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Gaetana Gargani (nonna paterna) Carlo Maria sac. morto nel 1840 Francesco De Sanctis (nonno paterno) Giusepp e sac. Pietro medico Alessandr o (1787- 1874) Maria Agnese Manzi (1785-1847) Frances co 1817- 1883 Vito (1824-1889) Paolino Giovanni no (1817- 1862) Agnese Carlo Famiglia De Sanctis (incompleta) Genoviefa

Francesco De Sanctis

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Gaetana Gargani (nonna paterna)

Carlo Maria sac. morto nel 1840

Francesco De Sanctis (nonno paterno)

Giuseppe sac.

Pietro medico

Alessandro (1787-1874)

Maria Agnese Manzi (1785-1847)

Francesco 1817-1883

Vito (1824-1889)

PaolinoGiovannino (1817-1862)

AgneseCarlo

Famiglia De Sanctis (incompleta)

Genoviefa

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“Venne il settembre e zio veggendomi cosí scheletrito, volle farmi bere un po’ d’aria nativa. Andammo zio Pietro, Giovannino ed io. Non sapevo di amar tanto il mio paese. Quando di sopra la via nuova vidi un mucchio di case bianche, mi sentii ricercare le fibre, non so che nuovo mi batteva il core” (La Giovinezza)

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Nel 1826 FDS fu mandato a Napoli, col cugino Giovanni, figlio dello zio Pietro, presso lo zio sacerdote, don Carlo Maria De Sanctis, che nella sua casa di via Formale 24 tiene una reputata scuola di lettere. Studia con lui fino al 1831

Zio Carlo De Sanctis, fin dal 1813 aveva ottenuto da Gioacchino Murat l’autorizzazione ad aprire una scuola privata di lettere, i cui corsi duravano 5 anni. Il programma era basato sulla spiegazione dei testi latini e sull’apprendimento mnemonico di vari brani

“Giovanni era il diplomatico. U po’bassotto, aveva l’aspetto dolce e grave, parlava piano, sobrio nel gesto”. (Giovinezza)

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“Nostro zio abitava in Via Formale, n. 24, terzo piano. Era una bella casa a due ingressi. A sinistra entravano gli scolari per un corridoio, che metteva in tre grandi stanze, l’ultima grandissima, con finestra e balcone, dove insegnava lo zio in persona. Nelle altre due stanze insegnavano due maestri aiutanti l’Aritmetica, la Storia Sacra, il disegno. Il corso durava cinque anni, come oggi è nei nostri ginnasi, e comprendeva Grammatica, Rettorica, Poetica, Storia, Cronologia, Mitologia, Antichità greche e romane. Mica male, come vedete. Molte cose s’imparavano in certi suoi manoscritti, come le Antichità, la Cronologia, il Portoreale. Aveva certi metodi suoi mnemonici, che allora mi parevano una meraviglia, e oggi mi paiono troppo meccanici”. (La Giovinezza)

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L’Abate Lorenzo Fazzini nacque a Vieste (Foggia) il 19 genn. 1787, seguì l'istruzione primaria nella città natale; studiò poi a Foggia, a Benevento e nel seminario di Nusco (Avellino), dove rimase fino ai diciotto anni, per concludere i suoi studi a Napoli, dove venne ordinato sacerdote nel 1809. A Napoli, oltre a quelli di teologia, diritto canonico e storia della Chiesa, seguì anche i corsi di filosofia, fisica, matematica. Morì a Napoli il 4 maggio 1837. (Diz. Biografico Treccani)

“E dopo, che farem noi?”

