nel 2012, con una quota media di fatturato realizzato sui mercati esteri pari al 17%. Con riferimento alla categoria di imprese del segmento “silver”, in presenza di una quota inferiore di imprese esportatrici (20%), si osserva una riduzione nella quota media di fatturato realizzato sui mercati esteri, che rimane pari al 9,3% del fatturato complessivo realizzato. Una quota ulteriormente ridotta di imprese che operano sui mercati esteri si osserva infine nell’ambito della categoria non high-tech, in cui le imprese esportatrici rappresentano poco più del 9% del totale, a cui si accompagna una riduzione più che proporzionale nella quota di fatturato realizzata all’estero, che può dirsi nel 2012 del tutto marginale (5,3%). La distribuzione territoriale del fatturato 2012 per segmento tecnologico evidenzia in effetti un mercato geografico di riferimento decisamente più ampio per le imprese high-tech rispetto non high-tech, mercato che cresce in ampiezza (dimensione nazionale, dimensione internazionale) in ragione del segmento tecnologico di appartenenza.
B1 - Imprese esportatrici e quota di fatturato esportato nel 2012 per segmento tecnologico
Quote % e valori medi per impresa
FIGURA
Imprese esportatrici per gruppi tecnologici e quota di fatturato realizzata all'estero
Valori %
HIGH-TECH "GOLD" 38,1% 17%
HIGH-TECH "SILVER" 20,0% 9%
NON HIGH-TECH 9,3% 5%38,1%
20,0%
9,3%
16,9%
9,3%
5,3%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%% imprese esportatrici
Quota di fatturato sui mercati esteri nel 2012
HIGH-TECH "GOLD" NON HIGH-TECHHIGH-TECH "SILVER"
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Quasi il 60% del fatturato delle imprese del segmento “gold” ed il 40% di quello delle imprese “silver” viene realizzato fuori dai confini regionali, in prevalenza sul mercato nazionale (42,1% per le imprese “gold”, 30,4% per le imprese “silver”). Oltre la metà del fatturato delle imprese non high-tech (il 56,1%) viene piuttosto realizzato all’interno della provincia di localizzazione della sede, ed un ulteriore 38,6% viene entro i confini nazionali, con un’importanza superiore del mercato regionale toscano rispetto a quello riferito alle altre regioni d’Italia6.
6 Da rilevare comunque come per tutte e tre le categorie di imprese, ed in particolar modo per i due segmenti
“gold” e “silver” dell’high-tech complessivo, una quota pari a circa un quarto del fatturato venga mediamente realizzato al di fuori della provincia di localizzazione ma entro i confini regionali, indice di una dimensione di radicamento al territorio di localizzazione della sede.
B2-Distribuzione territoriale del fatturato delle imprese high-tech nel 2012 per segmento tecnologico
Quote % medie per impresa
FIGURA
Distribuzione territoriale del fatturato per gruppi tecnologici
Valori %
Dove? High-tech "gold"High-tech "silver"Non high-tech
In provincia 19,8% 30,5% 56,1%
In Toscana 21,3% 29,8% 25,1%
Nel resto d'Italia 42,1% 30,4% 13,5%
Nei paesi UE 7,2% 3,1% 2,0%
Nel resto del mondo 9,7% 6,2% 3,3%
Mercato interno 83,1% 90,7% 94,7%
Mercato estero 16,9% 9,3% 5,3%
di cui:
europa 7,2% 3,1% 2,0%
19,8%
21,3%
42,1%
7,2%
9,7%
30,5%
29,8%
30,4%
3,1%
6,2%
56,1%
25,1%
13,5%
2,0%
3,3%
In provincia
In Toscana
Nel resto d'Italia
Nei paesi UE
Nel resto delmondo
High-tech "gold" High-tech "silver" Non high-tech
B3 - Indice di importanza delle aree di mercato estere per segmento tecnologico
Punteggio medio (min. 0 ; max. 6)
4,5
2,7
2,6
2,8
2,6
2,8
2,2
2,6
3,1
2,0
4,7
2,8
4,0
2,9
3,0
2,8
2,2
2,3
3,0
0,0
UE 27
EXTRA UE
Paesi europei non UE
America settentrionale
America centro-meridionale
Africa settentrionale
Altri paesi africani
Medio Oriente
Altri paesi asiatici
Oceania
HIGH-TECH NON HIGH-TECH
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Andando ad approfondire nel dettaglio le performance delle imprese ad alta tecnologia sui mercati esteri, si conferma come sia la quota di fatturato realizzata tramite esportazioni, sia il presidio di mercati esteri più “distanti”, rimangano proporzionali, indipendentemente dalla dimensione di impresa, al segmento tecnologico di appartenenza. Il giudizio espresso dagli operatori intervistati sulla rilevanza dei diversi mercati esteri in relazione al fatturato realizzato nel 2011 rivela la forte importanza che i mercati dell’Unione a 27 rivestono ancora come destinazione delle produzioni regionali rispetto ai mercati Extra UE: l’indice di rilevanza dell’UE27 è infatti pari a 4,5 punti su un massimo di 6 per le imprese high-tech e a 4,7 punti per le non high-tech, contro indici di importanza dei paesi al di fuori dell’Unione pari rispettivamente a 2,7 e 2,8 punti. E’ tuttavia proprio in questo secondo ambito che si rilevano le differenze più sostanziali tra i segmenti tecnologici in relazione alle aree di mercato servite: le imprese non high-tech attribuiscono infatti maggiore importanza ai paesi europei non appartenenti all’Unione, con un punteggio di 4 contro i 2,6 punti delle imprese high-tech e, sebbene con un distacco meno netto, al continente americano, con particolare riferimento ai paesi dell’America Centro-Meridionale. Al contrario, le aree di mercato più rilevanti per le imprese ad alta tecnologia della Toscana sono, nel 2011, i paesi asiatici (sia del medio oriente che del vicino e far east), e l’Oceania, area non menzionata dalle imprese non high-tech. Andando ad analizzare le singole componenti dell’indice di importanza dei mercati di destinazione delle imprese high-tech, ossia la rilevanza strategica che i singoli paesi assumono (in relazione al fatturato realizzato dalle imprese già presenti) e la diffusione che tali mercati evidenziano all’interno del nostro campione di indagine (in relazione al numero di imprese esportatrici per ogni mercato), i singoli mercati di destinazione sono stati ripartiti in quattro quadranti, che evidenziano, in senso orario, i possibili percorsi di internazionalizzazione delle imprese dell’alta tecnologia toscana. Come per il complesso delle imprese esportatrici toscane, anche per le imprese high-tech Germania e Francia costituiscono mercati di destinazione “strategici” in Europa, dal momento che risultano essere i più diffusi (raggiunti da oltre il 40% delle imprese che esportano nei paesi Europei), e contemporaneamente evidenziano, per le imprese che vi esportano, un grado di rilevanza che in entrambi i casi supera gli 80 punti percentuali.7 Spagna e Regno Unito, pur evidenziando un grado di diffusione più elevato rispetto al resto dei mercati europei (sono infatti citati rispettivamente dal 30% e dal 20% delle imprese del campione che realizzano fatturato in Europa), rivestono per tali imprese una rilevanza strategica secondaria (rispettivamente 66 e 70 punti), e pertanto si collocano appena fuori dal terzo quadrante.
Particolare interesse rivestono i paesi “promettenti”, che si trovano nel primo quadrante: si tratta di mercati caratterizzati da un indice di rilevanza strategica molto elevato per le imprese già presenti, ma che si mostrano ancora poco diffusi in termini di numero di imprese esportatrici: essi rappresentano dunque mercati di potenziale interesse, verso i quali orientare future strategie di internazionalizzazione. 7 L’indice di rilevanza per paese, con un campo di variazione compreso tre 1 e 3, è stato riportato in termini
percentuali per ragioni di comparabilità.
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Nell’ambito di questa categoria Turchia e Austria sono in assoluto i mercati più rilevanti, (con un indice compreso tra 80 e 90 punti), caratterizzati tuttavia da un grado di diffusione ancora limitato ad una quota di imprese esportatrici inferiore al 5%. Sempre in ordine di rilevanza seguono Svizzera, Grecia, paesi dell’est Europa, Belgio, paesi dell’area balcanica. Russia, paesi di nuovo ingresso nell’Unione e gran parte dei paesi del nord Europa si trovano infine nel primo quadrante, riferito ai mercati definiti “potenziali” dal momento che presentano una rilevanza ancora limitata, essendo citati come secondo o terzo mercato di destinazione da un numero ridotto di imprese esportatrici nel continente europeo. Primo e secondo quadrante sono quelli in cui si potrebbe potenzialmente osservare il maggior ricambio, in relazione all’acquisto e alla perdita di rilevanza strategica dei paesi che ne fanno parte, che non costituiscono ancora mercati di destinazione consolidati in termini di numero di imprese esportatrici. La distribuzione dei mercati extra europei evidenzia come gli Stati Uniti rappresentino il primo mercato, in termini di importanza, dell’alta tecnologia toscana nel 2011: per oltre la metà delle imprese esportatrici in aree di mercato extra europee, infatti, gli Stati Uniti assumono un indice di rilevanza pari a circa 90 punti percentuali, distaccandosi nettamente dall’insieme degli altri mercati di destinazione, i quali presentano un grado di diffusione inferiore al 30%, si collocano tutti tra il primo e il secondo quadrante.
B4 - Diffusione e rilevanza dei mercati di sbocco delle imprese high-tech - EUROPA
Valori %
"GOLD"
Francia
Germania
Spagna
Regno Unito
Svizzera
Romania
Belgio
Paesi Bassi
Polonia
Austria
Grecia
Finlandia
Irlanda
Portogallo
Russia
Svezia
Turchia
Nord Europa
Area balcanica
Est Europa
40
45
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55
60
65
70
75
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85
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95
100
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60
Rile
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teg
gio
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Diffusione del mercato (quota % di imprese)
MERCATI "STRATEGICI"MERCATI "PROMETTENTI"
MERCATI "MATURI"MERCATI "POTENZIALI"
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La Cina è il secondo mercato extra europeo in ordine di diffusione, con una quota di imprese esportatrici pari al 23,7%, per le quali la rilevanza rimane tuttavia ancora elevata il relativo (indice sfiora gli 80 punti percentuali). Tra i mercati indicati come maggiormente rilevanti, ma per un numero inferiore di imprese, dunque ancora “potenziali” in senso vero e proprio, troviamo i paesi del Medio Oriente, tra i quali l’Iraq assume un indice di rilevanza particolarmente elevato, il Sudafrica, i paesi dell’Africa settentrionale (tra i quali va escluso l’Egitto, che si colloca ancora tra i mercati “potenziali”).
