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LE CENTO CITTÀ D'ITALIA ILLUS.TRATE

I E N NELLA STORIA E NELL'ARTE

l l

Fot. A r1dcr s01l, Roma. ~ La cupola del Duomo di Siena col campanile originalissimo, di struttura romanica, a strati bianchi e n e ri.

CASA EDITRICE SONZOGNO- MILANO MADE IN ITALY

Centesimi 80

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-LE CENTO CITTA

D'ITALIA ILLUSTRATE

Questa collana iniziata nel 1887, ormai esaurita, rarissima e ricercata dai biblio­grafi, rivede la luce alla distanza di 37 anni.

La Casa Editrice Sonzogno rinnova Le Cento Città d'Italia con veste trasfor­mata, con ricche illustrazioni, in un'edizione di lusso.

Le Cento Città d' Italia sono divise in fascicoli di 16 pagine cadauno (ad ec­cezione di Roma, divisa in due fascicoli: Roma antica e Roma moderna) e ogni fascicolo tratta di una città, ne narra la storia, ne riproduce i monu­menti e le varie e più caratteristiche manifestazioni dell'arte sua.

La compilazione è stata affidata a Guido V icenzoni e sono collaboratori s.:rillori e studiosi di ogni singola città .

Le Cento Città d'Italia formeranno una raccolta cara a tutti gli Italiani delle varie regioni per le utili notizie, le . note storiche ed artistiche e per le nitide e numerose fotografie, circa un~ quarantina per ogni fascicolo.

La pubblicazione, iniziata nella gran luce e nei ricordi di Roma, madre delle genti, avrà quest'ordine per i primi venti fascicoli:

l. ROMA. ANTICA 11. VENEZIA

2. ROMA MODERNA 12. LAGUNA VENETA

3. MILANO 13. PISA

4. NAPOLI 14. SIENA

5. POMPEI 15. BRESCIA

ò. TORJNO 16. VERONA

7. PALERMO 17. VICENZA 8. FIRENZE . 18. BASSANO

9. GENOVA 19. PADOVA

10. BOLOGNA 20. TREVISO

Ogni fascicolo settimanale Cent. cSO In vendita presso tutte le Edicole

Abbona1nento ai primi venti f'asclcoll, Lire 15 Estero Fr. 19

Inviare Cartolina-Vaglia alla Casa Editrice Sonzogno, Via Pasquirolo, /4, Milano (4).

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o ' Q

LE CENTO CITTA D, ITALIA

SIENA NELLA STORIA E NELL'ARTE

SISNA è città antichissima . Essa nasconde la sua ori­gine nel buio dei seco li . Si d isse fonda ta d a Se­nio, fi glio di R emo e nipote di Romolo , o dai

G a lli Senoni , o d agli Etruschi . Di certo si sa , sulla fe d e d i T aci t o e Plinio , c h e Siena fu una delle ven­totto colonie militari romane ai tempi d i A u gus to .

per la fede re•]igio·sa e p e.J suo martmo, chiamato A n­san o Anicio d ella nobile fam iglia Anicia di R oma .

Caduto l' impero romano , S.i1ena passò ai Longo­b a rdi . O i,strutil:o i1 loro regno da Carlo Magno ndl'800, Siena venne compresa n el n umero delle città lib er e e nel 1125 cominciò a reggers i a repubblica. Fu in tal e

l •'o t. ~t 11 d e rso n, J?om a.

V e duta di S ;e na dal campan ile d e l D uc.mo. La gentile e leggia d ra ci ttà appare attorno alla torre del Mangia coi s uoi p a lazzi ve tust i , le s ue carat te ri s t iche cont rade m edievali e le a rmonie incan tevol i d ei paesaggi che rive lan o la sua anima m istica e

che h a nn o mille r ichiami di bellezze e r icordi di stor ia pien a di glo rie .

Essa prese i.l nom e d i S ena julia d a Giulio Cesacr-e ~ la comuna nza d d l'arme r omana , c ioè la Lupa a lla t­tante i G em elli.

l R omani la chia m a roiJ1 o S ena , p erchè Sence signi -­fi c a unione d i d iv-ersi borghi formanti una sola città .

U na 'leggenda pia vuole ch e Sien a sia sta ta c on­vertita a'! c risti an esimo nel 303 da un giova n e eroico

ep cca che il governo d emocratico d e ll a città p rese , temporaneam e nte, per emble m a. l' a rma d el L eone bia nco rampante in campo rosso col motto Lib ertas.

La n obi ltà senese, cre at a da Carlo Magno col si­s te m a fe udale d a lui introdotto , p o co per volta , d i­venuta p otente , si a rrogò il p e tere con I' él!ppoggio· d ei vescovi e d ie ' principio a ll a grandezza d ella città.

Fascicolo 14.

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2 LE CENTO CITTA D'ITALIA

Fot . F.lli Al inari , li' ir c11 ;;c.

Il pergamo meraviglioso del Duomo dal quale si «bandì l'arte nuova ». Opera di Niccolò Pisano del 1268. È simile a quello del Duomo di Pisa, ma più grande e più ornato. Le nove colonne di sostegno sono di granito. di porfido, di marmo verde e alcune poggiano sopra leoni che tengono fra

g li artigli altri animali.

Siena più di ogni aJtra città italiana fu travagliata da gare municipali e da discordie intestine , alimen­tate da1la lunga e funesta contesii scoppiata fra il pa­pato e l'impero. Siena però fu sempre ghibel:lina; ma il ghibellinismo di questo popo·lo ardente e sempre custode geloso d e i suoi diritti non infiac­chì in lui l' indomita fibra e l'affetto po­tente alla sua· indi­pendenza . Giamm.ai ~ Senesi mostrarons1 d1 animo servilmente ossequioso ai capric­ci ed alle mire am­biziose di chicches­sia. Fra tutte le città libere Siena .fu I' uni­lca che ebbe l'ardi­.mento di serrare le porte in faccia ad En­rico, figlio del Barba­rossa; ed i Senesi lo sbaragliarono . e miE,e­ro in fuga i.! 30 maggio 1186. E pochi anni d i poi costringeva n o l'imperatore Carlo lV a scendere a patti vergognosi ed abban­donare la città.

F ot . ,,A ndcT~ on , Il o ma.

Prospetto della Libreria Piccolomini n e lla navata a sinistra del Duomo. La Libreria fu fondata dal cardinale Francesco Piccolomini Todeschini, che fu poi papa Fio III, nel 1495 a custodia dei libri dello zio Pio Il. Il prospetto marmoreo con delicatissima decorazione, a due archi, è del Marrina

(1497), a destra un altorilievo d i Lorenzo Yacchetta.

sanguinosissima cc che fece l' Arbia colorata in rosso >>

( 4 settembre 1260); 1 O mila fiorentini rimasero uccisi.. 15 mila prigionieri e il gonfalone di Firenze, legato a ludibrio alla coda di un asino•, fu trascinato· per le vie di Siena . Ma poi i guelfi, aiutati da Carlo d'Angiò ,

chiamato in Italia da Urbano IV, rialzaro­no il capo e l'esercito senese fu .messo in completa rotta dai guelfi a Colle di Val d'Elsa nel 1269. Da quell'epoca il ghibel­linismo rimase abbat­tuto per sempre .

Al contrario di Sie­na , l'emula e vicina Firenze fu guelfa; continue quindi le guerre fra queste du,e città rivali; ma la sor­te delle armi arrise quasi sempre ai Se­nesi . La battaglia più micidiale che registri la storia fra gente na­ta sotto il medesimo cielo, fu quella di. Montaperti. strage

La « Lupa che allatta i gemelli» presso l'ango lo di destra del Palazzo Pubblico sopra una colonna di granito con ricco capitello corinzio, opera

in bronzo dorato dell'artista senese Giovanni Turini (1429).

