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Vademecum a cura del CTG – The Compression Therapy study Group Direttore scientifico Prof. Fabrizio Mariani (Siena) Con la collaborazione della Dott. Carla Nunzi (Farmacie Comunali Riunite s.p.a. – Grosseto) VARICI - LESIONI CUTANEE - USTIONI VARICI La malattia venosa in molti casi non si limita ai soliti disturbi, quali il dolore ed il senso di pesantezza alle gambe, oppure all’edema di piedi e caviglie, ai crampi notturni o al prurito e senso di calore, alla presenza di capillari, ma può avere conseguenze più gravi. Il perdurare dell’ insufficienza venosa comporta una riduzione dell’apporto di ossigeno alla cute che subisce così delle alterazioni: diventa scura e disidratata (pigmentazioni da stasi venosa), a volte compaiono delle chiazze eczematose pruriginose (eczema varicoso), nel tempo si assottiglia e perde elasticità presentando fenomeni infiammatori e indurativi (ipodermodermite) sino alla formazione di ulcere cutanee. Le vene varicose possono poi infiammarsi e diventare sede di “varicoflebite”, con la comparsa di dolore intenso con cute arrossata e calda lungo il decorso della vena stessa. In questo opuscolo descriveremo gli aspetti clinici e di diagnosi differenziale più semplici delle complicanze della patologia venosa, delle ulcere cutanee e delle ustioni, insieme ai consigli terapeutici di primo impiego. GLI ARROSSAMENTI CUTANEI (flebiti, varicoflebiti, linfangiti etc.) La flebite superficiale è una infiammazione delle vene superficiali sane dovuta a vari fattori, i più frequenti sono: - traumi - iniezione di farmaci che provocano una lesione della parete venosa (ad esempio antitumorali) - terapie ormonali (pillola anticoncezionale, terapie ormonali sostitutive) - malattie tumorali - malattie della coagulazione del sangue Flebite superficiale La varicoflebite è una flebite che si manifesta su vene varicose delle gambe, appare un cordone duro, rosso, dolente che segue il decorso di una vena varicosa. La causa principale è il ristagno di sangue venoso nelle varici e, spesso, l’immobilità.

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Vademecum a cura del CTG – The Compression Therapy study Group Direttore scientifico Prof. Fabrizio Mariani (Siena)

Con la collaborazione della

Dott. Carla Nunzi (Farmacie Comunali Riunite s.p.a. – Grosseto)

VARICI - LESIONI CUTANEE - USTIONI

VARICI

La malattia venosa in molti casi non si limita ai soliti disturbi, quali il dolore ed il senso di pesantezza alle gambe, oppure all’edema di piedi e caviglie, ai crampi notturni o al prurito e senso di calore, alla presenza di capillari, ma può avere conseguenze più gravi. Il perdurare dell’ insufficienza venosa comporta una riduzione dell’apporto di ossigeno alla cute che subisce così delle alterazioni: diventa scura e disidratata (pigmentazioni da stasi venosa), a volte compaiono delle chiazze eczematose pruriginose (eczema varicoso), nel tempo si assottiglia e perde elasticità presentando fenomeni infiammatori e indurativi (ipodermodermite) sino alla formazione di ulcere cutanee. Le vene varicose possono poi infiammarsi e diventare sede di “varicoflebite”, con la comparsa di dolore intenso con cute arrossata e calda lungo il decorso della vena stessa. In questo opuscolo descriveremo gli aspetti clinici e di diagnosi differenziale più semplici delle complicanze della patologia venosa, delle ulcere cutanee e delle ustioni, insieme ai consigli terapeutici di primo impiego.

GLI ARROSSAMENTI CUTANEI (flebiti, varicoflebiti, linfangiti etc.)

La flebite superficiale è una infiammazione delle vene superficiali sane dovuta a vari fattori, i più frequenti sono: - traumi - iniezione di farmaci che provocano una lesione della parete venosa (ad esempio antitumorali) - terapie ormonali (pillola anticoncezionale, terapie ormonali sostitutive) - malattie tumorali - malattie della coagulazione del sangue

Flebite superficiale

La varicoflebite è una flebite che si manifesta su vene varicose delle gambe, appare un cordone duro, rosso, dolente che segue il decorso di una vena varicosa. La causa principale è il ristagno di sangue venoso nelle varici e, spesso, l’immobilità.

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Varicoflebite

Va distinta da altre patologie, le più frequenti sono: -eczema da stasi venosa, area infiammatoria cutanea che interessa le parti declivi, il prurito, associato a edema e varici, è il sintomo principale; si cura con pomate a base di ossido di zinco o cortisoniche, con toccature di soluzioni acquose di eosina o fucsina basica e il bendaggio

Eczema da stasi venosa

- erisipela, infiammazione cutanea che interessa di solito tutta la gamba, è dovuta ad infezione da stafilo-streptococchi, che, anche se normalmente sono presenti sulla cute, si virulentano in particolari condizioni, come caduta delle difese immunitarie, periodi caldo-umidi, presenza di gonfiore agli arti per vene varicose, linfedema; l’erisipela compare con attacchi febbrili acuti e febbre di solito elevata, si cura con antibiotici attivi sugli streptococchi (AMOXICILLINA, RULID, ROCEFIN…)

Erisipela

- linfangite, infiammazione dei vasi linfatici superficiali, si presenta come una “razzata” di linee rosse, di solito nelle aree mediali della gamba, non c’è cordone duro, non c’è febbre, ma solo strie infiammatorie; compare di solito in pazienti che sono affetti da linfedema o per infezioni della pelle da ferite di varia etiologia.

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Linfangite post-traumatica

- angiodermite, infiammazione per lo più ad andamento cronico di zone ovalari o circolari della cute delle gambe, di colore rosso vivo con pelle calda ed indurita, in assenza di vene e cordoni indurativi come nelle flebiti e varicoflebite, può essere dovuta a malattie reumatologiche, autoimmunitarie

Angiodermite

- ipodermodermite, zona dura, dolente, tipo piastrone, spesso retratta che si manifesta nelle zone mediali inferiori di gamba (sopra la caviglia) che compare lentamente in pazienti che hanno una insufficienza venosa di grado elevato da molto tempo (da grandi varici poco o mai curate, da trombosi venose profonde avute nel passato) e di solito insieme si nota una colorazione brunastra (pigmentazione da deposito del ferro contenuto nell’emoglobina, detta emosiderinica, da stasi venosa)

Ipodermodermite

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Le flebiti superficiali e le varicoflebiti si curano con: - antiinfiammatori (ad es. NIMEDEX buste o cp. 1x2 die per 6-7 giorni) - FIBRASE pomata o eparinoidi per impacco caldo-umido sulla zona sede della flebite (pomata in buona quantità, panno bagnato con acqua calda e strizzato sopra, tutto fasciato con una pellicola trasparente (ad esempio quella usata in cucina) per 2-3 applicazioni il giorno di 30-40 minuti fino alla scomparsa dell’infiammazione cutanea)

- se la flebite è estesa o recidiva si consigliano eparine a basso peso molecolare (ad es. FLUXUM o CLEXANE 100 UI/kg s.c. 1 volta al giorno, di solito 6000 UI 1 volta al giorno in persone di peso normale) per 10-15 gg

- flebotonici come ARVENUM 500 o DAFLON 500 per almeno 60 gg - bendaggi o, se il gonfiore dell’arto è scarso, calza elastica terapeutica (tipo Sigvaris® 222 0 503) - lo specialista, in caso di varicoflebite estesa (come quella della foto), dovrà incidere le vene e far fuoriuscire il trombo spremendo con le dita per avere una guarigione più rapida e assenza di esiti indurativi sull’arto (il trombo dopo i primi 7 gg. si indurisce progressivamente e poi rimane un cordone duro sull’arto, che potrà poi essere tolto solo con un intervento chirurgico).

