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UN MONDO A COLORI M.Natalia Bordegari Psicologa Psicopedagogista DIA 1 INTRODUZIONE da “Il piccolo principe” A. de Saint -Exupery Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “Storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell‟atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C‟era scritto: “I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”. Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era così: DIA 2 Il bambino e il disegno ieri/oggi (emozioni, visioni del mondo, maturazione intellettuale …)

Disegno bordegari

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UN MONDO A COLORI

M.Natalia Bordegari Psicologa Psicopedagogista

DIA 1

INTRODUZIONE

da “Il piccolo principe” A. de Saint-Exupery

Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “Storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell‟atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C‟era scritto: “I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”. Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era così:

DIA 2

Il bambino e il disegno – ieri/oggi (emozioni, visioni del mondo,

maturazione intellettuale …)

Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “ Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” . Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos‟era, disegnai l‟interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Il mio disegno numero due si presentava così:

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Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all‟aritmetica e alla grammatica. Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disarmato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Allora scelsi un‟altra professione e imparai a pilotare gli aeroplani.

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Il linguaggio figurativo compare circa 40-35 mila anni fa presso le comunità di popoli

cacciatori raccoglitori all‟interno di gruppi europei di Homo sapiens. Ma il piacere dell‟uomo di lasciare tracce e segni di sé e del proprio passaggio è fortunatamente un desiderio che è rimasto intatto nel tempo. Un piacere che è dapprima

di tipo sensoriale e motorio: lo vediamo, per esempio, nella precisa volontà dei bambini di

entrare nelle pozzanghere nonostante i divieti e le raccomandazioni degli adulti o nel semplice giocare con i propri piedi sulla riva del mare per poi lasciare impronte dietro di sé.

Molto presto il bambino sembra istintivamente attratto dal lasciare una traccia sul foglio, una traccia di sé che si trasforma e modifica quasi magicamente in nuove linee, tratti,

puntini fino a diventare forme vicine a quelle realmente osservabili. Ancora piccolo e decisamente incapace, chiede delle matite, dei colori, si impegna a fondo in ciò che fa e ci tiene ad essere ammirato: mostra con una vanità innocente il risultato della sua attività e

attende apprezzamento dagli adulti. La riproduzione grafica è una attività complessa che mette in gioco nel bambino

- la percezione - la comprensione delle forme - la memoria

- l‟abilità motoria Tali processi percettivi, cognitivi e motori hanno un ritmo particolare nella maturazione,

che si completa nell‟arco di tempo che va dalla nascita ai dodici anni circa, con una evoluzione più netta fra i sei e i sette anni. Disegnare rappresenta dunque per il bambino

- compiere esperienze percettive - comprendere il mondo delle cose

- riprodurle attuando un graduale processo di apprendimento della realtà.

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IL DISEGNO COME INDICATORE DI SVILUPPO

Dallo scarabocchio, eseguito come puro gioco motorio, il bambino arriva alla riproduzione di forme geometriche semplici tra loro associate e utilizzate prima come schema base per

rappresentare oggetti diversi (case, mezzi di trasporto, uomini, animali,…) poi sempre più arricchite di particolari per realizzare rappresentazioni “fedeli” del reale.

Almeno questa è l‟ipotesi di Luquet (1927) ha proposto una suddivisione in stadi in cui il bambino progredisce dagli scarabocchi all‟uso dei segni per rappresentare la realtà. Il disegno infantile subisce un‟

evoluzione attraverso fasi successive.

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La prima fase è quella del realismo fortuito (intorno ai due anni di età), in cui disegna qualche linea e vi attribuisce un significato, (ad esempio disegna un cerchio

e dice “mamma”).

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Segue poi la fase del realismo mancato (dai 2 anni e mezzo ai 4-5 circa) in cui

manca la capacità di sintesi (per esempio per disegnare la figura umana giustappone vari elementi senza tenere conto delle loro relazioni spaziali).

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La terza fase è quella del realismo intellettuale (dai 5 agli 8 anni circa) in cui il bambino diviene più capace di riprodurre l‟aspetto di ciò che disegna (anche grazie

ad un miglior controllo sul tratto (Luquet 1927).

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Nell‟ultima fase, chiamata realismo visivo, il bambino disegna le proprietà visibili

dell‟oggetto. Questa fase è considerata il punto di arrivo dell‟evoluzione del grafismo.

Il lavoro di Luquet influenzò il pensiero di Piaget, che ipotizzò un legame tra l‟evoluzione del pensiero e l'evoluzione del grafismo. Come molti ormai sanno, secondo Piaget, lo

sviluppo intellettivo procede secondo una sequenza di stadi, dipendenti dall‟età cronologica. Per questo autore, il perfezionamento delle produzioni grafiche con l‟avanzare dell‟età, sempre più dettagliate, realistiche, proporzionate, procede di pari passo con la

crescita intellettiva del bambino.

