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IL NOVECENTOII contesto storico-culturaleII Novecento si apre in Europa con la celebrazione dei successi di una civiltàcapitalistica. Superata "la grande crisi" o "la grande depressione", portata a termine laspartizione coloniale dell'Africa e dell'Asia, un'era di progresso e di prosperità sembraschiudersi davanti alla forza motrice dello sviluppo economico, ma gli interessinazionalistici delle grandi potenze europee precipitano presto nella Prima GuerraMondiale e avviano l’Europa verso un periodo di crisi e d’instabilità che si concluderànella Seconda Guerra Mondiale. Tra le due guerre si verificano alcuni fatti sociali digrande importanza tra cui l'affermazione del primo stato comunista della storia, l'UnioneSovietica, nonché il costituirsi dei regimi totalitari nazista e fascista, seguitidall'esperienza della "grande crisi" del 1929 che coinvolge l'economia dell'intero mondocapitalistico.L'Europa vive anch'essa le tendenze mondiali, ma già perde la funzione dirigentecome centro propulsore della cultura moderna ed anche come dominatrice economica,politica, culturale del mondo intero. Avviene la fine delle certezze ottocentesche .La prima metà del Novecento si svolge sotto il segno generale della crisi. Unaprima crisi è quella delle istituzioni tradizionali e dei valori del liberalismo. Si ha poi lacrisi del Positivismo ottocentesco, crisi che l'arte del Decadentismo aveva già anticipato.Si sente una generale sfiducia nel metodo scientifico tradizionale, non si crede più cheesso sia in grado di spiegare tutto il reale.La crisi va intesa nel suo duplice significato di crollo delle certezze, dei valori edella morale tradizionali, e al contempo, spregiudicata ricerca e scoperta di nuovicontenuti, una pluralità d’orientamenti seguita da una gran fecondità di risultati.Si arriva alla convinzione che non esistono più valori e verità assolute, ma unapluralità di prospettive e di punti di vista, ciò che si traduce in un atteggiamentorelativistico sia sul piano della coscienza, sia su quello della morale.Nel pensiero scientifico si hanno la teoria della relatività di Einstein, la teoria deiquanti di Plank, gli studi sull'atomo di Niels Bohr. Nel pensiero filosofico si registranoalcune correnti come il Neocriticismo kantiano, il Neoempirismo inglese, il Pragmatismoamericano, l'Esistenzialismo di Heidegger, Jaspers, Sartre e la Fenomenologia di Husserl.La letteraturaCome la cultura anche la letteratura è caratterizzata di:1. Una pluralità d’atteggiamenti e d’ispirazioni diverse da punto di vista formale econtenutistico;2. La tensione a riprodurre e interpretare nelle forme dell'arte "la coscienza della crisi"dell'uomo moderno stretto tra la fine delle certezze del passato e la percezione dellaprecarietà del presente;3. La consapevolezza dell'autonomia del mondo dell'arte e quindi la massimadisponibilità alla sperimentazione formale;4. La coscienza della complessità e della difficoltà del ruolo del letterato rispetto almondo che lo circonda. Questo ruolo oscilla tra la volontà di intervenire sul piano delreale, l'estraniazione nel mondo dell'arte, “nella torre d’avorio", e la mescolanza tra arte evita;5. Una nuova dimensione ed un nuovo rapporto con il mercato e il pubblico. Grazieall’ammodernamento dei mezzi di comunicazione le esperienze letterarie acquistanosubito una diffusione internazionale.La letteratura italiana

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Presenta alcune caratteristiche dominanti.1. una ferma rottura con la tradizione letteraria dell'Ottocento;2. apertura ai temi e alle suggestioni europee. Viene ridiscusso il ruolo dello scrittore edella letteratura; si sperimentano nuove tecniche espressive; si rinnovano i contenuti chesi adeguano alla modernità; comincia a diminuire l'influsso del Verismo e delD'Annunzio;3. si nota una gran varietà d’esperienze più o meno durature, che talvolta coesistono in unsolo scrittore.Le più significative esperienze letterarie del Novecento italiano sono:a. l'idealismo di Croce e della sua estetica;b. le scuole dei crepuscolari e dei futuristi;c. l’Ermetismod. l’esaurimento della tradizione verista nel romanzo e la nascita del NuovoRealismo.BENEDETTO CROCE (1866-1952)Nato a Pescasseroli in provincia di Aquila, compie gli studi classici a Napoli, faerudite ricerche di storia, culminanti nei saggi e profili come quello sulla Rivoluzionenapoletana del 1790, poi si dedica agli studi filosofici ed estetici.Personalità di rilievo nella vita pubblica italiana, membro di molte Accademie,Croce si oppone al marxismo e, dopo un breve periodo d’oscillamento, condanna anche ilFascismo per la sua rozzezza culturale diventando quasi un campione nella lotta degliintellettuali italiani contro il regime totalitario fascista, nella loro opposizione attiva opassiva al Fascismo. Nel 1934 viene escluso da tutte le cariche. Dopo il delitto Matteottiredige il manifesto firmato dagli intellettuali antifascisti.La sua opera comprende un’ottantina di volumi (studi di storiografia, di criticaletteraria, di filosofia, d’estetica) Superando il suo maestro De Sanctis, Croce fonda unacritica come filosofia: sintesi del momento intuitivo o estetico e del momento filosofico ostorico.Per lui, la poesia è liricità, un primo momento aurorale della coscienza,l'espressione in immagini liriche e fantastiche dell'intuizione lirica dell'uomo,completamente autonomo dalla società e dalla storia. Per questo l'arte non può avere finipratici e sociali. Essa non può essere condizionata dalla civiltà di un determinato periodostorico, punto in cui Croce differisce da Vico.Il metodo critico è quello di rivivere dentro di sé la pagina dell'artista e quindidistinguere ciò che è poesia "la folgorazione lirica e prerazionale, sintesi di forma e dicontenuto" da ciò che non è poesia (le proposte contenutistiche) e, in fine, di illustrare ilmondo poetico caratteristico dell'artista. Le sue idee sono espresse nel volume Esteticacome scienza dell'espressione e linguistica generale (1902) in cui afferma il suo concettofondamentale dell’arte come intuizione pura. “Vuol dire in distinzione di realtà e irrealtà,l’immagine nel suo valore di mera immagine”, indipendente da ogni elementoconcettuale. Essa “non può rappresentare altro che stati d’animo. E gli stati d’animo sonola passionalità, il sentimento, la personalità che si trovano in ogni arte e ne determinano ilcarattere lirico”. È quindi sintesi inscindibile di sentimento e d’espressione, autonoma manon separabile dalle altre attività dello spirito. Nega la possibilità di una storia letterariaperché ogni opera è conchiusa in sé, e respinge la classificazione delle arti e dei generiletterari, in quanto spezzano “la personalità poetica” dello scrittore (come io). Luicondanna l’arte del Decadentismo per la sua sensualità, irrazionalità, pessimismo,negando ogni valore a scrittori come Pirandello, Svevo, D’Annunzio e Pascoli nel

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confronto con l’arte classica fondata sull’equilibrio, sul superamento delle passioni, sullaserenità.I suoi concetti si ritrovano anche nel Breviario di estetica (1913) e ne La poesia(1936). Il suo vasto pensiero filosofico e culturale viene strutturato in quattro volumifondamentali:1. Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro (1905)2. Filosofia della pratica. Economia ed etica (1909)3. Teoria e storia della storiografia (1907)4. EticaNella sua "Filosofia dello spirito", lo spirito conosce quattro momenti distinti, macollegati dialetticamente:1. L'estetico, che è conoscenza del particolare e che include l'arte come conoscenzaaurorale e intuizione lirica.2. La logica, cioè il giudizio dell'intelletto.3. L'economia, cioè la volontà del particolare.4. L'etica, cioè la volontà dell'universale.Temi di verifica1. Il panorama storico-culturale del primo Novecento2. I caratteri della letteratura europea3. I caratteri della letteratura italiana4. Il ruolo di Benedetto Croce nella cultura e nella letteratura5. La vita di Italo Svevo6. I suoi primi romanzi7. La modernità della Coscienza di Zeno8. Cenni biografici di Luigi Pirandello9. Ideologia e poetica dell’umorismo10. Le novelle11. I romanzi12. Il teatrocap. VII La lirica del primo NovecentoIL CREPUSCOLARISMOSi affermo nel primo decennio del Novecento. Il primo a parlarne fu GiovanniAntonio Borgese in un articolo del 1910 in cui sottolinea il tono grigio e dimesso dellalirica come un momento del crepuscolo seguito "alla meravigliosa giornata liricacarducciana". Sempre lui stabilisce un legame con la poesia di Pascoli e di D'Annunzio. IlCrepuscolarismo è caratterizzato da:- un sentimento della vita fondato su delusione e stanchezza;- assenza di slanci vitali ed eroici. Se mai ci sono, vengono guardati tra ironia enostalgia. Come se non riuscissero a staccarsi dagli ideali del passato, ma neanche acrederci più.- l'amore per "le piccole cose", per gli aspetti più grigi e banali, quotidiani dellarealtà, ma mentre in Pascoli c'è il sentimento del mistero, e il desiderio di trovarvi unachiarezza e una “totalità” di significato perché davanti ad esse il fanciullino, prova unsentimento di stupore, i crepuscolari sono privi di stupore, sono scettici, distaccati, leguardano con un sentimento misto d’ironia e affettività.- il tono “languido ed estenuato”.Il linguaggio rifiuta l'oratoria dannunziana e carducciana. Il ritmo è prosaico eprosaico e dimesso, il lessico unisce vocaboli aulici e letterari; a quelli del parlato

