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Cicli economici e globalizzazione Amedeo Lepore - Università di Bari Dipartimento di Studi Europei, Giuspubblicistici e Storico-economici

Cicli economici e globalizzazione

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Cicli economici e globalizzazione

Amedeo Lepore - Università di Bari Dipartimento di Studi Europei,

Giuspubblicistici e Storico-economici

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Concetto di Globalizzazione

Neologismo di origine anglossassone con il quale si definisce un insieme di fenomeni di elevata intensità e rapidità su scala mondiale, in campo economico, sociale, culturale, e ideologico tendenti a:

Superare le barriere materiali e immateriali alla circolazione di persone, cose, informazioni, conoscenze e idee. Uniformare le condizioni economiche, gli stili di vita e una visione del mondo universalmente condivisa.

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La fine della storia ü  …Francis Fukuyama, nel suo libro La fine

della storia e l’ultimo uomo, difende la tesi che la storia è inevitabilmente destinata a finire, non nel senso che terminano gli eventi, ma nel senso che, oltre questo modello, non si andrà, e il modello è esattamente quello della liberaldemocrazia, che si è affermato grazie al progresso scientifico occidentale e al desiderio tipicamente umano di gareggiare gli uni con gli altri per essere riconosciuti.

ü  Per Fukuyama la globalizzazione viene ad essere l’esito unico e migliore della storia stessa. Ma è veramente così?

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George Soros – Finanziere internazionale

Il sistema capitalistico globale ha creato un terreno di gioco molto irregolare.

Il divario tra ricchi e poveri è sempre maggiore. Dobbiamo trovare una soluzione diversa perché un

sistema che non offre speranza e opportunità ai perdenti è passibile di distruzione da parte dei disperati.

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Modello di globalizzazione

Paese B Es. Guatemala

Risorse Naturali

Paese A Es. United States

Mercato, Capitale, Tecnologia

Paese C Es. Vietnam

Lavoro a buon mercato

GLOBALIZZAZIONE

Più

Sviluppo

Meno Sviluppo

Es. Nike, Wal-Mart, Toyota

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La parola “globalizzazione” - (1) Il termine globalizzazione è comparso per la prima volta nel Webster’s New International Dictionary nel 1961. La sua origine viene fatta risalire ad un articolo dell’ Economist dell’aprile 1959 sui contingentamenti delle importazioni nel settore automobilistico (Globalized quota). Il termine è divenuto di uso comune nei paesi di lingua anglosassone negli anni sessanta del secolo scorso. Ancora nel 1989 l’Oxford English Dictionary la definiva come «la possibilità attraverso la quale gli eventi possono essere vissuti simultaneamente da ciascuno», citando espressamente l’immagine del «villaggio globale» coniata negli anni sessanta del Novecento dal sociologo dei mass-media Marshall McLuhan. Secondo tale etimologia, l’idea della globalità nasce insieme agli sviluppi dei moderni mezzi di comunicazione di massa: con il lancio del satellite Telstar nel 1962 la tecnologia televisiva acquisisce la facoltà di collegare l’intero pianeta. Il limite fisico della distanza viene superato dalla mondovisione (che tecnicamente si realizza in modo completo nel 1967), capace di stringere in unità di tempo e di spazio tutti gli abitanti del pianeta, ripristinando la possibilità di quei contatti visivi «faccia a faccia», che il passaggio dalla comunità premoderna alla società moderna, anonima e spersonalizzante, aveva cancellato.

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La parola “globalizzazione” - (2) In questa sua prima formulazione il concetto di globale appartiene interamente alla sfera delle scienze sociali, che si occupa dei media ed appare, a propria volta, come il riflesso della crescente centralità assunta da questa branca di realtà e di pensiero. Sempre ai primi anni sessanta, infatti, risale il neologismo di «società dell’informazione», attraverso il quale si sintetizza il processo che tra il 1940 e il 1960 vede gli addetti a questo settore negli Stati Uniti registrare il maggior incremento di tutta la propria storia precedente e successiva fino a coprire una salda maggioranza relativa (oltre il 40%) della forza lavoro totale. Emergono così due aspetti per molti versi centrali e ricorrenti nelle problematiche connesse alla globalizzazione: il ruolo-guida esercitato dagli Stati Uniti nel processo di modernizzazione, che dal centro si allarga ad una periferia in espansione anche oltre i tradizionali confini del mondo occidentale e, insieme, la dinamica di accentuata terziarizzazione (di cui, il mondo delle comunicazioni rappresenta solo una faccia), che interessa le società «post-industriali» e «post-fordiste» più sviluppate.

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La parola “globalizzazione” - (3)

A un’estensione di questo approccio culturale alla globalizzazione si deve peraltro uno dei primi studi centrati sullo sviluppo organico di tale categoria: Globalization. Social Theory and Global Culture del sociologo statunitense Roland Robertson (1992). «La globalizzazione come concetto - sostiene Robertson - si riferisce sia alla compressione del mondo che all’intensificata coscienza dell’unitarietà del mondo».

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La parola “globalizzazione” - (4) Tale definizione, centrata sulla dimensione spaziale e sulla sua percezione, è esemplificativa di tutta quella letteratura associata alla «morte della distanza» (Cairncross,1997), alla «one-worldness» (Greider, 1997), all’”intensificarsi delle relazioni sociali che uniscono nel mondo luoghi distanti tra loro, in modo tale che ciò che accade a livello locale sia influenzato da ciò che accade a migliaia di chilometri di distanza” (Giddens, 2000). Ciò che tale definizione enfatizza è come ora il mondo sia più piccolo e come ciò che prima era lontano ora lo sia meno. Sebbene possa riferirsi ai piani più diversi delle relazioni sociali, da quelli politici e militari (Keohane e Nye, 2000) a quelli culturali, è sul piano strettamente economico che questa definizione trova la sua essenza. La globalizzazione è fondamentalmente un fenomeno economico: è la tendenza dell’economia ad assumere una dimensione mondiale, anche se poi il fenomeno economico della crescente integrazione dei mercati dei beni, dei servizi e dei fattori produttivi può dar luogo a implicazioni politiche, culturali e ambientali.

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La parola “globalizzazione” - (5)

Analizzata da questo punto di vista, la globalizzazione diventa un fenomeno di lungo periodo, addirittura retrodatabile all’epoca delle scoperte geografiche nel «lungo XVI secolo» e quindi al momento storico in cui la civiltà occidentale, attraverso le «vele e i cannoni» di cui ha parlato Carlo M. Cipolla, conquista un punto di vista globale e assume la guida esclusiva di un processo non reciproco di conoscenza e conquista delle civiltà “altre”. Come ha notato Malcom Waters nel 1995, si tratta di un fenomeno almeno contemporaneo alla modernizzazione del mondo, con alcuni aspetti di esso avviatisi fin dal Cinquecento.

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La parola “globalizzazione” - (6)

Specchio esemplare e contraltare negativo di tale peculiarità occidentale può essere considerata la fugace parabola della marineria cinese, protagonista nella prima metà del XV secolo - in netto anticipo su Cristoforo Colombo - di diverse spedizioni nell’Oceano Indiano fino a raggiungere le coste dell’Africa. Manifestazione di una potenza manifatturiera senza rivali, con flotte che contavano circa 300 navi (alcune delle quali a nove alberi e lunghe più di cento metri), le spedizioni cinesi erano tuttavia prive di finalità commerciali e, a differenza di quelle occidentali successive, non riuscirono ad innescare cicli economici virtuosi. Per di più, il potere dei mandarini le vide con crescente diffidenza e arrivò a punirle con la pena di morte agli inizi del secolo successivo, vanificando definitivamente quel “vantaggio competitivo” allora acquisito dalla civiltà cinese.

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La parola “globalizzazione” - (7) Si tratta certamente di un dettaglio minore, che si inserisce in un quadro ben più ampio (la Riforma, il Rinascimento, la cacciata degli arabi dal suolo europeo…) e che, tuttavia, ci ricorda come nelle svolte epocali pesino anche il coraggio e la paura, le vittorie e le sconfitte degli uomini. Resta comunque il fatto - è Amartya Sen a ricordarlo (Globalizzazione e libertà, 2002) - che «nella parte finale del millennio appena trascorso il flusso è stata in larga misura dall’Occidente verso l’Oriente, ma al suo inizio (attorno all’anno Mille) l’Europa stava assimilando la scienza e la tecnologia cinesi e la matematica indiana e araba». D’altra parte, nell’analisi di Robertson, la specifica vocazione globalizzante del vecchio continente è destinata a contagiare prima il nord America e poi altre zone del resto del mondo. Soprattutto dopo il 1870, l’evoluzione coloniale, economica e finanziaria del mondo include un numero sempre maggiore di paesi all’interno di una «società internazionale» contrassegnata dalla modernità: una sorta di Gesellschaft internazionale che sussume e riposiziona le Gemeinschaft locali, le loro economie e le loro culture.

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La parola “globalizzazione” - (8)

Globalizzazione come occidentalizzazione, dunque. Ma sono interessanti i diversi punti di intersezione tra questo tipo di approccio e la ricerca storiografica. In primo luogo, l’interazione tra capitalismo e cultura nel lungo e lunghissimo periodo, vista come chiave esplicativa dei differenziali di crescita economica a livello mondiale. Il «miracolo europeo» - per usare il titolo di una delle opere più rappresentative di questo filone di studi storici (E. L. Jones, Il miracolo europeo, 1981) - si spiega così con diversità culturali e antropologiche, relative al ruolo di stimolo e apertura esercitato dalle religioni, allo sviluppo di una forma mentale individualistica, a un rapporto uomo-ambiente contraddistinto da minori necessità di disciplina e coordinamento collettivo di grandi opere per lo sfruttamento della terra e la regimentazione delle acque (fondamento storico, al contrario, di grandi imperi introversi e autoreferenziali come quello cinese).

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La parola “globalizzazione” - (9)

Si tratta tuttavia di una visione non priva di rischi. Un grande storico dell’economia come David Landes (La ricchezza e la povertà delle nazioni, 1998) ad esempio, ne offre una versione radicale e polemica contro ogni interpretazione dello sviluppo mondiale in termini di «scambio ineguale» e di dominio imperialistico o neoloniale: il sottosviluppo diventa il frutto di incapacità più o meno connaturate, dovute al clima o all’ambiente, insopprimibili e immodificabili. Il rischio grave - che sorprende in un autore così attento alle capacità trasformatrici dell’imprenditoria umana - è quindi quello di una sorta di determinismo culturale, pronto a cristallizzare e giustificare le gerarchie del mondo, riconducendole a differenze antropologiche immobili nel tempo.

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La parola “globalizzazione” - (10) Ma, in secondo luogo, il rapporto tra capitalismo e cultura può essere svolto anche nel breve e medio periodo. Nel corso degli anni novanta del secolo scorso, sono fioriti studi sui diversi capitalismi nazionali e in particolare su quello giapponese, che ne hanno messo in luce i particolari fondamenti extraeconomici (come il forte senso di appartenenza alla comunità nazionale e aziendale) e le ricadute in termini di spinta alla produttività e all’innovazione, di controllo della qualità, di attenzione al cliente-consumatore. Si sono così enfatizzate le differenze strutturali tra uno stock market capitalism anglosassone individualista-liberista e un welfare capitalism europeo e giapponese più attento ai valori della coesione e della solidarietà sociale. La globalizzazione - è il senso di queste analisi - sembra moltiplicare, anziché uniformare, i modelli di Occidente. Le vie allo sviluppo sono plurali e molteplici, frutto di differenze culturali che, invece di rappresentare ostacoli fissi e insormontabili, entrano in dialettica con le dinamiche della modernità e con gli esempi forniti dagli altri popoli. Inventate dai giapponesi, «qualità totale» e «produzione snella» sono diventate nel corso degli anni ottanta parole d’ordine del lavoro industriale a tutte le latitudini.

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La parola “globalizzazione” - (11) Vi è infine un terzo terreno d’intreccio, che tende invece a lasciare sullo sfondo i fattori culturali: quello legato alla categoria di «economia-mondo» elaborata da Immanuel Wallerstein. La globalizzazione, secondo questo approccio, corrisponde all’espansione del mercato capitalistico e avviene sempre in connessione con l’ascesa economica (e militare) di uno Stato-leader, che costituisce il centro del sistema, subordinando a sé le altre nazioni della periferia e della semiperiferia. Nel modello, anche troppo lineare, proposto da Giovanni Arrighi (Il lungo XX secolo, 1994), l’ultimo mezzo millennio di storia si configura così come la sequenza di cicli secolari, ognuno dei quali contraddistinto dalla presenza di una potenza egemone: Repubbliche marinare, Olanda, Gran Bretagna, Stati Uniti. Ogni ciclo passa per una fase iniziale di accentuata finanziarizzazione dell’economia globale, una fase intermedia di industrializzazione e una fase finale di rinnovata finanziarizzazione. Ogni ciclo si sovrappone all’altro, nel senso che la sua fase iniziale coincide con la fase finale di quello precedente: la progressiva finanziarizzazione del paese-leader precedente porta all’industrializzazione del nuovo paese-leader, segnando la decadenza del primo e l’ascesa del secondo.

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La parola “globalizzazione” - (12)

A cavallo tra gli anni ottanta e novanta del secolo scorso, storici come Paul Kennedy (Ascesa e declino delle grandi potenze, 1987) ed economisti come Lester Thurow (Testa a testa, 1992) hanno teorizzato l’incipiente declino dell’impero americano, leggendo in questa chiave sia la finanziarizzazione dell’economia statunitense - a partire dall’espansione del mercato di «eurodollari» e «petrodollari» dei primi anni settanta -, sia il miracolo produttivo e tecnologico giapponese - almeno in parte finanziato da quegli stessi dollari -. Ma è assai improbabile che oggi, di fronte alla crisi prolungata del Giappone e alla “resurrezione” della leadership statunitense, qualcuno di questi studiosi possa aver mantenuto le convinzioni di allora. Attraverso la categoria di «economia-mondo», comunque, entra in ballo un ulteriore piano di ricerca: quello della storia politica e delle relazioni internazionali.

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La parola “globalizzazione” - (13)

Nel senso comune diffuso, la parola globalizzazione si trova allora a comprendere (e confondere) altri passaggi storici affatto diversi: la fine della guerra fredda e la paventata reductio ad unum del mondo sotto il dominio dell’unica «iperpotenza» rimasta, insieme alla rivoluzione informatica, destinata ad accrescere verticalmente le possibilità di trasmissione delle informazioni, ma anche ad approfondire l’ineguaglianza - con il cosiddetto digital divide - e a ribadire su altri piani (Internet e la new economy) la supremazia americana. Ma nel corso degli anni novanta, sulla scorta delle teorizzazioni di Bill Gates o Nicholas Negroponte, il computer e la rete telematica vengono indicati come un nuovo possente strumento in grado di cancellare distanze geografiche e sociali, dando anche ai più svantaggiati del pianeta una chiave di accesso paritario al nuovo universo interconnesso della comunicazione.

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La parola “globalizzazione” - (14) Convergenza e divergenza (o, se si preferisce, globalizzazione e frammentazione) diventano quindi i poli interpretativi di un dibattito che, di volta in volta, sottolinea nelle dinamiche attuali la tendenza a una «cocacolonization» del mondo, sotto le insegne degli stili di vita e di consumo del capitalismo statunitense, se non addirittura la «fine dello Stato-nazione», intaccato nella sua sovranità territoriale (e impositiva) dalla mobilità del capitale finanziario, dalle strategie multinazionali delle grandi compagnie private, dalla costituzione di nuovi organismi soprannazionali come l’Unione Europea o il Fondo monetario internazionale. Eppure dai 40 Stati del 1900 siamo passati ai 180 attuali: la sola Europa da 23 a 50, con 32 mila chilometri di frontiera in più rispetto ai 18 mila di inizio secolo. Il numero di conflitti armati, in calo fino al 1997, tende nuovamente a risalire. Allo stesso tempo, con la fine della guerra fredda, l’idea che la democrazia occidentale rappresenti il meno peggiore dei mondi possibili acquista una forza senza precedenti.

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La parola “globalizzazione” - (15)

Nel dibattito delle scienze politiche, la globalizzazione si configura come una tendenza strutturale alla semplificazione delle relazioni internazionali (dal Congresso di Vienna al sistema della guerra fredda), che da sempre, tuttavia, si accompagna a una tendenza opposta indirizzata alla loro frammentazione. La fuoruscita dalla guerra fredda, nella fattispecie, moltiplica le aree integrate commerciali (come Nafta e Mercosur), ma anche le medie potenze regionali (come Irak o Pakistan), interessate a politiche egemoniche ed espans ive. Ident i tà loca l i (quas i sempre fondate sull’individuazione di un “nemico” vicino e minaccioso) si sostituiscono alle identità ideologiche ed universalistiche, proprie della contrapposizione tra democrazia e comunismo.

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La parola “globalizzazione” - (16)

È su questi dati di fatto che si appoggia la ben nota tesi di un politologo come Huntington sullo «scontro di civiltà»: con un salto logico, mai ben esplicitato e discusso, un approccio “realista” alla storia delle relazioni internazionali viene trasposto dal sistema degli Stati e dei loro interessi nazionali a quello di indifferenziati blocchi culturali-religiosi, contraddistinti da identità assai più antiche di quelle della guerra fredda e quindi ancora più immobili, monolitiche, non negoziabili. Nazionalismi laici, fondamentalismi religiosi, populismi localistici diventano “beni-rifugio” identitari, il cui bisogno e la cui forza nascono dallo spaesamento di un mondo che non sa più chi lo governi.

