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RODINO' A S'TURZO ' (i. 206 A, C. 85)

[Napoli], 8 gennaio 1944

Carissimo, è inutile che ti dica con quanta gioia ho rivisto dopo tanti

anni di dolorosa assenza, i tuoi caratteri e quanto desideri di riabbracciarti, augurandomi che tu prenda presto la decisione di ritornare qui da noi. Rispondo ora alla tua del 27 novembre.

Ti ringrazio di aver smentita l'invenzione giornalistica che mi attribuiva il proposito di richiedere il parere del Vaticano circa la reggenza. Tu che mi conosci hai subito compreso l'assurdo della notizia. E passo oltre. Sforza teme un neo-fascismo, cioè un movimento che, proponendosi come obiettivo il mantenimento del sovrano e della monarchia, tenda a realizzare tale obiettivo giovandosi delle forze armate e di temibili restrizioni delle non ancora conquistate libertà.

Pur sembrando esagerato tale timore, che non divido, com- prendo però, come possa aversi per la posizione politica che & venuta a formarsi.

L'attuale governo non gode quei larghi consensi, che gli

1 Carta intestata: « Giulio Rodinò ». Risposta alla lettera di Sturzo del 27 novembre 1943 (cfr. nota 1, p. 202).

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sarebbero necessari, per un complesso di circostanze riflettenti sia la sua composizione che la sua opera, ma intanto non può essere sostituito da altro, che raccolga maggiori consensi, perché, per lo meno, alcuni degli uomini che dovrebbero costituirlo - con l'appoggio di tutti i partiti - non vogliono assumersi tale enorme responsabilità con l'attuale sovrano, alcuni per loro con- vinzione personale, tutti perché credono indispensabile per gover- nare un leale appoggio di tutti i partiti, appoggio che non si avrebbe con la permanenza al trono dell'attuale sovrano.

Si ha, quindi, una posizione direi stagnante. Penso però che non bisogna dare l'illusione che un futuro

governo possa fare grandi cose in confronto dell'attuale, se si tengono presenti la gravità degli ostacoli da superare e delle que- stioni da risolvere.

L'attuale situazione politica è determinata dal fatto che i diversi partiti coine sono concordi nel ritenere, come tu scrivi, che « le questioni fondamentali come Monarchia o Repubblica, con- cordato, riforme sociali », debbono essere affrcntate in piena li- bertà nell'assemblea costituente, sono anche concordi, con qualche attenuazione, da parte nostra, nel richiedere l'abdicazione del re e la rinunzia del principe.

La nostra attenuazione deriva dal fatto che per ottenere abdicazione, rinunzia, reggenza occorrono decisioni che si possono invocare non imporre.

In base a tale concetto scrissi l'articolo del quale ti accludo copia l.

Concludendo: « un'intesa, come tu scrivi, e collaborazione di tutti i partiti democratici è necessaria, unendo gli sforzi nella iotra cor,tro tedeschi e fascisti >ì, ma tale intesa non 2, ailo stato, realizzabile, perché ostacolata da condizioni, il cui verificarsi non è in potere di quelli che ne richieggono l'attuazione.

Ecco perché dicevo che la non lieta situazione, che, m'au- guro averti esposto con chiarezza, è stagnante.

Ti ricambio anche in nome dei miei tutti i più cari auguri nella speranza di un tuo sollecito ritorno.

Credimi sempre affamo tuo.

l Manca I'allegato.

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RODINO' A STURZO ' (f. 206 A, C. 84)

[Napoli], 12 gennaio 1944

Carissimo,

già ho risposto alla tua del 27 novembre ricevuta con la gioia che ben puoi comprendere. La mia risposta la consegnai a Sforza, pregandolo di fartela giungere. Stamane è venuto da me amabilmente un simpaticissimo ufficiale americano - Nicola Vec- chio - di genitori italiani, che mi ha portato un tuo breve ma sempre caro messaggio, nel quale consigli l'unione di tutti i partiti democratici per combattere fascisti e tedeschi e preparare il ter- reno per l'assemblea costituente. Questa linea che tu consigli è quella sulla quale per il momento, concordino tutti i partiti demo- cratici: infatti nei comitati denominati « Comitati di liberazione nazionale » sono rappresentati tutti i partiti, incluso quello comu-.

, nista. Se tale unione così completa rimarrà stabile, ne dubito, in particolare per questo partito.

Come lungamente t'ho scritto nella mia precedente, la posi- zione attuale è questa: concordia dei partiti nell'ora presente - desiderio di mantenere questa concordia nel futuro.

' Sforza - Croce, seguiti da tutti i partiti in via di ricostru- zione, con attenuazione da parte nostra, invocano l'abdicazione del sovrano e la rinunzia del principe con la costituzione di una reggenza per la quale, sembra, che aderirebbero che venisse affidata al duca di Genova, saltando il duca d'Aosta per la sua nomina a re di Croazia. Sono queste tendenze, idee ancora inde- terminate e delle quali non s'interessa eccessivamente la colletti- vità, che s'jnteressa, più che ad ogni altra questione, a quella ali- mentare. Ti accludo un mio articolo nel quale ho sostenuto e sostengo che abdicazione, rinunzia e reggenza è chiaro che richieg-

Carta intestata: « Aw.ti Giulio e Guido Rodinò di Miglione. Napoli, Via Bisignano 4 D.

* Cfr. doc. n. 124.

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gono la volontà del sovrano e del principe e che se, senza tali avvenimenti, non si vuole costituire un governo appoggiato da tutti i partiti non v'è che sorreggere il ministero Badoglio, non essendovi altra soluzione.

Come sarebbe utile, come sarebbe desiderabile, la tua venuta qui da noi dove troveresti affetti e stima non diminuiti ma forte- mente aumentati.

T'abbraccio caramente, aff.mo.

SFORZA A STURZO l (f. 206 A, C. 6 6 )

Napoli, 13 gennaio 1944

Caro Stuno, - è stata per me una gioia trovar qui un antico amico e un sì retto e ancor valido uomo pubblico come Rodinò. Egli sa che in . certe eventualità io vorrei e dovrei contare assolutamente sul suo concorso. Lei che ben lo conosce sa che il dissenso di giudizio cui egli allude non è che di tenlperamento, cii espressione esrerna. Colla sua alta moralid, col suo senso cristiano, Riodinòj non può non temere, come me, che alla violenza criminale del fasci- smo succeda un'era di transazioni basate su una politica di corru- zione e di menzogna che fiaccherebbe per lungo tempo ogni possibilità di rinascita morale italiana. Le basti sapere che il maestro d'orchestra e il fornitore d'idee del presente gabinette è Filippo Naldi *, che io vidi da ultimo in Francia, complice (pagato da Mussolini) del traditore de Monzie che preparò nel

Dattiloscritto. 2 Ex direttore del « Resto del Carlino D. Finanziò Mussolini nel 1914 per

pubblicare « I1 Popolo d'Italia D. 3 Anatole de Monzie (18761947), uomo politico francese, deputato, senatore

(1909-1947) più volte ministro. Prima radicale, poi socialista, si spostò in seguito su posizioni filo-fasciste tanto che il 5 giugno 1940, Paul Reynaud gli tolse il ministero dei lavori pubblici. Di lui si veda l'opera autobiografica: Ci-devant (1941).

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gabinetto Daladier lo sfacelo della Francia. Esempi minori delle mie ragioni di temere:

1) Si truffa gli alleati facendo credere che si epurano le amministrazioni dagli elementi fascisti; intanto si ricostituisce l'arma dei carabinieri e vi si introduce gli ufficiali della milizia fascista col?servando lo stesso grado; tale arma, che fu ottima, sarà coii destinata a schiacciare il popolo italiano quando gli alleati saranno partiti.

2) Esempio minimo ma che concerne l'amico Rodinò: quando vedevo spesso Badoglio (che aveva accolto con entusiasmo I'idea della proclamazione a re del nipotino, solo innocente, con lui, Badoglio, come reggente) gli avevo raccomandato caldamente Rodinò come Alto Commissario per la Campania; Croce si unì a me; ma non fu nominato e ora si è tentato di nominare invece Montagna l, fascistissimo senatore e dipIomatico a me ben noto come fra i più inetti. Spero che gli alleati, se ben informati, si opporranno; quando sono ben informati sempre fanno pel me- glio. Ma non sempre lo sono.

A tali nomine di alti commissari io son favorevole come inizio di una politica di decentramento, una delle non poche idee* nelle quali siamo pienamente d'accordo. Su tal politica le accludo una mia lettera a un parlamentare siciliano, ora apparsa. Essa ha prodotto in Sicilia molta impressione e mi ha procurato di là molte parole di alto consenso.

Io continuo qui a fare il mio dovere, incurante di cosiddetti « successi » immediati; essi sarebbero pagati con perdita di auto- rità nei due terzi d'Italia; bisogna che qualcuno resti pulito ... La miseria morale della gente attorno al re e al ~[r incipe] di Piemonte è veramente spaventevole. Le tracce deprimenti del fascismo son terribili.

Suo sempre aff.mo.

P.S. - 14 genn[aio] - Mrs Brady, del gruppo cattolico CIP con cui fui sempre in New York in diretto contatto, mi ha comunicato un attacco di un giornale che si crede cattolico ma & fascista, negli S.U., accusandomi di esser d'accordo coi comunisti

Giulio Cesare Montagna.

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e col Grand'Oriente! Le ho rispo-o (per lo stesso tramite uffi- ciale americano che mi trasmise il suo cablog[ramma] che « al1 my recent speeches even in America have constantl~ stated my uncompremising belief in our christian individualistic philoso- phy » e che « everybody knows in Italy that one of my essential conditions to form eventually a Cabinet in collaboration and phr- tecipation of the christian democratic party ».

Dica a mia moglie che le ho scritto e che cosa. Arrivederci un giorno? Lo spero tanto - e sarebbe tanto

bene ! l.

RODINO' A STURZO ' (f. 206 A, C. 80)

[Napoli], 21. gennaio 1944

Carissimo, , ricevo sempre con gioia le tue notizie, ma non mi scrivi

se possiamo sperare di riabbracciarci. Ti ricambio auguri, col c ~ e r e che sai, da parte mia, di mia moglie, dei miei figii e cerco di rispsndere a tutte le tue domande contenute nella lettera 21 Dicembre 1943 giuntami oggi.

T'ho scritto e affidato le lettere alla cortesia degli alleati in data 27 novembre, 5 dicembre 1943, 8 gennaio 1944.

Qui a Napoli s'è costituito abbastanza bene il Partito, che l l r venne hattezziltn 2 Rema, h ~ e d i a t a ~ e r i t s ' d o ~ o la caduta oel ra-

scismo « Partito Democratico Cristiano v , avrei preferito « Parti- to Popolare ». S'è quasi costituito un Comitato interregionale, a

1 Sul retro del foglio annotazione di Sturzo: « 4.111.[1943]. Alla contessa comunico il P.S. Dico di jnfor[ma]re Mrs Brady e Fr. Morlion e di chiarir6 l'affare, data l'equivoca com[unicazio]ne che fu inviata al Conte. Desidero notizie sul [due parole illeggibili] quelli individuati etc. ».

2 Dattiloscritto. Carta intestata: «Aw.ti Giulio e Guido Rodinò di Mi- glione. Napoli, Via Bisignano, 4 ».

3 Cfr. doc. n. 122.

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capo del quale sarebbe I'aw. Angelo Iervolino l, che è stato, negli anni oramai lontani, presidente della Gioventù Cattolica italiana, ottimo sotto tutti i rapporti. Marco senior e Marco junior, Degni, Mailler, Vacca sono nella pace di Dio.

Poco posso dirti delle altre regioni liberate perché non è possibile mantenere rapporti o collegamenti per assoluta man- canza di comunicazioni di ogni genere a cominciare dalle postali, esistenti nella sola Napoli, città, ed unicamente per le cartoline.

Mi risulta però che in molti centri, Bari, Lecce, Brindisi, Co- senza ed in Sicilia, si sono costituite sezioni del nostro partito e che quasi dovunque partecipano ai cosidetti Comitati di Libera- zione Nazionale, nei quali sono rappresentati tutti i partiti, co- munista incluso.

Appunto per tale mancanza di comunicazioni l'esistenza di sentimenti di diffidenza verso di noi negli ambienti cattolici non è constatabile: intuisco che potrà esservene in modeste pro- porzioni, come, del resto, esisteva anche nei rapporti del Par- tito Popolare.

Non mi sembra poi possibile e, allo stato, non v'è nè il benché minimo accenno, di rinascente anticlericalismo.

Sono in ottimi rapporti con Benedetto Croce e con Sforza che vedo spesso.

La posizione di Napoli, sventuratamente solo di Napoli posso con esattezza parlarti, è la seguente:

I1 Comitato di Liberazione nazionale nel quale, sono rap- presentati tutti i partiti d'accordo con Croce e Sforza, che hanno esercitato grande influenza nel Comitato, ha sempre invocato la formazione di un governo di coalizione, con a capo Sforza, met- tendo come condizione, senza il cui verificarsi questi non avrebbe accettato, l'abdicazione del Re e la rinunzia del Principe, isti- tuendosi una reggenza col minorenne figliuolo di quest'ultimo.

l Angelo Raffaele Jervolino, avvocato e professore di diritto, presidente generale della Gioventù cattolica, fu tra i riorganizzatori della D.C. a Napoli fin dal periodo clandestino. In seguito fu deputato e più volte sottosegretario e ministro.

2 Esponenti del partito popolare a Napoli. I1 più noto era Francesco Degni (1876-1942), deputato, consigliere nazionale e membro della direzione del P.P.I.

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Siccome tali condizioni si possono invocare ma non imporre nel momento attuale, non si è fatto nulla di nulla, ed è rimasto l'attuale Governo, che, certo, non raccoglie molti consensi che, del resto, data l'immensa gravità dei problemi, che si presentano, credo che non raccogliera, meno per un periodo iniziale, nem- meno un altro governo, sia pure di coalizione, che non sfuggirà a critiche ed opposkioni.

Ora verrà il Congresso di Bari. Noi democratici cristiani sosterremo, senza violenze di for-

me, la necessità dell'abdicazione, ammessa senza riserve, salvo la determinazione del tempo opportuno, che dovrebbe essere quello della liberazione di Roma, da un'intervista ufficiale mi- nisteriale. Non ci associeremo, se vi sarà, alla richiesta della ri- nunzia del Principe, perché, pensiamo, che mettendo troppe con- dizioni e non ottenendole non si giungerà a quel governo di coalizione, che sembra il meglio che possa sperarsi nella pre- sente tristezza.

A capo di questo governo di coalizione non accettando Sfor- za senza la rinunzia del Principe, potrebbe rimanere il Mare- sciallo Badoglio ovvero nel caso di rifiuto di questi, Orlando o Bonorni, augurandoci che sieno sani e salvi a Roma.

Tutto questo potrebbe ottenersi se il Congresso di Bari noil richiedesse nella sua maggioranza anche la rinunzia del Principe: richiedendola e non ottenendola, sarebbe difficile per non dire impossibile costituire un governo di coalizione perché i partiti non autorizzerebbero i loro rappresentanti a partecipare ad un Governo contro il deliberato Congresso.

La nostra condotta s'ispira al concetto di rimanere un par- tito di centro, moderatore di eccessi e di violenze, favorevoli

.ed iniziatori di tutte le riforme possibili che poi sono comprese nel nostro programma.

Qui abbiamo sofferto, oltre le terribili numerose incursioni, e soffriamo moralmente e materialmente, anche per la scarsezza dei viveri e gli incredibili prezzi dei generi, non ostante il ge- neroso aiuto alleato.

Dammi tue nuove, ritorna ira di noi ed abbiti il mio abbrac- cio. Aff.mo.

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MESSAGGIO DI STURZO AL CONGRESSO DI BARI l (f. 206 A, C. 88)

[ Jacksonville, gennaio 1944 1

Cari Amici,

il mio cuore è con voi tutti perché il mio cuore è con I'Ita- lia, con la nuova Italia che risorge, come fenice; dalle sue ceneri.

Io non pretendo di essere un capo; sono solamente figlio d'Italia e vostro fratello, e desidero ardentemente conoscere le vostre decisioni e vedere i vostri fatti in un'ora decisiva per la vita della nostra patria e del mondo.

Se mi fosse concesso di dir parola, sarebbe per raccoman- dare l'unità di tutte le forze democratiche: unione fra tutti i de- mocratici perché l'Italia deve essere democrazia, vera democra- zia, democrazia morale cristiana e sociale. Niente governo di un sol partito, di una sola classe, di cricche d'interessi, ma democra- zia per tutte le classi e di tutti i partiti basata sulla giustizia e la libertà in reciproca cooperazione e tolleranza.

I nostri capi e governanti, liberamente eletti. dal popolo, deb- bono essere senza macchia. .

I1 Fascismo è stato un'eresia morale, sociale e politica e deve essere espulso da ogni angolo del nostro paese e dal mondo intero.

I n questo momento la nostra gratitudine va alla gioventù delle armate alleate, che combatte e muore sul nostro suolo per la liberazione dell'Italia. Noi dobbiamo metter a loro disposi- zione le nostre forze per Io stesso fine.

1 Dattiloscritto, con il titolo L'Italia di oggi, datato Washington, D.C., February 19, 1944. I1 messaggio è introdotto da queste parole: « Ecco il testo del messaggio che don Luigi Sturzo ha inviato al Congresso di Bari, su invito dei suoi organizzatori ». Dopo il messaggio di Sturzo seguono altre notizie italiane. Dal 28 ai 29 gennaio 1944 si svolse a Bari, al teatro comunale Piccinni, un congresso di furti i partiti antifascisti italiani. Cfr. Gli atti del Congresso di Bari, Ed. Messaggerie Meridionali, Bari 1944.

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Sono stato dolente nel leggere su giornali americani che le popolazioni dell'Italia Meridionale sono apatiche circa la guerra. I o non ci ho creduto. Penso che certi inevitabili malintesi hanno impedito la piena cooperazione.

I1 Congresso di Bari 8 un passo necessario per cooperare insieme a che Fascisti e Nazisti siano cacciati dalle nostre pro- vincie, le quali saranno così di nuovo riunite in una sola nazione e un solo stato così da preparare l'assemblea costituente per il futuro regime democratico.

Viva l'Italia. Viva la democrazia. Viva la pace, vera e cristiana.

WALTER TOSCANINI A STURZO l (f. 206 A, C. 98)

[New York], 4 febbraio 1944

C a r ~ don Stììrz~,

grazie della sua lettera e del messaggio, ma il numero d'Ita- lia libera era già in stampa da due giorni per uscire al primo del mese.

La sua lettera datata lo febbraio fu impostata (dal timbro il 2 alle 11 a.m.) e mi è giunta ieri 3 febbraio. Ho passato il messaggio a Pacciardi che in questa settimana è ancora qui e anche lui le scriverà.

La situazione si presenta sempre statica a malgrado il Con- vegno di Bari. Noi diciamo tutti (in toni diversi magari) una cosa ma Londra e Washington non sentono la musica, e Roose-

Carta intestata: « Walter Toscanini. 2731 Paiisade Avenue. New York 63. N. Y. D.

Tra le carte S tum manca la minuta di questa lettera.

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velt ha riaffermato la solita storia che gli alleati non vogliono metter becco nelle decisioni degli italiani.

Ora questa è una frode in tutti i sensi, poiché noi sappiamo benissimo che il solo governo riconosciuto dagli alleati è quello di Badoglio il quale non è certamente stato chiamato (né ne ha le attitudini) per liquidare la monarchia. Sappiamo benissimo che nella mente della massa italiana.questo riconoscimento è una chiara e precisa manifestazione di volontà degli alleati di far loro accettare la monarchia, altrimenti non avranno né lavoro né da mangiare né i famosi aiuti americani che tutti aspettano sotto forma di sussidi, abiti ecc. ecc.

E' un vero ricatto materiale ed una coercizione morale que- sta pretesa imparzialità.

E lo scopo? Quello di far pagare attraverso il re che firma tutto ad un generale sconfitto, al popolo italiano le colpe che non ha mai avuto, la complicità delle democrazie cieche e sorde nei delitti del fascismo. Se è vero quello che mi è stato riferito sembra che le condizioni di capitolazione e d'armistizio siano infinitamente peggiori di quelle che i tedeschi imposero alla Francia, e che praticamente, se venissero applicate l'Italia sa- rebbe ridotta ad un tale stato di vassallaggio da far desiderare la vittoria dei tedeschi!

Risultato: saranno sempre i poveri diavoli a pagare con le loro lacrime e il loro sangue le colpe dell'inettitudine dei capi.

Lei mi chiede perché il N [ e w ] Y [ o r k ] Times e gli altri giornali americani non parlano del Congresso di Bari? Ma tutte le notizie dall'Italia che non fanno loro comodo, che non si atta- gliano al modello che hanno stabilito loro sono soppresse! Anche le più innocenti ...

E' una cosa incredibile ma se lei vedesse i rapporti confi- denziali che arrivano alle stazioni radio e che non si possono né pubblicare né far circolare rimarrebbe di stucco! La consegna è di tacere, di passare sotto silenzio tutto ciò che riguarda l'Italia che è a1 cento per cento in favore del re e di Badoglio, o che non sia una denigrazione del carattere degli italia ni...

Caro, caro don Sturzo quante illusioni ancora dobbiamo ve- der cadere ed il male è che non si fa del male solo al popolo

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italiano ma a tutti i popoli, che si riawelena la pace e ne verrà fuori una nuova Versailles o peggio.

Qualche volta ho l'impressione che per gli inglesi democracy significhi soltanto libertà e privilegio per i cittadini delle isole britanniche e Stati Uniti d'America e che non sappiano che que- sta parola ha lo stesso alto valore spirituale e materiale anche se tradotta in italiano, russo, cinese, zulù ... che democracy non è merce di esportazione o contrabbando e neppure di lusso che soltanto i soldi possono comperare o ha bisogno d'una licenza d'esportazione vidimata dal Consolato inglese per attraversare gli oceani.

Qualche altra volta penso che è soltanto la grande (e in un certo senso meravigliosa) ignoranza che questa gente ha dei pro- blemi continentali che li fa agire così ...

Ma siamo noi o loro gli ingenui?

Chi è il truffato e chi è il truffatore? Non creda che per questo mi perda di coraggio o sia un

pessimista.

No, anche se mi sento invadere da un senso di disperazione al vedere tanta rovina e tanto dolore e sangue ho fede che un giorno verrà in cui la verità si farà luce e penso che valga la pena sempre di combattere una causa giusta anche sapendo di essere sconfitti sul terreno politico oggi.

Non sono le sconfitte che contano, è la capito!azione che è la fine di tutto. La luce è eterna anche se le fiammelle che noi crediamo di possedere e difendiamo contro la tempesta minac- cia di spegnersi o si spegnesse, l'aspirazione alla luce resta...

Per l'Italia che è stata faro di civiltà, religione, invenzioni, bellezza vale la pena di battersi: anche dopo questa morte che l'ha colpita ci sarà il miracolo della resurrezione.

Cordialmente.

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MATTARELLA A STURZO ' (f. 206 A, C. 166)

Palermo, 5 febbraio 1944

Carissimo don Luigi,

ho avuto solo oggi la Sua del 21 dicembre, che mi è stata tanto gradita.

Le accludo una copia integrale del nostro manifesto-pro- gramma. Esso è stato pubblicato qui a Palermo ed è stato redatto da me, con la utilizzazione di alcune « linee di ricostruzione » che vennero fissate nello scorso maggio a Roma, in una serie di riu- nioni tenute in casa di Spataro con De Gasperi, Gronchi, Iacini, Gonella e Scelba e alle quali partecipai anch'io ".

I1 documento ha avuto anche qui notevole effetto, per quan- to abbia ancor più accentuato il dissenso con i pochissimi dei nostri, che, come l'ori. La Rosa, si sono dati in pieno al movi- mento separatista, che non ha però seguito rilevante presso il popolo, specie delle altre provincie.

Quello che è stato segnalato dalla stampa americana circa la pretesa clericalizzazione della scuola in Sicilia è frutto di un evidente equivoco, dovuto forse alla voce corsa subito dopo l'occu- pazione, secondo la quale solo le scuole parrocchiali (che esisto- no in scarsissimo numero) sarebbero state autorizzate al funzio- namento, durante il regime di occupazione, non avendo le Auto- rità Alleate fiducia nella scuola fascistizzata. La notizia, che non rispondeva però a verità, diede la stura alle voci più disparate, che, qui, sono state smentite dal fatto che le scuole pubbliche si sono riaperte senza nessun ingerenza delle autorità ecclesiastiche, che non vi esercitano compito alcuno.

l

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « Comm. Aw. Bernardo Mattarella, Via gesta 9, tel. 18411, Palermo ». Risposta alla lettera di Sturzo del 21 dicembre 1943 (doc. n. 121).

2 SU queste riunioni, che segnano l'atto di nascita della d.c. e del documento Idee ricostrtrttive della Democrazia Cristiana, cfr. G. SPATARO, OP. cit., pp. 195-204.

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E' anzi vero il contrario, che cioè le scuole private, com- prese queiie tenute da religiosi, sono sotto la vigilanza dei prov- veditori agli studi, alle dipendenze della Divisione Scolastica del- 1'A.M.G. I1 bello si è che mentre costi si protesta per la clericaliz- zazione della scuola, qui le Autorità religiose sono allarmatis- sirne invece per il pericolo di esperimenti naturalistici che .sono stati proposti da qualche pedagogista comunista, i cui progetti sono stati autorizzati (sia pure sotto forma di esperimenti liberi, perché lasciati alla discrezione degli insegnanti) da alcune auto- rità scolastiche alleate.

I1 Partito azzurro, di natura monarchica, ha ceduto il passo, in sul nascere, al Partito dell'unione, con le stesse caratteristi- che e finalità: la difesa ed il .mantenimento della monarchia.

In verità molti elementi cattolici di Napoli e un po' della Puglia sono per la monarchia. E tale stato d'animo è affiorato nelle riunioni del nostro Partito a Bari, in occasione del Con- gresso antifascista.

Rodinò è stato molto prudente, ma sempre intonato. Io e Totò Aldisio siamo però riusciti a persuadere gli amici della gra- vità del pericolo (che va a qualunque costo evitato) di legare l'avvenire del moirimento alla sorte dell'istituto monarchico. Ho anche richiamato oltre che il suo articolo su « America » del

come 18 settembre scorso, il suo discorso del 1905 l per ribadIL- il nostro atteggiamento di indifferenza nei confronti dell'Istituto (indipendentemente dalla valutazione storica attuale, che non con- duce certo a favore della Monarchia) non è in noi determinato da ragioni contingenti. H o l'impressione che siamo riusciti a nkttere le cose al punto.

Al recente Congresso di Bari, di fronte a propositi di pre- cipitazione della situazione, è prevalsa la nostra tesi, accettata anche dai liberali e dalla Democrazia del Lavoro (Bonomi, che è però a Roma) del rinvio del problema istituzionale a dopo la guerra. Come avrà già saputo, anche i partiti di sinistra finirono

1 Si riferisce al noto discorso di Stuno, tenuto a Caltagirone il 29 dicem- bre 1905, dal titolo I problemi della uita nazionale der cattolici italiani. Ii testo in L. STUBZO, «LO Croce di Costantino P, a cura di G. De Rosa, Roma 1958, p. 233 e ss.

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per aderire ad un ordine del giorno comune, che consacra tale principio.

Siamo felicissimi di constatare, attraverso la sua lettera, che il nostro atteggiamento è conforme al suo pensiero.

A Bari abbiamo avuto notizie rassicuranti su De Gasperi, Gronchi, Spataro e gli altri amici di Roma.

Seguiamo qui la sua attività giornalistica e abbiamo avuto modo di leggere alcuni articoli comparsi su America per il gentile interessamento di Ufficiali americani che ce li passano. Tali articoli abbiamo pubblicato in italiano in opuscoletti, che hanno avuto larga diffusione.

Aldisio ha ricevuto con Calderon, che ci è stato tanto vicino, la sua lettera. I1 nostro lavoro va discretamente tanto in Sicilia quanto nelle altre regioni.

Dovunque però ci si chiede di Lei e del suo ritorno. Valu- tiamo tutte le ragioni che potrebbero determinarla a rimanere ancora costì, ma è nostro vivissimo desiderio che il suo ritorno venga affrettato, soprattutto in vista della liberazione di Roma, che dovrebbe iniziare un processo di chiarificazione o di assesta- mento della vita italiana

Sentiamo tutti la urgenza e la necessità di avere qui il Capo ed il Maestro, che sia di guida, in questi difficili momenti, non solo a noi, ma al Paese, per i suoi supremi interessi.

Posso dirle che questa esigenza è sentita anche da awersari di buona fede: e se noi guardiamo a Lei come ad un segnacolo e ad una bandiera, essi vi guardano come ad una sicura spe- ranza per la Patria.

Ma la sentiamo soprattutto noi di Sicilia, per la particolare situazione nella quale ci troviamo. Il separatismo è sempre un pericolo da arginare e la Sua presenza qui oscurerebbe tutti i piccoli astri improwisati, dando anche la possibilità ai siciliani di potere esaminare con saggezza politica e con spirito realistico il problema, la cui soluzione awentata seduce ancora parecchi.

E' questo il pensiero di tutti gli amici e specialmente di Aldisio e di Rodinò, i quali pensavano di scrivergliene.

Siamo tutti unanimi nel desiderarla qui per i prossimi mesi primaverili. Con l'antico, immutato affetto. Dev.mo.

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STURZO A LUPIS ' (f. 192 A, C. 130)

[ Jacksonville] , 6 febbraio 1944

Caro Lupis, ho ricevuto la sua del lo febbraio2. Appena possibile mi

metterò a scrivere un articolo pel febbraio '. Spero arrivare in tempo.

Mi permetto dirle (riservatamente) che gli attacchi a Sforza nel n. di gennaio mi sono sembrati inopportuni e $generosi. Di quel che egli disse o scrisse in America avremo tempo a discu- tere (se ne vale la pena), confrontando le parole con' le azioni.

Attendiamo per ora quel che in Italia si fa non solo da lui personalmente ma dai partiti che si vanno organizzando, se- guiamoli con fiducia, finché la meritano, e senza prevenzioni. Affermiamo le nostre idee anche se in dissenso con le loro, ma pensiamo ch'essi hanno tutta la responsabilità e noi possiamo nulla da lontano. D'altra parte molti di quelli che possono in- fluire a Washington, come cittadini americani, non hanno fatto che opera di discredito e di diffidenza anche presso le autorità e gli uffici competenti.

Gridare poi al tradimento se si tratta dell'Inghilterra e non se si tratta di America e di Russia è per lo meno una discri- minazione arbitraria. Consideriamo gli alleati come alleati (che possono sbagliare e che dissentono da noi) ma non come nemici

l Carta intestata: c. St. Vincent's l-Iospital. Jacksonville, Florida». In alto a sinistra !'indirizzo del destinatario: « Avv. G. Lupis, Editor of "I1 Mondo". 80 Fourth Av., New York D.

* Tra le carte di Sturzo è conservata la lettera di Lupis de! lo febbraio 1944 (f. 192 A, C. 133). In essa il direttore de « I1 Mondp » dopo aver affrontati pro- blemi relativi aiia sua rivista, scriveva: « 11 silenzio o meglio la congiura deiia stampa americana sull'Italia? Ne sono anch'io furente, ma purtroppo nessuno se ne occupa. I Salvemini, i Pacciardi, ecc. sono in tutt'altro affaccendati. Quando nel giugno 1940 si creò una situazione dolorosa per YItalia io organizzai 1'Italian News Service che fece un magnifico lavoro. Fu però in seguito ucciso daiia "Maz- Zini>' ..

Per il numero di febbraio de cc I1 Mondo », ove apparve l'articolo di S t u m dal titolo: I tre di Teheran.

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o comè gente da cui diffidare per sistema, mentre i loro eserciti combattono sul suolo d'Italia. Criticati vituperano.

Pregola prendere le mie osservazioni come amichevole esame di una situazione difficile. Mi creda suo.

STURZO AL DIRETTORE DI ITALIA LIBERA1 (f. 206 A, C. 97)

[ Jacksonville] , 6 febbraio 1944

Egregio Signor Direttore, qualche amico privatamente .e l'Unità del popolo mi han

domandato perché nel mio messaggio al Congresso di Bariz io sia stato alquanto riserbato circa la situazione italiana, mentre si sa che le mie idee sono più avanzate.

Anzitutto, non essendo in Ita!ia, non mi posso render conto delle difficoltà pratiche ad attuare proposte, che, io lontano, pos- sono mettersi facilmente sulla carta o affidarle alla Radio.

E' ben diverso scrivere un articolo per la Discussione anzi- ché inviare una specie di parola d'ordine ad una assemblea che deve assumere la responsabilità delle proprie deliberazioni.

Ma c'era anche una ragione personale che accennai nel Mes- saggio, cioè che io non intendo atteggiarmi a capo, sia verso il paese sia nei riguardi del mio partito. Se fossi ritornato in Italia avrei accettato il posto che gli amici democratici cristiani mi avrebbero assegnato, ma stando in America, non ancora in condi- zioni di fare un lungo viaggio, è mio dovere mantenermi nella modestia della mia posizione e non autopresentarmi come un.. . pretendente politico.

Ciò -non mi impedisce di manifestare le mie idee personali come meglio credo su giornali e riviste che accettano i miei scritti.

Cordialmente.

« Italia libera » di New York, quindicinale che fu la continuazione de « La Legione dell'Italia del Popolo » di Pacciardi. Fu ispirata in gran parte da Salvemini.

* Cfr. doc. n. 128.

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RODINO' A STURZO ' (f. 206 A, C. 162)

[Napoli], 12 febbraio 1944

Carissimo,

mi auguro che ti sieno giunte le mie precedenti, nelle quali cercavo - per quanto è consentito in una lettera - esporti con chiarezza l'attuale situazione politica. Ti accludo intanto qualche ,

giornale, dalla cui lettura potrai meglio renderti conto della situa- zione. Oltre un opuscolo pubblicato con alcuni miei discorsi del 1924 troverai nei giornali i resoconti del Congresso, una mia in- tervista, una mia lettera.

La democrazia cristiana (cioè il partito popolare) ha assunto, tra non poche intemperanze, una posizione media, moderatrice di dannosi eccessi.

Al congresso [di Bari] i partiti comunista-socialista ed il così detto partito d'azione avevano presentato di accordo ordini del giorno squisitamente reazionari. Con grande lavorio e sufficiente fermezza riuscimmo a raggiungere En accordo su di un ordine del giorno che, se nuii assolirtaiiiente moderato, diventa tale in c m - fronto con altri e giovò a mantenere l'unione dei partiti.

La mia tesi è stata sempre questa: se il re non crede di abdicare, bene o male che sia, non mi sembra che i partiti pos- sano avere la forza di costringerlo. Mezzo possibile per tentare di ottenere tale abdicazione potrebbe essere qvello di garantire al principe ereditario, divenuto re, il leale appoggio di tutti i partiti democratici, sino a quando un'assemblea costituente deci- derà sul problema istituzionale.

Volere un nuovo governo senza indicare in quale modo dovrebbe costituirsi e da quale autorità ottenere l'investitura, mi sembra un fuor d'opera. Senza volermi atteggiare a profeta, mi

1 Carta intestata: « Aw.ti Giulio e Guido Rodinò di Miglione. Napoli. Via Bisignano, 4 P.

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sembra che, esaminando realisticamente la situazione, due sole posizioni potranno verificarsi: o il re non abdica e quindi rimar- rebbe l'attuale governo, o si vuole l'abdicazione, ma per rendere almeno possibile questo non facile avvenimento, si dovrebbe dare la sicurezza della successione e della costituzione di un governo forte, più che per gli uomini, per la partecipazione di tutti i par- titi, indispensabile in così gravi momenti.

Per noi tutti, che in te riconosciamo sempre il capo carissi- mo a cui tutti siamo immutabilmente legati, e quindi per il par- tito e per questo nostro sventurato paese, sarebbe di gran giova- mento, necessaria, indispensabile la tua presenza.

Mi auguro che queste nostre speranze possano in breve tem- po realizzarsi e che tu voglia darmene assicurazione.

T'abbraccio, col cuore che sai, in attesa di tue care desiderate nuove. Aff .mo.

STURZO A RODINO' ' (f . 206 A, C. 77)

[ Jacksonville], 14 febbraio 1944

Received your letters understand position our christian de- mocratic party.

Send me urgent news about reconstitution christian syn- dicates for workingman and possibilities to edarge such a socinl movement in the provinces. My health condition prevent me to come soon in Italy. Best wishes.

1 Carta intestata: « St. Vincent's HospitaI. JacksonvilIe, Florida ». In alto . annotazione di Sturzo: « by cable ».

229

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STURZO A BRENNAN l (f. 206 A, C. 68)

[ Jacksonville] , 29 febbraio 1944

Dear Mr Brennan,

thank you very much for your valuable help in my dealing with Italian questions.

I have received the letters from Rodinò and I have written to Anthony Moore for that. I have been il1 with influente and in order to avoid any effort I have written him in Italian.

Now I have your letter of february 22 giving me the cable from count Stefano Jacini in Switzerland.

As you have seen from his words, he was hoping to have the chance to come here or to go to London. I think that his pre- sente in London would be very useful. I do not know if it is possible to help hirn for such a trip. I f so, I must do the best for him.

He is grandson of Stefano Jacini, the friend and helper of count cavo& during Italia's Risorgimento. He knows very well english, french, germar, lang~ages 2nd hds a Iarge knowleclge cf mrvpean p ~ k i c r ? situations. Iiis wiie is a Borromeo and the italian Queen court [...l (I think her or her sister). Count Ste- fano is friend of the king Vittorio Emanuele 111, of the same Benedetto Croce and Sforza.

He, probably, likes to save the Monarchy in Italy (not the present king). I. have the fear that the roonarchica! cpertinn in Italy P-ould be a terrible occasion to excitate the old anticlerica- lism if the Vatican and the men catholics will be in favmr of the Monarchy. For that very reason I have recalled in my answer to Jacini the French monarchical case wich was so harmfi~i for the Church.

l Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ». In alto . annotazione di Smzo: u Bar1 Breman. Washington, D.C. n.

2 Parola illeggibile.

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Send please my answer to count Jacini by cable as soon as possible and let me know if it will be possible to help him to go to London.

In the same tinie, I beg you to send the enclosed letter to Mr Riccsrdo Luzzatto j.n London. Zt is my delayed answer to his letter of august, which you were so kind to transmit in septem- ber 1943.

STURZO A RODINO' ' (f. 206 A, C. 131)

[ Jacksonville], 2 marzo 1944

Per piacere informami sulla ricostruzione dei sindacati cri- stiani per i lavoratori ed anche cambiamenti del movimento so- ciale che sta espandendosi nelle provincie.

Mi dispiace che la mia salute non mi permetta ora di ritor- nare in Italia presto.

Tre lettere ricevute. Realizzo posizione del partito.

RODINO' A STURZO " ( f . 206 A, C. 131)

[Napoli, marzo 19441

Si vanno ricostruendo con quella sollecitudine che le circo- stanze e la mancanza di comunicazione consentono i sindacati cristiani aderenti alla nostra Confederazione dei lavoratori.

1 Copia dattiloscritta. In alto a destra si legge: « Da Sturzo a Rodinò, tramite Algeri ». Sturzo ripete qui la richiesta già fatta a Rodinò il 14 febbraio (doc. n. 134).

Copia dattiloscritta di seguito alla lettera precedente.

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Avevano tentato di ottenere l'adesione dei nostri sindacati alla Confederazione delle camere del lavoro ma tale adesione per ragioni facilmente intuitive non poteva realizzarsi.

I1 movimento sociale è sempre più sentito e si accelera, come sempre awiene, a causa della guerra e delle sue infinite sofferenze.

I partiti che si contendono il campo sono, in rapporto alle masse, il partito comunista al quale qui in Napoli sebbene con idee un poco più temperate si unisce il partito socialista e dai- l'altra parte il nostro partito,

Rivoluzione non desiderata forse nemmeno da quelli che si affannano ad invocarla e graduale evoluzione degli attuali rap- porti sociali sono le direttive che differenziano gli anzidetti partiti.

I1 nostro, sembrerebbe, che nell'ora che volge raccolga sim- patie e speranze, che speriamo, non vadano deluse, d a t ~ le non poche difficoltà che si frappongono alla loro realizzazione.

Primissima difficoltà è quella di un'impressionante scar- sezza di mezzi finanziari dei quali altri partiti sono forniti: se tali mezzi potessero aversi certamente sarebbe grande facilita- zione perché, come ben sai i mezzi sono indispensabili per tutte le organizzazioni.

Dammi sempre tue nuove mentre mi auguro che ti decida a ritornare in Italia dove la tua presenza sarebbe necessaria, indi- spensabile e costituirebbe un vero avvenimento.

Ti abbraccio afi.mo tuo.

SFORZA A STURZO l (f. 206 A, C. 155)

Napoli, 5 marzo 1944 Caro Sturzo, Grazie del suo telegramma circa le accuse comicissime con-

tro di me, di essere massone '. Spero mia moglie non avrà visto . .

quei giornali cattolici, altrimenti sarebbe furiosa.

Dattiloscritto. Sopra la data, in alto a sinistra, l'indirizzo del mittente: « Napoli, 6, via Carducci ». In alto a destra, annotazione di Stuno: « Risposto 30 marzo (vedi foglio a parte) » (cfr. doc. n. 140).

* Sd'argomento cfr. doc. nn. 126 e 140.

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Le ho subito risposto per telegrafo oggi stesso, appena ri- cevuto il suo messaggio: che non solo, come Lei ben sa, non lo sono mai stato, ma che invece è massone il re ed anche, così almeno dei vecchi generali massoni mi hanno assicurato qui, Badoglio (anche se ora « dormiente D); che l'affermazione del Gran maestro massone austriaco è ugualmente falsa; Lei sa in che tragiche circostanze fummo insieme a Londra d a fine del giugno 1940 ... '. Quindi 'l'informazione è non solo falsa ma ridi- cola; mi domando, giacché si tratta di fonte austriaca, ,se non sia un intrigo del piccolo Otto di Asburgo.

Quanto al mio esser « anti-Catholic » basterebbe la bontà che Benedetto XV ebbe sempre per me, e ciò che io ne ho detto in vari miei libri.

Naturalmente Le confermo che può benissimo pubblicare ciò che io Le scrissi; chi mi conosce sa che il mio spirito è religioso e che la più lontana idea di lotte anticlericali o simili mi fa orrore.

Dal punto di vista pratico poi, la divertirà sapere che ri- tornavo appunto, stamani, da una passeggiata con Rodinò, du- rante la quale parlammo della nostra sicura collaborazione, caso dovessi formare un giorno (personalmente spero lontano) un ga- binetto; so di poter contare sulla collaborazione di Rodinò e naturalmente dei migliori amici democratici-cristiani, ed egli me lo confermava. Subito dopo ricevevo l'informazione delle bugie dei giornali cattolici di costi,

Questo piccolo incidente mi dimostra ancora una volta quan- to sarebbe bene se Lei potesse venire in Italia. Quante cose po- tremmo chiarire e fortificare insieme ... I1 partito democratico-cri- stiano è nel complesso uno dei migliori; ma il suo difetto è di avere troppo divergenti opinioni dall'estrema destra che special- mente nel Sud è a volte di un reazionarismo che ricorda i tempi prima del 1860 fino ad una estrema sinistra che a volte sembra quasi socialista. Eppure tutti costoro hanno in comune preziose idee e certezze; si potrebbe farli andare molto più d'accordo; ciò

1 Suiie difficoltà di Sturzo negli ultimi giorni di esilio londinese, dr. B.N.Y., pp. XI-XII.

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che manca è una fortissima personalità morale che ne imponesse loro, anche al di fuori della politica attiva del partito. Questa potrebbe essere la sua missione se si trovasse qui. Lei sa che niente mi farebbe più profondo piacere che di vederla arrivare.

Dica a mia moglie che abbiamo parlato insieme di queste cose. Mia moglie, lei lo sa, è sempre felice di udire la sua voce, sia pure ridotta a parola scritta.

Suo sempre aff.mo.

MATTARELLA A STURZO ' (f. 206 A, C. 130)

Palermo, 20 marzo 1944

Carissimo don Luigi, ho ricevuto solo in questi giorni la sua lettera del 28 no-

vembre, alla quale mi affretto a rispondere. Spero che a quest'ora avrà di già ricevuto la mia di risposta *

dll'altra sua della fine di dicembre.

, L'annunzio della sua venuta per la primavera, oramai immi- nente, ci è stato di grande conforto e speranza, anche perchC della sua presenza in mezzo a noi sentiamo immenso bisogno per poter dare un indirizzo sicuro ed unitario a tutto il movimento

l sin da questo primo momento. E la ritardata liberazione di Roma, impedendo i contatti con De Gasperi e Gronchi, che ci si assi- cura sono al sicuro, ha aumentato la situazione di disagio.

11.- queszi gior,?i 2 stato messo in vendita dall'uificio alleato un suo scritto su L'Italia di domani, da lei

pubblicato in inglese nell'aprile del '43 nella rivista Foueign Affaius 3. Esso ha avuto una grande diffusione ed è stato di grande interesse per noi il fatto che lo stesso editore londinese

1 Dattiloscritto: « Comm. Aw. Bernardo Mattareiia, via Segesta 9. Tele fono 18411. Palermo P.

. . Cfr. doc. n. 130. 3 Cfr. B.N.Y., pp. 108119.

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ha presentato nel volumetto la sua figura come quella di « uno dei maggiori esponenti del pensiero democratico moderno ed uno dei rari esempi di perfetta fusione tra il pensatore e il politico ».

I1 nostro movimento in Sicilia va discretamente. Qui in citth abbiamo anche un notevole movimento sindacale, che rag-

1 grappa già circa seirnila lavoratori e che è in continuo sviluppo. Siamo, al momento, alla testa fra tutte le organizzazioni di lavoratori.

Speriamo che la Prowidenza ci assista ed aiuti.

Dovunque andiamo sentiamo di incontrare simpatie e spe- ranze che aumentano il senso della nostra responsabilità e l'im- pégno al lavoro. Ma purtroppo difettiamo di mezzi, che sono resi maggiormente gravosi e quindi limitati-per le difficoltà di comunicazione e di stampa, per la scarsezza della carta. .

I separatisti, specie dopo il trapasso dei poteri al governo italiano, tentano di agitarsi anche con movimenti di piazza, che sono stati però un vero fallimento anche per il contegno ener- gico degli Alleati oltre che della polizia italiana.

Desidereremmo in proposito poter pubblicare qualche suo scritto, per dare al nostro atteggiamento decisamente unitario, ma con piena accentuazione del nostro spirito autonomista, mag- gior valore oltre che maggiore autorità attraveJso la sua parola, di capo e maestro nostro e di grande ed affettuoso figlio della Sicilia.

Le sarei quindi gratissimo se volesse farcelo avere, sia esso originale per noi o già pubblicato in qualche periodico di costì.

Totò Aldisio,' che ho visto pochi giorni fa, mi diceva di essere stato a Caltagirone verso la fine dello scorso mese e di essersi trovato a colazione in casa di comuni amici assieme a sua sorella, che sta bene.

Siamo in impaziente attesa della sua venuta, che affrettiamo con il desiderio e con ogni affetto mi creda, aff.mo.

[P.S.] I1 dott. Pasquale Cortese, uno dei nostri fedeli e valorosi amici, segretario del Comitato regionale aggiunge una sua parola.

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Carissimo don Luigi,

entrato nel Partito fin dalla fondazione nel lontano '19 (avevo allora 18 anni), ne ho vissuto con amorosa fede la vita, anche nei tristi giorni dell'oppressione. Con Bernardo siamo ri- masti tra i pochi « vergini di servo encomio » e perciò costretti a vivere ai margini della vita civile.

Ricordo con commozione (Ella certo non potrà ricordar- sene) il giorno del discorso di Palermo nel maggio del 1921, in cui fui tra quelli che l'accompagnarono.

Ora siamo tornati al nostro posto, in prima linea, perché è necessario più che mai impedire il dilagare del disordine e di forme dispotiche non meno pericolose e deleterie del fascismo.

Abbiamo a suo tempo parlato a lungo di ciò con il suo amico John, che piirtroppo è stato trasferito. .

Sentiamo il bisogno della sua presenza non solo per pro- fondi motivi affettivi, ma anche perché il suo pensiero ci sia, come sempre, di luminosa guida in questo delicatissimo e diffi- cile momento. Perciò stiamo in amorevole ed impaziente atte'sa del suo ritorno.

Con affetto P. Cortese '

SWRZO A SFORZA (f. 206 A, C. 148)

Caro Sforza,

appena ho ricevuto il suo messaggio (e poi la sua lettera del 5 marzo) scrissi all'editore di Our Sunday Visitor inviando copia della mia richiesta e della sua risposta (e copia del primo paragrafo della lettera del 24 sett[embre] 1942) e chiedendo

1 Segue l'indirizzo: u Dr. Pasquale Cortese, via Notarbartolo 1. Palermo m.

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una ritrattazione. Egli mi mandò subito la formula che propo- neva; io gliela rispedii con delle sue osservazioni. Attendo che sia pubblicata per poi farne una nota su Nazioni Unite. Altra let- tera inviai a The Ave Maria-di Notre Dame, che ritirò l'accusa (la mia lettera fu riprodotta da Nazioni Unite). Scriverò anche al Canadà per la rettifica l.

I Ho visto il suo nuovo libro Contemporary Italy ' e la rin- grazio di quel che lei scrive di me e del P.P.I. (£0 delle riserve circa certi suoi giudizi a. cominciare da quello che mi riguarda personalmente).

Vedo che gli awenimenti vanno avanti in Italia, dallo scam- bio degli ambasciatori con la Russia (io non dico governo A o B - cosa che ho approvato), alle promesse ripetute dal re e dal suo governo, per quando si sarà a Roma. A me sembra che la fermata a Cassino sia stata prowidenziale per evitare la distru- zione di Roma.

La mia venuta in Italia non sembra per ora probabile, per- ché le mie condizioni di salute non sono tali da awenturarmi in un lungo e difficoltoso viaggio. Aggiungo che non vale la pena espormi gravemente per un risultato problematico, dati l'atteg- giamento degli alleati e la decisione del re.

Ho letto vari fogli dei democratici cristiani, dai quali non ne ho avuto l'impressione che ne ha lei. Ma di lontano non si è in grado di comprendere le situazioni locali.

Mi creda suo aff.mo.

1 Sforza era stato accusato da alcuni periodici cattolici statunitensi, come « Our Sunday Visitor » e « The Ave Maria », di essere un esponente della . massoneria. Sturzo si adoperò per smentire categoricamente la notizia.

* C. SFORZA, Contemporary Italy and its intellectual and mora1 origins, Dutton, New York 1944.

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STURZO A MATTARELLA l (f. 206 A, C. 147)

[ Jacksonville] , 30 marzo 1944

Ebbi la tua graditissima del 5 febbraio scorso con la copia del manifesto 2, che mi è veramente piaciuto per la sua sodezza, serietà e sobrietà.

Sono preoccupato assai della tendenza che si sviluppa tra i cattolici, e .ciò per le ripercussioni che se ne avranno per l'avvenire religioso del nostro paese. Io temo che l'Italia pas- . serà altro mezzo secolo di anticlericalismo, per colpa di simile atteggiamento. Si ripeterebbe in Italia l'errore che condusse la Francia dopo la proclamazione della I11 Repubblica alla perse- cuzione religiosa proprio per la fissazione monarchica dell'Epi-

'

scopato e dei conservatori cattolici. Essi avevano forse giustifi- cazione di una tradizione monarchica millenaria e gloriosa e più o meno cristiana. Noi abbiamo solo ottant'anni di re mediocri, riconciliati colla Chiesa solo quindici ami fa (se è vero). Mi è dispiaciuto che ~ ld is io ' abbia affermato « che io sia ossertore dell'intangibilità della monarchia sabauda D. Nulla nei miei scritti, in più di 50 anni, nulla negli atti del P.P.I. c'è che sia stato un pensiero favorevole alla monarchia Savoia e alle altre monar- chie del mondo. Questo per il fatto personale. Dal punto di vista generale io pregherei di essere cauti e di riflettere 1) che le masse italiane vanno verso la repubblica; 2 ) che la Russia di- verrà la prima potenza europea del dopoguerra. Essa farà cadere molto del suo vecchio bagaglio antireligioso e comunista (nel suo stesso' interesse). Evidentemente rafforzerà i suoi amici e com- batterà i suoi avversari; 3 ) che la siuazione religiosa dell'ItaLia

1 In alto a destra annotazione di Stuno: « Aw. B. Mattareiia. Palermo ». 2 Si riferisce, probabilmente, al programma della D.C. scritto da De Gasperi,

pubblicato sul u Popolo » clandestino del 12 dicembre 1943 e nel gennaio 1944 , neli'opuscolo intitolato La parola dei democratici cristiani. Ora in Atti e docw

menti della democrazia cristiana, 1943-1967, Roma 1968, vol. I, pp. 23-34.

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sarà delicatissima. I1 meno che ci vuole sarà quello di conciliare il Trono con l'Altare come nella Restaurazione post-napoleonica.

Questo ti scrivo non per far prevalere le mie idee, ma per sapersi quali esse sono ed evitare di impiegare il mio nome in una linea che non è la mia. Del resto io sono vecchio (il 15 mag- gio sono 50 anni di sacerdozio). Sin dal 1928 ho previsto la 2' guerra. Lavorai per evitarla. Ora avverto tutti circa la supre- mazia russa e la caduta delle monarchie mediterranee. Cosa evi- dente del resto. Meglio non impegnarsi sopra un cavallo bolso. Così per il passato,. così per l'avvenire.

Ti accludo il Risueglio, giornale di New York che riporta l'affare di Aldisio. Spero che sia uno sbaglio. Però non com- prendo perché egli non mi abbia risposto, mentre tu e Rodinò mi avete scritto: forse che le mie tre lettere non *gli siano arrivate?

Desidererei essere informato sui Capi del Comitato provin- ciale del partito di Sicilia e se c'è un centro regionale.

Ho visto con piacere che a Catania il presidente è il Prof. Carmelo Caristia e gli ho scritto. Dimmi anche chi sono i prin- cipali organizzatori sindacali di Sicilia, con i relativi indirizzi per poter corrispondere con loro.

Ho letto che si è fatta a Napoli un'intesa con gli altri sin- dacati operai. E' lo stesso in Sicilia? Continua ancora la propa- ganda separatista? Con che effetto?

Spero che presto arrivino aiuti dei cattolici americani ai loro fratelli d'Italia.

Scrissi al Passaro, a Morello e al figlio di Pecoraio. Ebbero le mie lettere? Tanti saluti e auguri affettuosi a tutti e. a te specialmente. Credimi.

