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Page 1: I volti di Gesù nell'arte

Le icone e le reliquie del volto di Cristo

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Nella Storia Ecclesiastica scritta da Eusebio di Cesare (265-340) si narra che Abgar V Ukama, re di Edessa all’epoca di Cristo, era ammalato di lebbra. Saputo dell’esistenza di Gesù di Nazareth e della sua potenza nell’operare miracoli, il re gli mandò un suo inviato per domandargli di recarsi da lui, alla corte di Edessa. Gesù non volle andare ma inviò una lettera al re. Abgar inviò a Cristo il suo archivista e pittore Hannan. Egli non poté convincere Cristo a recarsi ad Edessa e quindi tentò di dipingere il suo volto su di una stoffa.Hannan provava ma non riusciva a ritrarre Cristo per la Gloria del suo Volto. Gesù allora prese il telo e posandovi il proprio volto vi impresse la sua impronta. L’archivista tornò a Edessa con l’immagine di Cristo e con una lettera in cui veniva promessa da Gesù l’incolumità della città. Il re guarì e abbatté gli idoli innalzando l’Immagine.

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Gesù ha il volto di un uomo di media età, con tratti delicati; la barba divisa in due, capelli lunghi e intrecciati alla fine e con la riga nel mezzo; ha gli occhi aperti e un atteggiamento tranquillo.

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Abside chiesa di S.Sofia – Istambul XIII secolo

E’ presente in ogni tempio ortodosso; di solito si trova nella parte centrale della cupola della Chiesa. Cristo è avvolto dalla tunica (chiton) e nel manto (himatij).

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E' caratterizzato dal nimbo con la croce in cui spiccano le lettere O ON - colui che sono – (Esodo 3,13-14) .Gesù ha i capelli lunghi e lisci che scendono sulle spalle; baffi piccoli e barba corta; la sua mano destra benedice : le due dita unite rappresentano la natura umana e divina di Gesù, le tre aperte la trinità, la sinistra regge il Vangelo.

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Panselinos 1300 ca

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Ha in comune con il Pantocrator:Il libro e la mano che benedice.La figura di Cristo è sempre dipinta seduta su un trono, simbolo dell’universo, di tutto il mondo visibile e invisibile, ed è il simbolo della gloria di Gesù ritratto come un re.

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Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi…

San Paolo agli Efesini: 1, 20-22

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E’ centrale nel tempio ortodosso. La simbologia è complessa: Gesù in tunica e manto, seduto in trono con il libro è raffigurato sullo sfondo di un quadrato rosso (simbolo della terra), con gli angoli allungati, dove si possono trovare i simboli degli evangelisti (Matteo-angelo; Marco-leone; Luca-toro; Giovanni-aquila).

Sotto il quadrato rosso è dipinto un cerchio azzurro che rappresenta il mondo spirituale; in questo cerchio sono raffigurati gli angeli e le potenze celesti.

Mosca, 1410 ca

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I suoi piedi poggiano su uno sgabello rettangolare; ritornano alla mente le parole del profeta Isaia (66,1): "Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi".

Sotto il cerchio azzurro c’è ancora un rombo rosso, simbolo del mondo invisibile. L’immagine mostra il Cristo come apparirà alla fine dei tempi.

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Ma il punto più luminoso di questa icona è senza dubbio il messaggio di amore che fluisce dalle pagine del libro aperto, che regge il Signore Gesù Cristo; le parole scritte parlano al cuore di tutti gli uomini:

"Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò." (Mt 11, 28).

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Secondo la Relatione Historica di Donato da Bomba (manoscritto del 1640, documento

storico-leggendario), al tempo di papa Giulio II, all’incirca nel 1506, viveva a Manoppello un

certo Giacom’Antonio Leonelli, uomo colto e di profonda fede.

