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VI Convegno Palermo

VI Convegno Palermo

Il VI Convegno dell’Associazione nazionale Disegno di Macchine (A.D.M.) ebbe luogo a Palermo nei giorni 13,14,15 Dicembre 1989.

Il titolo del Convegno fu :

” Il disegno nell’integrazione fra Progetto e Produzione Industriale”

Riportiamo, come di consueto, la composizione del comitato Scientifico e del Comitato Organizzatore.

Comitato Scientifico

Presidente Prof. Fulvio Di Marino Presidente A D M

Fac. Ingegneria – Trieste

Segretario Prof.Achille Tosetti Segretario A D M

Fac. Ingegneria – Padova

Membri Prof. Alfredo Ajachini Fac. Ingegneria - Genova

Prof. Nicola M. Alberti Fac. Ingegneria – Palermo

Prof. Gianfrancesco Biggioggero Politecnico - Milano

Prof. Antonio Donnarumma Fac. Ingegneria - Salerno

Prof. Franco Persiani Fac. Ingegneria - Parma

Prof. Alberto Rovetta Politecnico – Milano

Prof. Unmberto Cugini Fac. Ingegneria - Parma

Comitato Organizzatore

Presidente Prof. Francesco Di Benedetto Presidente Onorario ADM

Fac. Ingegneria - Palermo

Segretari Prof. Baldassarre Adelfio Fac. Ingegneria - Palermo

Prof . Giovanni Ganci Fac. Ingegneria - Palermo

Membri Ing. Tiberio Di Lucia ENEL - Palermo

Ing. Giuseppe Isca Fincantieri – Palermo

Ing. Arcangelo Lauria FIAT – Termini Imprese –

Palermo

Ing.Antonio Marano Gruppo Industriale Costanzo-

Catania

Ing.on. Giovanni Salatiello Keller – Palermo

Ing.Livio Ronzio Cantieri Rodriguez . Messina

Nota.

Il volume degli Atti del VI Convegno ADM,reca sul retro della prima pagina il particolare di un affresco del Basile nella sala Liberty di Villa Igiea , dove nel dicembre 1968 è nato il Disegno di Macchine.

Tra i fondatori ,erano presenti i professori Filippo Manna, Giuseppe Godono, Antonio Donnarumma, Enzo Longobardi della Università di Napoli.

Sulla stessa pagina, in alto a destra è riportato un pensiero di H. Hesse, tratto dal Shiddarta

Il senso e l’essenza delle cose

Non erano in qualche cosa

Oltre e dietro di loro,

ma nelle cose stesse, in tutto.

H.Hesse

1. Discorso di apertura del Congresso del Presidente dell’A.D.M. Fulvio Di Marino

E’ mio gradito compito presentare questo volume degli Atti del VI Convegno dell’Associazione Nazionale Disegno di Macchine -ADM e sono particolarmente lieto di poter sottolineare che la sede del Convegno è Palermo, dove nell’ormai lontano1968 avvenne lo storico Primo Incontro dei docenti di Disegno di Macchine: si costituì la base per la fondazione dell’AD M . Anche se la costituzione venne formalizzata più tardi, i Soci Anziani considerano il 1968 la data di nascita dell’ADM e Palermo la sua città natale.

Ho partecipato a tutti i Convegni fin qui svolti e di essi porto con me un piacevolissimo ricordo: Naxos (Catania) nel 1976, Saint Vincent (Aosta) nel 1978, Sorrento (Napoli) nel 1980, Padova nel 1983, Udine nel 1986. Essi costituiscono gli importanti traguardi contraddistinti sempre dal clima di cordialità e di Amicizia che ha caratterizzato le lunghe discussioni e le sessioni di lavoro. Conservo i volumi degli Atti, quali documentazione dell’impegno e degli obiettivi raggiunti. Ad essi si aggiunge ora questo sesto volume.

Esaminando i lavori presentati nei Convegni ADM e che figurano nei rispettivi volumi degli Atti,si nota anzitutto il continuo sforzo degli Autori per migliorare la presentazione esteriore. Fa piacere rilevare la sensibilità e il gusto estetico dimostrati da molti Autori nella scelta della stesura,nella disposizione, nella grafica e nell’accurata presentazione dei disegni e delle figure. Con questo non intendo sminuire lavori presentati nei primi Convegni:Infatti,durante gli ultimi anni sono intervenuti, in aiuto ed a sostegno della grafica editoriale,molti importanti sviluppi tecnici e tecnologici, che, se ben sfruttati consentono il raggiungimento di risultati veramente brillanti.

Tuttavia,relativamente ai lavori presentati al VI Convegno, l’aspetto che più mi interessa porre in evidenza è la continua elevazione del livello scientifico , accompagnato da una sempre più precisa individuazione di settori e di tematiche riguardanti in modo specifico il Disegno di Macchine. Al raggiungimento di queste mete ha svolto un ruolo determinante il Comitato Scientifico, riunitosi in varie sedute collegiali per l’esame dei sommari e,successivamente,per la discussione e l’accettazione dei lavori presentati dagli Autori , nella forma di testo definitivo.

Desidero in questa sede ringraziare i membri del Comitato Scientifico per l’impegno con il quale hanno svolto il compito non lieve costituito, oltre che dalla lettura dei sommari e delle memorie , anche dalle discussioni, affrontate con grande serietà e risolte, sempre collegialmente,nella convinzione di aver adottato le giuste decisioni.

La lettura dei sommari da parte del Comitato Scientifico , ai fini dell’accettazione preliminare, ha portato, in alcuni casi,alla spiacevole necessità di rifiutare lavori che risultavamo manifestamente non pertinenti. In altri casi,il Comitato ha formulato a molti Autori vive raccomandazioni di porre in opportuno rilievo,nei loro testi definitivi,i contributi che effettivamente rientravano nei temi tradizionali del Convegno, cercando di tralasciare le notizie e i riferimenti troppo estesi,appartenenti a discipline affini.

In sede di accettazione definitiva,sulla base della lettura del testo completo,il Comitato Scientifico ha voluto continuare ed anzi accentuare la caratterizzazione sempre più precisa dei temi del Convegno. Ciò nella convinzione che i tempi fossero maturi per fornire una chiara indicazione sulla via da seguire nella ricerca scientifica tipica dei settori e delle discipline del Disegno di Macchine. Ciò ha comportato, purtroppo inevitabilmente,la non accettazione di alcuni lavori.

Sono convinto che la serietà con cui il Comitato Scientifico ha svolto i suoi lavori costituisca il migliore auspicio per la completa riuscita , sul piano scientifico,del Convegno di Palermo.

A conclusione di questa presentazione desidero, anche a nome dell’Associazione , ringraziare vivamente quanti hanno contribuito a curare tutti gli altri innumerevoli aspetti del Convegno. Sento infine il desiderio di porgere calorosissimi ringraziamenti al Comitato Organizzatore validamente,come sempre, presieduto dall’infaticabile amico Francesco Di Benedetto.

Fulvio Di Marino

INDICE 5

Presentazione 7

Comitato Scientifico 7

Comitato Organizzatore

Rinaldo Carlo Nichelini 11

“ Controllo distribuito di processi manifatturieri concorrenti “

Indice delle note presentate e titoli delle Sessioni. La numerazione delle pagine si riferisce al volume degli Atti.

1 RAPPRESENTAZIONE

1. Paolo Conti , V. Piombini

Sviluppo di un modello di rappresentazione tridimensionale realistico 25

2. A.Lainati Principi fondamentali per l’attribuzione di tolleranze

dimensionali e geometriche 41

3 V.Milanese, A.Tosetti

Un ambiente modulare per la modellazione geometrica a clausole 51

4. M.Orlando, G. Podda

Individuazione di figure piane mediante un algoritmo a filling 63

5 M.Orlando, G.Podda

Riconoscimento di forme piane mediante algoritmo di area 75

6 M.Orlando , G.Podda

Individuazione e riconoscimento di forme piane in peculiarità una scena 95

a due livelli

7. F. Persiani

Impieghi di reti neuronali per il riconoscimento di peculiarità

geometriche in modelli CAD tridimensionali di organi meccanici 103

8 M.Pettinicchio

Normativa, qualità,certificazione nell’ottica del 1992 europeo, con 121

Particolare riferimento alla progettazione

9 F.Rossi

Formulazione sintetica di una soluzione del problema di Polke in 131

assonometria

10 G. Wolf

Considerazioni sulle corrispondenze geometriche fra proiezioni e viste 143

prospettiche di un oggetto

11 E.Chirone , S.Tornincasa

Fisiognomonia di componenti meccanici con rappresentazione 151

realizzata mediante frames

2 PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE

12 A.Ajachini ,C. Balboni, F. Pamoagnin

Ingegnerizzazione : problematiche generali e prospettive didattiche 169

13 A. Antonini, P.Pinamonti,C.Vecile

Progettazione di pompe centrifughe con tecniche CAD. 177

14 A. Burgo

Il disegno di progettazione di un albero comando di distribuzione 187

composito per motori endotermici e della macchina per la sua produzione

industriale

15 L.Canella,C.Martini,G.Zamboni

Modulo per la generazione automatica in ambiente CAD-CAM di una 199

famiglia di pezzi di rivoluzione

16 F.Caputo , G.Tortora

Un approccio all’ottimizzazione del processo di progettazione/produzione 217

17 A.Fichera , E.Guglielmino, G.La Rosa,

Un sistema di automazione per il disegno progettuale di strutture in 227 carpenteria metallica

18 R. Groppetti

Una metodologia ed un sistema di consultazione per la progettazione 235

di un prodotto in vista del montaggio.

19 M.Luchi,S.Rizzuuti

Un approccio per la generazione automatica di elementi di contorno 257

In tre dimensioni.

20 A. Pasta, G.Virzi Menotti

Un sistema CAD per lo studio del veicolo 273

21 .Chiesa,E.Chirone, G.Villero

Applicazione di tecniche CAD in studi si accessibilità finalizzata alla 285

manutenibilità di aeromobili.