Cominciò la lenta decadenza; tuttavia la nobile città ebbe an­cora scatti di fierezza e di eroismo. Quan­do nel 1355 l'impe­ratore Carlo IV giun­se in Toscana, i Nove lo riconobbero signo­re; ma il partito po­polare li cacciò e co­stituì un r·eggi.mento formato da un Colle­gio di 12 popolani e 12 nobili e da un Con­siglio generale di 250 popolani e 150 nob i­li. La città non trovò ancora pace , perchè l'imperatore favo riva la nobiltà ; ma final ­m ente una insurrezio­ne popolare lo cacciò di Siena (.1359), dove egli era penetrato. L a repubblica continuò ancora, con alterne vicende, tra reggi­mento popolare e dominio dei nobili ;

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S IENA 3

Pot .. F .lli A linan e tlnder6on.

Nell'allo: L'affasc inante visione del Duomo, opera già iniziata nel 1229 e terminata nel 1267 quando la vittoria di Montaperti diede alla città il primato in Tosca na. - L'interno d e l Duomo a tre navate divise da pilastri romanici a strati bianchi e neri che producono singolari effe tti ottici. -- Nel basso: Le « Tre Grazie» , scultu ra romana , copia di un'opera di Prass itele, nella Libreria

del Duomo.- !l font e bat tesimale del Battistero, opera di Jaco po della Quercia ( 14 14). Pila d'acqua Santa di A. Federighi.

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4 LE CENTO CITTA D'ITALIA

ma ormai la vita autonoma comunale era giunta al suo. termine.

Nel 1399 cadde sotto Gian Galeazzo Visconti duca di Milano; alla sua morte il popolo ritornò al potere e lo tenr1,e .Jìnchè Pandolfo Petrucci, che nel l 502 era stato cacciato in esilio, il 29 marzo l 503 fu, per invito fatto dal re Cristianissimo al governo della Re­pubblica, richiamato in patria e confermato nel Ma­gistrato di Balia. Egli si fece signore assoluto di Sie­na, favorì le arti e le scienze sì che fu detto il Ma­gnifico; ebbe il merito di difendere la patri·a contro Cesare Borgia, iJ . papa e la Francia e parve al Ma-

f' u l . Uroui, Un m a .

Santa Ca te rina, del Ne roccio ( 1487), n e lla Cappe lla di S a n Giovanni Battista nel Duomo , una d e ll e ope re mi gliori e piìt n ote del Rinascimento, cara tteris tica p er l' espression e d olcis-

sima e le fo rme grandiose .

chiave Ili il per.fetto modello del tiranno . Morì il 21 maggio l 507 e gli succedettero il primogenito Bor­gh ese , il cugino Raffae llo cardinale, poi Fa bio figli o minore , ma nessuno d e i tre seppe mantenere a lungo il pote re , che fu affe rra to d a l Bichi, orgoglioso ti ­ranno , ucc iso, in una congiura , il 3 a prile 1525 .

La città tornò a repubblica ; ma n el l 531 gli Spa­gnuoli di Carlo V l'occuparono e, rovesciato il go­verno popolare, v'instaurarono quello de i nobili . Il p opolo li cacciò una prima volta e unà seconda n e l luglio del 1552, dopo tre giorni di lotta accanita p er le strade e di casa in casa . Anima d e lla rivolta fu­rono Enea Piccolomini e Mario Bandini; organizza -

tore intelligente della rivolta eroica un figlio di po­polo, Giovan Mario Benedetti .

Cacciati gli Spagnuoli e istituito il nuovo governo, Siena si dette alla parte francese per riconoscenza, avendo alcuni emissari segreti di Enrico lll, re d i Francia, contribuito con armi e denaro all'esito feli ce della rivo·lta . Ma la vendetta di Carlo V, eccitata da Cosimo l signore di Firenze , che agognava al pos­sesso di Siena, non si fece attendere. Nel l 553 un esercito spagnuolo, al comando di don Garzia T oledo. devastò spietatamente castelli e tene della repubblica, ma assediò invano Montalcino .

F'ot . n rooi , lloma .

Uno d egli affre schi della sala d e lla Libre ria Piccolomini d e l Pinturicchio e dei suoi allievi (.1502-1509) dipinti pieni di festività e luminosi . « Enea P iccolomini si prese nta a re

Giacomo di Scozia » .

L'anno dopo un esercito più formidabile di 24.000 soldati fra Tedeschi, Spagnuoli e Italiani, a1 comando di Gia n Giacomo dei Medici marchese di Marignano , accampò alle porte di Siena e la cinse d'assedio- il 26 gennaio. D entro la città, le poche milizie fran­cesi comandate da Biagio di Montluc e tutto il p o­polo in arme, un popolo d'eroi nel supremo pericolo della patria. Tre cittadini, tra cui due canonici del Duomo , furono decapitati perchè sospetti di e ssere stati comprati dall'oro di Cosimo; tre e roine, u na F cirtegue rri e unii Piccolomin.i patrizie ed una F au­sti popolana, form a rono battagl ioni di do n ne, c he pre ­starono mano forte ai difensori . La battaglia detta di

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SIENA

Jì'ot . F.lli Ali11ar i, Fir enze .

Nell'alto: <:hiesa e prigione di Sant ' Ansario, in Piazzetta di Via San Quirico. - Chiesa dell 'Osservanza , fuori di Porta Ca, mollia. -Nel basso : Facciata del Battistero, o San Giovanni, che forma come la cripta del Duomo servendo di base al prolunga , mento di questo ; la graziosa facciata gotica armonica ed , elegante è incompiuta, nella parte superiore ; i tre portali sono di

squisito lavoro (arch. Mino di Neri, 1,382). - Rovine dell'abbazia di S . Galgano, presso Siena.

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6 LE CENTO CITTA D'ITALIA

La c hiesa d i San D om enico , in piazza Ma zzini, grand iosa, seve ra e massictia costruzio ne in la te rizi di stile o givale e di ca ­ratte re cisterce nse, cominciata nel 1226; il campanile m erla to è d e l 1420. Questa chiesa contie ne il ritra tto di C ate rina d a Siena eseguito dal pittore contempo raneo d ella santa, A nd rea di V a nni , e altri dipinti e sculture d i altissimo valore . - Al

basso d e l colle si vedono le tre a rcate ogiva li d i Fonte Bra nda ( 1081) rifa tta ne l 1246 d a li" arch itetto Giovanni di Stefano .

Colonna, fuori di Porta Camollia, con gli stemmi dell"lm­pero. del Portogallo, di Siena e dei Piccolomini a ricordo del luogo dove, il 7 marzo 1451. avvenne l"incontro dell"im-

pe ratore Federico [.[[ con Eleonora di Portogallo .

Fot .. F .lli Alina ri, Firen ze.

Facciata d e lla casa di Santa Caterina da Siena . ( 1347 - 1380) in via del Tiratoio, i cui ambienti dal 1464 furono trasfor­m ati in oratori che conte ngono opere d 'arte e il Crocefisso

davanti al quale la santa avrebbe ricevuto le stimmate .

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SIENA 7

Scannagallo, con la quale il valoroso Piero Strozzi , esule fiorentino e capitano dei Senesi, tentò un colpo di mano su Firenze, si risolse in una sconfitta per il tradimento dell'alfiere francese, comprato dal Ma­rignano con dodici pentole di stagno piene di monete d'oro. Il 6 ottobre 1554 si ricorse all'estremo rimedio di cacciare tutte le bocche inutili; ogni cosa fu con­sumata, ogni animale immondo, ogni erba. Intorno alla città pendevano impiccati agli alberi millecinque­cento contadini, arrestati nel generoso tentativo di introdurre viveri entro le mura.

Un giorno, sull'alba, una palla di colubrina spa­gnuola spezzò l'asta della gloriosa balzana; (il vessillo bianco e nero} inalberata sulla Torre del Mangia e con quel drappo cad­de l'ultima speranz<" del popolo senese. Il 17 aprile 1555 la città dovette arrendersi : la sua storia era finita .

Settecento famiglie preferirono alla schia. vitù l'esilio e, con­dotte da Mario Ban­dini, capitano del po­polo, si ritirarono a Montalcino , asilo del­la libertà senese, e per quattro anni vi mantennero un go­verno repubblicano. adoperando i sigill : araldici della patria : la lupa. arma di Sie­na: la balzana, arma del governo; il leone rampante, arma del popolo.

lingua, siede sopra tre colli SUI pendii dei quali irrag­gia le sue vie.

