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Ralph WaldoEmerson

Discorsi

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Discorso alla Facoltà di Teologia (1)

In questa fulgida estate abbiamo gustato a fondo il respiro della vita. L'erbacresce, i germogli esplodono, i prati sono punteggiati di fuoco e oro, il colore deifiori. L'aria è piena di uccelli e dolce dell'aroma del pino, il balsamo di Galaad edell'odore del nuovo fieno. La notte non porta alcuna oscurità al cuore con lasua gradita ombra. Attraverso il buio trasparente le stelle riversano i loro raggi diluce quasi spirituale. L'uomo sotto queste luci sembra un bambino piccolo e ilsuo immenso globo un giocattolo. La notte fresca, quasi fosse un fiume, bagna ilmondo e prepara i suoi occhi di nuovo per l'alba purpurea. Il mistero dellanatura non si mostrò mai in modo più felice. Il grano e il vino sono statiliberamente elargiti a tutte le creature, e il silenzio mai interrotto con cuiprocede l'antica liberalità non ha ancora prodotto una sola parola dispiegazione. Si è costretti a rispettare la perfezione di questo mondo in cui inostri sensi conversano. Quale vastità, quale ricchezza, quale invito il mondorivolge, da ogni sua parte, a ogni facoltà dell'uomo! Nei suoi terreni fertili, nelsuo mare navigabile, nelle sue montagne di metallo e di pietra, nelle sue forestedi ogni tipo di alberi, nei suoi animali, nei suoi ingredienti chimici, nell'energiae nel movimento della luce, del calore, dell'attrazione e della vita, è ben degno diesser sottomesso e gustato dal nerbo e dal cuore dei grandi uomini. La storia sicompiace di onorare i piantatori, i meccanici, gli inventori, gli astronomi, icostruttori di città e i capitani.

Ma quando la mente si apre e rivela le leggi che attraversano l'universo erendono le cose quelle che sono, allora all'improvviso il mondo si contrae a meraillustrazione e favola della mente stessa. Che cosa sono io? e che cos'è ciò cheesiste? chiede lo spirito umano con una curiosità che, appena accesa, non sispegnerà più. Ecco le leggi superiori, che la nostra imperfetta capacità dicomprendere può vedere tendere in questa direzione o in quella, ma senza maichiudere pienamente il cerchio. Ecco le infinite relazioni, così simili e cosìdissimili, molte, eppure una sola. Vorrei studiare, vorrei scoprire, ammirare persempre. Queste opere del pensiero sono state l'attrazione che ha occupato lospirito umano in ogni età.

Una più segreta, dolce e irresistibile bellezza appare all'uomo quando il suocuore e la mente si aprono al sentimento della virtù. Allora subito viene messo aconoscenza di ciò che sta sopra di lui. Impara che il suo essere è senza limiti;impara di essere nato per il bene e per la perfezione, pur giacendo ora in bassonel male e nella debolezza. Ciò che venera è ancora suo, anche se egli non lo haancora compreso. Egli deve. Conosce il senso di quella grande parola, anche se lasua analisi non è in grado di renderne conto. Quando in modo innocente, oattraverso una percezione intellettuale arriva a dire: «Io amo il Giusto, la Verità è

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bellissima dentro e fuori per sempre. Virtù, io sono tuo; salvami; serviti di me; tiservirò giorno e notte, nelle grandi, nelle piccole azioni, così da essere nonvirtuoso, ma virtù»: allora il fine della creazione trova compimento, e Dio se necompiace. Il sentimento della virtù è reverenza e gioia dinanzi a certe leggi divine.Percepisce che questo gioco familiare della vita che noi giochiamo nasconde,sotto quelli che sembrano stupidi dettagli, principi stupefacenti. Il bambino tra isuoi giocattoli impara l'effetto della luce, il movimento, la gravità, la forzamuscolare; e nel gioco della vita umana, l'amore, la paura, la giustizia, ildesiderio, l'uomo e Dio interagiscono. Queste leggi rifiutano di essereadeguatamente enunciate. Esse non saranno scritte su carta, o pronunciate dallalingua. Esse eludono il nostro pensiero caparbio; eppure le leggiamocontinuamente in ogni volto degli altri, in ogni azi6ne degli altri, nel nostrostesso rimorso. Nel discorso dobbiamo separare e descrivere o suggerireattraverso la faticosa enumerazione di molti particolari tratti morali che sonoinvece tutti inglobati in ogni azione e in ogni pensiero virtuoso. Pure, siccomequesto sentimento è l'essenza di tutta la religione, rivolgerò la vostra attenzioneverso i precisi oggetti di questo sentimento, con l'enumerazione di alcune classidi fatti in cui questo elemento è ben visibile.

L'intuizione del sentimento morale è la percezione delle leggi dell'anima.Queste leggi si applicano da sole. Esse sono fuori del tempo, fuori dallo spazio, enon sono soggette alle circostanze. Perciò nell'anima dell'uomo c'è una giustiziale cui retribuzioni sono immediate e complete. Colui che compie una buonaazione viene immediatamente nobilitato. Chi invece compie un'azionemeschina viene sminuito dall'azione stessa. Chi elimina impurità, proprio perquesto si riveste di purezza. Se un uomo è giusto nel cuore, allora, nella misurain cui lo è, è Dio; la salvezza divina, l'immortalità di Dio, la maestà di Dioentrano in quell'uomo con la giustizia. Se un uomo dissimula, inganna, egliinganna se stesso, e si preclude la possibilità di conoscere il suo stesso essere. Unuomo alla vista del bene assoluto adora, con una totale umiltà. Ogni passo versoil basso, è un passo verso l'alto. L'uomo che rinuncia a se stesso, trova se stesso.Considerate come questa rapida intrinseca energia operi ovunque, riparando glierrori, correggendo le apparenze, e spingendo i fatti verso una certa armonia coni pensieri. Il suo operare nella vita, anche se risulta lento per i sensi, è alla finealtrettanto sicuro del suo operare nell'anima. Attraverso questa energia l'uomo ètrasformato nella Provvidenza di se stesso, dispensando bene alla sua bontà, emale al suo peccato. Il carattere è sempre conosciuto. I furti non arricchisconomai; la carità non impoverisce mai; anche le pietre grideranno che qualcuno èstato ucciso. La più piccola presenza di una bugia, per esempio, la traccia dellavanità, il tentativo di fare una buona impressione, di apparire favorevolmente,guasteranno di colpo l'effetto. Ma dì la verità e tutta la natura e tutti gli spiriti tiaiuteranno con un inaspettato appoggio. Dì la verità, e tutte le cose animate o

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inanimate ti saranno garanti, e le stesse radici dell'erba sotto la terrasembreranno agitarsi e muoversi per testimoniare a tuo vantaggio. Consideratedi nuovo la perfezione della Legge così come applica se stessa agli affetti, ediventa la legge della società. Noi ci associamo a seconda del nostro essere. Ilbene, per affinità, cerca il bene; ciò che è vile, per affinità, cerca ciò che è vile.Per questo le anime procedono verso il cielo o verso l'inferno, di loro volontà.Questi fatti hanno sempre suggerito all'uomo la sublime fede che il mondo nonè il prodotto di un potere multiforme, ma di un'unica volontà, di un'unicamente; e che un'unica mente è ovunque attiva, in ogni raggio della stella, in ogniincrespatura dello specchio d'acqua; e tutto ciò che si oppone a quella volontà èovunque ostacolato e rimosso, perché le cose sono fatte in questo modo e non inun altro. Il bene è positivo. Il male è puramente privativo, non assoluto: è comeil freddo, che è la privazione del caldo. Tutto il male non è che morte o non-entità. La benevolenza è assoluta e reale. L'uomo ha tanta vita, quanta habenevolenza. Giacché tutte le cose procedono da questo stesso spirito, che èdiversamente chiamato amore, giustizia, temperanza, nelle sue diverseapplicazioni, proprio come l'oceano riceve differenti nomi sulle innumerevolispiagge che egli bagna. Tutte le cose procedono dallo stesso spirito, e tutte lecose cospirano con lui. Mentre l'uomo persegue buoni fini, egli è forte dell'interaforza della natura. Non appena divaga da questi fini, egli priva se stesso delpotere, o di tutto ciò che può essergli di sostegno; la sua circolazione periferica siriduce, egli rimpicciolisce sempre più, fino a diventare un granello di polvere, unpunto, fino a che l'assoluta malvagità non diventa morte assoluta.La percezione di questa legge delle leggi risveglia nella mente un sentimento chechiamiamo religioso, e che produce la nostra più alta felicità. Straordinario è ilsuo potere di affascinare e di comandare. E un'aria di montagna, che riempie dibalsamo il mondo. E mirra e balsamo, e cloro e rosmarino. Questa legge rendesublimi il cielo e le colline, è la canzone silenziosa delle stelle. L'universo è resosicuro e abitabile da questa legge, non dalla scienza o dal potere. Il pensiero puòoperare in modo freddo e intransitivo sulle cose, e non trovare nessuno scopo ounità; ma l'alba del sentimento della virtù nel cuore produce ed è la garanzia chela Legge è sovrana su tutte le nature; e i mondi, il tempo, lo spazio, l'eternità,sembrano scoppiare di gioia.

Questo sentimento è divino e rende divini. È la beatitudine dell'uomo. Lo rendenon limitabile. Attraverso questo sentimento l'anima dapprima conosce sestessa. Questo sentimento corregge l'errore capitale dell'uomo bambino, checerca di essere grande seguendo il grande, e spera di ricavare vantaggi da unaltro, mostrando che la fonte di tutto il bene è nell'uomo stesso, e che egli, comeogni altro uomo, è un'insenatura nelle profondità della Ragione. Quando dice«io devo», quando l'amore lo scalda, quando egli sceglie, istruito dall'alto, lebuone e le nobili azioni, allora, profonde melodie, che vengono dalla SupremaSaggezza, vagano attraverso la sua anima. Allora egli può adorare e essere

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nobilitato dalla sua adorazione, perché non può mai essere inferiore a questosentimento. Nei più sublimi voli dell'anima, la rettitudine non è mai lasciata allespalle, l'amore non è mai superato.

Questo sentimento sta a fondamento della società, e crea successivamente tuttele forme di culto. Il principio di venerazione non muore mai. L'uomo cadutonella superstizione, nella sensualità, non è mai completa-mente privo dellevisioni del sentimento morale. In modo simile, tutte le espressioni di questosentimento sono sacre e permanenti in proporzione alla loro purezza. Leespressioni di questo sentimento ci colpiscono più grandemente, piùprofondamente di tutte le altre composizioni. Le sentenze dei tempi più antichi,che guidano questa pietà, sono ancora fresche e fragranti. Questo pensierodimorò sempre nel più profondo delle menti degli uomini nel devoto econtemplativo Oriente (2); non solo in Palestina, dove esso ha raggiunto la suapiù pura espressione, ma in Egitto, in Persia, in India, in Cina. L'Europa èsempre debitrice al genio orientale del suo divino impulso. Quello che hannodetto questi sacri autori, viene considerato gradevole e vero da tutti gli uominiequilibrati. E l'impressione unica fatta sul genere umano da Gesù, il cui nomenon è tanto scritto, quanto scavato come solco di aratro nella storia di questomondo, è una prova della sottile virtù che ci fu attraverso di lui infusa. Nellostesso tempo, mentre le porte del tempio rimangono aperte, notte e giorno, difronte a ogni uomo, e gli oracoli di questa verità non si interrompono mai, essa èprotetta da una sola severa condizione: si tratta di un'intuizione. Non può esserericevuta di seconda mano. Veramente non si tratta di un'istruzione, ma di unaprovocazione, che posso ricevere da un'altra anima. Quello che questa miannuncia, lo devo trovare vero in me, o rifiutare del tutto; e sulla base della suaparola, o come suo sostituto, chiunque egli sia, non posso accettare nulla. Alcontrario, l'assenza di questa fede primaria segna la presenza delladegradazione. Come è il flusso, così è il riflusso. Allontaniamo questa fede, e lestesse parole che essa ha espresso e le cose che essa ha fatto diventano false edannose. Allora cade la chiesa, lo stato, l'arte, le lettere, la vita. Quando ladottrina della divina natura viene dimenticata, una malattia infetta e sminuiscela costituzione. Una volta l'uomo era tutto; ora egli è un'appendice, un elementodi disturbo. E poiché lo Spirito Supremo, che abita nell'uomo, non può esserecompletamente eliminato, la dottrina che lo riguarda soffre di questaperversione, che la divina natura è attribuita a una o due persone, e negata atutto il resto, e negata rabbiosamente. La dottrina dell'ispirazione è perduta; lavolgare dottrina della maggioranza delle voci usurpa il posto della dottrinadell'anima. I miracoli, la profezia, la poesia, la vita ideale, la santità esistonopuramente come storia antica; non sono nella fede, né nell'aspirazione dellasocietà; quando vi si allude, si suscita il riso. La vita diventa comica e meschinanon appena i nobili fini dell'essere svaniscono alla vista, e l'uomo diventa miope,e riesce solo a considerare ciò che parla ai sensi.

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Queste opinioni generali, che, nel momento in cui sono generali, nessunocontesterà, trovano ampia illustrazione nella storia della religione, especialmente nella storia della chiesa cristiana. In essa, tutti noi abbiamotrovato la nostra nascita e il nostro nutrimento. Le sue verità voi, miei giovaniamici, state ora per cominciare a insegnare. Come culto, o il rito stabilito delmondo civilizzato, la chiesa cristiana che ha un grande interesse storico per noi.Voi non avete bisogno che io parli delle sue parole benedette, che sono state laconsolazione dell'umanità. Mi sforzerò di adempiere il mio dovere verso di voi,indicando due errori nella sua prassi, che di giorno in giorno appaiono più gravidal punto di vista che abbiamo proprio ora assunto.

Gesù Cristo appartenne alla vera razza dei profeti. Egli ha visto con gli occhiaperti il mistero dell'anima. Attirato dalla sua severa armonia, rapito dalla suabellezza, visse in essa, in essa fu. Egli solo in tutta la storia ha stimato la nobiltàdell'uomo. Un solo uomo fu fedele a ciò che è in voi e in me. Vide che Dioincarna se stesso nell'uomo, e sempre di nuovo procede a prendere possesso delsuo Mondo. Egli disse nel giubilo della sublime emozione: «Io sono divino.Attraverso me, Dio agisce; attraverso me parla. Se vuoi vedere Dio, guardami; oguardati, quando anche tu pensi come io penso adesso». Ma quale distorsionehanno subito la sua dottrina e la sua memoria nella sua stessa età, in quella che èseguita e nelle successive! Non c'è dottrina della Ragione che sopporterebbe diessere insegnata attraverso l'Intelletto. L'intelletto ha colto questo nobile cantodalle labbra del poeta, e lo ha espresso, nell'età seguente: «Questo era Jehovahsceso dal cielo. Vi ucciderò, se direte che egli era un uomo». Gli idiomi del suolinguaggio e le figure della sua retorica hanno usurpato il posto della sua verità;e le chiese non sono costruite sui suoi principi, ma sui suoi tropi. Ilcristianesimo è diventato un Mito, come l'insegnamento poetico della Grecia edell'Egitto, prima. Cristo parlò di miracoli; poiché sentì che la vita dell'uomo èun miracolo, e tutto quello che l'uomo fa, e comprese che questo miracoloquotidiano risplende via via che cresce la presenza divina nell'uomo. Ma laparola «Miracolo», come viene pronunciata dalle chiese cristiane, dà una falsaimpressione; è un Mostro. Non è tutt'uno con il fiorire del trifoglio e il caderedella pioggia.

Ha sentito rispetto per Mosè e i profeti, ma nessuna impropria debolezza nelposporre le loro iniziali rivelazioni all'ora e all'uomo presente; alla rivelazioneeterna nel cuore. Perciò Cristo fu un vero uomo. Avendo visto che la legge in noicomanda, egli non avrebbe sopportato che essa fosse comandata.Coraggiosamente, con la mano, e il cuore, e la vita, egli dichiarò che essa era Dio.Così egli fu un vero uomo. Perciò egli è, penso, la sola anima nella storia cheabbia apprezzato il valore dell'uomo.

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1. Da questo punto di vista diventiamo sensibili al primo difetto delcristianesimo storico. Il cristianesimo storico è caduto nell'errore che corrompetutti i tentativi di comunicare la religione. Come appare oggi a noi, e come èapparso nelle diverse età, il cristianesimo non è la dottrina dell'anima, maun'esagerazione del personale, del positivo, del rituale. Ha indugiato e ancoraindugia nella dannosa esagerazione intorno alla persona di Gesù. L'anima nonconosce persone. Essa invita ogni uomo a espandersi nell'intero cerchiodell'universo, e non avrà preferenze se non per l'amore spontaneo. Ma a causa diquesta monarchia orientale di un cristianesimo che l'indolenza e la paura hannocostruito, l'amico dell'uomo è trasformato in colui che lo oltraggia. La manierain cui il suo nome è circondato con espressioni che una volta eranomanifestazioni di ammirazione e di amore, ma ora sono pietrificate in titoliufficiali, uccide ogni generosa simpatia e sentimento di affinità. Tutti quelli chemi ascoltano sentono che il linguaggio che descrive Cristo all'Europa eall'America non rappresenta lo stile dell'amicizia, e dell'entusiasmo per un cuorenobile e buono, ma è corretto e formale: dipinge un semidio, come gli orientali oi Greci descriverebbero Osiride o Apollo.

Secondo le mortificanti imposizioni della nostra prima istruzione catechistica,perfino l'onestà e il rinnegamento di se stessi non sarebbero che splendidipeccati, se non portassero il nome cristiano. Si preferirebbe essere

Un pagano, nutrito in una fede ormai logora (3)

piuttosto che essere defraudati del diritto umano dì rivolgersi direttamente allanatura, per trovarvi nomi e luoghi, terra e professioni, perfino virtù e la veritànon preclusi e monopolizzati. Tu non sarai neppure un uomo. Non possederai ilmondo; non oserai e non vivrai secondo la infinita Legge che è in te, e incompagnia con l'infinita Bellezza che il cielo e la terra riflettono per te in tutte lebellissime forme, ma dovrai subordinare la tua natura alla natura di Cristo,dovrai accettare le nostre interpretazioni, e prendere il suo ritratto come il volgolo disegna.

Il meglio è sempre ciò che mi restituisce a me stesso.

Il sublime è eccitato in me dalla grande dottrina stoica: «obbedisci a te stesso».Ciò che mostra Dio in me, mi fortifica. Ciò che mostra Dio fuori di me, mitrasforma in una verruca e in un porro. Non c'è più una necessaria ragione per ilmio essere. Già le lunghe ombre del prematuro oblio si insinuano su di me, e iomorirò per sempre.

I cantori divini sono gli amici della mia virtù, del mio intelletto, della mia forza.Mi ammoniscono che i lumi che brillano nella mia anima non sono miei, ma diDio; che essi hanno avuto qualcosa di simile, e non furono disobbedienti alle

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visioni celesti. Così io li amo. Nobili provocazioni escono da loro, e mi invitanoanche ad emanciparmi, a resistere al male; a sottomettere il mondo; a Essere. Ecosì, attraverso questi santi pensieri, Gesù ci serve, e solo in questo modo.Cercare di convertire un uomo attraverso i miracoli è una profanazionedell'anima. Una vera conversione, un vero Cristo, ora, come sempre, si deveottenere accogliendo in noi pensieri bellissimi. E vero che una grande e riccaanima, in mezzo a persone semplici, come la sua, predomina in modo tale suglialtri che, come appunto ha fatto, dà nome al mondo. Sembra ai semplici che ilmondo esista per lui: essi non si sono ancora imbevuti così profondamente delsuo senso da accorgersi che solo tornando a se stessi, o al Dio che è in loro,possono continuare a crescere. E un beneficio limitato darmi qualcosa; è inveceun grande beneficio mettermi in grado di fare qualcosa di me stesso. Sta pervenire il momento in cui tutti gli uomini vedranno che il dono di Dio all'animanon è una santità vanagloriosa, prepotente ed esclusiva, ma una dolce e naturalebontà, una bontà come la tua e la mia, e che così invita la tua e la mia a essere e acrescere.L ingiustizia del volgare tono predicatorio non è meno odiosa per Gesù che perle anime che questo tono profana. I predicatori non vedono che essi rendonoinfelice il suo vangelo, e lo privano delle caratteristiche che fanno la sua bellezzae degli attributi celesti. Quando vedo un maestoso Epaminonda o Washington,quando vedo tra i miei contemporanei un vero oratore, un giudice retto, un caroamico, quando vibro davanti alla melodia e alla fantasia racchiuse in un poema,vedo la bellezza che deve essere desiderata. E così amabilmente, e con ilconsenso ancora più intero del mio essere, risuona nell'orecchio la severamusica dei cantori che hanno cantato del vero Dio in tutte le età. Ora nondegradiamo la vita e i dialoghi di Cristo fuori del cerchio di questo incanto,sottolineandone l'isolamento e il carattere eccezionale. Lasciamoli così come sisono manifestati, vivi e caldi, parte della vita umana e del paesaggio e del lietogiorno.

2. Il secondo difetto del tradizionale e limitato modo di usare del pensiero diCristo è una conseguenza del primo; cioè, che la Natura Morale, quella Leggedelle leggi le cui rivelazioni portano grandezza, vale a dire Dio stesso, all'animadisponibile ad accoglierlo, non è esplorata come la fonte dell'insegnamentostabilito nella società. Gli uomini sono giunti a parlare della rivelazione come diqualcosa di dato e fatto tanto tempo fa, come se Dio fosse morto. L'offesa fattaalla fede soffoca la voce del predicatore; e la migliore delle istituzioni diventauna voce incerta e inarticolata.

È certo che la conversazione con la bellezza dell'anima genera un desiderio e unbisogno di impartire agli altri la stessa conoscenza e lo stesso amore. Sel'espressione viene negata, il pensiero giace come un fardello sull'uomo. Ilveggente è sempre uno che parla. In qualche modo il suo sogno viene detto; in

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qualche modo egli lo rende pubblico con gioia solenne: l'adorazione della suaanima prende forma qualche volta con il pennello sulla tela, qualche volta con loscalpello sulla pietra, qualche volta in torri e navate di granito; qualche volta ininni di musica indefinita; ma è nelle parole, che essa trova la sua espressione piùchiara e duratura.

L'uomo innamorato di questa eccellenza diventa il suo sacerdote o poeta. Ilministero è coevo al mondo. Ma osserva la condizione, la limitazione spiritualedel nobile ufficio. Solo lo spirito può insegnare. Nessun profano, nessun uomosensuale, nessun bugiardo, nessuno schiavo può insegnare, ma può daresolamente colui che ha; può creare solamente, colui che è. Solo l'uomo su cuiscende l'anima, attraverso cui l'anima parla, può insegnare. Il coraggio, la pietà,l'amore, la sapienza, possono insegnare; e ogni uomo può aprire la sua porta aquesti angeli, e essi gli porteranno il dono delle lingue. Ma l'uomo che cerca diparlare come i libri insegnano, come i sinodi usano, come la moda indica, ecome l'interesse comanda balbetta. Taccia.

A questo santo ministero voi proponete di dedicare voi stessi. Vorrei che voisentiste la vostra chiamata nelle vibrazioni del desiderio e della speranza.Questo ministero è il primo nel mondo. Appartiene a quella realtà che nonsopporta d'essere diminuita da falsificazioni. Ed è mio compito dirvi che ilbisogno di una nuova rivelazione non è mai stato più importante di adesso.Dalle opinioni che ho appena espresso, voi potrete ricavare la triste convinzione,che condivido e sostengo, con la maggioranza, dell'universale decadenza e quasimorte della fede nella società. L'anima non è al centro della predicazione. LaChiesa vacilla ormai prossima alla caduta, quasi tutta completamente priva divita. In questa occasione, dichiarare con compiacimento a voi, la cui speranza eil cui impegno è di predicare la fede di Cristo, che la fede di Cristo è predicata,sarebbe criminale. E tempo che queste mormorazioni a stento trattenute di tuttigli uomini pensosi per la carestia nelle nostre chiese, questo lamento del cuoreprivato della consolazione, della speranza e della grandezza che vengono solodalla maturazione della natura morale, è tempo che siano ascoltati, attraverso ilsonno dell'indolenza, e al di là del vano rumore della solita routine. Questogrande e perpetuo ministero del predicatore non è adempiuto. Predicare èl'espressione del sentimento morale in applicazione dei doveri della vita. Inquante chiese, da parte di quanti profeti, dimmi, l'uomo è reso consapevole delfatto che egli è un'Anima infinita, che la terra e il cielo passano nella sua anima,che egli si abbevera continuamente all'anima di Dio? Dove risuona ora lapersuasione, che attraverso la sua stessa melodia porta in paradiso il mio cuore,e così afferma la sua origine celeste? Dove udrò parole come quelle che nelle etàpiù antiche hanno portato gli uomini ad abbandonare tutto e seguire, padre emadre, casa e terra, moglie e figlio? Dove udrò queste maestose leggi dell'esseremorale pronunciate in modo tale da riempire l'orecchio, e da farmi sentire

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nobilitato dall'offerta della mia migliore azione e passione? La prova della verafede, certamente, deve essere il suo potere di affascinare e comandare l'anima,come le leggi della natura controllano l'attività delle mani, un potere cosìimponente che troviamo piacere e onore nell'obbedire. La fede dovrebbe unirsicon la luce dell'alba e del tramonto, con la nuvola che vola sulle ali del vento, conl'uccello che canta, e il profumo dei fiori. Ma ora il Sabato del sacerdote haperduto lo splendore della natura; è sgradevole, siamo felici quando è finito,possiamo fare, facciamo molto meglio, in modo più santo e dolce, da soli,perfino seduti nei nostri banchi.

Dovunque il pulpito è usurpato da un formalista, il fedele è defraudato e privo diconsolazione. Ci ritiriamo appena le preghiere cominciano, preghiere che non cisollevano, ma ci feriscono e offendono. Ci avvolgiamo ben stretti nei nostrimantelli, assicurandoci più che possibile una solitudine in cui non si ascolta più.Una volta ho ascoltato un predicatore di fronte al quale fui fortemente tentato didire che non sarei più andato in chiesa. La gente, pensai, va in certi posti perabitudine, altrimenti nessuna anima sarebbe entrata nel tempio in quelpomeriggio. Una tempesta di neve stava cadendo intorno a noi. Quella tempestaera reale, il predicatore al suo confronto era puramente spettrale, e l'occhioavverti il triste contrasto guardandolo, e guardando poi fuori dalla finestradietro di lui la bellissima meteora della neve. Egli era vissuto invano. Non avevauna sola parola che suggerisse il fatto che egli avesse riso o pianto, fosse sposatoo innamorato, fosse stato apprezzato, o ingannato, o mortificato. Se anche egliavesse vissuto o operato, nessuno di noi avrebbe potuto ricavarne una maggiorsaggezza. Non aveva appreso il segreto capitale della sua professione, cioè saperconvertire la vita in verità. Nessun fatto di tutta la sua esperienza personale eraancora entrato nella sua dottrina. Quell'uomo aveva arato e piantato e parlato ecomprato e venduto; aveva letto libri; aveva mangiato e bevuto; la testa potevadolere, il cuore battere; egli sorrideva e soffriva; eppure, nonostante tuttoquesto, in tutto il suo discorso non c'era un'indicazione, un accenno, che egliavesse mai vissuto. Non aveva tratto una sola riga dalla storia reale. Il veropredicatore può essere sempre riconosciuto dal fatto che manifesta la sua vitaalla gente, la vita passata attraverso il fuoco del pensiero. Ma di quel cattivopredicatore non si poteva dire, dal sermone, in quale età del mondo egli fossecapitato a vivere; se avesse un padre o un figlio; se fosse proprietario onullatenente, un cittadino o abitante della campagna o qualsiasi altro datobiografico.Sembrava strano che la gente venisse in chiesa. Si poteva pensare che le loro casefossero tanto poco accoglienti, da costringerli a preferire quel vuoto clamore.Questo mostra che c'è un'imponente attrazione nel sentimento morale, che puòprestare una debole sfumatura di luce anche all'ottusità e all'ignoranza che sipropongono nel nome e al posto di questo sentimento. Il buon ascoltatore èsicuro di essere stato qualche volta toccato; è sicuro che c'è qualcosa che merita

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d'essere perseguito e che esistono parole adatte. Quando egli ascolta queste vaneparole, conforta se stesso mettendole in relazione al suo ricordo di ore migliori,e così esse risuonano e riecheggiano incontrastate.

Non ignoro che quando predichiamo in modo non degno, ciò non è sempre deltutto invano. C'è un buon orecchio, in alcune persone, che consente alla virtù ditrar vantaggio da ogni sorta di nutrimento. C'è una verità poetica nascosta intutti i luoghi comuni delle preghiere e dei sermoni: per quanto stoltamenteespressi, essi possono saggiamente essere ascoltati, giacché ciascuno di essirappresenta una speciale espressione che eruppe in un momento di pietà daqualche anima affranta o giubilante, un momento così straordinario da doveressere ricordato. Le preghiere e perfino i dogmi della nostra chiesa sono come lozodiaco di Dendera e i monumenti astronomici degli indù, completamenteisolati da qualunque cosa oggi esistente nella vita e nelle occupazioni dellagente. Le preghiere e i dogmi indicano l'altezza a cui le acque una volta salirono.Ma questa docilità è un monito circa il cattivo uso che ne possono fare i buoni e idovuti. In una larga parte della comunità il servizio religioso fa sorgere ben altripensieri ed emozioni. Non abbiamo bisogno di rimproverare il servo negligente.Ci assale piuttosto la pietà dinanzi alla pronta punizione della sua accidia. Guaiall'infelice uomo che è chiamato a stare sul pulpito senza dare il pane di vita.Tutto ciò che accade, lo accusa. Supponiamo che chieda offerte per le missioni,interne o all'estero. Istantaneamente la sua faccia si copre di vergogna, nelproporre alla parrocchia di inviare denaro a cento o a mille miglia di distanza,per provvedere ad altri quello stesso povero vitto che la gente di quellaparrocchia ha in casa e da cui fuggirebbe lontano cento o mille miglia.Supponiamo che esorti a vivere secondo i precetti divini; può forse chiedere auna creatura come lui di venire agli incontri nel giorno del Signore, quandotutti, lui compreso, conoscono quale miseria possono aspettarsene? Li inviteràprivatamente alla Cena del Signore? Non osa. Se nessun cuore riscalda questorito, il suo vuoto, arido, stridente formalismo è troppo evidente, perché eglipossa stare dinanzi a un uomo intelligente ed energico e invitarlo senza timore.Per strada, che cosa può dire al bestemmiatore del villaggio? Questi vedrà lapaura nel volto, nell'aspetto e nel portamento del ministro.

Non rischiare che questa perorazione risulti meno sincera per non aver tenutoconto delle giuste proteste delle brave persone. Conosco e onoro la purezza e larigorosa coscienza di molti membri del clero. La vitalità che il culto pubblicomantiene è dovuta alla sparsa compagnia di uomini pii che officiano qua e lànelle chiese e che, accettando la tradizione degli antichi con una devozioneperfino eccessiva, tuttavia non da altri che dal loro stesso cuore hanno accettatoi genuini impulsi della virtù, e così ancora sanno indurci ad amare e onorare unavita santa. Inoltre, le eccezioni non sono tanto da trovare in pochi eminentipredicatori, quanto nelle ore migliori, nelle più vere ispirazioni di tutti, anzi, nei

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momenti sinceri di ogni uomo. Ma, pur ammesse le eccezioni, è pur sempre veroche la tradizione caratterizza il modo di predicare di questa terra; che latradizione viene dalla memoria, e non dall'anima; che essa mira a ciò che èabituale e non a ciò che è necessario ed eterno; e che perciò il cristianesimostorico distrugge il potere della predicazione, ritirandola dall'esplorazione dellanatura morale dell'uomo, in cui sono riposti il sublime e le risorse dellameraviglia e del potere. Quale crudele ingiustizia è il fatto che quella Legge, cheè la gioia dell'intera terra e che sola può rendere il pensiero ricco e amato; chequella Legge la cui fatale certezza le orbite astronomiche poveramente imitano,sia travestita e sprezzata, cacciata con urla e lamenti, senza che ne sia articolatoun solo tratto, una sola parola. Il pulpito nel perdere di vista questa Legge perderagion d'essere, e cerca a tastoni senza sapere cosa. E per mancanza di questaeducazione l'anima della comunità è malata e priva di fede. Nulla più le mancadi una rigorosa, alta, stoica disciplina cristiana che le faccia conoscere se stessa ela divinità che vi parla attraverso. Ora l'uomo ha vergogna di se stesso; tollerato,compatito, si nasconde e Si muove furtivamente nel mondo; a stento in milleanni si trova qualcuno che osi essere saggio e buono, attirandosi dietro lelacrime e le benedizioni degli altri uomini.