TROMBOSI VENOSA PROFONDA

La trombosi venosa profonda è una patologia grave che interessa le vene profonde (arti inferiori, addome etc.), consiste nella formazione di coaguli venosi (trombi) che occludono le vene e possono provocare embolia polmonare. Agli arti inferiori si manifesta di solito con gonfiore (edema) importante che interessa tutta la gamba o addirittura tutto l’arto inferiore (anche la coscia), recede poco durante il riposo, il paziente riferisce dolore e talvolta febbre, impotenza funzionale dell’arto colpito, non sono presenti arrossamenti superficiali, almeno che non vi sia una concomitante flebite superficiale

Trombosi venosa profonda arto inferiore dx

EMORRAGIA VENOSA

Le emorragie venose si distinguono dalle arteriose perché il sangue è scuro e non zampilla (il sangue arterioso esce a grande pressione, quella sistolica), ma fuoriesce con continuità (la pressione del sangue venoso è molto bassa). Di solito sanguinano spontaneamente per rottura o traumatismi le

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venule o i capillari superficiali a parete molto sottile (talvolta trasparenti sulla cute) che si trovano al piede o alla caviglia. Si deve: - sollevare l’arto al di sopra del piano del cuore a paziente sdraiato (già con questa manovra il sanguinamento tende a ridursi o cessare)

- comprimere fortemente la zona che sanguina con una fasciatura sopra un cuscinetto di garze o cotone da applicare sulla zona che sanguina, eventualmente mettere un laccio al di sotto del sanguinamento (per le arterie è il contrario, il laccio va messo al di sopra)

- se il paziente ha una calza elastica farla indossare sopra la fasciatura Per prevenire la rottura lo specialista può iniettare una sostanza sclerosante nelle venule, tale terapia è sempre molto efficace e risolutiva, in modo da evitare i sanguinamenti che possono determinare problemi seri, soprattutto ai pazienti anziani, spesso soli, che non sanno che cosa fare e vengono presi dal panico in presenza dell’emorragia.

Varice a rischio emorragico

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EDEMI DEGLI ARTI INFERIORI

L’edema da insufficienza venosa (varici): si presenta come un gonfiore localizzato ai piedi e alle caviglie, recede con il riposo (i pazienti riferiscono che al mattino la gamba è “asciutta”), raramente coinvolge tutta la gamba, non interessa le dita dei piedi. Il linfedema (gonfiore degli arti dovuto a un malfunzionamento dei vasi linfatici, congenito o conseguente a interventi chirurgici o traumi, ad esempio il gonfiore del braccio dopo una mastectomia per tumore della mammella) si distingue dal gonfiore provocato dalle vene per alcuni segni molto semplici: - edema a cuscinetto del dorso del piede - il gonfiore interessa anche le dita dei piedi (segno di Stemmer) - edema a “colonna” della gamba

Linfedema: cuscinetto sul dorso del piede e edema delle dita

Linfedema: edema a colonna della gamba

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Linfedema dx: edema delle dita a dx (Segno di Stemmer, indicativo di linfedema)

L’edema provocato dalle varici di solito si riduce durante il riposo notturno, quello del linfedema non completamente. Il gonfiore della trombosi venosa profonda è molto accentuato, è monolaterale e non regredisce durante la notte, ed è accompagnato da dolore e impotenza funzionale, il paziente non riesce a appoggiare bene la gamba a terra per camminare. Se l’edema è bilaterale e non passa durante la notte si deve pensare anche ad una causa cardiologica (specialmente se il paziente è anziano e presenta affanno durante il cammino o a salire le scale o, peggio, a letto si può trattare di scompenso cardiaco), si deve quindi consigliare una visita cardiologica urgente. L’edema alle caviglie bilaterale può anche essere dovuto alla somministrazione di farmaci Ca-

antagonisti in pazienti ipertesi (causa molto frequente). L’edema bilaterale che non si attenua con il riposo può poi derivare da tante altre cause (meno frequenti): insufficienza renale, artrosi e infiammazioni articolari (se localizzato alle articolazioni, faccia esterna delle caviglie, ginocchio…), mancanza di proteine, malattie del fegato…

Artrosi delle caviglie: edema bilaterale localizzato ai malleoli esterni

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MEDICAZIONE DELLE ULCERE CUTANEE

Il concetto definito TIME (T-tessuto; I-infezione, infiammazione; M-macerazione cutanea; E-

epidermide) è stato ideato per aiutare il personale medico e non medico ad inquadrare meglio i principi della preparazione del letto della ferita. Facendo ricorso al TIME, l'operatore che si occupa della gestione di una lesione cronica, riuscirà ad effettuare una revisione sistematica di tutte le caratteristiche obiettivabili della lesione stessa, individuando agevolmente gli elementi da correggere e gli interventi più appropriati per una efficace preparazione del letto della ferita che porti a rimuovere le barriere che impediscono la guarigione.

T - Tessuto necrotico o devitalizzato

La lesione presenta sul fondo tessuto necrotico, escara dura, o depositi di fibrina?

La presenza di tessuto necrotico e/o devitalizzato ostacola la guarigione: impedisce la valutazione delle dimensioni, della profondità della lesione e delle strutture interessate al processo ulcerativo; è focolaio di infezione, prolunga la fase infiammatoria, ostacola meccanicamente la contrazione delle fibre collagene che aiutano la guarigione e disturba il processi di riepitelizzazione.