Accanto a questi troviamo Giappone, Canada, Arabia Saudita, Messico e Brasile, che sembrano aver intrapreso prima degli altri un percorso di crescita in termini di diffusione: questi ultimi si distaccano dagli altri paesi dell’America centro-meridionale, che insieme alla Corea del Sud e agli altri dell’Asia centrale e del far east si collocano nel primo dei quattro quadranti, con gradi di diffusione e rilevanza ancora molto limitati. Le graduatorie dei mercati di destinazione in base all’indice di rilevanza e al segmento tecnologico di appartenenza evidenziano come comuni siano ai tre segmenti i mercati definiti “strategici”, seppure con livelli di rilevanza diversi: gli Stati Uniti vengono infatti collocati al terzo posto sia dalle imprese del segmento “gold” che da quelle del segmento “silver”, appaiono al sesto posto, dopo la Francia, per le imprese non high-tech.
B5 - Diffusione e rilevanza dei mercati di sbocco delle imprese high-tech - PAESI EXTRA EUROPEI
Valori %
"GOLD"
Stati Uniti
Cina
India
Brasile
Giappone
Messico
Egitto
Arabia Saudita
Canada
Corea del Sud
Iraq
Sudafrica
Altri Nord Africa
America centrale
Altri America
meridionale
Vicino Oriente
Altri Medio Oriente
Altri estremo oriente
Altri paesi asiatici
Oceania
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ed
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Diffusione (quota % di imprese)
MERCATI "STRATEGICI"MERCATI "PROMETTENTI"
MERCATI "MATURI"MERCATI "POTENZIALI"
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I due segmenti tecnologici in cui è suddiviso il campione di imprese high-tech presentano in comune solo questi tre mercati: tra i paesi rilevanti per il segmento “gold” troviamo molti dei mercati che abbiamo definito “promettenti”: al primo posto Turchia e Polonia, e dopo gli Stati Uniti l’Iraq, l’Austria, la Svizzera; per le imprese del segmento “silver” una rilevanza strategica superiore è segnalata in relazione alla Cina, alla Grecia, e dopo Stati Uniti e Germania, ai paesi del Nord Africa, evidenziando un’attitudine a servire mercati più consolidati delle esportazioni toscane, in maniera più simile a quanto segnalato dal segmento non high-tech.
2.1.2 RICERCA E SVILUPPO
I dati sull’andamento della spesa in R&D dei primi 1.500 investitori a livello europeo (EU R&D
Industrial Scoreboard Commissione Europea, 2013) riportano, come immediata conseguenza
dell’impatto a livello globale della crisi finanziaria nel 2009, un brusco arresto nella spesa in
ricerca e sviluppo complessiva, seguito da un parziale recupero nel biennio 2010-2011 e da un
nuovo aumento delle condizioni di incertezza nel 2012, a causa del peggioramento del
contesto economico in alcune regioni europee.
L’analisi della co-evoluzione nelle serie storiche del prodotto interno lordo e della spesa per
investimenti in ricerca e sviluppo nel tempo sviluppata nell’edizione 2011 dell’Innovation
Union Competitiveness report mette in luce peraltro come durante la crisi corrente le più
ampie fluttuazioni della spesa rispetto al ciclo economico si siano osservate per la componente
di R&D finanziata dalle imprese e che in particolare, la quota di spesa in ricerca e sviluppo
stimata per le piccole e medie imprese si sia dimostrata maggiormente pro-ciclica rispetto a
quella finanziata dalle imprese di grandi dimensioni. (Commissione Europea, 2012).
Il triennio 2010-2012 è stato caratterizzato per le imprese toscane da una nuova forte inversione del ciclo economico legata al nuovo peggioramento delle condizioni del credito, all’arrestarsi della domanda sui mercati internazionali in un contesto di domanda interna in recessione da anni e da un forte aumento dell’ incertezza sui tempi di ripresa.
B6 - Graduatoria dei primi dieci mercati di destinazione per segmento tecnologico
Indice di rilevanza (min 0; max 3)
Turchia 3,0 Cina 2,7 Cina 2,8
Polonia 2,8 Grecia 2,7 Giappone 2,7
Stati Uniti 2,7 Stati Uniti 2,6 Grecia 2,7
Iraq 2,7 Germania 2,5 Nord Africa 2,7
Austria 2,6 Nord Africa 2,5 Francia 2,6
Svizzera 2,6 Francia 2,4 Stati Uniti 2,5
Francia 2,5 Vicino Oriente 2,3 Romania 2,5
Germania 2,5 Area balcanica 2,3 Germania 2,3
Canada 2,4 Regno Unito 2,2 Regno Unito 2,3
Svezia 2,3 Arabia Saudita 2,0 Spagna 2,1
HIGH-TECH "GOLD" HIGH-TECH "SILVER" NON HIGH-TECH
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Nonostante la natura fortemente pro-ciclica che la spesa in ricerca e sviluppo nelle imprese di piccola e media dimensione tende ad assumere in un contesto di forti difficoltà sul mercato del credito, data la sua natura finanziaria prevalentemente legata al cash flow rispetto alla grande impresa8, i dati riferiti ai segmenti dell’alta tecnologia toscana evidenziano chiari elementi di resilienza nell’atteggiamento generale delle imprese a mantenere invariata la propria intensità di R&D rispetto al fatturato, rispetto a livelli soglia che appaiono come elementi strutturali del settore.(figura 2.7)
Confrontando l’evoluzione nell’intensità di R&D delle imprese high-tech intervistate rispetto all’evoluzione del fatturato, il sostanziale mantenimento nel rapporto proporzionale tra spesa in R&D e ricavi delle vendite, e soprattutto il lieve incremento per le imprese del segmento “gold” evidenzia come le attività di ricerca e sviluppo prevalentemente finalizzate all’innovazione siano state considerate di natura «core» da gran parte delle imprese high-tech; per tale motivo, parallelamente all’andamento dell’occupazione impiegata in attività formali e “informali” di ricerca e sviluppo, anche la componente finanziaria di tale attività è stata sostanzialmente mantenuta proporzionale rispetto all’andamento del fatturato, nonostante l’incremento generalizzato del rischio e le difficoltà sul mercato del credito. Al contrario le imprese appartenenti al segmento tecnologico silver hanno ridotto nel periodo l’intensità di ricerca e sviluppo: nonostante la tendenza di tale indicatore dovesse essere positiva in relazione al brusco arresto nella crescita del fatturato osservato nel periodo 2011-
8 La spesa in ricerca e sviluppo nella piccola e media impresa, a differenza che per la grande, rappresenta
parte dell’intera spesa destinata all’innovazione ed è pertanto fortemente orientata al breve periodo e legata alle spese correnti (piuttosto che a vera e propria capital expenditure), dal momento che, include, per sua natura, molti costi diretti come ad esempio quelli di marketing e del personale dedicato, in via formale e informale. Tali caratteristiche determinano la maggiore flessibilità di adattamento della spesa in R&D della piccola e media impresa rispetto alla grande in condizioni di necessità di riposizionamento strategico.
FIGURA 2.7
Intensità di R&S delle imprese high-tech nel triennio 2010-2012
Quota media di spesa in ricerca e sviluppo rispetto al fatturato (1)
(1) dati ponderati per numero di addetti
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
10,3%
12,8%
3,7%
10,4%
13,1%
3,4%
TOTALE HT HT "gold" HT "silver"
2010
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2012
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2012 la riduzione della spesa in ricerca e sviluppo è stata più che proporzionale, riflettendo in generale la tendenza osservata nelle piccole e medie imprese degli altri settori dell’economia. Le differenze osservate nell’evoluzione della spesa in ricerca e sviluppo tra i due segmenti tecnologici si riflettono anche negli andamenti dell’occupazione qualificata, ossia in quegli aggiustamenti strategici compiuti sull’impego di lavoratori in attività formali/informali di R&D che ne qualificano in modo più specifico l’attività. (figura 2.8)
Il triennio 2010-2012 ha visto una lieve crescita dell’occupazione nelle imprese toscane ad alta tecnologia (+1%) con incrementi anche nelle sue componenti qualificate. In un contesto di incremento nel numero di addetti totali, è cresciuta infatti l’occupazione di addetti impiegati in attività di ricerca e sviluppo (+0,3%) e, in misura lievemente superiore, quella di addetti laureati in discipline scientifico-tecnologiche (+0,5%). Ancora una volta si evidenziano comportamenti differenti tra i due segmenti tecnologici, in relazione ai diversi orientamenti strategici che si erano potuti osservare nell’analisi dell’andamento della spesa. Le imprese del segmento “gold”, maggiormente R&D intensive (e dunque strutturalmente con quote di occupazione high-skilled superiori rispetto a quelle del segmento “silver”) ha evidenziato una crescita superiore in relazione agli addetti totali (+1,2%) che si è riflessa in un più che proporzionale incremento impiego di addetti dedicati ad attività generali di R&D. Per le imprese del segmento “silver”, ad una crescita dell’occupazione più che dimezzata rispetto alla media dell’high-tech, e legata al brusco arresto del fatturato ed alla più che proporzionale contrazione della spesa in attività di ricerca e sviluppo, si è avuta una forte riduzione nel numero di addetti dedicati ad attività di R&D (-3,3% il tasso di crescita nel triennio), a fronte di un incremento nel numero di laureati in S&T, occupazione che può definirsi dedicata ad attività di ricerca di tipo “informale” doppio rispetto alla media (+1%), ma che tuttavia non compensa l’effetto di forte riduzione all’interno degli organici aziendali delle risorse umane destinate alle attività di ricerca e sviluppo del prodotto.
