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Comuni di Longarone e Soverzene Provincia di Belluno

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE (PATI)

Analisi dello stato dell’ambiente ai fini della VAS

Indicazioni per il Preliminare del PATI

Responsabile

Giovanni Campeol

Gruppo di lavoro Cristina Benvegnù Aspetti Paesaggistici

Andrea Zinato Aspetti valutativi

OTTOBRE 2007

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Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del PATI di Longarone e Soverzene (BL). Indicazioni per il Preliminare del PATI Responsabile: Giovanni Campeol; collaboratori: Cristina Benvegnù e Andrea Zinato – Ottobre 2007

INDICE

1. PREMESSA 3

2. ASPETTI TEORICO-METODOLOGICI NELLA REDAZIONE DELLA VAS 6 2.1 Tecniche di VAS 7 2.2 La Scheda Operativa 8 2.3 Tipologia degli indicatori 8 2.4 Gerarchia degli indicatori 10 2.5 Definizione di Azioni coerenti con la valutazione ambientale 11 2.6 Verifica della coerenza delle azioni del Piano con le Azioni coerenti con la valutazione 12 2.7 Il modello di valutazione “Map-Overlay” 12 2.8 Valutazione sintetica finale 13 2.9 La valutazione del Paesaggio 14 2.10 Considerazioni sull’efficacia dei diversi livelli valutativi della VAS 16 2.11 Significatività dell’indicatore rispetto alla scala locale 18 2.12 Interazione diretta di alcuni indicatori con la pianificazione 18 2.13 Rapporto con gli Enti possessori dei dati 19 2.14 Alternative strategiche 19 2.15 Modelli di VAS e rapporto con il pubblico 20 2.16 Il Quadro Conoscitivo nella L. R. n. 11/04 20

3. COSTRUZIONE DEL MODELLO AMBIENTALE PER IL PATI DEI COMUNI DI LONGARONE E SOVERZENE: INDIVIDUAZIONE DELLE COMPONENTI STRATEGICHE E DEI RELATIVI INDICATORI 22

3.1 COMPONENTE ARIA 23 3.2 COMPONENTE ACQUA 32

DEPURAZIONE DELLE ACQUE (Allegato04.2: DEPURATORI) ............................................................................ 37 3.3 COMPONENTE SALUTE UMANA (Allegato03: SALUTE UMANA) 39

3.3.1 INDICATORE RUMORE (Allegato03.1: RUMORE)..................................................................................... 39 3.3.2 INDICATORE GAS RADON (Allegato03.2: RADON).................................................................................. 40 3.3.3 INDICATORE CAMPI ELETTROMAGNETICI (Allegato03.3: ELETTROMAGNETISMO) ............................... 41

3.4 COMPONENTE QUALITA’ URBANA 45 3.4.1 TRAFFICO (Allegato05: MOBILITA’) ........................................................................................................ 45 3.4.2 INCIDENTI STRADALI (Allegato05: MOBILITA’) ...................................................................................... 47 3.4.3 VIABILITA’ ............................................................................................................................................... 48 3.4.4 RIFIUTI (Allegato08: RIFIUTI) ................................................................................................................ 49 3.4.5 CAVE ....................................................................................................................................................... 52

3.5 COMPONENTE SOCIOECONOMICA 52 3.5.1 DEMOGRAFIA .......................................................................................................................................... 52 3.5.2 SISTEMA PRODUTTIVO ........................................................................................................................... 56

3.6 COMPONENTE IMPRONTA ECOLOGICA 59 3.6.1 (Consumo di suolo).................................................................................................................................. 59

4. CARTOGRAFIA SINTETICA 60

5. CRITICITÀ AMBIENTALI 61

6. INDICAZIONI PER IL PATI 62 6.1 ARIA (Qualità dell’aria) 62 6.2 ACQUA (QUALITA’ DELL’ACQUA SUPERFICIALE) 63 6.3 SALUTE UMANA 64 6.4 QUALITA’ URBANA 66

7. BIBLIOGRAFIA 67

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1. PREMESSA Aspetti Generali La verifica dello stato dell’ambiente effettuata a monte della definizione degli scenari di sviluppo (valutazione ex ante) riveste un ruolo fondamentale, in quanto consente di indirizzare le scelte pianificatorie, mettendo in evidenza criticità ambientali e potenzialità urbanistiche. Nel caso in oggetto la valutazione ambientale viene, quindi, internalizzata nella definizione del Preliminare del PATI. La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA), per diventare strumenti valutativi di efficace aiuto al miglioramento del Piano, necessitano la messa a punto di metodologie applicative semplici, affinché possano essere compresi anche dai saperi non esperti. I processi di valutazione dei piani svolgono, quindi, un ruolo strategico in quanto, raffinando la pianificazione, consentono preventivamente di definire la migliore allocazione delle risorse nel territorio (riducendo la necessità di applicazione della Valutazione di Impatto Ambientale solo a quei progetti di rilevante impatto ambientale). La VAS non può, ovviamente, rappresentare la decisione, la quale è demandata comunque agli organi politici e alla popolazione, bensì un “aiuto alla decisione”. Un altro aspetto importante che deve essere messo in evidenza è legato al fatto che solo attraverso una sperimentazione continua nel campo della valutazione della sostenibilità è possibile arrivare alla definizione di una efficace Contabilità Ambientale, la quale deve essere parte della VAS, così da consentire al decisore pubblico di disporre di uno strumento chiaro, semplice ed efficace. Diversa è invece la natura la VIncA rispetto altri livelli valutativi di tipo ambientale. Ad essa viene, infatti, demandata la decisione sulla fattibilità del progetto o del piano, a seconda che lo stesso generi una incidenza significativa o meno sul SIC in esame. Aspetti procedurali Rispetto alla grande quantità di indicatori presenti in letteratura e quelli elencati dai documenti della Regione Veneto, sono stati selezioni quelli ritenuti significativi per il caso del PATI di Longarone –Soverzene, ricordando che il panel deve essere il più ridotto possibile per essere gestibile e facilmente correlabile con i processi di pianificazione territoriale ed urbanistica. Nelle fasi di applicazione della Direttiva Europea sulla VAS, soprattutto a scala regionale, si stanno affermando modalità nelle quali detta procedura viene considerata sempre più come un comparto autonomo ed autoreferenziale. In tal senso la VAS è un processo (anche se codificato da una apposita procedura) che si legittima in quanto esiste un oggetto valutativo ovvero lo strumento di pianificazione. Ciò significa che il dominus è il Piano e la VAS esiste solo e soltanto in quanto si elabora uno strumento di pianificazione. Ciò vuol dire che la VAS è dipendente dalla natura del Piano (sia come struttura sia come dimensione) e deve stimare gli impatti che detto strumento può avere sull’ambiente. Ambiente che va inteso come struttura complessa e dinamica composta dei tre grandi sistemi biotici abiotici ed umani, la cui declinazione non deve necessariamente comprenderli tutti e tre. La costituzione, inoltre, di commissioni regionali di valutazione delle VAS dal punto di vista concettuale sono anomale, in quanto la VAS non può essere approvata separatamente all’oggetto

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valutativo, ovvero il Piano. Non appaiono, infatti, metodologicamente coerenti con la natura della VAS quelle organizzazioni burocratiche che istituiscono procedimenti di verifica della legittimità della VAS al di fuori delle competenze della Pianificazione territoriale ed urbanistica. La VAS va intesa come un processo endogeno al piano con il quale dialoga fortemente dal punto di vista temporale (ex ante, itinere, ex post), da quello metodologico (definizione di modelli di VAS), da quello tecnico (scelta degli indicatori) da quello partecipativo (modalità di coinvolgimento del pubblico). Il processo di normalizzazione che le Regioni stanno adottando, se da un lato consente alla struttura burocratica di omogeneizzare le VAS e/o dare un ruolo alle proprie strutture, dall’altro depotenzia la natura innovativa della VAS quale atto endoprocedimentale che non abbisogna di timbri per essere validata

1.

La stessa scelta degli indicatori e delle modalità di calcolo possono essere suggerite dalla struttura regionale, ma non imposte. In tal senso è necessario osservare che sul tema della verifica della sostenibilità (della quale molteplici sono le definizioni e le modalità di stima) la richiesta del “calcolo dell’impronta ecologica” appare come un esercizio più accademico, con scarsa capacità di aiutare a comprendere le ricadute ambientali dei processi di pianificazione territoriale ed urbanistica. L’impronta ecologica si rappresenta come un “idolo bugiardo”

2 in quanto il potrebbe fornire una

distorta visione dello stato dell’ambiente di un determinato territorio e difficilmente sarebbe in grado di relazionarsi con le leve della pianificazione territoriale ed urbanistica che, si ricorda, è pur sempre uno strumento di settore. La VAS non è la decisione del Piano ma aiuta solo ad indirizzare il Piano. Infatti una comunità per potersi sviluppare potrebbe legittimamente, in teoria, consumare più risorse di quanto essa ne avrebbe a disposizione, l’importante che essa sia in grado, attraverso l’innovazione tecnologia, la sostituzione di risorse, il riciclo, ecc. di rendere sostenibile complessivamente il suo sviluppo. La VAS, attraverso la stima degli impatti del piano sull’ambiente, deve servire a migliora i processi di sviluppo non ha determinare la struttura della Piano e tanto meno limitare, con motivazioni ambientali, il desiderio di aumento di benessere di una determinata comunità. Si profila in alcune regioni la tendenza, rispetto ad un passato di totale lassair faire, a pensare un futuro pianificatorio sostenibile inteso dal punto di vista prevalentemente ecologico. Tutti gli indicatori che vengono utilizzati ai fini della VAS (compreso il loro modo di calcolo), devono trovare una qualche relazione con le fonti di pressione generabili dallo strumento di pianificazione sull’ambiente; tutto ciò che non è ragionevolmente correlabile con questo strumento di settore appare metodologicamente estraneo alla VAS ed alla sua reale utilità nell’aiuto alle decisioni. Se con l’impronta ecologica si intende, invece, il calcolo di consumo di suolo in relazione alle diverse tipologie in cui può essere costituito un territorio oggetto di pianificazione, allora detta stima ha una utilità diretta con la natura della pianificazione territoriale ed urbanistica.

1 Si veda il rapporto consegnato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio sulla sperimentazione effettuata

nel 2003-04 in due Province italiane (Convenzione tra Ministero dell’Ambiente e le province di Modena e di Chieti), per la definizione di metodologie di applicazione della Direttiva Europea 2001/42/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ai fini dell’emanazione del decreto di recepimento di detta direttiva da parte del Governo italiano. 2 Si veda il vecchio libro, ma ancora attuale, di Giorgio Ruffolo, La qualità sociale, in cui l’autore bene analizza la

distorsione che alcuni indicatori complessi, come il PNL, possono indurre nelle scelte strategiche di una comunità.

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E’ necessario ricordare, inoltre, che il Rapporto ambientale si evolve e si consolida in base alle tre fasi della VAS (ex ante, itinere, ex post), sia come numeri di componenti ambientali indagate (con i relativi indicatori) sia come livello di applicazione delle tecniche valutative. Nel caso del presente documento denominato “Analisi dello stato dell’ambiente ai fini della VAS. Indicazioni per il Preliminare del PATI” si sono analizzate le componenti ambientali Aria, Acqua, Salute Umana, Qualità Urbana, Socioeconomica, scelte in base alla caratteristiche territoriali dei comuni di Longarone e Soverzene, il cui trend ha consentito di individuare alcune indicazioni di tipo pianificatorio. Successivamente detto documento troverà prosecuzione nella fase itinere, nella quale si valuterà la coerenza delle scelte di Piano con le indicazioni pianificatorie emerse dalla fase ex ante, attraverso l’approfondimento delle componenti ambientali (con relativi indicatori) come il paesaggio, il consumo di suolo, gli aspetti economici e sociali. Inoltre si indagherà sulle possibili alternative che il Piano può ragionevolmente individuare3. Sempre nella fase itinere si verificherà se sarà necessaria l’applicazione della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA), che sarà, ovviamente, legata alla quantità e qualità delle trasformazioni indotte dal PATI; Il documento, infine, si concluderà con la parte relativa alla struttura del monitoraggio (fase ex post) in cui saranno individuati gli indicatori utili alla verifica, nel tempo, delle ricadute ambientali delle trasformazioni indotte dal PATI e le modalità di intervento nel caso detti indicatori dimostrino una riduzione della qualità ambientale del territorio di Longarone e Soverzene.

3 Le alternative vanno intese come “azioni alternative di Piano” e non, ovviamente, un Piano alternativo.

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2. ASPETTI TEORICO-METODOLOGICI NELLA REDAZIONE DELLA VAS

Il presente documento tiene conto dei modelli

4 di VAS elaborati nell’ambito della Ricerca Nazionale

Interuniversitaria Modelli di applicazione della Valutazione Ambientale Strategica alla Pianificazione urbanistica (2001-2003), in cui si sono affrontati i casi studio della VAS del PRG di Schio e del PSC di Ferrara. Inoltre recepisce le evoluzioni avvenute nell’elaborazione di altre VAS sia a scala comunale che provinciale, effettuate dal responsabile di questo studio e da letteratura. La combinazione di diverse modalità di valutazione ambientale delle trasformazioni territoriali consente, così, un vasto quadro di riflessioni sulle implicazioni nell’ambiente degli strumenti urbanistici. Risulta di fondamentale importanza, inoltre, mettere in evidenza come la valutazione ambientale, proprio per sua natura, non possa mai rappresentarsi come validazione del “disegno del piano”, il quale non può essere oggetto di valutazione in quanto frutto di scelte che sono “altre” e di natura eminentemente politica. È perciò necessario non caricare la valutazione ambientale di funzioni che non le competono. Il campo d’azione della valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale è, quindi, la verifica delle interferenze delle trasformazioni generate dal piano con l’ambiente, considerato attraverso le sue componenti e i suoi indicatori.

L’elaborazione di modelli di valutazione della sostenibilità ambientale dei processi di trasformazione territoriale si è resa necessaria per l’assenza in letteratura di consolidati modelli valutativi per i piani, senza i quali, d’altra parte, tutti gli assunti teorici potrebbero non trovare pratica applicazione. Tali modelli devono essere capaci di restituire un quadro scientifico sullo stato del sistema ambientale e della gestione delle risorse necessarie allo sviluppo, e devono essere in grado di misurare il livello di sfruttamento delle risorse stesse. Essi devono, inoltre, simulare per il futuro scenari alternativi, per la scelta dei processi pianificatori più efficienti dal punto di vista ambientale, economico e sociale, indirizzati, cioè, verso la sostenibilità dello sviluppo, valutandoli alla luce delle trasformazioni territoriali passate. Di fatto la sostenibilità, nonostante l’ampia gamma di definizioni teoriche con cui è stata descritta, non è ancora stata declinata dal punto vista pratico, da cui la necessità di ridefinirne il concetto stesso. Non potendo esistere, infatti, un esempio concreto di “sistema sostenibile” tout-court, si è partiti dal presupposto che la sostenibilità sia un processo evolutivo che può essere negativo o positivo, a seconda che migliori o peggiori gli indicatori ambientali, economici e sociali, processo che deve essere opportunamente contabilizzato. I modelli interpretativi dei sistemi ambientali devono necessariamente essere interdisciplinari, cioè in grado di restituire le correlazioni e quindi le reciproche influenze che regolano i processi sia ambientali, che economici e sociali. Nell’evoluzione degli studi territoriali va, infatti, consolidandosi la prassi di un approccio complessivo al territorio, nel senso che gli strumenti di pianificazione, direttamente e indirettamente, influenzano le trasformazioni nel campo biotico, abiotico e umano. L’applicazione di questo approccio organico è reso possibile dalle tecniche più avanzate di pianificazione urbanistica, in quanto attraverso esse si possono attivare tutte le leve per rendere coordinati “disegni urbanistici” con “disegni ecologici”.

4 Modelli valutativi della Scheda Operativa, della Map-Overlay e dei Coni ottici paesaggistici.

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Il problema principale che si presenta nel momento in cui si vuole comprendere la complessità delle relazioni di un organismo territoriale, è quello legato alla difficoltà di analizzare e valutare la stessa nel suo insieme. Questa situazione può, però, essere superata destrutturando la complessità ambientale in diverse componenti, lette attraverso indicatori semplici ed affidabili, capaci di restituire sinteticamente l’organismo ambientale. Le Amministrazioni locali spesso hanno a disposizione una grande quantità di dati, grazie all’evoluzione degli studi di carattere ambientale, i quali però non sempre sono confrontabili tra di loro e utilizzabili in modo diretto nei processi di pianificazione territoriale. Tale situazione tende a complicarsi nel tempo, in quanto la normativa ambientale si evolve richiedendo il monitoraggio di indicatori nuovi e sempre più sofisticati. Per questa ragione l’aumento del livello di dettaglio delle informazioni, se non viene inserito in un quadro di relazioni ecosistemiche, rende più difficile la costruzione di una visione organica complessiva delle dinamiche in atto da parte della struttura tecnica e del decisore pubblico. Emerge con molta evidenza, nel campo delle statistiche ambientali

5, una contraddizione di base,

nel senso che più aumentano le informazioni di tipo ambientale, più le stesse tendono ad essere lette in chiave settoriale, impedendo una comprensione ecosistemica globale. La grande quantità di dati a disposizione, inoltre, è spesso di tipo disomogeneo, in quanto le metodiche di indagine nei diversi temi ambientali si evolvono con una certa rapidità, impedendone a volte una valutazione storica efficace, per mancanza di fattori di correlazione. Come già detto, una tecnica che consente di comprendere la complessità ambientale è quella che permette di scomporla attraverso l’individuazione di un numero ridotto di elementi fondamentali, che però devono fornire informazioni strategiche in grado di schematizzare tutto il processo. Per essere efficaci nel processo di semplificazione della complessità ambientale (evitando al contempo il rischio di riduzionismo), gli indicatori sintetici devono possedere una serie di requisiti fondamentali, ovvero essere:

• pochi, per non introdurre troppe variabili da gestire; • semplici, di facile comprensione anche per il sapere comune; • strategici, capaci di interpretare i processi futuri; • monitorati statisticamente, disponibili in serie storiche confrontabili.

Gli indicatori ambientali, inoltre, devono essere interpretati e gerarchizzati sulla base della loro correlazione diretta con la salute pubblica. È visione comune, infatti, che l’interpretazione dell’ambiente debba avvenire attraverso una lettura interdisciplinare che sappia confrontare le tre grandi componenti dell’ecosfera, ovvero quelle biotiche, abiotiche e umane. È, tuttavia, altrettanto evidente che la componente umana (e i suoi aspetti sanitari) si rappresenta su un livello di sensibilità (funzione della fragilità intrinseca e della vulnerabilità potenziale, ovvero la probabilità di divenire bersaglio ambientale) decisamente superiore ad ogni altra componente ambientale. Si può, quindi, affermare che la componente umana è l’elemento che sta al primo livello della gerarchia di tutte le componenti ambientali, con un peso ponderale nettamente superiore.

2.1 Tecniche di VAS

Il presente contributo presenta i modelli di VAS elaborati nell’ambito della Ricerca Nazionale Interuniversitaria Modelli di applicazione della Valutazione Ambientale Strategica alla Pianificazione urbanistica (2001-2003), con esperienze nel Comune di Schio e nel Comune di Ferrara e le evoluzioni emerse con la successiva redazione di VAS eVIncA di piani urbanistici di comuni e province a scala nazionale. 5 Si vedano le statistiche ARPA sui monitoraggi routinari e sulle elaborazioni conseguenti. Particolare importanza

rivestono, inoltre, le statistiche ISTAT sull’ambiente e la città e i Rapporti sullo stato dell’ambiente prodotti dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

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Nel primo caso la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per il PRG del Comune di Schio è stata elaborata internalizzando in un unico contenitore diversi livelli valutativi, ovvero la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) per i Siti di Importanza Comunitaria -SIC-, la valutazione del Quadro Conoscitivo Ambientale e la valutazione del Paesaggio. Nel secondo caso la Valutazione della Sostenibilità Ambientale e Territoriale (VALSAT) del preliminare del PSC del comune di Ferrara ha reso necessaria, all’interno sempre di un unico contenitore, la definizione di due differenti tipologie di valutazione, ovvero la valutazione del Quadro Conoscitivo Ambientale e la valutazione tramite Map-Overlay delle ipotesi preliminari di allocazione urbanistica delle scelte di piano. La combinazione di diverse modalità di valutazione ambientale delle trasformazioni territoriali consente, così, un vasto quadro di riflessioni sulle implicazioni nell’ambiente degli strumenti urbanistici. Risulta di fondamentale importanza, inoltre, mettere in evidenza come la valutazione ambientale, proprio per sua natura, non possa rappresentarsi come validazione del “disegno del piano”, il quale non può essere oggetto di valutazione in quanto frutto di scelte che sono “altre” e di natura eminentemente politica. È perciò necessario non caricare la valutazione ambientale di funzioni che non le competono. Il campo d’azione della valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale è, quindi, la verifica delle interferenze delle trasformazioni generate dal piano con l’ambiente, considerato attraverso le sue componenti e i suoi indicatori. 2.2 La Scheda Operativa

Il modello di VAS definito attraverso la Scheda Operativa valuta, in modo quali-quantitativo, i trend di trasformazione nel tempo delle diverse componenti ambientali e simula gli effetti delle modificazioni future indotte sulle stesse dall’attuazione degli strumenti urbanistici. Il percorso può essere schematizzato in quattro fasi principali:

• analisi e valutazione, attraverso indicatori ambientali; • definizione delle possibili azioni coerenti con la valutazione ambientale effettuata; • verifica della coerenza delle azioni del Piano con le azioni coerenti con la valutazione.

Detto percorso prevede il monitoraggio permanente, cioè la costante e puntuale verifica dei processi di trasformazione territoriale previsti dal piano, nel corso della loro realizzazione. La valutazione, infatti, per il suo carattere previsionale, necessita di una verifica nel tempo dell’esattezza delle previsioni effettuate nel momento storico della redazione della VAS, ovvero della verifica della sostenibilità delle trasformazioni che il piano produce realizzando gli obiettivi che si è dato. Essa può, quindi, essere effettuata in tre momenti diversi:

• contestualmente alla redazione del piano, attraverso la verifica della coerenze tra le azioni contenute nel piano e le azioni scaturite dalla valutazione ambientale dei trend;

• dopo alcuni anni di vita del piano, attraverso la valutazione dei dati del monitoraggio permanente, in relazione al quadro di riferimento ambientale preesistente;

• dopo circa un decennio (periodo nel quale si presume che il piano abbia realizzato la maggior parte delle scelte previste), attraverso un bilancio di dati ambientali, sempre in relazione al quadro di riferimento ambientale preesistente.

2.3 Tipologia degli indicatori Sulla base di esperienze già effettuate si è ritenuto opportuno suddividere gli indicatori in quattro macrocategorie, ciascuna delle quali consente un differente tipo di valutazione:

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• A. indicatori quantitativi con standard di legge; • B. indicatori quantitativi senza standard di legge; • C. indicatori qualitativi (con eventuali elementi quantitativi); • D. indicatori cartografici (Map Overlay).

Non essendo la sostenibilità un valore assoluto definibile a priori, si rende necessario stabilire una soglia specifica per ogni indicatore, in grado di separare, in prima battuta, l’ambito della sostenibilità da quello dell’insostenibilità. Per molti indicatori caratterizzati da una soglia di legge, si può definire sostenibile un trend che si mantiene al di sotto di detta soglia e insostenibile quando la supera, come per gli indicatori delle componenti ambientali acqua o aria. Per molti altri, non esistendo un limite di legge, può essere significativo fare riferimento al limite implicito nella capacità di carico del sistema cui sono riferiti. Per esempio, il consumo di acqua potabile può essere relazionato alla portata totale dell’acquedotto e/o alla disponibilità della risorsa come sommatoria delle diverse fonti energetiche, come sorgenti, pozzi, corsi d'acqua. La rappresentazione grafica dei trend degli indicatori consente di visualizzare il processo di miglioramento o peggioramento della qualità dell'indicatore. A. Indicatori quantitativi con standard di legge Gli indicatori con soglia fanno riferimento a dati quantitativi confrontabili con una soglia definita per legge. Questi indicatori consentono di conoscere, anche attraverso la ricostruzione di trend storici, la qualità di componenti ambientali (come aria e acque) monitorate secondo procedure standardizzate di legge. Per la valutazione si fa riferimento ai seguenti aspetti:

• l’indicatore viene definito sostenibile se i suoi valori sono al di sotto dei limiti di legge, non sostenibile se sono al di sopra degli stessi;

• il range per la valutazione della sostenibilità viene definito con 5 intervalli positivi e 5 negativi6, utilizzando il limite di legge come punto zero;

• la rappresentazione grafica del trend storico dell’indicatore consente di calcolare la sostenibilità attraverso l’individuazione del differenziale tra i due valori negli anni considerati (incremento/decremento percentuale nel tempo).