Pur con frequenti differenze e variazioni individuali, compaiono nell‟ordine, come temi di interesse, la figura umana, la casa, i mezzi di trasporto, gli alberi, il sole, gli animali, la scrittura.

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Sempre con l‟avvertenza delle variazioni individuali diciamo che: - il disegno della figura umana si evolve in forma costante, i dettagli appaiono

secondo un ordine nelle diverse età, con variazioni legate anche alla valorizzazione:

il bambino tende a valorizzare le parti che più lo interessano o sono per lui importanti e diminuirne altre. A volte l‟omissione di parti importanti può essere espressione di momenti critici. L‟altezza della figura umana in genere aumenta in

funzione dell‟età, cioè con l‟accrescere staturale del disegnatore e i casi divergenti

vanno considerati come variabili personali.

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- La rappresentazione della casa e dei mezzi di trasporto si evolve da uno schema grafico elementare (rettangoli suddivisi, cerchi, triangoli) a realizzazioni

decisamente influenzate dal modello. - Il fenomeno della trasparenza, che scompare fra i sette e gli otto anni, va inteso

come desiderio del bambino di valorizzare e rendere più evidenti tutti gli elementi importanti (per esempio la casa e le persone che vi abitano)

- Gli animali compaiono nei disegni dei bambini con preferenza per i quadrupedi e

successimene uccelli, pesci e altro. Il loro disegno passa attraverso un periodo di sviluppo simile a quello che si incontra nel caso della figura umana ed in genere compare quando il bambino ha già acquisito uno schema per l‟uomo.

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Sulla scia delle teorie stadiali dello sviluppo intellettivo, si è venuto a creare un filone di

ricerca che utilizza l‟espressione grafica come modo per misurare la maturità intellettiva del bambino. Nascono molti test per valutare l‟intelligenza attraverso il disegno, e alcuni sono utilizzati ancora oggi correntemente: il test dell‟albero e il test della figura umana di

Goodenough, per fare due esempi fra i più conosciuti. A questo proposito occorre però precisare che l‟uso del disegno come misura dell‟intelligenza non sempre è considerato affidabile, e va sempre utilizzato solo da

professionisti abilitati che lo collocano all‟interno di procedure di osservazione ampie e articolate. Ogni insegnante sa bene che più disegni prodotti dallo stesso bambino possono presentare una certa variabilità che può essere associata a fattori ambientali e contestuali.

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Quanto possa essere influente il contesto sulla produzione grafica dei bambini è una domanda che assume nuove connotazioni all‟interno della psicologia cross culturale. La psicologia cross culturale è “lo studio scientifico del comportamento umano e della sua trasmissione, tenuto conto dei modi in cui i comportamenti sono plasmati e influenzati dalle forze sociali e culturali” (Berry et al.,1990). Un tema particolarmente sondato è stato: i disegni infantili possiedono un alfabeto universale o sono più sensibili al contesto

culturale? Negli studi sullo sviluppo del disegno infantile si possono individuare due linee di pensiero,

che rispecchiano il confronto tra un approccio universale e uno legato al contesto. La prospettiva universale sostiene che i bambini di tutte le culture progrediscono nel

disegno attraversando le stesse fasi grafiche. L‟altra prospettiva sostiene che lo sviluppo pittorico è influenzato dal contesto di appartenenza.

Un argomento a favore dell‟universalità del disegno, sarebbe la riconoscibilità: un individuo cresciuto senza mai vedere disegni può immediatamente identificare il contenuto di

raffigurazioni semplici. La dotazione genetica attiva azioni specie-specifiche condivise da tutti gli esseri umani.

Al contrario le teorie che pongono la cultura dominante rispetto alla natura. Tale punto di vista sottolinea l‟importanza dei processi di differenziazione, ogni cultura è concepita come un sistema unico e irripetibile nella sua singolarità.

A proposito del disegno infantile occorre notare, per esempio, che in Italia esso è incoraggiato sia direttamente che indirettamente grazie all‟ampia diffusione di immagini. In

altre culture, per esempio in quella boliviana, il disegno è insegnato a scuola con modalità direttive che non incoraggiano soluzioni nuove. In genere il disegno è poco valorizzato,

poiché sono maggiormente coltivate altre arti, quali la danza e la musica. Esistono poi culture, come quella islamica, in cui è addirittura vietata la raffigurazione pittorica del corpo umano.

