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La venere di Urbino

La venere di urbino tiziano

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La venere di Urbino

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Tiziano Vecellio

Artista dell’opera “Venere di Urbino”

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…La vita:Tiziano Vecellio nasce a Pieve di Cadore intorno al 1488/1490 e muore di peste a Venezia il 27 Agosto del 1576. Secondo la Tradizione, l’artista inizia a manifestare il proprio talentoad appena dieci anni e così ancora bambino lascia la sua città natale stabilendosi a Venezia assieme al fratello maggiore Francesco.

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Poco più che adolescente entra nella cerchia dei fratelli Gentile e Giovanni Bellini, approdando in seguito alla bottega di Giorgione, presso il quale approfondisce lo studio del Tonalismo.

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…TonalismoIl tonalismo, detto anche pittura tonale, è una tecnica artistica tipica della tradizione veneta delXVI secolo, legata ad una particolare sensibilità del colore. Infatti, con una graduale stesura tonosu tono, in velature sovrapposte, si ottiene essenzialmente, un morbido effetto plastico e di fusione tra soggetti e ambiente circostante.Il colore inoltre, è l’elemento principale che determina il volume e la scansione dello spazio.

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Di Giorgione, in particolare, assimila talmente bene la sensibilità artistica e la tecnica del colore da riuscire a realizzare opere così simili a quelle del maestro che per secoli si è continuato a ritenerle di mano giorgionesca.

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…Durante il suo apprendistato, Tiziano comincia a maturare uno stile molto personale che prevede un nuovo uso dei colori stendendoli in modo rapido e a volte anche impreciso senza disegnipreparatori e con poco scrupolo dei contorni. Tutto ciò conferisce alla pittura grande immediatezza e forte espressività. Scomparsi gli artisti Giorgione e Bellini, nonancora trentenne, diventa il primo pittore di Venezia, ottenendo varie commissioni importanti

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come affreschi, teleri (dipinti su tela di grandi dimensioni) e ritratti per chiese ed edificipubblici.

Grazie all’amicizia con il letterario-umanista Pietro Aretino, l’artista entra in contatto anche con altre corti italiane ed europee.Nel 1533 diventa addirittura il pittore ufficiale dell’imperatore Carlo V per il quale realizzerà

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numerosi ritratti di straordinaria profondità psicologica.

Nel 1552 rientra definitivamente a Venezia aprendo una propria bottega e continuando a sperimentare tecniche pittoriche sempre più nuove e innovative arrivando, negli ultimi anni,a dipingere quasi senza pennelli, addensando ostendendo il colore anche con le dita.

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“La Venere di Urbino”

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Il concetto di colore che si fa luce e della luce che si fa volume, rendendo realisticamente percepibilile forme della fantasia della propria idea, è particolarmente evidente nella Venere di Urbino, realizzata nel 1538 da Tiziano su commissione di Guidobaldo II della Rovere, signore di Urbino e raffinato mecenate. Il dipinto, un olio su tela attualmente conservatoalla Galleria degli Uffizzi a Firenze, rappresenta due allegorie.

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Una è quella del matrimonio, intesa come “modello didattico” per Giulia Verano, la giovane sposa del duca al fine di ricordarle i doveri matrimoniali. L’altra invece è quella dell’erotismo resa piùchiara nella rappresentazione di Venere, dea dell’amore, come una donna terrena e carnale che fissa in modo deciso l’osservatore, noncurantedella sua nudità, con una posa ambigua, a metà tra il pudore e l’invito.

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Il messaggio che la protagonista vuole lasciar trasparire, è quello di essere una donna avvenente e sensuale ma solo per il proprio sposo: “avvertimento” ribadito dall’angelo al dito mignolo indossato dalla dea. Quest’ultima è raffigurata distesa su un letto coperto da un candido lenzuolo bianco (che lasciaintravedere un doppio materasso con un motivotessuto a fiori) appoggiando il busto e un braccio su due cuscini e con lo sguardo rivolto verso

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l’osservatore.La mano sinistra copre il pube mentre quelladestra tiene alcune rose rosse (fiori sacri alla deaal pari del mirto che si intravede in un vaso suldavanzale). Il cagnolino addormentato ai piedi della donna simboleggia la fedeltà coniugale.Oltre all’anello, ella indossa un bracciale d’oro con pietre preziose e una perla a forma di goccia come orecchino, simbolo di purezza.