Tessuto necrotico bruno sul fondo di un’ulcera

Deposito di fibrina (gialla) sull’ulcera

Cosa si osserva

Presenza di abbondante tessuto necrotico o devitalizzato, escara dura, depositi di fibrina. Come si interviene

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Debridement (sbrigliamento), se necessario, ripetuto: allontanamento del tessuto necrotico/devitalizzato per ripristinare la funzionalità del fondo di lesione. Debridement chirurgico Si utilizzano metodi chirurgici di rimozione dei tessuti necrotici (ad esempio si gratta la lesione con il bisturi): è il metodo da preferire per ulcere piccole, se il paziente è in grado di sopportare il dolore (di breve durata) Debridement enzimatico Si utilizzano pomate o creme, spesso come automedicazione da parte del paziente. La collagenasi

(Noruxol) e la collagenasi+cloramfenicolo (Iruxol), la catalasi (Citrizan) e la catalasi+gentamicina (Citrizan antibiotico) sono i prodotti che meglio concentrano efficacia, tollerabilità, facilità di somministrazione ed azione selettiva sul tessuto non-vitale, con risparmio di quello sano. Questo metodo è meno rapido di quello chirurgico, quasi sempre sconsigliabile eccetto

che per ulcere piccole post-traumatiche, soprattutto se associato ad antibiotici, che vanno usati topicamente solo con indicazioni precise in caso di infezione. In genere tutte queste creme o pomate provocano fenomeni di sensibilizzazione cutanea e depositi di materiale semiliquido sull’ulcera, che deve essere poi rimosso perché impedisce la granulazione e, quindi, la guarigione. Debridement autolitico Metodo "naturale". Le medicazioni dette “avanzate” (vedi avanti) che creano un ambiente umido (idrogel; idrocolloidi) facilitano l'azione dei fagociti, la detersione spontanea e la formazione di tessuto di granulazione. E’ oggi un metodo di scelta quando si voglia cercare di evitare il debridement chirurgico, o comunque come prima scelta nelle ulcere di dimensioni piccole e medie. Debridement meccanico Adatto a ferite necrotiche in fase infiammatoria, specie se usato in associazione con altri metodi. Non adatto a ferite in fase di granulazione con cellule endoteliali ed epiteliali fragili. Deve essere usato in casi scelti in ambiente medico specialistico.

Fondo granuleggiante, deterso, dopo il debridement

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Epitelizzazione

I - Infezione o Infiammazione

La ferita presenta segni locali o sistemici di un'elevata carica batterica o infiammazione?

L'infezione ostacola la guarigione della ferita contribuendo alla sua cronicizzazione; la continua presenza di microrganismi virulenti porta a una risposta infiammatoria massiccia e persistente e l'aumento di citochine e di attività proteasica, unito alla ridotta attività dei fattori di crescita, concorre a danneggiare l'organismo ospite.

Ulcera venosa della zona della caviglia: infezione e infiammazione

L’infezione e l’infiammazione sono state curate: l’ulcera va verso la guarigione

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Cosa si osserva Segni locali: cambiamento di colore del letto di ferita, eritema (> 1-2 cm), edema perilesionale e dei tessuti molli, calore cutaneo, peggioramento del dolore, essudato sieroso o purulento, cattivo odore, tessuto di granulazione friabile rosso brillante.

Come si interviene Trattamento di eventuali cause concomitanti che compromettono le difese locali e/o generali dell'ospite (rivascolarizzazione, compenso glicemico, correzione malnutrizione o alcolismo,...) Esame colturale quantitativo o semiquantitativo per l'individuazione della carica batterica. Preparazione del letto della ferita infetta: detersione, debridement, antisepsi. E’ da raccomandare l’utilizzo contemporaneo sulla cute perilesionale infiammata di Cavilon (3M) crema o spray, eccellente nel controllare i fenomeni infiammatori e mantenere la cute intorno alla lesione ben idratata. Si può consigliare anche l’uso di creme o paste all’ossido di zinco (ad esempio Versus pasta).

Detersione Consente la rimozione con metodi fisici, come l’irrigazione con di acqua distillata o sluzione fisiologica, di microrganismi, detriti cellulari o materiale estraneo. Debridement (vedi punto T) Migliora i meccanismi di difesa locali dell'ospite e riduce l'infezione attiva. In presenza di materiale estraneo è sufficiente un minor numero di batteri per sviluppare un'infezione.

Antisepsi (antisettici topici e antibiotici locali o sistemici) Medicazioni “avanzate” con composti a basi di argento (argento nanocristallino), a base di iodio (cadexomero iodico), preparati a base di cloro (garze bagnate con clorexidina). Gli antisettici moderni a rilascio controllato di argento (argento nanocristallino) o di iodio (cadexomero iodico) hanno effetto antimicrobico a largo spettro e un buon profilo di tollerabilità locale e generale. Eventuali fenomeni di citotossicità sono legati agli antisettici tradizionali in forma liquida, ai dosaggi ed al tempo di utilizzo: ad esempio l’acqua ossigenata non va usata, perché tossica per le cellule e quindi rallenta la guarigione, così come le soluzioni a base di iodio povidone come il Betadine, che pur essendo molto utilizzato (nel passato mescolato con lo zucchero e applicato direttamente sull’ulcera) sembra oggi non favorire la guarigione.

Antibiotici locali o sistemici Adatti in presenza di infezione grave o potenzialmente letale e di segni sistemici. Non utilizzare per periodi prolungati (possibile sviluppo di resistenze).

Fattori di rischio per l'infezione nelle ferite croniche o Lesione con superficie vasta o Aumentata profondità della ferita o Grado di cronicità o Localizzazione anatomica o Presenza di corpi estranei o Tessuto necrotico o Causa dell'insulto lesivo (es. morsi, lesioni perforanti) o Grado di contaminazione della lesione dopo l'insulto lesivo o Ridotta perfusione tessutale

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M - Macerazione o secchezza - squilibrio dei fluidi La ferita presenta un eccesso di essudato con eventuale macerazione dei margini, o secchezza?

La disidratazione cutanea rallenta la migrazione delle cellule epiteliali, mentre l'eccesso di essudato causa la macerazione dei margini della ferita e promuove un ambiente biochimico ostile che blocca l'azione dei fattori di crescita.

Cosa si osserva Eccesso di essudato con eventuale macerazione dei margini o secchezza della lesione che rallenta la migrazione delle cellule epiteliali.

Come si interviene E’ da raccomandare l’utilizzo sulla cute perilesionale macerata di Cavilon (3M) crema o spray, eccellente nel controllare i fenomeni infiammatori e mantenere la cute intorno alla lesione ben idratata. Si può consigliare anche l’uso di creme o paste all’ossido di zinco (ad esempio Versus pasta).

E - Epidermide - margini non proliferativi o sottominati I margini della ferita si presentano sottominati e vi è una mancata progressione dei margini in assenza di necrosi, infezione ed essudato?

La mancata risposta agli stimoli dei fattori di crescita condiziona un arresto della proliferazione e della migrazione dei cheratinociti perilesionali, con conseguente mancata chiusura della lesione.

Cosa si osserva

Mancata progressione dei margini in assenza di necrosi, infezione ed essudato; margini epiteliali ipertrofici o sottominati; tessuto di granulazione alterato.

Persistenza del dolore associato alla ferita.