FIGURA 2.9
Andamento dell'occupazione totale e high-skilled delle imprese high-tech nel triennio 2010-2012
Tassi di variazione % cumulati per segmento tecnologico (1)
(1) Variazioni calcolate su un campione chiuso di imprese per ogni biennio
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
1,0%
1,2%
0,4%
0,3%
0,6%
-3,3%
0,5%
0,5%
1,0%
TOTALE HT
HT "gold"
HT "silver"
Totale addetti
addetti impiegatiin R&D
addetti laureatiS&T
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2.2.3 INVESTIMENTI Con riferimento al clima di fiducia sugli investimenti, la tendenza generale osservata nel triennio 2011-2013 evidenzia per il 2013 rispetto al 2012 un segnale di lieve miglioramento. (figura 2.9)
Il 2012 ha rappresentato effettivamente l’anno di picco nell’incertezza sull’evoluzione dell’attività: oltre la metà delle imprese intervistate aveva infatti dichiarato nel 2011 di non prevedere investimenti per l’anno successivo; tale quota scende al 43,8% nel 2012 in relazione alle previsioni di investimento 2013, segno di un allentamento dell’incertezza, ma certo non di una piena ripresa delle attività. Tale quota rimane infatti ancora più che raddoppiata rispetto a di quella osservata nel 2011. L’evoluzione nell’arco del triennio denota un peggioramento del rischio percepito con l’acuirsi della crisi e delle condizioni di incertezza che si riflettono in una maggiore inerzia dal punto di vista degli investimenti da parte delle imprese. Inoltre occorre puntualizzare che tali investimenti presentano una forte componente immateriale, per sua natura particolarmente più rischiosa in periodi di crisi, che sicuramente si è riflessa in questo marcato peggioramento.
Le diverse tipologie di investimenti previsti dalle imprese high-tech confermano quanto osservato in relazione ai diversi orientamenti strategici nell’attività di ricerca e sviluppo. (Figura 2.10). Distinguendo i segmenti tecnologici, l’incidenza di imprese orientate ad investire in ricerca e sviluppo finanziata internamente è decisamente elevata per le imprese del segmento “gold”” (42% dei casi) si investirà in ricerca e sviluppo in-house), e si accompagna ad una quota del 20% di imprese che effettuerà investimenti in attività di R&D di tipo “open”, ossia svolte in collaborazione con altre imprese.
FIGURA 2.9
Previsioni di investimento delle imprese high-tech nel triennio 2011-2013
Quota % di imprese senza nuovi investimenti sul totale imprese
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
22,1%
55,7%
43,8%
2011 2012 2013
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Rispetto al segmento “silver”, maggiormente orientato agli investimenti in beni materiali piuttosto che ad altre tipologie di investimento non direttamente correlabili ad attività innovative e di R&S, le imprese del segmento “gold” evidenziano una discreta propensione allo svolgimento di attività di ricerca e sviluppo finalizzate all’innovazione, sia inhouse (6,8% dei casi) che in collaborazione con altre imprese (5,1%), nonché ad investimenti legati all’acquisizione di beni immateriali (brevetti, licenze) ossia orientati ad una valorizzazione economica della proprietà intellettuale (8,9%).
3. APPROFONDIMENTO DI ALCUNE VARIABILI
SULL’INNOVAZIONE
3.1 VARIABILI “QUALITATIVE” DELL’INNOVAZIONE
Le variabili selezionate per l’individuazione delle UL high-tech come “gold”, “silver” o “non high-tech” fanno riferimento alle caratteristiche dell’attività innovativa svolta dalle imprese intervistate. All’universo delle unità locali è stato richiesto innanzitutto di segnalare lo svolgimento di ricerca sperimentale, le domande di brevetto, la partecipazione a progetti europei, la collaborazione con enti pubblici di ricerca (EPR), la partecipazione a programmi di finanziamento di azioni innovative, l’essere imprese spin-off di EPR o l’essere ospitate in un
FIGURA 2.10
Investimenti previsti dalle imprese high-tech nel triennio 2013-2015
Incidenza % delle diverse tipologie di investimento per segmento tecnologico
Fonte: Osservatorio sulle imprese high-tech in Toscana 2013
43,8%
7,8%
7,4%
34,2%
16,1%
5,3%
4,0%
2,7%
43,5%
7,3%
8,9%
41,9%
20,0%
6,8%
5,1%
1,6%
44,7%
9,7%
1,9%
6,8%
1,9%
0,0%
0,0%
6,8%
Nessun investimento
Beni materiali
Beni immateriali
Inhouse R&D
Collab. R&D
Inhouse R&D innov.
Collab R&D innov.
Altro
TOTALE HT
HT "gold"
HT "silver"
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incubatore o in un parco scientifico e tecnologico (PST). Era prevista la possibilità di segnalare più di una risposta. Come si può notare dalla Figura 3.1, c’è una forte differenza tra imprese high-tech e non high-tech. In particolare, le imprese high tech presentano valori nettamente superiori rispetto a tutte le variabili considerate. Inoltre, notiamo anche un’evidente variabilità all’interno delle imprese high tech. Infatti, le UL high-tech “gold” presentano quote percentuali più elevate rispetto alle UL high-tech “silver” con riferimento a tutte le variabili monitorate (figura 3.1). In particolare, le UL high-tech toscane mostrano una buona propensione all’attività di ricerca di base, svolta dal 96,5% delle 488 UL high-tech “gold” e dal 38,9% delle 157 UL high-tech “silver” che hanno risposto a questa parte del questionario. Percentuali significative si rilevano altresì per la collaborazione con gli EPR (attività che interessa il 35% delle UL high-tech “gold” ed il 12,1% delle UL high-tech “silver”) e per la partecipazione a bandi di finanziamento nazionali e regionali per il sostegno di attività innovative (attività in cui risulta coinvolto il 22,3% delle UL high-tech “gold” ed il 3,8% delle UL high-tech “silver”). Emergono quindi differenze rilevanti tra le “gold” e le “silver” sia nello svolgimento di ricerca di base, che nella partecipazione a bandi di finanziamento, ma soprattutto nella collaborazione con EPR. Ciò può essere ascrivibile alla più sviluppata capacità di collaborazione con gli EPR da parte delle imprese high-tech “gold”, che si presume abbiano maturato una più ampia gamma di capacità relazionali, finalizzate non solo al reperimento di risorse finanziarie, ma anche all’instaurazione di rapporti di collaborazione, ricerca congiunta, co-design, etc. In altri termini, si potrebbe ipotizzare che la collaborazione con EPR emerge come una delle attività distintive delle imprese high-tech “gold” e probabilmente frutto di capacità relazionali maturate e stratificate nel tempo. Nel corso del 2012 è risultata pari al 23,4% la quota percentuale di UL high-tech “gold” che ha preso parte a progetti europei, contro il 6,4% relativo alle UL high-tech “silver”. Ammonta invece al 24,4% l’incidenza delle UL high-tech “gold” che hanno presentato domande di brevetto nel corso nell’anno, mentre per le UL high-tech “silver” la percentuale corrispondente è pari al 10,8%. Anche in questo caso è possibile osservare come la frequenza percentuale rivestita dalle due attività in questione assuma una priorità diversa per le UL high-tech “gold” rispetto alle “silver”. Infine, si rileva come il 7% delle UL high-tech “gold” sia costituito da spin-off di EPR o da aziende ospitate in incubatori e/o PST, mentre la corrispondente quota percentuale ammonta al 0,6% per le UL high-tech “silver”, ad indicare una capacità sviluppata da parte degli EPR e delle strutture di incubazione di selezionare preferibilmente le realtà aziendali caratterizzate da un contenuto tecnologico effettivamente elevato (UL high-tech “gold”) al fine della gemmazione dai propri laboratori di spin-off dell’EPR o dell’incubazione dell’azienda presso le proprie strutture. Tuttavia, rispetto ai dati del 2011, la percentuale di spin-off o di aziende ospitate in incubatori e/o PST è diminuita di circa 3 punti percentuali sia per le high-tech “silver” che per le high-tech “gold”.
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Comparando i dati 2012 con quelli 2011, notiamo che le imprese high-tech gold esaminate nel 2012 sono maggiormente orientate alla ricerca di base (93,0% il dato 2011) e fanno più ricorso ai brevetti (22,4 % nel 2011), anche se hanno una minor propensione alla brevettazione (22,4% nel 2011), collaborano meno frequentemente con gli EPR (40,5% nel 2011), ricorrono meno frequentemente a programmi di finanziamento per l’innovazione (37,5% nel 2011) e ci sono meno imprese spin-off o incubate (9,2% nel 2011). Per quanto riguarda la localizzazione degli Enti pubblici di ricerca con cui le imprese collaborano (figura 3.2), notiamo che le imprese high tech silver presentano una percentuale di collaborazioni con la provincia (36,8%) e con le altre provincie toscane (57,9%) superiore rispetto alle imprese high tech gold (35,1% e 43,9% rispettivamente). Le imprese high tech
FIGURA 3.1
Variabili "qualitative" dell'innovazione: frequenze medie nel 2012
(n UL high-tech “gold”=488; n UL high-tech “silver”=157)
96,5%
24,4%
23,4%
35,0%
22,3%
7,0%
38,9%
10,8%
6,4%
12,1%
3,8%
0,6%
82,5%
21,1%
19,2%
29,5%
17,8%
5,4%
8,2%
0,9%
1,1%
2,9%
0,9%
0,2%
Ricerca di base
Brevetti
Progetti europei
Collaborazione enti di ricerca
Programmi di finanziamentoper innovazione
Spin-off / in parchi scientifico-tecnologici
TOTALE NON HIGH-TECH
TOTALE HIGH-TECH
HT "silver"
HT "gold"
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gold, dall’altro lato, presentano collaborazioni con altre regioni italiane (17%), con l’Europa (2,9%) e con altri paesi extraeuropei (1,2%) notevolmente maggiori rispetto alle imprese high tech silver.
3.2 LOCALIZZAZIONE DEL CONCORRENTE PRINCIPALE Molto spesso, la localizzazione del principale concorrente di un’impresa high-tech fornisce un indicatore forse eccessivamente sintetico, ma molto efficace del raggio d’azione, delle ambizioni, dell’effettivo grado di innovatività di un’impresa. La figura 3.3 mostra la localizzazione del principale concorrente. Per la maggior parte delle imprese high tech, il principale concorrente risiede in Italia (85,4%), per il 4,4% in Germania, per il 2,1% negli Stat Uniti, per l’1% nel Regno Unito, per lo 0,8% in Cina e per il restante 2,9% in altri paesi.
