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Direttore responsabile Giovanni Coviello n° 266 - 25 gennaio 2014 - euro 1,20 www.vicenzapiu.com V icenza Più Periodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici Dopo le alluvioni che trasformano i terreni e le strade in laghi minacciosi e la cui origine vera e principale poggia sul degrado del territorio e sulla cementificazione pubblica e privata, Vicenza soffre anche nei suoi pozzi dove affiorano gli effetti di decenni di inquinamento incontrollato e al solo servizio del profitto Mal d’acqua Lavora con i media del network VicenzaPiù Per un ulteriore potenziamento sul territorio cerchiamo collaboratori e corrispondenti per ‘coprire’ le città, i paesi e le aree delle nostre testate giornalistiche. Prendiamo in esame curricula (da inviare a [email protected]) di giovani (pubblicisti e non) che vogliano maturare esperienza nel mondo della comunicazione. Analoga ricerca è rivolta ad agenti che, vendendo pubblicità per i media del gruppo VicenzaPiù, trovino un’adeguata fonte di guadagno in un ambiente professionale e contribuiscano al rafforzamento dell’informazione indipendente. Inviare i curricula a info@ mediachoice.it Pay what you want Paga quello che vuoi per supportare l’informazione indipendente e sfoglia co- modamente in digitale i pe- riodici VicenzaPiù, la vetrina senza diaframmi su “Fatti, personaggi e vita vicentina”. Clicca su ww.vicenzapiu.com

Vicenzapiu 266

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VicenzaPiù n. 266, settimanale indipendente di vita di Vicenza e del Vicentino

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Direttore responsabile Giovanni Coviello n° 266 - 25 gennaio 2014 - euro 1,20

www.vicenzapiu.com

VicenzaPiùPeriodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici

Dopo le alluvioni che trasformano i terreni e le strade in laghi minacciosi e la cui origine vera e principale poggia sul degrado del territorio

e sulla cementificazione pubblica e privata, Vicenza soffre anche nei suoi pozzi dove affiorano gli effetti di decenni di inquinamento incontrollato

e al solo servizio del profitto

Mal d’acqua

Lavora con i media del network VicenzaPiùPer un ulteriore potenziamento sul territorio cerchiamo collaboratori e corrispondenti per ‘coprire’ le città, i paesi e le aree delle nostre

testate giornalistiche. Prendiamo in esame curricula (da inviare a [email protected]) di giovani (pubblicisti e non) che vogliano

maturare esperienza nel mondo della comunicazione.

Analoga ricerca è rivolta ad agenti che, vendendo pubblicità per i media del gruppo VicenzaPiù, trovino un’adeguata fonte di guadagno in un ambiente professionale e contribuiscano al rafforzamento dell’informazione indipendente. Inviare i curricula a [email protected]

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Prima che Cub Vicenza stigmatiz-zasse venerdì 17 gennaio il vice

sindaco Jacopo Bulgarini d'Elci, ga-rante del "galantuomo" Matteo Mar-zotto ma all’attacco dei dipendenticon la sua amministrazione per laquestione dei famosi “accessi” al si-stema informatico, avevamo regi-strato la rubrica Il Libero curata perin settimanale televisivo di Vicenza-PiùTv, "Chiaramente non solo cal-cio", dal prof. Renato Ellero, già do-cente di diritto penale e senatore,che ne dedicava qualche minutoproprio a Bulgarini e al giovane Mar-zotto, oltre che Hüllweck e Variatiesprimendosi in sintesi così: «Bul-garini chi? Matteo Marzotto lo co-nosce la procura di Milano. Hül-lweck e Variati, due errori».L’intervento è scaricabile on demandsul canale Youtube diVicenzaPiu.com e VicenzaPiuTv(http://www.vicenzapiu.com/leggi/ellero-bulgarini-chi-e-costui-matteo-marzotto-lo-conosce-la-procura-di-milano-) ma accompagniamo qui

come abbiamo fatto sul web queiminuti con qualche nostra conside-razione, amara almeno come quelladella Cub Vicenza, a cui, in questocaso, aderiamo in toto (tra l'altro ilprof Ellero è stato il legale di Cub adifesa dei dipendenti comunali a cuiaccenna il sindacato conflittuale piùforte in Comune). Che la politica italiana ormai abbiaben poco di politico (attività per lacittà, cioè) e molto, troppo, invece,viva e si alimenti di rapporti opachie di gestione di affari è cosa risaputa.E in questo campo almeno Vicenzanon è seconda a nessuno. Odorano(puzzano?) di nepotismo nominecome quella a vice sindaco di Bul-garini, direttore responsabile permesi del giornale comunale pur sesospeso dall'ordine e sbugiardato an-che quando dichiarò di essersi "di-messo" da portavoce e capo di gabi-netto del sindaco (era solo in ferie ...retribuite) per evitare conflitti d'inte-resse col ruolo di organizzatore dellacampagna elettorale del 2013. E sco-vato, lui bravissimo nel comunicareper conto terzi ma confuso nel di-stinguere il privato dal pubblico, conpalesi interessi incrociati con quellipubblici sciolti, però, non dimetten-

Variati garantisce per Bulgarini e il suo vice perMatteo Marzotto: stavolta siamo con la Cub di Vicenza

dosi dal ruolo, fiduciario per sceltadi Achille Variati e che richiede fidu-cia ai cittadini, di rappresentantedella città ma da quello, sempre ri-pristinabile, delle società che per ilpubblico lavoravano all'insaputa deicittadini ma non certo di chi lo hanominato portavoce prima e vice sin-daco ora. E' in questa logica di opa-chi rapporti con la città che nasceanche la doppia presidenza, delCuoa e della Fiera di Vicenza, affi-data a Matteo Marzotto, rampollo diuna famiglia che molto ha dato inpassato al territorio ma molto di piùha ripreso ora. Prima vendendo perpuro profitto le sue fabbriche e az-zerando il lavoro, poi infognandosiin un'inchiesta per una maxi eva-sione fiscale per la quale ha dovutopagare decine di milioni con alcunimembri del casato che hanno prefe-rito patteggiare piuttosto che essereprocessati come il bel Matteo. Che,perciò forse, viene additato al mondoimprenditoriale locale come esem-pio visto che è ora presidente delCuoa, la prestigiosa business schooldi Altavilla, e alle imprese straniere,che arrivano nella Fiera di cui è acapo, come espressione del made inItaly più tristemente noto all'estero,

da L'Espresso n. 3 - 23 gennaio 2014

di Lirio Abbate

Più che un tribunale sembra il di-scount delle grandi occasioni. Una

fiera dove la crisi fa arrivare di tutto:dagli hotel alle fabbriche, a prezziscontatissimi. Ma all'asta sarebbero fi-niti anche incarichi professionali mi-lionari, assegnati al miglior offerente.O preziosi paracadute per imprendi-tori spericolati dalla mazzetta facile.L'intrallazzo romano è sempre unaminiera di cronache incredibili, ma ilracconto del tribunale fallimentare ca-pitolino fatto da uno dei suoi stessimagistrati supera ogni fantasia: è uncirco, dove vanno in scena politici emannequin, boss e cantanti. L'ex mi-nistro Franco Frattini telefonava al giu-dice per "raccomandare" un suoamico architetto che doveva far fallire"dolcemente" una società che gestivaminiere di oro e diamanti in Africa.La cantante e presentatrice tv Stefania

La Fauci apriva la strada a suoi cono-scenti per acquistare aziende e alber-ghi. L'attrice e modella cinese DongMei sarebbe stata utilizzata dal marito,Federico Di Lauro, commercialista at-tivo nei fallimenti, per dirottare in Asiagrosse somme di denaro che proveni-vano illegalmente dalle procedure giu-diziarie. E poi magistrati corrotti che aggiusta-vano sentenze, curatori infedeli, av-vocati che falsificavano carte e testi-moni. Alcuni erano già stati arrestatiquasi vent'anni fa nell'inchiesta TogheSporche su Cesare Previti e poi pro-sciolti, altri sono figli di magistrati ci-tati in quell'istruttoria. Un bazar dovetutto era possibile, descritto nei lunghiverbali di Chiara Schettini, fino al2009 giudice della stessa Fallimentare.Una dama ben introdotta nei salottiromani, che ha vissuto tra l'attico ca-pitolino, l'appartamento di Madonnadi Campiglio, quello di Parigi e l'altrodi Miami, proprietà che sostiene diavere ereditato dalla madre. Poi nello

scorso giugno è stata arrestata, conl'accusa di corruzione e peculato, edopo mesi di cella ha deciso di con-fessare davanti al procuratore aggiuntoNello Rossi e al sostituto Stefano Fava.Ha chiamato in causa giudici, legali,commercialisti e pure il padre di suofiglio, l'avvocato Piercarlo Rossi. «Mirendo conto di aver sbagliato e l'espe-rienza del carcere che ho vissuto, in-giustamente, mi ha fatto cresceremolto, mi ha migliorata, ho preso co-scienza di gravi mie leggerezze, per-ché mi sono fidata di Piercarlo Rossidi cui ero innamorata». Anche lui èfinito agli arresti. E anche lui ha rico-nosciuto parzialmente le sue respon-sabilità, completando questo affrescodi malaffare su cui ora indagano leprocure di Roma e Perugia.Ora su molti punti Chiara e Piercarlosi accusano reciprocamente, ma l'in-treccio delle loro rivelazioni offre unaricostruzione grottesca della sezionefallimentare: gli amici più spregiudi-cati vengono protetti o fatti arricchire,

l'evasione, e dei cui cultori locali hoavuto tristemente esperienza perso-nale nel mondo del volley e dei co-siddetti sponsor (sponsor chi?, sichiederebbe Renzi). Per questo mioessere transitato in questo particolaremade in Italy io, che me ne ritengocorresponsabile, mai, pur potendoguardare tutti in faccia non avendomai preso un euro per me stesso, mi

sognerei di accettare un incaricopubblico fiduciario, che pure mi fuofferto in cambio delle grazie per ivertici politici locali dei media chemi onoro di dirigere. Ma Matteo può,può addirittura due volte grazie alsuo solo nome ... come ha sostenutoil sempre sincero Bulgarini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Giovanni Coviello