Un giorno, mentre stava discorrendo con altri suoi pari nella pubblica piazza, un pellegrino lo invitò ad entrare nella chiesa parrocchiale e gli donò un piccolo fardello dicendogli di tenere “molto cara quella devozione, perché Dio gli avrebbe fatto molti favori e avrebbe sempre prosperato e nelle cose temporali e in quelle

spirituali”.

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Leonelli allora si appartò verso il fonte battesimale e, incuriosito, aprì l’involucro. All’interno con

emozionante sorpresa trovò l’immagine del Volto di Cristo e scoppiò in lacrime. Riavvolse quindi con

cura la sacra effige, si asciugò il viso e ringraziò, ma in quel mentre l’amico misterioso sparì.

Leonelli, spaventato e meravigliato, cercò il pellegrino in tutta Manoppello e anche nelle zone limitrofe, ma senza successo. Tornato a casa per

ringraziare Dio del dono ricevuto e per contemplare e conservare il Santo Volto, aprì nel muro del suo

studio una finestra in forma d’armadio, a mo’ di reliquiario.

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Ben presto la notizia si diffuse ovunque e la gente iniziò ad accorrere a Manoppello. Leonelli quindi, per

paura che gli fosse rubato questo prezioso velo, protesse il reliquiario con tanto di serratura e

concesse di entrare nel locale solo ed esclusivamente in sua presenza. Lo stesso fecero i suoi eredi e discendenti nei cent’anni successivi, e, come

promesso dal pellegrino misterioso, la famiglia prosperò sia dal punto di vista materiale, sia da quello

spirituale.

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Rubata nel 1608 ,circa dieci anni dopo la

reliquia fu acquistata al prezzo di quattro

scudi da Donato Antonio De Fabritiis, che,

dopo averla ripulita e racchiusa tra due vetri in

una cornice di legno, la dono’ nel 1638 ai

cappuccini di Manoppello.

Rubata nel 1608 ,circa dieci anni dopo la

reliquia fu acquistata al prezzo di quattro

scudi da Donato Antonio De Fabritiis, che,

dopo averla ripulita e racchiusa tra due vetri in

una cornice di legno, la dono’ nel 1638 ai

cappuccini di Manoppello.

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Nel 1686 tale reliquia venne traslata nella piccola cappella nel lato sinistro della chiesa e venne introdotta la festa liturgica del 6 agosto, giorno della Trasfigurazione.

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Velo tenue (17x24 cm) di tessuto a struttura semplice, forse di bisso marino, su cui è impresso un volto maschile, identificato come il volto di Cristo. Il tessuto è così leggero che l’immagine è visibile sia dalla parte anteriore sia da quella posteriore.Assieme alla Sindone, il Volto Santo è per gli artisti uno dei principali modelli ispiratori del Volto di Cristo.

Immagine di un volto di un uomo (identificato con Gesù) con capelli lunghi, ciuffo sulla fronte, barba poco sviluppata divisa a bande, labbra leggermente rosse, guance diseguali, ematomi, occhi che guardano da una parte verso l’alto e con globo sotto l’iride ben visibile, pupille aperte ma in modo irregolare.

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Secondo alcuni studiosi la reliquia proviene da Gerusalemme, dalla tomba di Gesù. Questo Velo, separato poi dalla Sindone, venne traslato a Efeso, da Efeso a Camulia in Cappadocia, da Camulia a Costantinopoli, da Costantinopoli alla Cappella Sancta Sanctorum del palazzo lateranense, da qui alla Cappella della Veronica in San Pietro, infine al Santuario di Manoppello (Pescara). In base a quest’ipotesi il velo della Veronica è il Velo di Manoppello.

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Da alcuni decenni è stata avanzata la tesi della somiglianza del volto santo con la sindone di Torino.Suor Blandina Paschalis Schlomer ha verificato con una serie di foto la perfetta sovrapponibilità del volto santo e la sindone, dimostrando come le due reliquie si riferiscano allo stesso volto.

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Sovrapposizione tra il Volto Santo di Manoppello e il volto della Sindone.