Si è anche visto però che individui appartenenti a culture senza tradizione rappresentativa messi a contatto per un certo periodo di tempo con un contesto ricco di immagini e di raffigurazioni migliorano le prestazioni esecutive.

Attualmente in psicologia cross-culturale il rapporto fra natura e cultura (fra innato e

appreso) non è più inteso in modo dicotomico, ma prevede forme reciproche d‟interazione

“geneambiente”. In conclusione, non esiste una natura umana indipendente dalla cultura, poiché la cultura è

indispensabile per colmare il divario fra le informazioni dei geni e ciò che dobbiamo sapere e fare

per vivere. L‟ambiente culturale è importante almeno quanto il corredo genetico.

IL DISEGNO COME RAPPRESENTAZIONE: VISIONE DEL MONDO, SENTIMENTI, EMOZIONI

Accanto agli aspetti evolutivi il disegno infantile offre la possibilità di apprezzare gli aspetti simbolici del bambino e in particolare a quelli legati alla sua rappresentazione del mondo. L'attività grafica infantile è un argomento ampiamente studiato dagli psicologi dello

sviluppo. I ricercatori continuano a dedicarvisi con passione nel tentativo di comprendere, chiarire e spiegare cosa c'è "dentro" un segno tracciato da un bambino. Il bambino attraverso il disegno si esprime, fa emergere il proprio mondo personale, quello

più creativo e più valido, quello più autentico che non sottostà a regole e ai divieti. Il disegno appare come una "finestra aperta sulla mente", attraverso la quale lo sviluppo delle abilità e delle emozioni dei più piccoli può essere osservato e compreso assai più di

quanto non consenta il linguaggio, strumento che il bambino impara presto a censurare, a seconda delle reazioni dell‟adulto nei suoi confronti e che richiede, per esprimersi a fondo,

ben altre finezze di quelle di cui egli può disporre. Inoltre il disegno consente di evitare gli inconvenienti determinati dalla presenza di un osservatore esterno.

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Il disegno del bambino ha sempre un senso che il bambino ci illustra volentieri, particolareggiando la storia che ha rappresentato.

Ma, per l'osservatore adulto, la storia come la racconta il bambino, non esaurisce tutti i

significati del disegno. Gli aspetti plastici, le qualità geometriche, la ripartizione dei colori, le dimensioni rispettive delle parti, la scelta e la grandezza dei personaggi, la composizione, tutto rivela qualche cosa sia sul piano degli strumenti intellettuali che su

quello delle reazioni affettive. Far disegnare un bambino ci appare come uno dei metodi più significativi di cui possiamo

disporre per avvicinarci all'anima infantile. Accanto al paradigma secondo cui il bambino disegna “ciò che sa” viene considerata l‟idea che il bambino disegni “ciò che vede e come lo vede”.

Così un bambino può disegnare un leone perché lo ha visto allo zoo, al circo, in un documentario, ma il leone può essere anche il simbolo di un significato quale forza,

potenza, che lo distingue dagli altri animali. La spiegazione o il commento del disegno fatto dal bambino stesso sono indispensabili per capire il significato simbolico dei temi ed individuare le variabili che lo hanno spinto a

scegliere proprio quei temi. D'altra parte possono essere presi in considerazione anche i particolari strutturali e formali. Cominciamo subito a introdurre elementi di attenzione quando si guardano i disegni dei

bambini per coglierne aspetti più profondi: solo lo studio comparativo di una serie di disegni può essere utilizzato per giungere a qualche conclusione, e anche in questo caso, con grande cautela.

Per diventare esperti "lettori" di disegni infantili, bisogna possedere una buona preparazione di base, ed accostarsi all‟interpretazione con una grande dose di "umiltà",

consapevoli che chi analizza ha molte cose da imparare. Generalmente si considerano come principali gli aspetti strutturali e formali quali la

posizione del foglio, la collocazione nello spazio, la sequenza, le dimensioni, la pressione, i tratti, le cancellature, i colori, i dettagli. La posizione del foglio: sembra che il bambino inizi a dire qualcosa di sé proprio a partire dalla scelta della posizione verticale od orizzontale del foglio. La collocazione nello spazio: "L'uso dello spazio esprime la relazione del soggetto con

l'ambiente e le sue reazioni ad esso." La sequenza: corrisponde alla libera associazione degli adulti, ogni elemento aggiunto è indicativo non solo di come il bambino vede la realtà, ma di come vorrebbe "vederla"

La dimensione: i bambini al di sotto dei 6 anni, tendono a disegnare figure grandi. Intorno ai 6/7 anni l'abilità grafica ha ormai raggiunto una sicurezza tale per cui è in grado di disegnare figure in proporzione all'ambiente.