Su L'Espresso n. 3 del 2014 silegge: "cause truccate, tangenti,

favori. In un tourbillon di magistrativenduti, politici, top model cheesportano milioni. Un pentito rac-conta". I fatti si riferiscono a Roma,

ma potrebbero riferirsi con altrinomi dei protagonisti ma con ruolisimili ad altri tribunali. Anche a Vi-cenza? Rumors intorno al palazzoci sono, su qualche fatto avremmoanche domande dirette da fare, maci vorrebbe un po' di coraggio inpiù ... Soprattutto da parte di quegliavvocati, commercialisti, imprendi-tori, fornitori che si ritengono vittimedel presunto sistema ma che non

Corruzione al tribunale: voi fallite, noi rubiamo osano denunciarlo visti i nomi alti-sonanti di chi lo gestirebbe, siacome registi che come "utilizzatorifinali", studi (mega studi?) di con-sulenza e professionisti (molto noti?)con pochi scrupoli e molti agganciin primis. Ci vuole coraggio da partedelle presunte vittime nel non limi-tarsi a ipocriti silenzi, che saprebberoaltrimenti di gravi corresponsabilitàse i fatti da loro lamentati fossero

veri o di subdolo insulto all'onestàdi chi loro accusano solo nelle se-grete stanze delle lagnanze se i loroj'accuse" fossero falsi. Non saràcerto il silenzio a sconfiggere quelsistema, se c'è, e i danni enormi,economici e sociali, che procure-rebbe, ma servono fatti, testimo-nianze e documenti. Sperando chei rumors siano falsi ma sollecitandoprove del contrario, se esistessero,

per valutarle ed eventualmente pub-blicarle, noi, intanto, pubblichiamol'inchiesta de L'Espresso: potrebbeservire da stimolo a fare chiarezzae, quindi, a qualcosa di più che nonsolo a informare su una Roma mal-sana che condanniamo ma che cor-riamo il rischio di scoprire anche qui,a Vicenza. Magari con colpevole ri-tardo.

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di Pietro Troncon

/ Achille Variati e Jacopo Bulgarini d'Elci

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GIORGIO LANGELLA

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Ospiti fissi Chiaramente CalcioRENATO ELLEROANDREA LIBONDI

VicenzaPiù.comVicenzaPiù

gli imprenditori senza coperture e iloro dipendenti finiscono invece in ro-vina. La Schettini non ha dubbi nel-l'indicare il responsabile di questo si-

stema: Tommaso Marvasi, da settem-bre 2012 presidente del tribunale

continua a p. 14

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Da una parte c’è l’Esercitocon i tour dimostrativi a

Gardaland e sulle spiagge, o ma-gari con la divisione degli stu-denti in "pattuglie" per lezioni ditiro con la pistola ad aria com-pressa e percorsi "ginnico-mili-tari" in uno dei progetti di “Alle-nati per la vita” , una sorta dieducazione militare scolasticanelle scuole superiori. Dall’altraparte invece il movimento catto-lico Pax Christi, ha promosso unaserie di contro-iniziative per“smilitarizzare” le scuole che ora

arrivano anche a Vicenza. Il primo appuntamentodell'anno c’è stato mercoledì 22 gennaio pressoil Centro Comunitario di fianco alla chiesa di Vi-gardolo, frazione del comune di MonticelloConte Otto nel quale don Renato Sacco, coordi-natore nazionale di Pax Christi, ha parlato dellaCampagna “Scuole smilitarizzate” che si sta dif-fondendo in tutta Italia. Da anni i movimenti perla pace denunciavano una intrusione crescentedelle forze armate nei programmi formativi dellescuole italiane e ora hanno attivato una serie diiniziative che aiuteranno i docenti e gli studentia dare maggiore risalto all’educazione alla citta-dinanza e alla pace per i giovani. Per informa-zioni sulla campagna e per i contatti per lanciarlanel vostro territorio con richiesta dei materiali didiffusione l’indirizzo da utilizzare è [email protected]

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Militari nelle scuole, a Vicenza èpartita la controffensiva Pax Christi

I quadri pratesi contesicon la BpVi tornano acasa, temporaneamente

di Edoardo Andrein

Colpo di scena nella querelletra la città di Prato e la Banca

Popolare di Vicenza: i quadridella Galleria degli Alberti torne-ranno nella città toscana, anchese solo temporaneamente. Comeriportato da Il Tirreno, il sindacodi Prato Roberto Cenni ha annun-ciato durante la trasmissione“Prato Diretta Sera” su ToscanaTvche “i vertici della banca vicen-tina hanno acconsentito a per-mettere l’organizzazione, che siterrà nel mese di ottobre, di unagrande mostra con tutti i capola-vori della Galleria degli Alberti edi quelli storicamente appartenutialla Banca Popolare di Vicenza".Si torna, quindi, a parlare delcaso che nel luglio 2013 ha sca-tenato la città toscana contro laBanca Popolare. Lo spostamentoa Vicenza dei quadri della Galle-ria degli Alberti a Prato era statovissuto infatti dalla città come "unsaccheggio di opere d'arte". Lacontroversia, dopo essere appro-data in Parlamento con un’inter-rogazione dei ministri toscani eaver visto la mobilitazione deigiovani pratesi, sembrava essersichiusa a settembre con l’apprododei quadri contesi nella sede ro-mana della Banca Popolare di Vi-cenza. A quanto pare, però, nonè così. I quadri, divenuti legitti-mamente di proprietà dell’istitutodi credito berico dopo l’incorpo-

razione della Cassa di Risparmiodi Prato, in autunno tornerannoin Toscana in compagnia dell’in-tera collezione artistica dellaBanca Popolare di Vicenza. Unritorno temporaneo che sembrasoddisfare il sindaco Cenni, cheparla di "una scelta opportunadella Banca per relazionarsi conil nostro territorio”. Parole cheescluderebbero la possibilità,espressa dallo stesso sindaco adottobre, di procedere contro Zo-nin con un ricorso alla Sovrin-tendenza; oppure un segno del-l'arrendevolezza" del sindaco,come la definiscono gli opposi-tori di Cenni, di fronte al cre-scente peso assunto dalla BancaPopolare di Vicenza a Prato.

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di Martina lucchin

/ La Crocefissione di Bellini

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Sul n. 264 di VicenzaPiù del 21dicembre (edizione cartacea in

omaggio a 12.000 lettori) e sul n.265 del 28 dicembre (edizione webin omaggio a tutti) abbiamo pubbli-cato un’intervista ritratto di Luc Thi-bault il “sindacalista conflittuale”della Usb Greta Alto Vicentino danoi nominato Persona dell’annodopo essere stato scelto in una qua-terna che comprendeva MassimoD’Angelo della Filt Cgil, Maria RitaDal Molin, presidente del Centro diServizio per il Volontariato di Vi-cenza, e Giorgio Langella, segretarioregionale del PdCI. Il 16 gennaio,con notevole tempismo, Fabrizio Ni-coletti (che si firma Segreteria CgilVicenza Responsabile Organizza-

zione), con oggetto “intervista su Vi-cenzaPiù n.264 del 24 gennaio2014”, scrive alla “nostra” Personadell’anno così: “Egregio Signor Thibault, in riferimen-to alle sue dichiarazioni rilasciate alperiodico VicenzaPiù n.264 del 21 di-cembre u.s., la nostra Organizzazio-ne, dopo aver effettuato una primaindagine interna, respinge la sua rico-struzione dei fatti accaduti in Polido-ro e le accuse mosse alla Cgil. Poiché,però, intendiamo fare piena lucesull’accaduto, Le chiediamo di volercifornire informazioni circostanziate eriscontrabili. In assenza di ciò, le suedichiarazioni sono da ritenersi merapropaganda e strumentale diffama-zione a mezzo stampa. Restiamo inattesa di gentile riscontro. FabrizioNicoletti Segreteria Cgil Vicenza Re-sponsabile Organizzazione”Non sappiamo cosa ha risposto LucThibault, ignorato per definizione

La Cgil “attacca” la Personadell’anno di VicenzaPiù

dalla Cgil che ha firmato accordi cheescludono sindacati come la suaUsb dalla rappresentanza sindacalema da smentire subito se tocca iconfederali o, almeno, certi confede-rali. Ma è obbligo nostro risponderea Nicoletti che, se solo avesse lettoanche il n. 265 pubblicato 7 giornidopo il 264 a cui fa riferimento e co-munque, 20 giorni prima della suarisentita lettera al delegato della Rsudella Greta Alto Vicentino avrebbeletto che c’erano alcune correzioni,legate ad errori di trascrizione. Unariguardava il costo dell’ospedale diSantorso che noi, fieri critici dell’as-senza di trasparenza di quell’appalto(vero Cgil?, vero brumoso osservato-rio dei confederali?), avevamo ridot-to a pochi milioni invece che adalcune centinaia… Poi avevamo resopiù difficile al buon Luc la ricerca diuna nuova compagna, dopo la tragi-ca morte della moglie per amore