FIGURA 3.2
Localizzazione degli enti pubblici di ricerca con cui le imprese collaborano
(n =190)
35,1%
43,9%
17,0%
2,9%
1,2%
35,0%
36,8%
57,9%
5,3%
0,0%
0,0%
12,1%
stessa provincia
altre provincietoscane
altre regioni italiane
Europa
extra-UE
% imprese concollaborazioni sul
totale
high-tech "silver"
high-tech "gold"
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Analizziamo ora le imprese high tech esportatrici, ossia quelle aziende che presentano una quota di fatturato da export positiva superiore o uguale al 34%. Il 46% di queste esporta una quota di fatturato superiore al50% con un valore medio di quota export pari al 72,7%. Anche per queste aziende il principale mercato europeo è rappresentato da Francia (28,3%), Germania (23,0%) e Spagna (10,6%), mentre tra i principali mercati extraeuropei troviamo USA (27,5%), BRIC (25,8%) ed in particolare la Cina (12,5%). La figura 3.4 mostra una classificazione delle aziende sulla base del mercato (se Italia o Estero) e della localizzazione della loro concorrenza (se Italia o Estero). Distinguiamo pertanto quattro tipologie di aziende:
1) le aziende radicate, ossia quelle aziende che rivolgono la loro offerta solo in Italia e che hanno il loro principale concorrente in Italia. Il 91,8% delle imprese non high tech e il 79,6% di quelle high tech, fanno parte di questa categoria;
2) le aziende leader nazionali, ossia quelle aziende che rivolgono la propria offerta in Italia e che hanno il loro concorrente principale all’estero. Il 2,4% delle imprese high tech e il 6,8% delle imprese high tech appartiene a questo gruppo;
3) le aziende esploratrici, ossia quelle aziende che rivolgono la propria domanda all’estero, ma che hanno il loro concorrente principale in Italia. Il 3,1% delle imprese non high tech e il 4,7% delle imprese high tech fa parte di questo gruppo;
4) le aziende globalizzate, ossia quelle aziende che rivolgono la propria offerta all’estero e hanno il loro concorrente principale all’estero. L’1,3% delle imprese non high tech e il 3,7% delle imprese high tech fanno parte di questo gruppo.
5) Come possiamo vedere dai dati, le imprese high tech presentano un maggiore orientamento verso l’estero di quelle non high tech.
FIGURA 3.3
Quota media di fatturato per localizzazione geografica
(n =480)
22,3%
23,2% 39,4%
6,3%
8,9%
Nella provincia di appartenenza Nel resto della Toscana
Nel resto d'Italia Nel resto d'Europa
Nel resto del mondo
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3.3 LE IMPRESE E L’INNOVAZIONE Con riferimento all’output delle attività di ricerca condotte dalle UL partecipanti all’indagine, ossia ai progetti avviati, ai prototipi sviluppati e ai nuovi prodotti o servizi introdotti sul mercato nel corso dell’ultimo triennio e considerando la totalità delle imprese high tech, senza distinguere tra gold e silver (figura 3.5), vediamo che il 39,7% ha introdotto un nuovo prodotto, il 37,7% non presenta né nuovi prodotti, né prototipi, né progetti innovativi, il 13,2% sta lavorando su progetti innovativi, e il 9,4% su prototipi.
FIGURA 3.4
Mercato vs. concorrenza
5,0%
1,6%
3,7%
6,3%
2,4%
6,8%
91,8%
79,6%
Estero
Italia
Italia Estero
Me
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Concorrenza
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Analizzando più nel dettaglio i dati, vediamo che la media di nuovi prodotti introdotti sul mercato nell’ultimo triennio è di 2,4 nuovi prodotti; il 75% dei nuovi prodotti sono prodotti di nicchia, mentre il 60% dei nuovi prodotti si collocano in prossimità della frontiera tecnologica. Inoltre, a seguito dell’introduzione di nuovi prodotti nell’ultimo triennio, le imprese hanno registrato un incremento medio del fatturato pari al 39%. Infine, le imprese con saldo positivo tra variazione media nel triennio della quota di fatturato spesa per R&S e variazione media nel triennio del fatturato generato dall’introduzione dei nuovi prodotti è dell’84%. Dall’analisi dei questionari risulta inoltre che il 66,9% (figura 3.6) delle imprese high tech ha introdotto innovazione (nuovi progetti, prototipi e prodotti) ricorrendo alla ricerca e sviluppo interna, e configurandosi così come innovatori “tradizionali”. Vi sono poi aziende che innovano in maniera più aperta, i c.d. innovatori “open”. Essi sono costituti da imprese che collaborano con altre imprese (10,6%), con Enti Pubblici di Ricerca (20,8%) o che fanno innovazione attraverso R&D o tecnologie acquisite all’esterno (0,4%). Infine, l’1,2% delle imprese realizza nuovi progetti, prototipi, prodotti senza R&D, configurandosi così come innovatori “casuali”.
FIGURA 3.5
Gli output della ricerca per le imprese high-tech
(n=393)
nessuno esiste solo un progettofase prototipalenuovi prodotti tutti
high tech 18,9% 6,6% 4,7% 19,9% 50,0%
37,7%
13,2% 9,4%
39,7%
nessuno esiste solo un progetto
fase prototipale nuovi prodotti
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Le imprese high tech che hanno brevettato nell’ultimo triennio sono il 21,1% del campione. E’ interessante notare come ben il 39% di queste sia micro-impresa, ossia un’impresa con meno di dieci addetti, e il 45,6% sia una piccola impresa, cioè un’impresa con meno di 50 addetti. Nel 2012 le aziende che brevettano hanno in media 5 addetti in più dedicati ad attività di R&D rispetto alle imprese che non brevettano, ed investono una percentuale sul fatturato in media del 6,4% superiore per attività di R&D. Inoltre, il 69,3% di esse appartiene alla categoria degli innovatori “tradizionali”, mentre il 74,2% di esse ha introdotto innovazioni che per il 48,3% si sono trasformate in nuovi prodotti sul mercato. Infine, il 29,8% esporta prodotti/servizi (ovvero ha una quota positiva di fatturato derivante da export) e la percentuale di imprese che ha una quota di fatturato da export superiore al 50% è pari al 66%. È interessante notare che il 48% delle imprese che hanno brevettato hanno concorrenti esteri mentre, considerando le imprese che non hanno brevettato, tale risultato scende al 33%. Per l’intero campione tale dato si attesta al 36%.
FIGURA 3.6 Totale sedi
Tipologie di innovatori tra le imprese high-tech 1
(n=245)
R&D internaR&D in collab con altre impreseR&D in collab con EPRR&D o tenologie acquisite all'esternosenza R&DTotale sedi
TOTALE HIGH-TECH0,334694 0,053061 0,104082 0,002041 0,006122 0,566,9%
10,6%
20,8%
0,4%
R&D interna
R&D in collab con altre imprese
R&D in collab con EPR
R&D o tenologie acquisite all'esterno
senza R&D
Innovatori "open"
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4. UNA LETTURA DELL’HIGH-TECH PER CLUSTER
4.1 UNA TASSONOMIA SULLA BASE
DELL’INTRODUZIONE DI NUOVI PRODOTTI SUL MERCATO
E DELLE PREVISIONI DI INVESTIMENTO
In considerazione dell’eterogeneità che caratterizza le UL high-tech toscane e nel tentativo di cogliere regolarità nei fenomeni di crescita delle stesse, è stata realizzata un’analisi per cluster per fornire una più dettagliata caratterizzazione di ciascuno dei percorsi di crescita individuati, delle relative scelte strategiche e delle peculiarità delle imprese incluse in ciascuno di tali cluster, soprattutto con riferimento ad alcuni elementi chiave.
In particolare considerando (i) le previsioni di investimento e (ii) la capacità delle imprese di finalizzare l’innovazione in nuovi prodotti/servizi, sono stati individuati quattro gruppi distinti
FIGURA 4.1
Una analisi per cluster: matrice innovazione di prodotto-investimenti previsti
(n=535)
Imprese in crescita(28%)
No
Imprese promettenti“in corsa”(25,4%)
Introduzione di nuovi prodotti nell’ultimo triennio
Sì
Imprese consolidate “vivono di rendita”
(11,7%)
Sì
No
Imprese statiche(34,9%)
Pre
visi
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ed
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di UL, ai quali abbiamo attribuito denominazioni il più possibile rappresentative delle diverse situazioni (figura 4.1): 1. le UL high-tech “in crescita” (pari al 28% del campione), ovvero quelle che prevedono
investimenti per il prossimo triennio ed hanno introdotto nuovi prodotti/servizi nel corso
del triennio 2009-2011;
2. le UL high-tech “promettenti”, o “in corsa” (pari al 25,4% del campione), cioè le UL che
prevedono investimenti, ma che non hanno introdotto nuovi prodotti;
3. le UL high-tech “consolidate”, che “vivono di rendita” (pari al 11,7% del campione), le
quali non prevedono investimenti, ma hanno introdotto nuovi prodotti;
4. le UL high-tech “in regressione/statiche” (pari al 34,9% del campione), che non prevedono
investimenti e non hanno introdotto nuovi prodotti.
Appare innanzitutto evidente come i primi due gruppi, prevedendo investimenti nel prossimo
triennio, includano UL high-tech che sembrano attraversare fasi di dinamismo positivo (pari
complessivamente al 53,4% del campione), mentre negli ultimi due gruppi siano annoverati
casi di UL high-tech in difficoltà (pari complessivamente al residuo 46,6% del campione), data
l’assenza di previsioni di investimento per il successivo triennio.
4.2 UNA BREVE DESCRIZIONE DEI CLUSTER
Sulla base degli elementi caratterizzanti ciascuno dei quattro cluster individuati tra le UL high-
tech che hanno preso parte alla presente indagine, proviamo a tratteggiare una breve
descrizione di ciascun raggruppamento che ne metta in risalto le caratteristiche salienti e ne
presenti sinteticamente il profilo al lettore.