Come intervenire

Rivalutazione del paziente

Rivalutazione della ferita

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Revisione della terapia

Trattamenti innovativi

Rivalutazione del paziente

Indagare eventuali condizioni concomitanti che possono ostacolare la guarigione:

o vasculopatia o edema o diabete mellito o malnutrizione o alcolismo o malattie autoimmuni o epatopatie o pregressa chirurgia o radioterapia o neutropenie congenite o farmaci steroidei, immunosoppressori o antinfiammatori non steroidei

MEDICAZIONI AVANZATE

Cos'è una "Medicazione Avanzata" Nella seconda metà del cinquecento, Ambroise Paré, padre della moderna chirurgia, abolì la cauterizzazione delle ferite, sostituendola con la medicazione semplice. Da quel momento in poi il ruolo della medicazione è divenuto sempre più importante non solo per la protezione delle ferite chirurgiche ma per favorire la guarigione di ogni tipo di ferita cutanea. Compito della medicazione è di assicurare le migliori condizioni ambientali necessarie per garantire il processo di cicatrizzazione. Il concetto di medicazione si è evoluto negli ultimi decenni passando da medicazione TRADIZIONALE a medicazione AVANZATA ovvero da poco più di protezione meccanica della ferita a vero coadiuvante della cicatrizzazione e garante del risultato finale. Le medicazioni tradizionali si basano essenzialmente sul presupposto di “seccare” la ferita (guarigione in ambiente asciutto), presupposto a cui si associano Emostasi, Asepsi, Protezione meccanica. Nel 1962 con un articolo pubblicato su “Nature”, viene stabilito un nuovo concetto di medicazione, che si basa sulla guarigione in ambiente umido: Nasce il concetto di MEDICAZIONE AVANZATA. Oltre a favorire il mantenimento di un ambiente umido, le moderne medicazioni posseggono numerose altre caratteristiche: 1. Rimozione (GESTIONE) degli essudati e del materiale necrotico 2. mantenimento di una temperatura costante 3. permeabilità all’ossigeno 4. protezione dalle infezioni esogene 5. maneggevolezza e conformabilità 6. atraumaticità nell’applicazione e nella rimozione 7. stimolo dei processi cicatriziali

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La comprensione del principio di guarigione in ambiente umido ha aperto un capitolo completamente nuovo nel trattamento delle ferite e l’evoluzione tecnologica ci consente di avere a disposizione un completo armamentario di soluzioni, divise in alcune categorie principali. IDROCOLLOIDI Sono medicazioni occlusive o semiocclusive, composte da miscele di polimeri sospese in una matrice adesiva che assorbe i liquidi (idrofila). Interagiscono con la lesione in modo lento, subendo una trasformazione fisica che consente loro di aderire alla cute sana ed essere non aderenti sulle lesioni. In presenza di essudato si espandono subendo una trasformazione fisica con formazione di un gel, che è il responsabile della comparsa di un odore sgradevole e di una specie di poltiglia, che è spesso confusa con secrezione purulenta. Essa deve essere tolta alla rimozione della medicazione con un lavaggio delicato della zona con soluzione fisiologica. Sono indicati nel trattamento di lesioni con essudazione media o leggera e per quelle con tessuto necrotico. Possono essere associate ad Argento nanocristallino. Nomi commerciali:

NU-DERM Johnson&Johnson (J&J) CUTINOVA HYDRO Beiersdorf BIOFILM Braun COMFEEL Coloplast CONTREET (Ag) Coloplast DUODERM Convatec GRANUFLEX E Convatec COMBIDERM Convatec REPLICARE ULTRA Smith&Nephew (S&N) RESTORE Hollister SUPRASORB H Lohmann&Rauscher (L&R) IDROGEL Medicazioni fluide composte da almeno un 50% di acqua, più altri polimeri idrofili inerti. Reidratano i tessuti necrotici e li demoliscono, promuovono la detersione autolitica, assorbono i materiali essudanti e trattengono batteri e tossine. Sono indicati per ferite necrotiche e fibrinose, secche o lievemente essudanti, perchè hanno una limitata capacità assorbente, che necessitano di debridement. Rappresentano l’alternativa principale ad enzimi proteolitici o debridement chirurgico, poiché risultano atraumatici nei confronti dei tessuti, economici e di facile gestione. Nomi commerciali:

NU-GEL J&J INTRASITE GEL S&N INTRASITE CONFORMABLE S&N NORMIGEL, HYPERGEL Molnlycke DUODERM IDROGEL Convatec SUPRASORB G L&R PURILON Coloplast TEGADERM HYDROCOLLOID 3M

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IDROFIBRE Medicazioni a base di fibre di carbossimetilcellulosa sodica con un elevato grado di assorbimento, che a contatto con gli essudati si trasformano in gel. Hanno caratteristiche simili agli alginati. Sono indicate per lesioni da moderatamente a fortemente essudanti, anche in fase di granulazione. Possono contenere alginato e argento. Nomi commerciali:

AQUACEL Convatec SCHIUME di POLIURETANO Sono medicazioni semipermeabili a base di idropolimero di poliuretano, dotate di elevata capacità assorbente, ancor più degli idrocolloidi. Esse permettono il passaggio di gas (vapore acqueo e ossigeno) ma non dei liquidi e dei batteri (medicazione semiocclusiva). Le schiume con la maggiore capacità di gestione dei fluidi sono quelle idropolimeriche, che si differenziano da quelle idrocellulari per la loro struttura chimica, la quale si combina perfettamente con quella delle molecole d’acqua. Sono indicate in ulcere con secrezione medio-elevata ma possono essere usate, come gli idrocolloidi, anche nella fase di granulazione. Sono controindicate nelle ulcere infette. Si conformano perfettamente al letto della ferita e sono atraumatiche nella rimozione. Possono rimanere in sede fino a sette giorni, influendo positivamente sulla guarigione della lesione e riducendo i costi della gestione della ferita. Possono essere associate ad Argento nanocristallino o a farmaci antiinfiammatori e antidolorifici (ibuprofene). Nomi commerciali: TIELLE J&J ALLEVYN S&N CUTINOVA FOAM Beiersdorf LYOFOAM Seton H.G. MEPILEX Molnlycke SUPRASORB P L&R SUPRASORB M L&R SURGIMOUSSE Fra Production CONTREET (Ag) Coloplast BIATAIN Coloplast BIATAIN SOFT-HOLD Coloplast BIATAIN-IBU Coloplast TEGADERM FOAM 3M FILM di POLIURETANO Sono pellicole in poliuretano trasparenti, semipermeabili e adesive, indicate nella prevenzione e nella fase di riepitelizzazione della ferita. Sono dotate di permeabilità selettive: gas e vapore acqueo possono diffondere mentre è impedito il passaggio di acqua e batteri. Non hanno capacità assorbente. Indicate nelle ulcere in fase di epitelizzazione, nelle ferite superficiali e come medicazioni secondarie di copertura di idrogel, alginati e granuli. Consentono l’ispezione della ferita, senza la rimozione. Possono rimanere per sette giorni in situ e consentono al paziente di lavarsi, mantenendo le proprie caratteristiche. Possono essere associate a idrogel, oppure essere costituite di gel di poliuretano aderente sulla cute sana ma non sulla lesione. Nomi commerciali:

BIOCLUSIVE J&J MEFILM Molnlycke

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OPSITE S&N CUTINOVA HYDRO S&N SUPRASORB F L&R SUPRASORB G (idrogel) L&R TEGADERM FILM 3M ALGINATI Sono medicazioni costituite da sali di calcio e/o sodio dell’acido alginico, polisaccaride derivato dalle alghe marine con elevato potere assorbente ed emostatico. Gelificano a contatto con i liquidi e non necessitano di essere rimossi. Non trattengono i liquidi, per cui necessitano di una medicazione secondaria di copertura e fissaggio. Sono indicati per lesioni sanguinanti e molto essudanti, anche nei casi di infezione, perché i batteri vengono inglobati nel gel e rimossi con esso. Sono controindicati nelle lesioni scarsamente essudanti perché possono causare disidratazione della lesione. Possono essere associati a carbone attivo, per il controllo dell’odore provocato dalle ulcere abbondantemente secernenti. Nomi commerciali:

ALGOSTERIL J&J MELGISORB Molnlycke KALTOSTAT Convatec SORBSAN Pharma-Plast SUPRASORB A L&R SEASORB Coloplast TEGADERM ALGINATE 3M GRANULI Sono formati da particelle sferiche di un polimero di monosaccaridi (destranomero o cadexomero). Assorbono essudati e materiale devitalizzato per osmosi e capillarità: a contatto con i fluidi si gonfiano trascinando verso l’alto per capillarità le molecole di maggiori dimensioni. Non hanno capacità di trattenere i fluidi per cui devono essere associati con una seconda medicazione di copertura (ad esempio idrocolloidi o pellicole adesive semipermeabili). Hanno le stesse indicazioni degli alginati. Nomi commerciali:

DEBRISAN Pharmacia IODOSORB S&N PASTE, CREME, UNGUENTI Prodotti sterili per il trattamento delle lesioni in grado di modulare l'attività delle proteasi, gestendo l'essudato e facilitando la rimozione dello slough e dei detriti cellulari. Alcuni vanno applicati sulla cute perilesionale per controllore l’idratazione, proteggere e curare dalla macerazione dovuta ad una secrezione abbondante non ben controllata dalle medicazioni. Di solito vanno applicati insieme a una medicazione secondaria di copertura. Nomi commerciali:

IRUXOL S&N NORUXOL S&N IODOSORB S&N

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CAVILON 3M CITRIZAN IDI Antibatterici CITRIZAN ANTIBIOTICO IDI CICATRENE J&J BACTROBAN Glaxo SOFARGEN Sofar

MEDICAZIONI AD AZIONE ANTISETTICA

Sono medicazioni antisettiche con argento (Ag) sia a lento rilascio che senza rilascio e a base di iodio (iodio cadexomero o iodio povidone) che consentono il mantenimento dell’ambiente umido. Queste medicazioni possono essere considerate a pieno titolo antimicrobici di prima scelta perché non sono tossiche per le cellule, hanno un ampio spettro antibatterico ed azione di assorbimento sull’essudato e di detersione. Nell’ambito dei prodotti a lento rilascio di Ag, l’idroalginato con Ag fornisce la migliore combinazione di rilascio di Ag ed elevata capacità di assorbimento per le ferite infette ed essudanti. Alcune medicazioni in particolare associano carbone ed argento. Grazie all’unione con il carbone attivo l’argento non viene rilasciato direttamente sulla cute ma è intrappolato nella trama del tessuto di carbone attivo che assorbe e trasporta essudato e batteri all’interno della medicazione. Questo tipo di medicazione è indicata per ferite infette e colonizzate ed evita l’utilizzo di antibiotici locali, consentendo una gestione più semplice della ferita (meno cambi) e più efficace ( meno % di recidive). Nomi commerciali:

ACTISORB (Ag) J&J SILVERCEL (Ag) J&J ACTICOAT (Ag) S&N ACTICOAT 7 (Ag) S&N ACTICOAT ABSORBENT (Ag) S&N AQUACELAg Convatec SUPRASORB A+Ag L&R CONNETTIVINA PLUS (Ag) Fidia KATOXYN (Ag-spray e polvere) Devergè CONTREET (Ag) Coloplast PHYSIOTULLE Ag Coloplast INADINE (iodio) J&J IODOSORB (iodio) S&N BACTIGRAS (clorexidina) S&N SUPRASORB X+PHMB S&N MEDICAZIONI NON ADERENTI Medicazioni composte da uno strato di rete tessuta impregnata da varie sostanze (ad esempio gel di silicone, paraffina…) Nomi commerciali:

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GARZE nonAD Eurospital JELONET S&N ADAPTIC J&J MEPITEL Molnlycke PHYSIOTULLE Coloplast TEGADERM CONTACT 3M

MEDICAZIONI BIOINTERATTIVE Rappresentano una nuova famiglia di medicazioni a base di cellulosa ossidata, collagene, acido ialuronico (AI), in grado non solo di proteggere la ferita e garantire un corretto ambiente, ma soprattutto in grado di attivare e modulare alcuni tra gli elementi che determinano la chiusura delle ferite (Metallo Proteasi). Alcune sono di solito usate solo in ambiente specialistico, anche per i costi spesso elevati. Nomi commerciali:

PROMOGRAN (cellulosa,collagene) J&J PROMOGRAN PRISMA J&J SUPRASORB X (cellulosa) L&R SUPRASORB C (collageno) L&R CONDRESS (collageno) Abiogen SKINAT (collageno) Teofarma ULCECLAR (AI) Amnol CONNETTIVINA (AI) Fidia HYALOFILL (estere AI - HYAFF) Fidia HYALOGRAN (AI+alginato) Fidia JALOSKIN (estere AI - HYAFF) Fidia

PRODOTTI CARATTERISTICHE ULCERA necrosi essudazione granulazione epitelizzazione

IDROCOLLOIDI

IDROGEL

IDROFIBRE

SCHIUME

poliuretano

FILM poliuretano

ALGINATI

GRANULI

MEDICAZIONI

antisettiche

MEDICAZIONI

biointerattive

MEDICAZIONI

non aderenti

Scelta del prodotto più adatto per la gestione dell'essudato in base all'obiettività clinica

(modificato da Sibbald RG et al. 2000)

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Nella cura delle ulcere venose è indispensabile associare a tutti i metodi descritti

una terapia compressiva adeguata (bendaggio o calza elastica terapeutica)

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PIAGHE DA DECUBITO

Con il termine piaga da decubito (o ulcera da pressione) scientificamente si definisce una soluzione di continuo della cute di non recente formazione e che ha tendenza a non guarire. E’ causata dalla pressione prolungata dei tessuti molli tra la prominenza ossea ed una superficie esterna e proprio per questo motivo che più frequentemente queste lesioni si localizzano in prossimità del sacro, dell’ischio, del trocantere, delle scapole, dei gomiti, delle ginocchia, dei talloni, ecc… Anche la frizione, l’attrito, lo stiramento e la macerazione possono contribuire all’insorgenza di una piaga da decubito. La pressione esercitata sui tessuti determina un’ alterazione della circolazione, con la conseguente diminuzione dell’apporto di ossigeno e di sostanze nutritive. Questa situazione di prolungato deficit del sistema circolatorio può condurre alla morte delle cellule .