della quale si era trasferito dallaFrancia a Schio: avevamo, infatti, at-tribuito erroneamente e fotografica-mente a Thibault una nuovacompagna, refuso politico di no-menklatura (Luc parlava di «unacompagna») oltre fotografico, vistoche la foto era quella della figlia acui era abbracciato. L’altra correzio-ne riguardava la frase incriminata daNicoletti che, in risposta alla nostradomanda Quando hai deciso di ade-rire all’Usb e perché?», sul 264 attri-buiva a Luc Thibault questa risposta:«Quando lavoravo alla cooperativaPolidoro ho perso le dita dentro aduna pressa e lì è iniziata la mia guerracontro i sindacati. Ero iscritto allaCgil e quando ho chiesto di difender-mi loro mi hanno detto: “noi ti difen-diamo ma non vogliamo comparirenel processo”. E volevano anche chefacessi passare l’infortunio come unincidente domestico. A quel puntoho deciso di prendere un avvocato inprivato e non ho voluto l’aiuto dellaCgil per principio. Il giorno in cui hovinto la causa ho strappato la tesseradella Cgil. A quel punto ho iniziato aconoscere i Cub, i sindacati di base,e tre anni fa ci siamo uniti con altrisindacati ed è nata l’Usb». Sul n.265, dopo nostro controllo degli ap-punti su segnalazione di Luc stesso(a riprova che lui merita per noi il ti-tolo di Persona dell’anno), ripubbli-cavamo la frase corretta e altrettantofacevamo sul web per il pezzo ripro-dotto il 26 dicembre alle ore 18.10.Perché se noi sbagliamo ci correg-giamo con trasparenza totale. La fra-se sulla Cgil, ugualmente critica macorrispondente al pensiero dell’inter-vistato, era quindi: «Ero iscritto allaCgil e quando ho chiesto di difender-mi loro mi hanno detto: “noi ti difen-diamo ma non vogliamo comparirenel processo”. La cooperativa ed unaparte dei soci volevano che facessipassare l’infortunio come un inciden-te domestico. A quel punto ho deci-so di prendere un avvocato in privato

e non ho voluto l’aiuto della Cgil perprincipio…».Per ulteriore trasparenza ripubbli-chiamo qui l’intero articolo ad usumCgil e di chi non avesse letto il 26 di-cembre e il 28 dicembre le versioniesatte (e non ci si dica che questofarà piacere soprattutto a Luc Thi-bault, Persona dell’anno …) ma fac-ciamo una domanda a FabrizioNicoletti “Segreteria Cgil Vicenza Re-sponsabile Organizzazione”: eraproprio necessario scrivere ufficial-mente a Luc Thibault accusandolo,se non avesse comprovato il suo dire,di «mera propaganda e strumentalediffamazione a mezzo stampa”»?Non sarebbe stato più semplice veri-ficare, prima, magari direttamente etelefonicamente (con Thibault e, ma-gari con noi) quanto ben prima del16 gennaio, data della lettera di diffi-da, era stato già corretto? Gentile Fa-brizio Nicoletti la sua lettera, tardiva,purtroppo, assomiglia a una delletante che riceviamo noi da chi, gene-ralmente affaristi e malaffaristi, nongradisce appunti ma, bisogna dirlo asuo vantaggio, almeno questa voltala Cgil ufficiale di Via Vaccari, ben di-versa da quella che ci piace di piùcome quella, per intenderci, di sinda-calisti “ruspanti” e non carrieristicome Massimo D’Angelo e GiulianoRaimondo ad esempio (non censura-teli ulteriormente, però, per questonostro modesto atto di stima, ora!),scrive qualcosa mentre da tempo im-memore non risponde, né per iscrittoné verbalmente, alle tante domandeche le abbiamo posto sui nostri me-dia. Nicoletti, se a noi non potevachiedere, per manifesta intolleranzadella sua segretaria Marina Berga-min, almeno a Luc Thibault potevafare domande dirette... Ma, dimenti-cavo, l’Usb non ha diritto di rappre-sentanza, lo ha stabilito con la firmadi Susanna Camusso la democraticae operaia Cgil nazionale.

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24 gennaio 2014 pag5

Ma Luc Thibault aveva già chiesto di correggere un’imprecisione nella sua intervista, cosa fatta da VicenzaPiù benventi giorni prima delle rimostranze della Segreteria Cgil Vicenza. Che non riconosce la rappresentanza Usb ma scrivea un suo delegato accusandolo di una inesistente “diffamazione a mezzo stampa”

di Giovanni Coviello

/ La sede Cgil di via Vaccari

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pag624 gennaio 2014

Ogni dicembre il settimanale americano Time conferisce il riconoscimento di “Uomo dell’anno” a chi nel mondo ha avuto la maggiore influenza,nel bene o nel male, nei dodici mesi dell’anno appena concluso. Quest’anno è toccato a Bergoglio, definito “Papa della gente”. VicenzaPiù non ècerto Time e la nostra vetrina è sul Vicentino non certo sul mondo, ma da questo ultimo numero del 2013, dopo 8 anni in cui i vicentini ci leggonoanche a dicembre, vogliamo anche noi iniziare a dedicare la copertina e qualche pagina a chi secondo il nostro modesto parere ha messo animae corpo per cambiare lo status quo e offrire una prospettiva di vita diversa alla gente... di Vicenza. Senza pensare solo a se stesso. Non sono certol’Uomo dell’anno o la Donna dell’anno il vicentino o la vicentina che vi proponiamo per la prima volta nel 2013 ma per noi degna d’attenzioneè la “Persona dell’anno”. Quest’anno erano in ballo anche Giorgio Langella, Maria Rita Dal Molin e Massimo D’Angelo, solo alcuni tra i molti altriche meriterebbero pagine e copertine. Quando si sceglie si può anche sbagliare, ma di certo lo “schivo” Luc Thibault, la prima “Persona dell’anno”per VicenzaPiù, sarà il primo a “scusarsi” per la nostra scelta. Un motivo in più per nominarlo.

Il direttore

La persona dell’anno

Il francese Luc Thibault è la “Persona dell’anno” di Vicenza

Ristampa del n. 265 del 28 dicembre 2013

Luc Thibault, sindacalista dibase e conflittuale, si è battuto

per la sicurezza dei lavoratori e illoro diritto di esprimere libera-mente i propri rappresentantinella Rsu dell’azienda per cui la-vora; ha denunciato senza timorei passi falsi dei sindacati confede-rali e gli inciuci delle cooperative“rosse”; ha alzato la voce e mani-festato per fare chiarezza sul pro-ject financing dell’ospedale diSantorso e sul processo MarlaneMarzotto. Luc Thibault è un sinda-calista di lotta che fa dell’onestàpersonale la bandiera delle sueazioni. Ma oltre al sindacalista tar-gato Usb, sigla esposta anche sulcancello della sua casa a Schio,c’è l’uomo: un padre e un compa-gno, allergico ai gatti, ex fumatoreincallito, che parla in dialetto ve-neto con accento francese. Pro-viamo a conoscerlo meglio, luiscledense da anni ma nato ad An-gers l’11 giugno 1958. Luc Thibault sei nato e cresciutoin Francia ma vivi in Italia ormaida tanti anni. Cosa facevi in Fran-cia prima di venire qui?Combinavo casini come qua.Prima guidavo la metropolitana epoi i pullman, inizialmente a Pa-rigi e poi mi hanno messo in pu-nizione e spostato nelle banlieueperché avevamo scioperato peravere condizioni di lavoro e sti-pendi migliori. Iniziavo ad esserestufo però perché guidare a Parigiè davvero stressante, all’epoca unpullman faceva una media di 10km all’ora. È successo che in Italiami sono innamorato e quando mia

moglie mi ha detto “o me o te”, aventinove anni, mi sono trasferitoa Schio. Ho iniziato facendo moltilavori, l’autista di pullman, il me-talmeccanico alla Polidoro, il fale-gname e nel 2005 sono entratoalla Greta Alto Vicentino Am-biente (società di Schio che gesti-sce il ciclo integrato di rifiuti doveUsb è il primo sindacato nellaRsu, ndr). E qui ho costruito unafamiglia. Mia moglie è mortaquattro anni fa. Mio figlio ha 22anni e studia psicologia del lavoroa Padova, ma mi ha già detto che,finiti gli studi, se ne andrà dall’Ita-lia. Mia figlia di 21 anni studiaalla Ca’ Foscari di Venezia, adessoè in Erasmus a Parigi con un con-tributo dello stato di appena 150euro! E questo dimostra che pur-troppo l’università è un lusso. Come vedono i tuoi figli il tuo im-pegno da sindacalista?A volte non troppo bene perché iltelefono continua a suonare esono spesso via per le manifesta-zioni. Ma sanno che il mio impe-gno è anche per loro. I miei figlihanno viaggiato, hanno visto cheil mondo è come una pentola apressione e che quello che è suc-cesso in Grecia presto potrebbesuccedere anche qua. Capisconoche lo faccio anche e soprattuttoper i giovani perché, a differenzadella mia generazione, quella cheha vissuto il 68, adesso i ragazzinon hanno un futuro e quindinemmeno delle ragioni di vita. Mibatto perché presto questo finisca. Quando hai scoperto di avereun’anima da sindacalista?Fin da quando ero bambino. Sononato nel 1958, nel periodo dellaguerra di Algeri e della guerra delVietnam. Tutti i giorni vedevo leimmagini dei bombardamenti e ri-cordo ancora una bambina cheaveva la schiena che prendevafuoco. Penso che vedendo quella

scena sia nata in me la repulsione,che sento ancora oggi, verso que-sta società. Poi un giorno, forsequando avevo dodici anni, c’èstata una manifestazione nellacittà dove abitavo. Ho assistitoalla carica della polizia contro glioperai e quando uno di loro si ènascosto sotto la macchina, l’-hanno preso e picchiato. Questacosa mi ha acceso la ribellione nelsangue. Avevo una famiglia perbene e ricca, ma vedendo questonon sono più stato in grado di ac-cettare quella realtà.Quando hai deciso di aderireall’Usb e perché?Quando lavoravo alla cooperativaPolidoro ho avuto un grave infor-tunio alle dita di una mano finitadentro ad una pressa e lì è iniziatala mia guerra contro i sindacati.Ero iscritto alla Cgil e quando hochiesto di difendermi loro mihanno detto: “noi ti difendiamoma non vogliamo comparire nelprocesso”. La cooperativa ed unaparte dei soci volevano che facessipassare l'infortunio come un inci-dente domestico. A quel punto hodeciso di prendere un avvocato inprivato e non ho voluto l’aiutodella Cgil per principio. Il giornoin cui ho vinto la causa ho strap-pato la tessera della Cgil. A quelpunto ho iniziato a conoscere iCub, i sindacati di base, e tre annifa ci siamo uniti con altri sindacatied è nata l’Usb.Qual è la causa per cui ti sei im-pegnato e che ti ha reso più fiero?Quello che siamo riusciti a farealla Greta Alto Vicentino Am-biente. Noi dell’Usb abbiamomesso in sicurezza i lavoratori dasoli dall’inizio alla fine e di questovado molto fiero. E abbiamo fattodi tutto perché ci fosse un sinda-cato, perché crediamo che qual-siasi lavoratore con qualsiasi ideapolitica abbia il diritto di essererappresentato. Abbiamo lottatotanto, prima alla C.i.a.s nel 2005(cooperativa di nettezza urbana,ndr), poi alla Greta e dal 2007anche in Ava (Alto Vicentino Am-biente srl, ndr), ottenendo la mo-difica delle buche dove i camionscaricavano i rifiuti. Non erano anorma e camion ed autisti sonocaduti dentro più volte a quellebuche di sei metri. Alla Greta in-vece, anche grazie a noi, in treanni tutti i mezzi sono stati messia norma. Per avere questo risul-

