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22 OTTOBRE

2012

3 5

EFFETTI DELLA LIBERALIZZAZIONE DEI CARBURANTI IN ITALIA pag. 14

INTERVISTA

COOP ITALIADomenico Brisigottiillustra il taglioinnovativo delle pl

RETAIL

ACQUA & SAPONEL’insegna crescee punta a sviluppare la rete di vendita

RETAIL

BILLARiconversione in atto:i primi risultati sono più che positivi

INDUSTRIA

INTERBRANDNell’annuale classifi caspicca il risultato ottenuto da Apple

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22 ottobre 2012 3

E D I T O R I A L E

dare agio ai concorrenti per fare controin-

formazione, possibilità di misurarsi sulla

comunicazione ed, eventualmente, fare

aggiustamenti. Un caso estremo? No, la

punta avanzata di un meccanismo inter-

locutorio che caratterizza sempre di più

il rappor to tra cit tadino-consumatore e

azienda, che però prevede la voglia e l’in-

teresse da parte dell’azienda di mettersi in

gioco.

Torniamo nel nostro Paese. In Italia, molte

aziende non sono in grado di misurarsi con

la realtà per paura delle critiche, aziende

che non sfruttano i social network appieno

perché, nel farlo, potrebbe trovarsi in situa-

zioni imbarazzanti.

Aziende che continuano a perpetuare solo

un tipo di comunicazione ad una sola di-

mensione, la loro. Non voglio criticare tutto

il sistema, non è così per tutti e neppure

penso che le cose non possano cambia-

re, ma mi piacerebbe che, sfruttando le

immense potenzialità che oggi ci offre il

web per ascoltare, imparassimo a farlo

una buona volta, senza la paura di dire: “sì,

ho sbagliato” e di chiedere scusa. Anche

questo significa crescere, come manager,

come azienda e come Paese.•

a quando mi occupo di stilare men-

silmente i contenuti del nostro tg

online Econews, dedicato all’ecolo-

gia del vivere, mi capita sempre più spesso

di cogliere, soprattutto nel retail anglosas-

sone, un’evoluta capacità di ascolto e di

apertura alle critiche che, nel nostro Paese,

sembra impossibile da praticare.

Passiamo ai fatti. Recentemente, Justin

King, ceo di Sainsbury, terzo retailer food

britannico, si è prodotto in un “uno contro

tutti” per raccontare e spiegare gli obiettivi

in ambito di sostenibilità della sua azien-

da ma a differenza dell’Italia, dove questa

pratica non è molto amata e al massimo

si fa in consessi chiusissimi, o mettendo

sul palco icone intoccabili, lì la platea era

fatta da critici ed esperti in sostenibilità,

aziende fornitrici e, udite udite, concorren-

ti, che non hanno mancato di sottolineare

eventuali incongruenze, super ficialità e

pressapochismi vari.

I video dell’evento sono stati, poi, resi pub-

blici, quindi, nulla è stato tenuto riservato.

Che cosa ha avuto in ritorno Sainsbury?

Consigli e suggerimenti gratuiti da parte di

esperti che si sono appassionati al caso,

aperture su criticità che avrebbero potuto

[email protected]

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22 ottobre 2012 5

2012

3 5

06 Osservatorio

22 India

12 Domenico Brisigotti

25 Abercrombie & Fitch

32 Interbrand

35 Salame

43 Frutta secca

47 Assorbenza

50 Social technologies

L’azienda si rafforza, se ascolta i consigli e accetta le critiche

Largo consumo: margini stretti, crescono Pl e promozioni

Il paniere prezziLa borsa della spesa,a confronto Gross Iper e Lidl

Faccia a facciaCreare valore con sostenibilità e promozione del territorio

Innovare le private label: la nuova sfida di Coop

Carrefour con Shellnel “tank & shop”

Prossimità allargata, Carrefour sperimenta i format

Shell fa da battistrada nei convenience store

Marketing mix evoluto: Acqua & Sapone cresce

Billa centra i primi risultati della riconversione

Il Subcontinente indiano si apre alle multinazional

Abercrombie & Fitch frena: ora si differenzia meno

Sviluppo rete

Apple insegue Coca-Cola,parola di Interbrand

MercatiSalame: gusto e prezzo lo rendono competitivo

Torna la fiducia nella classica bistecca

MercatiSi rinnova l’immaginedella frutta secca

MercatiAssorbenza, cresceil segmento incontinenti

03

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35

40

43

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ED ITOR IALE

OSSERVATORIO

INTERV ISTA

COVER STORY

RETA IL

INDUSTR IA

SERV IZ I

CULTURE

50

53

57

56

57

Secondo appuntamento con il Tg Green di GdoweekTv. Ecco le dieci top news del mese di ottobre scelte da Gdoweek su quanto di più brillante realizzano le imprese nell’ambito dell’ecosostenibilità. Si parla di: Conad Adriatico, Sainsbury, Lidl e Utz, Whole Foods.

Tesco propone il negozio online all’areoporto. A Gatwick (Londra) Terminal Nord, da Tesco si può ordinare food da più touch screen (appunto un negozio online) per chi rientra dopo un viaggio ed ha il frigo vuoto. La nuova soluzione (attiva solo in Uk), quindi, offre di fatto il primo pdv di alimentari virtuale.

ECOnews

V ideo Tou r

Sainsbury’s lancia il magazine augmented.Sainsbury ha proposto il primo numero interattivo del proprio magazine. Nel numero di ottobre in uscita si aggiungeranno anche annunci pubblicitari interattivi e pagine editoriali arricchite dalla realtà aumentata. Il video mostra il funzionamento di un iPad.

Video Presentation

Social technologiesper generare valore

EcoPaperLoop: il riciclo si fa virtuoso

Formazione? Per seniore nuovi professionisti

OpinioneCresce l’importanza del retropack nelle strategie di branding

LibriBen arrivati nel pensierodi Slavoj Žižek

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22 ottobre 20126

O S S E R V A T O R I O

di Gino Pagliuca

nticiclico sì, ma fino a un certo

punto. La recessione colpisce

anche il carrello della spesa dei

prodotti di largo consumo, con

un consumatore costretto a fare i conti

con lo scenario peggiore possibile: red-

diti reali in riduzione, prezzi in crescita. E

così per la prima volta da decenni si assi-

ste nel mondo della grande distribuzione

a un calo dei volumi venduti, mentre la re-

te di vendita non si espande più. Questo,

in sintesi, il quadro presentato da Angelo

manda. In particolare, i consumi delle fa-

miglie nel primo semestre di quest’anno

sono scesi del 3,6%, a fronte di due mo-

destissime riprese (0,2 e 1,2%) nei due

anni precedenti, con aumenti che non

avevano compensato il -1,6% del 2009.

A volumi, la progressiva dei primi 8 mesi

dell’anno fa segnare un -0,8% per il largo

consumo. Tra le quattro macrofamiglie in

cui si può suddividere l’universo Lcc so-

lo l’alimentare tiene, perdendo lo 0,1%,

mentre le bevande cedono lo 0,8%, la

Prossimità e numeri che non quadranoNegli ultimi anni, tutti gli osservatori hanno posto l’accento sulla crescente importanza che avrà la prossimità nello scenario del commercio. I numeri però non sono completamente allineati alla previsione, perché in realtà i negozi di piccola dimensione (eccezion fatta per gli specialisti del toiletry) sono in arretramento e perdono significative quote di mercato. Cresce ma non esplode il discount, che probabilmente ha raggiunto un grado di saturazione. La spiegazione è che con tutta probabilità i format migliori interpreti della prossimità non saranno i piccoli negozi ma i supermercati.

IL CENSIMENTO DEI PUNTI VENDITA DELLA GDO

Diminuisce il numero dei negozi, cresce la quota dei supermercati

Numerica Variazione Quota mercato

Variazione annua

Totale 72.395 -1,6% - -

Ipermercati 445 4,2% 16,5% 0,1%

Supermercati 8.992 0,3% 50,0% 0,4%

Superette 6.594 -0,9% 10,3% -0,2%

Minimarket 5.102 -4,1% 3,1% -0,2%

Casa-Toilette 2.413 5,5% 2,9% 0,2%

Discount 4.309 1,4% 10,6% 0,3%

Micro 6013 -4,3% 2,3% -0,2%

Misti 20.747 -2,5% 2,6% -0,2%

Alimentari 17.780 -1,6% 1,8% -0,2%

Fonte: Symphony Iri Group

Massaro, Ad di SymphonyIRI Group per

l’Italia, all’inaugurazione del Master Con-

sumer & Retail management promosso da

Il Sole 24 Ore. Vediamo alcuni dei numeri

analizzati durante la presentazione.

I quattro indicatori fondamentali, Pil, con-

sumi, disoccupazione e inflazione sono tut-

ti in crescita e solo sull’aumento dei prezzi

è possibile prevedere a breve un arretra-

mento, indotto dalla diminuzione della do-

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O S S E R V A T O R I O

22 ottobre 2012

Aumento a valore degli alimentari nel I sem. 2012

2%

Aumento a valore delle bevande

nel I sem. 2012

2,2%

Aumento a valore della cura persona nel I sem. 2012

1,4%

I MACROSETTORI LCC

Andamento delle vendite in quantità e fatturato

Vendite a volume Vendite a valore

2012 2011 2012 2011

Alimentari -0,1 1,0 2,0 3,5

Bevande -0,8 1,4 1,8 2,2

Cura Casa -4,9 -0,6 -0,6 0,5

Cura Persona -1,0 1,2 -1,0 1,4Fonte: Symphony Iri Group

cura persona l’1% e la cura casa un -4,9%,

con un dato clamoroso. Nell’alimentare si

registra la crescita del 3,2% per i prodotti

basici e qui la spiegazione sta anche nel

fatto che si stanno privilegiando, soprat-

tutto per motivi economici, le preparazioni

domestiche, a scapito di piatti pronti e

pranzi/cene fuori casa.

Prosegue il downgrading del carrello, co-

me dimostra la lieve differenza tra inflazio-

ne Lcc (ovvero l’aumento dei prezzi medi

dei prodotti) e gli scontrini battuti alle cas-

se: il cliente si difende scegliendo prodotti

di minor costo. E lo fa non abbassando

necessariamente la qualità della scelta,

come dimostra il boom sia delle promo-

zioni sia delle private label. La pressione

promozionale è infatti salita al 25,5%, con

un incremento di 0,9 punti rispetto a un

anno prima. Risulta in aumento anche lo

sconto medio, passato dal 26,6% di un

anno fa al 27%. Cresce anche l’efficacia

delle promozioni; l’incremento medio delle

vendite è del 113%, mentre un anno fa era

del 106%.

La vendita di Pl è salita del 7,1%, ma, a

riprova di quanto si diceva sopra sulla qua-

lità, interessa in maniera più che doppia

(16,1%) i prodotti premium, mentre è

dell’11,2% la crescita delle Pl primo prez-

zo, a ulteriore conferma della polarizzazio-

ne dei consumi. Accanto a questi, Massa-

ro ha segnalato tre fenomeni significativi

per il largo consumo: l’aumento dei pdv vi-

sitati in un mese, saliti a 3,7; la crescente

attenzione al volantino promozionale: nel

2004 lo guardava con attenzione il 53%

dei destinatari, oggi si è al 90% e, infine, la

maggiore frequenza della spesa (per ab-

bassare lo scontrino unitario): il fenomeno

riguarda il 71% dei consumatori.•

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22 ottobre 20128

O S S E R V A T O R I O _ i l pan ie re p rezz i

a cura di Lu. Ca.

Prima rilevazione del paniere di Gdoweek in

Gross Iper, un’insegna del gruppo Carrefour,

a sua volta raffrontato con un discount Lidl,

entrambi a Milano. Gross Iper si caratterizza

per una formula di vendita mutuata dall’in-

grosso e declinata nel dettaglio, con tutte

le marche del nostro paniere presenti nei

formati di riferimento. Non è così, invece,

per la marca privata ed i primi prezzi, spes-

so mancanti. Il paniere delle marche risulta

così competitivo, anche per la presenza di

dieci prodotti in promozione, mentre appa-

iono elevati la private label ed i primi prezzi,

superiori di circa il 15% da quelli di Lidl.•

Private label Primo prezzo

prodotto marca euro euro euro eurolatte UHT p.s. lt 1 Granarolo 0,69 0,69 0,55 0,55

yogurt frutta 125 g cadauno Yomo 0,39 0,34 0,25 0,18

mozzarella 125 g cadauna S. Lucia 1,19 1,19 0,69 0,69

formaggio grattugiato 100 g mix Biraghi 1,19 1,19 0,99 1,20

burro 250 g Prealpi 2,50 2,50 1,55 1,15

tortelloni ricotta e spinaci 250 g Rana 1,80 1,80 0,96 0,85

cracker 500 g Mulino Bianco 1,39 1,06 1,06 1,33

pasta 1 kg Barilla 1,51 1,08 0,78 0,65

riso arborio 1 kg Gallo 2,36 2,36 1,40 1,45

pomodori pelati 400 g lordo Cirio 1,02 0,48 0,37 0,39

passata di pomodoro bottiglia 700 g Pummarò 1,08 0,72 0,61 0,55

polpa di pomodoro 400 g cad. DeRica 0,41 0,44 0,37 0,39

fagioli borlotti scatola 400 g lordo cadauna Valfrutta 0,80 0,80 0,31 0,29

piselli medi scatola 400 g lordo cadauna Cirio 0,86 0,55 0,58 0,45

tonno all'olio d'oliva 160 g Rio Mare 1,99 1,40 1,31 0,99

olio extra vergine 1 lt Bertolli 3,94 4,32 2,98 2,99

olio di mais 1 lt Maya 2,45 1,87 1,63 1,39

olio di semi vari 1 lt Olita 2,17 1,76 1,41 1,25

biscotti frollini 800 g Mulino Bianco 2,85 2,15 1,70 0,92

merendine croissant lisci 400 g Bauli 1,99 1,92 1,92 1,32

cioccolato tavolette 100 g Milka 1,19 0,79 0,79 0,45

confettura albicocca 400 g Zuegg 1,61 1,16 1,16 1,11

caffè 250 g miscela classica cadauno Splendid 1,93 1,65 1,00 0,85

minestrone surgelato 1 kg Findus 2,08 2,08 1,33 1,00

spinaci in foglia surgelati 1 kg Orogel 2,31 2,31 1,61 1,39

pizza margherita surgelata 600 g Bella Napoli 3,90 3,90 1,98 1,99

acqua minerale naturale 1,5 lt Ferrarelle 0,42 0,42 0,15 0,13

cola 1,5 lt Coca Cola 1,82 1,23 0,35 0,59

succo arance 1 lt Santal 1,08 1,08 0,90 0,86

vino brik 1 lt - 10° Tavernello 1,36 1,00 1,00 0,89

cibo per gatti 400 g caduno Kitekat 1,00 0,59 0,42 0,39

cibo per cani 1.250 g cadauno Friskies 2,12 1,40 1,06 0,89

candeggina 2,5 lt Ace 2,24 2,24 0,84 0,69

detersivo liquido 30 lavaggi Dixan 5,68 4,85 3,53 3,79

ammorbidente 2 lt Vernel 2,23 2,23 1,20 0,99

detergente piatti conc. 1,250 lt Svelto 2,85 1,86 0,88 0,71

detergente casa 1,5 lt Aiax 2,51 2,51 2,09 0,99

carta igienica x 10 rotoli Scottex 2,82 1,83 0,99 1,55

asciugatutto x 4 rotoli Scottex 2,87 2,58 1,76 1,29pellicola metri 30 Cuki 2,09 1,38 1,38 0,57

Totale paniereDifferenza assolutaDifferenza %Indice di convenienza (marca = 100)

Numero offerte speciali

76,69

100

11

65,7210,9714,3085,70

0

45,8430,8540,2359,77

1

40,1036,5947,7252,28

0

I prezzi sono riferiti ad unità di vendita dello stesso tipo, peso e multiplo, ma ove ciò non fosse possibile, sono stati parametrati alle unità di misura del prodotto di base, così ad esempio, i prezzi dei biscotti sono rapportati al peso di 800 grammi e la carta igienica a 10 rotoli, anche se in confezioni di peso o quantità diversi. Da GrossIper, la marca privata ed i primi prezzi, quando presenti, sono a marca Carrefour e Carrefour Discount; nel caso della pl, se mancante, sono state rilevate marche follower. Per il paniere dei primi prezzi, sia presso Gross Iper che Lidl, sono stati comunque rilevati i prezzi apparsi più bassi, indipendentemente da ogni considerazione qualitativa. A tutti i prodotti, anche se non presenti, è stato comunque attribuito il miglior prezzo di riferimento. Sono considerati i prezzi promozionali.

Offerte speciali Prezzo mancante (attribuito)

Rilevazioni del 14 settembre 2012 rispettivamente presso l’ipermercato Gross Iper di via Cusago ed il discount Lidl di viale Cassala, entrambi a Milano (non c’è riferimento col 2011).

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22 ottobre 201210

O S S E R V A T O R I O _ facc ia a facc ia

punto di vendita completamente ecologico.

Pesce - Oggi non si può fare a meno della

sostenibilità, e non solo perché il consuma-

tore la richiede, ma perché è una garanzia

per il futuro. Però deve essere una soste-

nibilità “sostenibile”, a 360°, conveniente

anche per il cliente: quindi l’industria de-

ve rispettare l’ambiente, costare meno e

semplificare il servizio; concretamente noi

abbiamo ridotto al minimo il cartone de-

gli imballi, ottimizzato i consumi, ridotto i

trasporti puntando su carichi completi. In

definitiva, la semplificazione è sostenibilità:

se un’azienda è semplice ha anche minore

impatto ambientale.