3 STORIA ( del Disegno)

22 C.Balboni, M.Parodi,M.Monti

Il disegno di macchine alla Scuola di Applicazione per ingegneri . 307

Torino 1867 - 1869

23 .R. Brunetti, E.Rovida

Alcune riflessioni sulla storia del disegno tecnico 319

4. ESPERIENZE INDUSTRIALI

24 A.Barlini,G.Zonta

La progettazione e il disegno automatico in ambiente CIM . 333

L’esperienza Ansaldo a Monfalcone.

25 . Berti

Studio per la normalizzazione di supporti per fissaggi basculanti 351

Di cilindri idraulici.

26 C.Blandino, L.Marchetto

La normalizzazione del processo progettativo assistito dal calcolatore. 361

27 P.C. .F.Bonucci, C.Culla, L.Piccinini

Uno esperienza d’impiego industriale di sistemi integrati CAD/CAM 369

su P.C., Possibilità e limiti evidenziati.

28 R.Capitani, M.Carfagni, A.Giani, M.Poggi

Studio di un sistema diagnostico on.line per semilavorati in legno 397

5. CONTRIBUTI DIVERSI

29 A.O. Andrisano

Sul progetto di un dispositivo di osteosintesi esterna 405

30 G.Caligiana

Uno strumento per il disegno e l’analisi di organi meccanici 417

soggetti a fatica oligociclica.

31 A. Pasta

Un metodo per la progettazione di alberi di trasmissione 437

32 A. Sabbatini

Sovrasollecitazionie grado di efficienza nei collegamenti forzati 449 presenza di ovalizzazione.

3 Discorso di apertura del Prof. R.C. Nichelini, Ordinario di Costruzione

di Macchine presso l’Istituto di Meccanica Applicata alle Macchine

dell’Università di Genova

11

3a Problema

I processi manifatturieri impiegati per la fabbricazione di prodotti “complessi” ( di rilevanza economica, per il “valore” delle trasformazioni tecnologiche) sono caratterizzate da “elevata” interdipendenza ( con riferimento ai cicli di produzione e alla garanzia di qualità ) e da “alta” concorrenza (con riferimento ai tempi di produzione e all’utilizzazione delle risorse).

Le analisi dell’efficienza di un impianto e la valutazione del ritorno degli investimenti sono fondati sulla specificazione funzionale delle risorse fisiche impegnate , unita alla caratterizzazione degli schemi di governo, attivati per assicurare la fabbricazione dei singoli prodotti. L’automazione manifatturiera convenzionale ha preceduto ( all’apogeo dell’organizzazione “scientifica” del lavoro negli anni ’50 ad estrarre i condizionamenti decisori multipli della conduzione in-linea degli impianti, prefigurando in condizione di impiego e i programmi di produzione ( cadenze e quantità). L’automazione dedicata è contraddistinta da linee verticali ( finalizzate a prodotti costanti), che opportunamente utilizzano stazioni di lavoro uniscopo ( ad alta produttività), funzionanti in ambienti (strettamente) casuali, e governate da reti logiche algoritmiche per assicurare flussi “ottimizzabili” nei contesti produttivi previsti. L’automazione ,nell’ambito dell’organizzazione “scientifica” del lavoro, ha un proprio inquadramento riconducibile alla sequenza:

a)definizione dei compiti richiesti nelle fasi manifatturiere e specificazione degli strumenti di intelligenza computazionale per l’esecuzione delle operazioni aggregate;

- individuazione dei dispositivi e delle procedure secondo il principio di

“ robotizzazione”, per il quale è sempre possibile dare l’autonomia funzionale ad una macchina se i compiti sono definiti;

- realizzazione dell’impianto ad automazione flessibile, se si prevede un ritorno degli investimenti, grazie alla molteplicità dei prodotti assorbibili dal mercato con tempi e modalità utili per l’impresa.

b) Concorrono allo sviluppo dell’automazione flessibile i due ordini di motivazioni che mettono in crisi quella “dedicata”. Nei fatti, fino ad ora, l’efficienza ( con ritorno degli investimenti) e la produttività (per gamme di prodotti diversificati) dei reparti manifatturieri flessibili sono lontane dalle aspettative e ciò ha portato ad una frenata nella diffusione dei nuovi impianti, rispetto alle previsioni formulate agli inizi del decennio. Il rimedio ( in generale ) è visto nell’integrazione.

c) Integrazione di fabbrica (CIM , Computer Integrated Manufacturing), con l’aggregazione delle funzioni tecniche (CAD,CAM,CAP, CAT : dalla progettazione alla garanzia di qualità del prodotto);

- L’integrazione di impresa (CIE, Computer Integrated Enterprise) con l’aggregazione, in aggiunta,anche delle funzioni amministrative e commerciali in modo da addivenire ad una gestione unificata delle informazioni durante i processi manifatturieri

( combined product/production data & administrative/marketing data).

Il problema appare, in astratto, ben posto. Il ritardo negli sviluppi dell’automazione dedicata, rispetto alle aspettative aperte dall’evoluzione delle tecnologie informatiche, è in gran parte imputabile alle carenze riscontrabili nelle architetture di governo dei reparti manifatturieri che limitano l’efficienza operativa dell’organizzazione “intelligente” del lavoro. Concorre al ritardo la diversità tipologica dei ritrovati utili all’automazione flessibile, rispetto a quelli utili per l’automazione dedicata.

I tradizionali ritrovati sono caratterizzabili con una strutturazione materiale, fondata sul principio di “sostituzione”, una volta specificata la riduzione (in virtù di una analisi scientifica) della complessità funzionale , a sequenza di operazioni elementari;i nuovi ritrovati dovranno presentare una caratterizzazione composita, materiale e logica, fondata sul principio di “robotizzazione” , previa specificazione e classificazione dei compiti e dei relativi condizionamenti, preservando la complessità funzionale ( in virtù di una sintesi intelligente).

3c.Soluzione

L’abilitazione dell’automazione flessibile è fondata su un quadro conoscitivo completo delle funzioni manifatturiere , con la visibilità particolareggiata delle variabili di processo e di mutui condizionamenti.

A partire da questi presupposti , si realizza una strumentazione innovativa a livello dei moduli , a livello dell’ architettura e a livello della gestione. Questa strumentazione contiene blocchi esperti distribuiti per la gestione dei moduli e dell’architettura. La particolarità della soluzione proposta, sulla base dei risultati conseguiti con l’attività di ricerca svolta presso il Laboratorio di Progettazione meccanica applicata alla Robotica industriale, consiste nella possibilità commutare ad un controllo decentralizzato , che abilita il completo parallelismo dei processi manifatturieri , nel modo a programma, della conduzione dell’impianto. La flessibilità è assicurata con le possibilità di configurare un controllo centralizzato, con il modo a supervisore, per far fronte alle situazioni di variabilità fuori del programma in corso.

4.1. Quadro di riferimento

La caratterizzazione funzionale dei reparti manifatturieri ai fini dell’automazione flessibile richiede siano specificati : la struttura relazionale , il contesto temporale, la gerarchia decisoria.

4.1. a) Struttura relazionale . L’automazione dedicata ha perseguito l’obiettivo di precostituire una struttura relazionale causale e , quindi, utilizzare gli schemi dei controllo automatici ( per lo più con riferimenti deterministici e con rare estensioni probabilistiche basate sui modelli Gauss-Markov). I nessi causali , utilizzati nelle equazioni di stato,individuano le trasformazioni che legano stati finali agli stati iniziali, una volta specificate le forzanti. La scelta delle trasformazioni è una operazione preliminare , operata dal progettista dell’impianto; sono messi in atto provvedimenti che tendono a sopprimere l’autonomia della conduzione dell’impianto ( la “flessibilità”, a fronte di guasti è data da risorse accantonate ; l’affidabilità è ricercata mediante la manutenzione programmata, ecc.). Con l’automazione flessibile sono (in parte) recuperati i nessi giudiziali e l’evolvere dei processi manifatturieri risulta dipendere da schemi decisori di tipo euristico. La caratterizzazione dei processi è fatta con riferimento a successioni di situazioni ( in luogo di “stati” dei sistemi causali) ; gli aggiornamenti (promossi da “accadimenti” esterni o interni) sono pilotati da un meccanismo decisorio , sulla base dei condizionamenti di sistema (questi sono parte della cosiddetta “conoscenza procedurale”), che individua azioni plausibili nel contesto raggiunto dal processo. Le azioni possono portare a modificare un elemento situazionale, crearne uno nuovo, ovvero sopprimere uno inutile;possono anche modificare gli elementi condizionali ,aggiungerne o eliminarne,crearne uno nuovo,ovvero sopprimerne uno inutile; possono anche modificare gli elementi condizionati, aggiungerne o eliminarne. Si realizza, in questo modo, un meccanismo inferenziale che opera sugli elementi della conoscenza corrente (informazioni dichiarative), e (eventualmente) anche sulle modalità con cui le informazioni possono venire ad essere trattate.

4.1.b) Contesto temporale .Con paradigmi causali , il contesto temporale conduce a specificazioni univoche; le conseguenze sono estrapolabili e la regolazione delle trasformazioni è reimpostabile con la scelta degli anelli di retroazione .Con paradigmi giudiziali, i risultati dipendono dalla scelta delle azioni , oltreché dalle situazioni correnti. I contesti temporali hanno rilevanza storica ( a cose fatte) e non consentono estrapolazioni univoche di conseguenze, a partire da una successione di ingressi.

Questa circostanza complica la validazione dei meccanismi decisori: una “buona” scelta conduce a “buoni” risultati , ma questi sono disponibili ( per valutazione) quando ormai la scelta è stata consumata. Nella pratica, i risultati dipendono da una molteplicità di fattori e, salvo casi banali,non è facile avere una percezione ragionevole di come possono agire la varie grandezze d’influenza.