Certamente ci sono stati periodi in cui, non potendosi l'intelletto esercitareriguardo a certe verità, era possibile una fede maggiore nei nomi e nelle persone.I Puritani in Inghilterra e in America hanno trovato nel Cristo della ChiesaCattolica e nel dogma ereditato da Roma lo spazio per la loro austera pietà e iloro desideri di libertà civile. Ma il loro credo sta svanendo, e nessun altro sorgeal suo posto. Penso che nessun uomo possa entrare con i suoi pensieri in unadelle nostre chiese senza sentire che quella presa che il pubblico culto avevasulle gente è ormai inefficace o sta per diventarlo. Non trova più rispondenza nénell'affetto dei buoni né nel timore dei malvagi. In campagna, nei paraggi dellacittà, metà della parrocchie sono destituite di fedeli. Si comincia a scorgere unindice di carattere e di religiosità nel fatto di rinunciare a frequentare riunionireligiose. Ho udito una persona devota, che apprezzava il giorno del Signore,dire amaramente: «Nelle domeniche, sembra sia male andare in chiesa». E ilmotivo in cui i migliori ancora perseverano è ora solo una speranza e un'attesa.Quello che una volta era una mera circostanza, che i migliori e i peggiori di unaparrocchia, i poveri e i ricchi, i colti e gli ignoranti, i giovani e i vecchi, siincontrassero un giorno in una casa, tutti eguali, in segno di un eguale dirittospirituale, è diventato il motivo principale per andare in quella sede.Amici miei, in questi due errori, credo di trovare le cause della decadenza dellachiesa e di un devastante scetticismo, che riversano su di noi una influenzamaligna e rattristano il cuore degli uomini buoni. Quale calamità più grandepuò cadere su una nazione della perdita della religione? Se questo avviene tuttodecade. Il genio abbandona il tempio per frequentare il senato o il mercato. Laletteratura diventa frivola. La scienza è fredda. L'occhio della giovinezza non è

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illuminato dalla speranza di altri mondi, e l'età è priva di onore. La società viveper sprecare tempo in frivolezze, e quando gli uomini muoiono non neparliamo.E ora, fratelli miei, chiederete, che cosa possiamo fare in questi giornisconfortanti? Il rimedio è già stato indicato quando indicavamo i motivi dellanostra critica alla Chiesa. Abbiamo messo in contrasto la Chiesa con l'Anima.Nell'anima allora dunque cerchiamo la redenzione. In un'anima, nella vostraanima, ci sono risorse per il mondo. Dovunque arriva un uomo, arriva unarivoluzione. Ciò che è antico è per gli schiavi. Quando arriva un uomo, tutti ilibri diventano leggibili, tutte le cose trasparenti, tutte le religioni sono forme.Egli è religioso. E l'uomo colui che opera miracoli. Egli si manifesta in mezzo amiracoli. Tutti lo benedicono e maledicono. Egli dice si e no, solamente. Ilcarattere statico della religione, la convinzione che l'età dell'ispirazione siapassata, che la Bibbia sia chiusa, la paura di sminuire la figura di Gesùrappresentandolo come un uomo, tutto questo indica con sufficiente chiarezzala falsità della nostra teologia. Il compito di un vero maestro è quello dimostrarci che Dio è, non che è stato; che Egli parla, non che ha parlato. Il verocristianesimo la fede, come quella di Cristo, nell'infinità dell'uomo - è perduto.Nessuno crede nell'anima dell'uomo, ma solamente in qualche uomo, in qualchepersona vecchia e defunta. Ahimè! nessun uomo va da solo. Tutti gli uominivanno a gruppi da questo o quel santo o poeta, evitando il Dio che vede nelsegreto. Essi non possono vedere nel segreto, amano essere ciechi in pubblico.Pensano che la società sia più saggia della loro anima, e non sanno cheun'anima, la loro, è più saggia del mondo intero. Considerate come le nazioni ele razze trascorrano velocemente sul mare del tempo e non lascino nemmenoun'increspatura che indichi dove esse hanno galleggiato o sono affondate:basterà una sola anima buona a rendere i nomi di Mosè, o di Zenone, o diZoroastro venerabili per sempre. Nessuno prova l'austera ambizione di esserel'Io della nazione e della natura, ma ciascuno vorrebbe per sé una comodaposizione gregaria all'interno di qualche denominazione cristiana, o di qualcheraggruppamento settario, al seguito di un qualche uomo eminente. Abbandonauna sola volta la tua conoscenza di Dio, il suo sentimento, e assumi unaconoscenza di seconda mano, come quella di 5. Paolo, o di George Fox, o diSwedenborg e ti troverai lontano da Dio per tutta la durata di questa conoscenzadi seconda mano. Se essa, come nel nostro caso, dura secoli, l'abisso si spalancaa tal punto che gli uomini possono a stento convincersi che c'è qualcosa didivino in loro.

Lasciate che vi ammonisca, prima di tutto, ad andare soli; a rifiutare i buonimodelli, perfino quelli che sono sacri nell'immaginazione degli uomini, e a osaredi amare Dio senza mediatori o veli. Troverete abbastanza amici cheproporranno alla vostra emulazione dei Wesley e degli Oberlin, Santi e Profeti.Ringraziate Dio per questi uomini buoni, ma dite «anch'io sono un uomo».

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L'imitazione non può superare il modello. L'imitatore si condanna a unamediocrità senza speranza. L'inventore ha creato il modello perché questo eranaturale per lui, in lui esso è affascinante. Nell'imitatore è naturale qualcos'altro,ed egli si priva della sua stessa bellezza, inseguendo un altro, irraggiungibile.Tu stesso, appena creato nunzio dello Spirito Santo, getta alle tue spalle ogniconformismo, e metti gli uomini direttamente in contatto con la divinità. Sii perloro un uomo, anzitutto e solamente; moda, costumi, autorità, piacere, denaro,non sono niente per te, non sono bende sui tuoi occhi, che ti impediscano divedere: vivi il privilegio dell'anima incommensurabile. Non essere troppoansioso di visitare periodicamente ogni singola famiglia della tua comunitàparrocchiale: quando incontri uno di questi uomini o donne, cerca di essere conloro or' uomo divino; cerca di essere esempio di pensiero e virtù per loro; fa' inmodo che le loro timide aspirazioni trovino un amico in te; che i loro impulsiconculcati siano genialmente sollecitati dall'atmosfera che saprai creare; che iloro dubbi sappiano che tu hai dubitato, e che il loro sentimento di meravigliariconosca che anche tu hai provato meraviglia. Confidando nella tua anima,guadagnerai maggiore fiducia negli altri uomini. Nonostante tutta la nostrasaggezza da quattro soldi, tutta la nostra schiavitù verso l'abitudine, non ci puòessere dubbio che tutti gli uomini hanno pensieri sublimi, apprezzano le pocheore reali di vita, amano essere ascoltati, amano essere sollevati allacontemplazione dei principi. Imprimiamo con un segno luminoso nella nostramemoria i pochi colloqui che abbiamo avuto, nei cupi anni della routine e delpeccato, con anime che hanno reso più sagge le nostre, che hanno espressoquello che noi pensavamo, che ci hanno detto quello che noi sapevamo, che cihanno permesso di essere quello che eravamo dentro. Svolgi presso gli uomini ilservizio sacerdotale e, presente o assente, sarai seguito dal loro amore come daun angelo.

E a questo fine, non dobbiamo puntare a comuni gradi di merito. Non possiamoforse abbandonare a chi l'ama la virtù che risplende per la lode della società, einoltrarci noi invece nelle profonde solitudini dell'ingegno, del valore assoluto?Facilmente raggiungiamo il livello medio sociale di bontà. La lode della societàpuò essere assicurata a poco prezzo, e quasi tutti gli uomini si accontentano deifacili meriti, ma l'immediato effetto della conversazione con Dio sarà di metterlida parte. Vi sono meriti sublimi. Ci sono persone che non sono attori, néparlatori, ma vere e proprie autorità, persone troppo grandi per fama, per ilrisalto dei loro caratteri, persone che disdegnano l'eloquenza, per le quali tuttoquel che noi riconosciamo come arte e come artista sembra troppo strettamentelegato allo spettacolo e a scopi reconditi, alla esagerazione del finito edell'individuale, e alla perdita dell'universale. Gli oratori, i poeti, i capi cipossiedono solamente come fanno le belle donne oneste, con il nostro permessoe omaggio. Trascuriamo quelle persone a favore di preoccupazioni spirituali,trascuriamole, come ben sapete fare, a favore di scopi nobili e universali, e esse

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istantaneamente sentiranno che avete ragione, e che devono risplendere inluoghi più bassi. Quelle persone sentono anche il vostro diritto, perché essicome voi sono aperti all'influsso dello Spirito che tutto conosce, che annienta,con la vastità del suo meriggio le piccole ombre e gradazioni dell'intelligenzanelle opere che consideriamo più sagge, anzi le più sagge. In tale alta comunionestudiamo i grandi tratti della rettitudine: un'audace benevolenza,un'indipendenza dagli amici, in modo tale che gli ingiusti desideri di quanti ciamano non impediscano la nostra libertà, e sappiamo invece esser preparatimolto in anticipo a resistere per amore della verità all'impeto, per quantospontaneo, degli affetti e degli appelli alla simpatia e, nella più alta forma in cuiquesto tratto straordinario si dà a conoscere, apprendiamo quella certa saldezzanel valore, che non ha niente a che vedere con l'opinione e rappresenta la virtùin modo tanto essenziale e chiaro, che si dà dato per scontato che un certo gestogiusto, coraggioso, generoso sarà compiuto, senza che alcuni pensi a tessereelogi. Potresti fare dei complimenti a un bellimbusto che compie una buonaazione, ma non loderesti un angelo. Il silenzio che accetta il merito come la cosapiù naturale nel mondo, è l'applauso più grande. Anime come queste, quandoappaiono, sono la Guardia Imperiale della Virtù, la perpetua riserva, sono come idittatori che si impongono alla fortuna. Non occorre lodarne il coraggio, sono ilcuore e l'anima della natura. Amici miei, ci sono risorse in noi cui non abbiamoattinto. Ci sono uomini che si sentono sollevati all'udire una minaccia; uomini acui una crisi che intimidisce e paralizza la maggioranza, non richiedendo levirtù della prudenza e della parsimonia, ma comprensione, impassibilità,disponibilità al sacrificio, giunge gradita e amata come una sposa. Napoleonedisse di Massena che non era se stesso fino a quando la battaglia non gli andasseincontro, e che poi, quando i morti cominciavano a cadergli intorno a schiere,ridestava le sue capacità di grande organizzatore, e si rivestiva di terrore evittoria. Così, è nelle aspre crisi, nell'instancabile pazienza, e nelle aspirazioniche non tengono conto della simpatia, che un angelo può apparire. Ma questesono altezze che noi possiamo a stento ricordare e considerare senza contrizionee vergogna. Ringraziamo Dio che queste cose esistono.

E adesso facciamo quello che possiamo per riaccendere il fuoco nascosto, quasispento sull'altare. I mali della chiesa attuale sono manifesti. Il problema siripropone, che cosa faremo? Lo confesso, tutti i tentativi di progettare e stabilireun Culto con nuovi riti e forme mi sembrano vani. E la fede che ci costruisce,non siamo noi a costruirla, e la fede produce le sue proprie forme. Tutti itentativi di ideare un nuovo sistema sono altrettanto freddi del nuovo culto delladivinità della Ragione introdotto dai francesi, oggi cartapesta e filigrana, domanifollia e omicidio. Lasciate piuttosto che il respiro della nuova vita penetri in voiattraverso le forme già esistenti. Una volta che sei vivo tu, scoprirai che essediventeranno plastiche e nuove. Il rimedio alla loro deformità è prima di tuttol'anima, e in secondo luogo l'anima, e per sempre, l'anima. Una sola pulsazione

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di virtù può elevare e vivificare un intero papato di forme. Il cristianesimo ci hadato due inestimabili vantaggi; prima di tutto il giorno del signore, il giubileodel mondo intero, la cui luce sorge egualmente benvenuta nello studio delfilosofo, nella soffitta del lavoratore, nelle celle della prigione, e dovunquesuggerisce, perfino alla persona più abietta, la dignità della vita spirituale. Si leviper sempre un tempio, che restauri un nuovo amore, una nuova fede, una nuovavista, con uno splendore maggiore del suo primo, dinanzi agli uomini. E ilsecondo vantaggio è l'istituzione della predicazione, il discorso dell'uomo agliuomini, che essenzialmente è il più flessibile di tutti gli organi, di tutte le forme.Che cosa impedisce che ora, dovunque, sui pulpiti, nelle sale per conferenze,nelle case, nei campi, dovunque l'invito degli uomini o le vostre stesse occasionivi conducano, voi diciate precisamente la verità, così come la vostra vita e lavostra coscienza ve la insegnano, e solleviate i cuori deboli che attendono unanuova speranza e una nuova rivelazione.

Guardo con ansia al momento in cui quella suprema Bellezza che ha mandato inestasi le anime degli orientali, e soprattutto degli ebrei, e attraverso le lorolabbra ha espresso oracoli per ogni età, possa esprimersi anche in occidente. LeScritture ebraiche e greche contengono pensieri immortali, che sono statinutrimento per la vita di milioni di uomini. Ma esse non hanno un'integritàepica, sono frammentarie, non appaiono all'intelletto nel loro ordine. Attendo ilnuovo Maestro che seguirà quelle leggi luminose a tal punto da vederle formareun cerchio pieno, da vederne la grazia completa e circolare, da vedere il mondocome lo specchio dell'anima, da vedere l'identità della legge di gravitazione conla purezza del cuore e da mostrare che la Necessità e il Dovere sono una cosasola con la Scienza, con la Bellezza e con la Gioia.

NOTE

(1) Discorso agli studenti dell'ultimo anno del Harvard Divinity School, ladomenica sera del 15 luglio 1838.

(2) Emerson ricavò la convinzione del primato storico dell'Orienteprobabilmente da J. M. de Gérando, Histoire comparée des systèmes dephilosophie.

(3) Wordsworth, il sonetto «The World is too much with us», v. 10.

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Fiducia in se stessi

Ne te quaesiveris extra (1)

L'uomo è la propria stella; e l'anima che può foggiare un onesto e perfetto uomocomanda ogni luce, ogni influsso, ogni fato; nulla per lui accade o presto otroppo tardi. I nostri atti sono i nostri angeli, buoni o cattivi, le fatali ombre checi camminano accanto in silenzio.

Fletcher e Beaumont, La fortuna dell'uomo onesto. Epilogo.

Getta il marmocchio sulle rocce, allattalo al capezzolo della lupa, allevalo colfalco e con la volpe, vigore e speditezza siano mani e piedi per lui.

Leggevo, l'altro giorno, alcuni versi scritti da un eminente pittore, versi originalie non convenzionali. L'anima sempre avverte come un ammonimento in versidel genere, quale che ne sia l'argomento. Il sentimento che instillano vale più diogni pensiero che essi possano contenere. Credere nel proprio pensiero, credereche ciò che è vero per voi, personalmente per voi, sia anche vero per tutti gliuomini, ecco, è questo il genio. Date voce alla convinzione latente in voi, ed essaprenderà significato universale; giacché ciò che è interno diventerà esterno, atempo debito, e il primo nostro pensiero ci sarà restituito dalle trombe delGiudizio Finale. Familiare com'è una tale voce a ciascuno di noi, il meritomaggiore che noi attribuiamo a Mosè, a Platone e a Milton è che essi nontennero in nessun conto libri e tradizioni, ed espressero non ciò che gli altriuomini pensavano, ma ciò che essi pensavano. Ognuno dovrebbe imparare ascoprire e a tener d'occhio quel barlume di luce che gli guizza dentro la mentepiù che lo scintillio del firmamento dei bardi e dei sapienti. E invece ognunodismette, senza dargli importanza, il suo pensiero, proprio perché è il suo. Eintanto, in ogni opera di genio riconosciamo i nostri propri pensieri rigettati;ritornano a noi ammantati di una maestà che altri hanno saputo dar loro.Grandi opere d'arte non ci offrono una lezione che sia per noipiù significativa. Esse ci insegnano ad affidarci alle nostre impressioni genuinecon serena inflessibilità soprattutto allorché l'intero clamore di voci è dalla parteopposta. Anzi, potrebbe essere un estraneo, domani, a dirci precisamente, conmagistrale buon senso, quello che noi abbiamo nel frattempo pensato eavvertito, e noi saremo costretti, con vergogna, a ricevere da un altro quella cheera la nostra propria opinione.

Arriva un tempo, nell'educazione di ciascun uomo, in cui egli si convince che lacompetizione è ignoranza; che l'imitazione è suicidio; che deve saper accettare

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se stesso per il meglio e per il peggio, come parte sua; che per quanto il grandeuniverso sia buono e generoso, nemmeno un chicco di nutriente grano puòarrivare à lui se non attraverso la fatica prodigata su quel pezzo di terra che gli èstato dato da dissodare. Il potere che è in lui è qualcosa di nuovo in natura, enessuno, eccetto lui stesso, può sapere che cosa sia quello che egli può fare, népuò mai saperlo finché non ha provato. Non per nulla una faccia, un carattere,un fatto possono maggiormente colpirlo, e un altro lasciarlo indifferente. Né èsenza una prestabilita armonia che vi sia, per così dire, questa scultura nellamemoria. L'occhio fu collocato là dove un raggio sarebbe caduto, di modo chepotesse testimoniare di quel particolare raggio. Noi esprimiamo noi stessisoltanto a metà e quasi ci imbarazza quell'idea divina che ciascuno di noirappresenta. Si può, certo, senz'altro ritenere che essa sia qualcosa di buono, diequanime e di giusti esiti, per cui a buon diritto se ne dovrebbe parlare; ma Dionon vuole che siano dei codardi a rendere manifesta la sua opera. Un uomo sisente sollevato e lieto quando ha riposto tutto se stesso nella propria opera e hafatto del suo meglio; ma ciò che ha detto o fatto in diversa maniera non gli daràpace. È una liberazione che non libera. Nei tentativi, il suo genio l'abbandona;nessuna musa lo soccorre; non ha più inventività, non ha speranze.

Confida in te stesso: ogni cuore vibra a una tale corda di ferro. Accetta il postoche il divino provvedere ha trovato per te, la società dei tuoi contemporanei, laconnessione degli eventi. Gli uomini grandi sempre fecero così, e affidarono sestessi fanciullescamente al genio della loro età, testimoniando la loro percezioneche l'assolutamente affidabile aveva preso posto nei loro cuori, operandoattraverso le loro mani, prendendo possesso di tutto il loro essere. E siamo oraanche noi uomini, e dobbiamo accogliere con la più alta convinzione il nostrotrascendente destino; e non come minorenni e invalidi riparati in un cantuccio,non come codardi in fuga davanti a una rivoluzione, ma come guide, redentori ebenefattori obbedienti allo sforzo Onnipotente e avanzanti sul Caos e leTenebre. (2)

Quali graziosi oracoli ci offre la natura, a tale riguardo, nel viso e nelcomportamento di fanciulli, di infanti e perfino di animali! Essi non hanno maiquell'umore d'incertezza e renitenza, quella sfiducia che s'impossessa di noi soloperché la nostra aritmetica ha calcolato le forze e i mezzi che si oppongono a unnostro proposito. Essendo dunque integra la loro mente, il loro occhio è ancoraindomato, e noi guardando i loro volti restiamo confusi e perplessi. L'infanzianon si conforma a nessuno; tutto si conforma ad essa, tanto che un bambinoriesce di solito a tener testa a quattro o cinque degli adulti che chiacchierano escherzano con lui. Così Dio ha dotato la giovinezza e la pubertà, nonché l'etàmatura, di un loro proprio sapore e fascino, rendendo ciascuna età desiderabile eamabile con le sue particolari istanze, nella misura in cui ognuna se ne starà perproprio conto. Non crediate che il giovane non abbia una sua forza solo perché

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non è in grado di parlare con voi e con me. Uditelo! Nella stanza accanto la suavoce è abbastanza chiara ed eloquente. Sembra che sappia bene come parlare aisuoi coetanei. Timido o ardito, saprà sempre come rendere noi più anzianiassolutamente non indispensabili.

La noncuranza di ragazzi che hanno il pranzo assicurato e che disdegnerebbero,simili a grandi signori, di fare o di dire alcunché che suoni come pacato econciliante, è l'atteggiamento stesso, sano è solido, della natura. Un ragazzo è inun salotto ciò che è la platea in un teatro: indipendente, irresponsabile, osservadal suo cantuccio uomini e fatti che gli passano davanti, li giudica, trinciasentenze sui loro meriti, nel modo rapido e sommario dei ragazzi, definendolibuoni, cattivi, interessanti, stupidi, eloquenti, fastidiosi. Né si dà mai pensierodi conseguenze e di interessi; egli emette un verdetto assolutamenteindipendente, genuino. Siete voi che dovete corteggiarlo; non sarà certo lui acorteggiare voi. L'uomo invece è, per così dire, sbattuto in prigione dalla suastessa consapevolezza. Non appena ha finito di agire o di parlare con un certoéclat, ecco che è già una persona consegnata a un suo impegno, tenuta d'occhiodalla simpatia o dall'astio di centinaia di persone, dei cui sentimenti non potrà,d'ora in avanti, non tener conto. Non c'è un fiume Lete per questo. (3) Ah, se glifosse ancora possibile rientrare nella sua neutralità! Solo chi riesce a evitare tuttii vincoli e, avendo osservato, a osservare ancora, dall'alto della suaimperturbabile, inviolata, incorruttibile e impavida schiettezza, deve sempreessere oggetto di rispetto. Solo lui potrebbe pronunciare le sue opinioni su tuttociò che accade, opinioni che, non essendo considerate mai di carattere personalema generali e necessarie, penetrerebbero come dardi nell'orecchio degli uomini,ponendoli in timore e rispetto.

Sono queste le voci che noi udiamo in solitudine, ma che diventano fioche e nonpiù udibili appena rientriamo nel mondo. La società dovunque cospira contro lamaturazione di ciascuno dei suoi membri. La società è come una compagnia icui soci hanno concordato che al fine di meglio assicurare il pane a ciascunazionista, colui che lo mangia rinuncia però a libertà e cultura. La virtù piùricercata è il conformismo. La fiducia in se stessi ne è la piena antitesi. Ilconformismo non ama le realtà vere, né gli spiriti creativi, ma solo nomi econsuetudini.Chiunque voglia essere un uomo, dev'essere un non-conformista. Chi vuolcogliere palme immortali non deve farsi intralciare dal nome della bontà, madeve indagare se di bontà si tratta. Niente è infine sacro al di fuori dell'integritàdella mente. Assolviti da te stesso, e avrai il suffragio del mondo. Ricordo unarisposta che, giovanissimo, diedi con prontezza a uno stimato consigliere che erasolito importunarmi con le sue care, antiquate teorie chiesastiche. Alla miadomanda: «Che ho io a fare con la sacralità della tradizione, se io vivototalmente della mia interiorità?», quell'amico rispose: «Ma simili impulsi

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possono venirti dal basso, non dall'alto». E io: «A me non sembra che siano tali;ma se io sono il figlio del diavolo, vivrò allora da diavolo!». Nessuna legge puòper me essere sacra se non quella della mia natura. Buono e cattivo sono solonomi da applicare celermente a quello o a questo; è giusto solo ciò che è consonoalla mia costituzione, è ingiusto ciò che le si oppone. Ognuno dovrebbe portarsidavanti a ogni ostacolo come se ogni cosa fosse solo apparente ed effimera,tranne lui stesso. Provo un senso di vergogna quando penso con quanta facilitàtutti finiamo invece col capitolare di fronte a nomi e insegne, grandi società eistituzioni defunte. Ogni individuo decoroso, di cui si parli più o meno bene, miinfluenza e mi domina più di quanto non sia giusto. Dovrei procedere diritto edeciso, ed esprimere in ogni maniera la rude verità delle cose. Se malizia e vanitàindossano i panni della filantropia, le faremo dunque passare? Se un fanaticoarrabbiato si facesse paladino di questa generosa causa dell'Abolizione (4) evenisse da me con le sue ultime notizie dall'isola di Barbados, (5) perché nondovrei dirgli: «Va', ama anzitutto tuo figlio; ama il tuo spaccalegna; sii affabile emodesto; fa' questo, e non verniciare la tua dura e incaritatevole ambizione conquest'improbabile tenerezza per negri che vivono a più di mille miglia da te.Questo tuo amore per ciò che è lontano è intanto trascuratezza in casa tua». E,certo, sarebbe questo un saluto piuttosto aspro e scortese, ma la verità e più belladi ogni affettazione d'amore. La tua bontà deve avere un suo taglio affilato,altrimenti non è nulla. La dottrina dell'odio dovrebbe essere predicata come uncontraltare della dottrina dell'amore, quando questa si fa gemente epiagnucolosa. Io fuggo padre e madre, moglie e fratello quando il mio genio michiama. (6) Vorrei scrivere sul frontone della mia soglia (7): Estro. Spero che siaqualcosa di più di un estro, alla fine, ma non staremo a passare la giornata inspiegazioni. Né aspettatevi che vi dica perché cerco o perché escludo lacompagnia. E non riparlatemi, come ha fatto oggi un brav'uomo, del mio doveredi mettere tutti i poveri in migliore condizione. Sono forse essi i miei poveri? Iodico a te, stupido filantropo, che io rimpiango il dollaro, il centesimo, lamonetina che io do a persone che non appartengono a me e alle quali io nonappartengo. Vi è, al contrario, tutta una categoria di persone dalle quali, per ognispirituale affinità, accetterei di essere comprato e venduto; per loro andrei anchein prigione, se fosse necessario; ma le vostre promiscue carità popolari, le scuoleaperte agli stupidi, la Costruzione di case-di-riunione per i vani scopi per i qualimolte di esse operano; elemosine elargite ai beoni, e le Società di Assistenzamille volte fallite: benché mi tocchi confessare, con un certo imbarazzo, chequalche volta soccombo anch'io e do il mio dollaro, un cattivo dollaro, che via viaavrò la fermezza però di rifiutare.

Le virtù sono, secondo l'opinione generale, più l'eccezione che la regola. Vi èl'uomo, e vi sono le sue virtù. Gli uomini compiono quella che si chiama unabuona azione, qualche episodio di coraggio e di carità, quasi come se avessero daespiare, con qualche ammenda, la loro quotidiana assenza dal corteo della vita.

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Tali azioni sembrano compiute come per una giustificazione o un'attenuaziònedel loro esistere al mondo - così come gli invalidi e gli infermi pagano una lororetta più alta. Le loro virtù sono penitenze. Io non voglio espiare, ma vivere. Lamia vita vale per se stessa e non per dare spettacolo. Preferisco che sia in tonominore, ma genuina e univoca, piuttosto che brillante e instabile. Desidero chesia sana e serena, e che non abbia bisogno di diete e salassi. Io chiedo, primad'ogni cosa, che tu dimostri d'essere un uomo, e mi rifiuto di trasferire talequalificazione dall'uomo alle sue azioni. So che per me non comporta differenzase mi astengo da quelle azioni che sono reputate eccellenti o se le compio. Nonposso acconsentire a pagare per un privilegio quando so che si tratta di un miointrinseco diritto. Per scarse e misere che siano le mie qualità, io esisto di fatto, enon ho bisogno, per rassicurare me stesso e per rassicurare i miei amici, dinessun'altra testimonianza accessoria.

Quel che io debbo fare è quanto riguarda me, non ciò che la gente ne pensa. Unatale regola, tutt'altro che facile da applicare sia nella vita pratica che in quellaintellettuale, potrebbe servire come esatta distinzione tra grandezza emediocrità. Tutto è poi reso arduo dal fatto che c'è sempre qualcuno che crede disapere quali siano i tuoi doveri meglio di quanto non sappia tu stesso. È facile,nel mondo, vivere secondo l'opinione del mondo; è facile, in solitudine, viveresecondo noi stessi; ma l'uomo grande è colui che in mezzo alla folla conservacon perfetta serenità l'indipendenza della solitudine.

L'obiezione al tuo conformarti a usi e costumi diventati per te lettera morta èche ciò disperde le tue energie. Dissipa il tuo tempo e offusca la fermezza delcarattere. Se tu mantieni in vita una chiesa defunta, se dai il tuo contributo auna consunta società biblica, se dai il tuo voto a un grande partito a favore ocontro il governo, se ti metti a stendere la tovaglia sulla tavola come unadonnetta di casa, io avrò difficoltà a discoprire sotto tutti questi schermi ilpreciso uomo che tu sei: e, naturalmente, altrettanta energia è sottratta alla tuapropria vita. Fa' il tuo lavoro, e io ti riconoscerò. Fa' il tuo lavoro, e rinforzerai testesso. Ognuno deve considerare che sorta di mosca cieca sia questo gioco delconformismo. Se io so a quale setta appartieni, anticiperò le tue argomentazioni.Sento annunciare, da un predicatore, quale tema per il suo sermone, quello deivantaggi che deriverebbero da una delle istituzioni della sua chiesa. Ma non sogià, fin dall'inizio, che da lui non può venirmi una parola nuova e spontanea?Non so già che, nonostante tutta questa ostentazione di disponibilità aesaminare i fondamenti della sua istituzione, egli non ne farà nulla? Non so giàche egli è vincolato con se stesso a non guardare che a un solo lato, al latoconsentito, non come uomo, ma come ministro della sua parrocchia? Egli è unavvocato d'ufficio, e queste arie da libera tribuna non sono che vuotaaffettazione. Ebbene, buona parte degli uomini si è tappata gli occhi con questao quella benda, e si è completamente legata a qualcuna di queste congreghe

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d'opinione. Un tale conformismo li rende falsi non in questo o in quelparticolare, autori solo di questa o di quella bugia, ma falsi in ogni cosa. Ogniloro verità non è mai del tutto vera. Il loro due non è il vero due, il loro quattronon è il vero quattro; e così, ogni loro parola ci imbarazza, e noi non sappiamoda dove cominciare per rimetterli in sesto. Nel frattempo la natura non è dameno nell'approntarci l'uniforme-prigione del partito al quale abbiamo aderito.Veniamo tutti ad assumere un unico taglio di volto e figura, e acquistiamogradualmente la più graziosa espressione asinina del mondo. Vi è, in particolare,una mortificante esperienza che non manca anche di circolare, in generale, nellastoria: parlo, cioè, dello «sciocco viso della lode», (8) di quel forzato sorriso cheassumiamo in società, quando non ci sentiamo a nostro agio, come risposta auna conversazione che non ci interessa affatto. I muscoli, non messi in moto conspontaneità ma mossi da una volontà prevaricatrice, s'irrigidiscono lungo i trattiesterni del viso, provocando la più sgradevole delle sensazioni.

Per il tuo non-conformismo il mondo ti colpirà e non ti avrà in nessunaconsiderazione. E perciò un uomo ha da sapere che conto deve fare di una facciaacida. Per la strada o nel salotto di un amico la gente lo guarda di sbieco. Se unatale ostilità avesse la sua origine in quello stesso disdegno e in quella ostinatezzache egli prova, potrebbe benissimo tornarsene a casa con malinconica dignità;ma le facce acide o benevole della moltitudine non hanno mai causa profonda,sono indossate o dismesse come soffia il vento o come ordina un giornale. Etuttavia il malcontento di una moltitudine è più temibile di quello di un senatoo di un corpo accademico. È abbastanza facile per un uomo saldo, che conosce ilmondo, affrontare la rabbia delle categorie più coltivate. La loro collera èdecorosa e prudente, di gente cauta, vulnerabile anch'essa. Ma quando a unatale rabbia un po' femminea si aggiunge l'indignazione popolare, quandoinsorgono i più incolti e i più poveri, quando la cieca forza bruta che giace nelfondo della società è spinta a ringhiare e a irridere, occorre allora l'abito dellamagnanimità e della religiosa reverenza per trattarla, alla maniera di un dio,come un'inezia senza importanza.

L'altro timore che ci allontana dalla fiducia in se stessi è quello di dover perderela nostra coerenza; ci trattiene un ossequio per azioni e parole fatte o dette inpassato, dato che gli occhi altrui non hanno altri elementi, per calcolare lanostra orbita, se non le nostre passate azioni, e noi siamo riluttanti a deluderli.Ma perché dover così tenere la vostra testa sulle vostre spalle? Perché portarvidietro questo cadavere delle vostre memorie, per il timore di smentire qualcosache abbiate sostenuto in questo o in quell'altro pubblico luogo? Supponete dicontraddirvi; e con questo? A me sembrerebbe, piuttosto, buona norma disaggezza quella di non fare esclusivo assegnamento sulla sola memoria e di farnepoco, anzi, anche in atti di pura memoria; ma di trascinare in giudizio quelpassato in un presente dai mille occhi e di vivere in un giorno sempre nuovo.