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I capelli biondi, invece, sono acconciati con una treccia che gira attorno alla nuca, e sciolti sulle spalle, in ricci dorati, la cui morbidezza è tipica delle opere dell’artista.Grazie al Tonalismo, si riesce a dare una perfetta consistenza volumetrica al corpo femminile, dolcemente composto lungo la diagonale del dipinto. Inoltre il colore ambrato del corpo e il biondo dorato dei capelli contrastano sia con il pesante tendaggio verde scuro dello sfondo sia

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con i grandi materassi rossi. Da questi forti contrasti si evidenzia la forma dolce ma allostesso tempo decisa del corpo, al quale la presenza del cagnolino addormentato aggiunge un’altra nota di serena intimità.La fisionomia della donna ricorda quella di altrefigure femminili dipinte da Tiziano, e per questomotivo, molti sostengono che forse, questa modella sia stata anche una possibile amante delpittore.

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La forte cesura (spezzettatura) della parete scura alle spalle della dea, che si interrompe a metà deldipinto, crea una linea decisa di forza che indirizza lo sguardo dello spettatore proprio verso l’inguine, per risalire poi lungo il ventre e ilpetto, fino allo sguardo della donna.La pesante tenda verde che separa l’alcova dal resto della stanza è scostata, e mostra un internorinascimentale, con una stanza dal pavimento a riquadri in cui domestiche personali stanno

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frugando in una cassapanca i vestiti da far indossare alla dea. Una è infatti inginocchiata a rovistare mentre l’altra, con un vestito rosso e un’elegante acconciatura, tiene già un riccovestito sulla spalla.Ornamenti e fantasie dorate decorano le pareti e le cassapanche hanno girali sulle tonalità del verde, segno di un arredamento aggiornatissimoalle tendenze più recenti. La luce, oltre che da davanti, entra dalla finestra

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sullo sfondo, dotata di una colonna al centro edalla quale si vede, oltre al mirto in vaso, un cielorischiarato dalla luce dorata e un alberello, che allude all’esistenza di un giardino. Inoltre l’illuminazione nella stanza proviene da sinistra e getta una netta ombra della fantesca in piedi sulla parete dietro di essa.

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La soggettività della bellezza

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Per rappresentare in chiave moderna la pubblicizzazione dell’ideale di bellezza abbiamo utilizzato la tecnica artistica della Pop-Art.

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La pop-artLa pop-art è un movimento artistico che sisviluppa a metà degli anni 50’ in Gran Bretagna ealla fine degli anni 50’ negli Stati Uniti, è unasfida alle tradizioni d’arte che includel’immaginario della cultura popolare come lapubblicità.Questa nuova forma d’arte popolare rivolge lapropria attenzione agli oggetti, ai miti e ailinguaggi della società dei consumi. L’appellativopopolare deve essere inteso come arte di massa,cioè prodotta in serie.

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In un mondo dominato dal consumo, la pop-artrespinge la depressione dell’interiorità edell’istintività, guarda al mondo esterno , alcomplesso di stimoli visivi che circondano l’uomocontemporaneo. Infatti è un arte aperta alle formepiù popolari di comunicazione: la pubblicità, iquadri riprodotti in serie, i nuovi idoli creati dai mass media. Le origini della pop art vanno ricercate nella crisi attraversata dall’arte non figurativa , crisi che portò la più giovane generazione di artisti alla ricerca di una nuova espressione figurativa.

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Gli artisti della pop art si interrogano sulproblema della riproducibilità dell’arte nell’epocaindustriale , sul come e se mantenere il carattereesclusivo dell’opera d’arte o se invece conciliarela realtà consumistica con il proprio linguaggio.I maggior rappresentanti furono: Segal,Oldenburg e Warhol famoso per la celebre seriedei barattoli di minestra Campbell.