[P.S.] Mio nuovo indirizzo da aprile: 2274 St. 51 - BrCooklyn] N.Y. Per adesso non fo ritorno, lo speravo ma Ie mie forze non sono tali da fare un viaggio così lungo e difficile.

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STURZO A RODINO' ' (f. 206 A, C. 146)

[ Jacksonville] , 3 1 marzo 1944

Mio caro Giulio,

pensa con che gioia rivedo i tuoi caratteri e con che anima leggo il contenuto delle tue lettere. Sono d'accordo con te e sono stato lieto dell'esito del congresso di Bari e di quel che ho letto in un n. del Popolo, un'altro del Risveglio di Bari e un terzo da Catania: volerei da qui a Napoli con tutto il cuore, ma le mie condizioni di salute non mi permettono, per ora, lo sforzo che mi costerebbe un viaggio così lungo e faticoso. I1 medico dubita se potere andare in aeroplano, dovrei andare per mare. La cosa non è facile, tanto più che dovrei prima recarmi a Londra, sia per sistemare certi miei affari, sia per riprendere contatto con gli amici di People and Freedom e con l'Unione Internazionale Democratica Cristiana.

C'è anche un'altra ragione che mi tiene in dubbio. Vedo con preoccupazione che la tendenza monarchica è diffusa presso i cgttolici italiani, itnche presso nostri amici. Io sono del parere che non si dovrebbe legare il probIema monarchico con gli inte- ressi religiosi del paese. Non si dovrebbe ripetere in Italia l'errore dei cattolici francesi, dopo il 1871, di legarsi alla Monarchia (e di non ascoltare i moniti di Leone XIII nel 1892 - un po' tardi del resto) sì da subire mezzo secolo di anticlericalismo. Noi abbia- mo avuto prima la questione temporl!e. c! '~ru~te e dupv il Risor- gimento, compreso il non expedit, fino al 1929; poi (dopo la parentesi del popolarismo) vent'anni di Fascismo col quale la Chiesa fu legata *; ma ora basta: avere la questione monarchica per eccitare una terza ondata di sentimenti popolari contro la Chiesa sarebbe un'enormità imperdonabile. Del resto chi non vede

l In alto annotazione di Sturzo: « Aw. Giulio Rodinò. Napoli ». Risposta alle lettere di Rodinò de11'8 e 12 gennaio 1944 (doc. nn. 124 e 125).

Cancellato si legge: « col quale il clero fece alleanza D. #

240

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che la Russia diventerà la prima potenza europea e che userà anche della monarchia - se questa porterà al potere i comu- nisti - e poi la butterà via sia che resista o no? Anche se starà in piedi chi ne sarà sciupata sarà proprio la monarchia, ieri fasci- sta, domani bolscevica.

Né è da credere che una reazione monarchico-capitalista sarà capeggiata dagl'inglesi (l'America è troppo lontana). Nelle condizioni presenti l'Inghilterra può nulla contro la Russa e a guerra finita se ne vedranno gli effetti.

La posizione della democrazia cristiana dovrebbe essere so- cialmente, politicamente e religiosamente di centro, senza impe- gni con la monarchia e col capitalismo e senza condiscendenze con le estreme sinistre. Se si farà una coalizione governativa dei cinque partiti, comunisti compresi, bisogna essere dentro con patti chiari. Basta una volta I'Aventino.

Ma per essere forti occorre avere delle masse organizzate nel partito e nei sindacati. Mio consiglio che i capi politici siano laici per evitare il ripetersi del ricatto del 1923.

Ecco, in sostanza, il mio pensiero e la ragione perché io non mi affretto a venire. Potrei'essere allo stesso tempo un segno di contraddizione e un elemento di debolezza. Tu m'intendi più di quel ch'io non scrivo.

Spero che i cattolici americani si affrettino ad aiutare i fra- telli d'Italia, ma ci sono tante difficoltà e non tutte burocratiche.

Io per questa e altre ragioni lascerò Jacksonville e andrò per qualche settimana ad abitare a Brooklin. Ecco il mio nuovo indi- rizzo: 2274 St., Br[ooklin] N.Y.

Ho fatto smentire la notizia che Sforza sia massone e Grande Oriente della Massoneria. Egli saprà fra qualche tempo da chi venne il colpo. Credo che Badoglio non c'entra.

Godo delle buone notizie della tua salute, della tua fami- glia, del tuo lavoro. Che Dio ti benedica sempre e ti assista in ogni passo.

Agli amici tutti il mio pensiero augurale e affettuoso. Cre- dimi, tuo.

[P.S.] Dov'è Egidio Ferrara? l A Napoli o a Formia?

L'Aw. Egidio Ferrara di Napoli, ex esponente del P.P.I.

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ALDISIO A STURZO l

(f. 206 A, C. 123)

Palermo, 31 marzo 1944

Caro Sturzo,

ho avuto due tue lettere e non puoi immaginare quale com- mozione abbia provato. Sono felice di saperti in salute e spero di riabbracciarti presto ...

Ho visto tre volte tua sorella Nelina, una volta a Gela, due volte a Caltagirone. Sta benissimo e vive di speranza e di ricordi. Qua avevamo da un paio d'anni iniziato il lavoro di riavvicina; mento degli amici. Ora siamo in piena organizzazione del partito. Nelle 9 province siciliane sono ormai costituiti dovunque i comi- tati provinciali. Come sai, il 16 dicembre a Caltanissetta abbiamo fatto il nostro primo congresso regionale '.

Le prospettive sono dovunque lpone, assai migliori che nel 1919. Ma siamo senza mezzi di comunicazione e senza mezzi eco- nomici. Tuttavia ripareremo alla meglio. Al movimento hanno aderito giovani di grande valore, professionisti veramente bravi e stimati ed imponenti masse di lavoratori. Facciamo un lavoro molto serio.

In sintesi, a Messina lavora bene Attilio Salvatore. A Cata- nia Petroncelli, rettore di quella Università e Caristia e La Ferlita ed altri. A Siracusa il prof. Agnello, stimatissimo, attual- mente Proweditore agli studi e docente all'università di Catania. A Ragusa l'aw. Salvatore Migliore, il prof. Salv[atore] Florida e l'aw. Emanuele Guerrieri e moltissimi altri; a Caltanissetta l'aw. Alessi, l'aw. Spadora, l'ing. Averna Gaetano e tanti altri; ad Agrigento l'aw. Scifo, Sammartino, Dellia ed altri ancora; il povero Carmelo Molinari è morto in questi giorni in piena atti-

1 In alto annotazione di Stuno: « I lettera n.

I1 convegno regionale si svolse il 15 dicembre 1943. Cfr. il testo della mozione approvata, in Atti e documenti della democrazia cristiana, cit., vol. I, p. 21.

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vità. Di Trapani si occupa bene Mattarella assistito da uno stato maggiore di giovani attivissimi; ed Enna il prof. Giuseppe Tan- tari ed un magnifico stuolo di giovani professionisti. A Palermo Mattarella, il dott. Pasquale Cortese, il dott. Antonio Pecoraro e moltissinli altri.

Purtroppo Luigi La Rosa ha perduto la tramontana in pieno. E' separatista aburruto [sicl in piena polemica con noi e con te, ed ha rovinato a Caltagirone una situazione che poteva esse- re magnifica. Cerco di rimediàre in tutti i modi, ma salvo Milazzo e qualche altro fa di tutto per intorbidare le acque a Catania. Non prevarranno. Ho visto 1'Aw. [...l l che ti saluta caramente:

Quando vieni? Ti attendiamo con trepidazione, con orgoglio, con ansia. Prima di ogni cosa ho chiesto al Signore la grazia di poterti riabbracciare.

Io lavoro moltissimo. Sono fortificato - è la parola - dal lavoro. Mi hanno costretto a farla da Prefetto di Caltanissetta. E' un lavoro incredibile, prostrante. Ma per fortuna, sta per finire. Verrò a Palermo come consultare dell'Alto Commissario, che come saprai è Musotto. Un errore la sua nomina. Ma è fatta. In questa nuova posizione spero di avere più libertà per il lavoro di coordinamento del partito in Sicilia. Ho abbandonato la casa, gli affari, la moglie. Iddio mi perdoni. Ma fino a quando non sarai di ritorno mi sento impegnato a restare, a qualunque prezzo.

Sono d'accordo su quanto mi hai scritto nelle tue lettere. A distanza di migliaia di miglia abbiamo pienamente interpretato il tuo pensiero.

A momenti il comandante Russo mi consegna la tua del 3 febbraio.

T'informo che noi abbiamo costituito la Confederazione ita- liana dei lavoratori che ha sede a Napoli, anzi a Salerno. Grandi è rimasto dall'altra parte. I1 tentativo di fare la Confederazione unica generale del lavoro pare sia failito. Cerchiamo di avere la rappresentanza giuridica unica.

In Sicilia si vanno rapidamente organizzando le Unioni cri- stiane del lavoro, con un certo successo.

1 Nome illeggibile. Probabilmente Scifo.

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Per quanto riguarda il timore dei cattolici americani, per una vasta ventata di anticlericalismo, per ora, ciò è per lo meno pre- maturo.

Siamo circondati da vaste simpatie e da una attesa generale. Tutti pensano il nostro partito salverà ancora una volta il paese. Certo se alcuni di noi non fossero rimasti fermi a soffrire perse- guitati, coerenti a te, oggi la situazione dal punto di vista reli- gioso sarebbe ben diversa. Ma, ripeto, per ora l'anticlericali- smo è messo da lato e tutti i partiti cercano la nostra vicinanza e la nostra collaborazione. Ti scriverò più a lungo, debbo smet- tere perché la posta parte.

Un abbraccio affettuoso.

ALDISIO A STURZO ' (f . 206 A, C. 124)

Palermo, 31 marzo 1944

Caro Sturzo, faccio sep i tc a!!u mia di oggi. Ho dovcitei troncare la prece-

dente perché !'ufficiale che gciitilriieiite accettava ia lettera per farla partire aveva premura.

Dunque qua dai primi di quest'anno abbiamo potuto ini- ziare l'organizzazione delle nostre leghe cristiane del lavoro, delle nostre cooperative agricole, di consumo e di lavoro, tutto ciò a fianco dell'organizzazione politica. Come ti ho scritto, a causg della mancanza di mezzi di comunicazione - le ferrovie sono ferme, gli automobili ormai si fanno sempre più rari per la man- canza di gomme e di pezzi di ricambio - il lavoro di coordina- mento procede con difficoltà. Ma quasi dovunque gli amici - a segno dato - hanno ripreso o vanno riprendendo il loro posto. Purtroppo non ritroviamo più gran parte delle nostre vecchie casse rurali, né le nostre gloriose cooperative agricole, attraverso

l In alto annotazione di Sturzo: « 2a lettera, tre copie n.

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le qudi molti latifondi furono trasformati e divisi - ma ritrovia- mo le migliaia di piccoli proprietari da noi creati, i quali si affol- lano intorno a noi, non appena qualcuno di noi arriva nei centri che conobbero e sperimentarono questa nostra benefica attività. In un giro che ho fatto di recente nei comuni della provincia di Caltanissetta e di Enna spno rimasto commosso per le affettuose e sincere manifestazioni ricevute. Tutti mi riconoscevano, tutti si ricordavano, ed avevano in mano dopo più di venti anni le lettere che io avevo ad essi scritto in diverse occasioni e la mia foto- grafia. Notiamo i p molti comuni che tutti vogliono venire al no- stro movimento, anche i nostri vecchi avversari delle varie demo- crazie. Sta di fatto che scomparsi molti dei vecchi maneggioni e criccaioli locali, molta gente libera dai tradizionali impegni e legami si orienta verso il nostro movimento ritenuto serio, probo, onesto.

Buona parte di coloro che nel 1922 avevano 20 anni ed erano nell'orbita del nostro movimento ormai sono ritornati nei ranghi e lavorano - chi nel movimento politico chi in quello sindacale- cooperati uistico.

Fatto nuovo, quasi dovunque si formano dei nuclei comunisti che, per ora, non sono numerosi, ma che a causa dell'estrema miseria nella quale son cadute le nostre popolazioni, potrebbero diventare seri. Attualmente il comunismo nella sua propaganda non si manifesta antireligioso - anzi cerca di attenuare affer- mando di volere la piccola proprietà, la libertà di coscienza etc.

Uno stato d'animo veramente anticlericale si nota nei circoli separatisti. Ciò è dovuto al fatto che noi fin dal primo momento ci siamo dichiarati autonomisti ma unitari, e perché in defini- tiva, l'ostacolo più forte contro cui hanno urtato i separatisti sia- mo stati noi. Essi ci chiamano sulla loro stampa il nemico numero uno ed aggiungono che è il Papa che si oppone sul movimento separatista per far piacere ai Savoia - tesi questa, svolta e sostenuta dall'on. Luigi La Rosa,

Ma il movimento separatista ormai è in piena decadenza, il passaggio della Sicilia alle dipendenze dello Stato italiano, gli ha dato un colpo mortale. Siccome noi siamo stati i più ardenti

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assertori di tale evento, il pubblico attribuisce a noi antiveggenza e maturità e ci fa largamente partecipe di tale vittoria.

Se non si commetteranno errori politici io son convinto che un grande. awenire è riservato al movimento. Verso i primi di maggio è probabile che a Palermo si terrà un convegno democra- tico-cristiano di tutta l'Italia liberata.

I1 governo Badoglio ha tentato di averci collaboratori nel ministero. I o personalmente sono stato varie volte ufficiato di assumere il dicastero dell'agricoltura. Ma mi son rifiutato. E credo necessario mantenere tale linea di condotta fin a quando tutti i partiti non modificheranno la loro linea nei riguardi dell'attuale governo.

Occorre non avere fretta e non compromettere il partito per debolezza.

Un argomento assai delicato ma assai importante è l'assoluta mancanza di mezzi in cui si trova il partito. Data la devalutazione della moneta, occorrono somme considerevoli per sostenere le nostre modeste iniziative di stampa e quelle della presa di con- tatto cogli amici dei vari comuni. Abbiamo fronteggiato tale situazione con mezzi modesti, non avendo voluto accettare offerte interessate e vincolative. Ma anche questi mezzi si vanno assotti- gliando. Pochi uomini che dirpo~gonc di forwne medeste rion sono in condizi~ni di sepperire a bisogni cos: vasti. I comunisti stampano moltissimo, noi pochissimo. La carta ha raggiunto prezzi iperbolici. Anche i separatisti stampano molto. Hanno il denaro dai latifondisti più retrivi, i quali, a quanto pare, mollano » come coi fascisti.

Se si potesse metterci in condizione di superare qcesti primi momenti per dar vita a qualche organo di stampa sia pure mo- desto, e sopperire in parte alle spese dell'organizzazione e della propaganda; ciò significherebbe metterci in condizione di perfezio- nare in pochissimi mesi tutto il movimento e tranquillizzare, al- meno per quanto riguarda la Sicilia, le coscienze dei cattolici ame- ricani sui pericoli di un vasto movimento anticlericale.

Nel mio viaggio fatto a Bari per il congresso, ho traversato le Calabrie e la Puglia in auto. Ho fatto diverse tappe e dapertutto ho potuto vedere che il pericolo anticlericale per ora non s'intra-

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vede. Ma siamo là; il movimento va sostenuto dovunque, specie colla stampa ed i mezzi mancano. Solo a Reggio Calabria abbiamo un quotidiano; altrove settimanali e qua in Sicilia qualche nume- ro unico.

Credo di esser stato abbastanza succinto. Tornerò presto a scrivere. Tu scrivimi e dammi buone notizie, di te, della tua salute e della tua venuta.

Un abbraccio di cuore.

LA ROSA A STURZO l (f. 63 A, C. 33)

Caltagirone, lo aprile 1944

Carissimo Luigi,

un ufficiale americano mi porta gentilmente la tua lettera del 7 novembre. Già, parecchio tempo addietro, il capitano Cal- deron %i aveva dato la tua del 26 agosto. Non so dirti quale piacere io abbia nel rivedere i tuoi caratteri e, specialmente, nel sentire che stai bene. Mi dici che in primavera speri di poterti muovere ed io sarò felice di rivederti.

Qui la situazione peggiora e sol Dio potrà salvare l'Italia! La Sicilia è forse la regione meno disastrata materialmente e mo- ralmente; ma potrà ciò durare e la rovina della penisola non la involgerà completamente? Ecco il punto cruciale, fatto più tragico dall'egoismo umano giacché quelli che più dovrebbero pensare al bene comune, non pensano che a metter innanzi se stessi, in busca di posti, di monopoli etc. Tu, evidentemente, almeno per quanto si può vedere dai tuoi articoli, che qui si ripubblicano,

l Luigi La Rosa, ex deputato popolare, di Caltagirone. Ne1 secondo dopo- guerra confluì nel movimento separatista siciliano.

Joseph Calderon, awocato italo-americano, collaborò con Sturzo come segre- tario del gruppo democratico-cristiano People and Freedom » di New York. Durante la guerra fu in Italia come militare.

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non hai che delle notizie inesatte della nostra situazione. Spero che man mano altre notizie ti perverranno e così avrai un con- cetto più adeguato aila realtà! Purtroppo quello che io ti dissi, venti o ventidue anni fa, si sta awerando: Mussolini non lascerà, dissi allora, pietra su pietra! Tu speravi che tutto, in tre o quattro mesi si sarebbe normalizzato!

In questa rovina, non si può attendere che torrenti di anar- chismo ed è vano chiedere argini e ripari ad una borghesia che si trastulla, come già fece allora, in beghe, in ripicche personali, in desideri di arrivismo. La lezione a nulla è valsa e solo chi è lontano come te può illudersi che ciò non sia! Altro ti direi, ma come fare?

La signorina Nelina sta bene: essa mi diceva, giorni addietro, averti scritto quattro volte, ma non aveva avuto risposta. Ora l'ufficiale americano che mi ha portato la tua, è andato a conse- gnarle una tua lettera e ne sarà lietissima.

Non mi dilungo di più. Mi auguro di rivederti presto e, coi più affettuosi sentimenti, abbimi sempre tuo.

MESSAGGIO DI STURZO AGLI ITALIANI PER IL GIORNO DI PASQUA '

(f. 206 A, C. 144)

[ Jacksonvillel , 2 aprile [ 19441

Amici d'Italia,

una parola per il giorno di Pasqua non può essere che un augurio fraterno di Vita, di Amore, di Pace. Cristo risorto è la sorgente e il simbolo di tutte le risurrezioni di bene, che condu- cono alla nostra risurrezione nella suprema felicità. Dice 1'Evange- lista che noi siamo figli di Dio perché figli della resurrezione.

' Carta intestata: u St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida ».

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Così va e in tutti quei sensi che procedono da Dio e ritornano a Dio.

Perciò noi possiamo e dobbiamo parlare della resurrezione della nostra Italia non solo spiritualmente (nella nostra vita nazio- nale), ma anche economicamente, perché Dio è il creatore delle cose visibili come delle invisibili.

Noi abbiamo passato la triste esperienza fascista, subendone le sue deviazioni e perversioni, alimentate dallo spirito di super- bia, di sopraffazione, di tirannia; ora dobbiamo risorgere a nuova vita nello spirito di concordia, di fratellanza, di libertà.

E' perciò che domandiamo che il paese sia retto a democra- zia, che tutto il popolo e tutte le classi partecipino alla vita pub- blica, nell'uguaglianza dei diritti e nella proporzionalità dei doveri: la democrazia, la vera democrazia è l'awenire.

Per oggi c'è un dovere superiore ad ogni altro: quello di cooperare con gli alleati per cacciare via il nemico dal territorio italiano e per assicurare la vittoria della giustizia e della libertà per tutta l'Europa e per tutto il mondo.

L'Italia della menzogna fascista fu dall'altro lato: 1'Italia del popolo e della verità è da questo lato.

Purtroppo siamo divisi ~e rché l'Italia vera non è emersa ancora purificata e monda del passato: ci sono incrostaaioni e alterazioni, che bisogna presto tirare via, perché l'Italia ieri fa- scista, oggi cobelligerante sia presto riconosciuta quale alleata e dia tutta se stessa alla causa della libertà dei popoli.

I1 cammino non è facile. Sacrifici si domandano a tutti. Gli uomini non sono angeli: anche fra le Nazioni unite ci sono co- loro che tentano ostruire la strada che porta alla libertà e all'ugua- glianza delle nazioni, segnata nella Carta dell'Atlantico, ma è più che mai nel cuore del popolo.

Bisogna avere fede nella bontà della causa e sperare nel- l'aiuto della Trascendenza. La guerra risolverà solo il primo pro- blema: quello di abbattere il Nazismo e il Fascismo. Resteran- no i problemi della pace e della ricostruzione. L'Italia del dopo guerra dovrà tornare risanata dalle terribili prove del presente.

Alleluja: Cristo è risorto.

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MONTANA A STURZO ' (f. 207 A, C. 22)

[New York, aprile l9441

Egregio prof. don Stuno, il prof. Paul Vignaux mio amico personale, mi ha fatto

la viva insistenza di scriverle subito, per esprimerle un po' le mie idee sulla situazione che si è venuta a creare in Italia, idee con le quali il Vignaux concorda pienamente. Egli le scriverà pure, direttamente.

Grazie alla solita tattica del fronte unico - da me osteg- giata sistematicamente anche da solo - i comunisti sono riu- sciti in Italia a mettere sotto la loro influenza:

a) il movimento di liberazione nazionale;

b) Badoglio e il re, per quanto riguarda il movimento per un governo di coalizione con l'uno e l'altro.

Due fattori hanno contribuito nel nostro campo, al succes- so delle manovre comuniste:

1) una fusione dei gruppi socialisti italiani verificatasi aiia caduta di Mussoiini. Ii gruppo Nenni, fautore di una pofi- tica di unità coi comunisti, riuscì in tal modo a far prevalere la sua politica di fronte unico coi comunisti, trascinando in tale direzione tutto il partito socialista, che per due anni aveva agito da solo, nelle sue campagne per la disobbedienza civile, diffe- renziandosi dai comunisti.

q \ T1 1- gruppo . « Giustizia e Liberti D, diventato partito d'azione. Questa sezione dell'antifascismo italiano, con cui Sforza si è identificato, era d'accordo con noi, in America, contro ogni

1 Dattiloscritto. In alto a sinistra l'indirizzo del destinatario: « Prof. Don Luigi Stuno, St. Vincent's Hospital, JacksonvilIe, Fla ». A destra l'indirizzo del mittente: cc 306 Bleeker St., New York City 14 >i. Per il Montana dr . nota 4, doc. n. 72.

Paul Vignaux, esponente del movimento cattolico francese antifascista. Appar- tenne ai gruppo di u Esprit n collaborò a « Témoignage chrétien B. Durante la guerra fu anche negli Stati Uniti.

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fronte unico coi comunisti, ma al ritorno in Italia dei suoi di- rigenti, o poco prima della loro partenza, sembra a seguito di un intrigo condotto da Dino Gentili, l'intesa coi comunisti venne varata, ed ebbe influenza nel far piegare anche alcuni dirigenti socialisti italiani residenti in Isvizzera, tranne Modigliani, man- tenutosi fermo sulla necessità di una differenziazione della causa della democrazia italiana dal gioco comunista.

Per un po' di tempo, basandomi sulle comunicazioni della direzione del partito socialista, io sostenevo che il cosidetto fronte unico dei sei partiti fosse un'invenzione dei comunisti. Ma ero ignaro del fatto, perché nessuna comunicazione diretta mi era giunta, dell'awento del fronte unico, per i motivi da me indicati al numero 1 e 2. Per un paio di mesi, l'Office of Strategic Services, che curava le mie comunicazioni, mi aveva ta- gliato fuori da ogni contatto. E questo contribui alla confusio- ne. Ho saputo poi che il capo della Labor action dell'office o£ Strategic Services, Arthur Goldberg, di Chicago, era conosciuto in quella città come un comunista, o un « fellow traveler ». Questo mi è stato riferito da due socialisti italiani di Chicago, Egidio Clemente e Antonio Camboni. I1 Clemente è ora a Na- poli, ed è il corrispondente di La Parola, che si firma « Ita- lo-americano D.

Diversi reclami da me fatti contro il Goldberg non hanno avuto nessun effetto. però son riuscito ad ottenere che le mie comunicazioni non passino più per le sue mani. Sembra che an- che il Vignaux sia stato vittima degli stessi infortuni, a causa del Goldberg.

Ritornando alla situazione italiana, l'arrivo di Togliatti ', imposto evidentemente da Stalin - di cui è fido collabora- tore - e preceduto « according to plans » dal riconoscimento di Badoglio da parte di Mosca, è un fatto di vitale importanza. Apparentemente, il compito di Togliatti è di prendere il leader- ship in una politica di collaborazione di tutto l'antifascismo, col governo di Badoglio e del re. Nella realtà il suo compito è di

1 Sul ritorno di Togliatti in Italia e sul molo da lui giocato nella vite politica italiana di quel periodo, cfr. A. LEPRE, h svolta di Salerno, Roma 1966; P . SPRIANO, Storia dei partito comunista i!aliano, vol. V , Torino 1975.

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fare esercitare, dal partito comunista, la stessa influenza in un governo di coalizione, da esso avuta nella coalizione politica, in cui I'antifascismo democratico è stato intrappolato.

Secondo una preziosa corrispondenza da Napoli, apparsa su l'ultimo numero de La Parola, vi è ora un movimento fra gli an- tifascisti, per un fronte democratico, cioè senza partecipazione dei comunisti. Debbo dirle che il gruppo che ha dato esempio di saggezza è stato, a mio parere, quello democratico cristiano, il primo a differenziarsi delle manovre comuniste, così dannose fino ad ora, per la causa della democrazia italiana.

E secondo il New York Times di oggi, Sforza, rispon- dendo alle dichiarazioni fatte il giorno precedente dal Togliatti, ha riaffacciato la sua pregiudiziale contro Vittorio Emanuele.

A mio modo di vedere basta un soffio per sbarazzarsi della persona del re. Ma né un soffio, né due, né tre o dieci sareb- bero oggi bastevoli per sbarazzarsi di Stalin.

Secondo me occorre:

a ) sottrarre il movimento antifascista italiano, cioè il movimento di liberazione dalla tutela del partito comunista. Questo significa dire ai comunisti di andarsene per la loro strada. Questo non sigiiiiica che intendiamo fare dell'anticomunismo per !'anticornumsn;-,. L'imperativo del'ora 5 la formazione di un fronte ~ i i i co di partiti sinceramente democratjci, con i ciemocra- tici cristiani, i socialdemocratici tipo Modigliani ed i liberali in testa. Gli amici del Comitato di liberazione spagnolo, collz loro giunta del Messico, hanno dato il buon esempio.

G) Mandare a monte, a qualunque costo, la manovrii di . . Toglatti per un gcvemc di coa!izione coi c~m;Ust i , ceme 2 .

da lui voluto. Sarebbe possibile scongiurare questa csilarnità, se lei cercasse di influire sui democratici cristiani italiani, la cui opposizione &'entrata in ogni coalizione governativa coi comu- nisti, sarebbe non solo decisiva per impedire tale coalizione, ma anche per tenerne lontani i nostri, che in tal modo ne risultereb- bero awantaggiati. I o mi riprometto di far esercitare pressioni simili sui nostri in Italia, tanto dal Consiglio italo-americano del lavoro, che dalla Società Mazzini e dalla Federazione socialista italiana negli S.U:

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Se avessi un po' di tempo disponibile, verrei subito a tro- varla di persona - questo è anche il consiglio insistente del Vignaux - ma il tempo mi manca assolutamente, in questo momento.

Sicché debbo soltanto affidarmi a questa lettera buttata giù in fretta in furia - e della quale vorrà perciò perdonare i vizi di forma, ma accogliere benignamente, lo spirito animatore, che è quello di fare qualche cosa di urgente per impedire il successo della manovra politica più pericolosa fino ad ora ten- tata dal partito comunista italiano per mettere sotto il suo con- trollo il nostro povero paese.

Nella speranza di un suo favorevole riscontro, la prego di gradire i sensi della mia sincera stima ed i miei migliori saluti ed auguri. Suo.

STURZO A MONTANA ' (f. 207 A, C. 21)

[ Jacksonville] , 7 aprile [ 19441

Egregio signor Montana, grazie della sua gradita lettera (senza data) arrivatami mer-

coledì (Vignaux non mi ha ancora scritto). Rispondo con due giorni di ritardo perché preso per cinque interviste che la NCWC va pubblicando sui giornali cattolici (la prima venerdì scorso, la seconda oggi).

La situazione italiana è quella che è e noi italiani di qua siamo troppo lontani e senza possibili e rapide comunicazioni, per potervi efficacemente influire.

Come dichiarai nel mio messaggio al Congresso di Bari e in una lettera all'ltalia libera3, non intendo atteggiarmi a capo,

1 In alto l'indirizzo del destinatario: « Vanni Buscerni Montana, 306 Bleeker St.., New York City 14 » e l'annotazione a Personale P.

2 Cfr. doc. n. 128. 3 Cfr. doc. n. 132.

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sia per la mia salute, sia per la lontananza e sia per l'assenza di venti anni dd71talia.

I miei amici di laggiù mi hanno più volte fatto sapere che mi desiderano urgentemente, ma un simile viaggio non è per me; né io partirei senza prima chiarire la posizione degl'italiani anti- fascisti abitanti in America.

Io sono convinto che Churchill vuole salvare il re ad ogni '

costo (contro anche l'avviso del Foreign Office) e che Stalin vuole avere subito i comunisti nel governo (cosi come li ha avuti nel comitato di De Gaulle). Le due politiche vanno d'accordo.

Cosa ora combinino Croce e gli altri con il principe Umberto, è a vedere. E' tragico ma non si può far niente di qui. Da parte mia attendo notizie dai miei amici.

Mi creda devotamente.

LA ROSA A STURZO ' (f. 206 A, C. 203)

Caltagirone, 13 aprile 1944

C2riss&&9 Luigi,

affido alla cortesia dell'ufficiale americano, che mi portò la tua del 6 novembre, queste righe, per darti qualche ragguaglio sulla democrazia cristiana, su cui tu fai tanto assegnamento. Qui in Sicilia (non so in Italia) il partito è una nullità assoluta, e se seguiteranno i metodi finora seguiti, non avrà alcuna possibilità di risurrezione. Aldisio si è autoinvestito capo e domino, esclu- dendo ognuno che gli dà ombra, onde essere solo a comandare, disporre e ottenere non si sa che cosa. Io, per quanto abbia proclamato ai quattro venti che non voglio essere nulla, assoluta- mente nulla, sono stato fatto segno d'ostracismo più bieco quale separatista. Termine, a Palermo, ha subito la stessa sorte, per quanto non si sia dichiarato separatista che dopo aver subito

Dattiloscritto.

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l'ostracismo; Camerata a Caltanissetta, idem, pur non essendo separatista. Identica sorte è toccata al nostro caro Silvio MiIazzo, che tu ben conosci e che essendo pieno di attività, sarebbe stato un apporto prezioso per il partito. Egli è stato blac-boulé quale mio portaparola, mia lunga-mano e sciocchezze e malignità simili. Per darti un'idea della miserevole situazione in cui, per esempio, si è in Caltagirone, ti dirò solo che qui si è improvvisata una sezione, con a capo Montevago, figliuolo di quel Pasquale Sant'Eli- sabetta che tu ricorderai e che è ora defunto. Intorno a lui stanno una diecina di nullità assolute, che mai sono state nel partito, che non ne hanno avuto mai la formazione, e dietro cui, come tu ben puoi comprendere, è il vuoto pneumatico. A Palermo idem; a Catania peggio ancora. Monsignor Filippi, arcivescovo di Mon- reale, col quale ebbi un colloquio parecchi mesi fa, mi diceva che un partito formato cosi, non poteva che sboccare in un miserevole fiasco. Altro che masse, mio caro Luigi! Come rimediare? Biso- gnerebbe rifar tutto da capo; ma quei mestatori, che si sono auto- investiti, si rassegneranno a che si faccia piazza pulita, onde rico- minciare? Certo che no! Comunque il procedere di Aldisio e consorti è stato determinato da interessi personali, che si vogliono soddisfare con l'ostentare I'unitarismo offrendolo alla Monarchia, al governo, per conseguire posti di comando, in questo periodo transitorio, nel quale ancora i poteri vengono dall'alto e non dal corpo elettorale! E ciò dopo aver proclamato proprio il contrario. Infatti, tolgo dal resoconto della riunione tenuta a Caltanissetta, queste testuali dichiarazioni di Aldisio: « Quanto alla collabora- zione politica al governo Badoglio, la risoluzione è una, netta e chiara: no! » (Verbale della riunione del partito democratico cristiano, in Caltanissetta, 16 dicembre 1943, pagina 29). Ora si proclama la collaborazione completa, in mezzo alla disapprova- zione di tutti! I1 risultato di questi metodi è il dissidio acuitosi fra coloro che dovrebbero aderire al partito, il cattivo aspetto di trafficantismo assunto dallo stesso, che agli occhi di tutti non appare come ass~rtore di principii democratici, dell'assoluto ri- spetto della volontà popolare; ma la speculazione di un ostentato sentimento dei capi, atto solo ad escludere i volenterosi, i ben pensanti, i disinteressati. Nella riunione occasionale di una ventina

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di persone. tenuta in Caltanissetta, il 16 dicembre '43, e che si volle gabellare costittrente, e nella quale intervennero quattro amici di Caltagirone, la proposta di Silvio Milazzo, tendente a superare le difficoltà, a conciliare gli opposti, venne rigettata con tale violenza, con tale villania, che l'ordine del giorno non fu potuto presentare e gli amici furono costretti ad abbandonare la seduta. Questo ordine del giorno diseva: « Udita la proposta del cav. Silvio Milazzo tendente a far sì che il partito si faccia promo- tore di iniziativa atta a far conseguire al popolo siciliano l'impre- scindibile diritto di decidere delle proprie sorti. Ritenuto che ciò si appalesa in piena armonia con i postulati essenziali del partito, fondati sopra principii di una vera e sana democrazia, in perfetta aderenza con quanto è stato proclamato dagli alleati, in ordine a tali principii, che investono nella loro essenza le libere manife- stazioni della volontà dei popoli, deliberano di fermare come pun- to programmatico di essenziale importanza il diritto all'auto deci- sione del popolo siciliano e che tale diritto venga a suo tempo esercitato in un'atmosfera di assoluta libertà 9.

Quest'ordine del giorno avrebbe conciliato tutti; ma appun- to per impedire tale conciliazione, che avrebbe assicurato uno sviluppo grande del partito, si volle sabotare ad ogni costo e fare scandalo. Nessuno ha mai approvato ciò. Monsignor Filippi, arciirescvvo di ivionreaie; monsignor Carciotto, vicario generale deU'Arcidiocesi di Catania, tutti quanti, nulla hanno trovato di riprovevole in tale ordine del giorno, tutti anzi lo hanno giudicato opportuilissimo; ma tant'è, si doveva fare lo scandalo, l'apriti cielo e fu fatto, e vi si insiste al fine di tagliar via ogni possibilità di componimento, magari tardivo!

Y 31t:o è ccczsiviie a rnafig~azione ed arruffio. Cella tua lettera ad Aldisio, del 30 novembre l, si è fatto un can can. Si è pubblicata stroncata onde costituirla a monopolio di un solo. Si è speculato sul tuo « regionalismo sì, separatismo no » etc. etc. Ora, per quanto mi sia penoso contraddirti, debbo assicurarti che in Sicilia non v'è persona di buona fede che non sia separatista, ognuno comprende che la Sicilia, restando unita all'Italia, subirà

l Cfr. doc. n. 112.

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l'estrema rovina, non solo economica ma anche morale. Del resto l'aspirazione d'indipendenza è stata perenne f ra noi. Cesare Cantù, nella Cuonistoria dell'indipendenza italiana, pubblicata nel 1877, dice testualmente: « La Sicilia parve sempre non aspettare che luogo e tempo a sottrarsi dalla dominazione italiana »... Per quanto ciò possa contrariarti è proprio così! Ora questa perenne aspirazione si è acuita, ne110 sfacelo che ci ha procurato l'inguari- bile megalomania dell'Italia, sarebbe tradire la propria coscienza ed il giustissimo sentimento di tutti, se si accedesse ad un parti- to che, come premessa intangibile, come comandamento divino, pone innanzi tutto la rinunzia alla propria libertà, la dedizione spontanea, cosa che neanche i negri fanno! Gli alleati, che avreb- bero tutto l'interesse a darci questa indipendenza e a garantirla, onde avere il Mediterraneo libero ed evitare il ritorno dei guai che la Sicilia in mano all'Italia ha cagionato e cagionerà certo in awenire, non pare vedano questo loro interesse evidente; ma ciò non significa che ogni siciliano sia lieto di ciò. L'unità si potrà dunque subire come una sventura, non auspicarla e desiderarla! Del resto l'unità, come tu ben sai, non fu voluta che da pochis- simi mestieranti, non voluta mai! Ora, poi, è divenuta una que- stione di vita o di morte per la Sicilia, perché contrariamente a quanto tu immagini, l'Italia almeno da Napoli in su, sarà comple- tamente in rovina, mentre per quanti danni abbia potuti avere la Sicilia, i danni da essa sofferti saranno riparabili dalle proprie risorse. L'unità annullerà questa possibilità; è evidente come la luce del sole. Ho voluto scriverti tutto ciò per darti un'idea esatta delle nostre cose. Tu conosci il mio assoluto disinteresse e la mia assoluta sincerità: comprenderai quindi che soltanto l'amore per la verità mi ha spinto a scriverti così.

Nella speranza di rivederti presto ed augurandoti ogni bene; abbimi sempre tuo aff.mo.

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STURZO A RODINO' ALDISIO, JERVOLINO E SANSONETTI l

(f. 206 A, C. 119)

[Brooklynl, 27 aprile 1944

I ) Rodinò - a) Necessità di organizzazione sindacale pro- pria. b)' Possibile accordo con gli altri. C) Iniziative italo-ameri- cane di aiuti alla Confederazione - Gruppo socialista 120.000 a 250.000 dollari, l'altro gruppo in mano a comunisti meno. Lega dei diritti dell'uomo - poco aiuto. Tutto o ai socialisti di Am- sterdam o ai comunisti - niente ai Dem. cristiani. d ) Contatti con i capi per modificare la situazione. Per ora non si possono inviare somme: occorre il permesso del Governo Federale. e) Ini- ziativa del P[eople] and F[reedom] Group per iI mio Giubileo. Fondo in Banca per un credito costà finché arriva il promesso. f ) Mi occorrono tutti i dettagli della situazione sindacale, nostra e degli altri per continuare il lavoro di approcci. g) Domenicano: permesso di qui e del Gov. Italiano *.

Sono a Brooklyn ecc.

2) Aldisio - 1) Doloroso il fatto di La Rosa: mia linea unione con l'Italia sulla base di un largo regionalismo. 2) Slancio di guerra per cacciare tedeschi e fascisti e per ottenere la revisione delle condizioni segrete dell'armistizio, secondo la promessa fatta per la cobelligeranza.

Molto dipende dagli alleati, molto anche dal Governo, mo- st~andosi degno deEs loro fiducia, cacciando dsli'esercito gli eie- menti infidi, facendo fidanza sui sicuri, anelando la preparazione tecnica ed elevando il morale della popolazione.

Questione alimentare - mercato nero - infIazione etc. Fiducia nei Dem. Crist. per antiveggenza, serietà, equilibrio e

1 Schemi di lettere. Si riferisce al padre domenicano Feik Morlion. Sturzo chiedeva ai suoi

amici italiani di aiutare il p. Morlion nella sua missione in Italia. Rodinò gli assicurb il suo interessamento (cfr. doc. n. 161).

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sacrificio. Non posso essere in Italia - salute - viaggi etc. Qui c'è molto da fare. Lettera a Rodinò etc.

A Jervolino ' - Saluti fraterni da lontano. Lieto del nome Dem. Cristiana - ai tempi di Leone XIII non era consentito il significato politico, pel non expedit e per l'Azione cattolica, oggi dopo l'esperienza del ~ [ a r t i t o ] popolare e l'estensione del principio democratico nella vita pubblica, il nome di D.C. con- tiene la più bella sintesi di politica economica e'morde (e questa basata sulla morale cristiana). Ricordo il Segr[etariatol di Pa- rigi e l'unione di Londra, con i P[eople] and F[reedom] Groups. Indirizzo di Carter - Penso che Dio vi assiste - responsabilità europea. La nuova gioventù ha missione civilizzatrice.

Auguri e saluti. A Sansonetti ' - Compito gravissimo - Sforzo principale

la revisione delle clausole segrete dell'armistizio, a condizioile di dare un concorso dì guerra adeguato etc. 3;

STURZO A SANSONETTI " (f. 206 A, C. 120)

I:Brooklyn], 27 aprile 1944

Accetta il saluto cordialissimo e gli auguri più vivi che ti mando dalla iontana America.

I1 conlpito del nuovo governo è gravissimo; ma occorre che vi siano coloro che, sacrificando sull'altare della Patria ogni dis- senso, affrontino i problemi vitali per la rinascita dell'Italia.

Nonostante che il disastro sia stato immane e le conseguenze siano incalcolabili per vari decenni, pure ho fede nella rinascita dell'Italia per merito dei suoi figli e con l'aiuto degli Alleati.

1 Angelo Raffaele Jervolino, awocato napoletano, ex presidente della Gio ventù Cattolica, fu tra i fondatori della D.C., più volte sottosegretario e ministro. Cfr. anche doc. n. 158.

2 Giulio Sansonetti, ex esponente del P.P.I. 8 Per il testo definitivo della lettera a Sansonetti, cfr. doc. n. 151. 4 In alto il nome del destinatario: « A Giulio Sansonetti B.

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Quello che si deve tenere di mira si è la revisione delle clausole deil'armistizio, che potrà ottenersi solo se lo sforzo di guerra sarà adeguato e generoso.

Che i dem[ocratici] Crist [iani] d'Italia sentano tutta l'im- portanza della loro cooperazione portando saldezza, equilibrio, sincerità e spirito di sacrificio (che è proprio il nostro).

Credimi.

CONFIDENTIAL MEMORANDUM ON ITALY ' (f. 207 A, C. 101)

Brooklyn, 5 maggio 1944

I. L'esercito italiano.

I1 primo e principale problema dell'Italia liberata (o in liberazione) è quello della formazione di un vero esercito di terra, con dei corpi di aviazione, che possa adeguatamente combattere sui fronti a fianco degli alleati; mentre di fatto, la Marina dà oggi un contributo apprezzabilissimo, che potrebbe ancora essere più efficiente, se gli aleati lo vo!esse~-o.

Bisogna a questo scopo tenere presente:

a) che oltre le truppe già inquadrate (e alcune unità già sul fronte) vi sono delle truppe in Sicilia (provenienti dalla Sar- degna) e forse altre ancora in Sardegna che occorre trasportare sul ne...4-:..a-+n ;+-l;-.... CWIILILICLILC I L a u a u u .

1 Carta intestata: « St. Vincent's Hospital. Jacksonville, Florida D. Questo Alemorandum di cui si conserva la copia autografa di Sturzo, venne, con tutta probabilità, inviato da Sturzo al Dipartimento di Stato americano, aiio scopo di influenzare le decisioni alleate circa la soluzione dei problemi italiani. Proprio per seguire da vicino i problemi legati al futuro dell'Italia, Sturzo nel mese di aprile del 1944 lasciò Jacksonviiie per trasferirsi a Brooklyn. Tra la fine di agosto e i primi di settembre si recò egli stesso a Washington per avere diretti contatti con le autorità statunitensi. Del Memorandum esiste anche una copia dattiloscritta in lingua inglese, datata 7 maggio 1944, in «Cartella 12, fasc. B, dattiloscritti, maggio-agosto 1945 P.

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b) che vi sono molti prigionieri italiani in America, Africa, India. Non tenendo conto che di quelli d'America (credo più di 50.000) dei quali molti sono disposti a ritornare in Italia e rien- trare nell'esercito combattente.

I1 problema dei prigionieri ha altri aspetti dei quali si parla al n. 4.

C ) I1 critico militare del N [ e w ] Y [ o r k ] Times, Manson Baldwin, scrisse che nei quadri dell'esercito italiano non ci sono ufficiali superiori adatti per u'na seria partecipazione alle azioni ,

di guerra. Da informazioni assunte presso militari inglesi e ame- ricani, sembra che tali affermazioni non abbiano sufficiente cre- denza, e che siano troppo generalizzanti; ce ne saranno di tali ufficiali, e ce ne saranno degli altri molto a posto; occorre una selezione oculata, insieme all'utilizzazione degli ufficiali prigio- nieri di guerra.

d) Le truppe italiane mancano di armamenti adeguati e di sufficienti munizioni: questi debbono essere forniti dagli alleati.

La ragione fondamentale della limitata partecipazione del- l'esercito alle operazioni di combattimento sta in tale mancanza.

Vi sono varie difficoltà pratiche che ostacolano un tale rifor- nimento, ma, a quanto sembra, vi è anche l'idea di tenere l'ita- liano indietro, nei servizi ausiliari, anziché affidargli responsabi- :ità nella lotta dei fronti.

Si sospetta che questa sia una politica (soprattutto inglese) a scopi che eccedono ogni politica strettamente militare.

11. LA cobelligeranza.

Se la supposizione, esposta sopra, fosse vera, essa darebbe il segno di mancanza di lealtà nei rapporti con l'Italia. L'ho notato perché gira di bocca in bocca negli Stati Uniti presso non pochi italiani e anche americani; ma dovrei escluderla in base alla se-

' guente documentazione: a) I1 13 ottobre 1943 fu concessa all'Italia la cobellige-

ranza. Nella dichiarazione fatta congiuntamente da Mr Churchill, dal presidente Roosevelt e dal maresciallo Stalin l , fu detto che le

1 Probabilmente Sturzo si riferisce agli accordi di Teheran del 1" dicembre '43.

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condizioni dell'armistizio sarebbero state rivedute in rapporto al contributo del171talia alla guerra alleata.

Se d'altro lato, direttamente o indirettamente s'impedisse che venisse concretizzato tale contributo alla guerra, col negare all'esercito italiano gli armamenti necessari, si priverebbe l'Italia, senza sua colpa, dalla revisione promessa.

b) Si pensa da parecchi che questo fatto non derivi tanto da reali difficoltà pratiche di carattere militare, quanto da una direttiva data dal governo inglese per un piano politico prestabi- lito: quello di volere piuttosto un'Italia indebolita e ridotta nelle sue potenzialità future, anziché un71talia che col riscatto morale, politico e militare del suo passato, torni a riprendere il posto che aveva avuto in .Europa nel passato precedente al periodo fascista'.

Se ciò fosse vero, se coincidesse con la politica di Stalin, che forse potri desiderare che non ci siano in Europa stati forti, né che tali stati si confederino insieme, allora si preparerebbe non solo per l'Italia ma per l'intera Europa una sit~azione assai peri-. colosa.

C) Non è mio compito dare consigli agli uomini responsa- bili del ~ o v e r n o federale circa la futura politica atnericana in Europa. Mi limito perciò ai fatti che interessano l'Italia.

Prima dell'invasione e durante le operazioni h SSicgir. e nel- l'Italia meridionale gli 2ppelli dei Governi alleati al popolo ha- liano furono molto chiari circa il futuro dell'Italia.

Basta ricordare le seguenti frasi [...l l. D'accordo con tali testi sta la dichiarazione della cobellige-

ranza, specialmente nel passo seguente: C ... 1 '. Lo stesso è a dire della Dichiarazione rli Mosca del 1' novem-

bre 1944: [...l 3. Infine il primo ministro inglese nel discorso del 22 febbraio

fece stato del contributo militare italiano con le seguenti affer- mazioni: [...l '.

l Manca la citazione. Ai suo posto annotazione di Sturzo: 4 No. Citazione D.

Manca la citazione. Ai suo posto amotmione di Sturzo: a 108-109 D.

Manca la citazione. Ai suo posto annot3zione di Sturzo: u ?-l20 D. 4 Manca la citazione. Ai suo posto annotazione di Sturzo: cr N.N.R. 105 B.

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. Da questi e da altri passi, che si omettono, si deve conclu- dere che gli impegni morali degli alleati oltre che per la Carta dell'Atlaitico, derivano da una politica concordata e che mirano alla più larga partecipazione dell'Italia allo sforzo della guerra alleata.

A questo scopo è stato costituito, d'accordo con le autorità militari di occupazione, il nuovo governo italiano, con la parteci- pazione (i; tutti i partiti politici, sì che lo sforzo del popolo sia

. concorde, unanime e completo.

E' perciò che tanto il Governo italiano quanto la stampa del posto, e tutti gli italiani rifugiati in America, in Inghilterra e in Russia, invocano dagli alleati urgenti provvedimenti per dare all'esercito italiano piena efficienza numerica e potenziale, con la speranza che molte sui unità possano presto raggiungere la linea del fronte. . .

Si comprende bene, che nella preparazione dell'invasione del Nord, le possibilità dei rifornimenti militari in Italia, sono limi- tati. Ma tra una. politica di diffidenza e di sospetti (quale pre- valse nei-mesi scorsi) e una politica di fiducia ora che il nuovo governo è all'opera, gli effetti pratici nel campo stesso dell'effi- cenza militare saranno assai diversi e daranno al popolo delle zone liberate il mezzo da superare la crisi di abbassamento del morale, la speranza di una più larga cooperazione futura e il mezzo di redimersi a fianco degli alleati, così come fanno i fra- telli del Nord e Centro Italia con l'aspra guerriglia.

111. I problemi interni pid urgenti.

Sono ben noti a Washington i più urgenti problemi interni; l'interessamento delle autorità americane per Ia loro soluzione sarà un coefficiente prezioso e largamente invocato qui e in Italia.

a) Problema monetario. Il mercato nero si è sviluppato in maniera impressionante non solo per le difficoltà di ammini- strazione locale, sia civile che militare, per mancanza di mezzi di trasporto delle merci (sembra che il nuovo governo voglia operare con buoni criteri in questa materia), ma principalmente (nella.mia opinione) per l'eccessiva inflazione, che, da parte allea-

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ta continua mese per mese per le esigenze della guerra e dell'occu- pazione militare.

Se le mie informazioni sono approssimative, sembra che, oltre la moneta italiana, ci siano in giro nelle province liberate (con un totale di 14 milioni di abitanti) da 16 a 18 miliardi di lire di sccupazione con la prospettiva dell'aumento di un miliardo ogni mese (o presso a poco).

I1 valore attribuito alla lira è (come si sa) di un centesimo di dollaro, e di un quarto di centesimo di sterlina.

Non si mette in dubbio che la lira all'inizio dell'invasione fosse così deprezzata da potersi calcolare come han fatto le ammi- nistrazioni di Londra e Washington. Ma non furono sufficiente- mente previsti gli effetti perniciosi della immissione di una nuova e rilevante massa di .moneta estera, che turbava il rapporto (pur tenuto obbligatorio con metodi dittatoriali) effettivo fra moneta, salari e merci.

Una volta rotto un tale rapporto (che non derivava da una politica monetaria, ma da un assestamento graduale e coercitivo) è ben difficile che sia ristabilito, senza adeguati provvedimenti, che destino la fiducia del pubblico nella moneta (sia pure con sta- bilità relativa); e che diano tangibile prova che la produzione e il lavoro siano in relazicjne di m : U a cooperzzioiie.

Non è mia competenza entrare in dettagli tecnici: soio noto che il governo italiano non potrà mai trovare una soluzione anche provvisoria a tale problema, senza la piena adesione degli alleati, per evitare: a) che la massa monetaria aumenti sistematicamente, b) che essa giuochi colla diminuzione del suo valore medio di acquisto: a danno delle classi operaie e delle classi medie, le ciui entrate (salari: stipendi, paghe e rendita pubblica) tendono per sé a stabilizzarsi ad un livello sempre relativamente più basso.

b ) Problema alimentare. Mentre si notano dei sensibili miglioramenti nella distribuzione delle materie alimentari nelle province liberate, la massa d'importazione necessaria è ancora insufficiente ai bisogni delle popolazioni. Se la produzione grana- ria di quest'anno sarà discreta nel Mezzogiorno e nelle Isole, dal- l'agosto in poi potrà meglio essere regolata la distribuzione e combattuto il mercato nero.

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Le difficoltà da superare sono enormi, sia per difetto di mezzi di trasporto sia perché gli agricoltori (specialmente i contadini coltivatori diretti) si sentono defraudati per i prezzi relativamente insufficienti con i quali sono pagati dalle autorità di requisizione.

La stretta collaborazione del governo italiano con le autorità militari potrà ridurre le difficoltà; ma le .importazioni necessarie dovrebbero essere più sicure e più regolari.

C ) Problema del Relief. I soccorsi urgenti, in denaro e in oggetti strettamente necessari, debbono completare il quadro. Tali soccorsi non possono che venire principalmente dall'Amefica.

Più volte è stato deplorato dalla stampa americana il-ritardo nell'organizzare agenzie di soccorso di carattere ufficiale e nel .pro- mettere iniziatire private similari a favore delle popolazioni ita- liane. Pur riconoscendo le difficoltà da superarsi, si fa notare che il tempo lavora contro gli alleati. Popolazioni intiere destituite e private di tutto, che non possono vivere solo di speranze nel- l'avvenire, che nel presente soffrono della totale mancanza di soccorsi, sono facili ad accedere alla propaganda demagogica e contro gli alleali.

Una delle tante « Pasquinate », che in Italia corrono di bocca in bocca e formano il sottostrato dell'opinione pubblica, è la seguente:

« Quando si diceva buon giorno il pane si aveva ogni giorno; Or che si dice: Good bye Ma chi lo vede mai? »

Questi versi valgono più di un discorso di Goebbels o di . Mussolini.

Molto si aspetta dall'American Relief for Italy Committee, del quale Mr Myron C. Taylor è chairman, e da altre iniziative, come quella della N.C-.W.C., che ha fondato in Napoli e Palermo, 1'American Catholic Welfare Committee e che inizia da questo mese un for the clotting compaign for Italy come il primo passo a un maggior contributo neIl'opera di soccorso.

La stessa stampa americana (vedi N[ew] Y[ork] Timcs of May 3 and 5) nota un crescente malumore nella massa degli

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italo-americani per il ritardo frapposto (si dice) dalle .autorith federali per un'azione più ampia e più rapida e per una maggiore libertà nelle iniziative private.

IV. I problemi della ricostruzione.

L'attuale cooperazione fra alleati e Governo italiano non sarebbe che effimera, se allo stesso tempo non si tenessero pre- senti i problemi della ricostruzione. Non può un paese -vivere alle spalle di un altro, né riconquistare la sua personalità in armo- nia con 'i fini della pace, senza la ricostruzione.

Noto brevemente alcuni dei punti salienti: a) Agricoltura: il primo urgente aiuto alleato è necessario

per i fertilizzanti, per i semi selezionati; per gli animali di alleva- mento, e per la riattivazione del credito agrario.