La topogra,fia dell'abitato ha la forma di un Y ro­vesciato, con un perimetro di circa sette chilometri, ~ngrandi.to nel corso dei secoli otto volte e che rac­chiude anche orti e giardini. l fo-rti dislivelli e le strade spesso strette e tortuose, poi improvvisamente aperte su verdi vallette o verso lontani orizzonti, vi deter­minano viste sorprendenti, ·panorami sommamente pittoreschi e suggestivi. La città è suddivisa in dicias­sette contrade. Le costruzioni trecentesche, numerose, bellissime e ogivali le dànno il carattere tipico, con

F'ot . l<~ .lli rlli t1 ar i, F irenze.

Intanto Carlo V in­feudò Siena e partP. del suo territorio a l figlio Filippo Il ; ma nel 1559, in seguito al trattato di Castel Cambrésis, la c i tt à con tutto il suo stato passava definitiva­mente ~otto Cosimo l, eccettuati i porti di Orbetello, T alamone, Port'Ercole, Monte Argentario, San Ste­fano, che formarono lo Stato dei Presidi sotto il vicereame di Napoli e che, solo

Il Palazzo Pubblico , il più grandioso fra i palazzi gotici della Toscana, già residenza della Si gnoria, del Podestà ed oggi del Comune ; forte, solenne e pur pieno di grazia, forma lo sfondo pittoresco, quasi la scena dell'am­mirabile anfiteatro d e lla piazza Costruito in pietra e laterizi dal 1288 al 1309 ha il corpo mediano a tre piani, le ali a due piani. Vicino è l'agile ed elegantissima torre del Mangia - cosidetta dal nome di un antico servo che batteva le ore -alta, alla punta del parafulmine, 102 metri; 300 scalini

tale pienezza che fu detto argutamente che lo stile gotico fu creato apposta per essa. A Siena il goti­co assunse uno spe­ciale carattere di fer­mezza e d~ eleganza . con alcune particola­rità notevoli : il così d e t t o arco sen.ese, c i o è l'arco ogiva le inscritto nel triangolo equilatero e con un ?rco a sbarra che fa da architrave; le fine­f'tre più spesso trifore e la merlatura sono auasi sempre su ar­chetti a tutto sesto poggianti ordinari a­mente su mensole a '1iramide rove10ciata. La mancanza di ma­teriali da costmzione nel territorio fece sì che negli edifici pre­domini il laterizio. venendo nsata la pie­tra abitualmente per le torri e per il pian­terreno dei palazzi. Il Rinascimento, pene­trato tardi, ha in po­ca parte rinnovata la fisionomia tre c e n t e­sca , che è stata po­chissimo alterata dal­lo stile barocco.

Siena quindi rima­ne quasi come esem­pio integro ed unico di quel medioevo che ebbe tanta vigoria anche nella sua ar­chitettura.

mettono alla sommità dove si domina un magnifico panorama.

nel marzo 1801, furono aggregati al regno d'Etruria. Dopo i Medici, Siena passò, col resto della T osca­

na, sotto la casa di Lorena; quindi, al tempo di Na­poleone, fu capo-luogo del compartimento dell'Om­brone e, caduto l'Impero, ritornò ai Lorena.

Nel 1859 fu la prima città di Toscana a deliberare l'annessione al Regno d'Italia.

L' ASPETIO DELLA CITTÀ Siena, l'incantevole città, nella quale più soave,

più melodiosa, più ticca, più schietta ed elegante che in altro luogo della Toscana risuona la nostra

L'ARTE SENESE NEL QUATTROCENTO L'arte del Ql!attrocento entra in Sie11a nella sua

,prima forma e qui si trasforma a.Ueandosi con lo stiile gotico ed assumendo un aspetto nuovo e c.aratteristic~. Ce ne sono esempio le due famose logge, quella di Mercanzia (oggi circolo degli Uniti) e quella di Pio Il. ,Ne Ha prima 1' abbandono dd)' arco acuto è la rivela­zione del periodo di transizione tra ~l vecchio e il nuovo. L'antichità studiata e rÌinnovata nella loggia dei Lanzi di :Firenze, ripete qui le sue forme nobili e o-randiose, pur essendo ristrette in sì breve spa:z.io. E come il suo grande e famoso modello, essa ha un

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8 L E CENTO CITTA D' ITALIA

l?o t . F.lli A lirla ri ~ Traldi.

Nell 'alto: L'Arco d i San Giuseppe , in Via Sant'Agata, avanzo d i porta antica. che in q uadra la vis ta pitto resca di via Gio­vanni 'Duprè . - F iazza del Campo , anticame nte Campus Fori , oggi Pia zza Vittorio Emanuele , situata nel punto .d ove s i ri u ­n iscono le tre co lline d e lla città. - Nel m ezzo : L e g randi arcate o giva l i d e lla Fonte Nuova del 1293 . - N el basso: V e duta di Via Galluz.ia. - Fonte G a ia . in Piazza Vit~. Eman . , riproduzion e di A . Sa rrocchi (1868) d e lla fontana di J. d e lla Quercia (1409).

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SIENA

Pot.. l<~ . w Alinari, F irenze.

In alto: Rocca Salimbeni proprietà del Monte df i P aschi. - Il palazzo T olomet, austera costruzione ogivale, tutta di pietra , com inciata nel 1205, il più antico dei pala=i privatt di Siena, con elegantt bifore , con archi trilobati . - Nel basso : Palazzo Saracini , già Marescotti , in Via d i Città ; esso ·svolge in curva la sua facciata , in pietra e laterizi , ornata da belle trifore. -

Il pala zzo Arcivescovile del · i700 imitazione d e llo stile del 1300 situato sul lato sinistro ·del Duomo.

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IO LE CENTO CITTA D'ITALIA

vago sentimento di serenità e di grazta che incanta . Anzi , nella sua dimensione più modesta, la loggia se:nese è più elegante, più snella, più armoniosa che la loggia di Firenze. Parreb­be che in questa di Siena l' imitazione dell'antico sia stata non solo più felice, ma più esatta e più giusta. par­rebbe che r artista senese sia penetrato più a fondo nello stile dell'imitazione classica e ne abbia tratto in­timamente il largo e sublime ammaestramento .

regolari fra tutti i membri dell'architettura; essa mo­strò però sempre la forza creatrice della sua eterna gioventù, nella ricchezza sobria della decorazione e

. nella proporzione dei capi ­telli e delle cornici. Un lusso severo anima e regola que­sta architettura, nella quale l'armonia incomparabile· non è turbata da alcun motivo predominante. Il castello si trasforma in palazzo- con una espressione di schietta e sin­golare bellezza.

Numerose costruzioni di questa epoca sono qua e là per la città, e tutte rivelano un aspetto nuovo dell'archi ­tettura toscana.

IL DUOMO

Gli edi.fici privati poi, ri ­velano le più varie forme dell'arte del Rinascimento . Il palazzo Piccolomini, quel­lo della Banca Nazionale e quello Spannocchi sono i tre classici esempi della Rina­scenza a Siena. Attorno a questi massimi monumenti sono tuttavia molte costru­zioni di auella nuova età, che ci indicano come anche il Rinascimento sia stato in onore in Siena e vi abbia trovato una buona patria . Lo stile comune a questi tre palazzi riposa sempre sul principio medioevale della Facciata. Tuttavia l' ornamen­tazione imitata dall'antico è

La Piazza del Duomo si apre pittoresca nella sua ir­regolarità, e nel mezzo si eleva, sopra un'alta piatta­fo.rma a gradinate, l'affasci ­nante visione del tempio . Collocandosi sull'angolo a si­nistra della via del Capitano si abbraccia tutto l'insieme degli edifici della piazza e

Fo t . Andcrson , Roma. cioè la lunga facciata dello Uno dei cortili del Palazzo Pubblico in Piazza del Campo. spedale Santa Maria della

çli un buon gusto senza paragone . Siena non aveva voluto ancora ammettere le grandi conquiste che Bru­nellesco e Michelozzo avevano fatto nell'architettura toscana, con le proporzioni fra i piani e le gradazioni

Scala, il palazzo dell'Arci­vescovado-, la marmorea mole del Duo-mo con le sue policrome decorazioni , l'eleganza squisita delle sue linee e da un lato si uniscono le grandi arcate del Duomo nuovo, a destra il palazzo Reale.