Qual è la propensione delle pmi allo svi-luppo di nuovi prodotti/servizi?Terlingo - Si nota un rallentamento nella

corsa a innovare, dettato dagli elevati costi

che ricadono sull’industria, e dalla volontà

di non bruciare le uscite in un periodo di

vendite stagnanti. Da parte nostra, come

innovazione di servizio, oltre all’offerta che

caratterizza Coop a livello nazionale, recen-

temente abbiamo posizionato in alcuni pdv

dei depuratori per l’acqua pubblica, sempre

per ridurre l’inquinamento derivato dal tra-

sporto delle bottiglie.

Pesce - Credo che l’industria sia veramen-

te obbligata a fare il mestiere dell’industria,

quindi a essere innovatrice, propositrice,

creatrice di nuovi prodotti e servizi per es-

sere sempre un passo avanti nel percepire

eventuali segnali deboli e orientare il clien-

te verso le scelte migliori. Crediamo però

in un’innovazione continua e determinata,

un “percorso innovazione” capace di creare

futuro a medio e lungo termine, perché solo

così a beneficiarne sarà il sistema nel suo

insieme. L’invito che mi sento di rivolgere alla

gdo è quello di premiare l’innovazione vera

nelle proprie scelte.•

ostenibilità e attenta gestione delle

leve di business, fanno parte del-

la ricetta di Coop Adriatica e Ri-

so Scotti. Ne parliamo con Pietro

Terlingo, responsabile servizio marketing di

Coop Adriatica e Gianluca Pesce, direttore

commerciale e marketing di Riso Scotti.

Localismo e territorialità: come influen-zano gli assortimenti?Terlingo - Li influenzano molto, in particolar

modo su alcune categorie che caratterizza-

no maggiormente la territorialità, come vini

e liquori, ortofrutta, salumi e formaggi, con

variazioni sia in funzione dell’ampiezza sia

della profondità. Coop Adriatica copre un

territorio molto vasto, dal Veneto all’Abruzzo,

e per valorizzarlo stiamo attuando il progetto

“Territori.coop” con un sito dedicato ai for-

nitori locali ed etichette che evidenziano sia

i prodotti che i fornitori locali sullo scaffale.

Pesce - Oggi assistiamo sia a un fenomeno

di difesa e valorizzazione delle territorialità

sia all’espansione di alcuni localismi in ter-

ritori un tempo non presidiati; per esempio,

il carnaroli e l’arborio si vendono oggi anche

al sud e addirittura fanno parte delle pia-

nificazioni promozionali. Negli assortimenti

troviamo, quindi, un numero maggiore di

prodotti a valenza nazionale, affiancati non

solo da specificità territoriali, ma anche da

specialità una volta considerate di nicchia

e oggi a elevata rotazione, come il basmati.

Business model per le pmi/d.o., quali le coordinate?Terlingo - L’aspetto più importante per noi in

questo momento sono i soci e titolari della

nostra azienda, cui cerchiamo di dare sem-

pre più valore aggiunto. Le promozioni sono

molto importanti, perché il cliente cerca la

convenienza, anche come percezione, com-

pra molto in promozione e acquista di più i

prodotti a marchio: utilizza in maniera sem-

pre più oculata un budget che si è ridotto.

Occorre lavorare su tutte le leve per soste-

nere le vendite e ridurre i costi, purtroppo

sempre in crescita.

Pesce - L’aspetto che assumerà più impor-

tanza per un’azienda di marca leader nel

mercato del riso come noi sarà ottimizzare

il pacchetto d’offerta. Agire su una sola le-

va non è più sufficiente, occorre il perfetto

bilanciamento tra prezzo, valore percepito

dal consumatore, peso promozionale, qua-

lità. La capacità di analisi da parte sia delle

aziende sia della distribuzione è straordi-

nariamente elevata, quindi le performance

devono essere reali e sono appunto una

componente del pacchetto d’offerta.

Sostenibilità: come incide sulle vostre strategie?Terlingo - Coop è molto attenta alla sosteni-

bilità come dimostrano le numerose inizia-

tive volte al rispetto dell’ambiente, come la

proposta dei detersivi sfusi o la campagna a

km 0 per l’acqua. Dal canto nostro abbiamo

dotato molti punti di vendita di pannelli so-

lari, chiuso tutti i banchi surgelati e in alcuni

casi anche quelli dei prodotti freschi. Da un

anno abbiamo aperto a Conselice (Ra) un

di Barbara Trigari

Il parere di Coop Adriatica e Riso Scotti

INDUSTRIA

Gianluca Pesce, Riso Scotti

DISTRIBUZIONE

Pietro Terlingo, Coop Adriatica

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22 ottobre 201212

I N T E R V I S T A

Con il lancio di due integratori, Coop introduce una nuova categoria e si candida a declinare l’innovazione di marca con l’approccio e l’originalità tipica di un brand industriale

di Marina Bassi

Domenico Brisigotti,

direttore prodotti a marchio

di Coop Italia, risultato di oltre

vent’anni di carriera

Chi è

ssere unici nell’offerta e in sintonia

con la domanda dei consumatori:

queste le direttrici lungo le quali si

muove Coop nella definizione dei

suoi prodotti a marchio, come spiega

Domenico Brisigotti, direttore prodotti

a marchio di Coop Italia. “Per un distribu-

tore, il tema dell’unicità del suo posizio-

namento è sempre difficile da affronta-

re, visto che oggi, con i tempi di insegui-

mento sempre più rapidi, mantenere un

vantaggio competitivo per lungo tempo

presenta complessità. In quest’ottica, la

marca commerciale rappresenta la leva

più diretta sulla quale ogni retailer può

agire per costruire, in maniera continua-

tiva, il proprio plus rispetto ai competitor

-continua Brisigotti-. Questo è tanto più

vero oggi in Italia, dove la marca com-

merciale, pur continuando a mantenere

un ruolo marginale in confronto con le

quote europee, ha raggiunto uno stadio

avanzato, con tassi di crescita rilevanti,

negli ultimi due anni, che fanno immagi-

nare prospettive interessanti per tutti i

retailer. Per Coop, che vanta numeri simili

ai top retailer europei, distanti dalla me-

dia italiana, questo si traduce in progetti

fortemente innovativi e distintivi”.

L’innovazione, quindi, è un tema cen-trale. Chi la decide: il distributore, il fornitore o altri enti?Per Coop si tratta di un argomento strate-

gico, da sviluppare in maniera autonoma:

ci sono tanti modi di definire l’innovazio-

ne, dai più originali e fantasiosi ai più

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I N T E R V I S T A

rigorosi, ma il nostro modello di inno-

vazione individua nelle dinamiche della

domanda la base per esplorare nuovi

territori, magari con l’aiuto di soggetti

terzi, che non appartengono al mondo

dell’industria, alla quale ci rivolgiamo in

una seconda fase.

Cosa chiedete ai fornitori a conferma della loro propensione all’innovazione?Di essere dei partner in grado di com-

prendere e condividere sfide, ambizioni

e obiettivi, grazie a relazioni di lunga du-

rata. Del resto, non abbiamo alternative:

è l’unico approccio valido per smarcarci

dall’omologazione in atto, evidenziando

ulteriormente l’unicità della nostra mis-

sion. La sfida che ci troviamo ad affronta-

re, quindi, è quella di diventare più bravi

e originali nel creare nuove pl, che, al di

là dei rapporti con l’industria, devono es-

sere costruite su progetti di largo respiro,

difficili da replicare per il loro contenuto

intrinseco, non certo per le esclusive o i

contratti blindati sottoscritti con l’indu-

stria. Questa è la strada che seguiamo,

come dimostrano alcune recenti opera-

zioni distintive.

Come il lancio dei due integratori Eufyr e EuKappa?Sì. Una nuova frontiera, destinata, proba-

bilmente, ad aprire nuove categorie non

solo per Coop, ma per l’intero mercato.

È la prima volta, infatti, che in due in-

tegratori viene utilizzata la vitamina K2,

da sempre considerata antagonista nei

processi di decadimento della struttura

ossea, capacità oggi dimostrata anche

da recentissime ricerche scientifiche. E

il soggetto economico più all’avanguar-

dia e in linea con gli studi scientifici più

avanzati sull’argomento è un distributore.

Italiano. Se non è innovazione questa...

Cosa vi aspettate da un’operazione di questo genere?Prima di tutto, una positiva ricaduta di

immagine sul nostro posizionamento di

marca e sulla nostra capacità di espri-

mere e realizzare prodotti innovativi, che

sono tali non soltanto a livello di ingre-

dienti e composizione. Con Eufir e Euk

entriamo, infatti, in nuovi territori anche

per la scelta del nome: per la prima vol-

ta, come brand sono utilizzati due nomi

di prodotto. Parliamo di un aspetto, a

prima vista, forse, non particolarmente

importante, ma che assume un signifi-

cato strategico in termini di marketing:

vuol dire che la marca privata comincia a

introdurre denominazioni di prodotto che

potrebbero aprire nuove riflessioni sulla

marca e il suo valore. In questo senso,

qualcosa si sta muovendo all’estero: Te-

sco, ad esempio, ha adottato una scelta

simile per alcuni gelati e item di petfood.

Piccole mosse che fanno intravedere le

potenzialità di domani.

Ma gli integratori non sono l’unico esempio di approccio innovativo nella definizione di nuove linee di pl, vero?.Esatto. Un altro esempio interessante

è la linea Club 4-10 dedicata al mondo

dell’infanzia, sulla quale ci siamo fatti le

ossa prima di affrontare gli integratori.

Anche in questo caso, per costruire un

posizionamento competitivo e distintivo

-e non una banale rieticchettatura di pro-

dotti già esistenti, come succede negli

assortimenti della quasi totalità dei re-

tailer in Europa-, abbiamo analizzato la

domanda. Così, abbiamo scoperto che

l’Italia è in testa alle classifiche per nu-

mero di bambini obesi e sovrappeso, un

dato impressionante nel Paese della die-

ta mediterranea. Ci siamo, quindi, rivolti

alla comunità scientifica, coinvolgendo

l’Ecog, l’ente europeo che si occupa di

obesità infantile, e la SIO, la Società

Italiana dell’Obesità, stabilendo con lo-

ro regole stringenti sulle quali costruire

prodotti nuovi e sani, come gli omoge-

innovare

significa essere

in sintonia con

la domanda

con un’offerta

unica

e distintiva

neizzati senza zucchero e sali aggiunti e

le merendine con basse quantità di gras-

si e ricche di fibre.

Una sfida ambiziosa, che va anche spie-gata al consumatore...Il punto, infatti, è proprio verificare la sin-

tonia con i clienti, svelarla e diffonderla.

Per questo, abbiamo stretto un accordo

di licencing con Warner Bros per avere i

loro personaggi sui pack ed organizzato

attività in-store per facilitare la visibilità a

scaffale. Ma l’unicità della proposta non

ha nulla a che fare con il personaggio dei

cartoon: il valore è il progetto strategico

alle spalle, che mostra la differenza tra

un’operazione tattica -“faccio una meren-

dina più sana”- e una strategia definita

-“penso a una dieta alimentare che pre-

servi la salute”.

Questo approccio implica un lavoro con-

tinuo, senza soste. Per questo, Coop non

ha chiesto una consulenza una tantum:

medici, scienziati ed esperti di alimen-

tazione continuano a lavorare con noi,

all’interno di processo impegnativo e

costoso, in termini di risorse, tempo e

relazioni, ma soltanto in questo modo si

costruisce quel valore aggiunto che diffe-

renzia un’insegna dai competitor.

Si tratta di progetti che porteranno, an-che a incrementi nella quota delle pl?É il nostro obiettivo. Oggi, i nostri prodotti

a marchio rappresentano circa un quarto

delle vendite, percentuali anche superiori

se analizziamo i dati a volume e la red-

ditività. Ma vogliamo migliorare ancora i

dati, anche se è difficile indicare numeri,

oggi. Prevedo, comunque, a medio termi-

ne, un ruolo prevalente della marca com-

merciale rispetto all’offerta di marca, con

un’inversione dei ruoli rispetto ad oggi.

A proposito di idm, che effetto avrà l’art. 62 sui fornitori di private label? Nel breve, non vedo effetti diretti sui pro-

duttori di pl. A medio termine, si verifiche-

rà un generale riequilibrio dei rapporti fra

idm e gdo, che coinvolgerà soprattutto le

imprese intermedie e aprirà ulteriori spazi

alle private label, in tutte le direzioni.•

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Primi effetti delle liberalizzazioni: anche in Italia il retail cerca e trova i suoi “spazi” di vendita

a collaborazione italiana tra Shell

Italia e Carrefour Italia, inaugu-

ratasi con l’apertura del piccolo

supermercato nella stazione di

servizio in via S. Rita da Cascia, a Mila-

no, è la prima, e per ora unica, di questo

genere in Italia. Per essere più precisi,

Carrefour viene da un test, dagli esiti non

proprio fortunati, con Eni, a Roma: dei

cinque pdv sviluppati, ne è rimasto aper-

to solo uno. Nell’intervista pubblicata qui

a fianco, Gabriele Di Teodoro, direttore

divisione supermercati e prossimità di

Carrefour Italia spiega la ragione prin-

cipale di questo insuccesso, ma è im-

portante ricordare che il nuovo concetto

di Roberto Pacifico

distributivo di Carrefour express visto a

Milano potrebbe fare da apripista a un

format intermedio tra supermercato di

prossimità e convenience store in sen-

so stretto (alla “drugstore”), a seconda

che si sviluppi su posizioni urbane o lo-

cation autostradali e/o extra-cittadine.

Per Shell Italia questo punto di vendita

rappresenta il primo passo in direzione

di uno sviluppo del convenience store in

Italia. Nell’eventualità che le principali

compagnie petrolifere operanti in Italia

intendano -margini, conti economici e

crisi dei consumi permettendo- accele-

rare lo sviluppo del non-oil, si potrebbe

configurare uno scenario collaborativo

C O V E R S T O R Y

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caratterizzato da una netta divisione

delle competenze tradizionali: ai retailer

il compito di aprire nuovi spazi in pros-

simità delle aree di rifornimento, alle

compagnie petrolifere il tradizionale e

ben più lucroso business dell’erogazio-

ne carburanti. Che rimane senza dubbio

il core business, quello che garantisce

i “veri” volumi d’affari. Carrefour Italia

(che ha una rete complessiva di 1.219

punti di vendita divisi tra 45 ipermerca-

ti Carrefour, 443 Carrefour Market, 717

Carrefour express, e 14 cash and carry

a insegna DocksMarket e Grossiper), ha

25 stazioni di rifornimento carburanti, in-

tegrate ai centri commerciali, alcune in

arrefour Italia sta sperimentando molto in questo periodo. Innovando. Ha aperto il primo

super italiano “24h open” a Milano in Piazza Clotilde, Poi il primo Carrefour express aperto in un’area ristorazione autostradale (La Pioppa Ovest a Bologna), e ora il primo super in Italia su un’area di rifornimento carburanti cittadina. Il partner è Shell Italia. Una scelta motivata dalla leadership che il gruppo petrolifero anglo-olandese ha maturato nel canale dei convenience store in Europa, dove è leader di mercato. Ne parliamo con Gabriele Di Teodoro, direttore supermercati e prossimità di Carrefour Italia.

C’è di che essere soddisfatti per questo nuovo punto di vendita, conferma? Sì, siamo soddisfatti della collaborazione

sotto ogni profilo, soprattutto quello operativo. Abbiamo aperto il punto di vendita dopo sei mesi dal primo contatto. In base ai risultati, decideremo come e quanto sviluppare questo formato. Che però non si potrà esportare facilmente su larga scala. La location urbana permette comunque di cogliere due grandi fasce di utenti: i residenti nel quartiere che vogliono fare una spesa di completamento, e i consumatori di passaggio che si fermano a fare rifornimento. La sfida sarà integrare entrambe, incrementando il tank&shop.

Che cosa non ha funzionato con Eni?Le location. Abbiamo aperto cinque negozi in posizioni extra-urbane e autostradali impossibili da raggiungere a piedi. Le dico solo che a Roma, con quel tipo di location, per ottenere i risultati che stiamo registrando in pochi mesi di apertura qui a Milano, ci avremmo messo un anno.

Come sta andando La Pioppa Ovest a Bologna?Benissimo, se paragonato al trend di Autostrade quest’estate, con un calo generalizzato di circolazione nell’ordine delle due cifre. Carrefour express nell’area ristorazione MyChef, ha realizzato il 20% in più di quanto facevano loro, prima che arrivassimo. Anche se questa performance non ripaga per ora gli elevati investimenti per aprire a Bologna, rimane un caso di successo.

In che cosa si differenzia questo Carrefour express aperto con Shell? È un concetto diverso da Bologna-La Pioppa, non tanto graficamente e visivamente, quanto in termini di assortimento e servizio. A Milano su 120 mq abbiamo massimizzato le unità di bisogno per completare la spesa di chi si ferma a fare rifornimento, e degli abitanti in zona: l’offerta è di 1.500 referenze, con densità molto alta. L’assortimento base potrebbe cambiare in alcune categorie per adattarsi a specifici segmenti di domanda. RP

GABRIELEDI TEODORO

direttore divisione supermercati e prossimità

di Carrefour Italia

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KAI-UWE WITTERSTEIN

General Manager retail di Shell Italia

non tutte le aree permettono lo sviluppo

di concept adeguati per spazio e assorti-

mento, dipende poi dalla disponibilità dei

singoli gestori; infine, soprattutto per le

location autostradali, c’è la concorrenza

con Autogrill e i suoi servizi integrati bar/

market, la cui presenza sull’area di sosta

autostradale ha sempre fatto da magne-

te incontrastato.

Tornando a Milano, il punto di vendita

sull’area di servizio Shell è, in base alla

tradizionale classificazione dimensiona-

co-branded con altre compagnie, fra le

quali Shell. Come tutte le principali socie-

tà impegnate nel mercato downstream

italiano, Shell ha quasi 500 shop annessi

alle aree di servizio, in prevalenza con

marchio Select. Non è l’unica. Non po-

che delle insegne petrolifere presenti sul

territorio italiano hanno sviluppato una

loro linea di bar/minimarket autostrada-

li: Esso Italia con On the Run, Eni con

gli Eni cafè, Q8 con al Punto giusto, ma

esperimenti (a volte molto interessanti

e riusciti) li troviamo pure in TotalErg.