So che in America vi è l'iniziativa di cooperative tenute da cattolici e da non cattolici ( e patronizzata da msgr Ligutti, ex Secre- tary di Reval Life des Moinas Town) per inviare in Italia capi di bestiame.

b) Marina mercantile: parte notevole perduta, altra pas- sata ai servizi militari; impianti portuali e cantieri navali rovinati: occorre aiiiture largamente 1:: ricostruzione di simile hd~s t r i a , uaa delle pih iaportanti per !'Italia.

C) Istruzione: l'Italia ha bisogno di carta e di libri. A parte le iniziative di propaganda (radio e films compresi) occorre che siano favorite (ora che c'è il bisogno) tutte le iniziative atte

- a salvare il tesoro delle biblioteche esistenti in Italia, e le altre per la pubblicazione di libri d'istri.~xirine classica, tecnicaj di aliil. tura generale e di formazione spirituale.

d) Emigrazione: molti operai italiani (e i più qualificati ed esperti) saranno impiegati nelle opere di ricostruzione in Italia e fuori. Ma l'operaio manuale e il contadino che non avranno mezzi di vita, ricorreranno d'emigrazione. I1 problema è generale e non soltanto italiano. Ma l'Italia ha già un passato emigratorio (per la ricerca del lavoro manuale) che dovrà ottenere certo del favore da parte dei governi delle Americhe, del Canada, dell'Au- stralia.

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e ) Colonie: allo stesso tempo è da riconsiderare il pro- blema delle -antiche colonie italiane, acquistate prima del periodo fascista: l'Eritrea, la Somalia, la Tripolitania e Cirenaica (Libia). Benché tali colonie non abbiano assorbito nel passato una larga popolazione contadina, perché c'erano migliori sbocchi mediterra- nei quali la Francia, Algeria, Tunisia ed Egitto, si prevede che nel dopoguerra le zone francesi saranno chiuse ad una larga emigra- zione italiana; e che il movimento transoceanico non sarà facile nel primo decennio. I1 primo sbocco per l'Italia sarà certo la Cirenaica e qualche zona costiera della Libia e l'altipiano dell'Eri- trea. Se ciò sari impedito per politica imprevidente sarà un danno per l'Italia.

V. Guerriglia.

La guerriglia dei patriotti [sic] italiani (non li chiamo pau- tisans) è di un valore eccezionale, sia perché è condotta spesso dalle popolazioni allo sbaraglio, dagli operai con gli scioperi e i sabotaggi, dalle bande inquadrate e da gruppi di truppe.

Dire dell'importanza della guerriglia agli uffici competenti di Washington sarebbe inopportuno. Ma è doloroso notare che la grande stampa se ne occupa di rado e con note che mostrano o la incomprensione o il fastidio (a parte lodevoli eccezioni come quella di Anna O'Hare McCormick e di Dorothy Thompson l).

Non so se sia esatto che i patriotti non sono largamente aiu- tati dagli alleati, come spesso si'dice sulla stampa italiana degli Stati Uniti. Certo che una larga e sostenuta offensiva dei patriotti nelle Pre Alpi e sugli Appennini Apuani e toscani e in Liguria, sarebbe' da favorire largamente durante l'invasione del Nord e l'offensiva (che si aspetta) sul fronte italiano.

VI. Prigionieri di guerra.

Sembra, dalle notizie in circolazione, che i prigionieri. di guer- ra italiani nei vari campi d'America, siano nncora trattati in base alla Convenzione di Ginevra, come prigionieri di nazione nemica;

1 Pubblicista statunitense. Esponente del movimento democratico progressi- sta americano. Per la Mc Cormick cfr. nota 1, p. 180.

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mentre, dato il principio della cobelligeranza, essi sono cittadini di un paese noil più nemico, ma in certo modo alleato agli scopi e all'attività di guerra.

E' perciò necessario ridare a tali prigionieri il senso della loro posizione, toglierli dalla umiliazione della prigionia di guerra, rimetterli a contatto col mondo civile e far sentire il senso della , nazionalità che risorge.

Onde la necessità di letteratura adeguata, di contatti utili con quegl'italiani o italo-americani che concordano con gli alleati nei fini della presente guerra.

Se si potessero, accettando il principio della volontarietà, far rientrare poco a poco i prigionieri (ufficiali e soldati) nell'esercito mobilizzato e combattente, ovvero accettarli come patriotti in zona nemica, sarebbe un grande vantaggio per i prigionieri stessi e per la causa alleata.

i I pioblema va studiato in tutta la sua portata, perché è vera- mente importan~e per evirare, alla fine della guerra, l'immissione nelllItalia di circa un milione di gioventù resa mslcontenta e mal- sicura nei forzati ozi della prigionia.

VII. Prospet!iua (outlook) politica.

Le superiori osservazioni mi conducono a riproporre il pro- blema politico dell'Italia visto nel quadro d'insieme.

L'Italia ì: stato il primo paese che parzialmente è stato libe- rato dall'occupazione nazista e dalla tirannia fascista.

I paesi europei guardano al171talia come il campo della prima esperienza alleata. Se gli anglo-americani fossero stati in condi- zione di fare in Italia una rapida campagna, Romania, Bulgaria, Ungheria e Turchia avrebbero tenuto altro atteggiamento - a non parlare della Spagna, del Portogallo e della Francia di Vichy.

Ma, a parte i calcoli inesatti dal punto di vista militare e la loro ripercussione politica, quel che più è stato messo in evidenza dagli avvenimenti europei è stato l'influsso della Russia sulle va- rie popolazioni dell'Est, Centro-Sud Europa, fino ali'Italia.

Se tale influenza fosse stata all'unisono e solidale con quella anglo-americana, non si avrebbe avuto il fatto che le masse oggi

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(Germania compresa) guardano più a Mosca che a Londra e Washington.

Non insisto su questo punto che mi sembra evidente. Noto solo che non si è tenuto conto dei risultati in Italia (come campo di esperimento), per la loro ripercussione presente e futura in tutta Europa.

In mia opinione, l'Inghilterra (che ha vitali interessi ne1 Mediterraneo) dovrebbe ridestare in tutta Europa (che gravita sul Mediterraneo) una corrente di simpatia e larga fiducia verso la politica di Londra. Pur troppo ciò non è awenuto fin oggi, anzi sembra che in Italia e Francia si vada destando un risentimento antinglese, che, se giustificato dalle apparenze e da una certa pretenzione di superiorità, no9 8 affatto nell'interesse reciproco delle tre nazioni.

Dall'altra parte, l'America non ha in Europa gli interessi im- periali dell'lnghilterra, ha solo un interesse primordiale e fonda- mentale, quello della pace futura, che non sarà mai raggiunta con un'Europa indebolita, divisa in zone d'influenze dei colossi del- l'Est e dell'ovest, e ridotta a subire una crisi lunga e difficile.

Di fronte a due imperialismi che si designano sull'Europa del dopoguerra, l'America deve prendere posizione di equilibrio, in un fine superiore che trascende gl'interessi materiali di dominio se non di predominio di Mosca e Londra.

L'Italia al centro del Mediterraneo .se sarà lasciata in uno stato di permanente debolezza e soggezione, non gioverà né alla Russia né all'Inghilterra, ma sarà un elemento d'instabilità nel- l'equilibrio europeo, e un centro di risentimenti che a lungo an- dare producono frutti di guerra.

Si propone per tutto questo, che sia permesso al governo ita- liano d'inviare a Washington una missione per trattare i proble- mi più urgenti, per i quali l'appoggio americano potrà essere gio- vevole o anche addirittura decisivo.

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SFORZA A STURZO ' (f. 206 A, C. 199)

Napoli, 2 maggio 1944

Caro Sturzo, ho la sua del 30 marzo e voglio subito ringraziarla con tutto

il cuore per la smentita alle stupide accuse. Che esse abbian potuto sorgere indica uno stato d'animo di morboso odio non contro la mia persona ma contro i propositi di sanzioni anche contro pluto- crazie imperanti che formulai nel discorso di Bari. Fu allora che la campagna cominciò. Ed è per questo che troverei tanto utile, tanto provvidenziale la sua venuta.

Senza di lei, senza il suo spirito e cristiano e democratico, troppi « conservatori » imboscati sotto il nome nobilissimo della democrazia cristiana prepareranno la via d'avvento di ondate comunistiche. Lei sa quanto facilmente la cieca folla va verso sorgenti feticci.

Dò al suo trasloco a Brooklyn il significato simbolico di un passo verso l'Italia.

Non ho bisogno di &:e :: !ei che se he dzto Y mio nome 21

nuovo governo di unione è at~lto per un dovere mara!e 2, tantc più chiaro per me quanto più i poveri calcoli deil'amhizione per- sonale mi avrebbero facilmente persuaso di restar fuori. Non potevo assumermi la responsabilità, restando fuori, di polarizzare sul mio nome una sicura opposizione - mentre entrando posso sperare di contribuire ad un miglioramento delia situazione ita- liana.

Suo sempre aff.mo.

1 Sopra la data l'indirizzo del mittente: « 6, via Carducci ». Risposta alla let- tera di Sturzo del 30 marzo 1944 (doc. n. 140).

2 Sforza era entrato a far parte del nuovo ministero Badoglio, in qualità di ministro senza portafoglio. Nel ministero entrarono rappresentanti dei sei partiti del C.L.N. Questo governo cadde ai primi di giugno del 1944, dopo la liberazione di Roma, sostituito dal I gabinetto Bonomi. Sul nuovo ministero Badoglio Sturzo lesse un messaggio radiofonico per la u Voce deii'Arnerica ». I1 testo del messaggio in B.N.Y., pp. 182-84.

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RODINO' A STURZO ' (f. 206 A, C. 174)

[Napoli], 6 maggio 1944

Carissimo sempre,

riscontro la tua datata 31 marzo c.a. ma col desiderio sem- pre più vivo di riabbracciarti dopo tanti avvenimenti così impen- sati e impensabili nella loro terrorizzante gravità. I1 grande af- fetto limita la mia premura quando mi scrivi che il viaggio potrebbe danneggiare la tua salute. Pensa però - ignoro la pos- sibilità dell'attuazione - se il viaggio diviso in tappe possa essere affrontato. La tua presenza sarebbe d'immensa gioia ai tanti che ti vogliono vero bene e costituirebbe awenimento politico di grande importanza. Che Iddio t'ispiri per il tuo meglio prima e poi per il nostro che, del resto, è congiunto al tuo.

In quanto all'atteggiamento della democrazia cristiana credo anch'io debba rimanere qual'era il partito popolare - partito di centro, amante della libertà, intesa nel suo ampio ma giusto signi- ficato, nemica di violenza, a qualsiasi fine diretta, scevra di pre- giudiziali e molto più d'impegni sulla forma costituzionale dello Stato. Non isolarsi da altri partiti socialmente più affini ma non rendersene succubi ed organizzare le masse, affermando sempre dippiù che la loro progressiva ascesa può e deve trovare aiuto e non contrasto nel campo nostro. Comprendo le ragioni che ti fanno scrivere che i capi politici debbano essere laici per evitare quello che awenne nel 1923, ma quale capo potrebbe avere l'ascendente che avevi tu sul partito e che avresti, in misura anche più grande, dopo l'esilio glorioso? Non saresti, no, segno di con- traddizione né elemento di debolezza ritornando in mezzo a noi, ma elemento indispensabile di coesione e quindi di forza. Ed ora ti dirò brevemente della vita materiale, morale e politica che qui

1 Carta intestata: « Aw.ti GiuIio e Guido Rodinò di Migiione. Napoli, via Bisignano, 4 ». Risposta alIa lettera di Sturzo del 31 marzo 1944 (dcx. n, 142).

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meniamo. Quella materiale non è facile, perché vi è grande scar- sezza di viveri e, data la bontà umana, i prezzi, per bramosia di illeciti guadagni, aumentano in misura insopportabile. Se vuoi sa- pere qualche prezzo, ti dirò che il prezzo della carne - che non mangiamo che assai raramente - si aggira sulle 300 lire e più, il pane fuori tessera a 120, latticini e formaggi L. 200 e 300 sempre - s'intende - a Kg. Un vestito da uomo - stoffa e mani- fattura - si aggira sulle lire 10.000 prezzo minimo, la sola mani- fattura 2.500, un paio di calze tra le L. 150 e 200. E così via: in queste condizioni una buona parte dei cittadini si è adeguata ai prezzi, perché i lavoratori, non a stipendio fisso, richiedono ed ottengono mercedi più o meno corrispondenti al costo della vita, mentre moltissimi si son dati al contrabbando, ricavandone lauti guadagni ed altri hanno trovato occasione presso gli alleati che cor- rispondono alti salari: quelli invece - impiegati, classe media ecc. - vivono in grave disagio, perché le spese necessarie alla vita - intesa nel senso più ristretto - supera e di gran lunga l'entrate: si aumentano per necessità di vita gli stipendi ma questi aumenti non risolvono la posizione, che può esser resa meno grave e preoc- cupante solo con un maggior apporto da parte degli alleati, visto che la produzione nazionale in queste zone liberate, per evidenti caUse, non pub essere che minore di que1L del tempo di pace. Anche !a vita morale lascia a dcsidcrarc: desiderio smodutc di guadagno, disagiate condizioni finanziarie, miseria di molte famiglie costitui- scono tutte posizioni determinanti grande rilassamento della pubbli- ca moralità. Avrai seguito come una condotta forse troppo intran- sigente aveva determinato una stasi, che impediva qualsiasi solu- zione, che consentisse l'unione di tutti i partiti antifascisti, unione necessaria in momenti così gravi, se non altro per far assumere le proprie responsabilità a tutti e non ad un partito solo. I1 partito comunista - a mezzo del suo rappresentante Togliatti - propose di superare la pregiudiziale dell'abdicazione del re, che si richiedeva immediata, e così costituire un governo con tutti i partiti: dopo discussioni e difficoltà continue e non lievi si giunse a costituire il nuovo ministero Badoglio che cerca di fare del suo meglio. Ma i problemi che sono nell'ora, e molti e gravi, sono di molto infe- riori alla volontà ed alla competenza - quando v'è - degli uomini.

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+ Non v'è che il tempo e l'aiuto della prowidenza che possa gra- dualmente migliorare le condizioni nelle quali attualmente si vive.

Ho letto con gran piacere quanto mi scrivi per l'aiuto dei cattolici americani e mi auguro che possano superarsi le inevita- bili difficoltà, che possono presentarsi.

Ho detto a Sforza quanto mi hai scritto e ne è rimasto sod- disfatto.

Qui si vive nella speranza che avvenimenti, che sembrano .

prossimi a verificarsi, mettano termine a questa orribile guerra, le cui vicende hanno provocato dolori inenarrabili, immense sven- ture e devastazioni. Per noi, non giovani, non potranno ritornare

'

i tempi del passato, dei quali forse, assai spesso ci siamo lagnati a torto.

Nemia in modo particolare e tutti i miei figli ti ringraziano del tuo affettuoso ricordo e t'inviano i loro devoti saluti.

Sapendo come t'interessi a noi ti dirò l'attuale nostro stato di famiglia; noi genitori, 8 figli, 4 nuore, 1 genero, 9 nipotini, 1 in arrivo.

Vari giorni or sono ebbi una cara lettera dalla Sig.na Nelina tua sorella, che sta bene e mi parlava di te.

Col sempre vivo desiderio di rivederti tra di noi t'abbraccio con tutto il cuore. Tuo aff.mo.

MATTARELLA A STURZO l ( f . 197 A, C. 362)

Palermo, 24 maggio 1944

Carissimo don Luigi, ho ricevuto in questi giorni la Sua graditissima del 30 marzo e

mi affretto a risponderle. La notizia che riguarda Aldisio è assolutamente infondata

e quella espressione gli è stata attribuita dai separatisti in perfet-

Dattiloscritto. Carta intestata: « Partito democratico cristiano. Comitato regionale per la Sicilia ». Risposta alla lettera di Sturzo del 30 marzo 1944 (doc. n. 141).

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. ta malafede, aU7unico scopo di mettere in cattiva luce la democra- zia cristiana, presentandola come attaccata alla monarchia e di sminuirne di conseguenza il valore e la portata, dato che essa costituisce l'argine più saldo contro il separatismo.

Le allego copia della lettera di Totò l con la quale la misera insinuazione, completamente campata in aria, venne smentita e sarebbe, penso, molto utile che lei faccia conoscere la cosa anche al fine di presentare per quel che sono i sistemi di propaganda dei vari Finocchiaro ', il quale in un recente discorso a Catania, infierendo velenosamente e volgarmente contro di noi tutti, ha anche accusato Aldisio di essere stato pure lui separatista.

Per la situazione generale tanto io che Totò siamo perfetta- mente di accordo con lei e qui in Sicilia siamo riusciti a dare al movimento il giusto tono, con scandalo solo di qualche oca capito- lina, che però non ha nessun peso nel partito.

Come ebbi a scriverle nella mia del 5 febbraio, uguale sforzo abbiamo entrambi fatto a Bari presso gli amici delle varie regioni a fine gennaio e sono giorni fa ritornato alla carica a Napoli al Congresso del Partito 3, dove ho trovato con mia sor- presa monarchico Petrone, ritornato recentemente da Londra.

Ndisio scrisse urla lettera a! giornale <: Sici!::. Liherrta D, pubblicata ne! =ilmero de! 26 gennaio 1944. Nella lettera si legge: « Ill.mo Signor Direttore, è stato affermato che al Congresso Regionale Democratico Cristiano di Calta- nissetta io abbia riferito che Luigi Sturzo sostenga nella stampa internazionale la Monarchia. E si è aggiunto che io avrei barato dato che, secondo tale voce, Sturzo professi idee antimonarchiche. La verità si è che a Caltanissetta, come possono attestare tutti i presenti e gli atti del convegno, nulla di tutto ciò è stato detto e se il pensiero di Luigi Sturzo è stato richiamato, cib fu fatto solo a proposito del movimento separatista, in ordine al quale sappiamo con cer- tezza che Egfi ha assirnto attrggiainento d: ferma ed ineq~ivcczbiìc opposizione. Come vede Signor Direttore, se un baro c'è, esso è so!o da parte dei propagatori della notizia sudd-etta. Gli stessi poi avranno potuto, in questi giorni, constatare, , come noi, lungi dall'adulterare il pensiero del giande Esule, che consideriamo come Capo e Maestro, intendiamo dare ad esso la più larga e genuina divul- gazione D.

2 Andrea Finocchiaro-Aprile (1879-1964), ex deputato iiberale e sottosegre- tario alia guerra e al tesoro dal 1919 al 1920, fu, neli'immediato secondo dopo. guerra il maggior esponente del movimento separatista siciliano. Entrb ail'Assem- blea costituente nel 1946.

A Napoli dal 16 al l 8 aprile 1944 si svolse il congresso democratico cristiano delllItalia liberata. Cfr. Atti e documenti della Democrazia Cristiana, cit., vol. I , pp. 64-67.

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Nel complesso l'elemento monarchico non credo sia in pre- valenza de! Partito, ritengo anzi che esso sia una minoranza, essendo il grosso rappresentato dagli indifferenti.. Sarà piuttosto necessario lavorare come io stesso sto facendo da mesi presso i Vescovi, che non sono monarchici per sentimento, ma per preoc- cupazione. I suoi scritti, che ho mostrato, hanno fatto già parecchio.

Comprendo il suo disappunto ed allarme per la notizia dif- fusa sulle pretese dichiarazioni di Aldisio, ma era pensabile che doveva trattarsi quanto meno di uno sbaglio, come lei ha intuito e scritto.

I separatisti continuano. Parecchi, dopo il trapasso dei poteri alla sovranità italiana, hanno fatto macchina indietro, come Gue- rino Amella. Altri giuocano all'equivoco. Alcuni ancora insistono. L'effetto sulle masse è piuttosto scarso. E' comunque un movi- mento che occorre seguire e vigilare continuamente, anche per l'elemento poco buono da cui è circondato, la mafia riportata dai feudatari separatisti all'onore della ribalta politica.

I1 movimento è puramente reazionario e ha fatto presa sui più retrivi proprietari, che sperano di sottrarsi col distacco ad una politica sociale ardita.

Sono assai dolente del rinvio della sua venuta e mi auguro che essa possa avvenire al più presto.

I1 Congresso del Partito delle regioni liberate che si doveva tenere qui nei giorni 10-11 e 12 giugno si terrà invece a fine giugno, nella speranza che possano ad esso prendere parte gli amici di Roma.

In calce le trascrivo i nomi dei dirigenti dei Comitati pro- vinciali, che sono diretti e coordinati da un Comitato regio- nale, del quale è stato Presidente Aldisio e che intanto dirigo io come Vice Presidente, dopo la nomina di lui a Ministro.

Di Palermo e Trapani intanto me ne occupo pure io, con l'aiuto di vari amici, tra cui Pecoraro che ha ricevuto la sua let- tera, il &. Pasquale Cortese, segr[etario] del Com[itato] reg[ionale], via Notarbartolo 1, l'Ing. Filangeri, il di. Samonà, I'aw. Giuseppe Traina, via Archimede n. l e vari altri.

Con molti affettuosi saluti

l Il numero manca.

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[P.S.] Messina: dr. Rosario Millemaci, via. S. Agostino 35; Catania: prof. Carmelo Caristia; Enna: farm. Giuseppe Tanteri; Agrigento: aw. Salvatore Scifo, via Sanso 9; Ragusa: avv. Salvatore Migliorisi; Caltanissetta: aw . Giuseppe Alessi, via Cavour; Siracusa: prof. Giuseppe Agnello; Organizzatori sindacali: C[ altalnissetta: avv. Giuseppe Alessi, via Cavour 13 ; Palermo: dr. Pasquale Cortese, via Notarbartolo 1; aw. Be-

nedetto Giunta, via Paolo Paternostro 8; aw. Francesco Pergola, presso sede Partito;

Siracusa: aw . Arturo Scatà; '

Ragusa: Ing. Vittorio Veninati; Catania: rag. Tinnirella.

STURZO A SFORZA l (f. 206 A, C. 193)

[Brooklynl , 27 maggio [ 1944 1

Pacaardi porta la lettera. DifficoItA di viaggiare e pi2i di assumere la responsabilità di leader (a parte la salute) per 20 anni di assenza e perché preferisco un laico.

Dernoc[razia] Cristiana in Europa e anche in America - speranze per il futuro.

Lavoro anche per l'interesse immediato del nostro paese. Comprendo quel che ha scritto - anche quel che non ha

scritto. Non occorre avere molte apprensioni. Intanto si awicina -il momento che Roma sarà liberata e il

Governo subirà le modificazioni necessarie anche per il contatto con le popolazioni che hanno resistito etc.

Saluti a Rodinò - Fare leggere la lettera. Messaggio

1 Schema di lettera, in risposta d a lettera di Sforza del 2 maggio 1944 (doc. n. 153).

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SFORZA A STURZO l (f. 207 A, C. 113)

Napoli, 31 maggio 1944

Caro Sturzo, ho ricevuto ieri la sua lettera del 27 apr[ile] e le altre per

Rodinò e amici che ho subito rimesso cogli stampati. La sua intervista all'1.N.S. ha interpretato a perfezione il mio pensiero; fu per me un duro sacrificio personale e morale di dare il mio nome a un gabinetto di coalizione in cui riscontravo difetti anti- chi e pericoli nuovi: ma sentii che mio dovere era di aderire 3 .

Se non avessi aderito sarei diventato, mio malgrado, il capo di una opposizione tantò variegata quanto il band waggon ministe- riale. E poi occorreva mostrare al mondo che dopo la schiavitù fascista sapevamo far presto a formare un gabinetto. La mia pre- senza nel governo non sarà stata inutile perché ho fatto accettare:

a) il principio della punizione severa dei grossi colpevoli - del fascismo;

b) una formulazione completa di una nuova politica estera; C) la pubblica sconfessione della tesi anti-italiana del Prin-

cipe di Piemonte. Qualcosa dunque si fece e si fa, che non fu neppure sognata

prima. Ciò basta per la mia coscienza. Certo, questo governo (e lei capisce perché) non ha piena forza per rompere 1e.complicità e solidarietà degli alti gradi militari che non vogliono pagare i conti dei delitti e tradimenti del settembre scorso. La gang dei colpevoli militari rimane ed è un disastro; c'è perfino il pericolo che, pur di salvarsi, si atteggi a simpatizzante coi comunisti; in ciò aiutata dal suo odio per gli alleati. Ma come alto commissario farò almeno colpire degli individui, ora risolutamente immuni. Poi si vedrà.

1 Carta intestata: «Alto Commissariato per la punizione dei delitti e degli tiieciti del fascismo. L'Alto Commissario ».

Cfr. doc. n. 150. Cfr. nota 2, doc. n. 152.

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Se a Roma si troverà una- più salda e calda atmosfera di rinnovamento morale che in questo troppo anemico Mezzogiorno, ,ebbene, le cose cambieranno: nessuno più di me nel presente Gabinetto sente di esservi per un penoso dovere. Se possibilità e doveri'più alti si profileranno all'orizzonte, tanto meglio.

Circa il problema istituzionale io accettai e in parte aiutai a far sorgere il concetto del Luogotenente; ma per chiunque ha occhio storico la monarchia sembra finita. I1 solo monarchico in Italia è Churchill: è la sua lunga illusione e pressione che ha fatto nascere e fiorire un partito comunista, prima trascurabilissimo. E' sempre così! Quanti errori, quante occasioni perdute dall'ot- tobre.

Tra i nuovi ministri uno dei migliori mi pare Aldisio: al- meno è un uomo.

Grazie per il suo articolo sulla stupida accusa di massoneria a me!

Faccia vedere questa lettera a Ascoli e gli dica che la sua lezioncina a Salvernini fu perfetta. Quanto vorrei incontrarla.

Ai-rivederci a presto! Mi scriva. Aff.mo.

[P.S.] - Se vuole dia a N[azionil U[nite] il mio accluso broadcast.

JERVOLINO A STURZO l (f. 206 A, C. 242)

[Roma, 15 o 16 giugno 19441

Carissimo Don Sturzo,

il messaggio augurale e programmatico, fattomi tenere in occasione della mia nomina a sotto-segretario di Stato *, mi ha arrecata tanta gioia.

1 Carta intestata: « Ministero dell'educazione nazionale. Il Sottosegretario D. La lettera è sema data. Lo stesso Sturzo annotò in alto a destra la presumibile data di partenza: « 15 o 16 giugno 1914 D.

* Angelo Raffaele Jervolino era stato nominato sottosegretario aiia pubblica istruzione nel primo ministero Bonomi. I1 ministero Bonomi venne formato il

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Anzitutto mi assicura della sua salute: e ciò è per me motivo di grande compiacenza, perché rafforza la speranza di presto rivederla in Italia come capo amatissimo e desiderato.

In secondo luogo precisa gli sviluppi storici del nostro par- tito e rileva nuove ragioni, che giustificano la denominazione del nostro movimento politico.

Ora siamo alquanto perplessi su di un altro argomento im- portante: se cioè dichiarare il partito democratico cristiano i aconfessionale » o meno, nel senso cioè di accogliere o rigettare le adesioni dei non cattolici. Molti vescovi hanno ostilità per la parola « aconfessionale » presentandosi la stessa ad errata inter- pretazione, cioè a partito che non si ispira ai principii della morale . cristiana.

D'altra parte, ricordando le direttive della Santa Sedè e la necessità di non compromettere l'Azione cattolica - non è oppor- tuno e possibile proclamare il nostro partito « confessionale » e precludere l'ammissione quelli che, pur non essendo cattolici accettano il nostro programma.

Sarebbe necessario che lei ci dicesse la parola definitiva, che sarà certaniente accettata con quella sensibilità che tutti hanno verso l'autorevole capo del nostro movimento politico.

Le assicuro il mio modesto ma sincero e tenace contributo per la diffusione dei principii, che ci accomunano, anche in con- siderazione della responsabilità, cui ci richiama. Voglia Iddio che sia proprio la D.C. a ricostruire una Italia più pura e vera- mente libera perché possa riprendere le sue tradizioni gloriose.

Con cuore fervido le mando i miei saluti augurali.

9 giugno 1944 a cinque giorni daiia liberazione di Roma. Nel governo entrarono rappresentanti di tutti i partiti antifascisti. Sul primo ministero Bonomi cfr. E. AGA-ROSSI SITZIA, Lu situazione politica ed economica dell'Italia nel pe- riodo 1944-45; i governi Bonomi, in « Quaderni dell'Istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza », n. 2, Roma 1971, pp. 5-60.

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DE GASPERI A STURZO ' (f. 206 A, C. 315)

[Napoli], 15 giugno 1944

Carissimo,

ho ricevuto tutto in un colpo i tuoi messaggi inviati a mezzo Sforza, l'awocato italo-americano di cui mi sfugge il nome e altri. Ti ho letto e ascoltato alla radio con intensa commozione e gratitudine per gli incoraggiamenti che ci dai e per il contributo prezioso che offri al paese, ed è da tutti riconosciuto. Tu sei più che mai il nostro maestro e donno, più che mai desiderato ed acclamato. Qui nell'Italia liberata mi fu detto che ti fu già tra- smesso il desiderio ardente del tuo ritorno. Anch'io lo invoco, ben che non mi nasconda che tu possa essere utilissimo anche costì e forse lo saresti ancora più a Londra. Io avrei bisogno del tuo consiglio in moltissime e gravi questioni. Tutto oggi è ancora in flusso, perfino il titolo del partito, e sono ben lieto che tu approvi l'epiteto D.C. ch'io ho provvisoriamente scelto, per ve- . . i,:re :i,contro ui g;- ,,,\ani V PE,O ,LA, nnn ~ r r ~ r o ~ e n r r v:vL ,,,, !e battaglie pepelari; e per ottenere cos! h hsione UeYe dt?e generazioiG: dsvetti passar sopra alle preferenze dei miei più prossimi collaboratori, come Spataro e Scelba. Ed in verità nel periodo cospiratorio ho dovuto esercitare una dittatura morale che .la bontà degli amici mi ha riconosciuto. Ora si tratta di riorganizzare democraticamen- te e confido che il « senza portafoglio » mi permetta di vigilare

1 Carta intestata:. « M i s t e r o dell'Industria del Commercio e del Lavoro ». In alto annotazione di Stuno: «Scritto il 2 agosto, il 31 agosto e poi il 2 ott[obre] ». Con questa lettera De Gasperi risponde alla lettera di Sturzo del 21 settembre 1943 (doc. n. 86). Sturzo aveva affidato questa lettera a Sforza in procinto di partire per i'Italia, che la consegnò a De Gasperi dopo la libera- zione di Roma. L'indicazione del luogo di partenza di questa lettera si desume dalla successiva lettera di De Gasperi a Sturzo del 18 agosto 1944 (doc. n. 172). Questa lettera è ora pubblicata anche in De Gasperi scrive, a cura di M. R. De Gasperi, Brescia 1974, vol. 11, pp. 20-21.

Si tratta di Joseph Calderon. Cfr. nota 2, doc. n. 145.

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sulle sorti del partito, ove la perdita momentanea di Peppino ' passato al ministero, è grave assai; ma a chi si è sacrificato sem- pre e ha lavorato come lui non [si] poteva negare questa soddi- sfazione. Sul suo nome impegnammo battaglia sul sottosegretaria- to all'interno che BonComi] ci aveva formalmente promesso, ma i socialisti furono durissimi e dovemmo ripiegare sulla stampa. Tu conosci uomini e cose e puoi immaginare le difficoltà della nostra posizione. Nonostante che noi fossimo in prima fila nella battaglia antifascista, quando è il momento della decisione dobbiamo bat- terci soli. Ci è doluto anche per Aldisio e la Sicilia; ma ci fecero fare il ministero a tamburro Csicl battente in un albergo della capitale senza 'alcun previo contatto con gli amici di quaggiù. Ed ora che ti scrivo ci fanno tardare il placet. Per il partito non ho che una preoccupazione: la questione istituzionale ci può divi-

, dere e già ora qui si coagulano centri cattolico-monarchici, col- l'appoggio dei Vescovi, benché io abbia, contro lo zelo repubbli- cano di qualche amico anche autorevole resistito e conservato la tregua tra gli uni e glj altri. Nel Nord la questione non è ancora chiara, perché la « repubblica » è Mussolini. La mia preoccupazio- ne riguarda anche il paese. Saremo capaci di dar vita ad una repubblica veramente libera e democratica? Questo è il dubbio che mi tormenta e lo spettacolo dei dissensi dei nostri partiti mi angoscia. Di fronte a ciò c'è il meraviglioso afflusso dei giovani verso di noi e la mia fede nel soccorso del Signore mi conforta. Se la tua salute lo permette vieni e consigliami; intanto scrivimi magari a mezzo Rodinò; ma non rischiare il viaggio se non è oppor- tuno a parere del medico. Attendi piuttosto tempi più calmi e me- todi di trasporto sicuri. Non ti posso far la cronaca agitata di questi giorni. Siamo qui sospesi, tagliati fuori da Roma e dai sottose- grCetari1 rimasti lassù T ~ V T ~ D E L . Ora devo interrompere; quan- te cose vorrei scriverti! Per ora ti basti l'espressione più fraterna della mia devozione, l'accorato desiderio dei tuoi consigli, il senso di conforto d'esserci trovati d'accordo nonostante le distanze di tempo e di luogo, la gratitudine per l'opera tua. Gronchi e Tupini

Giuseppe Spataro era stato nominato sottosegretario per la stampa e l'in. formazione nei primo ministero Bcnomi.

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si associano a me. Ti abbraccio come un fratello e ti raccomando ogni giorno al Signore. Così sia di te. Tuo aff.mo.

[P.S.] Un tumulto di ricordi e di pensieri dal sempre tuo aff .mo Umberto Tupini l.

TUPINI A STURZO (f. 206 A, C. 315)

[Roma, 15 giugno 19441

Caro Don Luigi,

vedo che ho tempo e spazio e ne approfitto per dirti qualche cosa di concreto. Noi della vecchia guardia .sotto la guida ani- mosa e affettuosa di Alcide ti abbiamo sempre tenuto nel cuore e considerato il nostro insuperabile maestro.

Tra questi io in un modo particolare ho letto i tuoi scritti via via che mi è stato possibile captarli e ne ho fatto talvolta so- stanza' e argomento di discorsi e di articoli quando mi è stato possibile in regime clandestino. Soprattutto ho l'orgoglio di aver fatto di mio figlio Giorgio, buono, bravo, intelligente e studioso un fervido assertore della nostra Idea e - soprattutto - un innamorato del tuo pensiero, unitamente a Scelba e a pochi altri. Io invocherei il tuo ritorno, che attendiamo tutti con grande ansia. Alcide e gli amici mi hanno voluto al Ministero. Ho un solo pro- ... r . posito: izre onore allSldea e rendermi utile ai Paese. La situa- zione è grave quale tu - che pur hai mostrato di afferrarla da lontano con tanta completezza - nei suoi dettagli' non puoi nemmeno immaginare. Ma se Dio ci assisterà faremo del nostro

l Cfr. doc. 160. 2 Lettera inviata insieme alla precedente di De Gasperi. 3 Umberto Tupini era stato tra i fondatoti del P.P.I. nel gennaio 1919 e

poi deputato popolare dal 1919 al 1926. Nel giugno 1944 era stato nominato ministro deiia giustizi nel primo gabinetto Bonomi.

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meglio per non farci schiacciare. Tu dalla tua altissima situazione spirituale e sacerdotale prega per ora molto e sempre per noi in attesa di avere anche al più presto la tua impareggiabile coope- razione e il tuo attuale sostegno.

Quando ti penso e parlo di te mi commuovo e puoi ben capirmi. Ti sono stato sempre fedelissimo amico e non posso dawero dire ora di esserlo più di prima e di sempre.

Un abbraccio affettuoso, tuo.

RODINO' A STURZO ' (f. 206 A, C. 237)

[Napoli], 16 giugno 1944

Carissimo,

Ho ricevuto da Sforza una tua lettera a lui diretta,nella quale dandogli tue notizie scrivevi che non avevi avuto riscontro ad una tua lettera 23 marzo 2. E' inutile che ti dica che ho sempre riscontrato - e come poteva essere diversamente? - tutte le tue, e sarei dispiacente se - sia pure in ritardo - non ti fossero giunte.

Ti acclusi pure dei giornali e tra essi I l Popolo, nome denso di tanti ricordi del passato non apprezzato e così diverso dal pre- sente, nel quale era riportato un discorso che tenni a Napoli al cinema Modernissimo - molto ampio - che era gremitissimo. Molto, moltissimo entusiasmo, moltissimi giovani, irrefrenabile entusiasmo quando ricordai il tuo nome - inutile ricordo perché sei sempre nel cuore di tutti.

Qui, come saprai, si è formato un nuovo ministero con Bonomi. Ho dovuto vincere le insistenze non solo degli amici ma

1 Carta intestata: « Consiglio dei Ministri D. Probabilmente si riferisce alla lettera diretta a Sforza il 27 maggio 1944

(doc. n. 156).

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anche degli altri partiti ma a te posso dire la pura verità, avevo ed ho bisogno di un periodo sia pure di relativo riposo perché non si sopportano senza ripercussioni morali e fisiche quattro anni di guerra e quindi di sofferenze ed emozioni, oltre poi il lavoro continuo, incessante, irto di difficoltà dal 25 luglio ad oggi. Otti- ma idea anzi indispensabile era ed è la concorde permanenza di

' tutti i partiti al governo del paese ma ciò non toglie che la vita governativa sia tutt'altro che facile.

Importante avvenimento è stato l'accordo tra i tre partiti di massa (il nostro, comunista e socialista) per unificare il movi- mento operaio in unica Confederazione. Non mi sembra però che sia stato da tutti accolto con entusiasmo, sebbene presenti dei lati buoni; ma condizione essenziale perché tale accordo duri è che non vi sia prepotenza de nessuna parte e che questa unione sia veramente apolitica e che nelle sue decisioni ed anche nei suoi metodi tenga conto che unione tra correnti di diverso pen- siero può solo mantenersi con reciproche transazioni non urtando l'altrui pensiero né nella sostama né nella forma.

Mi duole assai, non solo per ragioni di partito ma anche per ragioni sentimentali che si allontani, da quello che tu scrivi, la speranza di rivederti presto dopo tanti anni e quali anni passati. ManSar2 Una lug recente f,2to~tafis; -a------

Stai sicuro che farò del mio iiieglio quando verri il padre dornenicano belga Felix Morlion ' mentre ho già scritto a Salerno per il consenso - che dipenderà sempre dagli alleati - se la sua domanda sarà giunta. M'attendo sempre tue care lettere. I miei tutti ti ricordano ed io t'abbraccio '.

l Cfr, nota 2, p. 258. 2 Sui margini del primo foglio si leggono i seguenti schemi di risposta di

Sturzo: « 31.VII.'44. Torno a raccomandare p. Morlion che lo indirizzi a Roma e soprattutto a Guido Gonella. Scriverò a [illegibie] ». « 1 agosto [1944]: accuso recezione deila lettera del 16 giugno. Non ho notizia se egli ebbe i duemila dollari. Mi mandi un telegramma se può. Mi è piaciuto il patto d'intesa con la Confederazione bianca (« Batt[aglie] sind[acali] » 25 giugno). Dissenso tra Napoli e Roma. Desidero essere informato dato che qui si [iliegibile] deiie cose [illegibile] da catt[olici] e da non catt[oliciJ ».

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STURZO A RODINO' l (f . 206 A, C. 178)

[Brooklynl, 20 giugno 1944

Mio caro Giulio,

Ti ho fatto spedire duemila dollari, raccolti dal Gruppo italo- americano « Popolo e Libertà » di New York in occasione del mio giubileo sacerdotale e da me destinate alla Democrazia Cristiana d'Italia.

La mia idea è che questa somma dovrebbe essere impiegata a sviluppare la nostra principale stampa politica nella Sicilia e nel Mezzogiorno.

Rimetto l'affare nelle tue mani, dopo esserti consultato per la Sicilia con l'aw. Bernardo Mattarella (Sottosegretario d'Istru- zione) e se è costà anche Aldisio, e pel Mezzogiorno con Jervolino e Spataro (Sottosegretario alle poste e alla stampa).

Ti accludo il saluto che « People and Freedom » degli italo- americani mandano ai democratici cristiani d'Italia. Fallo tradurre. Una lettera a Ullo. P[eople] e F[reedom] piccolo gruppo ma attivo e pieno di coraggio in un ambiente difficile come quello degli italo-americani o filofascisti o ostili.

Spero poter inviare altra somma per sviluppare un settima- nale degno, onesto, a carattere politico in Sardegna e altro non poli- tico a Roma.

Non è un gran che quel che ti mando per ora; i miei desideri sono molto più larghi della realtà. Ma continuo il mio lavoro per aiutarvi in quel che posso.

Ti prego di far arrivare a De Gasperi, Gronchi e Tupini il mio saluto affettuoso e l'augurio che possano fare del bene al paese nonostante tutte le difficoltà interne ed esterne.

l Sotto la data l'indirizzo del destinatario: « A S. Ecc. l'on. Giulio Rodinò di Migiione. Via Bisignano 4, Napoli ». Risposta d a lettera di Rodinò del 6 maggio 1944 (doc. n. 154).

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Appena potrò scriverò a De Gasperi e agli altri. Sono oppres- so dal lavoro sia per la pubblicazione di vari libri (uno in italiano che spero arriverà costà verso settembre) e altro in inglese e in spagnuolo (Sud America); sia per i memorandum che mando ai governi alleati e i contatti con vari personaggi interessat.i alle cose italiane.

Questo. rende chiara una delle ragioni del mio ritardo a venire in Italia, a parte la ragione di salute - che non è indifferente - e l'altra che ti scrissi il 31 marzo l , e che tu nella tua lettera del

- 6 maggio hai ritenuto [di1 scarso conto. Parlane con De Gasperi e gli altri che vengono dal centro. Del resto è bene tenere presente quali servizi posso rendere al paese sia in America che in Inghil- terra.

La notizia della fusione dei Sindacati cristiani con gli altri nell'intento di unificare il movimento operaio, è stata ricevuta qui con vari sentimenti, che vanno dall'approvazione incondizionata alla disapprovazione completa, e questa più che da parte cattolica da parte socialista, ma anche da parte cattolica.

Occorre che o Gronchi o Spataro (per la posizione che occu- [ pano) facciano chiare dichiarazioni ai corrispondenti americani. Scrivimi di nuovo. Sono stato iieto di apprendere come ia tua famigiia cresce

attorno a te. Ho avuto una viva descrizione del battesimo in casa dato all'ultima nata di Marcello. A tutta la tua famiglia, a tutti gli amici i più vivi cordiali saluti.

Aff.mo 3.

l Cfr. doc. n. 142. * Cfr. doc. n. 154. 3 Sullo stesso foglio si legge la minuta del seguente telegramma diretto a

Gronchi, datato 20 giugno 1944: « Ministro Gronchi, Salemo. Necessary clear deciaration on Labor syndicates fusion to avoid misundetstanding among american catholics and acatholics too. Cordial greetings and best wishes a.

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STURZO A RODINO' ' (f. 206 A, C. 258)

[Brooklyn], 6 luglio 1944

L'ultima tua è del 6 maggio. Dopo non ho ricevuto nulla da te o da altri, che mi abbia dato informazioni sulla situazione '.

Intanto ti ho spedito con una lettera del 20 giugno due mila dollari per'la nostra stampa di partito in Sicilia e in Sardegna.

Ora ti dò notizia che fra tre settimane ti spedirò tremila dollari (donazione di persone amiche e non denaro mio, tu lo comprendi) allo scopo preciso di aiutare il giornale democratico

. cristiano organo del partito, in Roma. Qui è stata data la notizia che in Roma ha cominciato la

pubblicazione Il Popolo, diretto da Guido Gonella. M'imagino [sic] che ciò è stato combinato con Alcide De Gasperi e gli altri.

Per mia sicurezza desidero una tua conferma dopo aver con- ferito con De Gasperi, Spataro e gli altri.

Ancora sono al buio nell'affare della fusione delle Confede- razioni operaie. Forse voi non v'imaginate quanto interesse si prenda in America delle cose italiane, specialmente a riguardo la Democrazia Cristiana. .

Purtroppo, i corrispondenti dei giornali e delle agenzie gior- nalistiche americane non .conoscono quasi nessuno dei nostri capi o ne fraintendono la posizione. Fanno una enorme reclame ai comunisti, cosa che mette in sospetto tutta la politica italiana. Ora qualcuno di essi (e non solo i cattolici) ha trovato sensazionale « i comunisti cattolici » di Roma ed hanno scritto vari articoli, intervistando un certo « Marco » - (senz'altra riferenza) e la sorella « Nemi » - o altri ignoti soggetti.

Mi parrebbe che fosse compito di Spataro di prendere contat- to con la stampa estera.

l Sotto la data, annotazione di Stuno: « A Rodinò. Spedita a Brennan con lettera urgente 9.

Cfr. doc. n. 154. Evidentemente Sturu, non aveva ancora ricevuto la lettera di Rodinò del 16 giugno 1944 (doc. n. 161).

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C'è stato uno dei capi democratici cristiani (anonimo) che al corrispondente Ah1 del P.M. ha detto che « egli non detesta il fascismo per se stesso D e che « non è stato il fascismo a portare l'Italia allo stato presente e che il fascismo fu il segno della decadenza morale del popolo italiano. Ch'egli prevedeva il trionfo del comunismo e la persecuzione della Chiesa, anzi pregava Dio che tale persecuzione venisse presto per purificarla D.

Queste cose fanno un male enorme non solo alla Democrazia Cristiana ma all'Italia. Io ho scritto una lettera di confuto, invi- tando il giornalista a fare il nome di costui che eglitchiama « scho- lar D (uomo di cultura) Democratico Cristiano e attivo nel partito.

Non ho potuto avere da nessuno copia del Decreto Legge circa la Costituente. Ti prego di spedirmelo subito.

A tutti gli amici i miei vivi auguri e cordiali saluti.

STURZO A JERVOLINO ' (f. 206 A, C. 241)

[Brooklyn], 27 luglio 1944

Mie rzrc JervoEno, nel darti la mia opinione personale circa la domanda che mi

rivolgi con la lettera del giugno scorso, credo bene ricordare il seguente episodio del lo congresso del Partito Popolare italiano, tenuto a Bologpa nel giugno 1919.

Alcuni degli intervenuti (dei quali non fo il nome perché ancora in zona occupata), criticarono il programma e l'orientamen- to. del partito perché non accentuava il carattere cristiano-cattoli- co '. Fu allora che io dichiarai che il partito era « aconfessionale D,

Risposta alla lettera di Jemolino del 15 (o 16) giugno 1944 (doc. n. 158). In alto a destra annotazione di Sturzo: « 28.VII.[1944]. Scrivo a Breman pre- gandolo d'inviare questa d'urgenza. Noto il ritardo nell'avere le lettere. Nessuna notizii dei 2.000 doilari inviati a Rodinò ».

Stuno si riferisce aiia polemica che ebbe con p. Gemelli e don F. Olgiati che auspicavano un partito dalla fisionomia chiaramente « cattolica », a differenza di S t u m fautore di un partito laico e aconfessionale. Al congresso di Bologna

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nel senso che non. era un duplicato dell'Azione cattolica né dipen- deva organicamente dalle autorità ecclesiastiche.

La qualifica di aconfessionale passò e credo fu intesa nel senso giusto; solo tre anni dopo arrivarono le critiche. Tu com- prendi fu più volte fraintesa. Lì per 11 non ebbi allora altra parola adatta per qualificare un partito che veniva dopo mezzo secolo di non expedit, e dopo l'esperienza dei gruppi clericale e clerico- moderati nei grandi municipi prevalentemente del Nord.

Oggi riprendere tale aggettivo per il partito Democratico Cristiano sarebbe tanto inopportuno quanto inutile. Due esperien- ze si sono avute da allora in poi dai cattolici italiani, che fanno sì che indietro non si torna. La prima che l'Azione Cattolica si è salvata intatta per essere stata fuori della politica militante., Le due volte che ci entrò lasciò strascichi morali indelebili. Fu quando usci dal suo riserbo e accettò di sostenere le elezioni poli- tiche del marzo 1929 di plebiscito per l'avvenuta conciliazione ' e l'altra la circolare di Vignoli alla vigilia della guerra abissina. La seconda esperienia fu quella del preteso Stato cattolico-cor- porativo o cattolico-fascista, del quale per vari anni fu avvelenato il pensiero dei cattolici di tutto il mondo con una propaganda insinuante e i cui effetti all'estero sono ancora visibili.

Stiamo ai termini netti, fissati da Benedetto XV nel dicem- bre 1918 e nel gennaio 1919 3, proprio alla vigilia della costitu-

del P.P.I. si ebbe uno scontro polemico tra Sturzo e Gemelli (cfr. Gli atti dei congressi del P.P.I., cit., pp. 47-64).

1 Cancellato si legge: «L'azione cattolica che ha attraversato il periodo fascista con poche perdite e proprio le perdite furono quando per spirito di concilizzione volle toccare il terreno politico. Ricordo solo la cosiddetta elezione di plebiscito nel marzo 1929 per dare colore all'accettazione popolare alla conciliazione D.

Lamberto Vignoli, presidente dell'Azione cattolica dal dicembre 1936 al- l'aprile 1939.

Sturzo si riferisce, in particolare, al discorso di Benedetto XV al Sacro Collegio, il 24 dicembre 1918, ove indicò i compiti dell'hione cattolica nei seguenti campi: « la cura e l'istruzione della gioventù, la protezione e il sano diritto degli operai, gli opportuni consigli e gli eccitamenti alle classi più agiate per il buon uso della ricchezza e dell'autorità ». I1 20 gennaio 1919 Benedetto XV indirizzò, tramite il card. Gasparri, una lettera al conte Dalla Torre, presidente dell'unione popolare. «Vasto pertanto - scrisse il papa - è il campo che si presenta all'azione dei cattolici d3 lei presieduta, che, mantenendosi (...) oltte e al di sopra di ogni problema puramente materiale e politico, abbraccia tutte le

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zione del Partito Popolare, con i quali egli delineò il carattere etico dell'azione cattolica, anche nei riguardi della vita pubblica, lasciando ai partiti la responsabilità completa e intiera della vita del proprio paese.

Io vorrei chiarire il mio pensiero con un'immagine: nella piazza adiacente ad una chiesa convengono tanto coloro che escono dalla Chiesa santificati, quanto coloro che vanno in Chiesa per santificarsi, e anche gli altri che si fermano in piazza per accudire ai loro affari o per conversare; anche costoro di tanto in tanto levano gli occhi alla chiesa, come se desiderassero di avere tempo o agio o volontà per entrarvi.

I l partito politico può somigliarsi alla folla che sta in piazza, che da qualsiasi parte vi arrivi, non può non vedere la chiesa.

I nostri principi sono chiari, il programma è lineare, il titolo parla da sé. Democrazia è il regime politico che noi vogliamo, ma cristiana ne è la concezione morale. Senza morale impossibile una sana politica; senza morale cristiana impossibile una politica de- gna dei paesi a civiltà cristiana.

Posta così la questione credo che la parte pratica alla quale tu mi accenni potrà essere risolta senza grande difficoltà.

A coloro che sono convinti del programma e dell'ideologia della Democrazia Cristiana e che non hanno responsabilità fasci- ste sarebbe incongruo chiudere l'entrata nel partito.

Guardarsi però dagli arrivisti, dai profittatori e dagli ipo- criti. Ciò è difficile, ma con i capi che avete e con l'esperienza del passato si potranno evitare gli inconvenienti che derivano dal- l'ora che urge e dalla folla che incalza.

Con vivo affetto.

manifestazioni deiia vita umana e tutte le sospinge con impulso fecondo, savis coordinazione di mezzi e inalterat2 unità d'indirizzo, sulle vie radiose del civile progresso P. (Cfr. G. DALLA TORRE, l cattolici e la vita pubblica rtaliuna, Roma, 1962, vol. 11, pp. 272-81; Un vasto programma d'azione per i caftolici italiani, in « L'Osservatore Romano P, 24 gennaio 1919, e DE ROSA, 11. pp. 40-45).

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WALTER TOSCANINI A STURZO l (f. 207 A, C. 120) *

[New York], 27 luglio 1944 Caro don Sturzo, il 25 sera sono stato ad un comizio in cui Pietro Novasio

ha letto soltanto alcuni brani di un suo lungo messaggio - e naturalmente non ha fatto che acuire la curiosità di conoscerlo in- tegralmente 2. Non ho potuto restare fino alla fine e chiedere di leggerlo. Se ella ne avesse copia, potrebbe farmelo avere?

Le mando copie di alcune lettere da me ricevute da soldati americani che credo la interesseranno ma la pregherei di tenere confidenziali specie per ciò che riguarda le critiche a Salvemini, a cui pure ho mandato copia di queste lettere.

Se sapessi di sicuro di non importunarla ed affaticarla verrei molto volentieri a farle visita. Con Lupis ho accennato alla

- possibilità di venirla a prendere in macchina e di portarla piano piano a Riverdale per passare qualche ora tra il verde. Siamo a pochi chilometri da New York e sembra di essere in campagna. Qualche volta ci si può perfino illudere di essere sulle sponde di un lago italiano. Mio padre è nero - attanagliato dal tormento della confusa situazione italiana, violento contro la mediocrità degli uomini che ancora confondono le loro personali ambizioni alle disgraziate sorti di quel povero nostro paese - e si strugge,

. come tutti noi, in una impotenza rabbiosa e insofferente e forse anche puerile e dannosa.

Credo che dovremo bere l'amaro calice fino alla feccia e disilluderci di molte speranze che nelle ore più nere sono germo- liste [sic] nel cuore di tutti. Ed è triste ...

Con una cordiale stretta di mano, suo ".

1 Carta intestata: « Walter Toscanini. 2731 Palisade Avenue. New York 63, N.Y. P.

2 Sturzo scrisse un messaggio per il Mass meeting italo-americano svoltosi il 25 luglio al Cooper Union di New York, promosso dal « Free Italy American Labor Council». I1 testo del messaggio in U.N.Y., pp. 200-202.

In alto a sinistra uno schema di risposta di Sturzo: « 29.VII.1944. Rii- gr[azio per] lettera e documenti. Non posso accettare l'invito. Venga un giorno. Mi telefoni D.

291

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STURZO A GRONCHI - (f. 206 A, C. 306)

[Brooklynl, 4 agosto 1944

Mio caro Gronchi, il signor Baldanzi ' della F[ ree] I[taly ] ACmericanl L[ a-

bourl Clouncill di New York che ti porta questa ti dirà di me e con quanta fiducia e affetto seguo i vostri sforzi per la ripresa della vita in Italia.

I1 problema sindacale ha interessato e interessa vivamente la pubblica opinione americana. Vero è che i magni organi della stampa non se ne sono occupati, neppure con un cenno, ma que- sto conta per il mondo dei grossi affari ma non per il resto. Se un appunto io posso fare di lontano si è che i corrispondenti dei giornali americani in Roma non cercano voi o che voi non man- tenete i contatti con loro. L'altro appunto che per gli affari sinda- cali il corrispondente italiano del Bollettino dell'ufficio d'infor- mazione di guerra non ha avuto altre persone da intervistare che De Vittorio [sic].

