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Vita Carmelitana 2006.1

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Numero 1 anno 2006 Vita Carmelitana

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VITA CARMELITANA - ANNO 68, N. 12

Vita CarmelitanaPeriodico della Famiglia CarmelitanaProvincia Napoletana

Anno 68 - N. 1 Gennaio/ Marzo 2006Direttore Responsabile:

Amgelo RennaDirettore Editoriale:P. Mario Alfarano

Redazione:Nino De SummaCarlo FasanoFiorenza IngrossoSalvatore Schirone P. Carmelo Silvaggio

Direzione e Amministrazione:Corso Benedetto Croce, 18070125 BariTel. 080.5424484fax 080 5562741e-mail: [email protected]

Abbonamento annuo:Ordinario: Euro 7,00Sostenitore: Euro 15,00Amico: Euro 30,00ccp n. 15270705intestato a:Provincia Napoletanadei CarmelitaniCorso Benedetto Croce, 18070125 BARI

Autorizzazione del Tribunale di BariN. 282 del 29/01/1965Spedizione in regime agevolato(Tabella C)

RIVISTA ASSOCIATA ALL�USPI

Impaginazione e stampa:Levante editorti srl - 70123 Bari

35, via Napoli - tel./fax 080.5213778 www: levantebari.com email: [email protected]

In questo numeroEditoriale Pag. 3Alzati e mangiaLa parola di Dio Tobia e Sara Pag. 4

di P. Antonio CeravoloSala della terraIl Vangelo nel quotidiano Il Matrimonio: tempo e luogo

di relazioni Pag. 7di Nino e Antonella De Summa

Rubrica Giustizia e paceBilanci di giustizia in famiglia Pag. 10

Fuoco che trasformaLa spiritualità carmelitanaLa vicenda di Maria Rolland

ed Elisabetta Catez Pag. 13di P. Mario Alfarano

Rubrica Proposte di letturaIl suono del silenzio: ascoltare la Parola con il profeta Eliadi Fra Francesco Galiano Pag. 16

Rubrica Profili del CarmeloLa Beata Elia di San Clementecarmelitana barese Pag. 17

La tua bellezza sia la miaI giovani La famiglia: valori e disvalori Pag. 19Insieme come fratelli??????????????? Pag. 22Notizie di cronaca� Testimonianza Teresa Loiacono Pag. 17- Testimonianza monache Rocca Pag. 17� Il Carmelo in Perù Pag. 17� Giornate apertura TOC (Calabria � Ostuni � Canosa) Pag. 17� Votazioni TOC Pag. 17� Assemblea frati � Bari Pag. 17� Professioni Suore: Pierina e Rita Pag. 17IN COPERTINA: foto di Franco Cautillo

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GENNAIO/MARZO 2006 3 Edito

riale

lo scorso 18 marzo la Chiesa di Bari-Bitonto e la Famiglia del Car-melo sono state in festa per la beatificazione di suor Elia di SanClemente, una carmelitana scalza del monastero di San Giuseppe..

L�arcivescovo della diocesi, Mons. Francesco Cacucci, ha sottolineato nell�omeliaquale profondo legame vi sia tra il Vangelo della liturgia del giorno e la vita dellanuova Beata: le parole con cui Gesù parla del suo corpo in riferimento alla sua pas-sione, morte e resurrezione, �Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faròrisorgere� (Gv 2,19), possono essere attribuite anche a suor Elia, che amava defi-nirsi �piccola ostia�, per aver fatto della sua esistenza un�offerta a Dio, consu-mandosi letteralmente, a causa della malattia e delle incomprensioni delle sorelle,per la salvezza dei fratelli.

Questo evento assume una particolare connotazione di gioia, perché si collocain un momento storico di notevole importanza per il capoluogo e la Chiesa di Puglia.

Un primo motivo di gioia sta nel legame tra questa beatificazione e il grandeevento del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale, svoltosi nel maggio 2005 a Bari.La spiritualità di suor Elia ha, infatti, un rilevante spessore eucaristico e, a giustaragione, questa prima beata barese può essere considerata non solo il corona-mento del Congresso, ma anche un modello dal quale singoli credenti e comunitàecclesiali siano spronati a prolungare ogni celebrazione eucaristica nella testimo-nianza quotidiana nell�ambito della famiglia, della scuola, del lavoro e della politica.

Un secondo motivo di gioia sta nel fatto che suor Elia rappresenti un segno disperanza per la sua città e per ogni città. Nata nel centro storico, quartiere spes-so alla ribalta della cronaca nera per criminalità, suor Elia ci dice che da �Bari vec-chia� non vengono solo lotte a volte sanguinose tra cosche malavitose, contrab-bando, estorsioni, minori a rischio... ma può anche sbocciare la santità; con la suascelta di dedicarsi a Dio in un monastero di vita contemplativa, poi, la nuova Beataci richiama all�impegno comune per fronteggiare ogni forma di degrado dell�uomo,non solo estirpando le cause del malessere, ma soprattutto promuovendo la for-mazione delle coscienze e additando i valori dello spirito come realizzazione pienadella persona.

Non ultimo motivo di gioia viene dalla concomitanza tra la celebrazione della bea-tificazione e l�inaugurazione della nuova Facoltà Teologica Pugliese. C�è un nessoprofondo tra formazione teologica, cristiana e santità della vita. Gli scritti di suorElia, infatti, ci rivelano una sapienza che ella ha ricevuto dall�alto e che scaturiscedall�esperienza di comunione intima con Dio, cui è anche stata educata in famigliae in parrocchia; così, la conoscenza dei divini misteri - conoscenza che miri ad ali-mentare un autentico e incarnato vissuto spirituale dei singoli e delle comunità -ottenuta mediante lo studio, sia quello accademico delle facoltà, sia quello cate-chetico delle comunità parrocchiali, deve essere una priorità della pastorale dellaChiesa, di fonte alla diffusa ignoranza anche di quanti si dichiarano cristiani.

P. MARIO ALFARANO

Cari amici,

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VITA CARMELITANA - ANNO 68, N. 14

Un libro antico e sempre nuovo!Nella sua semplicità il �racconto edifi-cante� del libro greco di Tobia (=buono èJahvè) è invece molto complesso spiri-tualmente. Mentre sono alquanto chiarigli insegnamenti familiari (in 4,3-21;12,6-20; 14,8 ecc.), che si richiamano aiDieci Comandamenti e al Deuteronomio,rimane molto impegnativo il tema degliangeli, dei demòni e, di conseguenza, delmodo in cui Dio porta avanti il suo dise-gno di salvezza e felicità verso coloro cheobbediscono alla sua volontà.

Il fidanzamento �rapido� ma sincero: le vie di Dio non fanno perdere tempo«L�ho data a sette mariti, scelti tra inostri fratelli, e tutti sono morti la nottestessa delle nozze. Ora mangia e bevi,figliolo; il Signore provvederà�.Ma Tobia disse: �Non mangerò affat-to né berrò, prima che tu abbia presouna decisione a mio riguardo�. RisposeRaguele: �Lo farò! Essa ti viene datasecondo il decreto del libro di Mosè ecome dal cielo è stato stabilito che ti siadata. Prendi dunque tua cugina(=sorel-la), d�ora in poi tu sei suo fratello e leitua sorella. Ti viene concessa da oggiper sempre. Il Signore del cielo vi assi-sta questa notte, figlio mio, e vi conce-da la sua misericordia e la sua pace�»(7,11-12).

La storia di Sara, che è fortementedisturbata dal demonio, è senza dubbiouna storia unica nella Bibbia! In sensostretto la giovane Sara non è indemonia-ta, posseduta, ma senza dubbio è tor-mentata, vessata dal demonio. Il catti-vo dèmone Asmodèo ha su di lei l�esclu-siva, appartiene a lui, a tal punto cheriesce ad uccidere, con la sua gelosia einvidia diabolica, tutti e sette i maritiche fino ad allora Sara avevano sposato,addirittura la prima notte di nozze,prima del rapporto sessuale (3,7-8).Chi potrà dunque vincere e superarequesto impedimento nuziale? Dio con isuoi angeli e l�uomo con l�osservanzadella Legge di Dio! Il motivo specifico percui questo demonio ha �invaso� la vita diSara lo fa capire chiaramente l�Angelo in6,13: «So che Raguele non potrà rifiu-tarla a te o prometterla ad altri; egliincorrerebbe nella morte secondo laprescrizione della legge di Mosè, poichéegli sa che prima di ogni altro spetta ate avere sua figlia». E di ciò è coscienteanche il padre di Sara (7,10)! Il motivodunque sta nella disubbidienza allaLegge del Signore. Raguele, che sa diavere un fratello di nome Tobi ed è addi-rittura aggiornato sulla sua recente ceci-tà (7,1-6), sapeva o avrebbe dovutosapere del nipote Tobia, l�unico ad averdiritto di sposare sua figlia Sara. Glistessi mariti ebrei dovevano obbedire enon sposare Sara. Ma evidentemente l�e-redità faceva �dimenticare� la Parola delSignore! Chi salverà dunque questa infelice?

T Alzati e mangiaobia e Sara: l�amore ha le sue vie ed è sempre vittorioso

Tobia 7,13-8-9,19-21- Rosa Siciliano

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Tobia! Ma Tobia � al contrario di Sara edei suoi familiari! � è a conoscenza dellabrutta storia di Sara e del demonio gelo-so che le uccide i mariti ed ha paura (cf.6,14-15). Ma Dio è onnipotente! Raffaele,angelo di Dio il cui nome significa �medi-cina, cura di Dio�, insegna a Tobia l�os-servanza della Legge e a cacciare ildemonio: prima dell�unione sessuale eglidovrà fare un rito esorcistico e poi dovràpregare insieme a Sara supplicando ilSignore che dia loro la grazia e la salvez-za (vedi 6,16d-18g).

L�amore donato da Dio: l�agàpeQuando Tobia accoglie le parole diRaffaele-Azaria e fa suo il progetto di Diosecondo la Legge di Mosè, accade qual-cosa di sorprendente:«Quando Tobia sentìle parole di Raffaele eseppe che Sara erasua consanguinea(=sorella) della stirpedella famiglia di suopadre, l'amò al puntoda non saper più dis-togliere il cuore dalei» (6,19). Più preci-samente dal greco l�ul-tima espressionesuona: «grandemen-te/appassionatamen-te la amò, e il suocuore aderì a lei». Èl�amore agàpe cheviene da Dio e nonsolo dal cuore dell�uo-mo, e questo è chiaroperché ancora Tobianon ha mai visto Sara. È il mistero del-l�amore che precede, che anticipa� maha una precisa origine: viene donato alcuore dell�uomo quando egli si apre aDio, alla sua volontà, e dice sì al proget-to divino di salvezza. Prima di essereamore verso l�uomo, è amore di Dio

offerto e donato all�uomo, e amore del-l�uomo verso Dio e la sua opera. Ecco dunque perché ora Tobia ècoraggioso e non teme più alcun demo-nio, e spinge Raguele a decidersi subito,prima ancora che si mettano a mangiare(7,12)! Tobia ha dunque il merito difidarsi di questo angelo che si presentacome Azaria (=Jahvè aiuta), uno deisuoi parenti (cf. 5,4-5.12-14).