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comune. Il Crepuscolarismo costituisce il punto di partenza per la poesia contemporaneaitaliana grazie alla rottura con la forma chiusa dei classici e al passaggio ad unlinguaggio poetico più libero e malleabile nell’intento di scavare nella propria interioritàcon un compiaciuto gioco tra ironia e nostalgia.Il primo in ordine cronologico fu Sergio Corazzini, nato a Roma nel 1886 emorto di tubercolosi a 21 anni. Fu impiegato in un'agenzia d’assicurazioni. Le sueraccolte più note sono: L'amaro calice (1905), Piccolo libro inutile (1906) e Il libro perla sera della Domenica (1906).La sua poesia ha un ritmo "dolente tristezza, solitudine, stanca rassegnazione allamorte, sentimentalismo risolto in una musicalità esteriore e monotona”.Il caposcuola fu Guido Gozzano (1883-1916).Nacque a Torino nel 1883 , dove fece studi di giurisprudenza incompiuti. Viaggiòper il mondo. Nel 1912 fece un viaggio in India. Morì a Torino di tisi nel 1916. Luiincarna per la prima volta l'atteggiamento del poeta deluso da ogni cosa, la condizionepsicologica e sociale del disadattamento e del rifiuto del presente. Vede il tramonto degliideali e dei valori del secolo scorso, ma vi mette sopra un velo d’ironia affettuosa. Pone alcentro della sua opera il banale, le piccole cose quotidiane. La sua poesia può sembrareuna riduzione ironica del dannunzianesimo alla quotidianità grigia e priva di slanci.Il suo principale volume di liriche intitolato I colloqui appare nel 1911. Il suocarattere peculiare è il sicuro equilibrio tra il sentimentalismo, cioè il compiacimentonell'insistere sugli aspetti tristi e grigi della propria vita e della giovinezza, e l'ironia chelo frena e lo contiene. E da rivelare anche la precisione nei contorni dei personaggi edegli ambienti di Torino all'inizio del secolo, che costituisce la cornice, nonché lasicurezza dei propri temi e mezzi espressivi. I Colloqui si dividono in tre parti :1. Il giovanile errore;2. Alle soglie che comprende le poesie più famose come Paolo e Virginia, L'amica dinonna Speranza, La Signorina Felicita.3. Il reduce.Un suo poema famoso di contenuto autobiografico e Toto Merumeni checostituisce un autoproiezione ironica della sconfitta e della decadenza di un intellettualedisegnato come "un vero figlio del nostro tempo". Ha scritto anche un volume direportaggi, articoli per la stampa in seguito al viaggio in India, Verso la cuna del mondo,in cui rappresenta India come un paese di disfacimento e di morte. Per Gozzano la poesianon e più portatrice dei valori assoluti, ma documento del malessere e dell'insicurezzadell'uomo. Lui inizia cosi un'operazione di demitizzazione della poesia.Tra i crepuscolari si deve fare anche il nome di Marino Moretti (1885-1979),autore di versi ma anche di prosa. Tra i volumi di versi ricordiamo le raccolte Poesiascritte con lapis (1910) e Poesie di tutti i giorni (1911) nonché L’ultima estate (1969).Tra le opere narrative Andreana (1935), Anna degli elefanti (1931), Tutti i ricordi(1962). Si avvicina al Gozzano per il linguaggio vicino al parlato, ma con finezzainferiore. Anche per lui il poetare è un’attività umile, "un arte vana", uno scrivere senzapretese di cose di tutti i giorni. I suoi temi sono: la stanchezza, la rinuncia davanti allaforza travolgente del tempo, la banalità di tutti i giorni che soffoca la speranza ricordid'infanzia opprimenti e angosciosi, aspetti grigi delle periferie abitate da uomini tristi erassegnati al loro destino.IL FUTURISMOFu condannato dal Croce come la più vistosa manifestazione del decadentismo.Il creatore e l'organizzatore del movimento fu Filippo Tommaso Marinetti, nato

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ad Alessandria d'Egitto (1876). Fece gli studi a Parigi da dove passò all'Università diPavia e di Genova vivendo poi a Milano. Nel 1909 pubblica sulle pagine della rivistafrancese "Le Figaro" il Manifesto della letteratura futurista in seguito al quale si ebberomolte manifestazioni, letture di poesie e di testi provocatori, musiche futuriste costruitesu vari rumori contrastanti, che finivano di solito con insulti e cazzottature col pubblico.Nel 1914 viaggiò in Russia e nel 1919 partecipò alla manifestazione nella piazzadi San Sepolcro in cui nacque il movimento fascista. Fece una politica nazionalista,vicina a Fascismo, diventando accademico d'Italia nel 1924. Morì nel 1944.Le sue opere sono riunite in due volumi dal titolo Teoria e invenzione futurista,Milano (1969).I principi del Futurismo sono esposti nel già detto Manifesto della letteraturafuturista e nel Manifesto tecnico del 1912. Essi sono:- l'esaltazione dell'amore del pericolo, della violenza e della guerra, tratto in cuisomiglia al d'Annunzio;- la celebrazione della macchina come simbolo del vitalismo e del progresso;- l'esaltazione della velocità come mezzo di potenziamento delle facoltà umane;- il disprezzo del tradizionalismo nell'arte e nella vita;- l’appello alla distruzione dei musei;- l'abolizione delle regole tradizionali di sintassi e d’ortografia;- una percezione che si vuole più esatta e più veloce, "simultanea", delle cosetramite accostamenti diretti di parole, ad esempio sostantivi, aggettivi, ecc senzaconnettivi, per esprimere immediatamente l'idea o la sensazione prima delragionamento o di una volontà logica;- l'uso di particolari caratteri tipografici per "visualizzare l'idea";- l'uso dei segni matematici in sostituzione dei nessi sintattici;- "il paroliberismo" = parole in libertà.I principali volumi di versi sono Zang-tumb-tuum una raccolta che vuol suggerirela guerra d’Africa; Poemi simultanei futuristi (1933) e Spagna veloce e toro futurista.Marinetti si esercitò anche nel teatro portando in scena elementi simbolici inatmosfere surreali. Per questo scrisse il Manifesto del teatro sintetico futurista basato sulprincipio della simultaneità. Si tratta di composizioni originali in cui la vicendatradizionale è abolita, i personaggi sono dei simboli immobili e il significato dell'opera èdato dall'accostamento delle immagini, dei rumori e dei colori che vogliono evocareimmediatamente l'idea. Ad esempio in Vengono atto unico, i personaggi sono due sedieche agiscono come personaggi muti tesi a rappresentare l'idea di un attesa angosciosa,oppure in Il teatrino dell'amore appare un effetto di sorpresa dovuto all'azione dei mobilidi una stanza. Anche se il Futurismo marinettiano resta nell'ambito sperimentale, èimportante perché suggeritore e stimolatore di nuove esperienze letterarie, e perchèMarinetti ha il coraggio di rifiutare le strutture mentali ed espressive tradizionali.Aldo Palazzeschi (Aldo Giurlani) 1885-1974Nato a Firenze nel 1885 è morto a Roma nel 1974. Fu contrario alla guerra e alfascismo. Tra le sue più notevoli raccolte di liriche menzioniamo I Cavalli bianchi (1905)d'ispirazione crepuscolare per i temi e il tono ironico, dopo di che si avvia al Futurismo,inteso a sperimentare strutture più moderne e innovative in quanto ai giochi tecnici. Glimanca il vitalismo e la serenità di Marinetti. La sua mira è quella di rappresentare gliaspetti più banali e stereotipati della realtà, la sua insignifìcanza nella forma di un ballettotra il grottesco e il comico. Secondo lui il poeta è "un saltimbanco dell'anima", il cuiunico scopo è "Lasciatemi divertire". È caratterizzato da una vena fantastica,

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dall’anticonformismo d’atteggiamento e di stile dal rifiuto del sentimentalismo e daun’ironia tra angosciata e buffonesca. Famoso è Il codice di Perelà (1911), un romanzoche si costituisce in un divertimento tra surreale e moralistico, il cui protagonista è unuomo di fumo.L ' ERMETISMODurante il Ventennio Fascista (20 anni del regime totalitario fascista in Italia:1920-1940) si sviluppò un'altra caratteristica del "disimpegno": l'Ermetismo, così definitodal critico letterario Francesco Flora per l'oscurità del linguaggio. I suoi rappresentantimaggiori sono Ungaretti, Montale e Quasimodo, accanto ai quali ci stanno numerosi altripoeti tra cui Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Mario Luzzi, Vittorio Sereni, SandroPenna.Il disimpegno degli ermetici nasce da una considerazione tragica della vita nonchéda un atteggiamento di polemica nei confronti del Fascismo. Le sue radici sono dacercare nella concezione romantica della solitudine dell'uomo, approfondita e acuitadall'esistenzialismo con la sua teoria dell'incomunicabilità. I poeti hanno un sentimentod’esclusione e d’estraniazione, risentono l'aridità della vita, l'impossibilità di mettersi incontatto con una divinità o almeno con una presenza logica che spieghi le ragionidell'esistenza umana. Questo fremito religioso spesso insoddisfatto li spinge ad uncolloquio immediato con il mistero, attraverso una folgorazione improvvisa di memorielontane o di rivelazioni del subconscio. Si tratta quindi di una poesia lirica di intonazioneautobiografica in cui il poeta vuol esprimere il suo sentire interiore. Perciò essi rifiutanola celebrazione dell'io esteriore d'annunziano, il sentimentalismo di Pascoli, l'esaltazionerumorosa dell'attivismo individualistico-futurista. Si rifanno ai simbolisti francesi, mapure alle liriche di Garcia Lorca, di Pound e di Elliot.Preferiscono ascoltare le voci del subconscio e della memoria che gli permettonodi legare gli attimi allusivi che alla fin fine non portano ad altro se non a rendere ancorpiù evidente la precarietà della vita e la solitudine umana.La poesia ermetica è una poesia "pura" il cui linguaggio si è liberato da intentididascalici e da regole convenzionali. La parola assume un valore puramenteevocativo, allusivo, privo di logico significato intellettuale. Essa non si rivolge allaragione dell'uomo, ma scatena in lui un meccanismo infinito d’associazioni attraverso leanalogie. Da qui l'oscurità del linguaggio, teso d'altra parte, ad esprimere proprioquest'angoscia del poeta solo ed isolato di fronte al mondo.GIUSEPPE UNGARETTI (1888-1970)Nacque ad Alessandria d"Egitto nel 1888 da genitori lucchesi trasferiti qui, perlavorare al canale di Suez. Fece gli studi a Parigi dove conobbe a fondo la poesiasimbolistica e, generalmente, le esperienze moderniste. Il suo esordio è in francese, e solopoi in italiano. Di atteggiamento politico interventista partecipò come soldato alla primaguerra mondiale combattendo sul Carso e in Francia. Quest'esperienza di guerra si ritrovanella sua prima raccolta Il porto sepolto del 1916. La sua adesione al Fascismo non influìsulla sua poesia se non poco o niente.È fondamentale l’apporto che Ungaretti recò al rinnovamento metrico della poesiaitaliana moderna, a partire da una premessa filosofica equilibrata tra il mistero e lamisura, l'effimero e l'eterno congiunti in una visione analogica il cui elemento espressivoè il verso breve e folgorante.Ungaretti pratica la poesia come "frammento", cioè espressione di uno statod'animo e di un'idea colti come se fossero staccati dalla coerenza logica del discorso edalla continuità della vita. La sua poesia è "intuizione, illuminazione,