“Zio ci menò presso l’abate Fazzini. Bel palazzo e bella casa. L’abate ci ricevette nella stanza da scuola, e ci fece moltecarezze e ci dié de’ confetti. Era un bell’ometto, vestito di nero, con cravatta nera, tutto bene spolverato. Parlava spedito, e accompagnava la parola col sorriso e col gesto elegante. Non c’era ancora il laico, ma non c’era piú il prete.La scuola dell’abate Lorenzo Fazzini era quello che oggi direbbesi un liceo”(La Giovinezza)

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Basilio Puoti- Letterato (Napoli 1782 - ivi 1847); acuto studioso della lingua italiana, tenne a Napoli (dal 1825) una scuola nella quale educava i giovani, in senso puristico, allo studio severo dei classici antichi e dei trecentisti e anche, senza apertamente proporselo, a sentimenti patriottici (Diz. Biografico Treccani) Palazzo Bagnara in

piazza Mercatello (1871 Piazza Dante)Casa e scuola di Basilio Puoti

de frigidis et maleficiatis

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“Il marchese era tutto intento a compilare una grammatica a uso dei giovanetti, e si giovava dei miei studi e della mia erudizione. Mi presentò alla sua famiglia, e piú volte mi tenne a pranzo seco. Mi avevano posto per soprannome Il grammatico. Io me ne teneva, e andava con la testa alta”. (La Giovinezza)

Basilio Puoti il purista illuminista

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1836 Questo primo (e ultimo) incontro di De Sanctis con Leopardi, alla scuola di Basilio Puoti, ha il sapore di un’investitura: «Quando ebbi finito, il conte mi volle a sè vicino, e si rallegrò meco, e disse ch’io avevo molta disposizione alla critica» (La Giovinezza)

La compagnia dei giovani fa sempre bene agli spiriti solitari (F.De Sanctis)

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[Puoti]Intanto, alzando l’animo agli studirettorici, se ne rimetteva a me per gli studi di lingua e di grammatica, e in poco di tempo il numero dei giovani miei crebbetanto che facevano ingombro nelle sale del marchese. Egli, serbati per sé i migliori e i piú anziani, ai quali dava lezione tuttele domeniche, mi trovò una sala al Vico Bisi, nella quale veniva la moltitudine. Cosí cominciò la mia scuola sotto il suoPatronato. (La Giovinezza)

Vico Bisi= mpisi , impiccati(via Nilo dal1850)Palazzo del collegio dei nobili

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Primo discorso di scuola di Vico BisiFine 1838 inizi 1839Biblioteca Nazionale di Napoli

Il Discorso tratta lo studio della grammatica

“E in verità io sosteneva che la grammatica non era un’arte ma ch’era principalmente una scienza”

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Altre sedi della scuola

1839 Scuola militare preparatoria a San Giovanni a Carbonara

Via Rosario a Portamedina“La casa era bene aerata e piena di luce; c’era un salotto molto capace, dove pensai di tenere la scuola.”(La Giovinezza)

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1841. Insegnante al Real Collegio militare “Nunziatella”

“Quando zio Carlo seppe la mia nomina a professore nel Real Collegio Militare, pianse e ricordò ch’egli aveva cominciato la sua carriera professore alla Real Paggeria, dov’era il Collegio di Marina. “E Ciccillo, tomo tomo, fa il suo cammino”, conchiuse” (La Giovinezza)

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Pasquale Villari

Diomede Marvasi

Luigi La Vista

Nicola Marselli

Angelo Camillo De Meis

Ci eravamo educati insieme. Io avevo per quei giovani un culto, sentivo con desiderio le loro osservazioni e i loro pareri, studiavo le loro impressioni.

Godevo tanto a vedermeli intorno con quei gesti vivaci, con quelle facce soddisfatte! Essi guardavano in me il loro amico e il loro coetaneo, e mi amavano perché sentivano di essere amati

allievi-amici

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Fazzoletto in seta che riporta la costituzione concessa da Ferdinando II l'11 febbraio 1848 - Museo centrale del Risorgimento - Roma

Una vasta dimostrazione liberale, organizzata a Napoli il 27 gennaio, dopo il licenziamento del capo della polizia borbonica, Francesco del Carretto, convinse infine il re ad accordare la Costituzione, annunciata il 29 gennaio e poi promulgata l'11 febbraio.