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Nelle vostre teorie metafisiche avete negato personalità alla divinità, e tuttaviaquando un devoto moto dell'anima vi sorprende, cedetegli cuore e vita, anche acosto di rivestire Dio di forme e colori. Abbandonate pure le vostre teorie, cosìcome Giuseppe lasciò la sua veste nelle mani della meretrice, e fuggite via anchevoi. (9)

Una stupida coerenza è l'ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uominipolitici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha,semplicemente, nulla a che fare. Tanto varrebbe che si occupasse della suaombra sul muro. Dite quello che pensate ora con parole dure, e dite domaniquello che il domani penserà con parole altrettanto dure, per quanto ciò possaessere in contraddizione con qualunque cosa abbiate detto oggi. «Ah, ma cosìsarete sicuramente fraintesi!»

- E proprio talmente un male, dunque, l'essere fraintesi? Pitagora fu frainteso, eSocrate e Gesù e Copernico e Galileo e Newton furono fraintesi, e così fu di ognipiù puro e saggio spirito che abbia preso carne. Essere grandi vuol dire esserefraintesi.

Io penso che nessun uomo può violentare la sua natura. Tutte le sortite della suavolontà sono ben sorvegliate dalla legge del suo essere, così come leineguaglianze delle Ande e dell'Himalaya diventano insignificanti nella curvadella sfera terrestre. Né importa come vogliate misurarlo e metterlo alla prova.Un forte carattere è come un acrostico o come una strofe alessandrina: che sialetta dall'alto, dal basso, o di traverso, significa sempre la stessa cosa. In questapiacevole, anacoretica vita nei boschi che Dio mi concede, fate che io registrigiorno per giorno ogni mio onesto pensiero senza nulla avere in prospettiva néin retrospettiva, e io non dubito che essa vi apparirà armoniosa e simmetrica,anche se io stesso non riesco bene a vederlo e ad accorgermene. Il mio librodovrebbe profumare di pini e risuonare di ronzii d'insetti. La rondine sopra lamia finestra dovrebbe intrecciare anche nella mia trama quel filo o quellapagliuzza che porta nel becco. Noi passiamo per quello che siamo. Il carattere cidà ammaestramenti che vanno al di là delle nostre volontà. Gli uominiimmaginano di manifestare virtù e vizi solo attraverso azioni palesi, e nonvedono che virtù o vizio emettono in ogni momento un loro proprio respiro.Vi sarà come un accordo in una qualsiasi varietà di azioni, di modo che ognunadi esse sia quella appropriata e naturale nel suo momento. Derivando tutte daun'unica volontà, le azioni si armonizzeranno tra loro, per quanto dissimilipossano tra loro sembrare. Tale varietà la si perde di vista, a distanza ravvicinata,a una scarsa altezza di pensiero. Una sola tendenza le unifica tutte. La rotta dellamigliore nave è pur sempre una linea a zig-zag fatta di centinaia di deviazioni.Ma guardate quella rotta da una certa distanza, ed essa si raddrizzerà sullatendenza media. Una vostra azione genuina si spiegherà da sola e spiegherà altrevostre azioni genuine. Il vostro conformismo non spiegherà mai nulla, invece.

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Agite da voi stessi, e ciò che avete già compiuto da voi stessi vi giustificherà ora.La grandezza si appella al futuro. Se posso essere oggi così fermo da agire inmodo giusto, sprezzando gli occhi fissati su di noi, devo aver già agito in talmodo in passato, tanto da ben difendermi ora. La forza del carattere ècumulativa. Tutti i passati giorni di virtù portano in questo il loro salutarecontributo. Cos'è che fa la maestà degli eroi del Senato e del campo di battaglia,che riempie tanto l'immaginazione? Non altro che la consapevolezza di unasequela di grandi giorni e di vittorie alle spalle. Sono essi che spandono una luceunitaria sul protagonista che avanza. Ed è questo che mette il tuono nelle paroledi Chatham, (10) e dignità nel portamento di Washington, e l'Americanell'occhio di Adams. (11) L'onore ci è sacro perché non è effimero. E semprevirtù antica. Lo veneriamo oggi perché non è di oggi. Lo amiamo e gli rechiamoomaggio perché non è una trappola per la nostra dedizione e il nostro omaggio,ma dipende solo da sé, deriva da se stesso ed è perciò di vecchio immacolatolignaggio, anche se si mostra in qualcuno che sia giovane d'anni.Io spero che non si debba più parlare in questi giorni di conformismo e dicoerenza. Che siano squalificate, queste parole, e da ora in poi ridicolizzate. Alposto del gong che chiama per il pranzo, vi sia un piffero spartano a farsi udire.Non stiamo a inchinarci e non stiamo più a scusarci. Un grande sta per venire apranzo a casa mia. Io non me ne starò a compiacerlo; vorrei anzi che fosse lui avoler compiacere me. Starò qui con benevola umanità, e per quanto io voglia fartutto con la massima cortesia, vorrei farlo anche con il massimo di verità.Affrontiamo e debelliamo la morbida mediocrità, lo squallido accontentarsi deitempi, e lanciamo in faccia alle consuetudini e ai commerci e ai doveri il fatto,che è poi lo sbocco di tutta la storia, che vi è un grande responsabile Pensatore eAttore che opera dovunque opera un uomo, e che un uomo vero non appartienea un altro tempo e luogo, ma è il centro delle cose. Dov'egli è, lì è la natura. Eglimisura voi e gli uomini tutti e tutti gli accadimenti. Di solito ognuno in societàci ricorda qualcosa d'altro o qualche altra persona. Il semplice carattere, larealtà, non vi ricordano nient'altro: prendono il posto dell'intera creazione.L'uomo deve aver tanto in sé da rendere indifferente ogni altra circostanza. Ogniuomo vero è una causa, una nazione e un'età; richiede spazi e numeri e tempoinfiniti per condurre pienamente a compimento il suo disegno; e la posteritànon farà che seguire le sue orme come un corteo di clienti. Un uomo Cesare ènato, e per secoli dopo di lui abbiamo un Impero Romano. Cristo nasce, emilioni di animi maturano e si attaccano al suo genio, tanto che lo si identificacon la virtù e con tutto il possibile dell'uomo. Un'istituzione è solo l'ombra lungadi un uomo: il monachesimo, di quella dell'eremita Antonio; la Riforma, diquella di Lutero; il quaccherismo è l'ombra di Fox; il metodismo è l'ombra diWesley; l'abolizionimo, di Clarkson. (12)

Milton definì Scipione «la vetta di Roma», (13) e tutta la storia si risolveagevolmente nella biografia di poche persone vigorose e serie.

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Lasciate dunque che un uomo prenda consapevolezza del suo valore, e tenga lecose sotto i suoi piedi. Che non si aggiri gettando occhiate furtive, né vada arintanarsi su e giù con l'aria di un trovatello, di un bastardo, di uncontrabbandiere, in un mondo che esiste per lui. Ma l'uomo della strada, nonriscontrando in se stesso nessun valore corrispondente al vigore che edificò unatorre o che scolpì un dio nel marmo, si sente povero e meschino allorché guardaa queste cose. Per lui un palazzo, una statua, o un libro prezioso hanno un'ariaestranea e proibitiva, non dissimile da quella ché avvolge una sfarzosa carrozzacon cocchieri in livrea; ed è come se stessero a chiedergli: «Chi è lei, signore?».Eppure, tutto è suo, tutti sono corteggiatori che richiedono la sua attenzione,che chiedono alle sue facoltà di venire allo scoperto e di prendere possesso di ciòche gli appartiene. Il quadro attende un mio verdetto; non sarà esso a darmiordini, ma sarò io a stabilire le sue pretese alla lode. La ben nota storia di quelbeone che, prelevato ubriaco fradicio dalla strada, fu condotto nel palazzo delduca, lavato e ripulito e poi rivestito e fatto distendere nel letto del duca, etrattato, al risveglio, con ogni ossequioso riguardo, come se fosse il duca stesso,per sentirsi infine dire che s'era trattato solo di un folle sogno, (14) deve la suapopolarità al fatto che essa simboleggia perfettamente la condizione dell'uomo,che sta nel mondo un po' come un ubriaco, ma che di tanto in tanto si ridesta,esercita la sua ragione e s'accorge di essere proprio lui il vero principe.Il nostro modo di leggere è da accattoni e da sicofanti. Nella storia, la nostraimmaginazione ci porta a vedere in modo falso le cose. Regni e signorie, potere egrandi patrimoni rappresentano una fraseologia più fastosa di quanto nonsianoi semplici nomi di un John e di un Edward che svolgono in una casamodesta il loro quotidiano lavoro; eppure, le cose della vita sono le stesse sia pergli uni che per gli altri; la somma totalé è la stessa per gli uni e per gli altri.Perché allora tutta questa deferenza per Alfredo e per Scanderberg e perGustavo? (15) Diciamo che essi ebbero, certo, le loro virtù; ma esaurirono forsetutta.la virtù? Un grande risultato può dipendere da un vostro atto privato, oggi,così come ieri segui i pubblici passi di quei famosi uomini. E quando ogniprivato cittadino opererà secondo le proprie originali vedute, il lustro saràtrasferito dalle azioni dei re a quelle degli uomini comuni.Il mondo è stato ordinato dai suoi re, che hanno in tal modo magnetizzato gliocchi delle nazioni. E da questo colossale simbolo è stata trasmessa la mutariverenza che l'uomo deve all'uomo. Il soddisfatto lealismo col quale gli uominihanno dunque tollerato che il re, il nobile o il grande proprietario si aggirasserofra loro con leggi esclusive e che imponessero, contro quella degli altri, una loropropria scala di valutazione, e pagassero, per i benefici, non con denaro ma concariche e onori, rappresentando la legge stessa nelle loro persone, era ilgeroglifico con cui essi confusamente testimoniavano la loro coscienza del lorodiritto e della loro dignità, il diritto di ciascun uomo.

Il magnetismo esercitato da ogni autentica azione si spiega allorché cerchiamo

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le ragioni della fiducia in se stessi. Chi è il Fiduciario? Che cos'è l'Io originario,su cui una fiducia universale può aver fondamento? Qual èla natura e quale ilpotere di quella stella che confonde ogni scienza, senza parallasse, priva dielementi calcolabili, che manda raggi di bellezza anche nelle azioni piùordinarie e più spurie, se solo vi appaia il minimo marchio di indipendenza? Lanostra ricerca ci conduce a quella fonte che è tutt'insieme l'essenza del genio,della virtù e della vita, e che chiamiamo Spontaneità o Istinto. Qualifichiamoquesta primaria saggezza come Intuizione, mentre tutti i successiviinsegnamenti sono tuizioni. In quella forza profonda, dietro la quale l'analisinon può andare, tutte le cose trovano la loro comune origine. Giacché quelsenso di esistenza che nelle ore più pacate sorge in noi, non sappiamo come,non è diverso dalle cose, dallo spazio, dalla luce, dal tempo, dall'uomo, ma ètutt'uno con tutto ciò che procede, chiaramente, dalla fonte stessa da cuiprocedono il loro vivere e il loro esistere. Noi, dapprima, partecipiamodell'essenza vita-le in virtù della quale le cose esistono, e poi vediamo questecose come apparenze nella natura, e dimentichiamo che abbiamo partecipàtodella loro causa prima. Qui è la sorgente dell'azione e del pensiero. Qui sono ipolmoni di quella inspirazione che dà all'uomo saggezza e che non può esserenegata senza cadere nell'empietà e nell'ateismo. Stiamo nel grembo diun'immensa intelligenza, che ci fa ricevitori della sua verità e organi della suaattività. Quando riusciamo a discernere ciò che è giusto, quando riusciamo adiscernere ciò che è vero, non facciamo altro, da parte nostra, che permettere aisuoi raggi di passare. Se poi chiediamo da dove tutto questo provenga, secerchiamo di penetrare nell'anima che ne è la causa, ogni filosofia si dichiara indifetto. Che sia presente o assente è tutto quello che possiamo affermare.Ognuno distingue tra gli atti volontari che compie e le sue percezioniinvolontarie, e sa che alle sue percezioni involontarie è dovuta la massima fede.Può sbagliare nell'esprimerle, ma sa bene che queste cose sono così, come ilgiorno e la notte, e non possono esser messe in questione. Le mie azionipremeditate e le mie acquisizioni sono erratiche: la più pigra fantasticheria, lapiù labile emozione naturale attirano, da parte mia, curiosità e rispetto. La genteirriflessiva contraddice altrettanto prontamente le affermazioni derivanti siadalle percezioni che dalle opinioni, e ciò, anzi, con ancor maggiore prontezza,poiché non distingue tra percezione e nozione. Si pensa che sia io a scegliere divedere questo o quello. Ma la percezione non ha nulla di capriccioso, ha invececarattere di necessità. Se ne scorgerò qualche tratto, anche i miei figli lovedranno dopo di me, evia via tutta l'umanità, benché possa darsi che nessunol'abbia mai visto prima di me. Giacché, appunto, la percezione che ne ho è unfatto indiscutibile nello stesso modo in cui lo è il sole.

Sono così netti e puri i rapporti dell'anima con lo spirito divino, che sarebbesacrilego ogni tentativo di interporre ulteriori sforzi. Il fatto è che quando Dioparla, dovrebbe comunicare non una sola cosa, ma tutte le cose insieme;

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dovrebbe riempire il mondo della sua voce; dovrebbe spargere intorno a sé luce,natura, tempo, anime, dal centro del pensiero in atto; e nuovamente datare ericreare il tutto. Ogni volta che una mente si fa semplice e riceve in sé la divinasaggezza, tutte le vecchie cose passano via: strumenti, precettori, testi, templi,tutto crolla; essa vive ora, nel presente, e assorbe passato e futuro nel momentopresente. Ogni cosa è resa sacra dal suo rapporto con essa, l'una o l'altra. Tutte lecose sono dissolte, dalla loro causa, nel loro centro, e nell'universale miracolo sidileguano i miracoli particolari e più ordinari. Se, a questo punto, qualcunopretende di conoscere Dio e di parlarne riportandovi alla fraseologia di qualchevecchia decrepita nazione in estranea terra, in altro mondo, voi non credetegli.È forse la ghianda superiore alla quercia, che ne è la pienezza e il compimento?È il genitore migliore del figlio nel quale ha versato la piena maturità del suoessere? Da dove proviene allora questa adorazione del passato? I secolicospirano contro l'energia e l'autorevolezza dell'anima. Tempo e spazio nonsono che colorazioni psicologiche che fa l'occhio, ma l'anima è luce: dov'essa è, liè il giorno; dov'essa non è più, lì è la notte; e la storia sarebbe impertinenza eingiuria se volesse essere qualcosa di più di un piacevole apologo o di unaparabola del mio essere e del mio divenire.

L'uomo è timido e sta troppo a scusarsi; non sta più saldo e diritto; non osa dire«io penso», «io sono», ma passa a citare qualche santo o qualche filosofo. Sivergogna di fronte a un filo d'erba o a una rosa che sboccia. Queste rose sotto lamia finestra non stanno a far riferimenti a precedenti o a migliori rose; sono ciòche sono; esistono insieme con Dio nell'oggi. Il tempo non esiste per loro. Vi èsemplicemente la rosa: perfetta in ogni momento del suo esistere. Prima che unsolo bocciolo si sia dischiuso, la sua vita è già tutta in atto; nel fiore interamentesbocciato non ve n'è di più; nella spoglia radice non ve n'è di meno. La suanatura è pienamente soddisfatta ed essa soddisfa parimenti la natura, in ognimomento. L'uomo invece pospone o ricorda; non vive nel presente in atto, macon l'occhio rivolto all'indietro sta a rimpiangere il passato, oppure, incurantedelle ricchezze che lo circondano, si solleva in punta di piedi a prevedere ilfuturo. Non potrà essere felice e forte finché non viva anche lui con la natura nelpresente, al di sopra del tempo.

Questo dovrebbe essere abbastanza chiaro. Eppure, guardate quanti fortiintelletti non osano ancora ascoltare Dio direttamente, a meno che egli nonparli attraverso la fraseologia di non so qual Davide, o Geremia, o Paolo. Ma nonstaremo sempre a fondare un così alto valore su alcuni pochi testi, su alcunepoche vite. Siamo come fanciulli che meccanicamente ripetono le frasi di nonnee tutori e, via via che crescono, degli uomini di talento e di carattere che abbianomodo di conoscere, sforzandosi di ricordare le esatte parole da quellipronunciate; ma più tardi, quando saranno entrati nello stesso punto di vista dicoloro che esprimevano quei detti' ne avranno piena comprensione e vorranno

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allora lasciar perdere le parole, giacché saranno ormai in grado ogni volta,all'occasione, di usarne di altrettanto efficaci. Se viviamo in sincerità, vedremoogni cosa con sincerità. È facile per l'uomo forte esser forte, così come per ildebole esser debole. Quando possederemo la nuova percezione, saremo lieti dialleggerire la nostra memoria di tutto il cumulo dei suoi tesori come di vecchiecianfrusaglie. Se uno vive con Dio, la sua voce si farà dolce come il mormorio delruscello e il brusio del grano.

E ora, infine, resta ancora non detta la verità più alta a proposito di questoargomento; probabilmente, non potrà mai essere detta, giacché tutto quello chenoi diciamo è soltanto il remoto ricordo dell'intuizione originaria. Il pensiero colquale potrei quanto meno avvicinarmi ad essa, quanto più è possibile, è questo.Quando il bene è nelle tue vicinanze, quando hai la vita in te stesso, ciò nonavviene attraverso le comuni e abituali vie; tu non scorgerai le impronte dinessun altro; non vedrai faccia d'uomo; non udrai il nome di nessuno: il modo,il pensiero, il bene, tutto sarà completamente inconsueto e nuovo; escluderàesempi ed esperienze. Prenderai la via che si allontana dall'uomo, non quellache porta all'uomo. Tutte le persone che sempre esistettero sono, diquell'altissima verità, gli obliati ministri. Timore e speranza sono parimenti al disotto di essa. Vi è qualcosa di basso persino nella speranza. Nell'ora della visionenulla vi è che possa definirsi gratitudine, e neanche propriamente gioia. L'animache si è innalzata al di sopra della passione contempla l'identità e l'eternacasualità, percepisce l'esistenza di Vero e Giusto, e si placa nella consapevolezzache tutto procede nel modo migliore. Vasti spazi di natura, l'Oceano Atlantico,il Mare del Sud; lunghi intervalli di tempo, di anni, di secoli, non contano piùnulla. Questo che penso e sento fu alla base di ogni precedente stato di vita e dicircostanze, così come ora è alla base del mio presente in atto e di ciò che sichiama vita e di ciò che si chiama morte.

Ciò che importa è la vita, non l'aver vissuto. L'energia cessa nel momento in cuisi posa; essa si concentra nel momento di transizione da un passato a un nuovostato, nel superare un abisso, nel mirare a uno scopo. C'è una cosa che il mondoparticolarmente ha in odio, il fatto cioè che l'anima diviene; poiché ciò degradaper sempre il passato, volge le ricchezze in povertà, ogni reputazione invergogna, confonde il santo col briccone, spinge dalla stessa parte sia Gesù cheGiuda. Perché allora discorriamo di fiducia in se stessi? Nella misura in cuil'anima è presente, vi sarà un'energia non fiduciosa ma agente. Parlare di fiduciaè un misero modo esteriore di dire. Parlate piuttosto di ciò che dà fiducia inquanto opera ed esiste. Chi ubbidisce più di me è padrone di me, pur senzaalzare me pur senza alzare neppure un dito. Intorno a lui dovrò girare per effettodella legge di gravitazione spirituale. Quando parliamo di eminente virtùpensiamo che si tratti di un'espressione retorica. E non vediamo che virtù èAltezza, e che un uomo o una società d'uomini, plastici e permeabili ai principi,

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devono per legge di natura dominare e cavalcare città, nazioni, re, ricchi, poeti,che tali non siano.

Ed è questo il fatto ultimo al quale rapidamente perveniamo a questo proposito,così come per ogni altro argomento: alla conclusione che tutto si risolveinsomma nel sempre-beato UNO. L'autoesistenza è l'attributo della SupremaCausa, e costituisce la misura del bene a seconda del grado in cui entra in ogniforma inferiore. Tutte le cose reali sono tali per quel tanto di virtù checontengono. Commercio, condizione familiare, caccia, spedizioni di baleniere,guerra, eloquenza, peso personale, rappresentano qualcosa, ed esigono il miorispetto come esempi della sua presenza e di un'impura azione. Vedo che lastessa legge opera in natura sia per la conservazione che per la crescita. Lanatura non tollera niente nei suoi regni che non sappia sostenersi da sé. Lagenesi e maturazione di un pianeta, la sua posizione e la sua orbita, l'alberopiegato che si raddrizza dopo il forte colpo di vento, le risorse vitali di ciascunanimale e vegetale, sono dimostrazioni dell'anima che basta a se stessa e che èpertanto fiduciosa in se stessa.

Così, tutto si concentra. Non andiamocene errando di qua e di là; stiamoceneseduti in casa in compagnia della Causa. Lasciamo confusa e stupefatta la calcainvadente di uomini e di libri e di istituzioni con un semplice riconoscimento,da parte nostra, del fatto divino. E ordinate a questi invasori di togliersi lescarpe, giacché Dio è qui dentro. (16) Che sia la nostra docilità a giudicarli, e siala nostra docilità alla nostra propria legge a dimostrare quanto povere sianonatura e fortuna in confronto con le nostre più genuine ricchezze.Ma ora siamo una massa. L'uomo non ha rispetto per l'uomo, né lo ammonisceperché resti a casa sua, per porsi in comunicazione con l'oceano interiore; se neva in giro, invece, a chiedere una tazza d'acqua dalle urne di uomini estranei.Dobbiamo camminare da soli. Io amo la chiesa silenziosa, prima che abbianoinizio le funzioni, più di ogni predica. Come lontane, fresche e caste ci appaionole persone, ognuna come cinta da un sacro spazio! Così restiamocene sempre.Perché dovremmo assumerci le colpe di un amico, o della moglie, o del padre, odel figlio, solo perché siedono intorno al nostro focolare, o perché hanno, comesi dice, lo stesso sangue? Tutti gli uomini hanno il mio sangue, e io ho quello ditutti gli uomini. Non per questo adotterò la loro petulanza o follia, fino al puntodi dovermene vergognare. Il vostro isolarvi non dev'essere però meccanico, maspirituale, dev'essere cioè un'elevazione. Sembra talvolta che il mondo tutto stiacospirando per importunarvi con enfatiche inezie. L'amico, il cliente, il figlio, lamalattia, il timore, il bisogno, la carità, tutti bussano d'improvviso alla porta deltuo rifugio e dicono: «Vieni fuori da noi». Ma tu, tieni duro; non mescolartinella loro confusione. Il potere che gli uomini hanno di infastidirmi io loricambio con una ben labile curiosità nei loro riguardi. Nessun uomo puòaccostarsi a me se non attraverso un mio atto. «Noi abbiamo quel che amiamo,

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ma col desiderare ci priviamo dell'amore.»

Se non possiamo tutto d'un colpo sollevarci alla santità dell'obbedienza e dellafede, cerchiamo almeno di resistere alle nostre tentazioni; decidiamoci a entrarein uno stato di guerra, a ridestare Thor e Wotan, il coraggio e la tenacia, neinostri cuori sassoni. (17) In questi nostri tempi così morbidi, ciò non si può faresolo parlando il linguaggio della verità. Frenate queste bugiarde ospitalità,queste bugiarde affettazioni. Non state a vivere nell'attesa di questa gente delusae deludente con cui ci intratteniamo. Diciamo loro: «O padre, o madre, omoglie, o fratello, o amico, ho vissuto finora con te solo secondo le apparenze.D'ora in avanti voglio appartenere alla verità. Sappiate che da ora in avanti nonintendo ubbidire ad altra legge che non sia la legge eterna. Non avrò altriobblighi che quelli della prossimità. Mi sforzerò di nutrire i miei genitori, disostenere la mia famiglia, di essere il casto sposo di una sola moglie: ma questirapporti devo ora soddisfarli in modo nuovo e inconsueto. Mi appello contro ivostri comportamenti. Io devo essere me stesso. Non posso più dividere mestesso per te, o per te. Se potete amarmi per quello che sono, ne saremo tuttifelici. Se non potete, cercherò, ancora, di meritare che lo possiate. Nonnasconderò più predilezioni e avversioni. Tanto confiderò in ciò che è profondoe sacro, che farò apertamente, davanti al sole e alla luna, tutto quanto dentro dime, mi darà gioia e il cuore mi suggerirà. Se sarete nobili, vi amerò; se non losarete, non infastidirò più voi e me stesso con ipocrite attenzioni. Se sietealtrettanto sinceri, ma non condividete la mia verità, aggregatevi ai vostricompagni; io cercherò i miei. Ciò faccio non per egoismo, ma con umiltà espirito di verità. Ed è ugualmente nel vostro interesse, e nel mio, e nell'interessedi tutti gli uomini, per quanto a lungo possiamo aver abitato tra le menzogne,vivere con spirito di verità. Suona aspro, oggi, tutto questo? Presto amerete ciòche è dettato dalla vostra natura, così come dalla mia, e se tutti seguiremo unatale verità, essa ci condurrà fuori sani e salvi, alla fine. qa in tal modo tu faraisoffrire questi tuoi amici. Sì, ma io non posso vendere la mia libertà, le miepossibilità per salvare la loro suscettibilità. E inoltre, tutti hanno i loro momentidi ragione, non appena si sia volto lo sguardo verso la regione dell'assolutaverità; allora, essi mi giustificheranno e faranno altrettanto.

La comune massa crede che il vostro rifiuto di criteri correnti sia un rifiuto diogni criterio, che sia un atteggiamento assolutamente antinomiano: (18) e cosìproprio il materialista più insolente si servirà della veste filosofica per indorare isuoi crimini. Ma la legge della coscienza resta ben salda. Vi sono dueconfessionali, e in uno dei due dobbiamo essere assolti. Puoi adempiere al tuogiro di doveri facendo luce in te stesso in un modo diretto o in un m6do riflesso.

Considera se hai soddisfacentemente coltivato i tuoi rapporti col padre, con lamadre, col cugino, col vicino, con la città, con il gatto e con il cane, se nessuno diloro può farti un rimprovero. Ma io posso benissimo trascurare un tale criterio

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riflesso e assolvermi da me stesso. Ho le mie proprie severe esigenze, il mioperfetto cerchio. Il quale nega il nome di dovere a molti degli obblighi che sonochiamati doveri. Se riuscirò ugualmente a saldare i miei debiti, ciò mi dispenseràdal seguire il codice corrente. Ma se qualcuno immagina che questa mia leggeabbia maglie un po' troppo larghe, fate in modo che egli stia ai suoi ordini ancheper un giorno solo.

E in effetti essa richiede qualcosa di semidivino in colui che, rigettati i comunimotivi d'umanità, si è avventurato a confidare in se stesso come maestro e guida.Alto sia il suo cuore, fidente la sua volontà, chiara la sua vista, così che egli possaveramente, nel modo più serio, essere per se stesso dottrina, società, legge, e ilsemplice proposito sia, per lui, forte come lo è la ferrea necessità per gli altri!Se qualcuno considerasse gli attuali aspetti di quella che è chiamata, perdistinzione, società, si renderebbe conto, certamente, della necessità di una taleetica. E come se ci avessero ormai strappato muscoli e cuori, e siamo diventatitimorosi di tutto, disperati e piagnoni. Abbiamo paura della verità, paura dellamorte, e paura l'uno dell'altro. La nostra epoca non offre esempi di personalitàgrandi e perfette. Avvertiamo la carenza di uomini e donne capaci di rinnovarela vita e il nostro stato sociale, e vediamo invece che, per la maggior parte, lepersone sono insolventi, incapaci di soddisfare le loro esigenze, e hannoambizioni del tutto sproporzionate alla loro forza reale, e s'appoggiano e stannocontinuamente a chiedere, giorno e notte. La nostra conduzione domestica è daaccattoni; le nostre arti, le nostre occupazioni, i nostri matrimoni, la nostrareligione, non li abbiamo scelti noi, ma la società li ha scelti per noi. Siamosoldatini da salotto. Fuggiamo le ruvide battaglie del fato, che sono la culla diun'autentica energia.

Se i nostri giovani sbagliano in qualche loro prima iniziativa, perdonoimmediatamente coraggio. Se il giovane mercante fallisce, tutti dicono che èrovinato. Se il più brillante ingegno studia in una delle nostre università e l'annosuccessivo non si è ancora installato in un ufficio al centro o nei sobborghi diBoston o di New York, sembrerà agli amici e a lui stesso che vi siano buonimotivi per scoraggiarsi e compiangersi per tutto il resto della vita. Un qualsiasirisoluto giovanotto del New Hampshire o del Vermont, che tenta un po', via via,tutte le attività, che attacca il cavallo, coltiva, e vende in giro, apre una scuola, fail predicatore, dirige un giornale, si fa eleggere deputato, si compra unacittadinanza, e così via, lungo il seguito degli anni, e sempre cade in piedi comeun gatto, vale almeno cento di questi bellimbusti di città. Quel giovanottoprocede col passo dei suoi giorni e non prova nessuna vergogna per non «averstudiato per una professione», giacché egli non posticipa la sua vita, ma la vivegià. Ha non una sola possibilità, ma cento possibilità. Si faccia avanti uno stoicoa rivelare le umane risorse e a dire agli uomini che essi non sono salici bisognosidi appoggiarsi, ma possono e devono far da sé; e che con l'esercitare la fiducia in

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se stessi, nuovi poteri verranno alla luce; che un uomo è la parola fatta carne,(19)nato per diffondere guarigione e salute per le nazioni; che dovrebbe vergognarsidella nostra compassione, e che nel momento in cui egli incomincerà ad agire dasé, gettando via dalla finestra leggi, libri, idolatrie e costumanze, non avremopiù commiserazione per lui, ma gratitudine e rispetto; giacché un tale maestroriporterà a splendore la vita dell'uomo e renderà caro il suo nome alla storiauniversale.

È facile dedurne che una più intensa fiducia in se stessi provocherà unarivoluzione in ogni campo e aspetto delle relazioni umane: nella religione,nell'educazione, nei proponimenti, nei modi di vivere e di associarsi, nell'usodei beni, nelle finalità speculative.

1. A quali preghiere si affidano gli uomini! Quella che essi definiscono un piodovere non ha nulla di coraggioso né di dignitoso. E una preghiera che guarda, sipotrebbe dire, verso l'esterno e sta a richiedere un qualche apporto estraneo chedovrebbe arrivare fino a noi attraverso una virtù anch'essa estranea, finendo colperdersi in interminabili labirinti di naturale e soprannaturale, di mediazioni edi miracolosità. Una preghiera che sta a implorare un vantaggio particolare,qualcosa che non sia tutto il bene, è già viziata. La preghiera è la contemplazionedei fatti della vita dal più alto dei punti di vista. È il soliloquio di un'animacontemplante e giubilante. È lo spirito di Dio che dichiara buone le sue opere.(20) La preghiera pensata, invece, come un mezzo per realizzare un finepersonale è una meschinità, è un furto. Suppone un dualismo e non una unità innatura e nella coscienza. Non appena l'uomo sarà tutt'uno con Dio, nonpregherà più. Vedrà la preghiera in ogni atto. La preghiera dell'agricoltore che, inginocchio, sta a sarchiare il suo campo, la preghiera del vogatore che, inginocchio, dà un colpo fermo al suo remo, sono vere e proprie preghiererisonanti per tutta la natura, anche se per modeste finalità. Caratach, nellaBonduca di Fletcher, allorché viene ammonito a non trascurare di scrutare nellamente del dio Audate, così replica:

Il suo celato significato sta nei nostri sforzi,i nostri valorosi atti sono i nostrimigliori dei.