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Gli artisti pop attingono le loro motivazioni dallasfrontata mercificazione dell’uomo moderno,l’ossessivo martellamento pubblicitario e ilconsumismo eletto a sistema di vita. La pop artinfatti usa il linguaggio della pubblicità e risultaquindi perfettamente omogenea alla società deiconsumi che l’ha prodotta.

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Dell'opera "La Venere di Urbino" ci siamo soffermati in particolare sulla bellezza che questa figura mitologica trasmette e abbiamo deciso così di rappresentare e con l'uso della Pop-Art di pubblicizzare, gli ideali di bellezza al giorno d'oggi e farne una critica. Ma per farlo abbiamo creato quattro ambiti in cui vi sono bellezze soggettive e non solo quei canoni che la società contemporanea impone.

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Utilizzando photoshop per creare la composizione delle scene e ispirandoci appunto alla tecnica della pop art, abbiamo volutorappresentare contemporaneamente lasoggettività della bellezza e dei canoni esteticidella donna.Nella prima immagine in alto a sinistra, la scena èfocalizzata all’interno di un salotto comunicantecon una cucina e al centro di questo interno, i dueprotagonisti (la madre e il figlio) sono in primopiano.

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Pur trattandosi di un ambiente chiuso, esso èaccogliente, ordinario e aggiornato alle ultimetendenze dell’arredamento casalingo; tutto ciòrispecchia i gusti eleganti ma allo tempo casualdella padrona di casa. La donna, abbigliata conabiti semplici e pratici per poter iniziarecomodamente la sua routine quotidiana, si trovasemisdraiata su un comodo e rilassante divanobianco intenta a dedicarsi completamente al suoamato svago (lo shopping on-line) tramite un

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computer portatile (appoggiato tra il basso ventree le coscia della protagonista) e una carta dicredito impugnata tra le dita della sua manodestra, mentre con quella sinistra digita il tastodel pc con cui poter avviare l’acquisto dell’oggettodesiderato. Entrambi gli oggetti sono dello stessocolore e l’azione, oltre ad essere suggerita daquest’ultimi elementi, viene intuita sia dallagestualità sia dal sorriso soddisfatto ed euforicoaccennati dalla donna.

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Il bambino (avente circa l’età di tre o quattroanni) scalzo e abbigliato con abiti sportivi, ècatturato con lo sguardo da una programmazionein tv invece di giocare con il suo orsetto dipeluche che nel frattempo sembra riposare sullasedia su cui è stato appoggiato. La televisione nonè inquadrata nello scenario, al contrario deltelecomando che è tenuto in mano dal bimbo.Gli spigoli delle pareti e della cucina e i contorni degli oggetti conferiscono prospettiva e profondità. Inoltre, i colori dell’arredamento (beige, panna, nero e bianco) esaltano l’oggettistica in porcellana.

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In questa immagine abbiamo volutorappresentare la bellezza della donna casalinga;un soggetto che pur essendo indaffarato con lacura della casa e del figlio, riesce comunque aritagliare un po’ di tempo per il suo benesserefisico e psicologico a casa sua al punto da nonritener necessario chiamare una baby-sitter peraccudire suo figlio anzi reputa la tv un validosostituto di quest’ultima.

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Nella seconda immagine in alto a destra, la scenaè focalizzata all’interno di un set fotograficotinteggiato in bianco e incorniciato dalleapparecchiature fotografiche nere. Al centro dell’ambiente e dell’attenzionedell’osservatore c’è una giovane modella sdraiatain posa su un divano bianco ornato con dettaglimeticolosi e sfarzosi in oro che peraltro ricordanoquelli di un trono (stessa cosa la forma deldivano).

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L’ intensità dello sguardo della ragazza èaccentuato dal trucco (uno smokey eyes scuro) eappare seducente mentre la sua posa fa traspariretutta la sua sicurezza e autostima. La protagonistaindossa un elegante abito corto color blu nottecon al centro una grande rosa rossa stampata cheallude in un certo senso alla bellezza e allasensualità sia della modella sia delle donne; alpolso sinistro indossa dei bracciali.