Secondo come io vedo qui le cose, mi sembra che l'unica ' cIasse che possa creare un ambiente favorevole alla soluzione

amichevole ed equa dei problemi italiani, sia la classe operaia d'America e d'Inghilterra, la quale' non ha gelosie di fatto verso la classe operaia europea in genere e italiana in specie. .

E' urgente pertanto avere in Italia una larga struttura sinda- cale, liberamente formata e senza imposizioni politiche o unifor- mità prestabilite, svolgentesi naturalmente e per consensi di masse verso le forme confederali.

Io non entro a discutere quel che è stato fatto a Roma o a Napoli; sono troppo lontano per darne un semplice parere. Quel che si desiderava e si desidera qua - da cattolici e da non cattolici - è di essere bene informati.

Giorgio Baldanzi, organiuatore sindacale italo-americano. Nel 1945 sw stenne i diritti delì'Italia davanti alla Commissione affari esteri del Congresso statunitense a Washington.

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Le visite dei vari delegati operai contribuiranno a rifare la fiducia reciproca, a dissipare malintesi e a preparare l'accetta-

' zione dell'Italia all'ufficio Internazionale del Lavoro. Fu un grave disappunto per noi italiani, non vedere la delegazione del nostro paese alla recente Conferenza Internazionale del Lavoro tenuta a Filadelfia. '

Dall'altro lato, come potrebbe organizzarsi bene il lavoro-in Italia, senza una larga ripresa della produzione? E' per questo che il Lend-Lease ' è necessario sia estesa all'Italia. Le varie orga- nizzazioni italo-americane, certe ali della corrente detta liberale (qui liberale vale progressista o radicale) si sono apertamente di- chiarate favorevoli per l'estensione del Lend-Lease all'Italia.

E' vero che l'amministrazione militare alleata ha fatto e fa del suo meglio nell'anticipare fondi per il funzionamento della macchina amministrativa del paese. Ma, a parte il fatto che ces- sando presto l'Italia (come si spera) di essere zona di operazione cesserebbe la ragione di un'Amministrazione militare alleata, è meglio che sia il governo a coordinare le attività produttive equa- mente e ragionevolmente.

Circa I'UNRRA ', la mia opinione è che se starà ferma la decisione presa che i paesi vinti debbono pagare al 100% le spese di mobilitazione (e l'Italia sarà ancora classificata così) non vale la pena avere costà una macchina pesante, che costeri almeno il triplo per avere i vantagggi che il governo (con speciale agenzia e ente autonomo) potrà avere con un terzo di spesa.

Può darsi che io mi inganni e che le informazioni che io ho siano inesatte. So che alcuni uffici dell'UNRRA verranno in Italia per dare aiuto ai rifugiati costà degli altri paesi e intanto studiare la situazione italiana. ' Non ti dico nulla dell'affare dell'inflazione, in parte effetto naturale di guerra e in parte del cambio a cento. Le iniziative

l Si tratta della iegge <c Affitti e prestiti D, votata dal Congresso statunitense . . 1'11 marzo 1941, su proposta di Roosevelt, al fine di aiutare la Gran Bretagna im- pegnata nella guerra contro il nazismo. . United Nations Relief and Rehabilitation Administration .Organizzazione delle Nazioni Unite sorta nel 1943 per prowedere ail'assistenza e ricostruzione dei paesi devastati dalla gema. Fu sciolto nel 1947.

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prese qui non hanno finora sortito effetto pratico l . Le difficoltà per rimediarvi sono molte e sotto certi aspetti insuperabili.

La spesa nella revisione dello stato dell'Italia, della quale io potei parlare nel mio discorso ,alla Radio del 29-30 luglio (onde corte). Ma anche qui le difficoltà sono gravi e, come io suppongo, non tutte dal lato americano o inglese. . I miei più vivi auguri e cordiali saluti a tutti e a te parti-

colarmente. Ricorderai a Grandi e agli altri del movimento sinda- cale e cooperativo. Ercole Chiri è ancora con voi? Aff.mo.

APPELLO PER FIRENZE " (f. 207 A, C. 213)

[Brooklynl, 6 agosto 1944

I1 cannone tuona attorno a Firenze; i ponti sull'Arno, meno uno, sono saltati (questa è la notizia). Nessun uomo civile può pen- sare a Firenze danneggiata da bombe e rovinata nelle sue bellezze.

C'è qualche cosa nella tradizione fiorentina che è unica: Firenze è creazione di popolo: 'i Mecenati non avevano Firenze; essa viveva bella e incantata quando dai Mecenati fu asservita.

1 Nel giugno 1944 Sturzo inviò al Dipartimento di Stato un Memorandum sulla situazione monetaria italiana. Scrivendo a: sindaco di New York, Fiorello La Guardia, Sturzo affermava: «E ' a mia conoscenza che vari esposti fatti da funzionari del governo federale, inviati in Italia, concordano con questo memo- randum nel ritenere eccessivo (non per il valore della lira italiana ma per le ripercussioni sociali e plitiche presso le classi medie e gli operai a salari fissi) . il cambio di 100 lire per dollaro ». « Sturzo invitava La Guardia a premere presso le autorità monetarie statunitensi" perché il problema sia riveduto, adottando quei prowedimenti urgenti, che saranno opportuni e realizzabili » (f. 207 A, C. 77).

Ercole Chiri, organizzatore cattolico, ex esponente del partito popolare. Ebbe parte di rilievo durante la Resistenza, come membro della giunta militare centrale del C.L.N. romano. Sua figlia Bianca Maria venne arrestata dai tedeschi nel marzo 1944.

Titolo originale: « Firenze ». Si tratta di iin appello di S m o per la salvezza di Firenze, che stava per essere liberata dagli a!leati ma minacciata l a bombardamenti che ne avrebbero danneggiato il patrimcnio artistico. Anche Sal- vemini dedicò un articolo suli'argomento, pubblicato in « Italia Litirrn , * del 16 settembre 1944, ora in G. SALVEMINI, OP. cit., pp. 571-77.

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Resistette, cadde, si riprese, tornò serva, ma restò sempre in lei l'incanto artistico e popolano che anche nei periodi « morti » la vivificò.

La tradizione del medioevo e della rinascenza fiorentina re- starono vive a influenzare la cultura, la poesia, l'arte, la politica d'Italia e di tutto il mondo.

Che Firenze sia salva!

STURZO A SULZBERGER ' (f. 207 A, C. 208)

[Brooklyn], august 6, 1944

Dear Mr Sulzberger, .Permit me to beg you to avoid in your so authoritative

paper these very tedious questions about the past of Italian Anti- fascism leaving all to the historicism. Certainly we made some . mistakes, but we of al1 parties did not lack courage and have accomplished our hard duties for twenty four years (since the beginning of fascism) with a clear conscience to serve our country and the interests of humanity.

We had a long list of martyrs from al1 parties: Don Min- zoni (popular), Matteotti (socialist), Gramsci (communist), Go- betti (idealist), Donati (popular) two Rossellis (liberal-socialists) and so on'.

Those posthumous blames, like that coming from H.L. Matthews, aie inconsistent and unjust.

Instead of such « revelation » like that of the Filippelli's memorandum, (notum lippis et tonsoribus) he should sent to your paper the proceeding of the Gran Consiglio fascista about the resignation of Mussolini, or, more useful, the proceeding

1 In alto l'indirizzo dei destinatario: « Arthur Hays Sulzberger, Presidenr o£ the New York Times, Times Building 229 West, 43 th St. New York, 18, N.Y. ». Annotazione: « Persona1 and Confidential ». Con questa lettera Sturzo accompagnò una lettera al direttore dei « New York Times » (doc. n. 169).

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on the aggression against Greece, which are now diffused by the Office of war information, but tiil today not yet published by a single american paper.

Excuse me for my frankness, and be kind to publish iny herewith enclosed letter to the Editor.

I am faithful yours.

STURZO AL DIRETTORE DEL « NEW YORK TIMES » ' (f. 207 A, C. 209)

Brooklyn, August 6, 1944

I think that it is against historical truth to assume - as your correspondent from Rome has done - that « the Duce's opponents did not dare to use it (Filippelli's memorandum) ', although' by using it they could have overthrown the Fascist regime in June, 1924 » (N. Y. Times, August 4).

I am obliged to intervene because of my position as founder and leader of the Popular party, and, in 1924, still in Rome, a member of the National Executive Committee of that party.

I t i6 useful to keep in mind that the anti-Fascist parties at that time had a few Senators with them and less than a third of the seats in the Chamber of Deputies, because of the new Fascist electoral law and the violence used by Fascists to gain the election, violence denounced by Matteotti, who then was sentenced to death by the high Fascist gang. Thus they never expected to have in both houses a majority vote against Mussolini's Govern-

La lettera fu pubblicata nel « New York Times », 9 agosto 1944. La lettera apparve nella rubrica Letters to The Times, con il titolo: Anti4Fascists Handicapped. . Filippo Filippelii, direttore del giornale fascista « Corriere Italiano » scrisse nel 1924 un memoriale sul delitto Matteotti, che venne pubblicato in « Non mol- lare » nel febbraio 1925 (riprodotto in G. ROSSINI, IL delitto Matteotti tra il Vi- minale e l'Auentino, Bologna 1966, p. 926 ss.). I1 « New York Tinies » del 4 ag*

sto 1944 aveva pubblicato una corrispondenza da Roma col titolo Secret C ~ p z ~ j spread Filippelli hlernoriale, ove si sosteneva che le opposizioni non utilizzarono il Memoriale contro Mussoliii. .

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ment, with or without Filippelli's memorandum. As a matter of fact, the original memorandum was never in the hands of an anti-Fascist Deputy, and a copy of it could very easily have been obtained by the Fascists, and the Government would have called it a forgery. Filippelli was then in prison.

King Could have Done I t

The King alone had the right to dismiss Mussolini and his Cabinet. After the murder of Matteotti he called upon three chiefs of a liberal tradition, all former Prime Ministers - Gio- litti, Orlando and Salandra. Their opinion was in favour of Mus- solini as head of the Government. So was the vote of the Senate, in spite of the contrary speeches of Albertini, Abbiate and

. Sforza. AI1 these facts and others can be read in my book "Italy and Fascism."

Anti-Fascist parliamentary groups had then only the alter- native. of with-drawing from the Chamber in order to .appeal to public opinion and to prepare a wide street revolt, or to .induce the King to rally himself to the Opposition. This tactic failed; Mussolini had time to manoeuvre and to gain power; the King was never inclined to follow the anti-Fascists; and the majority of them were not inclined to resort to civil war; because, aside from other considerations, Mussolini and the Fascists had power, armed bands, secfet police (Ovra), the usual police force and were backed by capitalists, many generals and other chiefs of the army and, what then was still a force, Mussolini had the King with him. Anti-Fascists had no arms, no generals, no capitalists, no king.

Paper Published Documents

About my friends of the Popular party, I must remember the campaign of Il Popolo - the daily parer of the party - for a clear stand in the Matteotti affair, contributing to the discovery, of the corpse of Matteotti, urging judicial action, reproducing al1 declarations, memorandums and documents that the courageous editor, Giuseppe Donati, had in his hands. When the political agitation was overcome, Donati himself wrote a denunciation

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to the Senate against Senator De Bono, Chief of Police, as an accomplice in the murder of Matteotti, and other events linked with it.

The Senate was obliged to constitute a High Court of Justice arnong its members to try De Bono. The verdict came at the end of 1925; it absolved De Bono for lack of proofs. Naturally, the Senators appointed as judges had no other way to avoid the implication of Mussolini. My friend Donati escaped from Italy and went <o France, where, after six years of painful exile, he died in Paris at the age of 42.

These and other facts your correspondent could verify in reading some of the books by known anti-Fascists and consulting the Opposition papers of that time. I am sure. that he will change his opinion on the anti-Fascist reaction against fascism in the first four years, between October, 1922, and November, 1926, when Mussolini proclamed his totalitarier state and dissol- ved by royal decree the Socialist and Popular parties. Four years of fighting against fascism had its known and unknown martyrs. Neither Germany nor any other country had so long .resistance to the establishment of dictatorship.

170. .

STURZO 'A DE GASPERI E GRONCHI ' (f. 207 A, C. 190)

[Brooklyn], 8 agosto 1944

Mando ad Antonini:

1) un lettera per De Gasperi, dove dico che « Egli ti dirà quali sono state qui le diverse reazioni del130p[inio]ne pubblica am[erica]na circa le varie fasi dell'organizzazione dei nostri sin-

1 Appunto di Stuno in merito a . due lettere inviate a De Gasperi e Gronchi, tramite l'italo-americano Luigi Antonini, organizzatore sindacale negli Stati Uniti, presidente del consiglio italo-americano del lavoro. L'Antonini nel 1944 si recò spesso in Italia per studiare i problemi sociali del paese. A lui Stwzo affidava lettere per amici italiani.

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dacati e conf[ederazio]ni. In sostanza si desidera sindacato li- bero e forte. Bisogna tener presente che la classe operaia ame- ricana è la più comprensiva dei problemi della rinascita di unyItalia veramente libera, veramente dem[ocratilca, che non sia protettorato di nesiun altro Stato ma che torni ad essere, come disse Roosevelt, al suo posto nella famiglia delle nazioni D.

2) a Gronchi. Idem. Migliori amici dell'Italia sono gli ope- rai amrericalni. Essi desiderano conoscere come vanno le cose, perché l'Italia non abbia più né ruderi fascisti né imposizioni da altri paesi e possa rifare la sua nuova vita con l'aiuto degli '

alleati sì, ma senza. divenire strumento di nessuno. L'ideale di libertà è ideale [americalno. I1 mov[imento] democratico cri- stiano dovrà cooperare al maggior sviluppo deiia libertà e dem[ocraziaI negli steisi organismi operai, sindlacalil etc.

SCELBA A STURZO (f. 206 A, C. 337) .

Roma, 18 agosto 1944

Carissimo professore,

la cortesia di persona amica che si reca a New York mi dà la gioia di poterle scrivere da Roma alfine libera dalla tiran- nia fascista e nazista e dirle la piena dei miei sentimenti di affet-

4 to e devozione, ingigantiti dalla lunga assenza e lontananza, e soprattutto dall'immensità del suo sacrificio per dare a noi oggi il diritto di cittadinanza politica nell'ltalia.

Quanti anni sono passati e quante vicende! Chi l'avrebbe mai potuto imaginare. Oggi un solo desiderio, un solo palpito è nel mio cuore: poterla abbracciare, averla qui in mezzo a noi, come aiIora, nei lontani anni del P.P.I., affidare a lei le nostre

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « Aw. Mario Scelba. Via Orazio 3, tele- fòno 361106. Roma ». E' questa Ia prima lettera che Scelba inviò a Stuno dopo la liberazione di Roma.

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pene, avere I'ausilio del suo consiglio e del suo giudizio in- f allibili.

Tornando troverà i nostri volti mutati - ché gli anni son passati pure per noi che qui rimanemmo - ed io non son più lo studente universitario che lei lasciò; ma il cuore arde ancora della fiamma che lei seppe 'accendere fin da giovinetto, nella battaglia elettorale del 1913, il cui racconto favoloso, con le mie promesse a S. Luigi - era la sua festa - di offerte dei pochi soldini di cui disponevo: 10, 20, 30 cs. - mi pare di essere arrivato a 40 cs. - perché facesse aumentare dentro le urne le schede portanti il suo nome - costituisce la delizia della mia attenta bambina.

Troverà anche il paese mutato, in un campo di rovine, le quali sono tante; e tanta è la nostra indigenza, che c'è quasi da disperare della rinascita. Si manca di tutto: materie prime e macchinari, sementi e attrezzi, medicinali e vestiari. La disoccu- pazione è spaventosa, sia operaia che impiegatizia; i salari sono di fame. Qualche es. le potrà dare la misura della. situazione: salari medi: 75-100 lire al giorno. Prezzi: un chilo di frutta L. 32, in base al calmiere; un uovo L. 34; un paio di scarpe per bambini L. 1.500' e non di tutta suola di cuoio. Dal feb- braio scorso non si è avuto - mi riferisco a Roma - che la distribuzione di 100 grammi di pane; tutto il resto alla borsa nera, i cui prezzi hanno raggiunto questi massimi: olio L. 2.400 il fiasco; sale L. 300 il Kg; pasta L. 150, farina L. 250 il Kg.; zucchero L. 400. Scomparsi solio il gaz e non c'è il carbone. Alla borsa nera il carhone ha raggiunto L. 35-40 il Kg. Pensi cosa occorre per preparare un piatto di minestra. A tanto ci hanno , ridotti i fascisti e i tedeschi. Con gli alleati la situazione è mo- dificata leggermente. Gli impiegati, in massima partedlicenziati, i piccoli redditieri, i pensionati e i disoccupati sono affranti; e anche quelli che dispongono di un'occupazione sono stati co- stretti a vendere anche le lenzuola. La proletarizzazione delle classi medie è già un fatto compiuto. In un collegio di suore proprio oggi, un amico mi diceva di aver trovato 25 sorelle che usavano il bastone, per denutrizione.

La vita politica si svolge in quest'atmosfera, e lei può ima- ginare quanto essa pesi. I1 meno che i partiti possano fare è di

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andare d'accordo per cercare di risoivere insieme i gravi pro- blemi che interessano tutte le categorie di cittadini.

Per quanto riguarda il nostro partito, abbiamo ripreso il lavoro sotto 11 nome di <( democrazia cristiana col proposito di riunire vecchi e giovani che non connobbero il P.P.I. o che ne conobbero la storia attraverso la polemica fascista. I o non amo il nome, perché non avendo vissuto l'epoca leoniana non ne sento il fascino. Io sono rimasto e rimango popolare; e solo mi sono acquetato dopo aver letto che lei era stato lieto che fosse caduto il nome di P.P.I.; e dopo che con le ultime manifesta- zioni ufficiali si è stabilita nettamente l'equazione democrazia cristiana-partito popolare italiano, con la rivendicazione di tutto il patrimonio di gloria e di sacrifici fatti solennemente. I1 con- vegno di Napoli ha segnato la consacrazione ufficiale '.

La situazione del partito è notevolmente diversa di quella del 1919, dato l'enorme jatus dei 20 anni, in cui la politica è stata monopolio di una fazione.

Intorno a noi c'è una grande attesa, direi c'è troppa attesa. Tutti i conservatori, gli uomini d'ordine e di legge, e molti

ex fascisti guardano a noi, come all'ancora di salvezza specie-di fronte al pericolo comunista. Ma il partito ha notevoli elementi di debolezza:

1) La mancanza di quadri. E' un problema che investe tutti i partiti; ma il nostro in modo particolare, perché il conformi- smo col regime degl'intellettuali cattolicr è stato impressionante; . e noi siamo più scrupolosi nell'ammettere elementi già compro- messi col regime. Al convegno di Napoli un oratore propose che non potesse essere eletto alla carica di consigliere nazionale del partito chi avesse preso la tessera. Contro la proposta fui co- stretto mantenere la tesi di una maggiore larghezza, perché a conti in precedenza fatti cogli amici, non sarebbe stato possibile fare il consiglio nazionale! E lo stesso oratore, peraltro, impie-

1 Al congresso interregionale democratico cristiano di Napo!i, svoltosi dal 28 al 30 luglio 1944, ebbe inizio l'elaborazione del programma della democrazia cristiana. Fu approvata una dichiarazione programmatica formulata da De Gasperi e furono anche eletti sedici consiglieri nazionali, tra cui lo stesso Scelba, nominato vice segretario del partito (cfr. Atti e documenti della D.C., cit., vol. I, pp. 88-95).

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gato presso il Vaticano durante il ventenni0 era il meno indi- cato a fare del rigorismo. Tutto questo crea però del disagio ed elimina molti elementi tecnici.

2) La questione istituzionale. I1 partito è diviso tra mo- narchici e repubblicani; e tra coloro che vorrebbero che si pren- desse subito posizione e altri che pensano che la decisione va delibata ancora. Ritengo che in maggioranza il partito sia re- pubblicano, anche se più per disprezzo della monarchia che per amore della repubblica. In alto loco sono però monarchici; e benché non si faccia nessuna pressione, purtuttavia la conoscenza di tale pensiero influisce ugualmente su molta gente.

La tesi del partito è che su una questione di tanta importanza non si possa decidere senza avere ascoltato il parere di tutti gli amici, ivi compresi quelli dell'Italia ancora occupata; che la de- cisione, quale che essa sia - ma è sottinteso che sarà queiia repubblicana - dovrà essere presa quando tale decisione appa- rirà alla maggioranza degli aderenti come l'unica possibile, come una necessità. Influisce anche l'incertezza degli alleati; perché le voci sono che l'Inghilterra caldeggi la Monarchia e l'America la Repubblica, benché senza calore. Gli elementi più accesi accu- sano la direzione di incertezza e considerano la mancanza di una presa di posizione come funesta al partito; e la stampa di si- nistra, alimentata anche da qualche amico, tipo Ravaioli, sPecula sopra. L'Avanti! con Pietro Nenni e La Voce Repubblicana han- no messo in contrasto Sturzo contro De Gasperi. Le argomen- tazioni pro-monarchia, sostenute dai soliti prelati, sono più di carattere sentimentale e astratto che non razionale; e quindi è . difficile far capire ragioni. C'è naturalmente la solita preoccupa- zione circa la repubblica considerata come sinonimo di disor- dine, anarchia, irreligione, comunismo ecc. Manifestazioni anti- clericali non se ne hanno, salvo qualche timido accenno' del par- tito d'azione (specie di radicalSocialismo italiano).

3 ) Altro argomento di controversia è l'atteggiamento di fronte all'offerta di collaborazione attiva (blocco dei partiti di massa) fatta dal partito comunista. Gli inviti sono formali e mirano a costituire un fronte unico dei socialcomunisti con i de- mocristiani, con l'esclusione degli altri partiti che oggi collabo- rano al governo. Anche qui c'è chi vorrebbe senz'altro che si

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accettasse l'offerta e si passasse ad un'immediata realizzazione; e chi teme il finimondo. I lati positivi sono evidenti: una stabilità governativa assicurata per lunghi anni e la possibilità di rea- lizzare profonde riforme sociali e di struttura che altrimenti molto difficilmente potranno realizzarsi. I pericoli derivano tutti dal timore che si tratti di tattica; e per un partito che ha ca- nonizzato MachiaveIli la cosa non si presenta ipotetica. C'è da aggiungere anche che la prassi, specie in provincia, non corri- sponde alle affermazioni di rispetto e di libertà fatte al centro. E' calcoIo o dipende dalla ineducazione delle masse, specie del nostro Mezzogiorno cui l'esperienza per ora si limita? Da qui per- plessità e dubbi che determinano sbandamenti, timori, critiche.

I1 fatto che la D.C. abbia accettato di collaborare con i co- munisti e che di fatto collaborano rappresenta un elemento po- sitivo; né dalle autorità ecclesiastiche si sono avute manifesta- zioni, tipo intervento Civiltà Cattolica o Osservatore Romano o Pio XI allorché si trattò di una possibile collaborazione con i so- cialisti. Ciò rappresenta un progresso notevolissimo; e se i comu- . nisti avranno pazienza e daranno prove concrete di essere sul terreno della democrazia e soprattutto se dimostreranno di con- siderare il metodo della libertà 'come patrimonio inviolabile, an- che un'attiva collaborazione con loro non può escludersi a priori.

4) Infine altro grave argomento che oggi turba e agita il nostro movimento è il problema dell'unità sindacale l.

Come lei forse già saprà, alla vigilia dell'occupazione di Roma, veniva firmata fra i rappresentanti delle correnti socia- lista, comunista e popolare un accordo in virtù del quale esse si impegnavano di dar vita a -un unico organismo confederale e a un'unica camera del lavoro per la trattazione e la tutela delle classi lavoratrici. L'accordo era stato preceduto da lunghe con- versazioni tra Buozzi, Roveta e Grandi, ma fu firmata quasi di sorpresa, lasciando a un esame successivo la decisione circa il ri- conoscimento giuridico degli organi sindacali, avversato dai so- cialcomunisti (che concepiscono il sindacato come rappresentante di élite e strumento di lotta) e altri gravi problemi; unico lato

1 Suli'unità sindacale dr. S. TURONE, Storia del Sindacci~o in Italia. 1943- 1969, Bari 1973, pp. 7-108.

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positivo il rispetto della libertà religiosa e politica dei soci; e l'apoliticità asserita sulla carta.

L'accordo è stato respinto dagli amici del Mezzogiorno, i quali avendo fatto la prova concreta dell'unità sindacale non ne vogliono sentir parlare; e il clero vede di mal'occhio che gli ope-

i

rai cattolici vadano a finire nelle camere di lavoro, che spesso hanno sede presso quella del partito comunista! Grandi e Gron- chi se ne sono fatti invece paladini. Ho l'impressione che molto ci sia entrato l'avversione a dover incominciare nuove lotte sul terreno sindacale; e l'impreparazione a tali lotte dei nostri.

De Gasperi ha subito malamente l'accordo; ed io sono stato sempre fautore della libertà sindacale nell'unità professionale: che mentre avrebbe lasciato a tutti di organizzare sindacati di colore, avrebbe nel contempo assicurato la rappresentanza unita- ria della categoria attraverso il riconoscimento giuridico della professione.

Gli amici dell'Alta Italia sono tutti per l'unità sindacale; dico di quelli che si sono occupati di organizzazione professio- nale operaia, specie ove i nostri erano in minoranza e molto hanno avuto a soffrire del loro stato di minorità. Non so come faranno a portare i contadini del Veneto nelle camere del lavoro. C'è da aspettarsi una scomunica dei vescovi. Anche qui influisce la prassi socialcomunista fatta di soprusi e di sopraffazioni. E' sempre la inediicazione politica delle masse del Mezzogiorno o un deliberato proposito?

Certo sì è che i comunisti sono,di un'attività sorprendente; battendo largamente socialisti e noi; benché le adesioni non siano poi così numerose com'essi vorrebbero far credere e come la loro attività giustificherebbe. Dispongono di larghissimi mezzi, forniti involontariamente, in parte almeno, dagli alleati, per i partigiani. Non tutte le somme pare, destinate a questo scopo, raggiungono i partigiani e molti milioni restano al di qua del fronte. Noi come al solito siamo scarsamente dotati di mezzi e la fede non è così operante da far assumere rischi e sacrifici. Oggi tutti vogliono una macchina, e un camion è troppo scomodo.

I motivi di debolezza, perché la mancata soluzione precisa e immediata degli accennati problemi, dà ai terzi e ai soci+l'im- pressione di una mancanza d'indirizzo sui problemi fondamen-

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tali, sono aggravati dalla completa ignoranza della nostra dot- trina e della storia dei nostri movimenti e dai residuati del fa- scismo specie in campo giovanile.

Alla mancanza di dottrina cerchiamo di provvedere colla pubblicazione di opuscoli, ed abbiamo a questo fine ricostituita la S.E.L.I.

Sono in corso di stampa, come quaderni della D.C., il capi- tolo del volume Politica e morale: La crisi della democrazia ', che d

a me è parso capace di orientare sui problemi politici dello Stato più di un serrato volume; e La Chiesa Cattolica e la Democrazia - Cristiana da lei inviato a Mattarella.

E' in corso di stampa il volume di don Giulio De Rossi: 12 partito popolare dalle origini al Congresso di Napoli 3, perché esso illumina dell'esperienza precedente e su molti problemi che anche oggi tornano di moda: aconfessionalità, nome, programma ecc. E poi è allo studio la pubblicazione integrale di tutte le sue opere. Abbiamo fatto fare la traduzione di Politica e morale e 'del Saggio di sociologia 4; ma io non sono soddisfatto della tradu- zione, perché assolutamente lontana dal suo stile. La prego per- ciò di volermi far tenere con massima sollecitudine il testo ita- liano di tali'opere e di quelle da lei pubblicate durante la guerra di cui abbiamo avuto occasionale notizia.

Credo che si avrà un grande successo editoriale; ma ad ogni modo i fondi per la pubblicazione di tutte le opere ci sono; se la mancanza di corrente elettrica che paralizza tutte le industrie di Roma ivi comprese quelle editoriali non avesse impedito la- vori di mole, a quest'ora già sarebbero pronti i primi volumi. Ma a me pare che la cosa più bella sia il volume Politica e mo- rale, e vorrei pubblicarlo per primo.

Diamo poi la massima pubblicità a tutti gli scritti che ci pervengono da lei sia sul giornale quotidiano Il Popolo che,

Si tratta del terzo capitolo del volume di Sturzo Politicu e morale edito per la prima volta in Francia, e poi in Inghilterra, nel 1938. La prima edizione italiana apparve nel 1946 presso l'editore Viglongo di Torino. Ristampato neL l'Opera omnia di Sturzo nel 1972 presso Zanichelli, Bologna.

L. STURZO, La Chiesa cattolica e la democrazia cristiana, Poma, Seli, 1945. Ed. Ferrari, Roma 1920.

4 La prima edizione italiana di questo volume apparve solo ne1 1949 presso le ed. Atlas di Bergamo col titolo La societd, sua natura e leggi. Sociologia storicista.

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pubblicato su iniziativa mia e di Spataro in periodo clandestino. è uscito dopo il 5 giugno come organo ufficiale del partito. Attivo per fortuna, grazie al prezzo di una lira la copia e alla pubbli- cità abbondante.

Le mando anzi con lo stesso amico il primo numero clan- destino (sono miei i primi tre articoli delle prime tre pagine, il saluto ai democratici cristiani e altre coserelle) nonché copie del quotidiano.

A Roma si pubblica oltre I'Osseruatore Romano altro gior- - nale organo dell'Azione cattolica, Il Quotidiano, diretto da Gior-

dani. Nell'intenzione dei promotori il giornale dovrebbe essere « al di sopra della mischia »; in realtà dovrebbe invigilare noi; ma per ora, grazie a Giordani, il giornale fa opera di fiancheg- giamento per noi e dà massimo risalto anche alle sue manife- stazione di pensiero.

Nel Mezzogiorno stiamo male, perché abbiamo solo qual- che settimanale mentre i socialcomunisti hanno due giornali a Roma, uno a Napoli e uno in Sardegna. Avevamo chiesto all'Azio- ne cattolica di pubblicare Il Qnotidiano a Napoli, ma non ne

. hanno voluto sentire. Al convegno di Napoli sono stato nominato vice-segretario

del partito - segretario De Gasperi; ma sia per la fiducia di Alcide, sia per le sue occupazioni ministeriali, buona parte del- l'organizzazione del partito grava su di me. Unica ragione della scelta: l'omaggio alla tradizione sturziana di cui io passo per il più sicuro interprete. C'è da rimanere atterrito; e lei può imma- ginare con qual ansia io attenda il suo ritorno in patria, perché lei possa riprendere il, posto di capo che mai ha dismesso. L'af- fermazione del nostro movimento io penso potrebbe favorire la risoluzione anche di molti problemi internazionali; ed è quindi nell'interesse del paese che lei ritorni presto in mezzo a noi. A quando?

Mi auguro che la presente la trovi in buone condizioni e attendo notizie al più presto. Mia moglie con la mia Maria Luisa le inviano l'espressione del loro più affettuoso omaggio. Con i migliori auguri per la sua salute e per un pronto ritorno le invio i più caldi e affettuosi saluti, col ricordo di tutti gli amici. Suo aff.mo e dev.mo.

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Caro Sturzo.

DE GASPERI- A STURZO ' (f. 206 A, C. 335)

[Roma], 18 agosto [l9441

Ti scrissi da Napoli, ma non ebbi risposta. L'hai ricevuta? Scelba ti spiega in una a parte alcuni punti che non ti sono chiari '. Noi ti siamo gratissimi per la tua opera costi, la quale è molto valutata. Sei l'ambasciatore del popolo italiano, prima che il governo ne possa nominare uno. Sono in .un ingranaggio che mi maciulla talmente da non lasciarmi nemmeno la calma di concepire una lettera. Un governo di sei partiti coi problemi più gravi aperti è un miracolo di equilibrismo quotidiano. Si ag- giunga l'organizzazione del partito. Confido che tu sia d'accordo con la mia dichiarazione di Napoli. Grazie del tuo saluto e del tuo manifesto, ottimo e tempestivo. Unire tutti i d.c., sollevarci al di sopra della questione contingente della forma statale è opera difficile e improba, perché la passione politica e di fazione è nel sangue. Nonostante la mia pazienza e oggettività i repubblicani « a qualunque costo » mi creano imbarazzi (cfr. opuscolo di Ra- vaioli), come fino a ieri ce li creavano i monarchici: ora questi ' ultimi si acquietano. I1 referendum dovrebbe essere il metodo più sincero per dirimere; altrimenti si dovrà farlo a mezzo delle candi- dature, il che vuol dire rischio di dividere forze che hanno pur necessità sostanziali di stare assieme. Ecco il problema di domani.

La tua ultima comunicazione radio ci fa sperare che gli alleati ci aiutino. Ti allego a parte una risposta che su mia responsabilità personale, ho dato a un amico americano che mi chiedeva: come possiamo aiutare?

Se hai occasione di farmi sapere il tuo avviso sulle cose nostre, sarò gratissimo. Grazie e un abbraccio di cuore.

[P.S.] - Penso che da Napoli ti sia stato inviato nuovo materiale, ma non so se ti sia già arrivato. Affettuosissimi auguri e saluti da tutti i miei e dagli amici, a te più che mai devoti.

1 Carta intestata: « Consiglio dei Ministri ». Pubblicato ora anche in De Gasperi scrive, cit., vol. 11, pp. 22-23.

Cfr. doc. n. 171.

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STURZO A GIORDANI l (f. 206 A, C. 279)

[Brooklyn], 21 agosto 1944

Caro Giordani,

Ho avuto in mano alcuni numeri de Il Quotidiano, da te diretto, e mi sono compiaciuto dell'esistenza di un giornale di Azione Cattolica in Roma fatto con tanta obiettività e dirittura. Ti ringrazio assai dell'accenno al mio giubileo sacerdotale e alla mia attività negli Stati Uniti.

Ho letto fra l'altro l'articolo di Giorgio La Pira (di cui nel mio libro Les guerres modernes citai i <( Principi D ) e sono d'ac- cordo con lui per la impostazione del problema e per le conclu- sioni che ne tira.

Vorrei aggiungere (forse egli lo avrà fatto in altro articolo) alcune-idee molto comuni, ma che servono ad evitare due scogli: quello di tirare la Chiesa nella politica militante, e l'altro di tra- sformare un partito politico in una branca di azione cattolica.

Se i Papi o altre autorità ecclesiastiche hanno spesso dichia- rato che la Chiesa è indifferente alle forme politiche dei governi degli Stati, non hanno mai inteso pregiudicare quel che sono alla base della vita sociale-politica; giustizia e libertà, ma solo che, in dati tempi e luoghi può essere la concretizzazione degli organi politici di una nazione.

Leone XIII quando suggerì ai cattolici di Francia di aderire alla ~ e ~ u b b l i c a per fare delle buone leggi (febbraio 1892) ', ac-

1 In alto l'indirizzo del destinatario: « Al prof. Igino Giordani, presso Il Quotidiano, Largo San Carlo al Corso n. 439 A. Roma D. Questa lettera venne pubblicata sul <( Quotidiano del 17 settembre 1944 e in S. TINO, Il trentennio fascista, Milano 1965, pp. 229-32.

2 Con i'enciclica Au milieu del 16 febbraio 1892, Leone XIII affermò, a proposito delle forme di governo: « Si può affermare che ciascuna di esse è buona, purché si sappia marciare direttamente al fine, vale a dire al bene co- mune ». Questa enciclica servì a favorire la politica del rallien/en& tra la Santa Sede e la terza repubblica in Francia.

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centuò la sostanza politica (buone leggi) attenuando l'importanza della forma politica (repubblica o monarchia). E Pio X I quando condannò l'Action Francaise l, ebbe cura di precisare che egli ne condannava la sostanza (positivismo anti-cristiano) lasciando liberi i francesi' di mantenere la loro lealtà alla Repubblica o di promuovere il ristabilimento della Monarchia, s'intende con mezzi legali (cioè, dico io, per volontà popolare liberamente espressa).

L'influsso della Chiesa e quindi del fedele di azione cattolica nella vita pubblica non si esprime diversamente: resta nel campo morale-religioso, insistendo perché leggi,, istituti, educazione, tra- dizione, fossero imbevuti dello spirito cristiano.

L'essere venuto meno a questo spirito per lungo periodo di crisi, parte per compiacenza e debolezza, parte per incomprensione, ha reso l'Europa continentale debole e fluttuante tra i partiti estremi e infine preda alle aberrazioni del totalitarismo e del semi- totalitarismo.

Ben diversa è l'attività dei partiti che operano non in nome della Chiesa, ma per conto dei cittadini sul terreno delle pratiche istituzioni politiche, economiche e sociali.

E' vero che nell'Europa continentale i partiti cercano di avere un contenuto ideologico più marcato che non nel mondo anglo- sassone e scandinavo; però non bisogna vederci dentro il carat- tere di sètte o scuole filosofiche, quali nell'Atene antica o nella Parigi medievale.

E' stato per un simile criterio che nel passato non pochi cat- tolici di formazione intellettualista (qualcuno di loro consequen- ziario) awersarono tutte le riforme moderne: perché confusero i regimi costituzionali col liberalismo, le forme democratiche col rousseauismo, le riforme sociali col marxismo, cioè confondevano la realtà storica con le premesse teoriche, che i fautori volevano attuare manipolandola a loro grado.

1 Nel 1926 Pio XI condannò I'Action francaise, mettendo ail'indice le opete di Charles Maurras, ~ti~matizzando le idee del movimento intorno al naturalismo, alla concezione utiliraristica che esso aveva della Chiesa, alla pretesa solidarietà tra Chiesa e monarchia, e d a politicizzazione della gioventù.

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Dal giorno che lo Stato moderno fu laicizzato (più o meno completamente) i partiti politici sono per loro natura laici, poiché riflettono le condizioni del terreno in cui operano: fortuna se conservano (come ancora in molti Stati) alla loro base i principi della legge naturale, i concetti generali di giustizia e di moralità, il metodo della libertà, il rispetto (non uso la parola tolleranza che è equivoca) per la religione. In sostanza quel che ancora esiste di civile nel mondo moderno deriva dalla civiltà cristiana.

Dentro questo quadro i buoni cristiani possono e debbono operare secondo i loro criteri politici ed economici. Non può im- porsi loro di essere democratici quando sono conservatori con- vinti, né essere repubblicani se sono convinti monarchici, né di volere il libero scambio se opinano a favore del protezionismo e così via. Altrimenti legheremo le coscienze a cose opinabili e fuori dell'orbita religiqsa.

Ricordo che quando fu pubblicata la Quadragesimo anno il Card. Bourne si affrettò a dichiarare che la frase « non si può essere allo stesso tempo sincero cattolico e vero socialista » non impediva ai cattolici inglesi di appartenere al partito laburista (che da alcun tempo si affermava come socialista) dato che tale partito più che basarsi su teorie, seguiva la via di adattamenti pratici a favore della classe operaia (e così anche fu detto per i partiti conservatore e liberale), tranquillaildo la coscienza dei cat- tolici che militavano nei tre partiti storici d'Inghilterra. I1 Card. Bourne però avvertì i fedeli di non legarsi troppo alle decisioni dei partiti e serbare quella critica e libertà personale, che, nel tipo dei partiti inglesi, è permessa, pur restandovi affiliati.

Ho accennato a questo fatto perché io credo che non pochi cattolici italiani saranno in buona fede con questo o quel partito che non fanno professione di anticlericalismo, né tirano tutte le conseguenze logiche delle premesse teoriche poste dai loro espo- nenti (come per esempio da Croce che invano si sforza di dar al liberalismo il contenuto della sua filosofia).

Deve ripugnare ai cattolici di fare una campagna puritana su terreno politico, dato che per molti la politica non ha signifi- cato filosofico o religioso, ma elettorale, amministrativo locale,

l

economico e che vive di motti sintetici, che esprimono le passioni

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del momento o certe liberazioni storiche, come oggi è per tante zone dell'opinione pubblica italiana la parola Repubblica.

In questo quadro, che alcuno potrà chiamare agnostico, la funzione di un partito come la Democrazia Cristiana diviene polarizzante per coloro che alle questioni politiche, sociali ed eco- nomiche dànno un deciso 'orientamento spirituale e un finalismo superiore, si che per essi il laicismo del partito non è che un aspetto civico, mai una sostanza etica.

I1 trovarsi la Democrazia Cristiana con gli altri partiti sullo stesso piano laico, mentre ne limita ragionevolmente l'azione di apostolato religioso, dà loro un influsso di eccezionale importanza nella stessa vita politica.

Basta ricordare che tra il 1919-1922 all'affermarsi del Par- tito Popolare, il vecchio anticlericalismo italiano sembrò attenuar- si al punto che gli stessi socialisti riformisti, che n'erano imbevuti, e i liberali giurisdizionalisti che ne portavano il peso storico, ces- sarono quasi tutti gli attacchi che riserbarono solo ai disegni di legge di Croce, Corbino e Anile sull'esame di Stato, o per qualche manifestazione (quella della Gioventù cattolica) che dava loro l'impressione di una presa di posizione a loro danno. Chi non ricorda quanto del pseudo-massonismo andò a scomparire in certe zone della burocrazia italiana?

Guai quel giorno che, uscendo dai propri limiti, i democratici cristiani, come partito, formulassero delle intolleranze contro gli altri partiti, owero invadessero il campo dell'Azione cattolica. La reazione anticlericale darebbe il segnale della lotta. Fu questo che rovinò la posizione della Chiesa in Francia, portandovi mezzo secolo di scristianizzazione, e rigettando i cattolici in braccio alla reazione.

Tutto ciò è fuori delle idee tue e di La Pira: ma in un mo- mento di elaborazione di idee e di presa di posizione, è bene (credo io) ricordare quel che fu, nel 1918-19 il primo tentativo di sistemazione politica dei cattolici, che, lasciando l'astensione, intervenivano nella vita nazionale con un partito proprio e di centro e col programma, oggi più apertamente affermato, di Democrazia Cristiana.

Con i migliori auguri, credimi, tuo aff.mo.

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STURZO A DE GASPERI ' (f. 206 A, C, 267)

[ Washington l , 3 1 aposto [ 1944 1

Mio caro Akide,

Ti scrivo da Washington, dove mi fermerò due o tre setti- mane per vari affari (tu puoi imaginarli). Non ho tempo a scri- verti a lungo. Con questa ti mando mille cinquecento dollari che sono una buona parte dei doni ricevuti per il mio giubileo sacer- dotale, specialmente dal clero italo-americano. Manda una parola di simpatia a don James Carrà, . antico democratico-cristiano dei tempi di Toniolo, don Davide Albertario, i cardinali (allora sem- plici preti), Gusrnini, Minoretti, Dodero, Parocchi, [...l ', che è stato il promotore di tale raccolta che io destinai alla Demo- crazia cristiana.

Penso che mille dollari dovrebbero essere posti a disposi- zione della direzione del partito per i bisogni più urgenti. Cinque- cento vorrei dati alla Seli - Società editrice libraria italiana - (che credo risorta) per il miglior libro sulla storia, il programma e l'attività pratica della Democrazia Cristiana in Italia, con un'ap- pendice sulla Democrazia Cristiana negli altri paesi.

Questo, s'intende, è un mio suggerimento. Voi fate quel che reputate meglio e più adatto. Io sono troppo lontano e sono stato a lungo assente, non sono quindi un buon giudice.

Rispondimi alle altre lettere e scrivimi spesso - anche per via ordinaria. Salutami tutti. I miei omaggi alla signora. Auguri per le figlie. Tuo aff.mo.

[P.S.] - Ringrazia Sforza per il suo ricordo da Legnano.

' 1 Carta intestata: « Academy of the Holy Cross. Washington, D.C. D. In alto a destra, annotazione di Sturzo: « De Gasperi. Inviato a Brennan un check di 1.500 doliari intestato al Capt. Frankiin W. Jones, per consegnare la corrispondente somma ad Alcide De Gasperi con lettera annessa ».

Nome iileggibile.

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RODINO' A STURZO ' (f. 206 A, C. 334)

[Napoli], 14 settembre 1944

Carissimo, contemporaneamente ho ricevuto tre tue lettere: 6 luglio, 31

luglio, 1 agosto corrente anno *, alle quali ordinatamente e detta- gliatamente rispondo.

Nella tua 6 luglio mi accusavi ricezione di una mia 6 maggio e mi dicevi avermi spedito con lettera 20 giugno 2 mila dollari per la stampa del partito in Sicilia e nel Mezzogiorno. Nella tua 1 agosto mi dici di non avere ancora in detta data ricevuta assi- curazione di aver ricevuta detta somma - dopo aver firmato la ricevuta in tre originali. Ti scrissi immediatamente ringraziandoti a nome degli amici e mio, commosso del tuo costante pensiero, mentre si fa sempre più vivo, più intenso il desiderio di averti fra di noi non solo per il grande affetto che a te ci lega ma per il bisogno che tutti sentiamo di un consiglio, di una direzione, di una guida; consiglio, direzione, guida non sostituibili. Son certo che ora che ti scrivo avrai certamente ricevuto le mie prece- denti.

Stampa. D'accordo con gli amici da te indicatimi (Aldisio, Jervolino, Spataro, Mattarella), un terzo della somma è stata con- segnata ad Aldisio mentre gli altri due terzi sono accantonati per la stampa a Napoli. Siccome poi tu mi comunichi di voler man- dare altre somme con lo scopo di aiutare il giornale I l Popolo che sotto l'impareggiabile direzione di Guido Gonella ha iniziato da un paio di mesi circa le sue pubblicazioni, desidero informarti come stanno le cose in rapporto alla stampa.

A Roma, oltre il nostro Popolo, si pubblicano molti giornali liberali, democratici del lavoro, socialisti, comunisti, cattolici

1 Carta intestata: « Consiglio dei Ministri », cancellato dal mittente. In alto annotazione di Sturzo: « Risposto 24.X.'44. Vedi minuta ».

Cfr. per la lettera del 6 luglio doc. n. 163, per le altre due, doc. n. 161, nota 2, p. 284.

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(Il Quotidiano) tutti quotidiani, oltre poi giornali settimanali. Anche a Napoli si pubblicano giornali quotidiani e settimanali. La Voce, giornale comunista, I l Giornale, liberale, oltre Il Risor- gimento, edito sotto il controllo alleato e che può dirsi non dorni- nato da nessun partito e molti settimanali. Ora questa miriade di giornali ha determinato in noi di Napoli l'idea di fondare un giornale al quale vorremmo dare il nome del Domani. Abbiamo raccolto delle somme importanti e speriamo aggiungerne altre. Ti ho voluto informare di tutto, affinché tu possa esaminare se dalla somma che invierai sia opportuno destinare parte al futuro giornale che dovrebbe sorgere a Napoli, che ne sente grande biso- gno. Aggiungo in risposta alla tua domanda che Il Popolo di Roma si pubblica, sin dalla creazione, in completo accordo con De Gasperi e gli altri amici del partito.

E passo ad altro argomento del quale già ti ho scritto nelle mie precedenti.

Unità sindacale. Questa è sorta da un movimento iniziale sviluppatosi in Roma ed al quale movimento presero parte l'ex deputato Di Vittorio (comunista), Lizzani (socialista), Grandi (de- mocratico cristiano). Questo movimento - pur incontrando di- verse opposizioni - ha preso il sopravvento perché ha uno scopo ideale, che non può non esercitare influenza sulle masse. Condi-

I

I zione essenziale basilare dell'unità sindacale dovrebbe essere l'as- soluta apoliticità e quindi l'assoluta indipendenza dai partiti po-

,

litici.

Su tale azione sindacale, già in atto, salvo a vedere quale sarà la sua azione pratica, si sono formate tre correnti, anche se non apertamente manifeste: una contraria, perché teme sopraf- fazioni e violenze, una favorevole, perché crede nell'apoliticità e quindi un'azione calma e serena delle organizzazioni, senza in- terferenze di partiti, una terza che pur dubbiosa, non contrasta l'esperimento, ma attende a giudicarlo nella praticità dell'azione. Mi auguro averti esposto con chiarezza la situazione. Mi sembra che non potendosi a priori rinunziare all'invito di stabilire una unità sindacale ed essendosi stabilito un Patto d'intesa, che come tu mi scrivi, ha meritxito la tua approvazione, bisogna con energia vigilare che la applicazione venga fedelmente eseguita e rispettata.

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11 movimento - molto iniziale e molto circoscritto - dei comunisti cattolici non mi sembra che abbia trovato molto seguito, direi anzi che non l'ha trovato che molto ma molto scarso. Basta dirti che già hanno cambiato nome chiamandosi « Partito di sini- stra cristiana », creando così, per il contrapposto, una destra che poi, dati i tempi e gli avvenimenti, effettivamente non esiste. Non

l, mancherò intanto di dire a Spataro di tenersi molto a contatto con i corrispondenti esteri informandbli delle reali condizioni, mentre alcu.ne manifestazioni 'di gruppi sparuti e di assai poca importanza, che qui non fanno impressione, possono invece farla in America, dove spesso non si conoscono gli uomini e s'ignorano le cose.

Politica. La democrazia cristiana riceve da tutti inviti per isvolgere un'azione comune: tali inviti provengono dal partito socialista; dominato .da quello comunista, ed anche dai liberali. Bisogna agire con molto tatto e prudenza anche perché essendo attualmen~e al governo i rappresentanti di ben sei partiti, un accordo politico tra alcuni di essi potrebbe indurre ad una crisi

' dell'attuale unione, unico modo di poter governare nell'ora pre- sente. Anche qui - come per l'unità sindacale - le correnti sono varie, ma la predominante, come a me sembra, credo che sia di non procedere ad accordi, che potranno ben farsi - anche perché potrebbero essere imposti dal fatto - in seguito alle ele- zioni alle quali certo nessun partito potrà sottrarsi.

In fatto di elezioni sorgerà un problema: con quale sistema dovranno svolgersi? con la proporzionale? con lo scrutinio di lista? col ritorno al collegio uninominale? Tu che cosa ne pensi? Certo se dovesse ritornarsi alla proporzionale dovrebbe sostituirsi altro sistema a quello del voto di preferenza.

Altro problema: che io sappia non esiste un decreto legge che stabilisca la Costituente e ne determini le modalità. Rispondo così alla tua domanda. Ma per la Costituente c'è un accordo, nel volerla, di tutti i partiti. Vi è però un movimento che vorrebbe demandare ad un « plebiscito » o « referendum » che sia la deci- sione del problema istituzionale, riassunto nella scelta tra la continuazione del regime monarchico e l'istituzione di un nuovo regime repubblicano.

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Si è tenuto a Roma il primo Consiglio nazionale del partito. La riunione fu, come avveniva qualche volta nei tempi tanto lon- tani, presieduta da me e con la presenza attiva di Alcide che ti sostituiva l . I1 consiglio chiuse i suoi lavori con la ripetizione che io feci delle parole da te scritte a De Gasperi e lette nell'assem- blea: « I1 mio pensiero costante si riassume in Dio e dopo Iddio l'Italia e la democrazia cristiana ».

La tua azione sempre illuminata, giusta, serena, i tuoi sacri- fici, la tua costante abnegazione, le tue sofferenze - che sono le nostre - del lungo esilio, oltre che in idee superiori, che nessuno sente come te, possono trovare qualche premio e con- forto nell'unanime profondo affetto devoto che in ciascuna adu- nanza si manifesta, non appena si accenna in qualsiasi modo a te lontano, molto amato e molto desiderato da tutti noi. Ed in tutti noi si ravviva la speranza di riaverti presto qui da noi, nella nostra patria così tormentata, cosl sventurata, amico e maestro.

Mi sembra così averti, sia pure nelle grandi linee, informato di tutto. Aggiungo che il padre Felix Morlion O.P. è andato diret- tamente a Roma e quindi non ho avuto la possibilità di fare per lui tutto quanto mi avevi scritto. Siccome sono stato a Roma per il Consiglio nazionale, come ti ho accennato, mi sono infor- mato dagli amici - De Gasperi, Spataro - che mi hanno assicu- .rata che ha avuto le migliori accoglienze e si sono messi a sua completa disposizione.

Siccome scrivo in fretta perché l'amico carissimo Nicola Vec- chio - americano - ma oriundo italiano che ha sempre la grande bontà di prendere le mie lettere e di fartele recapitare, deve ripartire essendo Lenutomper poche ore a Napoli, non so se potrò accluderti i deliberati del Consiglio, non avendo Il Popolo che li ha pubblicati, né potendo acquistarlo, non essendo ancora giunto qui a Napoli.

Te ne trascrivo un breve telegrafico riassunto in un foglietto a parte.

1 I1 Consiglio nazionale d.c. si svolse a Roma dal 9 all'll settembre 1944. 11 Consiglio approvò sei mozioni: per uno Stato democratico; per il decentra- mento; per l'organizzazione giovanile; per .la riforma deiia proprietà terriera; per la mezzadria e piccola affittanza e per la concessione di terre incolte (dr. Atti e documenti della D.C., cit. pp.-99-112).

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Mi sembra di averti informato, come meglio ho potuto e saputo, di tutto quanto poteva interessarti. Qui le condizioni non sono certo facili né per l'alimentazione né per i trasporti né in generale per le condizioni di vita, essendo i prezzi in continua, vertiginosa ascesa. Ma sarebbe grave ingiustizia lagnarsi pensando ai dolori, ai pericoli, alle sventure delle altre regioni nostre non

l liberate ed anche di quelle non nostre, che si trovano proprio nel turbine della guerra in atto. Con la grande speranza di riabbrac- ciarti presto, ti saluto caramente con immutabile affetto.

N.B. - In altra busta ti ho mandato i giornali con la mozione del Consiglio.

GIORDANI A STURZO (f . 206 A, C. 375)

Roma, 17 settembre 1944

Mio caro professore, che felicità è stata per me ricevere la sua lettera, che oggi

si pubblica, al posto d'onore, sul Quotidiano. Gliene sono gratis- simo. Lei ha indovinato il compito di questo giornale, che assolve una sua funzione, non d'intralcio né di concorrenza, ma di prepa- razione dei cattolici alla vita politica. Del resto quasi tutti gli amici della, democrazia cristiana ormai ne convengono e trovano il giornale non solo utile, ma necessario.

Come io sia pervenuto alla direzione di esso, Dio solo lo sa. Io bramavo tornare alla politica: tutti questi anni avevo tenuta viva una fiammella coi miei scritti. Ma uomini ed eventi mi hanno spinto qui: e forse anche da qui del bene si può fare.