tato, purtroppo, abbiamo dovutoaspettare la morte nel 2011 di uncollega, Raffaele Sorgato, in uncamion che non era in sicurezza.Non potrò mai dimenticarlo per-ché era proprio un bravo ragazzo. Non sempre però le vostre batta-glie vanno a buon fine. Cosa tispinge ad andare avanti?In Italia c’è una disinformazionedi massa. La gente non sa peresempio che il costo dell’ospedaledi Santorso sarà di un miliardo dieuro, non si parla del fiscal com-pact che costringe gli italiani a pa-gare per un debito contratto dapolitici e banchieri né si sa afondo dei bombardieri che il go-verno continua a comprare. Noicontinuiamo a fare una controin-formazione, a dire quello che isindacati non dicono. A compor-tarci come dovrebbe fare un verosindacato, perché non si può es-sere sia dalla parte dei padroniche degli operai: o stai con glisfruttati o con chi sfrutta. Noistiamo e combattiamo con i lavo-ratori. Una cosa su cui non tran-sigo è l’onestà personale epolitica, perché non si può predi-care una cosa e fare il contrario.

Anche nei momenti di sconforto,quando ti accorgi che la gentenon reagisce, si va avanti. Perchése pensi che un altro tipo di so-cietà e modo di vivere siano pos-sibili, non puoi altro checombattere e continuare. Cosa ti aspetti dal 2014 per gliitaliani, per te e per tuoi figli?Il 2014 sarà l’anno del big bangper l‘Italia. Tutti gli indicatori eco-nomici dicono che la ripresa nonc’è, la produttività cala e l’exportanche. E in più questo governo egli altri non fanno niente, anzipeggiorano la situazione, alzandol’età pensionabile e non conside-rando il crescente tasso di disoc-cupazione. È una societàcondannata a morte e che con-danna migliaia di persone a mo-rire, in cui si distrugge quello chesi produce perché si producetroppo. L’anno prossimo potrebbeessere quello buono. Per questonoi continuiamo a dire che dob-biamo cambiare: serve una so-cietà che sia a misura dell’uomo enon il contrario. Per me, invece,desidero un po’ più di pace e tran-quillità, anche se so che è impos-sibile, perché quando fai la guerrail nemico è dappertutto. E per imiei figli spero che abbiano un fu-turo migliore, che conoscanoun’altra società e che abbiano deifigli a loro volta. Si dice che i figlisono la tua immortalità. Ecco, ve-dere i figli dei miei figli è quelloche desidero di più, sperandoanche che siano dei piccoli lotta-tori. Se il desiderio di Luc sarà esau-dito ci sarà di sicuro un altro can-didato alla Persona dell’annomade in Thibault.

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di Martina Lucchin

/ Luc con la figlia

/ Alla Greta per Raffaele Sorgato

/ Luc Thibault manifesta

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24 gennaio 2014 pag7

Da VicenzaPiù.com

Acqua da sempre è un sim-bolo di purezza e per anto-

nomasia è sinonimo concreto edancestrale di vita. Solo così sipuò spiegare l’ansia generata

nella gente alla notizia che que-sta risorsa relativamente abbon-dante nelle nostre terre masempre più a rischio inquina-mento possa in qualche modoessere contaminata. Si tratta diun meccanismo psicologico cheè scattato puntualmente nella po-polazione quando a scavalcodella prima settimana di dicem-bre ha fatto irruzione la notiziadell’inquinamento del pozzo diBertesina. Più nel dettaglio Ulsed Arpav hanno riscontrato pre-senze di 1,1 microgrammo perlitro di cloruro di vinile mono-mero o CVM in uscita dal pozzodi Bertesina, un valore superioreal limite di 0, 5 microgrammi perlitro fissato dalla legge. Tutti glienti preposti si sono affrettati aspiegare che la situazione sarà ri-pristinata al più presto a livello dinormalità e che la rete è al sicuroe che l’acqua che pure è stata in-quinata è stata ben lontana da li-velli di tossicità preoccupanti.Contemporaneamente il direttoredel centro idrico di Novoledol’ing Lorenzo Altissimo ha spie-

gato ai taccuini della stampa lo-cale che è pressoché impossibilesapere da quanto tempo quelpozzo presentasse livelli fuorinorma e soprattutto ha spiegatoche sarà assai difficile scoprirecause ed origine dell’inquina-mento che ha colpito un pezzodella rete idrica locale la qualeha servito acqua fuori orma a ben20.000 vicentini della spalla estper non si sa quanto tempo, co-muni di Quinto e Torri inclusi.

Ovviamente si tratta di una istan-tanea che comunque la si guardigenera preoccupazione perchése è vero ciò che dice Altissimoallora le incognite che si potreb-bero materializzare ogni volta cheapriamo il rubinetto per bere unbicchiere d’acqua possono in unbaleno trasformarsi in spettri. Seinvece Altissimo non ha voluto opotuto dire tutto allora la fac-cenda diventa ancor più seria so-prattutto se si considera lo strano

di Marco Milioni

/ Un frame dell'annuncio dell'inquinamento del pozzo di Bertesina,a sx Achille Variati, a dx Lorenzo Altissimo (video VicenzaPiu�Tv)

silenzio fatto calare dall’ammini-strazione comunale sulla vicenda,la giunta infatti pur interpellata daVicenzaPiù per iscritto non si ènemmeno degnata di risponderealle nostre domande lasciandoogni cosa a due stringati dispaccipubblicati di recente sul sito webdel comune. E sul tavolo le coseda capire rimangono parecchie. Imancati controlli da parte del ge-store del servizio idrico sul CVMsono solo il frutto degli eventi ocostituiscono un illecito? Il ge-store del servizio idrico ovveroAcque Vicentine ha o no per leggeil dovere di cercare costante-mente anche quell’inquinante? Eancora in un dispaccio dellagiunta comunale guidata dal de-

mocratico Achille Variati e datato7 dicembre 2013 si legge testual-mente “ il cloruro di vinile mono-mero è un gas che ha originedalla degradazione del percloroetilene, secondo le prime ipotesila provenienza del percloro eti-lene sarebbe rintracciabile negliscarichi degli anni ‘60 di industrietessili e meccaniche dell’alto vi-centino, la degradazione del per-cloro etilene è avvenuta nel corsodei decenni nelle falde più pro-fonde a circa 180 metri di profon-dità in assenza di ossigeno dandoorigine al CVM”. Orbene se si co-nosce questo meccanismo chi-mico almeno in ipotesi significache il rischio almeno sul pianopotenziale doveva essere noto achi è chiamato a vigilare sul ciclodell’acqua, ma allora se il rischioalmeno concettualmente era ipo-tizzabile perché negli anni non sisono effettuate le misurazioni? Sipuò prendere in considerazionela sciagurata eventualità che qual-cuno fra le autorità preposte sa-pesse e che non sia intervenuto eche magari oggi il bubbone è

scoppiato perché qualcuno perpuro caso è incocciato nel pro-blema? E ancora in altre realtà ilCVM è preso in considerazionedai gestori del ciclo dell’acqua? Ecosì gli interrogativi rimangonosul tappeto. Di fronte ad una que-stione così seria la giunta avrebbedovuto organizzare un paio di as-semblee pubbliche nei quartieriorientali per spiegare quanto ac-caduto e invece la trasparenza èrimasta ai box. Al netto delle vi-cende vicentine però l’episodio diBertesina è l’ennesima dimostra-zione che il modello di sviluppoadottato dall’occidente ed espor-tato quasi ovunque nel globo co-mincia a mostrare tutti quegliscarti di lavorazione che per de-

cenni poco o tanto erano staticonfinati nel retrobottega del pro-gresso. Oggi la natura presenta ilconto, non a caso il consiglierecomunale Valentina Dovigo oltreche a chiedere risposte certe dalcomune chiede un cambio dipasso sul piano culturale: «Alloral’idea che mi sono fatta è che ilproblema c’è nel senso che ab-biamo un territorio che inizia achiedere il conto di attività indu-striali, di tutto quello che è statal’attività produttiva degli anni60/70 anche con normative total-mente diverse da quelle attuali. Difatto penso che sia necessario farequalcosa in più cioè mettere inconto e programmare da qui alprossimo futuro una serie di inda-gini , una serie di analisi che pre-vedano ciò che finora non è statoprevisto proprio per quello che di-cevo prima. La prima volta è ca-pitato con i perfluoro alchilati,adesso il cloruro di vinile mono-mero è una coincidenza, la terzavolta non ci deve più essere».