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La parola “globalizzazione” - (17)

Al tempo stesso la globalizzazione incarna un movimento di coscienza, proiettato nel senso diametralmente opposto. Appena due anni dopo la definizione “mediatica” del 1989, l’Oxford Dictionary of New Words del 1991 considera la parola globalizzazione come essenzialmente mutuata dal «gergo ambientalista» e definibile come «recettività e comprensione nei confronti di culture diverse dalla propria, spesso come parte di un atteggiamento di interesse per i problemi ecologici e socioeconomici mondiali». Al percorso etimologico originario, strettamente connesso alla dimensione comunicativa, si sostituisce un’accezione diversa che riflette l’emergere di una dimensione soggettiva e militante, legata alla portata sovranazionale della questione ecologica. Sulla parola globalizzazione, viene così a riverberarsi una sorta di “onda lunga” del sessantotto e della sua «contestazione globale», intesa e percepita come manifestazione dell’unità di condizione e destino dell’intero genere umano.

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La parola “globalizzazione” - (18)

Accade però che, nel lungo riflusso seguito agli anni settanta del Novecento, l’aspetto dell’ingiustizia socioeconomica si perda per strada - almeno nei dizionari oxoniensi - a tutto vantaggio di un’enfasi più trasversale e neutra posta sulla rete mediatica o sull’emergenza ambientale. Già nel 1975, peraltro, il Larousse francese forniva una definizione soggettiva e volontaria della «mondialisation» come «azione di rendere mondiale, espansione intesa al mondo intero», mentre nel Trésor de la langue française edito da Gallimard nel 1985 trovano posto solo il sostantivo «mondialisme» e il verbo «mondialiser», indicati rispettivamente come «attitudine a considerare tutti i popoli come interdipendenti gli uni agli altri o costituenti una sola comunità umana» e come «dare un carattere, una dimensione mondiale a qualcosa». A differenza di quelle inglesi, entrambe le fonti di oltralpe concordano comunque nel considerare soggetti privilegiati di tale attitudine e di tale azione i poteri forti dell’economia, alle prese con un’attività di produzione e commercio rivolta a un pubblico sempre più ampio e internazionale.

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La parola “globalizzazione” - (19)

Colpisce, nella mappa di saperi delineata, la marginalità di riferimenti alla sfera più propriamente economica. È invece proprio in quest’ultima accezione che il termine «globalization» compare nel 1992 per la prima volta sullo Human Development Report annuale delle Nazioni Unite, con uno specifico riferimento alla crescita del commercio mondiale tra Asia, Europa e Nord America. Buona parte di questi scambi, sottolinea il Report, avvengono intra-firm, cioè tra casa madre e filiali estere della stessa azienda (rilevazioni più vicine ai giorni nostri li stimano attorno a un terzo del totale mondiale di importazioni ed esportazioni). Già nel 1988, un altro rapporto delle Nazioni Unite definisce come «transnazionali» questo genere di imprese contraddistinte - rispetto alle «multinazionali» della generazione precedente - da un grado assai più elevato di integrazione e di distribuzione orizzontale del potere e delle conoscenze tra le diverse sedi nazionali.

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La parola “globalizzazione” - (20)

Si delinea così un nuovo terreno di intreccio tra la parola globalizzazione e altri settori delle scienze sociali: in particolare la storia d’impresa e la geografia economica. Per la verità, fino a tutti gli anni settanta del secolo scorso, il dibattito delle scienze economiche sembra preferire largamente il termine di «internazionalizzazione», con il quale si indica lo svolgimento di attività all’estero, non più soltanto attraverso la tradizionale forma commerciale delle esportazioni, ma anche attraverso la nuova forma produttiva degli investimenti diretti. Si tratta di un mutamento strategico, che ha per protagoniste soprattutto le compagnie multinazionali giapponesi: sia quelle maggiori, che attraverso gli investimenti esteri puntano ad aggirare regimi protezionistici stranieri (e quelli statunitensi, in particolare), sia di quelle minori, che vanno alla ricerca di forza lavoro a basso costo nell’area asiatica orientale e meridionale.

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La parola “globalizzazione” - (21) Il costante incremento della massa di denaro impiegata al di fuori dei confini nazionali (dai 37 miliardi di dollari del 1982 ai 1.150 del 2000) mette in moto una serie di processi paralleli che modificano in profondità il sistema economico mondiale. Il mercato finanziario mondiale, che nel 1974 equivaleva a un valore complessivo di 15 miliardi di dollari, sale nel 1983 a 60 miliardi e oggi sfiora i 1.300; la rete delle transazioni effettuate per via telematica (perfezionata a metà degli anni Ottanta) accentua la volatilità di questi capitali; mentre il nuovo mercato dei “derivati” borsistici (opzioni sui cambi e sui tassi di interesse, scommesse sull’andamento di titoli azionari, ecc.) ne indebolisce i legami con l’effettiva produzione di ricchezza. Per di più, queste dinamiche di internazionalizzazione e finanziarizzazione dell’economia mondiale si connettono strettamente a una crescente delocalizzazione dei posti di lavoro industriali dal nord al sud del mondo.

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La parola “globalizzazione” - (22)

Tra il 1950 e il 1990, la quota detenuta dai paesi in via di sviluppo sullo stock mondiale di questi posti di lavoro cresce da 1/3 a quasi 2/3. Le 200 maggiori aziende del mondo occupano oggi soltanto lo 0,3% della forza lavoro mondiale, ma producono circa 1/3 delle merci in commercio. A sua volta, la delocalizzazione del comparto industriale si accompagna a un’accentuata terziarizzazione delle economie avanzate: nello stesso quarantennio, la quota di posti di lavoro nel settore dei servizi detenuta dai paesi sviluppati sul totale mondiale passa dal 33% al 58%. Il mondo pare insomma dividersi tra «paesi del braccio», contraddistinti dal basso costo e dalla tenue o nulla protezione sindacale della manodopera e «paesi della mente», che accentrano le funzioni strategiche, finanziarie e di ricerca.

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La parola “globalizzazione” - (23)

È indagando su questo complesso di fenomeni che gli economisti accedono all’uso del termine «globalizzazione», inteso in un’accezione precisamente delimitata: l’insieme dei movimenti transfrontalieri di merci, capitali e persone. È una definizione che apre un importante terreno di collaborazione con la ricerca storica: in particolare, attraverso il raffronto comparativo con un’altra fase storica - quella a cavallo tra Otto e Novecento -, durante la quale quegli stessi movimenti transfrontalieri raggiunsero dimensioni di scala senza precedenti e paragonabili alle attuali.

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La parola “globalizzazione” - (24)

Sono ormai diversi gli storici che leggono gli ultimi 150 anni come la sequenza “pendolare” di tre fasi diverse. A una prima epoca di globalizzazione, contraddistinta dal colonialismo, dal predominio monetario e finanziario della sterlina inglese, dalla «grande emigrazione», segue una fase di drastica «deglobalizzazione», segnata dalle due guerre mondiali, dalla «grande crisi», dalla contrazione del commercio mondiale. Dopo il 1945, «l’età dell’oro» del capitalismo occidentale - per usare l’immagine coniata da Hobsbawm - inaugura un nuovo periodo di globalizzazione, destinato a durare fino ai giorni nostri, nel corso del quale il commercio mondiale cresce costantemente a un ritmo superiore a quello della produzione.

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Rapportata a questa dimensione storica, la globalizzazione attuale perde molto della propria presunta unicità e novità, ma soprattutto acquisisce uno sfondo comparativo, che consente di apprezzare e misurare meglio le effettive diversità della fase odierna. I migranti di oggi sono di più o di meno rispetto a un secolo fa? Come è cambiata la loro tipologia familiare, sociale, culturale? E come gli atteggiamenti e le legislazioni delle nazioni destinate ad accoglierli? Ciascuna di queste domande mette capo a risposte che comunque usufruiscono di una proficua circolarità delle conoscenze tra documentazione storica di un secolo fa e inchiesta sociologica contemporanea.

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La parola “globalizzazione” - (26)

Uno dei possibili terreni di tale scambio reciproco riguarda proprio la storia d’impresa: multinazionali e investimenti esteri affondano, infatti, le proprie radici nella prima globalizzazione di inizio Novecento. È interessante notare come il dibattito degli storici economici su questo tema presenti molti punti di contatto con quello dei politologi, mettendo a confronto le tesi di chi sottolinea il carattere transnazionale degli interessi delle grandi corporation, oggi ormai coinvolte negli equilibri legislativi ed economici di molti paesi e chi, al contrario, sostiene che esse mantengano una salda identità nazionale, centrata sul luogo di residenza della casa-madre rispetto alla localizzazione delle filiali estere.

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La parola “globalizzazione” - (27)

La ricerca della business history torna così ad intrecciarsi con quella del rapporto tra capitalismo e culture. Da una parte, infatti, la novità dell’impresa transnazionale globale viene colta nella sua capacità di conseguire vantaggi attraverso l’innovazione tecnologica e la sua universale applicazione in contesti differenti, fino alla realizzazione di prodotti globali per consumatori globali, del tutto indipendenti e indifferenti rispetto alle frontiere degli stati nazionali. Dall’altra, si sottolinea invece il ruolo attivo dei contesti locali e la conseguente necessità, per le imprese multinazionali, di una loro “immersione” nel bagaglio specifico di competenze e relazioni richiesto dalle diverse aree geografiche di penetrazione. La Coca Cola, merce globale per antonomasia, viene reclamizzata in 50 paesi, con 35 spot pubblicitari diversi, modellati secondo culture e gusti di pubblici locali e nazionali anche radicalmente differenti. È proprio in relazione a questa commistione che è invalso nell’uso comune il neologismo di glocal, coniato dallo stesso Robertson.

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Tuttavia, uno dei più appariscenti segnali di cambiamento nel dibattito delle scienze sociali attorno a questi problemi sembra proprio il punto di vista “globale”: cioè, la loro connessione reciproca nel segno dell’interdipendenza e la riconquistata centralità della questione del sottosviluppo. All’inizio del Novecento, Asia, Africa e America Latina erano i destinatari di 2/3 di un movimento internazionale di capitali, che in proporzione non era troppo distante dall’attuale. Secondo stime grossolane nel 1913, il flusso degli investimenti esteri dei paesi maggiori superava il 3% del loro prodotto interno lordo, contro il 2% del 1990 e il 7,6% del 2000. Ma, alla fine del secolo, tale percentuale si è ridotta a 1/3 e la partecipazione al commercio mondiale di Africa e Sud America è oggi in calo vistoso. Viceversa, cresce quella del continente asiatico: non solo del Giappone, ma anche dei paesi di nuova industrializzazione (compresa la Cina, diventata ormai la seconda destinazione, dopo gli Usa, di investimenti esteri).

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La categoria di «Terzo Mondo» - fino all’altro ieri riferimento consolidato del dibattito corrente - si scompone e si modifica sensibilmente. Per effetto delle protezioni statali accordate ai produttori europei e nordamericani e della minore produttività della loro agricoltura (nonostante un costo del lavoro enormemente più basso), i paesi in via di sviluppo diventano importatori netti di materie prime, mentre, quelli che riescono ad entrare nel mercato mondiale dei manufatti, si espongono alle crisi finanziarie determinate dal flusso incontrollato dei capitali mossi da investitori stranieri. Ciò non toglie che i macroindicatori continuino a indicare un costante incremento dell’ineguaglianza su scala mondiale, sia all’interno delle nazioni sia tra di esse: il rapporto tra il reddito annuo del quinto di popolazione terrestre più ricco e il quinto più povero passa da 30 a 1 nel 1960, a 86 a 1 nel 2000; lo stesso rapporto, negli Stati Uniti, passa dal 7,5 a 1 del 1980, all’8,9 a 1 del 2000.

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La globalizzazione, quindi, in parte muta e in parte accentua le dimensioni del problema. Nella severa classificazione proposta dal sociologo tedesco Ulrich Beck (Che cos’è la globalizzazione, 1997) il termine «globalizzazione» indica «il processo in seguito al quale gli stati nazionali e la loro sovranità vengono condiz ionat i e conness i t rasversa lmente da attor i transnazionali», mentre globalità «significa: viviamo da tempo in una società mondiale e questo nel senso che la rappresentazione di spazi chiusi diviene fittizia» e ancora globalismo identifica «il punto di vista secondo cui il mercato mondiale rimuove o sostituisce l’azione politica, vale a dire l’ideologia del dominio del mercato mondiale, l’ideologia del neoliberismo».

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Nella questione dell’ineguaglianza e del sottosviluppo tutti e tre questi piani di coscienza e di azione vengono simultaneamente e pesantemente coinvolti. A metà degli anni novanta del secolo scorso - al culmine di un ciclo cinquantennale, che ha visto gli scambi crescere a un ritmo doppio rispetto alla produzione - si costituisce infatti un nuovo “attore transnazionale”, l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che ingloba i precedenti cicli di accordi commerciali tra le nazioni, sulla base di una filosofia di intervento molto rigida ed omogenea: una vera e propria ortodossia neoliberista e monetarista (frutto di quel ciclo lungo della cultura occidentale, che si situa alle radici della fortuna della parola «globalizzazione»), fedele alla stabilità dei cambi, alla difesa delle valute nazionali, ai tagli della spesa pubblica, alle privatizzazioni e alla deregulation della vita economica. È questa la ricetta che viene indifferentemente applicata ai paesi in via di sviluppo, sulla scorta dell’esempio positivo fornito dalle «tigri asiatiche» (Corea del sud, Hong Kong, Taiwan e Singapore), che hanno saputo imporsi sulla scena mondiale della produzione industriale.

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La parola “globalizzazione” - (32) Anche se si tratta di un esempio assai ristretto: finora è riuscito ad interessare non più del 2% della popolazione mondiale e, peraltro, si è avvalso di un forte sostegno dei rispettivi Stati nazionali (in termini di agevolazioni fiscali, protezioni doganali, limitazioni dei diritti politici e sindacali), che mal si accorda con l’ideologia liberista del «globalismo». Non per caso, si presenta come scomoda e scabrosa - dal punto di vista della tutela dei diritti umani - la problematica inclusione della Cina in questo novero di nazioni in via di grande sviluppo, guidato dalle esportazioni e dagli investimenti stranieri. Sul piano economico, convergenza e divergenza tornano così a presentarsi come termini chiave. Le politiche monetariste di aggiustamento strutturale, proposte dal Fondo monetario ai paesi poveri, sono oggi in discussione per l’esiguità dei risultati raggiunti, a fronte di costi sociali assai elevati. E la storia del pensiero economico ricorda, a questo proposito, che in passato altri approcci keynesiani, più orientati al sostegno dell’occupazione e della domanda, sono stati possibili. In altre parole, che l’esperienza storica dell’Occidente non è mai riducibile a un “pensiero unico”.

Page 38: Cicli economici e globalizzazione

La parola “globalizzazione” - (33)

Proprio all’epoca della «prima globalizzazione» risale Folkways (tradotto in italiano nel 1962 con il titolo di Costumi di gruppo), lo studio di un professore di storia di Yale, William Graham Sumner, che nel 1906 formulava per la prima volta il concetto di etnocentrismo: quando «il proprio gruppo è considerato il centro di ogni cosa e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad esso». Oggi come ieri, la compressione del mondo può dare adito a paure o tentazioni uniformanti oppure accrescere le opportunità di confronto e commistione, può ridurre oppure aumentare le diversità del pianeta. E anche per gli storici, in fondo, si presentano alternative non troppo dissimili: fare dell’Occidente il punto di vista privilegiato e l’unità di misura della propria ricerca, oppure allargare in senso estensivo il proprio orizzonte, limitandosi alla giustapposizione multiculturalista delle diversità, oppure ancora approfondire in senso intensivo l’analisi delle interazioni e commistioni reciproche tra le economie e le culture dei popoli.

Page 39: Cicli economici e globalizzazione

La parola “globalizzazione” - (34)

Chiunque abbia a cuore la comprensione del presente non può più prescindere dalla conoscenza di situazioni particolari e lontane e non può più limitarsi all’osservazione neutra e “tollerante” delle loro storiche differenze. Anche perché quelle differenze sono in larga misura il frutto di incontri e scontri con la civiltà occidentale e la sua espansione. Una storia a dimensione globale, in altre parole, non può non percorrere una strada difficile, ancora tutta da esplorare e oggi forse tracciabile soltanto in negativo, come un doppio rifiuto: il rifiuto dell’etnocentrismo «occidentalista» e del relativismo culturale «terzomondista».

Page 40: Cicli economici e globalizzazione

“Global” - (1) L'aggettivo "global" si propaga, inizialmente in francese, tra il 1840 e il 1864. "Le Globe", oltre tutto, è, in Francia, uno dei giornali dei sansimoniani. Grazie al belga Ovide Decroly (1871-1932) si ha poi il metodo globale. E "globalizzazione" diventa così, a partire dal 1956, una parola "tecnica" della psicopedagogia. Vediamo l'unico significato che ci offre nel 1970, ad vocem, Battaglia (Utet): "Processo conoscitivo secondo il quale la psiche infantile percepisce la realtà esterna prima sincretisticamente, e in modo generico e indistinto, e solo in un secondo momento la analizza e la distingue nei singoli elementi particolari che la compongono". Questo significato, oggi, è certamente oscurato. Di prepotenza è apparso il significato che così, dopo aver proposto in prima istanza ancora quello relativo al metodo globale, definisce il Grande dizionario italiano dell'uso (Utet, 2000), diretto da De Mauro: "Tendenza di mercati, imprese e comunità nazionali a operare in una dimensione mondiale, superando i confini dei singoli Stati".