Questi indicatori risultano strategici per la salute umana e vengono quindi posti al primo livello della gerarchia. B. Indicatori quantitativi senza standard di legge Trattasi di indicatori quantitativi, privi di standard legislativi di riferimento, che pur essendo misurabili, anche attraverso trend storici, devono essere valutati sulla base di specifici criteri, quali una soglia fisica definita ad hoc (ad esempio consumo di suolo, portata di acqua potabile, capacità di depurazione dei reflui, ecc). Un criterio significativo, per questa categoria di indicatori, può essere individuato nella quantità della risorsa disponibile in un determinato ambito geografico di riferimento. C. Indicatori qualitativi (con eventuali elementi quantitativi) Tali indicatori prevalentemente di tipo qualitativo, quali ad esempio l’intrusione ottica nel paesaggio, non possono essere quantificati numericamente, poiché esprimono qualità del territorio (ad esempio il paesaggio).

6 La suddivisione in cinque intervalli è assolutamente convenzionale, tuttavia riprende quella utilizzata per la definizione

della qualità biologica delle acque. Tali intervalli, inoltre, consentono di rappresentare le seguenti valutazioni qualitative: molto alto, alto, medio, basso, molto basso.

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Essi sono, comunque, di grande utilità per la valutazione di sostenibilità, in quanto capaci di definire la percezione della complessità ambientale. È possibile, ad esempio, procedere con la definizione di serie storiche del paesaggio, evidenziandone le trasformazioni nel tempo e identificando gli elementi che costituiscono espressione dell’identità del luogo. Una opportuna ricerca iconografica può consentire, in questo caso, l’individuazione di punti di vista (coni ottici) storicizzati, secondo diversi livelli di percezione: da monte a valle, dalla città verso la campagna e dalla campagna verso la città. D. Indicatori cartografici (Map Overlay) Trattasi di indicatori che nascono dalla sovrapposizione di più carte tematiche, dove incrociando i tematismi degli aspetti fisici e strutturali del territorio, con, ad esempio, lo stato di fatto degli insediamenti o le previsioni di piano, si può verificare il livello delle criticità che emergono sul territorio. È possibile sovrapporre, ad esempio, la carta del dissesto con le zone residenziali, le zone produttive con le aree a verde, oppure con la carta della vulnerabilità del territorio o la carta delle aree a rischio di esondazione con i sistemi insediativi. Può risultare molto utile, inoltre, incrociare la localizzazione delle industrie a rischio di incidente, con tre vettori importanti quali acqua (andamenti delle falde, localizzazione dei pozzi, corsi d’acqua superficiali limitrofi), aria (andamento dei venti dominanti) e suolo (distribuzione della vulnerabilità geologica). La valutazione, in questo caso, si traduce in un giudizio di compatibilità (secondo diversi gradi) delle destinazioni urbanistiche con le caratteristiche fisiche del territorio. Grazie all’analisi e alla valutazione dei trend è possibile ricostruire l’andamento dell’utilizzo di una risorsa negli anni passati, capendo così se le scelte di trasformazione del territorio prese in passato hanno migliorato o peggiorato il processo. 2.4 Gerarchia degli indicatori Si ritiene fondamentale definire una gerarchia di importanza delle quattro tipologie degli indicatori individuate nella fase analitica (indicatori quantitativi con standard di legge; indicatori quantitativi senza standard di legge; indicatori qualitativi con eventuali elementi quantitativi; indicatori cartografici), articolata in due livelli, in relazione alla dimensione geografica dell'Ente locale (popolazione in primis) e alla disponibilità di dati ufficiali. Primo livello gerarchico (indispensabile):

• indicatori quantitativi con standard di legge; • indicatori cartografici.

Secondo livello gerarchico (di approfondimento): • indicatori quantitativi senza standard di legge; • indicatori qualitativi con eventuali elementi quantitativi.

Ciò significa che, per entità territoriali come i piccoli comuni, risulta sufficientemente significativa una analisi dei trend degli indicatori al primo livello (strategici per la comprensione del funzionamento e la definizione dello stato di salute dell'organismo ambientale), mentre per entità territoriali più vaste come i comuni medio grandi e le aree metropolitane, l'analisi degli indicatori al secondo livello (i quali consentono un'indagine più ampia) diventa indispensabile

7.

Questa suddivisione in due livelli, inoltre, corrisponde ad una gerarchizzazione degli indicatori sulla base della loro correlazione diretta con la salute pubblica. 7 La gerarchia non dipende comunque solo dalla scala territoriale, ma anche dalla natura, qualità o vulnerabilità dei luoghi.

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2.5 Definizione di Azioni coerenti con la valutazione ambientale Dette azioni, coerenti con la valutazione ambientale effettuata, scaturiscono da obiettivi desunti dalla normativa regionale e nazionale, da piani di settore provinciali, regionali, dalle raccomandazioni del Ministero dell’Ambiente, dall’UNESCO, dell’ONU e dalle eventuali Agende 21 locali, e fanno riferimento alla specifica situazione locale. Nei processi di pianificazione l’individuazione di obiettivi di tipo ambientale spesso si traduce in un esercizio di raccolta di documentazione di varia natura, rispetto alla quale vengono ipotizzate possibili azioni, poche delle quali riescono a concretizzarsi in un reale obiettivo di piano. Attraverso la fase valutativa, invece, vengono selezionati obiettivi ambientali credibilmente raggiungibili in un particolare territorio. Non è detto, peraltro, che affinché un piano sia sostenibile, debba necessariamente raggiungere un numero molto elevato di obiettivi ambientali: infatti, a seconda delle caratteristiche dell’ambito geografico di riferimento, può essere sufficiente che esso realizzi un numero più limitato di obiettivi, alcuni dei quali strategici. Va ricordato, inoltre, che lo strumento urbanistico ha, per sua natura, limiti precisi e non può essere caricato di funzioni che giuridicamente e tecnicamente non gli appartengono. In questo senso va rifiutata l’idea di considerare lo strumento pianificatorio come l’unico contenitore

8 nel quale

individuare le strategie di sviluppo sostenibile, poiché vi sono anche altri strumenti capaci di definire performance ambientali. In tal senso la Scheda Operativa individua quattro contenitori strategici in cui esplicitare le azioni coerenti con la valutazione ambientale del quadro conoscitivo, denominati “Politiche”, “Pianificazione”, “Opere pubbliche” e “Partecipazione”. La disaggregazione delle azioni coerenti con la valutazione ambientale è necessaria per semplificare la complessità ambientale di un determinato territorio. Ne consegue che le azioni possibili sono, come visto, riconducibili ad ambiti diversi. Il piano si estrinseca attraverso le norme urbanistiche che diventano un vero è proprio quadro giuridico vincolante, ma non tutte le azioni coerenti con le valutazioni ambientali sono traducibili in precise ed efficaci norme urbanistiche. Solo una parte di esse può, in effetti, diventare norma urbanistica, mentre molte altre possono essere riferite ad altri campi di azione con influenze dirette nelle trasformazioni del territorio. Si pensi, ad esempio, ad un aumento dell’inquinamento atmosferico rispetto all’indicatore ozono; dette azioni possono concretizzarsi nella modificazione del combustibile dei mezzi di trasporto pubblico di un comune, nella pianificazione di un nuovo Piano del Traffico, nella realizzazione di un tunnel o nella riduzione dell’inquinamento di origine industriale. Si tratta, quindi, di quattro azioni che vanno collocate in quattro contenitori diversi per specificità, gradi di libertà e forza normativa. Modificare il tipo di combustibile dei mezzi di trasporto pubblico è, infatti, un’azione di politica energetica che un’amministrazione può attivare nei confronti della società di gestione dei trasporti pubblici, ma non può essere ricondotta nelle norme di piano. La predisposizione di un Piano del traffico è, invece, una azione di tipo pianificatorio, mentre la realizzazione di un tunnel, quando è definita nei suoi aspetti esecutivi, segue il programma delle opere pubbliche. La diminuzione dell’inquinamento prodotto da un’area industriale, i cui singoli impianti sono a norma di legge, può infine essere realizzata attraverso processi di partecipazione pubblica, come le registrazioni EMAS.

8 Nel periodo tra gli anni ’70 e ’80 vi fu una vera rincorsa ad enfatizzare lo strumento urbanistico come l’unico capace di

contenere tutte le strategie “buone” per il governo delle trasformazioni territoriali, da contrapporre ad altri magari di origine privata portatori di strategie “cattive”. Questo perverso atteggiamento ha generato più danni che benefici finendo per delegittimare lo stesso strumento pianificatorio.

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2.6 Verifica della coerenza delle azioni del Piano con le Azioni coerenti con la valutazione

La valutazione della sostenibilità di uno strumento urbanistico in fieri, ovvero la simulazione delle ricadute ambientali delle trasformazioni territoriali previste dal piano, è un’operazione di carattere previsionale. E’ opportuno ricordare che la sostenibilità di un Piano può essere valutata in modo empirico, cioè attraverso l’interpretazione di dati statisticamente significativi e confrontabili, solo dopo un periodo di medio termine

9 dall’approvazione dello strumento urbanistico, ovvero quando il piano avrà

plausibilmente realizzato buona parte dei suoi obiettivi. È possibile, tuttavia, effettuare una Valutazione Ambientale Strategica in itinere del Piano, mediante l’individuazione di coerenze tra le azioni di piano e le azioni emerse attraverso la valutazione ambientale dei trend storici. Lo strumento urbanistico è rappresentato da una Relazione e da Norme Tecniche di Attuazione, oltre alla cartografia di piano. Nella Relazione al piano è possibile individuare tutta una serie di azioni, di tipo generale e particolare, con effetti nel campo delle “politiche”, delle “opere pubbliche” e dei processi di “partecipazione pubblica”. Nelle Norme tecniche di attuazione, che regolamentano il territorio con suddivisione in zone omogenee, si individuano azioni con effetto nel campo della pianificazione attuativa (come quantità di volumi edificabili e tipologie). Ai fini valutativi è necessario, quindi, effettuare un’operazione di destrutturazione del Piano, attraverso l’individuazione di azioni sintetiche da collocarsi all’interno dei quattro contenitori precedentemente definiti (Politiche, Pianificazione, Opere Pubbliche e Partecipazione). L’individuazione di incoerenze tra le azioni di piano e quelle definite al paragrafo precedente, può consentire di modificare contestualmente l’apparato normativo prima della definitiva approvazione dello strumento pianificatorio, attivando anche processi di partecipazione pubblica, ad esempio con i soggetti portatori di interessi contingenti o consolidati. 2.7 Il modello di valutazione “Map-Overlay”

Questo modello valutativo consente di verificare la coerenza delle azioni definite dallo strumento urbanistico attraverso la tecnica della map-overlay. Tale tecnica prevede la sovrapposizione di differenti carte tematiche di tipo ambientale con le cartografie di piano, al fine di definire la coerenza delle scelte allocative effettuate dallo strumento urbanistico in relazione alle caratteristiche dell’ambiente. Tali sovrapposizioni possono generare tre giudizi:

• alta conformità tra scelte di piano e informazione cartografica (relativa ad ogni singolo tematismo);

• media conformità tra scelte di piano e informazione cartografica, che richiede azioni mitigative;

• bassa conformità, che può comportare anche la definizione di una opzione zero, ovvero la decisione di non mettere in atto alcuna azione di piano e che, comunque, richiede specifiche normative e/o prescrizioni al fine di rendere compatibile l’intervento.

È possibile, ad esempio, sovrapporre la carta della Pericolosità da allagamento fluviale con l’ubicazione degli ambiti residenziali o delle nuove arterie stradali, oppure con la carta della Vulnerabilità intrinseca del sistema idrogeologico con gli insediamenti produttivi. La valutazione, in questo caso, si tradurrà in un giudizio di coerenza (conformità) delle trasformazioni con le caratteristiche del territorio.

9 L’Unione Europea ha recentemente indicato in 10 anni il periodo medio per verificare gli effetti delle politiche ambientali.

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Le carte tematiche vengono selezionate sulla base del criterio della diretta correlazione delle stesse con la pianificazione. A titolo esemplificativo si possono prendere in considerazione le seguenti informazioni cartografiche

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• Cartografie di Piano, rappresentanti i principali tematismi sviluppati dal Piano: A. Sistema residenziale; B. Sistema produttivo; C. Sistema della mobilità.

• Cartografie tematiche relative ai diversi tematismi ambientali: 1. Pericolosità da allagamento fluviale (rischio idraulico); 2. Pericolosità allagamento da canali (rischio idraulico); 3. Carta geotecnica; 4. Vulnerabilità intrinseca del sistema idrogeologico; 5. Centri di potenziale pericolo; 6. Produttività della falda; 7. Elettromagnetismo.

Per una rapida lettura del processo valutativo di map-overlay, le informazioni vengono schematizzate nel seguente modo: Ambito/Insediamento:Descrizione sintetica dell’area dal punto di vista urbanistico, ricavato dalla relazione al Preliminare del piano. Carta tematica: Descrizione del tematismo ambientale e delle finalità della rappresentazione Grado di rischio:Definizione della tipologia quantitativa di rischio (all’interno di 5 livelli valutativi - molto basso, basso, medio, alto, molto alto), definita sulla base della quantificazione percentuale delle differenti tipologie di rischio all’interno di ciascun ambito relativo a ciascun sistema pianificatorio. Valutazione:Definizione del grado di coerenza tra azioni di piano e informazioni della carta tematica, secondo i seguenti criteri:

• alta conformità: i “valori di rischio” non sono presenti, oppure sono presenti “valori di rischio “ da basso a medio inferiori al 30% della superficie dell’area;

• media conformità: sono presenti “valori di rischio” da molto basso a medio superiori al 70% della superficie dell’area, oppure “valori di rischio” da alto a molto alto inferiori al 30% della superficie dell’area;

• bassa conformità: sono presenti “valori di rischio” da molto basso a medio inferiori al 30% della superficie dell’area, oppure “valori di rischio” da alto a molto alto superiori al 70% della superficie dell’area.

Esigenze:Indicazioni urbanistiche di carattere generale atte a mitigare il grado di rischio stimato. 2.8 Valutazione sintetica finale Le valutazioni effettuate con la map-overlay trovano un momento di sintesi finale nella rappresentazione di un quadro sinottico, nel quale si evidenzia la complessiva vocazione alla trasformazione di ciascun ambito (relativo ai differenti sistemi pianificatori), letta rispetto al prodotto logico della stima per singole carte tematiche. È importante mettere in evidenza come non tutte le sovrapposizioni diano necessariamente risultati omogenei tra di loro, in quanto la previsione di piano (ambito residenziale, produttivo, ecc.) può

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Questo elenco è riferito al caso studio della VAS al PSC di Ferrara.

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essere caratterizzata da un giudizio di alta conformità per un tematismo, e di bassa conformità per un altro. Ai fini di una valutazione complessiva può essere utilizzata una misura di tendenza centrale che consente di formulare un giudizio di media conformità, e la messa in atto di prescrizioni. Tuttavia se la valutazione sintetica finale consente di avere un quadro semplificato, essa genera un ovvio appiattimento. Per questo motivo, quando si manifestano giudizi contraddittori (alta conformità/bassa conformità) di uno stesso intervento progettuale rispetto a diverse carte tematiche, vanno necessariamente adottate prescrizioni relative al tematismo che presenta maggiori elementi di rischio. La valutazione può essere adottata sia alle previsioni di piano, che allo stato di fatto dell’urbanizzazione (il consolidato). Infatti, se viene effettuata una medesima valutazione sul sistema urbano consolidato, in base alla classica zonizzazione (residenza compatta, residenza rada, industria, servizi, viabilità), si possono trarre importanti indicazioni dal punto di vista della gestione urbana. Si può anche elaborare una cartografia sintetica generale del “rischio ambientale”, nella quale poter leggere i livelli e le tipologie di rischio. A seconda del livello e del tipo di rischio è possibile definire una lista di interventi caratterizzati da due fasi temporali diverse: messa in sicurezza di emergenza (che necessitano un intervento immediato) e controllo ambientale permanente (interventi programmati anno per anno). Tali interventi (progetti di natura pubblica) possono essere inseriti in modo organico nel programma triennale delle opere pubbliche. Nella fase di redazione del piano, questi due momenti valutativi dello stato di fatto (consolidato) e delle future previsioni (piano) possono trovare un’integrazione significativa. 2.9 La valutazione del Paesaggio

La valutazione del paesaggio non intende sostituirsi alla valutazione qualitativa di tradizione storico-geografica, bensì vuole semplificare, sulla base di pochi indicatori facilmente individuabili, un processo valutativo altrimenti frutto della soggettività di chi legge e interpreta il paesaggio

11.

Il paradosso a cui oggi si va incontro è che ad un profondo bagaglio conoscitivo sull’evoluzione del paesaggio, in alcuni casi culturalmente sofisticato, si contrappone uno straordinario degrado dello stesso, mettendo in evidenza come la cultura paesaggistica non abbia saputo proporre alla pianificazione territoriale e urbanistica strumenti di governo adeguati. Ne consegue che anche la valutazione paesaggistica, così come quella illustrata nei capitoli precedenti, necessita di metodologie valutative semplici, chiare e facilmente traducibili nelle procedure pianificatorie. Si ritiene pertanto fondamentale predisporre valutazioni del paesaggio anche di tipo quantitativo, sulla scia della tradizione della scuola anglosassone, come supporto alla decisione pubblica circa la scelta dello scenario di sviluppo. Il paesaggio, a differenza delle componenti Aria, Acqua, Suolo, ecc., destrutturate e valutate nella Scheda Operativa, viene inteso come ambito in cui si manifestano diverse forme percettive antropiche e naturali. L’approccio paesaggistico può essere sviluppato su due livelli, percettivo (paesaggio sensibile letto attraverso l’uso di immagini e metafore, valori culturali e simbolici) e strutturale. Anche la valutazione del paesaggio (coerentemente con la Scheda Operativa) consente la rappresentazione delle evoluzioni storiche e la simulazione delle trasformazioni future previste dallo strumento urbanistico, mediante la definizione di coni ottici storicizzati. Essi rappresentano luoghi di percezione di elementi simbolici consolidati nel tempo.

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La percezione globale del paesaggio è parte integrante dei sistemi culturali di riferimento.

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Per ciascun cono ottico si rappresenta in prima battuta l’immagine storica e quella attuale, rese dimensionalmente confrontabili attraverso opportune tecniche ed il supporto informatico. Lettura estetico – percettiva Le evoluzioni del paesaggio urbano vengono interpretate con “descrizione dell’immagine percepibile della città”. Essa porta a sottolineare la presenza di vari elementi costitutivi del paesaggio evidenziando la loro visibilità, la loro “forza o debolezza di immagine”, connessioni, discontinuità e altre interrelazioni. Si tratta di un livello di confronto percettivo che permette di produrre valutazioni qualitative. Il criterio fondamentale alla base di questa lettura è la percezione o meno dell’identità dei luoghi, letta in un determinato arco di tempo. Detta valutazione avviene interpretando le immagini, nei diversi coni ottici selezionati, secondo tre piani di osservazione. Il ragionamento si articola tenendo conto della spazialità o profondità dell’immagine secondo una lettura del primo piano, del secondo piano e dello sfondo (fig. 5.1). Per l’individuazione del primo piano si considera una profondità che permette di cogliere il dettaglio costruttivo, in caso di elementi costruiti, oppure, in loro assenza, lo spazio che si estende per 30-50 metri dal punto di osservazione. Nel secondo piano si dissolve il dettaglio costruttivo e si spazia dalla fine del primo piano fino a dove si può cogliere lo skyline della città, in genere fino a circa 300 m dal punto di osservazione. Lo sfondo dell’immagine è rappresentato da ciò che rimane oltre il secondo piano di osservazione. Lettura strutturale Questa analisi viene effettuata mediante Schede strutturali dei coni ottici, nelle quali la complessità del paesaggio viene destrutturata in componenti costituenti lo stesso (vegetazione, agricoltura, infrastrutture, manufatti). La lettura strutturale può avvenire selezionando i seguenti indicatori, individuati sulla base delle esperienze in letteratura:

• spazialità o profondità dell’immagine secondo il primo piano, il secondo piano e lo sfondo;

• presenza e tipologia della vegetazione; • presenza e tipologia di aree agricole; • morfologia del territorio; • presenza di elementi d’acqua; • tipologia architettonica prevalente; • trama urbana con riferimento alla dimensione e forma della maglia urbana; • presenza di aspetti tipologico-formali.

Gli elementi vegetazionali, vengono individuati i boschi (associazioni vegetali costituiti da alberi d’alto fusto, arbusti e cespugli formatisi spontaneamente), le masse arboree (insieme di alberi e arbusti di dimensione ridotta), la vegetazione arbustiva, gli alberi isolati notevoli, i filari, i viali alberati, le colture. Dal punto di vista morfologico si può mettere in evidenza la presenza o meno di sbalzi di quota, di dislivelli, di fatti d’acqua. Per ciò che concerne la tipologia architettonica viene definita la presenza di diverse forme del costruito e di edifici emergenti (campanili, torri, castelli ecc.), aventi carattere simbolico per la

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comunità locale. Si considera, inoltre, la presenza di aggregato urbano o di aggregato rurale oppure di case isolate rurali. Per finire è necessario individuare la rilevanza di edifici industriali e l’eventuale presenza di edifici di archeologia industriale. La trama urbana riconduce alla viabilità, alle infrastrutture, e quindi al sistema di fruizione del territorio. Infine con la definizione degli aspetti tipologico-formali si evidenziano gli elementi che possono rafforzare le relazioni simbiotiche fra uomo e territorio e, in particolare, della comunità locale. Le scelte di piano vengono valutate con l’indicatore intrusione ottica. 2.10 Considerazioni sull’efficacia dei diversi livelli valutativi della VAS E’ possibile a questo punto effettuare alcune considerazioni sul livello di efficacia delle tre tecniche valutative elaborate. Scheda Operativa La valutazione effettuata attraverso indicatori quantitativi, il cui percorso logico viene sintetizzato nella Scheda Operativa, appare utile in quanto consente di approntare il sistema del monitoraggio ambientale in relazione alle azioni di piano. Tale valutazione, che può essere definita “di tipo processuale”, consente di definire norme urbanistiche ed edilizie, al fine di mettere in atto azioni coerenti con la valutazione ambientale, riportate nella Scheda Operativa Sintetica. Questa procedura valutativa, come detto, esprime tutta la propria potenzialità non solo nella fase di elaborazione del piano, ma anche e soprattutto durante la fase della gestione dello stesso. Fase questa in cui è possibile verificare la correttezza delle previsioni ambientali emerse dal Quadro Conoscitivo Ambientale, in relazione alle trasformazioni indotte dallo strumento urbanistico. La procedura consente di verificare lo sviluppo sostenibile del territorio nel tempo, con il monitoraggio delle componenti, lette attraverso gli indicatori strategici, in relazione alle azioni di piano individuate come fattori di pressione. La procedura consente anche di migliorare il quadro conoscitivo, riposizionando i punti di monitoraggio nel territorio o consigliando nuovi parametri. La Scheda Operativa risulta, quindi, di fondamentale importanza nella definizione dei protocolli di intesa con i possessori dei dati ambientali (ARPA, ecc.), al fine di predisporre database utilizzabili per valutare gli obiettivi della pianificazione. Map-overlay

La map-overlay dispiega la sua maggiore efficacia nella fase di definizione del degli scenari territoriali (come nel preliminare di piano), in quanto permette di individuare gli ambiti più vocati alla trasformazione e quelli a maggior criticità ambientale. Tale valutazione, “di tipo fisico”, consente di introdurre indicazioni urbanistiche di carattere generale, al fine di ridurre le criticità ambientali. Una volta definite le allocazioni spaziali la procedura assume un ruolo di minore importanza. Queste tre procedure hanno efficacia diversa non solo dal punto di vista temporale ma anche dal punto di vista sostanziale.