F ot .. Broai, noma.

Una parte dell'affresco di Ambrogio Lorenzetti (1338) nella Sala d.,lla Pace, sede dei Signori del Palazzo Pubblico, il più vasto ciclo pittorico profano del medioevo. L'affresco qui riprodotto rappresepta il «Buon Governo •; col vecchio re, simbo­leggiante il Governo, stanno sedute . ai lati, la Magnanimità, la Temperanza, la Giustizia , e a sinistra la Prudenza, la Fortezza . la Pace; da una parte la Giustizia tiene in bilico due piatti della bilancia sui quali stanno due genietti che adempiono il compito della giustizia « commutativa • e della giustizia « distributiva • . Nell'altra parte sono dipinti gli « Effetti del mal Governo • .

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SIENA Il

Il luogo dov·e sorse la catted.raJre - scrive Arturo Jah.n Rusconi - era già da lungo tempo dedicato al cuìto di Minerva, indi della Vergine e di Santa Maria Assunta. Si ignora l'anno• di fondazione e il nome dell'architetto di questo spl.endido monumento che, cominciato neiJa prima metà del 1200, era terminato nell'anno 1267.

La facciata tuttavia fu iniZ'iata da Giovanni Pisano nel 1284 e, anni dopo, i la vori vennero ripresi da altri .

La facciata , in marmo bianoo che nelle parti non restaurate ha preso una tonalità di v·ecchio avorio , ravvivata da qualche pezzo di rosso di Siena o verde di Prato, con una decorazione scultoria assai ricca di

un goffo pinnacolo dovuto ad un disgraziato restauro . Il campanile è originalissimo, di struttura romanica,

a strati bianchi e neri, a sei piani di finestre, coperto da una cuspide ottagona a quattro pinnacoli.

L'INTERNO DEL TEMPIO H Si entra nella chiesa. Ai fianchi della porta hanno

posto - scrive lppolito T aine - due ammirabili co­lonne corinzi·e; ma si sono appropriate la forma greca rivestendone ,il fusto d'una profusione idi: nguri:ne nude , d'ippogrifi , di uccelli, di foglie d'acanto che s i intrecciano serpeggiando fino a!Ja cima . A tre· passi

F fJt . F .lli Alinarì , F irenze.

La p ia zza Sa limbeni ; n el m e zzo la statua in marmo di Sallustio Bandini, maestro d i sc ie nze economiche, opera di Tito Sarroc­chi ( 1882). A sin istra il palazzo Tanucci , d e l tardo Rinascime nto ; di fronte il p a lazzo gotico e m e rlato d e i Salimbe ni ; a destra il p a lazzo Spa nnocchi del 1470. Il palazzo Salimbe ni è sed e d el Mon te d e i P aschi , b a n ca di prestiti , fondata n e l 1624.

floridi ss im o istituto che este nde la sua azione nell'Ita lia ce ntrale, n e lla Lig uria e nell'Emilia .

movimento è - per consenso generale - una tra le più geniali, vive, eleganti creazioni delfarte italiana. La parte inferiore è di stile romanico con. lieve in­flusso gotico, e in essa si aprono i tre portali di eguale ampiezza; ~a parte superiore, tricuspide, simile ad un colossale trittico, è opera fulgente di stile gotico ita­liano. 11 grande rosone v•enne inquadrato da tabema­coletti entro i quali sono figure di, .patriarchi e di pro­feti e ai lati - completano l'armonia architettonica -due loggette a cinque archi con pilastrini congiunti da transenne. I pilastri angolari, a forme di torricelle, hanno la parte inferiore a larghe <:one bianche alter­nate da brevi fasce nere; la parte superiore, a tre ordini di civorl e di aperture cuspidate, fu coronata da

di 1à, stanno due bellissime pile d'acqua benedetta, c1oè due colonne tte ornate di uva , di figure, di ghir­lande , ciascuna d e!lle qua~.i porta in cima un vaso di marmo bianco . Una di esse è antica; l'altra deve essere del principio del XV secolo . Le teste ed i torsi d elle figurine rammentano Alberto Diirer; i piedi e 1le ginocchia sono un po' sporgenti; sono donne nude, con le mani legate dietro il dorso; l'artista per iscol­pire i•l vero movimento, non si perita. di guastarne un poco iJ seno. Così da Nicola da Pisa a Ja·copo della Quercia si .sviluppa tutta una sco.ltura, arte for­mata, già completa come un bambino sano e vivo agi'tantesi nella guaina cattolica.

Ecco: siamo di fronte al celebre pulpito di Nicola

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12 LE CENTO CITTA D'ITALIA

da Pjsa (eseguito dal 1266 al 1268), il rinnovatore delJa scultura. Non vi ha nuNa di più prezioso di questi primi 'lavori del pensiero moderno.

Non trovo parole atte ad esprimere l'originalit à e la dovizia dell'invenzione risplendenti ,in questo pul­pito; esso è tanto strano, quanto beillo. l piedestalli sono leonesse ciascuna delle quali tiene un agnello in bocca o a·llatta i suoi oiccini; si riconosce la sostanza simbolica e bizz:arra del medio evo; ma dal corpo delle leonesse partono otto colonnette agil·i e pure

Braccio della colonna in Piazza di Poste rlia che sorregge la lupa e i gemelli {1487). - Bronzo lavorato con finitezza da orafo , nel Palazzo di Pandolfo Petrucci signore di Siena

(detto palazzo del Magnifico, in via Pellegrini).

che sbocciano in un ricco mazzo di fiori d'un gusto nuovissimo, e che si ricongi\mgono con fogliami por­tanti insieme una specie di arca ad otto lembi , di for­ma semplicissima e naturalissima.

Sulle pa!reti del pulpito un labirinto di :figure pigiate, una lunga. processione poligonale, la Nascita , la Pas­sione, i'l Giudizio, avviluppano il marmo col loro ri­vestimento di marmo. Aposto~l~ te vergini, seduti o in piedi negli angoli, uniscono e separano i diversi mo­menti deilla leggenda. Sugli orli si intreccia una de­licata e .fio·rita vegetazione di marmo: arabeschi, fo­gliami, un vero lusso d'ornamenti tfìni e mo1lteplici . Lo spettatore indietreggia, meravigliato· di ta!e dovizia, e si accorge di camminare su delle Jìgure. L'int iero pa­vimento deHa chiesa ne è incrostato; è un mosaico di personaggi che sembrano tracciati con la matita sulle larghe lastre. Ce n'è di tutti i tempi, dal Risorgimento dell' art.e ,fino al suo compimento. Personaggi , proces­sioni, co;mbattimenti, castelli , paesa:ggi ; i piedi calpe­stano :le scene e gl~ uomini del XIV secodo e dei due secoli suocessWi. Senza dubbio• i più antichi sono ri­gidi come tappe=erie feudali . Sansone e la sua ma­scella d'asino, Assalonne appeso per i capelli, la Stra­ge degl'innocenti rammentano i fantocci dei messali ; ma mano manQ< ci avanziamo, vedia mo penetrare la vita nel:le membra. Le grandi sibille bianche su1 pavi­mento nero, hanno una nobi'ità ed una gravità da dèe . Molte altre. teste sorprendono cot loro carattere ele­vato e vivo. L'artista non vede ancora nella creatura um:ana che l'ossat ura generale; eglli non è distratto, come noi, dalla moìl'titudine delle gradazioni, daff:)a cognizione deNe infinite inRessioni dellb spirito e delle innumerevoli espressioni deHa :fisionomia. Però egli può fare delle creature che con ·la .loro ca:lma sem­brano sup.eriori a.Jle a~itazioni d~Lla vita. È uno spi­rito primitivo che fa degli spiriti primitivi. Al tempo

di Raffaello quest'arte è completa; e il più grande de i niellatori in pietra, Becca.fumi, coprì coi suoi disegni · l' a~tar maggiore e il tabernacolo. La sua Eva seminu­da, i suoi lsra!eliti massacrati per avere sposato delle Madianite, il suo A bramo che sacrifica /sacco, sono .figure superbe, d'una concezione tutta pa,gana, so­vente con torsi e pose michelangiolesche.