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Come calzatura invece, calza dei sandali allaschiava bianchi e neri. La sua carnagione èleggermente abbronzata ma non troppo e ladisposizione degli oggetti dà prospettivaall’ambiente.In questa immagine abbiamo volutorappresentare la bellezza della donna modella, laquale sfrutta la propria estetica per pubblicizzaree vendere un prodotto consigliato ad un’ampiafascia di età femminile (dai 20 ai 50 anni) e perincrementare un determinato stereotipo fisico.

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Nella terza immagine in basso a sinistra, lascena si focalizza in ambiente esterno situato adAgra (nell’india settentrionale). Alle spalle dellaprotagonista si erge un imponente edificio inmarmo bianco e i suoi quattro minareti (il TajMahal). Quest’ultimi sono delle torri presenti inquasi tutte le moschee e in questo mausoleo dallequali un uomo (il muezzin) chiama cinque volte algiorno i fedeli alla preghiera.

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Questa architettura fu fatta costruire nel 1632dall’imperatore Shah Jahan per celebrare l’amoree la bellezza della donna tanto amata da questi (lasua consorte imperiale Mumtaz Mahal). Lastruttura quindi, riprende il nome di questa, ilquale significa “luce del palazzo”.Il Taj Mahal, “accerchiato” dai fedeli e dai suoigiardini verdi e la donna seduta sulla panchinasono separati da un immenso specchio d’acquaartificiale che riflette in parte l’edificio.

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Il personaggio principale della composizionescenica, è abbigliato con un semplice ma elegantesari rosso ornato con decorazioni intricate in oro,inoltre indossa anelli, bracciali, orecchini, unacollana e al centro della fronte e vicino allesopracciglia il bindi. In origine questo piccoloelemento decorativo veniva utilizzato per indicarel’età e lo stato civile-religioso- etnico della donna,attualmente però viene usato esclusivamente perquestioni estetiche, indifferentemente dal suooriginale significato.

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Questa rappresentazione suggerisce tre fasceprospettiche congiunte da un elemento in comune(la donna). In questo caso l’insieme compositivodella scena (tra cui i fedeli vicini alla specchiod’acqua) sembrano lodare e venerare inlontananza la bellezza etnica della protagonistache peraltro in questo contesto viene paragonataad un sole che primeggia su un cielo sereno, illumina l’ambiente e irradia se stessa. Abbiamo voluto rappresentare la bellezza della donna etnica legata alle sue tradizioni e alla sua cultura anche in chiave moderna.

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Nella quarta immagine in basso a destra, la scenasi focalizza all’interno di una piccola salatatuatrice con delle pareti grigie arredate da duequadri che si rifanno alla mitologia e alla scritturaorientale. Al centro convergono due figureprincipali (quella del tatuatore intento a svolgereil proprio mestiere e quella di una donna sdraiatasul fianco su un lettino bianco che si sta facendotatuare completamente la schiena).

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Entrambe le figure hanno il corpo quasiinteramente ornato da tatuaggi e condividono glistessi gusti estetici.Alle spalle dell’uomo c’è un tavolino su cui sonoappoggiati tutti i prodotti e gli strumenti perpoter tatuare; di fianco a questi invece c’è unalampada, la cui luce illumina la protagonista cheperaltro ha un taglio di capelli molto moderno; inquesto caso, il corpo viene paragonato ad una telabianca che viene dipinta con immagini, simboli o

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scritte indelebili che racchiudono il carattere, ipensieri e i gusti personali di una persona.Nella rappresentazione abbiamo rappresentato labellezza della donna tatuata e di come certeusanze antiche di alcuni popoli (come appunto loè il tatuaggio) siano riprese nella moda e neicanoni estetici attuali della società occidentale.

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La bellezza oggi

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Canone di bellezza Il canone di bellezza è l'ideale esteticoriguardante il corpo che viene riconosciuto dallasocietà, strettamente legato all'epoca e allasituazione culturale, economica e sociale di unpopolo. Raccoglie le migliori e più desiderabilicaratteristiche di bellezza fisica. Tale canone si èespresso in varie forme nella storia e tramandatoattraverso le espressioni artistiche.