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folgorazione"improvvisa di una verità che il poeta non ha tempo di svolgere in undiscorso intero, ma che viene espressa nella sua immediatezza e globalità.Lui tenta di raggiungere un’innocenza ed essenzialità di una verità assolutaattraverso la parola che appare "scavata come un abisso".1) La sua prima stagione poetica comprende il volume Allegria di naufragi(1919), ampliata poi nell‘Allegria (1931).Le tematiche della raccolta sono: la fragilità dell’uomo; la paura della morte; ildesiderio di fratellanza e di pace da opporre alla solitudine e alla guerra; la condannadella guerra fonte di tante sofferenze. Dal dolore nasce uno slancio vitale pienod’ottimismo che Ungaretti chiama "allegria". Il suo verso usa una tecnica poetica nuovache consta nell'abolizione dei metri classici, punteggiamento quasi assente, parolerarefatte con grande forza evocativa, linguaggio scarso ed essenziale, versi brevi ("poesiada sillabare") quasi sillabati che accrescono il valore allusivo della parola di cui il lettoresente il bisogno di decifrare tutti i significati nascosti. Per questo una poesia ungarettianadi un verso, come ad es. M'illumino d'immenso, può godere di varie pagine di commenti.Le liriche più famose della raccolta sono Veglia, San Martino del Carso, Fratelli,Sono una creatura, Silenzio, Natale, Soldati.2) La seconda fase poetica è legata al suo soggiorno romano in cui scopre lagrande suggestione dell'arte barocca e in cui avviene nel 1929 un evento fondamentale, lasua conversione al Cattolicesimo. Il poeta sente il bisogno di "recuperare" il tempo e lastoria nonché la tradizione letteraria fin'ora negata. Il volume che racchiudequest’esperienza è Sentimento del tempo (1933). Si ha un ritorno alla metricatradizionale, i versi sono regolari, endecasillabi e settenari, il discorso poetico è coerenteed esplicito ma si conserva l'accento sulla singola parola.Ungaretti sostituisce al paesaggio desertico dell’Africa e del Carso quello delLazio luminoso e verde, in cui domina il sentimento di un tempo che precipita verso lafine, verso una catastrofe sentita imminente. Lui stesso ne distingue tre tempi: quello delpaesaggio come profondità storica, quello dell’uomo che si sente effimero in relazionecon l'eterno, e il tempo personale, autobiografico che sta sotto il segnodell'invecchiamento e dell'approssimarsi della morte.3) La terza fase poetica si distingue per il suo accentuato autobiografismo.Ungaretti va nel Brasile, a Sao Paolo, come insegnante d'italiano tra il 1936 e il 1942. Quiaccadono due lutti famigliari che lasciano un'impronta notevole sulla sua lirica: la mortedel fratello Costantino e quella del suo unico figlio di nove anni, Antonino. I versi diquesto periodo sono raccolti nel volume Il dolore (1947), il cui tema dominante apparegià nel titolo. Accanto al sentimento personale di atroce sofferenza, si trova quellodell'angoscia per lo scoppio della seconda guerra.Il poeta ha un acuto senso di desolazione e di scoramento davanti alle azionidell'uomo sulla terra, azioni insensate e tragiche. Esempio ne è la poesia Non gridate più.Un altro tema è quello della vecchiaia tinta di tristezza, ma anche d’ironicasaggezza. Tutti i temi approdano a quello generale e universale del dolore per la tragicacondizione umana.4) La quarta fase poetica che lui stesso chiama "l'autunno inoltrato", si rispecchianel volume La terra promessa (1950). “La mia poesia stava per non accorgersi più deipaesaggi, di accorgersi invece con estrema inquietudine, perplessità, angoscia, spaventodella sorte dell’uomo".Ritorna in questo volume il paesaggio desertico, lo spettro della solitudineassoluta, la domanda angosciosa sull'essere umano, ma si affaccia l'idea di una terra

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promessa nel senso di un approdo religioso nella fede in Dio. In questa direzione simuoveranno le successive raccolte della sua lunga stagione poetica tra cui il poemaincompiuto Un grido e paesaggi (1952). Il taccuino del vecchio (1961), Il deserto e dopo(1961), comprendono prose di viaggi. Tutta la sua opera fu raccolta in volume col titolocomplessivo di Vita di un uomo.Ungaretti morì a Milano nel 1970, per emorragia celebrale.EUGENIO MONTALE (1896-1981)Nacque a Genova nel 1896, fece studi tecnici interrotti per la nuova passione delcanto e del violino. Nel 1917 andò al fronte come ufficiale di fanteria. Ritornò a Genova,si affezionò alla letteratura collaborando alle più importanti e moderne riviste letterariedel tempo e si fece una ricca cultura da autodidatta; nel 1916 pubblicò la sua prima poesiaMeriggiare pallido e assorto e nel 1925 la raccolta che lo consacrò Ossi di seppia. Nel1975 vinse il premio Nobel per la letteratura. Ebbe anche un’intensa attività pubblicisticacollaborando a riviste famose del dopoguerra come "Il Mondo" e "Corriere della Sera" incui fece anche cronache musicali. Morì a Milano nel 1981.Le tematiche della sua poesia sono: la solitudine, l'incomunicabilità, l'angoscia,l'incapacità di credere ad un futuro migliore ma anche la difficoltà di ritrovare il passatose non in un attimo, durante "il fischio di un rimorchiatore" che poi scomparisce nelnulla, “il male di vivere”, (Spesso il male di vivere ho incontrato) dell'uomo modernodavanti al mondo con cui sente di trovarsi in disarmonia, la possibilità di esprimere solola negazione, solo "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" (Non chiederci la parola)che caratterizza l'atteggiamento pessimistico e negativo dell’autore, atteggiamento chedall’altra parte deve essere inteso nell'accezione positiva del rifiuto del Fascismo edell’ideologia nazionalistica dominante, dell'attivismo impegnato richiesto dalla culturafascista, in fine il paesaggio ligure, un paesaggio prosciugato dal sole, abbastanza asproche si ritrova in liriche come Portami il girasole, Gloria del disteso mezzogiorno,Meriggiare pallido e assorto.Titolo emblematico, Ossi di seppia vuol definire una poesia che muove da unavita oggettiva (la seppia) ormai pietrificata (gli ossi) e abbandonata dal mare sullespiagge della Liguria. Il volume racchiude già le costanti della lirica montaliana. Sulpiano tematico-esistenziale, una visione del mondo fondata sulla negatività, sui limitiumani, sulla sua inevitabile sconfitta, ma pure sulla disperata, angosciosa ricerca del“varco”, della “maglia rotta nella rete che ci stringe”, per trovarvi una via d’uscita, unasperanza di salvazione. Sul piano stilistico il Montale mantiene, da un lato, il versotradizionale organizzato in strofe e scandito da rime e ritmi, e, da un altro lato, crea unlinguaggio antiletterario, distinto da un lessico preciso, misto di dialetto, gergo etecnicismo, adatto ad infondere agli oggetti i suoi stati d’anima, che ricorda “ilcorrelativo oggettivo” di Eliot. Manifesto di questa poetica antiletteraria eantidannunziana è la lirica I limoni.Il suo pessimismo sembra radicale e disperato. Le sole alternative sono certimomenti in cui pare possibile un’evasione dal "delirio d'immobilità" che è la vita(Arsenio), attraverso la rivelazione fuggevole di un mondo diverso e più alto, ma sempreirraggiungibile. Sono i momenti religiosi e mistici in cui sembra che la vita si arresti e siavverte la presenza di una realtà ultraterrena che, però, sfugge sempre al poeta. Essa èrivelata da alcune immagini allusive come "il fantasma che ti salva" oppure "il divinoamico che t'afferra"(Falsetto) per cui "il salto in alto è possibile" ma non per i semplicimortali "ti guardiamo noi, bella razza/di chi rimane a terra"(Falsetto).Il poeta ricorre al simbolo dell' "amuletto", oggetto magico che potrebbe salvare