Il problema è la discontinuità della rete:

hell Italia spa è la società cui fanno capo le attività della distribuzione finale dei

carburanti (downstream) attraverso 900 stazioni stradali e autostradali. La conchiglia d’oro, simbolo nel mondo del gruppo petrolifero anglo-olandese, è un’icona familiare agli occhi degli italiani, essendo presente ormai sulla Penisola da un secolo (1912). E sempre in ambito downstream, Royal Dutch Shell plc è leader in Europa nei convenience store abbinati alle sue aree di rifornimento carburanti. Shell Italia è la prima società petrolifera ad aprire in Italia un supermercato (tecnicamente bisognerebbe definirlo superette) della grande

distribuzione alimentare su un’area di servizio e in location urbana. Kai-Uwe Witterstein, che abbiamo incontrato a Milano, in visita al Carrefour express di Milano-Santa Rita da Cascia, lo definisce il primo passo per lo sviluppo del canale convenience in Italia.

Shell è molto attiva nei convenience store con il proprio marchio. Lavorate anche con altri partner della distribuzione?Nei principali mercati europei nei quali siamo presenti abbiamo sviluppato punti di vendita sia con nostro marchio principale, Select, sia con le insegne dei retailer nazionali come Spar

1-Carrefour express sull’area di servizio Shell a Milano è il primo convenience store della grande distribuzione su un’area di rifornimento carburanti.Gli orari d’apertura sono: 7-21 lu-sa, e domenica mattina. Il prezzo della benzina senza piombo riportato sul totem si riferisce al 3 settembre 20122- Prima corsia d’ingresso dedicata al breakfast: in fondo la cantina3-Le casse gestiscono sia il check out dei clienti del supermercato sia il pagamento del rifornimento

1 2

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in Austria e Germania, Edeka sempre in Germania, Waitrose in Regno Unito e Migros in Svizzera che sviluppa con noi i convenience a insegna Migrolino (foto a fianco). L’obiettivo principale è di differenziarci in rapporto alle esigenze dei singoli mercati. L’accordo con Carrefour in Italia va in questa direzione, anche se il concetto italiano di convenience store diverge non poco da quello tradizionalmente adottato e sviluppato nei principali paesi europei.

In Italia avete quasi 500 punti di vendita. Pensate di convertirne una parte al nuovo format Carrefour express inaugurato qui a Milano?È impossibile dare una risposta ora. Questo primo, e unico in Italia, Carrefour express rappresenta un test per verificare la fattibilità del format sul mercato italiano. Molto dipenderà dai risultati. E comunque non si può pensare di convertire un’intera rete senza considerare le peculiarità di ogni location. Questo Carrefour express è situato su un’area di rifornimento carburanti in una posizione urbana e quindi con possibilità di funzionare anche da supermercato di prossimità.

L’accordo con Carrefour prevede anche integrazioni e sinergie nelle politiche marketing e loyalty?Esistono interessanti aree di sovrapposizione sinergica, per esempio nei programmi di fedeltà e di co-marketing: sia noi di Shell sia Carrefour abbiamo specifiche carte: ma non è escluso che lavoreremo sull’integrazione, qualora dovessimo passare dal test a un più ampio roll-out.

le, un minimercato (100-200 mq): dispo-

ne infatti di 120 mq di vendita, ma per

numero di item (1.500), si può definire

un supermercato tascabile che copre

tutte le principali occasioni di consumo,

dagli acquisti base/quotidiani (“gli indi-

spensabili”, come recita l’indicazione di

reparto) agli acquisti d’impulso e dell’ul-

timo momento. Non manca la cantina

vini. Indicazioni di reparto identificano le

principali aree dell’assortimento: “Spe-

cialità da gustare”, “il benessere parte

da qui” (toiletries e cura persona), “per

ogni tua necessità”, “golosità per te”.

Moltissimi i prodotti a marchio Carrefour

che si dividono l’assortimento con i brand

leader. Il colpo d’occhio dall’esterno è di

sicuro impatto, “catching & appealing”:

le altre due stazioni di servizio presenti

sulla stessa via, non reggono il confronto

con Shell. L’interno è ben strutturato. Le

corsie sono un po’ strette, a dire il ve-

ro, e mancano parafarmaco, giornali, e

il “tobacconist” come tutti i convenience

store che si rispettino. Ma “i prezzi sono

quelli che un cliente si aspetterebbe da

un Carrefour Market” aggiunge di Teodo-

ro. Anche se non siamo nel 24h open,

che Carrefour sperimenta già a Milano,

in Piazza Clotilde, l’orario è abbastanza

lungo: 7-21, e domenica mattina. Il par-

cheggio è limitatissimo: otto posti auto.

Potrebbero esserci problemi di affolla-

mento tra chi fa rifornimento carburanti

e chi lascia l’auto per fare la spesa, anche

se il pdv è di quartiere, e quindi facil-

mente raggiungibile a piedi. Il format è

perciò molto adatto ai contesti urbani:

d’altronde Shell ha solo 28 aree di ser-

vizio in autostrada su 900 totali, ma una

sessantina in contiguità con centri com-

merciali/ipermercati.•

Le stazioni di servizio Shell

in Italia

900

L’incidenza della rete italiana Shell

con offerta non-oil

50%

3

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Si confermano le performance dell’insegna,che punta allo sviluppo della rete e dell’assortimento

entidue nuove aperture e un fat-

turato dei primo semestre 2012

pari a 438 mio €, in aumento

dell’8,7% rispetto allo stesso

periodo del 2011: questi i numeri di Ac-

qua & Sapone, la catena specializzata in

prodotti per la bellezza, la cura della per-

sona e la pulizia della casa, che fa capo

al Gruppo Cedas. Si tratta di indicatori,

che confermano il trend degli ultimi anni,

attestati su un volume d’affari 2011 pari

a 853 milioni di euro, con un incremento

del 12,7% rispetto all’anno precedente.

Visti i risultati del primo semestre, le

prospettive di chiusura del 2012 sono

più che positive: “Quello che ci fa ben

sperare per il futuro sono le due direttri-

ci su cui ci stiamo concentrando e che,

ad oggi, ci hanno portato già dei buoni

risultati di mercato -spiega Nando Bar-

barossa, vicepresidente Acqua & Sapo-

ne srl-. Il primo asset riguarda la politica

di Alessandra Bonaccorsi

di marketing che definirei coraggiosa e

lungimirante: un mix fra spot televisivi,

un originale concorso e offerte ad hoc

studiate per le esigenze dei nostri clienti.

Il secondo focus si concentra sul punto

di vendita, a livello sia di immagine sia di

assortimento, che deve essere in grado

di garantire una trasversalità di offerta

che, al momento, pochi, se non nessuno,

possono vantare nel nostro settore”.

In un contesto aziendale basato su va-

lori commerciali forti, che spaziano dal

costante aggiornamento alla competen-

za del personale, dall’offerta di prodotti

di tutte le grandi marche a un ambiente

nuovo, moderno e accogliente, che pre-

senta una disposizione metodica e logi-

ca dei prodotti, facilmente accessibili e

fruibili, per offrire un servizio accurato e

Acqua & Sapone, insegna di proprietà del Gruppo Cedas, che aderisce a ESD Italia (con Esselunga, Selex, Agorà Network e Gruppo Sun), opera con 703 pdv, distribuiti sull’intero territorio nazionale.

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PRESENZA E SVILUPPO DELLA RETE SUL TERRITORIO L’insegna, nata venti anni fa, è presente in tutta Italia con 703 punti di vendita (a settembre 2012) distribuiti in 96 province (su un totale di 110) ed è gestita dalle nove aziende che fanno parte della società consortile Cedas. Nello specifico, si tratta di:Cesar, che opera in Lombardia, Marche, Abruzzo, Molise; Gottardo, focalizzato in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna; Gruppo SDA/Quamar, attivo in Piemonte, Lazio e Sardegna; Gruppo Synergo, il cui raggio d’azione spazia dalla Liguria alla provincia di Cuneo;Leto, che opera in Sicilia; LGM, la cui rete è sviluppata in Toscana ed Umbria; Reale Commerciale, concentrato in Campania e Calabria;VDM Vaccaro Distribuzione Merci, che svolge la propria attività in Puglia e Basilicata.Ambizioso si rivela anche il piano di sviluppo che prevede 300 nuove aperture nei prossimi quattro anni. “L’area geografica di maggiore interesse per noi, al momento, è il Nord Italia, soprattutto il nord ovest dove siamo meno radicati -chiarisce Nando Barbarossa, vicepresidente Gruppo Cesar-. L’obiettivo è quello di rafforzare la presenza in tutta la penisola senza trascurare il Centro e il Sud”.

professionale alla cliente-

la, l’evoluzione dell’insegna

prevede un assortimento

sempre più specializzato

e indirizzato verso mondi

professionali. “Stiamo cer-

cando sia di ottimizzare il

nostro reparto profumeria

con marchi selettivi sia di

incentivare la presenza di

prodotti professionali nel

settore capelli. Stiamo già

lavorando in questa direzione e, nel breve

periodo, apporteremo le dovute modifi-

che all’intera rete”. Il format dei punti di

vendita sarà, quindi, adeguato alle novità

merceologiche con l’obiettivo di enfatiz-

zare e ottimizzare l’esposizione dei nuovi

prodotti in assortimento.

Progetti in corso anche per quanto riguar-

da le private label. “Le stiamo sviluppan-

do, anche se ci riteniamo più venditori di

marche e di prodot-

ti innovativi, funzio-

ni che rimangono il

nostro principale

focus -prosegue il

vicepresidente-. Da

qualche anno, però,

abbiamo deciso di

integrare la nostra

offerta anche con

prodotti a marchio, sviluppati, però, so-

lo su categorie generiche per rispondere

al bisogno di qualità e convenienza oggi

sempre più diffuso”.

Allo stesso tempo, il management di

Acqua & Sapone è focalizzato sulla ri-

cerca di nuovi business: le aspirazioni

riguardano il settore farmacologico, legi-

slazione permettendo. “Il nostro format

è in continua evoluzione per individuare

nuovi spazi di mercato -chiarisce Barba-

rossa-. In questo senso, non nascondo

l’interesse verso la parafarmacia, che ri-

tengo un settore vicino e compatibile con

il nostro. Se le leggi cambiassero o se si

dovesse procedere ad altre liberalizzazio-

ni, il nostro gruppo si muoverà certamen-

te verso questa direzione di sviluppo”.

Tra le ultime novità del

brand, non manca una nuo-

va attenzione verso l’am-

biente, che si traduce nella

stampa di tutti i volantini in-

formativi e promozionali su

carta riciclata e proveniente

da foreste certificate secon-

do i criteri stabiliti dal Forest

Stewardship Council (FSC).

Inoltre, è stata realizzata

una linea di detergenti artigianali erbo-

ristici per il corpo dal cuore green, nel

senso di totalmente privi di coloranti e

materie petrolchimiche, ma 100% vege-

tali e biodegradabili.

Quest’anno ricorrono anche vent’anni

di attività di Acqua & Sapone. In oc-

casione dell’anniversario, il gruppo ha

voluto realizzare per

la prima volta a li-

vello nazionale un

concorso a premi.

Così, dal 1° ottobre

al 30 novembre di

quest’anno, ai con-

sumatori basterà ac-

quistare due diversi

prodotti Procter &

Gamble -sponsor del concorso con tut-

ti i marchi presenti nell’assortimento di

questi drugstore- in un unico scontrino

per tentare la fortuna con una classica

cartolina “cancella e vinci”, che mette

in palio cento premi immediati, tra cui:

venti scooter Scarabeo, venti biciclette

elettriche Masciaghi, venti iPad, venti kit

per la colazione Electrolux, venti buo-

ni spesa Acqua & Sapone del valore di

duecento euro l’uno.

In caso di mancata vincita, è possibi-

le, comunque, tentare la for tuna sul

sito www.acquaesapone.it, oppure

sulla pagina Facebook “20anniac-

quaesapone” inserendo i propri dati

personali e gli estremi contenuti nello

scontrino per partecipare all’estrazio-

ne di un superpremio finale, una Giu-

lietta Alfa Romeo.•

auspichiamo

normative

per sviluppare

il settore

farmaceutico

NANDO BARBAROSSAvicepresidente

Acqua & Sapone

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R E T A I L

22 ottobre 2012 21

Ora la rete è più omogenea sul territorio e il concept, più orientato al servizio di vicinato. Confermato l’impegno di Rewe in Italia

ewe Group riconferma il proprio

impegno in Italia: non solo a livello

discount, ma anche nella più dif-

ficile tipologia del supermercato.

L’annuncio arriva ai fornitori, nel corso della

convention autunnale. Evidente la soddisfa-

zione di tutto il board responsabile del busi-

ness a sud delle Alpi, per il conseguimento

dei primi lusinghieri risultati positivi ottenuti

dal piano di riconversione strategica della

rete super (142 pdv). Il che permette ora

alla catena controllata dal gruppo di Colo-

nia (Germania) di guardare con fiducia alle

prossime mosse per il periodo 2013-15.

Per quanto circondata inizialmente dallo

scetticismo generale, la scelta di pun-

tare tutto sull’insegna Billa (avvenuta

due anni fa) sta pagando, anche in Ita-

lia. “Registriamo un ritorno in termini di

notorietà importante che si è evidenziato

nel corso del 2012. La rete ha voltato

pagina rispetto al vissuto Standa, del

resto mai parso davvero in linea con le

esigenze di uno specialista alimentare”

di Patrick Fontana

L’incidenza di fatturato

f idelizzato,a sua volta,

sale dal 63 al 71%, con

punte del 74%. Rispetto

allo scontrino settimanale

medio, la clientela di fascia

gold ha un’incidenza pari

a 2,21 volte. Il 30% alto-

spendente fra i possesso-

ri della card vale oltre la

metà del fatturato, che si

aggira a rete ristrutturata

attorno ai 700 milioni di euro.

Fra i segreti del successo c’è l’attualizzazio-

ne degli store (“mai più un negozio vecchio

oltre sette anni” è l’imperativo Rewe da Co-

lonia) come pure una nuova e maniacale at-

tenzione al prezzo: una sorta di prezzo giusto

ogni giorno, che viene definito per ogni cate-

goria in ciascun pdv sulla base di più livelli, a

seconda dello scenario competitivo locale. Il

che comporta una revisione profonda dello

strumento promozionale. Confermato, infi-

ne, lo sviluppo programmato (sono previste

cinque aperture all’anno), mentre da Natale

partirà la grande campagna mediatica con

respiro triennale. Si prevede un aumento del

budget (attualmente di 5,5 milioni di euro su

stampa locale e affissioni), per una pianifi-

cazione tv costruita attorno ai personaggi di

Cappuccetto rosso, King Kong, Babbo Na-

tale e un Supereroe. Verrà allo stesso mo-

do riproposta la formula promozionale del

“Facciamo a metà”, incentrata sull’acquisto

a prezzo pieno di bestseller dell’elettronica,

con l’emissione del 50% del valore in buoni

sconto valevoli per l’area food.•

Quella di Billa in Italia è una catena ora più omogenea,

che ha come modello il super

di vicinato con dimensioni

da 1.000 mq

ANDREA COLOMBOCoo e direttore commerciale di Billa Italia

ha affermato il Coo e direttore

commerciale, Andrea Colom-

bo. In termini di clientela ef-

fettiva, il dato si traduce in un

incremento annuale dei flussi

di 5,9 punti percentuali (da-

to progressivo a fine agosto).

Il nuovo posizionamento di

rete multiregionale -da Ven-

timiglia a Trieste-, omogenea

e monoformat (punti di ven-

dita da 800-1.000 mq, nei

centri storici e nei quartieri urbani), non-

ché monoconcept declinato alla prossi-

mità, ha reso Billa il best-performer di

tipologia nei primi otto mesi del 2012

(dati Nielsen). Si tratta di un +3,50% al-

le casse che è, appunto, il dato miglio-

re in una graduatoria di 19 protagonisti

distributivi. A sostegno del risultato, c’è

la leadership su piazza in alcuni singoli

capoluoghi. Particolarmente brillante è,

per esempio, la situazione a Novara (dove

la quota di mercato è 20,9%), mentre a

Milano Billa si colloca al secondo posto

(qui la quota di mercato è 12%).

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R E T A I L

22 ottobre 201222

Una fondamentale modifica legislativa, osteggiata dal piccolo dettaglio, prevede la possibilità di investimento da parte dei retailer stranieri

li operatori stranieri potranno di-

ventare azionisti di maggioranza

delle aziende retail indiane. Dopo

dieci anni dall’avvio del progetto

e numerosi rinvii, il Governo del Subcon-

tinente ha dato il via libera a una libera-

lizzazione che promette di rivoluzionare il

commercio, innalzando gli standard quali-

tativi dei prodotti. Finora i retailer stranie-

ri potevano detenere società di ingrosso,

mentre in quelle di vendite al dettaglio non

potevano andare oltre il 49% del capitale,

in modo da preservare la maggioranza in

capo a operatori locali.

La cornice legislativa indiana non richiede

l’approvazione da parte del Parlamento,

anche se la presa di posizione dell’esecu-

tivo -che in questo modo vuole reagire al

rallentamento della crescita economica,

attestatasi al +5,2% nei primi sei mesi

dell’anno, due punti percentuali in meno ri-

spetto al confronto 2010-2011 e offrire di

sé un’immagine più friendly verso il mon-

do del business per attirare investimenti

internazionali- ha creato molti malumori,

mettendo a rischio la tenuta della maggio-

ranza. In particolare tra i parlamentari che

sostengono le preoccupazioni dei piccoli

dettaglianti, spaventati dalla concorrenza

dei giganti americani ed europei.