Quel che io pensi della sua lettera, e cioè quanto cordial- mente concordi con la sua netta definizione dei rapporti tra catto- lici cittadini e cattolici credenti, fra azione politica e azione reli-

1 Carta intestata: « I1 Quotidiano. Autonoma Cattolica Editrice Romana. Roma ». Risposta alla lettera di Sturzo del 21 agosto 1944 (doc. n. 173).

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giosa, l'ho detto nel giornale che spero le giungerà. L'eco dell'ar- ticolo-lettera prima ancora di pubblicarla è stata enorme; e gli amici ne sono stati lietissimi (Caronia, Corazzin, MattareUa, Ve- ronese, presidente dei Laureati cattolici, che ieri stesso ne ha fatto oggetto 'di una comunicazione alla Sezione romana, P. Gilla, Corsanego, che la salutano tanto, ecc.). Non ho ancora visto i dirigenti della democrazia cristiana, ma, certo, saranno, i più, soddisfattissirni. Papà Pericoli l è morto da un pezzo (1943, gen- naio): ha lasciato un buon ricordo.

Se ha occasione mi ricordi agli amici del Commonweal, un così bel periodico, che io cito di continuo e che ho ricevuto attra- verso la Delegazione apostolica. E così a S.E. mons. Cicognani e ai proff. Lardone e De Ferrari della Catholic University. Come vedrei volentieri my wondevful New York! -

Gerardo Bruni è divenuto capo d'un piccolo movimento, detto Partito cristiano-sociale che ha dei nuclei in Toscana, Puglie ecc. e a cui egli ha conferito un discreto contenuto teoretico, di de-

, mocrazia cristiana socialisteggiante: propugna l'awento di una « co- ' munità popolare ». Io spingo lui e i suoi amici a entrare nella D.C.

'

e ivi formare un fermento dinamico di sinistra insieme coi migliori elementi della Sinistra cristiana (già cattolici comunisti). Esistono divergenze personali, che speriamo di far scomparke.

Saluti da tanti amici (oggi in Italia il nome di Sturzo è alto e venerato come non avremmo mai osato sperare), e si conservi. Tornerà fra noi? Affettuosi saluti dal suo aff.mo.

[P.S.] L'amico Petrocchi la ricorda con grande affetto: sta scrivendo un suo profilo 3.

* Si tratta di Paolo Pericoli presidente dell'Azione Cattolica dal 1900 al 1922- 2 Gerardo Bruni, bibliotecario alla Vaticana dal 1927 al 1946, era stato tra

i fondatori nel novembre 1941 del partito cristiano sociale. Direttore di «Azione Sociale » fu deputato alla Costituente nel gruppo misto.

Si tratta di Giuseppe Petrocchi, ex esponente del PPI, che pubblicb nel 1945, presso l'editore Apoiion di Roma, un volume dal titolo Don Luigi Stuno.

318

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STURZO A DE GASPERI ' (f. 206 A, C. 352)

[Brooklyn] , 23 settembre 1944

Caro De Gasperi,

Ti mando i miei più affettuosi saluti a mezzo del latore della presente.

Seguo da lontano i vostri lavori e sforzi come se fossi in mezzo a voi. Di una cosa solo mi dolgo; della mancanza di lettere. Speditele anche per via navale se non avete amici a cui affidarle; mi arriveranno in due mesi, ma mi arriveranno.

Ieri e stamane la stampa americana ha dato notizia della dichiarazione del presidente Roosevelt che egli e Churchill a Quebec hanno deciso di additare « il programma per il quale sarà attribuita al governo italiano una crescente responsabilità, e in modo che tutti i partiti possano esservi rappresentati nella ricostruzione nazionale per il benessere del suo popolo D.

Naturalmente, il significato specifico di tali parole non ci è chiaro: due punti sono fermi, la diminuzione del controllo alleato e la preminenza a un governo di coalizione. La mancanza di accen- ni alla proposta britannica del luglio scorso sulla pace prowisoria (mezzo costante per far cadere le clausole legate all'armistizio) ha reso più inquieti gli amici dell'Italia. I o credo che ciò sarà fatto quando gli alleati saranno sicuri che i cambiamenti di Governo, dopo la liberazione dell'Alta Italia non altereranno la coalizione dei partiti e non cagioneranno agitazioni tumultuose. I miei auguri vivissirni. Tuo.

l In alto annotazione di Sturzo: « 112 P. H. La dichiarazione di Quebec fu oggetto di un messaggio radio di Stuno

daiia «Voce deli'herica » il 3 ottobre 1944. I1 testo del messaggio in B.N.Y., pp. 311-13.

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DE GASPERI A STURZO (f. 206 A, C. 323)

[Roma], 10 ottobre 1944

Carissimo,

spero che abbia ricevuto la lettera affidata ad Antolini l. Marchisio ti riferirà quello che ha visto, il resto rileverai dai giornali che ti faccio inviare. Aggiungo alcune notizie strettamente confidenziali. Fra poco Quintieri e Mattioli partiranno. Per il convegno delle camere di commercio arriverà fra altri delegati il nostro Sansonetti 4. Visconti Venosta mi assicura che al mini- stero degli esteri il tuo lavoro è molto valutato e proporrà #che il governo ti mandi ufficialmente un riconoscimento scritto. Cre- do che se non fosse stato per le tue condizioni di salute avresti avuto preghiera di accettare incarico più formale; ma tuttavia non bisogna credere che le antiche fobie antipretine, nonostante tutto, siano sparite. Ho saputo in confidenza che per New York si è chiesto il gradimento per Carlo '; circostanze interne vi hanno contribuito. Le conseguenze possono essere incalcolabili, perché tutto l'organismo di epurazione che va molto male rimarrà deca- pitato e converrà porlo su altra base. Sarà indovinata? Non so, non si è consultato previamente nessuno di noi. A Londra an- drebbe, su suggerimento degli stessi inglesi, Carandini 6.10 aveva

1 Antonio Antolini, uomo d'affari italo-americano, nel 1944-45 fu vice pre- sidente della sezione economica della Commissione alleata di controllo per l'Italia. De Gasperi si servì principalmente di lui per far pervenire a Sturzo le sue lettere. La lettera cui accenna De Gasperi è probabilmente quella del 18 agosto 1944 (doc. n. 172).

' Giovenale Marchisio, giudice federale statunitense, noto giurista, italo- americano. Nel 1944 fu inviato in Italia da Roosevelt con la missione di svolgere attività a carattere sociale e politica presso le popolazioni italiane.

3 Adolfo Quintieri, awocato, esponente della DC calabrese, futuro deputato, e Raffaele Mattioli, amministratore delegato della Banca commerciale italiana, par- teciparono alla missione finanziaria italiana negli Stati Uniti nel 1944.

Giulio Sansonetti, awocato, ex militante del partito popolare. . Carlo Sforza.

6 Nicolò Carandini, uno dei più qualidicati esponenti del partito liberale, sarà poi effettivamente nominato ambasciatore italiano a Londra.

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suggerito a tempo Stefano l. Questioni più gravi per noi sono le sindacali e cooperative. Mi preoccupo del piano totalitario comu- nista, trepido per la libertà; le mie forze dovrebbero essere tutte per il partito, disgraziatamente sono ingaggiato anche nel go- verno. Solo la fede nei nostri ideali, il tuo spirito, che sento vicino, l'amore disperato a questa terra sventurata, mi sorreggono. Siamo deboli per uno sforzo così immane. Che Iddio ci aiuti! Certo il tuo consiglio, il tuo personale prestigio costituirebbero qui una gran forza. Devo ammettere che la tua opera costì, almeno finora si è dimostrata indispensabile e ha valorizzato e valorizzerà il nostro paese e il nostro partito, e non oso assumermi la responsa- bilità di farti affrontare la traversata, quantunque Marchisio mi assicura che tu sei meno ammalato forse di quello che si va dicendo e tu stesso temi, del che abbiamo grandissima gioia.

Accetta mio caro un abbraccio fraterno e un augurio vivissimo da tutti noi e in specie dal tuo aff.mo.

STURZO A DE GASPERI ( f . 206 A, C. 331)

[Brooklyn], 11 ottobre 1944

Mio caro Alcide,

dopo la tua lettera del 15 giugno scorso non ne ho ricevuta alcuna altra. So bene quanto sei occupato, anzi sovraccarico di lavo-

/ ro; ma basterebbe qualche cenno che le mie lettere ti siano arrivate. Le due che noto, per tua norma, sono la prima del 2 agosto

(che meritava una risposta immediata), l'altra del 31 agosto, con la quale ti davo l'annunzio dell'invio di 1.500 dollari 3.

Con la presente ti fo sapere di averti mandato, per lo stesso tramite, tremila dollari per Il Popolo di Roma, in acconto di quei

1 Stefano Jacini. 2 In alto a sinistra annotazione di Sturzo: « A S. Ecc. A. De Gasperi. Roma ». 3 Cfr. doc. n. 159, nota 1 p. 280 e doc. n. 174.

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mille dollari che io promisi a Rodinò con mia lettera del 6 luglio scorso l. Gli avevo detto che li avrei spediti fra tre settimane, ma per una serie di difficoltà sono passati tre mesi. Altri ne darà perso- nalmente un mio amico che deve essere già a Roma. Mille per la Seli, in aumento di quelli già spediti e mille per la direzione cen- trale della Democrazia Cristiana, o a tua disposizione per quel che credete meglio.

Ora ho altri due progetti per le mani: quello di far avere agli amici di Palermo una prima somma per un loro quotidiano (man- dami l'indirizzo personale di Salvatore Aldisio, per effettuare l'in- vio) e l'altro, più importante di un quotidiano a Milano.

Per quest'ultimo fui richiesto da un ottimo amico di un piano concreto: mi parve che rispondesse bene alle sue idee (e sotto vari aspetti anche alle mie) quella di fare a Milano un quotidiano di carattere sociale, per le questioni operaie, dal punto di vista della dottrina e della pratica della Democrazia Cristiana. Egli si è impe- gnato a trovarmi fra i suoi ahmici, ventimila dollari. Avrò risposta fra qualche mese. Naturalmente dopo la unificazione delle confe- derazioni operaie, non si può parlare più di un organo della Con- federazione bianca, come Il Domani Sociale '. Forse non è neppure consigliabile che dipenda dall'Icas (Istituto cattolico di attività sociali). A me sembra che dovrebbe dipendere dal partito della De- mocrazia Cristiana (dato che a Milano c'è anche L'Italia organo del- l'Azione cattolica dipendente dalla Curia) con accentuazione delle questioni operaie; lasciando al Popolo di Roma l'accentuazione politica.

Ti prego di concordare l'affare con Gronchi e Grandi e darmi urgente notizia dei vostri piani, sì da affrettare l'affare (se, come spero non si troveranno ostacoli imprevisti). E' bene si sappia che la sorgente delle poche somme che riesco a mandare è assoluta- mente indipendente e pura, si tratta di amicizie e simpatie personali.

Cfr. doc. n. 163. « I1 Domani Sociale » era stato l'organo, settimanale, della Confederazione

italiana dei lavoratori (C.I.L.). Diretto da G.B. Valente visse dal 1919 al 1925 (dr. G. VALENTE, Aspetti e momenti dell'azione sociale dei cattolici in Italia, a cura di F. Malgeri, Roma 1966).

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Ho ricevuto per mezzo di Baldanzi, che ho visto giorni fa, un'eminente relazione di Achille Grandi sull'affare sindacale, rela- 1 zione che mi servirà per informare il pubblico interessato, e una cara lettera di Gronchi. I

I1 quadro fattomi da Baldanzi è assolutamente oscuro. A lui 1 è sembrato (ed è qui corrente opinione) che il governo sia debole, I scisso e senza guida (quel che qui dicono leadership). Egli mi ha fatto l'elogio di Gronchi, come l'unico che sa quel che vuole e ha l'energia di attuarlo. I1 generale O'Dwyer mi sembrò più fidu- cioso negli uomini al governo. Anche lui mi parlò di Gronchi; aggiunse anche Ruini alla lista delle persone cui aveva fiducia e lo stesso Bonomi. Quel che è esasperante per noi italiani, è il tono di critica amara, di sfiducia generale e di svalutazione continua che usano i corrispondenti americani. Sembrava che fosse ispirata dal- l'intento di perpetuare per anni il controllo alleato. Ora che questo va cadendo (dopo il comunicato Roosevelt-Churchill) forse conti- nua per giustificare il loro passato, come sembra fare il Matthews del New Work Times. Voi non potete immaginare l'effetto depri- mente di tale campagna di denigrazione presso gli americani. Spero che l'ambasciatore italiano porterà con sé un buon segretario di stampa. Fate una scelta giudiziosa. Lo ripeto che mi metto a sua disposizione per quel che gli potrà essere utile. Assicura l'aw. Scelba che il mio nuovo libro sull'Italia è uscito ed è stato spedito l .

Tuo aff.mo.

14 Ott[obre] '44 - Post Scriptum - P. Boland telegramma. [...l ' Truppe italiane sul fronte. Pace provvisoria e condizioni se- grete Nessun appoggio sulla stampa. Così è mancata la pressione della pubblica opinione. L. S.

1 Si tratta di Italy and tbc new tuorld order, Mac Donald and Co., London 1944. L'edizione italiana, col titolo L'Italia e l'ordine internazionale venne pub- blicata da Einaudi, Torino, 1946.

2 Due parole illeggibili.

I

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STIJRZO A SCELBA ' (f . 206 C. 412)

[Brooklyn] , 11 novembre 1944

Mio caro Mario,

ti ho spedito oggi un piccolo pacco (del peso consentito) che contiene alcuni oggetti di vestiario che vorrei fare arrivare a mia sorella Nelina. Poiché i pacchi possono mandarsi solo a Roma- Napoli-Palermo (oltre il Vaticano) così ho pensato spedirlo a te e tu - se e quando puoi - lo farai arrivare a mia sorella. Se non puoi, lo ritieni per te. Ti prego inoltre di scrivermi quel che desideri per la tua famiglia, e in una prossima spedizione in- vierò a te un pacco. Non posso farlo oggi stesso (come vorrei) perché non si può mandare più di un pacco al mese alla stessa persona.

Ebbi la tua del 18 agosto (con molto ritardo); avrei vo- luto rispondere subito ma il lavoro è stato ed è ancora cosl pressante da non aver avuto tempo. Ho visto due volte (lunedì e martedi) il comm. Mattioli e S. E. Quintieri. Sono assai lieto della loro venuta e spero che la loro missione sarà fruttuosa 3.

Passo a quel che m'interessa sia tenuto presente da te e da De Gasperi. I1 mio vuol essere un contributo personale a chiarire una difficile situazione. Voi ne terrete il conto che cre- derete meglio per la causa italiana. Si tratta della questione mo- narchica e sue implicazioni.

Fin da quando lessi che il partito della D.C. aveva avanzato l'idea di un referendum o di un plebiscito sull'istituto, da con- servare o no, ebbi l'impressione di un passo pericoloso. Dopo che il Consiglio dei ministri rigettò tale proposta, lessi l'articolo di G. Gonella che la rimetteva in piedi. Venne poi la intervista del Luogotenente a Matthews e capii che il passo avrebbe creato

In alto annotazione di Sturzo: « A Scelba. Roma ». Cfr. doc. n. 171. Cfr. nota 3, p. 320.

324

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una immediata reazione. Ed ecco infine la notizia della deci- sione del Consiglio dei Ministri che riconferma la procedura già stabilita.

Prima che la D.C. riprenda la questione prego di conside- rare anzitutto come un referendum o un plebiscito sulla Monar- chia darebbe luogo ad una propaganda a favore dell'istituto fatta da vescovi e da preti (anche dal pulpito e forse dal confessio- nale, specialmente alle donne) che sarebbe gravida di conseguen- ze. L'anticlericalismo, non solo degli azionisti, ma dei socialisti e dei comunisti (che esiste nel loro cuore) avrebbe un'occasione propizia a sfogarsi contro la Chiesa. Dippiù le masse operaie cat- toliche più attive e importanti (che oggi sono insieme unite nella Confederazione con le altre socialiste e comuniste) sarebbero per

-la repubblica e attratte verso la repubblica proverebbero un ri- sentimento notevole verso i capi del partito ma anche verso il clero locale, in sostanza sfuggirebbe di mano in questa e poi in altre occasioni. I1 partito ne uscirebbe più che scisso e indebolito moralmente, e se l'esito del plebiscito sarà per la monarchia si avrà una lotta sociale più decisa da parte degli sconfitti; se sarà per la repubblica la chiesa ne uscirà compromessa.

Quale adunque lo scopo del referendum o plebiscito? Quello puramente teorico di un mezzo più legittimo per cono- scere il volere del popolo italiano? A me non sembra che sia veramente tale. Anzitutto è da considerare che senza alcun ple- biscito il problema sarà posto lo stesso nel paese in occasione della nomina dei rappresentanti all'Assemblea costituente, sì che gli elettori daranno un orientamento senza compromettere la questione con un mandato imperativo. Secondo, bisogna consi- derare che sia per il fatto di 20 anni nei quali il voto non è stato libero, sia per la concessione del voto alle donne, il corpo elettorale non sarà maturo a dare una decisione istituzionale pre- cisa, benché sia reputato idoneo a scegliere i propri rappresen- tanti secondo le simpatie generali verso uomini e verso un par- tito. Rimettendo l'affare all'Assemblea costituente si avranno due dibattiti prima di una decisione sulla monarchia o no, uno elet- torale e l'altro parlamentare, oltre il dibattito sulla stampa.

C'è chi pensa che la decisione dell'Assemblea costituente dovrà portare la notifica dell'elettorato. Bene: quale ne sarà

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l'effetto in caso di dissenso? Che l'affare ritorni alla costituente per decidere in seconda istanza? o che si avranno nuove elezioni per una 2" costituente? Io temo che l'effetto sarebbe quello di provocare rivolte di piazza.

Meglio sarebbe, fissare nella procedura della deliberazione (procedura da approvare dalla stessa assemblea) una maggio- ranza assoluta di tre quinti e .di due terzi; e nel caso che tale numero non sarà raggiunto fissare la seconda discussione a tre mesi di distanza, con la decisione di procedersi in tal caso alla sola maggioranza di metà più uno.

I1 problema che dovrebbe essere posto chiaramente (e non mi risulta che sia stato posto) è quello del sistema elettorale. Io sono per la proporzionale. Mi sembra migliore il sistema irlan- dese, che combina insieme la proporzionalità con la scelta diretta della persona, come in regime di collegio uninominale. Se lo trovo ti manderò un mio breve articolo su questo tema.

Tornando all'affare della Monarchia a me non sembra che debba sostenersi di principale importanza, come fanno i monar- chici di qua e i repubblicani di là. Io sono per la repubblica, ma dò principale valore al tipo di democrazia che sarà stabilito. Aggiungo che per un'Italia che non avrà più esercito, flotta, imperi, conservare il lusso di una monarchia e di una corte (con l'aristocrazia fallimentare e i generali di decorazione) sarebbe troppo melodrammatjco. Tanto più che nessuno penserà a ri- vincite ed a guerre future per le quali l'Italia possa rivendicare le eolonie africane (se ci saranno tolte). Non è poi un gran male che il paese abbia la possibilità di cambiare presidente ogni cinque o sette anni, col metodo elettorale americano owero con quello di 2' grado alla francese.

E fo punto, tanto mi dispiace che la D.C. si vada irnpego- lando in questo affare di dubbio valore. Se qualcuno crede che la Monarchia eviterà il comunismo si disilluda: la Monarchia ci procurerà l'anticlericalismo, ma non ci eviterà nulla. I1 comuni- smo sarà evitato per altre vie, se un vero pericolo comunista esiste per l'Italia e per l'Europa.

Voletemi bene e non prendete a male il mio focoso atteg- giamento. Ho già scritto abbastanza su questo tema e non trovo ragione di ritornarvi, tanto più che io non desidero (come scrissi

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a De Gasperi) più essere riguardato come suo antagonista, dato che comprendo le ragioni della sua tattica e intuisco le sue sim- patie; ma ho paura che v'ingaggiate troppo sulla questione del plebiscito o referendum sulla monarchia o repubblica.

Affare edizione libro, dopo che avrò avuto risposta da Einaudi.

Affare L'Italia e l'ordine internazionale. 'Casa succursale Ei- naudi - Roma. Inf[ormalmi. Telefonare a Sforza.

Saluti a tutti l .

CCELBA A STURZO ( f . 206 A, C. 377)

Roma, 11 novembre 1944

Carissimo Professore,

a mezzo di Antolini e di Marchisio e prima ancora a mezzo di altra persona le ho mandato ritagli di giornali e riassunti di stampa ed altre documentazioni per metterlo al corrente della si- tuazione in Italia. Alcide è talmente preso che non trova il tempo di scrivere. Ora abbiamo convenuto che provvedo io settimanal- mente a tenerla al corrente, a mezzo di normale corriere.

Abbiamo ricevuto 1.500 dollari, di cui come da suo deside- rio 500 sono stati destinati alla S.E.L.I. e saranno in massima parte usati per un concorso premio intestato al suo nome per il migliore libro sulla Democrazia Cristiana. Di altri fondi di cui lei accenna nelle sue ultime nulla ancora avuto.

Per quanto riguarda la vendita del volume, mi sono messo d'accordo col rappresentante in Roma della casa Einaudi per la diffusione. Circa il prezzo siamo tra le L. 150 e L. 180. I volumi

1 I n altro fogiio si legge i1 seguente P.S., poi cancellato: Mi scrisse l'aw. Guido Barletta da Roma. Non mi diede il suo indirizzo. Ti prego fargli arrivare I'acclusa lettera. Grazie P.

2 Dattiloscritto. In alto, annoiazione di Stuno « Ric[emta! 15 dic[embre]. Da d'ora scritto: 17 gennaio 1945 D.

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verranno dati in deposito alie librerie che ne risponderanno verso di me e del rappresentante di Einaudi.

Sul prezzo di copertina verrà fatto il normale sconto di co- pertina a favore delle librerie. In quanto al ricavato della ven- dita esso sarà ripartito secondo le istruzioni che mi invierà lei e secondo gli accordi da lei stipulati con Einaudi.

I o da tempo le ho chiesto l'originale italiano delle opere da lei pubblicate all'estero, specie di Politica [ e ] morale e del Sag- gio d i sociologia che desidererei far pubblicare subito. Soprattutto Politica e morale che a me pare la cosa più bella. Come le ho già scritto ho fatto già pubblicare il capitolo La crisi della Democrazia ' in elegante quaderno della S.E.L.I.; in una traduzione in parte rifatta da me. I n una traduzione di Giordani ho fatto pubblicare lo studio su La chiesa cattolica e la democrazia cristiana che le invierò alla prima occasione.

Le difficoltà editoriali sono qui enormi, per il costo altissimo della carta che c'è, ma occorre pagarla a prezzo di borsa nera; sia per la mancanza di energia elettrica, che è la tragedia maggiore per Roma, dopo quella alimentare.

In quanto alla situazione politica generale questa è dominata dal contegno della stampa romana socialcomunista e dai conse- guenti attriti che ne derivano fra i partiti e in seno al governo.

Nenni sull'Avanti!, seguito da qualche tempo anche dall'Unità comunista, fa un'opera di dissoluzione del poco ch'esiste. L'eser- cito, la marina, i prefetti, i questori, i carabinieri, la polizia ven- gono attaccati a ripetizione con violenza ed esautorati. Si è giunti ad un tentativo di linciaggio di un poliziotto!

Ragione degli attacchi, che si tratta di forze reazionarie, asservite alla monarchia.

S'inventano o si travisano fatti e documenti, si pubblicano atti riservati; i delinquenti comuni diventano eroi, martiri della libertà.

E' la stessa identica mentalità che caratterizzò il 1919-1922. Si va con ciò diffondendosi il timore per il pericolo comunista il

l Cfr. note 1 e 2, p. 505. Edizione SELI, Roma 1944. I1 saggio, con il titolo Tbe Critholic Church and

Cbristian Dernocracy, era apparso s d a rivista « Social Action D, maggio 1944, pp. 243.

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quale d'altro canto conquista posizioni. Dotato di larghi mezzi giunge ovunque, ed a contrastargli il passo non siamo che noi.

Le elezioni nei consigli di fabbrica e di aziende fatte a Roma dimostrano che il comunismo è in assoluta prevalenza, seguito a distanza da noi e poi dai socialisti; gli altri partiti, azionisti, demo- crazia del lavoro, ecc. non esistono. E' da aggiungere però che la partecipazione alle elezioni è sempre scarsa; e se, come è legitti- mo presumere, gli assenteisti non debbonsi contare tra i comu- nisti, deve concludersi che la maggioranza è sempre anticomuni- sta. Ma che contano le maggioranze assenteiste?

I1 contegno della stampa socialcomunista che fa l'oppositore del governo in cui sono presenti socialisti e comunisti ha, come ho detto, causato attriti fra i partiti e specie con i nostri ministri, i quali hanno già dovuto minacciare di lasciare il governo, appog- giati dai liberali. Ruini fa il pesce in barile, gli azionisti, sottovoce sono con noi - una parte almeno di essi, i più autorevoli intellet- tualmente, si raccomandano perché si tenga duro e promettono il loro appoggio; ma al governo fanno i pazzi. Cianca, Tarchiani e Sforza sono elementi pericolosi per il paese.

Sforza ha ambizioni presidenziali - governative o addirittu- ra statali - e quindi ci fa la corte, ma è falso l. L'abbiamo visto in occasione della nomina dell'ambasciatore in America, per cui noi avevamo caldeggiato - almeno come gesto simbolico di rico- noscenza - un nostro amico.

Verrà in America conservando la carica di ministro; anzi socialisti ed azionisti avevano proposto la sua nomina a vice presi- dente del consiglio, per dargli maggior lustro; egli ha il proposito

l I l sen. Mario Scelba, nel concedere gentilmente l'autorizzazione alla pub- blicazione delle sue lettere, intese rettificare il suo giudizio su Sforza. Ha scritto il sen. Scelba nella lettera diretta al prof. Gabriele De Rosa il 18 marzo 1974: «Avendo collaborato con lui al Governo, mi dovetti convincere che il personag- gio era migliore deiia fama che aveva e deiio stesso personaggio che egli amava dare di sè. Fu un fervido sostenitore deii'Alleanza Atlantica e della politica di unità europea, e condivise con i governi centristi di De Gasperi la netta chiu- sura ai comunisti. Come Alto Commissario per I'epurazione, egli non si curò per- sonalmente deli'ingrato compito, che lasciò completamente alle cure dei comuni- sti. Di qui i rimproveri che da tutte le parti venivano contro di lui e l'accusa di sinistrismo D.

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di star poco lontano, sperando, appena sarà tolto il veto alleato, di poter assumere il de& esteri. .

Bonorni è quel galantuomo che tutti conoscono, ma resiste al potere perché non ci sono altri migliori di lui.

La situazione politica si evolve verso una soluzione di solo centro e quindi già comincia a farsi strada l'idea di De Gasperi; anzi il suo nome viene già indicato, in conversari privati, come il futuro presidente. Per questa eventualità, io desidererei che lei fosse a Roma. Non le dico altro.

Dal punto di vista interno di partito, la situazione è domi- nata sempre dal problema istituzionale e dalla diversità di vedute con Giovanni e dal suo flirt con le sinistre, benchè in questi ulti- mi tempi un po' raffreddato. Dopo il deliberato del Consiglio Nazionale che accogliendo l'ordine del giorno da me presentato in cui si dichiarava che il partito non era legato all'istituzione monarchica e che per esigenza democratica si rimetteva all'atteg- giamento sul problema istituzionale al Congresso di partito ', si credeva di aver superati gli scogli della polemica; in realtà questa perdura, e si vuole che il partito si dichiari subito per la repubblica o quanto meno tendenzialmente repubblicano. Con ciò si sostiene1 sarebbe facile anche un accordo con i socialisti e di indebolire la corrente comunista. Secondo questo punto di vista, si dovrebbe mirare ad una combinazione di centro-sinistra; e i socialisti, accontentati sul terreno repubblicano, ci verrebbero incontro in altre cose sostanziali. Nenni verrebbe soverchiato da Saragat che rappresenta l'ala moderata dei socialisti, una reincarnazione tura- tiana. A rafforzare la tendenza Saragat sarebbe stato chiamato, da Londra, Modigliani. Obiezioni: i socialisti sono legati da un patto con i comunisti; e sono soprattutto deboli rispetto a questi ultimi. La situazione di oggi si presenta diversa da quella del 1919-22. Allora i comunisti rappresentavono una frazione del partito socia- lista; mentre oggi è il contrario. E' vero, infatti, che il socialismo nell'Italia centro-meridionale è quasi inesistente; vi sono delle isole determinate da antichi ricordi o da situazioni personali. Si

l Giovanni Gronchi. Cfr. il testo della mozione approvata dal Consiglio Nazionale d.c. del

9-11 settembre 1944, in Atti e documenti della D.C., cit., pp. 102-103.

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spera che in Alta Italia la situazione sarà diversa. Si aggiunge che una collaborazione con i soli socialisti non potrebbe - appunto per la stessa forza soverchiante dei comunisti - resistere che con il beneplacito di questi ultimi né è pensabile in funzione anti- comunista.

Ragioni interne di partito - lo stato d'animo cioè delle no- stre masse che vivono già in posizione d'urto con comunisti - ragioni di politica internazionale - l'Inghilterra considera questo governo troppo di sinistra e non sarebbe disposta a tollerarne uno più accentuato - le stesse nostre possibilità, rendono chimerica una collaborazione centro-sinistro; e consigliano di mantenere l'attuale situazione di relativo equilibrio. L'ordine del giorno vo- tato ieri dalla Direzione, dopo tre giorni di discussione rispecchia la prima tendenza con un'accentuazione di forza contro le si- nistre '.

Come vede il fattore politico domina la situazione; ed essa s'impernia, nei termini monarchia e comunismo.

La situazione economica passa, purtroppo in seconda linea, e d'altronde essa è tale che il governo ben poco può fare.

Nel Popolo di oggi troverà oltreché l'ordine del giorno sulla situazione politica un altro ordine del giorno in cui sono indicati il cumulo di devastazioni lasciate dalla guerra, e l'impotenza del governo - perdurando la guerra e la limitazione degli aiuti allea- ti - a ripararle '. Peraltro la situazione dei luoghi ove è passata la guerra è tragica. Nei miei giri domenicali di propaganda l'ho potuto constatare di persona. E' uno spettacolo desolante che ti

l Nel primo ordine del giorno votato dal Consiglio nazionale d.c., svoltos: a Roma dall'8 d'l1 novembre 1944, si rilevava, tra l'altto, « che il disagio del paese in guerra viene acuito da un senso di sfiduaa verso l'azione governativa, per opera di una parte delia stampa degli stessi partiti al governo, la quale invece di collaborare all'arduo lavoro, ne mette sistematicamente in gioco la coesione, il prestigio ed ogni fattiva operosità; che la tendenza a disobbedire alle leggi, alla violenza e all'atbitrio, se non rapidamente stroncata riuscirà fatale non solo alla coalizione governativa dei partiti antifascisti, ma aila stessa causa della libertà e deila democrazia», e riaffermava «l'urgente necessità di una decisa ed unitaria azione governativa ed il dovere di tutti i partiti di concorrervi lealmente ed efficacemente per ristabilire l'impero delia legge, il rispetto del- l'autorità statale nei suoi organi centrali e periferia, la fiducia e la sicurezza dei cittadini » (Atti e documenti della D.C., cit. vol. I, pp. 114-15).

Per il testo del documento, idem, pp. 115-16.

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prende alla gola, ed io non trovo di meglio da dire che la dittatura è stata la causa di tutto; e che perciò il problema della libertà non riguarda solo gli intellettuali ma tutti, contadini ed operai com- presi. Migliaia e migliaia di persone vivono senza un tetto, scalzi, nudi e con scarso cibo. La mancanza di medicinali è assoluta. Nella palude pontina allagata, la malaria domina sovrana (a Ter- racina, a Fondi ed a Formia mi dicevano che 1'80% dei cittadini è stata colpita dal morbo, che ha invaso anche zone da tempo immuni).

In quanto alla situazione organizzativa del partito essa è soddisfacente. Si tende a costituire sezioni in tutti i comuni e in molte provincie il programma è stato realizzato, sicché complessi- vamente la situazione oggi si presenta migliore e direi anche note- volmente, rispetto al 1919-22. Lo spirito pubblico ci è poi di gran lunga più favorevole che allora. C'è una larga deficienza di quadri; i preparati sono compromessi politicamente col fascismo. Nella stampa per es. è una rovina; non si sa donde incominciare. Trovare un direttore è un'impresa ardua. Margotti andrà in Sici- lia a dirigere il quotidiano ed a Napoli direttore sarà certo Ange- lino Venuti attuale direttore del settimanale: 20 anni sono stati purtroppo lunghi.

In settembre fui in Sicilia per rendermi conto della situa- zione del Partito e stetti due giorni a Caltagirone, visitando la si- gnorina Nelina. Sta magnificamente in salute. Si lamentava per le leggi agrarie favorite dalla D.C. che riducevano i redditi dei proprietari! Era davvero difficile sostenere la parte e quindi in- cassai tutti i giustificati rirnbrotti pel nostro demagogismo. Mi viene quasi da ridere al ricordo.

Anche lì come purtroppo in tanti altri posti vi sono beghe personali; La Rosa, avendo firmato il manifesto separatista è naturalmente fuori del partito, ma vorrebbe starci dentro e quindi manovra. Poi c'è Silvio Milazzo che avendo anch'egli fatto l'erro- re di puntare sul cavallo bolso, si trova in situazione d'inferiorità rispetto agli altri. Escluso La Rosa, credo che per gli altri sarà possibile l'entrata nel Partito; e conto in un prossimo viaggio di comporre il dissidio.

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Cadute tutte le prevenzioni create dalla falsa polemica fasci- sta, i suoi scritti e i suoi messaggi sono letti ed ascoltati con la massima attenzione. Molta attesa ci fu per l'ultimo e tutta la stampa lo riportò in esteso o in sunto e fu oggetto di simpatici commenti. Notevole impressione ha fatto l'articolo Italia e comu- nismo tradotto da Giordani e pubblicato sul Quotidiano come se si trattasse di articolo appositamente scritto pel giornale.

L'opera che lei svolge a favore del paese è universalmente apprezzata e valutata nella giusta misura. Molti anzi rimangono stupiti perché non ci si trovano più col cliché creato dalla propa- ganda fascista. Non sorprende chi ha avuto la gioia di starle vicino e di conoscerne il pensiero e il cuore.

In una prossima lettera le accennerò ad altri importanti problemi e specie per quanto riguarda l'unità sindacale che è diventata fonte di gravi preoccupazioni.

Dagli amici che vengono direttamente dall'America abbiamo notizie contraddittorie sulle sue condizioni di salute. L'on. Pazzi ci ha riferito e con nostra vivissima gioia che lei sta benissimo e che le notizie portate da Sforza e da altri e che ci avevano tanto amareggiato non hanno alcun fondamento.

Mi scriva qualche cosa di preciso. Con i più affettuosi e cari saluti, mi creda suo dev.mo.

DE GASPERI A STURZO ' (f. 206 A, C. 467)

Roma, 12 novembre 1944

Caro Sturzo, sono desolato che tu scarseggi di nostre notizie, come mi

confermi nella tua deil'll ottobre, ricevuta ieri. Ti ho mandato m a lettera nella quale ti ringraziavo dei 1.500 dollari e una lettera di ringraziamento ti venne mandata anche dalla Seli. Spero

Dattiloscritto. Carta intestata: « Democrazia Cristiana. Segreteria politica D. Pubblicata ora anche in De Gasperi scrive, cit., pp. 26-33. Risposta alla Iettera di Stuno dell'll ottobre 1944 (doc. n. 179).

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che nel frattempo tu abbia ricevuto a mezzo di Marchisio una mia lettera l e una busta di ritagli stampa. I1 nostro ufficio stampa tiene sempre aggiornato un dossier, a te destinato; ma siamo veramente disgraziati: Quintieri e Mattioli nonostante un for- male impegno preso, sono partiti improvvisamente senza darmi il tempo di consegnare loro un altro plico per te che dovrebbe aiutarti a seguire i nostri sviluppi. Rinnovo ora i più sentiti ringra- ziamenti per il tuo dono giubilare e per i nuovi aiuti di 3 mila dollari che mi preannunzi e che verranno destinati, come stabilisci, cioè mille per la Seli, mille per la direzione, mille per il Popolo. Ho visto P. Boland che mi ha chiesto consigli circa la ripartizione di alcuni sussidi alla stampa, ch'egli tiene dall'episcopato. Gli ho consigliato di sussidiare il settimanale Lavoratore cristiano, che uscirà presto in Roma come organo delle Associazioni lavoratori cristiani (Acli), il quotidiano di Napoli, d'imminente pubbljca- zione, Il Domani d'Italia, ed il quotidiano di Mattarella e Aldisio a Palermo, che pur si attende fra giorni.

I tuoi piani circa l'Italia settentrionale s'incontrano coi nostri. Gli amici di colà sono clandestinamente assai attivi e una lettera che ha potuto passare le linee mi conferma che si va rnatu- rando la decisione di pubblicare un nosrro grande quotidiano politico e d'informazione a Milano, con edizione piemontese e ligure, e di un quotidiano d'informazione nel Veneto. Mentasti è l'organizzatore e delegato nostro per tutto il territorio, ove gli è riuscito di superare alcune difficoltà milanesi. Attendo fra giorni Jacini e forse anche Colonnetti 3, dalla Svizzera. Mi si scrive da lassù che i rapporti cogli altri partiti sono buoni, specie coi comu- nisti, i quali premono e premono per una collaborazione avvenire: tale tattica è la caratteristica più incisiva di tutta la politica ita- liana.

l Probabilmente la lettera del 10 ottobre 1944 (doc. n. 178). Pietro Mentasti, dopo aver vissuto alcuni ami negli Stati Uniti, ove

studiò problemi di organizzazione aziendale, tornò in Italia e partecipò al movi- mento clandestino, fondando il C.L.N. nel Veneto. Fu alto commissario per l'alimentazione, consultore nazionale e poi deputato d.c. alla Costituente.

3 Gustavo Colometti, ex esponente popolare. Fu consigliere nazionale del P.P.I. dal 1919 al 1926. Riorganizzò la D.C. nel secondo dopoguerra e fu consultore nazionale e deputato alla Costituente. Professore di scienza delle costru- zioni al Politecnico di Torino e presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

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Ritornando ai giornali, l'impegno che tu hai ottenuto per 20 mila dollari è prezioso: sono anche d'accordo che l'organo di Mi- lano sia nostro e specificatamente sociale: sono certo che anche Grandi e Gronchi pensano così. Ora cercherò di chiarirti la com- plessa situazione sindacale. Come mi pare di averti scritto io fui fra i promotori di un accordo sindacale, ma a patti chiari e con- dizioni, i quali non essendosi potuti raggiungere negli ultimi giorni del periodo clandestino, non era opportuno concludere, senza aver sentito il Mezzogiorno, ma Grandi pressato firmò in buona fede. Ora la nostra situazione non è buona, perché Grandi è minorato in salute e incapace di resistere alla concorrenza che non è sempre leale e noi, dopo vent'anni di vuoto non potevamo costruire di botto un'ossatura sindacale. Stiamo ora provvedendo per: a) rinforzare con qualche collaboratore la posizione di Gran- di; b) promuovere la federazione dei piccoli proprietari coltivatori diretti, che dovrà appoggiarsi all'unità sindacale, ma con mag giore autonomia; C ) appoggiare I'Icas a costituire le associazioni dei lavoratori cristiane, non specificatamente sindacali, ma di cul- tura professionale. Certo la collaborazione sindacale e politica coi social-comunisti diminuisce il nostro impeto propagandistico, ma a parte ch'essa, almeno per ora, sembra inevitabile, bisogna am- mettere ch'essa impedisce I'intolleranza violenta dell'altro dopo- guerra.

Circa l'opinione di Baldanzi sul governo, eccoti il mio giu- dizio. Il governo è certamente debole, ma appare ancora più debole di quello che è, soprattuto perché gli organi estremi in prima linea l'Auanti!, seguito per ragioni di concorrenza dal- l'Unità e talvolta dall'ltalia Libera, alterano la funzione di gior- nali di governo con quella di stampa dell'opposizione o, meglio, il più delle volte esercitano questa seconda. Tutti i tentativi di definire contestazioni o incidenti in seno allo stesso governo non sono finora riusciti. Ogni quindici giorni si fanno nuovi propositi, si prendono impegni che poi non si mantengono. Nenni nell'Avanti! ha spesso un atteggiamento assai simile a quello del '19 (meno le nota anticlericale). I1 giorno 2 di questo mese di novembre, dopo un attacco dell'Auanti! contro il comandante dei carabinieri, at- tacco che esigeva l'allontanamento del generale, senza che insieme

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al Consiglio si fosse prima elevata eccezione, i tre ministri d.c. hanno mandato al presidente una specie di lettera-ultimatum in cui minacciano di ritirarsi se questo doppio giuoco ancora continuasse. Dopo una vivace discussione nella quale i ministri dell'estrema riconobbero almeno in parte le nostre ragioni, si fid con nuove promesse. Ma c'è poco da sperare.

Quale è la causa profonda di questa crisi latente. Dò la sua parte alla demagogia, alla fatale concorrenza fra social-comunisti, all'abito dell'antica politica negativa soc[ialista], ma la fonte prima dei guai mi pare essere la questione istituzionale e le preoc- . cupazioni ch'essa desta.

Due spettri grandeggiano sul nostro orizzonte politico: per gli uni il pericolo è lo Stato totalitario social-comunista; gli altri sono invasati dalla paura di un colpo alla Franco. Nenni, già mem- I bro della giunta militare di Madrid, è il rappresentante più tipico di questa seconda paura. Fondata? Non mi pare. Non c'è nessuna tradizione e nessun sintomo di pronunciamento, non esiste nessun uomo circondato di gloria militare; il piccolo esercito si sta appe- na riformando e' riorganizzando. I1 re vive isolato a Posillipo, il luogotenente ha una condotta rigidamente protocollare dalla qua- le non è uscito che per una intervista che gli grava. Bonomi, ministro dell'interno coadiuvato dal socialista Canevari, garantisce contro mene reazionarie e perfino al ministero della guerra un sottosegretario comunista presiede commissioni d'inchiesta. So- cialisti, comunisti, partito d'azione hanno i loro uomini ai posti commissariali di centrale importanza; i partiti al governo tengono in mano tutte le leve di comando; su due commissari sottoposti

W all'Alto Commissario per I'epurazione, nen solo - Cingolani ' - è democratico cristiano, e la maggior parte designati dagli estre- mi; fuori, nelle province, i nostri si lagnano dei troppi sindaci social-comunisti, nominati dai prefetti o dalle autorità di occupa- zione. Su nove quotidiani che escono a Roma, uno solo fa, tratto tratto, qualche sobria affermazione monarchica, mentre almeno

1 Mario Cingolani (1883-1970). Esponente deli'Azione cattolica nel periodo di Pio X, nel primo dopoguerra fu tra i fondatori del P.P.I. Deputato dal 1919, fu sottosegretario al lavoro nei due ministeri Facta. Aderì alla d.c. sin dal pe. r i d o clandestino. Deputato nella prima legislatura repubblicana e senatore neiia seconda, fu ministro deli'aeronautica e deila difesa nel I e I1 ministero De Gasperi.

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tre, se non quattro, svolgono attiva propaganda contraria. I n questo stato di cose,-si può sul serio agitare lo spettro della rea- zione militare armata e di una reazione antidemocratica in cam- mino? Vero è che non tanto le simpatie per l'istituto monarchico, quanto le obiezioni e le preoccupazioni contro la-nostra maturità per una democrazia liberale repubblicana sono nella coscienza pubblica piuttosto in aumento che in decrescenza. Guardandomi attorno non vedo che la monarchia si sia rafforzata, né come isti- tuto né come reale esercizio del potere; essa marca piuttosto un qualche guadagno di riflesso. Esso deriva dal dubbio che i partiti democratici non sappiano garantire la libertà e la disciplina di tutti innanzi alla legge, e che specialmente i partiti di sinistra o di centro non riescano a domare nella vita sociale lo spirito di vio- lenza, che prepara la dittatura totalitaria. Oggi gli episodi sono pochi e se n'è esagerata l'importanza, ma invece le manifestazioni verbali sono molte e sintomatiche; i cittadini più pavidi dicono: è vero, l'Italia liberata vive oggi in una calma relativa, ma non è questo semplicemente un passeggero vantaggio dell'occupazione? Quando questa cesserà, dai solchi liberi non germinerà il seme che oggi viene sparso?

Nenni sente queste vibrazioni dell'opinione pubblica e crede di correre ai ripari, insistendo perché i democratici cristiani anti- cipino o precipitino come partito in toto la loro adesione alla repubblica; questo impegno, secondo lui, stroncherebbe ogni speranza dei monarchici e ogni velleità di reazione; lo spettro sarebbe bandito. Vedrai dai ritagli dei giornali com'egli abbia cercato di utilizzare per la sua tesi anche il testo italiano del tuo ultimo libro che il Pazzi portò prima nella redazione deilYAvanti! che a me. Tu sai ch'io nella prima seduta del ministero Bonomi a Salerno ho proposto d'accordo con Bonomi e Ruini che la legge fondamentale per la costituente non escludesse il referendum. Allora i social-comunisti e Sforza con gli azionisti opposero una tenace resistenza, obiettando che il popolo italiano non è maturo per un tal voto. Si finì col deliberare un testo che riserva la deci-

. sione all'assemblea, senza di per sé escludere, .ma anche senza ammettere un referendum con carattere d'inchiesta. Per me il referendum ha un grande valore morale, perché dà i1 senso demo-

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cratico e pacificatore di una suprema decisione popolare e di un consenso esplicito della maggioranza alla nuotra forma dello Stato. Esso corrisponde anche all'attesa degli alleati, che a tale consulta- zione diretta pensavano a Mosca e a Teheran, e ce lo fecero dire ufficialmente. Esso non sposta, credo, le prospettive, perché no- nostante il parere di Matthews nel colloquio col principe Um- berto, è prevedibile -. salvo mutamenti della situazione che mi ' paiono improbabili - che la maggioranza preferisca la repubblica.

Comunque, mi par certo che una politica chiara e unisona di un governo democratico, che abbia uno stile lineare di forza e di disciplina basta a far svanire lo spettro della dittatura reazio- naria. E' perciò che facciamo ogni sforzo per convincere gli estre- '

mi a frenare le loro campagne agitatorie, minacciando anche la nostra uscita dal governo. Naturalmente esiteremo fino all'ultimo a farlo, perché la nostra assenza potrebbe mettere in pericolo la democrazia, ma anche a rimanervi, se la tattica estrema conti- nuasse, non gioverebbe che a rendere più profonda la crisi e più grave il pericolo, perché il governo democratico viene ridotto a uno straccio, ludibrio delle genti.

L'altro spettro è la dittatura social-comunista - uso questa fusione di parole, perché nonostante le speranze di alcuni nostri amici e il reale sentimento socialdemocratico di molti intellettuali

d. socialisti - a mio parere è per lungo tempo escluso che i socia- ~ s G listi possano svincolarsi dalla soggezione comunista. I comunisti

hanno il mito e la forza della Russia, dispongono di un funzionari- /)W smo propagandistico addestrato e ben pagato, di mezzi imponenti,

di capi abili; ma soprattutto dominano i partigiani del Nord, che sono da 100 a 120 mila; buona parte dei gregari provengono dal- l'esercito decomposto, molti sono nostri o liberali; anche. fra i capi abbondano gli ufficiali, ma i più preparati, i più organizzati sono comunisti. Gli alleati temono un qualche tentativo di putsch a Milano od a Torino. E' più probabile ch'essi si impadroniscano delle cariche più importanti, per poi far pressione sul governo. Fin d'ora la tattica di penetrazione è da loro perseguita con tena- cia e con frutto. .Ho l'impressione che sperano di conquistare una dittatura di fatto attraverso le forme democratiche. Stando così le cose non è facile bandire i1 secondo spettro. E' possibile solo

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dire che l'insurrezione armata è improbabile - data l'occupazio- ne - e far appello alle resistenze liberali e democratiche. Gran parte del paese è anticomunista, ma non è sulla base dell'antico- munismo che noi possiamo radunare le forze, altrimenti còrrere- mo il rischio di confonderci con correnti reazionarie.

In quanto alle impressioni degli alleati, i loro rappresentanti

i non pare abbiano una reale conoscenza dei membri del gabinetto; ciascuna commissione conosce quella della propria branca e i senza portafoglio danno scarsi collegamenti: io dapprincipio li ho cercati, ma la molteplicità dei miei impegni - 3 o 4 volte la settimana - raduni grandi o piccoli di ministri, poi le udienze, .

il partito, talvolta il giornale - non so come il Signore mi tenga sano, mancando anche molti comodi della vita. Al nostro ufficio stampa e a Spataro ho raccomandato i contatti coi nostri amici stranieri. Ho letto il tuo giudizio sui corrispondenti americani in presenza di parecchi ministri; Sforza pensa che tu sia pessimista. Non ho potuto influire sulla costituzione della sua missione. Gli

- feci delle proposte, non so se ne terrà conto. Saprai ora che non è vero che le truppe italiane abbiano combattuto male: sono state coperte di lodi: entro quest'anno entreranno in campo sei divisioni equipaggiate dagli alleati e altre se ne prepareranno. I nostri aviatori si battono eroicamente nei Balcani. Se fosse per- messo dar notizia delle perdite avute e delle lodi guadagnate le leggende sarebbero sfatate. Da ora in poi si permetteranno 'cor- rispondenti italiani di guerra. I1 governo tenterà uno sforzo per il reclutamento. Abbiamo iicevuto saluti di Veranrt e del gruppo « Popolo e libertà ». La direzione risponderà con cordiali senti- menti. Spero che Scelba ti abbia informato sui nostri progressi organizzativi. Siamo molto più avanti che nel '22-'26, ma la situazione è ancora più complicata e difficile. Tenderemo i mu- scoli fino all'irrigidimento. Lo spirito combattivo non manca. Le tue lettere ci portano. lume e incoraggiamento. Finora ho superato tutte le difficoltà delle tendenze interne, mantenendo l'unità e la forza combattiva del partito. Non avrei che un'ambi- zione, quella di riconsegnartelo degno di te. In tale attesa ti invio nuovi ringraziamenti per la tua opera, nuovi auguri per la tua salute e per il tuo ritorno e i più devoti saluti dalla mia famiglia e dagli amici tutti. Con un abbraccio.

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SCELBA A STURZO ' (f. 206 A, C. 462)

Roma, 23 novembre 1944 . . Carissimo professore, awertito all'ultimo momento della possibilità & farle perve-

nire nostre notizie mi affretto a farlo sia pure in fretta. L'ordine del giorno votato dalla Direzione del partito e che

le ho fatto avere con la mia ultima, ha aperto una crisi in seno al governo. Le cause della crisi, rilevata dal nostro ordine del giorno e avaJlata dai liberali e dai democratici del lavoro, sono due: la politica interna e l'epurazione.

La prima affidata di fatto a un socialista e la seconda a un comunista: Canevari e Scoccimarro, e al fondo di tutto il doppio gioco socialcomunista. Nelle province tende a rinascere lo spi- rito d'illegalità, di sopraffazione politica che tanta parte ebbero nell'awento del fascismo. L'epurazione è diventata strumento di ricatto politico: Tutti i funzionari sono sotto la spada di Da- mocle dell'epurazione, per sfuggire alla quale basta iscriversi al partito comunista. ~ u ' e s t o assicura l'impunità ai malfattori' fasci- sti di ogni risma. Ha l'abilità di non metterli in posti di comando; e sfugge alla possibilità di accuse di inquinamento con la crea- zione dei soci aspiranti. I n caso di accusa può dichiarare che il tizio non è comunista. Due ministri, Soleri e De Courten sono stati costretti a presentare le dimissioni perché l'alto commissario comunista per l'epurazione colpiva inesorabilmente tutti i fun- zionari tecnici di valore, compresi due capi gabinetti, e pretendeva che venissero epurati e sospesi dal servizio ammiragli o alti uffi- ciali che da oltre un anno combattono con le forze alleate e con grave pericolo personale!

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « Democrazia Cristiana. Vice segretario poli- tico ». In alto a destra, annotazione di Snirzo: « Ricev[uta] 28 genn[aio] (v[ia] Montana) P.

Marcello Soleri era il ministro del tesoro e Raffaele De Courten il ministro deiia marina nel primo gabinetto Bonomi.

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Sulla stampa l'opera di dissoluzione delle forze politiche e d'ordine col motto che tutto il potere spetta al Comitato di libe-

+ . razione. - - yr

In questo clima è maturata la crisi in corso; e che per ora sarà risolta con qualche tamponamento. Sarà forse soppresso l'alto commissario per l'epurazione - che è Sforza - il quale però per demagogismo ha lasciato e lascia fare a Scoccimarro e Berlin- guer del partito d'azione, e col passaggio degli interni a uno dei nostri. Altri spostamenti mireranno a eliminare elementi dimo- stratisi incompetenti, tipo Gullo, Mancini, Cerabona l ecc.

Ma il fondo del conflitto rimarrà e potrà scoppiare più grave e decisivo al momento della liberazione dell'Alta Italia, ove si è costituito un comitato di liberazione del nord, il quale pretende di essere riconosciuto come organo di governo, con la facoltà di nominare sindaci, prefetti, questori ecc.; anzi le nomine sono già fatte, e riservate, per quanto riguarda Milano, Torino e Genova ai partiti comunista, socialista e d'azione. Una qualche rappresen- \ tanza sarebbe stata lasciata ai nostri solo a Venezia. Che succe- derà allora? Dall'articolo di Nenni di oggi potrà rilevare qual'è il pensiero delle sinistre. Noi opponiamo il rispetto dell'autorità statale dato che il governo che l'impersona tutta in questo mo-

. mento è emanazione del Comitato di liberazione nazionale . Domani con D; Gasperi andremo in Sicilia pel Congresso

regionale della D.C. Al ritorno le scriverò a lungo. 11 padre domenicano ci ha annunziato l'arrivo dei suoi

donativi, col desiderio di destinarli una parte al giornale di Pa- lermo, una parte a quello di Napoli e una parte al Popolo. Tutte e tre le inizia&e per ora possono procedere, essendosi assicurati altri mezzi; noi si avrebbe perciò idea di destinarne loro solo una piccola parte, riservando qualche fondo per altre iniziative del

. genere: la Sardegna, Firenze e Puglia hanno molto bisogno. Forse, trattandosi di stampa, lei potrà dire agli amici di fare la

l Fausto Guiio (comunista) era ministro dell'agricoltura; Pietro Mancini (socialista) ministro dei lavori pubblici; Francesco Cerabona (della democrazia del lavoro) ministro deiie comunicazioni.