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Le barricate in Via Toledo il 15 maggio 1848

Alla vigilia del 15 maggio, i deputati liberali napoletani più intransigenti, del neo eletto parlamento napoletano, insistettero nella richiesta a Re Ferdinando di modificare parte della Costituzione su cui avrebbe dovuto giurare. Nella notte fra il 14 e 15 maggio, mentre i deputati tentavano le ultime negoziazioni col Re, iniziarono a sorgere delle barricate una delle quali in via Toledo, fu eretta davanti a Palazzo Cirella.

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Il 15 maggio 1848Ferdinando sciolse il Parlamento e la guardia nazionale, nomino' un nuovo governo, proclamo' lo stato d'assedio. La feroce repressione causò circa 500 morti. Tra le vittime illustri vi fu Luigi La Vista, giovane scrittore fucilato dai mercenari svizzeri all'età di 22 anni davanti suo padre.

La Vista iniziò a frequentare la scuola di diritto di Roberto Savarese, in seguito lezioni private di letteratura sotto Francesco De Sanctis (divenendone uno degli allievi prediletti. De Sanctis gli aprì un vasto orizzonte di studi e La Vista si appassionò ad autori come Leopardi, Platone, Goethe, Lamartine, Byron e Vauvenargues.Nel gennaio 1848 La Vista firmò,

assieme ad altri 208 patrioti, un appello a Ferdinando II perché ripristinasse la costituzione del 1820

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Pasquale Stanislao Mancini e Angelo Camillo De Meis deputati firmatari della protesta contro la repressione operata dalle truppe borboniche contro i manifestanti del 15 maggio e l'accusa di tradimento al re.

« La Camera dei deputati riunita nelle sue sedute preparatorie in Monteoliveto, mentre era intenta coi suoi lavori all’adempimento del suo sacro mandato, vedendosi aggredita con inaudita infamia dalla violenza delle armi regie e nelle persone inviolabili dei rappresentanti nei quali concorre la sovrana rappresentanza della Nazione, protesta in faccia alla Nazione medesima, in faccia all’Italia, di cui l’opera del suo provvidenziale risorgimento si vuol turbare con il nefando eccesso, in faccia all’Europa civile, oggi ridestata allo spirito di libertà, contro quest’atto di cieco e incorreggibile dispotismo; e dichiara che essa non sospende le sue sedute, se non perché costretta dalla forza brutale; ma, lungi di abbandonare l’adempimento dei suoi solenni doveri, non fa che sciogliersi momentaneamente per riunirsi di nuovo dove ed appena potrà, affine di prendere quelle deliberazioni che sono reclamate dai diritti del popolo, dalla gravità della situazione e dai principi della conculcata umanità e della dignità nazionale. »

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Scioglimento scuola di De Sanctis

Coinvolgimento di De Sanctis nella setta dell’ Grande Società dell'Unità italiana di Settembrini. «Fui la prima volta e sola che fui in quei convegni segreti; la natura non mi tira alle sette»

Dopo il 15 maggio nella commissione provvisoria per la Pubblica Istruzione , il De Sanctis accettò di sostituire Giuseppe De Re nell’ufficio di segretario con voto«rinunziando a quale si voglia compenso, e col patto che il mensuale onorario si serbasse ad Del Re»

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Il 18 novembre1848 Francesco De Sanctis, per la sua partecipazione ai moti rivoluzionari del maggio 1848 a Napoli, fu licenziato da professore del Real Collegio Militare per ordine del re Ferdinando II. Il ministro nella lettera non usò la parola licenziamento ma "ritiro", nè spiegò ufficialmente i motivi della decisione.Gli fu accordata anche una liquidazione di dodici ducati al mese. De Sanctis aveva 31 anni ed era nel pieno della sua forza fisica e intellettuale eppure veniva collocato a riposo: "si ordina ch'ella passi al riposo"

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Nel 1849 il De Sanctis si rifugiò in Calabria, sfuggendo al mandato di cattura, presso un noto e attivo "patriota", il barone Francesco Guzolini,

Il barone e la baronessa Guzolini

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Palazzo GuzoliniDove gli fu assegnata una stanza con trabocchetto, rifugio sicuro