Per proteggere i produttori locali, il Gover-

no indiano ha fissato alcuni paletti: intanto

stabilendo che ogni Stato dell’Unione sarà

libero di adottare o meno la riforma; quindi

limitando le aperture dei colossi del retail

ai soli comuni con almeno 100mila abitan-

ti (sono 53 secondo l’ultimo censimento);

di Luigi Dell’Olio

la terza condizione è un investimento non

inferiore ai 100 milioni di dollari, di cui

metà da destinare al back-end (sviluppo

di infrastrutture nelle zone rurali, di cui

beneficeranno i produttori locali, oggi an-

cora alle prese con sistemi antiquati che

mettono a serio rischio la conservazione

dei prodotti, soprattutto quelli alimenta-

ri) e il resto ai negozi veri e propri. Inol-

tre, almeno il 30% dei prodotti proposti

sugli scaffali dovrà arrivare da produttori

indiani, senza distinzioni tra piccoli, me-

di e grandi. Quest’ultima misura inciderà

anche sui monomarca, che già prima del-

la riforma potevano detenere società al

100% in India, ma che spesso erano sta-

te frenate dalla necessità di rifornirsi solo

da piccoli produttori nazionali. “Si tratta

di una riforma importante, che è seguita

con grande attenzione dalle multinazionali

del commercio”, commenta Dario Righet-

ti, partner di Deloitte, responsabile per il

Consumer Business. “L’India era un osser-

vato speciale già prima perché parliamo di

un mercato da 1,2 miliardi di persone, che

pesa per il 22% circa sull’intera economia

asiatica”.

A confermare l’interesse per questo Pa-

Walmart in India è presente grazie a una joint-venture con Bharti Enterprises. Prima della recente modifica delle norme in materia di commercio, i retailer stranieri potevano detenere solo quote di minoranza

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R E T A I L

22 ottobre 2012 23

Fonte: Deloitte

ese sono i numeri relativi alla food indu-

stry, che a fine 2011 valeva 260,7 mi-

liardi di euro, dopo una crescita annua

media dell’11,1% tra il 2007 e il 2011.

E la corsa non è destinata a esaurirsi a

breve: per quest’anno le stime indicano

un progresso del 10,8%, mentre la media

fino al 2016 dovrebbe attestarsi intorno

al 10,5%, per raggiungere un giro d’affa-

ri complessivo di 430,3 miliardi di euro.

“Quanto alla composizione del mercato,

il food&beverage ricopre un ruolo fonda-

mentale”, spiega Righetti, “a causa della

tradizionale vocazione contadina dell’In-

dia. Gli investimenti delle multinazionali

aiuteranno a far crescere la qualità dei

prodotti, grazie all’arrivo di tecnologie per

la conservazione”.

L’effetto emulazione dovrebbe produrre

effetti benefici anche per gli operatori lo-

cali, che tenderanno a innalzare gli stan-

dard qualitativi e, con molta probabilità,

avvieranno campagne di acquisizioni per

puntare a generare economie di scala.

Per gli stranieri, investire in India, anche

dopo la liberalizzazione, non sarà comun-

que una passeggiata: si tratta di un Pae-

se molto complesso

per via delle dimen-

sioni e delle differen-

ze che sussistono tra

le grandi città, che

si avvicinano nei

modelli di consumo

all’Occidente, e le

campagne, più an-

corate a modelli della tradizione. Senza

dimenticare l’elevato tasso di corruzio-

ne che caratterizza tutti i livelli del busi-

ness. “Restando all’ambito del commer-

cio, un’altra sfida da affrontare riguarda

i costi di locazione, che in alcuni centri

arrivano al 10% delle vendite”, aggiunge

l’esperto, precisando che a trarre i mag-

giori vantaggi dalla riforma saranno le

multinazionali già presenti nel Paese, da

Wal-Mart (ha in corso una joint-venture

con Bharti Enterprises) a Carrefour (con

il brand Carrefour Cash & Carry), passan-

do per Tesco (franchising con Tata) e Me-

tro (presente con nove punti di vendita

nelle principali città).

Saranno i mercati emergenti a trainare la

prossima stagione di fusioni e acquisizio-

ni nel consumer market. È la conclusione

alla quale arriva uno studio realizzato da

Kpmg International sul settore, che ha

un sottotitolo significativo: “Pursuing

growth in an uncertain world”. E perse-

guire la crescita in un mondo caratteriz-

zato da profonde in-

certezze -dall’insta-

bilità dell’Eurozona

alla sf iducia dei

consumatori, pas-

sando per le tensio-

ni inflazionistiche e

la volatilità relativa

ai prezzi delle mate-

rie prime- sarà possibile solo volgendo

lo sguardo al di là dei canoni consolida-

ti. Nel breve-medio periodo, spiegano gli

analisti, non sarà facile assistere a gran-

di operazioni di concentrazione: è più

probabile che le mire espansionistiche

si rivolgano su società di piccole-medie

dimensioni o ben caratterizzate da un

punto di vista geografico.

Una conclusione per cer ti versi sor-

prendente della ricerca è relativa alla

“bancabilità” delle iniziative: il rapporto

con le banche si è fatto più difficile ri-

spetto al passato e le garanzie richieste

dal mondo del credito sono cresciute,

ma i finanziamenti non mancano, se

si escludono le operazioni superiori ai

100 milioni di euro. L’area più debole

resterà ancora per diverso tempo l’Eu-

ropa, ma processi di consolidamento si

registreranno nelle altre aree mondiali,

in particolare nei mercati emergenti, do-

ve questa tendenza sarà guidato dalla

necessità di migliorare la supply chain

e generare economie di scala. Inoltre, i

Bric saranno oggetto di investimenti da

parte delle multinazionali. La crescita

organica dei grandi gruppi in Brasile,

Russia, India e Cina è sicuramente me-

no costosa rispetto a un’acquisizione,

sottolineano gli autori del report, ma ri-

chiede tempi più lunghi rispetto all’ac-

quisizione di un operatore locale, che

offre una spinta immediata in termini

di ricavi.

Quanto all’India, il report rileva un ral-

lentamento delle fusioni e acquisizioni

nel corso del 2011, ma lancia segnali

di ottimismo per il futuro alla luce della

crescita dei consumi interni. Affinché

la situazione si sblocchi sarà tuttavia

necessario un repricing, con i venditori

che dovranno essere disposti ad accet-

tare multipli più bassi rispetto a quelli

di qualche anno fa.•

La rassegna sul retail nei Paesi emergenti(Bric) proseguirà nel prossimo numero.La quarta e ultima puntata riguarderà la Repubblica Popolare Cinese.

investire non

sarà facile,

per l’elevato

livello della

corruzione

ANDAMENTO DEL MERCATO COMMERCIALE IN INDIA

Evoluzione del fatturato retail nel decennio 2007-2016 (mld euro)

171,4

189,5

208,3

228,8

260,7

288,8

321,2

358,6

393,4

430,3

2015

Crescita a due cifreDal 2007 al 2011 il fatturato delle imprese commerciali è cresciuto costantemente a due cifre all’anno. Nel giro di un decennio si dovrebbe passare da 171 a 430 miliardi di euro, grazie allo sviluppo dell’economia.

2014

2013

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2016

Previsione

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R E T A I L

22 ottobre 2012 25

Essere al passo con i tempi, innovare, è un imperativo per tutti. Vale anche per insegne cult del calibro di A&F, che oggi deve subire la concorrenza serrata di insegne agguerritecome Aeropostale

irca due decenni fa, Abercrom-

bie & Fitch è stata capace di

reinventarsi totalmente. Quello

che, per anni, era stato un pro-

duttore di articoli belli, ma un po’ “old

fashioned” per il safari e per il campeggio,

rivolti soprattutto ad un pubblico adulto e di

reddito medio-alto, si trasformò in un pun-

to di riferimento per un pubblico giovane e

trendy grazie a un’offerta e a una comuni-

cazione dove si mescolano in uguale misura

glamour, volti e fisici sexy, molta pelle al

vento, divise universitarie della Ivy League

e delle squadre di atletica delle high scho-

ol. Il tutto con un posizionamento di prezzo

molto premium rafforzato da un’esperienza

di acquisto estremamente distintiva lega-

di Fabio Salvati

e costituisce uno dei tratti più riconoscibili

della catena. I flagship di A&F col passare

del tempo divennero veri e propri landmark

cittadini, meta di pellegrinaggio di shopper

e turisti.

Questo meccanismo, che ha garantito una

crescita molto rapida per almeno una quin-

dicina di anni, sembra mostrare qualche

battuta di arresto, perlomeno nel mercato

Usa. Nel secondo trimestre del 2012, le

vendite nei pdv americani sono scese del

5% rispetto allo stesso periodo del 2011

e su base annua del 3%. Dopo aver chiuso

135 pdv nel 2010-11, da poco è stato dato

l’annuncio di altre 180 potenziali chiusure

entro la fine del 2015. Se, da una parte, la

causa di questo rallentamento è di sicuro

imputabile ad una congiuntura economi-

ca debole, come sostiene il management

aziendale, dall’altra, c’è probabilmente qual-

cosa di vero anche nell’opinione di diversi

analisti del settore che imputano alla com-

pagnia di non aver saputo adattare la sua

proposta di marca al mutato spirito del tem-

po, senza alimentare a sufficienza i fattori

IL CONTO ECONOMICO DI ABERCROMBIE & FITCH

L’andamento dal 2008 al 2011 (in $ mio)

2011 2011/2010 2010 2010/2009 2009 2009/2008

Fatturato 4.158,0 20% 3.468,8 18% 2.928,6 -16%

Margine lordo 2.518,9 14% 2.212,2 17% 1.883,6 -19%

Margine operativo 190,0 -18% 231,9 97% 117,9 -76%

Utile netto 126,8 -16% 150,3 90% 78,9 -74%

Fonte: dati aziendali

ta ad una profonda revisione del punto di

vendita. Quest’ultimo si trasformò, profon-

damente, diventando un luogo di celebra-

zione del brand, dove tutti gli elementi che

costituiscono l’identità di marca si ritrovano

espressi al massimo livello e la rafforzano:

la fila all’ingresso dei flagship con i modelli

a torso nudo che fanno da “buttadentro”,

che danno l’impressione di entrare più in

un club esclusivo che in un negozio di ab-

bigliamento, l’ambiente poco illuminato, la

colonna sonora da discoteca, i commessi

belli, gentili e poco vestiti che fanno più

parte dello spettacolo che del servizio di

vendita, le macchie di colori create dalle

pile di felpe e t-shirt, il profumo, sempre

uguale in tutto il mondo, che pervade l’aria

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R E T A I L

22 ottobre 201226

di differenziazione. Conferme del fenomeno

arrivano da una serie di fatti interni ed ester-

ni all’azienda. Se si guarda all’ultimo triennio,

ad esempio, la parte più consistente della

crescita complessiva del gruppo è venuta

dall’estero, dove la suggestione del brand,

unita all’effetto scarsità, ha i suoi effetti an-

cora, oltre che da Hollister, il brand low cost

del gruppo, con un look molto simile. Il suo

fatturato è passato da circa 1,3 mld di dol-

lari nel 2009 a poco più di 2 mld nel 2011

(+58%). Nello stesso periodo il fatturato del

brand Abercrombie & Fitch è salito da circa

1,3 miliardi di dollari a poco meno di 1,7 mld

di dollari (+ 30%). Le diverse dinamiche non

sono spiegate solo dal numero di aperture,

ma anche dal fatto che le vendite di Hollister,

a parità di pdv, crescono più rapidamente

(+8% nel 2011 contro +3%).

Allo stesso tempo, si sono moltiplicati i

brand Usa con un posizionamento molto

simile, in termini di prodotto, di immagine e

di ambiente di vendita, ma con un livello di

prezzo nettamente inferiore. Dall’altro A&F

di fatto non ha rinnovato la sua proposta

di prodotto che, con qualche variazione, è

stata molto costante negli ultimi dieci anni.

Se una proposta di prodotto più o meno

costante per lunghi periodi può funzionare in

alcuni segmenti adulti e classici alla ricerca

di una “divisa” (un tipico esempio è Brooks

Brothers, ndr), per un produttore di capi per

giovanissimi alla lunga ciò può rappresenta-

re un problema. Se la divisa proposta perde

parte del suo appeal perché diventa abba-

stanza simile a molte altre, però con prezzi

decisamente più alti, le vendite tendono ad

appiattirsi, favorendo concorrenti con pro-

LA DIVISIONE DEL FATTURATO

Ripartizione per marchi e per aree geografiche

I brand 2011 2011/2010 2010 2010/2009 2009 2009/2008

Abercrombie & Fitch 1.665,1 12% 1.493,1 17% 1.272,3 -17%

Abercrombie 397,9 4% 382,6 11% 343,2 -18%

Hollister 2.022,0 30% 1.552,8 21% 1.287,2 -15%

Gilly Hicks 73,0 81% 40,3 55% 25,9 45%

Fonte: dati aziendali

poste di prezzo più aggressive. Inoltre, va

preso in considerazione un radicale cam-

biamento dei gusti e dei comportamenti di

acquisto dei ventenni di oggi rispetto ai loro

omologhi di 10-15 anni fa: amano sempre

meno le omologazioni e si frammentano in

una miriade di tribù di appartenenza, con

stili e look assai differenti; in più, possono

sviluppare stili di abbigliamento personali,

grazie all’enorme massa di stimoli e di spun-

ti che arrivano quotidianamente tramite web

e social network.

Questi cambiamenti favoriscono sul merca-

to Usa concorrenti sia con posizionamenti

simili a quello di A&F, ma con prezzi più bas-

si, sia con proposte in continua sintonia col

mercato e prezzi competitivi come H&M,

American Eagle, Outfitters e Forever 21.

Eloquente è la crescita di Aeropostale, un

retailer che si rivolge ad un pubblico non

molto dissimile da quello di A&F, seppur

leggermente più giovane (core target tra i

15 ed i 20 anni), con prodotti con uno sti-

le e un segno grafico molto simili e prezzi

inferiori. Pur registrando una contrazione

nel corso dell’ultimo esercizio, Aeroposta-

le è riuscita a far crescere il suo fattura-

to da 1,41 mld di dollari del 2007-08 ai

2,34 mld del 2011-12, mantenendo una

buona redditività, sia operativa che netta.

Del resto, i pdv Aeropostale sono molto

“furbi” e spettacolari: le tecniche di visual

merchandising, simili a quella di A&F, lavo-

rano nell’ambito di un pdv più luminoso e

con un’immagine di marca più scanzonata

e meno legata e suggestioni erotiche. Lo

store si caratterizza per l’abbondanza di

merce, esposta in pile coloratissime, con

ambientazioni industrial, che fanno grande

uso di scaffalature perimetrali e di isole di

esposizione del prodotto, sulle quali il con-

sumatore, per forza, si imbatte, creando,

così, forti opportunità ad acquisti di im-

pulso dal pricing aggressivo. Nel pdv sono

tralasciati una serie di dettagli che caratte-

rizzano A&F rendendone difficile l’imitazio-

ne. In sostanza, però, Aeropostale offre un

buon prodotto e un’esperienza di acquisto

più che soddisfacente e coinvolgente per i

consumatori interessati a quel tipo di pro-

dotto e di look e che non intendono pagare

il premium price richiesto da A&F.•

I mercati 2011 2011/2010 2010 2010/2009 2009 2009/2008

Usa 2.710,8 6% 2.546,8 7% 2.377,7 -21%

Internazionale 876,6 74% 505,1 97% 256,2 70%

Vendite dirette 552,6 36% 404,9 40% 290,1 -8%

Altro 18,0 52% 11,9 162% 4,5 15%

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22 ottobre 2012 29

sv i luppo re t i _ R E T A I L

Discount

Via Nazionale snc

Vallo Scalo (Sa)

750 mq

Lillo spa

DATA DI APERTURA

15 settembre 2012

LOCATION

Sulla strada statale 18, in

centro cittadino, non lontano

dall’Istituto professionale al-

berghiero.

CONCORRENZA

Sono presenti insegne di im-

prenditori locali.

LAYOUT

Segue le caratteristiche del ti-

pico format dell’insegna.

OFFERTA

Offre in assortimento circa

1.500 item.

SERVIZI

Orario: lun-sab 8,00-21,00;

domenica 8,30-14,00 e 16,30-

20,30.

ADDETTI E CASSE

Non disponibile.

Profumeria

Via Chiaia 203/204

Napoli

120 mq

Gargiulo & Maiello spa

(associato Interdis)

DATA DI APERTURA

27 settembre 2012

LOCATION

Si trova in zona centrale, a po-

che decine di metri dalla Basi-

lica di San Francesco di Paola

e dal Teatro San Carlo. La più

vicina fermata dell’autobus è

Nicotera. Ha un giro di affa-

Supermercato

Via Perusini 4/6

Cividale del Friuli (Ud)

1.500 mq

Coop Consumatori Nordest

DATA DI APERTURA

20 settembre 2012

LOCATION

Ubicato in zona centrale, poco

distante da piazza Duomo e

dal Palazzo comunale.

CONCORRENZA

Nello stesso bacino di utenza

è presente un supermercato

Despar.

LAYOUT

La struttura a pianta rettango-

lare riapre dopo lavori di ristrut-

turazione, che hanno triplicato

la superficie di vendita, passata

da 500 a 1.500 mq. Il nuovo

look è caratterizzato dall’utilizzo

di moderne tecnologie in grado

di diminuire l’impatto ambien-

tale e migliorare il risparmio

energetico.

OFFERTA

Le referenze in assortimento

sono circa 10.000.

SERVIZI

Orario: lun-sab 8,30-19,30;

domenica 9,00-13,00. Gli au-

tomobilisti hanno a disposi-

zione 130 posti auto nel par-

cheggio.

ADDETTI E CASSE

Impiega 28 addetti. La barriera

casse prevede sei postazioni.