Il rito familiare del matrimonio«Raguele chiamò la figlia Sara equando essa venne la prese per mano el�affidò a Tobia con queste parole:�Prendila; secondo la legge e il decretoscritto nel libro di Mosè ti viene conces-sa in moglie. Tienila e sana e salva con-ducila da tuopadre. Il Dio delcielo vi assistacon la sua pace�.Chiamò poi lamadre di lei e ledisse di portareun foglio e stese ildocumento dim a t r i m o n i o ,secondo il qualeconcedeva inmoglie a Tobia lapropria figlia, inbase al decretodella legge diMosè. Dopo di ciòcominciarono amangiare e abere» (7,13-14).Come si nota inquesto libro, i ter-mini �sorella� e �fratello� sono usati condiversi significati, anche tra fidanzati etra coniugi. Il rito del matrimonio è unrito di famiglia, fatto dal padre. Sonopresenti diversi elementi: la consegnaper mezzo dell�unione delle mani, leparole del padre secondo la legge di

Icona degli sposi di Secchi. Comunità di Bose

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VITA CARMELITANA - ANNO 68, N. 16

Mosè e l�invocazione della benedizionedivina. In più rispetto alla prassi ebrai-ca, c�è l�atto di matrimonio (in greco:«scrittura del foglio-papiro di coabitazio-ne») secondo il Codice di Hammurabi inuso nell�impero assiro già dal 1700 a.C.,in questo caso richiesto anche per moti-vi di eredità legale. Mancano invece altrielementi popolari del matrimonio ebrai-co, perché ci si trova in esilio. Ma l�inse-gnamento fondamentale è proprio quellodi vivere ugualmente secondo la Legge diMosè, e quindi mantenersi fedeli a Dioin qualsiasi situazione ci si trovi.E dopo una bella cena nuziale, si pre-para anche la stanza nuziale. La madreEdna piange per la figlia, ma aggiungeuna consolante benedizione piena disperanza.

La prima notte di nozze!«Tobia si alzò dal letto e disse a Sara:�Sorella, alzati! Preghiamo e doman-diamo al Signore che ci dia grazia esalvezza�. Essa si alzò e si misero apregare e a chiedere che venisse su diloro la salvezza, dicendo: �Benedettosei tu, Dio dei nostri padri, e benedettoper tutte le generazioni è il tuo nome! Tibenedicano i cieli e tutte le creature pertutti i secoli! Tu hai creato Adamo e haicreato Eva sua moglie, perché gli fossedi aiuto e di sostegno. Da loro due nac-que tutto il genere umano. Tu hai detto:non è cosa buona che l�uomo resti solo;facciamogli un aiuto simile a lui. Oranon per lussuria io prendo questa miaparente, ma con rettitudine d'intenzio-ne. Dègnati di aver misericordia di mee di lei e di farci giungere insieme allavecchiaia�. E dissero insieme: �Amen,amen!�. Poi dormirono per tutta lanotte» (8,4b-9).Quest�ultimo v. 9 include l�atto sessua-le matrimoniale, poiché il giorno doposono celebrate le avvenute nozze perquattordici giorni, altrimenti non si

sarebbero celebrate! Ma ci domandiamo:Cosa rimane di valido per noi oggi, diquesta Sacra Scrittura in quanto Paroladi Dio viva ed eterna (cf. Eb 4,12-13)? Ilproblema è l�interpretazione (l�erme-neutica). Facciamoci allora delle doman-de! Ammesso per fede che Satana e idemòni esistono (Lc 11,14-26; Gv 8,43-44; 1Gv 3,8-10; 5,18-19), fino a chepunto possono guastare la festa gioiosadell�esperienza umana e cristiana? Ildemonio Asmodèo è una fantasia popo-lare del tempo in cui è scritto il Libro(200 a.C. circa), oppure la sua presenzaed azione �distruttrice� può pesare nega-tivamente come questa Parola di Dio ciinsegna? Ma se il demonio Asmodèofosse una fantasia popolare, che finefarebbero l�angelo Raffaele e tutti gliangeli buoni (12,15)? È necessario o soloopportuno pregare Dio prima di unirsisessualmente in matrimonio? Si dovreb-be pregare prima di ogni rapporto ses-suale tra marito e moglie? «Retta inten-zione» di amore, di fedeltà coniugale e diindissolubilità sino alla vecchiaia devonoessere o no oggetto di richiesta nella pre-ghiera di ogni giorno?Certamente sono caduti gli obblighidell�Antico Testamento di cercare maritoe moglie all�interno della propria paren-tela e i vincoli di eredità: Cristo ci haliberati dalle imperfezioni della Legge diMosè! Si veda per es. 1Cor 5-7. Ma lanecessità della preghiera e della lottaspirituale col Maligno è fortemente riaf-fermata: un esempio per tutti è in Ef6,10-20, e ancor più la sacralità delmatrimonio in Ef 5,21-33.Sintesi di fecondità matrimoniale e diricchezza spirituale sono le ultime paro-le di Tobi a Tobia con i suoi figli: «Ora,figli, vi comando: servite Dio nella veri-tà e fate ciò che a lui piace. Anche aivostri figli insegnate l'obbligo di fare lagiustizia e l'elemosina, di ricordarsi diDio, di benedire il suo nome sempre,nella verità e con tutte le forze» (14,8).q

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Il atrimonio:tempo e luogo di relazioniMDalla solitudine a Dio

Ogni storia d�amore passa prima o poida una scelta. Questa scelta è praticataquasi sempre in solitudine. I due sonosoli di fronte alle alternative che si pon-gono loro: se continuare indefinitamentela relazione senza darsi alcuno specificotraguardo, se interromperla o se trasfor-marla in qualcosa di stabile e di duraturocome il matrimonio. Siè persa ogni dimensio-ne sociale del volersibene. Il volersi bene èuna cosa che riguardame e te e basta. È unasorta di privatizzazionedello stare insieme,non c�è posto per nes-suno � spesso neppu-re per Dio. Ricordiamoancora con tenerezzache quando ci fidan-zammo il parroco diallora, durante un ritiro a tutta la comu-nità, fece un annuncio: «Nino e Antonellastanno insieme perché si amano e si sonofidanzati promettendosi l'uno all'altra»,perché anche a quei tempi si tendeva atenere nascosti i propri sentimenti. Quelbravo sacerdote ci ha insegnato che quel-l�amore non era il nostro, ma era dono diDio e come tale andava testimoniato econdiviso: insieme per portare il lietoannuncio ai più piccoli, insieme a gareg-giare nella carità, insieme nello stimaretutti, insieme nella preghiera. Sono valoriche ancora guidano il nostro matrimoniorendendolo ogni giorno diverso, costituitoda un amore che "cresce", seppur nelledifficoltà, nelle incomprensioni e nel pec-

cato.L�esser coppia resta una delle definizio-ni essenziali dell�essere umanità.L�archetipo dell�umanità è di essere uomoe donna, non di essere uomo o donna. Lacoppia, come realtà all�interno dell�uma-nità e anche all�interno della Chiesa, offrela possibilità di fare esperienza di checos�è la fede. Riuscire a capire la coppiadiventa preliminare per capire pienamen-te che cosa è la fede.Questo già san Paolo losapeva, quando parlan-do della coppia facevaimmediatamente riferi-mento al mistero delrapporto tra Cristo e laChiesa (Ef 5). Per poteressere Chiesa cristiana,dobbiamo avere unarelazione con Cristo,così come l�uomo e ladonna hanno tra lorouna relazione: capire quel rapporto è lacondizione per dire effettivamente il rap-porto tra Chiesa e Cristo. Il matrimonionon è sacramento per il male che evita,ma per il bene che realizza. Centrale, inesso, è ciò che "Dio ha congiunto" primaancora di ciò che "l�uomo non deve sepa-rare". L�amore come dono di Dio allaChiesa e alla società, prima che comeimpegno e diritto dell�uomo, è il grandeannuncio che la coppia realizza nellamisura in cui si fa consapevole di questo"disegno" di cui è specchio e testimonian-za, figura e traccia.La comunità cristiana

Un aiuto importante per conoscere il

- Nino e Antonella De Summa

Sale della terra

Sposi e Spirito SAnto di Etienne Thurony

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vero significato dello �sposarsi nelSignore� può donarlo la comunità cristia-na, quando sa assumersi responsabil-mente la fatica della "compagnia", rom-pendo la solitudine in cui alcune coppie sichiudono. I coniugi e le famiglie chehanno riscoperto la grazia e la presenzadi Dio nella loro storia, possono testimo-niare che la preghiera e la comunione fon-dano le relazioni d�amore in famiglia.È importante che le comunità cristianesiano, per coloro che si riaffacciano inchiesa per un qualsiasi motivo, simpateti-che, aperte, accoglienti. Occorre che lecomunità cristiane testimonino, attraver-so coniugi formati al senso sacramentaledella loro unione, che il matrimonio scan-disce un tempo originale, totalmente dif-ferente dal prima, da inventare e costrui-re facendo riferimento l�uno all�altro, untempo in cui le due persone imparano aconoscere e a diventare se stesse nellavita coniugale. Il matrimonio/famiglia ètempo e luogo di relazioni d'amore nonsolo tra gli sposi, ma in primo luogo traDio e gli sposi, tra gli sposi e i figli, tra glisposi e la comunità sociale ed ecclesiale.Il modello di queste �relazioni� è Dio stes-so. Un Dio che non è solo, ma è comu-nione "tri-unitaria" e chiama ad unacomunione di persone con il Matrimonioe nella famiglia. Nel Matrimonio con-voca(chiama insieme) gli sposi ad essereimmagine e somiglianza della sua stessa�comunione di persone� che è la Trinità.È un carattere impresso nei nostri cuorifin �dal principio� (Gen 1,1ss).

Cenni pastoraliLa parrocchia, se vuole impostare unacorretta prassi pastorale, non può fare ameno di interagire con gli sposi e le fami-glie sia condividendo, come si legge nelDirettorio di Pastorale Familiare (cfr.97), «i riflessi e le implicazioni familiari»di ogni sua iniziativa o proposta, sia acco-gliendo e valorizzando il contributo che,

in virtù del sacramento del matrimonio,gli sposi e le famiglie sono in grado dioffrire.Questa immagine del rapporto tra cop-pie e comunità cristiana, lascia intravede-re che le relazioni in cui si esprime lacomunione della comunità parrocchialepresentano una certa affinità con le rela-zioni familiari. Sicché il riferimento fami-liare e la terminologia che ne conseguesembrano pertinenti a esprimere la par-rocchia come comunità di fedeli in comu-nione tra loro e con Dio.Si solleva oggi nella Chiesa la doman-da se sia teologicamente possibile descri-vere la parrocchia ricorrendo ai terminidelle relazioni familiari.Riteniamo che a questa domanda sipossa rispondere positivamente confron-tandosi con gli scritti neotestamentari incui la comunità cristiana è spesso pre-sentata ricorrendo alla figura dei rappor-ti che distinguono la famiglia. Riportiamoalcune citazioni utili alla nostra tesi in cuiPaolo presenta le relazioni pastorali nellaChiesa in termini familiari, con immaginiche sono tipiche e proprie della vita difamiglia quali il generare, il nutrire, l�es-sere padri, madri, figli (1Cor 4,15; 2Cor6,13. 6-7. 11,2; 1Ts 2,7-11; 1Tm 3,4-5.5,12). Infine, non dimentichiamo cheanche il Concilio Vaticano II presenta laChiesa come «famiglia dei figli di Dio»(cfr. Lumen Gentium, n. 6; 28; Gaudiumet Spes, n. 40; 42).La famiglia può stimolare la conversio-ne pastorale della parrocchia sollecitan-dola e promuovendola a configurarsicome comunità che si struttura tenendod�occhio il modello familiare. Potremmoaffermare che il primo obiettivo a cui pre-stare attenzione nel progettare la pastora-le con la famiglia è quello di "familiarizza-re" la pastorale.Considerando la provocazione a rive-dere la logica di tutta la pastorale in pro-spettiva familiare (è questa una dimen-sione di quella conversione pastorale piùvolte richiamata negli Orientamenti della

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CEI per il primo decennio del 2000Comunicare il Vangelo in un mondo checambia ai nn. 46 e 59), si potrebberoindividuare alcuni ambiti specifici in cuiparrocchia e famiglia sono particolar-mente chiamate a interagire nel progetta-re e nell�attuare la pastorale. Sono gliambiti che riguardano direttamente ilmatrimonio e la famiglia da una parte, el�iniziazione cristiana dei fanciulli dall�al-tra.