Vedendo il pavimento, i muri. gli altari, così pieni e carichi, quelle file di figure e teste che montano suBe efflorescenze dei capitelli, che si allineano sui fregi , che coprono tutto quanto· si offr~ rulla vista, è evidente che le arti dd disegno sono Iii linguaggio spontaneo di quell'epoca, che gli uomini lo parlano senza sfo·rzo, ch'esso è lo stamoo naturale del loro pensiero; che questo pensiero' ~ questa imaginazio­ne, fecondi per la· prima volta:, pullulano con una generazione inesauribile di forme; ch'esse sono come adoJesoenti la cui lingua si sno.da, e che parlano trop­po, perchè non hanno ancora parlato )) .

LA LIBRERIA PICCOLOMINI Nella Libreria: Piccolomini- nell'interno del Duo­

mo - l'ani m~ nostro è preso da un lieto· sentimento perchè è una delle più gioiose e meglio conservate creazioni del Rinascimento. _

È una festa d~ colori e di luce. La vasta. sala, alta e rettangolare, venne interamente fresoata dal l 502 al l 509, dal Pinturicchio e dai suo'i allievi per ordine di Pio Ili (Enea Silvio Piccolomini). Queste pitture fa­,mose rappresentano in gran parte la vita del ponte­,fìce illustre e noi possiamo interrogarle come· le pa­gine più vive della storia senese del 1400; rappresen­t·ano infatti l'ultimo bagliore ai un'età che tramonta innanzi alla prima aurora d 'un'èra nuova.

L'artista - scr.ive il Rusconi - ha composto in quest ' opera il suo più squisito lavoro. Non sono in questo, come ail solito, scene drammatiche o grandi composizioni storiche: il Pinturicchio ·amava di rap ­,presenltare Jietamente, con la bella armonia di co­lori che gli era propria, alcune scene di genere, al ­cuni quadri fastosi. E con questi eg~i è venuto ad aggiungere una lieta strò.fa pomposa al poema della pittura i:t~liana del 1400. La vita contemporanea è espressa in questi affreschi , a malgrado della loro superficiailità e della 1oro imperfetta rappresentazione della n atura , con un'ingenuità affa,scinante ed essi n e sono veramente l'immagine beffia e fedele. La vita del Ponltefice non è che l'occasione per l'artista di comporre una serie di quadri quas i come l'illustrazione di uno sp~endido romanzo .

LE ARCATE DEL DUOMO NUOVO

Ed ecco, usciti dalla chiesa , da un lato del Duomo V ecc h io l'opera più orgogliosa della potentissima Sie­na repubblicana. Le arcate del Duomo Nuovo appa­iono quasi come auguste rovine.

Si era notato che la costruzione del Duomo Vecchio non era sicura per alcuni difetti che necessitavano grandi riparazioni, e il borioso desiderio della ricca borghesia, che voleva avere una Cattedrale più bella e più grande di quella della rivale Firenze, fecero immaginare una costruzione immensa, nella quale l'attuale cattedrale avrebbe dovuto servire semplice­mente da transetto. Fu chiamato da Napoli un fa ­moso architetto di Siena , Lando· di Pietro, e posto alla direzione di questi lavori che furono continuati per molti anni.

La costruzione colossale twvò però due ,formidabili ostacoli nella peste del 1348 e nelle lotte contlinue che fiaccavano l'energia e le risorse dei cittadini, e fu

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SIENA 13

abbandonata. Nuovi .errori riconosciuti qua e là fe­ce ro chiedere consiglio agli architetti .fiorentini, i quali proposero di abbatterla in gran parte e di ricomin­ciarla daLle fondamenta. Il grandioso· progetto si ri­conobbe ailora impossibile e .il so.gno fastoso venne abbandonato. Ancora oggi resta in piedi il ]a;voro di tutti quegli anni, testimonio solenne dell'ardito e te­merario tentativo· de]IJ-a borghesia senese, e ancor o.ggi esso ci stupisce di meraviglia e di ammirazione : do­veva essere il più bel monumento gotico d'Italia.

T ornati ailao.ra all'antico Duomo, i Senesi posero mano ad abbellirlo, e l'opera fu così nobi·lmente com­pita, che ·esso è veramente degno del culto devoto e de]il" or goglio profondo dei cittadini. Siena ha insieme con Orvieto il vanto di aver posto in uso quel siste­ma tricuspidale, degno e carlltteristico coronamento di un così superbo edi·fìcio, e che è proprio dello sti!le gotico senese. Si credette a lungo, secondo l' au­torità del V asari, che 1a facciata del Duomo di Si·ena fosse anteriore a quella di Orvieto, ma le più recenti indagini hanno mostrato il contrario. Si·ena ha tut­tavia la gloria di aver dato i natali al Maitani, il quale nella Catltedrale orvietana mostrò tutta la nobiltà gran­Jiosa e · bella dello stile gotico italiano.

LA CASA DI SANTA CATERINA La Casa di Sant-a Caterina da Siena è in via della

Galluzza, nel suo degno ambiente perchè è la più caratteristica e pittoresca delle strade antiche di Siena, fiancheggiata da case mediev·ali e accavalcata da otto archi, il primo dei quali perforato da una bella tri­fora . Quivi nacque ed abitò Caterina Benincasa (vis­suta dal 1347 al 1380, ·figlia di un tintore , jacopo, e di donna Lupa), la santa che ebbe parte notevole nella storia del suo secolo.

Il meraviglioso della leggenda mistica dà anch'esso uno speciale rilievo a questa figura di donna , di una suadente eloquenza, efficacissima come scrittrice , gen erosa nel'la sua carità , fi·era nelle sue indignazioni ,

così da costringere Gregorio Xl a riporta re , nel 1377. la sede pontifì.cia da Avignone. a Roma.

V enne sant~fìcata nel 1461 da Pio Il, e la sua festa che si celebra il 26 aprile, CO·stituisce una solennità r·eligiosa per Siena, che volle anche tramutare la casa di Cate rina in un santuario con varì oratori . Vi è l' O ­ratorio de1Ja. Cucina, con le pareti decorate da quadri di illustri pittori che rievocarono i miraco!i della santa; la ·ch ~esetta c o l Crocefisso, davanti al quale essa avreb­be ricevuto le stimmate ; l'Oratorio della Camera della Santa e infine la chiesa di Santa Caterina in Fonte­branda od Oratorio della contrada ( 1464-74), che f u già fondaco del tintore ]acopo• e d ora appartiene alla Contrada deH'Oca. Quivi si ammira la statua del1a santa, di legno colorato, dello scultore Neroccio {1474) , opera di puro sentimento senese per candore e mi-sticismo . ·

AL TRE CHIESE La dovizia architettonica di Siena ri•siede in gran

parte nelle chiese di cui parecchie meriterebbero spe­ciali d escrizioni come , per esempio, ~ l Battisterio o San Gio·vanni. { 1316), che copre gran parte dd l'abside del Duomo con la sua grandiosa facciata gotica, di marmi bianchi e colorati e i tre fronta:Ii di squisito lavoro ed ha nell'interno quel gioiello di scultura che è il Fonte battesimale, creazione di Jacopo della Quer­cia { 1414); la chiesa di Santa Maria del Carmine, in via Baldassare PeTUzzi, monumento del XIV secolp; la chiesetta di F ontegiusta, nella via omonima, dal bel po·rta le• marrporeo di Urbano da Cortona ( 1489); la chiesa di San Domenico, in piazza Mazzini, imponen­te , severa costruzione in laterizi di stile ogivale e. d i carattere cistercepse compiuta: nel 1465, col bel cam­panile meTlato , del 1490: nei d~ntorni il convento dell'Osservanza, fuori di Porta Camollia con la chie­sa costruita nel 1485 che racchiude capolavori di pit­tura e scultura, e finalmente la Certosa di Ponti­gn a no fondata da Binde Petroni ne l 1343 che pos.sie-

F ot . A nrl crson , Roma.