Per migliorare la plausibilità dei paradigmi giudiziali esistono (fortunatamente) le tecniche di simulazione. L’efficienza e la produttività di un impianto (o, singolarmente, di ogni risorsa in esso contenuta) sono dati quantitativamente apprezzabili, perciò usabili per valicare i risultati quali emergono da simulazioni dell’evolvere dei processi manifatturieri, in relazione con le scelte fattibili. Con l’automazione flessibile occorre un esplicito riferimento ai contesti temporali: con percezione del tempo corrente ( per assicurare la sincronizzazione dei processi concorrenti), del tempo storico ( per costruire i dati statistici su impianto e produzione) e del tempo estrapolato ( per attualizzare i condizionamenti nei meccanismi decisori, in relazione con le previsioni simulate).

4.1c) Gerarchia decisoria. I meccanismi decisori intervengono a tre livelli:per l’organizzazione dei programmi di produzione;per il coordinamento dei processi manifatturieri; e per l’esecuzione dei piani di fabbricazione. L’automazione flessibile prevede paradigmi giudiziali corrispondentemente differenziati:

4.1.1) una flessibilità strategica per gli orizzonti più lunghi, corrispondenti alla programmazione aziendale , con la selezione del quadro organizzativo in termini di risorse, approvvigionamenti, collaborazione,ecc.

· 4.1.2) una flessibilità tattica per gli orizzonti intermedi, corrispondenti alla gestione delle commesse schedulate , con la messa a punto del coordinamento fra reparti e il bilanciamento dei flussi produttivi lanciati entro singoli turni di lavoro;

· 4.1.3) una flessibilità reintegratrice per gli orizzonti brevi, corrispondenti al ripristino dell’impianto a seguito di avaria di risorse e al recupero di condizioni di efficiente esercizio dopo sopravvenienze ”fuori” programma.

L’automazione manifatturiera flessibile , rispetto a quella dedicata, può consentire economie grazie alla capacità di gestire le emergenze , per la versatilità delle risorse manifatturiere e grazie alle opzioni della flessibilità reintegratrice.

All’altro estremo,la flessibilità strategica consente l’acquisizione di commesse per prodotti diversificati, con spettro limitato più da vincoli organizzativi che da limitazioni tecnologiche. Fra queste si situa la flessibilità tattica , e su di essa si gioca l’efficienza dell’impianto; occorrer raggiungere le condizioni dello sfruttamento razionale dell’impianto: con alti coefficienti di utilizzazione degli immobilizzi; con equilibrata ripartizione dei compiti correnti e straordinari ; con assegnazione delle risorse, nelle quantità utili e agli istanti richiesti; con gestione delle priorità , secondo obiettivi di costo globali, ecc.

La diffusione dell’automazione flessibile richiede la messa a punto di architetture di governo dei reparti manifatturieri che consentano la più alta produttività in forza della flessibilità tattica e che unitamente consentano il raccordo del livello decisorio del coordinamento tra processi concorrenti , con livelli :organizzativo , per congruenza con la politica aziendale ; e esecutivo per il completamento dei compiti programmati.

4.2. Proprietà dei ritrovati

L’architettura di governo flessibile della fabbrica automatica richiede innovazioni sia per lo sviluppo dei dispositivi funzionali, sia per l’integrazione di questi. I termini delle innovazioni sono esaminati con riferimento ai dispositivi ideati e, esemplificativamente, messi a punto presso il Laboratorio di Progettazione meccanica applicata alla Robotica industriale dell’Università di Genova. Il ritrovato è un sistema di controllo decentralizzato interconnesso, che , con l’inserimento di appropriati dispositivi, consente l’effettivo parallelismo dei processi concorrenti , grazie alla decentralizzazione delle funzioni decisorie ( proprie dell’automazione flessibile). Con l’abilitazione del parallelismo, si possono raggiungere efficienze confrontabili a quelle dell’automazione dedicata, se sono prescelte le tattiche idonee; in definitiva si può unire il pregio dell’alta produttività a quello della flessibilità.

4.2.a) Configurazioni di controllo. Si chiariscono strumenti e modalità del governo flessibile dei processi manifatturieri concorrenti , con l’introduzione degli aspetti che sono sembrati significativi.

E’ utile distinguere le operazioni di attivazione di comandi ,dalle operazioni di formazione di giudizi. Le prime possono avvenire in linea o fuori linea, e sono caratterizzate da anelli di retroazione (fisica ) per la regolazione delle trasformazioni. Le seconde possono comportare condizionamenti interni o esterni ai processi , e sono caratterizzate dall’esistenza di anelli informativi di apprendimento , che consentono la gestione della flessibilità a diversi livelli:

- con cicli conoscitivi aperti, la struttura del controllo è causale allo stadio del sistema, e consente di abilitare il parallelismo dei processi concorrenti. Le modifiche ( nei parametri o negli algoritmi) del controllo ,provengono da condizionamenti gestiti esternamente ( secondo modalità programmabili, ove sia disponibile l’idoneo sistema informativo).

- con cicli conoscitivi chiusi , la struttura del controllo include anelli decisori e la modificazione degli schemi di regolazione è gestita ( gerarchicamente) da un supervisore , con interventi prodotti all’interno del processo.

In sintesi, esistono le alternative per la gestione della concorrenza: decentralizzata ( nel modo a programma) che trasferisce ai moduli periferici coordinamento ed esecuzione; centralizzata ( nel modo a supervisore )che mantiene il controllo unitario del coordinamento. In termini strumentali, per il modo a programma, occorre una configurazione che presenti la diretta interconnessione fra ogni coppia di moduli, con funzioni combinate di comunicazione e di sincronizzazione; nella pratica, sono utilizzabili configurazioni a grappolo (cluster ) , con supporto dotato di interfacce “intelligenti” con ogni modulo.

4.2b)Moduli di governo. Per realizzare un’architettura di governo flessibile occorre disporre di idonei moduli, fra loro interfacciati in modo da garantire la riconfigurabilità del controllo in relazione con le operazioni( di attivazione di comandi o di formazione di giudizi) di volta in volta necessarie.

La fabbrica, per il funzionamento flessibile non presidiato, richiede un sistema informativo distribuito. Un calcolatore di fabbrica è interfacciato ai calcolatori di reparto e questi sono interfacciati ai calcolatori di stazione. I calcolatori di reparto hanno in carica i servizi logistici per la movimentazione di parti e prodotti per l’approvvigionamento di attrezzi ed utensili. Il reparto utensileria ha un suo sistema

informativo per tener conto della distribuzione dell’intero stock , ovunque collocato, e nelle differenti fasi e condizioni di utilizzazione . Gli schemi di controllo resi operativi da diversi calcolatori includono blocchi esperti , sfruttano, cioè, gli strumenti dell’intelligenza artificiale , per la formazione di operazioni di giudizi loro demandate, In ciascun modulo vi è ,quindi, un parallelismo fra blocchi algoritmici (per elaborazioni con paradigmi causali) e blocchi euristici ( per elaborazioni con paradigmi giudiziali).

Gli impianti manifatturieri attualmente non dispongono di questo diffuso parallelismo, e gran parte dell’attività decisoria , necessaria alla flessibilità, è affidata all’intervento umano. Apparentemente l’impostazione può sembrare compatibile con l’efficienza dell’impianto , in presenza di cicli informativi aperti; tuttavia si ha un sostanziale passo avanti verso la fabbrica automatica ,se i moduli, predisposti all’integrazione,possono completamente abilitare il funzionamento nel modo a programma.

4.2c) Modalità d’integrazione . L’integrazione è aspetto centrale, se consente l’abilitazione delle strategie di governo ( previa riconfigurazione del controllo) conformi alle specifiche di flessibilità.

In concreto,la fabbrica automatica deve poter operare senza presidio diretto su singoli turni e, in corrispondenza, deve poter disporre di sistemi di governo fintagli orizzonti della flessibilità tattica , ed è ragionevole chiudere sull’uomo gli anelli conoscitivi per la flessibilità strategica,ed è ammissibile che a livello di flessibilità reintegratrice possa, in casi estremi, essere richiesto l’intervento umano ( per una gestione responsabilizzata delle emergenze).

Nell’ambito della flessibilità tattica , è ricompresso il funzionamento corrente dell’impianto : e, a siffatte condizioni, vanno riferite le prestazioni nominali, ai fini della valutazione di efficienza e produttività. In questi orizzonti , l’integrazione deve assicurare la gestione parallela dei processi manifatturieri concorrenti, nel modo a programma :ogni modulo raggruppa molteplicità di processi , con interfacce multiple che provvedono a comunicare le informazioni di interesse comune e a mantenere la sincronizzazione , secondo filtri decisori, condizionati dalla conoscenza procedurale, presente in ogni modulo. Le operazioni di formazione del giudizio , nel modo a programma,appaiono esterne al processo per i singoli moduli e interne al processo per la gestione del coordinamento.

L’integrazione degli schemi informativi deve consentire la commutazione al modo a supervisore nei transitori ; in particolare nei transitori di inizializzazione, quando, in forza delle ipotesi del sistema, occorre fissare la parametrizzazione dei blocchi di controllo causali ed esemplificare la conoscenza procedurale dei blocchi euristici ; nei transitori di ripristino , quando, in forza degli schemi interpretativi ipotizzati,si specializza la diagnostica e si elaborano segnalazioni e interventi di emergenza. Le operazioni di formazione del giudizio , nel modo a supervisore,sono interne al processo, con chiusura di cicli informativi di apprendimento, utilizzanti , passo a passo, i dati della conoscenza procedurale.

5 ) Esemplificazione

Si fa riferimento a un impianto suddiviso in più reparti con interesse orientato ( a titolo esemplificativo). all’integrazione delle funzioni logistiche del reparto utensileria, con i reparti manifatturieri. Si prevedono reparti di distribuzione con parti/prodotti e per attrezzi/utensili indipendenti , ed effettuati mediante carrelli teleguidati (AGV), corredati da opportuni dispositivi di carico scarico automatici;e un sistema informativo distribuito , ad interconnessioni multiple fra i moduli, con architettura decisionale multifunzionale per tenere conto delle differenti modalità per esecuzione e coordinamento dei compiti e della variabilità delle condizioni di esercizio.