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A scala locale la Scheda Operativa è in grado di governare solo pochi indicatori il cui fattore di pressione è prodotto da trasformazioni di tipo comunale (ovviamente ciò non vale per territori molto grandi, come le aree metropolitane). In tal senso, se da un lato appare interessante raccogliere i dati di natura ambientale (in genere quelli che formano i diversi Rapporti sullo stato dell’Ambiente, documento redatto spesso anche da comuni medio piccoli) dall’altro diventa fondamentale evidenziare quali sono gli indicatori influenzati direttamente dalla scala locale. Ciò al fine di correlare le azioni pianificatorie con un insieme di indicatori effettivamente influenzati delle trasformazioni comunali. La valutazione ambientale prevede un lavoro interdisciplinare di collaborazione e confronto tra diversi soggetti, tenendo conto che:

• gli strumenti operativi sono sostanzialmente tre: la Scheda operativa che sviluppa la sua efficacia con il passare del tempo (grazie all'effetto monitoraggio), la map overlay che ha efficacia immediata (grazie alla sua capacità di definire coerenze tra ipotesi insediative e carte tematiche) e la Percezione del paesaggio che sviluppa l’efficacia nella definizione dei piani particolareggiati;

• tra gli indicatori che caratterizzano le componenti ambientali è necessario selezionarne alcuni, gerarchizzandoli, per verificare le performance del Piano. Ad esempio per la Componente Aria solo il PM10 e il Benzene; per la Componente Urbanistica solo la Raccolta differenziata dei RU e il Rumore da traffico veicolare;

• in relazione ai diversi livelli di conformità riscontrati con l’applicazione della map overlay, è necessario che le scelte del piano vengano ben motivate e prevedano eventuali mitigazioni.

Valutazione del paesaggio mediante coni ottici

Le simulazioni delle modificazioni generate dal piano nel paesaggio consentono, in questa prima fase della sperimentazione, un significativo momento di riflessione. La lettura bidimensionale del piano (attraverso le classiche cartografie tecniche) non consente di percepire in pieno la rilevanza delle modificazioni paesaggistiche per effetto dell’ovvio appiattimento delle informazioni. Ne consegue che con queste tecniche simulative è possibile fornire suggerimenti utili al piano, sia nel dimensionamento degli standard che nella distribuzione spaziale degli interventi edilizi. Questo approccio esprime la sua efficacia nelle fasi di definizione del piano generale e di quelli operativi. Pur non intervenendo sulla qualità degli aspetti “architettonici”, potrebbero fornire significative indicazioni. E’ evidente che, contrariamente alle valutazioni degli indicatori con limite di legge, la valutazione del paesaggio restituisce mappe percettive, significati e definizioni utili alla tutela e valorizzazione.

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EFFI

CA

CIA

Piano Preliminare Piano Definitivo Gestione del Piano

Map Overlay

Paesaggio

Scheda Operativa

TEMPO

Efficacia dei livelli di VAS ai Piani urbanistici locali

2.11 Significatività dell’indicatore rispetto alla scala locale

È relativamente semplice reperire dati inerenti indicatori statisticamente monitorati e frutto di analisi routinarie (ad esempio quelli forniti dall’ARPA

12). È, invece, molto complesso trattare informazioni e

dati con caratteristiche disomogenee e poco confrontabili. Una delle questioni cruciali è legata alla significatività degli stessi indicatori rispetto alle azioni di un piano a scala locale. Vi sono, infatti, alcuni indicatori, quali ad esempio l’ozono, i cui valori sono legati prevalentemente a condizioni meteoclimatiche a scala vasta (provinciale e, a volte, regionale) difficilmente modificabili da politiche urbanistiche a scala locale. In questo caso lo strumento della Valutazione Ambientale Strategica ha grandi potenzialità se applicata anche a strumenti di pianificazione di scala vasta. 2.12 Interazione diretta di alcuni indicatori con la pianificazione Altro punto nodale è l’esistenza di indicatori, di per sé significativi ai fini ambientali

13, ma che poco

si relazionano allo strumento urbanistico, in quanto non è possibile trovarvi una correlazione diretta di causa-effetto con le azioni della pianificazione territoriale e urbanistica (ad esempio qualità delle acque superficiali, ozono, SO2, ecc.). Per evitare che questo tipo di valutazione ambientale abbia una scarsa efficacia operativa, è importante, nella fase di traduzione delle valutazioni in norme di piano, non assegnare allo strumento urbanistico compiti e funzioni che tecnicamente e giuridicamente non gli competono. Uno degli errori da evitare è sovraccaricare il piano urbanistico di funzioni tipiche di altri strumenti,

12

Soprattutto per ciò che concerne la qualità dell’aria e dell’acqua. 13

In questa categoria possono essere comprese le informazioni relative alla gestione degli impianti di depurazione o agli impianti di trattamento dei rifiuti.

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come ad esempio la gestione degli scarichi in atmosfera di un’area industriale o la scelta del tipo di carburante da utilizzare nei mezzi pubblici. I risultati di una valutazione ambientale del piano, tuttavia, possono produrre indicazioni strategiche di politica ambientale, che l’Amministrazione comunale può mettere in atto attraverso la complessa rete di relazioni con i soggetti che concorrono, in modo diretto e/o indiretto, a monitorare e/o gestire la qualità ambientale. Ai fini ambientali è molto importante che l’Amministrazione comunale effettui con attenzione un controllo della funzionalità degli enti che gestiscono, ad esempio, gli impianti di depurazione delle acque reflue, gli impianti di smaltimento dei rifiuti, il trasporto pubblico. 2.13 Rapporto con gli Enti possessori dei dati

Di fondamentale importanza, ai fini di un’efficace analisi e valutazione dei dati, risulta il rapporto tra l’Amministrazione comunale e le strutture depositarie dei dati ambientali (come Province, Regioni, ARPA, ASL, Consorzi di Bonifica, AATO). Tale rapporto dovrebbe strutturarsi in modo tale da indirizzare i depositari dei dati ambientali a mettere a disposizione della pianificazione territoriale e urbanistica le informazioni in modo semplice, codificato e immediatamente utilizzabile per la redazione della VAS e per un loro utilizzo ai fini della partecipazione pubblica. Tale confronto tra Enti potrebbe, inoltre, far emergere l’utilità di affiancare o sostituire analisi routinarie, ma poco efficaci ai fini della VAS, con altre analisi capaci di fornire informazioni più significative. 2.14 Alternative strategiche Appare necessario chiarire come il tema fondamentale della individuazione di significative alternative in fase di definizione delle strategie pianificatorie, appaia per certe situazioni difficile. Ciò è dovuto a condizioni che caratterizzano, in particolare in Italia, la pianificazione a scala comunale, quali:

• il livello di stratificazione delle trasformazioni è consistente, sia in senso storico che spaziale; • la quantità di suolo urbanizzato è assai elevato, soprattutto nelle aree di pianura; • i vincoli territoriali, derivanti da strumenti di scala superiore, sono molto diffusi e cogenti; • la strutturazione socioeconomica è molto forte; • la decisione politica spesso autorizza la realizzazione del piano o ne modifica i contenuti; • il livello di mediazione tra soggetti sociali portatori di interessi è molto forte e definito, spesso

al di fuori delle procedure di tipo pianificatorio. Per queste condizioni, nella redazione di una VAS, l’individuazione di possibili alternative nella definizione del piano a scala comunale, appare difficile. Tuttavia la simulazione di alternative va presa in considerazione per quegli ambiti territoriali che possono credibilmente sviluppare significative alternative strategiche di sviluppo. Emerge, pertanto, la necessità di ricercare un livello territoriale più appropriato per applicare le alternative strategiche che non sia la scala comunale. Il livello che sicuramente esprime la migliore applicabilità della VAS, nel campo dei piani territoriali e urbanistici, è quello a scala provinciale, regionale e per le aree metropolitane. Non c’è dubbio, inoltre, che la VAS, soprattutto nella parte relativa alle alternative, assume un’elevata efficacia per piani e programmi di settore: attività estrattive, smaltimento dei rifiuti, traffico, ciclo integrato delle acque.

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2.15 Modelli di VAS e rapporto con il pubblico Poiché la VAS si rapporta con il pubblico e il sapere comune, ne consegue che i quadri processuali logici dovrebbero essere in grado di leggere il livello di coerenza tra indicatori e opzioni di piano. In questo tema le procedure valutative restituiscono un quadro informativo in cui: • le componenti ambientali sono lette attraverso indicatori sintetici, nella loro evoluzione storica (informazioni statisticamente confrontabili); • l’andamento degli indicatori rappresenta chiaramente l’evoluzione dello stato dell’ambiente; • le cause dell’andamento del trend degli indicatori sono in relazione, se possibile, alle azioni contenute nello strumento urbanistico vigente e in quelli precedenti (relazione causa-effetto tra azioni e piano e andamento degli indicatori); • le azioni che si devono adottare migliorano l’andamento degli indicatori e quindi delle componenti ambientali, secondo i quattro contenitori del piano (politiche, pianificazione, opere pubbliche, partecipazione). In questo campo è possibile simulare le performance che il decisore pubblico e la popolazione intendono raggiungere; • le opzioni del piano sono disaggregate e/o riaggregate secondo i quattro contenitori del piano; • si dispone di un giudizio di coerenza tra azioni derivanti dal rapporto ambientale e azioni derivanti dalle strategie del piano. La processualità di questo quadro va necessariamente messa in evidenza in modo semplice e chiaro utilizzando prevalentemente indicatori quantitativi. In tal senso sono da rifuggire valutazioni costituite da generiche descrizioni delle azioni di piano confrontate con generiche descrizioni del quadro ambientale, in quanto non consentono una significativa verifica della coerenza tra quadro ambientale e quadro pianificatorio. Nell’apparato normativo di recepimento della Direttiva europea, le metodologie di valutazione dei piani urbanistici dovrebbero essere strutturate con gli elementi sopra descritti. Esse sono assai utili anche nella fase di monitoraggio del piano. 2.16 Il Quadro Conoscitivo nella L. R. n. 11/04 La Legge Regionale 11/2004 introduce nuove impostazioni metodologiche nella formazione ed acquisizione di elementi conoscitivi necessari all’elaborazione delle scelte in materia di pianificazione urbanistica e territoriale. In particolare prevede la propedeutica elaborazione delle basi informative, le quali, in rapporto allo strumento di pianificazione, vengono opportunamente organizzate e sistematizzate determinando così il “Quadro Conoscitivo” necessario ad una corretta definizione delle scelte dello strumento di pianificazione. Infatti il Quadro Conoscitivo si compone attraverso l’organizzazione coordinata di:

• dati ed informazioni già in possesso delle amministrazioni procedenti; • nuovi dati ed informazioni acquisite ed elaborate nella fase di formazione del Piano; • dati ed informazioni in possesso di altri enti.

L’articolazione del quadro conoscitivo dovrà, nei diversi livelli di pianificazione (PTCP, PAT e PI), garantire un quadro esaustivo delle informazioni in merito alle condizioni naturali ed ambientali del territorio, del sistema insediativo ed infrastrutturale, delle valenze storico-culturali e paesaggistiche e delle problematiche economiche e sociali. In sostanza per “Quadro Conoscitivo” si intende il complesso delle informazioni necessarie che consentono una organica rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano e costituisce il riferimento indispensabile per la definizione degli obiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione di sostenibilità. E’ pertanto necessario individuare contestualmente il grado di vulnerabilità e le condizioni di fragilità ambientale, nonché gli elementi di criticità delle “risorse del territorio”, a fine di poter

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Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del PATI di Longarone e Soverzene (BL). Indicazioni per il Preliminare del PATI Responsabile: Giovanni Campeol; collaboratori: Cristina Benvegnù e Andrea Zinato – Ottobre 2007

effettuare la “valutazione di sostenibilità” sia nei confronti dei valori naturali, ambientali, paesaggistici, dei documenti della memoria e della cultura, ma anche nei riguardi degli insediamenti residenziali e produttivi, delle città, dei sistemi infrastrutturali e tecnologici. Si potrà concorrere in tal modo, oltre che alla tutela dell'integrità fisica e culturale del territorio, anche alla salvaguardia degli investimenti e della funzionalità di servizi e infrastrutture, di insediamenti produttivi ed attività. Creare inoltre i presupposti per il miglioramento dello stato dell’ambiente naturale e costruito, della qualità degli insediamenti e delle relazioni. 2Art. 50 lett. f) – quadro conoscitivo Si ritiene utile precisare che il quadro conoscitivo necessario alla redazione degli strumenti pianificatori, debba essere rapportato alle specifiche caratteristiche del territorio, attraverso una lettura multidisciplinare che consenta di pervenire ad una valutazione critica nell’impiego dei dati, finalizzata a definire appunto le “condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili”, e le “condizioni di fragilità ambientale”. La formazione del Quadro Conoscitivo deve intendersi come la costruzione di un catalogo delle informazioni associate alle competenze dei tre principali soggetti istituzionali (Comune, Provincia e Regione), organizzato e sistematizzato al fine di documentare il complesso delle conoscenze territoriali disponibili ai diversi livelli. La formazione del Quadro Conoscitivo deve necessariamente esplicitarsi nelle forme e nei contenuti, secondo le caratteristiche di ogni singolo ambito e livello territoriale esaminato, proponendo una lettura del territorio e delle sue componenti attraverso l’analisi delle seguenti matrici:

1. aria 2. clima 3. acqua 4. suolo e sottosuolo 5. flora e fauna 6. biodiversità 7. paesaggio 8. patrimonio culturale, architettonico, archeologico 9. salute umana 10. popolazione 11. beni materiali 12. pianificazione e vincoli

Tali matrici dovranno essere analizzate attraverso l’esame dei tematismi che la compongono, tematismi i quali sono strutturati attraverso l’aggregazione delle relative informazioni contenute nelle specifiche banche dati. A titolo esemplificativo la matrice Suolo e Sottosuolo risulta composta dai tematismi: litologia, idrogeologia, geomorfologia, geopedologia, permeabilità, rischio sismico, classi di zonazione geologico-tecnica. A loro volta ognuno di questi tematismi risulta scomposto in sub-tematismi che rappresentano gli elementi che compongono il tematismo stesso, e ad ogni subtematismo vengono agganciate le specifiche banche dati.

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3. COSTRUZIONE DEL MODELLO AMBIENTALE PER IL PATI DEI COMUNI DI

LONGARONE E SOVERZENE: INDIVIDUAZIONE DELLE COMPONENTI STRATEGICHE E DEI RELATIVI INDICATORI

La descrizione dello stato dell’ambiente del territorio appartenente ai comuni di Longarone e Soverzene, in questa fase della VAS ex ante, è stato elaborato assumendo quale riferimento guida l’elenco dei tematismi e sottotematismi indicati dalla LR 11/04 per la definizione del Quadro Conoscitivo. In particolare sono state individuate, come maggiormente significative per il PATI Longarone-Soverzene, le seguenti componenti:

1. Aria; 2. Acqua; 3. Salute Umana; 4. Qualità urbana; 5. Socioeconomica; 6. Impronta ecologica.

All’interno di ciascun componente si sono quindi identificati opportuni indicatori. Sia per le componenti che per gli indicatori la selezione è stata effettuata sulla base dei seguenti criteri:

caratteristiche territoriali dei comuni dei due comuni: Longarone e Soverzene (pianura, reticolo idrografico superficiale importante, ecc.); disponibilità di dati analitici (monitoraggi effettuati dagli Enti di controllo,

dell’amministrazione comunale, provinciale, regionale e informazioni fornite dagli Enti Gestori, ecc.); caratteristiche socio-economiche e del modello di sviluppo (prevalentemente residenziale,

agricolo e di servizi, snodo di assi infrastrutturali importanti anche a scala provinciale, ecc.).

La gestione dei dati relativi ai diversi indicatori avviene attraverso l’applicazione della Scheda Operativa (Allegato 01: Schede Modello) Longarone risulta essere dei due comuni del PATI quello con la maggiore superficie destinata ad uso industriale, infatti circa 500.000 mq sono occupati da attività esclusivamente industriale, 140.000 mq sono a destinazione d’uso prevalentemente industriale mentre altri 135.000 mq sono interessati dalla presenza di un’area artigianale. Per quanto concerne gli degli indicatori di tipo chimico-fisico si è provveduto, ove possibile, all’analisi dei trend, rappresentati in tabelle analitiche e istogrammi; mentre si è cercato di ricorrere alla tecnica della Map Overlay per la descrizione dello stato degli indicatori di tipo cartografico.

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3.1 COMPONENTE ARIA Il territorio dei comuni di Longarone e Soverzene è situato nella parte centrale della provincia di Belluno, a circa 20 Km dal capoluogo. Appartiene al Bacino idrografico del Piave comprendendo al suo interno l’ultimo tratto del sottobacino del torrente Maè. Questo torrente è affluente di destra del Piave nel quale confluisce poco a valle dell’abitato di Longarone. La conformazione stretta e a “V” che la valle del Piave assume per lo più nel la parte alta della provincia di Belluno inizia ad allargarsi dopo l’abitato di Castellavazzo e Longarone. Il paesaggio permane comunque tipicamente montano, caratterizzato da ripidi pendii e ricoperto da boschi. Le uniche porzioni fruibili del territorio a fini abitativi, produttivi o commerciali risultano essere lungo il Piave nelle aree pianeggianti a lato del greto del fiume dove per l’appunto sono ubicati gli abitati dei due capoluoghi e le frazioni di Longarone:Fortogna, Faè, Dogna e Provagna. I centri di Soffranco, Provagna e Igne si situano a mezza costa sui versanti della valle del Maè lungo la strada verso lo Zoldano. Il territorio del PATI si estende per 17.6537 Kmq (164468 circa appartenenti al territorio del comune di Longarone e 12069 a quello di Soverzene); con una conformazione per lo più montana, caratterizzata dalla presenza di valli strette e perpendicolari al fiume Piave. Il comune di Longarone, che attualmente conta 4106

14 abitanti (dato al 31.12.04), costituisce uno

dei poli produttivi industriali e artigianali più importanti della Provincia di Belluno15

. Il comune di Soverzene pur contando solo 422 abitanti si segnala a livello provinciale per la presenza di una delle principali centrali idroelettriche del Bellunese che sfrutta il salto d’acqua del lago di Val Gallina. Stante queste caratterizzazioni territoriali, la componente aria risulta essere quella più a rischio rispetto gli effetti inquinanti delle attività umane, essendo tra tutte le componenti ambientali quella di maggiore sensibilità

16.

L’ andamento climatico, in generale, riveste una forte influenza sulla qualità dell’area; in particolare si devono solitamente considerare la temperatura, l’umidità e soprattutto il regime dei venti. Per quanto concerne questo aspetto si deve tenere presente l’orografia del territorio montano dei comuni di Longarone e Soverzene ove temperatura e venti risultano influenzati dal fenomeno dell’inversione termica. In generale l’inquinamento atmosferico può essere ricondotto a tre grandi categorie di attività antropiche: - Insediamenti industriali (emissioni dei processi produttivi); - Insediamenti civili (emissioni degli impianti di riscaldamento); - Trasporti (traffico veicolare). Di recente il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Area (PRTRA) ha classificato i comuni di Longarone e Soverzene in Zona C

17, ossia tra i comuni ove i livelli degli inquinanti

18 sono inferiori

ai valori limite e tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi. 14

Fonte del dato: Camera di Commercio 15

Fonte del dato: CCIAA della Provincia di Belluno 16

. Le risorse suolo e acqua, fino ad un certo punto possono essere sostituite, con medesime risorse ricavate da altri ambiti geografici, la stessa operazione non è possibile con l’aria. 17

Il PRTRA suddivide il territorio regionale comprendendo ciascun comune all’interno di tre zone così caratterizzate: "zone A":

1. ove i livelli di uno o più inquinanti eccedono determinati valori limite aumentati del margine di tolleranza; 2. quelli capoluogo di Provincia; 3. quelli con più di 20.000 abitanti; 4. quelli con densità abitativa maggiore di 1000 ab/Km2, contermini ai Comuni individuati ai precedenti punti 2 e 3;

"zone B": 1. ove i livelli di uno o più inquinanti risultano compresi tra il valore limite e il valore limite aumentato del margine di tolleranza; 2. quelli capoluogo di Provincia; 3. quelli con più di 20.000 abitanti; 4. quelli con densità abitativa maggiore di 1000 ab/Km2, contermini ai Comuni individuati ai precedenti punti 2 e 3;

"zone C":

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Successivamente in considerazione del fatto che l'analisi puntuale delle concentrazioni degli inquinanti, ed in particolare per quanto concerne le concentrazioni di PM10, in ciascun Comune della Regione Veneto utilizzando solo metodi strumentali avrebbe comportato dei tempi di monitoraggio notevolmente lunghi, da parte di ARPAV è stata messa a punto, una volta acquisiti i dati dell'inventario delle densità emissive a livello comunale (t/a km2), una metodica per giungere alla formulazione di una zonizzazione dell'intero territorio veneto. Tale nuova classificazione del territorio regionale basata quindi sulla densità emissiva di ciascun Comune ha portato ad un nuovo elenco pubblicato nell’allegato A alla Dgr. N°3195 del 17 ottobre 2006 nel quale i comuni di Longarone e Soverzene risultano essere inseriti tra i comuni appartenenti alla zona A2, ossia comuni con densità emissiva inferiore a 7 t/a kmq. La zona A2 e non C risulta attribuita a Longarone per la presenza di assi viari e di aree industriali d’importanza provinciale, mentre il comune di Soverzene risulta classificato in tale zona principalmente per il fatto di essere confinante con un comune che produce un potenziale carico inquinante. L’ARPAV di Belluno ha provveduto al monitoraggio della zona attraverso tre strategie diverse di controllo:

1. Piani di monitoraggio con campionatori passivi 2. Controlli a camino delle emissioni industriali 3. Attività di campionamento ad evento con sistemi canister 4. Indagini con mezzo mobile (1999-2000)

Di questi metodi l’unico che può fornire dei dati con un numero di anni sufficiente a creare un trend e valori d’interesse generale per il territorio e non puntuale, risulta essere quello che prevede il monitoraggio dell’area attraverso dei campionatori passivi chiamati radielli, dispositivi che effettuano la cattura delle sostanze inquinanti mediante assorbimento delle stesse su di un’opportuna cartuccia. Le altre metodologie d’indagine citate non risultano adatte allo scopo dello studio poiché o restituiscono una situazione puntuale (controlli a camino delle emissioni industriali) o risultano fornire dati limitati nel tempo (indagini con mezzi mobili (campagna 1999-2000) e/o circoscritti nello spazio (attività di campionamento ad evento con sistemi canister). Gli indicatori per la Componente Aria, selezionati sulla base della disponibilità di dati omogenei, riguardano i BTX: Benzene, Toluene, Xilene più Biossido di Azoto (NO2) e Biossido di Zolfo (SO2). Per il monitoraggio di questo primo gruppo di indicatori nel comune di Longarone vi sono 13 postazioni così distribuite: - 6 nell’area industriale di Longarone località Villanova

• Zona Sud ditta Saffilo - Nitrol Veneta • Zona Saffilo Sud-Ovest • Zona Saffilo Nord • Zona parcheggio Nord ditta Saffilo – Nitrol Veneta • Zona Sud ditta Eco.Ra (spostata nel tempo a Nord) • Zona parcheggio DEM

- 3 nelle vicinanze dell’abitato di Longarone • Bivio S.S. 51 Alemagna – strada per Par. fiera • Scuole elementari • Zona galleria per Pirago

ove i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi e quindi tutti quelli non compresi nei casi precedenti. 18

La valutazione dei livelli degli inquinanti, ed in particolare degli ossidi di zolfo (SO2), di azoto (NO2) e di carbonio (CO), nonché dell'ozono (O3), del particolato (PM10), del benzene e degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) era stata effettuata sulla base dei dati resi disponibili dalla Rete di Rilevamento della Qualità dell'Aria relativamente al periodo 1996−2001, come indicato dal D.M. 2/04/2002 n. 60 ai sensi del D. Lgs 4/08/1999 n. 351.