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«Don Francesco De Sanctis di Morra, qual maestro della Nunziatella e qual lettore privato di un numero immenso di giovani, dimorava in codesta capitale. Dopo il 29 gennaio ‘48, datosi costui in preda a sentimenti liberali, abbandonò le scuole e diede alle stampe un opuscolo pieno di entusiasmo e di liberalismo…Prese eziandio parte agli avvenimenti del 15 maggio; e in fine « rimosso [dalla segreteria della commissione della Pubblica Istruzione] ed espulso ancora da ogni altra scuola anche privata, si recò in Calabria, per procacciarsi forse mezzi alla vita»

(Francesco De Sanctis. Elena e Alda Croce)

Cosenza

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Francesco De Sanctis nel dicembre 1850 fu arrestato a Cosenza e posto in isolamento Il 20 dicembre fu imbarcato a Paola sul piroscafo «Ercolano»Il 23 arriva a Napoli e direttamente portato a Castel dell’Ovo

Durante questa ingiusta detenzione scrisse parole straordinarie sulla necessità del dolore per il progresso dell’umanità. “Il dolore, la fatica, il male e la morte sono le condizioni essenziali, che rendono possibile l’esplicazione progressiva dello spirito...Gli individui soffrono: l’umanità vince… Offriamo con orgoglio i nostro dolori alle future generazioni… Il dolore umano è seme di libertà, né alcuna stilla di sangue è sparsa indarno».

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Francesco De Sanctis, in seguito all’istruttoria affidata a Cristiano Giambarba, commissario della delegazione marittima, fu riconosciuto innocente, ma fu liberato solo nell’agosto del 1853 per essere poi condannato all’esilio perpetuo da Ferdinando II. Il patriottismo, il sacrificio, il “dolore” di Francesco De Sanctis, primo ministro dell’Istruzione della Patria (Nuovo Monitore napoletano)

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La Prigione pubblicato a Torino alla fine del 1853, ma composto durante la prigionia e terminato nel 1851

Poema di concezione hegeliano celebra la fede nel pensiero umano e nella libertà

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Prima pagina del Torquato Tasso, dramma In prosa iniziato probabilmente a Cosenza e rielaborato in prigione a Castel dell’Ovo.Conserva nella Biblioteca nazionale di Napoli

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Sbarco a Malta

1853: «Torino l’Unificatrice»Il Piemonte era divenuto la metaNecessaria e il punto di partenza«L’Italia era colà»

Nel 1853 fu condannato all’esilio e imbarcato su una nave diretta negli Stati Uniti, ma, grazie all’aiuto di amici, riuscì a fermarsi a Malta e poi a espatriare in Piemonte, dove si aggregò al gruppo di esuli meridionali, da Bertrando Spaventa al giurista conterraneo Pasquale Stanislao Mancini a Ruggiero Bonghi

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A Torino restò fino al marzo del 1856, insegnando italiano nella scuola privata di istruzione femminile della signora Eliott, tenendo cicli di conferenze su Dante che gli conferirono un prestigioso incarico al politecnico di Zurigo

Zurigo

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Nomina di De Sanctis a professore di letteratura italiana a l’Ecole polytecnique federal di Zurigo. Le lezioni dovevano cominciare il 15 aprile 1856Conservato presso la casa del pronipote.

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Trasferitosi a Zurigo, vi insegnò letteratura italiana al Politecnico e frequentò un milieu molto stimolante e illuminato da grandi personalità, come Wilhelm Richard Wagner e Jacob Burckhardt.

In questi anni, notevoli sono le lezioni su Dante, sul poema cavalleresco e il saggio del 1858 su Arthur Schopenhauer e Leopardi, che è un’apologia del poeta di Recanati a confronto con il reazionario filosofo tedesco e con il suo pessimismo inerte e passivo. La lettura dei suoi versi, affermava infatti De Sanctis, suscitava ‘per contrasto’ forti sentimenti di amore per la libertà.