5.1. Strutturazione del controllo

Per abilitare un governo flessibile ,sulla base di quanto richiamato , occorrono sostanziali innovazioni dei sistemi informativi distribuiti di fabbrica:

-a livello strumentale fisico (hardware), realizzando una modularità per compiti funzionali omogenei e assicurando il collegamento diretto, con interposizione di interfacce intelligenti , fra ogni coppia di moduli ; ciò consente la configurabilità di un controllo decentralizzato, con effettiva abilitazione del parallelismo dei processi manifatturieri ;

-a livello programmativo logico ( software), sfruttando le opzioni dell’intelligenza computazionale , per includere anelli conoscitivi per le operazioni dell’apprendimento con formazione di giudizi sulla base di accertamenti situazionali condotti sulla conoscenza corrente e con conoscenze procedurali predefinite ovvero in corso di definizione.

Si fa osservare che , con un’architettura di controllo decentrato interconnesso , il particolare schema nella realizzazione dei cicli informativi trova essenziale corrispondenza nella rete fisica dei collegamenti di comunicazione e dei nodi di elaborazione e dei nodi di elaborazione .E’ infatti fondamentale l’esistenza di interconnessioni intelligenti dirette ( come avviene , per esempio ,nella configurazione a grappolo di calcolatori) . In secondo luogo , l’innovazione si esplica nella definizione delle modalità di riconfigurazione di controllo per poter trattare le situazioni che richiedono operazioni di attivazione di comandi in -linea e fuori –linea,e operazioni di formazione di giudizi interni al processo ed esterni al processo.

In terzo luogo, il controllo interconnesso -decentralizzato realizza un uovo schema di funzionamento della fabbrica automatica : con la decentralizzazione si ha il parallelismo effettivo dei differenti moduli , per cui l’impianto può raggiungere produttività (misurata con prodotti nell’unità di tempo) confrontabile con le soluzioni dell’automazione dedicata ( risultato mai raggiunto fino ad oggi); con l’interconnessione si ha trasferimento ( e continuo aggiornamento ) degli schemi decisori ( costruiti con anelli conoscitivi esterni al processo) , all’architettura di controllo, la quale abilita anelli conoscitivi interni al processo, assicurando, attraverso la flessibilità,la efficienza dell’impianto in condizioni di turbolenza del mercato.

5.1a) Struttura a grappolo. Per l’automazione flessibile occorre, con l’impianto in esercizio, l’aggiornamento delle conoscenze di riferimento per agganciare ad esse la conduzione dei flussi manifatturieri , secondo le tattiche prefissate e in forza degli obiettivi d’impresa e dell’organizzazione aziendale.

Nell’aggiornamento delle conoscenze , grazie all’architettura innovativa proposta,, si opera sia in termini di dati dichiarativi ,( attributi strutturali e proprietà comportamentali), che in termini di dati procedurali ( con adattamento, generazione o soppressione di regole).L’aggiornamento dei dati dichiarativi deve poter avvenire con controllo esterno al processo (modo programmato). I diversi moduli,quindi, possiederanno memorie correnti nelle quali gli elementi situazionali sono modificabili dai processi concorrenti;le modifiche possibili sono abilitate da interfacce intelligenti interposte fra ogni modulo, e orientate secondo ipotesi di sistema. Si può realizzare questo schema di governo con una struttura a grappolo (cluster) fra moduli dotati di unità intelligenti. Questa medesima struttura può abilitare una unità di supervisione, commutando a un modo di funzionamento gerarchico, quando occorre anche l’aggiornamento dei condizionamenti procedurali,richiamando il controllo interno al processo ( modo adattivo). Ne seguono condizioni di esercizio con controllo centralizzato (per assicurare la flessibilità , ma con perdita di efficienza):queste sono limitate a brevi transitori ( flessibilità reintegratrice), ovvero avvengono fuori linea , senza modificare la produttività ( flessibilità strategica).

5.1.b) Gestione dell’apprendimento. Il governo dell’impianto sfrutta una strutturazione basata sulla conoscenza (knowledge based). L’apprendimento è legato alla formazione della conoscenza procedurale . E’ stata usata una codifica a regole dei condizionamenti procedurali, ricorrendo a differenti strumenti programmativi,specificamente adatti per il funzionamento fuori linea , e , rispettivamente, in linea. Vi è quindi una molteplicità di blocchi intelligenti distribuiti nell’architettura di controllo, con funzioni diverse.

Per ciascun blocco, ai fini dell’apprendimento,occorre che siano distinti due stadi, e cioè quello della formazione della conoscenza e quello della formazione dei giudizi. Il primo è legato alle scelte strategiche e tattiche dell’impresa e si esplica con la codifica delle regole generali e, quindi, con l’esemplificazione di esse sulla base dell’esperienza. Il secondo è gestito dal blocco esperto, in forza delle regole contenute nella base dei dati procedurali e con filtro del motore inferenziale prescelto.

Per assicurare l’effettivo parallelismo dei processi manifatturieri occorre una distribuzione di blocchi esperti; questi decidono tenendo presenti gli elementi della memoria corrente ( dati situazionali, aggiornati dai canali di comunicazione fra i moduli) e secondo la tattica programmata ( dati comportamentali, fissati dalle regole). Si può , in definitiva, raggiungere una completa decentralizzazione del controllo, senza che ogni processo abbia a dover ricevere un consenso gerarchico centralizzato, purché ritrovi i “suoi” dati situazionali ( per la sincronizzazione), le informazioni “condizionanti” di interesse multipli.

5.1c) Comunicazione e sincronizzazione. La particolarità caratterizzante l’innovazione , in concomitanza con la strutturazione a grappolo di moduli intelligenti , con gestione distribuita dell’apprendimento , è costituita dal controllo combinato delle funzioni di comunicazione e sincronizzazione .in forza di questa opzione si può garantire il parallelismo effettivo dei processi concorrenti con le stesse garanzie dell’automazione dedicata , in quanto ogni modulo può operare con tutti gli elementi di giudizio al comando decentralizzato , sia in termini delle operazioni da scegliere , sia in termini dei tempi di esecuzione. Per la sincronizzazione è fatto riferimento a un sequenziatore di riferimento ( transfer sequencer) . Le agende di lavorazione per ogni processo sono rese confrontabili con esso , grazie ai canali di comunicazione diretta fra i moduli. Ciò garantisce una sincronizzazione logica, ancorata all’effettiva evoluzione della produzione ; come riferimento è utilizzabile la logistica del servizio utensileria, come è mostrato dal prototipo esemplificativo. Un altro riferimento per la sincronizzazione logica è ottenibile con l’attivazione di una logistica integrata con gestione centralizzata dei trasporti di fabbrica.

5.2. Realizzazione prototipica

Ad illustrazione delle proprietà ottenibili con i ritrovati descritti, si fa riferimento all’ambiente di simulazione SIFIP per la fabbrica automatica, sviluppato dai ricercatori del Laboratorio di Progettazione meccanica applicata alla Robotica industriale dell’Università di Genova. Questo ambiente include un certo numero di programmi atti a simulare le risorse di reparti manifatturieri nelle diverse condizioni di esercizio e ad emulare le logiche di governo con specifico riferimento alla logistica di parti/prodotti e di attrezzi/utensili. ;’ambiente SIFIP è quindi adatto a valicare gli schemi dell’automazione flessibile, perché consente una sperimentazione particolareggiata delle effettive condizioni di esercizio degli impianti.

Con riferimento all’architettura di governo di cui alla presente relazione , sono esemplificativamente stati sviluppati i programmi:

-XTR-SIFIP per la pianificazione strategica del reparto utensileria ( con centralizzazione dei servizi per più reparti di fabbricazione );

-XTD-SIFIP per la gestione tattica della logistica di approvvigionamento in utensili dei vari reparti;

-XIM-SIFIP per la realizzazione di un controllo decentralizzato –interconnesso abilitante l’effettivo parallelismo fra i reparti manifatturieri ed i servizi di distribuzione degli utensili.

5.2a) Pianificatore strategico. Si avvale di un blocco esperto basato sul guscio NEXPERT per l’organizzazione dei piani di approvvigionamento , stoccaggio e ricondizionamento degli utensili, in relazione con i programmi di produzione preventivati secondo gli obiettivi aziendali. I condizionamenti procedurali sono previsti in senso di seguire una logica in parte algoritmica per ll’assegnazione degli utensili al piani di fabbricazione preventivati, e in parte euristica , per l’adattamento delle scorte di utensili per innalzare l’utilizzazione delle stazioni di lavoro e migliorare la produttività.

Il prototipo XTR-SIFIP è supposto funzionare per essere usato fuori-linea rispetto alla conduzione dei reparti , e risulta anche avere una collocazione esterna di processi con riferimento al controllo dell’attività manifatturiera.

5.2b) Gestore tattico Si avvale di un blocco esperto scritto con linguaggio OPS 5 per la selezione e l’assortimento degli utensili da distribuire in relazione con la produzione schedulata. Per il prototipo XRTD-SIFIP , sono previsti due tipi di funzionamento:

-il modo a programma , per preparare le liste di utensili più adatte in relazione a definite tattiche di gestione della produzione;

-il modo a supervisore , per gestire i transitori con adattamento passo a passo della distribuzione degli utensili al variare delle condizioni dell’impianto.

Nel modo a programma , sono realizzabili diverse tattiche in relazione con i gradi di flessibilità dell’impianto. Per produzioni scarsamente strutturate si fa riferimento contesti temporali ricoprenti turni ( o frazioni di turno) assegnando le “finestre di fabbricazione”; sono possibili miglioramenti con strutturazioni basate su i prodotti (tattiche a lotti ) o basate sulle stazioni di lavoro ( per tecnologie di gruppo).Nel modo a programma si fissa il quadro informativo ( con ciclo conoscitivo fuori processo) per abilitare il funzionamento in linea del controllo decentralizzato.

Nel modo a supervisore , è abilitato un ciclo conoscitivo dentro al processo,mentre il controllo può essere commutato fuori linea per far fronte alle emergenze non attese.

5.2c) Controllore parallelo. E’ interamente abilitata la struttura a grappolo collegante i diversi moduli intelligenti per il controllo in linea di tutti i reparti della fabbrica automatica. I diversi blocchi esperti utilizzano il linguaggio OPS 5 ,per assicurare la rapidità delle operazioni decisorie.