Page 41: Cicli economici e globalizzazione

“Global” - (2) È, questo, un significato esploso recentissimamente. Non si trova nelle edizioni più recenti del Dizionario di politica (Tea, 1990), curato da Bobbio, Matteucci e Pasquino, e del Dizionario di sociologia (Tea, 1993), curato da Gallino. Persino in Società internazionale (Jaca Book, 1996), a cura di Armao e Parsi, non c'è una voce specifica, ma solo un rimando nell'indice analitico. È vero, Croce, in Teoria e storia della storiografia (1917), ha definito le poco amate storie universali "storie globali dell'umanità". È vero, intorno al 1968, appare il termine "contestazione globale". Sempre nel 1968, in francese, compare, dentro la vulgata strutturalistica, proprio il termine "globalisation", che significa "considerare un problema nel suo insieme". Ma non sono queste le piste che conducono all'oggi. All'origine c'è piuttosto il global village di Marshall McLuhan (1911-1980), sociologo e tomista.

Page 42: Cicli economici e globalizzazione

“Global” - (3) In Gutenberg Galaxy (1962), McLuhan scrive che la "nuova interdipendenza elettronica ricrea il mondo nell'immagine del villaggio globale". Intanto, negli anni sessanta, l'"Economist", lo "Spectator" e il "Sunday Times" utilizzano "globalization" come termine in grado di descrivere i processi economici. Dal 1953 esiste già (in francese, e con significato politico) "mondialisation", presente in italiano dal 1986 e ancora utilizzato. Il suo affine "mondialismo", tuttavia, è diventata una parola di spregio, usata da correnti razziste. Termine onnicomprensivo (ha dell'economico, del culturale, del sociologico), "globalizzazione" si è invece imposto, in seguito alla caduta dei due “blocchi”, come esito della diffusione molecolare del personal computer. Il fatto è che, a partire dal 1914, eventi molto diversi tra loro (guerre, nazionalfascismi, comunismi, Stati sociali) hanno di fatto ostacolato l'incedere della macchina capitalistica, che ora ha ripreso, con l'ausilio delle tecnologie della comunicazione, il suo cammino, appunto, "globalizzante".

Page 43: Cicli economici e globalizzazione
Page 44: Cicli economici e globalizzazione

Gli elementi principali (l’indice)

•  La globalizzazione: definizione e dimensioni. •  La globalizzazione: megatrends, grafici e tabelle (come è

cambiata l’economia mondiale dal 1950 ad oggi). •  La storia della globalizzazione (le tre ondate dal 1870 a oggi). •  Le determinanti della globalizzazione: progresso tecnico

(trasporti e comunicazioni) e Internet. •  L’integrazione internazionale e i problemi della

globalizzazione. •  I dati di Angus Maddison. •  Europa e globalizzazione: le cifre e l’allargamento. •  Altri dati e informazioni: le imprese multinazionali e

trasnazionali; i principali indicatori; l’indice di globalizzazione. Riferimento bibliografico al tema introduttivo: L. De Benedictis, R. Helg, Globalizzazione, “Rivista di Politica Economica”, 2002

Page 45: Cicli economici e globalizzazione

Che cos’è la Globalizzazione?

Difficoltà di definizione. •  Dal punto di vista economico si parla di crescente

integrazione fra sistemi economici, ovvero di assenza di barriere o maggiore facilità negli scambi di merci e servizi, nei movimenti di capitali e di persone.

•  Implicazioni: aumento dell’interdipendenza dei mercati nazionali (sia mercati finanziari, che mercati dei beni), un aumento del flusso di lavoratori e delle conoscenze attraverso i confini, un aumento dei flussi di informazione.

•  La globalizzazione, come fase dell’integrazione economica internazionale in cui il potere regolatorio dei governi viene meno.

Page 46: Cicli economici e globalizzazione

Definizione di globalizzazione Quell’insieme di processi per cui: •  Aumentano quanto a numero e si rafforzano quanto a

intensità i contatti, le relazioni, gli scambi e i rapporti di dipendenza e di interdipendenza fra le diverse aree del mondo.

•  Si trasforma la rilevanza che le dimensioni “spazio” e “tempo” hanno sul numero, sulla natura e sull’intensità di tali relazioni e rapporti.

•  Aumenta e si diffonde tra gli abitanti del pianeta la consapevolezza dell’esistenza di tali legami e rapporti, nonché della rilevanza che essi assumono per la propria esistenza personale.

Page 47: Cicli economici e globalizzazione

1500-1840

1850-1930

1950s

1960s

La contrazione del mondo

Page 48: Cicli economici e globalizzazione

La contrazione del mondo I

Anno Popolazione (milioni)

Tempo (anni)

1804 1,000 1927 2,000 123 1960 3,000 33 1974 4,000 14 1987 5,000 13 1999 6,000 12

L’orizzonte si riduce

Page 49: Cicli economici e globalizzazione

La contrazione del mondo II

7 1991 Internet 13 1983 Tel. cellulare 15 1975 PC 26 1925 Televisione 22 1906 Radio 35 1875 Telefono

46 1873 Elettricità per uso familiare

Anni per penetrare nel 25% del mercato

Anno d’invenzione

Page 50: Cicli economici e globalizzazione

La contrazione del mondo III La diffusione delle tecnologie. Numero di anni

(dall’inizio a 50 milioni di utenti)

Page 51: Cicli economici e globalizzazione

Un fenomeno multidimensionale

•  Dimensione economica.

•  Dimensione culturale.

•  Dimensione politica.

•  Dimensione del rischio.

Page 52: Cicli economici e globalizzazione

Dimensione economica •  Le Borse mondiali, un mercato sempre aperto. •  Commercio internazionale. •  Imprese multinazionali e concorrenza globale. •  Organizzazioni internazionali:

–  WTO (World Trade Organization); –  FMI (Fondo Monetario Internazionale); –  Banca Mondiale (World Bank).

•  Blocchi economici regionali: –  UE (Unione Europea); –  NAFTA (North America Free Trade Agreement).

•  Spostamento delle attività produttive verso le aree più convenienti (manodopera meno costosa).

•  Fusione (o acquisizione) tra imprese di paesi diversi.

Page 53: Cicli economici e globalizzazione

Dimensione politica •  Organizzazioni che tentano il coordinamento

a livello mondiale: –  ONU; –  G8, G10, G22, G77; –  Lega Araba; –  Unione Europea, –  Organizzazione Unità Africana.

•  Organizzazioni che regolano aspetti specifici della società: –  Navigazione; –  trasporto aereo; –  Poste; –  W3C (World Wide Web Consortium).

•  Organizzazioni militari: –  NATO.

Page 54: Cicli economici e globalizzazione

Dimensione culturale

•  Consumismo diffuso. •  Mezzi di comunicazione di massa:

–  TV, stampa; –  telefonia fissa e mobile; –  Internet.

•  Credi religiosi, che generano comunanze sovranazionali.

•  Mezzi di spostamento, che hanno ridotto le distanze. •  Formazione di culture e stili di vita ibridi. •  Esistenza di competizioni mondiali e

dell’organizzazione planetaria dello sport. •  Premi e riconoscimenti dal valore planetario:

–  culturali (Nobel…); –  premi musicali e cinematografici (Oscar…); –  gare di bellezza; –  record sportivi e guinnes dei primati.

Page 55: Cicli economici e globalizzazione

Dimensione del rischio

•  Intensità: –  Guerra nucleare o catastrofi, che possano distruggere la

terra. •  Eventi contingenti:

–  Cambiamenti del mercato del lavoro, delle congiunture economiche.

•  Ambiente: –  Rischio di catastrofi naturali e di una natura socializzata.

•  Terrorismo.

Page 56: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione: megatrends

•  Popolazione mondiale (1820-1998). •  PIL mondiale (1820-1998). •  Esportazioni mondiali (1870-1998).

Page 57: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione mondiale 1820

Total 1041 mln Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 58: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione mondiale 1870

Total 1270 mln Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 59: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione mondiale 1913

Total 1791 mln Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 60: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione mondiale 1950

Total 2525 mln Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 61: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione mondiale 1973

Total 3913 mln Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 62: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione mondiale 1998

Total 5907 mln Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 63: Cicli economici e globalizzazione

PIL mondiale 1820

Total $ 1101 mld (1990 PPP $) Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 64: Cicli economici e globalizzazione

PIL mondiale 1870

Total $ 1101 mld (1990 PPP $) Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 65: Cicli economici e globalizzazione

PIL mondiale 1913

Total $2705 mld (1990 PPP $) Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 66: Cicli economici e globalizzazione

PIL mondiale 1950

Total $5336 mld (1990 PPP $) Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 67: Cicli economici e globalizzazione

PIL mondiale 1973

Total $16059 mld (1990 PPP $) Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 68: Cicli economici e globalizzazione

PIL mondiale 1998

Total $32726 mld (1990 PPP $) Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 69: Cicli economici e globalizzazione

Esportazioni mondiali 1870

Total $50 mld 1990 PPP $ Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 70: Cicli economici e globalizzazione

Esportazioni mondiali 1913

Total $212 mld 1990 PPP $ Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 71: Cicli economici e globalizzazione

Esportazioni mondiali 1950

Total $296 mld 1990 PPP $ Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 72: Cicli economici e globalizzazione

Esportazioni mondiali 1973

Total $1648 mld 1990 PPP $ Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 73: Cicli economici e globalizzazione

Esportazioni mondiali 1998

Total $5817 mld 1990 PPP $ Richard T. Griffiths (Leiden University) Constructed from A. Maddison, The World Economy (2001)

Page 74: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione: grafici e tabelle •  Produzione e scambi mondiali di merci (1950-2000). •  Rapporto tra il volume degli scambi e della produzione

mondiali (1950-2000). •  Scambi e investimenti internazionali (1970-2001). •  I tassi di crescita annuali delle esportazioni

(1949-2003). •  Dinamica: le esportazioni mondiali crescono più

rapidamente del PIL mondiale (1960-2000). •  Dinamica: il PIL mondiale cresce più rapidamente

della popolazione mondiale (1960-2000). •  Dinamica: il commercio mondiale cresce più

rapidamente della produzione mondiale. •  OCSE e PVDS: quote di commercio, popolazione e

PIL.

Page 75: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione: grafici e tabelle •  Dazi doganali medi nei paesi industriali. •  Dazi doganali medi di importazione dei maggiori

PVS. •  Commercio internazionale PVS. •  Ratios apertura commercio (XGS/GDP%). •  La crescita della produzione manifatturiera nei

paesi di nuova industrializzazione (1963-2002). •  Miracoli e disastri della crescita (1960-1990). •  La crescita nel mondo (1950-1995). •  Caratteristiche socio-economiche dei paesi

maggiormente globalizzati rispetto a quelli meno globalizzati.

Page 76: Cicli economici e globalizzazione

PRODUZIONE E SCAMBI MONDIALI DI MERCI(1950 = 100)

0

500

1000

1500

2000

2500

1950

19

52

1954

19

56

1958

19

60

1962

19

64

1966

19

68

1970

19

72

1974

19

76

1978

19

80

1982

19

84

1986

19

88

1990

19

92

1994

19

96

1998

20

00

Scambi di merci Produzione di merci

Page 77: Cicli economici e globalizzazione

RAPPORTO TRA IL VOLUME DEGLI SCAMBI E DELLA PRODUZIONE MONDIALI(1950 = 100)

50

100

150

200

250

300

350

400

450

1950

19

52

1954

19

56

1958

19

60

1962

19

64

1966

19

68

1970

19

72

1974

19

76

1978

19

80

1982

19

84

1986

19

88

1990

19

92

1994

19

96

1998

20

00

Agricoltura Industria estrattiva Manufatti MerciFonte: OMC

Page 78: Cicli economici e globalizzazione

SCAMBI E INVESTIMENTI INTERNAZIONALI(valori in dollari USA - 1970 = 100)

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

1970

1971

1972

1973

1974

1975

1976

1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

Investimenti diretti esteri (afflussi + deflussi) Scambi di beni e servizi (esportazioni + importazioni)Fonte: FMI e UNCTAD

Page 79: Cicli economici e globalizzazione

-20%

-10%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

1949

1952

1955

1958

1961

1964

1967

1970

1973

1976

1979

1982

1985

1988

1991

1994

1997

2000

2003

Growth WorldGrowth PVDGrowth OCDE

Annual Growth rates of Exports

I tassi di crescita annuali delle esportazioni

Page 80: Cicli economici e globalizzazione

Dinamica: le esportazioni mondiali crescono più rapidamente del PIL mondiale (1960-2000)

0

5

10

15

20

25

30

1960 1970 1980 1990 2000

wor

ld e

xpor

ts (%

GD

P)

Page 81: Cicli economici e globalizzazione

Dinamica: il PIL mondiale cresce più rapidamente della popolazione mondiale

(1960-2000)

0

100

200

300

400

500

1960 1970 1980 1990 2000

inde

x (1

960

= 10

0)

population

GDP

Page 82: Cicli economici e globalizzazione

Dinamica: il commercio mondiale cresce più rapidamente della produzione mondiale

•  Produzione mondiale

•  1981-1990: 2.8% •  1992: 1.7% •  1994: 2.9 % •  1996: 3.2% •  1998: 2.5%

•  Commercio mondiale

•  1981-1990: 4.5% •  1992: 5.7% •  1994: 10.5% •  1996: 5.5% •  1998: 7 %

Fonte: ONU, 1998

Page 83: Cicli economici e globalizzazione

OCSE e PVS: quote di commercio, popolazione e PIL

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Trade Population GDP

OECD

LDCs

Fonte: IMF/WEO

Page 84: Cicli economici e globalizzazione

Dazi doganali medi nei paesi industriali

40%

15%

4.5%

0

10

20

30

40

50

Dopoguerra anni 60 anni 90

Fonte: WTO

Page 85: Cicli economici e globalizzazione

Dazi doganali medi di importazione dei maggiori PVS

24

14

34

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Fonte: WTO

Page 86: Cicli economici e globalizzazione

Commercio internazionale - PVS I paesi che si sono aperti al commercio estero sono quelli che hanno avuto le performance migliori

Rapporto apertura/crescita

Page 87: Cicli economici e globalizzazione

Ratios di apertura del commercio (XGS/GDP%)

0%

50%

100%

150%

200%

250%

300%

350%

China Hongkong Singapour Taiwan Korea Malaysia Philippines Thailand Indonesia

France= 25% Brazil= 16% India= 14% USA= 9%

Page 88: Cicli economici e globalizzazione

La crescita della produzione manifatturiera nei paesi di nuova industrializzazione (1963-2002)

a 1994; b 1995; c 1996; d 1998 Fonte: Dicken (1998, Table 2.3; 2003, Table 3.6); UNIDO, www.unido.org/geostat; World Bank (2004), World Development Indicators 04, The World Bank, Washington, Table 4.1.

Page 89: Cicli economici e globalizzazione

La crescita nel mondo (1950-1995)

Annual Average Growth Rate of GDP per Capita Growth Ratio of GDP per

capita at end to beginning

Share of World Population, 1998

More developed 2.7 3.1 20 Less Developed: 2.5 2.9 80 China 3.8 5.0 21 India 2.2 2.5 17 Rest of Asia 3.7 4.6 21 Latin America 1.6 1.9 9 Northern Africa 2.1 2.4 2 Sub-Saharan Africa 0.5 1.2 11 Source: Richard Easterlin, “The Worldwide Standard of Living Since 1800”, Journal of

Economic Perspectives, 2000.

Page 90: Cicli economici e globalizzazione

Miracoli e disastri della crescita (1960-1990)

Annual Average Growth Rate of GDP per Worker 1960-1990 Miracles Growth Disasters Growth Korea 6.1 Ghana -0.3 Botswana 5.9 Venezuala -0.5 Hong Kong 5.8 Mozambique -0.7 Taiwan 5.8 Nicaragua -0.7 Singapore 5.4 Mauritania -0.8 Japan 5.2 Zambia -0.8 Malta 4.8 Mali -1.0 Cyprus 4.4 Madagascar -1.3 Seychelles 4.4 Chad -1.7 Lesotho 4.4 Guyana -2.1 Note: Figures for Botswana and Malta based on 1960-1989. Source: Jonathan Temple, “The New Growth Evidence”, Journal of Economic Literature,

1999.

Page 91: Cicli economici e globalizzazione

Caratteristiche socio-economiche dei paesi più globalizzati rispetto a quelli meno globalizzati

Page 92: Cicli economici e globalizzazione

Il reddito individuale mondiale e l’ineguaglianza nel consumo

Page 93: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione (I) L’apertura dei mercati è stata caratterizzata da una grande crescita

del commercio.  Evoluzione del commercio come % del PIL.

010203040506070

19701973197619791982198519881991199419972000

year

percent

Page 94: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione (II) L’aumento è generalizzato...

0

10

20

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19751977

19791981

19831985

19871989

19911993

19951997

1999

Perc

enta

ge tr

ade

in G

DP

Brazil

China

Germany

India

Italy

Mexico

Spain

United States

Page 95: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione (III) …e ha luogo fondamentalmente nelle manifatture.

0

50

100

150

200

250

1970

1973

1976

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1991

1994

1997

2000

year

Inde

x 19

90 =

100

AgricultureManufacturing

Page 96: Cicli economici e globalizzazione

Relazione tra commercio agricultura e industria.