La pressione: fa riferimento all'intensità dell'energia premente sulla superficie del foglio, è l'elemento grafico più costante in una data persona, fa parte del suo "stile" in quanto è in rapporto con l'energia psichica costituzionale di un individuo.

I tratti: oltre alla pressione sono legati alla "forma", cioè allo "stile" proprio di ogni essere umano.

Le cancellature: non devono essere trascurate, poiché si ritengono legate a significati profondi come il rifiuto dell'oggetto o tratti di incertezza.

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I colori: la percezione del colore è un "avvenimento psichico", un fenomeno insieme conscio ed inconscio. I bambini sono incapaci inizialmente di finalizzare l'uso del colore in senso realistico o artistico, e spesso usano i colori sotto la spinta di risposte emotive.

Anche la scelta dei colori è un tema che ha affascinato gli studiosi e anche in questo caso si è giunti a una classificazione standardizzata della simbologia legata ai colori fino alla costruzione di strumenti di descrizione e introspezione della personalità (Luscher, 1976).

D‟altra parte sono presenti anche nella conoscenza comune e nella percezione personale alcune forti associazioni tra colori e stati d‟animo: così il rosso esprime energia, il giallo vitalità, l‟arancio positività, il verde tranquillità, l‟azzurro profondità e così via. Il dettaglio: si fa riferimento a "quel particolare non necessario " per individuare un oggetto disegnato. Il disegno "spoglio" è tipico di un bambino che si esprime poco,

l'abbondanza, invece fa pensare alla capacità di analisi nel cogliere i particolari, i dettagli adeguati sono la manifestazione di ricchezza interiore che il bambino esprime con equilibrio e sicurezza.

Il disegno infantile rappresenta ciò che i bambini sanno e vedono attraverso tecniche e modi di raffigurazione molto interessanti. Ad esempio la trasparenza degli oggetti

disegnati, mediante la quale il bambino ci permette di vedere alcuni oggetti interni (come nei muri delle case, o la pancia della mamma). Oppure la zoomata su alcuni elementi, che assumono proporzioni o esageratamente

piccole o enormemente grandi. È un modo ingegnoso per dirigere l‟attenzione su un particolare che l‟ha colpito o sulle emozioni che ha provato vivendo un avvenimento. Quando si trova fra le mani un oggetto nuovo, spinto dal bisogno di analizzarlo in tutte le

sue parti, lo fa a pezzi, lo apre. Nel disegno, questo curioso bisogno di „aprire‟ l‟oggetto lo spinge a renderlo bidimensionale con la tecnica dell‟appiattimento. Importante da segnalare è anche l‟animismo, che conduce il bambino a dare vita anche a

cose inanimate.

Per imparare a comprendere ciò che i disegni rivelano, bisogna innanzi tutto domandarsi cosa disegnano i bambini. Di Leo riassume come sei i punti, attraverso i quali gli osservatori del passato e

contemporanei, appartenenti a vari paesi, hanno risposto a questa domanda. I bambini disegnano dunque:

1. Quello che importante per loro

2. una parte, ma non tutto ciò che essi conoscono dell'oggetto; 3. ciò che si ricordano in quel momento; 4. l'idea colorata dai sentimenti;

5. ciò che è visto;

6. una realtà interiore (ma anche situazioni immaginarie che lo hanno colpito, comprese quelle ispirate dai sogni o da fonti di ispirazione esterne come gli stimoli televisivi).

Il modo di vedere del bambino per la sua originalità, la ricchezza e la varietà degli stimoli e

delle fonti di ispirazione, non viene più riferito a semplici modelli di rappresentazione. Il disegno infantile per molti autori ha tutte le caratteristiche per essere definito arte. Infatti, si muove da un linguaggio grafico proprio e, attraverso una sperimentazione tecnica,

approda al comunicare messaggi e sentimenti personali in modo originale. La sua libertà e spontaneità sono condizioni per la sua fecondità.

Negli ultimi anni la ricerca sul disegno infantile è stata caratterizzata da profondi

cambiamenti che ne hanno modificato la metodologia di analisi e l'impianto teorico di base.

Dal punto di vista concettuale si è sempre più inclini a considerare il disegno come un prodotto complesso ed integrato di molteplici fattori, quali, ad esempio, la richiesta,

l'esecuzione, le intenzioni comunicative e le caratteristiche del compito, (Tallandini e Valentini, 1990) piuttosto che una semplice trasposizione di un modello mentale (Luquet, 1913, 1927; Piaget e Inhelder, 1948).