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l'uomo "dal lago dell'indifferenza del cuore" (Dora Markus nella raccolta Le occasioni).La seconda raccolta di versi, Le occasioni (1939) s’incentra per di più sullevicende della vita privata e sull'emblemicità d’alcuni oggetti quotidiani e di fantasmifemminili che potrebbero essere magari salvatrici. Si tratta delle liriche d'amore dedicatealla Clizia o alla "donna assente". Anche qui appare il paesaggio ligure ma la suaimportanza diminuisce. Manca quasi completamente il riferimento al tempo presentedella storia.La raccolta seguente La bufera ed altro (1956) si richiama “alla realtà italianapresente, storica e politica”. Le poesie hanno per tema dominante l'universo sconvoltodalla guerra e le tensioni politiche del dopoguerra. Le ultime produzioni Satura (1971), Ilquaderno di quattro anni(1977), Altri versi(1980) rivelano un cambiamento di stile nelsenso prosastico e colloquiale e una riflessione ironica sui costumi e sulle convenzioni diun tempo presente con cui si sente irrimediabilmente “in disarmonia”.Montale v’intraprende la critica dei miti della società di consumo verso cui ha unatteggiamento ironico e sarcastico. Il sentimento dominante è quello di una sconfittafinale che convalida il suo iniziale pessimismo.Montale ha scritto anche prose come Auto da fé, (raccolta di saggi e di riflessioni),prose autobiografiche e di meditazione sul dibattito culturale del tempo in cui vengonospiegati anche i motivi della propria poesia. Gli interventi sui giornali sono compresi nelvolume la Farfalla di Dinard e le cronache musicali nel volume Prime alla Scala.SALVATORE QUASIMODO (1901-1968)É considerato il terzo grande ermetico. Siciliano di nascita, (1901, Modica) vissesul continente dove svolse un'attività letteraria e pubblicistica importante nella direzionedella modernizzazione della poesia italiana. Fu collaboratore, come Montale, Vittorini edaltri, della rivista "Solaria"che promuoveva un'apertura europea per la letteratura italiana.Le sue prime raccolte di versi Oboe sommerso (1932). Acque e terre (1930) lofecero noto come poeta ermetico procurandogli un gran successo letterario. Nel 1959 glifu assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Morì a Napoli nel 1968.Si possono distinguere due fasi poetiche: una ermetica, e un’altra colloquiale.Negli anni '30, quando pubblica Acque e terre, il tema dominante è la nostalgiaper la terra natale, -Sicilia- vista come emblema della condizione esistenziale dell'uomo,che ritroveremo anche nell'opera di un altro grande siciliano, Elio Vittorini. Ad esso sicollega quello della condizione di sradicato, d’esiliato del poeta, Sicilia diventa nellamemoria, un mito come la Grecia, il paradiso perduto, un luogo d’innocenza e di purezzacon paesaggi arcaici e solari. Lo stile è caratterizzato dall'uso dell'analogia, da unlinguaggio ellittico, dall'uso delle parole con valore evocativo, come si è visto anche pergli altri ermetici, ma, rispetto a loro, la poesia di Quasimodo ha una maggiore musicalitàche si spiega anche per l'influsso dei lirici greci (di cui compì un’esemplare antologia ditraduzioni intitolata Lirici greci (1940). Per questo il suo canto lirico è più articolato e piùdispiegato. Nella raccolta Ed è subito sera (1942), Quasimodo ripetè l'esperienzaermetica nel tentativo di dare alla parola "una realtà autonoma di sentimentoprimordiale".Le raccolte successive s’iscrivono nel solco della seconda fase poetica. Giornodopo giorno (1947) e La vita non è sogno (1949) esprimono il dolore della tragicaesperienza della guerra cui aveva partecipato. Le raccolte successive Il falso e il veroverde (1956) e La terra impareggiabile (1958) mettono in rilievo l'intento di contribuireal progresso sociale e di denunciare le ingiustizie. In esse, Quasimodo escedall'Ermetismo col suo isolamento e tenta una poesia che si apra ad un dialogo tra gli

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uomini sotto lo slogan "rifare l'uomo: questo è il problema capitale", recuperandol'individualità nell'ambito della società. É una poesia che nonostante le nuove tematichepecca per declamazione, oratoria e populismo.UMBERTO SABA (1883-1957)Nasce a Trieste nel 1883, da madre ebrea e padre cristiano, il quale abbandonò lamoglie prima della nascita del figlio; per questo si rifiutò il cognome del padre, Poli, perassumere, in omaggio alla madre, il cognome Saba, che in ebraico significa "pane".Si trasferisce a Firenze nel 1905 e nel 1911 si sposa con Carolina Woelfer (lafamosa “Lina” delle sue poesie). Pubblicò il primo volume a proprie spese col titolo diPoesie, dopo di che tornò a Trieste dove si comprò una libreria antiquaria che diventò poiuna casa editrice personale. Le varie raccolte Cose leggere e cose vaganti (1920),L'amorosa spina (1921), il primo Canzoniere (1921), Preludio e canzonette (1923),Autobiografia (1924) confluirono nel 1945 nel volume complessivo del secondoCanzoniere seguito da numerose altre edizioni fino a quello finale del 1961, apparsapostuma. Durante la guerra, per evitare le persecuzioni razziali, si rifugiò per prima aParigi, poi a Roma, nascosto da un amico.La sua malattia nervosa, di cui soffrì per tutta la vita e che fu provocata,probabilmente, dal trauma sofferto nell'infanzia a causa dell'abbandono del padre, siaggravò nonostante le cure psicanalitiche, obbligandolo ad un riposto forzato, inisolamento.Il poeta morì a Gorizia nel 1957.La caratteristica principale del Saba si deve alla sua estraneità alle mode letterariedel tempo e forse alla sua condizione d’ebreo e di triestino, che visse in isolamento, conla coscienza di un destino diverso.Le tematiche: la volontà di vivere in armonia con la vita, il sentirsi solidale con ilmondo e con le cose; la presenza di una profonda tristezza, solitudine e difficoltàd'adattamento; a partire dalla materia autobiografica svolge una riflessione più generalesul destino dell'uomo, si confronta con tutti gli aspetti della realtà ed esprime l'affetto perla moglie, per Trieste e per i suoi dintorni, la simpatia per gli esseri intorno a lui, sianoessi "esseri umani o animali" come "la capra dal viso semita" oppure il viandante chepassa per la strada. La moglie è paragonata per es. ad una bianca pollastra o ad altri umilianimali. Tutta la sua poesia dà voce all'amore per la vita, che non cessa neppure quando èsegnata dall'esperienza del dolore individuale o della sua razza.Lo stile è caratterizzato dall'uso della parola concreta. È una poesia semplice,discorsiva, antiaulica, chiara, senza suggestioni ermetiche, ma -come osservarono icritici-, paradossalmente, "quasi impenetrabile per eccesso di chiarezza”.Temi di verifica1. I caratteri del Crepuscolarismo2. La poesia di Guido Gozzano3. Altri poeti crepuscolari4. Il Futurismo. L’opera di Filippo Tommaso Marinetti5. Aldo Palazzeschi6. I caratteri della poesia ermetica7. La poesia di Giuseppe Ungaretti8. Le liriche di Eugenio Montale9. Salvatore Quasimodo10. Umberto Sabacap VIII La narrativa del Novecento

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LA NARRATIVA DEL NOVECENTOIl panorama della narrativa del periodo è molto vasto e caratterizzato da unaproduzione molto varia sia per qualità letteraria sia per moduli artistici o per tematiche:1) la multiforme produzione d’autori come Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi,Riccardo Bacchelli, Grazia Deledda, gli scrittori del movimento “Strapaese”raccolta intorno alla rivista “Il Selvaggio” e quelli del movimento “Stracittà”raccolti intorno alla rivista “’900”;2) “la prosa d’arte” dei rondisti come Vicenzo Cardarelli, Emilio Cecchi,Antonio Baldini, Renato Barilli;3) esperienze significative come il romanzo Rubé (1921) di Antonio Borgese checostituisce un’emblematica testimonianza della crisi di un intellettualeborghese tra guerra e dopoguerra;4) la scoperta di romanzieri moderni che avevano già rotto con la tradizionecome Italo Svevo e Federico Tozzi, alla fine degli anni ’20;5) l’apparizione dei prosatori detti “solariani”, perchè raccolti intorno alla rivistadi cultura “Solaria”, d’apertura europea per la letteratura italiana, come ElioVittorini, Giovanni Comisso, Gianna Manzini, Anna Banti e RomanoBilenchi, i quali adoperano una scrittura raffinata, volta a creare soprattutto“atmosfere liriche” piuttosto che costruire un robusto impianto narrativo;6) i romanzi surrealistici, i cosiddetti romanzi “dal clima surreale” i cui maggiorirappresentanti sono Dino Buzzati, Tommaso Landolfi e Alberto Savinio;7) la fioritura di una vasta produzione di “romanzi di successo” come quelli diGuido Da Verona e di Pitigrilli, nonché del “romanzo di consumo” come lafamosa collana dei “Gialli Mondatori”, collana iniziata nel 1929, e del“romanzo rosa” di Liala nel 1931, ma è con la pubblicazione del romanzo GliIndifferenti (1929) di A. Moravia, Gente in Aspromonte (1930) di C. Alvaro eTre operai (1934) di C. Bernari e poi con i romanzi di Vittorini, Pavese,Silone e Gadda che si può parlare di una vera e propria ripresa della narrativacon caratteri autonomi e nuovi rispetto al clima dominante.Si tratta di una narrativa che costituisce una significativa esperienza non solo perla letteratura del periodo, ma anche per il futuro Neorealismo. Alla sua base sta ilrichiamo alla lezione del grande romanzo europeo dell’inizio del secolo, dei maestriitaliani come Verga e Svevo e del romanzo americano di quegli anni, romanzo che ebbeun influsso di rinnovamento su quello italiano soprattutto sulla narrativa di Pavese eVittorini.Gli elementi comuni sono:a) la sua forte impronta realista per l’emergere di temi attuali come lameschinità del mondo borghese, la povertà dei pastori calabresi, laproblematica del mondo operaio e l’alienazione della vita cittadina, che noncomparivano nella narrativa del tempo;b) il suo carattere di romanzo d’opposizione sia per la personale posizioneantifascista degli scrittori sia perché le loro tematiche realiste mettono inluce certi aspetti della realtà italiana che la cultura ufficiale fascistad’orientamento ottimistico e celebrativo preferiva celare.CORRADO ALVARO (1895-1956)Nacque nel 1895 a San Luca in provincia di Reggio Calabria, compì gli studi aNapoli e a Roma, combatté nella Grande Guerra e fu gravemente ferito. Negli anni ’20 sidedicò al giornalismo collaborando al “Corriere della Sera” poi al “Mondo”; nel 1926