Particolarmente interessante è il con-tributo che possono offrire i percorsi dipreparazione al matrimonio, alla luce deinuovi spunti teologici e pastorali offertidal rinnovato Rito del Matrimonio.Può essere opportunamente valorizza-ta anche la testimonianza di coniugi chehanno sperimentato il fallimento del loromatrimonio.I gruppi familiari, di ogni tipo (di spiri-tualità, di assistenza caritativa, di condi-visione di vita, di accoglienza) segnanoprofondamente i molteplici servizi pasto-rali della parrocchia, che trova negli sposisoggetti qualificati e spesso protagonisti.In ogni caso indispensabili (cfr.Comunicare il Vangelo in un mondo checambia, n. 52; n. 62 ultimo capoverso).L�iniziazione cristiana dei fanciulli è unambito in cui da sempre la parrocchia siè trovata a cooperare con le famiglie.Cooperazione che non è sempre scontata

visto il disinteresse di parte delle famiglienei confronti dell�iniziazione cristiana deipropri figli. Anche quando chiedono perloro i sacramenti, si nota chiaramente unatteggiamento di delega alla parrocchia,per questo vista come una �agenzia di ser-vizi� piuttosto che una �comunione dipersone�, favorendo la negativa separa-zione tra fede e vita. Lo stesso documen-to continua offrendo indicazioni concretedi ciò che la famiglia può fare in collabo-razione con la parrocchia: «Spetta dun-que anzitutto alle famiglie comunicare iprimi elementi della fede ai propri figli,sin da bambini. Sono esse le prime "scuo-le di preghiera", gli ambienti in cui inse-gnare quanto è importante stare conGesù ascoltando i Vangeli che ci parlanodi Lui. I coniugi cristiani sono i primiresponsabili di quella "introduzione" all�e-sperienza del cristianesimo di cui poi chiè beneficiario porterà in sé il seme pertutta la vita» (ibid.). È il senso ed il signi-ficato di alcune sperimentazioni, riferitealla ri-evangelizzazione dei genitori,ormai in atto in diverse diocesi italiane;se pur con modalità e tempi diversi traloro, ogni sperimentazione in questocampo prevede una solida preparazionedi �coppie guida� o �facilitatori�, un per-corso di �iniziazione cristiana� alla lucedel sacramento del Matrimonio e unagrossa dose di buona volontà da parte ditutta la comunità per accogliere questefamiglie con le loro ricchezze e povertà.In quest�opera di evangelizzazione deigenitori si apre un altro vasto settoredella progettazione pastorale che chiamaa cooperare famiglie e strutture parroc-chiali. E ciò a conferma, ancora unavolta, della validità di ispirare le relazionipastorali nella parrocchia all�immaginedelle relazioni familiari. Un filo lega, dun-que, l�amore tra un uomo ed una donna el�impegno ministeriale che ne viene dalsacramento del Matrimonio. Da una rela-zione ad un�azione pastorale è il �verso� acui sono chiamati da Dio, un uomo eduna donna nell�essere �una caro� nell�a-more.

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ilanci di giustizia

Caro consumatore��Caro Consumatore, ti scrivo a nomedei piccoli contadini, dei braccianti, deisenza terra del Sud del mondo. Ti scri-vo per invitarti a non consumare contanta disinvoltura i prodotti tropicalicome caffé, cacao, banane, dimentican-doti completamente di noi e delle condi-zioni in cui liabbiamo prodotti.Apparentementeio, povero sfrutta-to del Sud, e tu,consumatore delNord, sembriamoavversari. In real-tà siamo dueestremi di unmedesimo mecca-nismo che ungruppo numerosodi intermediarisfrutta per arric-chirsi. Ti scrivoperché il tuo consumo può essere unmezzo di lotta. Vedi, le lotte che noiintraprendiamo nel Sud irritano i poten-ti, perché essi non tollerano atti di rivol-ta. Ma in realtà non li danneggiamo.Ogni scioperante può essere rimpiazza-to in qualsiasi momento da tanti disoc-cupati ansiosi di lavorare anche unasola ora... e poi i padroni possono sem-pre ricorrere alle macchine. Insomma ilsistema economico va avanti anchesenza di noi! Del tuo consumo, invece,non può fare a meno, perché è inutileprodurre se non c'è a chi vendere. Ipadroni hanno così tanto bisogno deltuo consumo che spendono tantissimisoldi per rimbecillirti con la pubblicità.

Così tu compri quello che ti propongono.Ma se tu smetti di comprare alla cieca,o di pensare solo alla tua salute, potraifare del tuo consumo quotidiano unmomento privilegiato per far cambiareil mondo anche a nostro favore�. Così un contadino del Sud del mondonel libro �Lettera a un consumatore delNord� scrive a ciascuno di noi. E a benpensarci è pro-prio vero chefare la spesarappresenta unvero propriomezzo di assen-so a un determi-nato sistemae c o n o m i c o ,oppure può tra-sformarsi, se lovogliamo, in unmezzo di lotta edi resistenza aun mercato cheha assunto ilvolto di un dio-imperatore che sovrastaogni cosa, che governa indomito e sovrin-tende ogni umana attività.

Valutare i bisogniTra i banchi di un supermercato sisceglie cosa sostenere con il propriodenaro, si valuta quali bisogni sianoessenziali per il nostro ben-essere e perquello, soprattutto, dei nostri figli. Tra ibanchi di un supermercato si fanno scel-te essenziali, per noi e per il pianeta inte-ro, si intravedono bisogni indotti da unmega-sistema pubblicitario e �si vota�,cioè si esercita il nostro inviolabile dirit-

GIUSTI

ZIA E

PACE B

- Rosa Siciliano

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to a essere protagonisti della vita pubbli-ca, così come spesso ama ripetere il mis-sionario comboniano Alex Zanotelli. Insomma, a partire dai consumi si puòcontribuire al consolidamento o alla sfal-datura di un sistema economico. Eccoperché circa 500 famiglie in Italia hannodeciso di aderire alla Campagna �Bilancidi Giustizia�. Famiglie normali. Personecomuni, singoli o coppie, con figli osenza. Sono persone che scelgono la qua-lità della vita per sè e per i propri figli,sono attenti ai consumi, padroni del pro-prio tempo e del proprio denaro. Genteche riflette e discute prima di acquistarequalcosa, condivide spazi e tempi conaltri, consuma meno e gusta il piaceredell'autoproduzione, riscopre le tradizio-ni del paese in cui vive e sa valorizzare lenuove culture che incrocia. La Campagna �Bilanci di Giustizia�chiede agli aderenti di monitorare i pro-pri consumi � tutti, proprio tutti, dalpane ai quotidiani, dalle spese necessarieper ospitare amici all�acqua� � e chiededi farne oggetto di riflessione in gruppipiccoli di �bilancisti�. Solo insieme si puòcambiare qualcosa e si può incidere inun consolidato sistema economico e cul-turale. Ecco perché Bilanci di Giustiziachiede ai bilancisti di far divenire oggettodi discussione collettiva e di confronto

comune le spese di ciascun nucleo perverificarne l�etica e per valutare qualinuove scelte siano possibili.

Il coraggio di cambiare�Quando l'economia uccide bisognacambiare!": così il movimento dei �Beatii Costruttori di Pace�, in occasione delsuo quinto raduno svoltosi a Verona il 19settembre 1993, lanciò questa originaleCampagna. Si rivolgevano � e si rivolgonotuttora - alle famiglie, intese come sogget-to micro-economico, perché lo stile quo-tidiano di vita e di consumo di ciascunopuò incidere nel sistema economico. Lagiustizia è il criterio di fondo ispiratoredella Campagna e il metro di valutazionedelle scelte di consumo. Un giustizia cheè sinonimo di condivisione, di restituzio-ne di ciò che appartiene a ciascun popo-lo, di ripartizione diversa e più equa dellericchezze. Aderendo a Bilanci di Giustizia e redi-gendo mensilmente la scheda che ci vienerichiesta, si sceglie di rendere l�economiapiù a misura d�uomo (e di donna) e alservizio delle persone. Si decide di esse-re protagonisti di un cambiamento, pro-prio a partire dal carrello del supermer-cato o dallo sportello di una banca.

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Bilanci di Giustizia è, infatti, uno stilevita complessivo, globale, non si limitasolo a valutazioni e a scelte su particola-ri alimenti da comprare o non comprare.È uno stile che sposa in modo convinto ilconsumo critico (cioè il boicottaggio dimarchi e di aziende che non rispettano idiritti o la dignità dei lavoratori o l�am-biente), ma va anche oltre. Chiede di con-tenere i consumi, di risparmiare, diridurre i bisogni, non certo per investirein azioni ad alto tasso di interesse, maper sostenere, pur con le nostre esiguefinanze, tutto il mondo della finanzaalternativa (MAG e Banca Etica). Bilanci di Giustizia, quindi, è una scel-ta globale che investe in toto la nostravita. Per il bene dei poveri e del pianeta,si è detto sin ora. Ma chi dice che questascelta non sia positiva anche per se stes-si? La qualità della vita è al centro dell�e-sistenza umana e più che mai oggi occor-re prestare attenzione per salvaguardarela nostra stessa incolumità fisica. Perprevenire, per non divenire cavie di pro-cessi sperimentali e non accertati, pernon far passare su di noi incoscienti scel-te pericolose per l�ambiente, per il mare,per i monti, per la salute dei nostri bam-bini.

Sobrietà per la qualitàdella vitaLe persone, di solito famiglie o coppie,che decidono di aderire a Bilanci diGiustizia, vogliono superare la teoria e leconvinzioni ideali e decidono di farlo apartire dal �controllo attento� dei propriconsumi. Valutano e rivedono le propriespese, seguendo delle appositeschede/tabelle su cui accuratamentesegnano ogni cosa nell�arco temporale diun mese. Al termine del mese, le famigliesi confrontano, all�interno del proprionucleo familiare prima e con altri bilan-cisti poi, per valutare se i propri consumirispondono, in tutto o in parte, a un cri-

terio di giustizia. Cosa è possibile modi-ficare nell�economia quotidiana per esse-re il più coerenti possibili con la nostraetica, la nostra scelta associativa, lanostra fede? Dove si può cambiare qual-cosa, sugli alimenti, sulle marche scelte,sull�acqua che d�ora innanzi si beve solose �dal rubinetto� e non più minerale?Tutto questo perché il nostro stile di vitasia più rispondente a una scelta di giusti-zia e di solidarietà. I risparmi si possonoutilizzare in vari modi e non tutti sonosullo stesso livello etico. Il tempo puòessere impiegato in consumi superflui oin modo egoistico, o può trasformarsi inluogo di socializzazione e di condivisio-ne. I nostri spazi familiari (casa, macchi-na, villa�) possono divenire templi diadorazione del nostro ego o possonoessere condivisi. Per amicizia, per solida-rietà, per gustare le relazioni e le conver-sazioni, per leggere insieme, per amoredella vita. I bilanci mensili degli aderenti allaCampagna sono, poi, inviati alla segrete-ria nazionale, che ne cura l'elaborazionestatistica e redige un rapporto annuale.La segreteria pubblica, inoltre, una circo-lare periodica al fine di collegare tra lorole famiglie impegnate nella Campagna.Sobrietà, dunque, può essere la paro-la che sintetizza bene tutto il percorsodell�Operazione Bilanci di Giustizia.Sobrietà che è sinonimo di essenzialitànei bisogni per estendere l�essere, diriduzione dei consumi per ampliare iltempo dedicato agli altri. Meno spendipiù sei. Meglio spendi più vivi: fisicamen-te, perché la qualità della vita è unavalore universale e incontestabile, e qua-litativamente, perché si dà spazio anchealle relazioni, al tempo libero e al giococon i figli. Qualità della vita è aria, luce,sole. È lettura e voto consapevole. È piaz-za e partito. È partecipazione e preghie-ra. Riappropriamoci del nostro tempo,della nostra vita, quella che in nome deldenaro ci è stata sottratta.