Il prototipo è fondato sull’architettura di gestione esperta XIM-SIFIP che vede l’uso di un VAX- cluster con sfruttamento di idonei strumenti software (ISL) acquisiti nell’ambito di un programma di ricerca parzialmente finanziato dalla DEC-Europe.

L’architettura XIM-SIFIP contiene i moduli XS-SIFIP , per la simulazione della logistica parti/ prodotti nei singoli reparti manifatturieri e XT-SIFIP , per simulazione della logistica attrezzi/utensili del relativo servizio di distribuzione e trasporto.

Grazie allo strato “intelligente” di interconnessione si può abilitare il controllo che combina comunicazione e sincronizzazione e garantisce ( secondo modo programma) il completo parallelismo dei diversi reparti.

RIFERIMENTI

ACACCIA G.M., CAMPOLONGHI F.,MICHELINI R.C. ,R.M. MOLFINO: ”Export simulation of a tool-dispatcher for factory automation”Intl. J. Computer Integrated Manufacturing , vol.2,n.2, march 1989

ACACCIA G.M., MICHELINI R:C:, MOLFINO R.M:, STOLFO F.,TACCHELLA A.”Devolopment of a decentralized –control for flexible-manufacturing facilities “I ntl J. Computer Application in Tecnologiies, vol.2, n.2, june 1989

MICHELINI , R.C.”Applications of artificial-intelligence tools in simulation programming for factory automation” DEC-EERP EWoods –Meeting ,Stresa 7-9 June ,1989

ACACCIA G.M.,MICHELINI R.C., MOLFINO R.M. , STOLFO F.,TACCHELLA A.:” A distributed –interconnected control for computer –integrated manufacturing” Int. J.Computer Integrated Manufacrturing Systems,vol.2,n.2 may 1989

ACACCIA G.M.,MICHELINI R.C., MOLFINO R.M. ; STOLFO F.,TACCHELLA A.:” An expert-scheduler for the tool-stock management in a CIM- environment” . Intl. J. Advanced Manufacturing Engineering,vol.1,n.4, august 1989.

6 COMMENTI

E’ prassi ormai acquisita il commentare le presentazioni che precedono le memorie riportate nel volume degli Atti.

La presentazione vera e propria è opera di Fulvio Di Marino, all’epoca presidente dell’A.D.M. ;della nota introduttiva è Autore il Prof. Rinaldo C.Michelini

Di Marino mette in evidenza quanto , per altra via ,è già stato esposto negli articoli sui primi Convegni A.D.M: , e precisamente quanto sia visibile ed armonico il progresso scientifico che appare nitido e avvincente nei Congressi che man mano si susseguono.

A tanto va aggiunto l’ampliarsi del campo d’interesse degli studiosi di Disegno di macchine, il che comporta automaticamente l’ampliarsi del campo di pertinenza della nostra Disciplina. E’ forse il caso di ricordare che in un precedente resoconto fu presentato come assioma l’enunciato :” il campo di pertinenza della materia X è definita dal campo d’interesse dagli studiosi di X”.

Pertanto , come appare del resto ovvio, il campo di pertinenza di una materia non è noto “ a priori”, ma va formandosi man mano che gli studiosi interessati conferiscono una solida struttura alla disciplina oggetto della loro indagine.

L’intervento di R.C. Nichelini ha un carattere strettamente “descrittivo”: Mancano quasi del tutto riferimenti di carattere matematico.

Ciò non toglie interesse alla relazione; piuttosto, l’ordito complesso della relazione richiede una buona preparazione di base e una notevole attenzione per scoprire , filo per filo,l’architettura del complesso delle operazioni e degli strumenti previsti per il controllo dei processi manifatturieri.

Va perciò ribadito il fatto che “un lavoro non deve avere necessariamente un forte contenuto matematico per assumere un carattere scientifico”.

6a) MEMORIE PRESENTATE NELLE SESSIONI ORALI

In quanto segue ,le memorie prese in considerazione sono indicate con il numero d’ordine corrispondente nell’elenco innanzi riportato.

Pur evitando ripetizioni superflue , appare opportuno porre nel dovuto rilievo l’importanza sovente attribuita dagli Autori alla parte strumentale che appare connessa alla parte strettamente teorica.

Sessione n.1 Rappresentazione

Così nella nota n.1, P.Conti e V.Piombini suddividono la rappresentazione grafica di scene tridimensionali in due fasi:

1. La modellazione geometrica che permette di stabilire forme, proprietà e caratteristiche topologiche dei solidi costituenti la scena;

2. La visualizzazione che permette di rappresentare le scene tridimensionali ( su monitor, su carta, o su altri supporti bidimensionali.

Gli Autori P. Conti e V. Piombini precisano che l’aspetto inerente alla ricerca è quello indicato al numero 2.

La descrizione della metodologia e degli strumenti usati , ad esempio la rappresentazione mediante il ray-tracimg è chiara ed esauriente; soddisfacente appare anche la parte iconografica.

L’articolo n.2 presentato da A. Lainati, Vice Presidente della Commissione UNI tolleranze, tratta coerentemente con la funzione professionale dell’Autore, delle tolleranze dimensionali e geometriche. La trattazione è molto chiara.Alcune precisazioni , appaiono , per la loro chiarezza , quasi ovvie; basta soffermarsi appena un poco sulle direttive indicate dall’Autore per accorgersi che tali “precisazioni” non sono affatto banali., Per chi ha già all’attivo un po’ di studi sulla teoria dell’informazione, esposta , ad esempio da Kampè de Feriet o da Eduardo Caianiello, appare chiaro lo stretto legame tra tale teoria e quella esposta in forma semplice da Lainati.

Nel dovuto rilievo sono messe le relazioni, o meglio, il complesso di relazioni che legano tra loro le tolleranze di forma e di dimensioni, e la struttura statistico- probabilistica che assumono le tolleranze di vario tipo, sia se considerate tra loro indipendenti, sia che si considerino le relazioni esistenti tra i vari tipi di deviazioni delle dimensioni e della forma reali, dalle omologhe entità considerate ideali .

Poiché generalmente il costo di fabbricazione aumenta con la quantità d’informazione richiesta, che a sua volta aumenta con la precisione di lavorazione adottata, appare quindi abbastanza naturale che nella pratica non venga richiesta una precisione di lavorazione superiore a quella richiesta dal buon funzionamento del sistema.

In altri lavori presentati in Congressi successivi a quello ora in esame, vengono trattati diffusamente i fondamenti della teoria dell’informazione esposti da Wiener e

Shannon ,come e collegati fondamenti di entropia informazionale

La nota n.3 è scritta da V.Milanese e A. Tosetti. Con questa memoria la disciplina del Disegno riprende la sua ascesa. Si tratta di programmazione logica, con i suoi addentellati con la logica tout court, in particolare con la logica aristotelica,con la sillogistica intesa in senso lato , con i criteri di verificazione ,con la teoria dei modelli.

Questo semplice elenco di argomenti ci informa su quanto si possa ampliare la trattazione dell’argomento proposto da Milanese e Tosetti. Naturalmente le esigenze di spazio spingono a ridurre la trattazione al minimo indispensabile perché il lettore abbia un’ idea della teoria esposta e si senta incentivato ad approfondire spontaneamente la teoria esposta e ad affacciarsi almeno sulle teorie confinanti alle quali abbiamo or ora appena accennato.

Le note n.4 ,n.5 , n.6 hanno tutte come Autori M.Orlando e G.Podda, tutti del Politecnico di Torino; tutte riguardano la individuazione il riconoscimento di fig.ure piane; variano gli algoritmi adoperati e l’estensione del problema. Nella nota n.4 si parla infatti di individuazione di figure piane; nella nota n.5 si tratta invece del “ riconoscimento” di figure piane mediante algoritmo di area; nella n. 6 si parla invece di “ individuazione e riconoscimento di forme piane in una scena a due livelli.

La individuazione può essere considerata simile ad un test di appartenenza ad una data figura di un “insieme di pixel costituito da un “seme”e degli otto pixel adiacenti . l’algoritmo di filling può intendersi come un algoritmo basato sul “riempimento “ con pixel della figura in esame .L’appartenenza di ub pixel sul contorno della figura può trattarsi alla stessa stregua di un punto del contorno tracciato sul foglio di disegno con i mezzi tradizionali; può , in altre parole, essere considerato appartenente o esterno alla figura.

Appare evidente da quanto ora esposto che il problema presenta un aspetto hardware prevalente rispetto alla parte puramente analitica che appare del tutto astratta,

La nota n.5, anch’essa di un certo impegno, presenta qualche difficoltà di interpretazione . In effetti il problema è basato sull’individuazione dei pixel appartenenti ad una figura data . Si ottiene così un modello della figura che non coincide esattamente con la figura stessa.

La nota n.6, degli stessi Autori delle note n.4 e n.5 appare come una sintesi delle due memorie precedenti. In effetti sembra , almeno da quanto esposto . che i due termini :”individuazione” e “riconoscimento” siano intesi quasi come sinonimi.

Possiamo dire che si pone anche un problema di tipo semantico, che ci porta a sconfinare nella logica aristotelica, o, se si vuole, nella sillogistica.

Gli Autori, Orlando e Podda ricordano l’esistenza di due metodi per realizzare il riempimento della figura a mezzo dei pixel: uno basato sull’algoritmo del flood-fill ; l’altro basato sul boundary fill.

Per ragioni di spazio rinunceremo ad illustrare nei dettagli i due metodi; ci limiteremo a quanto una traduzione letterale ci lascia intuire: Intenderemo il flood fill quale un “allagamento ( o inondazione) di pixel, mentre i boundary fill si riferisce al riempimento della linea di contorno sempre a mezzo di pixels.

Opportune subroutine ci informano se un dato pixel è esterno ( e quindi non appartenente ) alla figura.

Come abbiamo già scritto, con le note ora sia pur sommariamente illustrate, abbandoniamo il campo del disegno tradizionale visto sia sotto l’aspetto puramente grafico che sotto l’aspetto analitico, per passare in un settore in cui la fisica gioca un ruolo decisivo ,anche nella risoluzione di problemi con un contenuto fortemente iconografico.