Un'altra specie di false preghiere è costituita dai nostri rimpianti. Lascontentezza è mancanza di fiducia in se stessi, è infermità del volere. Deploratepure le calamità se potete con questo dare un aiuto a chi ne è vittima; altrimenti,badate al vostro lavoro e già s' incomincia a porre un rimedio al male. La nostrasimpatia è anch'essa di bassa lega. Ci accostiamo con aria sciocca a quelli chepiangono e sediamo e gemiamo insieme a loro, invece che trasmettere ad essi

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verità ed energia con rudi scosse elettriche, cercando di rimetterli incomunicazione con la loro propria essenza. Il segreto della fortuna sta nellagioia che abbiamo tra le mani. E sempre caro agli dei e agli uomini colui che siaiuta da sé. Per lui si spalancano tutte le porte; ogni lingua lo saluta, ogni onorel'incorona, ogni occhio lo segue con desiderio. Il nostro amore gli va incontro elo abbraccia perché non ha avuto bisogno di noi. Con sollecitudine e condeferenza lo carezziamo e lo celebriamo perché ha proceduto per la sua stradasdegnando la nostra disapprovazione. Gli dei lo amano perché gli uomini lohanno odiato. «Al mortale perseverante» disse Zoroastro «i beati Immortalisono benevoli.» (21)

Così come le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà, le lorocredenze sono una malattia dell'intelletto. Essi dicono, insieme con quegli stoltiIsraeliti: «Non ci parli Iddio, altrimenti ne moriremo. Parla tu, parli un qualsiasiuomo a noi, e noi gli ubbidiremo». (22) Dovunque mi si frappongono difficoltà aincontrare Dio nel mio fratello, perché egli ha serrato le porte del suo tempio erecita soltanto le favole del Dio di suo fratello o del Dio del fratello di suofratello. Ogni mente nuova èuna classificazione nuova. Se si tratta di una mentedi non comune attività e vigore, un Locke, un Lavoisier, un Hutton, unBentham, un Fourier, (23) essa impone la sua nuova classificazione ad altriuomini, ed ecco!, un nuovo sistema prende origine: che sarà accolto inproporzione sia alla profondità del pensiero, sia al numero di aspetti che riusciràa toccare e a convogliare nel campo di osservazione del discepolo. Ma questoappare principalmente evidente nelle credenze religiose e nelle chiese, che sonoanch'esse classificazioni di qualche mente possente che agisce sull'elementaresenso del dovere e del rapporto dell'uomo con l'Altissimo. Così sono ilcalvinismo, il quaccherismo, il swedenborghismo. (24) Il discepolo, nelsubordinare ogni cosa alla nuova terminologia, prova lo stesso piacere dellaragazza che ha appena imparato la botanica e vede, grazie ad essa, una nuovaterra e nuove stagioni. Avverrà che per un certo tempo il discepolo riscontreràche il suo vigore intellettuale si è accresciuto attraverso lo studio del pensiero delsuo maestro. Ma nelle menti meno equilibrate la nuova classificazione vieneidolatrata, diventa il fine e non il mezzo anch'esso rapidamente esaustibile, dimodo che le mura del sistema tendono a confondersi davanti ai suoi occhi, sullontano orizzonte, con le mura stesse dell'universo; e le grandi luminarie delcielo appariranno, a tali menti, come sospese sull'arco che il loro maestro hainnalzato. Non riescono a immaginare come voi, estranei, possiate aver diritto aguardare, come osiate guardare: «Evidentemente, ci avete rubato la luce, in unmodo o nell'altro». Non si sono ancora resi conto che una luce non sistematica,indomabile, irromperà in ogni capanna, anche nella loro. Lasciamoli perciòcinguettare ancora per poco e credere che quella luce appartenga soltanto a loro.Se sono onesti operano bene, tra non molto il loro recinto tutto nuovo e pulito

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diventerà troppo basso e angusto, comincerà a scricchiolare e a pencolare,marcirà e si disintegrerà, e quell'immortale luce, giovane e gioiosa, con milionidi sfere e milioni di tinte s'irradierà sull'universo così come nel primo mattino.

2. È per carenza di autoformazione che la superstizione del Viaggiare, i cui idolisono l'Italia, l'Inghilterra, l'Egitto, conserva il suo fascino per ogni americanocolto. E, tuttavia, coloro che resero l'Inghilterra, l'Italia, o la Grecia venerabiliall'immaginazione, fecero ciò standosene ben piantati là dov'erano, come unasse terrestre. Nei momenti più fermi sentiamo tutti che il dovere è tutt'uno conil nostro posto. L'anima non è viaggiatrice; il saggio se ne sta a casa, e quandouna necessità, o i suoi doveri in qualche occasione lo chiamano fuori, o in paesistranieri, è a casa sua anche lì e farà a tutti capire, con l'espressione del suocomportamento, che egli va, come missionario di saggezza e virtù, a visitare cittàe persone da sovrano, e non come un intruso o come un valletto.

Io non ho nessuna gretta prevenzione contro la circumnavigazione del globo perscopi d'arte, di studio e di generosa disposizione d'animo, purché uno si siadapprima ben addomesticato, o non vada fuori con la speranza di trovarqualcosa di superiore a quanto già conosce. Chi poi viaggia per diletto o perprocurarsi qualcosa che non porta già con sé, viaggia fuori da se stesso, einvecchia, per quanto giovane sia, tra vecchie cose. A Tebe, a Palmira, la suavolontà e intelligenza invecchiano e si sgretolano come quelle città stesse.Aggiunge rovine a rovine.

Il viaggiare è un paradiso per gli sciocchi. Già i nostri primi viaggi ci rivelanoquanto poco possano i luoghi. A casa io sogno che a Napoli, a Roma, potreiinebriarmi di bellezza, liberarmi della mia malinconia. Preparo allora il miobaule, abbraccio gli amici, m'imbarco, attraverso il mare, e infine mi sveglio aNapoli, e lì accanto a me, ecco ancora la dura realtà, il mio triste io,inattaccabile, identico, dal quale ero fuggito via. Visito il Vaticano, i palazzi.Mostro d'inebriarmi di visioni e suggestioni, ma non sono affatto inebriato. Ilmio gigante viene con me dovunque io vada.

3. Ma la frenesia dei viaggi è un sintomo di una più profonda insanità, che hacolpito l'intera sfera dell'azione intellettuale. L'intelletto ama vagabondare, e ilnostro sistema educativo incoraggia l'irrequietezza. Le nostre menti vannovagando mentre i nostri corpi sono costretti a starsene in casa. Non facciamoche imitare, e che cos'è l'imitazione se non un viaggiare della mente? Le nostrecàse sono edificate secondo un gusto straniero; i nostri scaffali sono guarniti diornamenti stranieri; le nostre opinioni, i nostri gusti, le nostre facoltà cercanoappoggi, si mettono dietro al Passato e al Lontano. L'anima creò le arti

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dovunque esse siano fiorite. Fu nella sua mente che l'artista ricercò il suomodello: e applicando poi la sua idea alla cosa da farsi e alle condizioni cheandavano osservate. E perché dovremmo noi copiare il modello dorico o quellogotico? Bellezza, grazia, grandiosità di idee, espressione estrosa sono vicini a noicosì come a chiunque altro, e se l'artista americano studierà con speranza eamore le precise cose che devono essere fatte da lui, in relazione con il clima, ilsuolo, la durata del giorno, i bisogni del popolo, la forma e le consuetudini digoverno, egli innalzerà una casa nella quale tutte queste cose si ritroverannoperfettamente adeguate, e anche gusto e sentimento ne saranno soddisfatti.Insisti su te stesso; non star mai ad imitare. In ogni momento potrete presentareil vostro proprio dono con la forza accumulata della dedizione di tutta una vita;mentre, invece, del talento che hai preso a prestito da un altro hai soloun'estemporanea e dimezzata padronanza. Ciò che ognuno può fare al meglionessuno può insegnarglielo se non il suo Fattore. Nessuno sa che cosa sia, népuò saperlo, finché non l'abbia estrinsecato. Dov'è il maestro che può aver datoinsegnamenti a Shakespeare? Dov'è il maestro che può aver istruito Franklin, oWashington, o Bacone, o Newton? Ogni uomo grande è unico. Lo scipionismodi Scipione è precisamente quella parte che egli non poté avere in prestito danessuno. Né Shakespeare sarà mai ricreato con lo studio di Shakespeare. Fa'quello che ti è assegnato, e non dovrai sperare né osare di più. Vi è, in questomomento, per te una possibilità di espressione ardita e grandiosa, come quelladello scalpello colossale di Fidia, o della cazzuola degli Egiziani, o della penna diMosè o di Dante, e tuttavia differente da queste. Né sarebbe mai possibile chel'anima, così ricca, così eloquente, con una lingua dalle mille punte,accondiscenda a imitare se stessa; ma se puoi udire quel che dicono questipatriarchi, certamente riuscirai a rispondere ad essi con lo stesso vibrante tono:giacché l'orecchio e la lingua sono due organi di una sola natura. Abita nellenobili e nitide regioni della tua vita, obbedisci al tuo cuore, e riprodurrai ilMondo Originario.

4. Come la Religione, l'Educazione, l'Arte guardano al di fuori, così fa anche ilnostro spirito sociale. Tutti si fanno vanto dei progressi della società, manessuno progredisce.Non esiste avanzamento della società. Essa perde prontamente da un lato quelloche guadagna dall'altro. Ed è soggetta a continui mutamenti: è barbarica,civilizzata, cristianizzata, è ricca, è scientifica; ma il mutamento non significamiglioramento. Per ogni cosa data qualcosa è tolto. La società acquisisce nuovearti e perde vecchi istinti. Quale contrasto tra l'americano ben vestito, che saleggere, scrivere, pensare, fornito di orologio, di matita e di una lettera dicambio in saccoccia, e il neozelandese nudo, i cui unici beni consistono in unamazza, in una lancia, in una stuoia e in un indivisibile ventesimo di tettoia sottocui dormire! Ma confrontate lo stato di salute fisica di entrambi, e vedrete che

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l'uomo bianco ha perduto il suo vigore originario. Se i viaggiatori raccontano ilvero, la ferita inferta a un selvaggio con un colpo d'ascia, è già rimarginata erisanata dopo un giorno o due, mentre il medesimo colpo spedirebbe il biancodirettamente nella tomba.

L'uomo civilizzato ha costruito carrozze e vetture, ma ha perduto l'uso dei suoipiedi. Si appoggia alle stampelle, ma gli viene meno, spesso, il sostegno deimuscoli. Ha un prezioso orologio svizzero, ma non possiede più la capacità didire l'ora guardando il sole. Ha con sé un almanacco nautico di Greenwich, ecosì, sicuro di poter disporre, all'occorrenza, di ogni informazione, l'uomo dellastrada non sa più riconoscere in cielo nemmeno una stella. Non osserva più ilsolstizio; conosce appena l'equinozio; e tutto l'immenso calendario luminosodell'anno non ha un quadrante nella sua mente. I suoi taccuini gli indebolisconola memoria; le sue biblioteche gli sovraccaricano l'intelletto; le agenzie diassicurazione accrescono il numero degli incidenti, e ci si potrebbe chiedere sele macchine non costituiscano un ingombro; se non abbiamo perduto, a furia diraffinarci, una parte d'energia e, a causa di un cristianesimo arroccato in forme eistituzioni stabilizzate, una parte del vigore e di più selvatiche virtù. Giacchéogni stoico era uno stoico; ma tra i cristiani, dov'è il cristiano?Non vi è, a livello morale, un maggior numero di deviazioni che a livello dialtezza o di volume. Non vi sono oggi uomini più grandi di quanti ve ne fosseroin passato. Una singolare parità può essere osservata tra i grandi uomini delleprime e delle ultime epoche, né tutta la scienza e l'arte e la religione e la filosofiadel diciannovesimo secolo valgono a formare uomini che siano più grandi deglieroi di Plutarco, ventitré o ventiquattro secoli fa. Non è nel tempo che la razzaumana progredisce. Focione, Socrate, Anassagora, Diogene, sono uominigrandi, ma non hanno lasciato il loro stampo. Chi è realmente del loro stamponon porterà i loro nomi, ma apparterrà esclusivamente a se stesso, e sarà a suavolta il fondatore di un'altra scuola. Le arti e le invenzioni di ciascun periodo cioffrono soltanto, di quel periodo, i costumi e le consuetudini, ma nontrasmettono il vero vigore all'uomo. Il danno causato dal progresso meccanicopuò compensarne i vantaggi. Hudson e Behring ottennero tali risultati con i lorosemplici battelli da pesca da far meravigliare Parry e Franklin, (25) il cuiequipaggiamento esauriva tutte le risorse della scienza e dell'arte. Galileo scopricon un cannocchiale da teatro la più splendida serie di fenomeni celesti diquante mai ve ne fossero state prima. Colombo scoprì il Nuovo Mondo con unanave priva di ponte. È curioso osservare il periodico venir meno e sparire distrumenti e macchine che erano stati introdotti con alte lodi pochi anni o secoliprima. Il grande genio ritorna all'uomo essenziale. Noi annoveravamo iprogressi dell'arte bellica fra i trionfi della scienza, e tuttavia Napoleoneconquistò l'Europa con il bivacco, cioè ritornando al nudo valore militare escaricandolo di ogni accessorio. L'imperatore riteneva impossibile approntareun perfetto esercito, dice Las Cases, (26) «senza abolire armi, depositi,

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commissari e carriaggi, finché il soldato non avesse ricevuto, a imitazione delcostume romano, la porzione di grano da macinare nel suo mortaio e non sipreparasse da sé il proprio pane».

La società è come un'onda. L'onda si muove in avanti, ma resta immobile lamassa d'acqua di cui essa è composta. La stessa particella non s'innalza dalfondo fino alla cima. La sua unità è solo fenomenica. Molte persone checompongono oggi una popolazione saranno morte nel prossimo anno, e la loroesperienza morirà con esse.

Anche la fiducia nella proprietà dei beni, inclusa la fiducia nei governi che laproteggono, è indice di carenza di fiducia in se stessi. Gli uomini hanno pertanto tempo distolto lo sguardo da se stessi, volgendolo alle cose, che sono oragiunti a considerare le istituzioni religiose, civili ed educative come guardianidella proprietà privata, e deprecano ogni assalto a tali istituzioni in quanto loavvertono innanzi tutto come assalto alla proprietà. Misurano la reciproca stimain base a quello che ognuno possiede, e non in base a quello che ognuno è. Maun uomo consapevole prova un senso di disagio riguardo ai suoi beni, che nascedal nuovo rispetto che ha per la sua natura. Egli ha in odio ciò che possiedesoprattutto se vede che è soltanto frutto del caso, se è venuto a lui per eredità, odonativo, o crimine; egli sente allora che quello non è vero possesso, che nonappartiene a lui, che non ha radici in lui e sta lì solo perché nessuna rivoluzioneo nessun predone l'ha portato via. Ma ciò che, invece, un uomo è, lo acquisiscesempre per intrinseca necessità; e quello che l'uomo acquista in tal modo, èproprietà vivente, che non aspetta nessun cenno di governanti, o di folle, o dirivoluzioni, o di incendi, o di tempeste, o di bancarotte, ma perpetuamente sirinnova dovunque l'uomo respiri. «La tua sorte, la tua parte di vita» disse ilcaliffo. Ali «vanno in cerca dite; perciò cessa tu dal cercarle.» (27) Ed è la nostradipendenza da tali beni esterni che ci conduce al nostro servile rispetto per inumeri. I partiti politici si radunano spesso in assemblee; più grande è l'afflussoe più strepitoso è l'annuncio: «La delegazione dell'Essex! I democratici del NewHampshire! I liberali del Maine!». E il giovane patriota si sente più forte,rispetto a prima, di un altro migliaio di occhi e di braccia. Allo stesso modo, iriformatori tengono le loro convenzioni e votano e prendono decisioni in massa.Non così, o amici! Il Dio vorrà degnarsi di entrare e di abitare in voi, certo: maper via del tutto opposta. È solo per come un uomo mette da parte ogni supportoestraneo e se ne sta solo con se stesso che io potrò vederlo forte e vincente. Egli èindebolito da ogni nuova recluta che s'aggiunge. Non è un uomo superiore a unacittà? Non chiedere nulla di altri e, nell'incessante mutazione, tu solo, comesalda colonna, apparirai ben presto come colui che regge tutto quanto ticirconda. Chi sa che la vera forza è innata, chi sa che ogni debolezza gli derivadal suo aver ricercato il bene fuori di sé e in ogni luogo, e, avendo ciò compreso,si rivolge senza alcuna esitazione al suo più severo e interiore pensiero, può di

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colpo risollevarsi e raddrizzarsi nella sua posizione eretta, comandare alle suemembra, operare miracoli; così come chi sta diritto sui suoi piedi è più forte dicolui che volesse reggersi sulla sua testa.

Alla stessa maniera userete di tutto ciò che si definisce Fortuna. La maggiorparte degli uomini gioca con lei, e vince tutto, e perde tutto, così come gira la suaruota. Ma tu lascia come illecite tali vincite, e tratta di Causa ed Effetto,cancellieri di Dio. Opera e accumula nell'ambito della Volontà, e avraiincatenato la ruota della Casualità, e potrai sedere da allora in avanti fuori daogni timore, libero dalle sue rotazioni. Una vittoria politica, un aumento diredditi, la guarigione da un'infermità, il ritorno di un amico, o qualsiasi altrofavorevole evento, risollevano il tuo animo, e tu pensi allora che lieti giorni sipreparano per te. Non crederlo. Niente potrà recarti pace se non il trionfo deiprincipi.

NOTE

(1) «Non Cercarti fuori di te»: secondo una lunga tradizione di saggezza, cheEmerson si propone di integrare con un senso di intervento più rude e«vitalistico» («con mani e piedi»), come appare evidente dai versi del secondo«motto».(2) Milton, Paradise Lost, I, 543.

(3) Leté era il fiume d'oltretomba le cui acque davano l'oblio della precedentevita terrena.

(4) Dell'abolizione, cioè, della schiavitù dei negri negli Stati del Sud.

(5) Isola delle Antille, allora colonia inglese, dove la schiavitù era stata abolita(nel 1833).

(6) Matteo, X, 34-37.

(7) Esodo, XII, 21: «...e aspergerete il frontone e i due stipiti della porta».

(8) «With a foolish tace of praise» (Alexander Pope, nella Epistle to Dr.Arbuthnot, v. 212).

(9) Giuseppe respinse la protezione della moglie di Putifarre (Genesi, XXXIX,12).

(10) Lord Chatham e' William Pitt (1708-1778), il celebre statista eoratore inglese.

(11) John Adams fu, dopo Washington, il secondo Presidente degli Stati Uniti(1796-1800); e John Quincy Adams fu Presidente dal 1825 al 1829. Maprobabilmente Emerson si riferisce qui a Samuel Adams (1722-1803), ardentepatriota e fautore dell'indipendenza americana.

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(12) George Fox (1624-1691) fondò, in Inghilterra, la «Società degli Amici» (dettipoi quaccheri, cioe quakers, «tremolanti»). John e Charles Wesley fondarono ilmetodismo (nel 1739), movimento di risveglio evangelico in senoall'anglicanesimo. Thomas Clarkson (1760-1846) fu fervente promotore diiniziative antischiaviste in Inghilterra.

(13) «the height of Rome» (Paradise Lost, IX, 510).

(14) E' anche nella Bisbetica domata di Shakespeare.(15) Re Alfredo, detto «il Grande», regnò nella Britannia anglosassone nel secoloIX. Scanderherg (Giorgio Castriota), che si batte con valore ed eroismo contro iturchi, è l'eroe nazionale albanese (1403--1468). Gustavo I (Gustavo Vasa) fu ilfondatore della dinastia reale svedese (secolo XVI); Gustavo Adolfo portò laSvezia a intervenire nella Guerra dei Trent'anni. Cadde nella battaglia di Lùtzen(1632).

(16) Esodo, III, 5: «E disse: "Non avvicinarti. Togliti i sandali dai piedi, perché illuogo dove tu stai è terra santa"'».

(17) Nella mitologia nordica, Thor era il dio della guerra; e Wotan o Odino(Woden, nei testi anglosassoni) era il «capo» degli dei. È chiaramenteavvertibile, in tale valorizzazione della «rude» eredità anglosassone, l'influssoesercitato da Carlyle.

(18) Cioè ispirato al rifiuto di ogni legge e obbligazione. L'antinomismo indicò,nell'ambito delle tendenze più estreme del protestantesimo, la radicalesuperiorità della Grazia su ogni aspetto di formalismo legale-ritualistico.

(19) Giovanni, I, 14.

(20) Genesi, I, 25.

(21) Citazione dell' Avesta, il libro dell'antica religione persiana, la cuifondazione si attribuiva a Zoroastro (Zaratustra).

(22) Esodo, XX, 19.

(23) Emerson non amava troppo, ovviamente, l'empirismo, ma ammirava inLocke (e anche in Jeremy Bentham, il filosofo dell'utilitarismo) l'energia el'acutezza della mente indagatrice. Lavoisier è il grande chimico e fisicofrancese. James Hutton (1726-1797) fu considerato «il fondatore della geologia».Quanto a Fourier, si tratta non del famoso filosofo e politico «utopista», ma delmatematico Jean-Baptiste Fourier (1768-1830).

(24) Il gruppo religioso fondato dai seguaci di Emanuel Swedenborg (1688-1772),il teosofo-scienziato svedese che eserciterà notevole influsso sullo stessoEmerson.(26) Il conte Emmanuel de Las Cases (1766-1842): che seguì Napoleonenell'esilio, l'autore del Memoriale di Sant'Elena.

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(27) Il califfo Ali, genero di Maometto. Detti e proverbi a lui attribuiti eranoapparsi in traduzione inglese nel 1832.

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Natura (1836)

Sottile catena di innumerevoli anelliOgnuno si unisce al più lontano.L'occhio legge presagi dove si posa,E la rosa parla tutti i linguaggi.E sforzandosi diventare uomo, il vermeMonta attraverso tutte le spire della forma (1)

Introduzione

La nostra età è retrospettiva. Costruisce i sepolcri dei padri. Scrive biografie,storie, e critica. Le generazioni passate hanno contemplato Dio e la natura facciaa faccia; noi attraverso i loro occhi. Perché non dovremmo sperimentare anchenoi un rapporto originale con l'universo? Perché non dovremmo avere anche noiuna poesia una filosofia che vadano alle cose direttamente e non attraverso latradizione, e una religione a noi rivelata, piuttosto che la sua storia? Avvinti peruna stagione alla natura, la cui corrente vitale fluisce attorno a noi e attraversonoi e ci invita, mediante il suo potere, ad un agire proporzionato alla natura,perché dovremmo brancolare attraverso le ossa secche del passato o indurre lagenerazione attuale a mascherarsi con il suo scolorito guardaroba? Il solerisplende anche oggi. C'è più lana e più lino nei campi. Ci sono nuove terre,nuovi uomini, nuovi pensieri. Domandiamoci allora quali debbano essere lenostre opere, le nostre leggi e il nostro culto.

Senza dubbio non ci poniamo domande destinate a rimanere senza risposta.Dobbiamo avere fiducia nella perfezione del creato sino al punto di credere chel'ordine delle cose potrà soddisfare qualunque curiosità l'ordine delle cose abbiadestato in noi. La condizione di ogni uomo è una soluzione in geroglifico aquelle domande che vorrebbe porre. Questa soluzione egli la pratica nella vita,prima di apprenderla come verità. Allo stesso modo, la natura, nelle sue forme etendenze, sta già tracciando il suo proprio disegno. Interpelliamo lastraordinaria apparizione che risplende così pacificamente attorno a noi.

Cerchiamo di scoprire a che scopo esiste la natura.

Tutta la scienza ha un unico scopo: trovare una teoria della natura. Noi abbiamoteorie delle razze e delle funzioni, ma a stento riusciamo a mettere insieme unsia pure remoto approccio a un'idea di creazione. Siamo ora così lontani dallastrada che porta alla verità, che i maestri di cose religiose discutono tra di loro esi odiano l'un l'altro, mentre chi si dedica alla speculazione è considerato

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corrotto e frivolo. Ma, a un retto giudizio, la verità più astratta è proprio la piùpratica. Dovunque appare una teoria vera, non avrà bisogno di dimostrazioni. Lasua verifica è quella di riuscire a spiegare tutti i fenomeni. Ora molti fra questivengono ritenuti inspiegati e anzi inspiegabili; come ad esempio il linguaggio, ilsonno, la follia, i sogni, gli animali, il sesso.

Da un punto di vista filosofico, l'universo è composto dalla Natura e dall'Anima.In senso stretto, perciò, tutto quello che è separato da noi, tutto quello che laFilosofia distingue come NON IO, cioè sia la natura che l'arte, tutti gli altriuomini e il mio corpo, deve essere classificato sotto questo nome, NATURA.Nell'enumerare i valori della natura e nel sommare i loro risultati, userò laparola in entrambi i sensi, cioè nel suo significato comune come in quellofilosofico. In indagini così generali come la presente, l'imprecisione nonriguarda la materia; eviteremo ogni confusione di pensiero. La Natura, nel sensocomune, si riferisce ad essenze non modificate dalla mano dell'uomo; lo spazio,l'aria, il fiume, la foglia. L'Arte si riferisce alla mescolanza della volontà umanacon i medesimi oggetti, come avviene con una casa, un canale, una statua, unquadro. Ma le sue operazioni, prese tutte insieme, sono così una statua, unquadro. Ma le sue operazioni, prese tutte insieme, sono così insignificanti, unpiccolo intervento con lo scalpello, una cottura al forno, un rammendo, unlavaggio, che, dinanzi a un' impressione grandiosa come quella prodotta dalmondo sulla mente umana, esse non modificano il risultato.

I. Natura

Per stare in solitudine l'uomo ha bisogno di ritirarsi tanto dalla sua cameraquanto dalla società. Non vivo in solitudine finché leggo o scrivo, anche senessuno ècon me. Ma se un uomo vuole essere solo, che guardi alle stelle. I raggiche vengono da quei mondi celesti introdurranno una barriera tra lui e le cosevolgari. Si potrebbe pensare che l'atmosfera sia stata creata trasparente alloscopo di mettere l'uomo, nei corpi celesti, alla perpetua presenza del sublime.Come sono straordinari, visti nelle strade delle città! Se le stelle apparissero unanotte ogni mille anni, come potrebbero gli uomini credere e adorare e preservareper molte generazioni il ricordo dell'apparizione della città di Dio! Ma sorgonoogni notte, questi messaggeri della bellezza, e illuminano l'universo con il lorosorriso ammonitore.

Le stelle risvegliano una certa reverenza perché, pur essendo sempre presenti,sono sempre inaccessibili; ma tutti gli oggetti naturali fanno un'impressionesimile, quando la mente è aperta alla loro influenza. La Natura non veste maiuna mediocre apparenza. Né l'uomo più saggio può strapparle i suoi segreti eperdere ogni curiosità scoprendo tutta la sua perfezione. La Natura non è maidiventata un giocattolo per uno spirito saggio. I fiori, gli animali, le montagne

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riflettono tutta la saggezza dei suoi momenti migliori, così come hannorallegrato la semplicità della sua infanzia.

Quando parliamo della natura in questi termini, abbiamo in mente unsentimento preciso, ma sommamente poetico. Intendiamo l'integritàdell'impressione procurata da molteplici oggetti naturali. E questo che distingueil pezzo di legno del tagliaboschi dall'albero del poeta. L'incantevole paesaggioche ho visto questa mattina è senza dubbio costituito da venti o trenta fattorie.Miller possiede questi terreni, Locke quelli, e Manning il terreno boschivo chesta oltre. Ma nessuno di essi possiede il paesaggio. C'è una proprietànell'orizzonte che nessun uomo possiede se non chi riesce con il proprio occhioa integrare tutte le parti, vale a dire, il poeta. Questa è la parte migliore dellefattorie di questi uomini, eppure ad essa i contratti di proprietà non danno undiritto.In verità, pochi adulti possono vedere la natura. La maggior parte delle personenon vede il sole. Oppure ne una visione molto superficiale. Il sole illuminasolamente l'occhio dell'uomo, ma risplende dentro l'occhio e nel cuore delbambino. L'amante della natura è colui i cui sensi interni ed esterni sono ancorain pieno accordo tra di loro; chi ha saputo conservare lo spirito dell'infanziaperfino nell'età adulta. Il suo rapporto con il cielo e con la terra diventa parte delsuo cibo quotidiano. In presenza della natura una fiera beatitudine penetranell'uomo, nonostante i dolori reali. La Natura dice: «E la mia creatura e,malgrado tutti i suoi impertinenti dolori, sarà felice con me». Non il sole ol'estate come tali, ma ogni ora e stagione rendono il loro omaggio di beatitudine;poiché ogni ora e ogni cambiamento corrispondono a un diverso stato di mentee lo autorizzano, dal mezzogiorno irrespirabile alla mezzanotte più cupa. LaNatura è uno scenario che si adatta ugualmente bene ad un'opera comica otragica. Nella buona salute, l'aria è come un liquore dall'incredibile virtù.Attraversando un terreno spoglio, sguazzando nella neve che si scioglie, nelcrepuscolo, sotto un cielo nuvoloso, senza avere nei miei pensieri alcun presagiodi speciale buona fortuna, ho assaporato una perfetta letizia. Quasi ho paura apensare quanto sono felice. Anche nei boschi un uomo elimina i suoi anni comeil serpente la sua pelle, e in qualunque periodo della vita è sempre un bambino.Nei boschi è la perpetua giovinezza. In queste piantagioni di Dio regnano undecoro e una santità, una perenne festa viene allestita, e l'ospite non vede comepotrebbe stancarsene in mille anni. Nei boschi ritorniamo alla ragione e allafede. Lì sento che niente mi può capitare nella vita, nessuna disgrazia, nessunacalamità (purché mi lasci la vista), che la natura non possa riparare. Stando sullanuda terra, il' capo immerso nell'aria serena e sollevato nell'infinito spazio, tuttol'egoismo meschino svanisce. Divento un trasparente bulbo oculare, non sononiente, vedo tutto; le correnti dell'Essere universale circolano attraverso me;sono una parte o una particella di Dio. Il nome dell'amico più vicino suona allorastraniero e accidentale: essere fratelli, o conoscenti, padroni o servi, diventa

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allora un'inezia fastidiosa. Io sono l'amante dell'irresistibile e immortalebellezza. Nella solitudine trovo qualcosa di più caro e connaturale che nellestrade o nei villaggi. In un paesaggio sereno, e specialmente nella lontana lineadell'orizzonte, l'uomo contempla qualcosa di bello quanto la sua stessa natura.La più grande beatitudine offerta dai campi e dai boschi è la suggestione diun'occulta relazione tra l'uomo e la vegetazione. Non sono solo e sconosciuto.Essi mi mandano segnali e altrettanto faccio io. L'ondeggiare dei rami nellatempesta è nuovo e al tempo stesso antico per me. Mi sorprende, e pure non èsconosciuto. L'effetto che produce è quello di un più nobile pensiero o di una piùelevata emozione che mi raggiunse nel momento in cui ero convinto di pensareesattamente o di operare rettamente.

Pure è certo che il potere di produrre una simile gioia non risiede nella natura,ma nell'uomo, o nell'armonia di entrambi. E necessario fare uso di questo tipo dipiacere con grande temperanza. Poiché la natura non è sempre vestita conl'abito della festa, ma la stessa scena che ieri mandava il suo profumo erisplendeva come per la festa delle ninfe può oggi essere ricoperta di malinconia.La Natura veste sempre i colori dello spirito. Per un uomo oppresso dallasventura il calore stesso del focolare ha qualcosa di triste. Vi è allora un certodisprezzo del paesaggio percepito da chi ha appena perso un amico, morto. Ilcielo che si stende a ricoprire uomini mediocri è meno grandioso.

II. Utilità

Chiunque consideri la causa ultima del mondo distinguerà una moltitudine difunzioni che contribuiscono tutte al risultato finale. Esse si possono classificarein una delle seguenti categorie: Utilità; Bellezza; Linguaggio; Disciplina.Nella categoria generale dell'utilità colloco tutti quei vantaggi per i quali i nostrisensi sono debitori alla natura. Questo, certamente, è un beneficio temporaneoe mediato, non ultimo, come il servizio che la natura rende all'anima. Tuttavia,nonostante questo carattere basso, questo beneficio è perfetto nel suo genere, ecostituisce il solo uso della natura che tutti gli uomini apprendono. L'angustiaumana appare come infantile insolenza, quando esploriamo la costante egenerosa provvista preparata per aiutare e dilettare l'uomo su questa sfera verdeche lo tiene a galla nei cieli. Quali angeli hanno potuto inventare questisplendidi ornamenti, questi ricchi apparati, questo oceano di aria sopra, questooceano di acqua sotto, questo firmamento di terra in mezzo? Questo zodiaco diluci, questa cortina di nuvole gocciolanti, questa coperta striata di climi, questoanno quadripartito? Le bestie, il fuoco, l'acqua, le pietre e il grano servonol'uomo. Il campo è nello stesso tempo il suo pavimento, il suo cortile, il suocampo di giochi, il suo giardino e il suo letto.

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Più servi sono all'uomo soggettidi quanto egli s'avvede (2)

La natura, nel suo ministero volto all'uomo, non è solamente il materiale, maanche il processo e il risultato. Tutte le parti interagiscono l'una con l'altra senzainterruzione per il vantaggio dell'uomo. Il vento pianta il seme; il sole faevaporare il mare; il vento soffia il vapore sul campo; il ghiaccio, dall'altra partedel pianeta, condensa la pioggia; la pioggia nutre le piante; le piante nutrono glianimali; e in questo modo la circolazione infinita della divina carità nutrel'uomo.Le arti utili sono poi riproduzioni o nuove combinazioni, ad operadell'intelligenza umana, degli stessi benefattori naturali. L'uomo non aspettapiù i venti favorevoli, ma per mezzo del vapore realizza la favola della sacca diEolo e porta i trentadue venti nella caldaia della sua nave. Per diminuire l'attrito,pavimenta la strada di barre di ferro e, stivando su una carrozza un intero caricodi uomini, animali, e merce, sfreccia attraverso il paese, da città a città, comeun'aquila o una rondine attraverso l'aria. Come è cambiato il volto del mondo,dal tempo di Noè a quello di Napoleone, grazie a questo insieme di aiuti! Ilsemplice e povero cittadino possiede città, navi, canali, ponti, costruiti per lui.Va all'ufficio postale, e l'umanità si occupa delle sue commissioni; va alla libreriae l'umanità legge e scrive per lui di tutto quello che succede; va al palazzo digiustizia e le nazioni si incaricano di rimediare ai suoi torti. Stabilisce la suadimora lungo la strada, e l'umanità esce ogni mattina, e rimuove la neve con unapala e apre un sentiero per lui.