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Ha sessant�anni Maria Rolland quan-do, il 9 novembre 1906, muore la figlia,suor Elisabetta della Trinità, nel Carmelodi Digione, in Francia. Era giunta in questa città al seguito disuo marito, Giuseppe Catez, inviatovicome comandante di guarnigione nel1882, con la piccola Elisabetta, nata dueanni prima nel Campo militare di Avor,vicino Bourges, e con suo padre, il vec-chio Raimondo, anch�egli capitano inpensione. L�anno seguente ebbe unaseconda figlia, Margherita. Nella villettapresso la stazione non rimasero a lungo,poiché nel 1887 ci furono in famiglia duetristi lutti: prima la morte del padre e,qualche mese più tardi, quella del mari-to. Pertanto Maria si trasferì con le duefiglie in un appartamento del centro, piùadeguato alle loro finanze. Dal balcone sipoteva vedere il monastero ed il giardinodelle carmelitane in Boulevard Carnot esentire i rintocchi della campana chescandivano la giornata delle monache.Non immaginava la signora Catez chequel monastero avrebbe giocato un gros-so ruolo nella vita della piccola famiglia.Il giorno della prima comunione lamamma, al pari delle altre della città,portò Elisabetta dalle carmelitane peraffidarla alle loro preghiere. Qui la prioraspiegò alla piccola che il suo nome signi-fica �casa di Dio�. Questa rivelazionesuscitò in Elisabetta un grande stupore,perché corrispondeva a quel mistero cheil suo cuore aveva compreso in quei mesidi preparazione e che ora stava diventan-do il centro catalizzatore della sua esi-stenza. La presenza di Dio nella suaanima si stava concretizzando in lei nella

chiamata alla vita contemplativa. Già treanni prima, quando ne aveva otto, confi-dò al parroco il suo desiderio di consa-crarsi. A differenza del buon curato, lamamma non diede credito alle parole diuna bambina: a quella età se ne fanno disogni! Ciò che poteva notare era il pro-fondo cambiamento della figlia la quale,da manifestare un carattere collerico etestardo, gradualmente divenne una per-sona amabile e solare. A Maria sfuggival�opera invisibile della grazia di Dio che facrescere il germe di una vocazione e tra-sforma le persone. Così, nel segreto dellapreghiera Elisabetta, quattordicenne,dichiarò di appartenere totalmente aCristo e di donare a lui la sua verginità. Ipiani di Dio, il più delle volte, non corri-spondono a quelli dei genitori; infattiMaria aveva sognato per la figlia una car-riera da pianista. L�aveva iscritta al con-servatorio, insieme alla sorellaMargherita, sacrificando la scuola, edentrambe avevano dato prova di grandetalento, soprattutto Elisabetta, la qualevinse più volte il primo premio della cittàed ebbe il plauso della stampa locale.L�orgoglio di madre cresceva nelle seratedi festa tra le famiglie della borghesia diDigione, quando vedeva tutta l�attenzionesulla figlia mentre era al pianoforte, oballava la quadriglia, o veniva attorniatadalle amiche. Nel suo diario Elisabettaannotò la sorpresa mista a rabbia dellamadre, nell�udire che desiderava entrarein monastero. Le proteste della madre ele insistenze della figlia trovarono unatregua nella decisione di aspettare lamaggiore età, i ventuno anni. Ne manca-vano soltanto due, che servirono ad

LA ICENDA di Maria Rolland ed Elisabetta CatezV Fuoco che trasforma

- Rosa Siciliano

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Elisabetta per irrobustire la sua vocazio-ne e alla mamma per alimentare l�illusio-ne che la figlia potesse recedere dal suointento. In realtà Maria imparò cheassieme al sì della figlia a Dio c�era ancheil suo sì di madre, così come le ricordòElisabetta: �Stasera sento il bisogno didirti grazie, perché senza il tuo «fiat», saibene che non ti avrei mai lasciato e luivoleva che ti sacrificassi per il suoamore� (L 145).I cinque anni di vita claustrale furonoper Maria un�occasione di grazia, perchépoté approfondire il suo vissuto spiritua-le alla scuola della spiritualità della figlia;si ritrovò, infatti, ad essere guidata da leinei momenti di gioia e nell�ora dellaprova, quando dovette offrire nuovamen-te a Dio la sua Elisabetta sul letto dellamalattia.Alla morte di una carmelitana vi è l�u-sanza tra i monasteri di far circolare unalettera per farne conoscere la vita e peraffidarne il ricordo alla preghiera dellesorelle. Così, nei giorni che seguirono il 9novembre del 1906, giunse nei Carmelifrancesi una circolare sulla morte di suorElisabetta. Prima di questa notizia non sisapeva nulla dell�esistenza di questamonaca, eppure la lettura della sua brevebiografia, insieme ai pensieri tratti daisuoi scritti, suscitò immediatamentel�impressione di trovarsi davanti ad unasanta e la richiesta di informazioni sulsuo conto fu tale che si rese necessarioiniziare a pubblicare quanto Elisabettalasciò scritto insieme ai ricordi delle sueconsorelle. Maria fu coinvolta dallaMadre Priora, suor Germana di Gesù,nella stesura dei suoi Souvenirs, fornen-dole lettere, fotografie e aneddoti sullafiglia. A distanza di soli quattro anni, nel1911, questa biografia giunse alla terzaedizione.I ricordi delle sue consorelle e i suoiscritti costituiscono la prima fonte perconoscere la vita e il pensiero di suorElisabetta. Aprendo il volume che li rac-coglie stupisce il numero elevato di lette-

re che ella inviò: se ne contano circa 350di cui 40 furono indirizzate alla mammae altre 40 alla sorella. Sempre aMargherita dedicò le meditazioni degliesercizi spirituali, che fece nell�agosto del1906, e che la priora intitolò Come tro-vare il cielo sulla terra. Agli ultimi mesidella sua vita appartengono anche glialtri suoi capolavori: le meditazionidell�Ultimo ritiro di Laudem gloriae, lalettera all�amica Francesca de Sourdon,poi intitolataLa grandezzadella nostravocazione, ela letteraL a s c i a t iamare allapriora. El isabettanon ha maiinteso com-porre alcuna�opera� dottri-nale nel sensostretto del ter-mine. I suoiscritti, tuttioccasional i ,sono espres-sione del suovissuto inte-r i o r e .Sgorgano dalfondo del suoessere, spon-taneamente,quindi, senzanessuna sistematizzazione. Quando ci siavvicina ad essi non bisogna cercareidee, concetti o speculazioni, ma la suaesperienza vissuta, il trasparire del suomondo interiore. Per conoscere l�originalità e l�attualitàdi questa carmelitana bisogna tener pre-sente quanto stava accadendo in Franciain quegli anni. Mentre nella prima metà dell� �800 cifu un�opera di restaurazione ecclesiale,

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attraverso la rinascita devozionale, lapietà mariana ed eucaristica, nella secon-da metà, dopo la caduta di Napoleone,venne portata avanti dalla terzaRepubblica (1870-1940) e, soprattuttodalle logge massoniche, una politicasistematica di secolarizzazione, connumerose misure restrittive nei confron-ti della Chiesa, che portò alla chiusura dinumerose scuole cattoliche e, nell�ambitodella vita religiosa, alla dispersione di

migliaia di religiosi. In questo climasocio-politico la vita ecclesiale, davanti aivani tentativi di difesa, conobbe una fasedi purificazione e di rinnovamento, tantoche da una prassi sbilanciata in sensodevozionale si passò allo sviluppo di unmovimento culturale, che conosceràanche la deriva modernista, ad opera digrandi figure che incideranno nell�ambitobiblico, liturgico e teologico. Questonuovo impulso fu alla base della rinasci-

ta dell�esperienza mistica, di una pasto-rale più vivace, soprattutto nella forma-zione del laicato, e della notevole diffu-sione missionaria concomitante con l�e-spansione coloniale della Francia. Un contributo venne dalla vita contem-plativa e dalle maggiori figure sante diquesto periodo: Teresa del Bambin Gesùed Elisabetta della Trinità, che, a giustaragione, Von Balthasar ha chiamatosorelle nello spirito. La loro spiritualità appare in forte dia-logo con le spinte contraddittorie del lorotempo: condividono le preoccupazionidella Chiesa davanti agli attacchi delgoverno e all�allontanamento di moltifedeli, e, nello stesso tempo, si adopera-no, a volte inconsapevolmente, nel for-mare le coscienze alla scuola della SacraScrittura, dei Maestri dello Spirito e dellavita sacramentale. In entrambe, infatti, èforte il radicamento della loro spirituali-tà nella Parola di Dio e, in particolare,nell�epistolario paolino. Ciò che caratte-rizza Elisabetta è il suo cogliere e vivereil mistero di Dio a partire dalla riscoper-ta della grazia battesimale: l�inabitazionetrinitaria nell�anima del credente, in par-ticolare, sarà al centro del suo messag-gio. Le lettere agli amici, e in particolareai familiari, attestano che per lei taleriscoperta non è riservata al clero o aireligiosi, ma è alla base di quel camminodi santità che appartiene a tutti i cristia-ni. Così, la vigilia di Pentecoste del 1906,Maria riceverà dalla figlia queste parole:�Chiedo ancor più insistentemente alloSpirito Santo di rivelarti quella presenzadi Dio di cui ti ho parlato... Pensa che latua anima è il tempio di Dio, ad ogniistante del giorno e della notte le trePersone Divine abitano in te� Quando siha coscienza di questo, si entra in unaintimità davvero adorabile, non si è piùsoli, mai!... Pensa che tu sei con Lui edagisci come con un essere che si ama. Ècosì semplice; non c�è bisogno di belleparole, ma di effusione del cuore� (L239).