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- 2 in località Faè • Piazzale pizzeria Pulcinella • Zona ristorante Tre

- 2 nei pressi dell’abitato di Fortogna • Zona San Martino • Zona Metalba – Cotonificio Olcese

Le 6 postazioni ubicate nell’area industriale di Longarone forniscono oltre agli indicatori citati anche altri dati riguardanti sostanze organiche volatili

19. Di queste per il presente studio si sono analizzati

solo i dati concernenti: Etil-Benzene, Etil-Acetato e Acetone. Tutti i dati degli indicatori assunti sono stati elaborati raggruppandoli in medie annuali e mensili e confrontandoli quindi, attraverso l’utilizzo di appositi grafici, con un valore di riferimento legislativo. Ove non sia stato possibile avere un riferimento legislativo si è fatto ricorso a valori limiti di soglia definiti per le sostanze chimiche dall’ACGIH o dall’Organizzazione Mondiale per la sanità. Nella tabella di seguito riportata si evidenziano per ciascun indicatore il valore di confronto utilizzato e la fonte dalla quale è stato tratto:

INDICATORE VALORE DI RIFERIMENTO FONTE Benzene 10 µg/Nm³ DM n°60 del 2002 Toluene 1000 µg/Nm³ OMS Xilene 1000 µg/Nm³ OMS Biossido di Azoto(NO2) 50 µg/Nm³ DM n°60 del 2002 Biossido di Zolfo (SO2) 125 µg/Nm³ DM n°60 del 2002 Etil-Benzene 4340 µg/Nm³(1/100 TLV/TWA) ACGIH Etil-Acetato 14400 µg/Nm³(1/100 TLV/TWA) ACGIH Acetone 11800 µg/Nm³(1/100 TLV/TWA) ACGIH

Correlazione della componente Aria con l’andamento dei venti (Allegato 10 Tavole:Tav.01 – Ambiti a rischio di inquinamento atmosferico) Per individuare gli effetti delle ricadute degli inquinamenti nell’atmosfera è bene tenere presente che si ha una condizione di rischio ambientale allorquando vi è la concomitanza di una Fonte, un Vettore, e un Bersaglio. Nel caso della componente aria i tre fattori possono così essere individuati: Fonte: traffico, industrie, riscaldamento. Vettore: direzione dei venti. Bersaglio: gli ambiti territoriali e le loro funzioni antropiche e naturali direttamente investiti. L'orientamento della valle del Piave in comune di Longarone e Soverzene risulta essere nord - sud con caratteristiche eoliche comuni a molte valli alpine, ossia con una notevole importanza delle brezze termiche durante gran parte dell'anno. Due sono le direzione principali del vento determinate dall’orogenesi valliva: la brezza di valle o "diurna" che spira dal quadrante meridionale e la brezza di monte o "notturna" proveniente da nord. Oltre alle brezze vi sono venti non direttamente legati all'attività termoconvettiva, ma a situazioni d'instabilità o di tempo perturbato

20.

All’interno del territorio del PATI la centralina meteorologica dell’ARPAV ubicata in Longarone e di Pirago hanno evidenziato la seguente situazione per quanto concerne i venti prevalenti a 5 metri:

19 SOV analizzate da ARPAV nelle centraline dell’area industriale di Villanova: benzene, toluene, xileni, acetone, metil-etil-chetone, etil-acetato, etil-benzene, iso-butilacetato, percloroetilene, isobutanolo, 1-butanolo, 1-metoxi2-propilacetato. 20

Vedi pag. 5 della pubblicazione ARPAV: Risultati dell’Indagine Ambientale eseguita in Comune di Longarone Z.I. di Villanova anno 1999.

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Med.

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale

Medio mensile Dir.

vento prevalente

N N N N S S S N N N N N N St.

Longarone 1992/20025 Medio

mensile vento sfilato

132,9 131,9 142,2 147,7 135,9 146,6 145,8 142 117,4 112,3 118,5 133,6 132,1

Medio mensile Dir.

vento prevalente

NNO NNO NNO NNO NNO NNO NNO NNO NNO NNO NNO NNO NNO St. Pirago 1985/1991

Medio mensile vento

sfilato 112,8 106,6 91,7 94,1 84,2 79,8 94 99,3 82,5 69 93,2 101,2 95

La postazione della centralina non risulta essere del migliori per restituire un quadro oggettivo della situazione dei venti nella valle del Piave nel territorio di Longarone; infatti i suoi dati potrebbero risultare parzialmente sfalsati dai venti provenienti dalla Valle del Maè e dallo Zoldano. La zona presenta comunque una buona ventosità con un andamento prevalente che risulta essere solitamente Nord, Nord/Nord-Ovest e una velocità media di 1.43 m/s. Si deve comunque sottolineare come nel territorio del comune di Longarone il vento presenti delle caratteristiche improntate al regime di brezza o di venti detti termici con variazioni stagionali. Dalle ricerche dell’ARPAV

21 si deduce inoltre come in particolari situazioni: quali la presenza di un

gradiante barico forte o di föhn, la ventilazione osservata a Longarone prende forme diverse con velocità più sostenute e che tendono a perdurare. I venti di brezza tendono a seguire l'asse delle valli nelle quali scorrono e nel caso in oggetto l'orientamento meridiano della valle determina flussi dominanti da nord verso sud per quanto riguarda la brezza di monte e viceversa per la brezza di valle. Per 2-4 ore al giorno vi sono venti laterali e rotatori che consentono il passaggio più o meno graduale fra i due tipi di brezza. Questi venti sono generalmente più deboli delle brezze stesse e presentano una certa discontinuità di velocità con variazioni direzionali continue. Il senso di rotazione si effettua sistematicamente secondo il movimento apparente del sole che determina giochi di luce e d'ombra favorevoli alla rotazione oraria. Al mattino il versante orientale della valle rimane più a lungo in ombra generando deboli venti catabatici che ruotano da nord-est a sud-est (transizione fra la brezza di monte e la brezza di valle); viceversa nel pomeriggio quando le correnti scendono dal versante occidentale continuando a ruotare in senso orario da sud-ovest a nord-ovest (intervallo pomeridiano fra brezza di valle e brezza di monte).

Tabella: Direzione del vento 18.03% risulta essere < 5m/s

N NNE NE ENE ENE ESE SE SSE S SSW SW WSW WSW WNW NW NNW 16,01% 4,12% 1,31% 0,71% 0,53% 0,92% 2,66% 4,44% 9,98% 4,46% 0,46% 1,71% 5,31% 6,87% 10,83% 11,67%

Durante le situazioni perturbate o i momenti d'instabilità il vento dominante tende a provenire dai quadranti settentrionali con una componente principale da nordovest, presumibilmente in relazione al deflusso dell'aria fredda proveniente dal corridoio naturale della Val Zoldana. La percentuale maggiore dei venti ricade all’interno della classe di velocità 5 - 7.5 km/h, mentre solo il 3% dei giorni presenta venti medi giornalieri superiori a 10 km/h. D'inverno sono le brezze di monte che si dimostrano più intense e d'estate la maggiore velocità é spesso generata dalla brezza di valle.

21

Vedi pag. 5 della pubblicazione ARPAV: Risultati dell’Indagine Ambientale eseguita in Comune di Longarone Z.I. di Villanova anno 1999.

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La Zona Industriale Villanova risulta essere potenziale fonte d’influenza per la qualità dell’aria dell’abitato di Longarone quando i venti provengono da E e da E-NE, (Allegato 10 Tavole:Tav.01 – Ambiti a rischio di inquinamento atmosferico). In questo caso il centro città potrebbe divenire bersaglio diretto delle fonti di inquinamento atmosferico generato dalla Zona Industriale. Pertanto un significativo incremento in Zona Industriale delle attività produttive con emissioni in atmosfera, dovrebbe tenere conto del potenziale significativo deterioramento della qualità dell’aria del Comune di Longarone, ma anche degli abitati di Castellavazzo a nord e Ponte nelle Alpi a Sud. L’abitato di Soverzene per la sua posizione geografica, in sinistra orografica del Piave appare defilato e marginale rispetto alla direzione dei venti e dei possibili inquinanti. VALUTAZIONE COMPONENTE ARIA (Allegato02: ARIA) Zona Industriale: Villanova Sistema di monitoraggio: campionatori passivi Stazioni:

• Zona Sud Saffilo-Nitrol (1999-2005) • Zona Parcheggio Nord Saffilo-Nitrol (1999-2005) • Zona Parcheggio DEM (2002-2005) • Zona Eco.Ra (2002-2005) • Sud Eco.RA (2001-2005) • Nord Eco.RA (2001-2002) • Zona Saffilo Sud-Ovest (1999-2002) • Zona Saffilo Nord (1999-2005)

BIOSSIDO DI AZOTO (NO2)

22

Valore di riferimento: 50 µg/Nm³ (Esposizione Cronica - valore per il 2005 - DM 60/02) BIOSSIDO DI ZOLFO (SO2)

Valore di riferimento: 125 µg/Nm³ (media su 24 ore da non superare più di 3 volte per anno civile - DM 60/02 in vigore dal 01/01/2005) Le concentrazioni di ossidi di azoto e di zolfo sono risultate negli anni di monitoraggio ampliamente inferiori ai livelli di attenzione previsti dalla normativa vigente (DM 60/02). In base all’osservazione dei valori rilevati l’ARPA di Belluno esclude con buona probabilità anche eventuali superamenti temporanei dei limiti.

BENZENE Valore di riferimento:10 µg/Nm³ (DM 60/02) Il totale dei dati rilevati dalle varie stazioni nei differenti anni mostra come il Benzene risulti avere valori quasi sempre al di sotto del limite di legge, solo un caso presenta valore uguale a 10 mg/Nm³

22

Il Biossido di azoto e il Biossido di Zolfo risultano monitorati solo nelle stazioni: • Zona Sud Saffilo-Nitrol • Zona Parcheggio Nord Saffilo-Nitrol • Zona Parcheggio DEM • Zona Eco.Ra

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e solo due valori risultano ad esso superiori. Il 38,3% dei dati ha un grado di sostenibilità ottima essendo inferiore a 2 mg/Nm³, mentre il 53,8 % ha un grado di sostenibilità molto alto. L’ARPAV che ha curato il monitoraggio nel 2004 sottolineava come spesso tale indicatore sia risultato addirittura inferiore al limite di rivelabilità della tecnica analitica utilizzata (pari a 1 mg/m³), ovvero come questo inquinante presenti usualmente valori di concentrazione talmente bassi da non consentirne la determinazione

23.

In tutte le stazioni il grado di sostenibilità dell’indicatore risulta essere nel 2005 alto o molto alto. Confrontando il primo step disponibile per ciascuna stazione con quello del 2005 si nota un miglioramento in 6 stazioni su 8. Infatti solo la stazione ubicata in zona Eco.Ra ha fatto registrare un trend negativo nel confronto dei dati medi annuali 2002 e 2005. Anche in questo caso i valori del 2005 risultano comunque avere un grado di sostenibilità alto.

I Steep II Steep Medie Annuali Stazione di Monitoraggio Anno Gr. Sost. Anno Gr. Sost.

Evoluzione

Stato

Zona Sud Saffilo-Nitrol 1999 +4 2005 +5 +1 +5 Zona Parcheggio Nord Saffilo-Nitrol 1999 +4 2005 +5 +1 +5 Zona Parcheggio DEM 2002 +5 2005 +5 0 +5 Zona Eco.Ra 2002 +5 2005 +4 -1 +4 Nord Eco.RA 2001 +4 2002 +5 +1 +5 Sud Eco.RA 2001 +4 2002 +5 +2 +5 Zona Saffilo Sud-Ovest 1999 +4 2002 +5 +1 +5 Zona Saffilo Nord 1999 +3 2005 +5 +2 +5

TOLUENE

Valore di riferimento: 1000 µg/Nm³ (valore suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) Grado di sostenibilità: molto alto (+5 in tutti gli anni e stazioni) Nei vari anni di monitoraggio e nelle varie stazioni l’inquinante Toluene risulta essere sempre con grado di sostenibilità positivo e di livello molto alto. Infatti i valori medi annui risultano avere tutti valori nell’ordine delle centinaia di volte inferiore al limite di riferimento pari a 1000 µg/Nm³. Nelle stazioni in cui si hanno dati riferibili al 2005 si può notare un trend in innalzamento nei valori medi. XILENE

Valore di riferimento: 1000 µg/Nm³ (valore suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) Grado di sostenibilità: molto alto (+5 in tutti gli anni e stazioni) Le concentrazioni medie annue di Xilene risultano essere nelle varie stazioni monitorate con campionatori passivi ampliamente al di sotto del valore di riferimento pari a 1000 µg/Nm³. Il confronto tra il primo anno disponibile e l’ultimo effettuato per le varie stazioni denota un trend in leggera diminuzione nei valori medi annui. ACETONE

Valore di riferimento: 11800 µg/Nm³ (valore suggerito dall’Associazione Italiana degli Igienisti Industriali AIDII con riferimento a quelli imposti per gli ambienti di lavoro dalla Conference of Governmental Industrial Hygienists ACGIH) Grado di sostenibilità: molto alto (+5 in tutti gli anni e stazioni) 23

ARPAV: “Relazione conclusiva sul controllo della qualità dell’area nelle aree industriali di Longarone e Castellavazzo” giu. 2002- nov. 2003 pag. 17

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Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del PATI di Longarone e Soverzene (BL). Indicazioni per il Preliminare del PATI Responsabile: Giovanni Campeol; collaboratori: Cristina Benvegnù e Andrea Zinato – Ottobre 2007

Negli anni l’inquinante Acetone è sempre risultato mille volte inferiore al limite di riferimento individuato dall’AIDII in 11800 µg/Nm³. I valori medi annuali delineano una situazione sostenibile di grado molto alto; i trend in atto mostrano nella maggior parte delle stazioni di monitoraggio dei miglioramenti o sostanziale equilibrio (stazione Parcheggio Nord Saffilo-Nitrol e parcheggio DEM) . Solo nel caso della stazione ECO.RA si assiste a un’evoluzione negativa con dati che risultano più alti nell’ultimo step monitorato rispetto al primo. METIL-ETIL-CHETONE

Valore di riferimento: 5900 µg/Nm³ (valore suggerito dall’Associazione Italiana degli Igienisti Industriali AIDII con riferimento a quelli imposti per gli ambienti di lavoro dalla Conference of Governmental Industrial Hygienists ACGIH) Grado di sostenibilità: molto alto (+5 in tutti gli anni e stazioni) Nei vari anni monitorati e in tutte le stazioni i valori medi annuali del Metil-etil-chetone risultano essere sempre inferiori al limite di riferimento (cento volte minori). Il valore medio massimo è stato registrato nella stazione ECO.RA nel 2003 con 55 µg/Nm³. La situazione di sostenibilità rispetto a tale inquinante risulta pertanto molto alta. ETIL-ACETATO

Valore di riferimento: 14400 µg/Nm³ (valore suggerito dall’Associazione Italiana degli Igienisti Industriali AIDII con riferimento a quelli imposti per gli ambienti di lavoro dalla Conference of Governmental Industrial Hygienists ACGIH) Grado di sostenibilità: molto alto (+5 in tutti gli anni e stazioni) I valori registrati nei vari anni risultano essere inferiori al limite di riferimento pari a 14400 µg/Nm³ nell’ordine delle decine di migliaia. In tutte le stazioni di monitoraggio pertanto si è in presenza di una situazione positiva con grado di sostenibilità molto alto. ETIL-BENZENE

Valore di riferimento: 4340 µg/Nm³ () Grado di sostenibilità: molto alto (+5 in tutti gli anni e stazioni) I valori dell’Etil-benzene risultano nei vari anni e nelle varie stazioni più di mille volte inferiori al limite di riferimento, si è pertanto in una situazione di sostenibilità molto alta. Anche i monitoraggi giornalieri effettuati restituiscono valori simili a quelli medi. La punta massima risulta di 28 µg/Nm³ ed è stata registrata nella stazione posta nei pressi della sede dell’industria ECO.RA il giorno 16 giugno 2003. In conclusione i dati raccolti nei vari anni di monitoraggio e nelle varie postazioni mostrano una concentrazione di inquinanti aereodispersi in buona approssimazione rientrante all’interno dei limiti di riferimento cautelativi della normativa vigente. Nella zona industriale risulta costante la presenza di Sostanze Organiche Volatili diffuse, ma sempre in concentrazioni stimate rassicuranti sotto il profilo igienico-sanitario, sulla base delle attuali conoscenze in materia. Le SOV sono risultate infatti presenti in concentrazioni tra 80 e più di 1000 volte inferiori ai valori limite di soglia per le sostanze chimiche

24.

24

CFR “Relazione conclusiva sul controllo della qualità dell’area nelle aree industriali di Longarone e Castellavazzo” redatta dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale Dipartimento Provinciale di Belluno nel giugno

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Stazioni in aree urbanizzate del comune di Longarone Sistema di monitoraggio: campionatori passivi – Radielli Stazioni:

• Fortogna - Metalba/Cotonificio Olcese Veneziano • Fortogna - S.Martino • Faè - Piazzale pizzeria Pulcinella • Faè - Ristorante Tre Archi-Speranza • Longarone - Galleria Pirago • Longarone - Centro Scuole Elementari • Longarone - S.S. Alemagna incrocio Long. Fiera

Monitoraggio: • BTX: Benzene,Toluene,Xilene • Biossido di Azoto (NO2) • Biossido di Zolfo (SO2)

Limiti di Riferimento

• Biossido di Azoto: 200 mg/Nmc DM 60/2002 • Biossido di Zolfo: 125 mg/Nmc DM 60/2002 • Benzene: 10 mg/Nmc DM 60/2002 • Toluene: 1000 mg/Nmc OMS • Xilene: 1000 mg/Nmc OMS

Gli indicatori Toluene, Xilene, Biossido di Azoto e di Zolfo risultano avere valori molto al di sotto dei rispettivi limiti di riferimento, restituendo un livello di sostenibilità molto alto (+5) costante nei vari anni. Il Benzene evidenzia invece un andamento caratterizzato da un livello di sostenibilità molto alto in quasi tutti i mesi dell’anno tranne quelli invernali che fanno segnare un forte aumento dei valori in tutte le stazioni e un peggioramento del grado di sostenibilità. Il 2003 risulta essere l’inverno peggiore per quanto riguarda il livello di Benzene. In particolare nella stazione ubicata all’incrocio tra la S.S. Alemagna e la strada per la zona fieristica i valori registrati superano, se pur di poco, quelli di riferimento normativo (DM 60/2002). Il picco porta il giudizio da un livello di sostenibilità molto alto a un grado di insostenibilità molto basso. Questo peggioramento del livello di sostenibilità appare in parte correlato all’apporto di sostanze inquinanti dato dagli impianti di riscaldamento, ma soprattutto dall’aumento del traffico veicolare in particolare quello turistico verso e da le stazioni sciistiche del comprensorio dello Zoldano. A conferma di ciò si può notare come valori corrispondenti a un livello di sostenibilità molto bassa si registrano nel 2003 nella stazioni della galleria Pirago e in quella sempre in Longarone nei pressi delle Scuole Elementari. Valori leggermente più bassi sono invece registrati nelle altre stazioni di monitoraggio (Fortogna e Faè) sia per la minore presenza di edifici residenziali sia per la presenza di un traffico più fluido nel tratto di strada corrispondente. Nota sull’indagine condotta con mezzo mobile, controlli a camino e attraverso centraline telecomandate a canister25

2002 - novembre 2003, e i rapporti di prova inerenti il monitoraggio dell’area nella zona industriale Vellanova in comune di Longarone dal 1998 al 2006. 25

CFR “Relazione conclusiva sul controllo della qualità dell’area nelle aree industriali di Longarone e Castellavazzo” redatta dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale Dipartimento Provinciale di Belluno nel giugno 2002 - novembre 2003

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L’ARPAV ha provveduto dal 10 maggio al 31 agosto 1999 a collocare una stazione mobile per il monitoraggio dell’area (O3, SO2, NO2, CO, PM10, NMHC) nella zona industriale Villanova tra la Nitrol e la Saffilo

26, spostandola successivamente nel settembre 1999 fino al 19 giugno del 2000 a

nord della ditta Saffilo. Il periodo limitato d’indagine, la scelta dell’ubicazione e permanenza della centralina mobile non permettono di assumere i dati monitorati come sufficiente riferimento per la qualità dell’area nella zona. Risulta comunque interessante notare come gli indicatori SO2, NO2, O3 e CO facciano segnare valori per lo riconducibili a un livello di sostenibilità buono o molto buono, mentre il PM10 faccia registrare valori superiori al valore di riferimento in particolare nei giorni tra il 24 febbraio e il 25 marzo 2000. In totale i superamenti del limite del PM10 risultano essere 27 (10 maggio 1999 - 25 marzo 2000); numero di superamenti abbastanza vicino ai 35 consentiti per anno civile dal D.M. 60/2000. Sarebbe pertanto auspicabile un controllo nella zona della situazione delle polveri sottili operata per un tempo più lungo e atta a restituire un quadro dello stato di fatto. L’area industriale risulta monitorata anche attraverso centraline telecomandate a canister la cui installazione e gestione è stata concordata tre stazioni con l’amministrazione Provinciale e locale alfine di effettuare dei prelievi di campioni d’area in tempo reale in seguito a segnalazioni di incidenti industriali o in situazioni d’emergenza di altra natura. I dati raccolti nei vari episodi in cui le centraline sono state rese attive a seguito di incidenti presso degli stabilimenti con probabile fuoriuscita di sostanze volatili, hanno sempre sostanzialmente escluso ricadute sulla salute umana. Tale metodologia di campionamento non può per la sua caratteristica d’istantaneità e di saltuarietà essere assunto per descrivere la situazione generale della zona. Altrettanto dicesi per il campionamento a camino il cui limite oltre al periodo di tempo limitato (da giugno a settembre 2003) sta nell’ubicazione delle centraline che restituiscono la situazione dell’area in uscita appunto dai camini delle industrie monitorate. Nell’area di Longarone sono controllate le seguenti realtà produttive:

- Eco.Ra S.p.A - De Rigo S.p.A - Finitec S.p.l - G.E. Power Controls S.p.A - Look S.p.l - Marcolin S.p.l - Maricell S.p.l - Metalba Nord S.p.A - Nitrol Veneta S.p.A - Saffilo S.p.A

Interessanti risultano comunque le considerazioni fatte dall’ARPAV di Belluno secondo le quali “in base alle investigazioni effettuate i livelli di emissione di tutti gli stabilimenti sottoposti ad indagine rispettano i valori limite imposti dalla normativa di riferimento. I metalli ove ricercati sono risultati inferiori ai valori limite ed, in quasi tutti i casi, inferiori ai limiti di rilevabilità.” L’eventuale fuoriuscita di sostanze volatili per le caratteristiche meteorologiche della zona rimangono circoscritte nell’immediate vicinanze degli stabilimenti.

26

Solo in questo periodo d’indagine la stazione mobile ha monitorato anche i dati riguardanti le BTX (benzene, toluene, etilbenzene, m-o-p xileni)

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3.2 COMPONENTE ACQUA Il territorio del PATI di Longarone e Soverzene presenta una rete idrografica superficiale caratterizzata principalmente dal fiume Piave e dal torrente Maè suo affluente destra. Il fiume Piave lambisce i due abitati di Longarone e Soverzene, i quali si collocano su due promontori rispettivamente in sponda sinistra e in destra orografica. L’intero territorio dei due comuni pari ad una superficie totale di 118.21 (3.2% dell’intero bacino del Piave in Provincia) risulta ricadere all’interno del bacino idrografico del fiume Piave. Il sottobacino del torrente Maè interessa il comune di Longarone nel suo ultimo tratto, prima di sfociare nel Piave in località La Muda poco a valle dell’abitato stesso di Longarone, dopo un percorso lungo circa 30 Km dalle sorgenti alle falde del monte Civetta (Val di Pecol). Il Maè riceve, in quest’ultimo suo tratto, l’acqua di vari torrenti in destra orografica, tra questi il torrente Grisol, che passa per l’abitato di Soffranco, il Rui Maor e il Rui Pizol. In sisnistra orografica di una certa rilevanza risulta essere per il Maè l’apporto dell’Acqua del Boton e del torrente Le Val che scorre a monte dell’abitato di Igne. Sempre in destra orografica del fiume Piave si deve ricordare tra il torrente Desedan che scorre tra gli abitati di Fortogna e Faè. In sponda sinistra, oltre al torrente Vajont che scende dalla tristemente nota e omonima diga, si deve citare il torrente Gallina che nasce dal lago denominato della Val Gallina, invaso artificiale che raccoglie le acque della valle attraverso un fitto reticolo di torrenti e rui.