2 P. Feiix Moriion.

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rimessa ad Alcide perché disponga in concreto per il meglio. Le siamo comunque infinitamente grati di quanto lei fa per noi che però ci sentiamo mobilitati a lavorare per le i e per l'idea che lei ci ha messa nel cuore. Almeno per i più giovani. Alcide e gli amici tutti la ricordano affettuosamente.

Con i più cari saluti e con l'augurio di rivederla presto in mezzo a noi - l'augurio è anche una rinnovata preghiera - mi creda suo.

SCELBA A STURZO ' (1. 206 A, C. 460)

Roma, 19 dicembre 1944

Carissimo don Luigi,

ho ricevuto la sua dell'ii novembre. Appena riceverò il pacco per la signorina Nelina prowederò a farglielo recapitare in Sicilia. Grato della sua offerta ne approfitto indicando come cosa di maggior bisogno un taglio di soprabito di lana per la mia bam- bina - che è poi quasi una signorina - un po' di zgcchero e del caffè. Pel soprabito occorrono metri tre e mezzo di stoffa; il colore possibilmente bleu, con la fodera relativa.

Quanto lei scrive in merito al problema istituzionale è con- diviso daila stragrande daggioranza di noi; ma iln-mico 4 /, ha le sue simpatie, da lei perfettamente intuite, ed è molto tenace. Se dessi ora pubblicità alla sua lettera nascerebbe una grave crisi interna; ragione per cui mi sono limitato a farla leggere agli elementi più responsabili. Ha fatto molta impressione. La decisio- ne di rimettere al primo congresso nazionale l'indirizzo concreto . ha un po' calmate le acque. Debbo aggiungere però che in pro- vincia l'argomento non suscita grandi passioni. La ragione demo- cratica di rimettere alle assise del partito l'indirizzo concreto e

1 Dattiloscritto. In alto annotazione di Sruno: « RicevEuta] 26 gem[aio 19451 n. Risposta alia lettera deli'll novembre (1944 doc. n. 180).

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generalmente approvato. Solo la sezione romana, in cui preval- gono per ora Ravaioli (il nostro romagnolo) e Canaletti (sinistro di maniera) si agita per un'immediata soluzione; ma in questi ultimi tempi essi hanno perduto terreno perché le più importanti sottosezioni hanno plaudito d'atteggiamento di riserbo della di- rezione centrale; aggiungo anche che la monarchia ha ripreso a lavorare in profonditi, e la paura del comunismo gioca a suo favore.

Come ebbi a scriverle nella mia precedente lettera la solidità del governo Bonomi era minata principalmente da tre fattori: l'epurazione, l'ordine interno e il doppio gioco socialcomunista. In merito alla epurazione la colpa di tutti gli inconvenienti la- mentati è imputabile all'alto commissario Sforza, il quale ha lasciato fare completamente ai commissari aggiunti. La presenza di un comunista quale commissario aggiunto all'epurazione dei dipendenti statali e delle aziende è bastata a creare uno stato d'animo di ostilità generale. Si deve riconoscere che errori ed esagerazioni sono stati commessi dal Commissario e specie dai suoi rappresentanti provinciali; ma la resistenza di tutte le forze che temono l'epurazione è violentissima ed energica. Neppure a pagare un tesoro si trova un fascista nelle pubbliche amministra- zioni, nelle cattedre universitarie, nell'esercito e nelle aziende di pubblico interesse; per cui appaiono giustificate le critiche di quelli che si lamentano che si è fatto poco in materia di epura-

. zione e di quelli che accusano di parzialità gli epuratori. La com- promissione politica è stata così generale d'altro canto che è diffi- cile persino trovare gli epuratori antifascisti appartenenti alle classi medie ed intellettuali. E quindi si assiste allo spettacolo di epura- tori che dovrebbero essere a loro volta epurati! Tutto questo ha creato uno stato di disagio da cui non si sa come uscire. I1 fatto poi che in tutte le commissioni di epurazione i componenti sono in maggioranza comunisti si presta a speculazioni partigiane. I1 nuo- vo governo per assicurare l'imparzialità vorrebbe affidare il com- pito supremo che era gii di Sforza, al Consiglio di presidenza (Bonomi, Rodinò, Togliatti). Se il problema potrà essere risolto in parte a Roma e nelie province del Sud, molto più difficile la epurazione si presenterà mano a mano che si va verso il Nord.

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Per l'ordine pubblico ciò che maggiormente suscitava vive apprensioni era l'occupazione arbitraria delle terre. Una legge disciplina la materia; ma sia perché essa è giunta tardiva sia per la lentezza con cui funzionano le commissioni, sia soprattutto perché l'occupazione delle terre costituisce mezzo di proselitismo politico, in molti luoghi i comunisti hanno proceduto all'occupa- zione di terreni spesso anche ben coltivati. I nostri, i qu-ah resiste- vano a simili mezzi, si sono visti abbandonati dai contadini. Na- turalmente la classe agraria si è agitata ed ha sl-eculato sulla situazione.

Altro motivo di polemiche che indebolivafio il governo la scelta dei sindaci nei vari comuni che sono in massima parte socia- listi e comunisti. Qualche incidente con vittime aveva aggravato la situazione dell'ordine pubblico. La presenza di un socialista d'Interno, per di più molto debole, veniva interpretata come causa dell'incerta situaziorie dell'ordine pubblico. A tale inconve- niente si è creduto di ovviare dal nuovo governo l con la scelta di un nuovo sottosegretario nella persona dell'on. Molé, già colla- boratore di Amendola e uomo di fiducia di Bonomi. Brava perso- na, molto deferente con noi ma di mal ferma salute.

I1 malessere maggiore della situazione era provocato, però, dall'atteggiamento dell'Avanti! ove imperversa il Nenni, menta- lità decisamente massimalista, a tinta giacobina e fascista. Le for- me violente di critica al governo e agli istituti dello Stato appari- vano incompatibili con la presenza di rappresentanti socialisti e comunisti al governo. Nenni vorrebbe subito la repubblica, e non potendola avere cerca di svuotare il potere della corona, con- trapponendo i comitati di liberazioné quali nuove fonti di auto- rità costituzionale. Essi, purtroppo, da Roma in giù non hanno molto credito e lo stesso nome viene trovato incongruente, dal

1 I1 12 dicembre 1944 venne formato il secondo ministero Bonomi. Vi par- teciparono: Bonomi (Presid. Consiglio, interni e Africa), De Gasperi (esteri), Tupini (grazia e giustizia), Pesenti (finanze), Soleri .(tesoro), Casati (guerra), De Courten (marina), Scialoja (aeronautica), Arangio Ruiz (pubblica istruzione), Ruini (lavori pubblici), Gulio (agricoltura), Cerabona (trasporti). Cevolotto (po- ste), Gronchi (industria), Scoccimarro (Italia occupata). Rodinò e Togliatti furono i vice presidenti del Consiglio. Sulie cause della caduta del primo ministero Bonomi e sul carattere del secondo cfr. E. AGA-ROSSI SITZIA, OP. cit., pp. 56-60.

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momento che non hanno espletato nessuna opera che giustifi- casse il nome.

Le dimissioni di Bonomi, senza preventiva intesa coi sei partiti e col recondito pensiero di rifare un governo a tre, esclu- ' dendo socialisti e comunisti o quanto meno di indebolire la loro posizione nel governo, scatenarono le ire di Nenni e la sua 'posi- zione di intransigenza conrro Bonomi. I social-comunisti e gli azionisti miravano ad un ministero Sforza. I1 secco rifiuto del- l'ambasciatore inglese, il quale dichiarò a De Gasperi, Cianca e Saragat che il govern? inglese non gradiva Sforza né come mini- stro degli esteri né con altro incarico di rilievo, provocò l'esplo- sione, nazionalistica dei socialisti e degli azionisti - comprensivi

, i i comunisti - i quali dichiarano ufficialmente che non avrebbero partecipato a nessun costo a un governo presieduto da Bonomi, ritenuto, in' parte, responsabile dello scacco di Sforza, per non . aver reso tempestivamente il punto di vista inglese da lui cono- sciuto. Da una presidenza Sforza noi non avremmo avuto a lo- darci, essendo egli considerato l'uomo della sinistra. Bonomi ed i liberali propendevano per un governo a tre; ma essendo apparso chiaro che i comunisti avrebbero partecipato in ogni caso al go- verno, De Gasperi manovrò nel senso di far capire che noi si sarebbe stati favorevoli anche ad un ministero a tre, senza le sinistre e con Bonomi presidente; ma senza proclamarlo in pubbli- co. La minaccia ebbe il suo .esito e i comunisti, dopo aver molto tergiversato e vista l'impossibilità di far prendere a noi una pubblica posizione per un governo a tre, si dichiararono disposti ad andare al governo con Bonomi. Socialisti e azionisti, preoccu- pati di restare isolati o fuori del governo, si dichiararono pronti ad accettare qualsiasi altro presidente, fosse pure di destra (parla- rono di Orlando e D; Nicola) pur di aver partita vinta su Bo- nomi. E quando la collaborazione a quattro parve sicura cerca- rono di ricostituire la collaborazione a sei, offrendo ad Alcide di formare il gabinetto. L'offerta fu fatta ufficialmente da Togliatti, desideroso di portarsi dietro i socialisti e di tirarli dall'impaccio, anche a loro nome e con lYad&ione degli azionisti. I liberali parla- rono di nostro e non era vero. Ad Alcide fu offerta la presidenza, gli interni e l'interim degli esteri (in attesa del ri-

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torno di Sforza). Benché Alcide apparisse estremamente preoccu- pato di assumersi la grave responsabilità e lavorasse con ogni mezzo per allontanare da sé il calice del potere, all'ultimo, pres- sato da noi, avrebbe accettato. Appena però una simile eventualità

l si profilò, Togliatti dichiarò di essere pronto ad andare con Bo- nomi ed il governo fu varato. L'impressione è che Togliattti, che '

pur fece l'offerta formale, abbia silurato la soluzione De Gasperi. La direzione del partito, rafforzata dai ministri e dai sottosegre- tari in carica e dai consiglieri nazionali residenti in Roma - una ventina di persone - che sedette in permanenza durante tutta la crisi, si era pronunziata nettamente contro un governo a tre (con l'esclusione delle sinistre) e favorevole alla ricostituzione della collaborazione dei sei partiti almeno sino alla liberazione del pae- se; e ciò soprattutto in considerazione delle gravi conseguenze che il governo a tre avrebbe avuto nell'Alta Italia e della situa- zione generale politica, interna ed estera. Favorevole al governo a tre Alcide, Micheli, Gonella ed in parte Aldisio. Nettamente contrari tutti gli altri. Gronchi ed io fummo incaricatiper le trat-

1 tative per la f~rmazione'-del-~~e~rg.-Contro Akide agli esteri

I fece opposizione Togliatti con l'argomento che la presenza di un cattolico agli esteri avrebbe potuto fare cattiva impressione fra i protestanti inglesi! Per controbilanciare volle un sottosegretario comunista. Bonomi aveva offerto in un primo tempo gli interni, ma la direzione del partito, sia per considerazioni personali di Alcide sia per la situazione interna preferi gli esteri. Croce azzardò un veto contro di noi alla pubblica istruzione col motivo che il risorgimento si era fatto contro i cattolici; in quanto all'interru- zione Anile l, egli dichiarò che non si poteva contare perché « Ani- le valeva zero ». Non avevo mai trattato con Croce e mi colpì il s u o settarismo e la suìBEepotenza. In real& poi ritirò i lve to lasciandoTnoi di scegliere tra la giustizia e l'istruzione. Per non - - sacrificare Tupini sacrificammo la scuola e ce ne dispiace assai. Arangio Ruiz è però persona assai mite e per principio non ostile a noi e Mattarella gli fa da guardia. I tre nuovi sottosegretari

1 Antonino Anile (1869-190) ex deputato popolare era stato ministro della pubblica istruzione dal. luglio 1921 ali'ottobre 1922, nel governo Bonomi e nei due successivi governi Facta.

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Segni, Cassiani e. Scoca l sono ex popolari; i primi due ebbero anche parte direttiva in Sardegna ed a Cosenza all'epoca del par- tito popolare; il terzo è un avvocato dello Stato dotato di molta competenza tecnico-finanziaria e si è già acquistato l'apprezza- mento di Soleri. La vice presidenza, tre ministeri (.esteri, giustizia, - industria, commercio e . lavoro) cinque sottosegretari (tesoro, la- voro, agricoltura, industria e presidenza) danno al partito una buona posizione in seno al governo. I1 suo messaggio giunse .tem- pestivo e come sempre opportuno e confortò quanti si opponevano ad una politica di centro destra. Sforza, secondo le ultime notizie, non yerrebbe più in America. Si parla di Martini bel Brasile, di Jacini a Parigi '. Numerosi problemi sono già sul tappeto. I fran- cesi chiedono la nostra rinunzia allo statuto degli italiani di Tu- . nisia, in cambio del loro ambasciatore. Sarà la prima boccata amara. I1 25 e 26 fui in Sicilia per partecipare al convegno regio- nale siciliano, in sostituzione anche di Alcide, che all'ultimo mo- mento dovette rinunziare a fare il viaggio, a causa della crisi. Pronunziai il discorso di chiusura del congresso che troverà mala-

.

pente riassunto nel Po>olo e libertà; e poi la sera stessa parlai alla radio di Catania; il. radiodiscorso è riportato integralmente dallo stesso .giornale in quarta pagina. I1 congresso fu un vero successo ed il partito nonostante le difficoltà iniziali si affermò sempre più. Al congresso partecipò anche la signorina Nelina, ac- colta entusiasticamente dall'assemblea. Era il suo compleanno e i nostri pensieri furono rivolti a lei che festeggiava lo stesso com- pleanno. La signorina sta benissimo. In quella occasione riuscii a comporre anche il dissidio di Caltagirone. La Rosa, sempre deci- samente separatista, rimane però fuori del movimento.

Tutti i vecchi del partito popolare mi pregarono di ricordarli . a lei, Arcidiacono, Pascetta, Campione, Agnello, Schilirò ed altri. Ad Acireale, ove si tenne il congresso, c'è una sezione fiorentissi- ma con oltre duemila iscritti. In provincia di Catania il movimento ha ripreso rigoglioso, salvo Catania, città che lascia molto a desi- derare. Difettano gli uomini. I fatti di questi giorni accaduti a

Rispettivamente sottosegretati all'agricoltura, ai lavori pubblici e al tesoro. 2 Mario Augusto Martini, ex deputato popolare, fu infatti inviato ambascia-

tore a Rio de Janeiro. Ambasciatore a Parigi sarà invece nomifiato Giuseppe Saragat.

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Catania non hanno sorpreso. Durante la mia permanenza potei accertare che veniva fatta una intensa propaganda dai separatisti contro Iyarruolamento. Agli studenti che non vogliono combattere si sono aggiunti anche elementi torbidi del mercato nero. Lyawer-

- sione contro l a guerra è diffusissima, ed a mio awiso la cosa è imputabile in parte anche agli alleati, i quali impediscono che si dia rilievo al nostro sforzo bellico; e continuamente mortificano il morale del paese.

Con la presente le rimetto anche i soliti ritagli di giornale che possono darle un quadro più completo della nostra situazione.

l Ho visto Einaudi figlio reduce dalla Svizzera il quale mi ha par- lato della esclusiva che lei avrebbe concesso alla casa per la pubblicazione delle sue opere ed attende il manoscritto dellyultimo lavoro ancora inedito. A tutt'oggi le quattromila copie preannun- ziatemi non sono arrivate.

A nome di mia moglie e della mia bambina le invio i più affettuosi auguri per il S. Natale e per il nuovo anno. Che il nuovo anno porti a tutti gli amici che ansiosamente l'attendono

* la gioia e il dono della sua persona. Con i più cari saluti e la più viva devozione mi creda affamo.

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RUSSO A STURZO l (f. 197 A, C. 342)

Roma, 5 febbraio 1945

Carissimo Sturzo,

provvisto del tuo indirizzo, che invano avevo cercato di procurarmi a Parigi, ti scrivo, prima di ripartire, dd'Urbe. Vi sono giunto alla fine di decembre [sicl per compiere l'ultimo di una serie di sforzi, cominciati con te, quando insieme cer- cavamo, a Parigi, la via per assicurare al nostro paese ed al mondo la libertà e la pace " La storia delle mie vicissitudini du- rante la guerra atroce è lunga e non potrei, ora, tutta raccon- tartela. T'interesserà, forse, almeno questo: che, arrestato dagli sbirri fascisti nel luglio del '42, imprigionato a Bardonecchia, a Susa,. a Napoli, infine liberato per l'intervento del Vaticano, sono stato, .poi, oggetto d'un trattamento analogo, a Parigi, nel marzo del '44 e, solo per un caso singolare, sfuggito alla depor- tazione in Germania. Queste due avventure non han fatto che -

1 Carta intestata: « Comitato italiano di !iberazione nazionale (Comité ita- lien de libération nationale) ».

Cfr. F. PIVA-F. MALGERI, Vita di Luigi Sturzo, Roma 1972, pp. 370-75.

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interrompere un'attività quotidiana, ispirata alla passione che abbiamo comune, all'unisono coi miei figlioli, il primo dei quali, Francesco, ha collaborato assiduamente al clandestino Témoigna- ge chrétien mentre, associato al p. Chaiilet assicurava la sal- vezza di ebrei francesi in Spagna ed in Africa. I1 secondo, Re- nato (che è impiegato alla Banque de Paris e che è sposato s'è battuto bene col fratello nel '41), s'è consacrato con tre altri al finanziamento della Resistenza francese dal principio alla fine, pur assolvendo le funzioni di controllo di tre gruppi della Re- sistenza stessa nei dipartimenti di Meurthe-et-Moselle, della Mosa e dei Vosgi. I1 24 gennaio dello scorso anno, si trovava ad Epi- nal: sul punto di partire per Saint-Dié per partecipare ad una riunione di capi, fu awertito che i tedeschi erano venuti al suo uffizio, a Parigi, a cercarlo. Questo gli permise di cambiare iti- nerario. Si è saputo più tardi, che i membri del convegno di Saint-Dié, arrestati lo stesso giorno, erano stati tutti fucilati. Cosi noi siamo stati protetti da Dio, forse per intercessione della più giovane delle mi2 figliuole, Anna, chYEgli mi ha tolto, nel febbraio del '42: consunta dalle privazioni, quando tutto sem- brava sorriderle a 17 anni. La sua tomba a Vieux è una delle poche cose rimaste intatte in quella zona di Normandia, ove avevo sognato di riposarmi con mia moglie, colta là, accanto a sua madre paralizzata, dallo sbarco anglo-americano del giugno scorso e rimasta separata da me sino al novembre ultimo, dopo essere stata per due mesi in piena battaglia.

Quanto alle mie occupazioni attuali, esse sono delle più onerose. Pregato d'entrare, a Parigi, in un Comitato di libcera- zionel naz[ionale], nel quale tutti i partiti erano rappresentati, mentre l'occupazione tedesca durava, ne fui, poi, eletto presi- dente. Queste funzioni, a cui si sono aggiunte quelle di diret- tore dell'ebdomadario Italia libera, l'unico organo - degl'italiani in Francia, mi hanno costretto ad intraprendere, sin dall'instau- razione a Parigi del governo di Algeri, un'aspra lotta per la di- fesa dei novecentomila e più italiani di Francia, trattati come

Su questo periodico cfr. J.P. GAULT, Témoignage chrétien (1944-1956), prefazione di P. Chaillet, S.J., Roma 1971.

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nemici, quasi senza distinzione in una prima fase. Non avevamo, come non abbiamo ancora, tu lo sai, né consoli né ambasciatore. Grazie all'arrivo di Bidault al Quai d'Orsay la situazione si è modificata sensibilmente: io ho ottenuto da lui la revoca o la so- spensione di una serie di provvedimenti ostili per i nostri con- nazionali; ed, infine, l'apertura dei negoziati. La lentezza di questi mi ha indotto, per consiglio stesso di Bidault, a venire a Roma non appena alla direzione di palazzo Chigi è stato chia- mato De Gasperi. Giunto qui alla vigilia di Natale, spero ri- partire posdomani ad accordo firmato. Tu ne avrai avuto già notizia dalla radio. Si tratta ora di cavarne tutti i frutti e di avviare quell'unione tra i due paesi che potrebbe essere unà delle basi essenziali d'un'Europa federata domani. Si tratta sovrat- tutto di giovarsi delle disposizioni nuove della Francia per sol- levare le condizioni dell'Italia, il cui spettacolo, certo, è triste, ma non disperato. Quello che tu fai da lontano per trasformare queste condizioni, mi commuove sovrattutto perché vedo e sento quanto bene ne deriva per la realizzazione dei nostri stessi ideali. Una delle cose che farò tornando a Parigi, sarà di far conoscere dalle colonne dell'ltalia libera quest'opera tua agl'italiani di Francia che l'ignorano. Noi siamo, di fatti, ancora privi di re- lazioni regolari - e quindi d'informazioni - tra la Francia e l'Italia. Tornando là, ripiglierò anche il mio lavoro di propa- ganda nella colonia: spesso tre discorsi, la domenica, in .diffe- renti zone. Sinora circa 70.000 italiani sono organizzati nei co- mitati, dipendenti da quello che presiedo, sparsi in quasi tutte le regioni di Francia. Organizzazioni senza carattere di partito. Questo non impedisce il risorgere di gruppi politici: a Parigi, per esempio, s'è ricostituita, per mia iniziativa, la sezione.de1 p[ artito l dem[ocraticol crist [iano l con Carozzo ' come presi- I dente. Due altre sezioni stanno per fondarsi - o sono già fondate - a Lione ed a Marsiglia. Dapertutto il tuo ricordo C vivo, Spero poterti dare, da Parigi, altre notizie interessanti, grato se vorrai rispondermi al mio vecchio indirizzo: 3, rue An-

1 Ettore Carozzo, ingegnere spezzino, ex capitano e mutilato di guerra. Fuoruscito popolare antifascista a Parigi, ove gestì una piccola tipografia ,edi- trice. Fu vicino a Donati durante l'esilio in Francia.

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. celle a Heuilly s / l . Non vorresti mandarmi un articolo per l'Ita- lia libe+a? Vorrei, infine, pregarti, se è possibile che tu mi otten- ga la nomina a corrispondente di un giornale italo-americano per la Francia. Devo, difatti, cercare altri cespiti che queili che ho per vivere. Grazie anticipate. Aff.mo tuo.

STURZO A SCELBA ' ( f . 206 A, C. 446)

[Brooklyn], 15 febbraio 1945

Mio caro Mario,

Ho passato alla Manufacturey Trust Company l'ordine di farti consegnare in Roma il corrispondente di 500 dollari ame- ricani. Spero fare lo stesso per Marzo e Aprile (tu sai che il limite mensile è di 500).

Tu ne farai quel che credi meglio per sopperire agli ur- genti bisogni. H o però un impegno con Ugo Rodinò per il Domani, d'Italia. Tieni conto di quel che'spedirò nei due mesi successivi e così ti saprai regolare.

Ricevo dalle varie province italiane molte lettere, alle quali purtroppo sono costretto a non rispondere per il grave, penoso . e pressante lavoro quotidiano. Bastano certi giorni le telefonate a tenermi inchiodato per delle ore. Ti prego di nuovo di fare una nota sul Popolo e su altri giornali di provincia, scusandomi con tutti gli amici.

Ti prego anche di darmi notizia della reazione ai miei ra- dio-messaggi ed articoli ed assicurarmi, insomma, che il mio in- tervento da lontano non sia qualche volta disturbante o inoppor- tuno. Quel che tu mi dici nella tua del 19 dicrembre] circa il problema istituzionale (in rapporto alla mia lettera dell'll nov.)

1 In alto a sinistra annotazione di Sturzo: « A Scelba ». Cfr. doc. n. 184.

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mi sembra quasi inconcepibile. Bisogna rivedere una simile po- sizione per non usare il partito a inconsistenti preferenze teori- che per il caso Csicl.

Gli amici al Governo non hanno tempo a rispondere e lo capisco. Ma come si fa a continuare la trattazione degli affari, se non si sa cosa si pensa costà? Ti accludo una lettera per Spa- taro dalla quale vedrai la necessità di quante risposte possibil- mente per telegramma. Qui si è un po' critici delle incertezze del Governo.

Per seguire la nostra stampa vorrei inviato il Popolo - tutti i numeri - un pacco la settimana - attraverso i soliti amici.

A proposito dell'ultima crisi qui è arrivato rapporto all'uf- ficio governativo d'informazioni di guerra che il prof. Ugo Forti proposto da Croce come ministro, 'fu scartato perché i cattolici (cioè i dem[ocratici] cristiani) fecero opposizione trattandosi di un ebreo. L'impressione è stata penosa, perché essi dicono, I'an- tisemitismo fascista, perdura ancora fra i demo-cristiani. E ci- tano l'infelice frase di Tupini diretta agli amici-non-ariani, che qui i giornali han ripetuto. Che c'è di vero?

Nella tua lettera del 19 dic[embre] mi parli fra gli altri ami- ci di Campione - ma .un regalbutese di qua mi ha detto che il Vicario Campione è morto. Si tratta di altri?

I1 problema della Sicilia qui è molto dibattuto.' Naturai- mente fa ridere il progetto (portato qui da non so quale Car- neade) di fare della Sicilia la 49" stella della Confederazione americana.

Qui si insiste nel dire che gli agenti segreti dell'Inghilterra sono dietro al movimento separatista, non ostante le dichiara- zioni di Eden che l'Inghilterra non favorisce il separatismo.

Ho scritto più volte ad Aldisio ma non mi risponde. Una sua lettera del 31 luglio mi arrivò a fine novembre.

Awisami quando ricevi i 'pacchi. Finora sono quattro che te ne ho spediti.

Con i più vivi auguri per te, i tuoi, gli ami& credimi, NO

aff.mo.

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SCELBA A STURZO " (f. 196 A, C. 135)

Roma, 4. giugno 1945

Carissimo Professore,

sono tornato da circa una settimana dall'Alta Italia dopo un'assenza di 12 giorni per prendere contatto con gli amici del Nord ma le occupazioni nascenti dalla crisi non mi hanno per- messo di poterle scrivere anche per informarla sull'andamento della crisi stessa. D'altro canto il pensiero che le notizie le arri- vano a tanta distanza di tempo e ad avvenimenti superati mi ha fatto rimandare lo scritto.

Dagli articoli di Gonella sul Popolo potrà avere un qua- dro esatto di quella che è la situazione del Nord. Per quanto ri- guarda il Partito essa è particolarmente favorevole. I1 contri- buto dato dai nostri all'opera della resistenza è stato veramente notevole. Purtroppo la mancanza di notizie non hanno mai con- sentito di poter dare un quadro esatto di tutta l'attività svolta. I n molte zone le formazioni partigiane della Democrazia Cri- stiana - divisioni verdi e azzurre - sono state in netta pre-

.valenza su ogni formazione ed in ogni caso hanno dato maggior prova di Serietà.

Nella sfilata di tutte le forze partigiane fatta a Milano su- bito dopo l'arrivo degli Alleati le divisioni verdi furono le più ammirate per comportamento, per yestiario e per numero. Per i rappresentanti degli altri Partiti fu una vera rivelazione. A Mi- lano città i nostri hanno fatto molta propaganda. La città appare inondata di grandi manifesti con lo scudo crociato e di altre scritte sovrrchianti ogni altra manifestazione.

1 Dattiloscritto. In alto a sinistra, annotazione di Sturzo: « Ric[evuta] I l luglio [l9451 112 Cald[eron]. 26.VII rispondo ». (Cfr. nota 1, p. 362).

. 2 Si tratta della crisi del secondo gabinetto Bonomi, dimessosi 1'8 giugno 1945. I1 nuovo governo, presieduto da Fenuccio Parri fu costituito il 20 giu- gno 1945.

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I1 partito mi pare meglio organizzato in Liguria e nel Ve- neto ma anche la Lombardia, il Piemonte e 1'Emilia promettono bene. La stampa quotidiana è in prima fila. A Genova si pub- blicano il Cittadino ed il Corriere; il primo di Azione Cattolica, il secondo di informazioni ma fatto da uomini nostri e con no- stra intonazione; a Torino c'è il Popolo Nuovo diretto da Qua- rello e Mondini; a Milano Il Popolo (che però dovrà cambiare titolo) non ha ancora una direzione perché la repubblica mila- nese non è stata i n di fornire una soluzione concorde. E' stato officiato Giordani e speriamo che accetti. A Bergamo e a Brescia escono L'Eco di Bergamo e L'Ordine; appena gli Alleati daranno il permesso uscirà un quotidiano a Venezia e a Padova; la parte tecnica ed economica è già pronta.

Altre iniziative sono in corso a Bologna, a Reggio e a Li- vorno. Ovunque c'è veramente una fioritura di iniziative di opere molto interessanti. Credo che non si sia lontani dal vero asse- rendo che il nostro partito è il partito più numeroso; e non sarebbe un'esagerazione il dire che eguaglia o supera le forze dei 2 partiti estremisti. Questa per lo meno è l'opinione dif- fusa, sì che ha fatto un certo effetto il suo articolo sulla propor- zionale nel quale c'è un accenno alle forze dei vari partiti che non corrisponderebbe alle impressioni generali qui correnti.

In quanto alla crisi questa si trascina ormai da circa un mese ed oggi non si può prevedere con quale soluzione.

Subito dopo la liberazione del Nord vennero a Roma i rap- presentanti del C.L.N.A.I. I , i quali ricordando l'impegno preso da Bonomi di dimettersi subito dopo la liberazione del Nord, chie- sero le immediate dimissioni dal Governo ed il passaggio del Governo alle forze della resistenza del Nord. I1 tono quasi inti- midatorio e l'esaltazione delle funzioni politiche del Nord qui fe- cero una cattiva impressione ed hanno sollevato delle vibrate proteste del Mezzogiorno colle quali han fatto rilevare che nel- l'attuale Governo vi sono ben 13, su 18, ministri settentrionali; ed in quanto all'opera svolta dal Nord hanno fatto osservare che ahche il Mezzogiorno ha fatto il suo dovere e che era relativa-

' Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia.

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mente cosa facile ordinare l'insurrezione generale in Alta Italia dopo che Mussolini - e le forze tedesche avevano chiesto già la resa.

Parallelamente Nenni avanzava la propria candidatura. In una riunione fra i sei capi partiti, in cui io rappresentavo la De- mocrazia Cristiana, presi posizione contro la candidatura Nenni, sostenendo che data la esistenza del patto di unità tra socialisti e comunisti una Presidenza Nenni sarebbe apparsa di fronte d'opinione pubblica come una social-comunista; e data la situazione 'psicologica esistente nel Paese, l'equilibrio delle forze politiche sarebbe stato rotto a tutto vantaggio di quella di estrema sinistra.

Occorre tener presente che il Paese vive effettivamente in uno stato generale di intimidamento e preoccupato del comu- nismo. Molta gente non prende parte per le correnti democra- tiche per timore dell'awento del comunismo e non vuole quindi compromettersi. Le esperienze fasciste, soprattutto per la grande massa dei 'dipendenti dello Stato, è ancora bruciante. Una pre- sidenza socialista precipiterebbe una situazione latente a tutto favore dei comunisti. E ciò non è nell'interesse del Paese nè nell'interesse del nostro partito, specie in preparazione delle elezioni.

Questa sensazione ha trovato conferma in alta Italia ove tutti 'gli amici interpellati sulla possibilità di una candidatura socialista si sono espressi in termini recisamente contrari. I n un primo momento qualcuno dei nostri per tema di assumere le responsabilità del Governo che potevano derivare da un silura- mento della candidatura Nenni avrebbe preferito lasciar andare al potere anche i socialisti. Ma oggi tutti sono concordi nel senso che ogni sforzo deve essere fatto per evitare una siffatta solu- zione affrontando anche i rischi che inevitabilmente comporta oggi l'assunzione del potere. La candidatura Nenni fu appoggiata fin dal primo momento dal partito d'Azione o per lo meno da alcuni i quali fanno i fiancheggiatori del partito socialista e dal partito liberale che si era assicurato in contracambio la promessa da parte di Nenni di affidare allo stesso il Ministero degli In- terni. La situazione del Partito Liberale è piuttosto complessa.

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Benedetto Croce si oppone ad una nostra Presidenza col motivo che De Gasperi avrebbe una volta parlato male ... degli idealisti. , In realtà è il vecchio spirito settario ed .anticlericale che per- siste in Croce. Altri si oppongono alla candidatura De Gasperi col motivo che per una presidenza De Gasperi a farne le spese sarebbero i liberali; i più giovani però sono con noi. I comunisti naturalmente appoggiano la candidatura socialista. Con una di- chiarazione apparsa ieri sul Popolo noi abbiamo posto netta- mente il problema della successione Democratica Cristiana ed in una dichiarazione da me fatta stamane allYAgenzia Ansa ho illustrato le ragioni. Adesso attenderemo le reazioni degli altri Partiti. Secondo alcune informazioni i socialisti piccati dalla no- stra opposizione sarebbero decisi a far fallire anche la candida- tura De Gasperi; sicché si profilerebbe una terza soluzione: qua- .

le, non è facile dire. Qualcuno vorrebbe Sforza, ma in verità questi non gode molto credito nel Paese; direi anzi la opinione pubblica, a torto o ragione, gli è spiccatamente ostile; forse il suo rinunciatorismo, forse il suo atteggiamento volubile e di esteta non gli conciliano le simpatie generali. Si parla di Soleri e di Parri azionista con una condirezione De Gasperi e Togliatti; altri pensano a Ruini, ma sono voci e le soluzioni non si pre- sentano le più facili; ne nascerebbe un Governo certamente debole.

I1 problema è di arrivare alla Costituente e di fare le ele- zioni in libertà.

Proseguo la lettera dopo una riunione del C.L.N. e dopo le prime reazioni di stampa alla nostra presa di posizione per una candidatura democratica cristiana.

La prima impressione è che quando si tratta di schierarsi contro di noi la coalizione è presto fatta. Nessuno ha preso po- sizione a nostro favore; mentre molte sono le ostilità decise; sap- piamo pero che l'opinione pubblica ci è favorevole. Le mag- giori ostilità da parte dei partiti viene dal fatto che noi insieme alla presidenza chiediamo gli interni. La direzione, infatti, si è trovata unanime nel ritenere che il partito non si potesse impe- gnare senza disporre degli interni. La richiesta è giustificata an- che da una ragione tattica e cioè dal desiderio di impedire che

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staccando gli interni dalla presidenza, gli- interni ci possa essere richiesto dalla estrema sinistra come contrappeso alla presidenza.

La parte più odiosa l'hanno assunta i liberali, i quali hanno messo all'incanto il loro appoggio. Per chi ricorda i precedenti della collaborazione popolare, la cosa non sorprende. Venti anni di fascismo non hanno migliorato il costume. I comunisti sa- rebbero disposti ad accettare presidenza e interni nostri, s,e ce- dessimo gli esteri e il sottosegretariato alla presidenza del Consi- glio. La cosa però pare troppo forte per le reazioni alleate.

I socialisti danno alla candidatura Nenni un significato anti- comunista. Essi sperano infatti con un successo di prestigio, di rafforzare la loro posizione a danno dei comunisti. Noi ritenia- mo che i socialisti, privi di masse popolari, sono di fatto pri- gionieri dei cugini moscoviti e che la presidenza del meno rosso prepari quella di Togliatti. Nenni sarebbe l'ultima trincea per l'assalto comunista. I1 mio telegramma di allarme fu dettato dai risultati di una seduta dalla quale si ebbe chiara la sensazione della possibilità di una supina acquiescenza alla candidatura so- cialista, per evitare il calice del potere. Già le vociferazioni di un bis di Meda si atteggiavano con grave pregiudizio per il par- tito. Interventi e incoraggiamenti diversi hanno modificato le cose; e pur insistendo per la terza via non si scarta la respon- sabilità diretta. Certo ci rendiamo conto delle difficoltà, ma un grande partito, senza liquidarsi, non potrebbe rifiutare il potere per le difficoltà del momento. Può darsi che la presidenza anche questa volta ci verrà negata; ma io penso che nessun danno potrà derivare al Partito se la cosa non riuscirà per la ostilità altrui a concederci la direzione effettiva della politica del Paese. Anzi, si dovrebbe ritenere il contrario. Comunque è bene che il pubblico sappia che il Partito è pronto ad assumersi tutte le responsabilità. Tutti gli amici sono convinti che la sua presenza in mezzo a noi, in questo momento sarebbe particolarmente pre-

1 ' ziosa. Ruffo mette a disposizione la villa; e se è necessario la si farà piantonare per evitare a Lei tutto ciò che possa faticarle oltre quel che comportino le sue condizioni.

Sul problema istituzionale le confermo il mio telegramma. Non esistono impegni da parte del partito, tranne quello di ri-

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mettersi alla decisione del Congresso Nazionale. Al riguardo è stato fatto un passo innanzi, con la recente decisione della Di- rezione del partito di convocare per il 9 luglio p.v. il Consiglio Nazionale con i componenti del Comitato Alta Italia e dei Se- gretari Provinciali per fissare la convocazione del Congresso e per impostare i problemi della ricostruzione dello Stato demo-

l cratico e del rinnovamento istituzionale l; praticamente per fis- sare I'indirizzo che la Direzione dovrà sostenere al Congresso del Partito sul problema istituzionale e f'indirizzo non potrà essere che repubblicano perché repubblicana è la grande massa dei demo- cratici cristiani.

Ho avuto l'inno con le correzioni inviatemi a mezzo di . Miss Carter. Le rimetto l'autografo musicale del M. Refice. Non posso dirle nulla per la musica perché ancora non l'abbiamo sentita. I n quanto alla composizione poetica essa è piaciuta molto agli amici, specie la quarta strofa che appare la più bella; della prima è stato rilevato il carattere forse un po' occasionale.

Da Einaudi h o saputo che alla fine di aprile. erano state vendute oltre mille copie del suo volume '. La quota, secondo il costume della casa, sarà versata il 30 giugno e 30 dicembre. I1 30 giugno provvederò ad incassare l'importo e rimetterlo al Vescovo.

Soltanto il lo corr. il Banco di Napoli mi ha dato notizia del- l'arrivo della seconda rimessa per L. 49.000. Sono così circa 100.000 da lei complessivamente inviate. L'importo, detratte le spese per l'esecuzione e stampa dell'inno l'ho destinato tutto alla S.E.L.I. A giorni bandiremo il concorso premio per il rni- glior libro sulla Democrazia Cristiana.

Come le accennai nella mia ultima, ho avuto a mezzo del Sig. Avans, il pacco con la stoffa per il vestito, il golf e le maglie. Le siamo vivamente grati della sua premura. Essendo ormai pas- sata la stagione, e trattandosi di stoffa pesante, la terrò per il prossimo inverno e forse ne farò un vestito per me. H o avuto una recentissima lettera della Sig.na Nelina; mi assicura di stare benissimo.

l Cfr. Atti e documenti della D.C., cit., vol. I, pp. 161-64. L'Italia e l'ordine internazionale, cit.

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A nome di mia moglie e della mia figliola le invio i più affettuosi, cordiali e devoti saluti ed auguri vivissimi.

Saluti affettuosi anche da tutti gli amici. Scusi la scorret- tezza dovuta alla fretta. Suo aff.mo l.

LA ROSA A STURZO ' (f. 196 A, C. 77)

Caltagirone, 15 luglio 1945

Carissimo Luigi,

l'amico mons. Fondacaro3 mi ha comunicato la tua carto- lina e non so come dirti quanto io ti sono grato dell'affettuoso pensiero che hai per me. Io non vedo l'ora di rivederti e frat- tanto godo .nel saperti in buona salute. Parliamo spesso di te con la signorina Nelina che sta benissimo.

Io ricevetti due lettere tue, una del 26 agosto. '43 e l'altra del 7 novembre '43. A quest'ultima, pervenutami nel 1944 ti risposi con una lunga lettera che consegnai a chi mi aveva portato la tua 4. Non so se ti è pervenuta. Ti facevo il quadro della si- tuazione ed i miei apprezzamenti non erano erronei, giacché gli avvenimenti susseguenti lo hanno confermato e, anzi, aggra- vato. A quel che ci sembra da quando tu vai pubblicando,

Dietro l'ultimo foglio, schema di risposta di Sturzo: « 26.VII.[19151. 1 ) Affare pacchi. Si attendono le istruzioni del postmaster. 2) Dem[ocrazial crristiana] d'Italia ha poca o nessuna consid[erazione] della grande stampa [americana] e neppure deiia catt[olica] tranne C.I.P. Come organizzare tale ser- vizio. 3) Mio accenno ai partiti sull'articolo deiia propon[ionale]. Scriverò se ho tempo altro articolo. Candidatura De Gasperi, approvo ma fu tardiva. Con- tento della com[binazio]ne Parri non ostante tutto, compreso affare dicastero Giustizia e Istruzione. 5) Vittoria laburista, eff[etto] in Italia. 6 ) Affare Rocco-Tasca ».

2 Dattiloscntto. I1 foglio è timbrsto: ct Verificato per censura. 3508 ». Mons. Vincenzo Fondacaro, amico ed ex allievo di Stuno quando inse-

gnava al Seminario di Gltagirone. * Cfr. doc. n. 145.

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l'Italia, vista dall'America, pare ben diversa da quel &e real- mente è. Credimi: farsi illusioni rosee non giova a nulla!

In quella mia lettera ti facevo il quadro della DemCocrazial Crist[iana] a Caltagirone e in Sicilia. Come si presentava, all'ini- zio, la sit~azinne in Sicilia, la Dem[ocrazia] Cristriana] sarebbe stata il partito più forte; ma, purtroppo, fu impostata Assai male, con troppi esclusivismi e troppi egoismi. Ora è difficile riparare e ne sono dolentissimo, perché, è superfluo dirtelo, 'il mio cuore è sempre con essa! I n Italia non so quale efficienza abbia; ma è certo che essa si fa bloccare dai partiti estremissimi, che la mettono in uno stato di inferiorità assoluta. I1 recentissimo mi- nistero ha messo in maggiore evidenza questo fatto. Le posi- 'zioni chiave, quelle che comandano la nostra vita, spno in altre mani l. Essa ha perduto la giustizia, per contentarsi delle poste e della guerra (!!) ed ha creduto di riportare un trionfo, con- servando gli esteri, ministero che non può dare se non delu- . sioni e insuccessi, specie in un popolo che, come ben osserva Churchill, è assolutamente incosciente deJa propria sconfitta, del baratro in cui si trova, ed attende perciò trionfi! I mini- steri che potrebbero alsicurare un po' di assetto o, per lo meno farlo sperare: interni, finanza, giustizia, agricoltura sono fuori della Dem[pcrazia] Cristriana]. Quale può essere la sua azione all'interno, che è ciò che soltanto conta? Neanche Rodinò è più nel ministero ed'è certo un uomo di buon senso e di esperienza!

La situazione è infinitamente peggiorata da quando Milano si è arrogato il diritto al dominio dell'Italia. Ben a ragione un giornale di Roma, L'uomo qualunque, ha definito Milano la « cit- tà fatale ». Eppure credilo: v'è. stata una sola città, in cui la popolazione ha lottato contro i tedeschi, quando questi erano

1 Si riferisce al nuovo ministero, presieduto da Fermccio Parri, formato il 20 giugno 1944. 11 governo era composto da Parri (presidenza e interni), Brosio e Nenni (vicepresidenti), De Gasperi (esteri), Togliatti (giustizia), Scocci- rnarro (finanze), Soleri (tesoro), Jacini (guerra), De Courten (marina), Cevolotto (aeronautica), Arangio Ruiz (pubblica istmzione), Romita (lavori pubblici), Gullo (agricoltura), La Malfa (trasporti), Scelba (poste), Gronchi (industria), Ruini (ricostmzione), Molé (alimentazione), Barbareschi (lavoro), Lussu (assistenza postbellica).

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in perfe;ta efficienza: Napoli! Vi si ripeté quanto successe alIor- ché i cosidetti lazzaroni lottarono contro l'esercito di Champoin- net, con un eroismo infrenabile. Eppure, bisogna riconoscerlo, Napoli non ha reclamato nessun dominio, nessun predominio!

Al punto in cui stanno le cose, io penso che solo un mi- racolo potrà darci possibilità di esistenza!

Ho chiesto alla signorina Nelina qualche notizia sul tuo ritorno. Essa non me l'ha potuto precisare; ma mi ha detto che tu, prima di venire fra noi, saresti andato a Londra e poi ti saresti fermato a Roma. Io, invece, sarei felice che tu, prima di indugiarti nel mare di grovigli che è Roma, venissi in Sicilia. Credimi, sarebbe assai meglio, per quanto, a prima vista, possa sembrare diversamente!

Ed ora' abbiti i miei cordiali saluti, con l'augurio di rivederti presto. Tuo sempre affezionatissimo.

[P.S.] - Un saluto riverente ed affettuosissimo. Giovanni Nicastro.

STURZO A DE GASPERI ' (f. 196 A, C. 1421

[Brooklyn], 16 luglio 1945

Caro De Gasperi, grazie del telegramma comunicatomi dall'Ambasciatore, at-

tendo la lettera. Intanto riprendo il tema della stampa in America. Ti accludo il numero del 14 c.m. del Crociato ', il più diffuso

, settimanale cattolico di lingua italiana, che assieme ad un buon servizio per le cose italiane non manca mai, di attaccare partiti e governo, senza mai o quasi rendere giustizia a quel che si fa

1 In alto annotazione di Stuno: « Cinque allegati. Personale., 112 Tarchiani D. 2 « I1 Crociato » era un « settimanale di vita cattolica » in lingua italiana

. che usciva a Brooklyn.

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ovvero darvi la luce giusta. Non è malvolere è incomprensione e pregiudizio. Così si fa aumentare il risentimento dei cattolici italo- americani contro l'Italia politica e continuano i confronti dell'oggi col ieri, tutto a vantaggio del filo-fascismo. Pochi dicono aperta- mente cih mR facilmente si comprende ciò che è sottinteso. Di- spiace assai di vedere nel clero la presenza di tutti i risentimenti dei clericali di un tempo contro l'Italia. Occorre un lavoro oppor- tuno per riprendere le simpatie del clero, che un tempo era avvi- cinato da consoli, ambasciatori, inviati etc. I1 clero oggi si tiene lontano da quel che'riguarda l'Italia, salvo a contribuire all'aiuto . materiale promosso dall'ufficio del War Relay del National Ca- tholic Welfare Conference e voluto dai vescovi. La cosa è compren- sibile, anche perché se un prete partecipa ad un pranzo o ai rice- vime?ti dell'ambasciatore sarà sui giornali indicato come ex fascista.

Le corrispondenze da Roma al N.C.W.C. - Press Service di IX'ashington non aiutano affatto a comprendere la reale situazione '

dell'Italia. Come potrai rilevare dall'accluso estratto di un articolo pub-

blicato dalla Gazzetta del Massachzlsetts (l'articolo credo sia di un prete) lo spettro del comunismo fa passare ogni limite nella pole- mica. Già l'affare dei pacchi da inviare in Italia (dopo la dichiara- zione del Post Master Genera1 di Washington di cui ti mando co- pia) è divenuto uk'arma contro il Governo italiano e una nuova occasione (per molti) di ricordare altri tempi.

Qui non ci è che un solo giornale di lingua italiana che esalta non il governo ma i ministri comunisti ai quali attribuisce ogni merito di quel che fa il governo; non ci sono poi che critiche di destra (cattolici) e di sinistra (Salvemini, anarchici, socialisti cli vecchia osservanza e anticomunisti). I1 giornale che un po' difende il Governo è quello della Mazzini Society, in contatto con l'am- basciatore. Il Progresso è diretto dà un ex fascista che ha poco credito.

In sostanza:

1) manca un bollettino di notizie italiane esatte da distri- buire alla grande stampa e anche ai giornali di lingua italiana (Boll. dell'0.U. Inf . cessato);

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2) manca il tono di una ripresa morale e politica in Italia che orienti tutti gli italiani d'estero e che dia loro spe- ranza;

3) manca una chiara affermazione che l'Italia non vuole divenire preda dei demagoghi e rivoluzionari e che a ciò sono uniti tutti;

4) manca una costante difesa della politica italiana di fronte a tutte le accuse, e più che accuse svalutazioni e deprezza- menti che generano sconforto, sfiducia e infine disinteressamento e disprezzo.

Ciononostante ambasciata, amici dell'Italia lavorano etc. La- vorerò ancora.

p GRANDI A STURZO l (f. 196 A, C. 213)

Roma, 15 agosto 1945

Carissimo don Luigi, ricevo a mezzo del signor Tamagna la lettera in data 21 luglio

che hai avuto la grande benevolenza di inviarmi '. Quanto la tua parola mi torni di conforto in questa infer-

mità che dura da quattro mesi 3, e che spero si awii alla guari- gione, non posso esprimerlo.

Soprattutto la tua approvazione - del venerato Maestro che io più apprezzo - per la mia modesta opera per raggiungere' l'unità sindacale fra le classi lavoratrici che - pur tra gravi diffi- coltà che io non mi nascondo - auguro si affranchi non solo in ~ t i l i a , ma che si affermi nel campo internazionale.

1 Dattiloscritto. Carta intestata u Confederazione generale italiana del lavoro m. La lettera del 21 luglio manca.

3 Nel mese di aprile 1945, Achiiie Grandi venne colpito da ulcera aiio stomaco e costretto a ricoverarsi al Fatebenefratelli. Lo stesso male lo condurrà alla morte un anno e inezzo dopo, il 28 settembre 1946. Suii'azione sindacale di Grandi nel secondo dopoguerra, cfr. L. BELLOTTI, Achille Grandi, Roma 1966, pp. 59-128.

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Del resto, il tuo messaggio al Convegno femminile delle A.C.L.I., sia dal lato sociale che da quello politico, è oltremodo significativo ed esplicito, e credo che avrà una benefica riper- cussione.

Vorrei parlarti a lungo delle direttive della '~emocrazia Cri- stiana in Italia che, a mio parere e di molti, non soddisfano le esigenze di un coraggioso metodo democratico, verso il quale si a&ia il mondo intero; ma oggi apprendo che tu tornerai final- .

ì mente in Italia nel prossimo settembre, e allora preferisco par- larti a voce.

Con cordiale stima ed affetto, aff.mo.

STURZO A DE GASPERI l (f. 196 A, C. 106)

[Brooklynl, 16 agosto [ 19451

Compiacimento per il suo lavoro. 1) Gli scrivo per awertirlo della mia opinione contraria al

plebiscito pro Monarchia o Repubblica. Contesto che il Governo attuale possa limitate l'Assemblea costituente con un Referendum *

preventivo: Affermo che sarà la costituente stessa a deliberare circa le consultazioni popolari se e come. Sono opposto al plebi- scito (vedi~Pop[olo] di Milano che vi si è imbarcato). Penso che non sia in ballo Monarchia o Repubblica, ma capo di Stato elettivo o ereditario (problema di portata modesta). Accenno al pericolo del clero che s'imbarca nel plebiscito a difesa della Monarchia. Ricordo averne scritto in novembre a Scelba - avere notato che il Popolo eviti la riproduzione di una parte del mio articolo (Mondo, maggio '45) 3. Desidero che questo punto del mio pensiero

1 Schema di lettera. In alto annotazione di Sturzo: « A De Gasperi. Inviata 112 Tarchiani ».

Cfr. doc. n. 180. Nel maggio 1945 apparve sul « Mondo » un articolo 'di Sturzo dal titolo

Trieste. Questione nazionale e internazionale. Nello stesso numero anche un messaggio di Sturzo dal titolo La vittoria in Europa. Ambedue gli articoli in B.N.Y., pp. 370-73, 382-83.

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si sappia prima del mio arrivo non per alimentare controversie ma per la sua necessaria valutazione.

2) Cagnolati - console o utilizzarlo in Italia. 3) Ambasciate e Legazioni America latina. 4) Articolo-bomba atomica da riprodurre Riv[ista] Spataro

o Popolo. Dò la lettera a Tarchiani aperta, pregandolo di consegnarla

chiusa. I

STURZO A GONELLA l (f . 196 A, C. 93)

Brooklyn, 24 agosto 1945

Caro professore,

Mi è assai gradita l'occasione di scriverle nell'inviarle dieci dollari datimi per lei dall'Amministrazione del Commonweal per avere riprodotto parte di un suo articolo apparso sul Popolo e che io l e mando qui acchiuso.

Sarebbe utilissimo che Lei, Igino Giordani e altri diveniate

I . collaboratori del Commonweal o di America, ,le due riviste setti- manali dei cattolici di qui megliofatte e largamente diffuse. La democrazia cristiana solo ora comincia ad essere menzionata da qualche giornale cattolico. . ,

L'Italia, dal giornalismo cattolico, è presentata sotto due luci: tutto il bene dal lato della Chiesa; 'tutto il male dal lato civile-politico, senza distinzioni ed eccezioni.

Presso la stampa detta liberale (che in genere è filo-russa) i cattolici italiani (democratici o no) sono reazionari, monarchici, più o meno fascisti. La campagna di Salvemini ha - in quell'am- . L

biente - una certa presa. Gliene mando saggi tratti dall'ulti- mo numero di Italia Libera di New York.

1 Dattiloscritto. In alto a sinistra i'indirizzo del destinatario: « Prof. Guido Gonella. Presso II Popolo. &so Umberto 239 (Palazzo). Roma, Italia». Sopra la data, l'indirizzo del mittente: « 2274 - 81 Street. Brooklyn 14, 1945 ». A destra annotazione a penna: « A mezzo deiia Banca M.T.C. di N.Y. ».

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Qui i socialisti han la Parola (settimanale), i comunisti la Unità del Popolo, gli azionisti Le Nazioni Unite, i repubblicani l'Italia Libera. Noi niente: il piccolo foglio People and Liberty non è arrivato che al secondo numero e in settembre avremo il terzo: un semplice bollettino dell'Osservatore. Il Crociato è in mano a preti italo-americani di Brooklyn di carattere esclusiva- mente ecclesiastico; difende, a modo suo, gl'interessi dell'Italia, ma non ha nessuna diffusione nel mondo politico. Questa situazione si ripete negli altri centri degli Stati Uniti.

Sono un suo lettore e ammiratore da vecchia data, dal tempo della sua collaborazione all'Osseruatore Romano, e quando ho la iortuna di avere qualche numero del Popolo e trovo i suoi articoli non ne perdo uno.

Gradirei assai che di tanto in tanto me li ritagli i suoi articoli e me li mandi in busta chiusa come lettere; mi arriveranno più presto e più sicuramente di quelli che mi centellina 1'OWI o che mi arrivino dalla segreteria del Partito.

Cordialmente suo l.

S1'URZO A DE GASPERI ' (f . 196 A, C. 78)

[Brooklynl, 29 agosto [ 1945 1

Dò schiarimenti perché non posso ritirare l'articolo sulla Cost[ituentel e PlebCiscito] 3. Si vedrà la mano del Vaticano.