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Il suono del silenzio: ascoltare la Parola conil profeta Elia di Joseph Cxhalmers (con prefa-zione di P. Bruno Secondin)Il libro che in questo numero vi presentia-mo è l�ultimo lavoro del nostro padre generale,un libro che aiuta, chiunque lo leggerà, nellameditazione sui testi del profeta Elia.Il testo è diviso in due parti: nella prima l�au-tore propone una sua metodologia della pre-ghiera, un metodo di lectio divinadiverso da quello tradizionale, nellaseconda applica questo metodo atesti biblici del profeta Elia.Cinque i momenti suggeriti da P.Chalmers: leggere, riflettere, rispon-dere, riposare, agire. L�autore spiegail perché ha voluto rivedere le tappeclassiche della lectio:· Leggere al posto di lectio (lettura,lezione, insegnamento). Non si trattasolo di leggere la parola di Dio, mabisogna saperla ascoltare, per capirecosa vuole dire a noi oggi. La paroladi Dio è la narrazione della relazionedi Dio con la famiglia umana, la rela-zione di Dio con la mia storia.· Riflettere al posto di meditazio(meditazione, riflessione, attentoesame). Nella cultura occidentale, scrive l�auto-re, per meditazione intendiamo una riflessioneintellettuale sulla parola di Dio, un pensare suDio; alle origini, però la meditazione aveva unaltro significato, includeva tutto il corpo e avevacome scopo quello di fissare le parole dellaSacra Scrittura e specialmente i Salmi nellamente e nel cuore. Questa era la meditazioneche impegnava i primi eremiti sul monteCarmelo agli inizi del 1200. Ogni eremita ripe-teva le parole della Scrittura e specialmente iSalmi ad alta voce, con lo scopo di fissare que-ste parole nel cuore. Fissare le parole nel cuorevuol dire chiedersi che cosa significano questeparole oggi per me.· Rispondere al posto di oratio (preghiera dilode o di intercessione). Anche la preghiera dilode o di intercessione è preghiera, ma non nelsenso in cui la intendevano i primi monaci, per

i quali pregare significava dialogare cuore acuore con Dio.La conversazione con il Signore può averetantissime forme ed è sempre molto personale,comunque sempre inserita nella nostra quoti-dianità.· Riposare al posto di contemplatio (contem-plazione, adorazione). Per contemplare o medi-tare sulla parola di Dio non è necessario entra-re nel suo mistero, basta riposarein Dio (Riposare, stare fermi su,n.d.r.). Quando la nostra preghie-ra diventa silenzio, forse ci sem-bra che stiamo perdendo tempo,però il silenzio è uno sviluppo nor-male della preghiera, scrive l�auto-re. Arriva, infatti, il tempo in cuidobbiamo lasciare tutte le nostrebelle parole perché non possonopiù esprimere ciò che c�è nelnostro cuore; nel silenzio Dio puòascoltare ciò che sta dentro ilnostro cuore e noi possiamo ascol-tare la sua voce soave.· Agire al posto actio (azione).La nostra relazione con Dio nonpuò rimanere sterile, ma deve pro-durre effetti nella vita quotidiana.La lectio divina, spiega l�autore, è la manie-ra più tradizionale per crescere nella relazioneintima con Dio ed è per mezzo di questa rela-zione che siamo trasformati e resi capaci divivere il Vangelo in tutta la sua pienezza. Ciòche Dio ci chiede nella preghiera è il silenzio,cioè desiderare Dio e solo Lui. Nella secondaparte l�autore propone 15 schemi di lectio divi-na, secondo il metodo da lui proposto. E� unalectio molto pratica, scritta per aiutare il letto-re ad instaurare un rapporto autentico con Dioe con gli uomini. Tutte le lectio proposte seguo-no, infatti, lo stesso schema: il mio rapportocon Dio e il mio rapporto con gli uomini, vis-suti non nell�astrazione o nella teoria, ma nellaquotidianità. Anche il linguaggio è semplice edimmediato, come appunto si conviene quandosi scrive un libro con funzioni prevalentementedidattiche.

Il suono del ilenzio: ascoltare la Parola con il profeta Elia- Fra Francesco Galiano

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Teodora Fracasso nasce a Bari, nella cittàvecchia, il 17 gennaio 1901, da genitori pro-fondamente cristiani. Fin da piccola avverte isegni della sua vocazione religiosa. Cura lasua istruzione e formazione presso l'Istitutodelle Stimmatine; conseguito il diploma diterza elementare, continua a frequentarel'Istituto, arricchen-do la sua formazioneumana e religiosa;frequenta anchealcune Associazionidi spiritualità eucari-stica e mariana pres-so la chiesa di S.Francesco da Paolatenuta dai PadriDomenicani. L'8maggio 1911 ricevecon grande fervore laprima comunione.Pudica e modestanella condotta divita, aiuta in casa, èattenta alle necessitàdel prossimo, in casae fuori, una attenzio-ne che si fa ancorapiù premurosa, dopo lo scoppio della guer-ra. Chiede e ottiene di essere ammessa tra leTerziarie Domenicane; forma con la sorellaDomenichina e con alcune amiche un cena-colo di preghiera, ma il suo sogno è ilCarmelo.Finita la guerra, manifesta la sua vocazio-ne carmelitana ed entra nel Carmelo "S.Giuseppe" di Bari (in via De Rossi) l'8 aprile1920. Dopo la vestizione religiosa (24novembre 1920), nella quale prende il nomedi Suor Elia di San Clemente, inizia il novi-ziato. Il 4 dicembre 1921 prende i voti nellaprima Professione religiosa. L'8 dicembre1924 scrive con il sangue il suo atto di offer-

ta totale al Signore; emette il 'voto del piùperfetto'; l'11 febbraio 1925 la Professionesolenne e la Velazione.Tra il 1923 e il 1925 (per due anni scola-stici) è, intanto, istitutrice presso l'educan-dato annesso al Monastero, incarico cheesercita con grande zelo, ma in un clima diincomprensioni e dif-fidenze che la amareg-giano molto, senzaperò distrarla dall'u-nione con il Signore.Dal 1926 è afflittaquasi quotidianamen-te da un mal di testa,sottovalutato sia da leiche dalla comunità (leilo chiama il "caro fra-tellino"). Nel 1927 ènominata Sacrestanae può vivere più vicinaa Gesù Eucaristia. Neldicembre 1927 il suomale si aggrava; imedici diagnosticanomeningite ed encefali-te, ma è ormai troppotardi. Il 25 dicembre,Natale del Signore, Suor Elia muore guar-dando il crocifisso. La fama di santità di Suor Elia, già diffu-sa in vita, si allarga ancor di più dopo la suamorte; in molti attestano grazie o favori rice-vuti. Il cammino per la beatificazione comin-cia nel 1952. Nel 1987 la SacraCongregazione per le Cause dei Santi hariconosciuto l'eroicità delle sue virtù dando-le il titolo di Venerabile. Nel gennaio 2004l'Arcivescovo di Bari Mons. F. Cacucci aprivail processo per presunto miracolo attribuitoall'intercessione della Venerabile Suor Eliadi S. Clemente; il processo a Bari venivachiuso l'8 aprile dello stesso anno e tra-

La Beata lia di San Clementecarmelitana barese- Giuseppe Micunco

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smesso alla Congregazione, che riconosceval'autenticità del miracolo. Il 18 marzo 2006per decreto di Papa Benedetto XVI Elia diSan Clemente veniva proclamata Beata: è laprima Beata della Chiesa e della città di Bari.Avverte sin da piccola il desiderio di con-sacrarsi al Signore e a Maria. Nel maggio1905, ad appena quattro anni, sogna ungiardino di gigli in cui avanza una donna, chemiete gigli con una falce d'oro e, infine,strappa un piccolo giglio e se lo stringe alcuore, poi scompare; il mattino dopo, lamamma le spiega che ha visto Maria.Racconta: Come se la Vergine Santa fosseintenerita alla mia innocente offerta, daquel giorno in poi sentivo un non so che nel-l'intimo dell'anima che mi faceva cercarequalche cosa: il mio piccolo cuore provavaun'ardente sete del suo Dio e nessun dilettodi quaggiù poteva ristorarlo un solo istan-te... Era il seme della vocazione religiosache il Giglio delle convalli, per le mani diMaria, aveva gettato nel mio cuore, ondepotesse all'ombra della casa paterna ger-mogliare, e poi trapiantarlo nelle ameneaiuole di questo bel Carmelo (S 176).Alla scuola dei grandi maestri delCarmelo (s. Teresa d'Avila, s. Giovanni dellaCroce, s. Teresina, la beata Elisabetta dellaTrinità), Suor Elia medita soprattutto sullasofferenza e sulla croce: «chiamerò vuotoquel giorno che non abbia sofferto qualcosaper te». Sr. Elia comprende bene che è dalcostato di Cristo aperto dalla lancia del sol-dato, dal suo cuore trafitto, che è 'sgorgata',come dice S. Giovanni («sgorgò sangue eacqua», Gv 19,34), l'Eucaristia, e a quel 'tor-rente' si inebria d'amore. Ed è la croce ilcostante riferimento della sua vita, del suospirito. Si sente una bimba che deve salireun monte (che è insieme il Carmelo e ilCalvario):La croce è la sua vita e la sua luce: abban-donata alla croce, si lascia andare totalmen-te alla volontà di Dio, che faccia di lei quelloche vuole; lo dice con il suo linguaggio dellapiccolezza: Fate di me, o mio piccolo Gesù,una pallina oggetto dei Vostri trastulli, cal-pestatela sotto i Vostri Adorabili piedini,lasciatela ove vi piace, essa ritornerà sem-pre al suo centro. È davvero un "perdersi inDio". "Perduta in Dio" è una delle definizioni

che più frequentemente Sr. Elia dà di sé neisuoi scritti. Padre Magrassi, commentandoquesta espressione, scriveva: «Una vita 'spre-cata'. Un po' come l'unguento sparso dallaMaddalena sui piedi di Gesù. Giuda intervie-ne a deprecare quello 'spreco'. Gesù lo esal-ta e dice che il suo ricordo sfiderà i secoli».Conosce nella croce "gli abissi dell'amoree di misericordia del cuore di Gesù", e così lacroce si ricopre di fiori e di gemme preziose:Oggi la piccola celletta mi sembra cambia-ta in un mistico giardino, i fiori che ador-nano la croce, adagiata sul povero lettic-ciuolo, silenziosi si elevano, e nel loro mutolinguaggio m'invitano alla preghiera.Girando lo sguardo d'intorno, sollevandoloal cielo, mi pare di veder scendere da quel-l'infinito azzurro, una pioggia di perle pre-ziose, di celeste rugiada, che vivifica l'ani-ma mia. Questa pioggia sono le immensegrazie, i lumi, i favori divini che come tantigioielli, adornano l'anima mia preparando-la per quel giorno fortunato, che dovrà unir-si in mistiche nozze al Re dei re (S 201).«Beati gli invitati al banchetto delle nozzedell'Agnello» (Ap 19,9): Sr. Elia, come lasposa del Cantico, è stata, così presto, intro-dotta dallo Sposo nella «cella del vino» (Ct2,4), nella stanza del banchetto nuziale. IlSignore l'ha «attirata a sé» nel giorno diNatale del 1927, a soli ventisei anni: ha volu-to nel mistero della sua piccolezza di bambi-no nato da Maria incontrare la piccola Sr.Elia per condurla, come Sr. Elia aveva scrit-to e desiderato, nei «boschetti del Suoamore». Come augurava l'Arcivescovo, Mons.Cacucci, presentandone gli scritti, Sr. Eliapossa essere davvero per tutti «un pressanteinvito a ripensare cristianamente il progettodella propria vita e soprattutto ad arrender-si, come lei, con amore alla volontà di Dio...per alimentare in ciascuno di noi un cre-scente anelito verso quella "misura alta dellavita ordinaria cristiana" (NMI 31): la santi-tà!».

Ci sono stati conservati i suoi ricchi e pre-ziosi scritti, da poco integralmente pubblica-ti: Scritti, OCD, Roma 2001; Lettere, OCD,Roma 2003.