Ma non c'è bisogno di specificare particolari in questa categoria di vantaggi. Ilcatalogo è infinito, e gli esempi sono così ovvi che li lascerò alla riflessione dellettore, con l'osservazione generale, che questo tipo di beneficio materiale è inrapporto con un bene ulteriore. Un uomo si nutre non solo per nutrirsi, ma perpoter lavorare.

III. Bellezza

Un più nobile bisogno umano è soddisfatto dalla natura, e cioè l'amore dellaBellezza.Gli antichi greci chiamavano il mondo kòsmos, bellezza. Tale è la costituzionedelle cose, o tale è il potere plastico dell'occhio umano, che le forme primarie,come il cielo, le montagne, gli alberi, gli animali ci danno un piacere in sé e persé; un piacere che sorge spontaneo dalla forma, dal colore, dal movimento, edall'insieme. Tutto questo sembra in parte dovuto all'occhio stesso. L'occhio è il

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migliore degli artisti. Attraverso la mutua azione della sua struttura e delle leggidella luce si produce la prospettiva, che integra ogni massa di oggetti, diqualunque carattere, in un globo ben colorato e sfumato, in modo tale che,mentre i singoli oggetti rimangono insignificanti e non stimolanti, il paesaggioche essi compongono è circolare e simmetrico. E come l'occhio è il migliorecompositore, così la luce è il primo dei pittori. Non c'è oggetto così ripugnanteche la luce intensa non possa rendere bellissimo. E lo stimolo che essa producesui sensì, e quella sorta di immensità che essa possiede, come lo spazio e iltempo, rendono gioiosa tutta la materia. Perfino il cadavere ha una suaparticolare bellezza. Ma oltre a questa generale grazia diffusa nella natura, quasitutte le singole forme sono gradevoli all'occhio, come è provato dalle nostreinnumerevoli imitazioni di qualcuna di esse, come la ghianda, il chicco d'uva, lapigna, la spiga di grano, l'uovo, le ali e le forme di molti uccelli, l'artiglio delleone, il serpente, la farfalla, le conchiglie marine, le fiamme, le nuvole, igermogli, le foglie e le forme di molti alberi, come la palma.Per meglio considerarli, possiamo distribuire gli aspetti della Bellezza in trespecie.

1. Innanzitutto, la semplice percezione delle forme naturali è fonte di gioia.L'influenza delle forme e degli effetti naturali è così necessaria all'uomo che,nelle sue funzioni più basse, essa sembra collocarsi al confine tra l'utilità e labellezza. Per il corpo e per la mente oppressi da un lavoro o da un ambientenocivo, la natura è un medicinale e ristabilisce il loro tono. L'artigiano,l'avvocato escono dalla confusione dell'ambiente di lavoro e delle strade, vedonoil cielo e i boschi, e in questo modo tornano a essere uomini. Nella loro eternacalma, l'uomo trova se stesso. La salute dell'occhio sembra richiedere unorizzonte. Non siamo mai stanchi, fino a quando possiamo vedere abbastanzalontano.Ma, in altri momenti, la Natura produce una soddisfazione particolareunicamente attraverso la sua bellezza, e senza che si aggiunga alcun beneficioper il nostro corpo. Ho visto lo spettacolo del mattino dalla cima della collina difronte alla mia casa, dalle prime luci del giorno al sorgere del sole, con emozioniche un angelo potrebbe condividere. Le lunghe e sottili strisce di nuvolegalleggiano come pesci nel mare purpureo di luce. Dalla terra, come unaspiaggia, guardo quel mare silenzioso. Mi pare di condividere le sue rapidetrasformazioni; l'attivo incanto raggiunge la mia polvere terrena e io mi espandoe cospiro con il vento del mattino. Con cbe pochi e ordinari elementi, la naturaci rende simili agli dei! Datemi la salute, datemi l'arco di una giornata, e renderòridicolo tutto lo sfarzo degli imperatori. L'alba è la mia Assiria; il tramonto e ilsorgere della luna la mia Pafo, e inimmaginabili regni di fiaba; il mezzogiornopieno sarà la mia Inghilterra dei sensi e dell'intelligenza; la notte sarà la mia

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Germania di mistica filosofia e di sogni.

Non meno straordinario, se si esclude la nostra minore sensibilità nelpomeriggio, era, a tarda sera, l'incanto di un tramonto di gennaio. Le nuvoledell'occidente si erano divise in tanti fiocchi rosa modulati in tinte diinesprimibile morbidezza, e l'aria aveva tanta vita e dolcezza che era una penarientrare in casa. Che cosa voleva dire la natura? Non c'era significato nella vivatranquillità della valle dietro il mulino, che Omero e Shakespeare non avrebberopotuto ricreare per me con le parole? Gli alberi senza foglie diventano spire difiamma nel tramonto, nell'azzurro cupo del cielo a oriente a fare loro da sfondo,e le stelle dei calici morti dei fiori, e ogni stelo appassito e la stoppia ricoperta dibrina, danno un contributo alla musica muta.

Gli abitanti delle città pensano che il paesaggio della campagna sia piacevolesolo per metà dell'anno. Io trovo la mia beatitudine nelle bellezze del paesaggiod'inverno, e credo che noi ne siamo toccati come dalle geniali influenzedell'estate. Per l'occhio attento ogni momento dell'anno ha la sua particolarebellezza e, nello stesso campo, contempla, in ogni momento, un quadro che nonera mai stato visto prima, e che non sarà visto mai più. I cieli cambiano ognimomento e riflettono la loro gloria o la loro malinconia nelle pianuresottostanti. Lo stato dei raccolti nelle vicine fattorie altera l'aspetto della terra disettimana in settimana. La successione delle piante spontanee nei pascoli e aibordi delle strade, che rappresenta il silenzioso orologio attraverso cui il tempomostra le ore dell'estate, renderà percettibili perfino le divisioni del giorno a unacuto osservatore. Le tribù degli uccelli e degli insetti, puntuali al loro tempocome le piante, si inseguono l'un l'altra, e l'anno ha spazio per tutte. Per corsid'acqua la varietà e ancora più grande. In luglio, quell'azzurra pianta acquatica,che si chiama pontederia, fiorisce in ampi letti nei punti poco profondi delnostro fiume ameno e pullula di gialle farfalle in continuo movimento. L'artenon può emulare questo sfarzo di viola e d'oro. Poiché il fiume è in perpetuafesta, e ogni mese vanta un nuovo ornamento.

Ma questa bellezza della Natura, vista e sentita come bellezza, è la parte minore.Gli spettacoli del giorno, la rugiada del mattino, l'arcobaleno, le montagne, ifrutteti in fiore, le stelle, la luce della luna, le ombre nell'acqua ferma, e cosesimili, se vengono ricercate con un'eccessiva avidità, diventano meri spettacoli eci beffano con la loro irrealtà. Esci di casa per vedere la luna, e questa non saràche un finto luccichio; non ti piacerà come quando la luce della luna splende sultuo viaggio necessario. Chi potrà afferrare il bagliore di bellezza dei giallipomeriggi di ottobre? Se ti fai avanti per afferrarla, ecco sparisce; è solo unmiraggio: come quando guardi dal finestrino della diligenza.

2. La presenza di un più alto valore, vale a dire di un elemento spirituale, èessenziale per la perfezione della natura. L'alta e divina bellezza che può essere

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amata senza mollezza, è quella che si trova in combinazione con l'umanavolontà e non se ne separa mai. La bellezza è il segno che Dio incide sulla virtù(3). Ogni azione naturale è piena di grazia. Ogni atto eroico è anche pieno didecoro e fa risplendere della sua luce i luoghi in cui si manifesta e chi vi assiste.Noi apprendiamo attraverso le grandi azioni che l'universo è la proprietà di ogniindividuo che ci vive. Ogni creatura razionale ha tutta la natura per sua dote eproprietà. E sua, se lo vuole. L'uomo può spogliarsi di tutto questo; può ritirarsiin un angolo, e abdicare al suo regno, come fanno molti, ma egli ha diritto almondo per la costituzione. In proporzione all'energia del suo pensiero e dellasua volontà, egli prende il mondo dentro di sé. «Tutte quelle cose per cui gliuomini arano, costruiscono, o navigano, obbediscono alla virtù» (4), dice unantico storico. «I venti e le onde -, dice Gibbon, - sono sempre dalla parte delmiglior navigatore». Così anche il sole e la luna e tutte le stelle del cielo. Quandoaccade che una nobile azione sia compiuta in uno scenario di grandiosa bellezzanaturale; quando Leonida e i suoi trecento martiri impiegano un intero giornoper morire, e la luna e il sole vengono e li guardano una volta nel ripido passodelle Termopili; quando Arnold von Winkelried (5), sulle alte Alpi, all'ombradella valanga, raccoglie sul suo corpo un fascio di lance austriache per spezzarela linea a vantaggio dei suoi compagni; non sono questi eroi degni di aggiungerela bellezza della scena alla bellezza dell'azione? Quando la nave di Colombo siavvicina alla sponda dell'America, davanti a questa sponda - i seIvaggi in fila,accorsi dalle loro capanne di canna, il mare alle spalle e le montagne violadell'Arcipelago Indiano intorno - possiamo separare l'uomo dal quadro vivente?Non veste forse il Nuovo Mondo la forma umana con quei boschi di palme esavane come adeguato drappeggio? Sempre la bellezza naturale si insinua comel'aria, e pervade le grandi azioni. Quando Sir Harry Vane (6) fu trascinato sulTower-Hill, seduto su una slitta, per trovare la morte come campione delle leggiinglesi, uno della folla gridò, rivolto a lui: «Mai avesti seggio più glorioso!». CarloIl, per intimidire i cittadini di Londra, fece in modo che il patriota Lord Russell(7)fosse condotto in una carrozza aperta, attraverso le principali strade dellacittà, mentre andava al patibolo. «Ma, - come ingenuamente si esprime il suobiografo, - la folla immaginò vedere libertà e virtù assise accanto a lui». In luoghinon ufficiali, tra sordidi oggetti, un atto di virtù o di eroismo sembraimprovvisamente attirare a sé il cielo come suo tempio, il sole come sua candela.La Natura tende le sue mani ad abbracciare l'uomo, solo che i pensieri di questisiano di pari grandezza. Volentieri essa segue i suoi passi con la rosa e con laviola, e piega il suo profilo splendido e grazioso ad ornare il figlio amato. Se soloi pensieri di questi sono di eguale portata, la cornice si adatterà al quadro. Unuomo virtuoso è all'unisono con le opere della natura, e costituisce la figuracentrale della sfera visibile. Omero, Pindaro, Socrate, Focione si associano benenella nostra memoria con la geografia e il clima della Grecia. I cieli visibili e laterra simpatizzano con Gesù. Nella vita comune chiunque abbia visto una

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persona di carattere potente e pronta intelligenza si sarà accorto di comefacilmente questi accordi tutte le cose a sé, le persone, le opinioni, e il giorno, edi come la natura possa diventare ancella di un uomo.

3. C'è ancora un altro aspetto sotto cui la bellezza del mondo può essereosservata, cioè, il momento in cui questa diventa oggetto dell'intelletto. Accantoalla relazione con la virtù, le cose hanno rapporto con il pensiero. L'intellettoricerca l'assoluto ordine nel quale le cose stanno nella mente di Dio, senza icondizionamenti degli affetti. Il potere intellettuale e la capacità di agiresembrano succedersi l'uno all'altro nell'uomo e l'esclusiva attività dell'unogenera l'esclusiva attività dell'altro. C'è qualcosa di poco cordiale in ciascunoverso l'altro, ma essi sono come i periodi alternati di alimentazione e lavoronegli animali: ciascuno prepara e sarà certamente seguito dall'altro. Perciò labellezza che, in relazione alle azioni, come abbiamo visto, viene senza esserericercata, e viene proprio perché non è ricercata, sarà poi percepita e perseguitadall'intelletto; e quindi di nuovo, a sua volta, dalla capacità di agire. Niente didivino muore. Tutto il bene è eternamente riproduttivo. La bellezza della naturasi riforma nella mente, e non per una sterile contemplazione, ma per una nuovacreazione.Tutti gli uomini sono in qualche misura colpiti dal volto del mondo; alcuniuomini fino al punto da ricavarne beatitudine. Questo amore per la bellezza è ilGusto. Altri nutrono lo stesso amore con una tale esuberanza, che, non contentidi ammirare la bellezza, cercano di incarnarla in nuove forme. La creazionedella bellezza è l'Arte.

La creazione di un'opera d'arte getta luce sul mistero dell'umanità. Un'operad'arte è un simbolo o un riassunto del mondo. Il risultato o l'espressione dellanatura, in miniatura. Poiché, nonostante le opere della natura sianoinnumerevoli e tutte diverse, il loro risultato o la loro espressione è a un temposimile e individuale. La natura è un mare di forme radicalmente simili eppureuniche. Una foglia, un raggio di sole, un paesaggio, l'oceano, fannoun'impressione analoga nella mente. Ciò che è comune a tutte queste cose,quella perfezione, quell'armonia, è la bellezza. Il modello della bellezza èl'intero circuito delle forme naturali, la totalità della natura che gli italianiesprimono definendo la bellezza «il più dell'uno». (8) Niente è pienamentebello preso per sé; niente è bello se non viene messo in relazione al tutto. Unsingolo oggetto è bello solo nel momento in cui suggerisce questa graziauniversale. Il poeta, il pittore, lo scultore, il musicista, l'architetto cercanoognuno di concentrare questo irraggiarsi del mondo in un punto, e ognuno nellesue numerose opere cerca di soddisfare l'amore della bellezza che lo stimola aprodurre. Perciò l'arte è una natura passata attraverso l'alambicco dell'uomo.Perciò nell'arte la Natura lavora attraverso la volontà di un uomo ripieno della

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bellezza delle sue prime opere.

Il mondo perciò esiste per l'anima, per soddisfarne il desiderio di bellezza.Questo elemento, portato all'estremo, lo chiamo un fine ultimo. Nessunaspiegazione può essere richiesta o fornita sui motivi per cui l'anima ricerca labellezza. La bellezza, nel suo più ampio e profondo significato, è un'espressionedell'universo. Dio è integrale bellezza-giustizia. Verità e bontà, e bellezza, nonsono che diversi aspetti dello stesso Tutto. Ma la bellezza in natura non è ultima.Essa è messaggera dell'interiore ed eterna bellezza, e non è semplicemente unbene concreto e soddisfacente. Deve porsi come una parte, e non come l'ultima opiù alta espressione della causa finale della Natura.

IV. Linguaggio

Il linguaggio è un terzo strumento attraverso cui la Natura serve l'uomo. LaNatura è il veicolo del pensiero, in un semplice, duplice, e triplice grado.

1. Le parole sono segni difatti naturali.2. Particolari fatti naturali sono simboli di particolari fatti spirituali.3. La Natura è il simbolo dello spirito.

1. Le parole sono segni difatti naturali. La funzione della storia naturale è diaiutarci nella storia soprannaturale; la funzione della creazione esteriore è dioffrirci il linguaggio con cui parlare dell'essere e del divenire della creazioneinteriore. Se si traccia la genealogia di ogni parola che viene usata per esprimereun fatto morale o intellettuale, si scoprirà che deriva da qualche fenomenomateriale. Giusto significa diritto; sbagliato significa contorto. Spirito significain primo luogo vento; trasgressione l'attraversare di una linea; accigliato,l'alzarsi delle sopracciglia. Indichiamo il cuore per esprimere un'emozione, latesta per indicare il pensiero; e pensiero ed emozione sono a loro volta paroleprese in prestito dalle cose sensibili, e applicate alla natura spirituale. Lamaggior parte del processo attraverso cui questa trasformazione si è realizzata cisfugge, nascosta nel tempo remoto in cui il linguaggio fu creato; ma la stessatendenza può essere osservata ogni giorno nei bambini. I bambini e i selvaggiusano solamente nomi o nomi di cose, che essi convertono di continuo in verbi,e applicano ad analoghi atti di pensiero.

2. Ma questa origine di tutte le parole che hanno una portata spirituale - fattocosì rilevante nella storia del linguaggio - è il nostro minor debito nei confronti

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della natura. Non sono solo le parole a essere emblematiche; sono le cose stessea essere tali. Ogni fatto naturale èsimbolo di qualche fatto spirituale. Ogniaspetto della natura corrisponde a qualche stato mentale, e quello stato mentalepuò solo essere descritto presentando quella sembianza naturale come la suaimmagine. Un uomo infuriato è un leone, un uomo astuto è una volpe, un uomosicuro è una roccia, un uomo colto è una fiaccola. Un agnello è innocenza; unserpente è sottile mali-zia; i fiori esprimono per noi i teneri affetti. Luce eoscurità sono le nostre espressioni familiari per conoscenza e ignoranza; laparola «calore» esprime amore. Una visibile distanza dietro e davanti a noi èrispettivamente la nostra immagine della memoria e della speranza.Chi può guardare un fiume in un momento di meditazione senza richiamare allamente il flusso di tutte le cose? Getta un sasso in un ruscello, e i cerchi che sipropagano sono il meraviglioso modello di ogni forma di influsso. Gli uominisono consapevoli, all'interno o al di qua della loro vita individuale, di un'animauniversale dove, come in un firmamento, le nature della Giustizia, della Verità,dell'Amore, della Libertà, sorgono e risplendono. Essi chiamano Ragione questaanima universale: non è mia, o tua, o sua, ma noi siamo suoi; siamo suaproprietà, suoi uomini. E il cielo blu in cui la nostra terra è sprofondata, ~ cielocon la sua perpetua calma, e pieno di eterne sfere è il modello della Ragione. Ciòche da un punto di vista intellettuale chiamiamo Ragione, lo indichiamo invececome Spirito in rapporto alla natura. Lo Spirito è il Creatore. Lo Spirito ha la vitain sé. E l'uomo in tutte le età e in tutti i paesi lo esprime nel suo linguaggio conla parola PADRE.

E facile vedere come in queste analogie non vi sia niente di fortuito o dicapriccioso, e come esse siano invece costanti, e pervadano la natura. Non sono isogni di pochi poeti, qui e là; ma l'uomo è un creatore di analogie, e studia lerelazioni in tutti gli oggetti. Egli si trova al centro degli esseri, e un raggio direlazioni giunge a lui da ogni altro essere. Né l'uomo può essere compreso senzaquesti oggetti, né questi oggetti senza l'uomo. Tutti i fatti nella storia naturalepresi per se stessi non hanno valore, sono sterili, come un singolo sesso. Maunisci la natura alla storia dell'uomo, e subito essa diventa piena di vita. Interitrattati sulla flora, tutti i volumi di Linneo e di Buffon, sono solo freddicataloghi difatti; ma il più triviale di questi fatti, le caratteristiche di una pianta,gli organi, o il lavoro che la concerne, o rumore di un insetto, applicatiall'illustrazione di un concetto nella filosofia, o in qualsiasi modo associati allanatura umana, ci colpiscono nel modo più vivo e piacevole. Il seme di unapianta: quali toccanti analogie con la natura dell'uomo sono state trovate in quelpiccolo frutto, in ogni discorso, fino alla voce di Paolo, che chiama «seme» ilcorpo destinato alla morte («È stato seminato un corpo naturale, è sorto uncorpo spirituale»). (9) Il movimento della terra attorno al suo asse e attorno alsole creano il giorno e l'anno. Si tratta semplicemente di determinate quantità diluce e di calore. Ma non c'è alcuna intenzione di analogia tra la vita dell'uomo e

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le stagioni? E non guadagnano forse le stagioni in splendore e in pathos daquell'analogia? Gli istinti di una formica sono di assai poca importanzaconsiderati di per sé; ma nel momento in cui un raggio di relazione si estende daessa all'uomo e quel piccolo animaletto da fatica è visto come qualcuno cheammonisce, un piccolo corpo con un cuore possente, allora tutte le sueabitudini, anche quella che è stata recentemente osservata, che essa non dormemai, diventano sublimi.

A causa di questa radicale corrispondenza tra le cose visibili e i pensieri umani, iselvaggi, che hanno solo ciò che è necessario, conversano attraverso figure. Seandiamo indietro nella storia, il linguaggio diventa più pittoresco, fino alla suainfanzia, quando tutto è poesia, o quando tutti i fatti spirituali sonorappresentati da simboli naturali. Si scopre che gli stessi simboli hanno datoluogo agli elementi originali di tutti i linguaggi. E stato osservato inoltre che leespressioni idiomatiche di tutti i linguaggi si avvicinano fra loro in passaggi diparticolare eloquenza ed effetto. E il primo linguaggio è come l'ultimo. Questaimmediata dipendenza del linguaggio dalla natura, questa conversione di unfenomeno esteriore nel modello di qualcosa di umano, non perde mai il suopotere di coinvolgerci. E questo che dà quell'arguzia alla conversazione di uncontadino dal forte carattere o agli abitanti dei terreni boscosi e selvaggi, chetutti gli uomini dimostrano di apprezzare.

La natura è un interprete attraverso cui l'uomo conversa con gli altri uomini. Ilpotere di un uomo di collegare il suo pensiero con il suo proprio simbolo, e diesprimerlo in questo modo, dipende dalla semplicità del suo carattere, cioè, dalsuo amore della verità e dal suo desiderio di comunicarla senza perdita. Lacorruzione dell'uomo è seguita dalla corruzione del linguaggio. Quando sullasemplicità del carattere e sulla sovranità delle idee prevalgono dei desiderisecondari, il desiderio di ricchezze, di piacere, di potere, e di lodi, e la doppiezzae la falsità prendono il posto della semplicità e della verità, il potere sulla naturacome interprete della volontà viene in un certo grado perduto; nuove immaginicessano di essere create, e vecchie parole sono forzate a indicare cose che nonsono affatto vecchie; una moneta cartacea viene usata quando non c'è oro nellecamere di sicurezza. A suo tempo la frode diviene evidente, e le parole perdonotutto il potere di stimolare la comprensione o gli affetti. Si possono trovarecentinaia di scrittori in ogni nazione da lungo tempo civile che per un breveperiodo credono e fanno credere agli altri di vedere ed esprimere verità, essi cheinvece non hanno la forza di rivestire un solo pensiero nel suo abito naturale,ma si nutrono inconsapevolmente con il linguaggio creato dagli scrittori primaridel paese, quelli cioè che hanno mantenuto un rapporto primario con la natura.Ma gli uomini saggi irrompono attraverso questo stile corrotto e collegano dinuovo le parole alle cose visibili, in modo tale che il linguaggio figurato diventaimmediatamente un'autorevole certificazione che colui che lo usa è un uomo

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alleato con la verità e con Dio. Il nostro discorso, nel momento in cui cresce sulterreno di fatti familiari ed è infiammato dalla passione o esaltato dal pensiero,si veste di immagini. Un uomo che conversa seriamente, se guarda ai suoiprocessi intellettuali, scoprirà che sempre un'immagine materiale più o menoluminosa cresce nella sua mente, contemporaneamente ad Ogni pensiero,rivestendolo dei suoi abiti. Di qui il fatto che la buona scrittura e il discorsobrillante sono perpetue allegorie. Questa produzione immaginativa èspontanea. Rappresenta l'unione dell'esperienza con la presente azione dellamente. E una effettiva creazione. Costituisce l'opera della Causa Originaleattraverso gli strumenti che essa ha già creato.

Questi fatti possono suggerire quale sia, per una mente gagliarda, il vantaggiodella vita rurale rispetto alla vita artificiale e angusta delle città. Della naturaconosciamo più di quello che possiamo, anche volendolo, comunicare. La sualuce fluisce ininterrottamente nella mente, e scordiamo la sua presenza. Il poetao l'oratore cresciuti nei boschi, i cui sensi siano stati formati dinanzi al loroaffascinante e pacificante mutare, anno dopo anno, senza disegno o particolarecura, non perderanno mai completamente la loro lezione, nella confusione dellecittà o nelle risse della politica. Molto tempo dopo, nel mezzo dell'agitazione edel tumulto delle assemblee nazionali, nell'ora della rivoluzione, questeimmagini solenni riappariranno come la luce del mattino, come simboli e paroleopportuni in relazione ai pensieri che gli eventi presenti risveglieranno. Alrichiamo di un nobile sentimento, di nuovo i boschi ondeggiano, i pinimormorano, il fiume scorre e risplende, e il bestiame muggisce sulle montagne,così come lo avevano visto e udito nell'infanzia. E con queste immagini dinanzi,le squille della persuasione, le chiavi del potere sono posti nelle loro mani.

3. Dunque gli oggetti naturali ci assistono nell'espressione di particolarisignificati. Ma quale linguaggio straordinario per esprimere informazioni cosìinsignificanti! C'era forse bisogno di creature di razza così nobile, di questaprofusione di forme, di questa moltitudine di orbite nel cielo, per fornireall'uomo il dizionario e la grammatica del suo discorso municipale? Mentre ciserviamo di questo grandioso cifrario per il disbrigo delle nostre faccendedomestiche, sentiamo che non abbiamo ancora cominciato a usarlo veramente,e che non ne siamo neppure capaci. Siamo come viaggiatori che usano le ceneridi un vulcano per cuocere le uova. Mentre vediamo che è sempre pronto afornire le parole di quello che vogliamo dire, non possiamo evitare la domandase i caratteri siano o no significanti di per sé. Le montagne, le onde e i cieli nonhanno altro significato di quello che consapevolmente attribuiamo loro quandoli usiamo come emblemi del nostro pensiero? Il mondo è emblematico. Parti deldiscorso possono essere metafore, perché l'intera natura è una metafora dellamente umana. Le leggi della natura morale rispondono a quelle della materia

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come un volto si riflette in un vetro. «Il mondo visibile e le relazioni delle sueparti, sono il quadrante su cui leggere l'invisibile». (10)Gli assiomi della fisicatraducono le leggi dell'etica. Perciò si dice che «il tutto è più grande della parte»;«la reazione è uguale all'azione»; «il peso più piccolo può essere spinto asollevare il peso maggiore, poiché la differenza di peso è compensata daltempo»; e molte proposizioni simili, che hanno un significato etico oltre chefisico. Queste proposizioni hanno un senso molto più esteso e universalequando sono applicate alla vita umana di quando sono confinate all'uso tecnico.In modo simile, le parole memorabili della storia e i proverbi delle nazioniconsistono di solito in un fatto naturale, scelto come immagine o parabola diuna verità morale. Così: «Una pietra mossa non fa muschio»; «Meglio un uovooggi che una gallina domani»; «Uno zoppo sulla strada giusta batte un corridoresu quella sbagliata»; «Batti il ferro finché è caldo»; «E difficile trasportare unatazza troppo piena»; «L'aceto è il figlio del vino»; «L'ultima oncia spezzò laschiena del cammello»; «L'albero che vive a lungo mette prima le radici» esimili. Nel loro significato primario questi sono fatti banali, ma li ripetiamo peril valore del loro significato analogico. Ciò che è vero per i proverbi è vero ditutte le favole, parabole e allegorie.

Questa relazione tra la mente e la materia non è una fantasia di qualche poeta,ma è presente nella mente di Dio, e in questo modo può essere conosciuta datutti gli uomini. Che appaia loro oppure no. Quando nei momenti favorevoliconsideriamo questo miracolo, l'uomo saggio dubita di essere stato cieco e sordoin tutti gli altri momenti:

Possono esserci cose come queste, E sovrastarci come una nuvola estiva Senza la nostra speciale meraviglia? (11)

poiché l'universo diventa trasparente, e la luce di leggi ancor più alte delle suerisplende attraverso esso. E il problema costante che ha suscitato la sorpresa estimolato lo studio di ogni grande genio dagli inizi del mondo, dall'età degliegiziani e dei bramini a quella di Pitagora, di Platone, di Bacon, di Leibniz e diSwedenborg. Là, al margine della strada siede la Sfinge, e di età in età, ogniprofeta, passandole accanto, tenta la sorte, svelandone l'enigma. Sembra essereuna necessità dello spirito quella di manifestarsi in forme materiali; e giorno enotte, fiume e tempesta, bestia feroce e uccello, acido e alcale preesistono comeIdee necessarie nella mente di Dio, e sono quello che sono in virtù di precedentiaffetti nel mondo dello spirito. Un fatto è il fine o l'ultimo risultato dello spirito.La creazione visibile èil termine o la circonferenza del mondo invisibile. «Glioggetti materiali - sostenne un filosofo francese - sono necessariamente unasorta di scoria dei pensieri sostanziali del Creatore, che devono sempre

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conservare un esatta relazione con la loro prima origine; in altre parole, lanatura visibile deve avere un aspetto spirituale e morale».

Questa dottrina è astrusa, e anche se le immagini di «veste», «scoria»,«specchio» ecc., possono stimolare la fantasia, dobbiamo chiedere l'aiuto dicommentatori più sottili e vitali per rendere più chiaro questo concetto. «Ogniscrittura deve essere interpretata dallo stesso spirito che l'ha prodotta», è lalegge fondamentale della critica. Una vita in armonia con la natura, l'amoredella verità e della virtù, purificheranno gli occhi fino alla comprensione del suotesto. A poco a poco possiamo arrivare a conoscere il senso primitivo deglioggetti permanenti della natura, così che il mondo sarà per noi un libro aperto,e ogni forma significherà la sua vita nascosta e la sua causa finale.Un nuovo interesse ci sorprende, mentre, dal punto di vista ora suggerito,contempliamo l'impressionante estensione e moltitudine degli oggetti; poiché«ogni oggetto guardato rettamente, apre una nuova facoltà dell'anima». Quellache era verità inconsapevole, diventa, quando viene interpretata e definita in unoggetto, una parte del dominio della conoscenza, una nuova arma nell'arsenaledel potere.

V. Disciplina

Indagando il significato della natura, arriviamo nello stesso tempo a considerareun nuovo elemento: la natura è una disciplina. Questo modo di trarre vantaggiodal mondo include quelli precedenti come sua parte.Spazio, tempo, società, lavoro, clima, cibo, locomozione, gli animali, le forzemeccaniche ci danno, giorno dopo giorno, le lezioni più sincere, dal significatoillimitato. Esse educano sia l'Intelligenza che la Ragione. Ogni proprietà dellamateria è una scuola per l'intelligenza, la sua solidità o resistenza, la sua inerzia,la sua estensione, la sua figura, la sua divisibilità. L'intelligenza aggiunge, divide,combina, misura e trova perpetuo nutrimento e spazio per la sua attività inquesta scena preziosa. Nello stesso tempo, la Ragione trasferisce tutte questelezioni nel suo mondo, quello del pensiero, attraverso la percezione delleanalogie che sposano la Materia e la Mente.

1. La natura è una disciplina del comprendere nell'ambito delle veritàintellettuali. Il nostro contatto con gli oggetti sensibili è un costante esercizionelle necessarie lezioni sulla differenza, la somiglianza, l'ordine, l'essere el'apparire, la progressiva sistemazione, l'ascendere dal particolare al generale, ilconvergere verso un solo risultato di molteplici forze. Proporzionataall'importanza dell'organo da formare è l'estrema cura con cui si deveprovvedere alla sua istruzione, una cura che non viene meno in nessun singolo

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caso. Quale noioso allenamento, giorno dopo giorno, anno dopo anno, senzafine, per formare il senso comune; che continuo ripetersi di fastidi,inconvenienti, dilemmi; quante soddisfazioni prese da uomini meschini ainostri danni; quante discussioni sui prezzi, quanti calcoli degli interessi [...1 etutto questo per formare la Mano della mente; per insegnarci che «i buonipensieri non sono migliori dei buoni sogni, a meno che non siano messi inpratica!». (12)Lo stesso utile compito è svolto dalla Proprietà e dai suoi sistemi derivati deldebito e del credito. Il debito, il debito digrignante, la cui maschera di ferro lavedova, l'orfano, e i figli del genio temono e odiano; il debito, che tanto tempoconsuma, che tanto danneggia e scoraggia un grande spirito con preoccupazioniapparentemente così vili, è un precettore le cui lezioni non possono esseretrascurate: ne hanno bisogno soprattutto coloro che soffrono di più a causa sua.E inoltre, la proprietà, che è stata opportunamente paragonata alla neve che«cade oggi uniformemente, e domani il vento l'ammucchia in cumuli», èsemplicemente l'azione in superficie del meccanismo interno, come le lancettesul quadrante dell'orologio. Mentre ora è ginnastica per l'intelligenza, accumulanella preveggenza dello spirito un'esperienza di leggi più profonde.