0

0,2

0,4

0,6

0,8

1

1,2

1,4

1,6

1,8

2

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

Year

Ratio

Brazil

China

Germany

India

Italy

Mexico

Spain

USA

La globalizzazione (IV)

Page 97: Cicli economici e globalizzazione

Quando inizia la globalizzazione

•  Può essere considerata un processo esistente sin dall’inizio della storia, che ha man mano aumentato i suoi effetti giungendo recentemente ad una improvvisa accelerazione.

•  È contemporanea alla modernizzazione e allo sviluppo del

capitalismo e ha visto una recente accelerazione. •  È un fenomeno recente associato ad altri processi sociali

chiamati post-industrializzazione, post-modernizzazione o disorganizzazione del capitalismo.

Tre ipotesi:

Punto comune: la situazione attuale come momento di rottura degli equilibri preesistenti.

Page 98: Cicli economici e globalizzazione

Le origini e l’evoluzione della globalizzazione

Page 99: Cicli economici e globalizzazione

Cinque fasi di sviluppo •  Fase germinale

–  Dagli inizi del XV secolo alla metà del XVIII. –  Affermazione degli stati nazionali; conquista dei territori

extraeuropei. •  Fase iniziale

–  Dalla metà del XVIII secolo agli anni ’70 dell’800. –  Passaggio dallo stato nazionale alle relazioni internazionali.

•  Fase del decollo –  Dagli anni ’70 dell’800 agli anni ’20 del ‘900. –  Società nazionali, individui, società internazionale, idea di umanità.

•  Fase della lotta per l’egemonia –  Dagli anni ’20 agli anni ’60 del ‘900. –  Guerre e dispute per la supremazia. Nascita delle Nazioni Unite.

Circostanze discordanti circa la modernità. Guerra fredda. •  Fase dell’incertezza

–  Dagli anni ’60 al 2000. –  Presa di coscienza della dimensione globale e dei rischi.

Cittadinanza planetaria.

Page 100: Cicli economici e globalizzazione

…o quattro fasi di globalizzazione? Prima fase Seconda fase Terza fase Quarta fase

Dal XV al XIX secolo

La conquista delle risorse

Ruolo centrale dell’Europa

Colonizzazione

Dal XIX alla fine del XX secolo

La globalizzazione dei mercati

Ruolo centrale del Nord America

Imprese multinazionali

Dalla fine del XX secolo all’inizio del XXI secolo

L’espansione del capitalismo non-occidentale

Ruolo centrale dell’Oriente

Sviluppo e crescita di nuove economie e mercati globali

L’inizio del XXI secolo

La globalizzazione del talento

Ruolo centrale globale

Nascita dell’imprenditore globale

Page 101: Cicli economici e globalizzazione

Il “terzo atto”, ovvero le tre ondate della globalizzazione

•  Daniel Cohen, nel suo recentissimo volume Globalization and Its Enemies, sostiene che la globalizzazione attuale sia il terzo atto di una storia, iniziata con i conquistadores spagnoli nel XVI secolo e proseguita con l’impero britannico del commercio libero nel XIX secolo. In quell’epoca, una rivoluzione nei trasporti e nelle comunicazioni non realizzò la diffusione della ricchezza, ma favorì la polarizzazione del mondo. Questo stesso fenomeno, nel XXI secolo, può realizzare una distribuzione della ricchezza migliore di quella seguita all’innovazione del telegrafo? Presumibilmente si, guardando alla Cina; probabilmente no, guardando, al contrario, all’Africa. In ogni caso, i paesi poveri richiedono molti sforzi e ingenti investimenti per diventare global players...

Page 102: Cicli economici e globalizzazione

Le ondate di colonizzazione e decolonizzazione dal XV secolo a oggi

Fonte: David P. Henige, Colonial Governors

Page 103: Cicli economici e globalizzazione

Il commercio triangolare

Page 104: Cicli economici e globalizzazione

La storia della globalizzazione

•  La globalizzazione non è un fenomeno nuovo.

•  Le fasi della globalizzazione. •  Confronto tra l’inizio del XX secolo

(prima ondata) e gli anni dal 1950 ad oggi (seconda e terza ondata), i due periodi di maggiore crescita del reddito nella storia mondiale.

Page 105: Cicli economici e globalizzazione

La storia della globalizzazione

•  Richard E. Baldwin e Philippe Martin (1999) suggeriscono che nella storia economica mondiale si sono succedute due epoche di globalizzazione: una che va dal 1870 al 1914 e l’altra che va dal 1960 ad oggi (quest’ultima, divisa in due ondate). Somiglianze e differenze caratterizzano i due periodi.

Page 106: Cicli economici e globalizzazione

La storia della globalizzazione

Somiglianze: secondo Simon Kuznets (1965), nel 1910 il grado di apertura medio dei paesi industrializzati era il 40%, valore non molto dissimile da quello evidenziato da Baldwin e Martin per gli stessi paesi nel 1995 (50%). Jeffrey G. Williamson (1996) ha segnalato che, anche nella prima ondata di globalizzazione, si sono verificati importanti aggiustamenti strutturali e ripercussioni rilevanti sui prezzi dei fattori. Anche le cause sembrano simili: entrambe le epoche sono seguite ad un processo di riduzione delle barriere agli scambi internazionali.

Page 107: Cicli economici e globalizzazione

La storia della globalizzazione

Differenze: •  Se il grado di apertura commerciale non è dissimile, la

composizione dei flussi commerciali lo è in modo rilevante: la I epoca era caratterizzata dallo scambio tra manufatti e beni primari, la II dal commercio intra-industriale.

•  Nella II epoca, dominano i movimenti di capitale a breve, a differenza della I.

•  Nella I epoca, i movimenti di persone erano più consistenti rispetto alla II.

•  Nella I epoca, il Nord si industralizza e il Sud si de-industrializza. Nella II epoca avviene il contrario.

Page 108: Cicli economici e globalizzazione

La storia della globalizzazione

Differenze: •  L’aggiustamento strutturale, nella I epoca, ha prodotto

effetti redistributivi a vantaggio del lavoro e a svantaggio della rendita nel Nord (il contrario nel Sud); mentre, nella II epoca, ha ampliato i differenziali di reddito tra lavoro qualificato e lavoro non qualificato nel Nord.

•  Mentre la riduzione delle barriere artificiali ha riguardato entrambe le epoche, la riduzione delle barriere naturali si è manifestata diversamente nelle due epoche: la II è stata contraddistinta, soprattutto, dal calo dei costi di trasmissione delle informazioni.

Page 109: Cicli economici e globalizzazione

Il prodotto mondiale (milioni di $ USA 1990 - PPA)

Anno

0!

500!

1000!

5000!

10000!

15000!

20000!

25000!

30000!

35000!

40000!

1! 400! 600! 800! 1000! 1200! 1300! 1400! 1600! 1700! 1800! 1900! 1920! 1940! 1960! 1980! 2000!

1. Rivoluzione Industriale

2. Vapore/Ferrovie

3. Elettricità-Acciaio

4. Auto e Sintetici Produzione di m

assa

6? Biotech & Nano

5. IT & Com

puters

Page 110: Cicli economici e globalizzazione

Coincidenza del take-off con la data di partenza della globalizzazione

Page 111: Cicli economici e globalizzazione

La popolazione mondiale diventa «globale»

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

9000

1 1000 1500 1650 1750 1800 1830 1900 1930 1950 1980 2000 2004 2010 2050

170 1000

2000

4400

6440

550

In millions

Page 112: Cicli economici e globalizzazione

La crescita della popolazione mondiale

Page 113: Cicli economici e globalizzazione

John H. Tanton, "End of the Migration Epoch", The Social Contract, Vol IV, No. 3 e Vol. V, No. 1, 1995

La globalizzazione demografica

Page 114: Cicli economici e globalizzazione

La transizione demografica

Page 115: Cicli economici e globalizzazione
Page 116: Cicli economici e globalizzazione

La marcata accelerazione della produzione: un take-off economico?

Fonte: R. Lucas

Page 117: Cicli economici e globalizzazione

Produzione e popolazione mondiale

Emerging!Economies!

21%!

Developed !Economies!

79%!

Emerging !

85%!

Developed !Economies!

15%!

Economies!

Product $30 trillions Population 6.2 mm.

Page 118: Cicli economici e globalizzazione

1830

1836

1842

1848

1854

1860

1866

1872

1878

1884

1890

1896

1902

1908

1914

1920

1926

1932

1938

1944

1950

1956

1962

1968

1974

1980

1986

1992

S1

0

0.05

0.1

0.15

0.2

0.25

Trad

e G

loba

lizat

ion

Year

Average Openness Trade Globalization

(5 year moving average)

La globalizzazione del commercio (1830-1992)

Page 119: Cicli economici e globalizzazione

Il mondo in movimento I Anni 1-13

00 15001700

1800 1900 1945 1960 1980 1985 1990

1995 1998

2004

Popolaz. mondiale

300 760 1000 1650 2000 3000 4430 5220 5900 6440

∆ % 0,1% 0,1% 1,5% 2% 2,2% 2,2% 1,7% 1,6% 1,3% 1,15%

Durata della vita

24 30 38 42 45 55 60 62 65 66

OECD 55 66 75 77 77

LDCs 26 40 46 65 66

Highest JAPAN

80 81

Lowest MALAWI

43 37

Page 120: Cicli economici e globalizzazione

Il mondo in movimento II Anni 1500

1700 1750 1800 1900 1960 1980 1985

1990 1995 1998

2002 2004

Popolaz. mondiale

550 760 1000 1650 3000 4400 5220 5900 6200 6440

∆ % 0,1% 0,4% 1,5% 2% 2,2% 1,7% 1,6% 1,3% 1,2% 1,15%

Output mondiale

$b

$330 $440 $760 $2000 $6500 $11000 $20000 $29000 $32200 $37250

∆ % 0,4% 0,4% 1% 3,5% 2,4% 2,5% 3,3% 2,8% 3% 4,6%

Reddito pro capite

$500 $600 $800 $1000 $2150 $2500 $3800 $4900 $5200 $5780

∆ % 0,1% 0,2% 0,5% 1,3% 3% 1,5% 0,5%

Disug. di reddito

1 1 4 10 25 45 50 60 70 75

Page 121: Cicli economici e globalizzazione

Cicli di Innovazione Tecnologica

1870 1950 1980 1990 2020

Electricity Telephone Radio

Chemistry Automobile

Aeronautics Transportation

Computers

Genetics Nanotechnologies

Steam railway

1814 1900

Internet

Page 122: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione globale e povertà: con < 1$ US/giorno (1820-2004)

500

600

700

800

900

1000

1100

1200

1300

1400

1500

1820 1880 1940 1990 2000 2004

Population

milioni

il 50% della popolazione (2,8 miliardi) con < 2$ USA/giorno

Page 123: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione globale e povertà - I

Numero di persone (milioni) che vivono con meno di 1 $ al giorno

Page 124: Cicli economici e globalizzazione

Popolazione globale e povertà II

Popolazione che vive con meno di 1 $ al giorno nei PVS (1990 e 1998)

Numero di persone con meno di US$1 al giorno (millioni)

Poverty Rate (%)

1990 1998 1990 1998

East Asia 452.4 278.3 27.6 15.3

Excluding China 92.0 65.1 18.5 11.3

South Asia 495.1 522.0 44.0 40.0

Sub-Saharan Africa

242.3 290.9 47.7 46.3

Latin America 73.8 78.2 16.8 15.6

Middle East/N. Africa

5.7 5.5 2.4 1.9

Europe & Cent. Asia

7.1 24.0 1.6 5.1

Totale 1276.4 1198.9 29.0 24.0 Fonte: World Bank. Global Economic Prospects and the Developing Countries 2000. (2000).

Page 125: Cicli economici e globalizzazione

Crescita e povertà

Page 126: Cicli economici e globalizzazione

Commercio internazionale e povertà

Page 127: Cicli economici e globalizzazione

Globalizzazione e disuguaglianza - I

Page 128: Cicli economici e globalizzazione

Globalizzazione e disuguaglianza - II

Page 129: Cicli economici e globalizzazione

Globalizzazione e disuguaglianza - III

Page 130: Cicli economici e globalizzazione

Cina, India, Giappone: quote % del PIL globale

0

5

10

15

20

25

30

35

1820 1870 1913 1950 1973 1998 2001 2004

China

India

Japan

China= 13% Japan= 7% India= 6%

Page 131: Cicli economici e globalizzazione

Europa, Giappone, USA: quote di Esportazioni/PIL in %

0

5

10

15

20

25

1870 1890 1913 1929 1938 1950 1972 1992 2002

Europe

Japan

USA

Page 132: Cicli economici e globalizzazione

Una rassegna sintetica dei tassi di crescita World US UK Jap

1820-1870

0.6 1.3 1.2 0.1

1870-1913

1.3 1.8 1.0 1.4

1913-1950

0.9 1.6 0.8 0.9

1950-1973

2.9 2.4 2.5 8.0

1973-1992

1.2 1.4 1.4 3.0

Page 133: Cicli economici e globalizzazione

Il PIL pro capite in quattro paesi (1820-2000)

Fonte: A. Maddison, Monitoring the World Economy 1820-1992, Paris, Organization for Economic Cooperation and Development, 1995

Page 134: Cicli economici e globalizzazione

La crescita media annuale del PIL pro capite mondiale

Page 135: Cicli economici e globalizzazione

135

La correzione degli squilibri mondiali in un contesto di crescente integrazione

finanziaria internazionale

Page 136: Cicli economici e globalizzazione

                                                               SQUILIBRI  MONDIALI  Le  situazioni  dei  con9  con  l’estero  di  economie  di  importanza  

sistema9ca  rifle?ono  distorsioni  rilevan9  e  con9nuano  a  comportare  rischi  per  l’economia  mondiale.  

La  ques9one  degli  squilibri  mondiali  si  è  ripresentata  nel  decennio  in  corso    

• Aumento  dell’en9tà  degli  squilibri  di  c/c  a  livello  mondiale  

• Concentrazione  del  deficit  in  un  solo  paese,  gli  Sta9  Uni9,  che  assorbe  circa  il  75%  del  saldo  

corrente  consolidato  delle  regioni  in  avanzo  

136

Page 137: Cicli economici e globalizzazione

3  ASPETTI  ESSENZIALI  1)  Tali  squilibri  possono  avere  anche  una  dimensione  finanziaria:                  composizione  degli  stock  di  aXvità  e  passività  sull’estero  

 2)  Natura  globale  del  problema  

3)  Comportano  rischi  e  rifle?ono  distorsioni  

     

                                                 

• Crescente  protezionismo  • Andamento  

sfavorevole  del  mercato  finanziario  

•   Inadeguata  flessibilità  dei  tassi  di  cambio  

•   Liberalizzazione  incompleta  dei  merca9  finanziari  

•   Eccessiva  regolamentazione  Influiscono  nega9vamente  

sull’oscillazione    dei  fa?ori  produXvi  a  livello  mondiale  

137

Page 138: Cicli economici e globalizzazione

CAUSE  

                                         FATTORI  STRUTTURALI    

Tendenza  di  lungo  periodo  e  rispecchiano  le  cara?eris9che  di  fondo  dell’economia  mondiale  

•   globalizzazione  finanziaria  incompleta    •   imperfezioni  finanziarie  

•   crescente  integrazione  commerciale  dei  paesi        emergen9  dell’Asia  

•   minore  variabilità  ciclica                                                          FATTORI  CICLICI    

Riguardano  il  più  breve  periodo  e  possono  inver9re  il  proprio  effe?o  piu?osto  

rapidamente    •   Andamento  del  risparmio  delle  famiglie    

•   Ruolo  dei  prezzi  nelle  aXvità  finanziarie  e  delle  abitazioni  

•   Impa?o  del  differenziale  di  crescita  tra  paesi  •   Effe?o  del  risparmio  pubblico  e  del  petrolio  

138

Page 139: Cicli economici e globalizzazione

MISURE  DEGLI  SQUILIBRI  MONDIALI  

Ø   Somma  del  valore  assoluto  di  tuX  i  saldi  in  conto  corrente          CARATTERISTICA                                              elevato  grado  di  persistenza  

Ø   Posizione  ne?a  sull’estero:  indicano  squilibri  mondiali  più    consisten9                                        •   9ene  conto  delle  

condizioni  iniziali  •   differenze  di  rendimento  ed  effeX      di  rivalutazione  rispe?o  ai  saldi  corren9  

cumula9    

Ø   Livello  di  riserve  ufficiali  Misura  indire?a:  riconducibile  a  interven9  sul  

mercato  dei  cambi    

139

Page 140: Cicli economici e globalizzazione

                                     MISURE  POLITICHE  E  POSSIBILI  MECCANISMI                                                                            D’  AGGIUSTAMENTO  

•   Variazioni  dei  tassi  di  cambio  per  un  riequilibrio  dei  pagamen9  corren9  

•   Riequilibrio  della  domanda  interna  all’area  euro  e  aggiustamento  dell’offerta    

•   Riforme  stru?urali  dei  merca9  del  lavoro  e  dei  beni  e  dei  servizi  nell’area  euro      

•   Variazione  dei  prezzi  rela9vi  delle  aXvità  (  come  i  cos9  azionari  e  i  prezzi  delle  abitazioni)  

•   Deregolamentazione  e  liberalizzazione  del  se?ore  finanziario  in  diverse  economie  

Le  più  grandi  economie  del  mondo  condividono  la  responsabilità  degli  squilibri  mondiali    

L’a?uazione  congiunta  di  riforme  stru?urali  in  tuX  i  paesi  interessa9,  aumenterà  in  misura  considerevole  le  probabilità  di  un’efficiente  

correzione    

140

Page 141: Cicli economici e globalizzazione

Crisi finanziarie: numero di casi

Page 142: Cicli economici e globalizzazione

Probabilità di crisi finanziaria

Page 143: Cicli economici e globalizzazione

Il ciclo economico degli USA (1870-1998)

Page 144: Cicli economici e globalizzazione

Le fluttuazioni economiche negli Stati Uniti (1887-1990)

Page 145: Cicli economici e globalizzazione

La crescita economica degli Stati Uniti (1890-1995). PIL reale per lavoratore a prezzi del 1995

Page 146: Cicli economici e globalizzazione

I tassi di crescita per periodi negli Stati Uniti (1870-2000)

1870-1913 1913-1972 1972-1995 1995-2000

Produzione 4,42% 3,14% 2,75% 4,90%

Output per ora

1.18% 1.86% 1.04% 2.65%

PTF (produttività totale dei fattori)

0,77% 1,60% 0,62% 1,79%

Page 147: Cicli economici e globalizzazione

IDE degli USA in percentuale del PIL

(1914-1996)

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

1914 1929 1960 1996

U.S. FDI Abroad

FDI in U.S.