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Parlare di famiglia oggi non è facile inun mondo in preda al caos e alla frene-sia.La televisione e i giornali fanno spes-so sondaggi su quali siano per i giovanile cose più importanti della vita. Semprepiù emerge, col passare degli anni edelle generazioni, che in una ipoteticascala di valori la famiglia occupa unodegli ultimi gradini, se non, per alcuni,addirittura l�ultimo. Ai primi posti sitrovano altri �valori� quali il denaro, ilpotere, il volere assomigliare a determi-nati personaggi che incarnano il succes-so e la modernità dei nostri tempi.Oggi il significato stesso di famiglia èstato reinterpretato alla luce delle aper-ture della società contemporanea sutematiche nuove e inquietanti, quali ilmatrimonio fra coppie omosessuali, l�a-dozione di bambini all�interno di nucleifamiliari non proprio ortodossi, la con-vivenza non basata sul matrimonioecc� Ciò ha determinato una vera epropria �rivoluzione copernicana� sulconcetto di famiglia, sul valore che essaassume nella vita quotidiana di ciascunodi noi e sui valori che mira a inculcare.Tale ampliamento di vedute e di oriz-zonti è scaturito non solo da fattori poli-tici, ma soprattutto dal cambiamentoculturale della nostra società. È sotto gliocchi di tutti quanto il concetto di fami-glia sia stato relativizzato. Si parla sem-pre più spesso di famiglie allargate, digap generazionale, di famiglie �diverse�.Si è passati da una famiglia patriarcale,prototipo per eccellenza della comunio-ne di affetti, a una famiglia nucleare chesubisce il processo di industrializzazio-ne, determinando un quadro familiare

orientato all�affermazione della propriaindividualità; in altri termini a un tipo difamiglia intimistica che tende ad estra-niarsi dalle tensioni sociali dilaganti.Quale impatto hanno questi stravolgi-menti sociali su noi giovani cristiani?Questi �valori� possono rappresentareanche per noi i nuovi punti di riferimen-to? Esercitano fascino sulle nostre gio-vani menti in evoluzione?Ci siamo interrogati allora su cosarappresenti per noi la famiglia. La fami-glia è la più piccola e antica forma diorganizzazione basata sull�unione di duepersone che decidono, mediante ilsacramento del matrimonio, di vivereinsieme in nome dell�amore. Ed è pro-prio da qui che bisogna partire: dall�a-more, il più grande dono che l�uomo haricevuto da Dio e su cui si deve fondareogni rapporto. Tra gli obiettivi primaridella famiglia c�è, infatti, quello di incul-care l�amore, il rispetto e la solidarietàfraterna, ma anche il perdono e l�umiltà,che sembrano valori fuori moda.La famiglia può essere considerata laprima �scuola� che ci insegna a vivere ead apprendere i veri valori, ed è la fami-glia cristiana quella che mette al suocentro la realizzazione del progetto diDio, a rappresentare la sede principaleper l�educazione dei figli. La famiglia è lacasa che Dio ci ha dato, in cui risiederee trovare protezione, stimoli, riconosci-menti. La famiglia, se così intesa, diven-ta una palestra di vita che fortifica ilcarattere e favorisce l�integrazione congli altri. Per noi giovani cristiani vivere lafamiglia in quest�ottica vuol dire prepa-rarci alla vita sul sentiero che Dio hatracciato per noi. Purtroppo, a volte, ciò

LA AMIGLIA: valori e disvaloriF La tua bellezza sia la mia

- Gruppo giovani di Foggia

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può anche essere di ostacolo nelmomento in cui dobbiamo confrontarcicon la realtà esterna. Può essere trau-matico dover uscire dal guscio, allonta-narsi dalla costante protezione dellapropria casa e della parrocchia e affron-tare la realtà del mondo. Si incontranospesso grandi difficoltà nel confrontarsicon mentalità lontane dalla propria, conaltri �valori�; si conoscono ragazzi chebasano la loro vita sull�opportunismo osull�arrivismo e pensano a realizzare sestessi in un atteggiamento di egoismo edi chiusura, o addirittura cercano diapprofittare delle qualità di qualcunaltro, per perseguire i propri fini. A volteci si sente a disagio per il solo fatto diandare a Messa nel Giorno del Signore,perché per molti la domenica è invece ilgiorno degli aperitivi, dei caffè e dellepasseggiate in centro. Spesso i giovanidel nostro tempo, supportati anche dal-l�esempio delle loro famiglie, mettono al

primo posto la moda, giudicano malechi non la segue, si trovano a loro agiocon la mentalità di questo mondo, nonhanno problemi a relazionarsi con i lorocoetanei che condividono gli stessi valo-ri, o meglio disvalori. Tutto ciò è, sen-z�altro, il frutto di un�educazione troppolontana dagli insegnamenti della Chiesa,anche se la negatività di questo tipo diapproccio non può essere imputata soloai ragazzi: essi si comportano secondol�educazione ricevuta in casa, agisconosecondo i propri modelli che in generesono i genitori. E�, infatti, soprattutto daloro che derivano gli atteggiamenti che igiovani adottano e fanno propri. Quando si parla di famiglia non sipuò prescindere dall�analisi della rela-zione genitori-figli. I rapporti tra genito-ri e figli sono certamente cambiati. Gliinevitabili contrasti generazionali sivanno sempre più intensificando acausa di una società sempre più aperta

Il gruppo giovani della ciomunità di Foggia

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e permissiva che lascia credere ai giovaniche si possa e si debba avere tutto e subi-to. I giovani avanzano pretese che nonsempre i genitori sono in grado di soddi-sfare. Tutto è dovuto, i bisogni immediatisembrano sempre fondamentali, ma inrealtà si tratta spesso di richieste tropposuperficiali che trovano la loro giustifica-zione soltanto nel bisogno di ricevere con-senso all�esterno e di identificarsi con glialtri.È secolare la difficoltà dei figli a seguirei consigli dei genitori. Il giovane alza spes-so una barriera quando un genitore cercadi prospettargli un altro punto di vista. Ifigli dovrebbero obbedire ai propri genito-ri non per obbligo, ma per affetto e fiducianei loro confronti. Sono i genitori le uni-che persone che provano per loro amoreincondizionato, che cercano solo il lorobene e perciò si preoccupano per il loroavvenire e cercano di evitare che commet-tano errori a volte irreparabili.Ma come si fa a preservare un figlio daqualunque pericolo? E� impossibile, peròmolti genitori pensano di poterci riuscireattraverso comportamenti troppo rigidiche spesso danneggiano il rapporto con ifigli. Sempre più spesso si sente dire che ilmomento storico e sociale che stiamovivendo sta minando la famiglia come isti-tuzione e la sta colpendo al cuore distrug-gendo la serenità indispensabile per unabuona convivenza. Tutto ciò causa manife-stazioni di ribellione da parte dei figli, checercano di attirare l�attenzione di genitori,sempre più assenti e troppo presi dai loroproblemi quotidiani, attraverso comporta-menti violenti e distorti; i ragazzi vedonovenir meno i loro punti fondamentali diriferimento e percorrono strade che cre-dono possano portare alla felicità, ma chein realtà spesso portano all�autodistruzio-ne. E� così che i ragazzi si perdono, abban-donano lo studio, cominciano a frequenta-re cattive compagnie e si isolano dal restodel mondo. Il nucleo familiare capace di essere unsolido sostegno e una guida nelle diverse e

difficili tappe della vita del giovane è fon-damentale. Tuttavia anche i genitori hannole loro insicurezze e perplessità; ancheloro possono sbagliare, ma i giovani sonospesso poco indulgenti nei confronti delledebolezze dei genitori e giudicano e colpe-volizzano a spada tratta comportamentiche dal loro punto di vista sono inaccetta-bili negli adulti. Oggi più che mai i genito-ri hanno paura di sbagliare, perché temo-no di urtare la suscettibilità dei ragazzi,spesso troppo fragili di fronte alle insidiedella vita; spesso capita che i genitoridiventino �amici� e �complici� dei loro figliche, di contro, non riconoscono più l�auto-revolezza negli adulti, ma li consideranosolo o troppo protettivi, o �alla pari�. Igenitori sono spaventati, non si sentonoall�altezza della situazione e non riesconoa comunicare con i loro figli. Spesso nellefamiglie non esiste il dialogo e, perciò, igiovani preferiscono confidare i loro pro-blemi agli amici o a persone estranee allafamiglia. Altre volte i giovani accusano igenitori di non essere al passo con i tempi,di non capire che la società è cambiata eche i ragazzi, oggi più che mai, hanno l�e-sigenza di esprimere quello che hannodentro senza sentirsi giudicati o non capi-ti. In una società soggetta a tutti questicondizionamenti, caratterizzata da unrelativismo religioso, dalla mercificazionedel corpo e dei valori, da falsi miti e daricette di felicità che ci trasmettono l�illu-sione di una vita felice e senza preoccupa-zioni, il rischio di uniformarsi ai disvaloricorrenti è sempre in agguato. Ma è in que-sto panorama dalle tinte fosche che lafamiglia deve recuperare il senso della suaidentità, l�importanza del suo ruolo educa-tivo all�interno della società. Soltanto unafamiglia consapevole del carattere trans-eunte e non assoluto della felicità terrenapuò guidare i giovani a riscoprire quelladimensione valoriale che nell�era della glo-balizzazione si è quasi completamenteperduta.

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estimonianza di vita

Lavoro da 25 anni come infermieraprofessionale in un reparto di rianima-zione. Le idee e i sentimenti che le perso-ne vivono e percepiscono nei confrontidella malattia e del dolore e, quindi, deiluoghi di cura, sono le più disparate efrutto delle proprie conoscenze, sensibili-tà ed esperienze. Ma davvero il microco-smo nel quale vivo e lavoro è un mondoa parte persino per gli �addetti ai lavori�. Noi tutti viviamo in un mondo che hapaura della morte, che vive spesso in undelirio di onnipotenza e quindi fadi tutto per evitare il con-fronto con questo miste-ro. Trovarsi da ungiorno all�altro, tal-volta da unmomento all�altro,calati in questadimensione è unarealtà difficile dacomprendere e daaccettare. Della morte per-cepiamo spesso solo l�assurdità,la sofferenza inutile e penosa; per molti èil momento culminante della vita, pertutti è un�esperienza che ci porta alladomanda fondamentale: che senso ha lamia vita? D�altro canto l�esperienza del-l�emergenza continua nella quale vivoinsieme agli altri operatori, ai malati e ailoro parenti è talmente frenetica e pro-blematica, che certe volte non abbiamoproprio il tempo di farci alcuna domandae, spesso, non abbiamo nemmeno la pos-sibilità di prestare cure adeguate, perchéla carenza di personale e il grande nume-ro di richieste di soccorso rende difficilela nostra opera.Vi sto comunicando tutto questo perfarvi comprendere come sia arduo testi-moniare certi valori in un ambiente in cuidi solito non si riesce ad andare oltre l�o-

rizzonte quotidiano, perché il senso dellaprecarietà che si sperimenta è talmenteforte che supera ogni altra percezione. Inquesti contesti si rischia di diventare dis-taccati, talvolta persino disumani, oppu-re si può andare oltre e sperimentare ildifficile, l�impossibile�Si può scoprire, o riscoprire, l�impe-gno dell�amore e della compassione, laricerca e la scoperta degli altri nelmomento del dolore e talvolta dellamorte, il coraggio dei gesti teneri per que-sti corpi distrutti dalla malattia. Imalati hanno molte attesenei nostri confronti espesso si sentonotraditi da colorodai quali si aspet-tano di essereascoltati, ma disolito gli operatorisanitari tendono asfuggire i problemilegati all�ascolto: magarivengono richieste per i pazientianalisi sempre più minuziose, si prescri-vono farmaci su farmaci, ci si accanisceterapeuticamente per tenerli in vita qual-che giorno in più, ma si rifiuta loro la sal-vezza dell�ascolto, la capacità dell�acco-glienza.La nostra medicina moderna spesso, especialmente nei casi gravi, è altamentetecnologica, ma a livello umano muta. Equesto crea un grave malessere non soloin chi subisce questa incapacità di ascol-to, ma anche e soprattutto in chi la attua,perché non si può resistere dentro ildolore, dentro la malattia se si vive tuttoin modo automatico. Il problema è cheimmersi come siamo in un mondo disuoni, costituiamo una società in cui tuttiparlano e nessuno ascolta. Ascoltare l�al-tro non è facile. Perché per ascoltare