Il settore ora oggetto di studi approfonditi è quello dell’”analisi delle immagini” (image processing).

Possiamo intendere la nota n. 7 di Franco persiani come immersa nello stesso spazio astratto che contiene i tre lavori di M.Orlando e G.Podda.

Il titolo del lavoro di F.Persiani recita così:”Impiego di reti neuronali per il riconoscimento di pecularietà geometriche in modelli CAD tridimensionali di organi meccanici”

Forse quest’articolo segna la definitiva frattura tra il disegno tradizionale e quello moderno che appare più vicino ad una branca della Fisica, in particolare della Cibernetica ,anziché ad un metodo di rappresentazione che ha quali lontani antenati , abitanti delle caverne, il tecnigrafo, la riga , il compasso e soprattutto la regina madre impersonata dalla Matita ,che in questo caso merita l’iniziale maiuscola

Ricordiamo che già nel III Convegno celebrato a Sorrento nel 1980 ,l’illustre Fisico Eduardo Caianiello parlò “coerentemente” di Disegno; con lui parlarono di Disegno eminenti studiosi d’Informatica quali Stefano Levialdi ed altri.

E anche in questo pezzo abbiamo fatto una piccola incursione nel campo della logica, in particolare della sillogistica , allorché ci è sorto il dubbio sulla differenza semantica tra i termini “individuazione” e “ riconoscimento”.

Il rinvio ,sia pure a volo di uccello” al “de Interpretatione” di Aristotele è stato immediato.E per il momento chiudiamo con l’argomento dei confini del campo di pertinenza della nostra materia, confini che semplicemente non esistono, anche se siamo consapevoli del fatto che non si può etichettare con il termine disegno ogni prodotto dell’attività umana.

La nota di Persiani ha termine con una breve ma efficace trattazione della modellazione solida Brep e CSG.

L’elenco degli Atti del VI convegno ADM prosegue con un articolo di Mario Pettinicchio ( sulla Normativa). E’ opportuno ricordare che Donnarumma ,in un Convegno tenuto a Roma sulla normativa ,battezzò la Norma “Crivello d’ordine”. La norma venne intesa come elemento separatore tra l’ordine e il disordine, tra il cosmo e e il caos.

F.Rossi (nota n.9) ritorna alla visione squisitamente teorica del Disegno richiamando l’elegante teorema di Pohlke, con un riferimento quasi obbligato agli illustri Matematici G.Fano e F.Enriques.

Emerge ancora l’aspetto poliedrico del Disegno, visto da un lato come un aspetto della Geometria descrittiva nel suo significato intrinseco ,e dal punto di vista strumentale come un capitolo , o meglio, uno dei capitoli della rappresentazione realizzata a mezzo di strumenti informatici tra i quali le reti neuronali.

Con l’articolo di G.Wolf ci si immerge nel Disegno puro, che conserva un interessante aspetto teorico. Ci piace riportare le parole dell?Autore, da me ampiamente condivise:”Con il presente lavoro si intende richiamare le relazioni esistenti tra i vari elementi di una rappresentazione grafica,anche come premessa ad interpretazioni analitiche dei risultati raggiunti , nella convinzione che sia necessario , giorno dopo giorno,aumentare il bagaglio culturale del disegnatore, che ,usando in un certo modo il calcolatore,perde facilmente di vista l’essenza geometrica del suo operare ottenendo le elaborazioni dalla macchina in modo, per lui del tutto trasparente.

C’è quindi simbiosi assoluta tra teoria e pratica

Con la nota n.11 è esaurita la tematica dedicata alla Rappresentazione

Le 10 note dalla n.12 alla n.21 , incluse sono invece dedicate alla Progettazione e Costruzione.

Sessione n.2 : Progettazione e Costruzione

Le tematiche delle sessioni 1 e 2 sono contigue non solo per la loro posizione nell’elenco degli argomenti presentati al Convegno, ma anche per i contenuti delle note.

La contiguità dei contenuti, di per sé stessa evidente, non ha bisogno di ulteriori chiarimenti. Nell’articolo n.12, di A.Aiachini,C.Balboni e F.Pampagnin , tutti dell’Università di Genova, si parla sostanzialmente della “Ingegnerizzazione”ossia della descrizione esauriente delle varie fasi che portano dalla progettazione al prodotto finito. E’ abbastanza ovvio che la Ingegnerizzazione richiede la collaborazione dell’Ingegnere progettista e dell’Ingegnere di produzione. Sia pure redatto in forma schematica, il lavoro di Aiachini, Balboni e Pampagnin appare adatto allo scopo prefisso. Con il lavoro n.13 di A.Antonini, P.Pinamonti, C.Vecile si passa ad una serie di articoli di natura progettuale, o, se si vuole, di natura pratica. In effetti, nella nota n.13, dal titolo “ Progettazione di pompe centrifughe con tecniche CAD” viene illustrato un programma di calcolo che, partendo dai dati di progetto della pompa, consente di ottenere in modo automatico le dimensioni ottimali e i disegni della girante e della cassa a spirale.

La nota, piuttosto breve , appare sufficientemente chiara; anzi ,considerata la natura dell’argomento , abbastanza difficoltoso e tale da richiedere una sufficiente armonia tra disegno e calcolo, la chiarezza raggiunta nell’esposizione va al di là dell’aspettativa.

Per quanto concerne la memoria n.14 dal titolo :” IL Disegno e la Progettazione di un albero comando distribuzione composito per motori endotermici e della macchina per la sua produzione industriale” presenta difficoltà essenzialmente di ordine tecnologico, richiedendosi per l’albero in materiale composito una forma sufficientemente precisa e una sufficiente resistenza sia statica che dinamica.

Nella nota n.15 di L.Canella,C.Martini e G.Zamboni, intitolata “Modulo per la generazione automatica in ambiente CAD-CAM di una famiglia di pezzi di rivoluzione” colpisce sopratutto la chiarezza e la coerenza dell’esposizione che tratta del modo di facilitare l’introduzione delle informazioni necessarie per la generazione automatica del disegno e del part-program per torni a controllo numerico.

La promessa fatta nel sommario viene mantenuta” in toto” nella trattazione che segue il sommario.

Si passa poi alla nota n.16 di F.Caputo e C.Tortora, intitolata:”Un approccio all’ottimizzazione del processo progettazione – produzione”.

Come tutti i lavori che riguardano l’ottimizzazione, la memoria di Caputo e Tortora presenta un aspetto per così dire, molto variegato o meglio, poliedrico..

In effetti gli Autori si impegnano con le seguenti parole:”Oboiettivo di questo lavoro è la ricerca di un’impostazione sistematica per l’ottimizzazione del processo di progettazione /produzione ,al fine di rendere concreta la possibilità di progettare un prodotto ed i suoi componenti in modo che possano essere realizzati efficacemente,senza riguardo alla specifica loro natura, individuando eventualmente dei prodotti che possano rappresentare la base scientifica per la progettazione , tenendo sempre presenti le esigenze dettate dalla produzione…..

La nota n.17 dal titolo “Un sistema di automazione per il disegno progettuale di strutture in carpenteria metallica” di A.Fichera,E.Guglielmino,G.La Rosa , i primi due dell’Università di Catania e dell’Università di Reggio Calabria il terzo,è, apparentemente più semplice dei lavori di disegno progettuale esposti in precedenza.In effetti la carpenteria metallica appare , e spesso è ,qualcosa di più grossolano rispetto ai sistemi illustrati nei precedenti articoli. Possiamo a questo punto riportare le parole degli Autori :”Scopo del presente lavoro è la realizzazione di un package dedicati a sistemi di elaborazione di piccola capacità in uso in aziende che progettano e producono strutture in carpenteria metallica. Si è reso necessario,quindi, svolgere un’analisi del sistema produttivo di un’azienda tipo, cercando , in particolare, di focalizzare l’iter di lavoro di un tecnico disegnatore allo scopo di ottimizzare meglio l’implementazione delle tecniche di CAD”.

In sostanza il “modello” del sistema progettuale e produttivo è riferito al modo di progettare e produrre dei tempi precedenti lo sviluppo dell’Automazione.

Questo non significa che il sistema sia banalizzato, ma che esso è stato preso intelligentemente quale modello delle operazioni che dall’idea portano al progetto e infine alla produzione di quanto al primo stadio è stato oggetto dell’ideazione.

Arriviamo così alla memoria n.18 di Roberto Groppetti del Politecnico di Milano, che è presentata con il titolo “Una metodologia e un sistema di consultazione per la progettazione del prodotto in vista del montaggio”.

Il requisito della funzionalità comprende l’idoneità al montaggio del prodotto”

E’ tra l’altro, difficile immaginare un prodotto suddiviso in tanti pezzi che presentino poi difficoltà per il montaggio,per cui si potrebbe in extremis pensare ad un insieme di pezzi non montabili o non rimontabili , per cui si potrebbe solo immaginare una caterva di pezzi alla rinfusa inutili ed inutilizzabili.

Possiamo pertanto immaginare che l’idoneità al montaggio sia un requisito irrinunciabile dell’insieme dei pezzi realizzati; tale insieme può esercitare la propria funzione solo dopo il montaggio; pertanto l’idoneità dei pezzi al montaggio rappresenta un requisito da soddisfare in contemporanea con i singoli pezzi l’idoneità alla specifica funzione dei singoli pezzi. Possiamo, anzi dobbiamo, immediatamente parlare di “una metodologia integrata di progettazione in vista del montaggio,che consenta di identificare una soluzione ottimizzata globalmente .

E’ quasi superfluo, a questo punto parlare del prodotto richiesto come di un prodotto “le cui caratteristiche si adattano sia alle operazioni specifiche di montaggio sia al sistema di montaggio che si intende adottare e che deve ressere concorrentemente prefigurato in relazione alle caratteristiche stesse del prodotto e alle operazioni da eseguire, oltre che alle specifiche di produzione definite”.