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iniziò l’attività letteraria e la collaborazione alla rivista ‘900”; viaggiò come inviatospeciale in Russia e in Turchia. Morì a Roma nel 1956.Intellettuale meridionale che visse nella propria esperienza il distacco dalla suaterra, coinvolto da ventenne nel dramma della guerra, giornalista d’orientamentomeridionale e antifascista, Alvaro ricrea nella sua opera un mondo morale che èpersonale, ma anche del Meridione italiano filtrato attraverso queste moltepliciesperienze.I temi centrali della sua narrativa sono:1) la rievocazione del mondo calabrese che dà vita alle sue opere migliori come:Gente in Aspromonte (1930) in cui presenta la vita di miseria dei pastoricalabresi, il loro mondo chiuso in una secolare arretratezza, i valori antichi esalvi come la fede religiosa, le loro passioni, gli amori e le vendette. Ilprotagonista è un pastore “vinto” nella lotta con il padrone sostenuto dallo statoitaliano, sentito come stato nemico, ma nel rievocare la lontananza della suaterra, Alvaro la sente, un po’ come Grazia Deledda, al di là della secolare erealistica miseria e povertà come un universo primitivo d’armonia e di pace, ununiverso alquanto leggendario che lui finisce per mitizzare.2) la vita cittadina vista come una civiltà caotica e disumana nel romanzo L’uomonel labirinto (1926): l’uomo vive in una specie di terrore e d’insicurezzaparalizzanti perché è costretto a menare la sua vita sotto la dettatura. La suaopera L’uomo è forte (1938) allude tanto al fascismo quanto allo stalinismo.Prende le mosse dalla rappresentazione di stampo verista, ma al contemporaffigura il reale attraverso il filtro della memoria e lo trasporta in un mondo quasi disogno, soprattutto in Gente in Aspromonte. Qui i pastori calabresi diventano figuremitiche all’infuori del tempo e della storia cosicché il contenuto storico e reale sembrapassare in una dimensione lirica, quasi favolosa.MASSIMO BONTEMPELLI (1878-1969)Nacque nel 1878 a Como e morì nel 1969 a Roma. Fu il fondatore della rivista “‘900” e il teorico del movimento conosciuto sotto il nome di “novecentismo”. Dapprimaincline all’ideologia ufficiale del regime fascista, tanto che fu segretario del Sindacatofascista degli scrittori e membro dell’Accademia d’Italia, verso la fine degli anni ’30 lasua posizione cambia in una critica verso il regime, ciò che gli vale l’espulsione dalpartito.Da punto di vista letterario, Bontempelli è considerato l’inventore della poeticadel “realismo magico” che definisce come “l’irruzione dell’assurdo nella realtàquotidiana”. Lui vuol far rivivere nel romanzo moderno situazioni misteriose inun’atmosfera o in un contesto di quotidianità apparentemente normali.Le sue principali opere sono: La vita interiore (1919) e La vita operosa (1920) incui si propone di rinnovare il romanzo tradizionale frazionando il racconto in episodi chesi costituiscono poi in un “romanzo di romanzi”. I suoi volumi più famosi sono: Lascacchiera davanti allo specchio (1921), Eva ultima (1923), la cui protagonista è unamarionetta; Il figlio di due madri (1928) che è la storia della reincarnazione di unbambino, prima figlio di Adriana e poi figlio di Luciana.Vita e morte di Adria e dei suoi figli (1930) tratta dell’impossibilità di conservareuna bellezza eterna assoluta oltre il tempo. Nel suo tentativo di farlo allontanandosi dallavita con le sue passioni, e dall’amore come donna e madre in una completa chiusura,Adria fallisce sicché, alla fine, si uccide per scomparire in piena, anche se effimerabellezza.

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Gente nel tempo (1937) narra di una misteriosa legge che porta ogni cinque annialla morte di uno dei membri della famiglia. Bontempelli vi crea un’atmosfera angosciosaperché tensionata dall’approssimarsi di un destino di morte inspiegabile, tensione spintafino alla pazzia della protagonista.Anche il teatro del Bontempelli è ispirato alla poetica del realismo magico, tantoin Nostra Dea quanto in Minnie la Candida.IGNAZIO SILONE (1900-1978)Dal suo vero nome Secondo Tranquilli, visse tra 1900-1978, e fu un “caso” moltointeressante del suo tempo. Militante politico, iscritto nel Partito Comunista Italiano,rappresentante di questo partito insieme a Togliatti presso il Komintern, ebbe l’occasionedi conoscere la dittatura stalinista nonché quella fascista, perciò si allontanò dal partito evisse in Svizzera come esule politico antifascista. Qui iniziò la sua attività letteraria con ilromanzo Fontamara (1930) che resta il migliore della sua opera. Interessante è che i suoiromanzi, perché proibiti dalla censura fascista, uscivano prima in tedesco o inglese e poiin italiano. Nel dopoguerra fu presente più come figura politica che letteraria menandouna battaglia da ex-comunista contro il comunismo in nome di valori d’improntacristiana.I principali temi dei suoi romanzi scritti nel primo periodo, quello degli anni ’30,sono: la denuncia della povertà e della miseria dei contadini, il loro sfruttamento da partedei proprietari agrari e il ruolo antipopolare del fascismo.Fontamara narra la storia dei contadini di questo paese, la loro ribellione controgli agrari che viene repressa dalle squadre fasciste. Bernardo Viola, uno dei contadinipartiti a Roma in cerca di lavoro è qui ingiustamente incarcerato e finisce la sua vita inprigione. Prima, però, vi conosce un “politico” e prende coscienza dei fatti politici esociali del paese, mentre a Fontamara continua e si approfondisce la lotta contro il potere.In quanto allo stile si deve notare che l’impianto narrativo è naturalistico come pure illinguaggio, la presenza del narratore essendo ridotta al minimo.Le opere ulteriori alla sua conversione religiosa sono d’orientamento cristiano,cattolico. Le più importanti sono: Pane e vino (1937), Il seme sotto la neve (1942)pubblicati in esilio, sempre d’ambientazione contadina e di stampo narrativonaturalistico. Più prettamente religiosi sono i romanzi Una manciata di morte (1952); Ilsegreto di Luca(1956) come pure L’avventura di un povero cristiano (1968).Tra i suoi saggi, menzioniamo Uscita di sicurezza (1965) in cui Silone ripercorrela sua esperienza politica, polemizzando tanto con il fascismo quanto con il comunismo.Sono pagine di diario estremamente sconvolgenti ed interessanti perché costituisconotestimonianze autentiche d’incontri con personaggi politici del tempo di primo pianocome Stalin, Mussolini, Ante Pavelic, ecc.ALBERTO MORAVIA (1907-1990)Dal suo vero nome Alberto Pincherle, nacque a Roma nel 1907. Nel 1916 siammalò di tubercolosi ossea ciò che lo costrinse a stare a letto in vari sanatori per noveanni, perciò la malattia ebbe un’influenza decisiva sulla sua formazione da uomo escrittore. Si fa una cultura da autodidatta, lontano dalle correnti e scuole letterarie, ciò chespiega la sua originalità. Moravia confessa i due elementi importanti nella sua vita: lamalattia fisica del corpo, e quella dello spirito, cioè il fascismo, malattia spirituale dellasocietà italiana. É rilevante l’autoritratto proposto nell’Autodizionario degli scrittoriitaliani: “Io di me stesso. Alberto Moravia (Moravia non è uno pseudonimo, è unsecondo nome) è nato a Roma il 28.11.1907. Altezza: metri 1,80; capelli castani (orabianchi), occhi verdi. Segno distintivo: claudicante (ora con bastone). Non ha titoli di