- Teresa LoiaconoT Insieme come frateli

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veramente bisognaaccettare l�idea dellalimitatezza della pro-pria vita, bisognaessere passati attra-verso il deserto, assu-mendo la distanzainfinita che separauna persona dall�altrao meglio l�ascoltoavviene nel desertoperché quella distan-za non sarà mai aboli-ta, anche se talvoltapossiamo avere unasensazione di recipro-cità delle coscienze.All�università sidiscute pochissimo dietica e tanto meno dicultura della morte e questo vale pertutte le figure professionali che operanovicino ai pazienti. Questo spiega la diffi-coltà della comunicazione che si vive incerti contesti. Se sapeste com�è difficileessere anche semplicemente umani incerti momenti, in certe condizioni!Io mi sento raramente a posto con lacoscienza e continuo a chiedermi: hofatto tutto quello che potevo per quelmalato, per quel parente, per quel colle-ga? Ho saputo rispettare, accogliere,ascoltare? I pazienti hanno bisogno ditutto dal punto di vista fisico e psichico.Hanno bisogno di essere guariti, se pos-sibile, di essere aiutati a sopportare ildolore, di essere accompagnati verso unamorte dignitosa, se questa è l�unica cosache possiamo fare perloro. I parenti vivono inun�ansia costante,costretti ad essereseparati dai loro cari,in un�altalena di notiziee di informazioni chepossono portare sereni-tà o aumentare l�ango-scia. Poi c�è il problemadel rapporto con glialtri colleghi: ci sono

tante diverse culture,sensibilità, approcciformativi. Spesso glioperatori sanitariassumono dellemaschere per sfuggi-re al problema deldolore e ci sono dellespecifiche malattie daesaurimento fisico epsichico che colpi-scono gli operatorisanitari. Non pensateche sia sempre facileaiutare chi ha biso-gno di tutto. È qual-cosa che ti logora finoal midollo. Certevolte bisogna ancherimotivare le nuovegenerazioni, aiutandole a scoprire deivalori più solidi su cui impostare la vita ela professione; altre volte bisogna riflette-re insieme alle generazioni più matureper vincere il senso di sconforto, diimpotenza, per superare la cultura del�in questo posto non si può cambiareniente�. I momenti di depressione nonmancano. Allora chiedo aiuto al mioistinto materno, anche se non ho figlinella carne, perché ogni terapia, infondo, non può essere altro che un�acco-glienza incondizionata in una cavitàmaterna che prende in cura. E la donnaè dotata di qualità e disposizioni orienta-te ad accogliere l�altro, a comprenderloempaticamente.E d�altro canto chi è per noi cristianimaestra nell�ascoltare econservare nel cuore?Maria nel Vangelo haparlato pochissimevolte, ha invece sempresaputo accogliere eascoltare, ha trovato laparola adatta per giusti-ficare gli uomini neiconfronti di suo FiglioGesù . E tutto questol�ha sempre fatto con

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discrezione, consemplicità, senzaimporre nulla,lasciando solo tra-sparire nei suoigesti, nel suosguardo, nel suosorriso il grandeamore che avevanel cuore, fruttodel suo totaleabbandono in Dio.La mia vitaanche nel contestolavorativo è come un arco teso tra la vici-nanza e la lontananza di Dio. Sono con-vinta che quando ci sentiamo abbando-nati da tutti e siamo tormentati dal dub-bio, è proprio allora che attraverso ildolore giunge a noi la salvezza.Ma come far arrivare questo messag-gio di speranza a delle persone che sof-frono così tanto? Come trovare le paroleche portano Gesù Cristo e la sua reden-zione agli uomini? È questa la mia gran-de difficoltà, questo il mio grande dolore.A volte mi consolo pensando che unacarezza, una stretta di mano alleviano ilsenso di solitudine, altre volte prego insilenzio mentre sto lavorando o faccio unsegno di croce sulla fronte di chi stamorendo, chiedendo al Signore e a Mariadi essere vicinia questi fratellie ai loro paren-ti. Ma certevolte il doloremi attanaglia ilcuore, mi togliela capacità disperare e conti-nuo a sentirmidilaniata tra itanti problemi,come in occa-sione di ricoveriche potrebberoessere rispar-miati a poveri

anziani deside-rosi solo dimorire a casaloro; o proble-mi legati allasuperficialitàdi alcuni ope-ratori sanitariche vivono inmezzo agliammalati comese non li vedes-sero nemmeno,o ancora allamiopia degli amministratori pubbliciimprigionati in pastoie burocratiche epolitiche. Poi dico a me stessa che non sideve giudicare e allora cerco di trovareuna scappatoia umana a delle situazioniche di umano ormai hanno ben poco.Non mi è stato facile scrivere questerighe, ho sempre paura di dire troppo otroppo poco e soprattutto di non riusciread esprimere l�essenziale e di farmi vin-cere dal pessimismo nell�analisi dellesituazioni. Voglio concludere con ciò cheha scritto Etty Hillejum, mentre era dete-nuta nel campo di concentramento, per-ché rende ciò che ho nel cuore: «Mi hairesa così ricca mio Dio, lasciami anchedispensare agli altri a piene mani. La miavita è diventata un colloquio ininterrottocon te, mioDio, un unicogrande collo-quio. A voltequando me nesto in un ango-lino delcampo, i mieipiedi piantatisulla tua terra,i miei occhirivolti al cielo,le lacrime miscorrono sullafaccia, lacrimeche sgorganoda una pro-

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fonda emozione e riconoscenza. Anchedi sera, quando sono coricata nel mioletto e riposo in te, mio Dio, lacrime diriconoscenza mi scorrono sulla faccia equesta è la mia preghiera. Sono moltostanca già da diversi giorni, ma anchequesto passerà, tutto avviene secondoun ritmo più profondo che si dovrebbeinsegnare ad ascoltare, è la cosa piùimportante che si può imparare in que-sta vita. A volte vorrei incidere delle pic-cole massime e storie, ma mi ritrovoprontamente con una parola sola: Dio, equesta parola contiene tutto e non hopiù bisogno di dire altre cose. E la miaforza creatrice si traduce in colloquiinteriori con te, e le ondate del miocuore sono diventate qui più lunghe,mosse e insieme tranquille e mi sembrache la mia ricchezza interiore crescaancora». Simon Weil ha detto: «Per esserecalmi bisogna essere nel dolore di tutti»,ma questo è un cammino impervio emai concluso. Abbiate sempre un pen-siero e una preghiera per coloro che siscontrano ogni giorno con tante difficol-tà e si sforzano comunque di trovare unsorriso o una parola buona per chi sof-fre, anche se essi stessi sono solo degliesseri umani.

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VOCAZIONE AL CARMELOPer il tuo orientamento vocazionale nella famiglia carmelitanai frati, le monache e le suore ti offrono la possibilità di vivereperiodi di riflessione e itinerari di ricerca.

Puoi rivolgerti al reesponsabile:per i frati a Bariper monache a Ostuniperr le suore a Arnesano

25 APRILEXV Giornata della famigliacarmelitana a Foggia

30 APRILE - 1 MAGGIOII Raduno provinciale dei giovaniOasi dei TrulliMartina Franca (TA)

24 MAGGIOGiornata di spiritualitàMonastero CarmelitaneOstuni (BR)

20-22 GUIUGNOAssemblea provincaile Trullo dell�ImmacolataSelva di Fasano (BR)

30 GIUGNO - 2 LUGLIOIV Convegno provinciale del TOCSpezzano Piccolo (CS)

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Siamo arrivati in Perù dagli Stati Unitinel 1949. Sembrano essere passati moltianni per una crescita così piccola; infatti,attualmente nel CommissariatoPeruviano siamo 18 membri professi.Vi sono quattordici chierici (dodicipreti e due diaconi): due, di cui unVescovo carmelitano, Mons. Mike LaFay,vivono e lavorano nella missione diSicuani, due a Josè Galvez, due nellacasa del Noviziato di Cieneguilla e duenella Casa di Formazione di Sant�Elia. Viè soltanto una comunità relativamentegrande di sei persone che operano nellaCasa centrale di Miraflores: due di lorosono nella parrocchia, due nella scuolasuperiore e due svolgono il loro apostola-to presso il Centro di Spiritualità ed illaicato carmelitano. Quattro dei nostrifrati vivono al di fuori del paese: fr.Rodolfo Aznarin è incaricato della forma-zione in Messico, e tre professi stannostudiando teologia in Brasile.Ringraziamo ...Alcune cose positive sono accadutenegli ultimi dieci anni come, ad esempio,il tentativo di diventare autosufficienti edindipendenti, anche finanziariamente,dalla nostra Provincia statunitense(anche se la missione di Sicuani è ancorafortemente finanziata dalla Provincia), edincrementando la nostra autonomia loca-le nel prendere delle decisioni. La crea-zione del Commissariato Peruviano con inostri statuti locali è stato un passoverso questa direzione.Inoltre, anche se non siamo diventatinumerosi, vi è stato un leggero cambia-mento nel personale: da una parte sonodiminuiti i frati del Nord America e quel-

li irlandesi e maltesi presenti nel Paese,dall�altra è cresciuto il numero dei peru-viani del posto, i quali hanno man mano

assunto cariche di responsabilità neidiversi ministeri ed apostolati, come par-roci, presidi delle nostre scuole o forma-tori. Al presente, ad esempio, P. RaulMaravi ed P. Enrique Laguna fanno partedel Consiglio del Commissariato, inoltreil primo è l�attuale direttore delle nostrescuole di Lima e di Josè Galvez, mentre

Il Carmelo in erù- James Geaney, O. Carm. Commissario Provinciale del Perù

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il secondo è il Responsabile dellaFormazione in Perù.Abbiamo compiuto altri passi positivinell�apostolato intraprendendo nuove ini-ziative nell�area della spiritualità con unacasa a Miraflores ed una casa di ritiro aLurin. La Casa di Spiritualità diMiraflores mira soprattutto ai bisognispirituali di un crescente numero di laicicarmelitani e di laici impegnati in gene-rale. Il Direttore della Casa è un laico car-

melitano, Carlos Castagnola, mentre P.Alban Quinn ne è il supervisore. I corsi diteologia fanno parte del programma gior-naliero, così come i corsi speciali sullapreghiera, la spiritualità, la giustizia epace, ecc. Questa casa è anche la sede delCentro delle Comunicazioni del laicatocarmelitano e della Commissione Mista

dei Carmelitani scalzi e noi. Siamo orgo-gliosi dell�opera che P. Alban Quinn e P.Carlos Mesters stanno svolgendo a que-sto livello.Siamo anche orgogliosi del fatto che lanostra casa per ritiri a Lurin è da diecianni al servizio di tantissimi giovani pro-venienti dalle nostre scuole superiori eda altre scuole di Lima. Siamo così con-vinti della necessità di questo tipo diopera, al punto che abbiamo chiesto unprestito alla Provincia per costruire unanuova grande struttura con 64 camere,capace di accogliere 128 persone. Lacasa, con una nuova sala conferenze, salada pranzo ed area lavanderia, dovrebbeessere inaugurata a Dicembre 2005, intempo per l�incontro annuale del nostroCommissariato.Siamo ugualmente orgogliosi del fattoche la nostra casa di noviziato aCieneguilla è spesso al servizio deiCarmelitani dell�America Latina.Quest�anno vi sono tre giovani provenien-ti dal Messico e due dal Venezuela, chesvolgono il loro noviziato qui in Perù.Inoltre nella nostra casa di Josè Galvez sisono svolti corsi di accompagnamentovocazionale di parecchi giovani prove-nienti dalla Bolivia e dal Messico: P.Emilio Rodriguez, che è stato appenaordinato sacerdote a Guadalajara, è statouno di questi giovani.Nella nostra casa di formazione aMiraflores vi sono sette giovani candida-ti, i quali provengono da varie provincedel Perù; vi è la possibilità di avere cin-que postulanti in più per l�anno prossi-mo, grazie alla attiva opera vocazionalesvolta da P. Jorge Remuzgo nella parroc-chia di Ica.Un altro fiore all�occhiello all�inizio delnuovo millennio è l�avvio di un piccolaComunità laicale carmelitana in unadelle zone più povere della nostra par-rocchia di Josè Galvez. Tre giovanidonne, con l�aiuto del nostro Commis-sariato, stanno tentando di condurre unavita carmelitana attiva-contemplativa in

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mezzo ai poveri. È un progetto entusia-smante, anche se non abbiamo idea dicome si svilupperà.E noi preghiamo...