UL high-tech con dinamiche positive
Le UL high-tech in crescita rappresentano il 28% del campione. Si tratta di quelle UL
che prevedono di effettuare investimenti nel prossimo triennio e che nel corso degli
ultimi tre anni hanno trasformato l’innovazione in nuovi prodotti/servizi
commercializzandoli sul mercato, evidentemente grazie a spiccate capacità di
marketing e ad una appropriata conoscenza del mercato. Il cluster delle imprese “in
crescita” è l’unico che mostra una variazione positiva degli addetti nell’ultimo triennio
(+5%) e che riflette la consistente variazione media degli addetti in R&S (+8,0%). Sono
inoltre le imprese con le migliori previsioni di crescita di fatturato nel prossimo anno
(+4,9%). L’atteggiamento più spiccatamente “open” nei confronti dell’innovazione
(che riguarda il 47,9% delle imprese del gruppo), giustifica verosimilmente la riduzione
della spesa media in R&S dichiarata nell’ultimo triennio (-5,0%). Nei confronti delle
dimensioni geografiche del mercato e della concorrenza, si configurano più
frequentemente come “leader nazionali”, ovvero con mercato italiano e concorrenza
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straniera, ma sono quelle che più frequentemente dichiarano di avere il principale
concorrente fuori dai confini nazionali. In questo cluster si evidenzia una consistente
presenza di imprese appartenenti al settore “Life Sciences”.
Le UL high-tech promettenti costituiscono invece il 25,4% del campione. Si tratta di UL
che non hanno introdotto nuovi prodotti/servizi sul mercato nel corso degli ultimi tre
anni, ma la cui previsione di effettuare investimenti nel triennio successivo suggerisce
che probabilmente sono impegnate nella finalizzazione dell’innovazione e nell’ingresso
su nuovi mercati. Il cluster delle imprese “promettenti” è quello che mostra il più
elevato investimento umano in R&S nel 2012 (+8,3%) e delle previsioni positive in
relazione al fatturato dell’anno 2013 (+2,9%). Nei confronti dell’innovazione mostrano
un approccio per lo più ”tradizionale” ed atteggiamenti di apertura all’estero, sia in
termini di mercato che in termini di concorrenza, più simili a quelli delle imprese in
crescita. Il settore prevalente in questo caso è l’Energia e Ambiente.
UL high-tech in difficoltà
Le UL high-tech “che vivono di rendita” rappresentano il 11,7% del campione. Esse
non prevedono di realizzare investimenti per il prossimo triennio, ma nel corso degli
ultimi tre anni hanno introdotto nuovi prodotti/servizi, dai quali traggono
probabilmente il proprio attuale mercato. il cluster delle imprese in situazione di
“rendita”, infine, pur prevedendo una leggera flessione del fatturato per l’anno 2013
(-0,2%), si attestano su una situazione di stabilità per quanto riguarda la variazione
degli addetti e della spesa in R&S nell’ultimo triennio. Si rivelano abbastanza orientate
ad una innovazione di tipo “open” e sono quelle maggiormente esposte ai mercati e
alla concorrenza internazionale, con circa il 10,9% delle imprese appartenenti alla
categoria delle “globalizzate”. Appartengono per lo più al settore della Meccanica
Avanzata.
Infine, le UL high-tech in regressione costituiscono il 34,9% del campione. Si tratta di
UL che non prevedono di effettuare investimenti nel corso del prossimo triennio, né
hanno introdotto nuovi prodotti/servizi negli ultimi tre anni. Il cluster delle imprese “in
regressione” è quello che mostra andamenti più stabili rispetto all’occupazione e alle
previsioni sul fatturato. L’investimento umano in ricerca nel 2012 è contenuto,
probabilmente anche in seguito alla contrazione registrata nell’ultimo triennio.
Rispetto all’innovazione hanno un atteggiamento prevalentemente “tradizionale” (con
ricerca quasi esclusivamente in house) e si presentano molto radicate sul territorio
nazionale in relazione alla localizzazione del mercato e della concorrenza. Anche in
questo caso le imprese più numerose appartenenti al cluster sono del settore della
Meccanica Avanzata.
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5. HIGH-TECH, HIGH-GROWTH?
5.1 PREMESSA. LE PRINCIPALI SCELTE
METODOLOGICHE Negli ultimi anni il tema del “ritorno alla crescita” e degli interventi in grado di favorire l’avvio di percorsi di sviluppo sostenibili e durevoli nel tempo, si è posto sempre più come un’urgenza tanto per la Toscana come per l’intero Paese. Il progressivo rallentamento dell’economia, che già nella prima parte dello scorso decennio ha fatto parlare di “declino” del modello di sviluppo regionale (così come di molte aree distrettuali), si è tramutato nel corso degli ultimi cinque anni nella più lunga crisi attraversata dal dopoguerra, con il susseguirsi di due profonde fasi recessive. La natura delle difficoltà attraversate si mostra ormai non soltanto “esogena” e di carattere “ciclico”, come poteva in parte apparire all’indomani dello scoppio della crisi finanziaria, ma prevalentemente interna allo stesso sistema economico nazionale e di carattere strutturale. Non mancano, in questo senso, analisi che evidenziano come sia lo stesso “potenziale produttivo” ad essersi ridimensionato nel corso degli ultimi anni, con possibili ripercussioni negative sulla capacità di recupero del sistema anche nel caso di future favorevoli fasi del ciclo economico. L’esigenza di tornare su un più elevato sentiero di sviluppo si scontra tuttavia con un ambiente competitivo in rapido mutamento, in cui le “regole del gioco” sono profondamente mutate ed alcune distinzioni convenzionalmente alla base dell’analisi economica (quelle settoriali o dimensionali, ad esempio, così come alcune “tradizionali” letture territoriali dei processi di sviluppo locale), hanno perso gran parte del proprio potere esplicativo. L’attenzione degli analisti si è così sempre più spostata sulla dimensione micro-economica alla base delle dinamiche di crescita, focalizzandosi in maniera crescente su fattori “trasversali” ai precedenti (trasversali cioè rispetto alle più consolidate letture settoriali, dimensionali o territoriali dei fenomeni economici), in grado di definire – a livello di impresa – le condizioni in grado di assicurare più elevati livelli di competitività e prospettive di sviluppo. Partendo da queste premesse, l’approfondimento presentato in questo capitolo ha pertanto l’obiettivo di porre l’attenzione sulle imprese che, all’interno dei contesti ad alta tecnologia, stanno evidenziando performance migliori, nel tentativo di cogliere le variabili strategiche che appaiono maggiormente rilevanti nel determinare tali risultati. Sebbene l’Osservatorio sulle Imprese High-Tech della Toscana non adotti classificazioni settoriali ricavate da standard internazionali, considerando al contrario come “ad alta tecnologia” solo quelle imprese che presentano caratteristiche tali da rispondere a requisiti quali-quantitativi che consentono di qualificarle realmente come tali9, e malgrado le analisi condotte in questi anni abbiano evidenziato come – nel complesso – l’insieme delle imprese monitorate dall’Osservatorio abbia
9 Per maggiori dettagli sulla metodologia utilizzata nell’ambito dell’Osservatorio, si rimanda alla parte
introduttiva del rapporto.
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realizzato confortanti performance economiche nel corso degli ultimi anni, le dinamiche interne sono infatti tutt’altro che omogenee.
PERFORMANCE REALIZZATE E CLASSIFICAZIONE DELLE IMPRESE Nel presente contributo andremo pertanto ad analizzare le caratteristiche strutturali e strategiche delle imprese high-tech, differenziandole in base alle performance realizzate. Sulla base dell’andamento del fatturato nel corso del 2012, sono stati distinti due cluster, quello delle imprese “in crescita” (G) e quello delle imprese “non in crescita” (N). Fanno parte del primo cluster le aziende che hanno riportato una crescita del fatturato: se la crescita è stata superiore al 10% parliamo inoltre di imprese “in crescita rapida” (o fast growing firms, FG), mentre se è pari o inferiore al 10% parliamo di imprese “in crescita lenta” (slow growing firms, SG)10. Per quanto concerne il secondo gruppo parliamo invece di imprese “stabili” (stationary firms, S) se le imprese hanno riportato un fatturato 2012 invariato rispetto a quello del 2011, mentre parliamo di imprese “in flessione” (declining firms) se le imprese hanno riportato un fatturato in diminuzione. La maggior parte (51,7%) delle imprese che hanno preso parte all’indagine (n=458), presenta un fatturato 2012 invariato rispetto a quello del 2011, mentre il 21,6% presenta un andamento positivo ed il 26,6% una contrazione. La figura 12 presenta uno schema delle definizioni e sigle usate nel presente capitolo. FIGURA 12 - DEFINIZIONE DEI GRUPPI DI IMPRESE IN BASE ALL’ANDAMENTO DEL FATTURATO
GRUPPI E SIGLE UTILIZZATE DEFINIZIONE GRUPPI N° IMPRESE
IMPRESE IN CRESCITA – G (growing firms)
Imprese con andamento positivo del fatturato 2012 99
IN CRESCITA RAPIDA – FG (fast growing firms)
Imprese con crescita del fatturato 2012 superiore al 10%
48
IN CRESCITA LENTA – SG (slow growing firms)
Imprese con crescita del fatturato 2012 inferiore o uguale al 10%
51
IMPRESE NON IN CRESCITA – N (non growing firms)
Imprese con del fatturato 2012 stabile o in diminuzione
359
STABILI – SN (stationary firms)
Imprese con fatturato 2012 invariato 237
IN FLESSIONE – DN (declining firms)
Imprese con fatturato 2012 in diminuzione 122
Oltre ad esaminare le caratteristiche di G e NG, anche l’analisi dei sotto-gruppi – seppur basandosi su numerosità inferiori – si è rivelata interessante, mettendo in luce differenze non trascurabili che verranno di seguito evidenziate solo laddove risultino significative e rilevanti per l’interpretazione. È poi importante segnalare come i risultati ottenuti in conseguenza dei raggruppamenti considerati non sembrano essere affetti da bias significativi sia sotto il profilo del settore di
10
A proposito della soglia di fatturato utilizzata per distinguere fra imprese in crescita rapida e non (FG e SG), pari al 10%, il valore prescelto corrisponde alla mediana delle imprese G, consentendo di formare due sotto-gruppi simili in termini numerici: è peraltro opportuno osservare come tale soglia si collochi ad un livello relativamente elevato e, dunque, particolarmente selettivo, consentendo di discriminare fortemente le imprese all’interno del gruppo G.