Fonte: Bordo et al., 1999

Page 148: Cicli economici e globalizzazione

Flussi di capitale - Gran Bretagna (1860-1877)

0

500

1000

1500

1923 1925 1927 1929 1931 1933

020

4060

80100

1866 1868 1870 1872 1874 1876

Flussi di capitale - Stati Uniti (1923 - 1933)

Defaults in Latin America

German and Austrian stock market crashes

Millions of U.S. dollars

Millions of pounds

U.S. and UK stock

market crashes

Page 149: Cicli economici e globalizzazione

-50000

0

50000

100000

1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984

Mexico defaults

(August 1982)

Flussi di capitale - Emisfero occidentale (1970–1985)

Millions of US dollars

Page 150: Cicli economici e globalizzazione

-150

-100

-50

0

50

100

150

200

1985 1989 1993 1997 2001

-10

0

10

20

30

40

50

1985 1989 1993 1997 2001

-40

-20

0

20

40

60

80

100

1985 1989 1993 1997 2001

0

50

100

150

200

250

1985 1989 1993 1997 2001

European Union Western Hemisphere

Asia

Asian crisis

Emerging Market Economies Mexico

Asia

Turkey

Argentina

Flussi di capitale privato (1985-2003)

(Billions of U.S. dollars)

ERM (1992-93)

Mexico

Russia Brazil

Page 151: Cicli economici e globalizzazione

L’avvicendamento dei leader globali

1500 1600 1750 1820 1900

Northern Italy Belgium

Netherlands

Dutch decline British empire

US leadership

Fonte: A. Maddison

Page 152: Cicli economici e globalizzazione

Il declino dell’egemonia degli USA: le quote di PIL mondiale (1820-1998)

Page 153: Cicli economici e globalizzazione

Le tre ondate della globalizzazione

I ondata III ondata II ondata Crollo

Stock di capitale estero su Pil dei Pvs

Esportazioni di beni su Pil mondiale

Emigranti verso gli Stati Uniti, milioni (scala destra)

Page 154: Cicli economici e globalizzazione

Le ondate della globalizzazione

Page 155: Cicli economici e globalizzazione

Le ondate della globalizzazione

Page 156: Cicli economici e globalizzazione

Le ondate della globalizzazione

Page 157: Cicli economici e globalizzazione

Gli effetti dell’apertura (flussi di beni e di fattori produttivi)

•  Esportazioni mondiali in % del PIL mondiale (1870-1998):

•  1870 4.2% •  1890 6% •  1910 8% (I globalizzazione) •  1930 5% •  1950 4.2% •  1970 10% •  1990 16.5% (II globalizzazione).

Page 158: Cicli economici e globalizzazione

I movimenti di persone

•  Tra il 1870 e il 1925, 100 milioni di persone lasciarono il loro paese (1/10 della popolazione mondiale nel 1870).

•  Circa 50 milioni emigrarono dall’Europa verso l’America e l’Australia.

•  Il resto emigrò dalla Cina e dall’India verso l’America e altre parti dell’Asia.

•  Il paese che ricevette il maggior flusso di migranti furono gli USA (nel 1910, il 14,7% della popolazione americana era nata all’estero; nel 2000, tale percentuale è stata del 10,4%).

Page 159: Cicli economici e globalizzazione

Globalizzazione e migrazioni

0 10 20 30 40 50 60

America latina

Oceania

America

settentrionale

Asia

Europa

1,1

19,1

13,0

1,4

7,7

In % della popolazione

Milioni

Page 160: Cicli economici e globalizzazione

Migrazioni mondiali

0

50

100

150

200

250

1965 1975 1985 2000 2050

2.3 2.1 2.2 2.9 2.6

In % popolazione mondiale

Milioni

Page 161: Cicli economici e globalizzazione

Numero di emigranti residenti, per grandi aree (1990-2000)

Page 162: Cicli economici e globalizzazione

Flussi migratori per aree (1995-2000)

Page 163: Cicli economici e globalizzazione

I ondata: 1870-1914

•  Comincia intorno al 1870 ed è caratterizzata da una forte crescita dei flussi di capitale, da una forte crescita dei flussi migratori e dal raddoppio del commercio internazionale.

•  Viene sospinta da politiche di liberalizzazione commerciale e dallo sviluppo della tecnologia che riduce i costi di trasporto.

•  I PVS (molti sono colonie) si specializzano nella produzione di commodities primarie, che esportano nei paesi industriali in cambio di manufatti.

Page 164: Cicli economici e globalizzazione

Nel 1919, John Maynard Keynes scriveva: «Che straordinaria stagione nel progresso dell’uomo fu quella che terminò bruscamente nell’agosto del 1914! (...) L’abitante di Londra poteva ordinare per telefono, mentre sorseggiava il suo tè del mattino a letto, una quantità di prodotti provenienti dall’intero globo e nello stesso modo poteva investire la sua ricchezza nelle risorse naturali e nelle nuove imprese di ogni angolo del globo (...) poteva inoltre utilizzare mezzi di trasporto rapidi e a buon mercato per recarsi in ogni nazione e clima senza bisogno di passaporto o di altre formalità» (J. M. Keynes, The Economic Consequences of the Peace, Londra, Macmillan, 1919, p. 6, trad. it. Le conseguenze economiche della pace, a cura di V. Tasco, Milano, Fratelli Treves Editori, 1920; citato in J. Sachs e A. Warner (1995), Economic reform and the process of global integration, in “Brookings Papers on Economic Activity”, I)

Page 165: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione aumenta sempre?

•  Crollo della globalizzazione tra le due guerre mondiali.

•  Nonostante la crescita del progresso tecnologico e la diminuzione dei costi di trasporto, si verifica un ritorno al nazionalismo e al protezionismo.

•  Le tre dimensioni della globalizzazione (commercio, flussi di capitali e migrazioni) ritornano ai livelli del 1870.

•  Povertà e disuguaglianza continuano ad aumentare.

Page 166: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione e la convergenza/divergenza durante il periodo 1870-1938

Andamento di 30+ paesi, con dati relatvi al PIL pro capite

0.265

0.27

0.275

0.28

0.285

0.29

0.295

0.3

0.305

0.31

1850 1870 1890 1900 1913 1929 19380.000

0.050

0.100

0.150

0.200

0.250

30 28 39 44 45 45

Common sample

The West

Page 167: Cicli economici e globalizzazione

Il prodotto interno lordo pro capite (in dollari Usa 1990)

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

Italia Francia Germania Regno Unito Stati Uniti

1871 1891 1911

Page 168: Cicli economici e globalizzazione

La produttività del lavoro (PIL per ora lavorata, in dollari Usa 1990)

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

Italia Francia Germania Regno Unito

1870 1913

Page 169: Cicli economici e globalizzazione

Gli investimenti nell’industria del ferro e dell’acciaio (1870-1900)

1870 1900 Occupati <100 >400

Produzione (tonnellate)

<4,000 45,000

Investimenti $150,000 $1 milione

Page 170: Cicli economici e globalizzazione

Quote percentuali di produzione dell’industria chimica mondiale nel 1913

0

5

10

15

20

25

30

35

Italia Francia RegnoUnito

Germania Stati Uniti

Page 171: Cicli economici e globalizzazione

La produzione italiana di energia elettrica

(milioni di kwh)

0

500

1000

1500

2000

1891 1896 1901 1906 1911

Page 172: Cicli economici e globalizzazione

La produzione italiana di ghisa e acciaio (in tonnellate)

0

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

700.000

800.000

1891 1896 1901 1906 1911

Ghisa Acciaio

Page 173: Cicli economici e globalizzazione

0

20000

40000

60000

80000

1800

1820

1840

1860

1880

1900

Fonte: "Components of Population Growth, United States, 1800-1980", http://www.eh.net/ehresources/uspop/uspop.txt

La popolazione totale degli Stati Uniti (1800-1900)

Page 174: Cicli economici e globalizzazione

La popolazione dell'Europa e del Mediterraneo

(1848-1930)

278.975

496.7533.8

361.85

0

100

200

300

400

500

600

1848 1871 1910 1930

Fonte: Colin McEvedy, The Penguin Atlas of Recent History, pp. 9, 33, 43, 67

Page 175: Cicli economici e globalizzazione

La popolazione di sette paesi europei (1848-1930)

0

50

100

150

200

Pru

ssia

Au

str

ia

Fra

nce

Ru

ssia

UK

Sp

ain

Po

rtu

ga

l

Milio

ni

1848

1871

1910

1930

Fonte: Colin McEvedy, The Penguin Atlas of Recent History, pp. 9, 33, 43, 67

Page 176: Cicli economici e globalizzazione

La popolazione urbana (1848-1947)

Fonte: Colin McEvedy, The Penguin Atlas of Recent History, pp. 11, 31, 41, 69

2,7

3,9

7,3

8,3

1,4

6,3

0,75

3,4

0,375

1,8

0,375 0,3750,75

0,3750,75

4

1,8

4,2

1

4

0,75 1,3

1,6

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

1848 1871 1910 1937

Milioni

London

Paris

Berlin

Moscow

Cairo

Budapest

Page 177: Cicli economici e globalizzazione

La percentuale di popolazione degli USA in città superiori ai 5.000 abitanti

19,7

28,1

39,7

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

1860 1880 1900

Fonte: Puth

Page 178: Cicli economici e globalizzazione

L’immigrazione negli USA (1820-1880)

Fonte: W. W. Rostow, The World Economy, pp. 142,143, 150, 151

0

100

200

300

400

500

1820

1850

1880

Page 179: Cicli economici e globalizzazione

La distribuzione degli emigranti europei negli USA (1906)

Svezia

2%

Austria

11%

Altri

7% Unghería

13%

Francia

1%

Grecia

2%

Germania

4%

Italia

27%Russia e

Finlandia

23%

Regno Unito

10%

Fonte: National Geographic, maggio 1907, p. 330

Page 180: Cicli economici e globalizzazione

Il valore aggiunto al costo dei fattori (prezzi costanti in lire 1938)

69,15 69,29

78,93 8499,36

0

20

40

60

80

100

1891 1896 1901 1906 1911

Page 181: Cicli economici e globalizzazione

La formazione del prodotto interno lordo

0%

20%

40%

60%

80%

100%

1891 1896 1901 1906 1911

Agricoltura Industria Servizi Pubblica amministrazione

Page 182: Cicli economici e globalizzazione

Il grado di apertura dell’economia italiana (Importazioni+Esportazioni/Pil a prezzi di

mercato)

0

5

10

15

20

25

30

1891 1896 1901 1906 1911

Page 183: Cicli economici e globalizzazione

II ondata: 1950-1980

•  Ritorno del commercio mondiale ai livelli della I fase: nel 1970 la quota delle esportazioni sul commercio mondiale torna ad eguagliare il picco raggiunto nel 1913.

•  Mancato recupero in termini di flussi di capitale e movimenti migratori rispetto alla I fase.

•  Diminuzione del costo delle comunicazioni.

Page 184: Cicli economici e globalizzazione

Come misurare il fenomeno

Page 185: Cicli economici e globalizzazione

Come misurare il fenomeno

Page 186: Cicli economici e globalizzazione

III ondata: 1980 - oggi •  Il rapporto commercio/PIL aumenta a livelli mai

raggiunti in precedenza. •  Il commercio internazionale diventa il motore della

globalizzazione. •  Si assiste ad una radicale trasformazione della

struttura del commercio internazionale. •  Aumenta l’integrazione dei mercati internazionali

dei capitali. •  Nuove forme di internazionalizzazione. •  Progresso tecnologico: information techonology e

reti di teleconicazione (perfezionamento nei sistemi di elaborazione delle informazioni).

Page 187: Cicli economici e globalizzazione

Dinamismo di crescita dei paesi industriali rispetto a quelli in via di sviluppo

0

20

40

60

80

100

120

140

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

World GDP

OCDE

EMCs

EMCs

OCDE

Fonte: IMF

Page 188: Cicli economici e globalizzazione

Indice del PIL mondiale e dei volumi delle esportazioni

0

20

40

60

80

100

120

140

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

X

GDP

Fonte: IMF

Page 189: Cicli economici e globalizzazione

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

9000

1968

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

Fonte: IMF-WEO

Liberalizzazione del commercio

Esportazioni mondiali (1968-2004) in miliardi di $ USA

Page 190: Cicli economici e globalizzazione

Il commercio tra le economie sviluppate e quelle in via di sviluppo (1990-1999)

Page 191: Cicli economici e globalizzazione

Quota dei manufatti sulle esportazioni dei PVS

Page 192: Cicli economici e globalizzazione

Produzione e commercio mondiale (variazioni percentuali in volume)

-6 -4 -2 0 2 4 6 8

10 12 14

a) scambi di beni e servizi b) prodotto interno lordo c) elasticità apparente = a/b

* Stime e previsioni

Fonte: WTO

Page 193: Cicli economici e globalizzazione

Fonte: WTO

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

1800

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

Il valore delle esportazioni di servizi commerciali mondiali

Page 194: Cicli economici e globalizzazione

La convergenza dei G-7 (1950-2000)

Page 195: Cicli economici e globalizzazione

Convergenza e divergenza. I tassi di crescita del PIL pro capite (1990-2000)

Fonte: World Bank; Dollar e Kraay, 2001

-1%

2%

5%

2%

4%

6%

Less globalized countries Rich countries More globalized

countries

GDP per capita growth rates, 1990s (ppp)

0

Page 196: Cicli economici e globalizzazione

L’incremento nel rapporto commercio/PIL (1970-1990)

0%

25%

50%

75%

100%

Non-globalizers Rich countries Globalizers

-18%

71%

104%

Page 197: Cicli economici e globalizzazione

1.4%

2.9%

3.5%

5.0%

0%

2%

4%

6%

1960s 1970s 1980s 1990s

I nuovi globalizzatori: crescita del PIL pro capite al procedere dell’integrazione

CinaCorea del SudHong KongIndiaSingaporeTaiwan

Page 198: Cicli economici e globalizzazione

La riduzione della povertà è strettamente associata alla crescita

Percent per annum, 1992-98

3.3*

4.4 3.8

6.4

9.9

0

2

4

6

8

10

Bangladesh India Uganda Vietnam China

GDP per capita growth rate

2.1*

5.4** 5.9

7.5

8.4 Poverty reduction

* Bangladesh figures are for 1992-2000 ** India figures are for 1993-99

Page 199: Cicli economici e globalizzazione

I tassi globali di povertà in calo dal 1990: ma il progresso non ha una distribuzione uniforme

Page 200: Cicli economici e globalizzazione

I tassi di crescita del PIL e del commercio mondiale

-1

1

3

5

7

9

11

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

1995-2003

2004

2005

GDP

Exports

(p) IMF

%

Page 201: Cicli economici e globalizzazione

Rapporto tra IDE e PIL (%)

0

0,5

1

1,5

2

70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94 99

Page 202: Cicli economici e globalizzazione

Flussi di IDE mondiali in % degli investimenti fissi

Fonte: UNCTAD

Page 203: Cicli economici e globalizzazione

Flussi di IDE mondiali

Area 1980 1985 1990 1995 1999 2000 2001 2002

Mondo 54,957 57,632 208,674 333,812 1,079,083 1,392,957 823,825 651,189

Paesi industrializzati 46,530 42,693 171,076 204,116 824,642 1,120,528 589,379 460,334

Paesi in via di sviluppo 8,392 14,909 36,959 114,885 229,295 246,057 209,431 162,145

Europa centro-orientale 35 30 640 14,811 25,145 26,373 25,015 28,709

Fonte: UNCTAD

Page 204: Cicli economici e globalizzazione

0

50

100

150

200

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

0

400

800

1200

1600

PVS MONDO

IDE verso PVS IDE mondiali

IDE ai PVS e IDE mondiali (milioni di dollari USA)

Fonti: World Bank, staff estimates; UNCTAD, World Investment Report, 2001

Page 205: Cicli economici e globalizzazione

Controlli sui movimenti di capitale

Fonte: World Bank

Page 206: Cicli economici e globalizzazione

Il cambiamento in corso nell’economia

•  Espansione anni ‘70 (1976-79)

•  Espansione anni ‘80 (1983-90)

•  Espansione anni ‘90 (1992-2000)

•  2004

Crescita media annua della produttività del lavoro

Per cento

2,9

2,2

1,9

1,6

2,1

2,6

4,0

8,6

Crescita media annua dell’inflazione

Per cento

“Gli Stati Uniti affrontano oggi un cambiamento paragonabile ad una Nuova Rivoluzione Industriale”

Alan Greenspan, 7/10/98

Page 207: Cicli economici e globalizzazione

III fase: 1980 - oggi

Il ruolo dell’Italia nel processo di globalizzazione (1980-2000):

•  Dinamica delle esportazioni e delle importazioni

italiane. •  Dinamica del saldo della bilancia commerciale italiana. •  Tasso di crescita del PIL, delle esportazioni e delle

importazioni. •  Il grado di apertura dell’economia italiana.