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studio. Parla inglese e francese. É tradotto in 37 lingue. Ha pubblicato 17 romanzi, 10volumi di saggi, di critica, d’articoli di viaggio, 12 volumi di racconti, 10 volumi diteatro. Il suo hobby: viaggiare. I suoi motti preferiti sono: scrivo per sapere perché scrivo;una vita vale un’altra. Non mi piacciono i miei libri, mi piacciono i libri degli altri. Éstato sposato tre volte: la prima con Elsa Morante – in chiesa, la seconda in libera unionecon Dacia Maraini, la terza – in municipio con Carmen Llera.”Moravia fu molto consapevole dei problemi della sua scrittura, del forteautobiografismo, dei legami con la realtà, della necessità di un continuo perfezionamentodella propria arte poetica. Ebbe una lucida coscienza teorica e critica sulla scrittura e sullaletteratura in generale. Così si spiega la riscrittura delle sue opere – due volte La romana,tre volte Il conformista, ecc. A forza della riscrittura la poetica dei suoi romanzi risultaossessiva e monotona. Moravia lo afferma con lucidità: “So di essere uno scrittoremonotono e ossessivo che ripete sempre gli stessi temi come certi uccelli ripetono glistessi versi, ma d’anno in anno va mutando il mio modo di vedere questi temi”. Lui credeche lo scrittore e la scrittura sono “seismografi” della realtà autobiografica e della realtàsociale, storica e politica del loro tempo.Il suo ideale di scrittore, è di: “salvare tutte le complicazioni della realtà,recuperandole nella rappresentazione intere e con la maggiore chiarezza possibile”.Le tematiche sono riducibili essenzialmente a quattro: l’indifferenza; il fascismo;l’adolescenza; il creatore e la creazione.Gli indifferenti (1929) è un capolavoro nella narrativa italiana, un’opera di altolivello letterario che impone l’autore tra i maggiori autori dell’epoca, affermando alcontempo la sua originalità e singolarità. Il romanzo contiene già in germe tutti gli altrimotivi peculiari delle opere successive. Il suo tema si potrebbe definire come la normalitàdell’indifferenza. Michele Ardengo è un’ipostasi di Moravia stesso. La sua indifferenzarispetto a tutto (famiglia, città, paese) è causata dall’incapacità di agire in mancanzad’ogni motivazione morale. Questo conflitto tra desiderio e motivazione morale fa fallireMichele nel tentativo di uccidere Leo Merumeci amante di Carla, sua sorella. Il gridointeriore di Michele, la sua ripugnanza si ferma in una semplice maschera ironica esprezzante perché il personaggio è incapace di far presa diretta sulla realtà, restandobloccato nella sua indifferenza. Ma l’indifferenza è uno stato comune anche agli altrimembri della famiglia Ardengo (formata dalla madre Maria Grazia, dalla dal figlia Carla,dal figlio Michele e dall’amante della madre Leo Merumeci, un affarista losco che miraad impossessarsi sulla fortuna degli Ardengo). Perciò Carla cede alla seduzione di Leo,accettando con passività e indifferenza, in mancanza di altro, di diventare la sua amante,poi di sposarlo. L’assenza d’ogni valore morale e spirituale che domina la vita dellafamiglia rispecchia il grigiore e il conformismo della società italiana durante il fascismo.Il romanzo La ciociara (1957) rappresenta un altro gradino dell’indifferenza “ladisperazione dell’indifferenza”. Lo sfondo è reale perché Moravia conobbe la guerradurante il suo rifugio a Fondi, per nove mesi d’occupazione tedesca, dal settembre 1943al giugno 1944, come conseguenza dell’ordine nazista di essere uccisi tutti gli antifascisti.Il romanzo narra in breve la storia di Cesira, una donna proveniente dalla regionecampagnola della Ciociaria, una contadina sposatasi a Roma e diventata un’abilecommerciante, preoccupata solo dei guadagni. Durante la fuga da Roma a causa dellaguerra, assieme alla figlia Rosetta e ad un gruppo di sfollati, in seguito alle dureesperienze che subisce (tra l’altro lei e sua figlia sono violentate da un gruppo di soldatimarochini), Cesira, riconquista alquanto la sua umanità, un certo equilibrio edun’accettazione matura della vita. Rosetta invece non può superare le prove e fallisce. In

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questo romanzo sembra chiudersi l’arco evolutivo del personaggio di Michele Ardengo.Il nuovo Michele è un giovane intellettuale, uno studente impegnato nella lottaantifascista. Lui si salva dall’indifferenza che avvolge Cesira mediante l’impegnopolitico. Nel suo sacrificio per gli altri vede una liberazione, un gesto d’altruismoassoluto. In quest’altra dimensione storica, quella della guerra “l’anormalità” è la guerrache sembra disgregare il tessuto connettivo della società e le basi stesse della convivenzacivile, la condizione umana che è sconvolta, oppressa, umiliata o annullata. La“normalità” si disegna ora come termine contrapposto di segno positivo e coincide con unmodo di vivere civile, in pace, con l’aspirazione verso un mondo di valori umani come lasolidarietà, la difesa d’affetti e di sentimenti fondamentali, la dedizione, l’altruismo, ilsacrificio, ecc.ELIO VITTORINI (1908-1966)Elio Vittorini è una presenza originale nel panorama della cultura italiana, quelladi un intellettuale la cui produzione letteraria si alterna e s’intreccia con l’attivitàd’organizzatore di cultura.Nacque nel 1908 a Siracusa, visse l’infanzia in vari luoghi della Sicilia seguendo itrasferimenti del padre ferroviere.A 16 anni fuggì dall’isola nell’Italia settentrionale, facendo diversi mestieri ecoltivando la vocazione letteraria.Nel 1930 si stabilì a Firenze dove fece il correttore di bozze e poi il consulenteeditoriale nella Editrice Einaudi. Autodidatta studiò da solo la letteratura inglese eamericana.Sulla rivista “Solaria” uscirono i suoi primi racconti Piccola borghesia nel 1931 eil primo romanzo a puntate Il garofano rosso (’33-’34).Nel ’38 si trasferì a Milano. La guerra civile di Spagna gli rivelò il voltoreazionario del fascismo.Scrisse i suoi romanzi più significativi: Conversazione in Sicilia (’38-’39),Uomini e no (1945), curò l’antologia Americana, partecipò alla Resistenza, s’iscrisse alPartito Comunista Italiano. Nel dopoguerra fu uno dei principali animatori del dibattitosul rinnovamento della letteratura con le riviste da lui fondate, prima “Il Politecnico”(1945-47) poi “Il Menabò”(1959). Morì a Milano nel 1966.La sua concezione della letteratura come letteratura d’avanguardia ed impegnatanei problemi d’attualità lo porta a svolgere un ruolo centrale nella battaglia per ilrinnovamento della letteratura italiana del dopoguerra, attraverso:- le riviste: “Il Politecnico”, nel quale sostiene le tesi di un’arte impegnatae dell’autonomia dell’arte dalla politica; “Il Menabò”, sul quale avviònegli anni sessanta il dibattito su Industria e Letteratura;- l’attività di traduttore dei romanzieri americani come Faulkner,Steinbeck, Saroyan, Poe, Caldwell;- l’attività editoriale, con un programma di rinnovamento e la scoperta digiovani talenti come Calvino e Fenoglio.La sua opera è caratterizzata da due elementi ricorrenti:1. l’interesse per la realtà contemporanea, nella sua concretezza politica e sociale (ilfascismo, la Resistenza);2. la tendenza ad una prosa lirica, derivata dalla sua formazione “solariana” che trasfigurail tema storico e concreto e gli conferisce un carattere simbolico e universale.Conversazione in Sicilia (’38-’39, in vol. nel ’41) è il romanzo in cui la poetica diVittorini raggiunge i migliori risultati narrativi. Motivo ispiratore del romanzo è la

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denuncia degli orrori del fascismo (dalla guerra di Spagna alla miseria della Sicilia deltempo), ma sono gli “astratti furori” che agitano il protagonista Silvestro e nedeterminano il ritorno alla terra natia.Il viaggio reale diventa il percorso simbolico della presa di coscienza del doloreche domina il mondo, della necessità di “altri doveri” (il motivo dell’opposizione), dellaperennità delle offese fatte al genere umano. Silvestro Ferraguto, tipografo in una cittàdel Nord, torna per tre giorni in Sicilia a trovare la madre. Attraverso di lei ripercorre lasua infanzia, incontra personaggi simbolici come Calogero l’arrotino, Ezechiele il sellaio,Porfirio il commerciante, il Gran Lombardo, uomini che “soffrono per il dolore delmondo offeso”. Dopo il colloquio con l’ombra del fratello morto, saluta la madre e riparteper il Nord. Il finale del libro è uno “aperto” che lascia la possibilità di moltepliciinterpretazioni, è “una parola suggellata”.Uomini e no (1945) è una rievocazione ora epica ora lirica della guerra partigianaa Milano; Il Sempione strizza l’occhio al Frejus(1947), e Le donne di Messina (1949),trattano della ricostruzione del dopoguerra. Il Diario in pubblico (1957) raccoglie gliinterventi politici, letterari e culturali.La sua poetica è caratterizzata dalla trasfigurazione del reale con uno stile liricoevocativoe dalla ricostruzione del “mito” della condizione umana con i suoi valoriuniversali.Lui trasporta su un piano simbolico l’oggettività delle vicende. Considerato unmaestro” del Neorealismo ne’è infatti lontano per il suo stile narrativo.CESARE PAVESE (1908-1950)Pavese nacque nel 1908 in Piemonte in provincia di Cuneo e passò la sua infanziaa Santo Stefano Belbo, in campagna, nelle langhe. Fece gli studi a Torino. Qui seguì icorsi della Facoltà di lettere e prese la laurea con una tesi sulla poesia di Whitman.Per la sua attività di scrittore, traduttore dei romanzieri americani (Melville,Anderson, ecc.), e di consulente editoriale, Pavese lasciò un’impronta paragonabile aquella di Vittorini.Ma quel che ne fa una figura unica è la sua solitudine. Una lucida ricercaesistenziale, il suo sentire la disperazione del “mestiere di vivere” percorrono le suepagine e si concludono nel tragico suicidio. Perciò la sua opera e la sua figuradiventeranno emblematiche per la “crisi esistenziale” della giovane generazione deldopoguerra in Italia.Per Pavese l’artista è colui che scava nella profondità del proprio io e tornaall’infanzia, al momento nel quale scopre per la prima volta la realtà, quando le coses’imprimono nella memoria in forma di miti ed assumono così un valore simbolico.La vita sarà, successivamente, il doloroso distacco da quei miti, lo sradicamentodal mondo dell’infanzia, il difficile adeguamento ad un mondo diverso; di qui lecondizioni di solitudine e l’impossibilità di comunicare con gli altri.La produzione letteraria di Pavese esprime la sua disperata ricerca di come“rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri”, ma il suo tentativo divivere nel mondo, di impegnarsi nella lotta politica e d’amare si conclude con la tragicaconstatazione della sua “incapacità di vivere”. Nei suoi romanzi, racconti, poesie, nel suodiario s’intrecciano alcuni temi ricorrenti che caratterizzano il suo mondo poetico:1. il contrasto città-campagna e il difficile adattamento nella città di chiabbandona la campagna; (La bella estate (1949), La spiaggia (1941), Il diavolo sullecolline)2. il mito dell’infanzia e il tema del ritorno dell’espatriato (La luna e i falò (1950),