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Spettri d’acquaSta per partire anche la sezione informazione sulla nostra tv streaming h24www.vicenzapiu.tv, che già da mesi si sta facendo le ossa e che ormai èun riferimento in ambito sportivo con, una su tutte, l’esclusiva su web dellepartite del Vicenza Calcio. Pubblichiamo qui i testi di 4 servizi a cura diMarco Milioni che segnano il debutto di un “rotocalco” tv di inchieste especiali inserite in quello che sarà a breve il nostro quotidiano diinformazione “VicenzaPiùTv Oggi” accessibile a tutti gli utenti web chegià in 432.000 ci hanno premiato, da visitatori unici, lo scorso anno perVicenzaPiu.com

/ La sede di Acque Vicentine

/ Un distributore d’acqua a Quinto Vicentino

/ Valentina Dovigo

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da VicenzaPiù.Tv

Nell’ovest vicentino ed in spe-cial modo in valle del

Chiampo industria fa pressochérima con concia. Poco oltre dellametà del fatturato europeo si fa inItalia e nel Bel Paese è propriol’ovest vicentino a recitare laparte del leone e questo accadesia che si parli di grandi numerisia che si parli di grandi scandali.Il ramo pelle sconta ancora lapessima figura rimediata con l’in-chiesta Dirty leather che hamesso alla luce una colossaleevasione fiscale sistemica che hamesso alla berlina nomi altiso-nanti, e meno, di tutto il settore.Frattanto da alcuni mesi il dibat-tito è incentrato sulla questionedel previsto impianto per il tratta-mento dei fanghi conciari, gli in-dustriali del settore sostengono aspada tratta che il gassificatore

sia necessario e vitale per il fu-turo del settore stesso, per di piùsarebbe previsto da un protocollofra enti locali e industriali datato2005. Dall’altra parte del vallo siè formato un fronte composito frasoggetti disparati a partire dal co-mune di Montecchio che a variotitolo si dicono contrari all’im-pianto o perché ritenuto nocivo operché la documentazione fornitaalla popolazione non è ritenutasufficientemente ampia. Ne ènato un tiramolla che alla fine haobbligato il soggetto proponenteovvero l’Aato, ovvero l’ente inter-comunale che raccoglie le muni-cipalità del comprensorio,nonché il suo braccio operativoAcque del Chiampo a mettere infreezer proprio il prototipo pre-sentato da Sicit, una SpA che fariferimento ai maggiori conciaridella zona. Il motivo? Non ci sa-rebbero sufficienti garanzie in ter-mini di emissioni nocive. A fare ilpunto della situazione è DiegoZaffari primo cittadino di Mon-torso uno dei comuni più interes-sati alla eventualità della

costruzione dell’impianto ter-mico: «La pelle che parte da Arzi-gnano è una delle migliori almondo perché è frutto della qua-lità e della conoscenza del lavorodegli artigiani della pelle che poisono diventati degli industriali,

pag824 gennaio 2014

Fango su fanghidi Marco Milioni

/ Aziende conciarie

/ Azienda tipo della concia

/ Rino Mastrotto spa

/ Reflui della concia

ambientale professore universita-rio a Padova, uno dei maggioriesperti nazionali del settore:«Aver messo in piedi nel dopoguerra un polo conciario che si èaccresciuto nel tempo ed averscelto anziché imporre ad ogniazienda un impianto di depura-zione che portasse al tentativo diriottenere il più possibile un rici-clo di materiali usati all’internodelle lavorazioni, lo scaricaretutto in un grande impianto com-portava due gravi errori: quellodiciamo di equità nel senso chepraticamente si scaricava sullacollettività e sul sistema consortilein parte il costo ma soprattutto laresponsabilità che non era piùquella del singolo impianto, cioèle singole aziende venivano inquesto modo deresponsabilizzaterispetto al miglioramento tecnolo-gico e alla riduzione dell’inquina-mento. A quel punto si portavatutto sul maxi depuratore che dif-ficilmente poteva funzionare».Non troppo dissimile è il pensierodi Giovanni Fazio portavoce

continua

hanno cominciato la depurazioneed è stato l’elemento più difficileda affrontare».Per vero la situazione rimane inequilibrio precario, più volte sullastampa locale i vertici del settorepelli a partire da Rino Mastrottohanno chiesto a gran voce unaaccelerazione sulla questionedell’impianto di trattamento deifanghi, spiegano che presto le di-scariche si esauriranno e che itentennamenti che ha registrato ilcomune di Arzignano sino a pocotempo fa sulla stessa posizione diAssindustria sono da imputarealla vicinanza delle prossime ele-zioni comunali, ipotesi restituitaal mittente dal sindaco GiorgioGentilin. Però parlare di refluiconciari significa anche discuteredel sistema prescelto all’iniziodegli anni 80 per la depurazionedelle acque di risulta dei processiproduttivi, un unico depuratoreconsortile fu una scelta sbagliataperché di fatto ha permesso discaricare sulla collettività unaparte dei costi deresponsabiliz-zando la singola azienda. Questaè la tesi di Gianni Tamino biologo

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dell’associazione Cilsa che è de-cisamente contrario al gassifica-tore: «Intanto l’accordo del 2005che prevedeva un interesse ed unintervento da parte delle aziende,di Acque del Chiampo e di altresocietà per difendere le falde delnostro territorio non prevedeesplicitamente un intervento ter-mico nell’eliminazione dei fan-ghi. Il gassificatore in ogni casonon è una macchina non è qual-cosa che ci consente di eliminareil problema discarica, noi avremoda mettere in discarica qualcosacome 15.000 tonnellate di pro-dotti vetrificati. Diciamo qual-cosa in più un gassificatore diArzignano produrrebbe un 5% diceneri, queste ceneri prodottedal gassificatore sarebbero delleceneri altamente tossiche perchésarebbero il prodotto finale dellacombustione e ci sarebbero i me-talli pesanti cromo esavalente etante sostanze talmente tossicheche io penso che gli operai ad-detti alla rimozione all’insacca-mento eccetera di questimateriali correrebbero dei rischiestremamente gravi. Allora di-ciamo che tutta la messa in scenasecondo la quale se non si fa ilgassificatore noi siamo rovinatiperché non sappiamo dove met-tere la roba in discarica è falsaperché in realtà tutto quello cheprodurrà l’inceneritore andrà a fi-nire nelle discariche, questo è ilpunto. Non vogliamo entrare poinel merito di quello che usciràdai fumaioli cioè delle nano pol-veri dell’inquinamento che per-manentemente graverà sulle cittàdi Montecchio ArzignanoChiampo e Montorso e chequindi creerà dei disastri grandis-simi».Su tutto rimane comunque il pro-blema dei reflui, ad oggi gli scartisono convogliati nel sistema flu-viale del Fratta Acquetta, cosache avviene a Cologna Veneta. Iltutto accade sebbene gli inqui-nanti non rispettino le soglie dilegge. Ciò è reso possibile da unaserie di deroghe speciali con-cesse dalla Regine Veneto. Nel-l’immagine in basso a destra èpossibile notare il tubo che rac-coglie i reflui della Valchiampo eli getta direttamente nel sistemafluviale del basso veronese edella bassa padovana, si tratta direflui densi dall’odore nauseante

pag924 gennaio 2014

/ Tubo che raccoglie i reflui della Valchiampo e li getta direttamentenel sistema fluviale del basso veronese e della bassa padovana

/ Trattamento fanghi attuale

/ Il colore dell’acqua alterato dagli scarti

/ Diego Zaffari sindaco di Montorso

/ Gianni Tamino, Universita� di Padova

/ Giovanni Fazio portavoce dell’asso-ciazione Cilsa

/ Leonardo Boggian di Legambiente aCologna Veneta

segue

/ Sede Acque del Chiampo

/ Area della concia in Val Chiampo

che rendono addirittura difficol-toso stare in piedi sulle propriegambe. Questo conferimento difluidi di scarto è una consuetu-dine osteggiata dalle popolazionilocali che parlano di inquina-mento decennale scaricato suicomuni rivieraschi. Sarà un casoma l’ovest vicentino è una dellepoche zone del Veneto dove nonè stato istituito un registro tumori. E questa è la radiografia che nel2010 faceva Leonardo Boggiandi Legambiente proprio a Colo-gna Veneta: «Siamo nella zona in-dustriale di Cologna Venetaall’altezza del tubo collettore ge-stito dall’Arica, che scarica diret-tamente nel comune di Colognai reflui della concia provenientida Arzignano. Compie un per-corso di 30/35 km sotto terra escarica direttamente i reflui, cosìcome sono prodotti, qui a Colo-gna Veneta. Come si può vedereil fiume subisce un’alterazionepesante, il colore dell’acqua èsalmastro, marrone rossa quandoci batte bene il sole sopra e uc-cide sostanzialmente qualunqueforma di vita presente nel fiume.Si tenga presente che già il fiumeè interessato da inquinamentodelle conce anche a monte, cioèin provincia di Vicenza. Probabil-mente ritenendo l’inquinamentotroppo pesante se sversato tuttoa monte viene bypassato un po’più a valle qui a Cologna Venetain modo tale che non venga pre-stata attenzione ad esempio allaqualità dell’acqua per quanto ri-guarda il suo odore, il suo

aspetto, le schiume. Queste sonocomunque visibili venendo quidirettamente dove scarica il tubocollettore oppure nel periodoestivo in occasione della carenza

idrica è evidente la colorazionedell’acqua e l’inquinamento chevi è presente».