L’articolo si dilunga esaurientemente nella trattazione delle operazioni specifiche ora descritte, e sulle varie esigenze o funzioni , che le operazioni stesse devono soddisfare.

Un esempio ad hoc è costituito da uno strumento informatico destinato a costituire un sistema prototipo di consultazione e di supporto alla progettazione del prodotto in vista del montaggio,caratterizzato da un’adatta architettura di implementazione e da una opportuna interfaccia utente.

La memoria n.19 di M.L.Luchi e S.Rizzuti, dell’Università della Calabria , appare quale il naturale prosieguo della nota precedente. Infatti gli Autori presentano un riassunto chiarificatore “ ab inizio”.

“ Il presente lavoro – scrivono gli Autori – descrive una procedura per la suddivisione in sottodomini di forma quadrilatera di un dominio piano semplicemente connesso definito da un contorno poligonale comunque complesso : Il lavoro rappresenta il primo passo per la messa a punto di un sistema direttamente interfacciabile con un modellatore geometrico solido , per la generazione automatica di elementi di contorno su un oggetto tridimensionale”

Si entra ormai , quasi inconsciamente nella Teoria dei grafi, senza che a questa teoria si faccia esplicito riferimento. Tuttavia il riferimento appare implicito , e la trattazione della mesh ( o reticolatura) prende il suo posto d’onore nella intera memoria.

L’articolo n.20 di A.Pasta e G.Virzi Mariotti dell’università di Palermo, è intitolata:

” Un sistema CAD per lo studio del veicolo “

Il concetto base su cui poggia l’intera memoria ci riporta al disegno tradizionale; l’utilizzo del computer appare però attento e ,potremmo dire ,intelligente. Riprendiamo perché ben riassumono l’intero contenuto del lavoro , le parole riportate dagli Autori nel Sommario :”Si sono rilevate con digitalizzatore le linee fondamentali di un’autovettura Macerati 2000. A tal fine sui è utilizzato un algoritmo che da due proiezioni di Monge consente la costruzione del modello tridimensionale.

La parte più autonoma rispetto alla tradizione è costituita dalla possibilità dell’ingresso automatico dei dati geometrici nell’elaboratore al fine della esecuzione del calcolo strutturale.

La nota n.21 porta il titolo :Applicazione di tecniche CAD in studi di accessibilità finalizzata alla manutenibilità di aeromobili”. Il lavoro è abbastanza esteso e preciso nei dettagli. Esso si riferisce alla razionale configurazione dell’aereo non solo dal punto di vista strutturale e puramente aeronautico, ma anche , e in questo caso soprattutto, alla “comodità di accesso nel velivolo e alla conseguente necessaria “comodità” richiesta per lavoro di manutenzione del velivolo..

E insieme agli Autori Con quest’articolo ha termine la sessione dedicata alla “Progettazione e Costruzione” di “oggetti” qualsivoglia, in particolare meccanismi” ; questa sessione è segue quella della “Rappresentazione” che riguarda ,il disegno tradizionale.

La diversità consiste essenzialmente dalla strumentazione: righe, compassi, tecnigrafi appartengono ormai alla Preistoria.

Si passa ora alla trattazione della Soria del Disegno, di Esperienze Industriali e Contributi diversi.

3 .STORIA DEL DISEGNO

Due sono le note sulla Storia del Disegno presentate al VI Convegno A.D.M. di Palermo(13,14,15 Dicembre 1989)

La prima (nota n.22) ha quali Autori C. Balboni dell’Università dell’Aquila,,Professore Ordinario; W. Parodi,professore Associato di Meccanica Applicata alle Macchine dell’università di Genova, M. Monti, Borsista presso la stessa Cattedra dell’Università di Genova. Il titolo della memoria è il seguente:

“Il disegno di Macchine alla Scuola di Applicazione per ingegneri –Torino 1867/9”

La seconda memoria della sessione dedicata alla Storia, nota n.23 nell’insieme totale delle memorie presentate al Convegno, ha quali Autori A.R. Brunati ,dell’ITIS Feltrinelli di Milano; il titolo, abbastanza generico suona:”Alcune riflessioni sulla storia del Disegno Tecnico”

Molto arduo diventa il linguaggio quando si parla di “Storia”; potremmo essere d’accordo con quegli Studiosi che affermano che la Storia di una materia è la materia stessa. Potremmo forse giustamente intendere la Storia, quale che ne sia l’oggetto, è una guerra illustre contro il tempo. Rifacendoci un po’ all’idea di Parmenide , potremmo intendere la Storia stessa quale un filmato setesso della materia indagata, filmato che ci restituisce lo stato della scienza indagata in un intervallo di tempo finito, ma piccolo quanto si vuole.Il pensiero va immediato ad Enrico Rufini e alla Storia dell’Analisi infinitesimale dell’antichità:a Rufini va associato , a nostro avviso soprattutto Federigo Enriques e la sua indagine sulla Geometria proiettiva.

Abbiamo associato l’evoluzione di una disciplina al “tempo” , supposto “pieno” di eventi, ciascuno dei quali è premessa di eventi avvenuti in temo successivo.

Gli Autori definiscono La Storia del Disegno come “Evoluzione del linguaggio grafico in correlazione allo sviluppo dei processi tecnologici industriali ed allo sviluppo delle tecniche e degli strumenti di disegno.

L’osservazione quasi banale è che il disegno è visto quale strumento di comunicazione.

Ma comunichiamo un qualcosa già realizzato o una novità da noi inventata?

Nel secondo caso siamo direttamente nel campo della Progettazione

E qui si addice il messaggio (così ci piace chiamarlo) di Leonardo, riportato dagli Autori :

“…..Il disegno è di tanta eccellenza che non solo ricerca le opere di natura, ma infinite più che quelle che fa la natura”…

Con questa splendida affermazione di Leonardo ha termine la breve Storia del Disegno.

E coerentemente con quanto anche da noi affermato rileviamo dagòo Autori la successione delle principali fasi del Disegno, che va dal Disegno dal vero, molto personale , alla prospettiva, alla Geometria Proiettiva, a quella analitica, con i contributi di Pascal, Desargues,Poncelet, Von Staudt, cui aggiungiamo tra gli altri i già citati Rufini e Enriques , senza trascurare Euclide e ali altri Matematici dell’era Preellenica ed ellenica.

Possiamo a questo punto domandarci: E’ il Disegno una materia appartenente al Dominio delle Matematiche?

E’ proprio la Storia , sia antica che contemporanea, che ci spinge, o addirittura ci invoglia, a rispondere sì.

E insieme agli Autori rileviamo con gioia il carattere Culturale,Tecnico,Estetico,Etico

Del Disegno; in particolare ,l’Etica ci sembra quasisinonimo di Estetica.

3. ESPERIENZE INDUSTRIALI

Il primo lavoro della sessione (n.24 dell’insieme globale dei lavori presentati), è opera di Paolo Barlini, dell’Intelligent Design” di Milano e di Gianni Zonta ,dell’Ansaldo sistemi Industriali di Monfalcone. Il titolo del lavoro è : la Progettazione ed il Disegno Automatico in Ambiente CIM : l’esperienza Ansaldo A Monfalcone”

Il titolo e gli Enti di appartenenza degli Autori testimoniano da un lato l’esperienza degli stessi Autori, dall’altro il lavoro stesso ha un carattere descrittivo, anche se ampio e chiaro, che lascia un po’ ai margini l’approccio puramente scientifico; ampio è invece lo spazio lasciato ai vari diagrammi di flusso che fanno luce sui vari step curati per raggiungere il risultato definitivo.

E’ così che, malgrado la lunghezza del lavoro, il sommario viene contratto in quattro righe , che riportiamo integralmente:

“Nell’ambito del progetto pilota CIM dell’ANSALDO di Monfalcone è stato realizzato

.un sistema di progettazione automatico ed integrato, sviluppando metodologie particolarmente innovative. Il ruolo del disegno,prodotto automaticamente , si modifica profondamente da veicolo fondamentale di comunicazione tecnica a strumento di controllo e verifica dell’informazione”

Quanto riportato nell’ultima frase pone in luce la complessità dell’Architettura dell’intero sistema che assume un ruolo del tutto diverso da quello assunto dal Disegno tradizionale. Potremmo paragonare il disegno dell’intero sistema come un diagramma di flusso della successione delle operazioni necessarie al compimento dell’intera opera.

Ad ogni nodo corrisponde una parte completa, in grado di svolgere la sua propria funzione.

L’architettura del sistema è quindi di tipo impiantistico sia dal punto di vista strutturale che funzionale; le funzioni sono ovviamente svolte con l’ausilio determinante del Computer.

Nella nota n.25, S.Berti dell’Università di Ancona si sofferma, rispettando il titolo, sullo “studio per la normalizzazione di supporti per fissaggi basculanti di cilindri idraulici”

L’approccio è di tipo pratico, o meglio di tipo euristico.Anche in questo caso il riassunto del lavoro ci sembra più esplicito di quanto non si possa fare nel dettaglio,considerati i limiti dello spazio disponibile.

Berti esprime così il contenuto del lavoro:”Il comportamento dei perni di fissaggi basculanti dei cilindri è influenzato anche da quello dei supporti ,mai definiti adeguatamente .Questa memoria vuol contribuire ad eliminare l’inconveniente e studia una serie di supporti ( detti “staffe”) adatta per l’Unificazione.

Il problema delle tolleranze aoppare in tutta la sua evidenza, strettamente congiunto al problema dell’Unificazione

C.Blandino e L.Marchetto ,della FIAT AUTO S.p.AQ.D.P.S.I. affrontano il problema della “ Normazione/Unificazione nel processo progettativi assistito da Calcolatore”.

Appare ovvia la differenza d’importanza del problema dell’Unificazione-Normazione rispetto a quello dell’impiego del Calcolatore, diventato ormai in molti casi un fatto di routine, come può essere ad esempio la normazione , la catalogazione o altro, come ad esempio la creazione di modelli coerenti con la normazione adottata.

Concludono la sessione le due note .