Page 208: Cicli economici e globalizzazione

0

100000

200000

300000

400000

500000

600000

700000

1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

IMP

EXP

La dinamica delle esportazioni e delle importazioni italiane (1980-2000)

Page 209: Cicli economici e globalizzazione

-40000

-20000

0

20000

40000

60000

80000

100000

1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

La dinamica del saldo della bilancia commerciale italiana (1980-2000)

Page 210: Cicli economici e globalizzazione

-15

-10

-5

0

5

10

15

1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

GRPIL

GRIMP

GREXP

Il tasso di crescita del PIL, delle esportazioni e delle importazioni (1980-2000)

Page 211: Cicli economici e globalizzazione

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

Il grado di apertura dell’economia italiana

(1980-2000)

Page 212: Cicli economici e globalizzazione

Il tasso di crescita del prodotto potenziale in Italia, Unione Europea e Stati Uniti

Fonte: OECD

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

Italia Stati Uniti Unione Europea

Page 213: Cicli economici e globalizzazione

Le determinanti della globalizzazione

•  Progresso tecnico, che riduce le barriere naturali tra i mercati (costi di trasporto e di comunicazione) e riduce i costi di transazione (cosiddetta “morte della distanza”).

•  Progresso sociale, che riduce le barriere culturali (es.: barriere linguistiche e religiose).

•  Politiche di integrazione, che riducono (a livello regionale o multilaterale) le barriere politiche: –  barriere di confine (dazi e restrizioni quantitative); –  barriere interne (es.: regole discriminatorie).

•  Politiche della concorrenza, che riducono le barriere all’entrata nei mercati, create dalle pratiche anticoncorrenziali delle imprese.

Page 214: Cicli economici e globalizzazione

Le determinanti della globalizzazione

•  Con riferimento alle barriere naturali, più che i costi di trasporto, sono diminuiti in misura rilevantissima i costi di trasmissione delle informazioni.

•  Con riferimento alle barriere artificiali, a partire dalla fine degli anni ’40, gli accordi multilaterali, sotto l’egida del GATT prima e del WTO dopo - dal 1994 in poi -, hanno portato ad una sostanziale liberalizzazione degli scambi commerciali mondiali in molte categorie di prodotti. Per 150 paesi, la tariffa media sulle importazioni è scesa dal 40% al 6%.

Page 215: Cicli economici e globalizzazione

Il progresso tecnico: diffusione della tecnologia e della conoscenza

Table 1-1: Technological Outputs by Region, 1992-1997. Television Sets Mobile Phones Personal Computers Internet Hosts Fax Machines GDP per Capita OECD 522.57 102.21 195.37 138.25 31.43 20113.50 Middle East 254.87 24.58 32.16 5.31 7.06 8941.47 East Asia 164.08 24.36 46.10 6.26 6.34 6270.63 Latin America and Caribbean 242.03 14.43 20.33 5.69 9.05 5635.80 Eastern Europe and Transition Economies 288.47 6.34 28.21 6.99 2.27 4027.36 Sub-Saharan Africa 47.76 1.61 5.05 0.50 1.66 1971.51 South Asia 32.70 0.69 4.72 0.13 1.60 1764.33 Note: Figures are per 10,000 persons. See Data Appendix for Variable Sources and Descriptions. Table 1-2: Technological Inputs by Region, 1992-1997. R&D as percent of GDP Technicians Scientists Telephone Mainlines GDP per capita OECD 1.8 1326.1 2649.1 517.9 20113.5 Middle East 0.4 177.8 521.0 136.5 8941.5 East Asia 0.8 235.8 1026.0 140.3 6270.6 Latin America and the Caribbean 0.5 205.4 656.6 197.4 5635.8 Eastern Europe and Transition Economies 0.9 577.2 1841.3 167.9 4027.4 Sub Saharan Africa 0.2 76.1 324.3 24.3 1971.5 South Asia 0.8 59.5 161.0 14.2 1764.3 Note: Technicians and Scientists are per 1 million persons; telephone mainlines are per 10,000 persons. See Data Appendix for Variable Sources and Descriptions.

Page 216: Cicli economici e globalizzazione

Il progresso tecnico: riduzione dei costi di trasporto e di comunicazione

•  Le innovazioni tecnologiche che hanno caratterizzato il periodo più recente (collegate a telecomunicazioni, computer, internet) sono uniche; tuttavia l’inizio del XX secolo è stato caratterizzato da importanti invenzioni (telefono, telegrafo, motore a combustione), che hanno diminuito i costi di trasporto e di comunicazione.

Page 217: Cicli economici e globalizzazione

Riduzione dei costi di trasporto e di comunicazione (1920-1990) - I

a three-minute call between New York and London cost $250 in 1930 -- The Economist

(in 1996 dollars)

Page 218: Cicli economici e globalizzazione

Year Sea (a) Air (b) Phone Call (c)

Computers (d)

1920 95 - - - 1930 60 0.68 245 - 1940 63 0.46 189 - 1950 34 0.30 53 - 1960 27 0.24 46 12,500 1970 27 0.16 32 1,947 1980 24 0.10 5 362 1990 29 0.11 3 100

(a)  average ocean freight and port charges per ton ($US) (b) average revenue per passenger mile ($US) (c) 3 minutes NY/London ($US) (d) index, 1990=100

Fonte: IMF

Riduzione dei costi di trasporto e di comunicazione (1920-1990) - II

Page 219: Cicli economici e globalizzazione

0

50

100

150

200

250

300

350

1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990

$0.30

Costo di una telefonata di 3 minuti NY- Londra (U.S. $ costanti 1990)

Fonte: L. De Benedictis, R. Helg, 2002

Page 220: Cicli economici e globalizzazione

Ricavi medi del trasporto aereo per passeggero per miglio percorso (in dollari USA 1990)

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990

Page 221: Cicli economici e globalizzazione

Numero di anni per un accesso di massa (mercato > 50 milioni di persone)

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Phone Radio PC TV WEB

Years

Page 222: Cicli economici e globalizzazione

Specializzazione della filiera produttiva dei PC

•  Produzione di mouse e tastiere

•  Produzione di DRAM

•  Produzione/ design di semiconduttori

•  Integrazione dei sistemi

•  Fabbricazione di MPU

•  Assemblaggio finale desktop

Page 223: Cicli economici e globalizzazione

Lo sviluppo di Internet nel mondo I La crescita del numero di host internet

dal 1981 al 2005, secondo Network Wizards:

•  1981 – 213 •  1982 – 235 •  1983 – 562 •  1984 – 1.204 •  1985 – 1.961 •  1986 – 5.089 •  1987 – 28.174 •  1988 – 80.000 •  1989 – 159.000 •  1990 – 376.000 •  1991 – 727.000 •  1992 – 1.313.000 • 

•  1993 – 2.217.000 •  1994 – 5.846.000 •  1995 – 14.352.000 •  1996 – 21.819.000 •  1997 – 29.760.000 •  1998 – 43.230.000 •  1999 – 72.398.000 •  2000 – 109.574.000 •  2001 – 147.345.000 •  2002 – 171.638.000 •  2003 – 233.101.000 •  2004 – 317.646.000 •  2005 – 394.992.000 •  2006 – 488.500.000

Page 224: Cicli economici e globalizzazione

Lo sviluppo di Internet nel mondo II

Page 225: Cicli economici e globalizzazione

Lo sviluppo di Internet nel mondo III

Page 226: Cicli economici e globalizzazione

Lo sviluppo di Internet nel mondo IV

Page 227: Cicli economici e globalizzazione

Lo sviluppo di Internet nel mondo V

Page 228: Cicli economici e globalizzazione

Lo sviluppo di Internet nel mondo VI

Page 229: Cicli economici e globalizzazione

Riduzione dei costi di trasporto e di comunicazione (segue)

•  70% riduzione dei costi di trasporto fra il 1920 e il 1990.

•  84% riduzione del costo del trasporto aereo fra il 1930 e il 1990.

•  $60.42 costo di una telefonata di 3 minuti da NY a Londra nel 1960 e $0.40 costo della stessa nel 1990.

•  Diminuzione enorme prezzo dei computer.

•  Ma la geografia conta ancora...

Page 230: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione: l’inquinamento luminoso

Page 231: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione: l’inquinamento atmosferico

No Dati Basso Alto

Page 232: Cicli economici e globalizzazione

La globalizzazione: l’inquinamento idrico

No dati Basso Alto

Page 233: Cicli economici e globalizzazione

Nessuno Basso Alto

La globalizzazione: il degrado delle risorse naturali

Page 234: Cicli economici e globalizzazione

Il grado di integrazione internazionale è aumentato?

•  Dagli anni ’60 ad oggi, il grado di apertura commerciale, misurato come (import+export) / PIL, è aumentato del 50% per i paesi avanzati. Il grado di apertura dell’Italia (al pari di Germania, Francia e Spagna) è del 45%, un valore rilevante.

•  Nello stesso periodo, il grado di apertura finanziaria, misurato

come flusso netto di capitali in rapporto al PIL, è aumentato del 70% per i paesi avanzati. Tale valore, per l’Italia, è pari a 1.6%, un valore non trascurabile, considerando che si tratta di flussi netti.

•  IDE e investimenti di portafoglio sono aumentati in modo

impressionante. I primi, soltanto negli anni ottanta, sono aumentati di sette volte (contro il raddoppio degli investimenti domestici). I secondi possono essere approssimati dagli scambi valutari; questi ultimi superano di gran lunga quanto richiesto per finanziare flussi commerciali, IDE e flussi netti di capitale.

Page 235: Cicli economici e globalizzazione

Il grado di integrazione internazionale è aumentato?

•  I movimenti del fattore lavoro non sono stati rilevanti. Solo gli USA hanno registrato un tasso di immigrazione consistente, dagli anni settanta in poi (4% della popolazione iniziale), ma comunque storicamente basso.

•  Gli effetti della maggiore integrazione internazionale sulla struttura produttiva sono stati rilevanti. Nei paesi avanzati, dagli anni ’50 in poi, la quota dei lavoratori dell’industria è scesa dal 40% al 10% (per Italia e Germania, il declino è stato più recente). L’impatto dell’aggiustamento strutturale sulla remunerazione dei fattori dipende dal grado di mobilità degli stessi fattori tra settori e imprese. I lavoratori con basse qualifiche sono i più penalizzati (in termini di salario, in USA e in termini di disoccupazione, in Europa).

•  In conclusione, guardando ai flussi di merci e fattori (tranne il lavoro) e ai mutamenti strutturali, l’evidenza empirica segnala un rafforzamento dell’integrazione internazionale.

Page 236: Cicli economici e globalizzazione

Le politiche di integrazione: riduzione media dei dazi sui manufatti dal secondo dopoguerra MFN tariff reduction of industrial countries for industrial products, excluding petroleum

Implementation Round Weighted tariff Average period reduction tariff • 1948–63 First five GATT rounds (1947–62) –36 15.4

• 1968–72 Kennedy Round (1964–67) –37 11.3

• 1980–87 Tokyo Round (1973–1979) –33 8.3

• 1995–99 Uruguay Round (1986–94) –38 6.2

NOTE: Tariff reductions for the first five trade rounds refer to US only Fonte: WTO

Page 237: Cicli economici e globalizzazione

Globalizzazione e distribuzione del reddito

•  La globalizzazione aumenta le disuguaglianze?

•  La globalizzazione aumenta il numero dei poveri?

•  La distribuzione dei benefici della globalizzazione.

Page 238: Cicli economici e globalizzazione

Globalizzazione e distribuzione del reddito

Income per capita, ppp

9,900 to 41,300 (42)4,500 to 9,900 (37)2,100 to 4,500 (37)

400 to 2,100 (44)

Page 239: Cicli economici e globalizzazione

Il digital divide

Page 240: Cicli economici e globalizzazione

La distribuzione del prodotto mondiale

La dimensione indica la dimensione del PIL

Page 241: Cicli economici e globalizzazione

I dati di Angus Maddison •  PIL mondiale pro capite. •  Crescita del PIL pro capite mondiale (in termini reali)

- XI-XX secolo. •  PIL pro capite (dollari 1990 in PPA). •  PIL pro capite (1990$s). •  Popolazione mondiale. •  Produzione e popolazione mondiale. •  La varietà delle esperienze di crescita. •  Tassi di crescita e investimento. •  Crescita del PIL pro capite (in termini reali)

- 1870-2000.

Page 242: Cicli economici e globalizzazione

Maddison data

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

500 1000 1500

GROWTH EXPLOSION

World GDP Per Capita

Page 243: Cicli economici e globalizzazione

La crescita del PIL pro capite mondiale (in termini reali)

-200

0

200

400

600

800

1000

11th 12th 13th 14th 15th 16th 17th 18th 19th 20th

Growth in Per Capita Real GDP

Page 244: Cicli economici e globalizzazione

Il PIL pro capite (dollari 1990 in PPA)

Anno 0 1000 1500 1820 1995 Mondo $425 $420 $545 $675 $5,188

- Occidente $439 $406 $624 $1,149 $19,990 Europa 450 400 670 1,269 17,456 US 400 400 400 1,233 22,933 Japan 400 425 525 675 19,720

- Resto del M $423 $424 $532 $594 $2,971 Altri Europa 400 400 597 803 5,147

Latin America 400 415 415 671 5,031 Cina 450 450 600 600 2,653

Altri Asia 425 425 525 560 2,768 Africa 400 400 400 400 1,221

Fonte: A. Maddison, Monitoring the World Economy, 1995

Page 245: Cicli economici e globalizzazione

Il PIL pro capite ($ 1990) Maddison data

Area 1 1000 1820 1998 W. Europe $450 $400 $1,230 $17,920 W. Off $400 $400 $1,200 $26,150 Japan $400 $420 $670 $20,410 Lat. Am. $400 $400 $665 $5,800 E. Europe $400 $400 $670 $4,350 Asia (Jap.) $450 $450 $575 $2,940 Africa $420 $420 $420 $1,370

World $444 $436 $667 $5,708

Page 246: Cicli economici e globalizzazione

La popolazione mondiale Maddison data

Area 1 1000 1820 1998 W. Europe 25 25 133 388 W. Off 1 2 11 323 Japan 3 8 31 126 Lat. Am. 6 11 21 508 E. Europe 9 14 91 412 Asia (Jap.) 171 175 679 3390 Africa 17 33 74 360

World 232 268 1040 5907

Page 247: Cicli economici e globalizzazione

La varietà delle esperienze di crescita

Page 248: Cicli economici e globalizzazione

I tassi di crescita e investimento

( a ) G r o w t h R a t e 1 9 6 0 – 1991 ( b ) I n v e s t m e n t 1 9 6 0 – 1991 South Korea

Singapore Japan Israel

Canada Brazil

West Germany Mexico

United Kingdom Nigeria

United States India

Bangladesh Chile

Rwanda

South Korea Singapore

Japan Israel

Canada Brazil

West Germany Mexico

United Kingdom Nigeria

United States India

Bangladesh Chile

Rwanda Investment (percent of GDP) Growth Rate (percent) 0 1 2 3 4 5 6 7 0 10 20 30 40

Page 249: Cicli economici e globalizzazione

La crescita del PIL pro capite (in termini reali)

Growth Rate (percent

per year)

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

3.5

4.0

1 8 7 0 – 1890

1 8 9 0 – 1910

1 9 1 0 – 1930

1 9 3 0 – 1950

1 9 5 0 – 1970

1 9 7 0 – 1990

1 9 9 0 – 2000

0

Page 250: Cicli economici e globalizzazione

Quali sfide da un’accresciuta globalizzazione?

•  Tra paesi: necessità di coordinamento. Quello che succede in un paese influenza più intensamente e più rapidamente anche altri paesi.

•  Nei paesi: accelerazione del cambiamento e necessità di gestire i costi di aggiustamento con politiche opportune.

•  Il ruolo di istituzioni e regolamentazione.

Page 251: Cicli economici e globalizzazione

Europa e globalizzazione

Page 252: Cicli economici e globalizzazione

L’Unione Europea

Page 253: Cicli economici e globalizzazione

La posizione dell’Unione Europea

•  Il principale mercato mondiale. •  Traino degli scambi internazionali per

diversi anni. •  Scambi regionali o mondiali? •  Esempio di integrazione. •  Rallentamento dell’integrazione e della

crescita?