Posizione e influsso di Salvemini. Lettera concistoriale sulle elezioni. Ombra del Vaticano sul-

l'attività della Dem. Cristiana, che senza questa sarebbe ben vista nel mondo politico e degli affari in America.

l Segue annotazione a penna di Sturzo: « Articolo di fondo del "Crociato" del 25 agosto. Atteggiamento ostile e reticente verso la Dem. Cristiana. Mas- soneria etc. n.

* Schema di lettera. In alto a sinistra annotazione di Sturzo: « A De Gi speri ». Sotto la data: « spedito 1/2 Tarchiani P. I1 testo definitivo della letters ora in De Gasperi scrive, cit., vol. 11, pp. 23-25.

Cfr. L. STURZO, Costituente e Plebiscito, in « 11 Mondo », settembre 1945. h

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Evito polemica con Salvemini perché egli ha più larga udien- za in ambienti dove è difficile penetrare, anche per criteri disci- plinari delle diocesi di qui. Campi chiusi quelli dei cattolici. At- teggiamento della Russia - accusa di fascismo alla Chiesa. Affare della Spagna. Io credo che il mio articolo si debba pubblicare in Italia dalla rivista di Spataro e non farlo sfruttare daglis av- versari.

Ricordo articolo Matthews - 5 agosto.

. TARCHIANI A STURZO l ( f . 193 A, C. 73)

Washington, 3 ottobre 1945

Caro don Sturzo, rispondo subito ,alla sua del 30, testé pervenutami. Nella

mia risposta del 29 settembre alla sua precedente, tenevo ben presente il testo delle proposte degli Stati Uniti presentate a Lon- dra dalla delegazione americana e pubblicate nel New York Times del 23 settembre ': tali proposte sono, per attenerci al testo uffi- ciale, « suggested directive to deputies from the Council of Fo- reign Ministers to govern ther in the drafting of peace with Italy D.

Notavo però che lo schema definitivo di tale draft non era stato redatto qui, ma dalla delegazione americana presieduta dal

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « Ambasciata d'Italia. Washington D.C. ». Protocollo n. 10980. In calce al foglio è indicato il destinatario: « Rev. Don Luigi Sturzo. Brooklyn, N.Y. ». Annotazione di Sturzo, in alto: « 4.X.[1945]. Rispondo ho tenuto conto. Affare Bongiovanni Marcantonio etc. ». Alberto Tar- chiani era stato nominato ambasciatore a Washington. I suoi rapporti con Srurzo, di vecchia data, furono molto intensi, soprattutto per la soluzione dei problemi italiani relativi al trattato di pace, aila questione dei prigionieri, degli aiuti UN.R.R.A., dei pacchi dono etc.

I1 23 settembre 1945 il « New York Times » pubblicò le Istruzioni Byrnes, cioè i criteri direttivi del Dipartimento di Stato circa il trattato di pace con l'Italia. Le istruzioni vennero anche pubblicate sul «Mondo, di Lupis nel- i'ottobre 1945. Cfr. B.N.Y., pp. 393-95.

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Segretario di Stato, nel corso del viaggio per piroscafo alla volta di Londra e pertanto qui non se ne conoscevano ancora i dettagli (e non si conosceranno sino al ritorno di Byrnes). E' possibile fare delle induzioni, ma è impossibile arguire i dettagli e ciò anche perché con tutta probabilità il progetto americano mirava a rag- giungere un accordo di massima tra i cinque ministri e a deman- dare ai deputies le questioni minori e pertanto non specificava maggiormente i singoli problemi.

Quale fine ha fatto il progetto americano? Non vi è dubbio che esso ha avuto una decisiva influenza nell'accantonare (esso stesso le annullava, minimizzandole) le rettifiche con la Francia e l'Austria (quest'ultime soprattutto assai pericolose) e nel fare adot- tare un accordo di massima raggiunto a Londra, per la Venezia Giulia, sulla base della linea etnica. Per quanto riguarda invece le colonie il progetto americano (che non era poi quello originale, ma un compromesso d'ultim'ora adottato per far fronte alle sbalordi- tive richieste russe) è stato invece « raccomandato » come base delle future discussioni con qualche riserva inglese per quanto concerne la posizione dellYItalia, e con molte e successive riserve russe per quanto riguarda la forma e soprattutto la sostanza.

E del resto le pochissime decisioni di massima adottate alla Conferenza sono vincolanti? Anche questo è oggi messo in dub- bio, dato il finale della Conferenza.

Da quanto le ho detto sopra, comprenderà come io non sia purtroppo in grado di rispondere ai quesiti che ella mi pone trattandosi ancora di « iure condendo ». Naturalmente li stiamo già da tempo proponendo alle competenti autorità di qui nel mo- do più adatto e favorevole. Ritengo che esporli opportunamente, come lei vuol fare, nella stampa sia assai utile ed efficace, e credo che nessuno meglio di lei saprà proporre idonee e conve- nienti soluzioni.

Le dò soltanto alcune mie impressioni: il progetto america- no è ispirato ai sentimenti più favorevoli verso di noi. Ottime le parti relative alle questioni territoriali europee (con la Francia però preferiamo e cerchiamo di metterci d'accordo direttamente e le Grandi Potenze vedono assai bene questi tentativi). La parte relativa alla Venezia Giulia si awicina assai al nostro programma di pacificazione adriatica. Certamente il trattamento che in-

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tendiamo dare alle minoranze in Italia, deve essere garantito ai nostri fratelli d'oltre frontiera. E poiché noi lasceremmo dall'altra parte due fiorenti città italiane occorre cercare che venga loro accor- data (oltre alle specifiche garanzie) anche una speciale autonomia: l'autonomia infatti è assai difficile a concedersi alle campagne ma è molto idonea alle città.

Per quanto riguarda le Colonie invece occorre fare qualche riserva: in Tripolitania e Cirenaica abbiamo 140.000 coloni, ab- biamo investito miliardi, la popolazione indigena è assai scarsa e prevalentemente nomade, costituita da tante razze diverse, ecc., dobbiamo aspettare qualcosa di più; analoghi argomenti si pos- sono ripetere testualmente per 1'Eritrea (una volta dato lo sbocco territoriale all'Etiopia nella parte sud), dove abbiamo 70.000 coloni. Se è vero che è oramai deciso a Londra che tutte le nostre colonie debbono andare sotto trusteeship (ma le prime decisioni del Consiglio dei 5 Ministri sono ancora valide?) dobbiamo cer- care di avere per questi territori almeno il trusteeship singolo affi- dato a noi. Possiamo invece non dissentire per le aree strategiche (progetto americano) e per il trusteeship plurimo in Somalia.

Per quanto riguarda la flotta dobbiamo cercare di mantenere tutta quella rimastaci, comprese le due grandi navi di battaglia in disarmo nel canale di Suez. Abbiamo validi argomenti molto pa- lesi: basterà che io ricordi che questa parte della nostra flotta ha per due anni combattuto contro i tedeschi.

Certo il paragrafo 4) comma l) del draft (cioè quello relativo agli armamenti) appare molto limitativo; ma tali non sono gli intendimenti americani; essi hanno probabimente scelto una formula ambigua ma modesta per non suscitare reazioni.

La parte relativa alle riparazioni è a noi favorevole; natu- ralmente occorrerà fare comprendere come la rivalsa sui nostri « assets » all'estero non debba essere indiscriminata e totale, altri- menti si rischia di inaridire le fonti della nostra esportazione (molti « assets » sono di « filiali » o agenzie aventi le sedi in Italia o comunque sono di nostri esportatori ecc.).

I1 paragrafo VI1 relativo ai problemi economici e finanziari da trattarsi in separata sede, deve essere connesso con l'intendi- mento americano di procedere ad una rapida pace ed è quindi assai naturale.

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E le clausole deli'armistizio? Occorre fare il possibile perché nel frattempo siano eliminate. Conosciamo il pensiero americano: Byrnes prima di partire per Londra le chiamò « obsolete P.

Nei primi giorni della prossima settimana il Consigliere Di Stefcno s ~ r h del r e s t ~ u N e w Y Y O T ~ e verri a t r ~ v a r l ~ per porlo al corrente dei più recenti avvenimenti, più ampiamente di quan- to io non possa farlo per lettera.

Mi creda, caro don Sturzo, con molti cordiali saluti, suo.

P.S. - Apprendo ora in una telefonata con New York le notizie che lei ha avuto circa il pessimo trattamento alimentare dei campi dell'Arkansas. Ancora ieri abbiamo protestato. Ma non riusciremo a nulla se non vi saranno serie pressioni sullo State Department da parte di senatori e di congressmen. H o già pregato a New York di muoversi in tal senso: se Lei potrà anche aiutare Le sarò vivamente grato.

DE GASPERI A STURZO'

Roma, 26 ottobre 1945

Caro Sturzo, ho ricevuto due pacchi, uno inviato col tuo nome, uno con

quello di [ David l Collin. Ringrazio vivissimamente specie per le due maglie, giacché ero male in arnese.

Sono stato molto in angoscia in seguito alle due telefonate e durante gli stessi colloqui mi era di suprema pena la circo-

l Questa lettera di De Gasperi a Sturzo è stata pubblicata, in riproduzione fotografica, nel volume di R. CATTI DE GASPERI, De Gasperi, uomo solo, Milano 1964, doc. n. 2 e ora in De Gasperi scrive, cit., vol. 11, pp. 37-41. La lettera szrve a chiarire, in parte, alcuni aspetti relativi al mancato ritorno di Sturzo nell'ottobre 1945. Sturzo aveva finalmente deciso di rientrare in Italia. Ma, con il biglietto del piroscafo in tasca e con i baga- gli già pronti, venne invitato dal Delegato apostolico a Washington, mons. Cicognani, di rinviare la partenza. Sui motivi di questo ennesimo intervento vaticano su Smrzo abbiamo qui la interpretazione di De Gasperi. In precedenti lettere a De Gasperi del 15 ottobre 1945 e a Spataro del 14 ottobre, Sturzo aveva giustificato la mancata partenza con una indisposizione che lo aveva costretto a letto (cfr. A.L.S., f. 193 A, C. 32). Evidentemente, chiarì poi la situazione

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stanza che dovevo parlare in presenza non solo della censura, ma di altri testimoni e non osavo chiederti ulteriori spiegazioni, anche quando ignorando il tenore esatto dei suggerimenti da te avuti a mezzo Delegato apostolico, rimanevo dubbioso sul vero senso delle tue parole. Colgo ora l'occasione della partenza di Vi- centini per aggiungere, rapidamente, come mi è possibile, data la strettezza del tempo, una spiegazione del mio ruolo in questa penosa contingenza, e una mia personale interpretazione dell'av- venuto intervento.

' Prego Iddio anzitutto che il contrattempo non abbia avuto conseguenze deleterie sulla tua salute, perché fatalmente il soprav- vento di una controdecisione all'ultimo momento deve aver posto il tuo cuore e i tuoi nervi a dura prova. Ma di contro sono certo della superiorità del tuo spirito e della tua fede inconcussa nella Prowidenza.

Poiché Mons. Montini, mi fece sapere giorni fa che ti avrebbe riassunto egli stesso il punto di vista vaticano e Vicentini mi disse che avrebbe portato lettere di lui per te, suppongo che tu dispor-

con De Gasperi nel colloquio telefonico di cui si parla in questa lettera. Sulla mancata partenza di Sturzo neli'ottobre 1945 abbiamo comunque un'altra versione, lasciata da Carlo Petrone in alcuni suoi appunti. Scrive Petrone, riferendo alcune confidenze a lui rilasciate da Aldisio: « Certamente. [Aldisio] ha voluto dirmi che De Gasperi manovrò, a mezzo di Mons. Montini, perché i1 ritorno di Sturzo fosse rinviato, ma non è stato chiaro nel dimostrarmi la successione dei fatti. Per esempio mi ha anche detto che egli ogni tre o quattro mesi visitava (in quel tempo) il Papa "ansioso di sapere come andavano le cose nel Mezzo- giorno". Una volta il Papa gli parlò di Stuno, gliene riparlò in un'altra udienza. Dunque il Papa si espresse così: "Quel buon prete" dovrebbe pur rendersi conto che i tempi sono cambiati; ci vogliono ora uomini nuovi per situazioni nuove; don Sturzo farebbe bene a non far più della politica, ecc. ecc. Aldisio mi ha detto che notò durezza nel modo con cui il Papa parlava di Sturzo. Aldisio tentò di spiegare la posizione morale di Sturzo per tanti che erano stati suoi ammiratori e discepoli, per cui Sturzo non poteva sottrarsi a continuare ad essere loro guida. Rilevò come l'atteggismento di Stuno contro il fascismo e fedele ai principi di libertà e di democrazia, oggi era come un capitale per la parte cattolica nei suoi rapporti con la democrazia. Ma il Papa non si smosse dalle sue posizioni. Aldisio, come era solito fate, dopo l'udienza pontificia, passò a salutare Mons. Montini, "figlio di un deputato popolare, ma legatissirno a De Gasperi", e questi gii chiese di che cosa aveva parlato col Papa. Aldisio riferì e trovò Mons. Montini sulle stesse posizioni del Papa di contrarietà ad un ritorno di Stuno "che sarebbe venuto a far della politica" dando un po' d'ombra e fastidio a De Gasperi ». (Carte di Carlo Petrone, quaderno manoscritto: « Ap- punti su uomini politici, sulla vita pubblica italiana, et similia. Don Sturzo »).

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rai contemporaneamente di una spiegazione ufficiale. A me resta dirti fino a che punto e in qual modo io vi sia implicato e come io interpreti l'atteggiamento del S. Padre. Ho mantenuto con I'auto- rità ecclesiastica relazioni buone, ma non frequenti: fui dal Papa due volte in udienze pubblicamente annunciate, incontrai Montini alcune, non moltissime volte, presso bonomeiii ' a Casteigandoifo. Parecchi mesi fa, discorrendo in amicizia con Montini del tuo ritorno, egli, che ti è personalmente assai devoto, accennò ad eventuali apprensioni che un tuo diretto personale intervento potrebbe far 'sorgere. Io gli dissi che se esistessero obiezioni o condizioni, le facessero sapere a tempo, ma aggiunsi che, a quan- to scrivevi tu stesso, non pensavi ad interventi personali nell'orga- nizzazione del partito né ad azione pubblica e che le tue condizioni per un primo tempo ti avrebbero imposto dei limiti che se ci concedevano di poter fruire del tuo consiglio e dei tuoi lumi, ti esoneravano da una responsabilità pubblica diretta. Che anzi, avendone parlato tra amici, tra i quali Caronia ', questi stesso come medico aveva sconsigliato per un primo momento la tua perma- nenza in Roma, come sede stabile, dato che questa circostanza ti avrebbe collocato al centro della lotta. Dopo d'allora io non ebbi nessuna comunicazione, e la cosa si svolse tra te e Scelba, al quale io non tacqui il mio personale pensiero circa la sede, ma senza farne naturalmente questione, poiché riconosco il tuo diritto di essere in ciò arbitro e giudice. Questo il mio modo di vedere che comunicai anche a te riferendomi al « centro della lotta D che tu interpretasti nel tempo, invece che nel luogo. Non insi- stetti oltre, un po' perché le decisioni erano prese, un po' perché mi manca oramai il tempo di fare le cose bene e nel momento giusto. Accanto alla considerazione della tua salute ch'era la mia preoccupazione fondamentale, immaginavo che in Vaticano ci fos- sero delle apprensioni, ma pensavo che con debiti riguardi si sarebbero superate presto. Invece aIl'ultimo momento, come ride- stati dall'annuncio sui giornali, mi sono trovato innanzi ad un

Emilio Bonomelii (1890-1970). Esponente del movimento cattolico bte- sciano, ex popolare, dal 1930 era il direttore delle ville pontificie a Castelgandolfo.

Giuseppe Caronia, medico, professore universitario, deputato alla Costi- tuente e al Parlamento per la D.C. Fu medico personale di Sturzo dopo il suo rientro in Italia.

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intervento diretto, di cui ebbi notizia precisa solo dal tuo collo- quio telefonico e dalle spiegazioni avute poi con Montini. Che cosa c'è sotto? Inclino ad escludere intercessioni di Corte, credo piuttosto che sia una particolare preoccupazione del Papa inserita in una concezione generale dell'attività del clero, ch'egli sostiene d'aver fatto valere anche di fronte al clero repubblichino, a mons. Tiso l ecc. La preoccupazione particolare penso sia la recisa posi- '

zione presa da te sulla questione istituzionale. Bada che nei col- ' loqui il Papa ha evitato finora scrupolosamente di dare consigli in materia e cerca di far valere tale direttiva presso l'episcopato, ma egli pensa che questa neutralità della Chiesa sarebbe messa a dura prova dall'intervento che non può essere se non direttivo, di un sacerdote del tuo valore. Mi pare che in tal caso, soprattutto se avvenisse in Roma, egli riterrebbe di dover prendere un atteg- giamento di riserva così pronunciato da favorire indirettamente la tesi monarchica e il nascere d'un partito cattolico monarchico,

1 ch'egli considera fatale perché la scissione dei cattolici potrebbe portare ad una maggioranza socialcomunista. E' quest'ultima una preoccupazione che lo ossessiona, ne parla spesso a tutti, vede nero, specie dopo l'esempio della Jugoslavia. Ritengo che pur nutrendo dubbi sulla repubblica, egli non le sia pregiudizialmente contrario (ha assistito a Weimar) e che non senta vincoli per la monarchia: ma lavoro d'induzioni, perché non ho mai avuto di- chiarazioni esplicite. Forse, ritornando al tuo caso, ti fa rimpro- vero che tu non senta come lui il pericolo comunista (Spagna compresa) e che faccia troppo affidamento ai sinistri.

M'immagino che sul suo giudizio possa influire anche l'armeg- 17 gio di Ravaioli e compagni che per assicurare la repubblica, fanno

campagna contro la direttiva prudenziale della Direzione del par- tito, senza curarsi dei pericoli dell'estrema.

Tu capisci, ch'io per istinto inconsapevole che non ho mai avuto il tempo di analizzare, superavo facilmente tutte queste ap- prensioni nella ferma convinzione che uomini entrambi di buona

1 Josef Tiso (1877-1947), deputato del partito popolare slovacco (1925) e ministro della sanità (1927-29), allineatosi su posizioni filo naziste, nel 1938, su invito di Hitler, costituì la repubblica slovacca indipendente, di cui venne nomi- nato presidente nel 1939. Nel 1945 venne processato e condannato per alto tradi- mento aiia pena di morte.

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fede e sulla stessa direttiva, avremo trovato subito in loro reci- proco chiarimento, integrando reciprocamente le nostre informa- zioni.

Ho detto a Vicentini di portarti la mia intervista al Giornale del mattino: vedrai i. q l ~ a l pl~nt-e silmo. Io ocn so ancora se i! Luogotenente intenda dare battaglia o attenda in riserbo: molti

I i spingono nel senso combattivo. Se ci sarà lotta non bisogna esporsi a un conflitto nella Costituente che può portarci al contrac- colpo di un governo prowisorio con carattere rivoluzionario. I1 rebus è: come impedire l'avvento di una maggioranza socialcomu- nista e quindi non buttare verso destra, prima del tempo, la fra- zione cattolica conservatrice?

Per questo ho pensato al referendum entro il partito. Ma è difficile trovare la strada giusta. Puoi pensare quanto mi sa- rebbe prezioso il tuo consiglio. Ecco gli elementi che ti posso dare per una tua decisione. Gli amici vecchi e nuovi faranno ressa intorno a te: l'annunzio del tuo imbarco aveva messo in subbuglio Napoli; così sarebbe a Roma. Ecco perché io avevo pensato ad un soggiorno non nel centro: ma tu sei stato così reciso nella risposta che mi sono inchinato al tuo desiderio che è del resto così umanamente legittimo. Forse dalle tue lettere non ho capito bene: non posso dirimere fra le cautele che tu ritieni necessarie per la salute ossia il limite delle tue possibi- lità come le descrivi e il proposito di lavorare a Roma, per il tuo paese. Non posso, con questi soli elementi, ricostruire la con- cretezza e la misura di quanto credi di fare: mi rimane nel- l'animo solo un immutato senso di ammirazione e devozione, un proposito fermo di collaborazione, un'affettuosa e provata amicizia, un desiderio vivo di chinare il capo sulla tua spalla per sfogare la mia pena e condividere la tua, perché entrambi soffriamo la tragedia di questo nostro povero paese. Tuo.

P.S. - Vicentini completerà, spero, il quadro ambientale. Ho telegrafato a tua sorella in senso tranquillante. La mia famiglia rin- grazia devotamente e saluta.

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STURZO A SCELBA ' (f. 196 A, C. 180)

1) Servizio aereo. Funziona o no? Se ci sono difficoltà di funzionamento che si sappia. Perché far buttar denaro ai citta- dini di qua e di là.

C'è ancora la censura alle lettere? perché? da chi? dagli alleati o dal Governo? Informami.

2) Affare pacchi. Sfruttamento elettorale. Tutti lieti.

3 ) Affare cooperative. Chiedere sussidio a& Antonini - ho scritto in febbr[aio] o marzo. Non se n'è fatto nulla. Ora Chiri si lagna che la lega ha sussidi e la Conf[ederazione] no. Occorre mantenere contatti personali con i gruppi americani.

4) Mancata com[unicazione] dei deliberati del partito e dei giornali. Propongo servizio a mezzo di Miss Mc Cormick, pa- gandole spesa francobolli.

5 ) Nessuna risposta fino a stamane al telegramma inviato a Piccioni il 25 nov[embre]: « Non intendevo interferire da lontano in cosa delicata come crisi di Governo. Desidero avere carte in mano per chiarire la vostra posizione sulla stampa ame- ricana (dico stampa) perché o voi la trascurate o i corrispon- denti di costà trascurano voi per pregiudizio anticattolico ... ». Affare corrispondenza di Bracker circa mia opposizione a Orlan- do, Nitti o Bonomi. Spiego che io ho detto ciò ad Aldisio (per telefono 23 nov[embre]) e ad un amico di Nitti (per telefono 23 o 24 nov[embre]), com'è che Bracker l'ha riprodotto tale e quale? « Mi secca per Orlando e gli altri che sono miei amici personali, per quanto io reputi che questo ritorno al passato non sarà né utile né desiderabile ». Cosa intende la D.C. per <( cooperazione di quelli che possono dare contributo al Gover-

l Schema di lettera. In alto annotazione di Sturzo: « A Scelba 1/2 Vi- centini ».

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no? Intendevate proprio una presidenza Orlando o Nitti? Pur- troppo essi rappresentano oggi la destra monarchica e Nitti di più le vecchie consorterie del Sud, i banchieri, industriali ed agrari che sostennero il colpo di Stato del fascismo. Se è così dovrei essere liete di essere lontmo da Romz in questo pericdc. Se non è così perché Piccioni non mi ha telegrafato? ». Non

11 credere che il Governo americano sia contento della crisi né

che il banchiere Giannisi (? ) (amico di Nitti) conti qui qualche cosa. Auguri di bene.

P.S. Non so se potrò venire in gennaio, dato il gran freddo. Ne ho parlato con Vicentini e scritto a De Gasperi.

Ricevesti la lettera sul telegrIamma1 di Nelina? Credi che l

lo stesso sia accaduto al mio telegramma a Piccioni?

GEROLAMO MEDA A STURZO l (f. 196 A, C. 236)

[Milano, dicembre 19451

Aggiungo questo foglio di carattere personale per darle, avendo il di lei desiderio, notizie mie, di Gigi e della nostra famiglia, nonché degli amici a me più vicini. Purtroppo io, che avevo perso un po' il contatto con gli amici di un tempo dopo la morte di Papà, in seguito a circostanze di famiglia e di salute che mi hanno portato alquanto lontano materialmente, non mai idealmente dall'ambiente nostro, ho avuto anche la parentesi, durata un anno e mezzo, dell'esilio in Isvizzera, dove mi sono

1 Carta intestata: « Gerolamo Meda D. Gerolamo Meda, figlio di Filippo, era stato tra i più qualificati esponenti della sinistra popolare, che si raccoglieva attorno al « Domani d'Italia » di Francesco Luigi Feriari.

Gli altri fogli mancano. 3 Luigi bleda (1900-1966), fratello di Gerolamo, fece anch'egli parte del

gruppo del « Domani d'Italia ». Arrestato dalle SS nel 1944, fu successivamente presidente del C.L.N. milanese, e nel secondo dopoguerra ricoprì importanti cariche amministrative e politiche: assessore comunale a M a n o , deputato alla costituente, sottosegretario alla difesa, delegato italiano all'0.N.U. e alla N.A.T.O.

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rifugiato nel novembre 1943 per sottrarmi all'arresto, al quale invece disgraziatamente non aveva fatto a tempo a fuggire Gigi. Rimpatriato dopo la liberazione dell'Italia Settentrionale e con tutti, ma con qualche mese di ritardo, mi sono trovato, come del resto tutti gli altri amici che avevan preso la via dell'esilio, un po' ... spaesato in mezzo agli altri rimasti e che hanno contri- buito attivamente alla lotta per la liberazione. In Isvizzera c'erano Migliori, Clerici, Malvestiti, Malavasi, quest'ultimo venuto però alcuni mesi prima della liberazione, così come Malvestiti aveva preso parte all'impresa ossolana l . C'era poi, ed era l'esponente nostro assai più autorevole, Jacini, rimpatriato con Colonnetti ed altri, via aerea alla fine del 1944.

Gigi, mio fratello, che avrebbe potuto fare, era anzi desti- nato a fare la fine del povero Galileo Vercesi, per un vero mi- racolo è riuscito ad evitarla ed è stato rimesso in libertà dopo sei mesi di detenzione a S. Vittore, il carcere milanese. Ha lavo- rato moltissimo per la liberazione, dopo la quale è stato nomi- nato presidente del C.L.N. cittadino, conquistando così tale im- portante carica pel nostro partito. Attualmente è inoltre membro del Comitato regionale di esso e condirettore con Malvestiti di Democrazia, il settimanale regionale che si pubblica a Milano e che ha incontrato molto favore fuori della cerchia regionale. I o ho possibilità e aspirazioni assai più modeste, anche perché non ho gran salute, ne ho purtroppo anzi assai poca, e, dopo aver fatto parte per alcuni mesi della direzione della sezione di Mi- lano, ora darei la mia attività esclusivamente alla preparazione tecnica alle prossime elezioni amministrative. L'amico col quale m'intendo di più è Migliori, che gli altri, non tutti almeno, apprezzano nel suo vero valore. La situazione, certo, è piena di incognite ma è sperabile si possan superare presto o tardi tutte, se ci sarà vera cooperazione fra tutte le forze democratiche del Paese, che certo è irriconoscibile da quando lei l'ha lasciato. Irriconoscibile materialmente, politicamente e moralmente.

I vecchi e i giovani più intelligenti politicamente, attendono il di lei ritorno come quello di un Maestro, di un Capo che

Sulla repubblica deli'Ossola, cfr. G. BOCCA, Una repubblica partigiana, Milano 1964.

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ha ancora molte cose da insegnare, molte direttive da dare. Ci auguriamo tutti e preghiamo vivamente il Signore ch'ella possa essere in grado di affrontare presto il viaggio dallYAmerica all'Ita- lia. La commozione sua nel rimettere piede nel suolo della pa- tria sarà pari aWa nostra nel rivederla, nel risentire la Sua voce ammonitrice ed incitatrice. Io mi auguro di avere presto questa

i( consolazione, che mi farà rivivere per un istante tutto un pas- sato così caro e legato alla memoria del mio indimenticabile Papà. Suo aff.

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DE GASPERI A STURZO l (f. 196 A, C. 253)

[Roma], 2 febbraio 1946

Caro Sturzo,

Colgo l'occasione della partenza di Antolini per inviarti questa mia. Non indignarti né sorprenderti dei miei ritardi e delle mie mancanze nella corrispondenza: conduco una vita così intensa e pericolosa perché piena di agguati, che spesso mi man- ca il respiro, nonché il tempo. Cercherò di riassumere le ri-

1 Carta intestata: « I1 presidente del consiglio dei ministri. Ministro del- l'interno ». Dietro l'ultimo foglio annotazione di Sturzo: « RicevCuta] 23 febbrraio 19461, risposto con varie lettere ». I1 10 dicembre 1945 De Gasperi aveva for- mato il suo primo ministero, dopo le dimissioni di Parri. I1 governo risultò composto dai sei partiti del C.L.N. Vi parteciparono: De Gasperi (presidenza ed esteri), Romita (interni), Nenni (costituente e vicepresidenza), Lussu (rapporti con la Consulta), Togliatti (giustizia), Scoccimarro (finanze), Corbino (tesoro), Brosio (guerra), Molé (pubblica istruzione), Scelba (poste), Gronchi (industria), La Malfa (ricostruzione), Gasparotto (assistenza postbellica), Cattani (lavori pub- blici), Lombardi (trasporti), Barbareschi (lavoro e previdenza), G d o (agricoltura), De Courten (marina), Cevolotto (aeronautica). Sul primo ministero De Gasperi cfr. L. VALIANI, L'avvenfo di De Gasperi, Torino I949 e E. PISCITELLI, Da Parri a De Gasperi. Storia del dopoguerra 1945-1948, Milano 1975, pp. 141-57.

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sposte che attendi. 1) Venuta a Roma. Hai fatto bene a lasciar cadere il sospetto che ci possa essere da parte mia doppio giuoco o intrigo. Ti confermo quanto ti scrissi altra volta. Gli amici più schietti e io stesso siamo talvolta perplessi nel decidere se l'opera tua possa essere più preziosa a Roma o costì, e questa è la ragione delle nostre esitazioni e oscillazioni, le quali sono con- nesse cogli sviluppi ritardati della situazione internazionale. Nes- suno dubita che la tua presenza qui, anche se debba limitarsi a consigli e direttive confidenziali, sarebbe a noi cara e preziosa e nessuno, quando tu abbia deciso negherà a te concorso, devo- zione e considerazione massima della tua esperienza e dei tuoi lumi. Tu puoi essere certissimo che, a cominciare da me, sarai accolto come un messo provvidenziale in mezzo ad una gran tempesta. Se il trattato di pace fosse virtualmente compilato, ogni dubbio sarebbe tolto. Solo oggi, data l'evoluzione presente, sorge la domanda: non giova egli più all'Italia dall'America?

I In verità la maggior speranza è ancora, nonostante le molte de- lusioni, l'America coi suoi italo-americani. Ovunque ci volgia- mo freddezza, ostilità, agguato. Le tue segnalazioni mi hanno spesso giovato, e sento che hai ragione quando dici che bisogne- rebbe fare qualche cosa di più per la stampa americana. Ma è difficile perché i migliori giornalisti e gli uomini più tecnica- mente preparati sono impeciati o accusati di filo-fascismo, e, a quanto vedi, gli uomini veramente influenti fra gli italo-ameri- càni non sono anti-fascisti. Anche qui la maggior parte dei gior- nalisti americani sono in fondo astuti e diffidenti verso i catto- lici e non c'è antifascismo che basti per farci perdonare le no- stre convinzioni. Ho provato ad avvicinarli: c'è specialmente quel Downes, da te presentatomi, che è un impudente contraf- fattore delle nostre posizioni. Comunque Campilli vedrà di qui innanzi di organizzare un avvicinamento più regolare. Ho pen- sato di mandare a New York Piero Chiminelli' che fu allora in qualità di protestante parecchi anni in America e sta scrivendo ora una storia del cattolicesimo americano. I n verità non è un

1 Piero Chiminelli, pubblicista, direttore dal 1924 al 1928 del settimanale a Copcentia D, autore di numerosi studi teologici.

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reporter, ma un articolista: se fosse solo sarebbe probabilmente imbarazzato, ma io te lo mando come addetto alla tua persona, tu dovresti dargli le indicazioni a) per intervenire a diffondere il nostro pensiero sulla stampa di costi; b) per fungere da organo di co1:egamento tra 3ci t te e ! '~)pi~j^nt americana in yenere. Non so se riuscirà ma non ho molto da scegliere, tenendo pre- sente che non posso inviare un ufficiale del Min[istero] Esteri che dovrei collegare con Washington. Comunque finché tu resti ne caverai certo qualcosa. Se si dimostrerà capace la missione potrà durare al di là della tua partenza, se no lo richiameremo. Egli stesso si riserva di vedere. Sarà un ufficioso non un inca- ricato ufficiale del Min[istero degli] esteri. Forse porterà già l'atto, tanto per far presto. Importa che in questo momento gl'italo-americani non ci abbandonino né circa Trieste, né I'A[lto] ALdigeI, né le colonie. Darò l'ordine d'inviare a lui a mano a mano tutte le segnalazioni utili e tu ne profitterai. Informerò con- fidenzialmente Tarchiani perché non sorgano malintesi. Per tor- nare a te e renderti meno difficile la tua decisione, ti aggiungo qualche assicurazione sulla situazione di qui: è impossibile dire se riusciremo a fare le elezioni (in maggio) evitando contrasti sul referendum voluto dai liberali, dalla corona, dalla massa amorfa e da molti nostri amici del 112 giorno [sicl e soprattutto dai mol- tissimi che non si sentono di decidersi per la repubblica. I1 nostro referendum interno per il congresso (fine marzo) darà probabilissi- mamente una maggioranza repubblicana ma ciò non garantisce le masse dei 23 milioni di elettori: il comunismo è sempre I'ele- mento che dirime o coagula, e la lista comune socialcomunista gravissimo errore. Nelle prossime settimane si vedrà se il mio ministero resisterà sulle decisioni da prendere intorno ai poteri della costituente, al referendum prima o dopo, al voto obbliga- torio. Queste decisioni potranno rappresentarsi anche una mag- giore o minore opportunità per affrettare o dilazionare la tua ve- nuta. Certo che il tuo concorso sarebbe fattivo e indilazionabile, quando ci trovassimo nel periodo ricostruttivo del nuovo Stato; cioè in estate (forma di governo, trattato ecc.). In quanto agIi altri amici, dei quali avevo espresso l'opinione mesi fa, essi, a quanto mi pare, mantengono la stessa posizione riservata; sono

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però decisi di aiutarci notevolmente. Quando manderò Chiminelli ti inviero ulteriori informazioni ed elementi di giudizio.

Circa le nomine per i1 112 giorno Csicl, cioè l'America latina, ti allego un appunto del capo del personale. Si tratta (oltre che del Moscati) di impiegati locali che per umanità si dovettero inviare in America per ricongiungersi alle famiglie. Essi sanno che pos- sono venir anche licenziati. Se abbiamo commessi errori siamo pronti a rimediare. Ma fion ti nascondo che le comunità italiane danno parecchio da pensare: è la lotta tra la burocrazia e i comi- tati antifascisti; ma non è detto che la giustizia sia sempre da una sola parte: così in Svizzera, Belgio, Parigi.

Ora devo chiudere, perché Antolini parte fra un'ora. Ti rin- grazio con ogni affetto dei tuoi inviii anche a nome dei miei; perdonami le mie mancanze e non attribuirle a diminuita amicizia che è sempre la stessa: sincera e profonda. Un abbraccio. Tuo.

RODINO' A STURZO l (f . 196 A, C. 433)

[Roma], 4 febbraio 1946

Carissimo sempre,

varie volte ti ho scritto ma son sempre rimasto nel dubbio che le mie lettere non ti sieno giunte. Non ti dico come addolori tutti e me in particolare questo prolungato rinvio del tuo ritorno. Lo speravamo vicino ed ora si è nuovamente allontanato. L'inverno o almeno l'inverno rigido è prossimo a finire e noi speriamo che la primavera, dopo tanti anni e dopo tante sofferenze materiali e morali ti riconduca a noi. Non solamente noi ma anche quelli che non la pensano come noi e sono esponenti e partecipanti ad altri partiti riconoscono la purissima efficace opera italiana

Carta intestata: «Camera dei deputati ». La dicitura è stampigliata sopra l'intestazione « Camera dei fasci e deiie corporazioni P.

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che con tanto intelletto e tanto cuore tu spendi in favore di questa nostra terra colpita da tante impensabili sventure. Siamo un popo- lo vinto e per quanto siano grandi e lodevoli gli sforzi di tutti - tu primo tra i primi - per attenuare le conseguenze della sconfitta, dovuta a demoniache ambizioni di inarrivabile incontra- stato dominio, non possiamo essere lieti del triste presente. La gravità della posizione finanziaria, economica, industriale, una paurosa disoccupazione, una dolorosa preoccupazione per le con- dizioni della pace ci rendono pensosi per il nostro avvenire. Nes- suno meglio di te conosce quante smodate ambizioni, quali non giuste aspirazioni, quante inumane richieste si appuntano contro di noi che non sappiamo se e sino a qual punto la promessa giu- stizia potrà e saprà contenerle. Ci aiuti Iddio!

De Gasperi, che, con vero spirito di sacrificio, si è assunto il grave onere del Governo fa del suo meglio navigando in mezzo a continue difficoltà. La sua rettitudine però, l'essere alieno da ogni spirito- d'ambizione, la fermezza nel proclamare la fedeltà ai propri principi gli rendono un po' meno tormentosa la tormenta- ta vita.

Certo i governi attuali - qualunque sia il loro colore poli- tico, qualunque gli uomini che vi stanno a capo - trovansi in condizioni profondamente diverse dai governi passati che pure avevano tragici momenti di vita ma non certo paragonabili con quelli che ora gli attuali sono costretti a vivere.

In generale - almeno come sembra a me - l'idea cristiana base animatrice della nostra democrazia cristiana si va sempre più diffondendo ed acquistando nuova forza e nuovi proseliti.

Bisogna sperare che le elezioni comunali e poi quelle poli- tiche costituiscano un grande nostra affermazione in modo da potere nelle future assemblee costituire un forte nucleo di centro da potere in certo modo imporre - secondo il risultato delle elezioni - le necessarie alleanze, non essendo facile in regime proporzionale governare da soli.

L'undici s'aprirà nuovamente la Consulta e verrà in discus- sione la nuova legge elettorale. Col sistema proporzionale in ge- nere non potranno aversi grandi opposizioni. Ne verranno sul metodo da seguire, sulla formazione delle circoscrizioni, sui resti

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da utilizzare. Verrà anche in discussione l'obbligatorietà o meno del voto e certamente l'opportunità del referendum sia sulla que- stione istituzionale che sui poteri che dovrà avere la Costituente. Sono problemi gravi e complessi e più che mai sentiamo la man- canza della tua presenza, del tuo consiglio, della tua direzione

Speriamo che le elezioni riescano bene e dicendo per noi, sen- za passione di parte, dico per il paese e sarebbe soddisfazione per noi tutti ed in particolare per te che sei stato e sei l'araldo della democrazia cristiana, il fondatore del non dimenticato partito popolare.

Con antico immutabile devoto affetto ti abbraccio caramente m attesa di precise notizie sul tuo ritorno mentre Nema ed i miei figli tutti ti ricordano. Aff.mo.

P.S. - Non ho mancato di far giungere i tuoi saluti a Bene- detto Croce che te n'è stato gratissimo. Ho consegnato la lettera a Egidio Ferrara.

'rra le diverse cose che ti ho scritto volevo richiamare la tua attenzione su due problemi, uno di indole generale e altra che riguarda personalmente il partito, il mezzogiorno ed in parti- colare Napoli e il nostro movimento. I1 problema è quello del- l'alimentazione che se i cattolici democratici cristiani d'America po- tessero inviare una spedizione alimentaria al partito e particolar- mente qui a Napoli tanto colpita sarebbe gran bene.

I1 secondo problema riguarda noi e il nostro giornale Il Domani d'Italia (ricordi del lontano passato). Qui si fanno miracoli ma il costo della carta ed il considerevole aumento delle paghe rende difficile la vita nonostante i gravi sacrifici che si sopportano. Non potresti tu ottenere con la tua alta autorità e col tuo riconosciuto prestigio un aiuto considerevole? Pensa che il giornale costa oltre tre milioni mensili. Come sostenere a lungo tale enorme spesa che nel tempo diventa insopportabile?

Tutti si raccomandano a te che ben sai quanto grande sia l'influenza del giornale non solo nelle masse popolari ma in tutti i diversi ceti sociali. T'abbraccio caramente tuo aff .mo.

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MEMORANDUM SUL TRATTATO DI PACE l (f . 193 A, C. 456)

C24 febbraio 19461

Se il trattato di pace con l'Italia non implicasse vari pro- blemi di ordine internazionale e di particolare interesse britan- nico potrebbe essere seguito con minore attenzione. Ma al con- trario esso merita la più viva attenzione per una soluzione che porti la maggiore stabilità possibile nelllEuropa e specialmente nella zona mediterranea.

Alcuni punti sopra gli altri sono da tener presenti.

1. Dalla sua completa unificazione in poi (1870) l'Italia per posizione geografica e per condizioni economiche (data l'enor- me scarsezza di materie prime) e per l'incipiente industrializza- zione è stata obbligata ad equilibrare la sua politica a quella delle grandi nazioni europee: Imperi centrali (Triplice Alleanza fino al 1915); Francia e Inghilterra (intese amichevoli - alleanza di guerra fino al 1922).

Questa politica accorta e onesta fu distrutta dal fascismo, non ostante le varie intese con la Francia (Laval, 1935) e con l'Inghilterra (da Austin Chamberlain, 1925 a Neville Cham- berlain, 1939). Mussolini però non poteva essere da solo un pericolo nel Mediterraneo; lo poteva essere e lo fu in unione con Hitler.

Oggi, la situazione dell'Italia (da tutti i punti di vista) è tale che un ritorno all'imperialismo fascista è un assurdo. Oggi il popolo italiano ha bisogno per vivere dell'amicizia delle grandi e delle piccole potenze, e se potesse attuare una neutralizza-

l Intestazione di Sturzo: « Memo per B.F.M. - Confidential ». Nella seconda metà del 1945 e primi mesi del 1946 furono molto frequenti articoli e pro- memoria di Sturzo sui problemi del trattato di pace (si veda l'ultimo capitolo di B.N.Y., pp. 384-427))

2 La data si ricava da un appunto di Sturzo (f. 193 A, C. 448) nel quale si legge: « Mando a Del Giudice il Aferno per B.F.M. e le bozze del mio articolo suila crisi deii'Impero britannico [...l ».

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zione del proprio paese come quella svizzera, senza proprio dan- no e senza pregiudizio dell'organizzazione delle Nazioni Unite, della quale ne dovrà far parte, ne sarebbe felice.

Chi teme un ritorno dell'Italia al fascismo (e al fascismo im- perialista) non ha il senso della realtà. L'Italia per vivere ha bisogno di essere amica di tutti i paesi con i quali poter com- merciare, di appoggiarsi all'America e al Commonv~ealth britan- nico, di poter espandersi per larga emigrazione in Francia, in Africa e nellYAmerica latina. Ogni ritorno ad una politica fa- scista (sogni imperiali, armamenti e autarchia economica) sarebbe il suicidio.

2. Se l'Italia per effetto delle condizioni del trattato di pace perde il controllo di Trieste (perché dato alla Jugoslavia) e il controllo del Passo del Brennero (perché dato all'Austria) e i1 controllo della Tripolitania (perché data alla Russia in trustee- ship), l'Italia verrebbe potenzialmente circondata dal gruppo delle potenze dell'Est che fanno capo a Mosca. L'Italia (a parte l'aumentato influsso del partito comunista) verrebbe a essere portata a far parte della sfera d'influenza russa e distaccata dal gruppo dell'occidente sia latino che anglo-americano con evi-

'

dente danno dell'equilibrio mediterraneo ed europeo.

3. I1 mantenimento delle colonie all'Italia dovrebbe essere principale interesse della Gran Bretagna. Per evitare ombre ba- sta fissare nel trattato di pace che né Pantelleria né altri isolotti del canale siciliano, né le colonie potranno essere fortificate; che l'amministrazione italiana dovrà rispondere all'ONU; e che le popolazioni locali delle colonie dovranno mano a mano arrivare all'autoarnministrazione fino alla completa autonomia nelle for- me e modi che saranno decisi dall'OhW per le colonie dell'Afri- ca del Nord e dell'Est.

Ma se le tre colonie italiane (Libia, Eritrea e Somalia) non restano allYItalia, nessuno potrà impedire che siano richieste da potenze estranee agli interessi mediterranei. Ciò sarà per la Gran Bretagna un maggiore inconveniente che non quello dell'ammi- nistrazione italiana per tutte tre in trusteeship.

4. L'Italia, per non essere ridotta a una squallida terra senza risorse, ha bisogno:

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1) di non essere depauperata di più con indennità di guerra che non potrà sopportare né privata degli impianti idro-elet- trici de Sud Tyrol e di Tenda, né delle miniere dell'Arsa (Istria);

2) di ricostituire le sue industrie di pace; 2 1 1: -:L,-,: ..a, ,,,*+. 2, - 111aLaA uiia ai ial; l i ; i mercantile s~fficiente ai suei

bisogni;

4 ) uii'Italia ricostituita sarà un fattore di equilibrio nel Medi- terraneo, mentre un'Italia mutilata, umiliata e indebolita sarà non solo un centro di agitazioni e di fermenti rivoluzionari ma anche di disquilibrio che influirà in Francia e forse in Spagna, per via degli elementi rivoluzionari che non vi mancano;

5) il modo migliore di preparare un avvenire in Europa che risponda agli interessi della collaborazione occidentale (e rifatta nella l

FUSCHINI A STURZO (f. 196 A, C. 515)

Roma, 26 febbraio 1946

Carissimo don Luigi, prima di tutto confesso il mio peccato, cioè il mio silenzio

verso di te, che tante volte mi sono proposto di rompere e non ci sono mai riuscito per un complesso di ragioni che è superfluo che io ti accenni. I1 mio pensiero si è però frequentemente rivolto a te e alla tua opera veramente ammirevole e grandiosa ad ogni

I1 documento si interrompe a questo punto, mancando i fogli successivi. In alto a sinistra, l'indirizzo del mittente: « Aw. Giuseppe Fuschini,

via Giulio Alberoni n. 7, tel. 81-601 ». Annotazione di Sturzo: « Scritto: 3.VII [l9461 ». Giuseppe Fuschini ( 1883-1949) aderl giovanissimo al movimento democratico cristiano murriano e successivamente alla Lega democratica nazionale. Nel primo dopoguerra entrò nel partito popolare. Antifascista, collaborò al « Popolo di Donati. Nel secondo dopoguerra entrò nella democrazia cristiana, nelle cui liste fu eletto deputato alla Costituente e al primo parlamento re- pubblicano.

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punto di vista. I1 tuo ultimo messaggio alle donne d.c. mi ha veramente commosso e mi ha reso pungente il rammarico di non averti ancora scritto. I1 caro indimenticabile don Romolo l , che tu hai additato come un pioniere della nostra idea in Italia, merita di essere ricordato ai d.c. odierni che sono, purtroppo, quasi tutti ignari della prima fase del movimento d.c. La sua ri- conciliazione con la Chiesa, alla quale ho cercato di cooperare atti- vamente, gli ha reso felici le ultime settimane della sua esistenza. I1 Santo Padre è stato di una bontà straordinaria e di una squisita comprensione. Non gli ha chiesto alcuna ritrattazione e mandan- dogli un messaggio di saluto ha ricordato soltanto « alcuni atteg- giamenti che addolorarono la Chiesa D. Ciò avvenne il 24 novembre 1943 ed è morto il 12 marzo 1944. Nei quasi quattro mesi vissuti dopo il ritorno, era divenuto pieno di fiducia nella rinata d.c. e si riprometteva di approfondire il solco delle nostre idee per aggiornarle con una nuova visione della « socialità cristiana D: così egli chiamava in sintesi la nuova tendenza democratica. Si è spento ripetendo nelle ultime sue ore questa frase: « noi siamo ancora l'unica riserva per la ricostituzione del paese ». Quando avrò la fortuna di rivederti ti racconterò cose molto interessanti sul suo pensiero intimo, avendo lasciato molti scritti inediti che rivelano la sua grande angoscia, il suo intimo dolore per essere stato tenuto lontano dalla Chiesa, di cui si dimostrava un vero « innamorato ».

Non voglio descriverti l'attuale situazione del partito. Ab- biamo dinnanzi a noi una grave responsabilità. La indecisione sul problema istituzionale ha determinato infiltrazioni nel partito di persone e di correnti che ci arrecheranno notevoli disagi e met- teranno in pericolo la unità del partito. Vi è molta, troppa gente che ,non ha una vera coscienza democratica cristiana e non si adopera per formarla. Correnti clericali - nel senso nostro - sono forti e temono di tutto: dalla repubblica come all'unità sindacale. De Gasperi si dimostra un uomo di governo di im- pensata statura ed abilità: è un innovatore accorto e tenace. La tua presenza in Italia lo avrebbe migliorato assai, io penso; e credo che se tu verrai presto in Italia potrai trascinare il partito

1 Romolo Murri era morto a Roma il 12 mano 1944 all'età di 73 anni. - L-- -- .-v--

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verso un indirizzo più deciso e più audace, cioè più democratico. Anche Piccioni fa molto bene e alla Consulta ha dato la prova di un esperto ragionatore e di un polemista parlamentare di alto valore.

Caro don Luigi, ti prego vivamente di volermi perdonare il silenzio e di credere alla mia sicura amicizia e devozione fraterna.

l Mia moglie mi prega di presentarti i suoi sinceri saluti. Anche nelle tue preghiere io confido e spero. Con la più viva cordialità.

DE GASPERI A STURZO l (f. 196 A, C. 262)

[Roma], 3 marzo 1946

Caro don Luigi,

abbiamo parlato col card. Mooney ' della tua attività e della tua salute, e nel considerare la meritata estimazione di cui godi ho sentito l'orgoglio di essere con te in rapporti di affettuosa ami- cizia.

Colgo l'occasione del rimpatrio dei cardinali per confermarti ch'essi tutti dimostrano una sincera comprensione ed amicizia per l'Italia; ed io penso che tale preziosa amicizia il nostro paese debba in buona parte all'infaticabile e luminosa opera tua: altro titolo alla nostra gratitudine.

Colgo l'occasione per ragguagliarti succintamente sulle deci- sioni politiche delle ultime settimane, che furono delle più cri- tiche e più laboriose della mia vita 3 . Mi dovetti prodigare fino al limite delle mie forze per trarre la barca a salvamento. Avevamo:

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « I1 Presidente del ConsigIio dei ministri P.

Pubblicato ora anche in De Gasperi scrive, cit., pp. 41-43. 2 Edward Mooney, vescovo di Detroit dal 1937. Fu nominato cardinale

titolare di S. Susanna nel 1946. Sulla situazione politica di questo periodo cfr. E. PISCITELLI, O P . cit.,

pp. 146 e ss.; A. GAMBINO, Storia del dopoguerra dalla liberazione al potere d.c, Bari 1975, p. 107 e ss.

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i) la legge del '44 ' colla rigida interpretazione americana, che in- terpretava l'art. 4 come impegnante per la continuazione del regi- me l~o~otenenziale durante il periodo costituente, interpretazione affermata qui dal luogotenente e che trovava in suo favore tutti i più noti costituzionalisti; 2) la posizione delle estreme in favore dei poteri assoluti della costituente non solo in materia costitu- zionale ma anche in materia legislativa in genere, compresa la formazione del governo; 3) l'atteggiamento dei liberali, appog- giati da tutta la destra fuori del governo per un referendum pre- ventivo e per la limitazione della facoltà legislativa dell'asseniblea; 4) infine al centro il nostro atteggiamento che senza dichiararsi assolutamente contrario al referendum, lo sconsigliava ed era per una costituente a poteri legislativi limitati (salva la materia co- stituente).

Liberali da una parte e estremi dall'altra puntavano sulla loro soluzione colla minaccia di abbandonare il governo. Dopo numerosi assaggi fra i partiti (compresi i repubblicani di Pacciardi e i monarchici di Lucifero) e colloqui col luogotenente, cercai di ripartire equamente il malcontento con una proposta mediatrice, che mi pareva anche nel merito razionale e prudente: l'assemblea nomina i ministri, al luogotenente rimane la sola promulgazione delle leggi e la rappresentanza coll'estero, il governo è responsa- bile di fronte all'assemblea, ma si occupa, oltre che della costi- tuzione, solo di materia legislativa ordinaria. Dopo la formulazione dei principi fondamentali della Costituente e non più tardi del quinto mese l'assemblea sottopone a referendum i principi e la questione del capo dello stato. I liberali che pendono sempre più per la monarchia (reggenza del piccolo) si dichiararono contro, perché interpretarono la mia soluzione come la repubblica nego- ziata, i sinistri non vollero la presenza del luogotenente neanche nei primi 5 mesi, il luogotenente stesso dichiarò di preferire di andarsene subito dopo un referendum preventivo. Sbarrata questa via non rimanevano che le due tesi antitetiche, e allora ciascuna parte, per varie ragioni, dopo un faticoso travaglio, si acconciò al referendum preventivo, giacché una crisi avrebbe rimandate le

Si tratta del Decreto legge luogotenenziale del 25 giugno 1944, n. 51, ove si sosteneva che i'hsemblea Costituente non avrebbe avuto poteri assoluti e la luo- gotenenza sarebbe continuata.

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elezioni all'autunno e forse la situazione sarebbe passata al centro destro (Nitti), fuori del C.L.N .

Pacciardi stesso coi suoi, pur protestando, se ne rimane fuori della Consulta, per non ostacolare colIa sua intransigenza il com- Framesso ragg ia :~ . L'accordo è stctto 2ccolto con un senso di liberazione da un incubo: voci di preparativi armati sulle due ali, l'accanimento del qualunquismo, la crisi economica, la situa- zione estera, tutto questo spinse istintivamente a ricorrere a quel- l'arbitrato popolare al quale avevo pensato io stesso a Salerno, come ad una valvola di sicurezza.

Certamente ora anche il plebiscito può diventare una cosa seria e pericolosa; bisogna che Dio e la gente saggia ci aiutino. Ma ogni altra via era più pericolosa o sbarrata. Sono convinto che anche tu che sentivi più di me le preoccupazioni del referendum converrai che altro non c'era da fare.

Avremo il congresso del partito probabilmente il 14 aprile o giù di lì. Fervono i preparativi per le amministrative. La situa- zione è inquinata dalla stretta alleanza socialcomunista. Saragat torna da Parigi per sbloccare, ma se Nenni s'impegna a fondo, credo che la situazione non si modificherà.

Spero avrai ricevuto il mio telegramma di risposta alle tue domande. Nei prossimi giorni tenterò di costituire costì una se- zione dell'Ansa, forse con Gasperini che sta a Londra. Ci vo- gliono molti quattrini.

Tornando al congresso prevedo che l'orientamento della maggioranza sarà repubblicano, ma il referendum renderà possi- bile di evitare lo sfaldamento di quei cattolici che preferiscono la Monarchia; contrariamente, questi si butterebbero con R. Luci- fero o con Giannini, la cui stampa fa una corte spietata alla Chiesa: e prevarrebbero i socialcomunisti.