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pag1024 gennaio 2014

Quando ci si interroga sucosa sia il volontariato, leprime immagini che ci

vengono in mente dipingono unoslancio altruistico, una disposi-zione d’animo a fare per gli altri, aentrare in relazione con le personee l’ambiente che ci circondanosulla spinta di ideali condivisi. Ilvolontariato, insomma, è passione,condivisione, energia in movi-mento.Negli ultimi anni, tuttavia, il Cen-tro di Servizio per il Volontariato diVicenza e le associazioni del no-stro territorio hanno lavorato ala-cremente per arricchire questisignificati grazie a un’idea nuova:volontariato è competenza, effica-cia, conoscenza del territorio e deisuoi bisogni. In altre parole, la for-mazione si affianca alla passioneper indirizzarla e permetterle di di-spiegarsi al meglio. Per fare bene,per fare il bene, non basta infatti labuona volontà: bisogna conoscerea fondo il territorio entro il quale siopera, bisogna saper ordinare lepriorità, avere la giusta padronanzadei mezzi a disposizione, sapersicoordinare con le altre associa-zioni e con gli enti locali al fine diottimizzare l’impiego di energie erisorse materiali e immateriali. L’at-tualità di queste considerazioni facapo a ragioni diverse e ugual-mente importanti: da un lato, in-fatti, il protrarsi della crisieconomica rende assolutamentenecessario un impiego sapiente edefficace delle risorse a disposi-zione, dall’altro il diffondersi dellenuove tecnologie offre la possibi-lità di rendere molte operazionipiù semplici e convenienti, a pattoperò di conoscerne le funzionalitàe i modi d’uso. Non solo: una for-mazione oppurtuna permette di di-sperdere meno energie ottenendorisultati migliori nella risoluzionedelle questioni amministrative,normative e burocratiche, oggi im-prescindibili, nonché di migliorarel’interazione con il territorio e al-l’interno delle associazioni stesse.Alla luce di queste premesse,anche nel 2013 il CSV ha messo adisposizione delle associazioni divolontariato un pacchetto forma-tivo di alta qualità. Il variegato pro-gramma formativo si riassume insette capitoli: amministrazione, co-municazione interna, comunica-zione esterna, etica, informatica,normativa e sviluppo. All’interno diogni area si è articolata una seriedi corsi mirati a creare e consoli-dare competenze utili ai volontari,dalle abilità informatiche alle re-gole del fund raising, dalla pubbli-

cizzazione delle proprie attivitàalle tecniche di animazione, dallacostituzione di un’associazioneall’organizzazione della comuni-cazione tra soci, nuovi arrivati ecittadinanza. Il successo riscossoda questi corsi si evince già dai nu-meri: 162 associazioni parteci-panti, 347 iscritti, per un totale di29 moduli attivati. Anche i feed-back giunti attraverso il questiona-rio con il quale il CSV ha sondato ipareri dei corsisti sono stati più chepositivi tanto per la logisticaquanto per il livello della docenza,che hanno ottenuto giudizi di ec-cellenza. La larga maggioranza deipartecipanti, inoltre, ritiene che ilcorso fosse all’altezza delle aspet-tative e che le competenze acqui-site siano effettive e spendibili nelproprio ambito di interesse. Un ri-

sultato non secondario, nella lo-gica di favorire il lavoro di rete, èche un gran numero di corsisti ri-tenga che la frequenza abbia faci-litato l’instaurarsi di nuoverelazioni tra associazioni. “Si trattadi risultati che premiano lo sforzoorganizzativo del CSV di Vicenza,afferma la presidente Maria RitaDal Molin, come premia la pas-sione e l’impegno di tutti i docenti,dei volontari e delle associazioniche si sono lasciati coinvolgere conpassione per rendere sempre piùefficaci le “azioni solidali” vicen-tine. Possiamo affermare che ab-biamo perCorso insieme momentidi alta condivisione che aiutato a ri-trovarci in quei valori che ci hannofatto scegliere di essere dei volon-tari.”

2013un anno di formazione

PIANOFORMAZIONEANNO 2013perCorsi... inFormazione...dedicati alle ODV

ANNO 20ANNO 20ANNO 2013ANNO 20perCorsi... inFormazione...dedicati alle ODV

ANNO 20perCorsi... inFormazione...dedicati alle ODV

ANNO 2013perCorsi... inFormazione...

TOT. CORSI SVOLTI 29TOTALE DOCENTI COINVOLTI 19TOT. PARTECIPANTI FREQUENTANTI 446TOT. ASSOCIAZIONI FREQUENTANTI 270

SESSOMASCHIO 180 46,88%FEMMINA 180 46,88%nessuna indicazione 24 6,25%

ETÀ18-30 37 9,64%31-40 56 14,58%41-50 65 16,93%51-60 95 24,74%più di 60 128 33,33%nessuna indicazione 3 0,78%

Il corso ha facilitato l'instaurarsi di relazioni con altre associazioni ?Sì 262 68,23%No 99 25,78%nessuna indicazione 23 5,99%

/ Tabella dei dati riassuntivi

/ Tabella riepilogativa del questionario partecipanti

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cite, non si sa niente e ci sono 112persone che circa da una settimananon si dorme, non si ha neanche ilcoraggio di guardare i figli nel visoperché che futuro diamo ai nostrifigli in queste condizioni?».E da parte dei rappresentanti dei la-voratori e degli stessi dipendenti ilcoro è unanime. Si è parlato sulla stampa di unapossibilità, anche se remota sem-brerebbe in questo momento,dell’acquisizione da parte di un in-vestitore terzo, voi avete avuto no-tizie da questo punto di vista? «No, al riguardo non c’è nessuna in-formazione anzi piuttosto le vociche filtrano è che non ci sia nessunaintenzione di vendere». Secondo voi quali sono le ragionireali dietro questa razionalizza-zione o possibilità di licenziamentochiamiamolo come vogliamo chia-marlo?«Le ragioni reali sono (qui rispondedi nuovo Virginio Scattola, ndr) chegli investitori non portano a casaquello che loro hanno deciso di por-tare a casa. Qui in stabilimento a li-vello finanziario non ci sonoproblemi, a livello produzione nean-che e neanche a livello ordini. È solouna questione di denaro».Ed è in questo contesto che a metàdicembre a Romano è andata inscena la protesta dei lavoratori dellaAkzo i quali rinfacciano all’aziendale mancate promesse perché già treanni fa un centinaio di persone so-

stengono gli scioperanti erano statelasciate a casa dal gruppo. Il sin-daco di Romano Rossella Olivocerca di tenere acceso il lume dellasperanza ma è lo stesso primo citta-dino ad essere più che prudente: «Èun’azienda del territorio di Romano,un’azienda importante quindi nonpotevo mancare nel dare una realesolidarietà, è un dramma come giàho detto in sede di consiglio comu-nale, è un dramma per il territorio enon solo per il comune di Romano,era giusto che in questo momentoci fosse la mia presenza. È chiaroche in questo momento altro io nonposso fare».E alla manifestazione di Romano hapreso parte anche il M5S del com-prensorio bassanese che come av-venuto a livello nazionale lega con

un unico filo rosso i vari capi dellacrisi, si tratti di licenziamenti, delleproteste dei gruppi 9 dicembre peruno Stato percepito come vessatorioo di una regione che apre troppo irubinetti per le grandi infrastrutturee invece li riduce per chi è in diffi-coltà. Per i 5 stelle l’imputato nu-mero uno è la casta intesa comesoggetto unico in cui confluisconogli interessi della politica burocra-tica e dei grandi affari. Ennio Cunialattivista del meetup del Grappanello stigmatizzare l’assenza allamanifestazione dei politici dellazona, sindaco escluso, delinea cosìlo stato delle cose: «Noi siamo vi-cini a queste realtà che oggi sonosempre più consuete, lo Stato chenon ha idee e che non riesce a go-vernare queste realtà, il popolo è so-vrano. E anche i nostri politici nondanno nessuna certezza nessuna ga-ranzia».Parole che trovano un riferimentodiretto e indiretto con le protesteche da giorni stanno i caselli auto-stradali del Veneto da parte dei co-siddetti forconi. A Vicenza Ovestdove sventolano striscioni tricolori,bandiere di san Marco e dove sisono incontrati i manifestanti divarie estrazioni sociali nonché dellepiù svariate idee politiche, la situa-zione almeno sul piano della preoc-cupazione rimane tesa. GabrielePerucca , uno dei volti più noti delpresidio di Vicenza Ovest non fasconti alla classe politica: «Prote-stiamo contro un sistema che è giàstato decretato terminato, noi siamoqui per protestare perché abbiamodeciso di dire basta dal 9 dicembre

all’Italia, abbiamo deciso di direbasta a questo sistema che non dàfuturo ai nostri giovani. Quindi cisono casalinghe, imprenditori, im-piegati, ci sono tutte le classi sociali,stamattina sono venuti gli studentidelle scuole. Quindi diciamo che èuna protesta a 360° che coinvolgetutte le classi sociali senza bandierepolitiche».Un convincimento ripetuto decine edecine di volte, ecco un manife-stante per tutti: «Siamo stanchi dipagare con nostro sangue questiporci, sono stufo ogni 10 euro 8euro sono dello Stato, ho 30 per-sone sotto il culo e stop».«Non c’è la luce alla fine del tunnel- ora parla di nuovo Gabriele Pe-rucca - quindi non si vedono possi-bilità per riuscire ad uscire da questacrisi e da questo sistema che è ini-quo per le aziende perché sono tas-sate in maniera spropositata, èiniquo per la gente che lavora nellefabbriche e guadagna mille euroquando sappiamo che ci sono supermanager di enti statali che guada-gnano milioni di euro, la gente nonce la fa ad arrivare a fine mese. Legrandi corporation bancarie fannotutt’uno con la classe politica e coni sindacati di categoria, con le asso-ciazioni di categoria. Diciamo chese fai parte della lobby di potere rie-sci a sopravvivere in modo egregio,se non sei parte della lobby di po-tere sei un normale lavoratore chenon ce la fa ad arrivare a fine mese,deve lasciare il 50% del suo guada-gno a questi signori delle lobby emuore di fame insomma».