Page 254: Cicli economici e globalizzazione

Share in world GDP

0

5

10

15

20

25

30

35

Japan US EU China

%

Il peso economico dell’UE

Page 255: Cicli economici e globalizzazione

Il peso economico dell’UE: la perdita di terreno rispetto alla crescita degli USA (1961-2005)

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

1961-1990 1991-1995 1996-2000 2001-2005

Re

al G

DP

gro

wth

, %

US EU

Page 256: Cicli economici e globalizzazione

I tassi di occupazione nell’UE e negli USA (2003)

Page 257: Cicli economici e globalizzazione

La crescita della produttività per occupato nell’UE, negli USA e in Giappone (2000-2004)

Chart - Growth in productivity per person employed, 2000-2004

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

2000 2001 2002 2003 2004

Source: Commission Services

annu

al %

cha

nge

EU25 US JP

Page 258: Cicli economici e globalizzazione

Table 1 - International Comparison of Key Indicators (2004)

EU-25 EU-15 USA Japan

Population (millions)

457 383 293 128

GDP (in 1000 million PPS, current prices)

10213 9316 10164 3210

GDP Growth, at constant prices (annual % change)

2.4 2.3 4.4 2.7

Employment Rate (as % of working age population)

63.3 64.7 71.2 68.7

Employment Growth (annual % change)

0.6 0.7 1.1 0.2

Unemployment Rate (as % of civilian labour force)

9.0 8.1 5.5 4.8

Note: Employment rates for the EU and Japan refer to persons aged 15-64; US employment rate refers to persons aged 16 to 64

Source: GDP and employment growth from Commission's Spring 2005 Economic Forecasts and QLFD, Eurostat. GDP in PPS from AMECO database, Commission Services. Employment rate from QLFD, Eurostat and OECD data for US and Japan. Unemployment rate from the harmonised unemployment series, Eurostat. Population from demographic statistics, Eurostat.

Quadro comparativo degli indicatori chiave

Page 259: Cicli economici e globalizzazione

l PIL pro capite nell’Unione Europea a parità di potere d’acquisto - secondo le stime FMI per il 2007

Page 260: Cicli economici e globalizzazione

L’allargamento ad est dell’UE: esempio “locale” di “globalizzazione”

•  12 nuovi entrati, con livelli di reddito decisamente più bassi dell’Ue a 15 e con caratteristiche diverse.

•  Grandi potenzialità, come futuri mercati di sbocco e di produzione.

•  Ancora scarso peso economico (il primo gruppo di entrati, solo il 5% del PIL europeo).

•  …ma tassi di crescita attesi elevati nel prossimo periodo, sia per il PIL (3,5 %) che per le importazioni di manufatti (8,3%).

Page 261: Cicli economici e globalizzazione

L’Unione Europea. I fondamenti del processo di

integrazione e dell’allargamento

Page 262: Cicli economici e globalizzazione
Page 263: Cicli economici e globalizzazione

Due dimensioni di crescita dell’Unione Europea

•  Allargamento: aumento del numero di membri (da 6 paesi fondatori a 25 membri, dal 2007, a 27).

•  Approfondimento: estensione delle competenze e delle politiche (da unione doganale a mercato unico a sistema

monetario). •  Dimensioni “ortogonali” o riconciliabili?

Page 264: Cicli economici e globalizzazione

Due dimensioni di crescita dell’Unione Europea

•  Allargamento, come spinta verso una maggiore eterogeneità dei paesi membri: –  diversi livelli di reddito; –  diverse strutture economiche; –  diversità di legislazioni; –  diversità di lingue e culture.

Page 265: Cicli economici e globalizzazione

Due dimensioni di crescita dell’Unione Europea

•  Approfondimento, come spinta verso una maggiore convergenza: –  politica commerciale comune (CET); –  politica agricola comune; –  politica industriale comunitaria; –  politiche di coesione; –  politica monetaria unica per l’area dell’euro; –  patto di stabilità e di crescita.

Page 266: Cicli economici e globalizzazione

Integrazione e convergenza: auspicabili e fino a che punto?

•  Integrazione e coesione, come obiettivi espliciti già nel Trattato di Roma (e ulteriormente rafforzati in seguito).

•  Ma, l’idea di non fare dell’UE un organismo sovranazionale, superiore o sostitutivo degli Stati.

•  Principio di sussidiarietà: il principio secondo il quale le decisioni vanno prese ai livelli il più possibile prossimi al cittadino (e non calate dall’alto).

Page 267: Cicli economici e globalizzazione

Integrazione e convergenza: auspicabili e fino a che punto?

•  Il presupposto necessario per l'intervento della Comunità è enunciato nel secondo comma dell'articolo 5 del trattato CEE: "Nelle materie che non sono di sua esclusiva competenza, la Comunità agisce quando gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell'azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario".

•  Il protocollo propone tre principi guida, in base ai quali valutare se le condizioni per l'intervento della Comunità ricorrano effettivamente nella realtà: –  l'azione presenta aspetti transnazionali, che non possono essere

disciplinati in maniera soddisfacente dagli Stati membri; –  l'azione dei soli Stati membri o la mancanza di un'azione

comunitaria contravverrebbe alle prescrizioni del trattato; –  l'azione a livello comunitario produrrebbe evidenti vantaggi.

Page 268: Cicli economici e globalizzazione

Integrazione e convergenza nella teoria economica

•  Effetti dell’integrazione economica, nella teoria tradizionale degli scambi internazionali: –  trade creation; –  trade diversion; –  effetto netto positivo?

•  Ulteriori effetti dell’integrazione economica. •  Convergenza:

–  crescita economica e convergenza; –  tipi di convergenza.

Page 269: Cicli economici e globalizzazione

Quanta integrazione finora?

•  Elevata, se misurata in termini di scambi commerciali, ma ferma da qualche tempo.

•  Abbastanza elevata in termini di altri scambi.

Ratio of intra/extra EU trade

150%

155%

160%

165%

170%

175%

180%

1995 1999 2000 2001 2002

Years

intra/extra

Page 270: Cicli economici e globalizzazione

Quanta convergenza?

Relative per capita incomes

0

50

100

150

200

250

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Years 1993-2002

AustriaBelgiumDenmarkFinlandFranceGermanyGreeceIrelandItalyLuxembourgNetherlandsPortugalSpainSwedenUKEU-15

Page 271: Cicli economici e globalizzazione

Quanta convergenza? Somiglianza nelle strutture di esportazione

di alcuni paesi UE Figure 1

Correlation index

00.20.40.60.81

1.2

19891993199519961997199819992000

Years

FranceGermanyItalyGreecePortugalSpain

Page 272: Cicli economici e globalizzazione

L’allargamento ai paesi dell’Europa centro-orientale

•  Il maggiore allargamento, in termini di paesi entranti e in termini di ampliamento delle differenze.

•  Un test per le politiche e le istituzioni

dell’Unione Europea, come si è visto anche nelle fasi negoziali e negli ultimi sviluppi.

Page 273: Cicli economici e globalizzazione

Gli allargamenti dell’Unione Europea

Page 274: Cicli economici e globalizzazione

Gli allargamenti dell’Unione Europea

Page 275: Cicli economici e globalizzazione

L’Unione Europea a 25

Page 276: Cicli economici e globalizzazione

L’Unione Europea a 25

Page 277: Cicli economici e globalizzazione

L’Unione Europea a 27

Page 278: Cicli economici e globalizzazione

Le ultime fasi del processo di allargamento •  Nel marzo 1998: l’inizio dei negoziati con sei paesi

candidati (Ungheria, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Cipro).

•  Nell’ottobre 1999: la Commissione raccommanda l’apertura dei negoziati con Romania, Slovacchia, Lettonia, Lituania, Bulgaria e Malta.

•  Il 9 Ottobre 2002, la Commissione raccommanda la chiusura dei negoziati con Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia. Le negoziazioni sono chiuse nel Dicembre 2002.

•  Il trattato di adesione è firmato ad Atene il 16 Aprile 2003 e i nuovi Stati membri aderiscono all’UE il 1° Maggio 2004.

•  Nel gennaio 2007: l’ingresso di Bulgaria e Romania.

Page 279: Cicli economici e globalizzazione

I criteri di Copenhagen

Per poter aderire all’UE, i paesi aderenti devono rispettare una serie di condizioni, note come “i criteri di Copenhagen”, che richiedono:

•  be a stable democracy, respecting human rights, the rule of law, and the protection of minorities;

•  have a functioning market economy, as well as the capacity to cope with competitive pressures within the Union;

•  adopt the common rules, standards and policies that make up the body of EU law (adoption of the acquis communitaire and administrative capacity to implement it).

Page 280: Cicli economici e globalizzazione

The negotiation chapters •  1: Free Movement of Goods •  2: Freedom of Movement for

Persons •  3: Freedom to Provide Services •  4: Free Movement of Capital •  5: Company Law •  6: Competition Policy •  7: Agriculture •  8: Fisheries •  9: Transport Policy •  10: Taxation •  11: Economic and Monetary Union •  12: Statistics •  13: Employment and social policy •  14: Energy •  15: Industrial Policy •  16: Small and Medium-sized

Enterprises

•  17: Science and Research •  18: Education and Training •  19: Telecom and IT •  20: Culture and Audiovisual Policy •  21: Regional policy and co-

ordination of structural instruments •  22: Environment •  23: Consumer protection •  24: Justice and Home Affairs •  25: Customs Union •  26: External Relations •  27: Common Foreign and Security

Policy •  28: Financial Control •  29: Finance and Budgetary

Provisions •  30: Institutions •  31: Other

Page 281: Cicli economici e globalizzazione

L’impatto generale dell’allargamento

•  Aumento del numero di paesi membri: da 15 a 27. •  Aumento della popolazione dell’UE: 20%

(da 378 a circa 490 milioni di cittadini). •  Aumento del territorio dell’UE: 23%. •  Aumento del PIL dell’UE: 5%.

Page 282: Cicli economici e globalizzazione
Page 283: Cicli economici e globalizzazione

Confronto dei redditi pro capite

Page 284: Cicli economici e globalizzazione

Confronto dei tassi di crescita

Real GDP growth rates

0

1

2

3

4

5

6

1998 1999 2000 2001 2002 2003Q1

Years

% c

han

ge

on

pre

vio

us

year

Accession countriesreal GDP growth ratesEU-15 real GDP growthrates ``

Page 285: Cicli economici e globalizzazione

I tassi di crescita del PIL dei nuovi membri dell’UE

Page 286: Cicli economici e globalizzazione

L’evoluzione del PIL nell’Europa centro-orientale

-25

-15

-5

5

15

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997

EU15CZEESTHUNPOLSVN

-35

-25

-15

-5

5

15

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997

EU15BGRLVALTUROMSVK

-35

-25

-15

-5

5

15

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997

EU15BLRMDARUSUKR

-10

-5

0

5

10

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997

EU15TUR

‘First wave’ countries ‘Second wave’ countries

Ex-Soviet countries Turkey

Page 287: Cicli economici e globalizzazione

I nuovi membri: variabili economiche selezionate (2001)

% agricolture unemployment inflation nominal wages *over GDP rate % !

Bulgaria 13,8 # 19,9 7,4 132Estonia 5,8 12,4 5,6 377Latvia 4,7 13,1 2,5 274Lithuania 7,0 16,5 1,3 302Poland 3,4 18,4 5,3 531Czech Rep. 4,2 8,0 4,5 426Romania 14,6 6,6 34,5 163Slovakia 4,6 19,4 12,3 # 286Slovenia 3,1 5,7 8,6 981Hungary 4,3 # 5,7 9,1 425

Cyprus 3,9 4,0 2,0Malta 2,4 6,5 2,5

EU - 15 2,1 7,4 2,3 1895§ 1999; # 2000Source: Strategy Paper 2002; Regular Reports 2002 European Commission* Source: Deutsche Bank Research** Source: EBRD Transition report 2002

Page 288: Cicli economici e globalizzazione

Il costo dell’allargamento

PRESIDENCY CONCLUSIONS

COPENHAGEN EUROPEAN COUNCIL

12 AND 13 DECEMBER 2002

Maximum enlargement-related appropriations for commitments (mio. Euros 1999 prices and approx. % on EU total appropriations for commitments) 2004-2006 (for 10 new Member States) 2004 2005 2006 Heading 1 Agriculture Of which: 1a - Common Agricultural Policy 1b - Rural development

1897

327 (1%) 1570 (34%)

3747

2032 (5%) 1715 (37%)

4147 2322 (6%)

1825 (39%) Heading 2 Structural actions after capping Of which: Structural fund Cohesion Fund

6095 3478 (11%) 2617 (97%)

6940

4788 (16%) 2152 (80%)

8812

5990 (20%) 2822 (100%)

Heading 3 Internal Policies and additional transitional expenditure Of which: Existing policies Transitional Nuclear safety measures Transitional Institution building measures Transitional Schengen measures

1421

882 125 200 286

1376

917 125 120 286

1351

952 125 60

286 Heading 5 Administration 503 558 612 Total Maximum Appropriations for commitments (Heading 1, 2, 3 and 5)

9952 (10%)

12657 (13%)

14958 (15%)

Page 289: Cicli economici e globalizzazione

L’integrazione tra la UE e i paesi candidati (2001)

Selected economic indicators for the accession countries (year 2001)Trade balance FDI flows FDI stock ** EU trade balance

(mio !) %GDP (1989-2000) - mio ! export import with: (mio !)Bulgaria -1764 5,1 3051,1 54,8 49,4 188Estonia -1102 9,7 1864,4 69,4 56,5 496Latvia -1688 2,3 2319,4 61,2 52,6 318Lithuania -1977 3,7 2216,3 47,8 44,0 696Poland -15832 3,2 26974,9 69,2 61,4 10750Czech Rep. -3425 8,7 20123,5 68,9 61,8 2604Romania -4688 2,8 # 6250,7 67,8 57,3 1050Slovakia -2383 6,3 3870,9 59,9 49,8 48Slovenia -998 1,9 1402,0 62,2 67,7 1704Hungary -3552 4,7 18314,8 74,3 57,8 1090

Cyprus -3289 1,8 49,0 55,5 1768Malta -857 8,8 41,3 63,6 1358

EU - 15 # 2000Source: Strategy Paper 2002; Regular Reports 2002 European Commission

trade with EU (% on total)

Page 290: Cicli economici e globalizzazione

UE-CEEC trade flows (Fonte: Eurostat, Comext database)

0

20000000

40000000

60000000

80000000

100000000

120000000

140000000

160000000

92 93 94 95 96 97 98 9920

0020

0120

02

Anni

Mig

liaia

di e

uro

Importazioni UEEsportazioni UE

Page 291: Cicli economici e globalizzazione

La rilevanza dei paesi CEEC nel commercio esterno dell’UE a 15

0

2

4

6

8

10

12

14

16

92 93 94 95 96 97 98 99 2000 2001 2002Anni

%

% PECO su import totali% PECO su export totali

Page 292: Cicli economici e globalizzazione

L’integrazione commerciale EU-CEEC

EU-15 and EU-25 intra/extra trade ratio

150%

170%

190%

210%

230%

1995 1999 2000 2001 2002Years

EU-15EU-25

Page 293: Cicli economici e globalizzazione

Gli investimenti diretti dell’UE a 15 nei nuovi Stati membri

EU-15 outward FDI stock

020000400006000080000

100000120000140000

NMS CzechRep.

Hungary Poland

Mill

ion

euro 2000

20012002

Page 294: Cicli economici e globalizzazione

Le disparità regionali The most and least prosperous countries in the EU (GDP per capita in PPS as % of EU average)

EU-15 (1999) EU-27 (1999) (average GDP per capita = 100) (average GDP per capita = 100)

The six richest 114,1 The six richest 131,5 (12% of popul.) (9% of popul.) The three poorest 78,7 The six poorest 36,6 (16% of popul.) (16% of popul.) Ratio 1,5 Ratio 3,6

Source: our calculation from Eurostat

The most and least prosperous regions in the EU (GDP per capita in PPS as % of EU average) Regions EU-15 (1998) EU-27 (1998) 10% + 160,9 176,9 10% - 61,0 31,1 Ratio 2,6 5,7 25% + 137,1 152,0 25% - 68,3 44,3 Ratio 2,0 3,4

10% + and 25% + indicate the regions with the highest GDP per capita (PPS) accounting for 10% and 25% respectively of total population in the EU 10% - and 25% - indicate th e regions with the lowest GDP per capita (PPS) accounting for 10% and 25% respectively of total population in the EU. Source: European Commission (2001)

Page 295: Cicli economici e globalizzazione

In sintesi

•  La “tensione” fondamentale che caratterizza l’UE è la ricerca di coesione, nel rispetto della diversità e delle singole identità nazionali e locali.

•  L’ultimo allargamento ha messo a dura prova la tenuta dell’UE proprio da questo punto di vista

•  Comunque, per ora, non emergono elementi di eccessiva preoccupazione.

•  I benefici dell’allargamento supereranno i costi, soprattutto nel medio-lungo periodo, a condizione della tenuta della coesione.

Page 296: Cicli economici e globalizzazione

Altri dati e informazioni sulla globalizzazione

•  I nuovi attori: reti globali di produzione. Le imprese multinazionali e trasnazionali.

•  Fordismo e toyotismo. •  Interazioni commerciali nell’economia mondiale. •  Grafici sul reddito. •  Principali indicatori per la misurazione dei gradi di

sviluppo. •  L’indice di globalizzazione.

Page 297: Cicli economici e globalizzazione

Reti Globali di Produzione

Imprese Multinazionali • Tecnologia • Management e Know-How • Marchi globali • Distribuzione globale • Scala mondiale

Imprese locali

• Basso costo lavoro

• Conoscenza locale

• Distribuzione

• Proprietà diretta • Joint Venture • Licensing • Franchising • Accordi di fornitura

Page 298: Cicli economici e globalizzazione

I nuovi attori: le imprese multinazionali e trasnazionali

Secondo la classificazione di Robinson, 1973: Le «multinazionali» sono imprese la cui proprietà e direzione appartengono a

un solo paese, quello di origine della casa madre, ma che operano in campo internazionale attraverso filiali estere e investimenti esteri.