P a lazzo 13uonsign o r i, in Via San Pietro, tutto in la te rizì sa lvo il basamento a forma di sed il e . !?. il p iù be l p a lazzo p r ivato d i ' ie na, g ioie ll o got ico d el 1300 , a t rifo re e legantissime n e i due p iani superiori; fu d onato a ll a c ittà come sede d ell a pinacoteca.

- Logg ia d ell a M e rcanzia. (in V ia d i Ci ttà ) sed e d el «Casino de i nob il i o C ircolo d egli U n iti» n ello st il e di transizione d a l gotico a l Rinasc ime n o; opera di S a n o d i Mat te o ; il p ia n o superiore fu a gg iunto n el 1500.

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14 LE CENTO CITTA D'ITALIA

de, nei suoi chiostri, fulgide bellezze del primo rinasci­mento.

Ad una trentina di chilometri fuori di Porta San MarCOI {dopo r ;remo antichissimo di Lecceto, appar­tenuto ai benedettini), presso· la strada Massetana vi sono le affascinanti gotiche rovine della chiesa di San Galgano, eretta nel 1240, part'icoJ,armente stu­diata dagli artisti per le tracce ddlo sti,le ogi.va,Je.

LA PIAZZA DEL CAMPO E IL P A LAZZO PUBBLICO

La Piazza del Campo, oggi piazza V~ttorio Ema­nuele, vasta, situata nel punto dove si uniscono le tre colline sulle quali sorge la città, era anticamente il Campus Fori ed è caratte·ristica non soltanto per la sua forma a V<:llva di conchiglia, ma anche per gli austeri palazzi trecenteschi, turriti e merlati dei quali oltre i:! Palazzo Pubblico rimane il Palazzo Sansedoni,

Il palazzo della Camera di Commercio, in Piazza Umberto l.

maestosa mole in laterizi del 1216, con una facciata a trifore che armonizza con la forma della piazza.

Di fronte al Palazzo Pubblico ride ndle sue grazie la Fonte Gaia, riproduzione di quella di ]acopo della Quercia, ricopiata nel 1868, da Tito Sarocchi.

Questa bellissima piazza, ricordata da Dante nel canto Xl del Purgatorio, e famosa nella storia, venne descritta da scrittori, illustrata da artisti in tutti i tempi. Fu qu:i che monna Usilia menò legati al nastro delle sue .trecce, trentasei .fiorentini prigionieri a Mon­teaperti, tanto fu lo scoramento che percosse i vinti e imbaldanzì i vincitori; fu qui che Provenzano Sal­vani, il vincitore di Monteaperti, per raccogl'iere men­dicando i diecimila n orini d'oro, prezzo dell riscatto del suo amico Vigna prigioniero di Carlo l di Puglia distese un tappeto e '

.. . per trar l'amico suo di pena Che sostenea nella prigion di Carlo Si condusse a tremar per ogni vena .

Qui il popolo si riunì a udir la voce dei suoi santi e a piangere le ultime ore della libertà cittadina.

Sulla piazza sorge il Palazzo, Pubb1ico, iii più gran­dioso fra i pa~azzi gotici della Toscana, già residenza della Signoria e del Podestà ed oggi del Comune, fo·rt·e, solenne e pur pieno di grazia e di eleganza, forma lo sfondo pittoresco, chiudendo, da un lato, l' ammirahi·le anfiteatro del Campo.

Fu costruito dal 1288 al 1309 nell'epoca nella quale

Siena, come altre città .italiane, dalla conquista dell e libertà popolari e dalle conseguenti lotte fra gli ari­stocratici e i•l popolo, cominciava a riconoscere e a difendere i diritti in una vita di energie, di entusiasmi e di gJ)oTie. Accresce la bellezza di questo pa!lazzo la torre detl Mangia, così detta, da tale Giovanni Ducci de-tto il << Mangiaguadagni ll, che vi batteva le ore e poi da un automa che ne continuò l'ufficio e ne ere­ditò il nome. La torre , opera degli aTchitettù Minuccio e Francesco di Rinaldo, venne innalzata nel 1338 ed è alta metri 101,70, salendo i suoi trecento gradini , dall'alto si domina il panorama bello e vasto di tutta la città e delle co~line che la circondano.

Nell'interno del Palazzo Pubblico le opere d'arte sono profuse con una dovizia meravi!lliosa; si passa dalla sala del Mappamondo, così chiamata per una rappresentazione dell'Universo che eravi affrescata e che andò perduta, alla sala della Pace, sede dei si­~rwri , da questa alla Cappella, quindi alla sala dei Priori e alla sala monumentale Vittorio Emanuele Il. superba per gli affreschi di moderni pittori senesi che riprodussero scene della liberazione d'Italia.

GLI AFFRESCHI DI AMBROGIO LORENZETTI

Per la storia dell'arte la sala principale è quella della Pace, per gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti ( 1338) che dipinse il più vasto ciclo pittorico profano del medioevo.

Ambrogio Lorenzetti rappresentò i Beni derivanti dalla Giustizia e dalla Pace, ed i Mali provenienti dalla Tirannide e dal mal Governo. L'a.llegoria è semplice e chiara, consona allo spirito del tempo e della città . Come con la costru.Zione del Palazzo Pubhlico, Siena aveva affermato la coscienza delle libertà comunali e l'importanza e il va,lore deiJa vit-a civile, così nell'al­legoria del Buono e del Ca-ttivo Govemo la pittura .veniva a seguire la nuova via, ad ·esprimere i nuovi concetti. Non più nel quadro religioso si limitava e si costringeva il talento dell'artista; le nuove conce­zioni de:lla vita pubblica venivano ad accrescere il mirabile patrimonio dell'arte italiana con tutta l'ori ­ginalità e la vigoria della giovinezza.

l tipi delle sue rfìgure sono tolt~ dalla vita di ogni giorno, come dalla vita comune sono tratte alcune delle scene che commentano questa e le altre alfte ­gorie. L'antica città ha trovato nel Lorenzetti un rap­,presentante nobi~e e fedele : egli non ha 'trascurato nulla per la riuscita della sua rappresentazione ed egli ha saputo creare una serie di .figure che permangono come pietre miliari nel cammino dell'arte. La sua con­cezione ha qualche cosa di Dantesco, 1a sua piUura rappresenta un'epopea gloriosa ..

I CASTELLI

l dintorni di Siena sono amenissimi; i colli che di ­gradano in vall'liceHe, sokate da strade numerose, sono sparse da paesetti e da gruppi di case o frazioni {le masse) ·e di innumerevo,li ville, vecchi conventi, chie ­se , to·rri e, qua e .là, si rinvengono monumenti artistici e castelli che hanno una storia .

Fuori Porta F ontebranda sorge un antico forti•lizio detto il CasteHo• di Belcaro che· appartenne prima al .Marescotti e poscia ai Salimbeni. Eretto·, a quanto dicesi. nel 1199 fu fatto diroccare nd secolo XIII e nel secolo XIV pei timori che al governo democrabico di Siena inspiravano i nobi·li e ricchissimi banchieri. Ugual sorte subì nel 1482 quando divenne dei Bel­lanti ; rfinchè nel 1525 lo acquista.rono .i T uramini. Nei

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SIENA 15

contrada T a rtuca, nel corteo o " comparse • per il Palio che si corre annualmente il 2 luglio e il 16 agosto in costume ; lo stendardo co n la tartaruga g iallo e turchino a s trisce rosse.

- Piccolo ca rro campe stre. - Contadine senesi.

primi anni del seco,]o sco-~so la famiglia Camaiori, ve­nutane in possesso, lo fece restaurare ed abbelhre come ·è attualmente. Dall'alto del castello si gode uno stupendo panorama di Siena e dei dintorni.