Supermercato

Via Zara 87

Foggia

900 mq

La Prima srl (Coralis)

DATA DI APERTURA

31 agosto 2012

LOCATION

Lo store si trova vicino all’Am-

gas, gli uffici dell’azienda del

gas in zona centrale, poco di-

stante dalla sede della Provin-

cia di Foggia. Il fatturato an-

nuo è stimato in 6 mio € in un

bacino di utenza potenziale di

15.000 abitanti.

CONCORRENZA

Nella stessa area urbana gra-

vitano un punto di vendita Eu-

rospar e un secondo pdv a in-

segna La Prima.

LAYOUT

Segue il format dell’insegna.

OFFERTA

Conta in assortimento 3.500

referenze alimentari e 1.500

non alimentari.

SERVIZI

Orario: lun-dom 8,00-21,00.

Sono disponibili 50 posti auto

nel parcheggio privato.

ADDETTI E CASSE

Sono impiegati 23 addetti. At-

tive in barriera sei casse.

Discount

Via Don Sturzo 28

Frattaminore (Na)

1.100 mq

Lillo spa

DATA DI APERTURA

6 settembre 2012

LOCATION

È ubicato in una zona periferi-

ca, che incrocia ad angolo con

via Rosario, a pochi metri dal

cimitero del paese.

CONCORRENZA

Non sono attivi concorrenti

nello stesso bacino di utenza.

LAYOUT

Non si discosta dalla tradizio-

nale linea aziendale.

OFFERTA

In assortimento oltre 2.000 ar-

ticoli food e non food.

SERVIZI

Orario: lun-sab 9,00-20,30;

domenica 9,00-13,00 e 16,00-

20,00.

ADDETTI E CASSE

Dato non disponibile.

IPERMERCATI: 200

MQ 1.649.157

SUPERMERCATI: 1.831

MQ 1.649.157

ALTRI: 3.793

MQ 1.114.701

AREA NIELSEN 2

* Dati aree da: Guida Nielsen Largo Consumo, edizione gennaio 2012

di A. Bonaccorsi

IPERMERCATI: 150

MQ 779.145

SUPERMERCATI: 2.739

MQ 2.065.999

ALTRI: 7.204

MQ 1.984.229

AREA NIELSEN 4

NON FOOD

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R E T A I L _ sv i luppo re t i

22 ottobre 201230

ri stimato (a regime) di circa

70.000 euro.

CONCORRENZA

Nello stesso bacino di utenza,

sono attive le insegne Limoni

e Sephora.

LAYOUT

Applica le caratteristiche stan-

dard del format aziendale.

OFFERTA

Dispone di circa 18.000 arti-

coli in vendita.

SERVIZI

Orario: lun-sab 9,30-20,30.

ADDETTI E CASSE

Il team di lavoro è formato

da cinque addetti. Attive due

casse.

Libreria

Viale XXI Aprile 87

Roma

50 mq

La Feltrinelli

DATA DI APERTURA

22 settembre 2012

LOCATION

La libreria dello storico quar-

tiere Nomentano-Italia, collo-

cata in una posizione strate-

gica, rappresenta il punto di

congiunzione tra la zona uni-

versitaria e quella residenzia-

le. Nata circa mezzo secolo fa,

è stata rilevata, a partire dal

1999, da Silvana Piparo. Come

mezzi pubblici, è servita dalla

linea B, dalla recente B1 della

Metropolitana e da numerose

linee Atac; inoltre, è circondata

da alcune delle più famose vil-

le di Roma: Villa Torlonia, Villa

Massimo, Villa Mirafiori (sede

della Facoltà di Filosofia e di

Lingue dell’Università degli

Studi La Sapienza), Villa Blanc.

CONCORRENZA

Sono presenti in zona diverse

librerie di imprenditori locali.

LAYOUT

L’ex libreria Tuttititoli cambia

veste ed entra nel circuito la

Feltrinelli Point seguendo la li-

nea aziendale. È stato creato

uno spazio dedicato agli arti-

coli di cartoleria.

OFFERTA

Offre 12.000 titoli di narrativa

italiana e straniera, saggisti-

ca, illustrati d’arte e fotogra-

fia, piccola editoria e libri per

l’infanzia.

SERVIZI

Orario: lun-sab 9,30-20,00;

domenica e festivi 10,00-

13,00 e 16,00-19,30.

ADDETTI E CASSE

Lo store dispone di due addetti

alla vendita e di una cassa.

Elettronica di consumo

Viale Pasteur 6

Bari

1.300 mq

Sgm Distribuzione

DATA DI APERTURA

15 settembre 2012

LOCATION

In galleria, nel centro commer-

ciale Mongolfiera. L’apertura

ha un’importanza strategica

per l’insegna perché inserita

in un’area geografica finora

non presidiata.

CONCORRENZA

Non sono attivi concorrenti di-

retti in zona.

LAYOUT

Il punto di vendita ex Eldo è

stato completamente rinnova-

to, in linea con il format dell’in-

segna, che intende valorizzare

tutti i comparti.

OFFERTA

In vendita sono proposti circa

7.000 articoli.

SERVIZI

Orario: lun-sab 9,00-21,00. Tra

i servizi offerta alla clientela, la

possibilità di usufruire di wi-fi

gratuito, la consegna a domi-

cilio e le liste nozze.

ADDETTI E CASSE

È stato riconfermato intera-

mente il personale del prece-

dente pdv che contava 23 di-

pendenti. In barriera, operano

quattro casse.

Pet store

Via Roncadelle 70

Castel Mella (Bs)

550 mq

Maxi Zoo Italia spa

DATA DI APERTURA

6 settembre 2012

LOCATION

Ubicato in periferia, a ridosso

della strada statale 235.

CONCORRENZA

Nessun concorrente attivo in

zona.

LAYOUT

Non si discosta dalla tradizio-

nale formula aziendale.

OFFERTA

In totale sono disponibili 7.000

prodotti: 3.000 di petfood e

4.000 di petcare.

SERVIZI

Orario: lun-sab 9,00-20,00;

domenica 9,30-19,30.

ADDETTI E CASSE

Katia Quaranta coordina un

addetto full-time e cinque

par t-time. Sono disponibili

due casse.

Arredamento

Via Pomposa 28

Rimini

3.500 mq

Mondo convenienza

DATA DI APERTURA

27 settembre 2012

LOCATION

È il secondo punto di vendita

dell’Emilia Romagna, realizza-

to in una zona periferica. La via

è perpendicolare a via Circon-

vallazione Nuova. È raggiungi-

bile dall’autostrada A14, uscita

Rimini Sud.

CONCORRENZA

Nella stessa area, sono attivi

Edil Arredo e La Primula mobili.

LAYOUT

Resta in sintonia con la tradi-

zione dell’insegna.

OFFERTA

Conta 750 articoli ognuno in

diverse varianti di materiale,

colore, tessuti ed essenze a

seconda della categoria di

prodotto.

SERVIZI

Orario: lun-dom 9,00-20,30.

Disponibile un parcheggio per

156 posti auto.

ADDETTI E CASSE

A disposizione dei clienti, ci so-

no 60 consulenti alla vendita.

Per i pagamenti, sono attive

sei casse.

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tel. 02 9039251 - [email protected] - www.dibevit.it - www.beviresponsabile.it

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I N D U S T R I A

22 ottobre 201232

Sorpresa nella classifica del valore delle marche: quella della Mela guadagna sei posizioni e cresce del 129%

li Stati Uniti stravincono ancora il

campionato mondiale dei brand.

Uscendo dalla metafora sporti-

va, la classifica globale di Inter-

brand, che misura il valore delle marche

basandosi sulle performance economiche

e sulla reputazione delle aziende che li de-

tengono, vede ai primi tre posti Coca-Cola,

Apple e Ibm. Coca-Cola consolida la pro-

pria posizione incrementando il valore del

brand dell’8% (77,839 miliardi di dollari).

Spettacolare il balzo in avanti di Apple,

che ha visto il suo valore salire del 129%,

toccando quota 76,568 miliardi di dollari,

grazie ad una crescita nell’ultimo anno sia

nei mercati evoluti sia in quelli emergen-

ti; e va segnalato che l’azienda di Cuper-

tino è riuscita a crescere in maniera così

di Gino Pagliuca

impetuosa anche dopo la morte di Steve

Jobs. I numeri del conto economico sono

impressionanti: a giugno il fatturato trime-

strale ha toccato 35 miliardi di dollari, per

un utile netto di 8,8 miliardi di dollari. Dati

che nell’ultimo timestre dell’anno, con tutta

probabilità, saranno battuti, grazie al lan-

cio dell’iPhone 5. Ibm, nonostante abbia

un core business incentrato sulle soluzioni

per le imprese, mantiene una grande popo-

larità ed il suo brand vale, secondo l’anali-

si, 75,532 miliardi di dollari (+8% rispetto

l’anno precedente).

I brand legati al mondo dell’IT e al Web, an-

che se meno performanti di Apple, hanno

tutti registrato buoni risultati. Fa parzial-

mente eccezione la rivale storica di Ap-

ple, Microsoft, che ha perso il 2% del

valore e due posizioni in classifica, ve-

nendo sopravanzata oltre che da Apple

anche da Google, che ha registrato un

incremento del valore del 26%.

Il vero competitor del marchio della Mela

oggi, come mostrano le aspre battaglie

legali condotte negli ultimi mesi, appare

piuttosto Samsung, che secondo Inter-

brand in un solo anno ha conseguito un

incremento di valore del 40%.

Grande balzo in avanti anche per Ama-

zon, che mette a segno una crescita del

46% nel valore del marchio, grazie so-

prattutto alle vendite del suo Kindle e

del Kindle Fire (introdotto recentemente

anche in Italia) che di fatto ha ampliato

le possibilità dell’e-book reader, trasfor-

mandolo in tablet.

In aumento del 28% anche Oracle, che

Le code che si sono formate in tutto il mondo la sera

precedente l’avvio delle vendite dell’iPhone 5 parlano più dei dati

econonomicinello spiegare il balzo in avanti di Apple

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I N D U S T R I A

22 ottobre 2012 33

sta puntando ad acquisizioni strategiche

volte ad accrescere competenze e offer-

ta, soprattutto nel cloud computing.

Tre i marchi italiani presenti in classifica

e appartenenti tutti all’altissima gamma.

Si tratta di Gucci, Prada e Ferrari. Per

quanto riguarda il primo, si registra una

crescita di fatturato del 18% accompa-

gnato da un signi-

f icat ivo aumento

dei profitti, dovuti

anche all ’ impen-

nata del 30% delle

vendite online e del

15% in Cina; il valore

del brand si attesta

a 9,446 miliardi di

dollari, +8% rispetto alla scorsa edizio-

ne. Prada ha un valore di 4,271 miliardi

di dollari e conquista la la posizione 84

grazie a una crescita del 26% dei risultati

finanziari.

Al 99esimo posto si trova Ferrari con

una stima di 3,770 miliardi di dollari, in

crescita del 5%, grazie anche al raggiun-

gimento di nuovi e significativi accordi

di licensing. Il risultato, date le piccole

dimensioni dell’azienda di Maranello, va

considerato eccezionale.

Poco numerosa la pattuglia di retailer

presenti nella classifica di Interbrand.

H&M occupa il 23esimo posto in classi-

sifica, ha perso una posizione rispetto al

2011 e ha un valore di marchio stimato

in 16.571 milioni di dollari.

Guadagna invece

tre posizioni (dalla

31esima alla 28esi-

ma) Ikea, che vale

12.808 milioni di

dollari. Balzo di sette

posti per Zara, che

raggiunge il 37esi-

mo gradino, con un

aumento di valore del 18%. Nella posi-

zione 86, cinque in meno dello scorso

anno, si trova la catena di ristorazione

Pizza Hut mentre al centesimo posto,

con una perdita di ben 16 piazze, si tro-

va Gap. A prima vista meraviglia l’assen-

za di Walmart, ma probabilmente il fatto

che la parte preponderante del fatturato

sia conseguito negli Usa lo esclude dalla

graduatoria.•

LE REGOLE DI INTERBRAND

L’Interbrand Best Global Brands, giunto quest’anno alla sua 13esima edizione, si basa su una metodologia proprietaria, ha ottenuto la certificazione ISO ed è diventato un benchmark a cui analisti economici e media fanno riferimento. Vengono analizzati i molteplici modi in cui un brand influenza e crea benefici per l’azienda, dalla generazione di risultati economici fino alla definizione e al superamento delle aspettative dei consumatori.Interbrand considera tre aspetti fondamentali:

■ la performance economica dei prodotti o servizi contraddistinti dal brand;

■ il ruolo del brand nel processo di scelta e di acquisto da parte della clientela;

■ la forza competitiva del brand, letta come capacità di continuare a generare margini nel tempo.

Base di partenza sono ovviamente i dati economici e la loro pubblicità: ad esempio quest’anno non compare nella classifica quello che, con tutta probabilità, è il marchio italiano del lusso più noto nel mondo e cioè quello di Armani, perché i dati pubblici non sono sufficienti.Un altro requisito discriminante è l’internazionalizzazione del marchio, che deve realizzare almeno un terzo del fatturato fuori del paese d’origine.

in grande

evidenza

le aziende

tecnologiche

e del web

LA TOP 15 DEI BRAND

Raffronto con l’anno precedente e valore attuale

Posiz. 2012 Posiz. 2011 Brand Valore (mio $) Var. annua

1 1 Coca-Cola 77.839 8%

2 8 Apple 76.568 129%

3 2 Ibm 75.532 8%

4 4 Google 69.726 26%

5 3 Microsoft 57.853 -2%

6 5 GE 43.682 2%

7 6 McDonald’s 40.062 13%

8 7 Intel 39.385 12%

9 17 Samsung 32.893 40%

10 11 Toyota 30.280 9%

11 12 Mercedes-Benz 30.097 10%

12 15 Bmw 29.052 18%

13 9 Disney 27.438 -5%

14 13 Cisco 27.197 7%

15 10 HP 26.087 -8%Fonte: Interbrand

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I N D U S T R I A

22 ottobre 2012 35

L’intera categoria è in leggera ripresa rispetto allo scorso anno.L’industria tende ad aumentare le occasioni di consumo, ma la domanda di convenienza fa da protagonista

in collaborazione con

ersatile, gustoso, pratico, adatto

a un consumo “fast”: il salame

sembra essere passato indenne

dalla new wave salutistica che

ha interessato il mercato alimentare na-

zionale in queste ultime stagioni. E oggi,

anche in virtù di un posizionamento euro/

kg basso, soprattutto in alcuni segmenti

del mercato, si propone come prodotto

“anticrisi”, che permette di fare il pieno

di gusto mantenendo bassa la battuta

di cassa. Di certo quella del salame è

una storia comune ad altre tipologie di

salume che punteggiano l’Italia da Nord a

Sud: una forte regionalità ha determinato

l’arrivo sul mercato di numerose tipologie

di prodotti con caratteristiche differenti

tra loro per ricettazione e tradizione, con

uno spettro qualitativo dei prodotti piut-

tosto ampio, tra le referenze premium e

quelle che puntano più al bersaglio gros-

so della convenienza.

Non a caso, infatti, sono proprio queste

ultime, secondo Nielsen, a mostrare un

maggiore dinamismo, a conferma che il

fenomeno della polarizzazione dei consu-

mi in tempi di crisi, riguarda anche que-

sto pilastro dell’industria salsamentaria

nazionale.

La situazione produttiva/competitiva ri-

specchia questa grande diffusione di dif-

ferenti tipologie di prodotto su tutto il ter-

ritorio nazionale, tanto che, a fianco dei

big, esistono numerose piccole e medie

imprese, che fanno proprio dell’apparte-

nenza alla tradizione una leva competi-

tiva forte da utilizzare in chiave locale.

Di contro, le grandi industrie branded

puntano su una più spiccata immagine

salutistica, appropriandosi di concetti

come il low fat o il minore tasso di sale,

oppure di maggiore qualità come l’origine

nazionale delle carni utilizzate, la filiera

tracciata, ecc.

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I N D U S T R I A

22 ottobre 201236

IL SEGMENTO SALAME CRUDO

IL SEGMENTO SALAMINI

Totale peso imposto + peso variabile

Totale peso imposto + peso variabile

V.Vol (Kg.000) V.Val (€000) Prezzo Medio

Anni terminanti

S 14/08/11

S 12/08/12 Var% S

14/08/11S

12/08/12 Var% S 14/08/11

S 12/08/12 Var%

Totale Distribuzione Moderna

39.742 39.295 -1,1 546.405 542.257 -0,8 13,75 13,80 0,4

Area 1 11.072 10.954 -1,1 163.825 161.228 -1,6 14,80 14,72 -0,5

Area 2 7.287 7.256 -0,4 104.894 108.285 3,2 14,39 14,92 3,7

Area 3 10.928 10.663 -2,4 138.124 135.504 -1,9 12,64 12,71 0,5

Area 4 10.455 10.418 -0,4 139.562 137.205 -1,7 13,35 13,17 -1,3

Iper 11.444 11.111 -2,9 153.910 152.373 -1,0 13,45 13,71 2,0

Super Grandi 8.826 8.867 0,5 123.237 123.859 0,5 13,96 13,97 0,0

Super Piccoli + LIS

19.472 19.316 -0,8 269.259 266.022 -1,2 13,83 13,77 -0,4

V.Vol (Kg.000) V.Val (€000) Prezzo Medio

Anni terminanti

S 14/08/11

S 12/08/12

Var% vs Corrisp.

S 14/08/11

S 12/08/12

Var% vs Corrisp.

S 14/08/11

S 12/08/12

Var% vs Corrisp.