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attività che dei principali mercati di sbocco dei prodotti/servizi realizzati dall’uno o dell’altro cluster, dal momento che i diversi gruppi presi in esame presentano strutture simili sotto tale profilo. Infine, l’aver preso in considerazione l’andamento del fatturato nel solo 2012 per l’assegnazione delle imprese all’uno o all’altro gruppo costituisce solo apparentemente un limite, dal momento che:
a. il 2012 è stato un anno particolarmente critico dal punto di vista dell’andamento del ciclo economico, essendo caratterizzato dalla seconda recessione degli ultimi cinque anni, con una domanda interna fortemente contratta ed una estera stagnante (EuroZona) o in rallentamento (mercati extra-europei): crescere nel 2012, per una impresa italiana, ha dunque significato il superamento di un contesto fortemente sfavorevole;
b. le imprese G hanno evidenziato mediamente migliori andamenti del fatturato – oltre che nel 2012 – anche nel 2011 e nelle previsioni per il 2013 (figura 13): la selezione effettuata sembra dunque nel complesso “tenere” anche qualora si consideri un arco temporale più ampio;
c. tali migliori andamenti trovano conferma anche qualora si utilizzino altri parametri di performance: alcuni riguardano l’andamento dell’occupazione fra il 2010 e il 2012 sia totale che qualificata (figura 14), altri riguardano invece l’andamento dei margini operativi e la situazione reddituale (nel 2012), la dinamica della spesa per investimenti in R&S (fra il 2010 e il 2012) e l’evoluzione attesa degli investimenti totali (fra il 2013 e il 2015).
FIGURA 13 - ANDAMENTO DEL FATTURATO FRA IL 2010 E IL 2013
Variazioni % (per il 2013, previsioni)
59,0
17,6
37,6
1,2
-17,3
-4,3
FG
SG
G
SN
DN
N
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Malgrado i criteri di selezione delle imprese siano stati semplificati al massimo, il favorevole andamento delle aziende growing in termini di fatturato 2012 è in realtà accompagnata da migliori performance anche per un più ampio spettro di indicatori, presentando pertanto veri e propri processi di crescita“multidimensionale”.
GLI ORIENTAMENTI STRATEGICI PRESI IN ESAME Definiti i gruppi di imprese secondo la modalità descritte in precedenza, nel caso di quelle in crescita si è poi cercato di approfondire – attraverso l’inserimento di alcune domande aggiuntive nel questionario utilizzato per l’indagine – l’importanza che alcuni fattori strategici hanno avuto sulle performance realizzate. In letteratura si identificano tre principali gruppi di tali fattori, di seguito brevemente elencati e descritti: A. FATTORI LEGATI AL PRODOTTO/SERVIZIO (OFFERTA)
1. Prodotti/servizi nuovi per il mercato (innovazione radicale di prodotto/servizio) 2. Prodotti/servizi significativamente migliorati (innovazione incrementale di
prodotto/servizio) 3. Politiche di prezzo competitive su prodotti già esistenti
B. FATTORI LEGATI AL MERCATO (DOMANDA)
4. Ingresso su nuovi mercati geografici 5. Penetrazione (aumento quote mercato) su mercati geografici già serviti
C. ALTRI FATTORI 6. Variazione della governance aziendale (processi di acquisizione, fusione, nuovi
finanziatori esterni, nuovi soci) 7. Acquisizione di diritti di proprietà industriale (brevetti, licenze, ecc.) propri 8. Acquisizione di diritti di proprietà industriale (brevetti, licenze, ecc.) di terzi 9. Politiche commerciali e di marketing, investimenti in canali distributivi e logistici,
innovazione organizzativa 10. Investimenti in risorse umane qualificate per attività di R&D 11. Investimenti in risorse umane qualificate per altre funzioni (amministrative,
commerciali, marketing, logistica, ecc.) Per ciascuno dei precedenti fattori si è quindi chiesto se l’impresa ritenesse gli stessi rilevanti ai fini delle performance registrate e – in caso affermativo – una valutazione qualitativa del grado di rilevanza (poco, abbastanza, molto, determinante).
FIGURA 14 - ANDAMENTO DELL'OCCUPAZIONE
Variazioni % 2010-2012
Addetti totali Addetti R&S Laureati S&T
FG 5,7 9,9 6,9
SG 2,1 3,4 1,9
G 4,0 5,8 4,2
SN 0,5 0,5 -1,9
DN -1,9 -1,3 0,3
N -0,3 -0,1 -0,2
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5.2 PERFORMANCE E CARATTERISTICHE
STRUTTURALI
IL RUOLO DELLE NUOVE IMPRESE E QUELLO (NON LINEARE) DELLE
DIMENSIONI Le imprese G sono costituite da una maggiore presenza di realtà di più recente costituzione, situazione determinata interamente dalle imprese fast-growing (figura 15). È dunque soprattutto fra le aziende caratterizzate da più alti tassi di crescita che si ritrova una più ampia quota di “nuove imprese”, mentre non così rilevanti appaiono le differenze riscontrate all’interno degli altri gruppi sotto il profilo in esame. Sebbene tale evidenza possa essere in qualche modo influenzata dal fatto che una parte maggiore di tali imprese è ancora in una fase di take-off e sviluppo iniziale, al tempo stesso l’ampio differenziale esistente fra il gruppo FG ed i restanti cluster sembra sottolineare l’importanza di interventi in grado di favorire processi di nuova imprenditorialità nei comparti dell’alta tecnologia, attraverso misure orientate a facilitare l’avvio e l’espansione di nuove imprese high-tech.
Esiste inoltre una correlazione fra performance dei gruppi e dimensioni medie delle imprese di ciascun gruppo, anche se non stretta: le imprese del gruppo G sono infatti costituite più frequentemente da realtà di medie e grandi dimensioni (11% vs 5% di quelle del gruppo N hanno oltre 50 addetti) e da piccole imprese (37% vs 30%), e meno frequentemente da micro (52% vs 65% hanno meno di 10 addetti). Le imprese del gruppo FG – coerentemente con una struttura per anno di costituzione più recente – presentano tuttavia, rispetto a quelle del gruppo SG, una più alta quota proprio di micro imprese (56% vs 47%): ciò evidenzia e conferma, accanto all’importanza di favorire percorsi di crescita dimensionale ed organizzativa, non soltanto la forte presenza di piccole strutture aziendali anche all’interno del gruppo di imprese in crescita, ma la forte vitalità che anche realtà micro-imprenditoriali sono in grado di esprimere.
FIGURA 15 - ANNO DI COSTITUZIONE
Composizione %
10% 8% 6%
17%10%
7%
13%
9%8%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
FG G N
prima del 1997
fra il 1997 e il 2001
fra il 2002 e il 2004
fra il 2005 e il 2006
fra il 2007 e il 2008
dopo il 2008
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ATTIVITÀ R&S E RISORSE UMANE Le imprese caratterizzate da più alti tassi di crescita mostrano poi una più marcata attività innovativa (figura 16). A “fare la differenza” sono tuttavia solo gli indicatori che maggiormente qualificano tale attività, vale a dire quelli riferiti all’intensità di risorse destinate alla R&S (in % sul fatturato) – grazie peraltro esclusivamente al gruppo FG – ed alla presenza di ricercatori (sul totale dell’occupazione). Non altrettanto accade invece per i restanti due indicatori: sia la quota di addetti in attività generali di R&S e la quota di addetti laureati in materie S&T è infatti più elevata per le imprese not-growing. Ciò che appare decisivo, sotto il profilo delle performance realizzate, è dunque l’effettivo impiego in attività di ricerca delle risorse “qualificate” a disposizione dell’azienda, più che una generica presenza di laureati in materie science-based o di addetti ad un reparto interno di ricerca e sviluppo.
FIGURA 16 - R&S E OCCUPAZIONE "QUALIFICATA": INDICATORI CARATTERISTICI
Valori %
(1) Quota media del la spesa in R&S sul fatturato nel triennio 2010-2012
(2) Quota dei ricercatori sul tota le degl i addetti del l 'unità loca le nel 2012
(3) Quota media degl i addetti R&S sul tota le degl i addetti nel triennio 2010-2012
(4) Quota media dei lauretati S&T sul tota le degl i addetti nel triennio 2010-2012
0 5 10 15 20 25 30 35 40
Intensità attività di R&S (1)
Addetti con qualifica di ricercatori (2)
Addetti in attività generali di R&S (3)
Addetti laureati in materie S&T (4)
FG
G
N
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La più intensa attività innovativa delle imprese caratterizzate da più elevati tassi di crescita è tuttavia testimoniata soprattutto da indicatori di carattere maggiormente qualitativo, traducendosi in una maggiore diffusione di azioni rilevanti sotto tale profilo (figura 17)11. La stessa ricerca di base, benché evidentemente diffusa a quasi tutto l’universo delle imprese high-tech considerate dall’Osservatorio, presenta differenziali non trascurabili fra imprese growing (che la svolgono nell’86% dei casi) e not-growing (80%), e all’interno del primo gruppo fra imprese FG (90%) e SG (82%).
MERCATI SERVITI E NUOVI PRODOTTI Le imprese in crescita evidenziano un maggior grado di proiezione estera, che si manifesta in una maggiore quota di imprese esportatrici (FG 54% ed SG 47%, SN 33% e DN 25%, in sintesi G 51% vs N 30%) ed in una più elevata incidenza del fatturato esportato (figura 18). Ciò che inoltre maggiormente differenzia le growing dalle not-growing è non tanto l’export verso gli altri paesi europei, ma l’export al di fuori del continente europeo: anche nell’alta tecnologia, come già si osserva per altri ambiti economici, la differenza fra imprese che crescono o meno sembra ormai costituita non più soltanto dalla capacità di presidiare mercati di sbocco al di fuori dei confini nazionali, ma soprattutto dal grado di diversificazione e penetrazione dei mercati extra-europei, allo scopo di rafforzare la presenza su mercati a maggior tasso di crescita.
11
L’unica parziale eccezione, in tal senso, è costituita dalla realizzazione di azioni finalizzate alla partecipazione a programmi pubblici nazionali o regionali per il finanziamento di azioni innovative nel settore: queste interessano più frequentemente le imprese del gruppo G rispetto a quelle del gruppo N, ma non quelle del sotto-gruppo FG rispetto al sotto-gruppo SG.