L'intero carattere e la fortuna dell'individuo sono condizionati dalle minimedisuguaglianze nella formazione dell'intelligenza: per esempio nella percezionedelle differenze. E grazie allo Spazio e al Tempo che l'uomo può capire che lecose non sono confuse e ammassate in modo disordinato, ma divise eindividuali. Una campana e un aratro hanno una funzione diversa, e una nonpuò svolgere il compito dell'altro. L'acqua è buona da bere, il carbone si puòbruciare, la lana è ottima da indossare; ma la lana non può essere bevuta, l'acquanon può essere filata, né il carbone può essere mangiato. L'uomo saggio mostrala sua saggezza nella separazione, nella gradazione, e la sua scala delle creature edei valori è ampia come quella naturale. La scala degli sciocchi non ha alcunaampiezza; essi suppongono che ogni uomo sia come ogni altro uomo. Ciò chenon è buono lo chiamano il peggio, e ciò che non è odioso essi chiamano ilmeglio.Come, in modo simile, la natura ci educa a stare bene attenti! Essa non perdonaerrori. Il suo sì è sì, e il suo no e no.

I primi passi in agricoltura, astronomia, zoologia (quei primi passi cheintraprendono il contadino, il cacciatore, e il marinaio), insegnano che i dadidella Natura sono sempre truccati; che nei suoi cumuli e rifiuti sono nascostisicuri e utili risultati.

Con quale calma e genialità la mente apprende una dopo l'altra le leggi dellafisica! Quali nobili emozioni dilatano il mortale appena egli entra nei conciliidella creazione, e sente attraverso la conoscenza il privilegio di Essere! La suacapacità di penetrazione lo purifica. La bellezza della natura risplende nel suo

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stesso petto. L'uomo è più grande di quanto possa comprendere, l'universo èmeno grande, perché le relazioni di Tempo e di Spazio svaniscono appena leleggi sono conosciute.

Qui di nuovo siamo impressionati e perfino intimiditi dall'immensitàdell'universo che deve essere esplorata. «Quello che conosciamo è un semplicepunto rispetto a quello che non conosciamo». (13) Apri una qualunque recenterivista di scienza, considera i problemi riguardo alla luce, al calore, all'elettricità,al magnetismo, alla fisiologia, alla geologia, e giudica da te stesso se è possibileche l'interesse della scienza naturale possa mai esaurirsi in fretta.

Lasciando da parte molti particolari della disciplina della natura, non dobbiamoomettere di specificarne due.

L'esercizio della Volontà, ovvero la lezione del potere, è insegnata in ognievento. A partire dal consecutivo impossessarsi, da parte del bambino, dei suoimolteplici sensi fino al momento in cui egli dice: «Sia fatta la tua volontà!», egliapprende il segreto di poter ridurre sotto la sua volontà non solo particolarieventi ma anche grandi classi di eventi, anzi, l'intera loro serie, e di potere in talmodo conformare tutti i fatti al suo carattere. La natura è completamentemediata. E fatta per servire. Subisce il dominio dell'uomo con la stessasottomissione dell'asino che portò il Redentore. Offre tutti i suoi regni all'uomocome materiale grezzo che egli può modellare in oggetti utili. L'uomo non è maistanco di elaborarla. Egli forgia la sottile e delicata aria in sagge e melodioseparole, e fornisce loro le ali come angeli di persuasione e comando. Sempre più,con ogni pensiero, si estende il suo dominio sulle cose, fino a che il mondodiventa alla fine solo una volontà realizzata, il doppio dell'uomo.

2. Gli oggetti sensibili sono conformi alle premonizioni della Ragione eriflettono la coscienza. Tutte le cose sono morali; e nei loro illimitaticambiamenti senza confini hanno un riferimento incessante alla naturaspirituale. Perciò la natura con forme, colori e movimento si gloria che ogniglobo nel cielo più lontano, ogni cambiamento chimico dal più rude cristallo,fino alle leggi della vita, ogni cambiamento di vegetazione dal primo principiodella crescita nell'occhio di una foglia, fino alla foresta tropicale eall'antidiluviana miniera di carbone, ogni funzione animale dalla spugna fino aErcole, suggeriscano o tuonino all'uomo le leggi del bene e del male, e i dieciComandamenti. Perciò la natura è sempre alleata della Religione: mette adisposizione del sentimento religioso tutto il suo fasto e le sue ricchezze. Profetie sacerdoti, Davide, Isaia e Gesù hanno attinto in profondità da questa fonte.Questo carattere etico penetra l'osso e il midollo della natura, tanto da sembrareil fine per cui essa fu creata. Qualunque scopo privato sia soddisfatto da un suoqualunque membro o parte, questa è la sua funzione pubblica e universale e nonè mai omessa. Niente in natura si esaurisce nel suo primo uso. Quando una cosa

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ha servito il suo scopo fino all'ultimo, diventa completamente nuova per unulteriore servizio. In Dio, ogni fine è convertito in nuovi mezzi. In questo modol'uso dei vantaggi, considerato in sé, è meschino e squallido. Ma per la menterappresenta una sorta di educazione alla grande dottrina dell'Uso, cioè che unacosa è buona solo fino al momento in cui serve; che una collaborazione delleparti e un concorso degli sforzi a produrre un risultato è essenziale ad ogniessere. La prima e grezza manifestazione di questa verità è l'inevitabile e odiataeducazione in fatto di valori e di bisogni, in fatto di frumento e di carne.E già stato mostrato, trattando del significato delle cose materiali, come ogniprocesso naturale altro non è che una versione di una sentenza morale. La leggemorale giace al centro della natura e si irradia alla circonferenza. E' il midollo el'essenza di ogni sostanza, di ogni relazione, e di ogni processo, tutte le cose concui abbiamo a che fare predicano a noi. Che cos'è una fattoria se non un vangelomuto? Il fieno e il grano, l'erbaccia e le piante, le loro stesse malattie, la pioggia,gli insetti, il sole sono un sacro emblema dal primo solco di primavera finoall'ultima catasta che la neve dell'inverno ricopre nei campi. Ma il marinaio, ilpastore, il minatore, il mercante, nelle loro innumerevoli risorse, hanno ognunoun'esperienza precisamente parallela, e che conduce alla stessa conclusione;perché tutte le organizzazioni sono radicalmente simili. Non si può nemmenodubitare che questo sentimento morale che così profuma nell'aria e cresce nelgrano, e impregna le acque del mondo, non sia colto dall'uomo e non penetrinella sua anima. L'influenza morale della natura su ogni individuo è quella partedi verità che essa gli illustra. Chi può darne una stima? chi può indovinarequanta fermezza abbia insegnato ai pescatori la roccia battuta dal mare? quantatranquillità sia stata riflessa per l'uomo dal cielo azzurro, sui cui abissi purissimii venti spingono continuamente greggi di nuvole tempestose, senza lasciarealcuna piega o macchia? quanta industria e provvidenza e affetto abbiamoricavato dalla pantomima dei bruti? Che penetrante predicatore dellapadronanza di sé è il fenomeno della Salute, nel suo variare!In ciò viene specialmente appresa l'unità della Natura, l'unità nella varietà, checi viene incontro dappertutto. Tutta l'infinita varietà delle cose ci faun'impressione identica. Senofane si lamentava nella sua vecchiaia che,dovunque egli posasse lo sguardo, tutte le cose s'affrettassero a tornare all'Unità.Era stanco di vedere la stessa entità nella tediosa varietà delle forme. La favola diProteo ha una sua cordiale verità. Ogni particolare natura, una foglia, unagoccia, un cristallo, un momento del tempo, è collegato al tutto, e partecipadella perfezione del tutto. Ogni particella è un microcosmo, e rende fedelmentela sembianza del mondo.

Non esistono somiglianze solo nelle cose la cui analogia è ovvia, come quandoscopriamo il tipo della mano umana nell'arto di un sauro fossile, ma anche inoggetti in cui c'è una grande differenza superficiale. Così l'architettura èchiamata «musica congelata» (14) da Madame De Stael e da Goethe. Vitruvio

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pensava che un architetto dovesse essere un musicista. «Una chiesa gotica - diceColeridge - è una religione pietrificata». Michelangelo sosteneva che, per unarchitetto, la conoscenza dell'anatomia è essenziale. Negli oratori di Haydn, lenote presentano all'immaginazione non solo movimenti, come quelli delserpente, del cervo, e dell'elefante, ma anche colori, come l'erba verde. La leggedei suoni armonici riappare nei colori armonici. Il granito è diverso nelle sueleggi dal fiume che lo consuma solamente per la maggiore o minore presenza dicalore. Il fiume che scorre assomiglia all'aria che soffia sopra di lui; l'ariaassomiglia alla luce che l'attraversa con correnti più sottili; la luce assomiglia alcalore che cavalca insieme a lei attraverso lo Spazio. Ogni creatura non è che unamodificazione dell'altra; la somiglianza in esse è più grande della differenza, e laloro legge radicale è una e la stessa. Di qui viene che una regola di un'arte, o unalegge di un'organizzazione si mantengono vere in tutta la natura, questa Unità ècosì intima che, come si può riconoscere facilmente, giace sotto gli ultimi abiticon cui la Natura si copre, e tradisce la sua origine nello Spirito Universale.Poiché essa pervade anche il Pensiero. Ogni verità universale che esprimiamo inparole, implica o suppone ogni altra verità. Omne verum vero consonat. E comeun grande cerchio su una sfera, comprendente tutti i possibili cerchi che,tuttavia, possono essere tracciati e comprenderla allo stesso modo. Ogni veritàdi tal genere è l'assoluto Ente visto da un lato. Ma esso ha innumerevoli lati.La stessa centrale Unità è ancora più visibile nelle azioni. Le parole sono organifiniti della mente infinita. Esse non possono abbracciare le dimensioni di ciòche è presente nella verità. Esse la interrompono, la fanno a pezzi el'impoveriscono. Un'azione è la perfezione del pensiero, il renderlo pubblico.Un'azione giusta sembra riempire l'occhio, ed essere collegata a tutta la natura.«L'uomo saggio, nel fare una cosa, fa tutto; ovvero in un'attività che svolgerettamente, vede il sembiante di tutto quello che è fatto rettamente». (15)Le parole e le azioni non sono gli attributi della natura muta e bruta. Esse ciintroducono alla forma umana, di cui tutte le altre organizzazioni sembranoessere degradazioni. Quando questa forma appare tra tutte le altre che lacircondano, lo spirito la preferisce a tutte le altre, dice: «Da cose come queste horicavato gioia e conoscenza; in cose come queste ho trovato e contemplato mestesso; gli parlerò; quello spirito può parlare di nuovo; può generare in me unpensiero già formato e vivo». Infatti, l'occhio (la mente) è sempre accompagnatoda queste forme, maschili e femminili; e queste sono incomparabilmente le piùricche informazioni sul potere e sull'ordine che giacciono al cuore delle cose.Sfortunata mente ognuna di esse porta i segni come di qualche ferita, appareguasta e difettosa in superficie. Nonostante cio molto lontano dalla sorda e mutanatura che le circonda tutte queste forme, come condutture di una fontana,poggiano sul mare insondato del pensiero e della virtù cui esse sole, tra tutte leorganizzazioni, offrono l'accesso.

Sarebbe una piacevole ricerca seguire in dettaglio la loro influenza sulla nostra

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educazione, ma dove potrebbe interrompersi? Nell'età adolescente e in quellaadulta siamo uniti ad amici che, come i cieli e le acque, abbracciano nella suaestensione la nostra idea; essi, rispondendo tutti a un certo affetto dell'anima,soddisfano il nostro desiderio in merito; non siamo in grado di metterli a unatale distanza focale da noi da poterli correggere o almeno analizzare. Nonpossiamo fare a meno di amarli. Quando un'importante relazione con un amicoci ha messo a disposizione un modello di eccellenza, e ha aumentato il nostrorispetto per le risorse di Dio che così ci invia una persona reale che superapersino il nostro ideale; quando poi il nostro amico è diventato un oggetto delpensiero e, mentre il suo carattere mantiene tutto il suo effetto inconscio, egli sitrasforma nell'anima in solida e dolce sapienza, è il segno per noi che il suocompito sta per esaurirsi: di solito si sottrarrà in breve alla nostra vista.

VI. Idealismo

Così l'inesprimibile ma intelligibile e praticabile significato del mondo ètrasmesso all'uomo, l'immortale allievo, in ogni oggetto di senso. Tutte le partidella natura cospirano a questo esito della Disciplina.Un nobile dubbio perpetuamente si presenta, se questo esito non sia la CausaFinale dell'Universo; e se la natura esista esternamente. E attraverso unasufficiente porzione di quell'Apparenza che chiamiamo il Mondo, che Dioistruirà una mente umana, trasformandola nel destinatario di un certo numerodi sensazioni congruenti, che chiamiamo sole e luna, uomo e donna, casa ecommercio. Nella mia totale impotenza a verificate l'autenticità dei referti deimiei sensi, a conoscere se l'impressione che essi fanno su di me corrisponda aoggetti esteriori, quale differenza fa, se Orione è lassù nel cielo, o qualche dio nedipinge l'immagine nel firma-mento dell'anima? Poiché le relazioni delle patti el'esito del tutto rimangono uguali, qual è la differenza, che la terra e il mareinteragiscano, e i mondi ruotino e si mescolino senza numero e senza fine,abissi spalancati sotto altri abissi, e galassie che bilanciano galassie, attraverso lospazio assoluto, o che, senza relazioni di tempo e di spazio, le stesse apparenzesiano inscritte nella costante fede dell'uomo? Che la natura goda di un esistenzasostanziale all'esterno, o che esista solo nella rivelazione della mente, è cosaugualmente utile e venerabile per me. Qualunque cosa è ideale per me fino alpunto in cui non posso verificare la precisione dei miei sensi.Le persone superficiali scherzano sulla teoria Idealista, come se le sueconseguenze fossero grottesche; come se essa mettesse in discussione la stabilitàdella natura. Certamente no. Dio non scherza mai con noi, e noncomprometterà il fine della natura permettendo una qualsiasi incongruenza nelsuo processo. Ogni mancanza di fiducia nella permanenza delle leggiparalizzerebbe le facoltà umane. La loro permanenza è rispettata in modo sacro,

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e la fede in ciò è perfetta. Le ruote e i meccanismi dell'uomo sono predispostisulla base dell'ipotesi della permanenza della natura. Non siamo costruiti comeuna nave per essere scossi dalle onde, ma come una casa per rimanere saldi. Enaturale conseguenza di questa struttura, che fino a quando i poteri attivipredominano su quelli riflessivi, ci opponiamo con indignazione a ogni accennoche la natura sia destinata a durare meno o sia più mutevole dello spirito. Ilmediatore, il carraio, il falegname, il doganiere sono costernati di fronte a unadichiarazione di questo genere.

Ma mentre accettiamo interamente la permanenza delle leggi naturali, laquestione dell'assoluta esistenza della natura rimane ancora aperta. E un effettouniforme della cultura sulla mente umana, quello di non indebolire la nostrafede nella stabilità di fenomeni particolari, come il calore, l'acqua, l'azoto, ma dicondurci a considerare la natura come un fenomeno, non come una sostanza; adattribuire esistenza necessaria allo spirito; a stimare la natura come un accidentee un effetto.

Ai sensi e a una intelligenza non rinnovata appartiene una sorta di istintivacredenza nell'assoluta esistenza della natura. Nella loro prospettiva l'uomo e lanatura sono indissolubilmente legati. Le cose sono definitive ed esse nonvedono mai oltre la propria sfera. La presenza della ragione distrugge questafede. Il primo sforzo del pensiero tende ad allentare questo dispotismo dei sensiche ci vincola alla natura come distante e in qualche modo sospesa. Fino aquando questa più alta influenza non intervenga, l'occhio degli animali vede,con straordinaria precisione, lineamenti molto precisi e superfici colorate.Quando l'occhio della Ragione si apre, ai lineamenti esterni e alle superfici siaggiungono improvvisamente grazia ed espressione. Queste procedonodall'immaginazione e dall'affetto, e diminuiscono in qualcbe modo l'angolareprecisione degli oggetti. Se la Ragione è stimolata a una visione più rigorosa, ilineamenti e le superfici diventano trasparenti, e non si scorgono più; le cause egli spiriti attraverso di essi divengono visibili. I migliori, più felici momenti dellavita sono questi deliziosi risvegli dei più alti poteri, e il reverente ritrarsi dellanatura davanti al suo Dio.

Procediamo a indicare gli effetti della cultura.

1. La nostra prima introduzione alla filosofia ideale èun suggerimento che vienedalla Natura stessa.

La natura è fatta per collaborare con lo spirito per la nostra emancipazione. Certicambiamenti meccanici, una piccola alterazione nella nostra posizione locale, ciavvertono dell'esistenza di un dualismo. Noi siamo stranamente colpiti dalvedere la spiaggia da una nave in movimento, da una mongolfiera, o attraverso icolori di un cielo insolito. Il più piccolo cambiamento nel nostro punto di vista

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dà all'intero mondo un aspetto pittorico. Un uomo che cavalca di rado, ha solobisogno di entrare in una carrozza e di attraversare la sua stessa città, pertrasformare le strade in un teatrino di burattini. Gli uomini, le donne, cheparlano, corrono, trafficano, combattono, il solerte artigiano, il fannullone, ilmendicante, i ragazzi, i cani, subito perdono la loro consistenza o, almeno, sonointeramente staccati da tutte le relazioni con l'osservatore, e visti come esseriapparenti, non sostanziali. Quali nuovi pensieri sono suggeriti dal vederel'aspetto del tutto familiare della campagna da una carrozza della ferrovia inrapido movimento! Ecco, gli oggetti più comuni, dopo un lievissimo cambiataento di punto di vista, ci piacciono di più. In una camera oscura ci divertono ilcarro del macellaio, e la figura di uno della nostra famiglia. Allo stesso modo ilritratto di un volto ben noto in qualche modo ci gratifica. Guarda di sotto in su ilpaesaggio, attraverso le gambe: come diventa gradevole quell'immagine, anchese l'hai osservata ogni giorno negli ultimi vent'anni!

In questi casi, attraverso mezzi meccanici, vien suggerita la differenza tral'osservatore e lo spettacolo, tra l'uomo e la natura. Di qui sorge un piaceremescolato con il timore; direi che si percepisce un basso grado di sublime dalfatto probabilmente che qui l'uomo avverte che, mentre il mondo è unospettacolo, qualcosa in lui è stabile.

2. In un modo più alto il poeta comunica lo stesso piacere. Attraverso pochisegni egli delinea, come nell'aria, il sole, la montagna, il campo, la città, l'eroe,la fanciulla, in modo non diverso da come li conosciamo, ma solamente sollevatida terra e sospesi davanti all'occhio. Egli libera la terra e il mare, e li fa girareattorno all'asse del suo pensiero primario, e li ridispone. Posseduto da un'eroicapassione, egli usa la materia come simbolo di questa. L'uomo sensuale conformai pensieri alle cose; il poeta conforma le cose ai suoi pensieri. L'uno stima lanatura nelle sue radici e nella sua fissità; l'altro, come un fluido, e vi imprime ilsuo essere. Per lui il mondo refrattario è duttile e flessibile; egli investe diumanità la polvere e le pietre, e li trasforma in parole della Ragione.L'Immaginazione può essere definita come l'uso che la Ragione fa del mondomateriale. Shakespeare possiede il potere di subordinare la natura agli scopidell'espressione, più di tutti i poeti. La sua imperiale musa fa rimbalzare lacreazione da una mano all'altra come un gingillo, e la usa per incarnare ogniombra di pensiero che gli si affacci alla mente. I più remoti spazi della naturasono visitati, e le cose più lontane e divise sono tenute insieme da una sottileconnessione spirituale. Diveniamo consapevoli che la grandiosità delle cosemateriali è relativa e che tutti gli oggetti si contraggono o si espandono perservire la passione del poeta. Perciò nei suoi sonetti, egli scopre che i nidi degliuccelli, i profumi e i colori dei fiori non sono che ombra della sua amata; iltempo, che la mantiene lontana da lui è il suo scrigno; il sospetto che essa si sia

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risvegliata, è il suo ornamento

Ornamento di bellezza è Sospetto,Nell'aria più dolce del cielo, un corvo che vola (16)

Il suo sentimento non è il frutto del caso; essa si dilata, appena lui parla, a unacittà, o a uno stato.

No, non fu creato come accidente;Non soffre le lusinghe dello sfarzo, né cadeSotto il cipiglio di un servile malcontento;Non teme la politica, quell'ereticoChe opera per spazi di brevi ore contateMa tutto solo sta altamente politico (17)

Nella forza di questa fermezza, le Piramidi gli sembrano un fatto recente etransitorio. La freschezza della giovinezza e dell'amore lo abbaglia per la suasomiglianza al mattino.

Allontana queste labbraChe sì dolci hanno mentito;E gli occhi, alba del giorno,Luci che ingannano il mattino. (18)

La selvaggia bellezza di questa iperbole, posso dire di passaggio, non trovafacilmente paragoni in letteratura.

Questa trasfigurazione che tutti gli oggetti materiali subiscono attraverso lapassione del poeta, questo potere che egli esercita, in ogni momento, dimagnificare ciò che è piccolo e di sminuire ciò che è grande, può essere illustratoda migliaia di esempi dalle sue opere. Ho davanti a me la Tempesta, e citeròsolamente questi pochi versi.

Il promontorio dalle forti basiho scosso, e con i colpi ho sradicato Il pino e il cedro.

Prospero invoca una musica per calmare il frenetico Alonzo, e i suoi compagni:

Una solenne aria è il miglior confortoPer una fantasia turbata. Possa guarire il tuo cervello,

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Ora inutile gonfiore nel tuo cranio.

Ancora:

L'incanto dissolve rapidamente, E, come il mattino subentra furtivo alla notte, Diradando le tenebre, così i loro sensi che si sveglianoCominciano a scacciare le nebbie dell'ignoranza che avvolgonoLa loro ragione più chiara.La loro comprensionecomincia ad espandersi: e la marea montantenempira' in breve le spiagge della ragioneche ora giacciono sporche e fangose (19)

La percezione di reali affinità tra gli eventi (cioè a dire, di ideali affinità, poichésolamente quelle sono reali), mette dunque il poeta nella condizione di liberarsidalle forme e dai fenomeni più imponenti del mondo e di asserire la preminenzadell'anima.

3. Perciò il poeta, mentre ci rallegra animando la natura con i propri pensiericome un creatore, differisce dal filosofo solamente in questo, che l'uno proponela Bellezza come suo scopo principale, l'altro la Verità. Ma il filosofo, non menodel poeta, pospone l'apparente ordine e le relazioni delle cose al dominio delpensiero «Il problema della filosofia - secondo Platone - èquello di trovare unterreno incondizionato e assoluto per tutto ciò che esiste condizionatamente».(20) Essa procede sulla base della fede che una legge determina tutti i fenomeni:conoscendola, tutti i fenomeni possono essere predetti. Quella legge, quando sitrova nella mente, è un'idea. La sua bellezza è infinita. Il vero filosofo e il veropoeta sono un'unica persona, e una bellezza, che è verità, e una verità, che èbellezza, sono lo scopo di entrambi. Il fascino di una definizione di Platone o diAristotele non è forse rigorosamente prossimo a quello dell'Antigone di Sofocle?Si tratta, in entrambi i casi, del fatto che una vita spirituale è stata impartita allanatura; che l'apparentemente solido blocco di materia è stato pervaso e dissoltoda un pensiero; che questo debole essere umano ha penetrato le vaste massedella natura con un anima che le informa, e ha riconosciuto se stesso nella loroarmonia, cioè, ha colto la loro legge. Nella fisica, quando ciò si realizza, lamemoria si scarica dei suoi ingombranti cataloghi di particolari e riduce secolidi osservazioni a una singolare forma.

Perciò perfino nella fisica ciò che è materiale è sempre degradato di fronte allospirituale. L'astronomo, il geometra fanno affidamento sulla loro inconfutabileanalisi, e disdegnano i risultati dell'osservazione. La sublime osservazione di

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Eulero a proposito della sua legge degli archi: «Si scoprirà che questo è contrarioall'esperienza, eppure vero» ha già trasferito la natura nella mente, e lasciato lamateria come un cadavere reietto.

4. E stato osservato che la ricerca speculativa genera invariabilmente un dubbiosull'esistenza della materia. Turgot dice: «E certo che chi non ha mai dubitatodell'esistenza della materia, non ha attitudine alle ricerche metafisiche». Laricerca fissa l'attenzione sulle nature immortali, necessariamente increate, cioèsulle Idee; e alla loro magnifica e maestosa presenza sentiamo che il nostroessere esterno è un sogno e un'ombra. Mentre aspettiamo in questo Olimpo didei, pensiamo alla natura come a un'appendice dell'anima. Ascendiamo alla lororegione, e riconosciamo che queste idee sono i pensieri dell'Essere Supremo.«Esse furono costituite dall'eternità, dall'inizio, o prima che la terra fosse.Quando egli preparò i cieli, erano là; quando stabili le nuvole in alto, quandofissò le sorgenti degli abissi. Allora esse erano con lui, come cresciute con lui.

Egli trasse da loro consiglio».

La loro influenza è proporzionata. Come oggetti di scienza esse sono accessibilia pochi uomini. Pure tutti gli uomini possono innalzarsi alla loro regioneattraverso la pietà o la passione. E nessun uomo tocca queste divine naturesenza diventare in qualche grado egli stesso divino. Come una nuova anima, esserinnovano il corpo. Diventiamo fisicamente sottili e leggeri; camminiamosull'aria; la vita non è più un fardello e pensiamo che non lo sarà mai. Nella loroserena compagnia, nessuno teme l'età, la sfortuna o la morte, poiché vienesottratto alla regione del cambiamento. Quando contempliamo senza veli lanatura della Giustizia e della Verità, impariamo la differenza tra l'assoluto e ilcondizionato o relativo. Apprendiamo l'assoluto. Come se fosse la prima volta,esistiamo. Diventiamo immortali perché impariamo che il tempo e lo spazionon sono che relazioni della materia, che non hanno alcuna affinità con unapercezione della verità o con una volontà virtuosa.

5. Infine, la religione e l'etica, che possono opportunamente essere chiamate lapratica delle idee e l'introduzione delle idee nella vita, hanno un analogo effettorispetto a tutta la cultura più bassa, nel degradare la natura e nel suggerire la suadipendenza dallo spirito. Etica e religione differiscono in ciò, che unarappresenta il sistema dei doveri umani a partire dall'uomo, l'altra, da Dio. LaReligione include la personalità di Dio, l'etica no. Esse, nel nostro presentedisegno, sono una cosa sola. Entrambe mettono la natura sotto i piedi. La primae l'ultima lezione della religione è: «Le cose visibili sono temporali; le coseinvisibili sono eterne». Questo è un oltraggio nei confronti della natura. Negli

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incolti opera quello che la filosofia opera in Berkeley e Vyasa. (21)Il linguaggiouniforme che si può udire nelle chiese delle sette più rozze è: «Disprezza leapparenze non sostanziali del mondo: sono vanità, sogni, ombre, irrealtà; cercale realtà della religione». Il devoto si fa beffe della natura. Alcuni teosofi sonoarrivati a una certa ostilità e indignazione nei confronti della materia, come iManichei e Plotino. Essi diffidano di ogni nostalgia per queste pentole piene dicarne dell'Egitto. Plotino provava vergogna del suo corpo. In breve, tutti questipossono dire della materia, quello che Michelangelo ha detto della bellezzaeterna: «Stoppia fragile e consunta, con cui Dio veste l'anima che egli hachiamato nel tempo». (22) E chiaro così che il movimento, la poesia, la scienzafisica e speculativa e la religione toccano tutte le nostre convinzioni sul mondoesterno. Ma riconosco che c'è una certa mancanza di riconoscenzanell'espandere con eccessiva curiosità i particolari della proposizione generalesecondo cui tutta la cultura ci imbeve di idealismo. Non ho ostilità nei confrontidella natura, ma l'amo come un bambino. Mi muovo e vivo nel caldo giornocome il frumento e i meloni. Parliamo di lei in modo equo. Non vorrei tirarepietre sulla mia bellissima madre, né sporcare il mio nido gentile. Vorrei soloindicare la vera posizione della natura rispetto all'uomo, giacché ogni correttaeducazione mira a questo scopo: raggiungere questo risultato la connessionedell'uomo con la natura - è l'oggetto della vita umana. La cultura inverte levisioni ordinarie della natura e spinge la mente a chiamare apparente ciò che sisuole chiamare reale, e reale ciò che si è soliti chiamare visionario. I bambini, èvero, credono nel mondo esterno. Il pensiero che esso sia pura apparenza èsuccessivo, ma con la cultura questa fede sorgerà sicuramente alla mente, comela prima volta.

Il vantaggio dell'idealismo sulla fede popolare è questo, che presenta il mondoproprio nel modo in cui èpiù desiderabile per la mente. Esso rappresenta,infatti, il punto di vista assunto dalla Ragione, sia speculativa che pratica, cioècome filosofia e come virtù. Giacché, visto alla luce del pensiero, il mondo èsempre fenomenico, e la virtù lo subordina alla mente. L'idealismo ve-de ilmondo in Dio. Contempla l'intera cerchia delle persone e delle cose, delle azionie degli eventi, dei paesi e delle religioni, non come un qualcosa che è accumulatofaticosamente, atomo dopo atomo, atto dopo atto, nel lento avanzare delle età,ma come un vasto quadro che Dio dipinge nell'immediata eternità per lacontemplazione dell'anima. Perciò l'anima si trattiene da troppo ordinari emicroscopici studi del quadro universale. Essa rispetta troppo il fine perperdersi nei mezzi; vede nel cristianesimo qualcosa di più importante degliscandali della storia ecclesiastica o delle sottigliezze della critica; e, nient'affattocuriosa riguardo a persone o a miracoli, senza farsi problema delle provestoriche, accetta da Dio il fenomeno, come lo trova, come pura e impressionanteforma di religione nel mondo. Non si scalda, non si appassiona intornoall'apparenza di ciò che chiama buona o cattiva sorte, intorno al favore o al

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contrasto di questa o quella persona. Nessun uomo e suo nemico. Essa accettaqualunque cosa le possa accadere, come parte della sua lezione. Osserva,piuttosto che fare, e fa solo per poter meglio osservare.

VII. Spirito

E essenziale che una vera teoria della natura e dell'uomo sia in qualche modoprogressiva. Usi che sono esauriti o che possono esserlo e fatti che si esaurisconoin parole non possono essere tutto ciò che è vero a proposito di questo belsoggiorno in cui l'uomo è ospitato, e in cui tutte le sue facoltà trovano unappropriato e infinito esercizio. E tutti gli usi della natura ammettono di esseresommati in un solo, che si apre come sfera infinita all'attività umana. Attraversotutti i suoi regni, fino agli elementi esterni e alla periferia delle cose, essa rimanefedele alla causa da cui ha avuto origine. Essa sempre parla di Spirito. Suggeriscel'assoluto. E un perpetuo effetto. E una grande ombra che indica sempre il solealle nostre spalle.

L'aspetto della natura è devoto. Come la figura di Cristo, essa sta con il capopiegato, e le mani raccolte sul petto. L'uomo più felice è colui che apprende dallanatura la lezione dell'adorazione.

Colui che pensa di più, dirà il minimo di quell'ineffabile essenza che chiamiamoSpirito. Possiamo intravvedere Dio nei fenomeni grezzi e in qualche mododistanti della materia; ma quando tentiamo di descriverlo e di definirlo, sia illinguaggio che il pensiero ci abbandonano, e restiamo impotenti, come stolti eselvaggi. Quell'essenza rifiuta di essere tradotta in proposizioni, ma quandol'uomo l'ha adorata intellettualmente, il più nobile ministero della natura èquello di presentarsi come apparizione di Dio. E l'organo attraverso cui lo spiritouniversale parla a quello individuale, e cerca con forza di ricondurre ad esso lospirito individuale.

Quando consideriamo lo Spirito, vediamo che le opinioni già presentate nonincludono l'uomo nella sua interezza. Dobbiamo a questo proposito aggiungerequalche riflessione.

Tre problemi sono posti alla mente dalla natura: che cos'è la materia? da doveviene? e dove va? L'idealismo risponde solamente alla prima di queste domande.L'idealismo dice: la materia è un fenomeno, non una sostanza. L'idealismo ciavverte della totale disparità tra l'evidenza del nostro essere e l'evidenzadell'essere del mondo. L'uno è perfetto; l'altro, incapace di ogni certezza; lamente è una parte della natura delle cose; il mondo è un sogno divino, da cuipossiamo subito svegliarci alle glorie e alle sicurezze del giorno. L'idealismo èl'ipotesi di considerare la natura attraverso principi diversi da quelli della

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carpenteria e della chimica. Pure, se si limitasse a negare l'esistenza dellamateria, non soddisfa le domande dello spirito. Lascia Dio esterno a me. Milascia nello splendido labirinto delle mie percezioni a vagare senza fine. Quindiil cuore resiste a questo tipo di idealismo, perché negando consistenza effettiva auomini e donne non considera gli affetti. La natura è così pervasa dalla vitaumana che c'è qualcosa di umano nel tutto e in ogni particolare. Ma questateoria mi rende straniera la natura e non tiene conto di quella consanguineitàche le riconosciamo.