D�altro canto stiamo avendo i nostriproblemi: i cambiamenti demograficinelle nostre parrocchie che richiedononuove strategie pastorali; la diminuzionedegli studenti nella nostra scuola supe-riore di Miraflores, causata dall�attualecrisi economica e dalla concorrenza dimolte altre scuole ben attrezzate dellazona.A causa della mancanza di persone

volenterose e capaci di andare nella mis-sione di Sicuani, abbiamo dovuto lascia-re la nostra parrocchia �adottata� a Yauri.Ci sentiamo ancora impegnati a Sicuani everso i poveri in generale, ma siamo rat-tristati dal fatto che non abbiamo nessu-no da mandare lì. L�unica eccezione èElisabeth Larson, una volontaria laicamandata dalla parrocchia diSant�Anastasia di Teaneck, New Jersey,ad operare nella zona di Sicuani a SanFelipe. Le siamo davvero riconoscenti.Per quanto riguarda la situazione delpaese viviamo un momento relativo di

pace dopo il periodo sanguinoso di ter-rorismo degli anni �80 e dei primi del �90.Grazie all�opera di un gruppo indipen-dente, la Commissione per la Verità e laRiconciliazione, è stata messa fine aglianni di violenza: 70.000 persone, tra civi-li e militari, hanno perso la loro vita inquel periodo. Il nostro compito ora è diassicurare che questo tipo di violenzanon accada mai più.Per quanto riguarda l�andamento del-l�economia, vi sono due economie paral-lele nel paese: una a livello di mercatoglobale dove il Perù paga i suoi debitipuntualmente alla Banca Mondiale edove i banchieri mondiali si congratula-no con noi poiché siamo cosìresponsabili; e l�altra economia èquella reale a livello di persone, cheè la peggiore che esista negli ultimiquarant�anni, per cui le personepovere, ad esempio a Josè Galvez,vivono in maniera precaria esopravvivono a malapena. L�attualeGoverno di Alejandro Toledo èestremamente fragile. Attendiamoora le prossime elezioni che si ter-ranno nel 2006. Nel frattempo restiamo in attesa,speriamo, preghiamo ed operiamonel campo della giustizia e pace,fiduciosi che le cose possano volge-re al meglio e che possiamo fare lanostra parte, anche se piccola maefficace, nel progetto di Dio per ilSuo Regno.??????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????

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Siamo due carmelitane del monasterodi Ostuni. Dietro ripetute richieste diaiuto, la nostra comunità ha scelto diaffiancare l�attività quotidiana di ottosorelle e, grazie all�aiuto di Dio, dei fratiCarmelitani e degli amici, hainviato noi due per alcunimesi. A Roccagloriosa, in questopiccolo monastero che siaffaccia da lontano sul golfodi Sapri, non abbiamo trova-to, come pensavamo, dellesorelle angosciate perché nonhanno avuto fino a questomomento chi continuasse laloro missione di contemplati-ve, ma abbiamo trovato dellesorelle piene di serenità, cor-diali con tutti, sebbene prova-te nel corpo e nello spiritodagli acciacchi della vita.Sono tutte di età avanzata,ma continuano con fedeltà illoro principale impegno di preghiera perla Chiesa e per il mondo.Qui le sorelle ci hanno accolte congrande amore e questo noi lo percepiamocome una grazia perché siamo messenella condizione ottimale per relazionarcisu una base comune che favorisce loscambio di esperienze, il servizio comunecon l�arricchimento di tutti.Ma molto di più, ci sentono come undono prezioso. Ci commuove questau m i l t à .Maestre divita, ci inse-gnano che perognuna, l�altrapersona è�necessità esalvezza�, cheabbiamo biso-gno tutti gli

uni degli altri e che da soli non possiamoraggiungere la felicità.E che dire della loro vita diventata pre-ghiera vivente, per cui nessuno che leincontra se ne ritorna col cuore vuoto!Consapevoli o meno,arricchiscono tutti diquella gioia di vivere chesi diffonde dalla loro pre-senza amabile, umile esilenziosa che si alimentaquotidianamente del con-tatto vivo di Cristonell�Eucaristia e nella suaParola.Gli anni vissuti nelCarmelo, hanno insegna-to loro a guardare la vitacon saggezza e umiltà,ricordandoci che la santi-tà non si trova solo negliavvenimenti eroici, manell�umile accettazionedella propria debolezza enella quotidianità dei giorni vissuti nel-l�abbandono alla volontà di Dio.Alla nostra cara Madre del Carmelo ciaffidiamo perché ci aiuti in questa mis-sione �speciale�. Chiediamo a tutti unapreghiera per un sostegno spirituale checi disponga maggiormente a imitare Coleiche si prodigò con amore per l�anzianacugina Elisabetta. Vogliamo anche noi,sul suo esempio, offrire un sollievo a que-ste anziane sorelle con semplicità e caritàf r a t e r n a ,sicure cheDio nonlascerà dioperare piùdi quanto lan o s t r ap o v e r t àpotrà fare.

La carità che ci nisce e ci rende solidaliU - Sr. Rosadele Sr. Alessia

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NOTIZ

IEDI

CRONA

CALa comunità delle monach.

In basso: scorcio di Roccagloriosa

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VITA CARMELITANA - ANNO 68, N. 130

L�Istituto NostraSignora del Carmelo havissuto a fine anno unparticolare momento difesta. Il giorno 30 dicem-bre 2005 nella cappelladella casa madre in viadei Baglioni a Roma,suor Pierina Cau e suorRita Peixoto, dopo ilperiodo di noviziato,hanno emesso laProsessione temporaneadei voti nelle mani dellasuperiora generaleMadre Maria TeresaNatalizi. La celebrazioneeucaristica, presiedutadal Priore Generale dell�OrdineCarmelitano, P. Joseph Chalmes, è stataparticolarmente sentita, anche perchénella sua persona si è potuto cogliere lapresenza e la spirituale vicinanza di tuttii membri della famiglia religiosa. SuorPierina è originaria della Sardegna,

mentre suor Rita è nata nella lontanaAmazzonia (Brasile). Vite, storie e locali-tà di provenienza diverse, ma unite nelcomune e forte desiderio di consacrarela vita al Signore nel servizio dei fratelli.Un profondo sentimento di pace e digioia ha pervaso le neo-professe, che,pur consapevoli dellepossibili difficoltà, sisono rese disponibili adaccogliere ogni giorno lavolontà del Signore e alavorare nel suo campo,che è la Chiesa, perché ilRegno di Dio si dilatisempre più.

Professione eligiosa a RomaR NO

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GENNAIO/MARZO 2006 31

R Il 21 Novembre 2005 si è tenuta pres-so la Curia provincializia, nel convento diBari, la prima Assemblea provinciale delnuovo triennio 2005-2008. Erano pre-senti i frati delle diverse comunità, imembri del consiglio provinciale delTerz�Ordine e alcuni componenti dellaFraternità Laicale Carmelitana. L�Assemblea si è aperta con il saluto ela preghiera presieduta dal P. Provincialee dalla successiva riflessione biblico-teo-logica proposta da don Michele Lenocisul tema: �Da ricco si è fatto poveroaffinché diventaste ricchi per la suapovertà� (2Cor 8,9). In Gesù il volto delDio della condivisione (Lc 15,31).Don Michele ha presentato la povertàevangelica annunciata e vissuta da Gesù,come l�aspetto meglio caratterizzante lostile di vita dei consacrati. Il relatore hamesso in evidenza la dimensione �misti-ca� della povertà, intesa come dono delPadre che si china verso l�uomo e gli con-cede la grazia necessariaper viverla, rispetto aquella �ascetica�, intesacome sforzo dell�uomodi raggiungere con larinuncia la perfezione acui è chiamato.Don Michele ha evi-denziato anche altriaspetti della povertà diCristo: quello socio-eco-nomico, basti pensare alcontesto della sua nasci-ta; quello oblativo, pro-prio della libertà interio-re con cui si rapportavaalle cose e alle persone,nonchè la totale gratuitàdel suo donarsi agli altri;

fino all�aspetto più prettamente teologicodella povertà nella kènosi della croce, innetto contrasto con la stessa dignità dellanatura umana che Cristo ha assunto.Dopo un momento di condivisione e dirisonanze, che l�intervento di donMichele ha suscitato, il Priore ProvincialeP. Mario Alfarano, ha presentato ilProgetto provinciale per il nuovo triennio2005-2008 che ha per titolo «Ogni cosaera fra loro comune» (At 4,32). Temaguida è quello della condivisione. Perogni anno, tale strumento aiuterà la fra-ternità a riflettere su alcuni importantiricorrenze che la nostra provincia vivrà.In questo primo anno pastorale si ricor-da il centenario della morte della beataElisabetta della Trinità (1906-2006); ilprossimo anno si celebrerà il IV centena-rio della morte di S. Maria Maddalena diFirenze (1607-2007); e infine l�ultimoanno pastorale del triennio, ricorreràl�VIII centenario della consegna dellaRegola Carmelitana daparte di Alberto diGerusalemme (1207-2007). Il padreProvinciale ha esortatovivamente tutte lecomunità religiose atenere in particolareconsiderazione lapastorale giovanile evocazionale.L�assemblea si è con-clusa alle 13,15 con lapreghiera mariana econ un momento convi-viale nel refettorio delconvento.

Assemblea rati- Francesco Ciaccia

NOTIZ

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Frate carmelitabno in preghiera

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VITA CARMELITANA - ANNO 68, N. 132

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La Comunità Carmelitane della Provincia NapoletanaFRATI

BARICuria Provinciale dei CarmelitaniCorso Benedetto Croce, 180 - 70125tel./fax 080/5562741BARIParrocchia Santa Maria delle VittorieCorso Benedetto Croce, 180 - 70125parrocchia tel. 080/5425149convento tel. 080/5424484

CAIVANO (NA)Santuario S. Maria di CampiglioneVia Campiglione, 58 - 80023tel. 081/8313034CAPACCIO (SA)Santuario Madonna del GranatoEremo carmelitano - 84047tel. 0828/723611

FOGGIAParrocchia Maria SS. del CarmineViale Primo Maggio - 71100tel. 0881/635444MESAGNE (BR)Santuario Basilica S. Maria del CarminePiazzale S. Michele Arcangelo, 3 - 72023parrocchia tel. 0831/771081convento tel. 0831/776785

PALMI (RC)Santuario S. Maria del Carmineviale Vittorio Veneto - 89015tel. 0966/22458TARANTOParrocchia del Crocifissovia De Cesare, 37 - 74100tel. 099/4521685

TORRE SANTA SUSANNA (BR)Chiesa Maria Immacolatapiazza Convento, 3 - 72028tel. 0831/746026

MONACHEOSTUNI (BR)Monastero delle CarmelitaneS. Maria Maddalena di Firenzecontrada Campanile - 72017tel. 0831/301293

SUOREARNESANO (LE)Casa Accoglienza e Preghiera �Flos Carmeli�via Materdomini, 30 - 73010tel. 0832/327416

MAGLIE (LE)Casa di riposo �Annesi Capece�Via Carducci - 73024tel. 0836/485467FOGGIADiscepole di S. Teresa del B. G.Scuola Elementare e Maternavia G. L. Radice - 71100tel. 0881/636175

sito dell�Ordine Carmelitano: www.ocarm.org

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