ULCERE VASCOLARI (venose, arteriose e miste) Le ulcere vascolari sono lesioni croniche correlate a patologie che provocano problemi circolatori. Possono essere di origine arteriosa o venosa, ma anche avere eziologia mista . Le prime sono causate da ischemia ed insorgono a seguito di malattie che provocano l’occlusione delle arterie. Le ulcere arteriose si caratterizzano generalmente per avere margini regolari, per essere profonde e dolorose, per la presenza di necrosi, per la difficoltà a rilevare le pulsazioni che sono ridotte o assenti, per il tessuto circostante cianotico e pallido, e per l’abbassamento della temperatura. Le seconde sono dovute ad insufficienza venosa (stasi venosa e reflusso del sangue), ovvero si sviluppano come conseguenze di un ritorno venoso anomalo. Le ulcere venose si presentano con margini irregolari, sono poco profonde, vi è presenza di edema, sono da mediamente a molto essudanti, sono scarsamente dolorose, e la cute è secca e sottile .

ULCERE DIABETICHE

Le ulcere diabetiche sono una delle più gravi conseguenze del diabete mellito. Sono causate da traumi o pressioni legati a neuropatie o patologie vascolari derivanti dal diabete. Si distinguono in neuropatiche ed ischemiche. La loro collocazione sono i piedi, si parla infatti di piede diabetico. Le neuropatiche hanno origine dalla mancanza di sensibilità alle terminazioni nervose, che non trasmettono la sofferenza del danno dei tessuti, conseguente ad un trauma o ad un’eccessiva o anomala pressione. Si caratterizzano proprio per l’assenza di dolore, per la deformità del piede, e la temperatura calda. La loro localizzazione in genere è sulla pianta del piede. Le ischemiche colpiscono le dita dei piedi, le zone periferiche ed acrali, sono dolorose, la temperatura è fredda, i margini sono regolari, il colore è pallido o cianotico, le pulsazioni sono assenti o diminuite.

SCHEMI DI TRATTAMENTO In conclusione, le medicazioni avanzate comportano vantaggi clinici, pratici ed economici, che possono essere così riassunti: EFFICACIA CLINICA

o Il mantenimento di un ambiente umido e la diminuzione di presenza di essudato favorisce accelera i tempi di guarigione

o Protezione meccanica da traumi esterni e barriera batterica o Atraumaticità che evita problemi di aderenza e distruzione del tessuto neo-formato durante

il cambio della medicazione

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VANTAGGI PER IL PAZIENTE E PER L’OPERATORE SANITARIO

o La possibilità di permanenza in sede per più giorni evita frequenti cambi o La non aderenza evita dolore per il paziente ai cambi e ai controlli o Il paziente può muoversi, lavarsi ed essere autosufficiente grazie alla praticità e al comfort

della medicazione VANTAGGI ECONOMICI

Il cambio meno frequente consente un risparmio economico per:

o Minor numero di medicazioni utilizzate o Minore utilizzo di prodotti complementari o Il controllo non implica il cambio o Minor tempo speso per la medicazione dal personale sanitario

ULCERE VENOSE

Osservazioni: Le ulcere venose sono caratterizzate da pareti poco profonde, frastagliate e disuguali; sono più frequentemente localizzate sulla superficie interna della caviglia. Verificare la presenza di tessuto di granulazione nel letto della ferita e di essudato del sito della ferita da moderato a pesante. L'analisi Doppler può aiutare a determinare l'eventuale presenza di una componente arteriosa e ottenere una storia medica del paziente. Obiettivo del trattamento: Controllare la produzione di essudato, diminuire i cambi della medicazione, ridurre l'edema, migliorare la circolazione e promuovere la guarigione delle ulcere delle gambe.

FASI DEL TRATTAMENTO

Accertarsi dell'effettiva origine venosa della lesione.

1. Detergere la ferita con soluzione fisiologica o con soluzioni detergenti disponibili in commercio (ad es. Remove®o Skin Prep®). Assicurarsi che la cute perilesionale sia pulita e asciutta.

2. Eseguire le più corrette modalità di debridement e di wound bed preparation in funzione dello specifico tipo di ferita (es. essudante, cavitaria o necrotica).

3. Applicare sulla ferita, ove richiesto, la medicazione (ad es. medicazioni avanzate, vd. paragrafi precedenti)

4. In caso di insufficienza venosa cronica, utilizzare un sistema di bendaggio come ProGuide o Profore Multi Layer System® o sistemi con doppia calza (Ulcer X Sigvaris®), indicati per ulcere fino a 8 cm di diametro.

5. Cambiare la medicazione ed il bendaggio compressivo in rapporto alle caratteristiche della lesione, dell'edema e del suo potenziale infettivo e comunque ogni 7 giorni. Continuare il trattamento per circa 12 settimane o fino al raggiungimento della completa guarigione.

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Note:

1. In caso di infezione applicare ad es. Iodosorb® o Acticoat® e cambiare la medicazione come indicato.

2. Se il paziente presenta dermatite da contatto, si può utilizzare ad es. Vischopaste® o Ichtopaste

®

come strato primario di medicazione sottostante la fasciatura compressiva o la calza contenitiva.

ULCERE MISTE DEGLI ARTI INFERIORI

Osservazioni: Prima di procedere alla terapia elastocompressiva è fondamentale eseguire una valutazione accurata del flusso arterioso per poter escludere la presenza di problemi arteriosi. Le ulcere ad eziologia mista (venose con insufficienza arteriosa) risultano difficilmente identificabili, in quanto si presentano con una combinazione di manifestazioni cliniche tipiche delle ulcerazioni sia di tipo venoso che di quello arterioso. Alcuni segni e sintomi di insufficienza arteriosa possono comprendere: polso debole o assente, ipotermia al tatto, variazioni della colorazione, cute glabra o scarsamente pelosa (nelle estremità inferiori), ispessimento delle unghie dei piedi, ulcerazioni nelle punte delle dita e dei piedi, aumento del dolore con il sollevamento dell'arto. La determinazione del grado di insufficienza arteriosa va effettuata con l'indagine Doppler. Obiettivo del trattamento:

Controllare la produzione di essudato; idratare il letto della ferita; diminuire i cambi delle medicazioni; migliorare la circolazione e promuovere la guarigione delle ulcere.

FASI DEL TRATTAMENTO

1. Detergere la ferita con soluzione fisiologica o con soluzioni detergenti disponibili in commercio (ad es. Remove

® o Skin Prep®). Assicurarsi che l'area perilesionale sia pulita e

asciutta.

2. Eseguire le più corrette modalità di debridement e di wound bed preparation in funzione dello specifico tipo di ferita (es. essudante, cavitaria o necrotica).

3. Applicare sul sito della ferita la medicazione (ad es. ProGuide® o Profore® Wound

Contact Layer ).

4. Utilizzare un sistema a bendaggio a compressione ridotta (ad es. Profore® o Proguide®).

5. Cambiare la medicazione ed il bendaggio compressivo in virtù delle caratteristiche dell'arto e della lesione e comunque ogni 7 giorni. Continuare il trattamento per circa 12 settimane o fino a raggiungimento della completa guarigione.