Totale Italia Food

4.111 4.608 12,1 53.523 58.280 8,9 13,02 12,65 -2,9

Area 1 1.080 1.254 16,1 15.438 17.004 10,1 14,29 13,56 -5,1

Area 2 748 786 5,0 10.293 11.016 7,0 13,76 14,02 1,9

Area 3 1.036 1.189 14,8 13.762 15.275 11,0 13,28 12,84 -3,3

Area 4 1.247 1.379 10,7 14.030 14.985 6,8 11,25 10,86 -3,5

Iper + Super 1.676 1.639 -2,2 29.531 29.271 -0,9 17,62 17,86 1,3

Iper 729 762 4,5 12.880 13.277 3,1 17,66 17,42 -1,3

Super 946 877 -7,3 16.651 15.994 -4,0 17,60 18,23 3,6

Liberi Servizi 286 276 -3,6 5.639 5.363 -4,9 19,73 19,46 -1,3

Traditional Grocery

64 63 -2,9 1.412 1.374 -2,7 21,92 21,97 0,2

Discount 2.085 2.631 26,2 16.941 22.272 31,5 8,12 8,47 4,2

Le grandi industrie nazionali hanno inol-

tre investito sull’innovazione di prodotto:

difficile incrementare significativamente il

contenuto di servizio del prodotto, di certo

uno dei più basic dell’intero alimentare,

anche se qualche produttore si è spinto a

migliorare aspetti di stretta natura pratica

come la pelabilità delle fette o la richiudi-

bilità del salame, i maggiori competitor si

Fonte: Nielsen

Fonte: Nielsen

sono confrontati con una segmentazione

più puntuale dell’offerta per allargare il ba-

cino dei consumatori e delle occasioni di

consumo, facendo leva sul fuoripasto in

funzione merenda/snack/on the go. Pro-

prio questi due segmenti, secondo dati

Nielsen (A.T. agosto 2012), mostrano un

andamento differente tra loro, con le ven-

dite di salame in calo e i salamini che si

dimostrano più vivaci.

Con Patrizia Bianca di Nielsen analizzia-

mo l’andamento del mercato, cercando

di comprendere se alla base di questa

dinamica sta solo il maggior contenuto di

servizio e un fenomeno di “snackizzazio-

ne” dei pasti che incide sulle abitudini di

consumo degli italiani da oltre un decen-

nio che favorirebbe i piccoli formati, op-

pure se altri fattori stanno intervenendo

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Il successo di vendite è servito. Il piacere del formaggio

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I N D U S T R I A

22 ottobre 201238

Bianca- e il prezzo medio è in crescita,

ma in maniera più contenuta rispetto al

grocery, tenendo presente che il livello di

inflazione è superiore al 3%. Il mercato

ha visto una riduzione importante del-

le promozioni sul segmento da taglio e

un contenimento dei tagli sulle fasce di

sconto più aggressive, in controtenden-

za con quanto accade in altre categorie.

Non da ultimo si sottolinea l’importanza

e la tendenza positiva degli affettati di

salame a peso fisso che di fatto canni-

balizzano l’acquisto del banco assistito”.

Guardando alla suddivisione del mercato

in base alle tipologie di vendita, emerge

tuttora la predominanza del peso varia-

bile, che copre il 95% del totale delle

vendite rispetto al 5% riferibile al peso

imposto. Analogamente, il territorio na-

zionale fa emergere differenze su base

geografica, anche sotto il profilo della

promozionalità, con Area 1 e Area 2, ad

esempio, che mostrano valori molto di-

versi tra loro, rispettivamente 36,8 con-

tro 20,4. “Si tratta -prosegue Bianca- di

un fenomeno legato alla forte concentra-

zione del numero di ipermercati in Area

1 che hanno mostrato un livello promo

più aggressivo. Allo stesso tempo, i sa-

lamini in versione snack mostrano una

performance negativa all’interno dei

super. Una dinamica legata al prezzo di

vendita e alla contemporanea crescita

dei canali alternativi con prodotti dal po-

sizionamento di prezzo più basso come

il discount.

“Il peso a volume delle private label nel

canale distribuzione moderna -conclude

Bianca- nell’anno terminante al 12 ago-

sto 2012 è pari al 4% per il salame peso

variabile e al 17% per il salame peso im-

posto”. Si tratta di valori tutto sommato

in media con le restanti famiglie di salu-

mi vendute nella distribuzione moderna,

anche se l’incidenza delle private label

su questo mercato potrebbe aumentare,

soprattutto in una fase di riduzione del

potere di acquisto delle famiglie come

quella che stiamo vivendo.

Davide Bernieri

I PROFILI SOCIODEMOGRAFICI

Suddivisione per nucleo familiare, per disponibilità economiche e aree geografiche

% FamiglieUniverso

% FamiglieAcquirenti

Indice Alloc.Universo

LIFESTAGES

Pre-Family 10,3 10,4 101

New-Families 8,7 8,4 97

Maturing-Families 10,0 11,2 112

Estabilished-Families 9,1 10,4 114

Post Families 19,7 18,8 96

Older Couples 26,2 26,9 103

Older Singles 16,0 13,8 86

AFFLUENCY

Low Affluency 20,0 20,9 104

Below-Average Affluency 30,0 31,2 104

Above Average Affluency 30,0 29,5 98

High Affluency 20,0 18,4 92

AREE

Area 1 28,5 28,8 101

Area 2 19,8 19,0 96

Area 3 + Sardegna 22,5 22,4 99

Area 4 29,2 29,8 102Fonte: Nielsen

su questa dinamica e modificando il pro-

filo di questo mercato. “La categoria del

salame -spiega- mostra un trend negati-

vo ma in leggera ripresa rispetto agli an-

damenti dello scorso anno. È importante

distinguere tra peso fisso (snack + sala-

mini) e peso variabile (asporto e taglio)

che rispondono a domande di mercato

completamente differenti. I salamini, che

rappresentano ancora un segmento mi-

noritario (circa il 5% del totale mercato)

rispecchiano l’attuale tendenza dei retai-

ler che tendono a privilegiare la vendita a

libero servizio rispetto al banco taglio. Da

sottolineare, inoltre, la differente struttu-

ra competitiva di questi, caratterizzati

da un mercato concentrato su un grosso

player e sulle private label”. L’andamento

di queste ultime spiega la crescita del

mercato come effetto dell’ingresso di al-

cune grandi insegne nella categoria con

formati “famiglia”. “Il salame a peso va-

riabile -prosegue l’analista Nielsen- e so-

prattutto il prodotto veicolato attraverso

il banco taglio, costituisce una categoria

con una grossa connotazione regionale

che, conseguentemente, risulta molto

frammentato a livello di competition. Nel-

la rosa delle tipologie di salumi il salame

rappresenta, insieme alla mortadella, la

categoria con il più basso rapporto euro/

kg, ma all’interno della stessa risultano

in difficoltà i segmenti a più alto prezzo

come il Felino e l’Ungherese, mentre cre-

scono invece Napoli e Milano che hanno

un posizionamento più basso”.

Uno scivolamento verso il basso che

premia, quindi, le tipologie di prodotto a

più spiccata convenienza, anche se, se-

condo i dati Nielsen, il prezzo medio di

vendita del salame è in crescita. “Non c’è

una contraddizione in questo -prosegue

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I N D U S T R I A

28 ottobre 201240

cezione, tuttavia, è calata

sensibilmente rispetto a

qualche anno fa (nel 1999

era dell’80% e nel 2005

del 53%). Il consumo di

carne bovina in Italia rima-

ne molto forte e riguarda

l’88% del campione. Il da-

to però ha avuto nel tempo

un andamento altalenan-

te: nel 2005, rispetto al

1999, era stato registrato

un aumento dei consumi

(+4%). Oggi, rispetto a 7

anni fa, dal 2005 al 2012,

si nota una lieve flessio-

ne dei consumi (-5%), che

tornano ad un livello pari

a quello rilevato 13 anni fa (89%). Per

quanto riguarda i cluster di consumatori,

le famiglie monoparentali (77%) e quelle

a basso reddito (83%) sono i due sotto-

gruppi dove si registra un consumo di

carne bovina minore rispetto alla media

nazionale. Anche i giovani adulti di 15-

Indagine in Italia commissionata a Doxa da Eblex, il Consorzio di promozione delle carni bovine inglesi

di Gino Pagliuca

on circa 400.000 tonnella-

te l’anno, l’Italia si conferma

essere il principale importa-

tore di carni bovine di qualità

dell’Unione Europea. Dal 2006 -anno in

cui l’Inghilterra ha potuto riammettere le

sue carni sui mercati dopo la crisi del-

la Bse- le esportazioni verso l’Italia so-

no cresciute fino a toccare nel 2011 le

9.000 tonnellate di manzo. Il canale più

importante per queste carni è la ristora-

zione. Eblex, l’Ente inglese che promuo-

ve le carni rosse in Europa, ha deciso di

commissionare a Doxa l’aggiornamento

di una ricerca che aveva già condotto

nel 1999 e nel 2005, sul rapporto tra

italiani e carni rosse.

Solo il 7% degli intervistati dichiara di

aver aumentato negli ultimi anni il con-

sumo di carne, il 39% dichiara un consu-

mo stabile, il 56% invece ha diminuito.

Il problema della “mucca pazza” resta

vivo presso il 44% degli Italiani, la per-

34 anni (84%) risultano un

target di consumatori sotto

media.

La r ilevazione ha anche

permesso di ef fet tuare

un’analisi di tipo qualitati-

vo. In particolare si rileva

una maggiore fiducia che in

passato nei confronti delle

carni di provenienza estera,

grazie anche alla percezione

di una maggiore affidabilità

dei controlli dell’autorità sa-

nitaria nazionale e di quelle

comunitarie.

Vi è anche una crescente at-

tenzione al paese di provenienza della

carne bovina; a questo riguardo, mentre

si guarda con assai meno sospetto alle

importazioni dalla Gran Bretagna le pre-

occupazioni maggiori si sono spostate

verso i Paesi dell’Estremo Oriente e in

particolare verso la Cina.•

Dati economici e l’alta cucina di Carlo Cracco: occasione di questo incontro è stata una recente iniziativa promossa a Milano da Hcc, il consorzio per la promozione della carne del Galles e il cui acronimo sta per le tre parole gaeliche Hybu cig cymru. Nel corso dell’incontro, lo chef stellato ha proposto una serie di interpretazioni dell’agnello gallese. Un prodotto sempre più apprezzato in Italia, se si considera che lo scorso anno il nostro Paese ha importato agnello gallese per circa 14 milioni di euro con un incremento del 40% rispetto al 2010. In aggiunta, l’Italia ha anche importato manzo per un valore di 8,5

milioni di euro, con un aumento annuo del 17%. Nel 2011, il settore dell’export per i prodotti gallesi a base di carne ovina e bovina ha superato tutti i precedenti record raggiungendo quasi 240 milioni di sterline, quasi 300 milioni di euro, una cifra che si ottiene sommando le vendite all’estero di agnello, manzo (in forte crescita) e pellami.E sono dati che, stando alle rilevazioni di questi ultimi mesi, nel 2012 dovrebbero essere ampiamente superati.

L’agnello gallese incontra l’alta cucina

Italiani che hanno ancora timore della

mucca pazza

44%

Quanti reputano importante

la provenienza

26%

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mercat i _ I N D U S T R I A

22 ottobre 2012 43

Un comparto in cerca di maggior valore, da costruire cavalcando più decisamentel’istanza salutistica e allargando lo spettro delle proposte

in collaborazione con

IL NUMERO MEDIODI REFERENZE

LA QUOTA VOLUME DELLE PL

84,4

IL PREZZO MEDIO

LA QUOTA VALORE DELLE PL

€ 9,85

34,2% 32,1%

a frutta secca vuole scrollarsi di

dosso l’immagine di prodotto stret-

tamente connotato a determinate

occasioni di consumo, dall’ape-

ritivo alle feste comandate, e definire

un’identità più moderna che faccia leva

sulla praticità, sul gusto e sul contenuto

salutistico dei prodotti, sia riscoprendo e

riattualizzando le nostre tradizioni rurali,

sia guardando ai tanti “giacimenti” che

costellano tutto il mondo.

L’obiettivo è raggiungere la fascia di con-

sumatori più attenta alle moderne istan-

ze in fatto di alimentazione, che guardano

ai semi oleosi e alla frutta disidratata co-

me elementi centrali in una dieta, capaci

di fornire nutrienti altrimenti difficili da

reperire in tali quantità per il nostro or-

ganismo negli altri alimenti.

In questo senso, i competitor hanno

messo in campo una serie di iniziative

per fare avvicinare i consumatori, lan-

ciando specialità provenienti dal Suda-

merica o dall’Asia, ancora poco note in

Italia, rinnovando i packaging in funzione

di un’immagine più moderna e con un

occhio attento al contenuto di servizio e

dando vita a operazioni promozionali ar-

ticolate, dalle operazioni in-store, al coin-

volgimento di chef di rango per sviluppare

proposte gourmet che esaltano il gusto di

questi prodotti, fino ad esperimenti più

complessi, come la creazione di concept

store monomarca, esclusivamente dedi-

cati a frutta secca e semi provenienti da

tutto il mondo.

Iniziative, queste, che sono lo specchio

della ricerca di una nuova identità da

parte dei produttori, verso un’evoluzione

simile a quanto avvenuto su altri merca-

ti, come quello statunitense, nel quale

l’affermazione di nuovi concept alimen-

tari orientati al salutismo ha dato nuovo

impulso alle vendite di questi prodotti.

Oggi, secondo dati Symphony Iri Group

riferiti all’anno terminante a luglio 2012,

a totale Italia, iper+super+Lsp da 100 a

399 mq, si notano i primi risultati di que-

sta rivoluzione: le vendite fanno registrare

una flessione dell’1,9% a volume, mentre

guadagnano 2,3% a valore. Segmentan-

do questi dati si nota il differente dina-

mismo dei vari segmenti, riconducibile al

grado di innovazione e di appeal espres-

so dai vari prodotti: così, mentre la frutta

secca con guscio, la tipologia più basic e

la più “complessa” da consumare, flette

del 4,7% a volume, la versione sgusciata

guadagna il 2,7% sempre nelle vendite

in quantità.

Male datteri e fichi, contiene le perdite la

frutta essiccata che rappresenta, almeno

in alcune propaggini del mercato, il pro-

dotto più moderno e appealing, che si po-

ne quasi in concorrenza con le altre forme

di frutta ready to eat, ma che spinge an-

cora di più il concetto di servizio, anche

in funzione on the go. Così, mentre i semi

tostati, secondo segmento del mercato

per dimensioni dietro la frutta con guscio,

mostrano flessioni delle vendite a volume

nell’ordine dell’1,7%, le prugne secche

guadagnano nello stesso periodo l’1,6%,

facendo leva su contenuto salutistico e

innovazione di pack e di processo, verso

una maggiore resa qualitativa.

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I N D U S T R I A _ mercat i

22 ottobre 201244

DIMENSIONI E TREND DEL MERCATO

Andamento dei segmenti - Anno terminante luglio 2012

Vendite in Volume

Var % su anno precedente

Vendite in Valore

Var % su anno precedente

Totale categoria frutta secca 46.358.233 -1,9 456.646.938 2,3

Frutta secca con guscio 14.706.457 -4,7 98.473.550 3,5

Frutta secca senza guscio 5.865.700 2,7 126.795.460 3,6

Frutta essiccata/esotica/altri 4.302.039 -0,9 40.157.172 0,3

Prugne 5.803.981 1,6 49.897.915 0,6

Datteri e fichi 4.447.766 -4,2 27.984.135 -4,6

Semi tostati 11.232.294 -1,7 113.338.702 3,3

Fonte: Symphony Iri Group

ALLOCAZIONE NEI CANALI E NELLE AREE GEOGRAFICHE

Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante luglio 2012

Vendite in Volume

Sales Location in Volume

Vendite in Valore

Sales Location in Valore

Totale Italia 46.358.233 100 456.646.938 100

Nord-Ovest 16.964.080 36,6 167.082.906 36,6

Nord-Est 11.160.523 24,1 112.999.792 24,7

Centro+Sardegna 11.599.986 25,0 115.781.502 25,4

Sud 6.633.643 14,3 60.782.732 13,3

Ipermercati 9.689.999 20,9 87.287.414 19,1

Supermercati 30.671.710 66,2 303.937.339 66,6

LSP 5.996.527 12,9 65.422.180 14,3Fonte: Symphony Iri Group

Diverso l’andamento a volume degli stes-

si segmenti: secondo i dati, solo datte-

ri e fichi perdono terreno, lasciando sul

terreno il 4,6% delle vendite rispetto allo

stesso periodo precedente, mentre tutte

le altre tipologie di prodotto guadagnano

valore, in particolare la frutta secca sgu-

sciata (+3,6%), quella con guscio (+3,5%)

e i semi tostati (+3,3%).

Suddividendo le vendite su base geogra-

fica, emerge come il Nord-Ovest guidi la

classifica italiana, rappresentando più

di un terzo dell’intero mercato, mentre il

Sud, che pure ha una forte e radicata tra-

dizione nella produzione e nella trasfor-

mazione di frutta secca e semi, chiude

con percentuali al di sotto del 15%. Una

dinamica, questa, determinata da una

rete della distribuzione moderna anco-

ra non sufficientemente articolata nelle

regioni del Mezzogiorno e dalla radicata

abitudine, da parte dei consumatori, di

rivolgersi a canali distributivi alternativi.

Tornando ai dati Symphony Iri Group, il

prezzo medio di questi prodotti è in cre-

scita, guadagnando il 4,3% rispetto allo

stesso periodo precedente e giungendo

a quota 9,85 euro/chilogrammo: di con-

tro, anche le private label, le preferite da

chi cerca la convenienza, continuano a

guadagnare terreno, raggiungendo quota

32% a volume e valore, con un balzo del

4,8% rispetto allo scorso anno.