FIGURA 17 - CARATTERISTICHE DELL'ATTIVITA' INNOVATIVA REALIZZATA
Valori % sul totale (possibilità di risposta multipla)
Imprese che:
(1) Hanno depos itato a lmeno una domanda di brevetto nel triennio 2010-2012
(2) Hanno partecipato ad a lmeno un progetto europeo nel triennio 2010-2012
(3) Hanno col laborato per progetti di ricerca con a lmeno un EPR nel triennio 2010-2012
(5) Sono spin-off di un ente di ricerca pubbl ico, o sono ospitate in un incubatore/PST
(4) Hanno intrapreso azioni fina l izzate a l la partecipazione a programmi pubbl ici nazional i o
regional i per i l finanziamento di azioni innovative nel settore nel triennio 2010-2012
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
Domanda di brevetto (1)
Progetto europeo (2)
Collaborazione EPR (3)
Prg azioni innovative (4)
Spin-off / incubatore (5)
FG SG G N
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All’interno del gruppo delle imprese in crescita, ciò che invece più differenzia il sotto-gruppo FG dal sotto-gruppo SG è il fatto che questo secondo insieme, malgrado una quota di export sui mercati extra-europei perfino superiore ad FG (17,0% vs. 13,6%), mantiene al tempo stesso anche un forte ancoraggio al mercato provinciale (23,6% vs. 10,7%), quota del tutto analoga a quella delle imprese NG. Le imprese fast-growing si caratterizzano dunque non soltanto per una propensione relativamente elevata ad operare sui mercati internazionali, ma anche per una minore rilevanza del mercato locale. Oltre a manifestare una maggiore ampiezza dei mercati serviti ed una più elevata propensione a svolgere attività di R&S, le imprese growing sembrano più frequentemente in grado di tradurre tale attività in nuovi prodotti/servizi (G 62% vs N 57%) ed esprimono – soprattutto – un più breve time-to-market (figura 19), con una quota maggiore di imprese per le quali si è interamente completato il ciclo di realizzazione dei prodotti, grazie peraltro esclusivamente alle imprese del gruppo FG (introduzione di nuovi prodotti/servizi nel 44% dei casi). Il problema, più che “innescare” processi di R&S, appare dunque legato soprattutto alla necessità di accompagnare le imprese nell’intero ciclo dell’innovazione (attività di ricerca di base, sviluppo di progetti, realizzazione di prototipi, introduzione di nuovi prodotti) per accrescere le potenzialità di mercato dei percorsi intrapresi.
FIGURA 18 - QUOTA DI FATTURATO ESPORTATO
Incidenza % sul fatturato totale
8,86,9 7,8
5,8 6,3 6,0
13,6 17,0 15,4
8,0 5,7 7,2
0
5
10
15
20
25
FG SG G SN DN N
In Europa Nel Resto del Mondo
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La quota media di fatturato realizzata attraverso l’introduzione di nuovi prodotti è inoltre superiore per le growing (46%) rispetto alle not growing (35%): si noti che se tale valore è analogo per FG (45%), SG (47%) ed SN (41%), le DN si collocano nettamente al di sotto dei precedenti valori (26%). Ciò consente dunque di evidenziare come – almeno per le imprese che realizzano performance peggiori – si ponga effettivamente un problema di valorizzazione dei nuovi prodotti presso i potenziali clienti, problema su cui può influire sia un insufficiente appeal dei prodotti stessi che un’inefficace attività di comunicazione verso i mercati. Almeno in parte, la spiegazione di quanto rilevato sembra risiedere nella natura dei prodotti realizzati, che nelle imprese growing sono più frequentemente “di nicchia” (85% vs 71% dei not-growing). Non particolarmente discriminante, sotto il profilo in esame, sembra invece il grado di prossimità alla frontiera tecnologica dei nuovi prodotti/servizi, nella misura in cui il relativo indicatore non appare significativamente diverso fra i diversi gruppi presi in esame (G 3,6 vs N 3,8).
5.3 PERFORMANCE ED ORIENTAMENTI STRATEGICI Riprendendo gli undici fattori strategici di cui si è detto nell’introduzione, e misurandone il grado di diffusione/rilevanza sulla base di quanto dichiarato dalle imprese, si ottiene il grafico di cui alla figura 20.
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Dall’esame di tale grafico si ricavano le seguenti indicazioni:
i fattori di prodotto/servizio e di mercato tendono, nel complesso, a disporsi nel quadrante in alto e a destra (presentando valori superiori alla media sia per l’uno che per l’altro indicatore), ed evidenziano una diffusione/rilevanza superiore rispetto a quella dei restanti orientamenti strategici;
la “gerarchia” di valori sembra portare all’individuazione di alcuni raggruppamenti, nell’ordine:
(a) i fattori-chiave sono costituiti da quelli connessi all’innovazione di prodotto (radicale o incrementale), con valori di diffusione/rilevanza decisamente superiori alla media;
(b) seguono, con valori attorno o di poco superiori alla media, fattori legati all’innovazione organizzativa ed ai rapporti con il mercato (politiche di prezzo, ricerca di nuovi mercati o ampliamento dei mercati già serviti, politiche commerciali);
(c) quindi, con valori poco al di sotto della media, troviamo fattori riconducibili in senso lato all’acquisizione di nuove competenze/risorse, siano queste rappresentate da personale qualificato (nell’attività “core” o in quelle organizzative e di supporto al business aziendale) o da cambiamenti nella compagine societaria;
(d) infine, con valori nettamente al di sotto della media, si trovano motivazioni legate all’acquisizione di brevetti, sia propri che di terzi;
nell’insieme, i fattori presi in esame evidenziano una chiara relazione crescente fra indice di diffusione e indice di rilevanza: la maggiore capacità di incidere sulle
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performance aziendali determina, coerentemente, un tendenziale maggior grado di diffusione presso le imprese;
se tracciamo una linea interpolante, può essere tuttavia interessante individuare i maggiori scostamenti – in positivo o in negativo – da questa relazione lineare: la maggiore distanza da questa retta evidenzia, dato un certo indice di diffusione, un posizionamento relativamente migliore in termini di rilevanza sulle performance aziendali, segnalando anche lo spazio per interventi che ne rimuovano le difficoltà di adozione da parte delle imprese
(a) fra i primi troviamo soprattutto gli investimenti in risorse umane qualificate (sia
nelle attività di ricerca e sviluppo che, in particolare, in altre funzioni
organizzative e strategiche per l’impresa); l’introduzione di innovazioni radicali
di prodotto; la capacità di presidiare con efficacia i mercati (attraverso
l’esplorazione di nuovi sbocchi commerciali e l’ampliamento di quote su quelli
esistenti) e di attivare politiche aziendali conseguenti sul piano sia commerciale
che organizzativo (ad es., nella distribuzione e nella logistica);
(b) fra i secondi si distacca invece nettamente, in negativo, il perseguimento di
politiche di prezzo competitive: l’elevata diffusione delle stesse, legate ad una
modesta rilevanza sotto il profilo dell’impatto sulle performance realizzate,
segnala che tale orientamento strategico costituisce al più una condizione
necessaria ma non sufficiente per il conseguimento di un posizionamento di
mercato forte.
La figura 21 riporta l’importanza degli orientamenti strategici (valutata sempre in termini sia di diffusione che di rilevanza) per le aziende fast growth e slow growth, evidenziando una generale traslazione verso l’alto e a destra degli stessi nel caso delle imprese FG. Ciò sta ad indicare come alle imprese caratterizzate da più elevati tassi di crescita siano associati orientamenti strategici più articolati e complessi (maggior grado di diffusione) rispetto alle imprese SG, orientamenti caratterizzati allo stesso tempo da più elevati livelli di efficacia (maggior grado di rilevanza) nel tradursi in migliori performance aziendali. Sebbene nel grafico non siano state riportate – per la difficoltà di lettura che da ciò sarebbe conseguita – le etichette associate ai singoli punti, nel caso degli indicatori di diffusione si osserva come per le imprese appartenenti al gruppo FG tutti i fattori di offerta sono ritenuti con maggiore frequenza strategici ai fini dei risultati conseguiti. Non altrettanto accade per i fattori di domanda, che presentano valori simili in entrambi i gruppi. Nel caso dei restanti fattori strategici, infine, il grado di diffusione è inferiore per FG in tutti i casi, con differenziali negativi massimi nel caso dell’acquisizione di diritti di proprietà industriale (propri o di terzi) e più contenuti nel caso degli investimenti in risorse umane qualificate in funzioni aziendali non direttamente legate all’innovazione, della variazione della governance aziendale, degli investimenti in risorse umane qualificate per attività di R&D e delle politiche aziendali collegate all’innovazione organizzativa. Per quanto riguarda invece gli indicatori di rilevanza si osserva che i valori del gruppo FG sono più elevati non soltanto nel caso dei fattori di offerta, come già si è visto a proposito dell’indice di diffusione, ma anche per uno dei fattori di domanda (penetrazione su mercati geografici già serviti), mentre non altrettanto accade nel caso dell’ingresso su nuovi mercati geografici. Per quanto riguarda invece i restanti orientamenti strategici, il differenziale fra i due gruppi è a
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favore di FG nella maggior parte dei casi, risultando inferiore solo nei casi di acquisizione di diritti di proprietà industriale (di terzi e propri).
La figura 22 presenta il posizionamento delle imprese growing in termini di strategie di prodotto/servizio e di mercato. Delle 97 imprese che è stato possibile riclassificare sulla base di tale matrice, oltre la metà (52) hanno dichiarato di ritenere rilevanti tutti gli orientamenti previsti su entrambi gli assi, mentre altre 11 hanno giudicato rilevanti tutti gli orientamenti di almeno uno dei due assi (e solo alcuni dell’altro), 12 alcuni orientamenti su entrambi gli assi, ed infine 22 nessun orientamento di uno o entrambi gli assi considerati. La ricostruzione di tali combinazioni negli orientamenti prodotto/mercato evidenzia come il perseguimento di risultati positivi sia associato a strategie altamente complesse ed articolate, che si concretizzano nel presidio di una molteplicità di assi strategici e – per ciascun asse – nell’adozione di un’ampia varietà di azioni. Andando ad analizzare le performance realizzate in funzione della strategia adottata (figura 23), notiamo come il contemporaneo perseguimento di più linee strategiche assicuri un migliore andamento del fatturato, evidenziando pertanto un effetto di cumulatività delle stesse rispetto ai risultati realizzati. Fra il 2010 e il 2013, le aziende high-tech che hanno giudicato come rilevanti tutti gli orientamenti strategici di entrambi gli assi o di almeno un asse hanno infatti espresso performance nettamente superiori (rispettivamente +43,3% e +46,6%) rispetto alle imprese che hanno giudicato rilevanti solo alcuni orientamenti dell’uno e dell’altro asse (+27,0%), ed ancor più rispetto alle realtà che non hanno ritenuto rilevanti orientamenti di almeno uno dei due assi considerati (+22,2%).