Dal punto di vista metodologico, agli studi a carattere descrittivo si preferisce oggi ricorrere a procedure sperimentali sistematiche in cui sia possibile controllare e valutare il

ruolo delle singole variabili.

Inoltre, in un'ottica integrata in cui oltre alla codifica delle informazioni si tiene conto

anche della comprensione, produzione e trasmissione di significati, il disegno viene sempre più spesso collegato ad altri sistemi di rappresentazione dell'informazione governati da

regole, come il linguaggio verbale o quello multimediale dove una variabile significativa appare essere l‟esposizione a stimoli provenienti dai mass-media, in particolare l‟esposizione alla TV.

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Da non trascurare l‟apporto offerto dall‟intervento della scuola: un percorso di comunicazione visiva a scuola aiuta il bambino a diventare autore e attore consapevole del suo messaggio, situazione che, nella maggior parte dei casi, lo vede fruitore passivo e

disarmato. Invece, l‟essere padrone delle strutture e delle tecniche di approccio di questo interagire con l‟altro, lo porterebbe ad apprendere come codificare le immagini, come saperle ideare

e costruire e, di conseguenza, conoscere come comunicare con gli altri e decodificare i

messaggi visivi altrui. Nel percorso educativo e formativo è importante che i ruoli di immaginazione, fantasia, invenzione e creatività siano chiariti.

- L‟immaginazione viene tanto più sviluppata quante più tecniche vengono fornite e apprese dall‟individuo;

- attraverso la fantasia il bambino è in grado di rappresentare anche ciò che realmente non esiste;

- con l‟invenzione si produce ciò che è utile e che può servire;

- la creatività è una nuova relazione fra due dati esistenti, in maniera da ricreare un dato nuovo, originale, che prima non c‟era.

L'INTERPRETAZIONE PSICANALITICA Con l‟apporto della teoria psicoanalitica il grafismo acquista valenza proiettiva in relazione

all‟intenso legame con gli aspetti profondi della personalità: non più sola espressione delle caratteristiche e dell‟evoluzione intellettiva ma anche delle dinamiche della vita affettiva ed

emotiva. Questo è l‟intento di molti test proiettivi usati spesso nella diagnostica infantile. Il test proiettivo è un reattivo psicologico per mezzo del quale il soggetto risponde agli

stimoli dati in maniera inconscia. Le produzioni del bambino, analogamente a quelle oniriche, possono essere oggetto di

interpretazione simbolica. L'interpretazione psicanalitica del disegno infantile è iniziata in Francia intorno alla fine degli anni ‟20. L‟individuo disegnando sentirebbe meno l‟inibizione dei meccanismi difensivi per cui egli avrebbe modo di esprimere pulsioni libidiche e aggressive, in forma simbolica e accettabile dalla propria coscienza.

Il disegno in psicologia clinica ha anche assunto un certo valore terapeutico, perché consente di rappresentare i propri vissuti ma anche di cambiare aspetti della vita reale e

permette di rielaborare i meccanismi di difesa. Esempio: "Sono malato, dammi un foglio grande!" è una raccolta di schizzi realizzati dai

bimbi affetti da tumore. "Una terapia che può aiutare a guarire" I disegni, i colori non liberano dal dolore ma salvano i piccoli dal rischio di tenere segreta la sofferenza

(Autori del volume, due specialisti del Policlinico Gemelli di Roma)

Proprio per la delicatezza della materia, la facilità con cui si può incorrere in errori grossolani, la necessità di disporre di strumenti di conoscenza raffinati e complessi… si tratta di qualcosa da lasciare fuori dalla scuola e affidare a specialisti seriamente e

solidamente preparati. Nel concludere il mio intervento voglio affidare a Gianni Rodari questa raccomandazione, che la fa, nel suo stile leggero e profondo insieme, con una filastrocca

“Il sole nero” La mia bambina ha disegnato un sole nero di carbone

Appena circondato di qualche raggio arancione. Ho mostrato il disegno ad un dottore. Ha scosso la testa, ha detto: ”La poverina, sospetto, È tormentata da un triste pensiero che le fa vedere tutto nero Nel caso migliore è un difetto di vista: la porti da un oculista” Così il medico disse ed io morivo di paura. Ma poi guardando meglio, sotto al foglio, vidi che c‟era scritto, in piccolo….….….l‟eclisse Bibliografia

M. Dallari, Pastrocchi, macchie, scarabocchi, La Nuova Italia, 1994 J. H. Di Leo "I disegni dei bambini come aiuto diagnostico" Giunti, Firenze 1981.

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R. Pittarello, Il mio primo laboratorio creativo, La Scuola del Fare, 2005 G. Rodari, Il libro degli errori, Einaudi, 1964

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