Nome del lago bacino imbrifero (km2) portata derivata (mc/s) tempo di ricambio medio (gg) superficie

(km2) Volume (milioni mc)

Val Gallina 14,5 80 1 0,18 6,4

Tipo Quota media [m s.m.]

Volume [m3x milioni]

Profondità media

[m]

Tempo di ricambio medio

[d] Artificiale 678 6.4 35.5 1

Il rapporto con l’acqua risulta particolarmente sentito per entrambi i comuni del PATI: si deve infatti ricordare l’evento calamitoso dell’11 ottobre del 1963 allorquando un’immensa quantità d’acqua fuoriuscita dalla diga del Vajont, a seguito di una frana scesa dentro l’invaso dal monte Toc, provocò la distruzione di Longarone e di altri centri abitati e un ingente numero di morti. Voce importante è quella riguardante gli usi della risorsa acqua. Par fini idroelettrici si deve citare in comune di Longarone la presenza della centrale Desedan in località Fortogna la quale sfrutta l’acqua captata dal torrente Desedan, mentre in comune di Soverzene vi una tra le più importanti centrali del Bellunese che, attraverso varie condotte, riceve l’acqua proveniente dai bacini di Pieve di Cadore, Valle di Cadore, della Val Gallina e quella delle centrali di Gardona.

Nome centrale idroelettrica Comune Località Portata

massima [m3/s]Portata

nominale [m3/s]

Salto [m] Potenza [kW]

Bacino di alimentazione presa

Desedan Longarone Fortogna 0,5 0,5 230,8 1131,0 Torrente Desedan

Soverzene Soverzene - 7,5 2,1

28,647 2,93 0,37

261,14 261,14 261,14

73341,93 7529,54 947,27

S. Pieve di C., s. Valle di C., s. Val Gallina,

C.le Gardona, Sc. C.le Gardona

In particolare gli utilizzi industriali dell’acqua, debbono intendersi quegli usi strettamente connessi alla sola produzione

27,

27

I dati acquisiti sono stati desunti dalle captazioni che sono state oggetto di concessione da parte degli enti preposti (p.e. Genio Civile) come riportati all’interno delle relazioni per il Piano d’Ambito dei comuni dell’ATO alto veneto.

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Per quanto riguarda il rapporto con il clima si sottolinea l’importanza dei dati pluviometrici sulla componente acqua. Il bacino del Piave nel suo tratto montano in provincia di Belluno e nello specifico nel tratto d’interesse del PATI si caratterizza per una notevole piovosità. La precipitazione media nell’area d’analisi risulta compresa tra i 1370 mm rilevati dalla stazione di Soverzene (media anni 1961-1990) e i 2800 mm della stazione di Longarone località Pirago (media anni 1985-1991). Nonostante questo la portata d’acqua del Piave e del torrente Maè risulta essere nel complesso bassa e alquanto variabile. Le derivazioni e gli sbarramenti a scopi idroelettrici presenti lungo il Piave nel Cadore e a Pontesei sul Maè, nonché le opere di captazione, impediscono una normale portata d’acqua. I rilasci effettuati per garantire il Minimo Deflusso Vitale non risultano essere garanzia sufficiente per uno stato naturale dei corsi d’acqua poiché a seguito di repentine variazioni della portata, fenomeno che si aggrava a valle della centrale di Soverzene come evidenziato dalle indagini di monitoraggio effettuate dal 2000 dalla Provincia di Belluno con il Piano Poliennale di Monitoraggio delle acque fluenti e lacustri. La modalità di utilizzo della risorsa acqua e quella dei suoi rilasci appare pertanto assai poco compatibile con la corretta funzionalità dei corpi idrici con gravi danni in particolare a carico del comparto biologico. In rapporto alla componente acqua si è analizzato anche il sistema dell’acqua potabile attraverso le analisi chimiche e battereologiche effettuate su alcuni punti dell’acquedotto di Longarone e Soverzene. I dati provenienti da queste analisi, con buona approssimazione, possono essere ritenute per la tipologia dell’acquedotto tutto in pressione validi anche per la definizione della qualità dell’acqua delle sorgenti. Infatti non sono state fatte campagne di monitoraggio sulle sorgenti a causa della loro scarsa accessibilità e nemmeno esistono dati raccolti nelle vasche di carico in quanto nelle opere di captazione della dell’acquedotto non esistono strumenti di misurazione. Per quanto riguarda la Componente Acqua superficiale, sono stati individuati i seguenti indicatori:

Aspetti idraulici - Rischio esondazioni: confronto fra le aree esondabili individuate dal PTP 1993 e quelle

del PAI 2004 Qualità delle acque superficiali:

- IBE e Classi di Qualità - LIM - IFF

Mentre per Sistema Acquedottistica gli indicatori assunti sono:

Acqua potabile

3.2.1 VALUTAZIONE COMPONENTE ACQUA (SUPERFICIALE) (Allegato03: ACQUA) ASPETTI IDRAULICI La componente idraulica rappresenta una caratteristica intrinseca dell’assetto del territorio. Particolare attenzione viene posta Le analisi esistenti: tavole di analisi del PTP 1993, Piano assetto idrogeologico 2004 fanno riferimento in modo particolare allo studio dei fenomeni di esondazione storicamente avvenuti tra il 1982 e il 2005, e quelli di cui si prevede un tempo di ritorno a 10, 20 e 30 anni… Di seguito al fine di individuare l’evoluzione dei problemi idraulici presenti all’interno del territorio del PATI si è operato un confronto tra le aree a rischio esondazione individuate dalle indagini del PTP della provincia di Belluno 1993 e quelle evidenziate del Piano Assetto Idrogeologico del 2004. In quest’ultimo risultano bene evidenziati e rappresentati i diversi livelli di criticità idraulica ritenuti più significativi, in quanto direttamente correlabili con la pianificazione.

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Entrambe le cartografie individuano un’unica zona di rischio ubicata all’interno del comune di Longarone, che, situata in destra orografica a valle dell’abitato stesso di Longarone, interessa principalmente l’area industriale di Vellanova. Qui, come citato dalla stessa Relazione Tecnica del PAI nell’ambito della ricostruzione a seguito del disastro del Vajont allo scopo di recuperare aree per realizzare la zona industriale, furono occupate gran parte delle golene del Piave dalla stretta di Malcolm fino all'abitato di Provagna sia in destra che in sinistra fluviale sino alla confluenza del T. Maè, e più oltre solo in destra. Il recupero fu realizzato mediante una decisa rettifica del corso d'acqua che fu canalizzato con muri sia in destra che in sinistra d'ala nella tratta che va dal Ponte Malcolm allo sbocco del Vajont, e con soli muri in destra, più a valle, prima e dopo la confluenza del Maè. Anche la confluenza del Maè è stata delimitata da muri, in destra e in sinistra, a partire dal ponte della S.S. 51 d'Alemagna sino a raccordarsi a quelli sul Piave. Oltre i muri, i terreni golenali furono sovralzati di alcuni metri rispetto all'alveo per la formazione dell'insediamento industriale. La sicurezza da possibili esondazioni non risulta comunque garantita poiché i muri d'ala furono realizzati con altezza pressoché identica sia a monte che a valle, con dislivello tra il fondo medio dell'alveo e la sommità dell'ordine di 4÷5 m sia nelle tratte dove la larghezza residua del Piave a valle del Maè era ancora rilevante, di 400 m, e sia nelle tratte di monte dove via via il canale si restringe sino a raggiungere all'altezza del ponte Malcolm la larghezza di 100 m. A riprova di ciò si deve ricordare che nel 1966, subito a valle del ponte Malcolm si verificò una tracimazione con distruzione delle difese e di parte dei terreni industriali. Per tale motivo, pare utile una verifica rispetto alle piene massime. Sempre dalla relazione del PAI viene sottolineato come “…il nuovo tratto del Piave canalizzato è caratterizzato da tre tronchi a larghezza sensibilmente diversa l’uno dall’altro, e precisamente: un primo tratto, da Castellavazzo al ponte Malcolm con larghezza 100 m; un secondo, dal ponte Malcolm al ponte Campelli, in cui il Piave è canalizzato ed ha una larghezza di 200 m ed un terzo, che ha inizio a valle della confluenza con il T. Maè e termina al ponte di Provagna, largo 400 m. Due tratti intermedi raccordano con gradualità le differenti larghezze. Sulla base della schematizzazione plano-altimetrica dell’alveo, si osserva un abbassamento del fondo dell’alveo in corrispondenza della tratta particolarmente ristretta all'altezza del ponte Malcolm; il fenomeno indica da un lato la naturale tendenza del fiume ad aumentare l'area liquida, ma che dall'altro segnala anche la locale criticità con elevate velocità della corrente in piena a cui sicuramente possono accompagnarsi anche pericolosi fenomeni di moto ondoso stazionario per le singolarità del tracciato e fenomeni di scalzamento per le difese.” Il PAI qui sottolinea come, presupponendo una piena centenaria associata alla durata di precipitazione di 12 ore, in corrispondenza dei muri in destra tra la confluenza del Maè ed il ponte di Provagna, dove l'alveo ha la larghezza massima di 400 m, il franco di sicurezza rispetto al muro sia più che sufficiente, dell'ordine di 2 m, mentre diminuisce risalendo da valle verso monte. Individua quindi il tratto critico dal ponte Campelli, sia in destra che in sinistra orografica, con un maggiore rischio nei pressi del ponte Malcolm. INDICE BIOTICO ESTESA (I.B.E.) I dati raccolti nelle campagne di Monitoraggio delle acque fluenti indette dalla Provincia di Belluno dal 1998 al 2004 per monitorare lo stato dell’acqua del Piave e dei suoi principali affluenti ci mostrano una situazione nel tratto da Perarolo a Longhere caratterizzata da un giudizio di qualità elevato. Infatti l’ambiente di questo tratto di fiume sia nel periodo di morbida che di magra si presenta per lo più non inquinato o non alterato in modo sensibile. Nel 2004 nel periodo di magra nel tratto di Rivalta si assiste ad un live peggioramento della stato della qualità dell’acqua che risulta essere di qualità tra il buono e l’elevato e non più elevata come nel 1998. Anche nel tratto di Longhere la situazione al 2004 presenta un trend lievemente negativo nei confronto con lo stato qualità del 1998. Nel 2002 la stazione di Longhere si segnala per un forte

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scadimento della qualità nel periodo di magra, che non ha comunque più riscontro negli anni successivi. Anche il torrente Maè risulta caratterizzato da una qualità biologica elevata e non sembra più risentire dello scadimento qualitativo avuto nel 2001 e in parte anche nel 2002 in seguito allo svaso della diga di Pontesei. Tale evento potrebbe essere causa anche del citato trend negativo segnalato negli stessi anni sull’asta del Piave nelle stazioni di Longhere.

MORBIDA MAGRA Evoluzione Stato

CLASSI DI QUALITA’ I Steep 1998

II Steep 2004

I Steep 1998

II Steep 2004

MORBIDA MAGRA MORBIDA MAGRA

MAE’ 54-Longarone I I I I

7-Perarolo II I/ II II/ I I

9-Rivalta I I I II/ I PIAVE

10-Longhere I II I II

Appare comunque evidente come la qualità dell’acqua superficiale del Piave appaia a valle di Longarone condizionata dall’apporto del Maè più che dagli scarichi civili e industriali presenti nel comune di Longarone e Soverzene. INDICE di FUNZIONALITA’ FLUVIALE (I.F.F.) La funzionalità fluviale mira a valutare lo stato complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come insieme di un’importante serie di fattori biotici ed abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. I valori dell’Indice di Funzionalità sono tradotti in 5 livelli di funzionalità espressi con una numerazione che va da I a V, dalla situazione migliore e quella peggiore. A questi livelli corrispondono quindi dei giudizi di funzionalità che vanno dall’elevato al pessimo. Per quanto riguarda l’asta del Piave nel tratto che interessa i comuni di Longarone e Soverzene la campagna di monitoraggio è del 2001. I tratti di fiume dal Muro del Ponte di Soverzene fino a monte del Ponte Malcom risultano avere livello di funzionalità pari a 3, corrispondente a un gradi di funzionalità mediocre. La presenza nei pressi dell’alveo prima del ponte di Soverzene in sponda destra del tratto di tangenziale e di scarsa presenza di formazione vegetale di tipo ripariale giustifica il giudizio mediocre del tratto. Mentre la presenza d’insediamenti abitativi, attività antropiche e industriali, e soprattutto due alti argini in entrambe le sponde che impediscono la colonizzazione delle rive da parte della vegetazione perifluviale maggiormente pesano nell’attribuzione del giudizio mediocre nel tratto immediatamente dalla confluenza del Maè sino a valle del Ponte Malcom. LIVELLO DI INQUINAMENTO MACRODESCRITTORI (LIM)

Azoto Ammoniacale (N) mg/l

Azoto Nitrico

(N) mg/l

Fosforo totale

(P)

BOD5 a 20 C mg/l

C.O.D. mg/l

O.D. % sat. O2 (100-OD%)

Escherichia coli

ufc/100 mlN-

NH4 N-

NO3 P BOD5 COD %

sat. O2

E. col

i Staz n° Anno

75° percentile Punti

LIM

CL. MACRODES

CR.

358 2000 0,02 0,7 0,03 1,0 3 5 211 80 40 80 80 80 80 40 480 1 358 2001 0,02 0,6 0,04 1,0 3 4 150 80 40 80 80 80 80 40 480 1 358 2002 0,04 0,6 0,05 2,0 3 4 73 40 40 80 80 80 80 80 480 1 358 2003 0,02 0,6 0,02 2,0 3 5 105 80 40 80 80 80 80 40 480 1 358 2004 0,02 0,6 0,01 2,0 3 7 110 80 40 80 80 80 80 40 480 1 358 2005 0,02 0,6 0,01 2,0 3 11 48 80 40 80 80 80 40 80 480 1 13 2000 0,02 0,7 0,03 1,8 3 8 251 80 40 80 80 80 80 40 480 1 13 2001 0,03 0,6 0,03 1,0 3 5 398 40 40 80 80 80 80 40 440 2 13 2002 0,02 0,7 0,03 1,3 3 5 153 80 40 80 80 80 80 40 480 1 13 2003 0,02 0,7 0,03 2,0 3 6 210 80 40 80 80 80 80 40 480 1 13 2004 0,02 0,7 0,02 2,0 3 6 90 80 40 80 80 80 80 80 520 1 13 2005 0,04 0,6 0,01 2,0 3 13 90 40 40 80 80 80 40 80 440 2

35

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Per la restituzione del Livello di Inquinamento Macrodescrittori (LIM) presente nel tratto dell’asta del Piave nei comuni di Longarone e Soverzene si sono utilizzati i dati provenienti da due stazioni di monitoraggio dell’ARPAV: una a monte dei confini del PATI in località Gardona in comune di Castellavazzo (cod. n°358) e una più a valle nei pressi del ponte per Soverzene (cod. n°13) assumendo un trend di anni dal 2000 al 2005. Si può notare come il LIM e conseguentemente la classe dei macrodescrittori risulti costante e sempre corrispondente al livello 1 (punteggio 480) che corrisponde a un giudizio di sostenbilità molto alto. Differente risulta l’andamento nella stazione a valle dove si passa da un LIM di livello 1 (480 punti) nel 2000 a un livello 2 (440 punti) nel 2005. Si passa pertanto da una situazione di sostenibilità elevata ad una buona. Nell’ultimo anno infatti si è riscontrato una diminuzione nel punteggio dato al parametro dell’Azoto Ammoniacale e dell’Ossigeno Disciolto

28, ossia ad un loro

aumento di concentrazioni disciolte. Risulta comunque difficile attribuire questo trend negativo a valle dell’abitato di Longarone e Soverzene a possibili carichi di tipo antropico prodotti dagli abitati dei due comuni; questo per il fatto che non vi è a disposizione alcuna indagine sul torrente Maè, che scendendo dalla valle dello Zoldano sfocia nel Piave appena a valle dell’abitato di Longarone. 3.2.2 SISTEMA ACQUEDOTTISTICO (Allegato04: SISTEMA ACQEDOTTISTICO) QUALITA’ DELL’ACQUA POTABILE (Allegato04.1: ACQEDOTTO) La qualità delle acqua potabile viene controllata periodicamente dall’USLL con prelievi che nei due comuni non vengono effettuati direttamente nelle fonti bensì in vari punti dell’acquedotto come ad esempio. La scelta di operare prelievi ad esempio dalle fontane pubbliche risulta giustificata dalla necessità di facilitare le operazioni stesse di prelievo. Da tale scelta dei punti di analisi non risulta inficiata l’attendibilità dei risultati in quanto la rete acquedottistica è in pressione. I risultati ottenuti possono essere assunti pertanto a riferimento della qualità dell’acqua nelle fonti stesse. L’indice di potabilità dato dal rapporto tra prelievi favorevoli e quelli totali ci restituisce una situazione di elevata sostenibilità in particolare a Soverzene dove non si è riscontrato alcun prelievo sfavorevole. Nel comune di Longarone la percentuale di potabilità risulta nel 2003 pari all’88%, mentre nel 2005 vi è un lieve miglioramento dal 88 al 91%.

Prelievi in acqua destinata al consumo umano, elaborazione dati chimici 2003/04 ( ad ogni C2 chimico corrisponde un C3 microbiologico)

n° prelievi chimici n° prelievi

Comune di ANNO totale C1 C2 C3 C4

non favorevoli (>CMA -

DPR 236/88)

indice di potabilità (%

favorevoli/totali)

Parametro

2003 61 7 54 7 88 Microbiologico LONGARONE 2004 54 47 7 5 91 Microbiologico 2003 7 7 0 100

SOVERZENE 2004 4 4 0 100

Legenda Elevato Buono Discreto Scadente Pessimo Giudizio 100-81 80-61 60-41 40-21 20-0

28

L'ossigeno è un gas parzialmente solubile in acqua; la concentrazione di ossigeno disciolto è un fattore importante per la respirazione animale e l'ossidazione batterica oltre che per i processi fotosintetici degli organismi fitoplanctonici.

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COMUNE pop. Res. pop.flut. pop. Tot. pop. Res. Allac.

pop. Flutt. Allac.

pop. tot Allac.

% pop. Res.

Allac.

% pop. Flutt. Allac.

% pop. tot Allac.

Longarone 4234 194 4428 4124 194 4318 97% 100% 98%

Soverzene 414 12 426 414 12 426 100% 100% 100%

TOTALI 204539 123167 327706 201520 107085 308605 99% 87% 94%

DEPURAZIONE DELLE ACQUE (Allegato04.2: DEPURATORI) Nei due comuni esistono in totale tredici impianti di depurazione di cui 12 a servizio degli abitanti del comune di Longarone. La potenzialità espressa in A.E. dei 12 impianti di Longarone (fonte: ufficio anagrafe) (fonte: ufficio tecnico)

Comune popo

lazi

one

resi

dent

e

popo

lazi

one

fluttu

ante

mas

sim

a pr

esen

za

(tota

li)

popo

lazi

one

resi

dent

e

popo

lazi

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fluttu

ante

(fon

te:

uffic

io te

cnic

o)

mas

sim

a pr

esen

za

(tota

li)

num

ero

impi

anti

pote

nzia

lità

tot.

(A.E

.)

Rap

port

o tr

a po

tenz

ialit

à de

pura

tiva

e ab

itant

i to

tali

Rap

port

o tr

a po

tenz

ialit

à de

pura

tiva

e ab

itant

i al

lacc

iat

Longarone 4234 194 4428 4.234 194 4.428 12 7966 1,799006 1,881436 Soverzene 414 12 426 418 100 518 1 470 0,907336 1,1244019

Si è voluto riportare anche un quadro dello stato del sistema acquedotto nei due comuni assumendo come

COMUNE numero delle fonti di

approvvigionamento presenti nel comune

stato di conservazione medio

Volume disponibile dalle fonti di

approvvigionamento (mc/anno x1000)

età media (anni)

Longarone 13 tra sufficiente e buono 2,165 44 Soverzene 1 buono 189 41

stato di conservazione delle fonti di approvvigionamento n. fonti

Volumi totali annui (mc/anno x

1000) vita media

insufficiente 43 7,831 41 sufficiente 112 14,059 43

tra sufficiente e buono 194 52,825 47 buono 96 21,649 40 Totali 445 96,363 44

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Derivazioni

Comune

Port

ata

deriv

ata

da

altr

i acq

uedo

tti (l

/s)

Port

ata

deriv

ata

da

capt

azio

ni in

altr

i co

mun

i (l/s

)

Port

ata

deriv

ata

da

capt

azio

ni c

omun

ali

(l/s)

Port

ata

cedu

ta a

d al

tri C

omun

i (l/s

)

Port

ata

tota

le (l

/s)

Fabb

isog

no a

ttual

e (l/

s)

Fabb

isog

no a

l 201

5 PR

GA

(l/s

)

defic

it o

surp

lus

attu

ale

(l/s)

defic

it o

surp

lus

al

2015

(l/s

)

Longarone 59.8 59.8 20.5 29.0 39.3 30.8 Soverzene 6.0 6.0 2.0 3.5 4.0 2.5

Serbatoi

COMUNE numero di serbatoi

stato di conservazione

medio Volumi totali

(mc/anno) età media

(anni)

capacità di compenso con

massima presenza (l/ab./g.)

Longarone 10 sufficiente 1580 42 357 Soverzene 2 buono 120 41 282

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3.3 COMPONENTE SALUTE UMANA (Allegato03: SALUTE UMANA) Tra gli aspetti ritenuti significativi per la valutazione della Componente Salute Umana si è scelto di analizzare: rumore, gas naturale Radon, campi elettromagnetici a bassa e ad alta frequenza.

3.3.1 INDICATORE RUMORE (Allegato03.1: RUMORE) La conoscenza dello stato acustico e dei livelli di rumore che caratterizzano un determinato territorio risulta utile per identificare le aree maggiormente soggette e la quota di popolazione potenzialmente esposta all’inquinamento da rumore, risulta altresì utile al fine della previsione e definizione degli interventi di risanamento, nonché per gestire una corretta ed attenta pianificazione e programmazione territoriale ed urbanistica. Infatti livelli eccessivi di rumore possono compromettere la buona qualità della vita perché sono causa di disagio fisico e psicologico. Nonostante il rumore sia percepito dalla popolazione come una forma di inquinamento minore rispetto a smog e inquinamento delle acque risulta tuttavia ritenuto presenza negativa. Gli effetti nocivi sull’uomo causati dall’esposizione al rumore variano in base alle caratteristiche fisiche del fenomeno, ai tempi e alle modalità di manifestazione dell’evento acustico e alla specifica sensibilità del soggetto esposto. Si possono pertanto avere vari effetti are dal danno, allorquando si è in presenza di alterazioni non reversibili o non completamente reversibili, oggettivabili dal punto di vista clinico e/o anatomopatologico a carico della persona esposta, alle più semplici sensazioni di disturbo e fastidio (annoyance). Oltre all’identificazione delle persone potenzialmente esposte a rumore appare utile identificare le sorgenti di rumore presenti che grazie alla presenza del vettore vento risultano essere causa del degrado dell’ambiente. Innumerevoli possono essere le sorgenti rumorose tra queste in generale si possono classificare il rumore originato: da traffico (veicolare, ferroviario, aeroportuale); da impianti industriali e artigianali; da discoteche, spettacoli e pubblici esercizi; da attività e fonti in ambiente abitativo… Tra queste varie forme d’inquinamento acustico quello prodotto dai mezzi di trasporto risulta essere quello che maggiormente riveste interesse in particolare nelle aree urbane dove la popolazione è maggiormente esposta. Il rumore originato dal traffico stradale -che può essere scorrevole, intermittente o congestionato- è variabile nel tempo, perché costituito dall’insieme delle emissioni sonore associate al transito dei singoli mezzi (numero, caratteristiche, tipo, velocità dei mezzi) su una determinata strada (caratteristiche della strada). Per quanto concerne il presente lavoro il rumore è stato studiato assumendo quanto riportato nei Piani Acustici dei comuni di Longarone e Soverzene analizzando la situazione: - diurna - notturna presente all’interno dei due territori. E’ bene ricordare che ai fini della tutela del disturbo da rumore, infatti, con il D.P.C.M. 01/03/91 e con la successiva Legge n. 447/9529 denominata “Legge Quadro sull’inquinamento acustico” si era affidato ai comuni il compito di provvedere alla classificazione acustica del territorio, con l’obbiettivo di prevenire il deterioramento di zone non inquinate e di fornire un indispensabile

29 Di recente il decreto ministeriale del 29/11/2000 ha indicato l’importanza delle bonifiche acustiche che si devono

realizzare laddove sussistono aree degradate sotto l’aspetto dell’inquinamento da rumore definite ed individuate utilizzando come parametro il crescente numero di cittadini sensibili agli elevati livelli di rumorosità.