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PIAGHE DA DECUBITO

Osservazioni: Nella maggior parte dei casi le ulcere da pressione (o da decubito) si formano prevalentemente come conseguenza di una forza compressiva che viene ad essere esercitata su di un tessuto molle situato tra la prominenza ossea e la superficie esterna di appoggio. La persistenza di tale pressione, unita ad altri fattori più o meno predisponenti, provoca una situazione di occlusione dei capillari e di conseguenza un ridotto afflusso di sangue e di sostanze nutritive ai tessuti. Questa riduzione porta ad ischemia, ipossia, acidosi tessutale, edema ed infine a necrosi cellulare, ovvero alla comparsa di un'ulcera da pressione. Le zone più a rischio sono: il sacro, il trocantere, l'ischio ed il tallone e comunque ogni zona che possa essere sottoposta a pressione in relazione alla postura del paziente.

Stadiazione delle ulcere da decubito

Linee Guida EPUAP (Europa, European Pressure Ulcer Advisory Panel)

CLASSIFICAZIONE Grado 1: iperemia della cute sana che non scompare alla digitopressione. La discromia cutanea, il calore, l'edema e l'indurimento possono essere utilizzati come parametri di valutazione, in particolare in soggetti di carnagione più scura. Grado 2: lesione cutanea a spessore parziale che interessa l'epidermide, il derma o entrambi. L'ulcera è superficiale e si manifesta clinicamente come un'abrasione o una vescica. Grado 3: lesione cutanea a spessore totale con degenerazione o necrosi del tessuto sottocutaneo, con possibile estensione sino alle aree sottostanti ma non oltre la fascia. Grado 4: degenerazione massiva, necrosi tessutale o danno muscolare, osseo o delle strutture di supporto, con o senza lesione cutanea a tutto spessore. Lesione necrotica:una lesione ricoperta da necrosi non è stadiabile se non dopo debridement, in cartella verrà quindi segnalato solo “lesione necrotica”. Area livida:un'area di cute livida o di color porpora intenso, in corrispondenza di una prominenza ossea, con cute integra, può indicare un danno profondo dei tessuti. Obiettivo del trattamento: : Alleviare la compressione sulle zone ad essa sottoposte così da favorire il ritorno ad una circolazione idonea nelle aree sofferenti (mobilizzazione attiva, passiva, impiego di dispositivi per la prevenzione) Favorire il processo di guarigione della ferita e promuovere la riparazione dello strato tessutale. La medicazione dovrebbe creare una barriera ai batteri, proteggere contro la contaminazione, l'infezione, eventuali insulti esterni e provvedere a garantire un ambiente ottimale per la guarigione della ferita. I criteri per la scelta della medicazione primaria dovrebbero tenere presente alcuni aspetti quali:

o le condizioni generali del paziente, con le sue aspettative di vita (qualità e spettanza di vita) o la fase evolutiva della lesione o la possibile compromissione infettiva.

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Sarà altresì utile: o minimizzare il rischio di traumi meccanici alla cute perilesionale pur garantendo una buona

adesione della medicazione alla cute ed alla ferita, nel rispetto dei tessuti neoformati o garantire una facile applicazione ed una parimenti rimozione.

FASI DEL TRATTAMENTO

1. Pulire la ferita con soluzione fisiologica o altre soluzioni detergenti disponibili (ad es. Remove® o Skin Prep®). Verificare la necessità di eseguire una disinfezione.

2. Procedere nel trattamento tenendo conto dei principi espressi dalla wound bed preparation, scegliendo obiettivi e modalità operative in funzione dello specifico tipo di ferita (es. essudante, infetta, cavitaria o necrotica).

3. Selezionare la medicazione adatta (ad es.Allevyn®) a seconda dei livelli di essudato, della profondità della ferita e dell'obiettivo assistenziale. Prima dell'applicazione assicurarsi che la cute perilesionale sia ben pulita, asciutta e protetta.

Cambiare la medicazione con una cadenza che varia con il variare delle condizioni della lesione stessa e degli obiettivi di cura.

LE USTIONI

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PROFONDITÀ DELLE USTIONI

La profonditá delle ustioni é direttamente proporzionale alla quantitá di calore trasmessa alla cute.

Questa dipende dalla temperatura della fonte di calore e dal tempo di esposizione ad essa (ad esempio 2 minuti a 50°, 20 secondi a 55° e 5 secondi a 60° sono sufficienti a provocare una ustione

profonda in un adulto). Le ustioni sono in genere classificate in base alla profonditá in tre gradi:

Le raccomandazioni che seguono si propongono di dare degli indirizzi per il primo soccorso da parte di eventuali persone presenti, degli operatori sanitari, dei paramedici e dell'altro personale medico addetto alle emergenze.

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1. Rimuovere la fonte di calore

2. Cercare eventuali traumi associati

3. Rimuovere i vestiti, a meno che non si siano attaccati alle lesioni

4. Raffreddare le ustioni con acqua fredda (la temperatura ottimale é compresa tra gli 8 e i 23 gradi) prima possibile. L'acqua fredda calma il dolore, rimuove il calore e abbassa la temperatura a livello dei tessuti lesi. Questo previene ulteriori danni alla cute e aumenta le possibilitá di sopravvivenza di eventuali cellule lese ma ancora vitali. Il raffreddamento puó essere ancora efficace fino a 30-60 minuti dopo il trauma e puó essere continuato fino a quando la sua sospensione smetta di provocare la ripresa del dolore. L'acqua deve essere pulita ma non é necessario che sia sterile.

NOTA BENE: Il paziente non deve peró essere eccessivamente raffreddato. Nelle ustioni estese non raffreddare per piú di 5 minuti, specialmente nei bambini.

5. Valutare l'estensione e la profonditá delle ustioni

6. Effettuare una prima medicazione :

- lavare l'ustione con un antisettico non alcoolico o con acqua fredda e sapone neutro, NON usare olio o rimedi popolari simili - coprire poi le lesioni, per evitare che la medicazione aderisca alla ferita e che si bagni eccessivamente di essudato, applicare uno strato di garza vasellinata (garza non Ad) e coprirla con diversi strati di garza assorbente; le medicazioni vanno cambiate ogni 2-3 giorni; ideale sarebbe poi coprire tutto con Tegaderm® (3M®) film (si trova anche in formato roll, da ritagliare), che è impermeabile all’acqua e adesivo sulla cute perilesionale e su se stesso, in modo da consentire una copertura occlusiva completa di tutte le medicazioni o anche delle ferite (il paziente può poi lavarsi tranquillamente) - tenere separate con garza le dita delle mani e dei piedi - lasciare la faccia libera in esposizione - alcune localizzazioni corporee richiedono misure speciali:

- le mani possono muoversi liberamente e conservare la funzione se tenute in sacchetto

di plastica o meglio in un guanto in latex, ripieni di sulfadiazina di argento (devono

essere cambiati ogni 24 ore);

- le ustioni superficiali della faccia possono essere trattate sia mediante regolari

medicazioni sia tenendole “in esposizione”, permettendo comunque la formazione di

croste che saranno asportate quando avanza la guarigione.