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La nostalgia zurighese viene attenuata dal conforto che gli dava la corrispondenza con le allieve di Torino «un cinguettio di vocine femminili e giovanili par che giunga agli orecchi quando tra le carte de De Sanctis si svolge il fascicolo che conserva molte lettere di quelle sue alunne»(Croce)

Virginia Basco

Grazia ed Eleonora Mancini

Agata Sophie Sassernò

Teresa De Amicis

Annette Bonino

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De Sanctis mal sopporta vivere tra colleghi e studenti che hanno abitudini assai differenti dalle sue ed è tormentato dal ricordo dell’amore che nutre per la sua ex allieva, quasi quarantenne per la dolce alunna quindicenne Teresa De Amicis

22 luglio del 1856 scrive: “Se sapessi o Teresa che cosa è una vostra lettera per me! Se sapessi con che impazienza attendo una tua lettera, come la divoro con gli occhi, con quanta delizia ne studio ogni frase, ne indago ogni sentimento, e quando mi trovo oppresso dalla noia o dal dolore, che grande medicina è per me prendere una tua lettera in mano…”.

4 marzo 1857 (l’ultima, delle ventuno lettere indirizzate a Teresa) piena di sconforto: “Ti confesso Teresa, che fra le diverse ragioni, con le quali cercavo spiegarmi il tuo silenzio, non m’era venuta innanzi la più naturale, i divertimenti del carnevale.

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Gli anni di Zurigo furono anni di nostalgia e di isolamento (anni di réve, com'egli stesso diceva), ma produssero almeno due conseguenze molto importanti: l'elaborazione di lezioni che sarebbero rimaste come una pietra miliare della sua ricerca critica (soprattutto su Dante, Petrarca e la poesia cavalleresca) e il contatto con ambienti culturali e politici di vera e propria avanguardia in Europa (Wagner e Matilde Wesendonck, Moleschott, )che egli ebbe modo di conoscere e di valutare criticamente (per esempio, prendendo le distanze dall'irrazionalismo di Wagner e di Schopenhauer molto prima che le mode irrazionalistiche toccassero l'Italia, o cercando di capire i limiti concreti del ribellismo dei mazziniani quando Mazzini era ancora un mito in Italia).

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Passaporto rilasciato a Monsier De Sanctisdallo stato di Zurigo

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Due lettere di De Sanctis datate Zurigo 9 luglio e Avellino 24 settembre1860 al presidente Rappeler per annunciargli l’impossibilità di continuare le lezioni al Politecnico (Archivio del Politecnico di Zurigo)

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Intanto, con l'unione negli anni '60 del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna per la costituzione del Regno d'Italia, il De Sanctis poté tornare in patria dove portò avanti, contemporaneamente alla sempre fervida attività letteraria, anche l'attività politica,Si unì al Partito D’Azione di Giuseppe Mazzini i cui obiettivi erano obiettivi politici c'erano le elezioni a suffragio universale, la libertà di stampa e di pensiero, la responsabilizzazione dei governi davanti al popolo.

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9 settembre 1860. Nomina con poteri illimitati di De SanctisA Governatore della provincia di Avellino

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Governatore della provincia di Avellino9 settembre 1860

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Quando De Sanctis prese possesso della sua carica, Avellino fu teatro di una serie di episodi e di denunzie di delatori, espressione dell’ostilità al nuovo regime. Il Principato Ulteriore era privo di ogni controllo,

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Il 27 settembre fu nominato Ministro o Direttore della Istruzione Pubblica a Napoli, ma, malgrado il prestigio questa nomina, si dispiaceva di dover lasciare la sua terra, con cui sentì forte il legame e dove, come scrisse nella lettera del 26 ottobre al cugino Giovanni,. “Ci son venuto con indifferenza, ma me ne parto con dolore…..Era sì bello per me dedicarmi al bene ella mia provincia”.

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Volle mantenere l’incarico di governatore oltre il termine, fino alla votazione per il plebiscito di annessione per la costituzione del Regno d'Italia indetto per il 21 ottobre, che riteneva una prova fondamentale per la nascita del nuovo stato.