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strumento di pianificazione, di prevenzione e risanamento dello sviluppo urbanistico, commerciale, artigianale ed industriale. Con la LR 32/96 si era individuato nell’ARPAV l’organo preposto al controllo del rumore ambientale sul territorio della Regione. Come detto le maggiori problematicità per quanto concerne l’inquinamento sonoro derivano dal rumore provocato dal traffico veicolare presente sulle principali arterie. All’interno del PATI la principale fonte di emissione risulta comunque essere identificata con la strada Statale 51 Alemagna, che interessa dal punto di vista dell’impatto acustico gli abitati e il territorio ad essa limitrofi in particolare nelle ore diurne che risultano quelle maggiormente trafficate. Il livello sonoro della strada Statale 51 risulta, infatti, in questo periodo essere quantificabile tra i 65 e i 67 dBA, mentre cala sotto la soglia dei 65 dBA durante il periodo notturno nel quale risulta Gli abitati posti solitamente a monte delle strade risultano altresì maggiormente interessati dalla presenza di rumori in quanto la conformazione a valle del territorio e le modalità di propagazione del rumore nell’area, fanno sì che il rumore crei maggiori fastidi e si amplifichi salendo verso l’alto.

3.3.2 INDICATORE GAS RADON (Allegato03.2: RADON) Il Radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore. Fonti di immissione di gas radon

30 nell’ambiente risultano essere: il suolo, alcuni materiali di

costruzione e, in qualche caso, l’acqua. Alcune tipologie di terreni sono più permeabili o la presenza di linee di faglia sono fattori geologici che favoriscono la fuoriuscita del gas radon in superficie. Questo gas allorquando fuoriesce disperdendosi nell’atmosfera riveste un rischio basso per la salute umana; al contrario in presenza di ambienti chiusi esso permane nell’area inquinandola. Le nuove tecniche, sistemi e materiali costruttivi che mirano ad eliminare i punti di dispersione e di hanno portato a una ipersigillazione delle case e all’eliminazione della possibilità di ventilazione con conseguente aumento della concentrazione di radon. L’esposizione e l’inalazione di questo gas risulta pericoloso; infatti soggiornare in ambienti chiusi con presenza di Radon aumenta il rischio di contrarre tumori in proporzione crescente al tempo di esposizione

31.

Sotto l’aspetto normativo la Comunità Europea già negli anni ’90, con la raccomandazione n. 143 EURATOM del 21 febbraio 1990, aveva suggerito di effettuare monitoraggi e interventi di prevenzione dall’inquinamento da gas radon in ambienti di vita. Indicava, inoltre, delle azioni di rimedio nel caso si fossero riscontrati livelli di Radon superiori a 400 Bq/mc in edifici esistenti. Il limite da non superare nelle nuove abitazioni era altresì fissato in 200 Bq/mc

32.

L'8 novembre 1996 la stessa Regione Veneto con delibera n. 5000 ha avviato un'indagine tramite il Dipartimento Provinciale dell’Agenzia Regionale Prevenzione e Protezione Ambientale di Verona, per individuare le aree ad elevata concentrazione di radon tramite apposite misure nelle abitazioni. Il Piano Sanitario Nazionale 1998/2000, approvato con DPR 23.7.98, aveva individuato tra gli obiettivi di salute il miglioramento del contesto ambientale prevedendo in particolare tra “gli obiettivi, realisticamente perseguibili nel contesto italiano, la riduzione del rischio di tumore polmonare derivante dall'esposizione a radon mediante la riduzione della sua concentrazione nelle abitazioni ed in altri luoghi chiusi”.

30

Quando si parla di radon ci si riferisce all’isotopo Radon 222, ossia ad un gas nobile radioattivo prodotto dal decadimento di sostanze radioattive quali uranio e radio da sempre presenti sulle terra. 31

Il Radon, come evidenziato dalla stessa Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), risulta essere tra gli agenti cancerogeni per l’esposizione umana e viene considerato la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta (più propriamente sono i prodotti di decadimento del radon che determinano il rischio sanitario). 32

Bq: Bequerel è l’unità di misuraper sostanze radioattive; 1 Bq corrisponde ad una disintegrazione al secondo.

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A seguito di ciò e a conclusione, nel dicembre 2000, dell’indagine per l’individuazione delle aree di rischio, la Regione ha cercato attraverso la delibera di Giunta n. 770 del 30.3.2001 di pervenire alla definizione del livello di soglia, all’individuazione delle principali tecniche di misurazione del radon, alla determinazione delle tecniche di rimedio per la bonifica degli edifici esistenti e delle nuove costruzioni, ed alla definizione delle strategie della campagna di comunicazione del rischio. In Italia, in data 1.1.2001 è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 241 del 26.5.2000: “Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM del 13.5.96 in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti”. Il D. Lgs.241/2000 che recepisce la direttiva 96/29/EURATOM del 13.5.96, modifica e integra il D. Lgs. n. 230 del 17.3.19953, principale corpo normativo sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti. Nel campo di applicazione del D. Lgs. 230/95 e s.m.i., relativamente all’esposizione al radon, rientrano tutti i luoghi sotterranei ed esplicitamente tunnel, sottovie, …ma anche luoghi di lavoro in superficie con determinate caratteristiche e/o collocati in zone “a maggior probabilità di alte concentrazioni di radon”. Spetta alle regioni e alle province autonome stabilire i parametri distintivi dei suddetti ambienti di lavoro

33 e individuare le zone a rischio radon, azione che viene definita

“mappatura”. Quindi con la delibera regionale n. 79 del 18/01/2002 veniva stabilito in 200 Bq/mc il livello di riferimento di radon nelle abitazioni e si raccomandava la misurazione delle concentrazioni di gas negli edifici in particolare in quelle siti all’interno dei comuni nei quali già con la campagna d’indagine 1996-2000 si era evidenziato sussistere un " alto potenziale di radon" e quindi di rischio. Alla luce di questo quadro di riferimento normativo si deve sottolineare come negli ambienti di lavoro si applicano “leggi”, mentre negli ambienti residenziali si adottano solamente raccomandazioni”

34. Questo principalmente perché si sottolinea come l’esposizione al radon dei

lavoratori e delle persone in ambienti pubblici non appaia volontaria e l’eventuale eccesso di rischio non risulta essere responsabilità delle suddette figure. Al contrario nel caso delle abitazioni non esiste un responsabile se non il proprietario a carico del quale risulta problematico imporre provvedimenti legislativi e sanzioni. All’interno del territorio del PATI il rischio Radon risulta elevato; questo risulta principalmente attribuibile sia alle caratteristiche poco permeabili del terreno sia per il verificarsi del congiungimento di tre linee di faglia nel sottosuolo dell’area in oggetto. Queste “fratture” favoriscono la fuoriuscita del gas rendendo l’intera area particolarmente esposta al rischio. Sia Longarone che Soverzene risultano essere, infatti, inseriti all’interno dell’elenco composto da 21 comuni in provincia di Belluno nei quali sussiste il rischio di presenza di Radon in concentrazioni maggiori di 200 Bq/mc assunto come riferimento nell’indagine a campione di abitazione iniziata nel 1996 dall’ARPAV in coordinamento con il Centro Regionale Radioattività (CRR). Dalle

3.3.3 INDICATORE CAMPI ELETTROMAGNETICI (Allegato03.3: ELETTROMAGNETISMO) Da sempre gli esseri viventi hanno convissuto con le radiazioni provenienti dall’elettromagnetismo presente in natura; sorgenti principali sono infatti la terra stessa, l’atmosfera ed il sole, che emette radiazioni IR, luce visibile e radiazioni UV. Gli organismi viventi hanno imparato a sfruttare questi campi interagendo con essi assorbendone energia. Al naturale livello di fondo però si sono aggiunti altri campi prodotti dalle sorgenti legate all’attività dell’uomo, che hanno avuto come conseguenza l’innalzamento dei valori di centinaia e migliaia di volte.

33 Al datore di lavoro compete comunque il maggior onere per una corretta prevenzione e protezione dei lavoratori ed

eventualmente del pubblico. Precisi adempimenti al D. Lgs. 230/95 e s.m.i. sono comunque previsti per le istituzioni. 34 Nel caso in cui la misura sia maggiore di 200 Bq/mc, la Regione Veneto suggerisce alcune azioni di rimedio come:

bonificare gli ambienti.

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Attualmente si parla infatti d’inquinamento da campi elettromagnetici o di "Elettrosmog" con riferimento in particolare all’inquinamento dato dai campi elettromagnetici non ionizzati suddivisi in due gruppi di frequenze: quelli a bassa-bassissima frequenza (ELF, Extremely Low Frequency), tra gli 0 Hz e i 3 kHz, e quelli appartenenti al gruppo delle alte frequenze o radiofrequenze, (RF, Radio Frequency), con campo compreso tra i 3 kHz e i 300 GHz. In presenza di un’esposizione all’azione di un campo elettromagnetico si ha un apporto di cariche non neutre, con la conseguente formazione di correnti elettriche e/o di riscaldamento, che provoca un’alterazione nell’equilibrio tra particelle che costituiscono l’organismo (atomi o molecole) positive e negative e uno squilibrio della loro carica neutra. A destare preoccupazione nella popolazione non sono comunque tanto gli effetti di tipo diretto e a breve termine, bensì gli effetti indiretti. Posti sotto accusa risultano essere, per quanto concerne il gruppo delle basse frequenze, i grandi conduttori di energia elettrica (elettrodotti ad alta, media e bassa tensione); mentre per le alte frequenze sono accusati di essere fonti di possibili impatti negativi a carico della salute umana gli impianti radar e di emittenza radio televisiva, i ponti radio televisivi e per telefonia mobile (stazioni radio base), nonché, anche se in misura minore, gli elettrodomestici ed i telefoni cellulari. In entrambi i casi il campo elettromagnetico va studiato separando il campo magnetico da quello elettrico. Il campo magnetico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di corrente elettrica o di massa magnetica. Tale perturbazione si può verificare constatando che ponendo in tale regione spaziale un corpo magnetizzato, questo risulta soggetto ad una forza. L’unità di misura del campo magnetico è l’A/m. Il campo elettrico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di carica elettrica. Tale perturbazione si può verificare constatando che ponendo in tale regione spaziale una carica elettrica, questa risulta soggetta ad una forza. L’unità di misura del campo elettrico è il V/m.

A BASSA FREQUENZA: GLI ELETTRODOTTI

Le sorgenti che producono campi elettromagnetici a bassa frequenza sono come detto gli elettrodotti a cui andrebbero aggiunti le sottostazioni elettriche e le cabine di trasformazione. In particolare per la loro diffusione e per la superfici e di territorio che interessano risultano soggette a maggiore attenzione le linee di distribuzione della corrente elettrica che può essere ad alta, media e bassa tensione. L’elettromagnetismo generato da elettrodotti deve essere trattato analizzando separatamente i campi elettrici e quelli magnetici generati in quanto essi si comportano come grandezze indipendenti tra loro. Il campo elettrico dipende infatti da:

dalla tensione della linea (cresce al crescere della tensione); dalla distanza dalla linea (decresce allontanandosi dalla linea); dall’altezza dei conduttori da terra (decresce all’aumentare dell’altezza).

Mentre il campo magnetico, la cui unità di misura è il testa (T), dipende da: dalla corrente che scorre lungo i fili conduttori delle linee (aumenta con l’intensità

di corrente sulla linea); dalla distanza dalla linea (decresce allontanandosi dalla linea); dall’altezza dei conduttori da terra (decresce all’aumentare dell’altezza).

Esistono inoltre altre due sostanziali che andrebbero menzionate: i livelli del campo elettrico sono stabili nel tempo in una data posizione spaziale, mentre

quelli del campo magnetico variano nel tempo in funzione della variazione di corrente, che dipende a sua volta durante il giorno dalla richiesta di energia;

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il campo elettrico risulta facilmente schermabile attraversi l’impiego di materiali quali legno, metalli, o frapponendo alberi o edifici, mentre il campo magnetico presenta maggiori difficoltà di mitigazione.

I riferimenti normativi di livello nazionale in materia di esposizione ai campi generati da elettrodotti sono la legge 22 febbraio 2001 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” ed il DPCM 8 luglio 2003 “Fissazione dei limiti di esposizione dei valori di attenzione e degli obbiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai capi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti” nel quale vengono definiti i limiti di esposizione al campo elettrico ed al campo di induzione magnetica come riportato nella seguente tabella:

Valore efficace di campo elettrico E (V/m)

Valore efficace di campo di induzione magnetica β(µT)

Limite di esposizione 5000 1000 Limitatamente al campo induzione magnetica, il DPCM 8 luglio 2003, fissa nelle aree gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici, e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere, a titolo di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo periodo i seguenti valori di attenzione e obiettivi di qualità:

Valore efficace di campo di induzione magnetica β(µT)

Limite di esposizione 10 Obiettivo di qualità 3

Da gennaio 2000 è entrata in vigore in Veneto la L.R. del 27/93, “Prevenzione dei danni derivati dai campi elettromagnetici generati da elettrodotti”. Tale norma disciplina la realizzazione degli elettrodotti, al fine di tutelare l’ambiente, coordinando le scelte urbanistiche: Inoltre, negli strumenti urbanistici generali, e loro varianti, adottati dopo l’entrata in vigore della stessa, devono essere evidenziati i tracciati degli elettrodotti cui vanno attribuite le distanze di rispetto entro le quali non deve essere consentita la presenza di alcuna nuova destinazione urbanistica residenziale, o comunque di altri luoghi di abituale prolungata permanenza, intendendo come tale un periodo superiore alle quattro ore giornaliere; queste distanze devono essere proporzionali al potenziale della linea elettrica, in modo che il campo elettrico all’esterno delle abitazioni e nei luoghi di abituale prolungata permanenza, a 1,5m da terra, non superi il valore di 0,5 kV/m ed il campo magnetico non sia superiore a 0.2 µT. Le distanze di rispetto vanno attribuite per mezzo degli strumenti urbanistici generali e loro varianti. Quindi attraverso il D.G.R.V. n°1526 dell’11 aprile 2000 la regione ha fissato l’ampiezza delle distanze di rispetto dagli elettrodotti.

Tensione (kV)

Terna Singola

Doppia terna non

ottimizzata

Doppia terna ottimizzata

132 50 70 40 220 70 80 40 380 100 150 70

In tal modo la Regione Veneto ha approvato limiti più restrittivi rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale, anche se con lo stesso DGR. n°1526 ha dato facoltà di costruzione a distanze inferiori a quelle degli elettrodotti qualora l’interessato dimostri che all’esterno delle abitazioni e dei luoghi di abituale permanenza il campo elettrico non superi il valore di 0,5 kV/m ed il campo magnetico sia inferiore a 0,2 µT.

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Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del PATI di Longarone e Soverzene (BL). Indicazioni per il Preliminare del PATI Responsabile: Giovanni Campeol; collaboratori: Cristina Benvegnù e Andrea Zinato – Ottobre 2007

Nel comune di Soverzene si incontrano nel nodo della centrale le tre principali linee a 220 kV presenti in provincia di Belluno: la n°215 Soverzene-Lienz, la n°217 Soverzene-Scorzè e la n°218 Soverzene - Vellai. Il comune di Longarone risulta anch’esso interessato dalla presenza della linea a 220 kV n 215 Soverzene-Lienz che passa in sinistra orografica del Piave interessando in particolare gli abitati di Dogna e Provagna. In destra orografica ci sono invece due elettrodotti da 132 kV con tracciato parallelo al Piave che attraversano il territorio comunale con direzione nord-sud in sinistra orografica, interessando l’abitato di Fortogna, Faè e Longarone. Un altro elettrodotto con tensione pari a 132 kV risale da Longarone verso la Val Zoldana interessando in particolare l’abitato di Igne. Si sono individuate all’interno del territorio del PATI 7 aree dove sussiste la compresenza di attività antropiche e la presenza di linee elettriche ad alta tensione 220 kV. Abitato di Soverzene per la presenza del campo elettromagnetico Solo per 4 di queste si hanno a disposizioni l’analisi e la rappresentazione delle intensità di campo elettromagnetico predisposte da ARPAV in seguito ad indagini di campo ed alaborazioni. L’elettrodotto più importante, con tensione di 220 kV, è quello denominato Cordignano-Lienz. Nel tratto tra Soverzene e Ponte Nelle Alpi è presente un tratto a doppia terna, mentre tra Soverzene e Longarone il tratto risulta a singola terna. All’interno dei 110 metri della fascia di rispetto in comune di Soverzene sono presenti parecchie strutture ed edifici interessati da un campo elettromagnetico superiore a 0,2 µT, in particolare si evidenziano due siti definiti sensibili per legge in cui i valori del campo elettromagnetico risultano superiori al limite citato: la scuola di Soverzene e il vicino parco giochi. Nel comune di Longarone, oltre a delle abitazioni presenti nelle frazioni in sinistra orografica di Dogna e Provagna (elettrodotto Cordignano-Lienz) sono interessati dalla presenza del campo elettromagnetico prodotto dalle 2 linee con tensione pari a 132 kV edifici siti nel capoluogo e nelle frazioni di Igne, Faè e Fortogna. Tuttavia, in nessuno di questi risulta essere presente un sito definito sensibile per legge. La scuola media di Longarone, infatti, ricade parzialmente all’interno della fascia di rispetto, ma dalle analisi svolte non presenta un campo elettromagnetico > di 0,2 µT.

ALTA FREQUENZA: STAZIONI TELEVISIVE E RADIOBASE

4 Risultano essere le stazioni televisive presenti sul territorio del comune di Longarone, mentre per quanto concerne le stazioni Radiobase esse risultano essere 8, di cui:

3 collocate in aree boscate a nord dell’abitato di Soffranco, 2 nei pressi dell’abitato di Longarone; 1 in zona Fiera; 1 nei pressi del depuratore comunale; 1 nei pressi della stazione di Fortogna.

Nessuna di queste produce un campo elettromagnetico tale da superare i limiti di emissione determinati dal D.M. 381/98 recepito dalla Regione Veneto con Delibera della G.R. 5268/1998. L’ARPAV ha provveduto ad effettuare delle misure di campo elettrico in piazza Mazzolà nel cortile della scuola e sul terrazzo della stessa. Il luogo appare significativo poiché ubicato in centro dell’abitato di Longarone nei pressi delle antenne più basse (9m dal suolo) presenti sul comune di Longarone. Nelle due campagne si sono evidenziati dei campi elettromagnetici d’intensità assai distante dal valore di attenzione/obbiettivo di qualità 6.0 V/m definito dalla normativa in vigore. Anche dalle rappresentazioni dei campi elettromagnetici delle stazioni radiobase di via S. Cristoforo (BL10U) e di quella posta nei pressi del Depuratore comunale(BL58U) e della stazione FS Fortogna(4308) si può constatare come nessun edificio risulti caratterizzato da un campo elettromagnetico maggiore del valore di attenzione (valore del campo elettrico più alto riscontrato pari a 2-3 V/m)

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Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del PATI di Longarone e Soverzene (BL). Indicazioni per il Preliminare del PATI Responsabile: Giovanni Campeol; collaboratori: Cristina Benvegnù e Andrea Zinato – Ottobre 2007

Alla luce di questi risultati si può ritenere di essere in presenza di un grado di sostenibilità alto per quanto concerne il Campo elettromagnetico delle SRB. Nulla si può invece dire per quanto concerne i campi elettromagnetici prodotti dalle stazioni radio e televisive per mancanza di dati. 3.4 COMPONENTE QUALITA’ URBANA

3.4.1 TRAFFICO (Allegato05: MOBILITA’) Due risultano essere le strade extraurbane importanti presenti all’interno del PATI Longarone-Soverzene: la strada statale 51 Alemagna e la provinciale, ex statale, 251 della Val Zoldana e Val Cellina. Entrambe interessano principalmente il territorio del comune di Longarone, intersecandosi proprio nel centro abitato di detto comune. Il tracciato della statale 51 percorre il comune di Longarone da nord a sud in destra orografica del fiume Piave attraversando gli abitati di Longarone, Faè e Fortogna collega la Val Belluna con il centro Cadore, Cortina e quindi attraverso il passo Cimabanche giunge a Dobbiaco. Questa arteria attualmente viene considerata la spina dorsale della provincia di Belluno poiché collega la Val Belluna con la parte alta della Provincia; pertanto risulta essere una delle strade maggiormente trafficate. La strada provinciale della Val Zoldana e Val Cellina invece, percorre in senso orizzontale il territorio del PATI attraversando il fiume Piave in località Rivalta e incrocia la statale 51 nel centro di Longarone. Oltrepassata la galleria in località Pirago il tracciato della strada prosegue salendo verso la Val Zoldana parallelamente, in sinistra orografica, al torrente Maè, passando a valle dell’abitato di Igne e di Soffranco. La strada Provinciale 251 risulta avere un ruolo minore rispetto alla statale 51, in quanto serve solo la Val Zoldana, nonostante ciò risulta anch’essa particolarmente trafficata con fenomeni di accoramento e fenomeni di congestione a causa delle code derivanti dai flussi turistici che, in particolare nei fine settimana, assalgono le Dolomiti sia della Val Zoldana che della parte settentrionale del Bellunese. Le tre strade esistenti, in particolare quelle che collegano le frazioni di Dogna e Provagna e le strade in comune di Soverzene rivestono un ruolo minore e legato per lo più al traffico locale di entità meno rilevante. La rilevanza come detto della strada Statale 51 Alemagna è avvalorata anche dall’interesse dato dallo studio del traffico avviato dal Sistema Informativo per la rete stradale Extraurbana (SIRSE) che nei pressi dell’abitato di Longarone ha ubicato una postazione di monitoraggio. Questa risulta essere l’unica fonte di dati per quanto concerne i flussi e la tipologia di traffico presente sulle strade dei comuni di Longarone e Soverzene. Dagli studi condotti per il Piano della Mobilità Provinciale dalla Dolomiti Bus dal 1999 ad oggi e basati sul citato studio SIRSE si può constatare che per quanto riguarda la SS 51 “di Alemagna”, risulta determinante il peso dell’autostrada per i flussi diretti verso il nord della provincia: del totale veicoli che arrivano a Longarone da sud, meno di 44% provengono da Ponte nelle Alpi, da cui si deduce che, a meno di un traffico locale di bassa entità, il restante 56% dei veicoli provengono dall’uscita dell’A27 a Pian di Vedoia. Tali veicoli si dividono a Longarone dove circa il 25% si dirigono nello Zoldana, mentre la restante parte prosegue verso Tai di Cadore. Dal confronto dei valori di TGM registrati nel primo step del 1999-2000 con quelli dell’ultimo step del 2003 si può notare una aumento del dato che passa da 16630 a 17508. Si passa pertanto da un livelli di traffico medio alto ad uno alto. Il trend di crescita risulta confermato anche per il TDM che negli stessi anni passa da 13376 a 14022 risultando però sempre pari a un livello di traffico alto.

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Le analisi svolte sui dati TGM e TDM dei giorni feriali, prefestivi e festivi concordano nel segnalare un aumento del traffico

35.