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La casa in collina)3. la solitudine e la difficoltà di comunicare con gli altri (Il carcere, Tra donnesole, Il mestiere di vivere, postumo, 1952).Egli è anche autore di versi raccolti nei volumi Lavorare stanca (1936) in cuipratica una poesia-narrazione, e Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951) che segnal’approdo ad una lirica sentimentale e metaforica.L’apparente realismo descrittivo, il naturalismo dei paesaggi e dei personaggi,l’uso di una lingua impastata di dialetto si caricano di toni allusivi, simbolici, lirici.CARLO EMILIO GADDA (1893-1973)Nacque nel 1893 a Milano. Si laureò in ingegneria. Combatté nella guerra e vennefatto prigioniero. Nel 1926 cominciò a frequentare il circolo della “Solaria” dovepubblicò le prime prose. Nel 1931 lasciò l’ingegneria per la letteratura. Nel 1950 sì stabilìa Roma dove lavorò per la RAI. Ebbe un successo di critica tardivo, nel 1957, con Ilpasticciaccio. Morì a Roma nel 1973.Scrittore irregolare ed estraneo a qualsiasi scuola, inconfondibile per l’esuberantenovità del suo linguaggio, divenne un “caso letterario” negli anni ‘60, quando fu scopertocome uno degli innovatori del Novecento. I tratti peculiari della sua narrativa sono:l’ossessione della conoscenza e la sperimentazione linguistica.Dalla sua formazione borghese e scientifica, fiduciosa nell’oggettività econoscibilità del reale, Gadda prende le mosse nella sua narrativa per analizzare la realtà,e quindi la pluralità di elementi di cui è costituita. Ma la realtà gli si presenta come unacatena d’infinite relazioni, un concatenamento ininterrotto di significati che assume laforma del groviglio, del “pasticciaccio”, del caos informe e vitale.Nel tentativo di svolgere il filo ingarbugliato del caos, di evocare con parole tutti i“ventitrè significati” che esprimono la pluralità delle relazioni tra le cose, Gadda foggiauna lingua “barocca”, definita da lui “maccheronica” (impasto di termini tecnici e aulici,di dialetto e di colti arcaismi) che deforma grottescamente il reale.I principali temi narrativi sono:1. la satira feroce della piccola borghesia milanese come in Adalgisa (1944), affrescostorico della borghesia milanese all’inizio del secolo;2. la stupidità della vita sociale durante il fascismo, (Quer pasticciaccio brutto de viaMerulana, 1957), un giallo affascinante ambientato nella Roma fascista;3. la nevrosi del figlio nel rapporto con la madre e con il mondo (La cognizione deldolore, 1963). Nel paese immaginario di Maradagal, dopo una guerra, vive in solitudinel’hidalgo Don Ponzalo Pirobutirro, con la vecchia madre. Dai colloqui con il dottorLakones, e dal difficile rapporto con la madre sorge man mano la nevrosi.Il motivo della sua misantropia è il disprezzo per un mondo fatto solo diapparenze, donde l’isolamento come rifiuto verso le forme del mondo.Ne emerge la tensione morale di Gadda nel suo affermare il valore dellaconoscenza in un mondo dominato dal dolore e dalla vanità dell’operare umano.Temi di verifica1. I caratteri della narrativa novecentesca2. L’opera di Corrado Alvaro3. L’opera di Ignazio Silone4. L’opera di Massimo Bontempelli5. Alberto Moravia6. Le tematiche moraviane7. La presentazione del romanzo Gli Indifferenti

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8. Elio Vittorini e il romanzo Conversazione in Sicilia9. Cesare Pavese e il romanzo La luna e il falò10. Carlo Emilio Gadda11. Massimo Bontempelli, creatore del “realismo magico”cap IX Il PostmodernoIL POSTMODERNOÈ un concetto assunto come definizione generale della nostra età, basato sull’ideache è finita l’epoca della modernità. La realtà postmoderna delle società postindustriali ècaratterizzata dalla frantumazione, dalla complessità incoerente, non dominabileintellettualmente e non ordinabile. Un caos che però, a differenza della modernità, non èpiù vissuto tragicamente dal soggetto con sofferenza e smarrimento, bensì ludicamentecon un’accettazione divertita e soddisfatta. La datazione del fenomeno non è precisa, maper l’Italia pare iniziato tra la fine degli anni ’70 e i primi degli ’80 ed ha come punto diriferimento due opere Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), romanzo di ItaloCalvino, e Il nome della rosa (1980) di Umberto Eco.Elementi sparsi del Postmoderno si possono scorgere anche in scrittori anteriori.Se la poesia appare piuttosto refrattaria al Postmoderno, il romanzo che è un generepopolare di consumo, tende a diventare un prodotto dell’industria culturale subordinatoalle esigenze economiche del mercato e sempre più influenzato dalle tecnichecinematografiche, televisive, pubblicitarie, dal linguaggio dei mass-media edall’immaginario tecnologico.I principali temi e motivi del romanzo postmoderno sono: il labirinto, l’assurditàdel potere, la biblioteca, l’insignificanza di una vita vissuta non con angoscia, ma nellanormalità, il trionfo del virtuale, il già visto, il già letto, il già scritto. Il romanzo nonpretende più di essere una riproduzione veritiera della realtà e della storia, ma si presentacome un artificio, un discorso sul linguaggio e dunque come un metalinguaggiocitazione,parodia, rifacimento d’altri linguaggi d’ogni epoca. Vi è rappresentata unanatura artificiale dove dominano i suoni, le parole, le immagini della civiltà tecnologica,magari anche il mondo dell’aldilà mentre la campagna tende a sparire posta solo comefondale. Il personaggio non è più un eroe portatore di valori e di verità, ma è ridottoall’insignificanza che lo circonda. Il narratore è deresponsabilizzato, nel senso che i suoimessaggi non pretendono di avere alcun’egemonia e non aspirano a fornire delle verità,dei significati o dei valori certi e fermi.Umberto Eco presenta molto bene la poetica del Postmoderno nelle Postille alNome della rosa (1983), articolando questa poetica nei seguenti caratteri:1) la fine della distinzione tra arte sperimentale e di consumo, si tende ad unaforma d’arte che utilizzi i risultati delle avanguardie, normalizzandoli e rendendoli informe popolari adatte al consumo di massa, coniugando così la complessità con lapiacevolezza;2) il ricorso sistematico alla citazione e all’intertestualità, alla riscrittura d’altritesti;3) la rivisitazione della storia come elemento decorativo e spettacolare;4) la costruzione di certe commistioni non contraddittori, di vari generi, stili elinguaggi diversi, ciò che costituisce la fine delle contraddizioni e delle avanguardie;5) l’uso del pastiche come una pratica neutrale priva di valori comici e satiricipoiché lo scrittore ha rinunciato a criticare il mondo che vuol riprodurre appositamentenel suo caos;6) l’incapacità di trovare un senso alla vita, la coscienza del relativismo dei valori