Naturalmente, anche le referenze a

marchio del distributore, beneficiano di

questa lunga ondata di rinnovamento, at-

traverso un allargamento delle gamme,

un’immagine più giovane e packaging a

maggiore contenuto di servizio. Di fat-

to, questo grande fermento in termini di

lanci e rinnovamento delle referenze si

ripercuote immediatamente sulla strut-

tura dell’offerta e sullo scaffale: oggi, il

numero medio di referenze si attesta a

quota 84,4 e, in taluni casi, soprattutto

se si prendono in esame gli ipermerca-

ti più evoluti, il numero delle referenze

di frutta secca e semi oleosi presenti in

assortimento è superiore a quello della

frutta ready to eat, nonostante il baricen-

tro della dieta sia spostato sui freschi e la

grande attenzione sui fresh cut da parte

di tutti gli attori della filiera distributiva.

Anche questo è un chiaro segnale nel

cambiamento in atto.

Manuela Soressi

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mercat i _ I N D U S T R I A

22 ottobre 2012 47

Boom di vendite in gdo degli assorbenti per incontinenza urinaria.Gli iper detengono una quota superiore al 60%

incontinenza urinaria è un’invo-

lontaria perdita delle urine, che

determina un peggioramento

della qualità della vita persona-

le e sociale. Questa condizione medica è

sempre più frequente nel nostro Paese,

sia in ragione dell’invecchiamento della

popolazione (fenomeno che continuerà

a progredire) che dell’aumento di alcune

patologie, in primis l’obesità, le operazio-

ni alla prostata, le infiammazioni ecc…

nonché anche di scorretti stili di vita (se-

dentarietà e alimentazione inadeguata).

Da dati pubblicati, risulterebbe che in

Italia almeno tre milioni di persone sono

soggette a fenomeni di incontinenza e la

maggior parte sono donne: si calcola che

il 14% delle donne con più di quarant’anni

presenta questo tipo di disturbo, ma è

di

soprattutto con il salire dell’età che au-

menta, arrivando al 30% tra le persone

ultra 65enni. Del resto basta osservare

la quantità di spot pubblicitari che re-

clamizzano assorbenti per incontinenti,

per rendersi conto della diffusione del

problema.

Il sintomo dell’incontinenza urinaria è

quasi sempre il risultato di una sotto-

stante condizione medica curabile, ma

pare che sia sottostimato sia dai medi-

ci sia dai pazienti, specialmente in età

anziana, che soccombono e cercano di

rimediare al sintomo più che alla causa.

Le badanti ucraine e rumene, che sempre

più si prendono cura dei nostri anziani,

potrebbero dare testimonianze precise in

merito. Quello che in questo articolo vor-

rei sottolineare è il risvolto commerciale

e socio-culturale di questo fenomeno. Il

mercato degli assorbenti, dei pannolini e

delle mutande specifiche per le perdite

di urina è cresciuto nel giro di un anno

di quasi il 6% a volume e del 7% a valo-

re. È quanto emerge dai dati più recenti

Symphony Iri (A.T. agosto 2012) che nel

contesto segnalano invece un calo delle

vendite degli assorbenti interni, esterni e

salvaslip femminili, in particolare a volu-

me più che a valore.

I motivi? Per quanto riguarda la seconda

categoria di assorbenti, cioè quelli igie-

nici per le perdite mestruali e interciclo,

abbiamo potuto osservare che la crisi ha

indotto molte donne a prestare più atten-

zione negli acquisti, prediligendo la quali-

tà alla quantità ed un utilizzo più consa-

pevole ed efficiente. Allo stesso tempo,

dati

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I N D U S T R I A _ mercat i

22 ottobre 201248

DIMENSIONI E TREND DEL MERCATO

Andamento dei segmenti - Anno terminante agosto 2012

Vendite in Volume

Var % su anno precedente

Vendite in Valore

Var % su anno precedente

Totale Mercato 3.309.829.740 -3,2 432.701.949 -0,4

Assorbenti Esterni 1.649.466.720 -5,3 252.597.054 -2,0

Assorbenti Interni 142.845.538 -3,1 28.379.725 0,1

Proteggislip 1.262.634.624 -2,1 79.709.300 -1,2

Pannolini/mutande Incontinenti 254.882.858 5,7 72.015.870 6,7

Fonte: Symphony Iri Group

ALLOCAZIONE NEI CANALI E NELLE AREE GEOGRAFICHE

Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante agosto 2012

Vendite in Volume

Sales Location in Volume

Vendite in Valore

Sales Location in Valore

Totale Italia 3.309.829.740 100,0 432.701.949 100,0

Nord-Ovest 1.111.657.916 33,6 146.019.547 33,7

Nord-Est 745.098.386 22,5 97.279.486 22,5

Centro + Sardegna 748.515.977 22,6 101.297.035 23,4

Sud Iper+super+LSP 704.557.438 21,3 88.105.876 20,4

LSP 496.759.022 15,0 68.415.402 15,8

Supermercati 781.418.237 23,6 96.614.453 22,3

Ipermercati 2.031.652.471 61,4 267.672.092 61,9Fonte: Symphony Iri Group

negli ultimi anni le innovazioni tecnolo-

giche nel campo dell’assorbenza hanno

notevolmente migliorato le performance

di questi prodotti, anche in termini di du-

rata d’uso, con minori sprechi nell’utiliz-

zo. Inoltre, le consumatrici diversificano

le strategie d’acquisto, utilizzando canali

e modalità che spesso sfuggono a certe

analisi statistiche, come ad esempio at-

traverso grossisti e internet.

Le vendite degli assorbenti per l’inconti-

nenza urinaria sono, invece, il fenomeno

in crescita e in particolare nella gdo, di

cui gli ipermercati hanno una quota di

oltre il 60%, sia a volume che a valore,

offrendo al consumatore maggiore con-

venienza e assortimento rispetto al tra-

dizionale canale farmacia.

Si tratta di un vero e proprio boom com-

merciale, di cui si avvantaggiano un ri-

stretto numero di produttori, essendo

il mercato presidiato a valore per oltre

l’85% da tre grandi aziende (Fater, Sca

Hygiene, Johnson & Johnson) a cui se-

guono le private label, che stanno con-

quistando sempre più spazi anche in que-

sto segmento (12,2% quota valore delle

pl sempre da dati Symphony Iri).

Cresce a vista d’occhio lo spazio occu-

pato da questa tipologia di prodotti ne-

gli scaffali della gdo, tanto che in alcune

realtà ha quasi raggiunto la stessa quo-

ta occupata dagli altri tipi di assorbenti

femminili.

Il problema dell’incontinenza urinaria è

stato gestito in chiave comunicazionale-

pubblicitaria in modo molto chiaro ed ef-

ficace ai fini dell’impatto, anche se non

sempre gradito, in particolare dalle don-

ne. Alcuni emblematici spot hanno porta-

to all’attenzione di tutti il fastidioso odore

di urina: nella famosa scena dell’ascen-

sore, ad esempio, utilizzando uno sche-

ma molto simile a quello dell’odore di

sudore e come correlato emotivo il sen-

timento di vergogna e la riprovazione so-

ciale che fu alla base dei primi spot sui

deodoranti negli anni Settanta. Lo spot

ha sicuramente colpito e sdoganato con

ironia un argomento imbarazzante. Allo

stesso tempo ha però infastidito l’utiliz-

zo di cliché eccessivamente negativi nei

confronti delle donne, che sembrano es-

sere le uniche o quasi ad avere proble-

mi di incontinenza. In tempi di crisi e di

ascensori sociali bloccati, si invertono i

ruoli: una volta erano le donne ad ave-

re timore di salire in ascensore con uno

sconosciuto, ora tocca agli uomini sfi-

dare la salita in ascensore con le donne

incontinenti?•

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S E R V I Z I

22 ottobre 201250

Un report di McKinsey Global Institute mette in luce i possibili benefici derivanti dall’uso di tecnologie social sia a livello di funzioni organizzative che enterprise

di Xjdsfhsdjhf

el giro di pochi anni, le piatta-

forme social sono entrate nella

cultura popolare affermandosi

come autorevole strumento di

informazione/influenza per i consuma-

tori. I numeri che attestano il fenomeno

sono eloquenti: 1,5 miliardi gli user di

social network a livello globale, 80% gli

user online che interagiscono regolarmen-

te con i social network. Se dunque sul lato

consumer la dimensione social è ormai

un fatto assodato non altrettanto si può

dire per il versante business. È pur vero

che il 72% delle aziende impiega le social

technologies a vario titolo, ed il 90% ne

trae qualche beneficio, ma sono davvero

poche quelle che riescono a sfruttarne

appieno tutti i potenziali benefici. Molto

ancora c’è da fare, dunque, perché le so-

cial technologies diventino uno strumento

capace di generare valore per l’impresa:

è questo il punto di partenza dello studio

“The social economy: unlocking value and

productivity trough social technologies”

realizzato dal McKinsey Global Institute.

Lo studio esplora il potenziale impatto

economico delle social technologies in

quattro settori: consumer packaged go-

ods (CPG), servizi finanziari retail, mani-

fatturiero avanzato, servizi professiona-

li. Queste tecnologie, che creano valore

migliorando la produttività lungo la value

chain, possono contribuire annualmente

in termini di valore per questi settori in

un range che va da 900 milioni $ a 1,3

trilioni $; due terzi di questo valore po-

tenziale derivano dal miglioramento della

collaborazione all’interno e attraverso le

organizzazioni. Adottando queste tecno-

logie organizzative, il report di McKinsey

stima che le imprese possano innalzare la

produttività dei knowledge worker dal 20

al 25%. Tuttavia, l’ottenimento di questi

vantaggi comporterà significative trasfor-

mazioni nelle pratiche di management e

nei comportamenti organizzativi. Le so-

cial technologies possono permettere alle

organizzazioni di diventare delle imprese

totalmente “in rete”, sia da un punto di

vista tecnico che comportamentale.

di Enrico Sacchi

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S E R V I Z I

22 ottobre 2012 51

Usare social technology per migliorare collaborazione e comunicazione interna all’organizzazione e verso l’esterno

Usare social technology per abbinare talento alle attività

FUNZIONI CORPORATE CHE USANO TECNOLOGIE WEB 2.0 PENETRAZIONE SOCIAL TECHNOLOGIES: CONSUMER VS AZIENDE

I web tool sono usati trasversalmente a tutte le funzioni L’adozione di tecnologie sociali nelle imprese è indietro rispetto ai consumatori

Fonte: “How social technologies are extending the organization”, The McKinsey Quarterly, novembre 2011

Fonte: “comScore, maggio 2012, comScore Global Online Video Viewing ottobre 2011; “How social technologies are extending the organization”. The McKinsey Quarterly, novembre 2011

Fonte: McKinsey Global Institute analysis

Consumatori Dipendenti

79 84 50Marketing Social networks

Funzioni organizzative Lungo l’intera impresa

51 81 38Vendite Video sharing1

35 23 23Servizi Microblogging3

48 57 41IT Blogs

34 56 35Amministrazione Media

44 36 25Ricerca e sviluppo Wikis2

29Produzione/Operation

1. Da ottobre 20112. Classificata come directory3. Include Twitter, Tumblr, Welbo, Plurk e Posterous Spaces

1. La derivazione di customer insight per lo sviluppo del prodotto è inclusa nei customer insight (livello 4), all’interno dell’area marketing e vendite.2. Le funzioni di supporto al business sono attività corporate o amministrative, come le risorse umane, o finanze e contabilità.3. I livelli 9 e 10 si applicano alle funzioni di supporto al business come avviene nelle altre aree funzionali di valore.

Co-creazione prodotto1

Sviluppo prodotto

Leva social per prevedere e monitorare

Usare social per distribuire processi di business

2

3

Operations e distribuzione

Derivare customer insight

Usare tecnologie social per interazioni di marketing e comunicazione

4

9

105Marketing e vendite

Generare e favorire opportunità di vendita

Social commerce

6

7

Customer service Fornire customer care tramite tecnologie social

Migliorare collaborazione e comunicazione; abbinare talento alle attività

8

Business support (2)

Leve a livello enterprise

(Social come tecnologia

organizzativa)

DIECI MODALITÀ SECONDO CUI LE SOCIAL TECHNOLOGIES POSSONO AGGIUNGERE VALORE

Le applicazioni sono riferite sia al livello organizzativo che al livello enterprise

In questo quadro, le imprese che fanno

affidamento sulla conoscenza dei com-

portamenti di consumo per lo sviluppo

e per il marketing hanno l’opportunità di

creare valore coinvolgendosi con i con-

sumatori sui social media e monitoran-

do le conversazioni in questi canali per

generare consumer insights ed una più

profonda comprensione del mercato. Le

imprese del settore CPG, per esempio,

hanno l’opportunità di creare un valo-

re che è equivalente tra il 15 e il 30%

delle spese correnti in queste attività.

Tale valore si riferisce non solo all’uso

delle social technologies ma anche al-

le strategie -creative, ponderate e ben

eseguite- che possono incorporare al-

tri canali. Inoltre, le aziende CPG che

hanno un elevato numero di knowledge

worker e che fanno forte affidamento

sulla riconoscibilità del brand, posso-

no usare le tecnologie social lungo tutti

gli anelli della catena del valore. Così

operando, secondo il rapporto McKin-

sey, queste imprese possono incremen-

tare i loro margini fino al 60%, usando

le social technologies per migliorare la

produttività dei knowledge worker. Nel

report viene altresì sottolineato come

non sia sufficiente dirottare semplice-

mente il budget per pubblicità e consu-

mer insight verso i social media; negli

ultimi anni è apparso evidente che solo

i programmi ben pianificati e ben ese-

guiti (spesso comprendenti componenti

non social come i mass media) possono

catturare il valore potenziale delle social

technologies.

Una frazione considerevole del recupe-

ro di valore reso possibile dalle social

technologies può venire intercettato dai

consumatori sotto forma di prezzi più

bassi, qualità più alta dei prodotti, mi-

gliore offerta in relazione ai loro bisogni

e miglioramento nel servizio clienti. Ma

non solo. I consumatori possono avvan-

taggiarsi dalla capacità di identificare un

gruppo con il quale intercorrono affinità,

rimanendo in contatto con un network

di persone, o accedendo a messaggi e

contenuti, praticamente a costo zero.•

Derivare customer insight (1)4

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info

rmaz

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mer

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22 ottobre 2012 53

S E R V I Z I

di Gino Pagliuca

UNO SPRECO ANCORA TROPPO ALTO IN EUROPA

Tasso di riutilizzo della carta destinata al riciclo: 30 punti in più in 20 anni

Fonte: EcoPaperLoop su dati Unione europea

Progetto dei Paesi dell’Europa Centrale per migliorare la raccolta e l’ecodesign di carta e imballaggi

e si chiedesse a un campione

generico di consumatori qua-

li materiali sono riciclabili con

tutta probabilità si otterrebbero

due risposte, il vetro e la carta. In realtà,

la seconda è una risposta solo in parte

vera, perché si tratta di un materiale che

sì proviene da fonti rinnovabili, ma che è

ancora ben lontano dall’essere integral-

mente recuperato.

Innanzitutto per le modalità di raccolta:

sistemi poco efficaci possono ridurne

drasticamente la quantità utilizzabile

per il riciclo; ma anche l’eco design non

corretto dei prodotti stampati e d’imbal-

laggio possono renderli inutilizzabili o ad-

dirittura dannosi nel processo di riciclo.

Basti pensare ai packaging poliaccop-

piati, eleganti e resistenti ma di proble-

matico smaltimento. La conseguenza è,

come segnala un recente rapporto della

Comunità europea, alcuni paesi invia-

no ancora in discarica enormi quantità

di rifiuti urbani -la peggiore opzione di

smaltimento- nonostante l’esistenza di

alternative migliori, e nonostante siano

disponibili fondi strutturali per finanziare

alternative più sostenibili.

Otto paesi dell’Europa Centrale hanno

dato vita al progetto EcoPaperLoop;

l’iniziativa è transnazionale perché la

carta non viene solo riciclata nel paese

dove è prodotta ed è quindi necessario

una messa in comune delle metodiche

di raccolta ed ecodesign se si vogliono

ottenere processi efficaci e che aumenti-

no la sostenibilità dell’intero ciclo di vita

della carta.

Il progetto, co-finanziato con i Fondi Eu-

ropei di Sviluppo Regionale (ERDF) pro-

seguirà fino alla fine del 2014.

Per l’Italia se ne occupa l’azienda specia-

le della Camera di commercio di Milano

Innovhub-SSI; nel corso della presenta-

zione il responsabile per l’Italia, Graziano

Elegir, ha spiegato: “Il nostro scopo è

aumentare la consapevolezza delle cri-

ticità legate al processo di lavorazione

della carta e lo faremo presso editori e

stampatori, designer, utilizzatori d’imbal-

laggio e acquirenti di prodotti stampati,

così come trasformatori e pubblica am-

ministrazione”.

Il miglioramento delle prestazioni di fine

vita dei prodotti a base carta, finalità di

EcoPaperLoop, contribuisce al raggiungi-

mento degli obiettivi previsti dalla Strate-

gia di Lisbona in merito alla produzione e

al consumo sostenibile (SCP/SIP).

Con la riduzione del consumo di energia

e acqua nel processo di produzione di

nuova carta -sottolineano i responsabili

di progetto- si innesca un processo vir-

tuoso perché il riciclo garantisce l’imma-

gazzinamento del carbonio organico.•40,3%

1991

46,6%

1995

51,8%

2000

62,0%

2005

68,7%

2010

70,4%

2011

LA RACCOLTA CARTA NEI PAESI EUROPEI

Quantità in migliaia di tonnellate

Austria 1.434

Germania 7.459

Italia 2.869

Polonia 1.844

Repubblica Ceca 789

Slovacchia 232

Slovenia 237

Ungheria 439

Totale 15.303

Stima Totale Europa 59.000

Fonte: EcoPaperLoop su dati Unione europea

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S E R V I Z I

22 ottobre 201254

Ricerca Accenture: le aziende hanno un capitale umano che non possono permettersi di sprecare

un domani davvero difficile da defi-

nire, se riferito al mondo del lavoro,

al superamento della crisi e della

recessione, dove ci saranno i neo-

professionisti, i giovani e quelli con anni e

anni di esperienza che le aziende devono

aggiornare e ricollocare. Proprio di “Nuove

competenze per i lavori di domani”, si è

discusso qualche settimana fa nella se-

de di Sandvik a Milano, in una giornata

di dibattito organizzata dalla Fondazione

Sodalitas. Sono stati analizzati, attraver-

so esperienze e ricerche, esempi di part-

nership scuola-impresa che si propongono

di combattere la disoccupazione giovanile

riducendo il mismatch fra le nuove specia-

lizzazioni richieste dal mercato del lavoro,

anche riguardo all’emergere di nuove pro-

fessioni, e l’offerta didattica della scuola

italiana.