- le bolle o flittene presenti vanno aperte (basta pungerle per far fuoriuscire il liquido) e medicate ad esempio con pomate o polveri antibiotiche o Gentalyn unguento (NO CORTISONICI); vanno poi coperte con lo stesso metodo descritto sopra

- trattare SEMPRE il dolore (antidolorifico per 3-4 giorni)

- consigliare la profilassi antitetanica, una terapia antibiotica e comunque la visita al pronto soccorso in caso di ustioni abbastanza estese

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- dare istruzioni ai genitori o ai parenti di effettuare una visita medica, anche in caso di ustioni poco estese, se dovesse comparire febbre, se il dolore è forte e persistente, se le medicazioni appaiono rapidamente bagnate o maleodoranti.

IL CONTROLLO DELLE INFEZIONI

L'infezione delle superfici ustionate dovrebbe essere prevenuta mediante un idoneo trattamento locale. Saranno utilizzate essenzialmente soluzioni antisettiche per la pulizia delle ferite e medicazioni con pomate batteriostatiche contenenti ad esempio sulfadiazina d'argento o iodio-povidone. La medicazione non deve essere aderente e deve essere eseguita utilizzando molti strati di garza assorbente, in modo che la superficie esterna della medicazione si mantenga asciutta. Essa va comunque sostituita ogni 12-24 ore.

Vi sono due differenti metodi per trattare le ustioni per favorire la guarigione e prevenire l'infezione:

• Metodo aperto

L'esposizione all'aria da origine alla formazione di una crosta asciutta, ma il rischio sono le infezioni e gli esiti cicatriziali maggiori, alla caduta della crosta

• Metodo chiuso

E' quello piú largamente utilizzato. Le ferite sono deterse con soluzioni antisettiche, poi coperte con agenti topici (oltre alle garze nonAd possono essere usate nei giorni seguenti alle prime medicazioni prodotti come Allevyn Smith+Nephew placche adesive e non, le adesive sono di solito più facili da mantenere in sede, sempre che la superficie della zona dove si è prodotta l’ustione lo consenta, ad esempio sulle dita diventa molto difficile applicare tali placche) e garze asciutte.

RIMOZIONE DEI TESSUTI USTIONATI E

COPERTURA DELLE FERITE

Una ustione è costituita da 3 zone: 1. una zona di iperemia (aumento del circolo) 2. una zona di stasi (diminuzione del circolo) 3. una zona di coagulazione (morte cellulare) La zona di morte cellulare (detta escara o banalmente crosta) deve essere rimossa. I tessuti ustionati infatti si infettano facilmente. Essi sono facile preda di infezioni sia di origine esogena che endogena che possono nelle ustioni gravi sopraffare le difese immunitarie che risultano depresse soprattutto durante la prima settimana. L'infezione puó essere limitata alla sola escara (contaminazione) o invadere i tessuti sani sottostanti (infezione invasiva), approfondendo cosí l'ustione e provocando la setticemia.

USTIONI CHIMICHE

Misure di pronto soccorso

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• Gli agenti chimici ustionanti devono essere immediatamente diluiti mediante lavaggi prolungati con acqua fredda e sapone neutro (non conviene neutralizzarli perché la reazione produce calore) e avviati prima possibile al pronto soccorso.

LESIONI DA USTIONE

Osservazioni: L'identificazione del meccanismo dell'ustione è la fase cruciale per la scelta del corretto trattamento. Le più comuni ferite di questo tipo sono: ustioni da fuoco, scottature, fulmini, frizioni e radiazioni. La valutazione della profondità della ferita è un elemento altrettanto importante; la classificazione più utile prende in considerazione la profondità della ferita in base alla microanatomia della cute. È necessario effettuare la valutazione dell'estensione totale della superficie lesionata. Nei pazienti ustionati è di fondamentale importanza eseguire tempestivamente un'accurata determinazione del sistema vitale: inizialmente la valutazione deve essere focalizzata su vie aeree, respirazione, circolazione e livello di coscienza. Per la valutazione diagnostica del paziente dovrebbero essere monitorati parametri quali: polso, pressione sanguigna, controllo vescicale, ECG, temperatura corporea, livello di coscienza e saturazione dell'ossigeno. Obiettivo del trattamento: Ridurre il rischio di infezione e prevenire la progressiva estensione della profondità della ferita, in modo da consentire il raggiungimento della chiusura permanente della ferita. OPZIONI DI TRATTAMENTO Irrigare la ferita con soluzione fisiologica o con una soluzione detergente diluita. Provvedere con delicatezza alla rimozione e aspirazione dei detriti, come ad esempio eventuali residui di vesciche. All'ammissione:

1. In caso di ustioni superficiali, applicare una medicazione sterile ipoadesiva, come ad es. Jelonet® (medicazione a base di acetato di clorexidina), Acticoat® (medicazione a barriera antimicrobica) e, in caso di ferite pesantemente essudanti, coprire con Meloline* e OpSite

® o EXU-DRY®.

2. In caso di ustioni sottodermali (a spessore totale), applicare una medicazione sterile

ipoadesiva, come ad es. Jelonet®, Acticoat® e, in caso di ferite pesantemente essudanti, coprire con Meloline® o EXU-DRY®.

In caso di ferite da spessore parziale a indeterminate, coprire con EXU-DRY®.

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ABRASIONI CUTANEE Si tratta di una lesione superficiale della pelle o della mucosa causata da un trauma che colpisce di striscio la superficie del corpo. Se il trauma è piuttosto violento, e quindi gli strati cellulari coinvolti sono abbastanza numerosi, l'abrasione si inumidisce per la presenza di una piccola quantità di liquido chiaro (la linfa) che poi, rapprendendosi, forma una sottile crosticina giallastra. Se oltre alla linfa c'è anche qualche goccia di sangue si parla di escoriazione. La guarigione di solito avviene spontaneamente, senza cure particolari e nel giro di pochi giorni. La crosta, che è molto sottile, prima si spezza e poi cade da sola senza lasciare cicatrici: gli strati lesi del trauma, infatti, vengono sostituiti facilmente da altri strati cellulari prodotti in profondità. Spesso, però, le abrasioni sono relativamente estese; nei bambini, poi, avvengono spesso per sfregamento col terreno o con altri materiali polverosi o sporchi di terriccio e possono diventare facilmente la porta di entrata di germi, quindi di infezioni. Proprio per questo è necessario lavare accuratamente la ferita con acqua e sapone, trattarla con un disinfettante e proteggerla con una medicazione (per esempio, un cerotto ma facendo attenzione alla parte adesiva). Per una pronta guarigione non dimenticare mai di sciacquare attentamente con acqua e sapone (e di disinfettare) e soprattutto di non grattare via la crosticina che si forma: verrà via da sola nel giro di pochi giorni. N. B. Le informazioni contenute in questo opuscolo hanno una rilevante utilità informativa, scientifica, culturale e orientativa, ma non hanno il carattere della prescrizione medica.

Per approfondimenti o chiarimenti siamo a vostra disposizione sul sito:

www.terapiacompressiva.it