Con un vibrante proclama il 16 ottobre 1860 il governatore De Sanctis enunciò i pericoli di un’opposizione al referendum, che avrebbe comportato un voto per l’ignoranza, per la povertà e per l’arbitrio del governo borbonico, il governo “delle bastonate”. Così scriveva “Il Governo borbonico aveva detto: facciamo il popolo ignorante, povero e corrotto. Un popolo ignorante non ragiona, ma ubbidisce. Un popolo povero pensa al pane e lascia fare a noi. E quando un popolo è corrotto, nelle sue basse passioni di campanile, dimenticherà la libertà e la patria”.

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Il risultato del plebiscito, che si tenne nel Seminario vescovile di Avellino il 21 ottobre

raggiunse sorprendentemente una schiacciante maggioranza a favore della monarchia sabauda e non deluse le aspettative del governatore, che comunicava al ministero che “usciva dalle urne napoletane l’Italia”. Il plebiscito poteva quindi diventare per la nostra popolazione un’occasione di riscatto. E gli Irpini votarono quasi unanimemente come aveva loro suggerito il De Sanctis.

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Francesco De Sanctis sposa la baronessa Maria Testa Arenaprimo il 22 agosto 1863 nella chiesa di S. Maria della Natività sita nella Villa Reale di Portici

Certificato di matrimonio firmato dal parroco Gennaro Formicola

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Lettera di Maria a Francesco De Sanctis2 novmbre1864

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L’Italia : giornale dell’Associazione Unitaria Costituzionale che egli diresse dal 1863 al 1867

Atto di costituzione del giornale L’Italia stipulato da Luigi Settembrini, Francesco De Sanctis, F.e P. Raimondi …Casa del pronipote

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I proprietari del giornale «L’Italia» cedono un terzo della proprietà dia Francesco De Sanctis e a Beniamino Marciano a saldo dei crediti che avevano maturato. (Conservato presso la casa del pronipote di De Sanctis)

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Lettera di Giuseppe Mazzini al ministro De Sanctis per raccomandare un certo Vasselli (Casa del pronipote)

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1871 Aumento di un decimo lo stipendio di De Sanctis, professore di letteratura comparata nell’Università di Napoli

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1867. Nomina a Socio dell’AccademiaBeneventana

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Lettera dell’editore Morano per ottenere dal Ministro dell’istruzione Pubblica per ottenere un contributo per Storia della letteratura del De Sanctis per ottenere un certo numero di copie a favore delle biblioteche circolanti

Risposta del negativa del ministro Cesare Correnti (Primo ministero Lanza)

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Un viaggio elettorale è il titolo del famoso réportage ispirato al viaggio nel collegio elettorale di Lacedonia, compiuto dal De Sanctis per sostenere la propria candidatura alle elezioni politiche del 1874/75Nei quattordici capitoli del Viaggio, apparso a puntate sulla «Gazzetta di Torino» nel 1875 e in volume stampato dell’editore napoletano Antonio Morano l’anno successivo. Viaggio dedicato a Virginia Basco

“L’ambizione, meglio il sogno, di conquistare l’unanimità dei consensi, apparentemente inutile dal momento che era stato già eletto con votazione plebiscitaria a Sansevero in Puglia, è scatenata da una molla potentissima che è quella dell’amore, laico ma saldissimo, (‘possessivo’ lo definisce Spadolini) che lega Francesco De Sanctis alle sue radici”.

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La mattina girai un po' il paese. Faccie allegre e sincere, bella eforte gioventù. A destra, a sinistra, gruppi che mi salutavano.Volli vedere cantanti e sonatori, e dissi loro che volevo battezzarequel paese così allegro, e lo chiamai

Rocchetta la poetica.

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Bel paese mi parea, questo, che mi ridea dalla sua altura. Là erano molte memorie della mia fanciullezza, e là avevo lasciati moltisogni de' miei anni

Lacedonia

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Debbo innanzi tutto ringraziarvi di vedervi tutti qui. E' un atto di cortesia, che fa onore a questo paese, il quale d'ora innanzi chiamerò

Bisaccia la gentile.