Le «transnazionali» sono imprese la cui proprietà appartiene a operatori di diverse nazioni, con un centro direzionale unico, ma senza vincoli nazionali, e una strategia sempre più svincolata da legami nazionali.

Page 299: Cicli economici e globalizzazione

Struttura organizzativa semplice e complessa

Struttura organizzativa semplice, formata da

una società madre, collegata a più filiali.

Struttura complessa: la società madre istituisce

uno o più quartieri generali, ciascuno dei

quali é responsabile dell'attività di un certo

numero di filiali, oppure di una produzione

(ad esempio di un'automobile le cui parti

vengono fabbricate in più paesi), o di una

funzione (ad esempio di marketing).

Page 300: Cicli economici e globalizzazione

Struttura organizzativa complessa

La struttura organizzativa complessa si basa su

un sistema di proprietà a più strati.

Le società madri controllano le filiali del primo

strato (e di conseguenza quelle degli strati

successivi), non necessariamente detenendo

il 100%, e in vari casi neppure la quota

maggioritaria, del loro pacchetto azionario, ma

attraverso il controllo della tecnologia, dei

marchi di fabbrica, del marketing e di altri

servizi.

Page 301: Cicli economici e globalizzazione

Settori di attività

Sebbene ciascuna società transnazionale operi prevalentemente in un determinato settore, la loro attività si estende spesso a campi che non hanno diretta relazione con quello principale:

Queste "imprese globali" rappresentano l'ultimo stadio, in ordine di tempo, dell'evoluzione del sistema industriale e si differenziano dall'immagine consueta dell'impresa multinazionale: le attività all'estero si estendono a rete su tutti i continenti, coprendo un ventaglio estremamente ampio di settori produttivi, con un giro d’affari complessivo che può superare il prodotto lordo di intere economie nazionali.

Al primo posto nelle attività estere, non vengono più le società petrolifere, ma quelle che operano nel campo dei computer e dell'elettronica. Si tratta di 17 società (7 delle quali giapponesi), le cui attività estere sono cresciute enormemente.

Page 302: Cicli economici e globalizzazione

La dimensione delle transnazionali

Per farsi un'idea delle dimensioni economiche delle maggiori società transnazionali, basti

pensare che molte società possiedeno un fatturato ufficiale annuo maggiore

del prodotto nazionale lordo di un paese di media

grandezza.

Page 303: Cicli economici e globalizzazione

Il settore finanziario Fortemente concentrata è anche l'attività delle transnazionali

finanziarie. Ai primi posti tra le 100 più grandi banche del mondo vi sono le banche transnazionali giapponesi, che rappresentano oltre un quarto del totale.

Quattro delle maggiori - Mitsubishi Bank, Sumitomo Bank, Industrial Bank of Japan e Sanwa Bank - figurano tra le prime dieci società del mondo, in base alla capitalizzazione di Borsa.

A far comprendere quali siano le dimensioni economiche delle maggiori banche transnazionali, basta un termine di paragone: ciascuna delle prime cinque banche del mondo svolge un'attività, il cui valore annuo supera quello del prodotto interno lordo dell’intero continente africano (434 miliardi di dollari, 900 milioni di abitanti).

Page 304: Cicli economici e globalizzazione

Il numero di transnazionali

Il numero delle società transnazionali su scala mondiale viene valutato in oltre 40.000 e quello delle loro filiali estere in oltre 200.000. Ma si tratta di una stima largamente per difetto, in quanto comprende solo le società che hanno partecipazioni azionarie all'estero, escludendo tutte quelle che hanno altri tipi di rapporti economici, come alleanze strategiche con altre società e contratti per il trasferimento di tecnologie e franchising (contratto attraverso cui un'impresa concede a un'altra, dietro pagamento, i propri prodotti e il diritto di valersi del proprio marchio). Si valuta che le alleanze strategiche (sulle quali non sono disponibili dati precisi) siano dell'ordine delle migliaia e, i contratti e subcontratti, dell'ordine delle centinaia di migliaia.

Page 305: Cicli economici e globalizzazione

La distribuzione delle transnazionali

Oltre la metà delle società t r ansnaz iona l i de l l e economie sviluppate di mercato ha come base i cinque più grandi paesi i n d u s t r i a l i z z a t i d e l mondo : S ta t i U n i t i , Giappone, Germania, Francia e Gran Bretagna.

Il 91% delle oltre 37.000 società transnazionali ha come base i paesi industrializzati; l'8%, i paesi in via di sviluppo; l'1%, i paesi sottosviluppati.

Page 306: Cicli economici e globalizzazione

La distribuzione delle transnazionali

Page 307: Cicli economici e globalizzazione

La distribuzione delle transnazionali

Page 308: Cicli economici e globalizzazione

La quota di produzione delle affiliate alle multinazionali sulla produzione mondiale

10

11

12

13

14

15

16

17

18

19

20

1977 1982 1989 1990 1992

Percentuale

Fonte: UNCTAD

Page 309: Cicli economici e globalizzazione

Dal “fordismo” al “toyotismo” •  Nelle economie sviluppate di mercato il sistema della catena di

montaggio, tipico del "fordismo", viene sempre più sostituito da sistemi «flessibili» di montaggio modulari a rete, come quelli introdotti dall'industria automobilistica giapponese Toyota (da qui il termine "toyotismo").

•  Nelle fabbriche dei paesi in via di sviluppo, inseriti nella produzione

internazionale integrata, il lavoro continua a svolgersi quasi esclusivamente secondo il sistema fordista della rigida sequenzialità delle operazioni.

Page 310: Cicli economici e globalizzazione

La Toyota

Page 311: Cicli economici e globalizzazione

Il sistema post-fordista è più efficiente

Role of IT within and between firms; logistics revolution

Page 312: Cicli economici e globalizzazione

Interazioni commerciali nell’economia mondiale

Exports in direction closed arrow(Exports in direction open arrow)

South Asia

Latin America

Sub-Sahara Africa

Middle East &North Africa

AustralAsia

North America

East Asia& Pacific

WestEurope

East Europe & C. Asia

28

6

1

1

1

4

1 (2) 1 (2)

4 (5)

2 (3)

3 (3) 3 (4)

1 (1)

1

1 (1)

1 (1)

3 (4)

3 (3)

(1)

Intra-regional exports

Page 313: Cicli economici e globalizzazione

Relazione tra il reddito e la distanza dall’equatore

(Source: Rodrik) e(

lgdp

85 |

X,di

stan

ce )

+ b*

dist

ance

distance.002533 .709911

-1.35559

2.05646

UGANDA

GABON

KENYAZAIRE

SINGAPOR

ECUADOR

TANZANIA

MALAYSIACONGO

COLOMBIA

IVORY CO

SURINAME

GUYANA

TOGO

LIBERIA

NIGERIA

INDONESI

PAPUA N.

GHANA

SRI LANK

SIERRA L

ANGOLA

ETHIOPIA

PANAMA

VENEZUEL

COSTA RI

TRINIDAD

SOMALIA

CAMEROON

GUINEA

PERU

BURKINA

NICARAGU

GUINEA-B

MALIZAMBIA

GAMBIA

THAILAND

EL SALVA

NIGER

PHILIPPI

SUDAN

HONDURAS

GUATEMAL

SENEGAL

BOLIVIAYEMEN

MALAWI

MEXICO

MYANMAR

ZIMBABWEJAMAICA

MOZAMBIQ

DOMINICA

HAITI

MADAGASC

BRAZIL

BOTSWANA

HONG KON

BANGLADE

BAHAMAS

TAIWAN

INDIA

PARAGUAYSOUTH AF

CHINA

EGYPT

PAKISTAN

JORDANISRAEL

AUSTRALI

SYRIA

CHILEMOROCCO

U.S.A.

URUGUAYCYPRUSJAPANMALTA

ARGENTIN

TUNISIA

NEW ZEAL

SPAIN

KOREA, R

GREECE

PORTUGALTURKEY

CANADAYUGOSLAV

ITALY

SWITZERL

HUNGARY

MONGOLIA

AUSTRIA

FRANCE

LUXEMBOUPOLANDBELGIUM

GERMANY,U.K.

NETHERLAIRELANDDENMARK

SWEDENNORWAYFINLAND

ICELAND

Page 314: Cicli economici e globalizzazione

Relazione tra il reddito e la qualità delle istituzioni

(Source: Rodrik) e(

lgdp

85 |

X,ic

rge8

0 ) +

b*ic

rge8

0

institutions2.27083 10

-.815427

2.64108

BOLIVIA

HAITI

EL SALVA

SUDAN

BANGLADE

GUATEMAL

GUYANA

MONGOLIA

LIBERIA

PHILIPPI

UGANDA

ZAIRE

NICARAGU

MALI

SURINAMESYRIA

NIGERIA

GUINEA-B

PERU

HONDURAS

PANAMA

YEMENINDONESI

CONGO

GHANA

SOMALIA

MYANMAR

JORDAN

PAKISTAN

ZAMBIA

ANGOLA

ARGENTIN

MOROCCO

SRI LANK

TOGO

EGYPTPARAGUAY

ETHIOPIA

GUINEA

ZIMBABWE

MALAWI

DOMINICA

TUNISIA

TANZANIAMADAGASC

JAMAICA

YUGOSLAV

SENEGAL

BURKINA

MALTA

POLAND

URUGUAY

MOZAMBIQ

TURKEY

COLOMBIAGABON

MEXICO

ECUADOR

SIERRA L

COSTA RIGREECE

VENEZUEL

KENYA

GAMBIA

CAMEROON

CHINA

INDIA

NIGER

CYPRUS

TRINIDAD

ISRAEL

THAILAND

CHILE

BRAZIL

KOREA, R

IVORY CO

MALAYSIA

SOUTH AF

BOTSWANA

BAHAMAS

PAPUA N.

HUNGARY

SPAIN

PORTUGAL

HONG KON

ITALY

TAIWAN

IRELAND

SINGAPOR

FRANCE

U.K.

JAPAN

AUSTRALI

AUSTRIA

ICELAND

GERMANY,

NORWAY

NEW ZEAL

SWEDEN

CANADA

DENMARKFINLANDBELGIUM

U.S.A.

NETHERLA

SWITZERL

LUXEMBOU

Page 315: Cicli economici e globalizzazione

Relazione tra il reddito e il commercio

(Source: Rodrik) e(

lgdp

85 |

X,op

en )

+ b*

open

open13.16 318.07

-1.45529

1.81157

MYANMAR

INDIA

ARGENTINU.S.A.

MOZAMBIQ

SIERRA L

BRAZIL

CHINATANZANIA

GHANASUDAN

UGANDA

GUATEMAL

JAPAN

SOMALIA

MEXICO

BANGLADE

COLOMBIA

NIGERIA

BOLIVIA

MADAGASC

PAKISTAN

ETHIOPIA

POLAND

AUSTRALINICARAGU

SYRIA

HAITI

PERU

VENEZUEL

INDONESISPAIN

TURKEY

PHILIPPI

ITALY

FRANCE

ECUADOR

URUGUAY

YEMEN

PARAGUAY

THAILAND

NIGER

KENYA

EGYPT

EL SALVA

BURKINA

ZAIRE

CHILE

GREECE

MALAWI

HONDURASCANADA

SOUTH AF

ZIMBABWE

U.K.

FINLANDCAMEROON

YUGOSLAV

MOROCCOGERMANY,

TRINIDAD

GUINEA-B

SRI LANK

COSTA RI

DOMINICANEW ZEAL

KOREA, RSWEDEN

ANGOLA

SENEGAL

PANAMA

TUNISIA

GUINEA

DENMARK

MALIZAMBIA

SWITZERL

PORTUGALIVORY CO

LIBERIA

AUSTRIA

ICELANDHUNGARY

MONGOLIA

SURINAME

ISRAEL

NORWAY

GAMBIA

PAPUA N.

TAIWAN

GABON

MALAYSIA

TOGO

CYPRUSGUYANA

CONGOJORDAN

NETHERLA

IRELANDBOTSWANA

BAHAMAS

JAMAICABELGIUM

MALTAHONG KON

LUXEMBOU

SINGAPOR

Page 316: Cicli economici e globalizzazione

Livelli del prodotto nazionale lordo pro capite

Page 317: Cicli economici e globalizzazione

Le 11 più grandi economie del mondo. PIL in miliardi di $, ai tassi di cambio correnti (2003)

1. United States* 10, 882

2. European Union*+ 10,483

3. Japan* 4,326

Germany* 2,401

United Kingdom* 1,795

France* 1,748

Italy* 1,466

4. China 1,410

Spain 836

5. Canada* 834

6. Mexico 626

7. Republic of Korea 605

8. India 599

9. Australia 518

Netherlands 512

10. Brazil 492

11. Russia* 433

* Membri del G-8; + UE-15 (prima dell’allargamento a 25) Fonte: World Bank World Development Indicators

Page 318: Cicli economici e globalizzazione

I divari nello sviluppo economico:

popolazione e PNL

Page 319: Cicli economici e globalizzazione

I divari nello sviluppo economico: il reddito nazionale lordo (GNI per capita)

Page 320: Cicli economici e globalizzazione

I divari nello sviluppo economico: il prodotto nazionale lordo (GNP per capita)

Page 321: Cicli economici e globalizzazione

Una concezione di sviluppo più ampia: Amartya Sen (Indice di Sviluppo Umano - HDI)

Page 322: Cicli economici e globalizzazione

La diffusione dei sistemi di mercato

Page 323: Cicli economici e globalizzazione

La diffusione della democrazia

Page 324: Cicli economici e globalizzazione

Countries’ Relative Political Riskiness (Fonte: Griffin and Pustay, International Business, 4th ed., Prentice Hall, 2005)

Page 325: Cicli economici e globalizzazione
Page 326: Cicli economici e globalizzazione
Page 327: Cicli economici e globalizzazione

La malnutrizione, un’altra dimensione della povertà. Percentuale di bambini al di sotto dei 5 anni, sottopeso

Page 328: Cicli economici e globalizzazione
Page 329: Cicli economici e globalizzazione

Tassi attesi di crescita della popolazione (1997-2015)

Page 330: Cicli economici e globalizzazione
Page 331: Cicli economici e globalizzazione

Quando il PIL dei paesi emergenti supererà quello delle economie avanzate (2000-2050)

Fonte: Goldman Sachcs, Dreaming with BRICs: the path to 2050, in “Global economics paper”, n. 99, 2003

Page 332: Cicli economici e globalizzazione

L’indice di globalizzazione - A.T. Kearney

Page 333: Cicli economici e globalizzazione

L’indice di globalizzazione - “Foreign Policy”

Page 334: Cicli economici e globalizzazione
Page 335: Cicli economici e globalizzazione

L’indice di globalizzazione

Page 336: Cicli economici e globalizzazione

L’indice di globalizzazione 2004: i top 25 •  1. Ireland •  2. Singapore •  3. Switzerland •  4. Netherlands •  5. Finland •  6. Canada •  7. USA •  8. New Zealand •  9. Austria •  10. Denmark •  11. Sweden •  12. UK

•  13. Australia •  14. Czech Rep. •  15. France •  16. Portugal •  17. Norway •  18. Germany •  19. Slovenia •  20. Malaysia •  21. Slovak Rep. •  22. Israel •  23. Croatia •  24. Spain •  25. Italy

Fonte: A.T. Kearney - «Foreign Policy»

Page 337: Cicli economici e globalizzazione

L’indice di globalizzazione 2005: i top 25 •  1. Singapore •  2. Ireland •  3. Switzerland •  4. USA •  5. Netherlands •  6. Canada •  7. Denmark •  8. Sweden •  9. Austria •  10. Finland •  11. New Zealand •  12. UK

•  13. Australia •  14. Norway •  15. Czech Republic •  16. Croatia •  17. Israel •  18. France •  19. Malaysia •  20. Slovenia •  21. Germany •  22. Portugal •  23. Hungary •  24. Panama •  25. Slovakia

•  L’Italia è al 27° posto, dopo la Spagna e prima del Giappone Fonte: A.T. Kearney - «Foreign Policy»

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L’indice di globalizzazione 2006: i top 25 •  1. Singapore •  2. Switzerland •  3. USA •  4. Ireland •  5. Denmark •  6. Canada •  7. Netherlands •  8. Australia •  9. Austria •  10. Sweden •  11. New Zealand •  12. UK

•  13. Finland •  14. Norway •  15. Israel •  16. Czech Rep. •  17. Slovenia •  18. Germany •  19. Malaysia •  20. Hungary •  21. Panama •  22. Croatia •  23. France •  24. Portugal •  25. Spain •  L’Italia è al 27° posto, dopo

la Slovacchia e prima del Giappone Fonte: A.T. Kearney - «Foreign Policy»

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Friedman’s Ten Flatteners: • Outsourcing • Offshoring • Open- Sourcing • Insourcing • Supply Chaining • In-forming (search engines) • The Internet • Fall of the Berlin Wall • Netscape’s Public Offering • Work Flow Software • The Steroids (Digital, Mobile, Personal and Virtual) Thomas L. Friedman sostiene che questi fattori, insieme, hanno realizzato una sinergia senza pari

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Il passaggio da dodici civiltà ad una sola