Ti rinnovo il mio pensiero: vorrei riabbracciarti quanto pri- ma, gli amici ti accoglierebbero in trionfo; hai visto l'atteggia- mento delI'O[sservatorel Rlomalzol? Se preferisci rimanere fuo- ri della lotta elettorale, come mi accennavi, gli amici freneranno il loro desiderio, augurandosi che qui non ci manchi almeno il tuo consiglio durante la costituente che si radunerà entro giugno.

Qualunque sia tua decisione, noi ti accoglieremo a braccia aperte. Ora il mio vivo ringraziamento per i sigari (Campilli) e le

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due maglie gialle, arrivate ultimamente; ma soprattutto per la tua amicizia ch'io e i miei affettuosamente e devotamente ricam- biamo con ogni augurio di bene.

SCELBA A STURZO l (f. 196 A, C. 419)

Roma, 11 aprile 1946

Carissimo don Luigi, pet la cortesia dell'Ambasciatore Tarchiani, posso farle per-

venire la presente con un pacco di giornali.

Situazione politica

Le ho comunicato i dati delle prime quattro giornate eletto- rali '; la quinta ed ultima non ha spostato la situazione. Notevole per noi l'affermazione di Milano e di altri capoluoghi di Provincia: Sondrio, Reggio, Chieti, Pescara, Udine, ecc.

La proporzionale nelle amministrative difficilmente potrà reggere, anche perché si verifica l'assurdo che per la coalizione dei partiti minori il partito che ha avuto la maggioranza relativa ri- mane escluso dall'amministrazione. .

Data però l'impostazione politica la proporzionale ha servito lo scopo.

Per le politiche i grandi collegi regionali o quasi non si sostengono. Stiamo passando dei guai per le formazioni delle liste: e c'è il pericolo che i grandi centri schiaccino, col gioco delle prefercnze, le province. Roma città ha 900 mila elettori, tutte le province del collegio 600 mila. I1 grande collegio può andar bene con la lista rigida di partito, ma il principio già approvato

1 Dattiloscritto. Carta intestata: « I1 Ministro delle Poste e deiie Telece municazioni D. In alto annotazione di Sturzo: , « 20.IV.[1946]. Conferito al telefono D.

Si riferisce aiie elezioni amministrative cominciate3 10 marzo 1946.

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dalla Consulta fu scartato dal Governo per l'opposizione dei de- molaburisti. Se a partiti organizzati è già difficile formare una lista, figurarsi nella babele dei partiti personalistici. Occorrerà tor- nare al collegio con non più di 10 deputati e forse ... al collegio ~ninomin~!e!

Oggi più che demolire posizioni politiche personalistiche occorre selezionare.

l I1 Congresso del Partito, su richiesta di Alcide, è stato rin- 4

viato l; non si sa neppure se si terrà. I

Alcide è preoccupato pel problema istituzionale. Egli pensa che una pronuncia repubblicana, ormai inevitabile dato l'esito del referendum interno e le opinioni dei delegati al Congresso, potrà spezzare l'unità del partito; e più che questo pericolo - che io non condivido - potrà alienarci le simpatie delle cor- renti clericali che sono fuori del partito ma sulle quali esso deve poter contare. Egli, pare, si farà propugnatore - se non riuscirà a evitare il congresso - per la tesi agnostica, di non pronunciarsi, rivendicando a ogni cittadino il diritto di votare secondo coscienza,

'

come gliene dà diritto il referendum, senza imposizioni di partito. Su questo metterebbe la quistione di fiducia. Pensi alle conse- guenze in ogni caso. Egli è preoccupato dell'affermazione delle correnti di sinistra e pensa che la civiltà cristiana è in gioco e che bisogna far tutto per salvarla e che la monarchia può servire più che la repubblica.

Deve essere anche sottoposto a pressioni vigorose dagli ele- menti altolocati del clero. Quasi tutti i vescovi sono per la mo- narchia, la quale in questi ultimi tempi ha guadagnato qualche punto. I1 principe confida nella D.C., ed avrebbe espresso, a quel che si dice, l'awiso che se la D.C. si pronuncia al Congresso, egli abbandonerà la lotta. Sarebbe un gran successo per la D.C.; ma questa idea atterrisce altri. Siamo, purtroppo, destinati a se- guire ed a subire, mai a precedere e determinare.

1 I1 primo congresso nazionale democratico cristiano si svolse a Roma dal 24 al 27 aprile 1946. I1 congresso, che doveva decidere suli'orientamento del partito in merito alla questione istituzionale, si pronunciò a favore della solu- zione repubblicana con 740.000 voti a favore e 254.000 contrari. La relazione sul problema istituzionale venne svolta da Attilio Piccioni (cfr. Atti e documenti della D.C., cit., pp. 254-55).

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Siamo giunti al referendum, proprio al duplice intento di fornire alla monarchia l'unica possibilità di salvataggio - la - - -

Costituente sarebbe stata a stragrande maggioranza repubblicana - e per evitare agli agnostici di prendere posizione.

La cosa però è stata presentata come alternativa: o accet- tare il referendum o crisi provocata dai liberali e quindi rinvio della Costituente.

In quanto ai comunisti sono certo un pericolo. I mezzi di cui dispongono sono davvero favolosi; per la sola stampa murale spendono centinaia di milioni; mezzi di trasporto a dovizia e un esercito di propagandisti e funzionari stipendiati. Noi siamo dei poveri diavoli al confronto e i socialisti degli straccioni. Sono penetrati nelle campagne. L'agitazione per la riforma del patto di mezzadria, mirante ad ottenere una ripartizione dei prodotti sulla base del 60% al mezzadro e di tutti gli oneri al proprietario; soppressione di ogni partecipazione del proprietario ai frutti tradi- zionali degli animali domestici, e l'obbligo dei proprietari di rico- struire subito le abitazioni, le stalle e il bestiame distrutti dalla guerra ha conquistato i contadini che, pure, costituiscono la classe benestante per effetto del mercato nero. Ogni tentativo di siste- mazione bonaria e di lodi è stato deliberatamente sabotato dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro dominata dal comu- I

nista Di Vittorio, per servirsi dell'agitazione ai fini elettorali. -

E la cosa è riuscita perché nelle zone dove la mezzadria è domi- nante - Toscana - i socialcomunisti hanno conquistati tutti i comuni anche molti centri delle Marche sono passati a loro. Le nostre perdite nelle campagne sono state, per fortuna, compensate da successi nelle zone industriali, a nord del Po e nella stessa Emilia.

I comunisti nelle elezioni politiche faranno il massimo sforzo per riuscire primi.

In Sicilia la situazione per noi è molto migliorata rispetto al P.P.I., ma si potrebbe ottenere di più. In provincia di Catania i grossi centri di Caltagirone, Acireale, Belpasso, Biancavilla, Bronte, sono nostri. Notevole l'affermazione a Paternò col secondo posto; in centri minori si è perduto per dissidi fra il parroco e la sezione o per difetto di organizzazione e di mezzi sopratutto.

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Einaudi

Dopo tante insistenze ha pagato i diritti di autore in lire 68.400 che ho già fatto recapitare al Vescovo secondo le sue istruzioni. L'edizione è esaurita.

Per quanto riguarda It: pulblicàdoni egli le ha scritto diret- tamente; non avendo lei ricevuto la lettera, le rimetto, qui ac- chiusa, la copia che ebbe ad inviare a me.

Dell'abuso della Viglongo l ha avuto notizia, naturalmente, dopo la pubblicazione del volume. Ho fatto diffida a mezzo tele- gramma e raccomandata; il secondo volume, Saggio di sociologia, annunciato non è uscito.

Per un'azione legale ho bisogno di regolare procura con fa- coltà di chiedere sequestri ed esperimentare tutte le azioni legali, danni civili compresi.

Corrispondenza Stati Uniti

L'Ambasciatore Tarchiani, che ho visto stamane le riferirà in merito. 1'1 servizio postale aereo inauguratosi testé è carissimo per l'Italia.

E' in gestazione agli Esteri l'istituzione di informazioni di- rette Ansa; questa, che si atteggia ad ufficiosa, è sinistroide e spesso mutila discorsi o fornisce sunti tendenziosi.

Come le ho telegrafato, dal gennaio spedisco quotidianamen- te Popolo e Quotidiano. A mezzo di Miss Mc Cormick le ho spedito due pacchi di giornali e ora le rimando tutto marzo e aprile.

Le accludo l'estratto della Civiltà Cattolica. E' poco bene- vola pei noti atteggiamenti sul problema istituzionale e sulla Spagna. Qui ormai è generale la convinzione dell'ostilità vaticana, anche come motivo del ritardo nella venuta.

Nella stampa e in discorsi pubblici di altri partiti si discute della cosa. Non mandi per carità delle smentite, nessuno ci crede- rebbe. Per altro i secchi richiami dell'Osservatore Romano al Concordato e al divieto per i sacerdoti di militare in partiti poli- tici e altre scemenze del genere non lasciano adito a dubbi. Tutti

1 Si tratta della casa editrice di Torino che aveva pubblicato nel 1946 i'edi zione italiana deli'opera di Sturzo, Politica e morale. I

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desiderano il suo ritorno. Peccato questo rinvio. Almeno, se non prima del congresso, si sperava prima della Costituente. Io l'ho annunciato anche in pubblico, il suo ritorno, prima della costi- tuente, per replicare ad accuse e difendere chi non lo merita.

L'indirizzo della Sig.na Ada Olivieri è: via Alfredo Bacca- rini n. 7.

Le mando alcuni numeri del Bollettino edito dal Ministero per la Costituente e alcuni formulari editi dallo stesso e preparati dalle commissioni nominate dal Governo per preparare i lavori dell'assemblea.

Quindici giorni fa fui a Caltagirone, vidi la Sig.na Nelina, sta bene, come saprà è riuscita capo lista nelle elezioni ammini- strative.

Gonella ha proweduto a spedire a Miss Barbara Carter la tessera desiderata.

La ricordiamo con vivissirno affetto e nell'ansia di rivederla al più presto.

Affettuosissimi saluti anche dai miei.

DE GASPERI A STURZO ' (f. 196 A, C. 416)

[Roma, aprile 19461

Caro Sturzo,

in risposta alle tue due del 26 e 27 marzo e a completa- mento delle notizie verbali che ti porterà Tarchiani, ti comunico:

1) spero di combinare coll'Ansa, per il servizio di costi;

2) non stupirti delle varie designazioni di destra, centro, sinistra. Anche qui ogni giornale tira al suo mulino, nonostante che nel nostro partito le dichiarazioni sinistre siano state abbon-

Carta intestata: u II Ministro degli Affari Esteri D. Pubblicata ora anche in De Gasperi scrive, cit., pp. 4446.

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danti e persistenti vuoi nella questione istituzionale, vuoi in quella sociale. La verità è che noi abbiamo perduto terreno nella zona agricolo-operaia, perché l'unità sindacale, in forza di deficenze personali che non fu possibile superare, nonostante i miei ripetuti interventi, noi non ebbimo innanzi ai vari problemi (mezzadria) né una direttiva né una soluzione che ci distinguesse dai social- comunisti. La campagna subdola e segreta di costoro fece il resto. D'altro canto la minaccia socialcomunista, rivelatasi, durante la agitazione, ci diede a noi nelle città molti voti aggiunti di « de- stra ». Tenteremo ora di puntare di nuovo sui contadini, ma l'organizzazione e la tattica dei comunisti, divenuti perfino « con- cordatari », rendono difficile una ripresa. I nostri - bada bene - sono pieni di ottimismo, vedono i voti aumentati, attendono mes- sianicamente la costituente; ma io sono preoccupato, perché temo che la futura repubblica sbanderà troppo a sinistra. L'unità, il coraggio, l'organizzazione, i mezzi fanno dei comunisti un blocco che ha la forza del fascismo di prima maniera. Forse si avrà una più accentuata reazione socialista; ma Togliatti e Co. sono più ca- paci, più realizzatori. Faranno ponti d'oro a qualsiasi Zamora o Kerenski, ma, messe una volta le mani sulle leve, non le lasce- ranno più. Questa è la mia visione, un po' scura, forse, perché la mia mente è angosciata dal problema finanziario-economico; ma in questi due anni ho fatto una discreta esperienza d'uomini e d 1 ' cose.

Le candidature hanno messo in cantiere molti uomini secon- dari e poco preparati al lavoro costituente; io sono preoccupatis simo quando penso alle future battaglie. Sento da Tarchiani che tu ritorni in tempo; il tuo lume, la tua guida sarà provvidenziale. Con qual piacere io, invece, prenderei il tuo posto in America! La mia passione sarebbe di buttarmi alla propaganda e invece sono oppresso dai problemi interni ed esteri, legato alla catena amministrativa, con un groviglio di questioni dure e incalzanti. Scusami questo sfogo!

A Martini ' non ho negato il viaggio qui; ma m'è parso presto e ho chiesto se non poteva attendere. Per N[ew] York non ho

l Probabilmente si riferisce a Mario Augusto Martini, ex deputato popolare, antifascista, membro del C.L.N. e ambasciatore in Brasile.

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fatto eccezioni; in ogni caso, se insisterà, non muoverò obiezioni. Ne sento parlar bene e io penso che fa bene, benché abbia insi- stito di cambiare il personale che avevo scelto - almeno in parte - egli stesso e sia in urto con parecchi. Sarà capitato male e in parte sarà il temperamento.

Spero che Rairnondi, capitato con tante raccomandazioni, sarà in lista a Tortona.

Sono d'accordo con te nella visione interna generale e ti ringrazio dei tuoi suggerimenti. L'amico Bidault mi pare inclini a sostituire De Gaulle nei postulati duri verso di noi. I comunisti francresi] e it[aliani] lavorano d'accordo. I d.c come il solito. Abbiamo invitati tutti i d.c. al congresso e spero che arrivi anche la Carter: ci parlerà anche del Segretariato ' se pur la questCio- nel istituz[ionale] non ci prenderà troppo tempo. Io mi sento sempre rinserrato fra le morse del calendario. Guai se tu manchi al congresso, mi dicono! Ma chi mi assicura di non dover andare a Parigi o a Londra? E poi tutti mi vorrebbero parlare; ma il governare mi lega. Molti credono ch'io non avrei dovuto andare al governo. Può essere; ma a me mi si può chieder tutto, tranne che far atto di diserzione. Comunque farò quel che Dio vorrà.

Provvederò per il Messico (amb[asciatore]), ma ognuno di questi posti è un calvario! Voi vedete da un lato solo: le ragioni negative che si oppongono alla carriera; ma non sapete i punti deboli dei politici e soprattutto la concorrenza gelosa dei partiti.

I1 principio di non mandare funzionari là dove furono l'ho seguito in genere. Ma poi non si è mai sicuro. Appena fatto il nome di Scialoja, c'è stato subito chi è insorto a dire: fascista! Vedi, com'è difficile. ..

Ora devo partire perché un impegno mi chiama. Considera fraterno e confidenziale il mio sfogo: altri è meno pessimista di me. Vorrei esserlo anch'io, ma la fatica, il senso di responsabilità (ieri dovetti resistere a Miglioli) mi pesa. Un memento!

1 Si riferisce all' « Unione internazionale democratica cristiana » fondata nel 1940 su iniziativa del People and Freedom Group di Londra. Barbara Barclay Carter era la segretaria del gruppo di Londra e collaboratrice di Stuno. (Cfr. F. PIVA - F. MALGERI, OP. cit., pp. 312 ss.).

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Ti abbraccio nella speranza di rivederti presto. Ho visto due tuoi gagliardi nepoti! Ciao.

[P.S.] - Spero abbi ricevuto la lettera consegnata al se- grCetario1 del card. Bourne '.

STURZO A DE GASPERI ( f . 196 A, C. 415)

[Brooklynl, 17 aprile 1946

Caro Alcide, ho ricevuto due giorni fa la tua tutta di tuo pugno (senza

data) e te ne ringrazio vivamente; ebbi anche l'altra della quale mi chiedi.

Ho pensato per due giorni a quel che tu mi hai scritto e mi è parso mio dovere di amicizia e anche mio dovere civico (verso il paese) « al di sopra e al di fuori dei partiti » scrivere la presente, tutta confidenziale.

1) Convengo con te nella valutazione della situazione gene- rale che non dà luogo a ottimismi mal piazzati, e benché sia migliore di quel che io potevo supporre è sempre gravida di con- seguenze.

Però ognuno di noi (persone o gruppi) deve fare il proprio dovere: se non si riescirà, o se le forze estreme ci opprimeranno, subiremo di nuovo altre tragedie. Dio non ci domanda di riuscire, ci domanda di fare il nostro dovere. Se le persecuzioni dureranno tre, trenta o trecento anni (come fu ab initio) - ed egli solo sa il futuro - tutto ridonderà alla sua gloria.

2) Oggi il problema sindacale LI già pregiudicato: oggi non potrà esser corretto che ai margini, e preparando un personale abile, convinto e battagliero. Si tratta di piano a lunga portata.

1 Francis Bourne (1861-1935), cardinale, arcivescovo di Westminster a Londra.

2 Annotazione di Sturzo: « Confidenziale ». Pubblicata ora anche in De Ga- speri scrive, cit., pp. 47-49.

Cfr. doc. n. 204.

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L'Acli è stato un gran passo. L'organizzazione dei contadini è una urgente necessità.

3) I1 problema istituzionale è il più grave e urgente a risol- vere. Ti prego di riflettere bene sui seguenti punti:

a) L'esito delle prime 5 domeniche elettorali han dato approssimativamente ai repubblicani decisi (socialisti, comunisti, azionisti di Lussu, repubblicani « storici » e gruppo Parri-La Malfa) circa il 45% dei voti. Per arrivare a vincere il referendum non ci vorrà che un 6%. Dato che il 45% debba essere ridotto di quel margine (2-3%) di votanti che pur essendo di quei partiti hanno conservato delle simpatie per la monarchia, questa percen- tuale sarà neutralizzata da quei liberali demolaburisti che hanno simpatia per la repubblica.

Resta arbitro della situazione la democrazia cristiana. Credi tu che non ci siano un 10% (a dir poco) di d.c. che votino repub- blica? Certo ce ne sono di più. I1 successo repubblicano è - rebus sic stantibus - assicurato.

Per rovesciare tale situazione non basterebbe la linea agno- stica che alcuni democratici cristiani favoriscono (il celebre ni) ma una aperta campagna del partito per la monarchia, con l'aperto appoggio del clero basso e alto. In sostanza più che un patto Gentiloni, una coalizione clerico-moderata.

Tu stesso vedi la impossibilità, oltre che la mostruosità di tale ipotesi.'

b ) Secondo me la posizione agnostica (se accettata dal congresso d.c.) si risolverebbe in tre danni: 1) la perdita per la d.c. del leadership del paese; 2) inferiorità politica e morale alla assemblea costituente; 3) una clericalizzazione forzata di fronte al montare dell'anticlericalismo.

Si ripeterebbe dai cattolici la fase del Risorgimento, con la differenza che allora c'era implicato un problema di coscienza (che il papato accentuò e non volle sciogliere); problema che oggi probabilmente non c'è affatto.

C) Tu temi di fare da Zamora o da Kerenski. Quei due non avevano dietro di sé che tiepidi conservatori; tu e altri a

1 Segue cancellato: « Dico mostruosità perché (a parte ogni altra considera- zione) dareste motivo a 50 anni di anticlericalismo e ali'allontanamento delle masse e degli intellettuali D.

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capo avreste invece una massa progressista che dovrebbe essere decisa a battersi sul proprio terreno non su quello di una rnonar- chia svalutata. Anche in Francia Bidault è alle prese con socialisti e comunisti. La colpa è certo dei socialisti che per paura di perdere l'ala sinistra si legano ai comiinisti, Ma bisogna convenire che il M.R.P.' non desta nei socialisti piena confidenza, sia per il De Gaullismo, sia per la mancata adesione dei lavoratori cristiani alla Confederazione, sia per quell'affare delle scuole private che (per tradizione) furono il focolare del monarchismo dell'Action francaise e l'antisocialismo.

Vedi che differenza ci sarebbe se la d.c. non si getta nelle braccia del clericalismo monarchico.

d) Tu e altri temete che il partito si spezzi sulla questione istituzionale.

A me (da lontano), sembra che le perdite sarebbero ben poche; che tali perdite andrebbero a vantaggio della concentra- zione Bonomi-Nitti-Orlando-Croce. Che ci sia una destra più resistente e un centro più agile, io non troverei inconvenienti che la base della d.c. venga alkggerita. I1 controllo vostro nell'assem- blea costituente rimarrebbe più sicuro.

Se invece, per colpa dell'agnosticismo vi sarà una percen- tuale di democratici cristiani (operai della Confederazione) che voterà socialista o con~unista dando alle sinistre quel margine ne- cessario per guadagnare la maggioranza, non solo sarà compro- messa la posizione della d.c. nell'assemblea costituente, ma essa sarà sempre più rigettata a destra.

e) Resta l'ipotesi di una guerra civile istigata da potenze estere. Tale ipotesi è tanto probabile se vincono i monarchici che se vincono le sinistre. Dipende dall'estero (e nel quadro di una politica europea a lunga portata) e noi non ne abbiamo il controllo ci sia un re o un presidente.

Queste mie osservazioni, essendo da lontano e dopo quasi 22 anni di assenza, sono soggette a una migliore rivalutazione.

Ti prego, in ogni caso, di non impegnarti nel congresso, per una o altra soluzione, ma, come capo del governo, mantenerti fuori della discussione.

Mouvement républicain populaire, partito politico francese ad ispirazione democratico cristiana fondato nel 1944.

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Scusa la libertà con la quale ti parlo. Tu stesso mi hai più volte scritto che ameresti avere i miei consigli in conversazione amichevole. Prendi questa come uno scambio di idee fra due astronomi.

Tuo sempre aff.mo.

STURZO A SCELBA l (f . 196 A, C. 512)

[Brooklyn], 7 giugno 1946

Scrivo a Scelba esponendogli in via riservata le mie impres- sioni circa il primo presidCente] della Repubblica.

Escludo De Gasperi, perché deve tenere la presidCenza1 del consiglio.

Orlando ha dei numeri, ma ha la lettera a Mussolini del 1936, la guerra continua (Badoglio) e il fatto che è stato monar- chico. Non si può dare il premio del suo monarchismo né può il primo Pres[idente] della RepCubblica] essere un monarchico. Ricordare Francia fra il 1871-76. I1 monarchismo ricorrerà anche fra la d.c. e 17az[ione] cattColi1ca.

Resta Sforza - critiche e note favorevoli - passato anti- fascista. Nitti monarchico filo-tedesco.

Tener conto che un presid[ente] di destra contrario al P.D.C., sia perché ne assume la responsabilità, sia perché deve dare del suo compensi alle sinistre, sia perché i destri alla Croce nella questione etico-religiosa (scuola) faran ponte sui d.c. e si alleeranno alle sinistre anticlericali.

Perché no Orlando presidCente1 dell'Assemblea? e un Cro- ce presid[ ente] ? Siciliani e meridionali al Consiglio dei Ministri 2.

l Appunto di lettera. 2 I1 giorno successivo, 8 giugno 1946, Stuno scrisse ancora a Scelba. Si

conserva questo appunto: « A Sceiba. Gli fo cenno del telegramma di Montana a Modigliani proponente la mia nomina a pres[idente], definendola mossa ridicola, dicendo che 1'I.N.S. l'ha raccolta e forse telegrafata, autorizzando messa a punto molto seria » (f. 196 A, C. 512).

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SCELBA A STURZO ' (f. 196 A, C. 414)

Roma, 1 luglio 1946

Carissimo don L~ig i ,

spero che quando le perverrà la presente, lei sia in procinto di partire ', e che a voce possa informarla delle varie quistioni.

Per le cose politiche c'è sempre la preoccupazione del riserbo e della intempestività delle notizie e degli awenimenti continua- mente superantisi.

Sono stato quasi tutto il mese di maggio e fino alle ele- zioni in Sicilia per la lotta elettorale 3. Essendo ministro, ca- polista e data la inerzia locale, mi sono dovuto prodigare fino all'estremo. Ho visitato e parlato in quasi tutti i comuni di 4 province - Messina ha fatto repubblica a sé - sulle cinque costituenti la circoscrizione elettorale della Sicilia orientale. Uno sport al quale non era abituato. Le popolazioni sono state eroi- che perché si sono tenuti discorsi all'aperto persino a mezzanotte.

La lotta è stata imperniata principalmente contro i sepa- ratisti (rumorosi, hanno disturbato quasi tutti i miei comizi) e i social-comunisti; con questi ultimi però solo come economia generale, perché localmente erano scarsi.

I risultati sono stati un successo pel partito e anche per- sonalmente. Proporzionalmente nella Sicilia orientale abbiamo avuto più voti della Sicilia occidentale, ed io ho avuto un nu- mero di preferenze (40.000) superiore a qualsiasi altro eletto della Sicilia, di qualsiasi lista, Orlando compreso. Orlando, poi, ch'era candidato nelle due circoscrizioni della Sicilia, nella Sici- lia orientale è stato battuto. Battuti i separatisti, che hanno avuto in tutta la Sicilia 4 mandati su 53, e così si è sgonfiato il

1 Dattiloscritto. * Sturzo partì da New York il 27 agosto 1946. Giunse a Napoli il

6 settembre. I1 2 giugno 1946 sj erano svolte in Italia le elezioni per YAssemblea

Costituente e per il referendum istituzionale.

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pallone di Finocchiaro Aprile, La Rosa e C. Alla vigilia delle elezioni La Rosa, Termini, Carcaci ecc. lanciarono un proclama a nome del partito d.c. siciliano, di insulti contro di noi.

Catania, città apatica ed opaca per noi, ha visto un corteo, l'unico, per via Etnea, dopo il mio discorso in teatro, con ban- diere e musiche venute dalla provincia, con fischi dei separa- tisti. La cosa lanciò il partito che si è affermato primo e sul mio nome. La vecchia classe politica socialdemocratica contro cui ebbe a lottare lei, non ha mandato un solo deputato alla Costituente; nessun socialista o comunista. Un solo monarchico nella per- sona del prof. Orazio Condorelli, rettore dell'università di Ca- tania durante il periodo fascista e che si era rivolto a noi per essere salvato dall'epurazione. Tutti i candidati catanesi delle altre liste sono stati battuti dal gioco delle preferenze dei can- didati delle altre province. Abbiamo avuto 10 eletti su ventisette; per poco abbiamo perduto 1'11' quoziente.

Gli eletti sono: prof. Carmelo Caristia (motivo di parti- colare soddisfazione), avv. Vigo (Acireale), sig.na Fiorini Nico- tra (Catania), prof. Caronia, aw . Attilio Salvatore e avv. Tri- marchi - questi ultimi due di Messina -, ing. Corrado Terra- nova nativo di Noto ma risiede a Roma, avv. Guerrieri di Mo- dica, dott. Romano, presidente Tribunale Enna. Caronia era stato incluso, per favorire gli amici di Palermo che avevano tre medici nella loro lista. Caronia è risultato in Sicilia e a Roma, ha optato per la Sicilia per fare entrare - contro parere una- nime degli amici - il figlio di Orlando, candidato d.c. per Gaeta, ove ha dei cantieri.

I n quanto alla fisionomia generale della lotta si è avuto: un'attivissima propaganda del clero e dell'Azione cattolica, per- ché tutti votassero, e con preparazione di settimane « precosti- tuenti » organizzate dai vescovi, giornate di preghiera, ecc.; e fin qui nulla di male. Si trattava della costituente: erano in gioco grossi interessi morali, religiosi ed ecclesiastici. Ciò che è apparso intollerabile l'azione diretta e in vasta scala per la mo- narchia e per i candidati monarchici inclusi nelle liste della D.C. Ordini precisi e perentori; esclusioni altrettanto precise e pe- rentorie. E si sono viste cose che rimarranno memorabili. Uo- mini di nessun valore, solo perché monarchici, saltati al primo

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piano; e uomini di primo piano combattutti, calunniati e caduti. Gava a Napoli, Zoli a Firenze, Fuschini a Roma (eletto perché in lista nazionale) e così via di seguito. Una suora di Roma: « Chissà che dolore pel Santo Padre, l'apostasia del prof. Gior- beni ,.! L'apnstariz cnrt.irte~:-. nell'mer prercelt~ Igino la Re- pubblica! I n questo clima si sono fatte le elezioni. Il vescovo di Acireale si oppose che io parlassi a Catania alla settimana « pre- costituente » perché repubblicano, mentre il prof. Orazio Con- dorelli, candidato monarchico, veniva prescelto come relatore su1 problema istituzionale. Scegliere la repubblica voleva dire es- sere socialcomunisti e amici di Satanasso. Perché la repubblica era diventata sinonimo di socialcomunismo. La folla in fondo aveva ragione: visto che la propaganda per la repubblica la fa- cevano solo i social-comunisti (e questo in zone prettamente mo- narchiche) e visto che De Gasperi dichiarava in pubblico comi- zio, alla vigilia delle elezioni, ch'egli « non poteva assicurare che la repubblica sarebbe stata democratica cristiana D. La frase, stampata in milioni di manifesti murali, faceva bella mostra in tutti i cantoni d'Italia contro noi che ci battevamo per una re- pubblica democratica.

Gli amici più cari ti venivano incontro alle porte delle città e dei paesi, e anche più lontano, per dirti: « Nel tuo stesso in- teresse, per carità, non parlare del problema istituzionale, se proprio non puoi parlare a favore della monarchia ». I compagni di lista più spregiudicati (tipo Terranova, Vigo, Romano), fini- vano i discorsi: « Viva, putacaso Pachino, cattolica; viva Pachi- no monarchica D; e giù marcia reale! Dietro dicevano non vota- te per Scelba perché repubblicano.

I1 disgusto, talvolta, saliva alla gola; veniva la voglia di tutto lasciare e tornare - se fosse ancora possibile - all'ofie- sto lavoro dei campi. Questo non solo nel Mezzogiorno, ma anche nel Centro d'Italia e non ne è rimasto esente neppure il Nord, sia pure in minore proporzione.

A Milano, anzi, De Gasperi, di fronte alla reazione dei no- stri, che vedevano tradito il deliberato del Congresso, è costretto a una errata-corrige, dichiarando che « non poteva neppure assi- curare che la monarchia sarebbe stata democratica cristiana ». Troppo tardi, e serviva solo a confondere le idee.

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In verità egli ha fatto tutto per salvare Ia monarchia; e, oggi, guarda molto male coloro che egli considera hanno avuto parte nella sua sconfitta. Durante la battaglia elettorale, a Ca- tania, a persona amica diceva: « Mario si troverà assai male per le sue imprudenti dichiarazioni repubblicane v .

La deliberazione del congresso egli la subì; e alla vigilia pre- tendeva che noi si sostenesse al congresso un ordine del giorno che proclamava non l'indirizzo ma « l'orientamento » repubbli- cano degli iscritti al partito. Piantò in asso la direzione unanime nel respingere la sua tesi.

La candidatura Orlando, per cui si è ostinato, non ostante gli avvisi contrari, è nata dallo stesso modo di valutare le cose. Feci leggere le due lettere scrittemi da lei, di esse si servì uni- càmente per dire a Orlando che anche un uomo che aveva incro- ciato con lui le armi, ora era per lui, con ovvia soddisfazione del vegliardo. Delle altre considerazioni, non ne ha tenuto il mi- nimo conto '. Puntando su Orlando, l'idea saggissima di abbi- nare la scelta del presidente con la formazione del governo, non poteva andare perché la tesi si rivolgeva contro di noi; e così si è giunti alla scelta di De Nicola, caldeggiata dai comunisti - accettata da Alcide nella convinzione che i socialisti l'avrebbero mandata a picco - senza preventiva intesa per la formazione del governo.

Mentre comunisti e socialisti hanno affermato l'idea che il governo deve essere basato fondamentalmente sui tre partiti di massa, e sul programma predeterminato che hanno anche pub- blicato - di tenore assai moderato - dato che puntano a ri- solvere i problemi di emergenza, Alcide si è fissata l'idea che essendo stata la campagna della D.C. fondata sull'anticomuni- smo e avendoci dato gli elettori i voti, per questo i comunisti dovrebbero essere tagliati fuori dal governo. Si dovrebbe fare un governo a due con i socialisti ai quali se avessero accettato il suo punto di vista era pronto a dare metà dei portafogli. La tesi è stata poi enunciata sul Quotidiano che da quando è andato via Giordani è controllatissimo.

l Cfr. doc. n. 206.

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I socialisti hanno risposto che si trattava di un'idea « stra- vagante ». Con ciò Alcide ha irritato i comunisti i quali si stanno vendicando, illustrando sul loro giornale il carattere fallimen- tare di due anni di politica estera.

Vista I'impnsiihilità della cosa è venuto fuori con l'idea che nel governo deve realizzarsi il criterio democratico della maggioranza e della minoranza; nel senso che ci dovrebb'essere una maggioranza omogenea, naturalmente nostra, gli altri due partiti si dovrebbero impegnare a restare al governo, anche se le deliberazioni del consiglio dei ministri venissero prese a mag- gioranza. Per contro non sarebbe loro consentito di far I'oppo- sizione fuori del governo. Se non sono pronti ad accettare un simile programma, che facciano loro il Governo; e poiché sa che questo è impossibile, si arriverebbe a un governo di destra. Se con questo mira a cacciare i comunisti dal governo per altra via, io non so; ma più probabilmente, egli ha bisogno di dimo- strare alla sua coscienza e ai suoi consiglieri che la partecipazione dei comunisti è inevitabile. Così ha fatto con la repubblica. Ha cercato di rinviare la pronuncia, rinviando il congresso, e quando non è stato più possibile, senza creare frattura, ha subito la de- cisione. Gli uomini di Chiesa e di destra l'accusano perciò di essere debole perché secondo costoro il segretario del partito dovrebbe imporre decisioni ripudiate dalla quasi totalità degli iscritti con la scusa che gli iscritti sono una infima minoranza. Per converso, crea in noi un disagio, spesso penoso, causa di conflitti, perché non si riesce mai a sapere qual'è il suo pensiero reale e ove miri, se è mosso e se si muove. Io ho sostenuto con lui, che una cosa è la campagna elettorale in cui ogni partito cerca di esacerbare tutti i motivi di differenzazione per assicurarsi la vittoria; una cosa è la realtà politica quale si manifesta attraverso l'esito delle elezioni. E se le elezioni hanno dato 9 milioni alle sinistre non si può prescindere da esse. Secondo: la separazione dei socialisti dai comunisti, è opera di tempo e potrà maturarsi nel contrasto su problemi concreti, ma non oggi; possiamo e dob- biamo favorire la differenziazione, ma senza astrattismo. La po- sizione della Russia, il contegno degli alleati occidentali verso l'Italia frutto di tante delusioni e amarezze; data la gravità dei problemi economici e sociali interni, non possiamo prescindere

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dai comunisti e non c'è l'interesse; forse c'è l'interesse contrario di associarli e renderli corresponsabili dell'azione di governo in toto. Terzo: mi pare un assurdo un governo con maggioranza e minoranza. L'azione del governo deve essere unitaria; quel che egli può e deve pretendere è l'adesione ad un programma con- creto, di cui il Presidente diventa l'interprete e l'esecutore con la subordinazione dell'azione convergente di tutti i ministri; mentre sin'oggi ciascuno faceva a suo modo; e pretendere, infi- ne, che non si faccia il doppio gioco. Solidarietà ail'interno e fuori del governo fra tutti i partiti della compagine governativa. In politica estera mi sono permesso di consigliare una rettifica di tiro, verso sinistra, visto che da destra non riceviamo che pedate (né un paese può rinunciare all'autonomia politica solo per assicurarsi aiuti materiali, anche se vitali), e tytti invocano un tono più risoluto. I dissapori creati dal mio atteggiamento sul problema istituzionale e sulla soluzione della crisi istituzio- nale (ho cercato di sostenerla anche quando non condividevo le sue idee, ma su questo punto ho dovuto dirgli che non po- tevo seguirlo - e se n'è doluto) gli rendono meno apprezzati i miei pareri.

Può darsi, però, che io abbia torto marcio. '

Jn quanto alla sua nomina a presidente della repubblica l ,

le dico che l'idea l'avevo esposta io a De Gasperi un anno addie- tro, allorché s'incominciò a parlare della cosa; è venuta sponta- nea a molti amici, e le soggiungo che se noi avessimo impostato sul serio la candidatura sarebbe passata. Amici di altri partiti ci spingevano a farlo. Ed io non vedo perché a lei l'idea sia apparsa così strana. La stampa ha pubblicato il suo nome insieme ad altri, trovando la cosa più che naturale.

L'unica perplessità sono state le sue condizioni di salute; le notizie fornitemi da Favitta e la sua ultima lettera mi sco- raggiarono molto. C'era poi il problema della direzione del go- verno che non si sarebbe potuta conservare insieme alla presi- denza della Repubblica.

Nenni, il solo che abbia fatta qualche riserva per la sua can- didatura, per via della « sottana », alla fine, assicurandogli la

l Cfr. nota 2 doc. n. 206.

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presidenza del governo, avrebbe aderito anche lui, avendo egli stesso convenuto che il miglior uomo di cui oggi dispone l'Italia era proprio il Sacerdote. Questo per la verità storica. Avendo i giornali parlato della sua candidatura e più in vista delle diffi- coltà personali che non politiche, feci pubblicare la smentita da lei desiderata.

In quanto ai risultati elettorali essi hanno dato:

S e g g i a t t r i b u i t i

nella circ. nel Coll. in Vo elettorale Un. Naz. complesso

Democrazia cristiana P. socialista it. P. comunista it. U. democr. naz. Uomo qualunque P. Repubb. it. Blocco naz. lib. P. d'azione Conc.ne dem. rep. Movimento unionista P. cristiano sociale Altre liste

Dai dati vedrà, come alcuni partiti, es. quello d'azione, ha potuto avere sette rappresentanti alla Costituente solo utiliz- zando, in sede di lista nazionale, i voti riportati nelle singole cir- coscrizioni e nelle quali non aveva raggiunto i voti per un quo- ziente. Dalia lista nazionale si sono awantaggiati anche i repub- blicani e il blocco liberal-democratico. Per i cristiano-sociali è I entrato Gerardo Bruni, rimasto sdegnosamente solo.

Caltagirone ha dato una qualunquista nella persona della Sig.ra Ottavia Penna sposata al Dott. Buscemi. Nelle elezioni amministrative il vescovo aveva quasi imposto la sua inclusione nella lista della d.c., come indipendente e in vista dell'azione

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che spiegava nel campo della pubblica assistenza. Alla vigilia si smascherò come qualunquista. Nelle 5 province ha avuto circa 11 mila voti di preferenza; a Catania circa 4 mila. Si calcola che abbia speso personalmente 3 milioni, mentre noi non abbiam~ disposto neppure della metà.

Nei 207 vi sono alcuni ex parlamentari popolari, Aldisio, Siles - quello che uscì dal partito nel 1925 - presidente a Reggio dell'unione monarchica, e il 2 giugno Gran cordone da U[mberto] 11; Bosco Lucarelli, Cingolani e consorte, Tupini, Ber- tini, Angelini, Cappa Paolo, Micheli, Merlin, Corazzin, Braschi, Bertone, Grandi, Pellizzari, Jacini, Gronchi; uomini noti del P.P.I., Piccioni, Cappi, Colonnetti, Quarello, Carignani, Campilli, Corsa- nego, Spataro, Mattarella, Giordani, e poi La Pira, Manzini, Ta- viani, Ambrosini Antonio (sic) a Palermo, Brusasca figlio, Men- tasti, Marazza, Clerici, Fanfani, Jervolino e consorte, Rodinò Ugo figlio di Giulio (altro figlio eletto qualunquista), Notarian- ni, Caso, Galati Vito, Cassiani, Segni ecc. e tra tanti, secondo, dopo Spataro, Alfredo Proia.

La conformazione appare orientata, specie i meridionali, fortemente a destra; la diversità di origini sociali e regionali, la mancanza di contatti durante il ventennio, l'educazione fascista 'di molti giovani, lo scatenamento di ambizioni, renderà difficile governare una così imponente massa; già un'assemblea di oltre 200 è un problema a dirigersi.

Gli eletti della lista nazionale, all'infuori di Micheli che volle l'inclusione, sono uomini non tutti di lo piano. Prevalse l'idea di includere i membri della direzione che non si potevano occupare dei loro collegi, e qualche professore o personalità che si desiderava riuscisse e che non aveva base locale; tra gli eletti due donne, Restagno, Pastore, Fuschini, prof. Tosato costituzio- nalista, gen. Chatrian, ecc. Nessun ministro e neppure De Ga- speri furono inclusi nella lista nazionale.

Ed ora alcuni problemi particolari:

1 ) Per la casa, la Generale deve rientrare dall'rnghilterra ma l'appartamento destinato a lei è sempre pronto.

2 ) Ho ricevuto la procura. Sto trattando con Viglongo; è stato P. Valletti, a fin di bene, a volere la pubblicazione; era

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stato incaricato durante il periodo clandestino di fare le tra- duzioni delle due opere.

Per l'uscita del Saggio di Sociologia che è pronto, in buona veste, tipo Bocconi, aspetta di mettersi d'accordo.

3) Caragnli, Si tratta d'imbroglioni: a via Sicilia non c'è stato nel passato che un semplice recapito, e ora s'ignora dove sia il rappresentante. Ho passato la cosa alla Direzione della Polizia.

4) Cap. Scaglione, già comandante nave Andrea Gritti da tre mesi non fa più parte società Sidarrna (armatrice) e si ignora il suo attuale indirizzo. Ecco quanto mi ha telegrafato il diret- tore della Società armatrice. Mi sono rivolto alla Polizia e attendo notizie.

5 ) Possenti: l'ho inviato a Parigi ed ha ottenuto la promo- zione desiderata.

6) Gravina, come ho telegrafato è stato liberato. I casi di sequestro di persone facoltose si ripetono e in piena città (il gangsterismo ha fatto scuola). Si dice che abbia dovuto versare 14 milioni. E' in corso un'azione di polizia - liberata ormai dal peso delle elezioni - contro il banditismo comune.

7) Mattarella mi ha versato la metà del primo assegno; ha riavuto anche il nuovo assegno. Nel ritardo si è guadagnato col cambio.

Vede che ho scritto una più che lunga lettera; e il resto vorrei a voce C sic l.

I miei stanno bene. La mia figliuola è stata promossa al I1 liceo riportando i migliori voti della classe, le inviano tanti affettuosi saluti.

La signorina Nelina con la quale sono in corrispondenza quotidiana, per via delle molteplici scocciature che le danno, sta bene.

Tutti gli amici la ricordano sempre e attendono con ansia il suo ritorno, ed io più di tutti.

Con il più vivo affetto e i più cari saluti. Aff.mo.

P.S. La madre generale è rientrata: da qui il telegramma. Le accludo il riassunto stampa di oggi 3.7.46.

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PELLIZZARI A STURZO ' (f. 196 A, C. 444)

Genova, l l luglio 1946

Mio caro Sturzo,

anche io ti ho seguito con fraterno affetto, nella tua varia e feconda attività, fin da quando gli awenimenti ti portarono lon- tano da noi, e tolsero l'opera tua al nostro Paese e agli amici che in te avevano una guida e un maestro impareggiabile. Spero che gli avvenimenti mutati ti riconducano presto fra noi, e che ci sia concessa la gioia di rivederti e di riascoltarti.

Io ho dovuto trascorrere fuori di Genova il periodo della re- pubblica fascista. Fui destituito dall'impiego, denunziato al Tribu- nale speciale, e costretto a rifugiarmi sui monti, dove cambiai me- stiere, e da professore d'università diventai comandante di bande partigiane. Sono stato per circa un anno il Commissario di guerra del Comando unico parmense, che occupava con le sue forze tutta la zopa compresa fra gli Appennini liguri e il Po, e soprattutto do- minava i grandi valichi che dal fronte tirreno conducevano all'Emi- lia. Siamo giunti ad avere in quella zona 9.000 uomini ben orga- nizzati e ben armati, distribuiti in 17 brigate, delle quali 10 erano democratiche cristiane. Abbiamo liberato tutta la zona dal nemico nei giorni fra il 7 e 1'11 aprile 1945; in modo che gli inglesi e gli americani trovarono le strade sgombre dal mare fino a Parma, quando, 15 dopo, si decisero ad avanzare. I disagi e le fatiche della vita di guerra mi hanno procurato una lunga malattia che mi ha tenuto a letto circa tre mesi nell'estate e nell'autunno scorso, e dei cui postumi mi sto ancora curando. E' stata una nevrite alle due gambe, che solo una cura intensissima di raggi ha potuto via .

Carta intestata: « Regia Università Genova. 11 Rettore ». Dattiloscritto. Achille Pellizzari (1882-1948). Docente di letteratura italiana nelle Università di Messina, Catania e Genova, era stato deputato del partito popolare nelia XXVI legislatura. Antifascista, iscritto come « sovversivo » daila questura. Nel periodo di Badoglio diresse il « Nuovo Cittadino » insieme a Enrico Raiiondo. Su di lui cfr. R. PELENZONA, Trittico sociale, Genova 1954, pp. 61-64.

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via dominare. La casa dove mi ero rifugiato in montagna fu sac- cheggiata dai tedeschi, i miei mobili in parte bruciati, i miei libri in parte distrutti. Mia moglie e mia figlia dovettero fare una du- rissima vita anch'esse, e vivere miseramente, soffrendo il freddo e ogni sorta di penuria; ma mi diedero il conforto di dimostrarsi cristianamente risolute a tollerare ogni pena e ogni fatica con for- tezza e rassegnazione. La mia malattia e ancor più le voglie dei primi arrivati, mi hanno escluso dall'Assemblea consultiva; e, per mia fortuna e direi quasi per mio orgoglio, da ogni carica redditi- zia. Sono stati i miei colleghi, indipendentemente dal partito, ad eleggermi Rettore dell'università; e sono stati poi i non immemori elettori della Liguria a mandarmi alla Camera nelle elezioni dello scorso giugno. Al congresso di Roma fui infatti vice-presidente, non già per designazione dei nostri amici romani, i quali hanno largamente preoccupato ed occupato tutte le cariche fattive del par- tito, ma per una specie di mezza insurrezione dei congressisti del- l'Alta Italia, ai quali si era presentata dagli organizzatori del con- gresso una proposta di presidenza che, al solito, riconduceva tutti i poteri nelle mani del gruppo romano. Tutto ciò ebbe luogo in mia assenza, e io ne fui informato solo la mattina stessa in cui si inaugurò il Congresso. Naturalmente queste piccole vertenze per- sonali non hanno tolto e non tolgono niente alla grandiosità del nostro movimento. Tu puoi essere orgoglioso di questo impetuoso germogliare dei semi gettati da te 25 anni fa. E' vero che la De- mocrazia Cristiana è oggi il partito attorno al quale convergono simpatie e speranze di tanti i quali non dividono poi i nostri ideali etici e politici; ma è anche vero che questa sua virtù di richiamo morale e pratico è anche praticamente incarnata in una magnifica, attiva e coraggiosa gioventù. Mi pare di poter riconoscere in que- sto elemento giovanile, così ardente di fede e di opere, l'elemento sicuro della nostra continuità.

I1 nostro gruppo parlamentare mi ha fatto, nel complesso, una buona impressione. E' naturale che fra duecento persone, mol- te delle quali giovani o giovanissime, di provenienza e di prepa- razione così svariata, abbondino i modesti e non manchino gli spaesati. Ma nel complesso c'è molto buonvolere, desiderio di fare, operoso spirito di autonomia.. Ciò che è difettoso ancora

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oggi sono i gruppi dirigenti; ma anche a questo rimedieranno via via le nuove esperienze che si stanno facendo e la selezione che rapidamente si opererà.

Insomma, credo che quando verrai avrai motivo di essere contento. -

Ho conosciuto il dottor Cesare Lombraso, con la sua signora e il loro piccino, e gli ho detto che sono a sua disposizione per quanto possa occorrergli circa la sua attività universitaria.

Arrivederci, mio caro Sturzo. Ti abbraccio con tutto il cuore. I1 tuo aff.mo.

RJSCHINI A STURZO l (f. 196 A, C. 454)

Roma, 21 luglio 1946

Carissimo Sturzo, ho ricevuto la tua del 3 e ti ringrazio sentitamente

degli auguri che mi fai per la nomina a deputato. Mi sono sal- vato col paracadute (il collegio unico nazionale) perché altri- menti per la guerra fatta ai repubblicani dai « clericali » di Roma, sarei caduto. Alla tua prossima venuta, da tutti noi, tuoi amici, ardentemente desiderata ed invocata, ti racconterò le fasi della dura vicenda elettorale:

Ho fatto leggere ad Alcide la tua lettera e l'ho fatta leg- gere ad altri amici. La tua visione è chiarissima e i tuoi sugge- rimenti e consigli sono compresi e saranno da noi pienamente assecondati.

In questo momento in Italia è in corso una campagna ser- rata di tutti gli sconfitti contro la d.c. Ripetesi ciò che avvenne dopo il '19, ma ora in una maniera più forte. Resistiamo e re- sisteremo, nonostante tutto. Fra i nuovi ministri, Campilli "

1 Carta intestata: « Rivista dei Comuni ». 2 Cfr. nota 2; doc. n. 201. 3 Pietro Cmpilli era ministro.per il Commercio estero.

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certamente il migliore e potrà fare molto. Io lo spero e lo auguro perché ha capacità e. doti non comuni e forza di lavoro straor- dinaria. Gonella è andato a quel ministero che sai l e speriamo possa fare bene e possa impossessarsi dei problemi. Al Popolo dovrebbe andare secondo noi Giordani, il più idoneo: ma non se ne è sicuri perché le ambizioni sono molte e quelle dei gio- vani sono incommensurabili (malattia fascista che ha infettato tutti gli ambienti e crea gravi imbarazzi). I1 nostro gruppo parlamen- tare pecca di omogeneità e sarà fatica di Gronchi renderlo com- patto e allinearlo alla battaglia. Purtroppo sentiamo che i nostri sforzi sono impari alla situazione e che solo una pace con un minimo di giustizia potrebbe imprimere alla politica interna un andamento più tranquillizzante. La disoccupazione è lo spettro pauroso per il prossimo inverno e se potremo trovare modo di alleviarla avremo compiuto un notevole passo. Quando ci incon- treremo, e spero che sia prestissimo, avremo da ricordare insieme molte cose del passato e del presente.

I

Mia moglie e i miei figli ti ricambiano i più cordiali saluti. Con affettuosa cordialità, tuo aff.mo.

, SCELBA A STURZO "

(f. 196 A, C. 452)

Roma, 24 luglio 1946

Carissimo don Luigi, approfitto della venuta costà dell'amico Della Rocca per

inviarle la presente con il Popolo del mese di luglio.

1 Guido Gonella era ministro della pubblica istruzione. Dattiioscritto. Carta intestata: « I1 Ministro delle Poste e deiie Teleco-

municazioni ». In calce ai primo foglio indirizzo del destinatario: « Rev.mo Prof. Don Luigi Stuno. New York ». In alto annotazione di Sturzo: « ric[evuta] 7.VIII.[1946] D.

S d a visita di Della Rocca negli Stati Uniti e sul suo incontro con Sturw, cfr. F. DELLA ROCCA, Itinerari sturziani, Napoli, 1959, pp. 36-43.

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Dalle notizie di Agenzie avrà appreso della soluzione della crisi l.

Dal punto di vista generale, il Governo avrebbe le pre- messe per essere stabile e duraturo e per fare quindi un proficuo lavoro; ma lo svolgimento della crisi ha lasciato fra i partiti uno stato d'animo di sospetto e dissapori che non fanno bene sperare. E' provato, per esempio, che gli scioperi a catena'di questi giorni, . sono provocati da precisi ordini venuti dal partito comunista e da appositi emissari. Ciò fa presumere che i comunisti rende- ranno la vita al Governo piuttosto tormentata. Per contro si sono assicurati nel Governo delle posizioni chiavi, sproporzionate alla loro forza elettorale: Giustizia, Finanze, Trasporti (Ferrovie) e Assistenza postbellica; nonché Alto Commissariato per l'Igiene e Sanità (con maternità e infanzia) e il Sottosegretario unico dei « danni di guerra », strumenti di potente penetrazione. I socialisti, benché ben trattati, al paragone sfigurano. Noi abbia- mo 8 ministeri di cui solo tre: Interni, Istruzione e Agricoltura (quest'ultima ridotta dalla Federazione dei Consorzi Agrari, oggi potentissimo organismo, in mano comunista) di rilievo, ma mino- re di quel che comunemente si attribuisce loro; gli altri sono mezzi ministeri. Questo ha lasciato anche nei nostri una certa insoddisfazione.

Come già nel 1919, dopo la sorpresa pel grosso successo elet- torale, ci troviamo del tutto isolati. Lo si vede alla Camera in sede di discussione sulle dichiarazioni governative. La stampa di partito è quella che è; la stampa cosidetta indipendente o appog- gia le sinistre o è in mano a elementi fascisti o gruppi capitali- stici, che ci accusano di essere deboli con i comunisti o ci osteg- giano per le riforme timide nel campo agrario e industriale che si vorrebbero realizzare.

La storia si ripete quasi pedissequamente. Intanto a set- tembre si riprenderanno le elezioni amministrative, vi sono i maggiori centri, da Palermo a Napoli, Roma, Genova, Torino ecc.;

1 De Gasperi formò il suo secondo ministero il 12. luglio 1946. Ottenne la fiducia dali'Assemblea Costituente il 25 luglio con 389 voti favorevoli e 53 contrari. Nel governo entrarono sette democristiani, quattro comunisti, quattro socialisti, un repubblicano e un liberale.

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e quindi l'azione dei partiti e della stampa e del Governo stesso viene dominata dalla preoccupazione di consolidare o rafforzare le posizioni elettorali raggiunte in sede politica.

Non ostante tutto, mi pare, però, che il Paese si riprenda; e nel campo della ricostruzione si fanno notevoli passi, non è giorno che non si attiva un nuovo treno o un ponte o una strada o una linea telegrafica. Ci manca il a genio D della réclame, e anche meno del genio, di cui era ben fornito il fascismo e i regimi totalitari in genere. I1 problema più grave è l'occupazione. La scarsezza di materie prime e di energia e dei trasporti, e la mal piantata industria italiana, la mancanza di sbocchi, anche stagionali, emigratori, pesano sulla disoccupazione. Si calcolano a due milioni i disoccupati e molte centinaia di migliaia sono occu- pati in virtù di vincoli politici (blocco dei licenziamenti e assun- zione di reduci). Per fortuna il raccolto abbondante in tutti i campi assicura il pane.

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Finito di stampare in marzo 1976 per i tipi delle Arti Gafiche Italiane, Piazza Navona .56, Roma

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STUDI STURZIANI

VITA DI LUIGI WURZO r i i l i p d o w d ~ D . R o n m - - 4 -

.$AGGI E DISCORSI QOWlCIE$6ClALI .

SarW inediti - vol. a L. 7-

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