LEGENDA MARCATORI: in ROSSO le risposte del sotto-gruppo FG, in GIALLO del sotto-gruppo SG
FIGURA 21 - ORIENTAMENTI STRATEGICI MAGGIORMENTE RILEVANTI IN BASE ALLE PERFORMANCE
REALIZZATE DALLE IMPRESE
20
25
30
35
40
45
50
55
60
65
70
40 50 60 70 80 90 100
GRADO DI DIFFUSIONE
(min 0 max 100)
GRADO DI RILEVANZA(min 0 max 100)
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Per concludere proponiamo una rielaborazione della matrice presentata nella figura 22, che richiama la “classica” distinzione in quadranti del posizionamento di prodotto/mercato rimandando alle strategie di market penetration (prodotto esistente, mercato esistente),
FIGURA 22 - STRATEGIE DI PRODOTTO/MERCATO E POSIZIONAMENTO DELLE IMPRESE
Valori ass. (imprese che hanno giudicato RILEVANTI gli orientamenti strategici in esame)
Nessuno Solo
mercati
già serviti
Solo
nuovi
mercati
Tutti
Totale
Nessuno 8
Solo politiche di prezzo 4
Solo innovazione incrementale 5
Inn. incrementale & pol. prezzo 2
Solo innovazione radicale 0
Inn. radicale & pol. prezzo 1
Inn. radicale & incrementale 12
Tutti 65
Totale 19 11 8 59 97
orientamenti strategici di mercato
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egic
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rod
ott
o/s
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zio 22
12
11
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Presidio elevato di entrambe le dimensioni strategiche
Presidio elevato di almeno una dimensione strategica
Presidio intermedio di entrambe le dimensioni strategiche
Presidio assente di una o entrambe le dimensioni strategiche
FIGURA 23 - POSIZIONAMENTO STRATEGICO E PERFORMANCE REALIZZATE
Andamento del fatturato rispetto all'anno precedente (variazioni %)
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
2011 2012 2013
VARIAZIONI % DEL FATTURATO FRA IL 2010 E IL 2013
Presidio strategie prodotto/mercato ALTO +43,3%
Presidio strategie prodotto/mercato MEDIO-ALTO +46,3%
Presidio strategie prodotto/mercato MEDIO-BASSO +27,0%
Presidio strategie prodotto/mercato BASSO +22,2%
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market development (prodotto esistente, nuovo mercato), product development (nuovo prodotto, mercato esistente) e diversification (nuovo prodotto, nuovo mercato). Le imprese growing sono state inoltre collocate, su tale matrice, non in base ad una generica indicazione di rilevanza degli orientamenti strategici considerati, ma considerando solo i casi in cui tali orientamenti sono stati considerati “determinanti” o “molto importanti” (figura 24).
In conseguenza delle restrizioni adottate per la classificazione delle imprese, si osserva in generale uno spostamento delle stesse dagli incroci posti in basso e a destra della matrice verso quelli collocati in alto e a sinistra, e si evidenzia come oltre un terzo delle aziende non giudichi nessuno degli orientamenti strategici presi in esame come realmente “determinanti”. Ciò che più interessa, tuttavia, è ancora una volta la diversa distribuzione osservata fra imprese fast e slow-growing. Ancora una volta le prime mostrano infatti una più elevata complessità nelle strategie perseguite, ed in particolare una maggiore frequenza di casi caratterizzati da strategie di diversificazione di prodotto e/o mercato (FG 52% vs SG 40%).
5.4 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Nel presente capitolo si è cercato di mostrare il modo in cui, anche all’interno di imprese con caratteristiche relativamente omogenee come quelle prese in esame dall’Osservatorio sulle Imprese High-Tech della Toscana, le performance si rivelino notevolmente differenziate, ed i caratteri strategici e strutturali fortemente eterogenei. Le imprese che stanno crescendo più rapidamente si caratterizzano in particolare per orientamenti strategici più articolati e complessi, e per più intensi processi di diversificazione di prodotto-servizio e/o mercato (geografico).
FIGURA 24 - STRATEGIE DI PRODOTTO/MERCATO E POSIZIONAMENTO DELLE IMPRESE (2)
Nessuno Solo
mercati
già serviti
Solo
nuovi
mercati
Tutti
Totale
Nessuno 39 46
Solo politiche di prezzo 2
Solo innovazione incrementale 13
Inn. incrementale & pol. prezzo 3
Solo innovazione radicale 6
Inn. radicale & pol. prezzo 2
Inn. radicale & incrementale 16
Tutti 9
Totale 62 13 9 13 97
orientamenti strategici di mercato
ori
enta
men
ti s
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egic
i
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rod
ott
o/s
ervi
zio
Valori assoluti (imprese che hanno giudicato DETERMINANTI O MOLTO IMPORTANTI gli
orientamenti strategici in esame)
11
11
22
14
Nessuna strategia determinante o molto rilevante FG 34% - SG 46%
Prodotto esistente, mercato esistente (market penetration) FG 15% - SG 14%
Prodotto esistente, nuovo mercato (market development) FG 9% - SG 14%
Nuovo prodotto, mercato esistente (product development) FG 30% - SG 16%
Nuovo mercato, nuovo prodotto (diversification ) FG 13% - SG 10%
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Sebbene l’innovazione di prodotto resti inevitabilmente il primo driver di crescita per le imprese prese in esame, si è evidenziato come le scelte riguardanti il posizionamento di mercato assumano una valenza strategica nel determinare le performance conseguite. In tale ambito, l’avvio di percorsi di internazionalizzazione sembrano costituire un fattore “di successo” particolarmente significativo, ma soprattutto se rivolti a penetrare le economie maggiormente dinamiche dei paesi extra-europei. Per quanto riguarda invece i prodotti/servizi realizzati, uno degli elementi differenziali fra imprese in crescita e non – più che il numero di nuovi prodotti in sé – appare costituito da un più breve time-to-market e dalla capacità di valorizzare con appropriate azioni i prodotti collocati sul mercato. Le imprese growing esprimono infine una concezione dell’attività innovativa che non rimane confinata allo svolgimento di ricerca di base e/o sperimentale, ma che presenta caratteristiche multiformi, con più frequenti casi di collaborazione con gli Enti Pubblici di Ricerca, una più elevata capacità brevettuale, un maggiore partecipazione ai progetti europei. Non va infine sottovalutato il contributo che le nuove imprese sono in grado di offrire come elemento di dinamicità del sistema, nella misura in cui le aziende di più recente costituzione (ultimi cinque o dieci anni) hanno realizzato performance significativamente superiori rispetto a quelle di più antica formazione. Dall’analisi condotta derivano pertanto indicazioni utili per orientare iniziative a supporto dello sviluppo del sistema ad alta tecnologia regionale, con policy mirate a favorire l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali, a rafforzare i legami “di rete” nello svolgimento dell’attività innovativa da parte di quelle esistenti, a rafforzarne soprattutto le competenze nella capacità di posizionarsi adeguatamente su mercati in cui la dinamica competitiva resta comunque su livelli particolarmente elevati.
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BIBLIOGRAFIA DELL’OSSERVATORIO
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Ufficio Studi Unioncamere Toscana (2013) “Alta tecnologia in Toscana. Quarto rapporto”. Osservatorio sulle imprese high-tech della Toscana, Firenze, ottobre 2013.
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Ufficio Studi Unioncamere
Toscana (2013) “Alta tecnologia in Toscana. Presentazione del quarto rapporto annuale dell’Osservatorio sulle imprese high-tech della Toscana ”. (disponibile all’indirizzo web http://www.starnet.unioncamere.it/Alta-tecnologia-in-ToscanaIV-
Rapporto_7A9967B191C252), Firenze aprile 2013.
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Ufficio Studi Unioncamere Toscana (2012) “Presentazione terzo rapporto annuale dell’Osservatorio sulle imprese high-tech della Toscana”.(disponibile all’indirizzo web http://www.starnet.unioncamere.it/Alta-tecnologia-in-ToscanaIII-
Rapporto_7A8436B191C252 ), Firenze maggio 2012.
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Ufficio Studi Unioncamere Toscana (2011) “Alta tecnologia in Toscana. Secondo rapporto”. Osservatorio sulle imprese high-tech della Toscana, (disponibile all’indirizzo web: http://www.starnet.unioncamere.it/Alta-tecnologia-in-ToscanaII-
RapportoVOLUME_7A5740B191C252 ), Firenze aprile 2011.
Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Ufficio Studi Unioncamere Toscana (2010) “Alta tecnologia in Toscana. Imprese e territori”. I rapporto dell’Osservatorio sulle imprese high-tech della Toscana (disponibile all’indirizzo web: http://www.starnet.unioncamere.it/Alta-tecnologia-in-ToscanaI-
RapportoVOLUME_7A3869B191C252 ),Firenze gennaio 2010.
MAIN Lab Scuola Superiore S. Anna di Pisa, Ufficio Studi Unioncamere Toscana (2008) “Metodologie per l'individuazione dei settori high tech: il caso della Toscana” XXIX Conferenza Italiana di Scienze Regionali (AISRe, Bari 24-26 settembre 2008).
Per informazioni: Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Unioncamere Toscana Istituto di Management Ufficio Studi Piazza Martiri della Libertà 24 Via Lorenzo il Magnifico, 24 56127 Pisa 50129 Firenze Tel. 050 88.31.11 Tel. 055-4688.1 Mail osservatorio@sssup.it Mail studi@tos.camcom.it Web http://www.main.sssup.it/ Web www.tos.camcom.it Il rapporto è disponibile sul sito ufficiale dell’Osservatorio sulle Imprese high-tech della Toscana all’indirizzo www.hightechtoscana.it.
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