Una punta di traffico molto marcata, in direzione Longarone, si rileva nei giorni feriali grazie all’analisi dell’andamento ore/giorno alle 17 (e di una di dimensioni minori alle 12), mentre in direzione Ponte nelle Alpi si nota il picco particolarmente pronunciato delle 7 e uno un po’ minore alle 17. Nei giorni prefestivi si nota una leggera prevalenza del traffico nelle ore del mattino in direzione Longarone, mentre in direzione opposta risulta ben più pronunciata la punta pomeridiana (dalle 15 alle 17). Tale situazione si evidenzia in modo maggiore nelle giornate festive con una punta molto marcata nella prima mattinata in direzione Longarone, e di dimensioni maggiori nel pomeriggio in direzione opposta. Netta è la prevalenza del traffico nelle giornate prefestive

36, mentre possiede un andamento

decrescente nei giorni festivi e in quelli feriali, con valori nelle ore diurne pressoché simili in qusti ultimi due tipi di giorno. I mesi estivi risultano essere quelli i cui vengono registrate le punte più alte di traffico sono i mesi estivi seguiti da quelli invernali e quindi dagli altri mesi. La percentuale dei veicoli pesanti rispetto al flusso totale, di conseguenza la loro incidenza sulle condizioni del traffico, è pressoché uguale per tutti gli intervalli di rilevamento e dell’ordine del 5%, con punte nelle prime ore del mattino del 9%. A dimostrazione della presenza di un traffico spesso sostenuto va infine ricordato che dal 1999/2000 al 2003 si è verificata una diminuzione dei parametri di velocità (-3 e -2 km/h rispettivamente), tanto che la quasi totalità dei veicoli, in tutti i periodi di analisi, transita sulla sezione con una velocità inferiore al limite previsto di 90 Km/h.

Quadro riassuntivo generale confronto criticità per giorni della settimana Osservatorio Permanente della Mobilità - Confronto 1999 - 2001

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

1999 2000 2001 1999 2000 2001 1999 2000 2001 1999 2000 2001 1999 2000 2001 1999 2000 2001 1999 2000 2001

Longarone

Caralte N.D Acquabona N.D N.D. N.D. N.D. N.D.

Lozzo N.D N.D. N.D. N.D N.D N.D. N.D. Fra Ponte n.

Alpi e BL N.D N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.

Dopo bivio per Meano N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.

Tra Busche e Feltre N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.

Peron N.D. N.D. N.D. Fener

Bivio S. Caterina N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.

35

Le variazioni annuali negli anni: 1999/2000-2003 mostrano un trend in aumento in tutte le voci analizzate sia per quanto concerne il traffico giornaliero medio che per quello diurno: TGM (TDM) annuale: +1,7% (+1,6%) TGM (TDM) feriale standard: +0,9% (+0,8%) TGM (TDM) prefestivo invernale: +5,6% (+5,8%) TGM (TDM) festivo invernale: -0,2% (-0,5%) TGM (TDM) prefestivo estivo: +3,3% (+3,6%) TGM (TDM) festivo estivo: +1,9% (+2,2%) Rapporto TDM/TGM: 80% (ridotto traffico notturno) 36

Analisi dati giorno/settimana – Osservatorio permanente della Mobilità e Incidentalità DolomiotiBus su dati SIRSE 2003 – Maggio 2004

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3.4.2 INCIDENTI STRADALI (Allegato05: MOBILITA’) L’analisi dell’incidentalità è di seguito condotta sulla base dei dati e delle elaborazioni pubblicate dalla Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale e dalle nostre elaborazioni su dati fornitici dalla Polizia Stradale di Belluno

37.

Si sono quindi assunti i seguenti indicatori: Il tasso di lesività è simile al precedente, ma legato a conseguenze che identificano danni

alle persone ma non decessi. È dato dal rapporto fra il numero dei feriti negli incidenti e il numero dei sinistri: tasso di lesività = (feriti/incidenti) *100. Esso esprime il numero medio di persone coinvolte ferite in un determinato anno per cento incidenti e tanto maggiore esso risulta, quanto più è elevata la lesività;

Il tasso di pericolosità è dato dal rapporto fra il numero di morti e il numero degli infortunati (pari alla somma del numero di morti e del numero di feriti): tasso di pericolosità = [morti/(morti+feriti)] *100 Si tratta di un indicatore di pericolosità più fine rispetto al tasso di mortalità, in quanto, a parità di soggetti coinvolti in sinistri, cresce al crescere del numero di morti e dunque all'esito letale.

Il numero di incidenti stradali su strade comunali di Longarone Inoltre si sono commentate le cartografie elaborate su dati della Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale e inerenti: la distribuzione del numero di incidenti ogni mille abitanti per comune e la distribuzione del numero di incidenti ogni mille veicoli circolanti per comune. Le scale di confronto e i livelli si sono desunte dal lavoro della Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale nel 2003. Il tasso di lesività è risultato essere nel 2004 in diminuzione rispetto ai picchi del 2002 e 2003, anno in cui dal livello medio è passato a quello alto. Il livello di lesività risulta solitamente negli anni essere di valore medio. Il trend in atto negli anni di riferimento appare simile a quello provinciale con valori solitamente però più alti, tranne appunto nel 2004 dove sostanzialmente si è registrato lo stesso tasso di lesività. Il tasso di pericolosità nel 2004 risulta essere molto alto se confrontato con il valore della media provinciale. Negli anni riportati il valore risulta comunque sempre inferiore a 5, ossia al livello basso definito dalla stessa Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale per il 2003. La distribuzione del numero d’incidenti nelle strade comunali di pertinenza del territorio di Longarone evidenzia un calo nel numero dei feriti e un aumento del numero di danni. Il numero di incidenti registrato nel 2001 risulta uguale a quello del 2005. Si registra infine un solo incidente con morti nel 2004. Il comune di Longarone risulta inserito nel 2003 tra i comuni con un medio alto-alto numero di incidenti per 100 abitante e per 1000 veicoli circolanti. Il dato fa ritenere il livello di Criticità presente nelle principali strade di Longarone di livello medio. Le cause degli incidenti dovrebbe essere forse ricercata nel traffico veicolare intenso e all’inadeguatezza degli attuali incroci stradali

Distribuzione del numero di incidenti di incidenti ogni mille veicoli circolanti per comune. Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat.

Distribuzione del numero di incidenti ogni mille abitanti per comune. Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat.

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Dati non affidabili e parziali in quanto riportano solo gli incidenti rilevati dalla polizia stradale.

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3.4.3 VIABILITA’ Attualmente la viabilità principale si caratterizza per la presenza di due arterie: la statale 51 d’Alemagna, che da San Vendemmiano in provincia di Treviso sale verso Dobbiaco (Bolzano) attraversando da nord a sud il territorio della provincia di Belluno, e la strada provinciale 251 della Val di Zoldo e Val Cellina (SP 251), che dallo Zoldano attraversando il centro cittadino di Longarone e il Piave risale la Val Cellina. Entrambe le strade si intersecano nei pressi del centro di Longarone e risultano trafficate sia da mezzi pesanti (Statale 51) che dal traffico turistico: da e per le località del Cadore, della Valle del Boite e dello Zoldano. Nei pressi di Longarone causa il restringersi delle carreggiate e il sovrapporsi del traffico di passaggio con quello locale di Longarone entrambe le arterie risultano essere, in particolare nei periodi di maggior afflusso turistico, causa di code e di rallentamenti come evidenziato nell’analisi del traffico. Soverzene è invece servita da un’unica strada che, attraverso un ponte sul Piave, collega il centro abitato alla statale 51. Gli ultimi Piani Regolatori di entrambi i comuni prevedevano una serie di interventi puntuali e limitati sulle strade comunali; intervenendo pertanto più sulla viabilità locale e interna, o su quella forestale più che sulla viabilità maggiore. Unico intervento di rilievo previsto e realizzato risulta essere la gallerie appena fuori l’abitato di Longarone lungo la strada per Zoldo (SP 251). Altri progetti successivi, in particolare dell’ANAS, si sono invece preoccupati di dare risposta alla mobilità principale ed in particolare a quella in transito verso il centro Cadore e la parte nord della Provincia. Tra questi si deve ricordare la circonvallazione di Longarone e la proposta ANAS di prolungamento dell’Autostrada A27, la quale prevedeva un tracciato in fregio al Piave in destra orografica a valle delle aree industriali di Longarone. Tale proposta di prolungamento autostradale pur necessaria appare molto impattante sotto l’aspetto paesaggistico inoltre andrebbe ad occupare una serie di terreni a ridosso del fiume Piave che ben si prestano per un recupero della valenza ambientale stessa del corso d’acqua e per la previsione di una pista ciclabile a servizio degli abitati di Longarone e Soverzene. Si suggerisce pertanto di prevedere una strada in galleria a monte degli abitati e del centro di Longarone con la duplice funzione di by pass e di collegamento autostradale nel caso si procedesse al prolungamento dell’autostrada A27. Tale intervento risolverebbe il problema del traffico turistico e commerciale sulla strada Statale 51, dando risposta e alleggerendo anche la viabilità interna dell’abitato di Longarone. Appare infine necessario intervenire al fine di eliminare l’isolamento dell’abitato di Soverzene prevedendo una strada di collegamento tra questo abitato e quello di Dogna e Provagna. Tale viabilità dovrà comunque essere intesa come viabilità interna e pertanto dovranno essere studiati sistemi atti a limitare e scoraggiare il passaggio del traffico turistico di passaggio.

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PRG fine anni ’80: in rosso interventi su strade comunali e forestali

PRG fine anni ’80: in rosso interventi su strade comunali e forestali

PRG fine anni ’80: in rosso interventi su strade comunali e gallerie per Zoldo

In verde la proposta di prolungamento autostradale A27 dell’ANAS. Con tratteggio arancione la viabilità consigliata.

3.4.4 RIFIUTI (Allegato08: RIFIUTI) Il servizio di raccolta dei RSU e della frazione differenziata viene svolto dalla Ecomont srl38 sia per il comune di Longarone che per quello Soverzene. La frazione secca e umida non riciclabile dei rifiuti urbani viene raccolta in appositi cassonetti e conferita presso la discarica ubicata in località Mura Pagani di Longarone. La raccolta della frazione riciclabile dei rifiuti solidi urbani:

38

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- carta; - cartone; - vetro/alluminio; - plastica;

viene invece svolta grazie all’utilizzo di cassonetti diversi a secondo della tipologia del rifiuto. La carta viene raccolta con l’utilizzo delle campane mentre per la raccolta del cartone sono disponibili degli appositi cassoni. La plastica ed il vetro/alluminio vengono rispettivamente raccolti con l’utilizzo di appositi cassonetti e campane. E’ invece prevista la chiamata diretta all’Ecocentro per i rifiuti riciclabili di dimensioni ragguardevoli, che non possono essere messi all’interno degli appositi contenitori. Tutti i materiali raccolti vengono smistati e conferiti in appositi impianti di trattamento per essere avviati al processo di recupero. Pile e farmaci sono invece raccolti attraverso l’utilizzo di appositi contenitori posti nei pressi di alcune attività commerciali, tabaccherie, farmacie,…o possono essere conferite direttamente all’ecocentro. La raccolta degli ingombranti, come gli elettrodomesti e gli elementi di arredo, viene svolta mensilmente direttamente a casa degli utenti che ne devono preventivamente fare richiesta con comunicazione telefonica agli uffici comunali o agli uffici di Ecomont fornendo le generalità dei materiale da ritirare, nominativo, indirizzo e recapito telefonico. Viene così redatta una lista di ritiri del materiale che deve essere posto la sera prima del prefissato ritiro in forma ordinata separando le diverse tipologie (legno, ferro, materiale vario). I rifiuti ingombranti raccolti vengono trasportati presso la discarica di Mura Pagani da dove, suddivisi per tipologia, vengono avviati a recupero presso apposito impianto. A completamento del servizio, Ecomont provvede a lavare ed igienizzare i cassonetti nonché a ripararli in caso di rotture o malfunzionamento.

Frequenza della raccolta dei rifiuti nei Comuni di Longarone e Soverzene Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

LONGARONE RSU non Riciclabile

Plastica Carta e Cartone Vetro/alluminio Con cadenza almeno mensile con variazioni nei periodi di maggiore flusso turistico.

Ingombranti 1° mercoledì del mese

SOVERZENE RSU non Riciclabile

Plastica Carta e Cartone

Vetro/alluminio Con cadenza almeno mensile con variazioni nei periodi di maggiore flusso turistico.

Ingombranti 4° giovedì del mese Per espletare tali servizi i mezzi a disposizione della Ecomont non solo per i due comuni del PATI ma per tutto il territorio in cui opera sono:

• 8 compattatori di grandi e medie dimensioni • 2 satelliti (compattatori di piccole dimensioni) • 2 costipatori (raccolta umido) • 2 mezzi dotati di “ragno” meccanico (svuotamento campane e raccolta ingombranti) • 1 lavacassonetti (lavaggio e disinfezione cassonetti)

In comune di Longarone è presente una discarica controllata per rifiuti non pericolosi ubicata nella parte meridionale del territorio comunale in località “Mura Pagani” alla congiunzione della Val Gallina con la Valle del Piave; in un’arealontano dai centri abitati dei comuni di Longarone e Soverzene.

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La discarica risulta essere di proprietà della Comunità Montana Cadore Longaronese Zoldo ed è attualmente gestita da Ecomont Srl. I rifiuti qui conferiti non sono solo quelli prodotti dai due Comuni del PATI, ma provengono anche dagli altri Comuni in cui opera Ecomont Srl e appartenenti al territorio del Centro Cadore, del Longaronese e dello Zoldano alle Comunità montane nonché da altri Enti autorizzati dalla Provincia. La quantità totale di rifiuti smaltiti da questa discarica è di circa 15.000 tonnellate annue. Attualmente si prevede l’esaurimento della capacità della discarica entro un paio di mesi, pertanto si è provveduto a chiedere l’autorizzazione alla bonifica della sua parte da tempo dimessa al fine di poter procedere al riscavo e riutilizzo.

Ubicazione discarica

Per quanto concerne la produzione di rifiuti si può constatare che entrambi i comuni hanno visto crescere dal 1998 al 2005 in modo abbastanza costante se si eccettua il 2002, hanno in cui entrambi i comuni hanno avuto una flessione. Parallelamente è andata aumentando anche la percentuale di rifiuto differenziato.

TOTALE RIFIUTI

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

4.000.000

1998 2001 2002 2003 2004 2005

t/Ann

o

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

%

Totale

%RD Longarone

TOTALE RIFIUTI

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

1998 2001 2002 2003 2004 2005

T/A

NNO

0

10

20

30

40

50

60

%

Totale %RD-Soverzene

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Il decreto Ronchi per il 2005 aveva fissato l’obbiettivo di differenziare almeno il 35% dei rifiuti prodotti. Nel 2005 Longarone ha prodotto in totale 3.164.022 tonnellate, di cui il 39% è risultato essere quello riciclabile. Soverzene ha prodotto 237.496 tonnellate di rifiuti di cui il 49% è risultato quello riciclabile. Il comune di Longarone aveva raggiunto l’obbiettivo Ronchi per il 2005 con due anni d’anticip, nel 2003, mentre Soverzene è riuscito a centrarlo solo nel 2005. L’obbiettivo raggiunto pone i comuni del PATI tra i comuni virtuosi della provincia di Belluno, risultando il quantitativo di rifiuto riciclabile superiore a quello della media provinciale. Osservando il grafico con le varie voci di rifiuto si può notare come ancora preponderante appaia la voce: Rifiuto Residuo,

RACCOLTA RIFIUTI. SOVERZENE

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

1998 2001 2002 2003 2004 2005

T/A

NN

O

Rif. residuo

Rif. partic.

Altro rec.

Beni dur.

Multi mat.

Lattine

Plastica

Carta

Vetro

Verde

Forsu

RACCOLTA RIFIUTI: LONGARONE

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

4.000.000

1998 2001 2002 2003 2004 2005

t/Ann

o

Rif. residuo

Rif. partic.

Altro rec.

Beni dur.

Multi mat.

Lattine

Plastica

Carta

Vetro

Verde

Forsu

Per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti si può affermare che il livello di criticità si basso, anche se risultano auspicabili ulteriore sforzi e impegni al fine di aumentare e migliorare la differenziazione del RSU. In tal senso si propone di attivare:

politiche di sensibilizzazione dei cittadini, sistemi di monitoraggio e controllo per una corretta differenziazione miglioramento del servizio stesso di raccolta differenziando secco dall’umido.

3.4.5 CAVE All’interno dei due comuni non si segnala la presenza di alcuna cava attiva o dimessa, vi è solo la presenza di un’attività di lavorazione delle ghiaie di proprietà della Grigolin spa ubicata in comune di Longarone nei pressi del fiume Piave su terreno demaniale. 3.5 COMPONENTE SOCIOECONOMICA

3.5.1 DEMOGRAFIA

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POPOLAZIONE TOTALE: 1975;1981;1991;2001-05

0500

100015002000250030003500400045005000

1975 1981 1991 2001 2002 2003 2004 2005

Longarone Soverzene

Popolazione Totale

Longarone Soverzene Abitanti Maschi Femmine Abitanti Maschi Femmine

1975 4423 2159 2264 476 240 236 1981 4478 2160 2318 444 221 223 1991 4224 414 2001 4122 2007 2112 423 214 218 2002 4122 1953 2169 424 215 209 2003 4125 1967 2158 420 209 211 2004 4106 1968 2138 412 206 206 2005 4082 1955 2127 413 207 206 Saldo

2005-2001 -40 -52 15 -10 -7 -12 2005-1975 -341 -204 -137 -63 -33 -30

L'anagrafe comunale di Longarone nel 1963 poco prima del disastro del Vajont riportava l'iscrizione di 4.638 abitanti. Gli anni della ricostruzione vedono la popolazione seguire un trend sostanzialmente positivo sino agli anni ’80; dal 1975 al 1981 la popolazione cresce ad esempio passando da 4423 a 4478 unità. Nel ventennio dal 1981 e il 2001 la popolazione risulta invece diminuire di ben 356 presenze. Questo trend negativo permane anche negli anni dal 2001 al 2005 con un decremento di altri 80 abitanti nel quinquennio. (4082 abitanti nel 2005). Per quanto concerne invece Soverzene, uno dei comuni più piccoli della provincia di Belluno per numero di abitanti, nel 1975 raggiunge i 476 abitanti dato che risulta essere perfino superiore a quello del lontano censimento del 1871 allorquando la popolazione di Soverzene raggiunse i 451 residenti. Tale risultato è dovuto soprattutto alla presenza della centrale idroelettrica e della vicina area industriale di Longarone fattori che riescono ad invertire decenni di crisi demografica causati dalle scarse opportunità lavorative presenti nel paese (tra il 1901 e il 1950 la popolazione si aggira tra i 200 e i 300 abitanti). Dal 1981 al 2005 la crescita della popolazione fa segnare comunque valori per lo più negativi assestandosi nell’ultimo anno riportato a 413 abitanti con un calo di residenti dal 1975 di ben 63 unità. In ambedue i comuni del PATI l’andamento risulta esserci un sostanziale equilibrio nei vari anni analizzati tra popolazione maschile e femminile.

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POPOLAZIONE FEMMINILE E MASCHILE

0

500

1000

1500

2000

2500

Maschi Femmine Maschi Femmine

LONGARONE SOVERZENE

1975 1981 1991 2001 2002 2003 2004 2005

Nella successiva tabella e grafico si è voluto analizzare l’andamento degli iscritti e cancellati nei due comuni. Si può constatare come in comune di Longarone vi sia una prevalenza di persone cancellate per altro comune su quelle iscritte. Fino al 2001, per gli anni analizzati, a Soverzene il dato delle persone cancellate per altro comune risulta essere invece inferiore a quello degli iscritti; negli ultimi quattro anni invece si assiste a un andamento più simile a quello registrato in comune di Longarone con una leggera prevalenza dei cancellati sugli i scritti. Il dato della presenza di stranieri rapportato a 1000 abitanti ci mostra come dal censimento del 1991 a quello del 2001 gli stranieri presenti in particolar modo in comune di Longarone siano in forte aumento con una variazione percentuale del 402%. Il valore della presenza di stranieri nel 2001 a Longarone pari a 36,6 per ogni 1000 abitati risulta superiore a quello medio provinciale pari a 23 e addirittura quello regionale. Tale dato è molto probabilmente da imputare alla forte attrattiva dell’area industriale di Longarone anche su lavoratori e maestranze straniere.

LONGARONE SOVERZENE

Iscritti da altro comune

Iscritti dall'estero

Cancellati per altro comune

Cancellati per l'estero

Iscritti da altro

comune Iscritti

dall'estero

Cancellati per altro comune

Cancellati per l'estero

1975 81 17 104 5 19 13 1981 68 5 80 11 10 9 8 1991 75 23 95 10 13 1 5 2001 78 23 91 7 11 8 2002 96 38 99 2 4 1 7 2003 103 20 104 3 11 3 14 12004 96 17 114 3 3 1 14 12005 88 17 111 13 9 9

ISCRITTI-CANCELLATI

0

20

40

60

80

100

120

Iscritti daaltro

comune

Iscrittidall'estero

Cancellatiper altrocomune

Cancellatiper l'estero

Iscritti daaltro

comune

Iscrittidall'estero

Cancellatiper altrocomune

Cancellatiper l'estero

LONGARONE SOVERZENE

19751981199120012002200320042005

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Stranieri su 1000 abitanti

Territorio anno 2001

anno 1991

Variaz % 2001/1991

Longarone 36,6 7,3 401,8 Soverzene 23,7 19,3 22,8 TOTALE Veneto 33,8 5,8 482,8 TOTALE Belluno 23,1 4 477,5

L’indice di ricambio dato dal rapporto tra quanti sono prossimi a lasciare il mondo del lavoro (popolazione con età compresa tra 60 e 64 anni) e quanti stanno invece per entrarci (popolazione con età tra i 15 e i 19 anni) è un valore che ci restituisce la tendenza alla disoccupazione dei giovani in cerca di prima occupazione. Valori dell’indice molto inferiore a 100 può segnalare un aumento di tale problematicità. Per quanto riguarda i due comuni in analisi si può constatare come tale dato negli anni dal 1995 al 2004 faccia segnare un trend sostanzialmente in crescita costante e molto superiore a 100 a conferma di una buona offerta di lavoro presente nel territorio del PATI.

INDICE DI RICAMBIO

0

50

100

150

200

250

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Indice di Ricambio Longarone Indice di Ricambio SoverzeneIndice di Ricambio Belluno Indice di Ricambio Veneto

INDICE DI VECCHIA

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Indice di Vecchiaia Longarone Indice di Vecchiaia SoverzeneIndice di Vecchiaia Belluno Indice di Vecchiaia Veneto

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L’indice di vecchiaia, ossia il rapporto tra la popolazione con 65 anni e oltre e la popolazione con meno di 14 anni che esprime il grado di invecchiamento della popolazione, evidenzia in entrambi i comuni valori dal 1995 al 2001 sostanzialmente in crescita e superiori a 100, questo ad indicare la presenza in entrambi i comuni di una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai molto giovani. Questo dovrebbe portare a prevedere nella progettazione urbanistica una maggiore attenzione verso gli anziani con la previsione di circoli di svago e di assistenza ad essi dedicati e una attenzione al problema dell’accessibilità degli spazi pubblici. L’indice di vecchiaia risulta comunque minore in entrambi i comuni del PATI di quello registrato nei vari anni di analisi a livello Provinciale. IL comune di Soverzene presenta un indice di vecchiaia minore addirittura di quello evidenziato a livello regionale.

Indice di vecchiaia Indice di ricambio

Territorio anno 2001

anno 1991

Variaz % 2001/1991

anno 2001

anno 1991

Variaz % 2001/1991

TOTALE Veneto 135,7 107,4 26,4 133,8 78 71,7 TOTALE Belluno 171,2 143,5 19,2 148 79,4 86,4

Longarone 167,4 134,8 24,2 158,4 63,6 149,1 Soverzene 119,3 96,4 23,8 192,9 51,3 275,9

3.5.2 SISTEMA PRODUTTIVO Il comune di Longarone ospita le maggiori attività produttive presenti sul territorio del PATI, mentre per quanto concerne Soverzene si deve evidenziare sostanzialmente la sola presenza di una importantissima centrale di produzione idroelettrica. L'economia di Longarone è vivace ed attiva, fondata sull'occhialeria, l'elettronica, il tessile, la lavorazione del legno, ed ospita, nei padiglioni del Palazzo delle Fiere, alcune mostre legate alle attività locali (Agrimont - Expomont - Expodolomiti - Arte in Fiera - Arredamont – Outdoor…) tra cui primeggia la Mostra Internazionale del Gelato, rassegna di attrezzature e di prodotti per la gelateria artigianale. Tale vivacità è frutto di una legislazione speciale a seguito della tragedia del Vajont, definita “Legge Vajont”. Grazie ad essa nei primi anni dopo il tragico evento si ebbe la possibilità di innescare un processo di ricostruzione e di espansione del settore industriale con contributi statali. Questi verso la fine degli anni settanta, a consolidamento avvenuto, lasciarono spazio a gestioni imprenditoriale autonome accorte e capaci che riuscirono, pur prive di finanziamenti esterni rilevanti a continuare lo sviluppo industriale avviato nell’area.

