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Comprare fan su Facebook?

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Intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale sul tema compravendita di fan e follower per Facebook e Twitter

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Page 1: Comprare fan su Facebook?

•13CRONACHEMERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE

FOCUS

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In alcuni paesi in via disviluppo ci sono personeche vengono pagate soloun dollaro per ogni milleclic

È quanto vale un«mi piace» per un brand

La spesa mensileper ottenere 100 fans

DOLLARI EURO

Nel 2012 al presidenteamericano fu contestato diavere il 70% dei seguacifalsi, qualcosa come oltre18 milioni di follower

Si chiama «Fake followerscheck» ed è il programmautilizzato nel 2012 per«smacherare» i seguacifalsi sui profili Twitter

C’è solo l’imbarazzo dellascelta sul web per chidecide di aumentare i propricontatti su Facebook e suTwitter e i relativi «mipiace» o «retweet». Bastaprendere un sito a caso perrendersene conto e vedereche c’è un vero e propriotariffario: 200 fans costano15 euro e viene garantitoche sono tutti reali e italiani.Un altro esempio: per millefans targettizati secondol’età, si può arrivare aspendere anche 300 euro.Sono solo alcuni degliesempi di un mercato 2.0

Il caso Obama

La situazionein ItaliaIl mercato dei ‘mi piace’ sul web

Acquistati da politici e aziendeCameron ha speso 7mila sterline per aumentare i clic su Facebook

L’antidoto Le «fabbriche»

Matteo Massi

QUANTO costa un chilo di «mipiace» su Facebook? Il grandemercato di contatti, amici, fol-lowers e soprattutto fans, è apertoda tempo. C’è chi fa i saldi anchefuori stagione e chi offre prodotti«marci», ossia utenti inesistenti.È l’era (lunga) dei social network,bellezza. E il mercato non può at-tendere, così ci sono vere e pro-prie agenzie che offrono, con«consegne settimanali» (festiviesclusi ovviamente) vere e pro-prie iniezioni di amici, follower emi piace ai profili anemici. Per-ché la quantità è tutto. O quasi.Aziende e politici provano ad ade-guarsi. C’è chi cerca scorciatoie einternet ne offre un ampio venta-glio. Non solo in Italia.

L’altro giorno si è scatenata unavera e propria bufera su David Ca-meron, primo ministro inglese. Imaligni — ma a pensar male nonsempre si fa peccato — sostengo-no che Cameron soffrisse di «unparticolar complesso d’inferiori-tà» nei confronti del suo vice Ni-ck Clegg: aveva solo 60mila likesul suo profilo Facebook, mentreNick ne aveva 20mila in più. E co-sì — sostengono sempre i malignie i tabloid non si sono lasciatiscappare l’occasione — che abbiainvestito 7mila sterline per unaparticolarissima operazione sim-patia: moltiplicare, alla faccia delmiracolo, i propri like su Face-book. Impresa riuscita, ovviamen-te, e inevitabile codazzo polemi-

co. Sheila Gilmore, deputata la-bour, ha detto: «Non c’è fine alsuo ego». «Cliccano, ergo sum»,l’assunto cartesiano è stato rivolta-to come un calzino. E per farlo bi-sogna affidarsi ai canali giusti. C’èl’imbarazzo della scelta sul web. Econ il tempo, però, le offerte si so-no affinate.

«SOLO UTENTI REALI» si affret-tano a dire le agenzie sul web.D’altronde la battaglia senzaesclusioni di colpi tra Obama eRomney nelle presidenziali Usadel 2012 è ancora viva nel ricordo.Il presidente americano che si av-viava alla conferma alla Casa Bian-

ca, era stato accusato di avere il70% dei seguaci su Twitter fasul-lo. E stessa cosa poi era stata dettaper il suo sfidante Mitt Romney. Isospetti avevano contagiato an-che lo star system e il regno virtua-le di popstar come Lady Gaga eRihanna.