Manteniamola dunque, nella presente condizione della nostra conoscenza,semplicemente come un'utile ipotesi introduttiva, che ci serve a farci apprezzarel'eterna distinzione tra l'anima e il mondo.

Ma quando, seguendo gli invisibili passi del pensiero, giungiamo a domandarci:da dove viene la materia? dove si dirige? molte verità sorgono per noi dai recessidella coscienza. Apprendiamo che ciò che è più nobile è presente all'animadell'uomo; che la terribile essenza universale, che non è sapienza, o amore, obellezza, o potenza, ma tutto in uno, e ciascuna di queste interamente, è ciò percui tutte le cose esistono e grazie a cui sono; apprendiamo che lo spirito crea;che lo spirito è presente dietro la natura, attraverso la natura; che, uno e noncomposto, agisce su di noi non dall'esterno, cioè nello spazio e nel tempo, maspiritualmente, o attraverso noi stessi: perciò quello spirito, cioè l'EssereSupremo, non costruisce la natura attorno a noi, ma la produce attraverso di noi,come la vita dell'albero mette nuovi rami e nuove foglie attraverso i pori dellevecchie. Come una pianta sulla terra, così un uomo riposa sul petto di Dio; ènutrito da inesauribili sorgenti e dispone di un potere inesauribile in risposta alsuo bisogno. Chi può mettere limiti alle possibilità dell'uomo? Quando cinutriamo di nobili ideali, e siamo ammessi a contemplare le assolute naturedella giustizia e della verità, apprendiamo che l'uomo ha accesso all'intera mentedel Creatore, è egli stesso creatore nel finito. Questo pensiero, che mi indicadove si trovano le fonti in cui giacciono la sapienza e il potere, e indica nellavirtù

La chiave d'oroChe apre il palazzo dell'eternità (23)

porta sul suo volto la più alta attestazione di verità, perché esso mi spinge acreare il mio mondo attraverso la purificazione della mia anima.Il mondo procede dallo stesso spirito da cui procede il corpo umano. Eun'incarnazione di Dio più remota e inferiore, una proiezione di Dionell'inconscio. Ma differisce dal corpo in un importante aspetto. Non è, comequello, soggetto alla volontà umana. Il suo sereno ordine è inviolabile da partenostra. Perciò è, per noi, ciò che illustra nel presente la mente divina. E un

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punto fermo attraverso cui possiamo misurare il nostro distacco. Appenadegeneriamo, il contrasto tra noi e la nostra dimora diviene più evidente.Diventiamo tanto estranei alla natura, quanto siamo alieni da Dio. Noncomprendiamo il canto degli uccelli. La volpe e il cervo fuggono da noi; l'orso ela tigre ci sbranano. Non conosciamo che l'utilità di poche piante, come ilfrumento, il melo, le patate e la vite. Non è forse il paesaggio, ogni parte delquale appare grandiosa alla vista, un volto di lui? Pure questo può mostrarciquale discordanza esista tra l'uomo e la natura, poiché non si può ammirareliberamente un nobile paesaggio se dei coloni stanno lavorando duramente nelcampo con la vanga. Il poeta trova qualcosa di ridicolo nel suo piacere fino aquando non viene a trovarsi fuori dalla vista degli uomini.

VIII. Prospettive

Nelle ricerche che riguardano le leggi del mondo e la struttura delle cose, laragione più alta è sempre la più vera. Ciò che sembra appena possibile, è cosìrarefatto, è spesso così debole e oscuro poiché è situato nel punto più profondodella mente tra le verità eterne. La scienza empirica può oscurare la vista, eproprio attraverso la conoscenza delle funzioni e del processi può privare chi lastudia di una virile contemplazione del tutto. L'erudito perde il contatto con lapoesia. Ma il naturalista più colto che presta un'intera e devota attenzione allaverità, vedrà che rimane molto da imparare su questa relazione con il mondo, eche questa non deve essere appresa mediante addizione o sottrazione o da altroconfronto di quantità conosciute, ma va raggiunta attraverso movimentispontanei dello spirito, attraverso una continua conquista di sé, e una completaumiltà. Si renderà conto che nello studioso ci sono qualità molto superiori allaprecisione e all'infallibilità; che una congettura è spesso più fruttuosa diun'indiscutibile affermazione, e che un sogno può introdurci più addentro neisegreti della natura di centinaia di esperimenti ben escogitati.

Giacché i problemi che devono essere risolti sono proprio quelli che il fisiologo eil naturalista omettono di enunciare. Non spetta all'uomo conoscere tanto tuttigli individui del regno animale, quanto da dove viene e verso dove conducequesto tirannico principio unificante in lui presente, che continuamentedistingue e classifica le cose e si sforza di ridurre le più diverse a un'unica forma.Quando contemplo uno splendido paesaggio, il mio scopo non è tanto quello dienumerare correttamente l'ordine e la sovrapposizione dei diversi strati, quantopiuttosto quello di riconoscere perché tutto il pensiero della molteplicità siperda in un tranquillo senso di unità. Non posso prestare grande attenzione allapiccolezza dei dettagli fino a che non c'è indizio che spieghi la relazione tra lecose e i pensieri; finché nessun raggio illumina la metafisica dellaconchiliologia, della botanica, delle arti, in modo da mostrare la relazione delle

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forme dei fiori, delle conchiglie, degli animali, dell'architettura, con la mente, eda costruire la scienza sulla base delle idee. In un gabinetto di storia naturale,percepiamo una certa occulta identificazione e simpatia riguardo alle più goffeed eccentriche forme delle bestie, dei pesci e degli insetti. L'americano che si èlimitato, nel suo paese, alla vista di edifici disegnati seguendo modelli stranieri,rimane sorpreso nell'entrare nella cattedrale di York o in S. Pietro a Roma,avvertendo che queste strutture sono anch'esse imitazioni, deboli copie di uninvisibile archetipo. Né la scienza ha sufficiente umanità, fino a che il naturalistatrascura quella straordinaria corrispondenza che esiste tra l'uomo e il mondo; dicui l'uomo è signore, non perché ne sia il più perspicace abitante, ma perché nerappresenta la guida e il cuore, e trova qualcosa di se stesso in ogni grande opiccola cosa, in ogni strato di montagna, in ogni nuova legge del colore, in ogninuovo fatto astronomico, o in ogni influenza atmosferica che l'osservazione ol'analisi mettano in luce. La percezione di questo mistero ispira la musa diGeorge Herbert, l'affascinante salmista del diciassettesimo secolo. I seguentiversi sono parte del suo piccolo poema sull'uomo.

L'uomo è tutto simmetria,Pieno di proporzioni, un arto coll'altro,E tutto l'uomo con tutto il mondoOgni membro può chiamare fratello il più lontanoPoiché il capo e i piedi hanno un'intima connessioneEd entrambi sono legati alle lune e alle maree.

Niente è così lontano

che l'uomo non lo catturi e tenga come sua preda;I suoi occhi fanno scendere le stelle più alte:In piccolo egli è tutta la sfera.Le erbe felicemente curano la nostra carne, poiché esseTrovano qualcosa a loro affine.

Per noi soffiano i venti,La terra riposa, il cielo si muove, e le fontane scorrono.Nulla vediamo che non significhi il nostro bene,nostra delizia, o nostro tesoro;Il tutto è nostro luogo di nutrimento o stanza di piacere.

Le stelle ci mandano a dormire:La notte tira la cortina che il sole solleva.La musica e la luce ci accompagnano.Tutte le cose sono gentili verso la nostra carne,

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Nel loro discendere ed essere; verso la nostra mente,Nella loro ascesa e causa.

Più servi sono soggetti all'uomoDi quanti egli s'avveda. In ogni sentiero,Egli calpesta ciò che gli soccorre,Quando la malattia lo rende pallido e debole.Oh possente amore! L'uomo è un mondo, eUn altro lo accompagna.

La percezione di questa categoria di verità produce l'attrazione che spinge gliuomini verso la scienza, ma si perde di vista il fine con l'attenzione ai mezzi. Difronte alla scienza come conoscenza dimezzata, accettiamo l'affermazione diPlatone, che «la poesia arriva piu vicino alla verità vitale di quanto non possa lastoria». Ogni congettura e divinazione ha diritto a un certo rispetto, eimpariamo a preferire teorie imperfette, e frasi che contengono tracce di verità, asistemi ben ordinati che non offrono alcun valido suggerimento. Uno scrittoresaggio sentirà che gli scopi dello studio e della composizione sono soddisfatti nelmigliore dei modi annunciando regioni del pensiero non ancora scoperte,comunicando così, attraverso la speranza, una nuova attività allo spirito apatico.Per questi motivi concluderò questo saggio richiamandomi ad alcune tradizionisull'uomo e la natura, che un certo poeta mi ha cantato e che, come sono semprestate presenti nel mondo, forse riappariranno a ogni cantore, sia nella storia chenella profezia.

«I fondamenti dell'uomo non sono nella materia, ma nello spirito. L'elementodello spirito è l'eternità. Per lui, dunque, la serie più lunga degli eventi, e le piùantiche cronologie sono giovani e recenti. Nel ciclo dell'uomo universale, da cuiprocedono gli individui conosciuti, i secoli sono punti, e tutta la storia non è chel'epoca di una degradazione.

«Noi rinneghiamo e sconfessiamo interiormente la nostra simpatia con lanatura. Ammettiamo e neghiamo i nostri rapporti con lei, di volta in volta.Siamo come Nabucodonosor, detronizzati, privati della ragione, e intenti amangiare erba come un bue. Ma chi può porre limiti alla efficacia curativa dellospirito?«Un uomo è un dio in rovina. Quando gli uomini sono innocenti, la vita sarà piùlunga, e diventerà immortale dolcemente, come ci risvegliamo dai sogni. Ora, ilmondo sarebbe folle e furioso, se questa disorganizzazione dovesse durare percentinaia di anni. È dominato dalla morte e dall'infanzia. L'infanzia è il perpetuoMessia, che viene nelle braccia di uomini caduti, e li invita a tornare in paradiso.«L'uomo è il nano di se stesso. Una volta egli era permeato, dissolto dallo spirito.Ha riempito la natura con le sue traboccanti correnti. Da lui sorgono il sole e la

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luna; dall'uomo il sole, dalla donna la luna. Le leggi della sua mente, i periodidelle sue azioni si esprimevano nel giorno e nella notte, nell'anno e nellestagioni. Ma, avendo creato per se stesso questo enorme guscio, le sue acque sisono ritirate; egli non riempie più le vene e i capillari; è ridotto a una goccia.Vede che la struttura è ancora della giusta misura per lui, ma lo è in modocolossale. Si può dire, piuttosto, che una volta era adatta a lui, mentre ora glicorrisponde solo da lontano e dall'alto. Egli adora timidamente il suo stessolavoro, Ora è l'uomo il seguace del sole, la donna della luna. Pure qualche voltasobbalza nel suo sonno, e si meraviglia di se stesso e della sua casa, e meditastranito sulla somiglianza tra sé e questa. Percepisce che se la sua legge è ancorasuperiore, se possiede ancora un potere elementare, "se la sua parola rimanenonostante tutto autentica in natura" (24), si tratta di un potere nonconsapevole, non inferiore, ma superiore alla sua volontà. E l'istinto».

In questo modo ha cantato il mio poeta orfico. (25)

Nel momento presente, l'uomo non applica alla natura che metà della sua forza.Opera nel mondo con la sola intelligenza. Vive in esso e lo domina con un soldodi sapienza; e colui che opera soprattutto in esso non e che un mezzo uomo;mentre le braccia sono forti e la digestione buona, la mente è abbrutita, è unselvaggio egoista. Il suo rapporto con la natura, il suo potere su di essa èattraverso l'intelligenza, come concime; l'utilità economica del fuoco, il vento,l'acqua, e l'ago della bussola; il vapore, il carbone, l'agricoltura chimica; leriparazioni del corpo umano a opera del dentista e dchimico. E una ripresa dipotere come se un re allontanato dai suoi territori dovesse comprarli pollicedopo pollice, invece di saltare all'improvviso sul proprio trono. Nel frattempo,nella spessa oscurità, non sono mancati baleni di una luce migliore, esempioccasionali dell'azione dell'uomo sulla natura come l'intera sua forza, tanto conla ragione, quanto con l'intelletto. Questi esempi sono la tradizione dei miracolinella storia più antica delle nazioni; la vicenda di Gesù Cristo; la traduzionepratica di principi, sia nelle rivoluzioni religiose che in quelle politiche, enell'abolizione del commercio degli schiavi; i miracoli dell'entusiasmo, comequelli di Swedenborg, di Hohenlohe (26), e dei Quaccheri; i molteplici oscuri epure contestati fatti, che ora vanno sotto il nome di magnetismo animale; lapreghiera, l'eloquenza, la possibilità di guarire se stessi; e la sapienza deibambini. Questi sono esempi della momentanea presa di potere da parte dellaRagione; l'esercizio di un potere che non esiste nel tempo e nello spazio, ma cheirrompe con efficacia nell'istante. La differenza fra la forza reale e quella idealedell'uomo è felicemente descritta dai filosofi scolastici, nel dire che laconoscenza dell'uomo è una conoscenza notturna, vespertina cognitio, mentrequella di Dio è una conoscenza mattutina, matutina cognitio.

Il problema di restaurare l'originaria ed eterna bellezza del mondo è risoltoattraverso la redenzione dell'anima. La rovina o il vuoto che vediamo quando

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guardiamo alla natura, sono nel nostro occhio. L'asse della visione non coincidecon l'asse delle cose, e così esse non appaiono trasparenti, ma opache. Laragione per cui il mondo manca di unità, e giace a pezzi e a mucchi, è che l'uomomanca di unità con se stesso. Egli non può essere un naturalista fino a che nonsoddisfa tutte le domande dello spirito. L'amore è sia un bisogno che unapercezione. Nessuno dei due può essere perfetto senza l'altro. Nel supremosignificato delle parole, il pensiero è devoto, e la devozione è pensiero. Ilprofondo chiama il profondo. Ma nella società attuale questo matrimonio non ècelebrato. Ci sono uomini innocenti che adorano Dio secondo la tradizione deiloro padri, ma il loro senso del dovere non si è ancora esteso all'uso di tutte leloro facoltà. E ci sono pazienti naturalisti, ma essi raffreddano il loro soggettosotto il gelido vento dell'intelligenza. Non è una preghiera anche lo studio dellaverità, un escursione dell'anima nell'infinito sconosciuto? Nessuno ha maipregato di cuore senza imparare qualcosa. Ma quando un pensatore devoto,risoluto a isolare ogni oggetto da relazioni personali e a vederlo nella luce delpensiero, accenderà nello stesso tempo la scienza con il fuoco dei più sacriaffetti, allora Dio riprenderà a creare.

Non ci sarà bisogno, per la mente preparata allo studio, di cercare oggetti. Ilsegno invariabile della saggezza consiste nel vedere il miracolo in ciò che ècomune. Che cos'è un giorno? Che cos'è un anno? Che cos'è un'estate? Che cos'èuna donna? Che cos'è un bambino? Che cos'è il sonno? Alla nostra cecità, questecose sembrano prive di valore. Noi raccontiamo favole per nascondere la povertàdel fatto e conformarlo, come noi diciamo, alla più alta legge della mente. Maquando il fatto è visto alla luce di un'idea, la favola sfarzosa scolorisce eavvizzisce. Contempliamo la vera, più alta legge. Per il saggio perciò un fatto èvera poesia, e la più bella delle favole. Queste meraviglie sono alle nostre porte.Anche tu sei un uomo. L'uomo e la donna e la loro vita sociale, la povertà, illavoro, il sonno, la paura, la fortuna, ti sono noti. Impara che nessuna di questecose è superficiale, ma che ogni fenomeno ha le sue radici nelle facoltà e negliaffetti della mente. Mentre la questione astratta occupa il tuo intelletto, lanatura lo trasforma in un fatto concreto da risolversi con le tue mani. Sarebbeuna valida ricerca mettersi al tavolino e paragonare punto dopo punto,specialmente nei momenti di crisi nella vita, la nostra storia quotidiana con lanascita e il progresso delle idee nella mente.

Così giungeremo a guardare al mondo con nuovi occhi. La risposta alla domandasenza fine dell'intelletto: Che cos'è la verità? e degli affetti: Che cos'è il bene?Questa risposta verrà abbandonandosi passivamente alla volontà educata.Avverrà allora quello che ha detto il mio poeta: «La natura non è fissa ma fluida.Lo spirito la altera, la modella, la fa. L'immobilità o la brutalità della natura èassenza di spirito; per il puro spirito essa è fluida, instabile, obbediente. Ognispirito costruisce per se stesso una casa e oltre alla sua casa un mondo, e oltre al

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suo mondo un cielo. Considera dunque che il mondo esiste per te. Perché tu seiil fenomeno perfetto. Possiamo vedere solo ciò che siamo. Puoi avere e fare tuttoquello che Adamo ha avuto, Cesare ha fatto. Adamo ha chiamato la sua casa,cielo e terra; Cesare ha chiamato la sua casa, Roma; tu forse chiami tuo ilnegozio di un calzolaio, un centinaio di acri di terra arata, o la soffitta di unostudioso. Pure, verso dopo verso e punto dopo punto il tuo dominio è altrettantogrande del loro, anche se privo di nomi famosi. Costruisci perciò il tuo propriomondo. Appena conformerai la tua vita alla pura idea nella tua mente, ti siriveleranno le sue grandi proporzioni. Una corrispondente rivoluzione nelle coseaccompagnerà l'influsso dello spirito. In questo modo svaniranno rapidamentele sgradevoli apparenze, maiali, ragni, serpenti, insetti, manicomi, prigioni,nemici; essi sono temporanei e spariranno. Il sole asciugherà e il ventodisperderà lo sporco e il sudiciume della natura. Come quando l'estate viene dalsud e i banchi di neve si sciolgono e il volto della terra diventa verde davanti aessa, così lo spirito che avanza creerà i propri ornamenti lungo il suo sentiero eporterà con sé la bellezza che lo visita e la canzone che lo incanta; disegneràsplendidi volti, caldi cuori, un saggio discorso, e atti eroici, attorno alla sua via,fino a che il male sparirà. Il regno dell'uomo sulla natura, un regno che vienenon osservato, un dominio che oltrepassa il suo stesso sogno di Dio, siinstaurerà suscitando nell'uomo una meraviglia non inferiore a quella del ciecocui gradualmente è restituita la vista perfetta».

NOTE

(1) L'epigrafe proviene da Plotino, probabilmente attraverso R. Cudworth.

(2) Si tratta della poesia «Man», di G. Herbert, che sarà citata più avanti.

(3) È Plutarco.

(4) È Sallustio.

(5) Eroe svizzero della battaglia di Sempach (1386).

(6) Puritano, condannato a morte dopo la Restaurazione nel 1662.

(7) Condannato a morte nel 1683.

(8) In italiano, frequente in Emerson, proviene da S. T. Coleridge.

(9) I Cor 15, 44.

(10) Da Swedenborg.

(11) W. Shakespeare, Macbeth, 111,1V, 110-112. Seguono tre citazioni, di G. Oegger,di G. Fox e di Coleridge.

(12) Da Bacon, Of great place.

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(13) Citazione attribuita al vescovo J. Butler.

(14) L'idea è fatta risalire dallo stesso Emerson a Vitruvio.

(15) Dalla traduzione di Carlyle di Goethe, Wilhelm Meister's Travels.

(16 )W. Shakespeare, sonetto LXX.

(17) Id., sonetto CXXIV.

(18) Id., Measure for Measure, IV, I, 1-4.

(19) Id., The Tempest, V, I, 46-68.

(20) Cita da Coleridge, The Friend.

(21) Poeta e saggio indiano, cui si attribuisce il Mahabharata.

(22) Cfr. il Sonetto 51, Il, 9-11 di Michelangelo.

(23) Milton, Comus, 13-15.

(24) W. Shakespeare, King Richard, Il, IV, I, 264.

(25) Con ogni probabilità è di Emerson stesso.

(26) Lo scrittore cattolico e vescovo Alexander Leopold di Hohenlohe-Waldenberg-Schillingsfuerst (1794-1849).

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Natura (1844)

Questo mondo rotondo è bello a vedersi, nove volte di mistero fasciato;e benché non sappiano i veggenti, imbarazzati, svelare il segreto del suo cuore operoso, tu fa' battere il tuo con quel di Natura, e ti sarà tutto chiaro da un capo all'altro. Lo spirito che in ogni forma si tien celato fa cenni allo spinto che più gli è affine; della sua incandescenza risplende ogni atomo, e allude al futuro che gli appartiene. (1)

In quasi ogni stagione dell'anno vi sono dei giorni, in questo nostro clima, neiquali il mondo sembra toccare il vertice della sua perfezione; in cui l'aria, i corpicelesti, la terra compongono una sola armonia, quasi che la natura volessemostrarsi indulgente verso tutto ciò che da essa è nato; giorni in cui, in questipiù grigi luoghi settentrionali del pianeta, nulla abbiamo a desiderare di quantocosì spesso ci è stato raccontato di altre più felici latitudini, e anche noipossiamo goderci le soleggiate ore della Florida o di Cuba; giorni in cui tutto ciòche vive dà segni di un suo tranquillo appagamento e il bestiame che se ne staplacidamente sdraiato sembra che rumini grandi e solenni pensieri. Con un po'più di certezza, tali giorni alcionii (2) possiamo aspettarceli in quel tersoperiodo d'ottobre che chiamiamo «estate indiana». (3) Il giorno, lungo oltremisura, sonnecchia sulle ampie colline, nel tepore dei campi estesi. Aver vissutoquelle prolungate ore di sole è già un'esperienza di longevità. I luoghi piùsolitari non sembrano così soli. Davanti alle soglie della foresta, il frastornatouomo di città è messo in condizione di metter da parte i suoi cittadineschicriteri di ciò che è grande e di ciò che è piccolo, di ciò che è saggio e di ciò che èsciocco. E la consunta bisaccia delle consuetudini scivola giù dalle spalle nonappena egli s'inoltra dentro questi recinti. Vi è qui come una sacralità che mettein imbarazzo le nostre religioni e una verità che potrebbe discreditare i nostripiù acclamati eroi. Qui riscopriamo come la natura sia la realtà che farimpicciolare, al confronto, ogni altra realtà, e come essa giudichi simile a un dioogni uomo che venga a lei. Siamo sgusciati via dalle nostre chiuse, affollatedimore, nella notte e al mattino, ed eccoci ad ammirare da quali maestosebellezze siamo quotidianamente circondati e fasciati. Come vorremmo sfuggirealle tante barriere che ce le rendono intanto, almeno in parte, inoperanti, comevorremmo sfuggire a sofismi e riserve mentali, come vorremmo compenetrarci

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nella natura! La temperata luce dei boschi è come un perpetuo mattino, èstimolante, eroica. S'insinuano dentro di noi le antiche magie di questi luoghi. Ifusti dei pini, degli abeti, delle querce brillano come ferro davanti all'occhioinfiammato. E i muti alberi cominciano a persuaderci che meglio sarebbe viverecon loro e abbandonare questa nostra vita fatta di solenni futilità. Qui non vi èstoria, non vi è chiesa o stato che si sovrappongano, come un'interpolazione, alcielo divino e al grande anno immortale. Oh, come agevolmente abbiamo potutoinoltrarci nel paesaggio che si apriva, assorbiti da nuove immagini e da pensieriin incalzante successione fra loro, finché a poco a poco il ricordo stesso dellacasa era quasi svanito dalla nostra mente, e ogni ricordanza si era dissolta nelpredominio assoluto del presente, mentre eravamo condotti in trionfo dallanatura!

Questi incanti sono un balsamo, ci trasmettono un senso di sobrietà, ci ridannosalute. Ecco dei piaceri semplici, benefici, genuini. Ritorniamo a noi stessi,stringiamo amicizia con quella «materia» che l'ambizioso chiacchiericcio dellescuole filosofiche vorrebbe invece indurci a disprezzare. Non possiamo, alcontrario, separarcene; l'anima ama la sua vecchia dimora: quello che è l'acquaper la nostra sete, sono la roccia e la terra per i nostri occhi, per le nostre mani ei nostri piedi. È acqua allo stato solido, è fiamma congelata: quale sanità, qualeaffinità! Sempre un vecchio amico, sempre un caro amico e fratellosopraggiungono, mentre noi con sussiego ci intratteniamo a cianciare con degliestranei, con le loro oneste facce, e si prendono con noi una ferma libertà e cifanno vergognare delle nostre idiozie. Le città non concedono spazio sufficienteai sensi umani. E sia di giorno 'che di notte ci tocca andar fuori a nutrirci gliocchi di orizzonti e a richiedere la nostra parte di spazio, così come abbiamobisogno dell'acqua per lavarci. Vi è tutta una graduatoria di influenze naturali,da questo potere che ha la natura di tenerci in quarantena, fino a quei piùpreziosi e cospicui doni che essa ha in serbo per la nostra immaginazione e perla nostra anima. C'è il secchio pieno di fresca acqua di fonte, c'è il bel fuococrepitante di rami di bosco verso il quale il viandante intirizzito corre arifugiarsi, e vi è la sublime morale dell'autunno e del meriggio. Ci rannicchiamonella natura, simili a parassiti ricaviamo dalle sue radici e dai suoi chicchi ilnostro sostentamento e riceviamo sguardi dalle celesti sfere, che ci invitano allasolitudine e ci preannunciano lontani futuri eventi. L'azzurro zenit è il punto incui s'incontrano immaginazione e realtà. Io credo che se fossimo rapiti in quelloche sogniamo che sia il paradiso e potessimo conversare con Gabriele e conUriele, (4) l'altissimo cielo sarebbe tutto ciò che resterebbe del nostroarredamento.

Non è mai per noi un giorno del tutto profano quello in cui si sia prestatoattenzione ad un qualche oggetto naturale. Il cadere dei fiocchi nevosi in un'aria

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immobile che conserva a ogni cristallo la sua perfetta forma; il turbinio dellatormenta sopra un liscio specchio d'acqua o su una pianura; l'ondeggiare di uncampo di segale; il mimico fluttuare di un campo di houstonia, con i minuscolifiori che biancheggiano e s'increspano dinanzi ai nostri occhi; il rispecchiarsi dialberi e fiori in laghi cristallini; il musicale, vaporoso e odoroso vento del sud,che fa di ogni albero un'arpa; lo scoppiettio e il cigolio, tra le fiamme, dei ramid'abete o dei tronchi di pino che, nel soggiorno, dispensano gloria a volti epareti: ecco la musica e le immagini della religione più antica che vi sia almondo. La casa in cui vivo è posta su un tratto di terreno un po' basso, con vistalimitata davanti a me, e all'estremità dell'abitato. Ma in compagnia di un amico,io spesso mi reco sulle rive del nostro modesto fiume, (5) e con un sol colpo diremo mi distacco dalle beghe e dalle personalità del luogo: sì, e dall'interomondo di piccoli centri e di personalità, e mi trasferisco in un delicato reame ditramonti e di pleniluni, troppo splendido, forse, per quell'essere contaminatoche è l'uom6, e perché vi si possa accedere senza una qualche forma di noviziatoe di accettazione. Penetriamo, corporeamente, in quest'incredibile bellezza;affondiamo le nostre mani in questa variegata dimensione, mentre i nostri occhisi bagnano di queste luci e di queste forme. Una vacanza, una villeggiatura, (6)una regale allegrezza, la più superba e la più lieta festa che bellezza, valore ebuongusto abbiano mai approntato, prende così inizio all'istante. Queste nuvolenel tramonto, queste stelle timidamente emergenti, con quel loro discreto eineffabile occhieggiare, sono lì ad annunciarla e a presentarla. E ricevoammaestramenti circa la pochezza delle nostre risorse inventive, e sullabruttezza e il grigiore di città e palazzi. Arte e lusso sanno già da un pezzo chedevono operare come accrescimento e sviluppo di questa originaria bellezza. Ericevo anche un bel po' di istruzioni per il ritorno. D'ora in avanti non sarò piùtanto accondiscendente. Non potrò più tornare a baloccarmi. Sono oramaturato, sono diventato più fine ed esigente. Non potrò più vivere senza unostile, senza eleganza: ma sarà un uomo di campagna il mio maestro dicerimonie. Si, lui, che conosce tante cose, che conosce quali virtù e qualidolcezze siano nella terra, nelle acque, nelle piante, nei cieli, e che sa comearrivare a tali incantamenti, lui è il vero uomo ricco e regale. E soltanto nellamisura in cui gli stessi signori del mondo si degnano di chiamare la natura inloro aiuto, riescono a toccare il vertice della magnificenza. E questo il significatodei loro giardini pensili, delle loro ville e case-giardino, e isole e parchi e riservedi caccia: al fine, si direbbe, di puntellare le loro carenti personalità con questirobusti accessori. Né mi stupisco poi se, con tali pericolosi ausiliari, gli interessiterrieri assumono quel loro così prevalente peso nella vita pubblica. Ecco quelloche, in realtà, ci attira e ci seduce: non i re, non i grandi palazzi, non gli uominie le donne, ma queste tenere e poetiche stelle, eloquenti di segrete promesse.Abbiamo sentito ciò che ci diceva l'uomo ricco, sappiamo ora tutto della suavilla, del suo boschetto, dei suoi vini e della sua brigata di amici: ma il vero

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allettamento, il motivo vero dell'invito vennero a noi dall'incanto di questestelle. Nel loro mite ammiccare io leggo tutto ciò che l'umanità si è sforzata direalizzare: a Versailles, a Pafo, a Ctesifonte. (7) E non è anche, a ben pensarci,per la magia di un orizzonte e per un azzurro sfondo di cielo che si salvano lenostre stesse opere d'arte? Altrimenti, sarebbero inezie. Quando i ricchiobbligano i poveri all'ossequio e al servilismo, dovrebbero considerare gli effettiche essi, ritenuti i supremi possessori della natura, provocano su quelle mentiimmaginose. Ah, se i ricchi fossero ricchi come i poveri immaginano che siano iricchi! Un ragazzo sente, a sera, suonare una banda musicale, e ha subitodinanzi a sé, come in carne e ossa, re, regine e famosi cavalieri. Ode l'eco di uncorno in una zona collinosa (su per le Notch Mountains, per esempio), (8) che diquelle alture fa un'armoniosa arpa eolica, e immediatamente questi suonisovrannaturali gli restituiscono tutta la mitologia dei Greci, e Apollo e Diana, edivini cacciatori e cacciatrici. Tanto può essere eccelsa e di così maestosabellezza una nota musicale! Al giovane poeta povero la società appare così comecirconfusa di una luce favolosa. Egli è leale; rispetta il ricco: t ricchi sono tali percompiacere alla sua immaginazione, che sarebbe ben povera se quei ricchi nonesistessero! Il fatto che essi posseggano boschetti cinti da alti steccati chechiamano parchi; che vivano in sale ampie e sfarzose quali mai egli ha veduto, eche si rechino in carrozza in località termali e in lontane città, frequentando lacompagnia di persone eleganti, costituisce la base da cui egli attinge perdelineare possedimenti ancor più favolosi, di fronte ai quali quelli reali non sonoche misere baracche. La Musa per prima inganna il suo pupillo, e aggiunge aidoni di quella ricchezza aristocratica una non so quale irradiazione che sembraprovenire dall'aria stessa, dalle nubi, dalle foreste lungo il bordo della strada -quasi come un particolare alto favore concesso a quei patrizi da genietti patrizi,da una sorta di aristocrazia che operi dentro la natura, da un potente principedell'aria.