27) di F.Bonucci,C.Culla,L.Piccinini , dal titolo “Un’esperienza di impiego industriale di sistemi integrati CAD-CAM su PC.Possibilità e limiti evidenziati”

28) di R.Capitani,M.Carfagni,A.Giani,M.Poggi ,dal titolo:”Studio di un sistema diagnostico on-line per semilavorati in legno” .

Come per tutte le note brevi , sembra utile riportare il sommario elaborato dagli Autori. che in poche parole possono dire qualcosa in più di quanto non possono comprendere quelli che leggono per la prima volta la memoria.

Allora, riportando il Sommario parola per parola esplicitiamo la descrizione di un’esperienza relativa ad un sistema di modellazione integrata CAD.CAM operante su PC in una piccola azienda produttrice di stampi per materie plastiche .Vengono evidenziati possibilità e limiti del sistema ed effettuati confronti economici con sistemi alternativi.

I limiti dovuti alla scarse dimensioni dell’Azienda vengono immediatamente posti in evidenza nella descrizione dell’azienda. Non si tratta solo di svantaggi, in quanto i limiti dimensionali dell’azienda possono mutare in vantaggi quelli che a prima vista sembrano svantaggi: si tratta di ben utilizzare spazi e mezzi disponibili.Senza dilungarci nell’esposizione , notiamo che gli Autori trovano utile soffermarsi sulla valutazione dei limiti e delle possibilità del sistema .I risultati conseguiti vengono così descritti:” la qualità degli stampi è risultata più che soddisfacente sia per rispondenza geometrica ai disegni forniti che per qualità di lavorazione. In particolare la

precisione di modellazione raggiunta è stata in genere superiore a quella richiesta e ottenibile con altri sistemi di produzione.

Il vantaggio ottenuto dalla sperimentazione sembra scontato: le difficoltà incontrate ,non trattabili sempre per via analitica, sono state affrontate e superate, come spesso accade,per via sperimentale.

Per quanto possa sembrare ovvio, è lecito soffermarsi ancora sulla “simbiosi” tra scienza e tecnica; teoria e esperienza, che sola può portare a risultati soddisfacenti senza spiacevoli sorprese.

La sessione trova la sua degna conclusione con la nota n.28 “Lo strumento utilizzato è l’Analisi delle Immagini” strumento diverso dalla comune “Computer Grafica” , di impiego più complesso. Gli Autori fanno subito notare la difficoltà imposta dalla lavorazione del legno, materiale insostituibile in molte applicazioni.L’operazione di analisi appare piuttosto come una “ricerca” dei difetti del materiale che può indurre in errori di giudizio della qualità del materiale; basta pensare alla delicatezza dell’effetto “ luminosità” , la cui variazione, anche se piccola, può dare come accettabili pezzi che tali non sono, e indurre allo scarto , pezzi che non meritano questo giudizio negativo.

L’esperienza e l’intuizione possono rendere la metodologia adottata migliorabile e quindi accettabile con piena convinzione

CONTRIBUTI DIVERSI

Argomenti ,nei quali il disegno ha funzioni strumentali che presentano

elementi di interesse per sviluppi di sinergie nell’ambito della Meccanica

Con l’epigrafe sopra riportata vengono indicati i 4 Contributi, indicati nell’indice generale con i numeri 29,30,31,32

Che i contributi siano alquanto diversi lo mostra la diversità degli argomenti tratta ti: si va dall’Osteosintesi di A.O. Andrisano, alla fatica oligociclica di G.Caligiana,alla Progettazione pura di A.Pasta , per concludere con i Collegamenti forzati di A.Sabbatini.

Il primo lavoro , di A.O. Andrisano, intitolato “Sul progetto di un dispositivo di osteosintesi esterna”è decisamente nuovo e innovativo (non sono sinonimi !) per una manifestazione di disegno. La scelta del materiale o dei materiali, il dispositivo che rende facile e comoda la masticazione, eventuali “riparazioni” di fratture, correzioni di errori di posizionamento del dispositivo,entrano in un ambito che ha poco a che vedere con il disegno tradizionale, e anche con il disegno che si è andato sviluppando negli ultimi anni e che sono stati oggetto di discussione negli ultimi Convegni dell’ADM. Alcune illustrazioni sembrano però molto utili per la comprensione della forma del dispositivo “correttore” della frattura o irregolarità mandibolare, e per comprenderne le modalità di un buon funzionamento.

Gianni Caligiana ,nella nota n.30, dal titolo “uno strumento per il disegno e l’analisi di organi meccanici soggetti a fatica oligociclica”tratta argomenti che fino a pochi anni or sono erano di pertinenza esclusiva della Costruzione di macchine, abbastanza al di fuori del Disegno di Macchine. Oggi, con l’evoluzione del Disegno dovuto in gran parte ai nostri convegni, i profili dei due settori della ricerca sono venuti in pratica a sovrapporsi. Il lavoro di Caligiana ben si presta ad una lodevole interpretazione interdisciplinare.

Il lavoro di A.Pasta, dell’Università di Palermo,dal titolo “Un metodo per la progettazionedegli alberi di trasmissione” può ben meritare un giudizio simile a quello dedicato al lavoro di Caligiana. Nel lavoro di Pasta è data molta attenzione alla forma dell’albero, in particolare raccordi, smussi etc, in modo da facilitarne la lavorazione, la funzione ,la verifica strutturale.

L’ultimo lavoro (nota n.32 ) chiude la sessione e l’intero Convegno ha quale Autore A.Sabbatini ,Assistente ordinario di Energetica presso l’Università di Trieste, il titolo è:”Sovrasollecitazioni e grado di efficacia in collegamenti forzati in presenza di ovalizzazione”. Il titolo non lascia dubbi sull’argomento trattato; l’analisi pensionale richiede un supporto matematico di buon livello , ben fornito dall’Autore, sia pure in forma sintetica. Forse sarebbe utile una trattazione matematica più esaustiva.In ogni caso il lavoro di sabbatici appare ben centrato e decisamente apprezzabile.

Conclusioni

Abbiamo ora concluso la descrizione del VI Convegno A.D.M., svoltosi a Palermo nei giorni 13,14,15 dicembre 1989.

A chiusura dei precedenti Convegni abbiamo speso qualche parola per porre in evidenza il progresso del Convegno in esame rispetto ai precedenti.

Ogni Convegno presenta infatti qualcosa che lo distingue dai precedenti, in misura più o meno visibile.

E’ opportuno ,in questo breve riepilogo, ricordare che negli anni ’40, e anche negli anni ’50. il corso di disegno si esauriva nell’addestramento manuale dell’Allievo; gli strumenti usati erano quelli noti: riga e compasso e in caso di abbondante dotazione di mezzi , era possibile usare il tecnigrafo. L’esame consisteva nella sola prova grafica.

Con il I Convegno svoltosi a Taormina, preceduto negli anni precedenti da un paio di incontri tra cultori della materia, si cominciò a parlare della teoria del Disegno, in gran parte poggiante sulla Geometria descrittiva e,per altro verso, sulla Geometria proiettiva.

Una rilettura della Storia dei Convegni, riportata sul nostro sito, può tornare di una certa utilità.

Abbiamo parlato, nei precedenti Convegni, di discipline astratte, in gran parte geometria (per la rappresentazione) e poi di Statistica e probabilità per le tolleranze , di geometria di forme complesse, e poi, man mano che la disegnazione sui è avvicinato alla progettazione, si è entrati nel campo delle logiche bi- e tridimensionali.

Il richiamo della logica antica appare ineludibile; in particolare Platone ed Aristotele, giganti il cui pensiero appariva prerogativa assoluta degli umanisti,diventano presenze costanti anche nella progettazione , che è allo stesso tempo disegno ,cioè rappresentazione, e creatività.

E’ qui ragionevole riportare un altro passo del Carruccio:”Viene da Aristotele considerato fondatore della logica ( o dialettica) Zenone, della scuola di Elea, fondata da Parmenide tra verità razionale (((((((() e opinione di origine sensibile ((((()”. Sembra che il pensiero di Parmenide sia ancora attuale, se appena consideriamo la verità razionale come derivante da una teoria, e la seconda quale verità di origine sperimentale.

Quello che appare notevole nel Convegno di Palermo del 1989, è l’approccio sistematico alla Costruzione, accompagnata sì dalla Progettazione e dalla Disegnazione, ma che resta il fulcro di molte delle memorie presentate. Possiamo dire che si è passati dall’astratto al concreto, o se si vuole, dalla teoria alla pratica.

Questi due aspetti del Disegno procederanno in simbiosi, affrontando argomenti sempre più complessi. Il piacere del Successo, sempre più ampio, continua ad incoraggiare lo sviluppo di una disciplina complessa e proteiforme. Il fatto che tale materia sia stata una volta ancella delle altre, è ormai solo un ricordo che tende rapidamente a scomparire. Una novità importante del 1987 fu la pubblicazione di un volume di Disegno di Macchine da parte della Casa Editrice UTET. Il Presidente Dott. Merlini spiegò questa svolta con il fatto che il Disegno aveva ormai raggiunto un livello scientifico pari a quello delle altre materie.Eppure erano in circolazione pregevoli volumi, quali lo Speluzzi e Tessarotto; Straneo e Consorti, il Maifreni e altri .

Ma l’impostazione matematica fu per la prima volta adottata nel volume edito dalla UTET, il cui Autore era Antonio Donnarumma; la seconda edizione fu curata dalla editrice Masson.

Spero che i lettori perdonino il deficit di umiltà che appare nelle ultime righe; ma talvolta conviene che il vero,malgrado tutto, si dica, specialmente se si riconosce che i due testi citati sono lontani dalla perfezione.

A questi due volumi seguirono poi pregevoli opere anche di Colleghi dell’A.D.M.

Il campo d’interesse del Disegno e della Progettazione ha toccato e oltrepassato i confini della Tecnica per entrare anche nel campo che sembrava di assoluta pertinenza umanistica .

Un’importanza nuova acquista la “Sillogistica” .

Pertanto nei Convegni successivi a quello ora trattato, il criterio della interdisciplinarità (cross-disciplinary research)diverrà qualcosa di simile a un dogma.

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