Sulle nuove competenze è arrivata la

doccia fredda di Accenture Italia che ha

presentato i dati della ricerca “Lavorare

a lungo lavorare meglio”, un’analisi che

fa emergere le criticità che nasceranno

dalla connessione tra le dinamiche de-

mografiche e quelle della riforma delle

pensioni (Decreto Legge 201/2011, Legge

241/2011). Emerge che le imprese, così

come tutta la popolazione italiana, diven-

teranno sempre più “vecchie”. E i giovani,

con le loro nuove competenze, faranno

sempre più fatica a trovarsi percorsi di

accesso. In una prospettiva a lungo ter-

mine i numeri della forza lavoro impiegata

sembrerebbero destinati a salire in tutte le

aziende. Retribuiti a caro prezzo, visto che

di Loredana Oliva

ad aumentare saranno i lavoratori nelle

fasce di età più avanzate, quelli con gli

stipendi più elevati. Come si legge nel do-

cumento di Accenture Italia, tutto ciò com-

porta un ostacolo all’ingresso in azienda

per quanto riguarda proprio quelle nuove

competenze necessarie per svolgere i me-

stieri che saranno richiesti in futuro, non-

ché limitazioni per i nuovi lavoratori dovute

alla permanenza di nuovi lavoratori senior.

Un fenomeno che ha del paradossale, poi-

ché il mercato europeo del lavoro, e in par-

te anche italiano, lamenta una mancanza

di professionalità high skilled che cresce

contemporaneamente all’aumentare del

tasso di disoccupazione. Uno dei motivi è

proprio il divario fra le competenze richie-

ste e quelle disponibili. E se il patrimonio di

competenze, e di professionisti con voglia

di acquisire le skill necessarie per il lavoro

futuro, le aziende le avessero già in casa?

Da un sondaggio elaborato ancora da Ac-

centure su un campione di 500 interviste

a lavoratori dai 50 anni in su che ricoprono

posizioni di responsabili in società con più

di 250 dipendenti, emerge che le aziende

ora dispongono di un capitale umano che

non possono permettersi di sprecare. Gli

over 50 non si considerano a fine carriera o

con meno entusiasmi dei giovani -spiegano

da Talent & Organization di Accenture-, al

contrario desiderano mettere a disposi-

zione la loro esperienza e aggiornare le

proprie competenze. Per le aziende diventa

fondamentale rivedere le politiche di for-

mazione, di nuove carriere con la possibi-

lità di crescere non solo nel meccanismo

verticale ma anche orizzontale. La mobilità

sarà fondamentale soprattutto all’interno

dell’azienda. È un richiamo al rigore, che

purtroppo rimane inascoltato. Le imprese

di ogni dimensione nel 2011 hanno tagliato

i budget già ristretti per la formazione azien-

dale, e per il 2012 prevedono di rivederli

ancora, e verso il basso. Tutto il sistema

delle conoscenze va rivisto. E se per i gio-

vani si deve partire prestissimo, addirittura

risalendo la corrente del sistema educativo

attrezzandoli e orientandoli fin dai primi an-

ni di scuola, per gli over 40 è la formazione

che va ripensata e intensificata, con una

visione puntata su un nuovo modo di fare

industria, in maniera efficace.•

Le imprese, come

la popolazione,

diventeranno

più “vecchie”

e i giovani ...

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La partecipazione all’evento è libera e gratuita fi no ad esaurimento postiPer aggiornamenti e iscrizioni visita il sito www.formazione.ilsole24ore.com/summithoreca2012

Servizio Clienti Tel. 02 5660.1887 - Fax 02 [email protected]

Il Sole 24 ORE Eventi www.formazione.ilsole24ore.com

www.bargiornale.itOrganizzazione con sistema di qualità certifi cato ISO 9001:2008

Il credito è considerato un problema da oltre l’80% degli imprenditori della distribuzione. Allo stesso tempo generare il cash fl ow necessario per la presenza sul mercato e lo sviluppo commerciale dell’attività è preoccupazione comune a tutti gli imprenditori del fuori casa: gestori, ristoratori, albergatori, manager f&b. Questi i temi attorno ai quali ruoterà la terza edizione del Summit Horeca che per la prima volta vedrà i nostri esperti sul palco per rispondere in diretta alla domande dal pubblico: da come gestire i rapporti con le banche e i fornitori, alle opportunità legate ai micropagamenti fi no alle formule di successo per un marketing a misura di horeca.

Programma

Ore 9.00 Registrazione dei partecipanti

Ore 9.30 Introduzione ai lavori

Ore 9.45 I PAGAMENTI NELL’HORECA: CRITICITÀ E STRUMENTI PER RECUPERARE VALOREPresentazione ricerca Cribis D&B, sui comportamenti di pagamento nel canale horeca

Ore 10.15 L’ESPERTO TI RISPONDE Strategie per la gestione del credito

Ore 11.30 TAVOLA ROTONDA: Recuperare effi cienza e marginalità: strategie, opportunità,

nuove applicazioni tecnologiche

Ore 14.00 MOLTIPLICARE LE OCCASIONI DI CONSUMO PER ATTIVITÀ A PIENO REGIME Presentazione ricerca Npd Group sui comportamenti d’acquisto dei consumatori italiani ed europei e presentazione rapporto sulle occasioni di consumo a cura del Laboratorio sui new social media dell’università di Parma

Ore 15.00 L’ESPERTO TI RISPONDE Formule di successo e marketing a misura di horeca

Ore 15.30 LABORATORI DI APPROFONDIMENTO • Scelte sostenibili: come risparmiare sulle bollette • Momento aperitivo: opportunità, idee e soluzioni

Ore 17.30 HORECA 24 INNOVAZIONE DELL’ANNO 2013 Premiazione prodotti vincitori e assegnazione New Format Award ai locali innovativi

SPONSOR IN COLLABORAZIONE CONEXHIBITOR

rgmania.com

Tra gli altri interverranno

Claudio Bonomi, Vice Caporedattore Area Horeca Business Media, Gruppo 24 ORE

Roger Botti, Direttore Operativo, RobilantAssociati

Roberto Carcangiu, Chef e Consulente, R.C. Food Consulting

Oscar Cavallera, Direttore Bar University

Rossella De Stefano, Caporedattore Area Horeca Business Media, Gruppo 24 ORE

Michele Di Carlo, Presidente, Cocktail Classic Club - Esperto Food&Beverage

Matteo Figura, Food Service Manager, Npd Italia

Massimo A. Giubilesi, Presidente, Giubilesi&Associati

Mattia Losi, Direttore Editoriale Business Media, Gruppo 24 ORE

Carlo Meo, Amministratore Delegato, Marketing&Trade

Andrea Mongilardi, Giornalista Area Horeca Business Media, Gruppo 24 ORE

Giorgio Negri, Amministratore Delegato, RG Commerciale

Stefano Nincevich, Redattore Area Horeca Business Media, Gruppo 24 ORE

Raffaella Nobile, Caporedattore Area Horeca Business Media, Gruppo 24 ORE

Luca Pellegrini, Professore Ordinario IULM e Presidente Tradelab

Marco Preti, Amministratore Delegato, CRIBIS D&B

Nicola Ticozzi, Direttore corsi HoReCa Design di POLI.design - Consorzio del Politecnico di Milano

Giorgio Triani, Sociologo, Giornalista e Consulente d’Impresa

www.formazione.ilsole24ore.com/summithoreca2012

Milano, 19 novembre 2012 (Ore: 09.00 - 19.00)Sede del Gruppo 24 ORE - Via Monte Rosa, 91

3° SUMMIT HORECAIMPRESE FUORI CASALe soluzioni strategico-fi nanziarie per avere successo

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C U L T U R E _ op in ione

22 ottobre 201256

Gli altri lati erano considerati poco più

che un completamento, riempiti con fit-

te righe d’informazioni in tutte le lingue,

ammassate senza grande rispetto per le

regole di chiarezza e leggibilità (ancor

meno di branding).

Negli ultimi anni, però, qualcosa è cam-

biato. Un approccio all’acquisto decisa-

mente più evoluto da parte del consuma-

tore è intervenuto a modificare le regole

della relazione tra le marche e il pubblico;

e il pack, lo ricordiamo, rimane uno de-

gli strumenti primari di questa relazio-

ne. Le imprese si sono accorte di avere

molto da raccontare per poter costruire

un rapporto di fiducia

con il mercato e ogni

occasione per dire,

spiegare, mostrare o

suggerire, è diventata

preziosa.

Secondo i dati rac-

colti da uno studio

dell’Osservatorio Adi-

Nestlè sugli stili di vi-

ta (edizione 2011),

solo il 4% degli italiani non legge le eti-

chette; l’88% legge almeno la data di

scadenza; il 73% la lista degli ingredienti

e due acquirenti su dieci (con una per-

centuale in continuo aumento) sono inte-

ressati a ricevere informazioni aggiuntive.

Attento alla salute, all’ambiente, all’etica,

il consumatore ricerca in etichetta carat-

teristiche del prodotto, provenienza, fi-

liera, processo, plus nutrizionali, consigli

d’uso, informazioni sull’impresa, indica-

zioni sullo smaltimento e molto altro. È

esattamente in questa chiave che i retri

delle confezioni rappresentano spazi di

grande rilevanza strategica i cui contenu-

ti vanno riprogettati e presentati secondo

un approccio che amplifichi e valorizzi la

brand experience. Se il front pack deve

saper stupire ed emozionare, alcune delle

possibili applicazioni del retropack sono

raccontare, educare, coinvolgere e intrat-

tenere. Pensiamo a Lipton, che utilizza

questo strumento per far conoscere il suo

impegno etico in favore dei coltivatori di

tè e del loro territorio; a Yomo, che lì de-

clama la lista degli ingredienti più breve

nel mondo degli yogurt. Pensiamo ancora

al gioco dell’orto sui retri dei Piccolini Ba-

rilla o al decalogo della prima colazione

di Mulino Bianco.

Ogni contenuto riportato sul retro parla

della natura della marca, della sua per-

sonalità, della sua

vocazione primaria,

nella stessa misura

del front pack o ad-

dirittura con maggio-

re efficacia, dal mo-

mento che il tono di

voce può essere più

autentico e relazio-

nale e meno pubbli-

citario.

Se in più tali contenuti sono offerti con

un linguaggio visivo, tipico e riconosci-

bile, che li renda gradevoli e facilmente

intellegibili, il gioco è fatto.

Al limite della sua evoluzione, questo fe-

nomeno porta ad esempi eclatanti come

il trasferimento delle tabelle nutrizionali

sul fronte o alla brandizzazione del co-

dice a barre, fino a ieri emblema della

standardizzazione anonima da retropack.

Le altre facce della confezione si trasfor-

mano in un’opportunità imperdibile per

parlare del prodotto e delle scelte dell’im-

presa e per alimentare la relazione con

il consumatore, con ricadute importanti

sulla percezione di autorevolezza, credi-

bilità e affidabilità della Marca.•

er cominciare, proviamo con un

esercizio semplice: guardare il re-

tro di un pack (senza aver visto il

fronte) e verificare se si è in grado di dire

di che marca/prodotto si tratti.

Le marche più consapevoli sono già a

questo stadio di evoluzione del branding:

pensiamo ai prodotti Kellogg’s o Pan di

stelle. Quando è possibile identificare un

brand senza che questo sia citato esplici-

tamente siamo in presenza di una marca

che ha saputo costruire il miglior sistema

d’identità.

Per anni, nella progettazione del packa-

ging di prodotto, l’attenzione è rimasta

focalizzata in misura nettamente pre-

ponderante sul fronte della confezione,

trattata in maniera sempre più raffinata

in vista del raggiungimento dell’obiettivo

massimo: l’impatto a scaffale. Il packa-

ging aveva il compito di rendere attra-

ente e eye-catching un prodotto che do-

veva emergere da uno scaffale affollato

e conquistare il consumatore nei cinque

secondi decisivi della scelta d’acquisto.

Roger Botti, Direttore Operativo Robilant&Associati

il retropack

deve educare,

coinvolgere,

raccontare,

intrattenere

e non solo

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l i b r i _

do a una nuova epoca di tempi interessanti.

Dopo decenni di Stato sociale in cui i tagli

finanziari erano limitati a brevi periodi ed

erano sostenuti dalla promessa che le cose

sarebbero ben presto tornate alla normalità,

stiamo entrando in un nuovo periodo in cui

la crisi economica è diventata permanente,

è ormai un semplice modo di vita”. Da qui la

radicale critica dell’esistente, il riaffiorare di

autori (Karl Marx), visioni e progetti politici

(il comunismo) condannati e rimossi. Žižek

provoca, lo si è premesso, lancia un guanto

di sfida intelligente che intelligentemente

non si può che raccogliere.•

lavoj Žižek provoca, questo è eviden-

te. È un’operazione che compie siste-

maticamente, disorientando il lettore,

catturandolo con improvvisi colpi di scena,

affrontando discese vertiginose degne delle

più spericolate montagne russe, incrocian-

do saperi davvero differenti. Psicoanalisi,

cinema, politica, letteratura, economia:

tutto rimbalza dal polo della cultura pop

a quello del sapere accademico e finisce

nel suo vorticoso ragionare. Žižek provoca

e il suo pensiero, seppur urticante in diver-

si passaggi, giunge salutare, capace come

pochi di scuotere un panorama intellettua-

BENVENUTI

IN TEMPI

INTERESSANTI

di Slavoj ŽižekPonte alle Graziepagine 140, € 13,00

le in massima parte ingessato. Una scossa

elettrica che si registra puntuale anche in

questa ultima uscita. Curiosamente il titolo

rimanda a quello di uno dei suoi primi saggi

comparsi in Italia, “Benvenuti nel mondo del

reale”, titolo preso a prestito da una celebre

battuta del film “Matrix”. Žižek lo spiega così:

“Dicono che in Cina se si odia veramente

qualcuno, lo si maledice così: ‘Che tu possa

vivere in tempi interessanti!’ Storicamente i

‘tempi interessanti’ sono stati periodi di irre-

quietezza, di guerre e lotte per il potere che

hanno portato sofferenze a milioni di inno-

centi. Oggi ci stiamo chiaramente avvicinan-

di Gennaro Fucile

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22 ottobre 201258

N O M I

Abercrombie & Fitch 25, Accenture Italia

54, Amazon 32, American Eagle 26, Apple

32, Armani 33, Autogrill 16, Bianca Patri-

zia 36, Bharti Enterprise 22/23, Billa 21,

Brisigotti Domenico 12, Carrefour Espress

14/17, Carrefour Italia 14, Coca Cola

32, Colombo Andrea 21, Coop 29, Coop

Adriatica 10, Coop Italia 12, Deloitte 22,

Di Teodoro Gabriele 14/15, Eblex 41, Eco

PaperLoop 53, Edeka 17, Elegir Graziano

53, Eni 14/16, Fater 48, Ferrari 33, Fonda-

zione Sodalitas 54, Forever 21 26, Gap 33,

Google 32, Gross Iper 8, Gucci 33, H&M

26/33, Ibm 32, Idea Bellezza 29, Ikea 33,

Innovhub-Ssi 53, Interbrand 32, Johnson

& Johnson 48, Kpmg Internazionale 23, La

Feltrinelli 30, La Prima 29, Lidl 8, Marco

Polo Expert 30, Maxi Zoo 30, McKinsey

Global Institute 48, Md 29, Metro 23, Mi-

crosoft 32, Migros 17, Mondo Convenien-

za 30, Nielsen 21, Oracle 32, Outfitters

26, Pesce Gianluca 10, Pizza Hut 33, Ponte

alle Grazie 57, Prada 33, Q8 16, Rewe

Italia 21, Righetti Dario 22, Riso scotti 10,

Royal Dutch Shell 16, Samsung 32, Sand-

vik 54, Sca Hygiene 48, Eni 14/16 Select

16, Sio 13, Spar 16, Standa 21, Tata 23,

Terlingo Pietro 10, Tesco 23, TotalErg 16,

Walmart 22/23/36, Waitrose 17, Witter-

stein Kai Uwe 16, Zara 33

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“Annuncio ai sensi dell’ar ticolo 2, comma 2, del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica”.La società Il Sole 24 ORE S.p.A., editore della rivista Gdoweek rende noto al pubblico che esistono banche-dati di uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali. Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.LGS. n. 196/03 è l’ufficio del Responsabile del Trattamento dei dati personali, presso il coordinamento delle segreterie redazionali.

Testata a diffusione nazionale volontariamente sottoposta dall’editore ad accertamento e riscontro della tiratura e diffusione per il periodo 01/01/2009-31/12/2009; tiratura media 21.022 copie, diffusione media 20.589 copie. Società di Revisione Fausto Vittucci & C. sas.

numero 35 - 22 ottobre 2012www.gdoweek.it - www.gdoweektv.it

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SEGRETERIA DI REDAZIONE: Donatella Cavallo, Rita Galimberti, Paola Melis [email protected]

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PROGETTO GRAFICO: Elisabetta Delfini, Walter Tinelli

DIRETTORE EDITORIALE BUSINESS MEDIA: Mattia Losi

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Concorso a premi “Vinci il mondo Mila” valido dal 3.09.12 al 02.12.12. Montepremi indicativo complessivo € 28.600. Regolamento completo su: www.mila.it e www.gallorosso.it

Un grande concorso per uno yogurt intero di successo


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