MA COME si fa ad aumentare iproprio seguaci? Ci sono agenzie— non necessariamente pubblici-tarie — specializzate che offronodei pacchetti quantità: per inten-dersi avere mille «mi piace» inpiù costa tot, si va da cifre alla por-tata di (quasi) tutte le tasche a verie propri investimenti. Latracciabilità dei pagamenti vienegarantita, perché si conclude l’ac-quisto on line solo attraverso car-te di credito. Pur non essendo unreato, restano dubbi sull’aspettoetico dell’operazione. Senza di-menticare che in alcuni paesi invia di sviluppo esistono situazio-ni di sfruttamento con le cosiddet-te fabbriche dei clic, in cui perso-ne vengono pagate un dollaro perogni mille clic.Gli esperti di social network pun-tano l’indice su questa quantitàsmisurata esposta come unità dimisura per la propria fama checontraddice il concetto dei socialnetwork. Perché poi se mancanola condivisione da parte degliutenti che seguono un determina-to profilo e l’interazione, è inutileavere milioni di contatti, cui chie-dere un’operazione reale e non vir-tuale: che sia un voto alle elezionio l’acquisto di un prodotto, pocoimporta. Gli affari, nonostante imilioni di seguaci, alla fine non sifanno.

LUCA CONTI ha scritto un libro, «Fare busi-ness con Facebook», uscito nel 2012 per la Hoe-pli, giunto ormai alla terza edizione. A dimo-strazione di come la questione sia di stretta at-tualità.

Si può parlare di compravendita degli «Ilike» su Facebook?

«Sì, ci sono agenzie che offrono questo serviziocon dei pacchetti-utenti. E ci sono poi servizi,sempre più a basso costo, che offrono un nume-ro di fan su Facebook, follower su Twitter o sualtre piattaforme, come Instagram, in cui i pro-fili personali sono falsi e vengono gestiti inmassa da agenzie che cliccano mi piace e diven-tano follower su Twitter. È un servizio, per es-sere espliciti, un tanto al chilo».

Ma tutto questo serve per lanciare

un’azienda o un politico in campagnaelettorale?

«È tutto inutile se manca la vera interazione,perché l’utente fa presto a scoprire che i mi pia-ce sono messi da profili personali falsi».

Ma tecnicamente come si può aumenta-re i fans su Facebook? È indispensabileinvestire solo soldi o ci sono altri sistemiper creare consenso, seppure virtuale?

«Il valore dei social media e dei social networknon è dato dal numero assoluto di chi ti segue,ma dal livello di coinvolgimento del proprio se-guito. Se i fan non condividono i contenuti,senza passaparola, sono inutili. Per ottenerequesto effetto occorre una strategia fondatasull’offerta di contenuti di qualità, originali, in-teressanti e che riescano poi a coinvolgere la

gente, perché poi quella gente lì deve realmen-te comprare il prodotto o deve realmente vota-re quel candidato».

Quanto puoi incidere uno spropositatoaumento di “i like” sull’attività di un po-litico o di un’impresa?

«Può solo impressionare un osservatore distrat-to. Ma in termini pratici non incide sul risulta-to finale. Facebook non ha interesse a punirequesti casi, ma dovrebbe farlo almeno nei casipiù palesi».

Una campagna elettorale 2.0 non puòormai più prescindere da socialnetwork e social media?

«Non può prescindere perché queste piazze in-fluenzano i media e indirettamente l’opinionepubblica. Ma non bastano per vincere».

Matteo Massi

NELMIRINOIl premier

inglese DavidCameron

avrebbe speso7mila sterline

peraumentare

i «mi piace»sul suo profilo

Facebook.Il caso ha

scatenatopolemiche

in GranBretagna

(foto Afp)

ESPERTO Luca Conti

NUOVE STRATEGIESempre più investimentiper moltiplicare sui profilila schiera dei supporter

L’INTERVISTA LUCA CONTI, SPECIALISTA DI SOCIAL NETWORK

La compravendita ha i suoi limiti«Inutile se l’utente è un finto seguace»