Celebre in tutta la Toscana è la tenuta di Brolio. ddfanttica e nobi1e famiglia dei Ricasoli, fiorentina , e che dista una ventina di chilometri da Siena. Vuolsi d~ aku~i ~he 1' origine del castello di Broli o risalga ai tempi dt Carlomagno. Ad ognj modo esisteva nel IX secolo e nel 1000 vi risiedeva un conte Alberto, che ne fece dono insieme ad a'ltri manieri étl!la Badia di Firenze. È fra i castelli più antichi e 'interessanti d'Italia; si deva su un poggio a 552 metri sul livello del mare. a ridosso di una collina che staccasi da quelle dell'alto Chianti e aignoreggia maestoso in mezzo a due baluardi, Cetra Mura e Cacchiano. L'e­dificio, nonostante alcune varietà di stile a danno del­l'estetica, conserva l' a•spetto severo e guerresco. del medio evo. Il nome di Brolio corrisponde, secondo gli etimologisti, alla voce moderna di Parco verde Dall'alto un panorama stupendo si spiega allo sguar~ do e, dodici minori fortili.zl si scorgono all'intorno.

IL PALIO

Lo spirito militare, tenuto desto dalle lotte continue favorì nel medioevo i giuochi, che avevano caratter~ di gare e di ludi bellici; tali il giuoco dell'el mora det­to altrove del mazzascudo, il pugilato, la pallonata, le giostre , i tornei, il giuoco della monaca, la more­sca , la caccia al toro, la corsa delle bufale, le asinate.

La mitezza dei costumi moderni li ha fatti cadere in disuso; ma è rimasto celebre e caratteristico il Pa­lio, che si corre nella Piazza del Campo ogni anno il 2 luglio e ìl 16 agosto, ed eccezionalmente in qual­che ricorrenza straordinaria. In quei giorni, ]'anima sopita, ,]'anima medioevale della bella addormentata si sveglia e s~ agita in un divampare d'entusiasmo, in un cozzare di passioni.

Il Palio consiste nel corteo o comparsa delle con­trade e in una corsa di cavalli montati da fantini.

Le contrade prendono nome da animali veri o fan­tastic i, da aspetti della natura, da emblemi di guerra. O gni contrada ha la propria chiesetta, dove celebra le feste, conserva i niù cari ricordi ed accoglie gli stem mi dei protettori; ma ha soprattutto la compCDrsa, cioè un gruppo di persone vestite dei fastosi costumi del p assato coi colori della contrada . Ecco l'elenco dell e c ontrade coi colori relativi :

1, A qui la (nobile), un'aquila imperiale con due te­ste , coro nata, giallo con liste nere e azzurre (fantino

vestito di giallo con pochissimo azzurro; centro della contrada, via del Capitano); 2, Chiocciola, una chiov ciola, giallo e rosso con liste azzurre (fantino con g~i stessi colori; centro, via San Marco); 3 , Onda (capi­tana). un delfino nuotante, coronato, bianco e cele­ste (fantino con gli stessi colori; via Dupré); 4, Pan­tera, pantera rampante , bianco, rosso e celeste (fan­tino vestito di celeste e rosa con striscie bianche; via Stalloreggi); 5, Selva, quercia e rinoceronte, bianco, verde e arancio (fantino vestito di verde e arancio con poco .bianco; via F ranciosa); 6, T artuca, tartaruga, giallo e turchino con striscie rosse (fantino di giallo e turchirto; via Tomaso Pendola); 7, Civetta, civetta, bianco, rosso e nero (fantino di rosso e nero con poco bianco; piazza Tolomei); 8, Leocom:o o Unicorno, un unicorno rampante , bianco e arancio con liste azzurre (fantino con gli. stessi colori; via Ricasoli); 9, Nicchio (nobile), una conchiglia marina coronata, azzurro con liste gialle e rosse (fantino con gli stessi colori; via dei Pispini); l O, Torre, elefante che porta una torre, rosso con liste bianche e azzurre (fantino con gli stes­si colori; via Sali cotto); 11, V aldimorrlone o M onta­ne, un montone rampante, bianco, rosso e arancio (fantino di rosa con liste bianche e arancio; via Ro­mana); 12, Bruco (nobile), un bruco, coronato, giallo. verde e azzurro (fantino con gli stessi colori; via del Comune); 13, Drago , un drago, giallo, verde e rosso (fantino di verde e rosso con. poco giallo; via Piani­giani); 14, Giraffa, una giraffa condotta da un arabo, bianco e rosso (fantino con gli stessi colori; via delle Vergini); 15 , Istrice, un istrice, bianco nero, rosso e azzurro (fantino con gli stessi colori : via di Camollia); 16, Lupa, una lupa coi gemelli, bianco e nero con liste arancio (fantino con gli stessi colori; via di V al­lerozzi); 17 Oca (nobile), un'oca coronata, bianco, ros­so e verde {fantino di verde e bianco con liste rosse; via Benincasa). Di queste, dieci scelte a turno si di­sputano la vittoria in presenza di tutto il popolo.

l cavalli vengono assegnati dalla sorte e i giorni prima del palio si .fanno quattro prove di corsa .

La Piazza del Campo viene trasformata: s'inalza­no tutt'attorno delle gradinate in legname; al disopra della costarella dei Barbieri si costruisce il palco del­la giurìa; la parte mediana ammattonata della piazza, detta la nicchia, viene circondata da uno steccato e nell'anello tra gradinate e steccato si stende un grosso strato di terra gialla tufacea , che forma la pista .

Il giorno della corsa, ai cantoni delle vie principali , ai bracciali delle case, ai portab~ndiere delle colonne nelle piazzette vengono appese le caratteristiche e ric­chissime bandiere delle varie contrade.

Per la corsa del 2 luglio, alle ore 6 si celebra messa

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16 LE CENTO CITTA D'ITALIA -------------------------------------------------------------------------------·-------

nella Cappella di piazza e nelÌa chiesa di San Pro­venzano vengono sospese l·e bandiere delle contrade e dei terzi e il palio destinato al vincitore; per la c orsa del 16 agosto le bandiere vengono sospese nel Duomo . Nelle prime ore del pomeriggio nella chiesa di ogni contrada che corre viene portato il cavallo per essere benedetto e se esso manca di rispetto al luogo sacro, ciò viene tenuto di buon augurio·.

Verso le ore 16 il Campo viene animandosi di una folla sempre più ,fitta, formata dai cittadini, dai con­tadini e dai forestieri, poi , prima che entri il corteo, carabinieri e guardie fanno sgombrare la pista e la folla si raccoglie nella nicchia , mentre le gradinate,

Il monumento a Garibaldi, d e llo scultore Raffaele Roma­nelli (1896), uno dei più belli innalza ti in Ital ia all ' eroe. Dei bassorilievi è particolarmente notevole lo sbarco a Marsala.

i balconi e le finestre pavesate delle case e dei pa­lazzi sono gremiti di persone giunte anche da lontano. La festa si svolge dalle 18 alle 19.

La parte più pittoresca di essa consiste nel corteo che gira attorno alla pista . Il corteo fa l'ingresso dalla via del Casato ed è così fo·rmato. Precede a cavallo un araldo portando la bandiera bianca e nera di Sie­na, seguito dai Mazzieri e dai Trombettieri di Pa­lazzo che con lunghe trombe, modellate sulle famose chiarine del 1500, suonano una bella marcia del mae­stro f ormichi, poi i rappresentanti dei cinque Capi­tani, delle tredici Potesterie e dei venticinque Vica­riati che formavano un tempo la R epubblica senese. Poi vengono le comparse d e lle dieci contrade che cor­rono, ognuna costituita da un tamburino, due alfieri, un capitano, quattro paggi , un portabandiera (figuri­no), il fantino sopra un cavallo di parata e il barba­resco che conduce il cavallo da corsa, tutti vestiti nei pomposi e medioevali co.lori della contrada.

La nota pm carattenstica . è il giuoco della bandie ­ra; ogni alfiere spiega con agilità ed eleganza la ban diera, se l'avvolge attorno in mille guise e, per u:ti­mo, la lancia in alto per riprenderla abilmente.

Segue, a cavallo, il Magistrato delle Contrade, poi vengono i rappresentanti dei Terzi, quindi le com­parse delle sette contrade· che non corrono . ln ,fine si avanza il Carroccio del Comune, tirato da quattro

· cavalli e che porta in trionfo il palio, cioè un labaro destinato come premio al vincitore, insieme con un premio di denaro. È circondato dalle contrade Gallo, Leone, Orso, Quercia, Spada/orte, Vipera, che ven­nero soppresse per aver dato luogo a un tumulto nella corsa del 2 luglio 1675 . ln ultimo, gli uomini d'arme del Comune chiudono il corteo, il quale, compiuto lentamente e con lunghe soste il giro della pista, si dispone lungo una gradinata in legno costruita da­vanti al Palazzo Pubblico con lusso' di abbig']iamenti e con una fanta'Smagoria indescrivibile di colori.