Per quanto concerne la Legge Vajont vale la pena qui ricordare come questa permise e fu fautrice dello sviluppo industriale non solo nell'area di Longarone ma anche un po' in tutta la provincia di Belluno. Furono, grazie ad essa, redatti dei piani di intervento che interessarono varie zone: accanto al Longaronese comparvero altre aree industriali come quella in Alpago, a Sedico e a Feltre.

Dal punto di vista distributivo nel territorio longaronese le zone industriali attualmente sono tre:

• Villanova: un'area estesa diventata un importante riferimento economico della provincia. Essa ha veramente assunto un aspetto imponente: oltre una trentina di medie-grandi aziende, con la presenza significativa dei maggiori gruppi ottici (Safilo, Marcolin, Dierre, ......)

• Fortogna: in località San Martino, vicino al cimitero delle Vittime del Vajont, si estende la zona industriale con la presenza di importanti stabilimenti.

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• Codissago: sulla sponda sinistra del Piave ove operano due stabilimenti, entrambi nel settore del legno

La seguente tabella degli Addetti totali evidenzia molto bene la maggiore offerta di possibilità di lavoro date dal comune di Longarone su quello di Soverzene con la presenza nel 2001 di ben 4818 addetti in Longarone contro i soli 171 del comune limitrofo. Inoltre dal confronto tra i dati del 1991 e quelli del 2001 si può notare come nel comune di Longarone siano, in questo ultimo decennio, aumentati i numero di addetti con una variazione positiva del 72% a testimonianza dell’ottima salute dell’economia dell’area.

Addetti totali COMUNE

2001 1991 Variaz % 2001/1991

Quota su prov/reg 2001

Longarone 4818 2799 72,1 5,7 Soverzene 171 175 -2,3 0,2

Il settore industriale evidenzia il maggior numero di addetti sia in comune di Longarone che in Soverzene. Interessante è sempre il dato della variazione percentuale degli addetti nel settore industriale di Longarone che fa registrare tra il 1991 e il 2001 un significativo più 95%, indicatore dell’ottimo grado di salute delle imprese presenti sul territorio. Anche il settore servizi nello stesso arco temporale vede aumentare il numero dei suoi addetti anche se con percentuale più bassa: 15,9%. Per quanto concerne l’agricoltura essa risulta essere settore poco significativo all’interno dei due comuni, questo a causa della morfologia e del clima montano del territorio.

Addetti agricoltura Addetti industria Addetti servizi

Territorio 2001 1991 Var.

Quota su

prov/reg 2001

anno 2001

anno 1991 Var.%

Quota su prov/reg

2001 anno 2001 anno

1991 Var. %

Quota su

prov/reg 2001

Longarone 2 6 -4 1,1 3892 1996 95 9,6 924 797 15,9 2,1 Soverzene 158 154 2,6 0,4 13 21 -8,1 0

A fronte però dell’aumento del numero di addetti dal 1991 al 2001 si deve segnalare in ambedue i comuni una diminuzione del numero di Unità Locali presenti sia nel settore industriale che in quello dei servizi e quindi di conseguenza un aumento delle dimensioni medie delle Unità Locali stesse.

Unità Locali agricoltura Unità Locali industria Unità Locali servizi Unità Locali totali

2001 1991 Var. %

Quota su prov/reg

2001 2001 1991 Var.%

Quota su prov/reg

2001 2001 1991 Var.%

Quota su prov/reg

2001 2001 1991 Var

.

Quota su prov/reg

2001

Longarone 2 2 0 1,8 128 140 -

8,6 2,5 229 234 -

2,1 1,7 359 376 -

4,5 1,9

Soverzene 0 0 0 0 12 13 -

7,7 0,2 11 14

-21,4 0,1 23 27

-14,8 0,1

Dimensione media Unità Locali

Territorio 2001 1991 Variaz % 2001/1991

Longarone 13,4 7,4 80,3 Soverzene 7,4 6,5 14,7

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Analizzando in modo specifico i dati del settore agricolo si può notare come nel 1970 esso risultasse certamente più presente di adesso in entrmbi i comuni con 229 aziende agricole in Longarone e 30 in comune di Soverzene.

La drastica riduzione del loro numero, come visto a vantaggio principalmente del settore industriale, ha comportato però un aumento della superficie media aziendale; infatti per Longarone si è passati da una media di terreno a disposizione per azienda agricola di 34,5 ettari nel 1970 a 306,6 ettari nel 2000. Anche per Soverzene il dato della superficie media nel periodo indicato è andato aumentando passando da 45,5 ettari del 1970 a 174,8 ettari del 2000.

Longarone Soverzene Superficie media

Agricoltura Num. di aziende Sup. totale Num. di aziende

Sup. totale Longarone Soverzene

1970 229 7913,02 30 1365,6 34,55467 45,522000 19 5825,86 5 874,34 306,6242 174,868

SALDO -210 -2087,16 -25 -491,26 9,938857 19,6504

NUMERO E SUPERFICIE AZIENDE AGRICOLE

1

10

100

1000

10000

1970 1982 1990 2000

n°Az.Longarone

n°Az.Soverzene

Sup.to t.Longarone

Sup.to t.Soverzene

Per quanto concerne la gestione della superficie agricola si deve evidenziare la quasi totale scomparsa delle aziende in affitto. Mentre per quanto concerne la conduzione delle aziende risulta quasi scomparsa la presenza di salariati o compartecipanti.

TIPO DI GESTIONE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA

0,1

1

10

100

1000

10000

in aff itto in proprietà in aff itto in proprietà in aff itto in proprietà in aff itto in proprietà

1970 1982 1990 2000

Longarone Soverzene

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CONDUZIONE DELLE AZIENDE AGRICOLE

0

50

100

150

200

250

1970 1982 1990 2000

Longarone Soverzene

3.6 COMPONENTE IMPRONTA ECOLOGICA

3.6.1 (Consumo di suolo) Come specificato nella premessa del presente documento, l’indicatore dell’impronta ecologica non è significativo ai fini della valutazione di uno strumento di pianificazione territoriale. Altra cosa è il dato relativo al consumo di suolo che bene può essere utilizzato in relazione ad un PATI. Il “consumo di suolo”, che verrà calcolato in itinere ovvero nel momento di confronto con le indicazioni delle ATO, stima, in modo aggregato, quanta superficie di territorio è stata “urbanizzata”, intendendo con questo termine le trasformazioni del costruito ad esclusione dell’agricoltura. La stima del consumo di suolo avviene con un calcolo molto semplice ma che consente di leggere la “velocità della macchina territoriale” e la disponibilità futura di territorio “libero” che potrà essere oggetto di trasformazione dalle generazioni future (che rappresenta una delle definizione dello sviluppo sostenibile). A tale fine saranno confrontate le cartografie di diversi periodi storici fino all’ultimo strumento urbanistico.

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4. CARTOGRAFIA SINTETICA

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5. CRITICITÀ AMBIENTALI L’analisi effettuata ha consentito di creare un quadro dello stato dell’ambiente nel PATI Longarone-Soverzene, mettendo in evidenza le seguenti criticità:

Componente Aria (qualità dell’aria): il benzene registrato nei pressi dell’incrocio Strada statale Alemagna – Zona Fiera e nei pressi della galleria Pirago risulta essere elevato nei mesi invernali; entrambi i comuni sono inseriti nella classe A2 per la presenza di carico inquinanti aerei dovuti all’industria e alla presenza di traffico sostenuto. Esondazioni: confluenza Maè-Piave; Area Industriale Qualità urbana (Traffico): Traffico sulla statale 51 e la provinciale 203 Della Val Zoldana e

Val Cellina Salute Umana (elettromagnetismo): 7 aree interessate da elettrosmog

(Soverzene,Dogna, Provagna, Centro Longarone, Igne, Faè e Fortogna) Salute Umana (gas Radon): Tutto il territorio dei due comuni con particolare attenzione

per le aree residenziali posti sul versanti lungo il Piave. Inoltre pur non risultando ancora delle criticità, in quanto gli attuali monitoraggi hanno sostanzialmente dato valori di qualità soddisfacenti, per le caratteristiche fisiche, climatiche e il trend in atto risultano degne di essere oggetto di attenzione anche le seguenti componenti e indicatori:

Aria: rumore: traffico su SS 51 e SP 203 Acqua

- Superficiale: funzionalità fluviale - Potabile: qualità dell’acqua alcune fonti presentano valori microbiologici elevati a

seguito di precipitazioni Sistemi di Depurazione: necessarie ulteriori indagini per definire la capacità di

depurazione oggettiva di ciascun depuratore e vasca Imhoff Salute Umana (Stazioni Radiobase): 2 nei pressi dell’abitato di Longarone;1 in zona

Fiera;1 nei pressi del depuratore comunale;1 nei pressi della stazione di Fortogna Qualità urbana (Sicurezza stradale): Il comune di Longarone risulta inserito nel 2003 tra i

comuni con un medio alto-alto numero di incidenti per 1000 abitante e per 1000 veicoli circolanti.

Le criticità ambientali emerse suggeriscono una serie di riflessioni sulla natura delle fonti di pressione e sulle “politiche” di conseguenza necessarie.

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6. INDICAZIONI PER IL PATI Azioni coerenti con la valutazione ambientale per componenti e relativi indicatori 6.1 ARIA (Qualità dell’aria) Dall’analisi delle indagini effettuate da ARPAV Dipartimento Provinciale di Belluno sulla qualità dell’aria del aria con 8 centraline a campionatori passivi ubicate in zona industriale (dal 1999 al 2005) emerge come nessun indicatore assunto superi i valori guida. Per le stazioni poste in aree urbanizzate (dati dal giugno 2002 all’ottobre 2005):

• Fortogna - Metalba/Cotonificio Olcese Veneziano; • Fortogna - S.Martino; • Faè - Piazzale pizzeria Pulcinella; • Faè - Ristorante Tre Archi-Speranza; • Longarone - Galleria Pirago; • Longarone - Centro Scuole Elementari; • Longarone - S.S. Alemagna incrocio Longarone-Fiera.

Si può affermare che per il biossido di azoto e di zolfo, il Toluene e il Xilene non vi siano particolari situazioni di criticità da segnalare. Il Benzene risulta invece superare i valori di riferimento nei mesi invernali, a causa dell’aumento della pressione antropica data dal traffico veicolare turistico e dal riscaldamento. A conferma della presenza di queste fonti di pressione nell’allegato A alla Dgr. N°3195 del 17 ottobre 2006 si attribuisce la classe A2 Provincia, comuni con densità emissiva inferiore a 7 t/a kmq, sia a Soverzene che a Longarone. In base a queste constatazioni e alle caratteristiche urbanistiche e socioeconomiche di Longarone è possibile affermare che la criticità di detto indicatore è principalmente da attribuirsi al traffico. Ciò viene confermato dalla lettura comparata di altri due indicatori, ovvero il Rumore da traffico e i rilievi dei flussi di traffico ai fini del PUT, effettuati dal 1999 dalla DolomitiBus per la PRovincia. Pertanto la correlazione Traffico/Rumore/Qualità dell’aria è confermata, pur confrontando dati relativi ad anni diversi, in quanto la viabilità non si è modificata (anzi il traffico è stato in costante aumento). Politiche:

- Mantenere e incrementare la metanizzazione per il riscaldamento urbano e riduzione dei consumi di carburante di origine fossile;

- Allontanare il traffico turistico e commerciale dal centro di Longarone; - Accordi di programma a scala regionale sulla razionalizzazione del traffico; - Incentivare l’utilizzo di forme alternative d’energia (biomasse, fotovoltaici, pannelli solari,…); - Realizzare impianti di cogenerazione; - Monitorare l'obbligo del bollino blu e riorganizzare il sistema del traffico attraverso; - separazione delle funzioni; - Monitorare l’osservanza delle leggi sugli inquinamenti atmosferici.

Pianificazione: - Realizzare il PUT (in particolare per togliere il traffico dal centro).

Opere Pubbliche: - Realizzare tangenziali e rotatorie; - Realizzazione di una strada by-passare l’abitato di Longarone e Castellavazzo in

sostituzione dell’attuale tratto di strada Statale 51 Alemagna (galleria); Partecipazione:

- Applicare i sistemi di gestione ambientale (ISO 14.000, EMAS, ecc) per i cicli produttivi;

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6.2 ACQUA (QUALITA’ DELL’ACQUA SUPERFICIALE)

Aspetti Idraulici Si segnala la presenza di rischio esondazioni nell’area compresa tra la confluenza del Maè con il Piave e la zona immediatamente a valle del ponte Malcom, che però negli anni ha visto una diminuzione dell’area di rischio (confronto tavola del rischio idrogeologico e dissesti del preliminare del PTP 1993 con PAI 2004). L’indice di funzionalità fluviale indica delle situazioni di degrado dovuta alla scarsa presenza di habitat riparali, a sistemazioni spondali e alla ricalibratira dell’alveo operata in particolare nei pressi degli abitati e di ponti. Politiche:

- Evitare la previsione di aree d’espansione residenziale o industriale nelle aree a rischio esondazione.

Pianificazione:

- Ove possibile, Destinare a zona verde e a sede pista ciclabile le aree ove è presente criticità idraulica e gli argini lungo il Piave e Maè;

- Recupero della funzionalità e naturalità del fiume nei punti dove non siano necessari interventi di arginatura.

Opere Pubbliche:

- Rivedere il sistema di arginature e loro funzione; - Ove possibile intervenire con opere di ingegneria naturalistica.

Qualita’ delle acque superficiali Dalle campagne di monitoraggio effettuate da ARPAV e dalla Provincia di Belluno sull’asta del Piave attraverso il monitoraggio del Livello d’Inquinamento Macrodescrittori (LIM) dell’Indice Biotico Esteso (IBE) non risultano particolari situazioni di insostenibilità. Eventuali forme di leggera perturbazione della qualità dell’acqua appaiono più imputabili all’apporto dato dalle acque del Maè che a scarichi civili o industriali. Politiche:

- Si ritiene di suggerire che venga continuato il monitoraggio nelle due condizioni idrauliche (magra e morbida);

- Prevedere un accordo con ARPA e Provincia per installare in zona adeguata una centralina di monitoraggio delle acqua del Maè capace di restituirne portata e qualità;

- Si suggerisce, inoltre, di attivare, in accordo con l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale, con ENEL e con la Provincia, politiche idrauliche atte a rimpinguare le portate dei corsi d’acqua onde evitare magre prolungate o deflussi elevati improvvisi.

Sistema ciclo unico delle acque (acqua potabile) Se si eccettua il dato concernente le perdite nella rete dell’acquedotto dei due comuni, si può affermare che la situazione riguardante l’acqua potabile: captazione, distribuzione, qualità, presente nei comuni del PATI non debba essere ritenuta di criticità.

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Politiche: - Continuare il monitoraggio qualità acqua potabile prevedendo comunque prelievi nelle fonti.

Pianificazione:

- Imporre un sistema di protezione e salvaguardia all’unica fonte che ne è attualmente priva.

Opere Pubbliche: - Prevedere interventi di manutenzione sulla rete di captazione e distribuzione al fine di

individuare ed eliminare le perdite esistenti. Partecipazione:

- Organizzare EMAS ed EMAS d’area (riuso delle acque di processo per la zona industriale e costruzione di vasche per la raccolta dell'acqua piovana).

Sistema ciclo unico delle acque (depurazione delle acque) Si evidenzia un contrasto tra i dati della capacità depurativa AE dichiarata e quella oggettiva calcolata all’interno dell’indagine AATO Politiche:

- Mappatura e monitoraggio delle acque depurate; - Monitorare la reale capacità di depurazione degli impianti negli anni.

Pianificazione:

- Programma di sostituzione delle vasche Imhoff e ove possibile introduzione di sistemi di fitodepurazione in particolare ove risulti difficile l’allacciamento alla rete fognaria;

- Piano di ristrutturazione e ammodernamento dei sistemi di depurazione; - Introdurre nella normativa urbanistico-edilizia indicazioni che prevedano la verifica degli

incrementi di cubatura in relazione alle potenzialità di depurazione. Opere Pubbliche:

- Trattamento degli scarichi di acque reflue industriali esistenti; - Collettamento e depurazione degli abitanti fluttuanti; - Collettamento e depurazione degli abitanti residenti.

Partecipazione: - Applicare i sistemi di gestione ambientale (ISO 14.000, EMAS, ecc)

6.3 SALUTE UMANA Rumore La presenza di elevato traffico, in particolare turistico, sulla strada statale 51 Alemagna e nel tratto di strada cittadino tra l’incrocio tra questa e la provinciale della Val Zoldana e Val Cellina e la galleria Pirago risulta la fonte principale d’inquinamento acustico.

Pianificazione - Non realizzare nuovi interventi urbanistici con funzioni residenziali lungo la Statale 51

Alemagna. Opere Pubbliche

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- Prevedere una possibile alternativa al tracciato del prolungamento autostradale A 27 in sinistra Piave.

Gas Radon A causa della presenza nel sottosuolo dei due comuni dei tre faglie che ivi s’incontrano e per la scarsa permeabilità del terreno la probabilità di presenza del gas Radon risulta elevata. Le indagini e i monitoraggi a campione nelle abitazioni svolti dall’ARPAV hanno confermato tale rischio.

Politiche - Monitoraggio e ulteriori indagini all’interno dei luoghi pubblici (scuole…). Pianificazione - Prevedere indagini geologiche sui terreni ove si intendono realizzare lottizzazioni o

prevedere nuove aree edificatorie; - Prevedere adeguati sistemi d’isolamento e ventilazione per i locali interrati. Opere Pubbliche - Interventi di bonifica dei locali di scuole o altri edifici pubblici ove si riscontri la presenza di

Radon. Partecipazione - Sensibilizzazione del problema Radon attraverso incontri con la popolazione.

Campi elettromagnetici a bassa frequenza: gli elettrodotti 7 aree interessate da elettrosmog. Gli abitati di Soverzene (Scuola e campo giochi),Dogna, Provagna sono attraversati dalla rete ad alta tensione 220 kV (Cordignano-Lienz), mentre il Centro di Longarone (scuola media), Igne e alcuni terreni immediatamente a monte di Fortogna e Faè sono soggette al campo elettromagnetico causato da elettrodotti da 132 kV. Indicazioni per il Preliminare del PAT Politiche

- Concordare con i gestori degli elettrodotti interventi per l’eliminazione del rischio, sia nelle situazioni in essere, sia nel caso di nuove realizzazioni (realizzazione Cordignano-Lienz 360 kV).

Pianificazione

- Non individuare aree residenziali, servizi scolastici, palestre, verde pubblico all’interno delle fasce di influenza degli elettrodotti;

- Prevedere area esterne e lontane dove posizionare nuovi elettrodotti spostando gli esistenti (Cordignano-Lienz).

Opere Pubbliche

- Prevedere lo spostamento della linea elettrica da 220 kV nel tratto lungo il centro urbano di Soverzene, Dogna e Provagna.

Partecipazione

- Comunicare periodicamente alla popolazione i valori dell’inquinamento elettromagnetico.

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6.4 QUALITA’ URBANA Traffico / Incidenti

Politiche - Potenziamento della rete di trasporto pubblico e della dotazione di parcheggi; - Accordi di programma a scala regionale sulle grandi opere infrastrutturali e by-pass del

centro di Longarone (galleria). Pianificazione - Razionalizzazione del traffico interno; - Diminuzione e/o eliminazione del traffico veicolare di attraversamento dal centro urbano di

Longarone. Opere Pubbliche - Realizzazione di piste ciclabili, lungo assi viari di minor traffico e gli argini del Piave; - Realizzazione di rotonde, parcheggi scambiatori e isole ambientali, al fine di migliorare e

fluidificare la viabilità nel centro urbano; - Realizzazione del by-pass di Longarone (galleria).

Rifiuti La raccolta differenziata dei rifiuti si rappresenta come uno degli indicatori più interessanti per la verifica della sostenibilità della gestione urbana, in quanto questo settore correla in modo significativo comportamenti sociali e tecnologie di raccolta del rifiuto. La percentuale di raccolta differenziata prodotta dal Comune di Longarone e Soverzene ha raggiunto gli obiettivi previsti dal Decreto Ronchi per i vari anni di riferimento.

Politiche - Proseguire ed intensificare le attuali politiche di raccolta differenziata; - Predisposizione di incentivi fiscali per le famiglie e/o le aree urbane che raggiungono le

migliori performances nella raccolta differenziata; - Condurre specifiche campagne di sensibiizzazione dei cittadini e dei commercianti per la

riduzione della quantità di rifiuti prodotti. Pianificazione - Predisporre un regolamento edilizio che preveda per le nuove realizzazioni di nuovi

complessi edilizi (condomini) la raccolta differenziata all’interno delle strutture edilizie. Partecipazione - Organizzazione di forum sulla gestione della raccolta differenziata.

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7. BIBLIOGRAFIA

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- Arnofi, Filpa (2000), L’ambiente nel piano comunale. Guida all’éco-aménagement nel PRG, Il Sole 24 Ore, Milano

- Busca A., Campeol G. (a cura di) (2002), La valutazione ambientale strategica e la nuova direttiva comunitaria, Palombi Editore, Roma

- Campeol G. (1995), Pianificazione ambientale, in “Dizionario dell’ambiente” (a cura di) G. Gamba, G. Martignetti, ISEDI, Torino

- Campeol G. (1996), La valutazione ambientale nella pianificazione territoriale e urbanistica, in “Valutazione e processi di piano”, (a cura di) S. Stanghellini, INU-DAEST, Alinea Editrice, Campi (FI)

- Campeol G. (2003), Un modello applicativo di valutazione ambientale strategica per i piani urbanistici, in Valutazione Ambientale, n° 3 Gennaio – Giugno 2003, EdicomEdizioni, Milano

- Campeol G., 2005, Rapporti tra Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) e Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.), Atti del Convegno “Rete natura 2000: Problemi, strumenti e opportunità della zone SIC e ZPS”, IBES – Provincia di Belluno, Belluno17 ottobre 2005.

- Campeol G., 2006, La valutazione ambientale dei Progetti e dei Piani, in La riqualificazione della città e dei territori. Architettura e scienze a confronto. (a cura di Fulvio Zezza), Quaderno Iuav 48, Dicembre 2006, Il Poligrafo, Padova.

- Campeol G., Carollo S. (2003), Modelli di valutazione ambientale per gli strumenti di pianificazione urbanistica: dagli indicatori ecologici a quelli paesaggistici, in “La valutazione ambientale strategica nella pianificazione territoriale”, Garano M. e Zoppi C. (a cura di), Gangemi Editore, Roma

- Campeol G., Carollo S. (2004), Sviluppo sostenibile ed ecologia. Applicazione dei principi dello sviluppo sostenibile alla pianificazione territoriale e urbanistica. Individuazione di modelli per il calcolo della sostenibilità tramite indicatori, in Atti del Convegno “Semplificazioni procedurali e operatività locale della nuova legge urbanistica della Regione Emilia Romagna”, Federazione Ordini Architetti Emilia Romagna e Comune di Rimini, Rimini,

- Campeol G., Carollo S., 2006, La Vas del Psc di Ferrara, in Urbanistica Dossier n 88, supplemento al n 208 di “Urbanistica Informazioni”, luglio-agosto 2006, Roma.

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edificato consolidato

zone produttive

Parco - riserva naturale regionale"Monte Civetta"

La Valle Agordina

1

"Monti Cridola-Duranno"

"Monte Dolada"23

"Val Tovanella e Bosconero"1

Parco Naturale delle Prealpi Carniche

Siti di Importanza Comunitaria eZone di Protezione Speciale

Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi

Area di tutela paesaggistica di interesseregionale di competenza provinciale

1

2

3

1

Longarone

Soverzene

Ponte nelle Alpi

BellunoChies d'Alpago

Pieve d'Alpago

Forno di Zoldo

Zoldo Alto

Sedico

Castellavazzo

Ospitale di Cadore

Perarolo di Cadore

Regione Friuli Venezia Giulia