Non sempre, certo, si può riscontrare una tale sensibilità morale che cosìfacilmente crea nuovi Eden e valli di Tempe, (9) ma c e pur sempre, nonlontano, un buon paesaggio. Tali incanti potremmo trovarli senza bisogno diandare a visitare il lago di Como o l'isola di Madeira. Siamo portati a esagerare leattrattive di questo o quel luogo. In ogni paesaggio vi è quel massimo di stuporerappresentato dall'incontro di cielo e terra, e ciò può essere osservato sia dall'altodella prima collinetta che s'incontra che dalle vette degli Alleghany. Di notte, lestelle pendono sulla più oscura radura con la stessa spiritata bellezza chediffondono sulla Campagna romana (10) o sui marmorei deserti d'Egitto. Lenuvole vaganti per il cielo e i colori del mattino e della sera trasfigurano i piùcomuni aceri e ontani. Vi è minima differenza tra un paesaggio e l'altro; magrande è la differenza tra un osservatore e l'altro. Nulla è più straordinario, in unqualsiasi paesaggio, che la stessa necessità d'essere bello cui sottostà ogni

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paesaggio. La natura non si fa mai sorprendere in vestaglia. La bellezza irrompedappertutto.Ma sarebbe ben facile conquistare la simpatia dei lettori insistendo su un taleargomento topico che i dotti definirono come proprio della natura naturata,vale a dire natura «passiva». Né se ne può direttamente parlare senza qualcheesagerazione. Altrettanto facile è intavolare, in una varia compagnia, quello chevien definito «il discorso religioso». Una persona suscettibile non ama peròindulgervi troppo, e adduce la scusa di un qualche suo più ordinario impegno:deve andare a vedere un suo lotto di bosco, o a sorvegliare il raccolto o a ritirareuna pianta o un minerale che gli hanno spedito da una remota località, o perchéha con sé un fucile da caccia o una canna da pesca. Io penso che un tale pudoreabbia le sue buone ragioni. Il dilettantismo verso la natura è sempre sterile evacuo. Il bellimbusto di campagna non è migliore del suo collega di Broadway.Gli uomini sono per natura cacciatori, e vorrebbero sempre saperne di più di vitae arti primitive, e io sono dell'opinione che informatori come gli spaccalegna ogli Indiani potrebbero fornire dati di fatto al riguardo e prendere posto nei piùsontuosi salotti e nei più ristretti cenacoli; eppure, di solito, o perchéaffrontiamo con una certa dose di goffaggine un tale delicato argomento, o perqualche altra ragione, non appena s'incomincia a scrivere della natura, si cadesubito in forme eufuistiche. (11) La frivolezza è il tributo che meno si addice aPan, il quale dovrebbe esser presentato, nella mitologia, come il più temperantefra gli dei. Non vorrei, a mia volta, apparire frivolo di fronte al riserbo e allecautele dei nostri tempi, ma non posso fare a meno di ritornare spesso su questovecchio argomento. Il gran numero di false chiese testimonia a favore della verareligione. Letteratura, arte, scienza sono l'omaggio che l'uomo rende a questoinsondato segreto, di fronte al quale nessuna persona ragionevole può affettareindifferenza o disinteresse. La natura è amata da tutto quanto vi è di meglio innoi. Essa è amata come la città di Dio, benché - o forse proprio per questo - nonvi sia nessun cittadino. Il tramonto è dissimile da tutto quanto è al di sotto diesso: richiede vere presenze umane. E la bellezza della natura appare sempre unpo' irreale e sorniona finché il paesaggio non contenga figure umane che sianodi pari valore. Se vi fossero uomini perfetti non esisterebbe, anzi, questorapimento nella natura. Se il re è nel suo palazzo, nessuno sta a guardare lepareti. È solo dopo che egli se n'è andato e la casa è piena solo di servi e dicuriosi, che spostiamo lo sguardo dalla gente per trovar sollievo nelle maestosefigure suggerite dai quadri e dall'architettura. Quelli che lamentano comemorbosa la separazione fra la bellezza della natura e le cose che devono esserfatte, devono considerare che questo nostro andare a caccia del pittoresco èinseparabile dalla nostra protesta nei riguardi delle falsità sociali. L'uomo ècaduto; la natura è sempre in piedi e fa da termometro differenziale rivelando lapresenza o l'assenza di sentimento divino nell'uomo. Ed è per colpa della nostrainsipienza e del nostro egoismo che ci rivolgiamo alla natura; ma quando

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saremo sulla via della guarigione, sarà la natura a rivolgersi a noi. Guardiamocon un senso di compunzione il ruscello che spumeggia; ma se la nostra vitascorresse con la sua giusta carica di energia, sarebbe il ruscello a sentirevergogna. La corrente dello zelo manda scintille di vero fuoco e non raggi riflessidi sole o di lùna. La natura può anche essere studiata, come il commercio, da unpunto di vista d'interesse egoistico. Per l'egocentrico l'astronomia diventaastrologia; la psicologia diventa mesmerismo (12) (con l'intento magari dimostrarci dove sono andati a finire i nostri cucchiaini da tè); l'anatomia e lafisiologia diventano frenologia (13) e chiromanzia.

Ma prendendo ora tempestivo congedo e mettendo da parte quant'altropotrebbe dirsi su un tale argomento, non tralasciamo oltre di rendere omaggioalla natura «agente», alla natura naturans, che è la vivente causa dinanzi allaquale tutte le forme fuggono via come turbini di neve, essa stessa restandosegreta, mentre le sue opere sono spinte davanti a lei in greggi e moltitudini (e,così, gli antichi rappresentarono la natura in figura di Proteo, il pastore), inindescrivibile varietà. Essa si manifesta negli esseri che crea partendo daparticelle elementari e giungendo di trasformazione in trasformazione alle piùalte simmetrie, finché perviene alla perfezione dei suoi risultati, senza scosse ebalzi. Un po' di calore, cioè un po' di movimento, è tutto quanto differenzia inudi, abbaglianti e mortalmente gelidi poli terrestri dal formicolio dei climitropicali. E tutti i mutamenti avvengono senza strappi, in virtù delle due basilaricondizioni dello spazio infinito e del tempo infinito. La geologia ci ha introdottoin una natura secolarizzata e ci ha insegnato a disfarci delle nostre misure dascuola materna e a sostituire il suo grande stile ai nostri schemi mosaici etolemaici. Ora sappiamo quante pazienti età debbano srotolarsi prima chepossano formarsi le rocce; e, poi, che la roccia si spacchi e la prima specie dilicheni riesca a sbriciolare in terreno fertile il più sottile strato esterno, aprendoin tal modo la porta alle future Flora, Fauna, Cerere e Pomona. (14) E, tuttavia,quanto lontane sono ancora le trilobiti! E quanto il quadrupede! E quantoancora incredibilmente remoto l'uomo! Tutto arriva a suo tempo, e infine eccosuccedersi le stirpi umane. E un lungo cammino, dal granito all'ostrica; ancorapiù lungo è quello per arrivare a Platone e alla teoria dell'immortalità dell'anima.E, comunque, tutto arriva, con la stessa certezza con cui il primo atomo ha duelati.Movimento o mutamento e identità o stasi sono il primo e il secondo segretodella natura. Movimento e Stasi. L'intero codice delle sue leggi potrebbe esseretrascritto sull'unghia di un pollice o sul sigillo di un anello. La bollicina chegorgoglia alla superficie di un ruscello ci introduce nei segreti della meccanicaceleste. Ogni conchiglia su una spiaggia è una chiave per arrivarci. Fate ruotareun po' d'acqua in una tazza e avrete la spiegazione di come si formarono leconchiglie più semplici; l'aggiunta di materia, anno dopo anno, porta infine alleforme più complesse; eppure, la natura è così parca, pur con tutta la sua arte,

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che dall'inizio alla fine dell'universo non avrà adoperato, in tutto, che un solomateriale ma un materiale con le due sue finalità per approntare tutta la suafantomatica varietà. Combinatelo come essa vorrà, stella, sabbia, acqua, albero,uomo: si tratta sempre di un solo materiale, che rivela sempre le stesseproprietà.

La natura è sempre coerente, benché finga talvolta di contraddire le sue proprieleggi. Osserva le sue leggi, e sembra che voglia trascenderle. Essa arma edequipaggia un animale perché trovi il suo posto e le sue possibilità di vita sullaterra, e nello stesso tempo arma ed equipaggia un altro animale per distruggereil primo. Lo spazio esiste per dividere gli esseri fra loro; ma rivestendo i fianchidi un uccello con un po' di piume, la natura gli offre una piccola onnipresenza.La direzione è sempre in avanti; ma l'artista può fare anche il cammino a ritroso,cercando i suoi materiali; e ricomincia daccapo con i primi elementi pur nellostadio più avanzato: altrimenti, tutto andrebbe in rovina. Osservando la naturanel suo operare, ci sembra di cogliere come un lampo di un sistema intransizione. Gli alberi sono la gioventù del mondo, vasi di salute e vigore; maessi tendono continuamente verso l'alto, verso un'autocoscienza. Gli alberi sonocome uomini imperfetti, e sembrano lamentarsi del loro imprigionamento, cosìradicati al suolo. L'animale è il novizio e l'apprendista di un ordine più avanzato.Quanto agli esseri umani, anche se giovani, appena gustano la prima gocciadalla coppa del pensiero, ne sono già contaminati; ancora incorrotti sono invecegli aceri e le felci. Ma quando saranno pervenuti a uno stato di coscienza,anch'essi imprecheranno e spergiureranno. I fiori, poi, così strettamenteappartengono alla giovinezza, che noi adulti avvertiamo subito che quelle lorosplendide generazioni non riguardano noi: noi abbiamo già avuto il nostroperiodo, e ora i figli abbiano il loro. I fiori ci vezzeggiano, e noi siamo come deivecchi scapoli, con la nostra ridicola tenerezza.

Le cose sono tra loro così collegate che è possibile, partendo dalle particolariproprietà di un oggetto, e a seconda dell'acutezza dell'occhio, prevedere anchequelle di un qualsiasi altro oggetto. Se avessimo occhi per vederlo, un pezzettinodi pietra delle mura di una città ci attesterebbe la necessità dell'esistenzadell'uomo con la stessa certezza che ci proviene dalla città. Questa identità ciunifica tutti e riduce a zero i grandi intervalli sulla nostra scala abituale.Parliamo di deviazione dalla vita naturale come se il vivere artificiale non fosseanch'esso naturale. Il cortigiano più allisciato e arricciato possiede anche lui, neiboudoirs di un palazzo, la natura animale rude e primordiale che ha l'orsobianco, formidabile nel perseguire i suoi fini, ed è non meno collegato, pur lì inmezzo ai profumi e ai bigliettini amorosi, alle catene dell'Himalaia e al grandeasse del globo. Se considerassimo quanto noi tutti apparteniamo alla natura,non avremmo tanti preconcetti riguardo alle città, come se quell'alta, tremendao benefica forza non sapesse trovarci anche là e foggiare anche le città. La natura

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che fece il muratore, fece anche la casa. Possiamo facilmente sentir fin troppoparlare di influssi agresti. Il fresco e distaccato aspetto che hanno le cosenaturali ce le rende invidiabili, a noi esseri irritati e irritabili dalle rosse facce,per cui pensiamo che saremmo anche noi grandi e forti se solo ci accampassimoall'aperto e ci mettessimo a mangiare radici; ma cerchiamo invece di essereuomini e non marmotte, e la quercia e l'olmo ci serviranno volentieri, anche sestaremo seduti su sedie d'avorio poggiate su tappeti di seta.

Questo filo conduttore dell'identità corre attraverso le sorprese e i contrasti diogni situazione, e caratterizza ogni legge. L'uomo porta il mondo nella propriatesta, l'intera astronomia e l'intera chimica sospese in un pensiero. Poiché lastoria della natura è impressa nel suo cervello, egli è perciò il profeta e loscopritore dei suoi segreti. Tutto ciò che si conosce scientificamente in natura fudivinato dal presentimento di qualcuno, prima che fosse verificatopraticamente. Un uomo non s'allaccia una scarpa senza riconoscere leggi che locollegano alle più lontane regioni della natura: luna, albero, gas, cristallo, sonogeometria consolidata e numeri. Il senso comune sa bene quel che gliappartiene, e riconosce il fatto a prima vista in un esperimento chimico. Il sensocomune di Franklin, di Dalton, di Davy e di Black (15) è lo stesso senso comuneche pose quei dispositivi che ora esso scopre.

Se l'identità esprime una stasi così organizzata, anche l'azione in contrario hauna sua organizzazione. Dissero gli astronomi: «Dateci della materia e un po' dimovimento e noi costruiremo l'universo. Non è sufficiente avere la sola materia,dobbiamo anche avere un primo impulso, una spinta per lanciare la massa egenerare l'armonia delle forze centrifughe e centripete. Appena avrete sollevatoun po' la palla con la mano, vi mostreremo com'è che si sviluppò questopossente ordine delle cose». Dissero i metafisici: «Un postulato moltoirragionevole, una chiara petizione di principio. Non potreste invece riuscire aconoscere la genesi della spinta, così come la sua continuità?». La natura, nelfrattempo, non era stata ad aspettare la fine della discussione: bene o male,approntò l'impulso, e le sfere rotolarono. Non fu gran cosa, solo una piccolaspinta, ma gli astronomi avevano ben ragione nel tenerla in tantaconsiderazione, dato che non c'è fine alle conseguenze di quell'atto. Quellafamosa spinta primordiale si è propagata attraverso tutte le sfere del sistema eattraverso ogni atomo di ciascuna sfera, attraverso tutte le specie di esseri eattraverso la storia e le manifestazioni di ogni individuo. L'esagerazione è nelcorso delle cose. La natura non manda nel mondo nessun essere, nessun uomosenza aggiungere un piccolo eccesso della stessa specifica qualità. Dato ilpianeta, occorre aggiungere l'impulso; cosicché la natura aggiunse per ogniessere uno scatto di violenza di direzione sul suo particolare sentiero, una spintaper metterlo sul suo cammino; in ogni esemplare, un di più di generosità, unagoccia di troppo. Senza elettricità l'aria si corromperebbe, e senza questa

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violenza di direzione che hanno in sé uomini e donne, senza un pizzico diostinazione e di fanatismo non avremmo né incentivo né efficienza. Dobbiamomirare al di sopra del segno per colpire nel segno. Ogni atto ha in sé una qualchefalsità d'esagerazione. E quando, di tanto in tanto, compare un uomo austero,dall'acuto sguardo, che vede in qual modo meschino il gioco sia condotto, erifiuta di giocare e divulga il segreto, che accade allora? L'uccello è fuggito viaper sempre? Oh, no: l'accorta natura manda una nuova truppa di forme piùbelle, di più prestanti giovani, e con un po' più di eccesso di direzione per tenerlimeglio avvinti ai loro vari scopi; li rende un po' più ostinati in quella direzioneper la quale più sono adatti, e il gioco ricomincia, vorticoso, per una generazioneo due ancora. Il fanciullo che se ne sta coi suoi cari trastulli, zimbello dei proprisensi, soggetto a ogni vista e a ogni suono, privo di ogni potere di confrontare eclassificare le sue sensazioni, tutto dedito a un fischietto o a un legnettocolorato, a un soldatino di piombo o a una ciambella, sempre individualizzandoe mai generalizzando, dilettato da ogni novità, piomba, a sera, sopraffatto dallafatica che un tal giorno di continua graziosa follia gli ha procurato. Ma la naturaha raggiunto il suo scopo con quel riccioluto pazzerello dalle belle fossette. Essaha dato un preciso incarico a ogni facoltà, e ha assicurato una crescitasimmetrica della struttura corporea, attraverso quell'insieme di atteggiamenti edi movimenti: una finalità di primaria importanza che non potrebbe essereaffidata a una cura meno perfetta della sua. E questo baluginio, questo luccichioopalino scherza in cima a ognuno dei suoi giocattoli, brilla dinanzi al suo occhioper assicurare la sua fedeltà, ed egli è ingannato per il suo bene. Anche noisiamo tenuti vivi e desti con le stesse arti. Dicano pure gli stoici quello chevogliono, ma noi non mangiamo per vivere, ma perché il cibo ha un buon saporee l'appetito si fa sentire. La vita vegetale non si contenta di gettare dal fiore odall'albero un seme solo, ma riempie l'aria e la terra con una prodigalità di semi,di modo che se migliaia di essi periscono, altre migliaia possano cadere eattecchire, e un centinaio arrivare a maturazione e almeno uno possa alla finerimpiazzare il genitore. Tutte le cose rivelano questa stessa calcolata profusione.L'eccesso di timore col quale l'organismo animale è protetto tutt'intorno,quando rabbrividisce per il freddo e sussulta alla vista di un serpente o per unimprovviso rumore, serve a proteggerci infine, attraverso un gran numero diinfondati allarmi, da un qualche reale pericolo di fondo. L'innamorato cerca nelmatrimonio una sua personale felicità, un suo compimento, senza nessun finein prospettiva; e in quella felicità la natura nasconde il suo proprio fine, vale adire la procreazione, la continuità della specie.

Ma questa ingegnosità con cui è fatto il mondo si travasa anche nella mente enel carattere delle persone. Nessuno è perfettamente bilanciato; ognuno ha unavena di insania nella sua costituzione, una leggera pressione del sangue alla testaper far si che egli resti saldamente legato a un qualche particolare punto che lanatura abbia preso a cuore. Le grandi cause non si svolgono mai in base al loro

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valore; ogni causa viene ridotta ai particolari per adeguarla alla dimensione delleparti, e la contesa è più accesa proprio sulle questioni di minore importanza. Némeno rimarchevole è la fede eccessiva che ogni uomo pone in tutto quanto egliabbia da fare o da dire. Il poeta, il profeta ripongono in ciò che essi esprimonoun valore superiore a quello che gli assegna un qualsiasi loro ascoltatore, ed èper questo che ciò viene espresso. Il forte Lutero, così compiacente con se stesso,dichiara, con un'enfasi che non ammette errori, che «Dio stesso non può operaresenza gli uomini saggi». Jacob Boehme e George Fox (16) tradiscono il loroegotismo nell'accanimento che mettono nei loro trattati polemici, e JamesNaylor permise una volta che lo si adorasse come il Cristo. (17) Ogni profetaarriva ben presto a identificarsi col proprio pensiero e a considerare sacri il suocappello e le sue scarpe. Benché questo possa discreditarli presso la gente piùgiudiziosa, giova loro, però, presso tutti gli altri, poiché dà calore, incisività ediffusione alle loro parole. Anche nella vita privata esperienze del genere nonsono infrequenti. Ogni giovane d'ardente indole scrive un diario, nelle cuipagine, nelle effusioni della preghiera e del pentimento, riversa la sua anima.Sono pagine, per lui, piene di fuoco e di fragranza: ed egli le legge in ginocchionel cuore della notte e sul far del giorno; le bagna delle sue lacrime; sono sacreper lui, buone per il mondo intero, e tuttavia a stento si possono mostrareall'amico più caro. Questo è l'uomo-fanciullo appena nato dall'anima, la cui vitaancora circola nell'infante. Il cordone ombelicale non è Stato ancora reciso.Dopo che è scorso un certo tempo, egli incomincia a desiderare che l'amico siamesso a parte di questa sacra esperienza, e con esitazione e fermezza al tempostesso gli pone le sue pagine sotto gli occhi. Ma non gli bruceranno gli occhi?L'amico, con freddezza, le sfoglia qua e là, e con facilità passa dallo scritto allaconversazione, e intanto l'altro resta colpito, stupito e offeso. Non getterà mai ilsospetto su ciò che ha scritto. Giorni e notti di fervida vita, di comunione con gliangeli delle tenebre e della luce hanno inciso i loro ombrosi caratteri su quellibro macchiato di lacrime. Sospetta dell'intelligenza o del cuore dell'amico. Nonvi è dunque amicizia al mondo? Non riesce ancora a credere che si possa avereun'esperienza profonda e tuttavia non saper come trasferire in letteratura queipersonali sentimenti; e forse la scoperta che la saggezza ha altre lingue e altriministri diversi da noi e che se anche ce ne stessimo in pace e tranquilli la veritàtroverebbe nondimeno la via per esprimersi, potrebbe raffrenare,ingiustamente, le fiamme del nostro zelo. Ognuno riesce a parlare solo nellamisura in cui non avverte le sue parole come parziali e inadeguate. Certo, il suoè un discorso parziale, ma non se ne accorge finché sta lì a pronunciarlo. Nonappena quell'istintività e quel particolarismo l'abbandonano, ed egli s'accorgedella sua parzialità, serrerà, allora, con disgusto la bocca. Perché nessun uomopuò scrivere qualcosa se non pensa che quel che sta scrivendo è, per il momento,la storia del mondo; né può far bene alcunché se non pensa che il suo è unimportante lavoro. Può non esserlo affatto, ma io non devo pensare che non lo

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sia, altrimenti non lo farò mai con pieno mio agio.

Allo stesso modo, vi è nella natura qualcosa di beffardo, qualcosa che ci spingesempre in avanti senza condurre in nessun luogo, qualcosa che non mantienecon noi i suoi impegni. Ogni promessa corre al di là delle sue possibilità.Viviamo in un sistema di approssimazioni. Ogni finalità è nella prospettiva diqualche altra finalità, che è a sua volta provvisoria: non vi è mai risultato netto edefinitivo da nessuna parte. Siamo accampati nella natura, ma non conviviamocon essa. La fame e la sete ci portano a mangiare e a bere; ma il pane e il vino,mescolateli e cucinateli come volete, ci lasciano affamati e assetati dopo che lostomaco s'è riempito. Lo stesso accade con le nostre arti e manifestazioni. Lanostra musica, la nostra poesia, il nostro linguaggio non ci danno pienesoddisfazioni, ma solo suggerimenti. La sete di ricchezza, che trasforma ilnostro pianeta in un giardino, si prende gioco di chi la insegue con troppoaccanimento. Qual è la finalità che si cerca? Evidentemente quella di garantiregli scopi del buonsenso e della bellezza da ogni intrusione di bruttezza evolgarità. Ma che metodo faticoso! Che apparato di mezzi per assicurarsi un po'di conversazione! Un gran palazzo di pietre e mattoni, servitori, cucina, stalle,cavalli ed equipaggi, azioni bancarie e un fascio di ipoteche; e commercio contutto il mondo, villa in campagna e casetta in riva al fiume: e tutto questo perottenere un po' di conversazione più elevata, nitida e spirituale! Un tale scoponon avrebbero potuto raggiungerlo anche due mendicanti sulla pubblica strada?No, tutto questo derivò proprio dagli ininterrotti sforzi da parte di quei duemendicanti per rimuovere ogni attrito dalle ruote della vita e aprirsiun'occasione. La conversazione, la forza di volontà, erano le finalità dichiarate;la ricchezza andava bene, in quanto avrebbe placato le prime necessità, servito ariparare il camino che faceva fumo, a far tacere il cigolio della porta, apermettere di riunire gli amici in una stanza riscaldata e tranquilla e a tenere ibambini e il tavolo da pranzo in stanze separate. Pensiero, virtù, bellezza eranole finalità; ma si sa bene che gli uomini di virtù e pensiero hanno anch'essi,qualche volta, il mal di testa, o i piedi bagnati, e che perderebbero del tempoprezioso in attesa che la stanza si riscaldi, nelle giornate d'inverno.Sfortunatamente, negli sforzi per rimuovere tali inconvenienti, l'attenzioneprincipale è stata intanto deviata; gli scopi originari sono stati persi di vista, erimuovere quell'attrito è diventato, alla fine, uno scopo per se stesso. Ecco ilridicolo in cui cadono questi ricchi; e Boston, Londra, Vienna, e i governi, ingenere, del mondo, sono città e governi di ricchi, e le masse non sono masse diuomini, ma di uomini poveri, vale a dire di uomini che vorrebbero essere ricchi: eil ridicolo è nel fatto che dopo pene, sudori e furie essi non arrivano a nulla;tutto quello che si è fatto è stato per niente. Hanno fatto come uno cheinterrompe una conversazione per iniziare a parlare e che si sia poi dimenticatodi quel che voleva dire. Dappertutto lo sguardo è colpito dall'apparenza di unasocietà senza scopi, di nazioni senza scopi. Erano le finalità della natura così

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grandi e così costrittive da esigere dagli uomini quest'enorme sacrificio?Del tutto analogo agli inganni che si ricevono in vita, vi è, come potevamoaspettarci, un effetto similare, al nostro occhio, che proviene dall'aspetto esternodella natura. Vi è nei boschi e nelle acque qualcosa che alletta e lusinga, senzache sia mai offerto, tuttavia, un immediato appagamento. Una tale delusione siavverte in ogni paesaggio. Spesso ho osservato la morbidezza e la bellezza dellenubi estive fluttuanti come piume sopra la mia testa e liete, come mi sembrava,della loro altezza e del privilegio del movimento, pur mentre apparivano nontanto come il denso drappeggio del luogo e del momento, ma piuttosto come unpreludio a padiglioni e giardini di una qualche festa più lontana. È una stranagelosia: ma il poeta stesso non si trova mai abbastanza vicino al suo oggetto. Ilpino, il fiume, la riva fiorita davanti a lui, non gli appaiono come natura. Lanatura è sempre altrove. Questo o quell'aspetto sono soltanto il contorno, ilriflesso e l'eco lontana del trionfo che è passato dappresso, e che è ora al suomassimo splendore e tripudio forse nei campi vicini o, se vi trovate lì nei campi,nei boschi adiacenti, allora. L'aspetto che avete di fronte vi darà soltanto quelsenso di pace e quiete che tiene dietro a un fastoso corteo che sia appenapassato. Che splendida distanza, quali recessi di ineffabile pompa e leggiadria inun tramonto! Ma chi può andare dove essi sono o posare la mano o calcare ilpiede su di essi? E tra gli uomini e le donne accade come tra i silenziosi alberi:sempre un'allusività, un'assenza, mai presenza e pieno appagamento. E che maisi può afferrare la bellezza? Resta essa dunque inaccessibile sia nelle persone chenei paesaggi? L'innamorato accettato e diventato fidanzato ha perduto quel piùacerbo fascino della sua ragazza nel momento in cui lei lo ha accettato. Lei eraun cielo fintanto che lui la inseguiva come stella: ma non può più essere un cielose è scesa fino a lui.

Che cosa diremo di questa onnipresente apparenza di quel primo impulsoproiettivo, di questo lusingare e frapporre intralci a tanti esseri pur pieni dibuona volontà? Non dobbiamo supporre che vi sia in qualche parte dell'universouna sottile perfidia e derisione? E non saremmo obbligati a un seriorisentimento per questa manipolazione che si fa di noi? Non siamo allora chedegli sciocchi solleticati, degli zimbelli della natura? Un solo sguardo all'aspettodel cielo e della terra fa cessare ogni nostra petulanza e ci suggerisce convinzionipiù sagge. Per chi vuol capire, la natura si converte in una vasta promessa, népuò essere spiegata con avventatezza. Il suo segreto resta non rivelato. Molti emolti Edipi arrivano: e ognuno ha l'intero mistero che gli brulica nel cervello.Ma, ahimè, il sortilegio stesso gli ha tolto ogni bravura; neanche una sillaba egliriesce a formulare sulle sue labbra. La possente orbita della natura s'inarca comeil tenero arcobaleno nel cielo profondo: ma nessun'ala di arcangelo è stata maicosì forte da poterla seguire e venir poi a riferire dell'altra metà della curva. Maappare altresì evidente che i nostri atti sono orientati e disposti versoconclusioni più grandi di quelle che noi avevamo progettato. Siamo scortati da

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ogni lato, per tutta la vita, da agenti spirituali, e ci attende una benigna volontà.Non possiamo metterci a far battibecchi con la natura, o trattare con lei cosìcome facciamo con le persone. Se misuriamo le nostre forze con le sue,facilmente ci rendiamo conto di essere soltanto come un trastullo nelle mani diun insormontabile destino. Ma se, invece di identificare noi stessi con l'opera,avvertissimo che dentro di noi scorre l'anima stessa di chi ha prodottoquest'opera, scopriremmo allora che, per la prima volta, la pace del mattino èvenuta ad abitare nei nostri cuori e che le insondabili forze della gravità e dellachimica e, al di sopra di esse, della vita, preesistono dentro di noi nella loroforma più alta.

Quel disagio che il pensiero della nostra fragilità all'interno della catena dellecause genera in noi, deriva dal nostro dar troppa importanza a una dellecondizioni della natura, cioè al movimento. Ma il freno non è mai lontano dallaruota. Ogni volta che l'impulso eccede, la stasi o l'identità introducono la lorocompensazione. Dovunque, non c'è campo in cui non cresca la prunella o l'erbamedica. Dopo ogni nostra giornata di insensatezze ci addormentiamo sui fumi ele furie di quelle ore; e anche se restiamo sempre legati ai particolari e spesso nediventiamo anzi schiavi, rechiamo pur sempre in noi, in ogni nostra esperienza,le innate leggi universali. Le quali, mentre esistono nella nostra mente comeidee, stanno intorno a noi incorporate per sempre nella natura: come una sanitàsempre presente per additare e curare l'insania umana. La schiavitù ai particolarisi rivela in tante nostre sciocche attese. Crediamo di anticipare una nuova eracon l'invenzione di una locomotiva o di un pallone; e la nuova macchina portacon sé i vecchi freni. Dicono che con l'elettromagnetismo l'insalata verrà su dalseme mentre il vostro pollo s'arrostisce per il pranzo: questo è un simbolo deinostri moderni scopi e sforzi, del nostro condensare e accelerare ogni cosa. Manon se ne guadagna nulla: la natura non può essere imbrogliata; la vitadell'uomo dura soltanto settanta insalate, lenta o rapida che sia la loro crescita.In questi freni e in queste impossibilità troviamo tuttavia un nostro vantaggio,non meno che negli impulsi. La vittoria cada dove vuole, noi saremo sempre daquella parte. E questa consapevolezza, da parte nostra, di attraversare l'interascala dell'essere, dal centro ai poli della natura, e il fatto che in ogni circostanzavi sia sempre per noi qualche buòna posta, danno poi alla morte quella luce disublimità che filosofia e religione si sono sforzate di esprimere, benché inmaniera troppo esterna e letterale, nella diffusa dottrina della immortalitàdell'anima. La realtà è più eccelsa di quanto se ne possa riferire. A quel punto,non v'è più né guasto, né discontinuità, né palla morta. La divina circolazionenon ha soste né indugi. La natura è l'incarnazione di un pensiero, e ritorna aessere pensiero, così come il ghiaccio ridiventa acqua e gas. Il mondo è unprecipitato della mente, e la sua volatile essenza tende sempre a rifluire nellacondizione del pensiero libero. Da qui la virtù e l'incidenza che gli oggetti dellanatura, siano essi inorganici o organici, esercitano sulla mente. L'uomo

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imprigionato, l'uomo cristallizzato, l'uomo vegetativo parla infine all'uomoimpersonato. Quel potere che non si cura della quantità, che fa sia del tutto chedella particella il suo uguale canale, presta il suo sorriso al mattino e distilla lasua essenza in ciascuna goccia di pioggia. Ogni momento, ogni oggetto ciinsegnano qualcosa: giacché la saggezza è infusa dentro ogni forma. È stataversata in noi come sangue; ci agita come pena e dolore; si insinua in noi comepiacere; ci avvolge in giorni opachi e malinconici o in giorni di serenalaboriosità; e noi non ne indoviniamo l'essenza se non dopo molto tempo.

NOTE

1) «I campi sono per me traboccanti di fantasie, i boschi al mattino sono pienid'angeli»: così Emerson annota nel suo Journal (giugno 1840). E nelle sueconferenze, e dopo la pubblicazione, nel 1836, del fondamentale e articolatoNature, ancora vorrà ritornare, in questo più breve saggio, su un argomento -quello della Natura, appunto -che si è configurato ormai come la cifra stessa,centrale, del suo «messaggio». I versi che fanno da «motto» a questo e agli altrisaggi sono molto spesso di Emerson stesso, per il quale la poesia restò sempre«espressione» parallela al pensiero, anzi ad esso intrinseca.

2) Erano così chiamati i giorni del solstizio d'inverno, caratterizzati dallabonaccia, in cui gli alcioni nidificano e covano.

3) Indian summer: la nostra «estate di San Martino».

4) Uriele («fiamma di Dio»), uno dei sette arcangeli della tradizione rabbinica.Nel Paradiso perduto di Milton è lo spirito che governa il sole («Regent of theSun»).

5) Il fiume Concord, che bagna l'omonima città, dove Emerson si era stabilito.

6) In italiano nel testo.

7) A Pafo, nell'isola di Cipro, sorgeva un grande tempio dedicato alla dea Venere.Ctesifonte era una delle capitali dell'antico Impero persiano.

8) Costituiscono la catena meridionale del sistema montuoso degli Appalachi.

9) La bellezza della Valle di Tempe, in Tessaglia, nella Grecia settentrionale,diventò un topos, frequentemente citato, già negli scrittori classici.

10) La Campagna romana, allora paludosa e solitaria, era, come si sa, uno deiluoghi più frequentati dall'immaginario romantico.

11) Forme, cioè, lambiccate e «artificiose»: dal titolo del romanzo Euphuesdell'elisabettiano John Lyly (1579).

12) Dottrina elaborata da F. A. Mesmer (1734-1815), secondo la quale da ogni

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corpo emanano fluidi magnetici dotati di particolari energie.

13) Teoria elaborata da F. J. GaI! e J. C. Spurzheim, secondo la quale lecaratteristiche psichiche vanno localizzate in determinate parti del cervello.Emerson l'avversò come meccanicistica e «materialistica».

14) Tutti nomi di divinità della natura e della vegetazione.

15) Benjamin Franklin è il celebre inventore, scrittore e uomo politico delSettecento americano; John Dalton formulò la prima ipotesi, in sensoscientifico, di strutturazione atomica della natura (1804); Humphrey Davy (1778-1829) inventò la lampada ad arco; Joseph Black (1728-1799) studiò le proprietàdei gas.

16) Il mistico tedesco Jacob Boehme (1575-1624); George Fox (1624- 1691) diedevita, in Inghilterra, al quaccherismo, che avrà larga diffusione anche in America.

17) James Naylor (1618-1660) portò ad estreme conseguenze i principi delquaccherismo sulla «illuminazione» interiore, fino a ritenersi una nuovaincarnazione di Cristo stesso. Fu condannato per blasfemia.