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BuzzFeed, un sito di informazione, ha provato esplorare com'è cambiato nel corso della storia ilconcetto di bellezza delle forme femminili. Ha descritto come erano le donne dell’antico Egitto, dell’antica Grecia, durante la dinastia Han, il Rinascimento italiano, l’Inghilterra vittoriana,i ruggenti anni ‘20, l’epoca d’oro di Hollywood,i “dondolanti “ anni ‘60, l’epoca delle super modelle, tossica ma chic e infine dalla bellezza postmoderna fino ad oggi.

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E’ dagli anni Duemila che bellezza diventasinonimo di magrezza e le donne aspirano adessere sempre più longilinee. In questo periodo èil corpo al centro dell’interesse e non la persona;l’essere, l’essenza e la spontaneità vengonosostituite dall’apparenza e dal controllo:snellezza, altezza e magrezza eccessiva sono glistereotipi irraggiungibili di bellezza attuale. Anche se indiretti, i messaggi sono abbastanzachiari: se sei magra puoi avere successo

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in amore e in lavoro, puoi essere felice e popolarequindi, l’ideale della magrezza, è associato a valori molto profondi come all’apprezzamento eall’accettazione sociale e non assume più uninsulso significato estetico. Le nuove dive sono letop-model, esili e sottili, adatte ad indossarequalsiasi vestito. L’ideale di bellezza che esalta laperfezione e scredita il grasso, costringe le donnead un continuo automonitoraggio del propriofisico attraverso diete varie e un’eccessiva attivitàfisica.

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La “dismorfofobia”, ovvero la sbagliatareputazione della propria immagine e l’incapacitàdi valutare in modo oggettivo la propria fisicità,spinge le donne a ricercare soluzioni drastiche aproblemi spesso inesistenti, ma reali per il loromodo di pensare e percepire il proprio corpo.La dieta sembra essere così la promessa di felicitàe successo, che però si rivela poco efficace, poichéi livelli di peso desiderati sono irrealistici e perchéi veri problemi sono altri.

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Le bambine fin da piccole vengono loro proposteimmagini femminili con proporzioni irrealistiche,presentate come ideali di bellezza. A cominciaredalle bambole più famose come le Winx o lacelebre Barbie. Il vedersi sempre sfilare sotto gliocchi veline, show girls, attrici dal fisico perfettopuò produrre profonde reazioni nell’animo di unaragazzina in età adolescenziale, spesso insicura: sipotrebbe sentire inferiore, pensare di non essereall’altezza e di non poterlo essere mai.

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Cresce così la sua insicurezza e pur di sentirsialtrettanto bella, desiderabile, apprezzata, inizieràa sottoporsi a diete sempre più drastiche, fino anon mangiare per trasformare il proprio corpo nel canone di bellezza stabilito ed ottenere così:riconoscimento, apprezzamento, attenzione,affetto e amore.

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Siamo arrivati al punto che si ha la convinzioneche essere così come si è non vada bene e che sidebba correggere ciò che non corrisponde a ciòche dice la società. La mercificazione dellabellezza femminile, pubblicato negli anni Novanta, da Naomi Wolf, ha confermato la realtà dei fatti attuale: l’ideale della bellezza non è qualcosa di naturale ed innato nelle donne, non è scaturito dai loro bisogni, ma è un canone costruito dal mercato per farle sentire inadeguate ed in difetto, sfruttandone così le loro insicurezze per scopi commerciali.

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Secondo la scrittrice, il mito della bellezza è unamenzogna costruita per necessità economiche. Ledonne così sprecano preziose energie chepotrebbero utilizzare per altri obiettivi, piuttostoche sprecarle in inutili sensi di colpa e vergognaper i loro difetti fisici. Perciò bisogna capire che i canonidi bellezza stabiliti dalla società non danno felicità perché essere felici significa stare bene con ciò che si è e che la bellezza è molteplice.

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Lavori di: Alessia Manfredini

Giulia CanepariSara Cangiano