Finito · il corteo, dal cortile del Podestà escono i cavalli cavalcati dai fantini, vestiti di un semplice abito dai colori della contrada e armati di un tendine di bue, del quale si servono per eccitare il proprio cavallo e far ritardare i cavalli rivali. l campioni sono trattenuti fra due robusti canapi ; quando cade l'an­teriore , si slanciano per fare tre volte il giro della piazza. Nel lato che discende dallo sbocco di via San M arti no alla cappella di Piazza e che ha una forte pendenza, vengono disposti dei materassi per rendere innocue le -facili cadute .

Sono per il pubblico minuti di ansia e di P.assione fr.a grida, incitamenti, e infine clamori di vittoria .

Il fantino vincitore è portato in trionfo dagli uomini della sua contrada in un parossismo di esultanza e nella contrada vincitrice si celebra poi il trionfo con una splendida illuminazione e con banchetti.

SIENA NELLA VITA ECONOMICA La provincia di Siena, situata nel cuore della T o­

scana e quindi nel centro d'Italia , trovasi, per la sua ubicazione , nelle condizioni più favorevoli ad un am­pio sviluppo industriale e commerciale, giacchè es­sere vicina al porto di Livorno e non eccessivamente lontana da quello di Genova, significa potere con grande comodità e con minima spesa rifornirsi di ma­terie prime estere ed esportare i proprì prodotti.

Le principali risorse economiche della provincia di Siena, attualmente, continuano a fondarsi precipua­mente sull'agricoltura, sui vini e gli o Iii del Chianti , di Montepulciano, Montalcino·, di San Geminiano, sui frumenti, sull'allevamento del bestiame che, nella Valdichiana, è andato industrializzandosi meraviglio­samente. Anche per la parte mineraria la provincia di Siena è fra le più ricche d'Italia : il mercurio a Monte Amiata, il rame, l'antimonio, il manganese, il T'iom­bobo argentifero in altri luoghi.

Numerose acque minerali tutte di efficacia terapeu­tica sgorgano in varie località della provincia e costi­tuiscono una ta1e ricchezza sfruttata e da sfruttare. da porre anche per questo· riguardo la provincia in prima linea . ·

Qua e là sorgono numerose le industri·e varie e al­cune caratteristiche - come, per esempio, la fabbri ­cazione d ei paraf ulmini , r arte antica e nobilissima del ferro battuto, ecc. Altre dànno al territorio senese un vasto, ricco ed esteso commercio di tutto qua nto occorre per i b isogni dell'agricoltura , per l'alim e nta ­zione, per 1' abbigliamento p ersonale, per l' arreda­mento della casa e per quei comodi che ·la moderna civi.kà ha res~ indispensabili.

Page 19: Siena nella storia e nell'arte

MUNDUS LE CONTRADE MONDIALI ILLUSTRATE NELL'AMBIENTE FISICO, SUOLO, ·

CLIMA, FLORA, FAUNA, GENTI, CON CENNI STO RICI

3G. 37. 38. 3Y. 40 . 4 1. 42 . 43 . 44 .

A CURA DEL DOTT . CARLO MUZIO, UFF . SUP. DELLA R. MARINA

MONOGRAFIE PUBBLICATE

PRELIMINARI (Cenni cosmografici) 20 illu ~ t. u:ioni, 32 pagine L. 3.-

l. ARARlA 2 . 511?/ A 1:. PALESTINA 3. ANATOLIA - Isola di Cipro . 4. BACINO TIGRI - J:.UFRATE 5. CAUCASI.-l 6. TURAN - Turcilestan Occidentale 7. SIBERIA 8. !IIANCIURIA E COREA 9. Tll3ET- f\lONGOUA

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ASIA

50 itlustrazwni, 30 35 24 75 l) 48 61 l) 28 56 28 40 28 44 36 60 32 50 28 811 60 i5

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AMERIC A

16. CANA UÀ A rcipelagu A rticu e Groenlandia 80 illustrazioni . 48 17 . STATI UNITI 90 60 18. MESSICO 71 48 19 . AMER ICA C ENTRALE 65 44 20. f\J..Jf(E DELLE ANTILLE 6i 44 21. COLUMBI;~ 61 , 40 22. Vf.NE7.UELA 33 l) 32 23 . LA GU IANA 25 l) 20 24. BI? A SILE 111 68 -,- EQUAD,OR - BOLIVIA 26 l) 24 ~.:> .

2tì . PERU' . 42 " 28 27. PARAGUAY 42 " 24 28. UI?UGUA l ' 39 " 24 29 . ARGENTINA 47 , 28 30. C /iiLI ' - !IIAGELLANIA 48 28

OCEANIA

3 1. AUSTRALIA 60 illustrazioni, 36 32. MF.LANESIA- MICRONESIA 68 , 14 33. NUOVA ZEL ANDA 40 , 20 34. OCEANO PACIFICO - Polin esia - Isole Havai 56 " 36 35. TERRE POLARI ANTARTICH E 48 32

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50. Etiopia . 55 . Europa Centrale . Suda n. Senegambia e Alta Guinea. 51. Isole Africane Oriental i e Oc- 56. Europa Oriéntale. Bacino Congo e Bassa Guinea . cidentali. 57. Europa Meridionale .

e Ter-

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Page 20: Siena nella storia e nell'arte

Ancora un quarto di secolo addietro, non solo l'istru-. zione popolare, ma la stessa coltura di un grado più elevato si sen tiva quasi indipendente dal campo spe­cialissimo della scienza propriamente detta. campo limitato alle più alte specu­lazioni mentali e quindi ri­serbato a pochi. Ma, negli ultimi tempi, un' èra nuova veramente si è iniziata, per questo grande fatto : che la scienza è venuta a determi­nare nuovi impulsi dell'atti­vità umana; è venuta ad imporsi come una necessità elementare di studio e di sapere , mentre prima po­teva sembrare soltanto un complemento dell'istruzione generale.

Spetta dunque all'Enciclo­pedia odierna il cÒmpito di renrlere a tutti intelligibili e familiari i fenomeni. le

. leggi, le ragioni di un nuovo e immenso e meravi glioso complesso di cose per le quali la scienza, con le sue molteplici applicazioni -alcune di esse tuttora stupefacenti - si è immedesi­mata con la vita, penetrandola in ogni sua forma di lavoro , di esercizio, di godimento. di evoluzione .

Per questo suo carattere, assai più che per il numero di volumi dei quali si compone, la nuova

Enciclopedia che presentiamo, con la stessa impronta popolare , merita di essere intitolata grande, grazie alla luce che su di essa riflettono le meraviglie del progresso scientifico. e che ogni dì più pervade e mo­

difica ed esalta gli aspetti della civiltà e le funzion i della vitalità mondiale.

Illustrata con proiusione di disegni e di fotograiic origin ali. artisticamente in­tercalate nel testo, tavole in nero ed a colori, nu­merose carte geografiche colorate, la Grande En· ciclopedia consterà di l 5 volumi in 8° grande.

Oltre le materie comuni a tutte le Enciclopedie. (Scien­ze esatte, Scienze naturali , mediche , sociali, politiche , Arti, Lettere, Storia, Geo­grafia, ecc.), hanno in essa notevole sviluppo le No­zioni tecniche fondamentali

d'ogni arte e d'ogni mestiere, le Nozioni pratiche di economia domestica, d'igiene pubblica e privata, le Nozioni relative alla cura e ai rimedi delle diverse malattie, ai soccorsi d'urgenza, ecc., una compen· diosa Bibliografia intorno ai principali argomenti, per chi voglia approfondire i propri studi, e Pron­tuari diversi per uomini d'affari.

È inoltre caratterizzata dall'aggiunta de: seguenti elementi nuovi:

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moderno, latino, francese, spagnuolo, in· glese, tedesco);

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