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Il tempo si faceva cattivo. La nebbia si levava. Il cielo era fosco. Volammo più che andammo. E giungemmo che era ancor giorno.Quella era la città nemica. Ivi erano i grandi elettori, i principali avversari. Mutare la posizione, non era possibile. Lì non c'era equivoco, c'era partito preso. Ma, poichè ci si poteva andare incarrozza, la mia andata colà era un segno di rispetto a quel paese.E poi volevo salutare Giuseppe Tozzoli, mio collega, amico e compare, il deputato uscente, ritiratosi dalla lotta con una nobilissima lettera a me indirizzata.

Calitri la nebbiosa

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E quando poi videro,malgrado ciò, la mia candidatura divenir seria, la resistenza fuappassionata, incivile, cavillosa. Il loro calcolo, o forse del loroprincipale che li comandava col telegrafo, era questo, di pungerminel mio amor proprio, nella gentilezza della mia natura, e farmimaledire il momento ch'ero entrato in quel ballo ignobile.

Andretta la cavillosa

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A' quali morresi non basta esser detti di Morra, e si sono aggiunti un titolo di nobiltà, e si chiamano degli Irpini. La discendenza, come vedete, è assai rispettabile, e gli è come dire: antichi quanto gl'Irpini.

Morra: il paese dei ricordi mai perduti

Page 63: Francesco De Sanctis

Non mi sono mai pentito,quando ho sentito la voce del cuore, e il mio cuore mi diceva: Vai, Avellino non merita così poca fiducia da te. Risolsi dunque di andare in Avellino, di andarci subito, quando nessuno mi aspettava, e di andarci come ho fatto sempre, così alla semplice ealla buona.

Page 64: Francesco De Sanctis

Nel 1881, colpito da una malattia agli occhi, Francesco De Sanctis cominciò a dettare alla nipoteAgnese le sue memorie. L'opera venne interrotta per portare avanti lo "Studio su Leopardi" (uscitoanch'esso postumo), e non fu più ripresa per la morte dell'autore sopraggiunta nel 1883. L'opera rimasepertanto incompiuta si ferma al 1844

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E i miei occhi s'incontrarono con certi occhi vivi e furbi, che si sforzavano di esser modesti, appena contenuti sottol'ombra delle folte sopracciglia. Era la mia nipotina, che porta ilnome di mia madre. Oh! Ah! Mai più non avrei pensato d'incontrarla colà. Mi venne un impeto di stringermela al petto.Povera fanciulla! quale sarà il tuo destino! Ma le fanciulle hanno altro a fare che pensare al destino. Quel pensiero genera le rughesul viso, e la gioventù aborre dalle rughe.

Agnese

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La vita è azione; ma solo la dignità è la chiave della vita, e l'onestà la prima qualità dell'uomo politico.Francesco DE SANCTIS

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Specchietto cronologico1817 - Nasce a Morra Irpina il 28 marzo.1826 - Frequenta la scuola privata dello zio Carlo.1831 - Passa nel liceo dell'abate Fazzini, poi nello "Studio" del Garzini.1834 - Nella scuola superiore di Basilio Puoti.1839 - Fonda la scuola privata superiore al Vico Bisi, mentre sostituisce lo zio Carlo nella sua.1841 - Viene nominato insegnante nel Collegio militare della Nunziatella.1848 - Il 15 maggio combatte alle barricate. Viene sospeso dal Collegio della Nunziatella.1849 - Si ritira in Calabria, a Cosenza.1850 - È arrestato il 3 dicembre e incarcerato in Castel dell'Ovo.1853 - Viene liberato ma deve andare in esilio: in Piemonte, a Torino.1856 - È a Zurigo, insegnante di Letteratura Italiana al Politecnico.1860 - Il 6 agosto ritorna a Napoli. Eletto Governatore della provincia di Avellino. Nel settembre è nominato da Garibaldi Direttore dell'Istruzione pubblica. Provvedimenti per rinnovare l'Università.1861 - Deputato del Regno d'Italia e dal 20 marzo ministro dell'Istruzione.1865-1876 - Torna agli studi: è il periodo della sua più intensa attività letteraria.1878 - Ministro dell'Istruzione.1879-1882 - Di nuovo Ministro dell'Istruzione1883 - Muore a Napoli il 29 dicembre.