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da VicenzaPiù.Tv

Nonostante l’ottimismo del Go-verno e l’annuncio della fine

della recessione la cattiva congiun-tura continua a mordere. In uno stil-licidio senza fine fra mobilità e crisiaziendali nell’anticamera del licen-ziamento sono finiti 112 lavoratoridella AkzoNobel di Romano di Ez-zelino in provincia di Vicenza. Lostabilimento che fa parte di unamultinazionale olandese del ramovernici dovrebbe chiudere a brevele porte anche se maestranze e sin-dacati sostengono che in questocaso la crisi non c’entra giacchél’impianto produce utili e viaggia subinari diritti. La chiusura dello sta-bilimento in realtà sarebbe all’oriz-zonte della programmazionefinanziaria decisa dalla corporationdei Paesi Bassi, si tratta quindi del-l’effetto di quella globalizzazionemessa sulla graticola anche dalleproteste dei cosiddetti forconi chedai primi di dicembre stanno scuo-tendo il Veneto come il resto delpaese. Virginio Scattola dipendenteAkzoNobel spiega il punto di vistadegli scioperanti: «Siamo qua per inostri diritti e specialmente per ilposto di lavoro. Notizie da partedella proprietà … le bocche son cu-

Senza sbocchi

di Marco Milioni

pag1124 gennaio 2014

/ Presidio dei lavoratori Akzo

/ Forconi ai caselli autostradali del Veneto

/ Manifestazione dei lavoratori Akzo

/ Ennio Cunial, meetup del Grappa M5S

/ Gabriele Perucca , uno dei volti piu�noti del presidio dei Forconi di VicenzaOvest

/ Rossella Olivo, il sindaco di Romanod'Ezzelino, fra i manifestanti

/ Virginio Scattola dipendente Akzo

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da VicenzaPiù.Tv

Che cosa rappresentano legrandi opere nella prospet-

tiva veneta, come si raccordanocon il paesaggio e poi come siraccordano con il contesto nazio-nale e con quello internazionale?Sono una necessità imprescindi-bile o celano nel loro ventre ap-petiti anche torbidi? Masoprattutto di che tipo di culturasono portatrici? Queste sono soloalcune delle domande che comeun fiume carsico riemergonodopo la grande manifestazionedel 30 novembre scorso, manife-stazione contro le grandi operenel Veneto in cui a Veneziahanno partecipato un paio di mi-gliaia di persone. Protagonistadel richiamo è stato don AlbinoBizzotto dei Beati Costruttori diPace che spiega così il suo puntodi vista.«Semplicemente che la terra èper vivere non per fare soldi, ab-biamo bisogno di bloccare mabloccare cemento e asfalto, met-tiamo in ordine le cose che cistan dentro, non ci sono i soldiper le alluvioni e le frane e c’èuna montagna di soldi soltantoper rovinare il territorio».Si tratta di un orizzonte che peròè lontano anni luce dall’establi-shment politico veneto. Da mesio meglio da anni la giunta regio-nale e categorie degli imprendi-tori ed i cosiddetti poteri fortisostengono che le opere conte-state a Venezia costituiscano inrealtà lo strumento principe peruscire dalla crisi. In quest’otticadenunciano una cronica carenzainfrastrutturale per la regione e diconseguenza che si tratti diMose, Pedemontana, NogaraMare, Valdastico Nord Sud e con-

simili si trata sempre di iniziativeben viste. Stampa e tv in partico-lare danno spazio con regolaritàad una manifestazione di pen-siero di questo tipo che sul pianopolitico, pur con qualche distin-guo, vede Pdl Forza Italia, Lega ePd su un fronte comune. Ma lapensano tutti così? Oscar Man-cini volto storico della Cgil ve-neta nonché di Legambienteribalta completamente il pianoed elabora una prospettiva defacto opposta.«È una sciagura non solo perl’ambiente, non solo per il pae-saggio ma per la stessa economiaperché la rendita parassitaria de-prime l’economia. Quando lebanche investono in autostradevuol dire che non c’è più il cre-dito per la piccola e media im-presa e se vogliamo fare undiscorso di occupazione di lavoroper i giovani dobbiamo investirein tante piccole opere».Mancini pone quindi interrogativiconcreti che trovano un ulteriorespunto di approfondimento nel-l’analisi che fa Carlo Costantini,nome noto fra i comitati dell’areapolesana. Costantini con un ra-gionamento non dissimile daquello dello scrittore Renzo Maz-zaro identifica un vero e propriosistema che ha origine nella pre-cedente giunta di centro destrache ha governato il Veneto, lagiunta Galan, e che ora si ripre-senta con la attuale amministra-zione.«Perché le lotte che ci sono nelterritorio da parte di comitati, as-sociazioni, gruppi di cittadinisono praticamente infinte e c’èun filo rosso o un filo verde se vo-gliamo che lega un po’ tutti ed èquello di tutelare la gente venetadalla devastazione del territorio,dell’ambiente, del lavoro, dei di-ritti che stanno facendo i gruppidi potere che stanno attorno daun lato alla giunta regionale dal-l’altro purtroppo anche a molti

In corso d’operadi Marco Milioni

/ La manifestazione del 30 novembre 2013

/ Oscar Mancini, volto noto della Cgil veneta e di Legambiente

settori che sono all’interno del go-verno Letta». Volevo chiederle una cosa, il Ve-neto sta diventando una sorta dicrocevia di interessi, è possibilefare un elenco delle grandi opereche in pancia hanno un polpaconsistente a partire dl Mose,dalla Pedemontana com’è chepossiamo compilare questoelenco? Quali opere ci sono den-tro e più o meno quanto valgonofacendo una stima a spanne? «Una stima a spanne potremmo

dire dell’ordine delle decine dimiliardi di euro, se noi pensiamoche solo la Orte - Cesena-Ra-venna-Mestre è stimata 10 mi-liardi di euro, la Pedemontana èoltre due miliardi e duecento mi-lioni di euro, la nuova Nogaramare sulla Transpolesana è at-torno ai due miliardi di euro, ilMose sono cinque miliardi dieuro/sei miliardi ed un’infinità dialtre cose di analoghe dimen-sioni. L’ordine di grandezza è ve-ramente spaventoso, ma l’ordine

di grandezza dell’impatto sul-l’ambiente, la salute, il paesaggiodel Veneto è ancora maggiore diquello economico. È del tutto evi-dente, Galan lo ha anche scritto,lo ha dichiarato varie volte, legrandi decisioni non si sono maifatte negli ultimi venti anni nellesedi istituzionali, si fanno in ri-stretti circoli magari perfino acena o a pranzo in qualche risto-rante».

continua

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Parlare di grandi opere comunquealmeno per il vicentino significaparlare di Pedemontana Veneta,recentemente è stato aggiunto unulteriore capitolo alla vicendadella Spresiano-Montecchio Mag-giore, un’opera, denuncia l’atti-vista del M5S del Grappa, che ol-tre a problemi di naturaambientale pone serissimi dubbisul piano dei costi, a dire dellostesso Celotto decisamente au-mentati nel tempo. «Per quantoriguarda la Pedemotana il pro-blema è doppiamente grave nelsenso che, come abbiamo ancheappreso da Zaia qualche setti-mana fa, non ci sono nemmeno isoldi per andare avanti con i can-tieri tant’è vero che Zaia ha do-vuto implorare letteralmente il go-verno Letta di intervenire di fornireurgentissimamente 62 milioni dieuro. Allora noi chiediamo al go-vernatore Zaia nello specifico inquesto caso come un’opera che èfatta con il sistema del project fi-nancing, quindi dovrebbe esserepagata dalla Sys che è il conces-sionario, invece venga pagata edeve andare avanti con i soldi pub-blici. Noi abbiamo chiesto tantevolte attraverso i comitati, attra-verso anche parlamentari del M5S,anche il gruppo di Bassano hachiesto tante volte le carte al com-missario Vernizzi riguardanti la Pe-demontana, soprattutto la conven-zione economica che non civengono fornite. Una volta di piùnoi abbiamo il sospetto che si na-sconda una porcata dietro a que-sto e comunque è un’opera chenon sta in piedi».Timori che in attesa che il com-missario per la SPV Silvano Ver-nizzi renda noti i terminidell’accordo pubblico-privato perla Pedemontana vengono ripresida Massimo Follesa portavoce delCovepa, il comitato che si battecontro l’attuale progetto proprio diPedemontana. Massimo Follesa alcuni giorni fa il

Corriere della Sera pubblica uneditoriale di Gian Antonio Stellanel quale si cita un dato precisodella realtà veneta cioè la quan-tità di territorio cementificato ètre volte tanto quella della mediaeuropea, Voi che conoscevate im-magino questo dato come peròavete accolto questa notizia ag-ganciata per l’ennesima volta inquesta maniera?«Innanzitutto le denunce vannosempre bene ma al momento di-ciamo di cominciare a fare. Unodei ragionamenti con cui prose-guire l’azione del 30 novembre èsul piano casa, piano casa 3, che èancora peggiore di tutti gli altri, difatto esautora il meccanismo di ge-stione del territorio da parte degli

enti locali dei comuni quindi i piùvicini ai cittadini e di conseguenzaesautora i cittadini stessi. Gian An-tonio Stella nel suo articolo mettein luce un fatto importante ma noilo conoscevamo da molto tempo,almeno dal 2010 è emerso che nel-l’alta pianura vicentina quella cheha generato l’alluvione del 2010 lapercentuale di cementificazione è10 volte quella dell’aumento dellapopolazione, cioè dagli anni 60 adoggi, la popolazione tra ThieneBreganze Bassano è aumentata del32% la cementificazione del320%. È evidente che il piano casaarriva in una situazione del genereè come una bomba atomica».