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(che abbiamo incontrato nel caso di Svevo e Pirandello). Nella modernità quest’assenzadi significati è vissuta in un modo drammatico, nel Postmoderno, invece, il dramma si ètrasformato in normalità, non si cerca più il significato e si dà per scontato che si vive inun universo insignificante. Se l’Ottocento romantico si può considerare il secolo deldolore e il Novecento modernista il secolo dell’angoscia esistenziale, nel Postmoderno ilsenso del disorientamento umano si risolve in un sorriso nell’autocompiacimento, nelgioco o nell’allegoria7) la tendenza a ridurre tutto solo a parole, a puri significanti sganciati dalla storiae da ogni funzione referenziale. Adso, uno dei protagonisti del “Nome della rosa”dichiara che è possibile possedere solo dei nomi vuoti d’ogni rapporto con la verità dellecose.ITALO CALVINO (1923-1985)È nato in Cuba nel 1923 da genitori liguri che erano agronomi e insieme aiquali si è trasferito ben presto in Italia a San Remo. Si è laureato in lettere pressol’Università di Torino e ha svolto un’intensa attività di giornalista, consulente editorialeper la Casa Editrice Einaudi, e scrittore. Fu scoperto da Elio Vittorini che lo incoraggiò ascrivere, con cui collaborò alla rivista “Il Menabò”. Sempre Vittorini pubblicò i primiromanzi di Calvino nella collana “I Gettoni” nella quale promuoveva giovani scrittoriitaliani. La collaborazione con Vittorini continuò nel senso della partecipazione aldibattito culturale sulla letteratura e l’industria. Calvino morì nel 1985 in seguito ad unictus cerebrale mentre stava preparando una serie di conferenze per l’Università diHarvard.L’opera narrativa è caratterizzata da due costituenti fondamentali,apparentemente contrastive: da una parte una linea fantastico-allegorica e dall’altra parteuna linea realistica. Lui è forse perciò il narratore più mobile, capace di sperimentare adalto livello vari generi letterari con uguale successo. È un’intelligenza acutissima, svelta,lucida e al contempo altamente fantasiosa e immaginativa. Ereditò, forse dal Vittorini,una formazione ottimistica e illuministica, fiduciosa tanto nell’uomo quanto nellacapacità conoscitiva ed espressiva dello scrittore. In questa direzione si muovono le sueprincipali prove letterarie.Il primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno (1947) rievoca la sua primaesperienza di vita partigiana durante la lotta resistenziale, ma sin d’ora larappresentazione realistica della guerra partigiana, delle crudeltà e atrocità, si mescolacon una vena lirica e fantasiosa, poiché la guerra è vista attraverso gli occhi delprotagonista che è un ragazzo, Pim, e che la trasfigura secondo la sua visione infantile.Ultimo viene il corvo (1947) è una raccolta di racconti di guerra.Con il romanzo Il visconte dimezzato (1952), Calvino sviluppa pienamente lasua inclinazione alla favola, al mito e all’allegoria. È la storia del visconte Medardo diTerralba, dimezzato in seguito ad una cannonata durante le crociate, sicché nel paesed’origine erano tornate successivamente, per primo la parte cattiva, la metà “grama” esolo dopo la metà buona. Lo scrittore vuol rappresentare l’allegoria dell’uomo completonella sua integralità umana, dell’uomo che non può essere né completamente cattivo nécompletamente buono, ma un insieme di queste due parti.Il romanzo è seguito nel 1957 di un altro più ampio, Il barone rampante,ambientato nel Settecento illuministico. Si tratta della storia di Cosimo Piovasco diRondò, un ragazzo il quale, per opposizione all’autoritarismo della famiglia e alleconvenzioni sociali, decide di menare una vita libera fra gli alberi senza mettere mai piùil piede in terra.

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La terza allegoria Il cavaliere inesistente (1959) costituisce insieme alle primedue la trilogia I nostri antenati che vuol essere una storia allegorica dell’umanità.La vena realistica calviniana si esibisce in romanzi come La speculazioneedilizia (1957), La nuvola di smog (1957), La giornata di uno scrutatore, romanzi in cuitratta temi della società italiana contemporanea, problemi cocenti come la speculazioneedilizia, la corruzione politica e l’alienazione dell’uomo nella società moderna.Spirito aperto e libero, desideroso di sperimentar sempre qualcosa di nuovo,Calvino si preoccupa intorno agli anni ’60 delle scienze fisiche ed astronomiche e sicimenta in una letteratura di fantascienza. Le cosmicomiche (1965) e Ti con zero (1967)sono due libri affascinanti come avventura intellettuale in cui appare una fantascientificae relativistica rappresentazione del mondo. L’umore e l’ironia che avvolgono questiracconti, li fanno ancora più attraenti.L’ultima tappa è la cosiddetta “fase combinatoria” per cui Calvino s’iscrivenell’area del Postmoderno, influenzato dallo strutturalismo e dalla semiotica.Le opere rappresentative: Le città invisibili (1972), romanzo intertestuale eriscrittura in chiave moderna del libro di viaggi di Marco Polo Il Milione; Il castello deidestini incrociati (1973) ispirato dall’Ariosto; Se una notte d’inverno un viaggiatore, unromanzo intertestuale costituito da dieci inizi di romanzi di vario genere e incorniciati diun discorso metalinguistica sul rapporto tra il Narratore e il Lettore e la Lettrice ideali.UMBERTO ECO (1932)È professore di semiotica e presidente della Scuola Superiore di StudiUmanistici presso l’Università di Bologna. È nato ad Alessandria nel 1932 ed è stato unodei primi in Italia a studiare i meccanismi dell’arte contemporanea e della cultura dimassa. In seguito ha sviluppato le sue ricerche nella direzione della semiotica, scrivendoun Trattato di semiotica generale. È, forse, il più famoso scrittore italiano contemporaneonel mondo, grazie al suo romanzo d’esordio Il nome della rosa (1980) che vinsenumerosi premi tra cui il Premio Strega nel 1981. Accanto ad esso stanno Il pendolo diFoucault (1988), L’isola del giorno primo (1994), Baudolino (2000). Ha scritto ancheraccolte di riflessioni e testi vari come La bustina di Minerva che comprende gli articoliapparsi sul settimanale “L’Espresso”.Il nome della rosa è un romanzo tipico del Postmoderno nel senso che è unlibro fatto esplicitamente d’altri libri, di varie citazioni, brani, pezzi d’altri libri,combinazioni di periodi storici, che può essere letto a più livelli: uno poliziesco, altrostorico-sociale, altro filosofico, iniziatico o religioso.Eco afferma che vi esiste un senso letterale, allegorico ed anagogico nelsignificato usato da Dante. Il senso finale, legato al significato del mondo sembrasmarrirsi come nel Postmoderno. I due protagonisti principali, Adso da Melk e Guglielmodi Baskerville sono intenti a risolvere una serie d’omicidi avvenuti in un’abbazia situatanell’Italia Settentrionale senza che sia precisato esattamente il luogo, nell’anno 1327.Fino alla fine riescono a scoprire il fondo delle cose e l’assassino che era un monacocieco Jorge da Burgos, il quale voleva in tal modo nascondere, nella biblioteca labirinticadell’abbazia, l’esistenza del secondo volume della Poetica dell’Aristotele dedicataall’illarità, al riso, affinché l’uomo non possa salvarsi dal demonio contrapponendogli ilriso, l’allegria; però i due non vanno oltre a questi eventi concreti, non cercano delleverità finali perché hanno la convinzione che le verità siano da un lato impossibili edall’altro lato non contino più.Quindi non esiste un ordine, una verità assoluta in quel labirintico universo chenon è solo del medioevo, ma del mondo in generale. I segni “sono la sola cosa di cui

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l’uomo dispone per orientarsi nel mondo... il compito di chi ama gli uomini è di far rideredella verità, fare ridere la verità perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passioneinsana della verità.” Così che, “le uniche verità che servono sono strumenti da buttarTemi di verifica1. I caratteri del Postmodernismo2. Temi e motivi postmoderni3. La poetica postmoderna nelle Postille di Eco4. Italo Calvino5. La dimensione realistica della narrativa di Calvino6. La dimensione fantastica della sua narrativa7. La tappa “combinatoria” postmoderna8. Vita e opera di Umberto Eco9. Presentare la trama del romanzo Il nome della rosa10. Identificarvi gli elementi postmoderniTest di autovalutazione finale1. Giacomo Leopardi fu poetaA) classicoB) romantico2. Il romanticismo italianoA) rifiuta la continuitàB) rifiuta la mitologia classica3. Quando nacque A. Manzoni?A) nel 1875 a MilanoB) nel 1876 a Milano4. Manzoni ha scritto la tragediaA) Ettore FieramoscaB) Adelchi5. La lingua del romanzo I promessi Sposi diventa un modello di lingua nazionale.6. Che opera leopardiana segna l’approdo al pessimismo cosmico?A) AspasiaB) Operette morali7. Il pessimismo personale di Leopardi significaA) la coscienza della propria infelicità esistenzialeB) la coscienza dell’allontanamento dalla natura8. Quali poesie appartengono a Carducci?A) Dopo AspromonteB) Inno a SatanaC) Alla lunaD) Mors9. Che personaggi del romanzo I Malavoglia riescono a salvare la famiglia e lacasa?A) Padron’NtoniB) AlessiC) MenaD) Lia10. La poesia di Pascoli è innovatrice perA) lessico antiletterarioB) sintassi frammentaria

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C) temi storiciD) valore evocativo della parola11.I miti del Decadentismo italiano sonoA) il santoB) il fanciullinoC) il poeta-vateD) il superuomo12. Quali sono i nomi delle due grandi scuole poetiche all’inizio del Novecento?Il ..... e il .....13.Quali sono due parole chiave nella narrativa sveviana?l’..... e la .....14.Che romanzo pirandelliano ha per tema l’impossibilità di vivere in una forma?.....15.Che romanzo pirandelliano tratta dell’illusorietà dell’identità individuale?.....16.Combinate autori ed opere1-Montale a-Allegria2-Ungaretti b-Il Canzoniere3-Saba c-La bufera e altro4-Quasimodo d-Acqua e terre5-Gozzano17.La poesia I limoni di Ungaretti costituisce una dichiarazione di poeticaantidannunziana.18.Combinare correttammente autori e titoli1-Silone a-Fontamara2-Bontempelli b-Gente in Aspromonte3-Alvaro c-Gente nel tempo4-Gadda d-Il pasticiaccio5-Pavese19.Pavese e Vittorini contribuiscono al rinnovamento della letteratura italiana graziealle loro traduzioni dalla letteratura .....20.La trilogia I nostri antenati di Italo Calvino comprende i romanzi:il ....., il ....., e il .....R:1. b2. a,b3. a4. b5. v6. b7. a8. a,b,d9. b,c10. a,b,d11. a,b,d12. crepuscolarismo,futurismo13. inettitudine,malattia14. Il fu Mattia Pascal

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15. Uno,nessuno e centomila16. 1c,2a,3b,4d17. f18. 1a,2c,3b,4d19. americana20. Barone rampante,Visconte dimezzato,Cavaliere inesistente


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