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/ La manifestazione del 30 novembre 2013

/ Carlo Costantini

/ Massimo Follesa, CoVePa

/ Don Albino Bizzotto, Beati Costruttori di Pace

/ Francesco Celotto, M5S

segue

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delle imprese di Roma, arbitro di tuttele controversie in materia di proprietàindustriale, diritti d'autore, diritto dellaconcorrenza e societario e dei grandicontratti pubblici. Adesso Marvasideve decidere se obbligare Google aversare al gruppo Fininvest un risarci-mento di circa 500 milioni di europer la violazione dei diritti sui videomessi in Rete. Una singolare coinci-denza generazionale. Marvasi, in-sieme al defunto padre Mario, anchelui magistrato romano, è citato negliatti del processo sul Lodo Mondadoricome amico di famiglia di Cesare Pre-viti. E oggi il figlio di Previti, Stefano,difende Mediaset in questa causa con-tro la multinazionale.I verbali della Schettini sono spietati:«L'ambiente alla Fallimentare mi èsempre stato molto ostile perché è du-rissimo, è atavico. Non ci sono sol-tanto spartizioni di denaro ma ancheviaggi e regali: di tutto di più. Unanomina a commissario giudiziale vale150 mila euro, pagati al magistratodal professionista incaricato. Tuttisanno tutto, e nessuno fa niente. Misono scontrata in modo violento conTommaso Marvasi che era il dominus,era di fatto il capo della Fallimentare;l'ha sempre governata, c'è stato diecianni ma è come se ci fosse stato venti.Un giorno piangendo per quello chemi faceva ho telefonato a Luigi Scotti(ex presidente del tribunale di Roma,ndr.) e mi ha detto: "Marvasi è il capodella cupola"». E prosegue: «Entravoin camera di consiglio e mi diceva"questo si fa fallire e questo non si fafallire". Venivo messa in minoranzadai colleghi che si erano già accordatisu cosa fare. Cercavo di puntare ipiedi ma era inutile... C'erano curatoricome Federico Di Lauro a cui sonostati liquidati in un procedimento 850mila euro di compensi, perché eraprotetto da Marvasi che veniva inudienza a imporre le somme per i suoiamici. Mi opponevo ma ero sempremessa in minoranza». Il pm chiedechi erano gli altri due componenti delcollegio: «Pannullo e Deodato o Pan-nullo e Severini, erano sempre loro.Poi arrivava Marvasi e diceva: "Si devefare così", e la sua decisione venivaapprovata a maggioranza». Ci sono luoghi che ritornano, come ibar di via Ferrari a pochi passi dapiazza Mazzini: lì avvenne l'intercet-tazione del giudice Renato Squillanteche nel 1996 fece nascere l'inchiestaToghe Sporche. E lì continuano a gi-rare le mazzette. «Si sapeva che Deo-dato per una nomina a commissariogiudiziale andava con la valigetta eprendeva 150 mila euro da Staffa(commercialista con studio nellastessa via, ndr.). Il presidente Deodatoper ogni nomina si faceva pagare esiccome lui ha dato tre quarti dellenomine allo studio Staffa, lo scambioavveniva nel bar di via Ferrari. Lo sa-pevano tutti. Lo dicevano chiara-mente. La persona che veniva nomi-nata consegnava la valigetta con isoldi al giudice». Antonio Staffa fu ar-restato nel 1996 dal pool milanese as-sieme ad alcuni professionisti vicini aCesare Previti con l'accusa di averefalsificato una perizia: l'inchiesta fupoi trasferita dalla Cassazione a Peru-gia e il commercialista prosciolto. Come spesso accade a Roma, ogni

storia porta alla luce ragnatele di in-teressi e relazioni. «Un giorno mi te-lefona Franco Frattini dicendomi cheun suo amico, Maurizio Bonifati,aveva bisogno di consigli perchéaveva la società Mining che stava perfallire. Lo feci venire a casa mia e glidissi di fare un concordato. Dopo al-cuni giorni ero in montagna a sciaree mi chiama il collega Fausto Severini:mi comunica che ero stata sorteggiatacome giudice delegato del fallimentodella Mining e mi era stato assegnatocome curatore l'avvocato Andrea Tre-capelli che fa affari con Piercarlo.Sono rimasta impietrita, non so comehanno fatto a fare questo sorteggio...Hanno organizzato il fallimento dellaMining a tavolino con creditori fittizie prestazioni gonfiate. E secondo memi hanno fatto dare il fallimento per-ché ero la più cogliona».Diversa la ricostruzione di PiercarloRossi davanti ai pm di Perugia: «Neiprimi mesi del 2007, la Schettini mipresentò a casa sua l'architetto Mau-rizio Bonifati, fratello del noto costrut-tore romano, Enzo Bonifati, che gliera stato presentato da una sua caraamica Stefania La Fauci. Maurizio Bo-nifati si trovava in una situazione diforte indebitamento dovuta alla crisiintervenuta nel suo gruppo che facapo alla Mining Italiana, caduta in"pre-fallimentare". L'accordo che rag-giunse Bonifati con la Schettini fuquello di impegnarsi a corrispondereuna somma di 800 mila euro, attra-verso l'insinuazione al passivo di po-ste creditorie inesistenti, create adhoc, da iscrivere con un grado privi-legiato di primo ordine (ex lavoratoridipendenti), in modo da precederetutti gli altri creditori. Il mio ruolo sa-rebbe stato quello di aiutare Schettinie Bonifati proprio nel creare questepratiche. La società, nel mese di mag-gio del 2007 fu dichiarata fallita conla nomina di Chiara Schettini a giu-dice delegato». In pratica, la coppiainventa una serie di ex dipendenti inattesa di stipendio in modo da per-mettere all'imprenditore di portare via800 mila euro. E questo in un falli-mento - come spiega Rossi - che «ri-guardava una società che aveva go-duto per molti anni di finanziamentipubblici (ministero dello Sviluppoeconomico) di quasi 50 milioni, perla ricerca e l'estrazione di oro in di-verse miniere all'estero (Africa, Ca-nada, Cuba)».Ogni favore ha un prezzo, in un do utdes che sembra unire tutti i potentaticapitolini. Pure Stefania La Fauci, esor-dio da cantante a Castrocaro, per trevolte a Sanremo senza sfondare, poiconduttrice della "Banda dello Zec-chino" su RaiUno e a lungo inviata di"UnoMattina", sarebbe stata premiataper la sua mediazione. SecondoSchettini la cantante è amica di Frat-tini. Dichiara Rossi: «La Fauci ottennecome sua ricompensa, almeno perquanto mi è noto, l'assunzione qualedipendente di "Risorse per Roma" (so-cietà del Comune di Roma, doveMaurizio Bonifati era stato nominatodal sindaco Alemanno amministratoredelegato, ndr.): questione poi divenutadi pubblico dominio con lo scandalodelle "50 nuove assunzioni" eseguitedai vertici nominati da Alemanno, tracui Bonifati». E la Schettini? Nel 2009 è stata accu-sata di falso e sospesa dal Csm. Ma

non avrebbe rinunciato al suo torna-conto, di grande pregio. «Non es-sendo più giudice delegato in quantosospesa, chiese a Bonifati un favore.Bonifati doveva dare un benestare,nella sua qualità di amministratore de-legato di "Risorse per Roma", a cederea un prezzo agevolato un apparta-mento di proprietà del Comune». Unacasa da sogno in piazza Margana, unodegli angoli più suggestivi di Roma apochi passi dal Campidoglio: 160 me-tri quadrati all'ultimo piano, con unaterrazza a 360 gradi che domina tuttoil centro storico «di un valore moltosuperiore a quello pagato». Riesce in-fatti a comprarla per 600 mila euro:un affare unico, che gli ha garantitouna vista eccezionale per le sue cenemondane. Pure sulla Mining sono state avviateindagini: Maurizio Bonifati è finitosotto processo per truffa aggravata ebancarotta fraudolenta. Ma dalloscorso aprile l'architetto amico di Frat-tini e Alemanno si è trasferito in Cala-bria: l'hanno nominato assessore co-munale ai Lavori pubblici a CiròMarina, il cui sindaco è stato elettocon il sostegno del centrosinistra.La vera miniera d'oro però sembranoessere gli uffici del tribunale. La Schet-tini ricostruisce i flussi di denaroesportati dal suo ex compagno: «Haun'enorme ricchezza all'estero nonsoltanto in Svizzera, perché usava Lus-semburgo, Cipro, Montecarlo e purela Cina dove Piercarlo Rossi mi disseche anche Tommaso Marvasi avevamandato un sacco di soldi». Il canaleasiatico sarebbe stato aperto da DiLauro grazie alla moglie, l'ex modellacinese Dong Mei, condannata loscorso anno per riciclaggio.Nei verbali non poteva mancare l'om-bra della criminalità organizzata. L'exgiudice dichiara che Piercarlo Rossi ei suoi complici «avevano un'associa-zione con Federico Di Lauro che la-vorava anche con la Banda della Ma-gliana», mentre Rossi era «moltoagganciato a bande di romeni diOstia». «Volevo denunciare Di Lauroma Tommaso Marvasi mi ha bloccatadicendo: "Vuoi che tuo figlio vengagambizzato?", e poi ha aggiunto: "Ilpadre ha lavorato per Nicoletti. Mastai scherzando?"». La donna è terro-rizzata: «Mi hanno messa alle strettecon questa storia della Banda della

Magliana, piangevo ogni giorno,avevo paura per mio figlio. Quandosapranno di questo interrogatorio mimetteranno una bomba». Paure cherievocano un terrore antico: nel 1979le Brigate Rosse uccisero davanti aisuoi occhi il padre, consigliere pro-vinciale Dc molto discusso per l'atti-vità di avvocato fallimentare ed ese-cutore di sfratti. La commistione tra piani alti e bassi-fondi, tra professionisti e banditi è sur-reale. La Schettini accusa Rossi diavere partecipato persino a una ra-pina, messa a segno dal muratore Au-gusto Alfieri, un pregiudicato di Ostiache sarebbe stato inserito come falsoconsulente in molte liquidazioni, in-cassando migliaia di euro. «Piercarlocon Augusto era amico e si vantava

ogni tanto di fare qualche rapina in-sieme. Mi disse:"Sì, una volta ho fattoil palo mentre lui rapinava"». Millan-terie da Romanzo Criminale? Rossinon sembrava temere le procure. Se-condo l'ex compagna, agli inizi delloscandalo fallimenti «quando gli hodetto di andare a confessare tutto alpm, lui mi ha risposto ridendo: "Mafigurati, mentre i magistrati stanno finoa tarda notte a cercare indizi su dime, io me la spasso a champagne ecaviale a Montecarlo"». Ora però ilvento potrebbe cambiare. Da Roma aPerugia l'indagine sulle toghe sporchepuò portare molto in alto.

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Corruzione al tribunale: voi fallite, noi rubiamo segue da p. 3

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